Health Online - Numero 4 - Dicembre 2014

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IL PERIODICO DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA IN EVIDENZA dicembre 2014 - N°4

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IL PERIODICO DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA

HEALTH

IN EVIDENZA

dicembre 2014 - N°4

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COMUNICARE, APPROFONDIRE, INFORMAREa cura dell’Ing. Roberto Anzanello - Direttore responsabile

FECONDAZIONE ETEROLOGA:ORA SI PUÒ?

a cura di Alessandro Brigato

LA SCLEROSI MULTIPLAa cura di Manuela Fabbretti

I TAGLI ALLA SANITÀa cura di Alessio Lupaccini

DIABETE: RICERCA MEDICA E STAMINALIa cura di Alessandro Brigato

EDITORIALE pag. 1

SOMMARIO

IN EVIDENZA pag. 2

pag. 4

pag. 5

HEALTH ONLINEPERIODICO BIMESTRALE DI

INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA

Anno 1° - Dicembre 2014 - N°4

DIRETTORE RESPONSABILEIng. Roberto Anzanello

DIRETTORE EDITORIALEMassimiliano Alfieri

COMITATO DI REDAZIONEManuela Fabbretti

Fabio VitaleLuciano Dragonetti

REDAZIONE E PRODUZIONEFabio Vitale

DIREZIONE E PROPRIETÀHHG S.p.A.

Via di Santa Cornelia, 900060 - Formello (RM)

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Tutti i diritti sono riservati.Nessuna parte può essere riprodotta

in alcun modo senza permesso scritto del direttore editoriale. Articoli,

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diretta.

REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA

N° 29 del 10 Marzo 2014

IMAGINAZIONE E GRAFICAFabio vitale

Copia inviata a 86.432 email

HEALTH

il Museo del Mutuo Soccorso - sito in Via di Santa Cornelia, 9 | 00060 | Formello (RM) - ha al suo interno più di 500 reperti di valore storico mutualistico. Aperto dal lunedì al venerdì solo su appuntamento contattando il numero telefonico +39 331 6893067

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Ormai chiara a tutti è la situazione di crisi che l’Italia sta attraversando, su tutti i fronti e settori, ma specialmente anche in termini di sanità e di Welfare. Con le politiche di White Economy, il riassetto delle strutture sanitarie ed i tentativi di integrazione e fluidità delle pratiche di assistenza e prevenzione che lo Stato sta tentando di applicare si continuano a percepire, in tutto il territorio nazionale, grandi dissensi da parte dei cittadini nei confronti del nostro SSN apparentemente in sovraccarico e rallentato.

Nonostante gli sforzi di razionalizzazione dei costi e delle spese che il Governo sta cercando di attuare veniamo continuamente bombardati di notizie dissonanti che creano confusione tra i cittadini e rendono di difficile comprensione ciò che davvero sta accadendo.

Da un lato sentiamo parlare di tagli alla sanità, limitazione dei fondi per le spese sanitarie, regioni in difficoltà e ospedali in sovraffollamento, mancanza di posti letto e carenza di personale ospedaliero, dall’altro riscontriamo il grande tasso di disoccupazione giovanile e non, che negli ultimi anni ha raggiunto picchi elevatissimi.

Viene qui spontaneo chiedersi: quali prospettive di sviluppo ci sono nei prossimi anni? Il Welfare sanitario Italiano sopravvivrà alla crisi? Come faranno i cittadini a provvedere alla propria salute vista la continua limitazione delle offerte del SSN alla domanda di assistenza sanitaria del paese?

Certo è che, senza un’adeguata analisi di tutte le soluzioni, sembra impossibile risolvere la situazione, ma il nostro paese gode di grandi risorse che potrebbero fornire supporto alle mancanze del sistema statale, come integrazione a sostegno delle necessità espresse dei cittadini e in un ottica di sviluppo dell’economia stessa.

Un aspetto importante che emerge dagli studi effettuati e dalle ricerche di settore, è proprio quello della mancanza di informazione e comprensione da parte del pubblico, degli strumenti alternativi che oggi il Paese mette a disposizione.

Dando uno sguardo rapido al panorama sanitario, le alternative sulle quali focalizzare l’attenzione sono tutte le strutture in grado di offrire servizi e risorse professionali qualificate ad integrazione di quelle pubbliche, ovvero le Mutue, i Fondi e le Casse sanitarie.

Queste sono dislocate su tutto il territorio nazionale, abbattendo così la differenziazione di qualità di servizi oggi presente tra Nord e Sud, e collaborano con le migliori strutture mediche professionali delle proprie zone di appartenenza, dando un’adeguata risposta alle richieste di servizi e prestazioni del cittadino, spesso a prezzi agevolati e convenienti, abbattendo i lunghi tempi di attesa che si prospettano invece davanti alle prestazioni sanitaria del SSN.

Informazione, approfondimento e comunicazione quindi sono principali ed essenziali aspetti sui quali bisogna lavorare, per dare modo a tutti gli utenti di comprendere e conoscere in un’ottica specifica tutte le alternative possibili per sopperire alle esigenze, nonché ai diritti costituzionali, di cura e assistenza per la propria salute e quella di tutta la famiglia.

Health OnLine, coerentemente con la propria filosofia editoriale, persegue costantemente e coerentemente questi obiettivi: comunicarvi, approfondire ed informarvi per consentirvi di avere una visione corretta della situazione sanitaria del paese.

di Roberto Anzanello

COMUNICARE, APPROFONDIRE, INFORMARE

EDITORIALE

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FECONDAZIONE ETEROLOGA:ORA SI PUÒ?

Si dice che non si dovrebbe abbandonare questo pianeta e questa vita senza aver piantato un albero e lasciato un figlio, forse perché scopo ultimo dell’esistere è trasmettere alle generazioni successive qualcosa di nostro, testimonianza dell’ “esser passati” e quale testimonianza migliore di un figlio potremmo mai donare al mondo?

La procreazione è spesso ambizione comune tra gli uomini e necessità innata nelle donne, che talvolta sviluppano il senso materno e la volontà di mettere al mondo dei figli già in tenerissima età, eppure quello che più volte è stato definito come un diritto alla vita, non è prerogativa concessa a tutti in natura e molte coppie per sopperire a problemi di infertilità o sterilità ricorrono o vorrebbero ricorrere alla fecondazione assistita, in particolare l’eterologa ha subito una nuova apertura in Italia negli ultimi mesi.

Il 9 Aprile di quest’anno, la Corte Costituzionale ammette nuovamente il ricorso alla fecondazione eterologa in Italia, dichiarando illegittima buona parte della Legge 40 del 2004, che ne aveva sancito il divieto.

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LA SENTENZA Il 9 Aprile di quest’anno, la Corte Costituzionale ammette nuovamente il ricorso alla fecondazione eterologa in Italia, dichiarando illegittima buona parte della Legge 40 del 2004, che ne aveva sancito il divieto. La sentenza, scritta dal giudice G. Tesauro, statuisce infatti come la determinazione di avere o meno un figlio debba essere “incoercibile”, ovvero non debba essere in alcun modo repressa, inoltre tale divieto instaurava, secondo la Corte, una discriminazione tra le coppie in base alle loro possibilità economiche, a seconda delle quali si poteva scegliere di rivolgersi all’estero, nelle cliniche dei paesi dove questa tipologia di Procreazione Medica Assistita era ed è ammessa.

Tralasciando quelli che sono problemi e dubbi di natura etica o morale, la fecondazione eterologa, a distanza di diversi mesi dalla emissione della sentenza,

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sembra però non avere avuto il successo sperato dai suoi fautori, riscontrando degli impedimenti che continuano a ostacolarne l’attuazione, dovuta a limitazioni non più di carattere legale, ma bensì oggettive, coma la difficoltà a reperire donatori di spermatozoi e donatrici di ovociti.

La diffidenza nel donare, specialmente per quanto riguarda l’universo femminile, dove la pratica risulta molto più invasiva rispetto a quella maschile, è da ricercare sicuramente in una assenza di sensibilizzazione verso l’argomento, ma più banalmente è da ravvedere nella assoluta mancanza di compenso prevista per la donazione, nemmeno a titolo di rimborso spese. Nel panorama europeo troviamo pareri discordanti al riguardo: stessa linea di pensiero utilizzata dai cugini transalpini e rimborsi fino a 2000€ previsti in Belgio, anche se mediamente viene sempre previsto un rimborso tra i 500 e i 1000 euro e le ragioni economiche rappresentano quasi la metà delle motivazioni che spingono le donne a donare.

Per ovviare a questa carenza, sono sempre maggiori le richieste di gameti rivolte all’estero: il primo a percorrere questa strada è stato l’ospedale Careggi di Firenze, ma anche altre realtà private ne stanno seguendo l’esempio, consapevoli di non poter far fronte alla domanda con le sole donazioni effettuate da donne italiane.

Ci sono poi soluzioni alternative volte ad attivare il meccanismo di donazione, uno di questi è l’egg-freezing, ovvero il congelamento dei propri ovociti in giovane età, sia allo scopo di prevenire

problemi futuri di sterilità, sia al fine di posticipare la maternità in età avanzata, il tutto gratuitamente a patto si donino metà dei gameti congelati. Un altro metodo è il gametes crossing, sistema simile alla banca del sangue, dove si intrecciano e si scambiano i gameti donati in favore di un’amica o di una conoscente con quelli di un’altra che abbia fatto lo stesso, restando così anonime e sconosciute le donatrici alla destinataria degli ovociti. Infine l’egg-sharing, dove chi si sottopone alla fecondazione omologa decide di cedere le cellule in sovrannumero.

Una volta ottenuti i gameti necessari, si va inoltre incontro ad un altro problema, sempre di natura economica, ovvero su chi debba farsi carico delle spese relative alla PMA eterologa e in questo senso il ministro della Salute Lorenzin ha delegato le singole regioni ad adottare le proprie linee guida con la conseguenza che la Lombardia ha introdotto una gratuità parziale a cui possono accedere solo coppie con determinati requisiti di infertilità.

Al di là del fattore economico, però, sembra ci sia una dicotomia evidente tra i due modi di concepire la maternità: da una parte il forte desiderio di formare una famiglia e avere il diritto, considerato addirittura “incoercibile” dalla Sentenza di aprile, di mettere al mondo dei figli, anche quando la natura non ce ne ha concesso la possibilità; dall’altro una riluttanza a cedere a sconosciuti il proprio privilegio, attanagliati dal dubbio di non poter aver accesso a quella vita che si è indissolubilmente contribuito a formare.

a cura di Alessandro Brigato

A cura di Alessandro Brigato

FECONDAZIONE ETEROLOGA: ORA SI PUO’?

Si dice che non si dovrebbe abbandonare questo pianeta e questa vita senza aver piantato un albero e lasciato un figlio, forse perché scopo ultimo dellʼesistere è trasmettere alle generazioni successive qualcosa di nostro, testimonianza dellʼ “esser passati” e quale testimonianza migliore di un figlio potremmo mai donare al mondo?

La procreazione è spesso ambizione comune tra gli uomini e necessità innata nelle donne, che talvolta sviluppano il senso materno e la volontà di mettere al mondo dei figli già in tenerissima età, eppure quello che più volte è stato definito come un diritto alla vita, non è prerogativa concessa a tutti in natura e molte coppie per sopperire a problemi di infertilità o sterilità ricorrono o vorrebbero ricorrere alla fecondazione assistita, in particolare lʼeterologa ha subito una nuova apertura in Italia negli ultimi mesi.

LA SENTENZA Il 9 Aprile di questʼanno, la Corte Costituzionale ammette nuovamente il ricorso alla fecondazione eterologa in Italia, dichiarando illegittima buona parte della Legge 40 del 2004, che ne aveva sancito il divieto. La sentenza, scritta dal giudice G. Tesauro, statuisce infatti come la determinazione di avere o meno un figlio debba essere “incoercibile”, ovvero non debba essere in alcun modo repressa, inoltre tale divieto instaurava, secondo la Corte, una discriminazione tra le coppie in base alle loro possibilità economiche, a seconda delle quali si poteva scegliere di rivolgersi allʼestero, nelle cliniche dei paesi dove questa tipologia di Procreazione Medica Assistita era ed è ammessa.

Tralasciando quelli che sono problemi e dubbi di natura etica omorale, la fecondazione eterologa, a distanza di diversi mesi dalla emissione della sentenza, sembra però non avere avuto il successo sperato dai suoi fautori, riscontrando degli impedimenti che continuano a ostacolarne lʼattuazione, dovutaa limitazioni non più di carattere legale, ma bensì oggettive, coma la difficoltà a reperire donatori di spermatozoi e donatrici di ovociti.

La diffidenza nel donare, specialmente per quanto riguarda lʼuniverso femminile, dove la pratica risulta molto più invasiva rispetto a quella maschile, è da ricercare sicuramente in una assenza di sensibilizzazione verso lʼargomento, ma più banalmente è da ravvedere nella assoluta mancanza di compenso prevista per la donazione, nemmeno a titolo di rimborso spese. Nel panorama europeo troviamo pareri discordanti al riguardo: stessa linea di pensiero utilizzata dai cugini transalpini e rimborsi fino a 2000€ previsti in Belgio, anche se mediamente viene sempre previsto un rimborso tra i 500 e i 1000 euro e le ragioni economiche rappresentano quasi la metà delle motivazioni che spingono le donne a donare.

Per ovviare a questa carenza, sono sempre maggiori le richieste di gameti rivolte allʼestero: il primo a percorrere questa strada è stato lʼospedale Careggi di Firenze, ma anche altre realtà private ne stanno seguendo lʼesempio, consapevolidi non poter far fronte alla domanda con le sole donazioni effettuate da donne italiane.

Ci sono poi soluzioni alternative volte ad attivare il meccanismo di donazione, uno di questi è lʼegg-freezing,ovvero il congelamento dei propri ovociti in giovane età, sia allo scopo di prevenire problemi futuri di sterilità, sia al fine di posticipare la maternità in età avanzata, il tutto gratuitamente apatto si donino metà dei gameti congelati. Un altro metodo è il gametes crossing, sistema simile alla banca del sangue, dove si intrecciano e si scambiano i gameti donati in favore di unʼamica o di una conoscente con quelli di unʼaltra che abbia fatto lo stesso, restando così anonime e sconosciute le donatrici alla destinataria degli ovociti. Infine lʼegg-sharing, dove chi si sottopone alla fecondazione omologa decide di cedere le cellule in sovrannumero.

Una volta ottenuti i gameti necessari, si va inoltre incontro ad un altro problema, sempre di natura economica, ovvero su chi debba farsi carico delle spese relative alla PMA eterologa e in questo senso il ministro della salute Lorenzin ha delegato le singole regioni ad adottare le proprie linee guida con la conseguenza che la Lombardia ha introdotto una gratuità parziale a cui possono accedere solo coppie con determinati requisiti di infertilità.

Al di là del fattore economico, però, sembra ci sia una dicotomia evidente tra i due modi di concepire la maternità: da una parte il forte desiderio di formare una famiglia e avere il diritto, considerato addirittura “incoercibile” dalla Sentenza di aprile, di mettere al mondo dei figli, anche quando la natura non ce ne ha concesso la possibilità; dallʼaltro una riluttanza a cedere a sconosciuti il proprio privilegio, attanagliati dal dubbiodi non poter aver accesso a quella vita che si è indissolubilmente contribuito a formare.

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La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante, cioè con lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Per molti anni è stata considerata una malattia della materia bianca del sistema nervoso, ma a seguito di molteplici studi a riguardo si è dimostrato anche un coinvolgimento della materia grigia.

In questa malattia si verifica una perdita di mielina* in più aree del sistema nervoso centrale. Queste aree di perdita di mielina (o «demielinizzazione») sono di grandezza variabile e prendono il nome di placche.

Alla base della SM dunque  vi è un processo di demielinizzazione che determina danni e la formazione di lesioni (placche) che  possono partire da una fase infiammatoria iniziale fino all’evoluzione che porta ad una fase cronica, in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici, da cui deriva il termine  «sclerosi».

Nel mondo si contano circa 2,5-3 milioni di persone affette da SM, di cui 600.000 in Europa e circa 72.000 in Italia. La malattia risulta però distribuita in maniera non uniforme: infatti si riscontra una maggiore presenza nelle zone distanti dall’equatore a clima temperato, in particolare Nord Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia del Sud. La prevalenza di persone affette da SM al contrario sembra avere una progressiva riduzione con l’avvicinarsi all’Equatore.

Questa patologia può manifestarsi ad ogni età della vita, ma è diagnosticata principalmente nella fascia tra i 20 e i 40 anni, mentre le donne risultano essere colpite in numero doppio rispetto agli uomini. Per frequenza, è la seconda malattia neurologica nel giovane adulto e la prima di tipo infiammatorio cronico.

LA SCLEROSI MULTIPLA

Le cause purtroppo sono ancora in parte sconosciute, tuttavia la ricerca ha reso sempre più chiaro il metodo di azione della malattia, facendo sì che si potesse arrivare ad una diagnosi e ad un trattamento precoce che consente alle persone con SM di mantenere un buono standard di vita per molti anni. La Sclerosi Multipla è complessa e imprevedibile, ma non necessariamente riduce l’aspettativa di vita, infatti la vita media delle persone ammalate è paragonabile a quella della popolazione generale.La ricerca di una cura per questa patologia non si ferma, infatti proprio di recente sono emersi risultati considerevoli dagli studi internazionali in atto a riguardo. Il progetto MESEMS ad esempio, che coinvolge studiosi e ricercatori di diversi paesi del mondo tra cui anche l’Italia (Inghilterra, Spagna, Danimarca, Svezia, Canada, Francia, Austria, Australia e Svizzera), sta portando avanti da Luglio 2012 uno studio sulla SM di fase II utilizzando le cellule staminali come cura per questa malattia. Sono stati selezionati più di 160 soggetti portatori di SM attiva, ai quali è stata effettuata almeno una iniezione di trattamento con mesenchimali. La conclusione dello studio è previsto per il 2016, ma nel frattempo il 33% dei soggetti in analisi alla quale è stato somministrato il ciclo completo di staminali, ad oggi non ha manifestato nessun evento avverso significativo, questo porta a credere che il trattamento sia sicuro. Nonostante questo, i medici attendono il termine dello studio per poter affermare una tesi conclusiva attendibile, e vista l’importanza del trattamento e gli effetti che può avere, il comitato etico di Genova ha approvato un’estensione di altri due anni del progetto: si chiamerà Mesems Plus, per verificare la sicurezza della terapia e l’eventuale manifestazione di eventi post-cura in un arco di tempo più prolungato.

a cura di Manuela Fabbretti

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*mielina (la mielina è una struttura biancastra multi lamellare con funzioni isolanti, che forma la fibra nervosa, costituendo una membrana plasmatica delle cellule della neuroglia che a loro volta rivestono il neurone, serve a garantire un’alta velocità di trasmissione dell’impulso nervoso all’interno del nostro corpo, ciò che differenzia questa membrana e le altre è la presenza in quantità maggiore di lipidi, comunemente chiamati grassi)

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Il “nostro” Sistema Sanitario Nazionale è forse uno dei pochi punti d’eccellenza che l’Italia ancora difende con tenacia.

L’Italia è l’unico paese al Mondo che garantisce come diritto costituzionale l’assistenza sanitaria, creando delle eccellenze uniche, ma cosa ancor più importante fu l’istituzione dei LEA (livelli essenziali di assistenza) alla base del nostro sistema sanitario, che prevedono che nessuno può essere escluso dalle cure, senza alcuna discriminazione di età, residenza, o status sociale. Qui sta la dimensione sociale del nostro sistema sanitario, il quale nel corso degli anni ha visto tagliarsi quasi 25 mld di finanziamenti, rendendo sempre più difficoltoso il mantenimento dei livelli qualitativi.

Con la finanziaria 2015 da 20 mld di euro si vuole nuovamente “tagliare”, ma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato: “Ho detto con grande chiarezza che il Sistema Sanitario Nazionale non può sopportare i tagli che abbiamo letto sui giornali, da 1,5 a 3 miliardi” per il momento, però, il titolare dell’Economia Fabrizio Saccomanni si è limitato a promettere che si troverà una soluzione equa.

Le ipotesi circolate parlano di un miliardo in meno, derivanti dall’introduzione di nuovi ticket, oltre un miliardo di tagli ai servizi. “La sanità ha avuto tagli per 22 miliardi negli ultimi anni”, ha spiegato la Lorenzin “e il Sistema Sanitario Nazionale si trova in una fase di ristrutturazione importante e di recupero

di risorse dalle regioni. Se vogliamo mantenere certi standard - ha continuato - non possiamo subire altri tagli.” L’ipotesi di un taglio da 3 mld di euro in tre anni si fa però sempre più concreta, sacrificando ancora una volta i LEA e spostando la spesa sanitaria sul reddito della popolazione, alimentando il fenomeno della rinuncia all’accesso alle prestazioni mediche, generando così un senso di abbandono per le lunghe liste di attesa e per l’impossibilità di accedere alle strutture private per gli alti costi. Al contempo l’ipotesi di poter mantenere e reinvestire nel settore tutti i risparmi ottenuti dalla spending review interna prevista sembra destinata a spegnersi dopo appena due mesi, tutto questo ha portato il Min. Beatrice Lorenzin ad avviare un riordino dei costi standard, senza ricorrere a nuovi tagli.

La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro del cui modello andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni.

Ecco perché oggi le offerte di fondi sanitari, società generali di mutuo soccorso e casse di assistenza sono sempre più elementi imprescindibili per il buon funzionamento ed integrazione tra il pubblico ed il privato della sanità italiana e dei livelli di prestazioni per individui e famiglie.

a cura di Alessio Lupaccini

I TAGLI ALLA SANITÀ

DIABETE: RICERCA MEDICA E STAMINALI

Il diabete insulino-dipendente (tipo 1), detto anche “giovanile”a causa del suo prevalente manifestarsi in età adolescenziale, è una patologia di tipo autoimmune: l’organismo non è infatti in grado di riconoscere le cellule βpancreatiche destinate alla produzione dell’insulina ed anzi le attacca, danneggiandole o distruggendole, andando a provocare una mancanza assoluta dell’ormone che deve essere integrato dal malato (insulino-dipendenza).Le cause di questo processo sono da riscontrarsi

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talvolta nella predisposizione genetica, talvolta nell’esposizione ad alcune infezioni virali.Sebbene non vi sia ancora una cura definitiva per questo tipo di diabete, la ricerca, mossa anche dall’ingente e in crescendo numero di affetti da diabete, è attiva e costante. Allo stato attuale, non è stata trovata una soluzione definitiva per contrastare questa patologia che affligge, nelle sue diverse forme, 350 milioni di persone nel mondo, di cui 3 solo in Italia, e che è purtroppo destinata quasi a raddoppiare nel giro di 20 anni.

Nel diabete di tipo 1, la maggior parte delle terapie adottate è incentrata sulla somministrazione costante di insulina: una tecnica che muove i suoi primi passi già nel gennaio del 1922, quando Leonard Thompson, un giovane 14enne, venne sottoposto in Canada alla prima iniezione di insulinae che diede risultati eccezionali per l’epoca, pur riscontrando qualche fisiologico effetto collaterale.

La ricerca, oggi come allora, è un connubio di studi, analisi e tentativi, alcuni destinati ad avere successo e a cambiare la storia della medicina, altri a rimanere tali, in attesa di essere perfezionati o scartati definitivamente.

Dopo quasi un secolo da quella prima iniezione di insulina, la ricerca per la cura del diabete non si è certo arrestata e, almeno per quanto riguarda il tipo 1, si prospettano nuovi orizzonti rappresentati dall’utilizzo delle cellule staminali, dalle quali sarebbe infatti possibile generare nuove cellule β. Sono state, quindi, strutturate diverse ipotesi sul tipo di cellule da utilizzare e il loro eventuale impiego futuro:

Cellule Staminali Embrionali Umane (ES)Da questo tipo di cellule staminali si ottengono in cultura cellule β che verranno poi trapiantate nei pazienti, con la speranza che queste celluleproducano poi insulina in modo autonomo all’interno dell’organismo. La ricerca ha dimostrato la possibile realizzazione di questo processo su topi da laboratorio, dove le cellule impiantante che riescono a differenziarsi, attivano il processo atto a monitorare i livelli di glucosio e il conseguente rilascio di insulina.D’altro canto, le cellule che rimangono primitive e indifferenziate sembra aumentino la capacità di generare masse tumorali, per cui saranno necessarie ulteriori sperimentazioni e verifiche.

Cellule Riprogrammate (iPS)Un’altra ipotesi di trattamento potrebbe essere l’utilizzo di cellule indotte pluripotenti (iPS) che si ottengono dalle cellule adulte del paziente stesso e permetterebbero la rigenerazione di cellule β che poi verranno trapiantate nuovamente all’interno dell’organismo. È stata dimostrata la fattibilità di questo processo nelle cellule iPS di alcuni primati e topi da laboratorio, riscontrando una minore efficienza nella produzione di insulina rispetto alle embrionali, ma risolvendo il problema del rigetto tissutale, data la provenienza autologa. Ferma restando la possibilità che anche le nuove cellule β possano sempre essere riconosciute e attaccate dal sistema immunitario.

Altre ipotesi considerano la possibilità di attivare cellule staminali già presenti nel pancreas del paziente per dare origine a nuove cellule β, ma la ricerca medica sembra ancora farraginosa sull’argomento.

Il cammino intrapreso dovrebbe portare i risultati sperati, anche se quantificare tempi e modi non è impresa semplice; i ricercatori si stanno orientando alla produzione di cellule che riescano a “sopravvivere” al trapianto, attivando una corretta produzione dell’ormone insulina e scongiurando quelli che sono gli effetti collaterali finora riscontrati: a tal fine sono stati avviati processi di sperimentazione umana in aree del corpo, come la spina dorsale, con una bassa concentrazione di difese immunitarie in modo da contenere la percentuale di rigetti.

“Poche risorse bastano per scongiurare le complicanze, disastrose per le persone e le famiglie con diabete” afferma Diabete Italia in occasione della Giornata Mondiale del Diabete. “Non mettiamo all’asta la salute delle persone rovinando la spesa sanitaria che si voleva riequilibrare. Non tagliamo il ramo su cui sono sedute milioni di persone ‘sane con diabete’ impegnate ogni giorno nella prevenzione delle complicanze”.

La soluzione quindi, anche in questo caso, passa per la capacità di ricerca e prevenzione e non per l’applicazione di metodologie dispendiose e spesso inutili.

a cura di Alessandro Brigato