Hildegarde Von Bingen

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Hildegarde von Bingen Ed.virtuali Il BasiliscoFinito di realizzare nel giugno 2010

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raccolta di miniature medievali

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Hildegarde von Bingen

Ed.virtuali “Il Basilisco”

Finito di realizzare nel giugno 2010

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Ildegarda di Bingen (Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen, 17 settembre 1179) è stata una

religiosa benedettina e mistica tedesca. È venerata come Santa dalla Chiesa cattolica.

Nacque, ultima di dieci fratelli, a Bermersheim vor der Höhe, vicino ad Alzey, nell'Assia-Renana,

nell'estate del 1098, un anno prima che i crociati conquistassero Gerusalemme. Nella sua vita fu, inoltre,

scrittrice, musicista, cosmologa, artista, drammaturga, guaritrice, linguista, naturalista, filosofa, poetessa,

consigliera politica, profetessa e compositrice.

La storia del Monachesimo è costellata dalla presenza di grandi personaggi, che imitano la vita di Gesù e

la pongono a fondamento della propria opera di preghiera, di educazione, di lavoro manuale ed

intellettuale.

Essi, radicati nella tradizione a cui intendono rimanere fedeli, si assumono il compito di costruire nuove

forme di comunità entro cui la vita morale possa essere sostenuta e la civiltà custodita.

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Un approfondimento della sua singolare personalità è interessante almeno per due motivi. Anzitutto per

riportare la sua figura all'interno dell'alveo cristiano dal quale è sbocciata, nel quale è sempre stata

fermamente radicata e senza il quale nessun aspetto della sua molteplice attività può essere compreso.

In secondo luogo per l'attualità dell'approccio alla conoscenza che si manifesta nelle sue opere; alcune delle

quali, come i canti e le miniature, proposte nella scuola all'interno di un'attività interdisciplinare, possono

gettare una nuova luce su un periodo storico decisivo per lo sviluppo della civiltà occidentale.

Le visioni di Ildegarda sarebbero iniziate in tenera età e avrebbero contrassegnato un po' tutta la sua

esistenza. All'età di otto anni, a causa della sua cagionevole salute, era stata messa nel convento di

Disibodenberg dai nobili genitori, Ildeberto e Matilda di Vendersheim, dove fu educata da Jutta di

Sponheim, giovane aristocratica ritiratasi in monastero. Prese i voti tra il 1112 e il 1115 dalle mani del

vescovo Ottone di Bamberg.

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Ildegarda studiò sui testi dell'enciclopedismo medievale di Dionigi l'Areopagita e Agostino. Iniziò a

parlare - e a scrivere - delle sue visioni (che definiva visioni non del cuore o della mente, ma dell'anima -

solo intorno al 1136 quando aveva ormai quasi quarant'anni.

Trasferitasi nel monastero di Rupertsberg, da lei stessa fondato nel 1150, si dice facesse vestire

sfarzosamente le consorelle, adornandole con gioielli, per salutare con canti le festività domenicale.

Nella sua visione religiosa della creazione, l'uomo rappresentava la divinità di Dio, mentre la donna

idealmente personificava l'umanità di Gesù.

Nell'arco di una dozzina di anni, tra la fine del 1159 e il 1170, compì quattro viaggi pastorali predicando

nelle cattedrali di Colonia, Treviri, Liegi, Magonza, Metz e Werden.

Fondatrice del monastero di Bingen, Ildegarda fu spesso in contrasto con il clero della Chiesa cattolica;

tuttavia, riuscì a ribaltare il concetto monastico che fino ad allora era, e per molto tempo ancora sarebbe

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stato, inamovibile, preferendo una vita di predicazione aperta verso l'esterno a quella più tradizionalmente

claustrale

Quando ormai era ritenuta una autorità all'interno della Chiesa, papa Eugenio III - nel 1147 - lesse

alcuni dei suoi scritti durante il sinodo di Treviri.

Per l'epoca in cui è vissuta, Ildegarda di Bingen è stata una monaca controcorrente e anticonformista; ha

studiato a lungo occupandosi di teologia, musica e medicina.

Ha lasciato alcuni libri profetici :Lo Scivias (Conosci le vie), il Liber Vitae Meritorum (il Libro dei meriti

della vita) e il Liber Divinorum Operum (il Libro delle opere divine) - e una notevole quantità di lavori

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musicali, raccolti sotto il nome di "Symphonia harmoniae celestium revelationum", diviso in due parti: i

"Carmina" (canti) e l'"Ordo Virtutum" (La schiera delle virtù, opera drammatica musicata).

Un notevole contributo diede pure alle scienze naturali, scrivendo due libri che raccoglievano tutto il

sapere medico e botanico del suo tempo e che vanno sotto il titolo di "Physica" ("Storia naturale o Libro

delle medicine semplici") e "Causae et curae" ("Libro delle cause e dei rimedi o Libro delle medicine

composte"). Ebbero anche grande fama le sue lettere a vari destinatari e che trattano di diversi

argomenti, nelle quali Ildegarda risponde soprattutto a richieste di consigli di ordine spirituale.

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Una posizione centrale nel pensiero di Ildegarda - di carattere assai forte ma cagionevole di salute - la

occupa la Viriditas, l'energia vitale intesa come rapporto filosofico tra l'uomo - con le sue riflessioni e le

sue emozioni - e la natura, preziosa alleata anche per guarire dalle malattie.

La sua vita fu segnata da visioni celesti che cominciarono all’età di 5 anni come lei stessa raccontò: “Nel

mio quinto anno di vita vidi una luce così grande che la mia anima ne fu scossa però, per la mia tenera

età, non potei parlarne...

All’età di otto anni fu affidata alla maestra Jutta, una giovane donna di famiglia nobile appena ritiratasi

nel monastero benedettino di Disibodenberg.

Il secondo maestro fu il monaco Volmar, assistente spirituale della clausura ed in seguito suo primo

segretario. Giunta all’adolescenza Ildegarda decise liberamente di entrare nell’ordine, e ponendo così la sua

vita al totale servizio di Dio.

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Per trent’anni non si verificò niente di straordinario, mentre Jutta scopriva, piena di meraviglia che la

sua allieva Ildegarda era diventata a sua volta maestra.

E così quando ella morì le monache la elessero loro badessa. Seguirono cinque anni di ordinaria

amministrazione poi a 42 anni la svolta decisiva.

Sentì la voce di Dio che le diceva:“Manifesta le meraviglie che apprendi ... Oh tu fragile creatura ... parla e

scrivi ciò che vedi e senti...”.

Un particolare: più lei resisteva alla Voce, più aumentavano le sofferenze. Finalmente, dietro consiglio di

Volmar, cominciò a scrivere.

E anche le forze ritornarono. Il primo frutto fu l’opera “Scivias” (Conosci le vie). In 35 visioni c’è tutta la

storia della salvezza. È un invito pressante a“conoscere le vie, a prestare attenzione, a guardare, scrutare,

discernere le vie divine, i percorsi, rettilinei o contorti, le circostanze belle o brutte nelle quali Dio ci viene

incontro.

Tutte le vie portano ad un’unica meta, pertanto in ogni circostanza si può desiderare Dio e conoscerlo”.

Ildegarda intraprese anche quattro grandi viaggi di predicazione pur essendo non più giovane e

malaticcia. Predicò, tra le città tedesche, anche a Treviri e a Colonia.

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Questo era possibile perché godeva di una grandissima autorità spirituale che le permetteva di parlare

con decisione e talvolta con durezza e senza paura

È rimasta famosa (infatti fu tramandata) la predica di Treviri nella Pentecoste 1160:

“Io povera creatura, a cui mancano salute, vigore, forza e istruzione, ho udito nella luce misteriosa del

vero volto le seguenti parole per il clero di Treviri: i doctores e i magistri non vogliono più dar fiato alla

tromba della giustizia, perciò è scomparsa in loro l’aurora delle buone opere...”.

Anche a Colonia fu molto dura con il clero:“Per la vostra disgustosa ricchezza ed avidità, nonché per altre

vanità non istruite i vostri fedeli”

Fu altrettanto decisa contro gli eretici detti Catari.

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La sua fama era grande, l’attività incessante e le malattie tante. Tuttavia Ildegarda aveva l’intelligenza (e

la santità) di fare anche della auto ironia: “Perché non insuperbisca Dio mi ha costretta a letto”

Per Ildegarda è quest’uomo senza rispetto né per Dio né per l’ambiente che causa il lamento terribile di

tutta la creazione:“E udii – ha scritto la santa – come gli elementi si volsero a quell’uomo con un urlo

selvaggio.

E gridavano: «Non riusciamo più a correre e a portare a termine la nostra corsa come disposto dal

Maestro.

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Perché gli uomini con le loro cattive azioni ci rivoltano sottosopra come in una macina. Puzziamo già

come peste e ci struggiamo per fame di giustizia»

La conoscenza è per Ildegarda un cammino di illuminazione che la impegna nel compito di trasmettere

quanto ascolta e vede, non solo agli uomini del suo tempo ma anche alle generazioni future.

Per questo la sua prima opera ha come titolo Conosci le vie, cioè guarda, scruta le vie divine, presta

attenzione a tutti i percorsi, rettilinei e contorti, a tutte le circostanze nelle quali Dio ti viene incontro.

Tutte le vie portano all'unica meta, pertanto in ogni circostanza si può desiderare Dio e conoscerlo.

L'intera vita monastica insegna a coltivare il desiderio di Dio.

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Vvivendo, come nel caso di Ildegarda, quello che J.Leclerq ha definito come il "paradosso necessario della

dotta ignoranza": scienter nescia et sapienter indocta. In lei tale paradosso ha una straordinaria potenza e

forza persuasiva nell'espressione della conoscenza per illuminazione o per visione.

La sua vita monacale, noviziato che la esercita alla vita eterna, diventa luogo e tempo della sua missione,

esercizio che apre tutti alla visione della stessa eternità e al cammino necessario per raggiungerla.

La sua dotta ignoranza, la sua sapienza, tutta merito dell'opera di Dio nel debole vaso d'argilla della sua

umanità, la abilita ad annunciare con forza all'uomo di tutti i tempi la possibilità e capacità di conoscere il

significato proprio e del mondo.

Ildegarda fu l'autrice di una delle prime lingue artificiali di cui si abbiano notizie, la Lingua ignota (dal

latino "lingua sconosciuta"), da lei utilizzata probabilmente per fini mistici.

Essa utilizza un alfabeto di 23 lettere, definite le ignotae litterae.

I

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L'unico testo oggi esistente della lingua ignota è il seguente passo breve:

O orzchis Ecclesia, armis divinis praecincta, et hyacinto ornata, tu es caldemia stigmatum loifolum et

urbs scienciarum.

O, O tu es crizanta etiam in alto sono, et es chorzta Gemma.

Queste due frasi sono scritte per lo più in latino, con cinque parole chiave in Lingua Ignota, (orzchis,

caldemia, loifolum, crizanta, chorzta), ma solo una di queste è stata inequivocabilmente trovata nel

glossario (loifol "la gente"), è quindi chiaro che il vocabolario fosse più ricco del glossario di 1011 vocaboli

che ci è pervenuto (Higley 2007 trova delle corrispondenze verosimili con altri due vocaboli [2]):

"Oorzchis Ecclesia, cinta con le armi divine, e ornata di giacinto, tu sei la caldemia delle ferite della loifol,

e la città delle scienze. O, O, tu sei il crizanta, e tu sei il chorzta gioiello. Loifol " gente " apparentemente è

inflesso in latino, sarebbe loifol-um in congruenza con stigmatum, il genitivo plurale di stigma.

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Newman (1987) [3] ipotizza la traduzione: "O sconfinata Chiesa, / cinta dalle braccia divine / e ornata di

giacinto, / tu sei il balsamo delle ferite delle nazioni / e la città delle scienze. / O, O, tu sei consacrata/

tra un suono nobile, / e tu sei un gioiello risplendente. "

ldegarda ha parzialmente descritto la lingua in un'opera intitolata Lingua Ignota per hominem

simplicem Hildegardem prolata, di cui sono sopravvissuti solo due manoscritti, entrambi risalenti al

1200, il Codice di Wiesbaden e un manoscritto di Berlino.

Il testo è un glossario di 1011 parole in Lingua Ignota, con traslitterazione per la maggior parte in

latino, e in tedesco medioevale, le parole sembrano essere a priori conii, per lo più nomi con qualche

aggettivo.

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Sotto l’aspetto grammaticale, sembra essere una parziale rilessificazione della lingua latina, infatti la

lingua ignota è stata ideata adattando un nuovo vocabolario alla grammatica latina preesistente.

Non è noto se altri, oltre la sua creatrice, abbiano avuto familiarità con essa.

Nel XIX secolo alcuni credevano che Ildegarda avesse ideato il suo linguaggio per proporre una lingua

universale che unisse tutti gli uomini (per questo motivo santa

Ildegarda è riconosciuta oggi come la patrona degli esperantisti).

Tuttavia, oggi è generalmente accettato che la Lingua Ignota è stata concepita come un linguaggio

segreto, simile alla "musica inaudita" di Ildegarda, della quale ella avrebbe avuto conoscenza per

ispirazione divina.

Questa lingua, essendo stata ideata nel XII secolo, può essere considerata come una delle più antiche

lingue artificiali oggi conosciute

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Scrive numerose opere teologiche e scientifiche, lettere, poesie e bellissimi canti, facendosi aiutare da un

monaco che trascrive le sue parole in un latino grammaticalmente corretto, poiché ella non ha una

grande cultura; molti personaggi importanti si rivolgono a lei per chiedere consiglio.

Gli ultimi anni della vita, però, sono molto duri per Ildegarda, segnati dal dolore e dall’incomprensione.

Muore, nel monastero da lei fondato a Bingen, il 17 settembre del 1179.

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Bibliografia:

Peter Dronke, Donne e cultura nel Medioevo, Milano, Il saggiatore, 1986 Audrey Fella, Hildegarde de Bingen, la sentinelle de l'invisible, Le Courrier du Livre, Paris, 2009 Sabina Flanagan, Ildegarda di Bingen, vita di una profetessa, Firenze, Le lettere, 1991 Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, In un'aria diversa. La sapienza di Ildegarda di Bingen, Milano, Mondadori, 1992 Eve Landis, Hildegard von Bingen. Ricette per il Corpo e per l'Anima, Milano, Tommasi, 2000 W. Lauter, Hildegard-Bibliographie 1, Alzey, 1970 e 2, Alzey, 1984 Claudia Salvatori, Ildegarda. Badessa, visionaria, esorcista, Milano, Mondadori, 2004 M. Schrader, A. Fuhrkotter, Die Echtheit des Schriftum der heiligen Hildegard von Bingen, Koln-Graz, 1956 Rosel Termolen, Ildegarda di Bingen, Biografia, Roma, Libreria Editrice Vaticana, 2001 Anne King-Lenzmeier, Ildegarda di Bingen. La vita e l'opera, Milano, Gribaudi, 2004 Lucia Tancredi, Ildegarda. La potenza e la grazia, Roma, Città Nuova, 2009 Anne Lise Marstrand-Jørgensen, Hildegard, Copenaghen, Gyldendal, 2009

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