Guido Reni testo La Consegna delle chiavi · Archivio di Stato di Fano ... La Pinacoteca San...

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Guido ReniLa Consegna delle chiaviUn capolavoro ritorna

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FANO - Pinacoteca San Domenico15 giugno - 29 settembre 2013Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

MOSTRA

Guido ReniLa Consegna delle chiaviUn capolavoro ritorna

Fano, 15 giugno - 29 settembre 2013

Comitato Promotore e OrganizzatoreSoprintendenza per i Beni Artistici Storici ed Etnoantropologici delle Marche,Comune di Fano,Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

Comitato scientificoMaria Rosaria Valazzi, Franco Battistelli, Rodolfo Battistini, Daniele Benati, Giuseppina Boiani Tombari, Daniele Diotallevi, Andrea Emiliani, Claudio Giardini, Stéphane Loire, Stefano Papetti

Direzione scientificaMaria Rosaria Valazzi, Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche

Responsabile di sede, custodia e organizzazioneFabio Tombari, Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

Coordinamento organizzativoSegreteria della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

Accoglienza e bookshopARCUS Associazione Culturale - Fano

Progetto espositivo e allestimentiARK. & A. srl - Mondavio

Ufficio stampaCulturalia di Norma Waltmann - Bologna

Diffusione pubblicitariaNautilus snc - Fano

Assicurazione AXA ART

Trasporti e movimentazione opereCrown Fine Art - Settimo MilaneseConsorzio Progetto Restauro - Fano

Controllo microclimaticoFondazione Cassa di Risparmio di Fano

IlluminotecnicaiGuzzini Illuminazione srl - MacerataB.M. Impianti snc - Lucrezia di Cartoceto

SicurezzaDAGO Elettronica srl - FanoLa Fedelissima srl - Fano

Si ringraziano per la gentile collaborazione il Musée du Louvre - ParigiLa Pinacoteca Civica di Ascoli PicenoLa Pinacoteca Civica di FanoLa Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola

Con l’Adesione del Presidente della Repubblica

Fondazione Cassa di Risparmio di FanoDirezione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle MarcheSoprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle MarcheRegione MarcheProvincia di Pesaro e UrbinoMuseo del LouvreComune di Ascoli PicenoComune di FanoCuria Vescovile di Fano

FANO - Pinacoteca San Domenicovia Arco d’Augusto

Dal 15 giugno al 29 settembre 2013orario di apertura:tutti i giorni escluso il lunedì dalle 18,00 alle 22,00ingresso libero - info: 0721 802885

Con l’Adesione del Presidente della Repubblica

Comune di FanoProvincia diPesaro e Urbino

RegioneMarche

Diocesi di FanoFossombroneCagli Pergola

Musée du Louvre

Comune diAscoli Piceno

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Si ringraziano inoltre:Maria Antonia Cucuzza Assessore alla Cultura del Comune di Fano, Anna Maria Ambrosini Massari,Lucia Baldelli, Alberto Berardi, Lucia De Nicolò, Marco Ferri, Lorenza Mochi Onori, Clorinda Petraglia, Giovanni Pelosi, Anna Maria Savini, Alessio Zoeddu, il personale della Biblioteca Federiciana di Fano, del Museo Civico Malatestiano di Fano, della Sezione Archivio di Stato di Fano

CATALOGO

Guido ReniLa Consegna delle chiaviUn capolavoro ritorna

A cura di Daniele Diotallevi

Autori dei saggiRodolfo BattistiniDaniele BenatiGiuseppina Boiani TombariAndrea EmilianiClaudio GiardiniStéphane LoireStefano Papetti

Referenze fotograficheParis, Musée du Louvre, (C) RMN-Grand Palais (musée du Louvre) / Gérard BlotBiblioteca Comunale Federiciana - FanoDiocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola(Aut. prot. n. 47/bcm-5 del 9.5.2013)Musei Civici di Ascoli PicenoPinacoteca e Museo Civico - FanoStudio fotografico Domenico Oddi - Ascoli Piceno

Realizzazione editorialeGrapho5 snc - Fano

© 2013 Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

Produzione artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi.Ogni riproduzione, anche parziale e con qualunque mezzo, è vietata.L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate

StampaGrapho 5, Fano

In copertinaCristo consegna le chiavi a San Pietro, INV 526, Guido Reni (1573-1642), le Guide (dit), Localisation: Paris, Musée du Louvre, (C) RMN-Grand Palais (musée du Louvre) / Gérard Blot, (particolare)

Ia edizioneGiugno 2013

http://delivr.com/2539d

Versione integrale del presente volume

Sommario

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Presentazioni

Daniele Benati“...sperando far cosa meglio della prima”

Andrea EmilianiGuido Reni a Fano

Stéphane LoireLa Remise des clés à Saint Pierre par Guido ReniLa Consegna delle chiavi a San Pietro di Guido Reni

Rodolfo BattistiniL’Annunciazione di Guido Reni e le lettere ritrovate

Stefano PapettiL’Annunciazione di Ascoli Piceno

Giuseppina Boiani TombariLa Cappella Marcolini e Guido Reni. Committenze, acquisizioni, perdite.

Claudio GiardiniIdeologia e patrimonio storico artistico dans la période de la Révolution et de la République, une et indivisible (1789-1804), attraverso una lettura storiografica del dipinto la Consegna delle chiavi a S. Pietro di Guido Reni per Fano [con una postilla per le copie di Carlo Magini]

Nota del curatore

Bibliografia generale

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Guido Reni - Un capolavoro ritorna

La Pinacoteca San Domenico è ancora una volta sede di un avvenimento culturale di grande rilievo, per Fano e per la Storia dell’Arte. Dopo la mostra sul Guercino del 2011 e l’esposizione relativa a Simone Cantarini dell’anno scorso, la Fondazione prosegue dunque nella linea di recuperare e riportare all’attenzione della società la storia, il vissuto sociale e culturale che hanno caratterizzato, anche con punte di assoluto rilievo, la città di Fano. Dal 15 giugno al 29 settembre di quest’anno è Guido Reni l’offerta in più che i visitatori della Pinacoteca San Domenico trovano, in aggiunta alle molte e prestigiose opere che usualmente la arricchiscono.Come era avvenuto per l’esposizione sul Guercino, quando era stato riportato a Fano uno dei dipinti asportati da San Pietro in Valle durante il periodo napoleonico, e cioè il San Giovanni alla Fonte conservato al Museo di Montpellier, anche questa volta il punto focale dell’avvenimento è il recupero, sia pure temporaneo di un altro dipinto partito dalla stessa chiesa alla fine del settecento, La consegna delle Chiavi.La rilevanza dell’occasione non sta solo nella presenza di un’opera da subito considerata da tutti come signi-ficativa nella produzione del Reni, che per di più dalla fine del settecento è rientrata in Italia solo nel 1954 per la mostra che si tenne a Bologna sui Maestri emiliani della pittura del seicento, dei quali il Reni era il rappresentante principale, la guida trainante. Infatti a San Domenico vengono esposti anche l’Annunciazione, altra opera dipinta dal Reni per il vero e pro-prio scrigno barocco che è San Pietro in Valle, (ora nella Pinacoteca Civica del Palazzo Malatestiano) a fianco del dipinto del medesimo soggetto realizzato per Ascoli Piceno, a ricordare anche la consistente attività del Pittore nelle Marche.L’impegno economico ed organizzativo è stato rilevante per la Fondazione e non è stato semplice arrivare a questo risultato, ma con il supporto tecnico scientifico della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, il Museo del Louvre, che aderisce solo ad iniziative di riconosciuto spessore culturale ha accettato di partecipare alla mostra, che si avvale della collaborazione delle Amministrazioni comunali di Fano e di Ascoli Piceno, ed ha ottenuto l’adesione del Presidente della Repubblica.Il catalogo che viene qui presentato contiene saggi, approfondimenti, confronti, e scoperte, dei massimi esperti del settore dove, mentre i visitatori della mostra potranno seguire da san Domenico un percorso gui-dato alla scoperta delle presenze barocche della città, visitando oltre San Pietro in Valle, la Pinacoteca Civica e gli altri edifici che nel seicento arricchirono la città.Il più vivo ringraziamento a tutti quelli che hanno con passione ed impegno contribuito alla realizzazione di questo evento.Fano, giugno 2013

Fabio Tombari Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

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Il ritorno di un capolavoro

La chiesa di San Pietro in Valle è uno dei monumenti più importanti a Fano, forse il più importante. L’affer-mazione è tuttavia decisamente riduttiva - nel limitarla al perimetro locale -, se si considera l’edificio religioso nella sua totalità, ricostituendone l’originaria integrità ‘fisica’ e riconoscendone le ragioni della fondazione (culturale in senso lato, religiosa in senso più ristretto).Il tempio appare infatti unico nel suo costituirsi come la cristallizzazione di un momento di eccezionale equilibrio tra il passato e il futuro, tra istanze assai diverse eppure coesistenti, tra percorsi di fede e di cultura strettamente intrecciati eppure ciascuno di essi perfettamente riconoscibile. L’architettura filippina vi offre il proprio imprinting, quell’essere insieme afflato di una religione per tutti, pensata per ‘accogliere’, eppure spesso magniloquente nel manifestarsi.La chiesa di San Pietro in Valle ne esplicita tutte le contraddizioni. Il richiamo diretto verso la divinità, of-ferto dal percorso immediato verso l’altare centrale al culmine della navata unica, siglato dalla ‘visione’ del dipinto più emozionante (quello di Guido Reni), è come parcellizzato negli anfratti più oscuri dei vani delle cappelle laterali. E, in queste, i parati policromi dei preziosissimi marmi (uno studio recentemente realizzato ha confermato che si tratta di marmi antichi reimpiegati) coesistono con il linguaggio sobrio delle decora-zioni negli stucchi e soprattutto dei dipinti. Questi ultimi offrono un repertorio assolutamente esemplare per mostrare la coesistenza di linee diverse e il realizzarsi del trapasso linguistico generato dalle esigenze espressive della ‘riscossa’ secentesca della chiesa romana. L’antologia offerta dalla decorazione pittorica in San Pietro in Valle comincia dalle pitture della volta e del presbiterio, realizzate tra il 1620 e il 1622 da quell’Antonio Viviani che, tra gli allievi di Federico Barocci, me-glio comprese le formule più comunicative del linguaggio corale delle imprese papali a Roma; prosegue at-traverso l’attardato, seppur di qualche interesse, Giovan Giacomo Pandolfi, rappresentazione del ‘localismo’ artistico; attraverso l’ancora non totalmente analizzata personalità, nelle implicazioni a vasto raggio e nelle scelte complesse, di Giovan Francesco Guerrieri; attraverso Cantarini, Guercino, Reni.Le opere di questi ultimi pittori, i più grandi, sono esemplari tra l’altro per comprendere i caratteri specifici della cultura artistica e della committenza che si svilupparono a Fano nel secolo XVII.

Come è stato più volte sottolineato, la città di Fano ha rappresentato un’enclave ben definita nell’ambito della cultura artistica marchigiana. Ne è evidente la peculiarità soprattutto se messa in rapporto con la contempo-ranea evoluzione dei territori circostanti.In particolare, nel secolo XVII, l’autonomia del piccolo territorio fanese, un’insula soggetta a Roma senza me-diazioni, tramite la formula antica della “Libertas Ecclesiastica”, è evidente rispetto ai circostanti territori del Ducato di Urbino, soggetti al dominio dei Della Rovere. Se in questi ultimi si concretizza una linea artistica specifica che si vede indirizzata dalla committenza ducale e in qualche modo incarnata da Federico Zuccari e Federico Barocci, e nei loro epigoni, a Fano, grazie a una committenza più frazionata, ma assai avveduta e aggiornata, si concretizza un’altrettanto riconoscibile linea artistica, che si volge verso un preciso ambito culturale: quello del classicismo bolognese/romano.Avvengono in tale clima gli arrivi delle opere di Ludovico Carracci, di Guido Reni, del Guercino, e poi di quelle di Tiarini, Bononi, Cantarini; si svolge nella città il tormentato soggiorno di Domenichino tra il 1617 e il 1618.Sono i prodotti del classicismo quelli sui quali si appunta in particolare l’attenzione dei commissari incaricati delle requisizioni napoleoniche - “pour la recherche des objets des Sciences et Arts en Italie” - che porta nel 1797 all’ enlèvement dei capolavori di Guercino e Guido Reni dalla chiesa di San Pietro in Valle, il tempio dei Filippini, l’edificio sacro più ricco e stupefacente, per la ricchezza ‘avvolgente’ delle opere e delle decorazioni.

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Oggi, come si sa, il “San Giovanni Battista alla fonte” (o “al fonte” come preferiscono i fanesi), dall’altare della cappella Alavolini, si trova a Montpellier, al Museo Fabre, e “La consegna delle chiavi” di Guido Reni al Louvre (dove è giunta in tempi relativamente recenti dopo essere stata ‘dimenticata’ per molti anni nella sede provinciale di Perpignan).Quello che era accaduto due anni fa, quando il Museo di Montpellier generosamente prestò la tela del Guer-cino, accade di nuovo, poiché il Museo del Louvre ha acconsentito al prestito del dipinto di Guido Reni. L’evento è davvero straordinario, poiché l’opera è una delle più significative delle collezioni del grande Mu-seo parigino, esposta in quel itinerario attraverso l’arte italiana che sono i dipinti della Grande Galerie, ormai eretta a luogo emblematico della storia dell’arte e delle cronache museologiche.Anche questa volta il dipinto sarà esposto nella Chiesa di San Domenico, il recuperato edificio che ospita la Pinacoteca San Domenico e l’organizzazione (con i finanziamenti) è stata curata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano.

Credo che sia importante riconoscere la continuità del percorso intrapreso che vede coinvolte le istituzioni preposte alla salvaguardia e alla conservazione del patrimonio storico-artistico, dalla Soprintendenza, al Comune, alla Provincia, alla Curia diocesana. La Soprintendenza ha offerto, in questa occasione in misura ancora maggiore che in passato, il proprio apporto non solo quale partner culturale, ma anche tecnico, so-prattutto per quanto riguarda l’osservanza delle procedure che governano i prestiti internazionali, che sono estremamente complesse e articolate.Dunque, dopo il ritorno di Guercino, dopo il ‘focus’ lanciato l’anno scorso su Simone Cantarini (l’altra punta del triangolo d’oro fanese), è la volta del ritorno della “Consegna delle chiavi” di Guido Reni.Si è di nuovo costituito un team di studiosi e operatori che ha lavorato intensamente per ‘celebrare’ l’evento nella maniera migliore. I saggi di Daniele Benati, al quale si devono i più recenti e importanti apporti su Gui-do Reni, in particolare nelle Marche, e di Andrea Emiliani, grande ‘padre’ e esempio per tutti noi; le schede di Rodolfo Battistini e Stefano Papetti; la vicenda del viaggio verso la Francia ripercorsa da Claudio Giardini e i documenti raccolti da Giuseppina Boiani Tombari costituiscono il catalogo che accompagna la mostra.Daniele Diotallevi ha svolto in maniera impeccabile il suo ruolo di coordinatore; e come non ricordare infine la vitalità inesausta di Alberto Berardi, motore costante dell’iniziativa?E’ quest’ultima un ulteriore passo per conoscere la grande storia dell’arte che ha caratterizzato le terre mar-chigiane, purtroppo lacerata e oggetto di devastanti dispersioni, ed è un ulteriore passo verso la ricomposi-zione ideale di un’identità ancora in gran parte ignorata.

Maria Rosaria Valazzi Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche

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La dispersione di capolavori conservati nel territorio marchigiano ha avuto il suo apice con le requisizioni napoleoniche. Peraltro le opere erano sottratte ai luoghi di origine non tanto per spirito di rapina quanto per il vantaggio dell’arte, per una migliore fruizione attraverso il concetto del museo moderno, mentre la dispersione che avvenne nell’Ottocento e nel primo Novecento, con la vendita di numerose opere, private e pubbliche, a vantaggio del ricco collezionismo estero, ebbe connotazioni di lucro personale molto più accen-tuate, senza la presenza di nessuna dimensione culturale.Canova, quando andò in Francia a recuperare i capolavori sottratti allo Stato della Chiesa nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, notò che i dipinti al Louvre erano meglio conservati e meglio fruibili che nelle chiese per le quali erano stati realizzati, tantoché, sulla linea dell’affermarsi del nuovo concetto di museo, le opere recuperate della Chiesa non furono mai riportate nel luogo d’origine ma nei nuovi Musei Vaticani. In qualche caso certo le opere erano meglio fruibili nelle nuove strutture museali, ma in alcuni casi non furono meglio conservate, dal momento che i restauri, intrapresi con le cognizioni dell’epoca, qualche volta furono deleteri per la conservazione, come per le numerose tavole trasportate su tela e ridotte a larve. Anche in relazione alla fruibilità molto opere, come la pala di Fano, rimasero a lungo nei depositi oppure, come a Brera, spesso le opere marchigiane furono collocate, per mancanza di spazio o di interesse, in chiese della campagna lombarda. Molte delle opere sottratte allo Stato Pontificio nel periodo napoleonico non vennero recuperate nel 1815, neppure per i Musei Vaticani, forse le idee di Canova influirono su questa scelta, come anche la sostanziale indifferenza al tema delle gerarchie ecclesiastiche; per le opere portate a Brera vi fu perfino un accordo con l’imperatore d’Austria per lasciarle in quella sede. Per molte città delle Marche il depauperamento fu gravissi-mo e si aggravò ancora con le vendite successive, dovute alle peggiorate condizioni economiche del territorio.In particolare bisogna ricordare che la commissione del bellissimo dipinto a Guido Reni per la chiesa di San Pietro in Valle, una delle chiese più ricche e belle di Fano, era frutto di una precisa scelta artistica e devozio-nale dei cittadini fanesi, molto attenti anche allora al loro patrimonio artistico, tantoché sentirono il bisogno di sostituire il dipinto con una copia.La presenza a Fano di questo dipinto così importante per la città, anche se per un breve periodo, per la gen-tile concessione dal Museo del Louvre, ha un grande valore simbolico nel ribadire la coscienza viva e attiva che questa città ha sempre avuto del proprio patrimonio artistico e che si è estrinsecata in particolare nelle importanti iniziative di valorizzazione condotte dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano.

Lorenza Mochi Onori Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche

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