HELP DSA VADEMECUM PER GLI INSEGNANTI · che gli alunni con DSA sviluppano stili di apprendimento...

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HELP DSA VADEMECUM PER GLI INSEGNANTI ……… si possono, si devono salvare dal “coma scolastico” quei ragazzi che cadono tramortiti come povere rondini contro la barriera della lettura e della scrittura. (Daniel Pennac “Diario di scuola”)

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HELP DSA

VADEMECUM PER GLI INSEGNANTI

……… si possono, si devono salvare dal “coma scolastico”

quei ragazzi che cadono tramortiti come povere rondini

contro la barriera della lettura e della scrittura.

(Daniel Pennac “Diario di scuola”)

“Quando leggo nel mio cervello si scatena una tempesta emisferica,

l'ho imparato guardando la TV. Parlavano di dislessia e dicevano

che quelli che hanno questo problema quando leggono non vedono

bene quello che c'è scritto perché c'è questa tempesta fra le due parti

del cervello. Io ho capito che parlavano del problema che ho io.

Quando leggo non riesco a riconoscere bene le parole e così faccio

fatica a capire quello che c'è scritto. Io lo so che sono dislessico ma

gli altri non ci credono. Gli insegnanti dicono che io non ho voglia

ed è vero che io non ne ho più voglia, ma io ho provato a imparare

a leggere come gli altri ma non ci sono riuscito e non ci riesco. Non

so bene cosa succede nella mia testa, la TV l'ha spiegato, ma io non

mi ricordo tutto quello che loro hanno scoperto."

( Storie di dislessia, Giacomo Stella)

La dislessia è un Disturbo specifico dell'apprendimento che

riguarda almeno il 5% della popolazione scolastica, eppure se ne

parla ancora troppo poco e, soprattutto, poco si fa per

individuare ed aiutare gli alunni con DSA. La dislessia non è un

handicap, riguarda tutti i docenti curricolari.

Presumibilmente, abbiamo tutti almeno un alunno

dislessico in classe............

I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO

I Disturbi Specifici di Apprendimento interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, in

un contesto di funzionamento intellettivo adeguato all’età anagrafica. Sono coinvolte in tali disturbi:

l’abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli. Sulla base dell’abilità interessata dal disturbo, i DSA assumono

una denominazione specifica: dislessia (lettura), disgrafia e disortografia (scrittura), discalculia (calcolo).

Secondo le ricerche attualmente più accreditate, i DSA sono di origine neurobiologica; allo stesso tempo

hanno matrice evolutiva e si mostrano come un’atipia dello sviluppo, modificabili attraverso interventi

mirati. Posto nelle condizioni di attenuare e/o compensare il disturbo, infatti, il discente può raggiungere

gli obiettivi di apprendimento previsti. E’ da notare, inoltre (e ciò non è affatto irrilevante per la didattica),

che gli alunni con DSA sviluppano stili di apprendimento specifici, volti a compensare le difficoltà

incontrate a seguito del disturbo.

La dislessia

Da un punto di vista clinico, la dislessia si manifesta attraverso una minore correttezza e rapidità della

lettura a voce alta rispetto a quanto atteso per età anagrafica, classe frequentata, istruzione ricevuta.

Risultano più o meno deficitarie - a seconda del profilo del disturbo in base all’età - la lettura di lettere, di

parole e non-parole, di brani. In generale, l’aspetto evolutivo della dislessia può farlo somigliare a un

semplice rallentamento del regolare processo di sviluppo. Tale considerazione è utile per l’individuazione di

eventuali segnali anticipatori, fin dalla scuola dell’infanzia.

La disgrafia e la disortografia

Il disturbo specifico di scrittura si definisce disgrafia o disortografia, a seconda che interessi rispettivamente

la grafia o l’ortografia. La disgrafia fa riferimento al controllo degli aspetti grafici, formali, della scrittura

manuale, ed è collegata al momento motorio-esecutivo della prestazione; la disortografia riguarda invece

l’utilizzo, in fase di scrittura, del codice linguistico in quanto tale. La disgrafia si manifesta in una minore

fluenza e qualità dell’aspetto grafico della scrittura, la disortografia è all’origine di una minore correttezza

del testo scritto; entrambi, naturalmente, sono in rapporto all’età anagrafica dell’alunno. In particolare, la

disortografia si può definire come un disordine di codifica del testo scritto, che viene fatto risalire ad un

deficit di funzionamento delle componenti centrali del processo di scrittura, responsabili della transcodifica

del linguaggio orale nel linguaggio scritto.

La discalculia

La discalculia riguarda l’abilità di calcolo, sia nella componente dell’organizzazione della cognizione

numerica (intelligenza numerica basale), sia in quella delle procedure esecutive e del calcolo. Nel primo

ambito, la discalculia interviene sugli elementi basali dell’abilità numerica: il subitizing (o riconoscimento

immediato di piccole quantità), i meccanismi di quantificazione, la seriazione, la comparazione, le strategie

di composizione e scomposizione di quantità, le strategie di calcolo a mente.

Nell’ambito procedurale, invece, la discalculia rende difficoltose le procedure esecutive per lo più implicate

nel calcolo scritto: la lettura e scrittura dei numeri, l’incolonnamento, il recupero dei fatti numerici e gli

algoritmi del calcolo scritto vero e proprio.

La comorbilità

Pur interessando abilità diverse, i disturbi sopra descritti possono coesistere in una stessa persona - ciò che

tecnicamente si definisce “comorbilità”. Ad esempio, il Disturbo del Calcolo può presentarsi in isolamento

o in associazione (più tipicamente) ad altri disturbi specifici. La comorbilità può essere presente anche tra i

DSA e altri disturbi di sviluppo (disturbi di linguaggio, disturbi di coordinazione motoria, disturbi

dell’attenzione) e tra i DSA e i disturbi emotivi e del comportamento. In questo caso, il disturbo risultante è

superiore alla somma delle singole difficoltà, poiché ognuno dei disturbi implicati nella comorbilità

influenza negativamente lo sviluppo delle abilità complessive.

OSSERVAZIONE IN CLASSE

I Disturbi Specifici di Apprendimento hanno una componente evolutiva che comporta la loro

manifestazione come ritardo e/o atipia del processo di sviluppo, definito sulla base dell’età anagrafica e

della media degli alunni o degli studenti presenti nella classe.

Alcune ricerche hanno inoltre evidenziato che ai DSA si accompagnano stili di apprendimento e altre

caratteristiche cognitive specifiche, che è importante riconoscere per la predisposizione di una didattica

personalizzata efficace. Ciò assegna alla capacità di osservazione degli insegnanti un ruolo fondamentale,

non solo nei primi segmenti dell’istruzione - scuola dell’infanzia e scuola primaria - per il riconoscimento di

un potenziale disturbo specifico dell’apprendimento, ma anche in tutto il percorso scolastico, per

individuare quelle caratteristiche cognitive su cui puntare per il raggiungimento del successo formativo.

Osservazione delle prestazioni atipiche

Per individuare un alunno con un potenziale Disturbo Specifico di Apprendimento, non necessariamente si

deve ricorrere a strumenti appositi, ma può bastare, almeno in una prima fase, far riferimento

all’osservazione delle prestazioni nei vari ambiti di apprendimento interessati dal disturbo: lettura,

scrittura, calcolo.

Sintomi più comuni nei D.S.A.

I bambini con D.S.A. possono avere difficoltà nel memorizzare i giorni della settimana, i mesi in ordine;

spesso non ricordano la loro data di nascita, il Natale, le stagioni; a volte confondono la destra con la

sinistra e non hanno un buon senso del tempo; possono avere difficoltà nell'organizzazione del tempo;

possono manifestare difficoltà nel sapere che ore sono e nel leggere l'orologio. Possono mostrare alcune

difficoltà motorie fini, come allacciarsi le scarpe o i bottoni; possono evidenziare problemi attentivi e di

concentrazione o essere molto vivaci. Generalmente hanno problemi di memoria a breve termine. La

lettura può apparire molto lenta o molto scorretta. La comprensione del testo letto è spesso ridotta. A

volte, soprattutto nel caso dei bambini più grandi, è difficile accorgersi dei problemi di velocità e

correttezza nella lettura.

Area linguistico-letteraria:

I bambini con D.S.A. non leggono in modo fluente, sono lenti a scrivere, in modo particolare quando

devono copiare dalla lavagna, commettono errori, saltano parole e righe, non utilizzano armoniosamente lo

spazio del foglio; molti scrivono con caratteri troppo grandi e/o troppo piccoli e preferiscono scrivere in

stampato maiuscolo. I bambini dislessici o disortografici possono sostituire lettere con grafia simile:

� p/b/d/g/q-a/o-e/a o con suoni simili: t/d-r/l-d/b-v/f

� Omettere le doppie e la punteggiatura

� Imparare l'ordine alfabetico con difficoltà

� Non riuscire ad usare il vocabolario e mostrare un lessico povero

� Avere difficoltà a memorizzare termini difficili e specifici delle discipline;

� Mostrare difficoltà nel ricordare gli elementi geografici, le epoche storiche, le date degli eventi, lo

spazio geografico ed i nomi delle carte;

� Avere difficoltà nell'espressione verbale del pensiero; nel riconoscere le caratteristiche

morfologiche della lingua italiana

Tutti i bambini con D.S.A. hanno difficoltà nell'apprendere le lingue straniere, particolari problemi vengono

evidenziati nell'apprendimento della lingua inglese a causa delle differenze tra la scrittura e la pronuncia

delle lettere.

Area logico-matematica

Molti bambini con D.S.A. non riescono ad imparare le tabelline, a fare i calcoli in automatico, ad eseguire

numerazioni regressive e le procedure delle operazioni aritmetiche. Nel disturbo del calcolo possono essere

compromesse diverse capacità, incluse quelle "linguistiche" (per esempio comprendere o nominare i

termini, le operazioni o i concetti matematici, e decodificare i problemi scritti in simboli matematici),

"percettive" (per esempio riconoscere o leggere simboli numerici o segni aritmetici e raggruppare oggetti in

gruppi), "attentive" (per esempio copiare correttamente i numeri o figure, ricordarsi di aggiungere il riporto

e rispettare i segni operazionali) e "matematiche" (per esempio seguire sequenze di passaggi matematici,

contare oggetti e imparare le tabelline).

Nei bambini discalculici si osservano difficoltà nel leggere e scrivere e ricordare numeri complessi (come

quelli che contengono lo zero) o lunghi(come quelli composti da molte cifre). Il 60% dei bambini dislessici è

anche discalculico.

CHI FA CHE COSA

Se un alunno presenta alcuni dei sintomi appena descritti, l'insegnante predispone specifiche attività di

recupero e potenziamento. Se, anche a seguito di tali interventi, l’atipia permane, sarà necessario

comunicare alla famiglia quanto riscontrato, consigliandola di ricorrere ad uno specialista per accertare la

presenza o meno di un disturbo specifico di apprendimento.

È bene precisare che le ricerche in tale ambito rilevano che circa il 20% degli alunni (soprattutto nel primo

biennio della scuola primaria), manifestano difficoltà nelle abilità di base coinvolte dai Disturbi Specifici di

Apprendimento. Di questo 20%, tuttavia, solo il tre o quattro per cento presenteranno un DSA.

Nonostante sia prematuro fare diagnosi conclamata di dislessia, disgrafia prima della seconda primaria e

discalculia prima della terza primaria, è possibile, già alla fine della prima elementare e all’inizio della

seconda elementare porre il forte sospetto di rischio di DSA.

L’identificazione precoce risulta imprescindibile e di grande importanza in quanto permette di inviare i

soggetti a rischio quanto prima da uno specialista che possa diagnosticare il disturbo e intraprendere un

intervento riabilitativo mirato.

Il mancato riconoscimento precoce nella scuola primaria e di conseguenza una gestione inadeguata dal

punto di vista psicologico e didattico condizionano il futuro personale e professionale di queste persone

in maniera intollerabile.

Diagramma schematico dei passi previsti dalla legge 170/2010 per la gestione dei DSA

Con l’intento di semplificare e di riassumere le varie fasi, previste dalla Legge, che vedono coinvolte la

scuola, le famiglie e i servizi, si fornisce uno schema di sintesi.

SCUOLA FAMIGLIA SERVIZI

Interventi di identificazione precoce casi sospetti

Attività di recupero didattico mirato

Persistenti difficoltà

Iter diagnostico

Comunicazione della scuola

alla famiglia

Richiesta di valutazione Diagnosi-documento di

certificazione diagnostica

Comunicazione della

famiglia alla scuola

Provvedimenti compensativi e dispensativi –Didattica e

valutazione personalizzata

Una volta ottenuta la diagnosi la legge 170/2010 dispone che le istituzioni scolastiche garantiscano l’uso di

una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che

tengano conto anche di caratteristiche peculiari del soggetto, adottando una metodologia e una strategia

educativa adeguate”.

La didattica individualizzata consiste nelle attività di recupero individuale che può svolgere l’alunno per

potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze, anche nell’ambito delle strategie

compensative e del metodo di studio; tali attività individualizzate possono essere realizzate nelle fasi di

lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati.

La didattica personalizzata, invece, anche sulla base di quanto indicato nella Legge 53/2003 e nel Decreto

legislativo 59/2004, calibra l’offerta didattica, e le modalità relazionali, sulla specificità ed unicità a livello

personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze

individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo; si può favorire, così, l’accrescimento dei punti di forza di

ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue ‘preferenze’ e del suo talento. Nel rispetto degli obiettivi

generali e specifici di apprendimento, la didattica personalizzata si sostanzia attraverso l’impiego di una

varietà di metodologie e strategie didattiche ,tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in

ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di

apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un

apprendimento significativo. La sinergia fra didattica individualizzata e personalizzata determina dunque,

per l’alunno e lo studente con DSA, le condizioni più favorevoli per il raggiungimento degli obiettivi di

apprendimento. La Legge 170/2010 richiama inoltre le istituzioni scolastiche all’obbligo di garantire

«l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie

informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei

concetti da apprendere».

Pertanto è necessario:

-condividere la situazione diagnostica, non solo all’interno del gruppo docente ma anche con il referente sui

DSA;

-predisporre un percorso educativo in base al livello del disturbo, agli obiettivi, all’uso degli strumenti

compensativi e dispensativi, ai criteri di valutazione necessari all’allievo;

-studiare delle strategie didattiche adeguate in quanto i bambini con DSA richiedono un input didattico

adatto alle loro caratteristiche;

-essere più flessibili ed accettare le differenze di prestazione nei diversi contesti funzionali, ricordandoci che

non esiste un dislessico uguale ad un altro;

-sostenerne l’autostima;

-valutare i contenuti e non la forma;

-applicare le misure compensative e far usare all’allievo gli strumenti dispensativi adatti (vedi pag. 21-22);

-inserire nei verbali di classe gli interventi di recupero attuati , gli obiettivi da raggiunge.

Cosa può accadere se un DSA non viene riconosciuto?

� Le frustrazioni conseguenti alle sue difficoltà di apprendimento possono ridurre il suo livello di

autostima e aumentare il rischio psicopatologico di disturbi emotivi e psicologici: ansia, disturbi del

comportamento, instabilità psicomotoria, depressione,...

� Il ragazzo inizia a demotivarsi e a disinvestire energie in ambito scolastico.

� Si percepisce inadeguato e inizia a crearsi una visione di sé negativa ,soprattutto a scuola.

� Sperimenta nuovi insuccessi che confermeranno il suo senso di inadeguatezza.

UNA DIDATTICA PER GLI ALUNNI CON DSA

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo incremento in ambito clinico degli studi, delle ricerche

e delle attività scientifiche sul tema dei DSA. In tempi più recenti, anche per le dimensioni che ha assunto il

fenomeno nelle nostre scuole, oltre che per l’attenzione determinata dagli interventi legislativi in materia,

si è manifestato un sempre maggiore interesse per la messa a punto e l’aggiornamento di metodologie

didattiche a favore dei bambini con DSA.

Sulla base di una impostazione tuttora ritenuta valida, la didattica trae orientamento da considerazioni di

carattere psicopedagogico. A tale riguardo, può essere utile far riferimento a testi redatti nell’ambito di

studi e ricerche che si concentrano sul comportamento manifesto, sulla fenomenologia dei DSA, senza

tralasciare di indagare e di interpretare i modi interiori dell’esperienza.

La complessità del problema rimane attuale e la validità di un apporto specialistico, ovvero di interventi

diagnostici e terapeutici attuati da psicologi, logopedisti e neuropsichiatri in sinergia con il personale della

scuola non può che essere confermata; tuttavia diviene sempre più necessario fare appello alle

competenze psicopedagogiche dei docenti ‘curricolari’ per affrontare il problema, che non può più essere

delegato tout court a specialisti esterni.

È appena il caso di ricordare che nel profilo professionale del docente sono ricomprese, oltre alle

competenze disciplinari, anche competenze psicopedagogiche (Cfr. art. 27 CCNL). Gli strumenti

metodologici per interventi di carattere didattico fanno parte, infatti, dello “strumentario” di base che è

patrimonio di conoscenza e di abilità di ciascun docente. Tuttavia, è pur vero che la competenza

psicopedagogica, in tal caso, deve poter essere aggiornata e approfondita.

È per questo che il MIUR già da anni promuove azioni di formazione sul territorio e, da ultimo, ha

sottoscritto un accordo quadro per l’alta formazione in ambito universitario sul tema dei DSA (si veda il

paragrafo 7, delle “Linee guida” allegate al D.M. 12 luglio 2011 ).

Si tratta di percorsi comuni per quanto riguarda l’approccio psicopedagogico, ma differenziati rispetto agli

ordini e gradi di scuola. Vi sono infatti peculiarità dell’azione didattica che vanno attentamente considerate.

Scuola dell’infanzia

La capacità di osservazione degli insegnanti assume un ruolo fondamentale ,specie nei primi segmenti

dell’istruzione -scuola dell’infanzia e scuola primaria- per il riconoscimento precoce di un potenziale

disturbo specifico dell’apprendimento, per poter individuare quelle caratteristiche cognitive su cui puntare

per il raggiungimento del successo formativo, nonché per intraprendere un intervento riabilitativo mirato.

In tal senso, la Scuola dell’Infanzia svolge un ruolo di assoluta importanza sia a livello preventivo, sia nella

promozione e nell’avvio di un corretto e armonioso sviluppo – del miglior sviluppo possibile - del bambino

in tutto il percorso scolare, e non solo.

Occorre tuttavia porre attenzione a non precorrere le tappe nell’insegnamento della letto-scrittura, anche

sulla scia di dinamiche innestate in ambiente familiare o indotte dall’uso di strumenti multimediali. La

Scuola dell’Infanzia, infatti, “esclude impostazioni scolasticistiche che tendono a precocizzare gli

apprendimenti formali”.

Invece, coerentemente con gli orientamenti e le indicazioni che si sono succeduti negli ultimi decenni, essa

ha il compito di “rafforzare l’identità personale, l’autonomia e le competenze dei bambini”, promuovendo

la “maturazione dell’identità personale,… in una prospettiva che ne integri tutti gli aspetti (biologici,

psichici, motori, intellettuali, sociali, morali e religiosi)”, mirando a consolidare “le capacità sensoriali,

percettive, motorie, sociali, linguistiche ed intellettive del bambino”.

Come è noto, la diagnosi di DSA può essere formulata con certezza alla fine della seconda classe della

scuola primaria. Dunque, il disturbo di apprendimento è conclamato quando già il bambino ha superato il

periodo di insegnamento della letto-scrittura e dei primi elementi del calcolo.

Ma è questo il periodo cruciale e più delicato tanto per il dislessico, che per il disgrafico, il disortografico e il

discalculico.

Per questo assume importanza fondamentale che sin dalla scuola dell’Infanzia si possa prestare attenzione

a possibili DSA e porre in atto tutti gli interventi conseguenti, ossia – in primis – tutte le strategie didattiche

disponibili. Se poi l’osservazione pedagogica o il percorso clinico porteranno a constatare che si è trattato di

una mera difficoltà di apprendimento anziché di un disturbo, sarà meglio per tutti.

Si deve infatti sottolineare che le metodologie didattiche adatte per i bambini con DSA sono valide per ogni

bambino, e non viceversa.

Il bambino che confonde suoni, non completa le frasi, utilizza parole non adeguate al contesto o le

sostituisce, omette suoni o parti di parole, sostituisce suoni, lettere ( p/b…) e ha un’espressione linguistica

inadeguata, va supportato con attività personalizzate all’interno del gruppo.

Il bambino che mostra, a cinque anni, queste difficoltà, può essere goffo, avere poca abilità nella manualità

fine, a riconoscere la destra e la sinistra o avere difficoltà in compiti di memoria a breve termine, ad

imparare filastrocche, a giocare con le parole.

Questi bambini vanno riconosciuti e supportati adeguatamente: molto si può e si deve fare. Solo in una

scuola vissuta come contesto di relazione di apprendimento si può stabilire un rapporto positivo tra

bambino ed adulto che ascolta, accoglie, sostiene e propone. In una scuola dove la collaborazione, ll

sinergia, la condivisione degli stili educativi tra le insegnanti, tra queste e la famiglia ed a volte con i servizi

territoriali funzionano, è più facile andare incontro al bisogno educativo del bambino.

In una scuola che vive nell’ottica dell’inclusione, il lavoro in sezione si svolge in un clima sereno, caldo ed

accogliente, con modalità differenziate. Si dovrà privilegiare l’uso di metodologie di carattere operativo su

quelle di carattere trasmissivo, dare importanza all’attività psicomotoria, stimolare l’espressione attraverso

tutti i linguaggi e favorire una vita di relazione caratterizzata da ritualità e convivialità serena. Importante

risulterà la narrazione, l’invenzione di storie, il loro completamento, la loro ricostruzione, senza dimenticare

la memorizzazione di filastrocche, poesie e conte, nonché i giochi di manipolazione dei suoni all’interno

delle parole.

È bene ricordare che l’uso eccessivo di schede prestampate, a volte decisamente poco originali, smorza la

creatività e l’espressività del bambino.

Un’accurata attenzione ai processi di apprendimento dei bambini permette di individuare precocemente

eventuali situazioni di difficoltà. E' pertanto fondamentale l’osservazione sistematica portata avanti con

professionalità dai docenti, che in questo grado scolastico devono tenere monitorate le abilità relative alle

capacità percettive, motorie, linguistiche, attentive e mnemoniche.

Durante la scuola dell’infanzia è possibile individuare la presenza di situazioni problematiche che possono

estrinsecarsi come difficoltà di organizzazione e integrazione spazio-temporale, difficoltà di

memorizzazione, lacune percettive, difficoltà di linguaggio verbale.

L'insegnante potrà osservare l'emergere di difficoltà più globali, ascrivibili ai quadri di DSA, quali difficoltà

grafo-motorie, difficoltà di orientamento e integrazione spazio-temporale, difficoltà di coordinazione oculo-

manuale e di coordinazione dinamica generale, dominanza laterale non adeguatamente acquisita, difficoltà

nella discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale, difficoltà di orientamento nel tempo scuola,

difficoltà nell’esecuzione autonoma delle attività della giornata, difficoltà ad orientarsi nel tempo

prossimale (ieri, oggi, domani).

L'insegnante potrà poi evidenziare caratteristiche che accompagnano gli alunni in attività specifiche, come

quelle di pregrafismo, dove è possibile notare lentezza nella scrittura, pressione debole o eccessiva

esercitata sul foglio, discontinuità nel gesto, ritoccatura del segno già tracciato, direzione del gesto grafico,

occupazione dello spazio nel foglio.

Attraverso gli esercizi di grafica, si lavora sulla motricità fine, sulla funzionalità della mano e,

contemporaneamente, sull’organizzazione mentale, ovvero sul nesso tra l’assunzione immaginativa di un

dato ed il suo tradursi in azione. Il bambino non “copia” le forme, ma le elabora interiormente.

Nel disegnare una forma sul foglio, egli fa riferimento ad un tracciato immaginativo interno frutto di una

rappresentazione mentale: la forma grafica, che poi diverrà segno grafico della scrittura, viene costruita

mediante una pluralità ed una complessità di atti che portano alla raffigurazione di una immagine mentale.

Le esercitazioni su schede prestampate dove compaiono lettere da ricalcare o da completare non giovano

all’assunzione di tale compito. La forma grafica deve essere ben percepita e ricreata con la fantasia

immaginativa del bambino, meglio se sperimentata attraverso il corpo (per es. fatta tracciare sul pavimento

camminando o in aria con le mani; oppure si può tracciare un segno grafico sulla lavagna con la spugna

bagnata: una volta asciugata e dissolta, chiedere di disegnare quel segno sul foglio).

Parimenti, la corretta assunzione dello schema motorio determina la coordinazione dei movimenti e

l’organizzazione dell’azione sul piano fisico.

Nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, inoltre, la graduale conquista di abilità di simbolizzazione sempre

più complesse può consentire ai docenti di proporre attività didattiche quali esercizi in forma ludica mirati

allo sviluppo di competenze necessarie ad un successivo approccio alla lingua scritta.

Il linguaggio è il miglior predittore delle difficoltà di lettura, per questo è bene proporre ai bambini esercizi

linguistici - ovvero “operazioni meta fonologiche” - sotto forma di giochi.

Le operazioni metafonologiche richieste per scandire e manipolare le parole a livello sillabico sono

accessibili a bambini che non hanno ancora avuto un’istruzione formale ed esplicita del codice scritto.

L’operazione metafonologica a livello sillabico (scandire per esempio la parola cane in ca-ne) consente una

fruibilità del linguaggio immediata, in quanto la sillaba ha un legame naturale con la produzione verbale

essendo coincidente con la realtà dei singoli atti articolatori (le due sillabe della parola ca-ne

corrispondono ad altrettanti atti articolatori nell'espressione verbale ed è quindi molto facilmente

identificabile).

Queste attività dovrebbero essere proposte all’interno di un clima sereno, tenendo conto di tempi di

attenzione rapportati all'età dei bambini e senza togliere spazio alle attività precipuamente ludiche e di

esplorazione. Solamente in questo modo diventa possibile garantire la piena partecipazione di tutti i

bambini, nel rispetto dei tempi e delle modalità interattive di ciascuno. Al tempo stesso i docenti devono

intraprendere insieme agli alunni un percorso di insegnamento apprendimento all’interno del quale

l’osservazione sistematica offra costantemente la possibilità di conoscere, in ogni momento, la situazione

socio-affettiva e cognitiva di ciascun alunno.

La graduale conquista delle capacità motorie, percettive, linguistiche, mnemoniche e attentive procede

parallelamente al processo di concettualizzazione della lingua scritta che non costituisce un obiettivo della

scuola dell'infanzia, ma che nella scuola dell'infanzia deve trovare i necessari prerequisiti.

Infatti, la percezione visiva e uditiva, l’orientamento e l’integrazione spaziotemporale, la coordinazione

oculo-manuale rappresentano competenze che si intrecciano innanzitutto con una buona disponibilità ad

apprendere e con il clima culturale che si respira nella scuola. Solo successivamente si potrà affrontare

l'insegnamento-apprendimento della lettoscrittura come sistema simbolico rilevante.

Area del calcolo

Lo sviluppo dell’intelligenza numerica e la prevenzione delle difficoltà di apprendimento del calcolo

rappresenta uno degli obiettivi più importanti della scuola dell’infanzia che si dovrebbe realizzare

attraverso la collaborazione tra scuola, famiglia e, possibilmente, servizi territoriali.

Tale attività si sostanzia in attività di potenziamento e di screening condotte con appropriati strumenti in

grado di identificare i bambini a rischio di DSA e con attività didattiche volte a potenziare in tutti, ma in

particolare modo nei bambini a rischio, i prerequisiti del calcolo che la ricerca scientifica ha individuato da

tempo.

Per imparare a calcolare è necessario che il bambino prima sviluppi i processi mentali specifici implicati

nella cognizione numerica, nella stima di numerosità e nel conteggio.

È importante che un bambino con i bisogni particolari che esprime essendo a rischio di DSA, sia posto nelle

condizioni di imparare a distinguere tra grandezza di oggetti e numerosità degli stessi e sia avviato

all’acquisizione delle parole-numero con la consapevolezza che le qualità percettive degli oggetti (colori,

forme, etc..) possono essere fuorvianti, essendo qualità indipendenti dalla dimensione di numerosità.

Attività, quindi, di stima di piccole numerosità (quanti sono…) e di confronto di quantità (di più, di meno,

tanti quanti…) devono essere promosse e reiterate fino a quando il bambino riesce a superarle con

sicurezza e a colpo d’occhio.

L’acquisizione delle parole-numero dovrà essere accompagnata da numerose attività in grado di integrarne

i diversi aspetti: semantici, lessicali e di successione n+1. Infatti, solo un prolungato uso del conteggio in

situazioni concrete in cui il numero viene manipolato e rappresentato attraverso i diversi codici (analogico,

verbale e arabico, o anche romano) può assicurare l’adeguata rappresentazione mentale dell’idea di

numero, complesso concetto astratto da conquistare evolutivamente.

In altre parole, il bambino deve imparare ad astrarre il concetto di quantità numerica al di là delle

caratteristiche dell’oggetto contato, ad esempio: 3 stelline, 3 quadretti, 3 caramelle o 3 bambole

rappresentano sempre la quantità 3, a prescindere dalla dimensione e dalle caratteristiche fisiche degli

oggetti presi in considerazione. Particolare attenzione didattica va posta anche verso la conquista di abilità

più complesse, quali quelle sintattiche di composizione del numero (es: tante perle in una collana, tante

dita in una mano, tanti bambini in una classe… tanti 1 in un insieme…), di ordinamento di grandezze tra

più elementi e di soluzione di piccoli problemi di vita quotidiana utilizzando il conteggio.

È importante che l’attenzione del bambino sia rivolta agli aspetti quantitativi della realtà e che impari a

usare il numero come strumento per gestire piccoli problemi legati alla quotidianità, come per esempio

predisporre il materiale per un’attività, non in modo approssimato, ma esatto: quanti bambini? Tanti…..

Queste situazioni informali e ludiche offrono un approccio al numero e al calcolo basato su piccoli progressi

che saranno vissuti come successi e gratificanti, in particolare verso i bambini con difficoltà, se le figure che

si prendono cura dell’educazione del bambino li sapranno cogliere e valorizzare.

Scuola primaria

Disturbo di lettura e di scrittura

All’inizio della scuola primaria la prevenzione delle difficoltà di apprendimento rappresenta uno degli

obiettivi più importanti della continuità educativa, che si deve realizzare attraverso uno scambio

conoscitivo tra la famiglia, i docenti della scuola dell’infanzia e i docenti della scuola primaria medesima. In

questo modo è possibile che questi ultimi ottengano elementi preconoscitivi, che saranno poi integrati

nella programmazione delle attività della scuola primaria. Solo da una conoscenza approfondita degli

alunni, il team docente potrà programmare le attività educative e didattiche, potrà scegliere i metodi e i

materiali e stabilire i tempi più adeguati alle esigenze di tutti gli alunni del gruppo classe. Spesso nella prima

classe della scuola primaria gli insegnanti si lasciano prendere dall’ansia di dover insegnare presto agli

alunni a leggere e scrivere, ostacolando, però, in questo modo, processi di apprendimento che dovrebbero

essere graduali e personalizzati.

Ogni bambino ha la propria storia, la propria personalità, le proprie originali capacità di porsi in relazione

con le esperienze, i propri ritmi di apprendimento e stili cognitivi. È importante offrire agli alunni la

possibilità di maturare le capacità percettivo-motorie e linguistiche, che costituiscono i prerequisiti per la

conquista delle abilità strumentali della letto-scrittura. Per imparare la corrispondenza biunivoca tra segno

e suono di un sistema alfabetico, più che un impegno cognitivo, sono richieste abilità quali la scomposizione

e ricomposizione delle parole in suoni e il riconoscimento dei segni ad essi associati. Quindi, per imparare la

lettura è importante avere buone capacità di riconoscimento visivo e di analisi di struttura della parola.

I bambini con DSA hanno in genere buone capacità intellettive, ma hanno limitate capacità di

riconoscimento visivo o limitate capacità di analisi fonologica delle parole.

A causa di tali limitazioni specifiche hanno notevoli difficoltà nell’acquisizione delle corrispondenze tra

segni ortografici e suoni, o non riescono a ricostruire la parola partendo dai singoli suoni che la

compongono.

Ma è importante ricordare che l’acquisizione dei contenuti non è preclusa all'alunno con DSA e che quindi

le sue difficoltà di lettura e scrittura dovrebbero essere compensate da strategie, metodologie e strumenti

che non compromettano il suo apprendimento. Al mostrarsi dei primi segni di difficoltà non si deve

procedere aumentando la mole degli esercizi per ottenere dei risultati, ma è necessario effettuare una

valutazione accurata che consenta di capire se e quale tipo di didattica e di supporto sarebbero necessari.

Per l'alunno con DSA l’impatto iniziale con la lingua scritta è molto difficile, poiché la semplice lettura di

una parola in realtà è la risultante di tante singole attività che devono essere affrontate simultaneamente,

che vanno dall’identificazione delle lettere, al riconoscimento del loro valore sonoro, al mantenimento della

sequenza di prestazione (vale a dire di un ritmo di lettoscrittura costante e continuativo), alla

rappresentazione fonologica delle parole, al coinvolgimento del lessico per il riconoscimento del significato.

È importante che il bambino si senta protagonista di piccoli successi. Sono quindi necessari la flessibilità

nelle proposte didattiche, il successo, le gratificazioni, la finalizzazione delle attività così come la

condivisione degli obiettivi educativi e didattici fra tutte le figure che si prendono cura del bambino con

DSA: scuola, famiglia e servizi. Scendendo nello specifico del metodo di insegnamento-apprendimento della

lettoscrittura, è importante sottolineare che la letteratura scientifica più accreditata sconsiglia il metodo

globale, essendo dimostrato che ritarda l’acquisizione di una adeguata fluenza e correttezza di lettura.

Per andare incontro al bisogno educativo speciale dell’alunno con DSA si potrà utilizzare il metodo fono-

sillabico, oppure quello puramente sillabico. Si tratta di approcci integrati che possono essere utilizzati in

fasi diverse.

La metodologia di approccio che inizia e insiste per un tempo lungo sul lavoro sillabico si fonda sulle

seguenti considerazioni. La possibilità di condurre operazioni metafonologiche analitiche a livello di

fonema, cioè di riflettere sulla struttura fonologica di una parola, è legata all’apprendimento del linguaggio

scritto e all’istruzione formale che accompagna l’apprendimento di un sistema di scrittura alfabetica. Le

singole lettere sono costruzioni mentali effettuate sul continuum del parlato, mentre la sillaba aperta

(consonante - vocale) può essere quindi individuata e utilizzata facilmente anche dal bambino della scuola

dell’infanzia.

Si potranno proporre quindi esercizi di sintesi sillabica, ricostruire una parola a partire dalla sequenza delle

sue sillabe, pronunciate ad alta voce dall'insegnante; esercizi di riconoscimento di sillaba iniziale, finale,

intermedia; si possono formare treni di parole dove la sillaba finale della prima costituisce quella iniziale

della seconda; si possono proporre inoltre giochi fonologici per il riconoscimento e la produzione di rime,

oppure tombole e domino con immagini e sillabe da associare. Si dovrà poi, in un secondo tempo, passare

al lavoro di tipo fonologico. I processi di consapevolezza fonologica vengono acquisiti in modo sequenziale

e si strutturano in livelli gerarchici di competenza:

- livello della parola: indica la capacità del soggetto di identificare singole parole all’interno della frase;

- livello della struttura delle sillabe: indica la capacità del soggetto di identificare parti della parola, le sillabe

e la loro struttura [all'inizio sono più facilmente identificabili quelle dalla struttura consonante-vocale (ad

esempio ta- nella parola tavolo), poi quelle dalla struttura vocale-consonante (ad esempio al- nella parola

albero)];

- livello dei suoni iniziali e finali della parola: indica la capacità, ad esempio, di riconoscere la rima;

- livello del riconoscimento preciso del suono iniziale e finale della parola;

- livello del riconoscimento di tutti i singoli fonemi della parola.

È opportuno effettuare attività fonologiche nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e nella prima e nella

seconda classe della scuola primaria. Si potrà dedicare ogni giorno una parte dell’attività didattica ad

esercizi fonologici all’inizio delle attività o tra un’attività e l’altra, o quando c’è bisogno di recuperare

l’attenzione, a classe intera o a piccoli gruppi, con chi mostra di averne bisogno. Alla scuola primaria, per

far acquisire la consapevolezza fonologica, si possono proporre attività come: individuazione del fonema

iniziale di parola; si possono proporre quindi parole che iniziano per vocale; individuazione del fonema

finale e poi intermedio; analisi fonemica che è analoga al processo di scrittura; fusione fonemica che è

analoga al processo di lettura; composizione di parole bisillabe; associazioni grafema/fonema, associando

lettere e immagini; conteggio dei fonemi; raggruppamento di immagini il cui nome comincia o finisce con lo

stesso suono. Si potrà iniziare dalle sillabe semplici (consonante-vocale) e scegliere innanzitutto le

consonanti continue, utilizzando poi in abbinamento parole e immagini corrispondenti. L’approccio con il

metodo fono-sillabico, adattato alle specificità dell’alunno con DSA, presenta le seguenti caratteristiche.

Ogni consonante viene illustrata come derivante dalla forma di un particolare oggetto o elemento della

natura, l’iniziale della parola che lo denota essendo somigliante a quella lettera, ad es. la Montagna per la

emme.

Solitamente, nei comuni alfabetieri murali o nei libri di testo, non si ha cura di tale

associazione tra il suono, il segno grafico e l’immagine relativa (es. effe di fata o emme di mela): il nesso è

soltanto fonetico, e dunque abbastanza debole: l’associazione mentale non è intuitivamente ovvero

immaginativamente ripercorribile.

Sarebbe bene dare al bambino la possibilità di operare intuitivamente, ed anche autonomamente,

connessioni interne tra ciò che gli viene presentato e la sua personale assunzione immaginativa. In tal

modo, la “sintesi grafica”, in cui il disegno viene essenzializzato nella forma della lettera, si imprime come

immagine mentale e consente di operare più facilmente il discernimento tra i caratteri grafici, sia nella fase

di scrittura che in quella di lettura. Si privilegia quindi un tipo di percorso che, prendendo spunto da

un’immagine esteriore, renda operante intuitivamente il nesso con l’immagine mentale, per favorire poi

gradualmente l’assunzione concettuale. Tale metodo si fonda sulla considerazione che il bambino dispone

anzitutto di un pensiero immaginativo. Egli non si rappresenta astrattamente le cose, non forma ancora

concetti astratti, ma se le raffigura: quando gli parliamo, spieghiamo e, ancor più, quando raccontiamo

qualcosa, suscitiamo nella sua interiorità il sorgere di una immagine mentale.

Sempre facendo appello all’immaginazione, ossia alla rielaborazione interna del bambino, le Ministero

dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - D.G. per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la

comunicazione consonanti vengono presentate secondo affinità grafiche, così da poter evidenziare le

differenze.

Saranno inizialmente la P e la B; la D e la R; poi la L e la F, la M e la N e così via. Si inizia con quelle che si

scrivono da sinistra, si procede con le altre scritte da destra (C G S), lasciando per ultime la Q e l’H.

Se invece l'alunno mostra difficoltà nella consapevolezza fonologica delle lettere, sarà più utile iniziare con i

fonemi “continui”, cioè quei fonemi che per la loro durata e le loro caratteristiche acustiche risultano più

facilmente individuabili, come le consonanti nasali (m, n) e le liquide (l, r), lasciando ad un secondo

momento i suoni labiali ed esplosivi (b, p), così come quelli dentali (d, t).

Va detto che anche nel metodo fono-sillabico non sempre c’è coerente gradualità nella scelta delle parole

esemplificative in relazione alle lettere presentate. Al bambino vengono cioè presentate parole che

contengono la lettera e la sillaba che si sta studiando, ma che contengono anche altre lettere ancora

sconosciute: si determina così spesso una fusione tra metodo fonico-sillabico e metodo globale, almeno

nella prassi. Occorre, invece, porre attenzione ad ordinare le consonanti, e le parole esemplificative utili per

il loro riconoscimento e per l’esercizio della lettura, in modo da presentare al bambino soltanto lettere già

note (o che lo stanno divenendo in quanto le spieghiamo).

In ogni caso, qualunque metodo si adotti, sarebbe auspicabile iniziare con lo stampato maiuscolo, la forma

di scrittura percettivamente più semplice, in quanto essa è articolata su una sola banda spaziale delimitata

da due sole linee (scrittura bilineare): tutte le lettere hanno infatti la medesima altezza, iniziando dal rigo

superiore e terminando in quello inferiore, mentre lo stampato minuscolo, oltre che il corsivo, sono forme

di scrittura articolate su tre bande spaziali, in cui le linee di demarcazione dello spazio sono quattro

(scrittura quadrilineare), in quanto vi è una banda centrale delle lettere quali la a o la c, una banda

superiore in cui si spingono lettere quali la l o la b, una banda inferiore occupata da lettere come la g o la q

e risultano pertanto percettivamente molto più complesse.

Si dovrebbe poi evitare di presentare al bambino una medesima lettera espressa graficamente in più

caratteri (stampato minuscolo, stampato maiuscolo, corsivo minuscolo, corsivo maiuscolo), ma è

opportuno soffermarsi su una soltanto di queste modalità fino a che l'alunno non abbia acquisito una sicura

e stabile rappresentazione mentale della forma di quella lettera. L'insegnante si

dovrà soffermare per un tempo più lungo sui fonemi più complessi graficamente e dovrà dare indicazioni

molto precise per la scrittura, verbalizzando al bambino come si tiene una corretta impugnatura della

matita o della penna, dando indicazioni precise sul movimento che la mano deve compiere, sulla direzione

da imprimere al gesto, sulle dimensioni delle lettere rispetto allo spazio del foglio o del supporto di

scrittura (cartellone, lavagna). Si farà anche attenzione a che il bambino disegni le lettere partendo

dall’alto. In questo modo, l’alunno con difficoltà potrà avere modelli di riferimento e parametri precisi.

Si dovrebbe infatti effettuare una parte di lavoro comune alla classe e una parte di didattica individualizzata

che risponde ai bisogni specifici dei singoli, dando tempo agli alunni per lavorare individualmente e

differenziando i tempi quando ce n’è bisogno. Come si è detto, è importate infatti predisporre un ambiente

stimolante e creare un clima sereno e favorevole ad una relazione positiva tra i membri del gruppo classe,

tenendo conto dei livelli raggiunti da tutti gli alunni a proposito dei processi di costruzione e

concettualizzazione della lingua scritta, per promuovere la ricerca e la scoperta personale, che stanno alla

base della motivazione ad apprendere. E' importante, quindi, che il docente rispetti i ritmi e gli stili di

apprendimento degli alunni e permetta a ciascuno nel gruppo classe di procedere autonomamente

all’acquisizione delle competenze di letto-scrittura, dando ampio spazio alle attività di gruppo e

assumendo il ruolo di regista, sollecitando, inserendo di volta in volta elementi conoscitivi utili per andare

avanti ed evitando di trasmettere ansia.

A questo proposito, molto importante è non richiedere la lettura ad alta voce dell'alunno con DSA, se non

magari di brani su cui possa essersi già esercitato in precedenza. L’acquisizione graduale dei contenuti è

senza dubbio più proficua di un’esecuzione frettolosa e scarsamente interiorizzata. Nei confronti degli

alunni con DSA si dovrebbe procedere con attività di rinforzo contestualmente alla proposta di nuovi

contenuti e si devono fornire strategie di studio personalizzate, facendo sempre attenzione ad assumere

atteggiamenti incoraggianti, evitando di incrementare l’ansia e gratificando anche i minimi risultati degli

alunni con difficoltà, che non dovrebbero mai essere allontanati dai compagni e dalle attività del gruppo

classe.

Area del calcolo

Fin dall’inizio della scuola primaria, qualora il bambino non abbia ancora sviluppato i prerequisiti specifici,

sarà opportuno soffermarsi su questi, in analogia alla scuola dell’infanzia, per poi sviluppare in modo

adeguato la comprensione della connessione tra i simboli scritti del numero e la corrispondenza alle

relative quantità. Particolare attenzione sarà posta da un punto di vista didattico alle abilità di conteggio

(non solo uno a uno, come nella scuola dell’infanzia, ma anche uno a due, due a due…) anello di

congiunzione tra processi dei numeri e del calcolo, che dovranno essere esercitate in diverse condizioni,

scolastiche e ludiche (ad esempio, giochi con le carte, con i dadi…). Fin dall’inizio della scuola primaria è

necessario avviare al conteggio e al calcolo a mente, processi necessari all’evoluzione dell’intelligenza

numerica.

Più dettagliatamente, la ricerca scientifica ha evidenziato che nella scuola primaria le strategie di

potenziamento dell’intelligenza numerica devono riguardare:

• processi di conteggio;

• processi lessicali;

• processi semantici;

• processi sintattici;

• calcolo a mente;

• calcolo scritto.

Il conteggio (counting), cioè la capacità di rispondere alla domanda “quanti sono?” è fondamentale

soprattutto nel primo ciclo. Tale abilità è complessa poiché presuppone l’acquisizione dei principi di

corrispondenza uno a uno (ossia che ad ogni elemento che contiamo corrisponde un solo elemento

numerico), dell’ordine stabile avanti-indietro – es.1,2,3,…;…3,2,1 (ossia che l’ordine dei numeri non può

variare) e della cardinalità (ossia che l’ultimo numero contato corrisponde alla quantità dell’insieme degli

elementi contati).

I processi lessicali riguardano la capacità di attribuire il nome ai numeri, si basano su competenze di natura

verbale ma anche più generali quali la comprensione della connessione tra i simboli scritti del numero e la

corrispondenza alle relative quantità.

L’abilità di dire il nome dei numeri è molto precoce ma deve essere associata alla consapevolezza che si

tratta della capacità di attribuire un’etichetta verbale alle quantità.

I processi semantici riguardano la capacità di comprendere il significato dei numeri attraverso una

rappresentazione mentale di tipo quantitativo e con l’obiettivo finale della corrispondenza numero-

quantità.

La sintassi riguarda le particolari relazioni spaziali tra le cifre che costituiscono i numeri: la posizione delle

cifre determina il loro valore all’interno di un sistema organizzato per ordine di grandezze (valore

posizionale delle cifre). In altre parole, per il bambino deve esse chiaro che il numero 1 ha un valore

differente nel numero 31 e nel numero 13 così come 1/3 o 1e questa differenza è data dalla posizione di

reciprocità nella rappresentazione scritta.

Il calcolo a mente è considerato dalla ricerca contemporanea la competenza fondamentale all’evoluzione

della cognizione numerica. Esso si basa infatti su strategie di combinazioni di quantità necessari ai

meccanismi di intelligenza numerica. In particolare le strategie più importanti identificate nella letteratura

scientifica sono:

• composizione e scomposizione dei numeri in insiemi più semplici;

• raggruppamento;

• arrotondamento alla decina;

• le proprietà delle quattro operazioni;

• il recupero dei fatti aritmetici.

Date queste considerazioni, si raccomanda perciò di usare prevalentemente l’uso di strategie di calcolo a

mente nella quotidianità scolastica. Sono infatti auspicabili attività quasi giornaliere, di breve durata, con

proposte diverse e giochi che privilegino il calcolo mentale allo scritto, che sarà ovviamente trattato a livello

procedurale.

Con i bambini più grandi si deve cercare inoltre di favorire il ragionamento e solo successivamente, tramite

l’esercizio, l’automatizzazione.

Il calcolo scritto rappresenta un apprendimento di procedure necessarie per eseguire calcoli molto

complessi, che abbisognano di un supporto cartaceo per dare aiuto al nostro sistema di memoria. Quindi, il

calcolo scritto ha il compito di automatizzare procedure ed algoritmi e non quello di sviluppare strategie né

di potenziare le abilità di intelligenza numerica. Impegnare la gran parte del tempo scolastico

nell’esercitazione di tali algoritmi, se da una parte consente un’adeguata acquisizione delle procedure di

calcoli complessi, dall’altra rischia di penalizzare l’apprendimento e il consolidamento di strategie più

flessibili ed efficaci come quelle del calcolo a mente. Si raccomanda, dunque, un approccio didattico che

sappia potenziare entrambi i tipi di calcolo necessari per lo sviluppo di potenzialità cognitive differenti.

Se queste raccomandazioni sono necessarie verso l’intera conduzione della classe, tanto più lo sono verso i

bambini con DSA, il cui profilo cognitivo può essere supportato dalla differenziazione delle proposte

didattiche. Ad esempio, il calcolo scritto sarà tanto più difficile quanto più il profilo compromesso

riguarderà gli automatismi e i processi di memoria, mentre il calcolo a mente sarà tanto più difficile quanto

più il profilo compromesso riguarderà le funzioni di strategia composizionale. Se l’insegnante sa adoperare

metodi didattici flessibili e corrispondenti alle qualità cognitive individuali, il potenziamento non resterà

disatteso.

"Sono una bambina dislessica. Sapete cosa significa? Quando si è

dislessici non si sa leggere e scrivere come gli altri bambini, ma si

apprende in maniera diversa perché il tuo cervello va a 200 all'ora come

la moto di Valentino Rossi, ma poi ti perdi nelle piccole e semplici cose

automatiche come leggere e scrivere. Per esempio quando devo leggere

una parola come tavolo, ogni volta che devo leggere e capire i suoni

della parola, non riesco a 'vederla' e capire subito che quella parola

significa tavolo. Sono tanti i bambini dislessici come me. E non bisogna

averne paura perché non è una malattia, né una cosa di cui

vergognarsi, è come un serpentello che ti va su e giù, nel corpo e nel

cervello...“. ( dal libro “Io, Melania... bambina dislessica” )

INDICAZIONI VALIDE PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA E PRIMARIA

SCUOLA DELL’INFANZIA SCUOLA PRIMARIA

• Osservare:

� Lo sviluppo del linguaggio

� Le abilità meta-fonologiche(trovare

parole che iniziano con la stessa

sillaba, riconoscere e produrre

rime, dividere parole in sillabe, etc.)

• Nella didattica proporre attività per lo

sviluppo e il potenziamento:

� Delle abilità fonologiche e

metafonologiche

� Della percezione uditiva

� Delle capacità di ascolto.

• Stimolare la scoperta del mondo della

lettura e della scrittura.

• In presenza di bambini che presentano

difficoltà specifiche e persistenti

� Invitare i genitori a far effettuare

una osservazione e valutazione

specialistica

� Proporre attività per il

potenziamento degli aspetti carenti

• Partecipare ad attività di screening

• Predisporre il passaggio informazioni

• Approfondire le conoscenze riguardo ai DSA

• Concordare le modalità d’incontro e

collaborazione con la famiglia e gli

specialisti di riferimento.

• Nell’ambito dell’equipe pedagogica definire

un Percorso Personalizzato che contenga:

− La situazione di partenza desunta

dalla lettura e dall’interpretazione

della diagnosi, dalle informazioni

ricevute dallo specialista e dalla

famiglia

− Gli interventi didattico-educativi

della scuola(percorso formativo,

strategie didattiche, metodologie

specifiche, strumenti compensativi e

misure dispensative) desumibili

anche dalle note ministeriali

− I criteri e le modalità di verifica e

valutazione.

• Porre attenzione allo sviluppo

dell’autostima e del concetto di sé

dell’alunno.

• Avviare all’uso degli strumenti

compensativi.

• Ricordare che l’alunno con DSA:

− Per imparare ha bisogno di più

tempo

− Si stanca facilmente

− Può mostrarsi disordinato

− Esprime bassa motivazione a causa

di ripetuti insuccessi

• Mettere in evidenza e far riconoscere le

capacità presenti e i punti di forza.

• Esprimere atteggiamenti positivi e

costruttivi.

• Costruire rapporti di collaborazione con la

famiglia e l’alunno.

• Predisporre il passaggio di informazioni

avendo cura di trasmettere le informazioni

di carattere scolastico. Per i dati relativi alla diagnosi sentire il parere della famiglia.

DISPENSARE significa esentare l’alunno da un impegno, da un obbligo, da un’attività che si sa

potere essere fallimentare poiché non dipende dall’impegno profuso dall’alunno.Le misure

dispensative sono dei facilitatori formali, necessarie per colmare alcune carenze difficilmente

colmabili.

• DISPENSA DALLA LETTURA AD ALTA VOCE, A MENO CHE EGLI NON LO RICHIEDA ESPRESSAMENTE

• DISPENSA DALLA COPIATURA ALLA LAVAGNA

• DISPENSA DALLA SCRITTURA VELOCE SOTTO DETTATURA

• DISPENSA DALLO STUDIO MNEMONICO (VERBI, TABELLINE, FORMULE, POESIE)

• DISPENSA DALL’USO DEL VOCABOLARIO

• DISPENSA, OVE È NECESSARIO, DALLO STUDIO DELLA LINGUA STRANIERA IN FORMA SCRITTA

• PROGRAMMAZIONE DI TEMPI PIÙ LUNGHI PER PROVE SCRITTE E PER LO STUDIO A CASA

• ORGANIZZAZIONE DI INTERROGAZIONI PROGRAMMATE

• VALUTAZIONE DELLE PROVE SCROITTE E ORALI CON MODALITÀ CHE TENGANO CONTO DEL CONTENUTO

E NON DELLA FORMA

COMPENSARE : significa dare l’equivalente di una cosa, di un’attività con un’altra, supplendone il

difetto, la mancanza. Gli strumenti compensativi sono tecnologie / risorse che vengono utilizzate

dall’alunno in modo STRATEGICO al fine di favorire il suo successo formativo.

•MAPPE CONCETTUALI

•SINTESI DELLE LEZIONI

•LINEA DEL TEMPO

•USO DI PAROLE-CHIAVE

•GLOSSARI SPECIFICI

•FORMULARI DI ALGEBRA, GEOMETRIA, TRIGONOMETRIA

•TABELLA DEI MESI, TABELLA DELL’ALFABETO E DEI VARI CARATTERI

•REGISTRATORE

•FASI DELLO SVOLGIMENTO DEL PROBLEMA

•CALCOLATRICE

•TAVOLA PITAGORICA

•TABELLA DEI NUMERI E DELLE MISURE

•COMPUTER

o SINTESI VOCALE

o DIZIONARI ELETTRONICI

o ENCICLOPEDIA MULTIMEDIALE

o TRADUTTORE

“Sono misure che non violano l’imparzialità, ma al contrario mettono il dislessico sullo stesso

piano dei suoi compagni”

CORRELAZIONE TRA DSA E MATERIALI

COMPENSATIVI E DISPENSATIVI

Peculiarità dei processi cognitivi

Interventi di compenso/dispensa

lentezza ed errori nella lettura con conseguente difficoltà nella comprensione del testo

• evitare di far leggere a voce alta • incentivare l’utilizzo di computer con sintesi vocale, di cassette con testi registrati, di dizionari digitali,… • sintetizzare i concetti con l’uso di mappe concettuali e/o mentali • favorire l’uso di software specifici dotati di sintesi vocale in grado di leggere anche le lingue straniere • leggere le consegne degli esercizi e/o fornire, durante le verifiche, prove su supporto audio e/o digitale • ridurre nelle verifiche scritte il numero degli esercizi senza modificare gli obiettivi • evitare le verifiche scritte in tutte le materie tradizionalmente orali, consentendo l’uso di mappe o ipertesti (PPT) durante l’interrogazione

difficoltà nei processi di automatizzazione della letto-scrittura : impossibilità di eseguire nello stesso tempo due “procedimenti” come ascoltare e scrivere, ascoltare e seguire

• evitare di far prendere appunti, ricopiare testi o espressioni matematiche, ecc. • fornire appunti su supporto digitale o cartaceo stampato preferibilmente con carattere Arial, Comic Sans, Trebuchet (di dimensione 12-14 pt) in caso di necessità di integrazione dei libri di testo • consentire l’uso del registratore • evitare la scrittura sotto dettatura • evitare la copiatura dalla lavagna

difficoltà nel ricordare le categorizzazioni : i nomi dei tempi verbali e delle strutture grammaticali italiane e straniere, dei complementi

• favorire l’uso di schemi • privilegiare l’utilizzo corretto delle forme grammaticali sulle acquisizioni teoriche delle stesse. • utilizzare per le verifiche domande a scelta multipla

disortografia e/o disgrafia

• favorire l’utilizzo di programmi di videoscrittura con correttore ortografico per l’italiano e le lingue straniere

discalculia , difficoltà nel memorizzare: tabelline, formule, sequenze arbitrarie e procedure

• consentire l’uso di tavola pitagorica, calcolatrice, tabelle e formulari, mappe procedurali, sia nelle verifiche che nelle interrogazioni • utilizzare prove a scelta multipla

difficoltà nell’espressione della lingua scritta

• favorire l’uso di schemi testuali

difficoltà nel recuperare rapidamente nella memoria nozioni già acquisite e comprese con conseguente difficoltà e lentezza nell’esposizione orale

• incentivare l’utilizzo di mappe, schemi e ipertesti (PPT) durante l’interrogazione, come previsto anche nel colloquio per l’esame di Stato, per facilitare il recupero delle informazioni e migliorare l’espressione verbale orale • evitare di richiedere lo studio mnemonico e nozionistico in genere, tenere presente che vi è una notevole difficoltà nel ricordare nomi, termini tecnici e definizioni (ad es. per le materie scientifiche, diritto, filosofia,…)

facile stanchezza e tempi di recupero troppo lunghi

• fissare interrogazioni e compiti programmati • evitare la sovrapposizione di compiti e interrogazioni di più materie • evitare di richiedere prestazioni nelle ultime ore • ridurre le richieste di compiti per casa • istituire un produttivo rapporto scuola e famiglia/tutor • controllare la gestione del diario

difficoltà nella lingua straniera

• privilegiare la forma orale • utilizzare per lo scritto prove a scelta multipla

se alcune di queste peculiarità risultano compresenti a un deficit di attenzione

• dividere la prova in tempi differenti in quanto non serve assegnare più tempo

Inoltre… • indirizzare l’intervento didattico verso attività metacognitive, come potenziare i processi “alti” legati

all’anticipazione e alle rappresentazioni mentali e le mnemotecniche visive

• indurre abilità di studio personalizzate

• valutare in modo costruttivo, separando sempre l’errore dal contenuto

• favorire l’instaurarsi di meccanismi di autoverifica e di controllo

• potenziare l’autostima evitando di sottolineare solo le difficoltà

Anche l’ambiente dell’aula scolastica può essere utilizzata per inserire elementi facilitanti . Nella scuola dell’Infanzia : creare delle “pareti parlanti”, con la presenza di scritte chiare ed in stampato maiuscolo. Anche sugli arredi scolastici inserire simboli e scritte chiari . Nelle classi prima e seconda della scuola primaria: creare delle “pareti parlanti”, con la presenza di riferimenti espliciti e chiari sulle varie lettere, sulle difficoltà ortografiche e sui vari caratteri della scrittura. Allestire anche delle linee dei numeri e delle quantità. Nelle restanti classi della scuola primaria e della scuola secondaria di I grado:

• creare delle “pareti attrezzate” CON RIFERIMENTI VISIVI per le diverse discipline , mediante grafici, mappe, schemi …

• Munire l’aula (qualunque sia l’età dell’alunno) di un orologio grande e dal quadrante leggibile e di un calendario.

• Programmare le interrogazioni e le verifiche, evitando la sovrapposizione di compiti e interrogazioni

di più materie, fissandole preferibilmente nelle prime ore della mattinata e solo sul programma

effettivamente svolto.

• Per le verifiche scritte programmare tempi più lunghi o materiale ridotto. In alternativa è anche

possibile suddividere la verifica in due o più parti.

• In qualunque situazione (test/verifica/esercizio in classe) leggere per più volte per la classe a voce

alta.

• Sostituire gli esercizi di scrittura con esercizi di riconoscimento.

• Le domande aperte dovrebbero chiedere risposte precise e non troppo lunghe.

• I testi delle verifiche dovrebbero essere scritti in modo chiaro e nitido, possibilmente al pc con

carattere 14 e interlinea 2, sarebbe consigliabile evitare la scrittura a mano. Le frasi dovrebbero

essere brevi, semplici, evitando di gravare il testo con troppe informazioni, è importante evitare

doppie negazioni per non creare confusione.

• Nelle verifiche è necessario non tenere conto degli errori di trascrizione, degli errori di ortografia,

del tempo impiegato, l’ideale sarebbe tener conto del punto di partenza e dei risultati conseguiti,

premiando progressi e sforzi dell’alunno.

• L’ideale è l’utilizzo in maniera ridotta dei segni rossi di correzione, e la rassicurazione, attraverso

indicazioni precise su come attuare i miglioramenti, che gli errori possono sempre essere corretti.

• Nel caso di verifica scritta con risultato negativo o non corrispondente alla preparazione

dell’alunno, sarebbe consigliabile ripetere la verifica in forma orale.

• Per quanto riguarda le interrogazioni orali, è necessario considerare che molti soggetti con DSA

hanno difficoltà nell’organizzazione sequenziale di un discorso. E‟ quindi consigliabile da parte

dell’insegnante che vengano fatte domande mirate, se possibile, supportandole con strumenti visivi (

schemi, diagrammi, tabelle,ecc).

• Nel commentare un’interrogazione, puntare soprattutto sugli aspetti positivi, dimostrando

ottimismo sulle possibilità di recupero degli errori.

• Ricordare che il tempo per i soggetti DSA è fondamentale, hanno bisogno di tempi più lunghi per la

risposta in quanto presentano anche problemi di disnomia, evitare quindi di mettergli fretta durante

le interrogazioni ed evitare di ammonirlo davanti alla classe

• Nelle interrogazioni orali è importante accettare anche risposte concise e aiutare l’alunno

nell’argomentazione se si trova in difficoltà a causa della compromissione della memoria a breve

termine.

• Molto utile per questi alunni avere la possibilità di consultare durante l’interrogazione o la verifica

lo schema o mappa dell’argomento studiato, che potrà consultare in caso di necessità (ad esempio

per recuperare un termine che non riesce a ricordare).

• Fondamentale per l’autostima degli alunni con D.S.A. sottolineare il miglioramento rispetto al livello

di partenza senza soffermarsi troppo sul voto.

• A volte l’insegnante può avere dei timori per la paura di dover giustificare il diverso trattamento

dell’alunno DSA, per questo è necessario che si spieghi il significato dei disturbi specifici di

apprendimento a tutta la classe.

• Gli alunni con disturbi specifici di apprendimento non godono di una capacità di attenzione

“selettiva”e sono quindi attenti a più cose contemporaneamente. Data l’alta “distraibilità” lo

studente D.S.A., dovrebbe essere posizionato nei banchi delle prime file, in posizione

perpendicolare alla lavagna.

• Tenere presente che lo studente con disturbi specifici di apprendimento può dare di se un’idea

negativa rispetto a quella reale a causa delle difficoltà che vive nell’ambito scolastico e delle lacune

accumulate negli anni e tende a volte a sminuirsi per attenuare il proprio senso di inadeguatezza

rispetto ad un eventuale nuovo fallimento.

• Tenere sempre conto della difficoltà dell’alunno D.S.A. che non ha una buona cognizione spazio-

temporale, nella gestione del diario e del materiale scolastico, ricordando che queste

problematiche non derivano da distrazione o poco interesse ma da problemi reali, è quindi molto

importante aiutarlo nel controllo del diario.

• Consigliabile l’utilizzo del metodo fonologico (o fonemico) per l’apprendimento della letto-scrittura,

evitando il metodo globale.

• Assegnare regolarmente compiti per casa su ogni singolo argomento, in minima quantità,

focalizzando gli aspetti fondamentali di ciascun apprendimento ed eliminando le parti di pura

ripetizione ricordando che lo studente dislessico ha diritto ad una riduzione sul carico di lavoro

anche nei compiti assegnati per casa secondo le circolari ministeriali, è quindi consigliabile

personalizzare l’assegnazione dei compiti.

• Lo studente D.S.A. trova grandi difficoltà a mettere in ordine le sequenze (anche temporali), a

ricordare termini grammaticali e ha bisogno di più tempo per leggere e comprendere ciò che gli

viene richiesto.

• La scrittura in molti casi non è automatizzata, da ciò deriva molto affaticamento o brutta grafia

quando è stanco (anche quando non è disgrafico)

• Evitare di far scrivere o copiare se non è strettamente necessario, soprattutto nei compiti a casa. La

copiatura alla lavagna è controproducente perché può capitare che ometta delle parti della lezione.

• E’ consigliabile usare lo stampatello maiuscolo anche nelle spiegazioni alla lavagna e consegnare

una mappa della lezione che si sta per spiegare.

• Evitare di far prendere appunti, ricopiare testi o espressioni matematiche.

• Il docente, nel caso di un dettato di più pagine, o durante le spiegazioni dovrebbe fornire le

fotocopie o permettere all’alunno di registrare o affiancare il ragazzo con D.S.A. ad un compagno

che possa scrivere gli appunti per lui o che possa aiutarlo.

• Per gli studenti che non sono accurati nel copiare ma che devono far pratica, l’ideale sarebbe

fornire un testo con un ampio spazio sotto ogni parola per dargli modo di copiare le parole

direttamente sotto e non di lato.

• Molto importante insegnare a sottolineare le parti più importanti, mostrare schemi, mappe e

aiutare gli alunni nell’organizzazione del lavoro.

• Utile l’uso di materiale audiovisivo e di tutti i sussidi possibili.

• Ricordare che i tempi di attenzione sono molto ridotti, è necessario quindi prevedere pause

frequenti.

• Per sapere se l’alunno ha capito l’argomento, porre spesso domande di verifica di comprensione.

• Utilizzate forme di gratificazione ma evitate la menzogna (non dite di un testo che è scritto male

che è scritto bene, ma premiate l’impegno e il miglioramento)

Se l’alunno vuole registrare la lezione: fargli capire che non serve registrare tutta la lezione , ma fare un

sunto finale a fine spiegazione e far registrare (di preferenza) solo quello.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

NORMATIVA DI RIFERIMENTO

• Legge quadro 104 del 1992

• Legge 517/77 sulla programmazione educativa. Decreto n.87 del 1994

• D.P.R. 24/02/97. Atto di indirizzo e coordinamento relativo ai

• compiti delle unità sanitarie locali in materia di alunni portatori di handicap Legge 59/97 –

• Circolare MIUR Prot. n° 4099/a/4/ del 05.10.2004.Iniziative relative alla Dislessia

• Legge 8 ottobre 2010 n.170 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in

ambito scolastico

• D.M. MIUR n.5669 del 12.07.2011 Norme in materia di disturbi specifici di apprendimento

scolastico

• All. D.M. 12 luglio 2011 - Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA

• Consensus Conference 2010

LIBRI – GUIDE

• Giacomo Stella, La Dislessia, Il mulino 2004

• Giacomo Stella, In classe con un allievo con disordini di apprendimento, Fabbri editori,2001

• USP Mantova, Dislessia …….che fare. Mini guida per gli insegnanti

• Martina Troiano-Patrizia Zuccaro “Dislessia-Disturbi specifici di apprendimento”

• USP Lecco, 10 norme da rispettare

SITOGRAFIA UTILE

• www.istruzione.it/web/istruzione/dsa

• www.dislessia.it

• www.aiditalia.org

• www.dislessia.org (sito dell’AID di Roma)

• http://blog.libero.it/dislessicamente

• www.libroparlato.org

• www.anastasis.it

Indirizzi utili

• Biblioteca digitale dell’Associazione

Italiana Dislessia “Giacomo Venuti”

email:[email protected]

• Centro Internazionale del libro

parlato(Opera trasferimenti dei testi

su:audio cassette, braille, floppy

disk, cd-mp3) Tel: 0439/880425

• Cooperativa Anastasis (Software

didattici e riabilitativi): Tel:

051/2962121

Legge n. 170 08 Ottobre 2010 - Nuove norme in materia di disturbi

specifici di apprendimento in ambito scolastico

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA promulga

la seguente legge:

Art. 1 Riconoscimento e definizione di dislessia,

disgrafia, disortografia e discalculia

1. La presente legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. 2. Ai fini della presente legge, si intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell'imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura. 3. Ai fini della presente legge, si intende per disgrafia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica. 4. Ai fini della presente legge, si intende per disortografia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nei processi linguistici di transcodifica. 5. Ai fini della presente legge, si intende per discalculia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell'elaborazione dei numeri. 6. La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere separatamente o insieme. 7. Nell'interpretazione delle definizioni di cui ai commi da 2 a 5, si tiene conto dell'evoluzione delle conoscenze scientifiche in materia.

Art. 2 Finalità

1. La presente legge persegue, per le persone con DSA, le seguenti finalità: a) garantire il diritto all'istruzione; b) favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto, garantire una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità; c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali; d) adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti; e) preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA; f) favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi; g) incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione; h) assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale.

Art. 3 Diagnosi

1. La diagnosi dei DSA e' effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Servizio sanitario nazionale a legislazione vigente ed e' comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello studente. Le regioni nel cui territorio non sia possibile effettuare la diagnosi nell'ambito dei trattamenti specialistici erogati dal Servizio sanitario nazionale possono prevedere, nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, che la medesima diagnosi sia effettuata da specialisti o strutture accreditate. 2. Per gli studenti che, nonostante adeguate attività di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà, la scuola trasmette apposita comunicazione alla famiglia. 3. E' compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi

sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei protocolli regionali di cui all'articolo 7, comma 1. L'esito di tali attività non costituisce, comunque, una diagnosi di DSA.

Art. 4 Formazione nella scuola

1. Per gli anni 2010 e 2011, nell'ambito dei programmi di formazione del personale docente e dirigenziale delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia, e' assicurata un'adeguata preparazione riguardo alle problematiche relative ai DSA, finalizzata ad acquisire la competenza per individuarne precocemente i segnali e la conseguente capacità di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate. 2. Per le finalità di cui al comma 1 e' autorizzata una spesa pari a un milione di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente utilizzo del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, come determinato, dalla Tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191.

Art. 5 Misure educative e didattiche di supporto

1. Gli studenti con diagnosi di DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari. 2. Agli studenti con DSA le istituzioni scolastiche, a valere sulle risorse specifiche e disponibili a legislazione vigente iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, garantiscono: a) l'uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo, adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate; b) l'introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere; c) per l'insegnamento delle lingue straniere, l'uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell'esonero. 3. Le misure di cui al comma 2 devono essere sottoposte periodicamente a monitoraggio per valutarne l'efficacia e il raggiungimento degli obiettivi. 4. Agli studenti con DSA sono garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato e di ammissione all'università nonché gli esami universitari.

Art. 6 Misure per i familiari

1. I familiari fino al primo grado di studenti del primo ciclo dell'istruzione con DSA impegnati nell'assistenza alle attività scolastiche a casa hanno diritto di usufruire di orari di lavoro flessibili. 2. Le modalità di esercizio del diritto di cui al comma 1 sono determinate dai contratti collettivi nazionali di lavoro dei comparti interessati e non devono comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 7 Disposizioni di attuazione

1. Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si provvede, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ad emanare linee guida per la predisposizione di protocolli regionali, da stipulare entro i successivi sei mesi, per le attività di identificazione precoce di cui all'articolo 3, comma 3. 2. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con proprio decreto, individua le modalità di formazione dei docenti e dei dirigenti di cui all'articolo 4, le misure educative e didattiche di supporto di cui all'articolo 5, comma 2,

nonché le forme di verifica e di valutazione finalizzate ad attuare quanto previsto dall'articolo 5, comma 4. 3. Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, da adottare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, e' istituito presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un Comitato tecnico-scientifico, composto da esperti di comprovata competenza sui DSA. Il Comitato ha compiti istruttori in ordine alle funzioni che la presente legge attribuisce al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Ai componenti del Comitato non spetta alcun compenso. Agli eventuali rimborsi di spese si provvede nel limite delle risorse allo scopo disponibili a legislazione vigente iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Art. 8 Competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome

1. Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, in conformità ai rispettivi statuti e alle relative norme di attuazione nonché alle disposizioni del titolo V della parte seconda della Costituzione. 2. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono a dare attuazione alle disposizioni della legge stessa.

Art. 9 Clausola di invarianza finanziaria

1. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 2, dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a Roma, addì 8 ottobre 2010

NAPOLITANO Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri