Harry potter 8 cap24

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1 H arry chiuse gli occhi, assolutamente in- difeso di fronte all’attacco inaspettato di Draco. Eppure l’incantesimo non lo colpì; anzi, lo sentì vibrare a pochi centimetri dal pro- prio orecchio sinistro per poi produrre, alle sue spalle, un suono sordo come quello di un corpo pesante che cade in mezzo alla neve. Capì il gesto del Serpeverde e non si voltò a controllare. «Vuoi stare qui ad aspettare tutto il giorno? Andiamo, Potter!» lo pungolò Draco mentre gli faceva cenno di seguirlo dietro al negozio, dove Hyde stava ancora lottando col mago dalla voce fredda. CAPITOLO 24 TROVA TU IL TITOLO AL 24° CAPITOLO! Appena terminata la lettura vai nel forum e posta il tuo titolo “ideale” per questo capitolo, il titolo più gradito sarà usato per la pubblicazione ufficiale!

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Capitolo 24 di Harry Potter 8

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Harry chiuse gli occhi, assolutamente in-difeso di fronte all’attacco inaspettato di Draco. Eppure l’incantesimo non lo colpì;

anzi, lo sentì vibrare a pochi centimetri dal pro-prio orecchio sinistro per poi produrre, alle sue spalle, un suono sordo come quello di un corpo pesante che cade in mezzo alla neve. Capì il gesto del Serpeverde e non si voltò a controllare.

«Vuoi stare qui ad aspettare tutto il giorno? Andiamo, Potter!» lo pungolò Draco mentre gli faceva cenno di seguirlo dietro al negozio, dove Hyde stava ancora lottando col mago dalla voce fredda.

CAPITOLO 24

TROVA TU IL TITOLO AL 24° CAPITOLO!

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Harry lo raggiunse e, appena comparvero sul luogo dello scontro, lanciò uno Schiantesimo ver-so lo stregone che, colto alla sprovvista, fu colpito ad una gamba e cadde rovinosamente sulla schie-na.

Hyde si girò sorpreso e corse loro incontro. «Andiamocene da qui il prima possibile!»

Draco afferrò i polsi di Hyde e di Harry, che provò la consueta stretta allo stomaco. Subito pri-ma di Smaterializzarsi, riuscì a sentire l’urlo di rabbia del mago oscuro che si stava rialzando, poi ogni suono sparì.

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò steso per ter-ra in mezzo alla neve a fissare il cielo terso del primo mattino. Si sforzò, come sempre, di inspi-rare aria nei polmoni ancora compressi, poi si alzò debolmente, mettendosi seduto: la Materializza-zione Congiunta, quando fatta all’improvviso, gli creava ancora qualche problema. Gli venne subito in mente quella volta in cui Ron, fuggendo dal Mi-nistero, si era Spaccato: ci aveva messo settimane intere a guarire. Non era una cosa da prendere tan-to alla leggera.

Mentre si alzava in piedi, sentì qualcosa muo-versi nella tasca. Sobbalzò e un brivido gli corse lungo la schiena, poi si ricordò di Snitch. La tirò

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fuori, tremante e contrariata, si assicurò che stesse bene e la rimise dov’era: non voleva immaginare la reazione di Draco alla vista della Puffola.

Nel farlo, si accorse che Hyde era ancora sdra-iato alla sua sinistra; Draco, al contrario, era già in piedi e dava loro le spalle.

Solo a quel punto Harry si rese conto del luo-go dove li aveva portati: si trovavano su un lungo viale costeggiato da alte siepi; alzando lo sguardo vide un grande cancello in ferro battuto e dietro di esso si intravedeva quello che sembrava un viotto-lo di campagna. Voltandosi scorse il tetto di Villa Malfoy spuntare sopra ad alcuni alberi coperti di neve.

Sentì uno strano verso, si guardò intorno allar-mato e notò che un pavone era poco distante da loro e aveva arruffato le piume mentre continuava ad emettere un suono veramente sgradevole.

«Ma dove diavolo siamo?» chiese Hyde alzan-dosi e dirigendosi furioso verso Draco. «Chi ti ha dato il permesso di portarci qui?»

«Preferivi restare a combattere?» rispose Mal-foy, con tono sprezzante. «Voi americani sapete solo esibirvi».

«E voi inglesi siete solo dei vigliacchi» ribatté senza aspettare un secondo.

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«Se non fosse stato per me non ce l’avreste mai fatta contro quei maghi!» riprese Malfoy.

«Se non fosse stato per te, quelli non ci avreb-bero attaccato!»

Harry si alzò e si intromise tra loro. «Smettete-la tutti e due!» Bryan e Draco insieme erano asso-lutamente insopportabili.

«Malfoy» si rivolse al ragazzo, in maniera al-trettanto brusca. «Ci puoi spiegare perché ci hai portato a casa tua?»

Draco lo guardò con aria di sfida. «Se questo tono è il tuo ringraziamento per averti salvato la vita, Potter, te ne puoi andare. Seguimi ed avrai le risposte che cerchi!» si voltò e si avviò veloce-mente verso la Villa.

Harry rivolse gli occhi al cielo. Conosceva ora-mai bene i modi di Draco, fece per seguirlo ma Hyde lo trattenne per il braccio. «Potter, ragiona: e se fosse una trappola? Come puoi fidarti di lui?»

«Più o meno come posso fidarmi di te» rispose impaziente. «Se vuoi puoi venire anche tu, altri-menti ci aspetti qui».

«Ma io avevo altri programmi!» riprese l’ame-ricano. «Devo avvertire...» si interruppe, distolse lo sguardo.

«Chi devi avvertire?» chiese Harry interessato.

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Hyde si limitò a fare spallucce, il che lo fece innervosire molto.

«Come vedi, non posso fare molto affidamento nemmeno su di te» disse, chiudendo la discussio-ne e riprendendo a seguire Draco.

Hyde parve convincersi e si accodò a loro.Salirono i larghi gradini di pietra, puliti dalla

neve, ed arrivarono di fronte al portone della Vil-la, dove Draco sguainò la bacchetta e mormorò qualcosa.

La porta si aprì ed entrarono. L’ingresso era fiocamente illuminato dalle candele appese alle pareti violacee, che davano ai ritratti nei quadri un aspetto macabro ed inquietante. Fuori il sole era ancora basso, e i flebili raggi che riuscivano a pas-sare dalle scure vetrate a rombi facevano brillare le gocce di un grande lampadario in cristallo. Al-zando lo sguardo verso il soffitto, quasi inciampò sul grande tappeto che ricopriva le lastre in pietra estendendosi sino alla scalinata che conduceva al piano superiore.

Si ricordò di quando era stato portato lì l’anno precedente dai Ghermidori. La stanza era molto più illuminata, ma non era cambiato niente.

Guardò il suo riflesso nel grande specchio ric-camente decorato che si trovava sopra al camino

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di marmo, spento, e ricordò quando si era spec-chiato con il volto deformato dall’incantesimo di Hermione.

Le poltrone ed il divano di fronte adesso erano vuote, c’era un che di abbandonato ed i loro passi riecheggiavano nella casa silenziosa.

Draco continuò a camminare fino a raggiun-gere una pesante porta di legno scuro. La aprì e li fece entrare. Anche in quella stanza c’era un enor-me camino in marmo che al contrario del prece-dente era stato acceso, ed emanava un piacevole calore. Harry si avvicinò cercando di scaldarsi un poco le mani congelate.

Al centro della sala c’era un lungo tavolo luci-do, circondato da tante sedie. «Meglio se ci acco-modiamo qui» disse Malfoy, facendo segno agli altri due di sedersi.

«Scusate, io devo uscire... torno subito» disse Hyde uscendo velocemente dalla stanza.

«Dove vai?» gli gridò dietro Harry, cercando di seguirlo, ma Draco lo trattenne. «È adulto, no? For-se deve andare in bagno. E comunque non può ru-bare niente, ci hanno requisito tutti i nostri beni. Per quel che valgono, adesso...». All’improvviso il suo tono si era riempito di amarezza, era ben diverso da quello ostentato solo pochi secondi prima.

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«Perché mi hai portato qui?» chiese nuova-mente Harry e continuò «Conoscevo già la tua casa ed è piena di ricordi non troppo piacevoli». Draco sembrava a disagio; continuava a guardarsi intorno senza pace, poi cominciò «Vi ho portati qui perché dobbiamo parlare. Il destino ci ha fatti incontrare...» si interruppe alzandosi in piedi: non riusciva a stare fermo.

Harry era seccato da tutto quel mistero. Aspet-tò però che Draco riprendesse a parlare, cosa che fortunatamente fece subito dopo.

«Perché vi trovavate a Little Winteroak, Pot-ter? Cercavate anche voi tracce della Setta?» chie-se senza mezzi termini.

Harry rimase stupidamente a bocca aperta. Probabilmente aveva lo stesso aspetto di Dudley, quando qualcuno gli rivolgeva una domanda par-ticolarmente impegnativa.

«Setta? Non so di cosa stai parlando. Ron è sta-to rapito... Io ho solo seguito Hyde che si è offerto di aiutarmi a cercare i maghi oscuri che lo tengo-no in ostaggio» disse, raddrizzandosi sulla sedia.

«Ho saputo di Weasley...» ribatté l’altro ed Harry ebbe l’impressione che non gliene impor-tasse molto, «... ma ho cose più importanti a cui pensare, se permetti».

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«Senti, so che ce l’hai da sempre con me e che consideri Ron una nullità, ma…» iniziò pacata-mente Harry cercando di mantenere il control-lo «… ho davvero bisogno di qualche risposta. È dall’alba che seguo Hyde ciecamente da una parte all’altra, tra imboscate e negozi inquietanti, e poi compari tu. Sinceramente non so più cosa pensare. Sono partito per cercare Ron e fino ad ora non ho fatto altro che starvi dietro senza ca-pire niente».

Draco si voltò dall’altra parte, evasivo. Aveva iniziato a vagare per la sala, con lo sguardo posa-to a terra e le mani che sfioravano la poltrona, il tavolo, gli schienali delle sedie. Harry pensò che stesse misurando le parole da dire, ma quando il silenzio durò troppo a lungo, sbottò «Insomma, la vuoi smettere di ignorarmi? Sono stufo di perdere tempo con voi: quell’americano è totalmente fuo-ri di testa, e tu continui a fare su e giù per questa stanza come se fossi il fantasma del castello!»

«Credi che io mi stia divertendo, Potter? Pen-si davvero che io non abbia niente di meglio da fare che stare qui a sentirti lagnare?»

«Io non mi sto lagnando, voglio solo sapere cosa...»

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«Al diavolo, Potter!» lo interruppe Malfoy, voltandosi di scatto. «Se solo tu chiudessi quella dannata boccaccia e la smettessi di fare doman-de...»

Lo guardò mentre il suo petto ossuto si gonfia-va sotto il respiro affannoso e le spalle si alzavano e si abbassavano seguendone il ritmo.

«Va bene, Malfoy» si arrese stringendo le lab-bra. «Se non hai nulla da dirmi, forse è il caso che io tolga il disturbo».

Fece per dirigersi verso la porta dalla quale Hyde era sparito poco prima, ma Draco scattò in avanti e gli serrò le dita intorno al braccio.

«No, Potter. Tu non vai proprio da nessuna par-te» gli disse perentorio.

«Non costringermi a Schiantarti, Malfoy» si-bilò Harry, guardandolo negli occhi. La mano già sfiorava la bacchetta nella propria tasca.

Draco non riuscì a reggere a lungo lo sguardo di Harry e si girò dall’altra parte.

«Stai sbagliando tutto» ribatté «Qui c’è di mez-zo un sangue molto più nobile, di quello del tuo amico Weasley».

Harry spalancò gli occhi, mentre Malfoy lo mollava e rimaneva a fissarlo, immobile e visibil-mente agitato.

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«Come sempre non hai alcuna considerazione per chiunque non provenga da una famiglia come la tua, vero?» gli ringhiò addosso Harry, sdegnato.

«E, come sempre, ci sono in mezzo cose più grandi che tu, l’eroico Harry Potter, non conosci» ribatté Draco, sprezzante.

Aleggiava un silenzio tombale: dall’esterno non proveniva alcun rumore e l’aria sembrava es-sersi fatta, all’improvviso, carica di tensione. Non era la solita arroganza che aveva spinto Draco a parlare in quel modo o per lo meno, non da sola. Harry aveva imparato a distinguere le provoca-zioni gratuite dalle parole rabbiose sputate fuori e usate come scudo. Lui stesso era stato il principe indiscusso di quella tattica, per tutto un lungo e doloroso anno.

«Cosa sai tu?» chiese in un sussurro. «Perché all’improvviso sei dalla mia parte?»

Malfoy sollevò le sopracciglia, si morse il lab-bro inferiore e scoppiò a ridere, poi ricominciò a camminare avanti e indietro di fronte al camino.

Harry rimase immobile, destabilizzato: doveva essere impazzito, non c’erano altre spiegazioni.

«Io non sono affatto dalla tua parte, Potter» si-bilò Draco tra i denti. «Io non servo più nessun padrone, tranne che me stesso. È dalla mia parte

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che sto!» gridò, crollando sulla poltrona di fianco alla finestra e afferrando una tabacchiera d’argen-to da un tavolino lì vicino.

Poi sollevò la testa, e lo guardò negli occhi.«Dimmi, Potter...» disse, passandosi l’oggetto

da una mano all’altra «... hai mai odiato qualcuno talmente tanto da volerlo... morto?»

Harry sostenne lo sguardo, ma rabbrividì. La rabbia di cui era carica l’ultima parola sembrava essersi trasformata in un alito di vento gelido; ed il mezzo sorriso sulle labbra di Draco che l’aveva accompagnata non fece altro che renderlo ancora più inquieto.

Si, aveva odiato qualcuno fino a quel punto: l’uomo che aveva ucciso i suoi genitori, l’uomo che una profezia l’aveva destinato ad annientare, il più grande mago oscuro di tutti i tempi.

Malfoy stirò le labbra in un sorriso senza gioia e serrò i pugni, con lo sguardo fisso nel vuoto.

Poi prese un respiro e scandì, lentamente: «Mio padre è morto, Potter».

Per un attimo, Harry lo guardò sconvolto, sen-za riuscire a dire nulla. Poi il peso delle parole di Draco gli arrivò sullo stomaco e incominciò a comprimerlo come un macigno.

Lucius Malfoy era morto? Come era possibile?

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Per quanto avesse sempre disprezzato quell’uo-mo, non poté fare a meno di provare un po’ di compassione per suo figlio: non aveva dimenti-cato i tre Malfoy, abbracciati, nella Sala Grande, dopo lo scontro finale.

«Non voglio sentirti dire che ti dispiace» ri-prese Draco, come se gli avesse letto nel pensiero «Lo so che odiavi mio padre almeno quanto lui odiava te».

A queste parole Harry lo guardò intensamente. Non pensava che Draco lo ritenesse così meschi-no: era vero che aveva giudicato Lucius per le sue terribili azioni, ma non l’avrebbe mai voluto mor-to.

«Hai ragione. Lo odiavo, come tu, d’altronde, odi me» rispose Harry, cercando di soppesare le parole, desideroso di saperne di più. «Però mi hai salvato e questo ti rende onore. Perché eri lì anche tu, Draco? Basta tergiversare».

Draco fece un grande sospiro poi alzò la testa.«Mi trovavo a Little Winteroak perché stavo

seguendo le tracce di coloro che hanno ucciso mio padre».

«Ma come è successo? Quando?» lo incalzò. Harry si chiese da quanto desiderasse parlarne

con qualcuno.

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«Assassinato» rispose, con voce tremante. «Ad Azkaban» concluse, continuando a guardare nel vuoto.

Sospirò e riprese «Erano andati per liberarlo… doveva passarci soltanto qualche mese, per accer-tamenti dopo la caduta del Signore Oscuro; dopo-diché sarebbe potuto uscire. Invece... hanno trova-to la cella completamente vuota, e c’erano segni di lotta. Un pezzo di veste strappata era incastrato in una fessura nel vano della finestra, quindi han-no pensato che fosse stato gettato fuori» si fermò e sbatté gli occhi lucidi più volte.

Harry rimase in silenzio, pendeva decisamente dalle sue labbra.

Draco, con voce rotta, continuò il suo racconto «Ma non hanno ancora trovato il corpo, probabil-mente è finito in mare. In ogni caso, dubito che possa essersi salvato; un salto nel vuoto... e sen-za bacchetta…» La sua voce si spezzò definitiva-mente.

Dopo qualche istante di silenzio Harry si ar-rischiò a chiedere: «Avete scoperto chi… chi lo ha…»

Draco lo guardò fugacemente, poi voltò lo sguardo verso le fiamme.

«Hanno detto a mia madre che nessuno è sta-

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to visto entrare o uscire dalla cella; è anche vero che la sua zona non è delle più sorvegliate. Però il giorno seguente ci hanno fatto recapitare un loro messaggio e quindi non è stato difficile scoprire chi fosse stato. Per ora mi sono sfuggiti, ma quan-do li prenderò...»

Draco non terminò la frase, il suo volto pallido stava arrossendo di rabbia. Harry lo capiva benis-simo: cercava vendetta, voleva uccidere colui che gli aveva tolto il padre; lui stesso l’aveva sempre desiderata, prima su Voldemort, l’uomo che gli aveva portato via i genitori; poi su Bellatrix che aveva gettato Sirius oltre il velo e aveva pugna-lato Dobby senza pietà; persino su Piton, dopo la morte di Silente...

«Voglio trovare l’assassino e vederlo morto» sussurrò conciso l’ex Serpeverde sempre con lo sguardo rivolto verso le fiamme, come giurandolo a se stesso.

Harry, che durante il discorso di Draco si era sentito più partecipe della situazione, d’un tratto si ritrovò di nuovo spaesato. Cosa avrebbero po-tuto fare lui e Hyde per aiutarlo? E poi, cosa ancor più assurda, perché proprio loro due?

«Scusa, ancora non capisco. Pensi che siano gli stessi che hanno rapito Ron?» chiese.

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«Quando mai sei stato capace di capire al volo?»

Draco rise sprezzante, una risata vuota, che la-sciava trapelare solo tristezza; poi si fece serio.

«Il fatto che ci siamo trovati a Little Winteroak, mi farebbe pensare proprio questo! Ed anche il fat-to che quei maghi sembravano conoscerti». Draco tacque e sostenne lo sguardo di Harry.

«Io cerco la Setta, Potter, come te. Tu vuoi in-dietro Weasley, io cerco vendetta; voglio vedere morti tutti quei maghi, uno per uno, sperando che soffrano più possibile, voglio che capiscano cos’è la sofferenza, il dolore, la morte…»

Harry era orripilato dal modo in cui Malfoy pronunciava le ultime parole; odio, amarezza e disprezzo, ecco cosa spingeva Draco a cercare la Setta, come la chiamava lui.

Si chiese come potesse essere così sicuro che fossero stati davvero quegli sconosciuti che gli stavano dando la caccia a ucciderlo, ma non vol-le indagare oltre negli affari dei Malfoy: non era prudente, soprattutto in un momento come quello.

«Ho capito, tu vuoi trovare l’assassino, ma per-ché cerchi aiuto da me? Io non so niente, non cono-sco la Setta, non so neppure come faccio a fidarmi di Hyde e cosa c’entri lui in tutta questa storia».

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«Quell’americano può essere insopportabile e arrogante quanto vuoi, ma se può aiutarmi nel-la ricerca, io lo seguirò senza fare storie, proprio come stai facendo tu, Potter. È stato lui a portarti lì, quindi saprà qualcosa. A proposito, dove diavo-lo si sarà cacciato?»

Harry sbuffò, si alzò dalla sedia e si avvicinò al camino acceso. Gli pareva impossibile. Si trovava in una stanza della villa dei Malfoy, in compagnia di Draco e di Bryan Hyde, che in quel momento se n’era andato chissà dove. Per un attimo ebbe la certezza di aver preso per sbaglio una pastiglia di Sognisvegli Brevettati: Draco l’aveva sempre de-testato, anche nei momenti di debolezza. E aveva odiato anche Ron: se chiudeva gli occhi, poteva ancora sentire la tifoseria dei Serpeverde intonare Perché Weasley è il nostro Re.

La possibilità di collaborare con Draco sarebbe parsa strana se si fosse presentata in un altro mo-mento. Ma ora tutto gli accadeva davanti agli oc-chi. In fondo era grazie a sua madre, Narcissa, che lui era sfuggito alla morte, quando aveva mentito a Voldemort l’anno prima; gli era debitore.

In quel momento si sentì bussare alla porta; «Ormai pensavo che se ne fosse andato!» com-mentò Draco ironico e uscì per andare ad aprire.

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Harry sentì che parlavano ad alta voce, poi Hyde varcò la porta accompagnato da Draco e da sua madre Narcissa. Lì per lì Harry faticò a rico-noscerla: il volto pallido della donna era smunto e scarno, come se non mangiasse da giorni; due occhiaie scure segnavano i suoi occhi, ricordan-do molto ad Harry quelli della sorella, Bellatrix Lestrange: probabilmente la notizia della morte del marito l’aveva sconvolta non solo psicologi-camente, ma anche fisicamente. Nonostante tutto, sembrava comunque forte e perfettamente sicura di sé. Ecco da chi doveva aver preso Draco il suo atteggiamento.

Appena Narcissa vide Harry, non aspettandosi sicuramente di trovarlo lì, si bloccò dov’era con gli occhi sgranati; non lo degnò nemmeno di un saluto e poi si rivolse al figlio.

«Draco... perché lui è qui?» disse puntandogli il dito contro.

«M-mamma...»«PERCHÉ?» gridò a denti stretti avvicinando-

si ad Harry con lo sguardo feroce «Sa per caso dov’è tuo padre? Lo sai? PARLA!»

Cosa doveva sapere? Lucius non era morto?Harry indietreggiò confuso guardando Draco in

cerca di una spiegazione, mentre Hyde, si avvicinò

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a lui perplesso, fissando la donna. Sicuramente non capiva il motivo di tutto quello che stava accadendo, come del resto non lo comprendeva neanche Harry.

Draco si mosse velocemente verso la madre, chiamandola a gran voce, ma lei continuava im-perterrita ad avvicinarsi ad Harry .

«Io...non...non so nulla, davvero! Io pensavo che fosse m...»

«Cosa?» ringhiò la donna interrompendo Har-ry e fermandosi nuovamente.

Alzò gli occhi al cielo e si voltò verso Draco, che si trovava al suo fianco e la guardava esterre-fatto.

«Cosa hai fatto? Hai raccontato quelle menzo-gne schifose anche a loro?»

L’ex Serpeverde bloccò dolcemente le braccia della donna.

«Per favore, non fare così» disse Draco con la voce rotta e gli occhi lucidi. Narcissa si liberò del-la sua dolce stretta e ricominciò ad urlare: «No, Draco! Ti sei arreso? Tuo padre ritornerà, lo ha sempre fatto, non può essere vero... insomma, non hanno trovato nemmeno il corpo! No, non può es-sere...non può essere...» si abbandonò alle lacri-me e si buttò nelle braccia del figlio, stringendolo convulsamente come a voler trovare conforto.

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Harry rimase fermo, non sapendo cosa pensare o come agire.

Era imbarazzato e capiva troppo bene quel dolore: il voler rinnegare la morte di una perso-na amata, come aveva fatto lui stesso con Sirius quando era scomparso oltre il velo.

Si voltò verso Bryan che guardava da tutt’altra parte e notò quasi uno scintillio nei suoi occhi.

Narcissa ansimava e piangeva ancora, mentre Draco le massaggiava le spalle, poi avvicinò la te-sta a quella della madre e cominciò a sussurrarle qualcosa: sembrava quasi una ninna nanna.

Narcissa parve riprendersi, si sollevò e fece qualche passo in avanti verso la porta. Questa vol-ta si mosse lentamente, quasi ondeggiando e met-tendo un piede avanti all’altro con estrema caute-la ricordandogli la professoressa Cooman. Se solo Harry non avesse conosciuto la famiglia Malfoy, avrebbe potuto pensare che la madre di Draco fos-se ubriaca.

La donna si voltò, con il viso bagnato dalle la-crime, e fissò con sguardo vitreo, prima il figlio e poi gli altri due.

Draco le si avvicinò facendola voltare delicata-mente e riaccompagnandola alla porta .

Narcissa si fece scortare dal figlio senza muo-

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vere obiezioni, e senza voltarsi più indietro. Pri-ma di uscire, però, Draco si rivolse ai due ragazzi: «Aspettatemi! Arrivo subito».

Harry udì nuovamente un parlottare concitato nel corridoio, poi Draco rientrò e chiuse la porta.

Il ragazzo si avvicinò loro e diede un ultimo sguardo alle sue spalle: forse si aspettava che Nar-cissa tornasse indietro.

Harry non sapeva da che parte cominciare: «Tua madre...» esordì.

«Sì. Non vuole credere alla morte di mio padre» lo interruppe Draco, torcendosi le mani. «Ora va meglio, ma a volte esce fuori di testa».

«Ma è prudente tenerla qui?» intervenne Hyde dal suo angolo «Non dovrebbe stare in ospedale?»

Malfoy si voltò verso di lui, cambiando di col-po espressione: «Mia madre non è pazza, chiaro?»

L’americano fece un passo indietro e rimase in silenzio, continuando a scuotere la testa. «Va bene, Malfoy» disse «ma se devi occuparti di lei non potrai certo partire con noi».

Draco mugugnò qualcosa che suonava come un ci penserò, e Harry capì che non era il caso di insistere oltre.

«Avete fatto colazione? Se volete mangiare qualcosa vi mando l’Elfo e potrete ordinare quel-

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lo che vi va. Io ho da fare» disse Malfoy a voce un po’ troppo alta e con l’ovvia intenzione di cambia-re discorso.

Hyde guardò fugacemente Harry e rispose: «Ma che aspettiamo? Noi dobbiamo andare...»

«Dove?» ribatté Harry sorpreso.«Devo fare una cosa urgente. Aspettatemi qui,

vi spiegherò tutto» ribadì Draco e sparì oltre la soglia, lasciando Harry solo con Hyde.

In quello stesso istante un vecchio Elfo si Ma-terializzò alla destra di Harry facendo un profon-do inchino, come aveva visto fare a Dobby, Winky e Kreacher prima di lui. Portava come vestito un grande sacchetto di stoffa per la spesa con tre fori per permettere l’uscita della testa da pipistrello e delle sue lunghe braccia ossute.

«Il Padroncino mi ha mandato a servirvi, si-gnori. Fate come se foste a casa vostra» sussurrò rialzandosi.

«Vi prego di sedervi dove desiderate. Cosa gradite mangiare?» chiese la piccola figura indi-cando il tavolo lucido. Harry era evidentemente imbarazzato. Se già trovarsi a Villa Malfoy con Draco lo rendeva nervoso, l’apparizione di Nar-cissa e dell’Elfo Domestico lo facevano sentire davvero fuori luogo, in particolare in un momento

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come quello. Hyde invece, completamente ignaro e con una grande dose di sfacciataggine, non si fece problemi ad ordinare uova e pancetta.

Quando l’Elfo ritornò aveva con se due piatti straripanti di cibo; nonostante Harry avesse gen-tilmente declinato la sua offerta, il profumo della pancetta ed il morso allo stomaco che provava, alla fine, ebbero il sopravvento. Decise, inoltre, di approfittare dell’assenza dell’ex Serpeverde e di Narcissa per spiegare a Hyde quello che gli aveva confidato Draco.

«Ah, ma lo sapevo già! Non li guardi tu i gior-nali, Potter? L’ho letto ieri sulla Gazzetta...» gli disse l’americano tra un boccone e l’altro. Harry era scioccato: lo sapeva e si era comportato, nono-stante tutto, in maniera così maleducata? Lasciò perdere. Non avrebbe mai capito cosa frullava nella testa di Bryan Hyde!

Era strano tuttavia che nessuno della famiglia Weasley, durante tutta la giornata di Natale, aves-se dato uno sguardo al giornale. In fondo però, a pensarci bene, le preoccupazioni per Ron e gli ordini quasi dittatoriali della Signora Weasley, per impedire loro di mettersi d’accordo e svignarsela alla prima occasione, avevano occupato pratica-

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mente tutta la giornata ed il giornale doveva esse-re rimasto intoccato sul pavimento accanto all’in-gresso.

Stava per chiedere a Hyde dove pensava di por-tarlo, quando apparve l’Elfo che raccolse i piatti sporchi e chiese se gradivano altro. Quasi contem-poraneamente la porta si riaprì e ricomparve Dra-co, visibilmente scosso.

«Ho spiegato la situazione a mia madre e pos-siamo restare qui, nel frattempo» disse «però, per quanto non voglia accettare quello che è successo a mio padre, quando partiremo, non dovete dirle nulla! È così ostinata che potrebbe seguirci.

«Perché mai dovremmo rimanere qui?» chiese Hyde «Non stiamo cercando un rifugio».

«Dobbiamo collaborare» rispose Draco «Da quello che ho potuto capire siamo tutti coinvolti con la Setta e forse qui potremmo stare tranquilli per fare i nostri piani».

«Ma io ho già un posto dove andare e poi non ho capito perché dovremmo collaborare con te!» riprese l’americano.

«Lascia stare, Hyde» intervenne Harry «rimar-remo qui finché non avremo chiara la situazione, e faremo il possibile per non dare disturbo a sua madre».

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L’americano assunse una strana espressione in viso.

«È prudente?» chiese «voglio dire... ci sarà gente in questa casa in questi giorni, dove potre-mo fare i nostri piani senza essere visti?»

«La casa è grande» rispose Malfoy «ed è piena di nascondigli».

Harry si voltò verso Hyde, e gli sembrò che ci fosse delusione nei suoi occhi. Ancora, e per l’en-nesima volta, ebbe l’impressione che quel ragazzo non gli avesse detto tutto quello che sapeva.

*

Nonostante in principio l’idea di utilizzare Vil-la Malfoy come rifugio gli sembrasse assurda, Harry si dovette ricredere nei giorni seguenti. La casa infatti era difesa con ogni tipo di incantesimo di protezione e il continuo flusso di parenti e per-sonalità importanti del mondo magico che anda-vano e venivano per mostrare il proprio cordoglio nei confronti della famiglia Malfoy, rendeva il po-sto sicuro da ogni attacco. Difficilmente i maghi oscuri si sarebbero potuti intrufolare in un luogo tanto affollato e protetto. Trovarsi proprio nell’oc-chio del ciclone li rendeva immuni da ogni sguar-

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do indesiderato e permetteva loro di organizzare un piano d’azione.

Aveva provato a chiamare la sua ragazza con lo specchio magico, ma non aveva risposto. For-se non l’aveva ancora ritrovato? Perciò era sta-to costretto a mandare un messaggio a Ginny ed Hermione via gufo. Non aveva rivelato dove si trovava, ma voleva che sapessero che stava bene. Ginny era alquanto contrariata perché l’aveva ab-bandonata per l’ennesima volta. Hermione, dopo avergli ricordato di utilizzare il Canguro al posto dei gufi per maggiore sicurezza ed avergli fatto tutte le raccomandazioni del caso, gli aveva rac-contato che la signora Weasley aveva preso molto male la sua partenza e che solo Arthur era riuscito a calmarla.

Il giorno dopo il loro arrivo, Draco aveva mo-strato loro la pergamena da cui era partita la sua ricerca: scritta in antiche rune, portava un sigillo molto particolare ed era firmata: Setta del Fuoco Sacro, stranamente in linguaggio moderno. Non avendola mai sentita nominare, si era concentra-to sui caratteri della scrittura, senza però venirne a capo. Un giorno, mentre la stava esaminando, sua madre gli si era avvicinata e gli aveva chiesto cosa fosse. Lui aveva risposto che non riusciva a

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decifrarla e lei gli aveva parlato di un certo Beli-sarius Knox. L’aveva cercato e a Notturn Alley gli avevano indicato dove potesse trovarlo.

Ad Harry sembrava decisamente strano il fatto che questi fosse proprio il proprietario del negozio Pagine Magiche: il tutto continuava a girare sem-pre intorno al personaggio di Azucena.

Inoltre il nome di quella Setta gli ricordava qualcosa, ma... cosa?

Hyde aveva, controvoglia, ammesso di aver origliato le conversazioni di Harry ed Hermione sulla filastrocca del Cilindro di Willis. Aveva tro-vato il nascondiglio, ma il documento era illeg-gibile e quindi l’aveva rimesso a posto. Nel frat-tempo si era messo a cercare chi potesse essere in grado di tradurlo. Poi aveva visto il Grifondoro e le sue amiche trovare la pergamena nell’ufficio di Uglick e aveva deciso di approfittare della situa-zione portando Harry dove questa poteva essere letta. Nessuno dei tre quindi, nonostante fosse ar-rivato per varie strade alla medesima conclusio-ne, era riuscito a parlare con il proprietario della libreria, il quale sembrava aver lasciato il negozio da molto tempo insieme alla moglie. In compenso erano finiti tutti e tre in un’imboscata della Setta.

Quindi, oltre ad avere le spiegazioni che tanto

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desiderava, Harry ebbe il tempo di scoprire una parte della Villa che non si sarebbe mai aspettato: al primo piano c’era un’enorme biblioteca, tanto grande da fare quasi invidia al vasto assortimento di volumi del Ghirigoro. E nonostante l’idea che probabilmente lo stesso Voldemort si fosse servito di essa per consultare quei libri gli facesse rivoltare lo stomaco, non poté fare a meno di pensare che, se esistevano degli scritti riguardanti qualche organiz-zazione segreta, molto probabilmente si trovavano all’interno di quelle quattro mura. Così i tre seguen-do le informazioni già raccolte da Draco e ciò che, grazie a Hermione, avevano scoperto nel Proclama, la misero sottosopra alla ricerca di qualche indizio.

Mentre Draco continuava a esaminare il mes-saggio inviatogli dai maghi oscuri, alternando di continuo l’incantesimo di traduzione delle rune con il linguaggio moderno, Harry e Bryan passa-vano i giorni immersi nella lettura di decine di libri polverosi per cercare di capire chi potesse ancora usare quel tipo di linguaggio. L’ascesa di Gellert Grindelwald: un genio o un folle di Nastasia Vir-demmer, La Fine del Gran Terrore di un autore anonimo e persino il vecchio testo scolastico Stu-dio delle Antiche Rune di Gregoria Antiquaria, non facevano nessun riferimento a una Setta.

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Le orribili azioni di Grindelwald, nonostan-te fossero descritte sin nei più macabri dettagli, sembrava fossero state compiute da lui in persona; solo raramente veniva citato il fatto che avesse dei seguaci.

Com’era possibile che dopo lo scontro con Si-lente fossero sparite tutte le tracce delle centinaia di maghi che lo seguivano? Non ne poteva più. Non era bravo a fare ricerche: era Hermione che di solito si occupava di queste cose.

Esausto, decise di ritirarsi in camera sua e scris-se un breve messaggio su un pezzo di pergamena che aveva ritrovato in fondo alla tasca dei jeans, lo rilesse un paio di volte prima di inviarlo:

Ho delle buone notizie da darti. Ho scoperto chi sono i rapitori di Ron! Si fanno chiamare “Setta del Fuoco Sacro”. Puoi cercare qualsiasi cosa che pos-sa collegarsi ad essa?

Appena troviamo qualche altro indizio, ci sen-tiamo.

Lo piegò in due e lo introdusse dentro il marsu-pio del Canguro che aveva tirato fuori dallo zaino, accanto ad alcune pergamene: la traduzione del Proclama e la filastrocca del Cilindro Canterino.

“Aspetta...” pensò.

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Cominciò a leggere i versi e a seguire il se-gno con l’indice; arrivato alla parte interessante, la lesse ad alta voce: «... il Sacro Fuoco sempre più brucia... ecco!»

Il Cilindro allora lo aveva informato involonta-riamente... o volontariamente?

Uscì di corsa dalla stanza e tornò in biblioteca, dove erano ancora gli altri, sventolò la filastrocca e disse: «Ecco! Ho trovato un indizio!»

«Cosa?» chiese Bryan sollevando la testa dal libro che stava leggendo.

Proprio nello stesso momento Draco si alzò in piedi e rivelò a sua volta: «Ho capito cosa mi ri-corda questo simbolo…» disse indicando il gran-de sigillo posto alla fine del messaggio. Da quando Harry lo aveva tradotto, col medesimo incantesi-mo di Hermione, e letto ad alta voce davanti agli altri due, non era riuscito a togliersi quelle parole dalla mente:

Al signor Draco Malfoy, ultimo erede dell’infi-ma stirpe dei Malfoy.

L’incontro con vostro padre è stato una grade-vole distrazione, ma sarebbe davvero un piacere di-mostrarvi il nostro cordoglio personalmente. Siamo in attesa che le nostre strade si incrocino.

Cordialmente al vostro servizio .

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Harry non aveva difficoltà a capire perché il ragazzo desiderasse vendetta: avevano ucciso suo padre ed in più infierivano sul suo onore. Di certo non biasimava Draco per questo.

«Ne avevo già visto uno simile da qualche parte, ma non ricordavo dove, ora mi è tornato in mente» disse mentre si arrampicava sulla scalet-ta della libreria per raggiungere un grosso tomo posto proprio sull’ultimo ripiano di uno scaffale. Quando scese sbatté il libro sulla scrivania vicino a dove si trovavano Harry e Bryan e febbrilmente si mise a sfogliarlo sollevando nuvole di polvere.

«Ecco qua!» Nella pagina aperta davanti ai loro occhi era riprodotto uno stemma nobiliare con al centro una grande stella a sette punte, su campo azzurro, circondata da tante altre stelle più piccole. Una scritta in latino era posta in un carti-glio sotto al simbolo: IN ASTRIS SIGNO.

Draco aveva ragione: lo stemma ricordava molto il marchio posto nel messaggio, solo che in quest’ultimo la stessa stella a sette punte era cir-condata dalle fiamme.

«Questo è il blasone originario della mia fami-glia, del periodo nel quale i nostri antenati abita-vano ancora in Francia» disse senza staccare gli occhi dall’immagine.

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«Si dice che fosse stato adottato da Ostorius Astris secoli fa, in seguito alla morte della sorella, come segno della sua dedizione verso di lei. Tra l’altro si dice che fosse in qualche modo imparen-tato con i fratelli Peverell, gli stessi descritti nella fiaba di Beda il Bardo». Mentre parlava si vedeva quanto fosse orgoglioso delle sue origini. In que-sto assomigliava in tutto e per tutto a Lucius.

«I Peverell?» fece Hyde sorpreso «Non sono quelli che si dice abbiano ricevuto i Doni della Morte?»

«Esatto. Ovviamente i Doni sono solo una fa-vola per bambini, ma i tre fratelli in teoria dovreb-bero essere esistiti davvero».

Harry sorrise tra sé: quella dei tre fratelli non era affatto una favola, ma era meglio che Hyde e Malfoy la ritenessero tale, almeno per il momento.

D’altronde anche il capo della Setta ne era al corrente, dato che sul Lago gli aveva intimato di consegnarli la Bacchetta. Avevano finalmente tro-vato una connessione, qualcosa che riunisse tutte quelle informazioni in apparenza sconnesse.

Stava per spiegare quello che aveva scoperto, ma Hyde lo precedette «Beh questa è una certezza dato che a Godric’s Hollow esiste la loro dimora. Sarebbe il caso di darci un’occhiata».

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Harry lo guardò stupito. Dimora?«E tu come fai a saperlo?» gli chiese Draco «In

America studiate le nostre favole?»«Diciamo che siamo un passo avanti!» poi con

fare divertito si rivolse ad Harry: «In fondo è da quest’estate che non torni a casa, vero Potter?» disse strizzandogli l’occhio.