GUIDA UIL AL “PIANO AZIONE E COESIONE”, REGOLAMENTI POLITICHE DI COESIONE 2014-2020

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1 GUIDA UIL AL “PIANO AZIONE E COESIONE”, REGOLAMENTI POLITICHE DI COESIONE 2014-2020 PRESENTE E FUTURO PRESENTE E FUTURO DELLE POLITICHE DI COESIONE. DELLE POLITICHE DI COESIONE. COMMENTI E RIFLESSIONI UIL COMMENTI E RIFLESSIONI UIL Roma Dicembre 2011 Roma Dicembre 2011 A cura della UIL Servizio Politiche Territoriali A cura della UIL Servizio Politiche Territoriali

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GUIDA UIL AL “PIANO AZIONE E COESIONE”,REGOLAMENTI POLITICHE DI COESIONE 2014-

2020

PRESENTE E FUTURO PRESENTE E FUTURO DELLE POLITICHE DI COESIONE.DELLE POLITICHE DI COESIONE.COMMENTI E RIFLESSIONI UILCOMMENTI E RIFLESSIONI UIL

Roma Dicembre 2011Roma Dicembre 2011

A cura della UIL Servizio Politiche Territoriali A cura della UIL Servizio Politiche Territoriali

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Le politiche di coesione 2014-2020, sono strettamente connesse con la riforma del Budget Europeo, Europa 2020 ed i relativi Piani Nazionali di Riforma, la PAC.Tutti questi temi risentono degli effetti delle misure contenute nel Patto Europeo per la Stabilità e la Crescita.La Commissione Europea ha già definito la proposta per la revisione del budget, i regolamenti per le politiche di coesione, e proprio l’altro giorno la revisione della PAC.Su questi temi partirà una consultazione pubblica entro gennaio 2012 e successivamente si aprirà il “negoziato”. Ovviamente il negoziato sarà fortemente influenzato dall’attuale ciclo di programmazione dei fondi strutturali.

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Budget Europeo 2014 2020.

La proposta di revisione del budget europeo prevede un mix tra contribuzione diretta degli Stati Membri e la novità di una imposta europea sulle transazioni finanziarie (FTT). La proposta è di una previsione di spesa che ammonta 1.025 miliardi di euro. Sulla proposta è in atto un dibattito tra gli Sati membri tra chi vorrebbe ridurre le risorse e tra chi ritiene che andrebbero aumentate.

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EUROPA 2020Gli obiettivi principali di Europa 2020 sono: – il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro; – il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in R&S; – i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono); – il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato; – 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.

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Tali obiettivi che devono essere perseguiti attraverso i Piani di Riforma Nazionali, devono seguire 10 linee guida:1. qualità e sostenibilità delle finanze pubbliche 2. affrontare gli squilibri macroeconomici 3. ridurre gli squilibri nella zona euro, 4. ottimizzare il sostegno alla ricerca e sviluppo e innovazione, il rafforzamento della società della conoscenza e liberare il potenziale dell'economia digitale, 5. incoraggiare un uso più efficiente delle risorse e ridurre le emissioni di gas serra 6. migliorare il contesto imprenditoriale e dei consumatori e la modernizzazione della base industriale per garantire il corretto funzionamento del mercato interno; 7. accrescere la partecipazione al mercato del lavoro, ridurre la disoccupazione strutturale e promuovere la qualità del lavoro 8. sviluppare una forza lavoro qualificata in grado di soddisfare le esigenze del mercato del lavoro, e promuovere l'istruzione e la formazione per tutta la vita; 9. rendere più efficienti i sistemi di istruzione e di formazione a tutti i livelli e aumentare la partecipazione all'istruzione superiore 10. promuovere l'inclusione sociale e la lotta contro la povertà.

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Ad Aprile di quest’anno gli Stati Membri hanno presentato i loro Piani di Riforma ed a Giugno la Commissione, su tali piani ha fatto delle raccomandazioni ai singoli Stati. Per il nostro Paese sono stati fatti 6 rilievi: risanamento finanziario e pareggio di bilancio; combattere l’eccessiva segmentazione del mercato del lavoro; misure volte ad una maggiore produttività; maggiore concorrenza nel settore dei servizi in particolare nell’ambito delle professioni; migliorare gli investimenti in ricerca ed innovazione; misure per accelerare la spesa dei fondi strutturali europei per il 2007-2013.

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LA RIPROGRAMMAZIONE DEI FONDI STRUTTURALI EUROPEI 2007-2013

La Commissione Europea ha invitato il Governo italiano ad una revisione dei Programmi Operativi per consentire un’accelerazione dell’utilizzo dei Fondi.L’accelerazione della spesa si attua su due provvedimenti: una delibera CIPE del gennaio 2011 ed un protocollo di intesa, che riguarda le Regioni del Mezzogiorno, sulla rimodulazione del cofinanziamento nazionale.

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DELIBERA CIPE 1/2011Indica degli obiettivi di spesa per entrambi e Fondi (FSE, FESR), che prevedono:• entro il 31 Maggio un livello di impegni pari alle risorse d spendere entro fine anno; • entro il 31 Ottobre il livello di spesa da certificare è fissato al 70% delle risorse da spendere entro fine anno;• entro il 31 Dicembre il livello degli impegni deve essere pari all’80% delle risorse da spendere entro il 31 Dicembre 2012.L’eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi dei singoli Programmi, fermo restando il vincolo di destinazione territoriale delle risorse, comporterà la quantificazione da riprogrammare destinando gli importi in favore di altri Programmi.

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L’importo oggetto della riprogrammazione sarà definito, in percentuale sul totale della dotazione del Programma e graduato a seconda del mancato raggiungimento dei risultati:fino al 10% di distanza degli obiettivi la quota da riprogrammare sarà pari allo 0,25% del totale della dotazione;superiore al 10%, ma inferiore al 20% dagli obiettivi la quota da riprogrammare sarà pari allo 0,50% del totale della dotazione;superiore al 20%, ma inferiore al 30% dagli obiettivi la quota da riprogrammare sarà pari allo 1% del totale della dotazione;oltre il 30% dagli obiettivi la quota da riprogrammare sarà pari allo 1,50% del totale della dotazione.

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I RIMEDI PER RIMUOVERE GLI OSTACALI CONCORDATI CON LA COMMISSIONE

•l’utilizzo più esteso a livello regionale di strumenti di

modifiche al Patto di stabilità interno; • ingegneria finanziaria, che consentono un rapido utilizzo delle risorse; • la definizione, sempre a livello regionale, di bandi per il sostegno alle imprese; • il miglioramento del tiraggio del FSE, in particolare per le misure relative alla occupabilità e di sostegno al reddito; • la tendenza delle Regioni, già riscontrata negli scorsi anni, a concentrare le richieste di pagamento verso i mesi finali dell’anno, quando sono più chiari gli spazi di manovra consentiti dal Patto di stabilità interno.

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IL PIANO DI AZIONE E COESIONEA tal fine è stato predisposto il Piano di Azione e Coesione per la riprogrammazione e accelerazione della spesa di Fondi Strutturali Europei.Si tratta della riprogrammazione la revisione dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali Europei, concentrando le risorse, in coerenza con le raccomandazioni del Consiglio Europeo al Piano Nazionale di Riforma, e sui nuovi obiettivi della programmazione 2014-2020.Per il momento la riprogrammazione fatta con il Piano di Azione e coesione avviene su: istruzione; occupazione; agenda digitale; reti ferroviarie.Pertanto nulla vieta che nell’ambito della riprogrammazione vengano previste azioni anche su altri obiettivi.Per quanto riguarda la riprogrammazione si tratta di modificare gli interventi previsti nei vari assi dei POR a favore dei suddetti temi, oppure nel caso dell’istruzione di riprogrammare le risorse dei POR a favore del PON Istruzione.

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RISORSE PER L’ATTUAZIONE DEL PIANO DI AZIONE E COESIONE IN MILIONI DI EURO

OBIETTIVICONTRIBUTI DELLE REGIONI A VALERE SUI POR TOTA

LE RISORSE

CALBRIA

CAMPANIA

PUGLIA

SICILIA

BASILICATA

SARDEGNA

MOLISE

ABRUZZO

ISTRUZIONE

102,8 350,0 162,4 359,1

0 0 0 0 974,3

AGENDA DIGITALE

131,9 0 18,2 60,0 59,7 135,1 5,0 0

OCCUPAZIONE

20,0 20,0 10,0 65,0 2,0 20,0 1,0 4,0 142,0

FERROVIE 80,0 600,0 100,0 500,0

0 340,0 0 0 1.620,0

TOTALE 334,7 970,0 290,6 984,1

61,7 495,1 6,0 4,0 3.146,2

Per le Ferrovie le risorse provengono dalla riduzione del cofinanziamento nazionale. Per la Sardegna il capitolo infrastrutture ferroviarie include interventi sulle strade. Per la Sicilia all’importo totale si aggiungono ulteriori 595,5 milioni di euro derivanti dalla riduzione del cofinanziamento del POR FSE, destinati agli interventi ferroviari.

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ISTRUZIONE Specificatamente per quanto riguarda l’istruzione si tratta di riprogrammare, entro il 31 Gennaio 2012, le risorse dei POR delle Regioni in Convergenza (Campania, Sicilia, Puglia e Calabria), per un totale di 974 milioni di euro (663 milioni di FESR e 311 milioni di FSE), in favore del PON Istruzione, rispettando il vincolo della territorialità.I finanziamenti sono destinati alla riqualificazione e all’efficientamento degli edifici scolastici; acquisto attrezzature tecnologiche; potenziamento laboratori; competenze degli studenti; dispersione scolastica.

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Le azioni da mettere in campo sono:• sviluppare azioni di raccordo scuola-lavoro, con l’obiettivo di permettere agli studenti di realizzare esperienze in azienda;• realizzare periodi di residenza e studio in scuole all’estero;• realizzare azioni educative in aree a forte esclusione sociale, ad iniziare dalla scuola dell’infanzia; • acquisto di attrezzature didattiche e digitali;• opere di ristrutturazione e riqualificazione degli edifici scolastici;• innalzare le conoscenze e competenze di base;• iniziative costanti di orientamento e bilancio delle competenze nell’ordinaria attività scolastica.

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RIPROGRAMMAZIONE ISTRUZIONE: LA TABELLA.

Regioni FESR FSE TotaleCalabria 59.900.000 42.900.000 102.800.00

0Campania 250.000.00

0100.000.00

0350.000.00

0Puglia 90.000.000 72.400.000 162.400.00

0Sicilia 263.100.00

096.000.000 359.100.00

0Totale 663.000.0

00311.300.0

00974.300.00

0

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AGENDA DIGITALEPer quanto riguarda l’agenda digitale si tratta di riprogrammare i POR nell’ambito dei progetti strategici nazionali in sinergia con le operazioni già in atto nelle diverse Regioni. Si tratta di una riprogrammazione di 410 milioni di euro per:• piano nazionale Banda Larga (internet da 2 mpbs per tutti entro il 2013;• realizzazione di data center per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione

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Per la Calabria a tali finanziamenti si aggiungono 1 milione di euro del FEASR; mentre la Campania, pur aderendo al Piano “Agenda Digitale Italiana”, sono in corso le valutazioni congiunte con il Ministero dello sviluppo economico che porteranno alla determinazione delle risorse da destinare a questi interventi.La Puglia attiverà gli interventi di “banda larga” con l’azzeramento del “digital divide”, mentre per la banda ultralarga e il data center la quantificazione delle risorse a carico del POR FESR, sarà subordinata a verifiche quadrimestrali con il DPS.

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AGENDA DIGITALE: LA TABELLA

REGIONI Piano Naz. Bandalarga

Banda ultralarga

Data Center

TOTALE

Calabria 5.000.000 86.900.000 40.000.000 131.900.000

Campania 0 0 0 0Puglia 18.200.000 0 0 18.200.000Sicilia 7.000.000 53.000.000 0 60.000.000Basilicata 4.900.000 14.800.000 40.000.000 59.700.000Sardegna 6.500.000 88.600.000 40.000.000 135.100.00

0Molise 0 4.000.000 1.000.000 5.000.000Abruzzo 0 0 0 0TOTALE 41.600.000 247.300.00

0121.000.00

0409.900.00

0

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CREDITO IMPOSTA OCCUPAZIONEPromuovere nuova occupazione attraverso il finanziamento, a valere sui POR regionali, del credito di imposta occupazione, (art. 2 della L.106/2011), così come concordato in via definitiva con la Commissione europea (DG EMPL). Si tratta di un credito di imposta automatico per le imprese, che assumono ed incrementano la base occupazionale, attraverso l’assunzione di lavoratori e lavoratrici che rientrano nelle cosiddette fasce “svantaggiate” o “molto svantaggiate”.Le stime indicano una “capienza” per 8.300 nuove assunzioni di lavoratori svantaggiati e di 3.100 molto svantaggiati.L’incentivo ammonta al 50% del costo del lavoro per un anno, per quanto riguarda le fasce “svantaggiate e per 24 mesi per le fasce molto “svantaggiate”.

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Vengono definiti “lavoratori o lavoratrici svantaggiati”: chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; chi non possiede un diploma di scuola media superiore o professionale; lavoratori over 50; adulti che vivono soli con una o più persone a carico; lavoratori occupati in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25 % la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici; membri di una minoranza nazionale all'interno di uno Stato membro;Sono definiti “lavoratori o lavoratrici molto svantaggiati”: disoccupato di lunga durata (24 mesi); lavoratori disabili.

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CREDITO IMPOSTA OCCUPAZIONE: LA TABELLA

REGIONI IMPORTOCalabria 20.000.000Campania 20.000.000Puglia 10.000.000Sicilia 65.000.000Basilicata 2.000.000Sardegna 20.000.000Molise 1.000.000Abruzzo 4.000.000Totale 142.000.000

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INFRASTRUTTUREPer il potenziamento delle infrastrutture e per le reti ferroviarie del Sud, si tratta di riprogrammare le risorse sulle infrastrutture ferroviarie in modo di realizzare 290 Km di nuova rete ferroviaria (per la Sardegna sono previste opere stradali). In questo caso gli interventi saranno finanziati procedendo alla riduzione del cofinanziamento nazionale, con una modifica dei POR che sarà avviata nel mese di Gennaio.Per il potenziamento della rete ferroviaria, si lavorerà in una prospettiva di più lungo periodo, garantendo al tempo stesso certezze finanziarie agli interventi sulla rete ferroviaria meridionale che, per la lunghezza dei tempi di attuazione, non potranno essere completati entro il 2015.

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La quantificazione di tale riduzione sarà effettuata una volta individuati gli interventi ferroviari definiti come prioritari e quantificato il relativo fabbisogno, sulla base di una istruttoria da completare entro il 15 dicembre 2011.Le risorse provenienti dalla riduzione del cofinanziamento restano nella disponibilità del “Fondo Nazionale di Rotazione per il cofinanziamento dei fondi europei”, per essere destinati, con vincolo territoriale ad interventi in attuazione del Piano di Azione e Coesione.

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INFRASTRUTTURE: LE TABELLE DEI PROGETTI: CAMPANIA ASSE FERROVIARIO AV/AC NAPOLI-

BARI-LECCE TARANTO

INFRASTRUTTURA NUOVA INFRASTRUTTURA

FEROVIARIA IN KM

Variante Cancello-Napoli 15

Raddoppio Cancello-Frasso Telesino 20

Raddoppio Frasso Telesino-Vitulano 30

Raddopio in variante Apice-Corsara 47

Totale Regione 112

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INFRASTRUTTURE: LE TABELLE DEI PROGETTI: PUGLIA ASSE FERROVIARIO AV/AC NAPOLI-BARI-LECCE TARANTO (KM 45) E ASSE BOLOGNA-BARI-

LECCE-TARANTO (KM 8)

INFRASTRUTTURA NUOVA INFRASTRUTTURA

FEROVIARIA IN KM

Ripristino itinerario merci NA-BA (a Foggia)

2

Tratta Cervara-Bovino 23Bari Sud (bari centrale-Bari Torre a Mare)

10

Raddoppio Bari S. Andrea-Bitetto 10

Tratta Termoli-Lesina 8

Totale Regione 53

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INFRASTRUTTURE: LE TABELLE DEI PROGETTI: SICILIA LINEA CATANIA-PALERMO E NODI, SISTEMI

URBANI E METROPOLITANI

INFRASTRUTTURA NUOVA INFRASTRUTTURA

FEROVIARIA IN KM Nodo di Palermo 32Tratta Bicocca-Motta 11Tratta Catenuova-Enna 49Tratta Motta-Catenuova 28Tratto Catania Ognina-Catania Centrale 4Raddoppio bivio Zurria-Catania Acquicella

1

Totale Regione 125

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ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE

REGIONE CALABRIA

INFRASTRUTTURA ASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)

ALTRE RISORSE DISPONIBILI

DA FINANZIARE CON RIDUZIONE TASSO DI COFINANZIAMENTO

TOTALE

Velocizzazione Battipaglia-Paola – Reggio Calabria

0 230.000.000 0 230.000.000

Velocizzazione principali linee

10.000.000 0 0 10.000.000

Velocizzazione principali-interventi accessori

30.000.000 0 0 0

TOTALE ASSE FERROVIARIO SA-RC

40.000.000 230.000.000 0 270.000.000

Elettrificazione del collegamento – primo lotto funzionale

0 0 80.000.000 80.000.000

TOTALE COLLEGAMENTO LAMEZIA-CATANZARO-DORSALE IONICA

0 0 80.000.000 80.000.000

Metaponto-Sibari-bivio S. Antonello

0 155.000.000 0 155.000.000

TOTALE TARANTO-SIBARI-GIOIA TAURO

0 155.000.000 0 155.000.000

TOTALE REGIONE 40.000.000 385.000.000 80.000.000 505.000.000

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ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE

REGIONE CAMPANIA

INFRASTRUTTURAASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)

ALTRE RISORSE DISPONIBILI

DA FINANZIARE CON RIDUZIONE TASSO DI COFINANZIAMENTO

TOTALE

Nodo di Napoli: ACC Napoli Centrale

85.000.000 0 0 85.000.000

Nodo di Napoli: potenziamento capacità

0 77.000.000 0 77.000.000

Nodo di Napoli: potenziamento tecnologico

28.000.000 0 0 28.000.000

Variante Cancello-Napoli 201.000.000 307.000.000 305.000.000 813.000.000

Raddoppio Cancello-Frasso Telesino

200.000.000 430.000.000 100.000.000 730.000.000

Raddoppio Frasso Telesino-Vitulano

21.000.000 0 0 21.000.000

Raddoppio in varinate Apice-Orsara

47.000.000 10.000.000 0 57.000.000

Riqualificazione urbana area portuale Napoli Est-progetto Traccia Napoli

0 0 95.000.000 95.000.000

Acquisto materiale rotabile 0 0 100.000.000 100.000.000

TOTALE ASSE FERROVIARIO AV/AC NAPOLI-BARI-LECCE TARANTO

582.000.000 824.000.000 600.000.000 2.006.000.000

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ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE

REGIONE PUGLIA

INFRASTRUTTURA

ASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)

ALTRE RISORSE DISPONIBILI

DA FINANZIARE CON RIDUZIONE TASSO DI COFINANZIAMENTO

TOTALE

Ripristino itinerario merci Na - Ba (a Foggia

10.000.000 0 0 10.000.000

Tratta Cervaro-Bovino

0 230.000.000 0 230.000.000

Velocizzazione Napoli-Bari

15.000.000 0 0 15.000.000

Bari Sud (Bari centrale-Bari Torre a Mare)

0 291.000.000 100.000.000 391.000.000

Nodo di Bari (ACC Bari P.N.)

0 160.000.000 0 160.000.000

PRG e ACC Bari centrale

90.000.000 0 0 90.000.000

PRG e ACC Lecce

60.000.000 0 0 60.000.000

Velocizzazione Bari-Lecce

15.000.000 0 0 15.000.000

SCC Bari-Lecce

0 79.000.000 0 79.000.000

INFRASTRUTTURA

ASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)

ALTRE RISORSE DISPONIBILI

DA FINANZIARE CON RIDUZIONE TASSO DI COFINANZIAMENTO

TOTALE

SCC Bari-Taranto 0 30.000.000

0 30.000.000

Raddoppio Bari S. Andrea- Bitetto

0 220.000.000

0 220.000.000

Completamento attrezzaggio Bari-Taranto

18.000.000

0 0 18.000.000

Totale Asse ferroviario AV/AC Napoli-Bari - Lecce Taranto

208.000.000

1.010.000.000

100.000.000

1.318.000.000

Completamento SCC Adriatica

0 78.000.000

0 78.000.000

Tratta Termoli - Lesina (tratto Lesina-Ripalta)

0 106.000.000

0 106.000.000

Totale Asse Bologna-Bari-Lecce-Taranto

0 184.000.000

0 184.000.000

TOTALE REGIONE

208.000.000

1.194.000.000

100.000.000

1.502.000.000

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ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE

REGIONE SARDEGNA

INFRASTRUTTURA

ASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)

ALTRE RISORSE DISPONIBILI

DA FINANZIARE CON RIDUZIONE TASSO DI COFINANZIAMENTO

TOTALE

Ammodernamento e velocizzazione Rete Sarda

0 95.000.000 165.000.000 260.000.000

Acquisto materiale rotabile

0 0 35.000.000 35.000.000

Totale Ammodernamento e velocizzazione Rete Sarda

0 95.000.000 165.000.000 260.000.000

In considerazione delle condizioni di isolamento della Regione Sardegna, il Piano di Azione prevede anche un finanziamento a favore dell’ammodernamento della rete

Stradale: Alghero - Sassari per 25 milioni di euro e Sassari - Olbia per 150 milioni di euro (che si aggiungono ai 406,5 milioni di euro della delibera CIPE 3/8/2011 e

443,5 milioni di euro di altre risorse)

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ASSI INFRASTRUTTURALI E PRINCIPALI INTERVENTI FINANZIATI: LE RISORSE

REGIONE SICILIA

INFRASTRUTTURA

ASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)

ALTRE RISORSE DISPONIBILI

DA FINANZIARE CON RIDUZIONE TASSO DI COFINANZIAMENTO

TOTALE

SCC Palermo-Messina e Messina-Catania-Siracusa

0 132.000.000 0 132.000.000

Totale Asse ferroviario Messina Palermo-Catania

0 132.000.000 0 132.000.000

Nodo di Palermo

0 1.077.000.000 0 1.077.000.000

Potenziamento e velocizzazione itinerario Palermo-Catania

0 30.000.000 0 30.000.000

Potenziamento e velocizzazione Messina-Palermo e Messina-Siracusa

0 28.000.000 0 28.000.000

Tratta Bicocca-Motta

0 96.000.000 0 96.000.000

Tratta Catenanuova-Enna

0 6.000.000 176.000.000 182.000.000

INFRASTRUTTURA

ASSEGNAZIONE CIPE (62/2011)

ALTRE RISORSE DISPONIBILI

DA FINANZIARE CON RIDUZIONE TASSO DI COFINANZIAMENTO

TOTALE

Tratta Motta-Catenanuova

0 60.000.000

324.000.000

384.000.000

Tratto Catania Ognina-Catania Centrale

0 116.000.000

0 116.000.000

Velocizzazione PA-CT - tratta Roccapalumba-Marianopoli

0 62.000.000

0 62.000.000

Totale Linea Catania-Palermo

0 1.475.000.000

500.000.000

1.975.000.000

Raddoppio bivio Zurria-Catania Acquicella

0 116.000.000

0 116.000.000

Totale Nodi, sistemi urbani e metropolitani

0 116.000.000

0 116.000.000

TOTALE REGIONE

0 1.723.000.000

500.000.000

2.223.000.000

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LA MANOVRA “SALVA ITALIA” E I FONDI STRUTTURALI 2007-2013

Al fine di accelerare la spesa dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali Europei per il triennio 2012-2014, la parte delle risorse per il cofinanziamento nazionale, nel limite di 1 miliardo per ciascun anno, non si calcola ai fini dei parametri del Patto di Stabilità interno. A tal fine è istituito il “Fondo di compensazione per gli interventi volti a favorire lo sviluppo” ripartito tra le singole Regioni sulla base della chiave di riparto dei fondi strutturali 2007-2013, tra Programmi Operativi Regionali, così come stabilita dal Quadro Strategico Nazionale 2007-2013. Per le Regioni ricomprese nell’Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) e nel regime di phasing in (Basilicata), Competitività, tale esclusione è subordinata all’Accordo sull’attuazione del “Piano di Azione Coesione”.

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LA MANOVRA “SALVA ITALIA” E I GIOVANI E LE DONNE

Dal 2012 per le lavoratrici donne e per gli under 35, con contratto a tempo indeterminato, le deduzioni dalla base imponibile IRAP sono aumentate da 5 mila euro a 10.660 euro, mentre tali deduzioni per le Regioni del Mezzogiorno sono aumentate da 10 mila euro a 15.200.

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LE RIFLESSIONI DELLA UIL SUL PIANO DI AZIONE E COESIONE E SULLA MANOVRA “SALVA ITALIA”

Per quanto riguarda il Decreto “salva Italia”, è senz’altro positiva l’esclusione dal patto di stabilità per 1 miliardo l’anno, della parte di cofinanziamento nazionale e va nella direzione da tre anni sostenuta dalla UIL.Sarebbe, però, importante che tale esclusione, a livello nazionale riguardi anche i Bilanci di Comuni e Province, che spesso sono gli “Enti appaltanti” della Regione per la spesa dei Fondi Europei.In alternativa sarebbe importante, che le Regioni nella loro “regionalizzazione del patto di stabilità” diano priorità a tali risorse che sono le uniche veramente spendibili nei prossimi anni. Ciò darebbe certezze per i prossimi tre anni ai bilanci delle Autonomie Locali e potrebbe generare una spesa ulteriore di oltre 2 miliardi di euro l’anno.Sempre nel Decreto “salva Italia” va nella giusta direzione di far aumentare il costo del lavoro “instabile”, la norma, che innalza l’esenzione del cosiddetto “cuneo fiscale” per giovani under 35 e donne.

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In generale si tratta di un Piano (che riprende la delibera CIPE del gennaio 2011 e in larga parte il Piano Eurosud, in cui è prevista, da una parte una rimodulazione dei POR e dall’altra un accentramento delle risorse.Ciò serve tra “tecnicismi vari”, compreso un tiraggio maggiore dei Grandi Progetti, che hanno una regola diversa per la regola “N più 2” (regola dei disimpegni), ad evitare di perdere risorse a fine anno.Ovviamente tale rimodulazione generale vale a partire dal 2012.Le considerazioni che si possono fare sono tante, la prima, per la UIL, è che, in questo modo si certifica, ancora una volta, la scarsa efficienza di tutta la pubblica amministrazione (centrale e periferica) di programmare e di spendere bene le risorse.Una cosa è certa se avessero fatto questo tale operazione quando lo abbiamo sollecitato noi da almeno due anni, probabilmente anche la destinazione delle risorse sarebbe stata diversa e più selettiva.

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In ogni caso ormai, pur di non perdere le risorse può andar bene tutto, per cui occorre superare gli “egoismi” delle pubbliche amministrazioni e incamminarsi su una strada che da una parte serve per “spendere” e dall’altra eviti “lo spendere tanto per spendere”. A questo proposito va bene la filosofia di fondo del Piano, ma come UIL riteniamo che, partire dal prossimo anno, necessiti un vero approfondimento sulla quantità e qualità della spesa sia delle risorse ordinarie, sia delle risorse aggiuntive, per capire se tale rimodulazione mantenga la finalità “addizionale” della programmazione dei fondi europei e, soprattutto, per capire quanto e come si spende nel Mezzogiorno.Perché capire “quanto , come e dove” si spendono le risorse non è indifferente per le politiche di sviluppo del Mezzogiorno, anche in previsione dell’attuazione del federalismo fiscale (perequazione e rimozione degli squilibri territoriali), soprattutto, per quanto riguarda i futuri “contratti istituzionali di sviluppo”.

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Nel merito, sul Piano di Azione e Coesione è positiva la riprogrammazione verso il piano “agenda digitale”, che tra l’altro anticipa anche gli obiettivi di Europa 2020, altrettanto la concentrazione delle risorse sul piano infrastrutture, anche se occorre chiarire bene il piano “ferrovie”, sia per quanto riguarda le modalità di finanziamento delle opere (rimodulazione del cofinanziamento), sia per le modalità operative, sia per i tempi (certezza che si finanzino lotti già cantierabili).Sul versante “Istruzione”, in linea generale gli interventi sembrerebbero positivi, anche se permangono tutte le perplessità della UIL, che si tratti di interventi a “pioggia”, e, soprattutto, di finanziare attività e progetti che non hanno nulla di addizionale, ma che servono per far fronte ai tagli del bilancio ordinario della scuola.Perché, a nostro avviso, si tratta della stessa operazione fatta a Settembre scorso con la rimodulazione dei “Piano Nazionale della Ricerca”, dove è previsto di dirottare al Centro Nord tutte le risorse ordinarie del Bilancio del Ministero e al Sud far fronte a Ricerca ed Università con le risorse dei fondi comunitari.

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Assume importanza, in questo caso, a maggior ragione, la richiesta di verifica della spesa ordinaria e aggiuntiva. Inoltre è positivo, che finalmente sia reso operativo il credito di imposta occupazione, ma anche da questo punto di vista c’è la perplessità dell’esiguo importo del suo finanziamento.Perché i 142 milioni di euro messi a disposizione, coprono appena 11 mila nuovi posti di lavoro.Ed allora le cose sono due: o le risorse stanziate sono insufficienti ed allora andrebbero aumentate, oppure che le previsioni sono di poche nuove assunzioni, ed allora la situazione sarebbe di vero “allarme rosso”.Andrebbe chiarito, a tale proposito, se lo stanziamento riguardi soltanto il 2012, o se è una prima tranche annuale, per poi essere rifinanziato per i prossimi anni con le stesse modalità.

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Sempre sul versante del credito occupazione il Governo dovrebbe richiedere un confronto in sede europea per l’estensione del periodo e l’allargamento della platea dei beneficiari.Inoltre nel Piano non si fa nessun accenno circa l’ipotesi di destinare risorse del FSE al riforma dell’apprendistato e al contratto di inserimento. Sarebbe opportuno, da questo punto l’apertura di un tavolo, tra l’altro previsto dall’accordo sull’apprendistato, sulle risorse da destinare alla formazione, sia per l’apprendistato che per i contratti di inserimento, utilizzando in tal senso le risorse del FSE.A nostro parere, inoltre, il Piano, se si esclude la lotta alla dispersione scolastica e l’agenda digitale, è abbastanza carente circa il finanziamento delle cosiddette infrastrutture immateriali.Sarebbe opportuno rimodulare i programmi sugli “Obiettivi di Servizio” (acqua, rifiuti, assistenza domiciliare integrata, asili nido), concentrando su di essi una parte delle risorse.

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Infine rimane irrisolto il problema del FAS o “Fondo di Coesione” come si chiama dopo il decreto del federalismo fiscale sulla rimozione degli squilibri territoriali.E’ vero che nel “salva Italia” è stato salvato il FAS regionale, mentre ancora è in atto il monitoraggio delle risorse rimanenti del FAS nazionale, ma sarebbe importante che già a partire dal 2012 le Regioni possano contare sulla certezza dei finanziamenti di tale fondo in modo tale che da questa data si possano prendere impegni vincolanti di spesa.

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LE POLITICHE DI COESIONE 2014-2020

Le politiche di coesione 2014-2020, che per il prossimo ciclo di programmazione possono contare su una disponibilità economica di 336 miliardi di euro, in linea con EU 2020, dovranno seguire una politica di investimento basata su:

• attenzione ai risultati

• concentrazione tematica

• incentivi e condizionamenti.

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68,7 miliardi di euro sono destinati al Fondo di Coesione;162,6 miliardi di euro alle Regioni in ritardo di sviluppo (Convergenza);38,9 miliardi di euro alle Regioni in transizione;53,1 miliardi di euro alle Regioni a maggiore sviluppo (competitività ed occupazione);11,7 miliardi di euro alla Cooperazione Territoriale;0,9 miliardi di euro alle Regioni ultraperiferiche e le zone scarsamente popolate.Viene previsto un nuovo fondo chiamato "Collegamento Fondo Europa" (CEF), con una dotazione di 50 miliardi euro, che ha per scopo quello di accelerare lo sviluppo di infrastrutture prioritarie, di mobilità, energia e le tecnologie dell’informazione.Il tasso di cofinanziamento prevede: 75-85% nelle Regioni a ritardo di sviluppo e ultraperiferiche; 60% nelle Regioni in transizione; 50% nelle regioni più sviluppate.

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I FONDI PER LE POLITICHE DI COESIONE 2014 2020

I principi cardini della futura politica di coesione sono 4:

1. Aumentare il valore aggiunto dell’UE e rafforzare la Governance;

2. Introdurre la nuova dimensione della “coesione territoriale”;

3. Razionalizzare l’attuazione sulla base delle lezioni del passato;

4. Architettura della politica di coesione.

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VALORE AGGIUNTO DELL’UE E GOVERNANCE• E' previsto un unico Quadro Strategico (QSC) per tutti

i Fondi (FESR, FSE, FEG, FEASR, FEP) che tradurrà gli obiettivi UE2020 in priorità di investimento. Il documento sostituirà gli Orientamenti Strategici della presente programmazione e sarà adottato dalla Commissione.

• Sarà adottato un Contratto di partnership sullo sviluppo e gli investimenti che, basandosi sul Quadro Strategico Comune, stabilirà le priorità di investimento, l'allocazione delle risorse nazionali e dell'Unione europea tra i settori e i programmi prioritari, le condizioni concordate e gli obiettivi da raggiungere. Il contratto sarà il risultato delle discussioni tra gli Stati membri, le Regioni e la Commissione sulla strategia di sviluppo presentata nei Programmi nazionali di riforma.

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• Verranno definiti i Programmi Operativi che costituiranno lo strumento di gestione e tradurranno i documenti strategici in concrete priorità d'investimento corredate di obiettivi chiari e misurabili. • Si introdurranno maggiori incentivi e condizioni necessarie per raggiungere gli obiettivi prefissati (ad es. processo di snellimento della burocrazia). Migliorerà il funzionamento degli strumenti di valutazione della performance dei risultati per verificare l’andamento dei programmi. • Si promuoverà un maggiore ricorso a strumenti di ingegneria finanziaria messi a punto dalla CE insieme alla Banca Europea per gli investimenti (BEI), e Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa CEB .

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COESIONE TERRITORIALEViene introdotta la nuova dimensione della “coesione territoriale” che darà particolare risalto al ruolo delle città, alle aree geografiche funzionali ed a quelle che affrontano specifici problemi geografici o demografici e infine alle strategie macroregionali, ciò verrà attuato attraverso:• Rafforzamento della cooperazione territoriale tra regioni all’interno di uno stesso Paese; • Pianificazione di azioni ad hoc in aree con caratteristiche specifiche (ad es. montagna e aree ultraperiferiche, le cui caratteristiche geografiche o demografiche potrebbero aumentarne i problemi dello sviluppo).

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L’ATTUAZIONE SULLA BASE DELLE LEZIONI DEL PASSATO

Le intenzioni sono una semplificazione delle procedure amministrative attraverso:• la riduzione dei carichi amministrativi e semplificazione della gestione;

• una maggiore responsabilizzazione delle istanze nazionali (ad es. previsione di una dichiarazione annuale rilasciata dalle AdG in luogo del processo di certificazione delle spese).

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ARCHITETTURA DELLA POLITICA DI COESIONE

La politica di coesione continuerà per tutte le Regioni d’Europa con tre distinti obiettivi o zone: • Regioni meno sviluppate, ovvero con un PIL pro capite minore del 75% della media UE); • Regioni più sviluppate, ovvero con un PIL maggiore del 90% della media UE); • Regioni in transizione o terza area, ovvero con un IL pro capite compreso tra il 75% ed il 90% della media UE, con modalità semplificate rispetto all’attuale phasing in e phasing out.

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PROPOSTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA DI REGOLAMENTI PER LA POLITICA DI COESIONE

2014-2020

La Commissione Europea ha approvato il 6 ottobre 2011 un pacchetto legislativo relativo alla politica di coesione per il periodo 2014-2020. Il pacchetto comprende:una regolamentazione di portata globale che istituisce una serie di norme comuni per gestire il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). In questo modo sarà possibile ottenere la migliore combinazione di fondi per incrementare l’impatto dell’azione dell’UE.

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Tre regolamenti specifici per il FESR, il FSE e il Fondo di coesione.

Due regolamenti concernenti l’obiettivo cooperazione territoriale europea e il gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT).

Due regolamenti sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) e sul Programma per il cambiamento sociale e l’innovazione.

Una comunicazione sul Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE).

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Tale pacchetto è volto a rilanciare la crescita e l'occupazione in Europa destinando gli investimenti dell'UE all'agenda per la crescita e l'occupazione dell'Europa "EU 2020“, attraverso la concentrazione tematica delle risorse dei Fondi Strutturali Europei. La concentrazione tematica prevede investimenti in:

• ricerca e innovazione;

•tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC);

• competitività delle piccole e medie imprese (PMI);

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• spostamento verso un'economia a basse emissioni di carbonio;

• l'adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione dei rischi e gestione;tutela ambientale e l'efficienza delle risorse;

• trasporto sostenibile e infrastrutture di rete strategiche;lavoro e sostegno alla mobilità del lavoro;

• l'inclusione sociale e lotta alla povertà;

• istruzione, competenze e apprendimento permanente;

• rafforzamento delle capacità istituzionali ed efficienza delle pubbliche amministrazioni.

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Tutti i programmi dovranno contenere:

• traguardi chiari e misurabili e reali e Focus sui risultati;

• indicatori, valutazione e rendicontazione pre-condizioni per il successo;

• conformità con la nuova governance economica;

• assicurare tutte le condizioni per un efficace investimento delle risorse.

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Per un approccio integrato delle azioni a livello nazionale e regionale è prevista la possibilità di programmare le risorse con il “metodo del plurifondo” al posto dell’attuale programmazione basata sul cosiddetto approccio “monofondo”.Inoltre sulla base di strategie territoriali sono previsti "Investimenti integrati territoriali urbani o altre strategie territoriali“.

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FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE (FESR)

Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) è la principale fonte di finanziamenti dell'UE a tal fine. L'obiettivo è riequilibrare le principali disparità fra le regioni finanziando lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle economie regionali, compresa la conversione delle regioni industriali in declino e di quelle in ritardo di sviluppo.Tutte le regioni europee riceveranno finanziamenti a titolo del FESR. Le autorità nazionali e regionali stabiliscono i loro programmi di sviluppo e selezionano i progetti da finanziare.

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I Regolamenti prevedono , che per il periodo 2014-2020 il FESR ha una dotazione economica di 183,3 miliardi di euro.

Il FESR concentra la sua azione verso obiettivi volti agli "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" e "Cooperazione territoriale europea".

In particolare Il FESR sostiene lo sviluppo regionale e locale cofinanziando investimenti nei seguenti campi: R&S e innovazione, cambiamento climatico e ambiente, sostegno alle PMI, servizi di interesse economico generale, infrastrutture per le telecomunicazioni, l'energia e i trasporti, sanità, istruzione e infrastrutture.

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Il regolamento proposto prevede che sia data particolare attenzione allo sviluppo urbano sostenibile.A questo scopo, almeno il 5% delle risorse del FESR dovrà essere destinato allo sviluppo urbano sostenibile, sarà creata una piattaforma per lo sviluppo urbano per promuovere lo sviluppo di capacità e lo scambio di esperienze e sarà stabilito un elenco di città in cui saranno realizzate azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile.Le regioni in transizione e le regioni più sviluppate dovranno destinare la maggior parte della loro dotazione (eccetto per il FSE) all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili, alla competitività delle PMI e all'innovazione. Le regioni meno sviluppate potranno utilizzare la loro dotazione per un maggior numero di obiettivi che riflettano la maggiore varietà delle loronecessità di sviluppo.

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A tal fine il FESR deve destinare:

• almeno l'80% delle risorse sia destinato all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili, alla ricerca e all'innovazione e al sostegno delle PMI nelle regioni più sviluppate e in transizione, di cui il 20% destinato all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili;

• dato il persistere di necessità di ristrutturazioni nelle regioni gradualmente escluse dall'obiettivo "Convergenza", l'importo minimo sarà ridotto al 60%;

• almeno il 50% delle risorse sia destinato all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili, alla ricerca e all'innovazione e al sostegno delle PMI nelle regioni meno sviluppate, di cui il 6% destinato all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili.

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CAMPI DI INTERVENTOIl FESR sostiene:• investimenti produttivi che contribuiscono alla creazione e al mantenimento di posti di lavoro sostenibili, tramite aiuti diretti a investimenti in piccole e medie imprese (PMI);• investimenti in infrastrutture che forniscono servizi di base ai cittadini nei settori dell'energia, dell'ambiente, dei trasporti e delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC);• investimenti in infrastrutture sociali, sanitarie ed educative;• lo sviluppo del potenziale endogeno promuovendo lo sviluppo regionale e locale, la ricerca e l'innovazione;• l'assistenza tecnica.

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Nelle regioni più sviluppate il FESR non sostiene investimenti in infrastrutture che forniscono servizi di base ai cittadini nei settori dell'ambiente, dei trasporti e delle TIC.Il FESR non sostiene:• la disattivazione delle centrali nucleari;• la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in impianti cui si applica ladirettiva 2003/87/CE;• la fabbricazione, la trasformazione e la commercializzazione del tabacco e deiprodotti del tabacco;• le imprese in difficoltà, come definite secondo le regole dell'Unione in materiadi aiuti di Stato.

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PRIORITÀ D'INVESTIMENTOIl FESR sostiene 11 priorità di investimento:1 rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione;2 migliorare l'accesso alle TIC, il loro utilizzo e la loro qualità;3 accrescere la competitività delle PMI;4 sostenere il passaggio a un'economia a bassa emissione di carbonio in tutti i settori;5 promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi;6 proteggere l'ambiente e promuovere l'efficienza delle risorse;7 promuovere il trasporto sostenibile ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete;8 promuovere l'occupazione e la mobilità dei lavoratori;9 promuovere l'inclusione sociale e lottare contro la povertà;10 investire nell'istruzione, nella qualificazione professionale e nella formazione permanente, sviluppando l'infrastruttura scolastica e formativa;11 potenziare la capacità istituzionale e l'efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi pubblici interessati dagli interventi del FESR, affiancando le azioni svolte a questo fine con il sostegno del FSE.

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Priorità 1: RAFFORZARE LA RICERCA, LO SVILUPPO TECNOLOGICO E L'INNOVAZIONE

• potenziare l'infrastruttura per la ricerca e l'innovazione (R&I) e le capacità di sviluppare l'eccellenza nella R&I e promuovere centri di competenza, in particolare quelli di interesse europeo;• promuovere gli investimenti delle imprese in R&I, lo sviluppo di prodotti e servizi, il trasferimento di tecnologie, l'innovazione sociale e le applicazioni nei servizi pubblici, la stimolazione della domanda, le reti, i cluster e l'innovazione aperta attraverso la specializzazione intelligente;• sostenere la ricerca tecnologica e applicata, le linee pilota, le azioni di validazione precoce dei prodotti, le capacità di fabbricazione avanzate e la prima produzione in tecnologie chiave abilitanti e la diffusione di tecnologie con finalità generali.

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Priorità 2: MIGLIORARE L'ACCESSO ALLE TIC, IL LORO UTILIZZO E LA LORO QUALITÀ

• estendere la diffusione della banda larga e delle reti ad alta velocità;• sviluppare i prodotti e i servizi delle TIC, il commercio elettronico e la domanda di TIC;• rafforzare le applicazioni delle TIC per l'e-government, l'e-learning, l'einclusion e l'e-health. Priorità 3: ACCRESCERE LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI

• promuovere l'imprenditorialità, in particolare facilitando lo sfruttamento economico di nuove idee e promuovendo la creazione di nuove aziende;• sviluppare nuovi modelli di attività per le PMI, in particolare per l'internazionalizzazione.

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Priorità 4: SOSTENERE IL PASSAGGIO A UN'ECONOMIA A BASSA EMISSIONE DI CARBONIO IN TUTTI I SETTORI

• promuovere la produzione e la distribuzione di fonti di energia rinnovabili;

• promuovere l'efficienza energetica e l'uso dell'energia rinnovabile nelle PMI;

• sostenere l'efficienza energetica e l'uso dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture pubbliche e nel settore dell'edilizia abitativa;

• sviluppare sistemi di distribuzione intelligenti a bassa tensione;

• promuovere strategie per basse emissioni di carbonio per le zone urbane.

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Priorità 5: PROMUOVERE L'ADATTAMENTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO, LA PREVENZIONE E LA

GESTIONE DEI RISCHI

• sostenere investimenti riguardanti in modo specifico l'adattamento al cambiamento climatico;

• promuovere investimenti destinati a far fronte a rischi specifici, garantire la capacità di reagire alle catastrofi e sviluppare sistemi di gestione delle catastrofi.

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Priorità 6: PROTEGGERE L'AMBIENTE E PROMUOVERE L'EFFICIENZA DELLE RISORSE

• contribuire a soddisfare le notevoli necessità di investimenti nel settore dei rifiuti per rispondere agli obblighi imposti dalla normativa dell'Unione in materia ambientale;• contribuire a soddisfare le notevoli necessità di investimenti nel settore dell'acqua per rispondere agli obblighi imposti dalla normativa dell'Unione in materia ambientale;• proteggere, promuovere e sviluppare il patrimonio culturale;• proteggere la biodiversità, i suoli e promuovere i servizi per gli ecosistemi, compreso “NATURA 2000” e le infrastrutture verdi;• migliorare l'ambiente urbano, in particolare con la riqualificazione delle aree industriali dismesse e la riduzione dell'inquinamento atmosferico.

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Priorità 7: PROMUOVERE IL TRASPORTO SOSTENIBILE ED ELIMINARE LE STROZZATURE NELLE PRINCIPALI

INFRASTRUTTURE DI RETE

• favorire la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale con investimenti nella rete transeuropea dei trasporti (TEN-T);• migliorare la mobilità regionale, per mezzo del collegamento dei nodi secondari e terziari all'infrastruttura della TEN-T;• sviluppare sistemi di trasporto ecologici e a bassa emissione di carbonio e favorire la mobilità urbana sostenibile;• sviluppare sistemi di trasporto ferroviario globali, di elevata qualità e interoperabili.

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Priorità 8: PROMUOVERE L'OCCUPAZIONE E LA MOBILITÀ DEI LAVORATORI MEDIANTE:

• lo sviluppo di incubatrici di imprese e il sostegno a investimenti per i lavoratori autonomi e la reazione di imprese;

• iniziative per lo sviluppo locale e aiuti a strutture che forniscono servizi di zona per creare nuovi posti di lavoro, se tali azioni non rientrano nel campo d'applicazione del FSE;

• investimenti in infrastrutture per i servizi pubblici per l'impiego.

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Priorità 9: PROMUOVERE L'INCLUSIONE SOCIALE E LOTTARE CONTRO LA POVERTÀ MEDIANTE:

• investimenti nell'infrastruttura sanitaria e sociale che contribuiscano allo sviluppo nazionale, regionale e locale, la riduzione delle disparità nelle condizioni sanitarie e il passaggio dai servizi istituzionali ai servizi locali;

• il sostegno alla rigenerazione fisica ed economica delle comunità urbane e rurali sfavorite;

• il sostegno a imprese sociali.

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Priorità 10: investire nell'istruzione, nella qualificazione professionale e nella formazione permanente, sviluppando l'infrastruttura scolastica e formativa.

Priorità 11: potenziare la capacità istituzionale e l'efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi pubblici interessati dagli interventi del FESR, affiancando le azioni svolte a questo fine con il sostegno del FSE.

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IL FONDO SOCIALE EUROPEO (FSE)Per quanto riguarda il FSE esso sarà articolato intorno a 4 “obiettivi tematici” all’interno dell’Unione Europea:• promuovere l’occupazione e la mobilità professionale;• investire nell’insegnamento, nelle competenze, e nella formazione permanente;• promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà;• rafforzare la capacità istituzionale ed un’efficiente amministrazione pubblica.Il FSE dovrebbe contribuire ad altri obiettivi tematici: sostenere anche la transizione verso un'economia più verde, un migliore utilizzo delle tecnologie digitali, imprenditorialità, ricerca e innovazione.

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A tal fine è necessario:• dedicare almeno il 20% degli stanziamenti del FSE alla promozione dell’inclusione sociale e alla lotta alla povertà;• concentrare il finanziamento nel quadro dei programmi operativi su un numero limitato di “priorità di investimento”. Anche per il 2014-2020 il FSE deve rafforzare l’innovazione sociale e la cooperazione transnazionale mediante un tasso di cofinanziamento più elevato.Il Regolamento attribuisce grande importanza alla partecipazione delle parti sociali e delle ONG nella programmazione ed attuazione. A tal fine è previsto un importo adeguato delle risorse del FSE alle azioni di rafforzamento delle capacità delle parti sociali e delle ONG.

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Per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio e di valutazione il regolamento propone norme di qualità minime e un insieme di indicatori comuni obbligatori. Per garantire la semplificazione è previsto di estendere l’utilizzazione delle opzioni semplificate in materia di costi a diretto vantaggio dei beneficiari.Vengono introdotte disposizioni specifiche per gli strumenti finanziari al fine di incoraggiare gli Stati membri e le Regioni a far ricorso al FSE, cercando di far aumentare le capacità finanziarie a favore dell’occupazione, dell’istruzione, e dell’inclusione sociale.

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L’INCIDENZA DEL FSE SUL BILANCIO DELLE POLITICHE DI COESIONE

BILANCIO PROPOSTO 2014-

2020

MILIARDI DI EURO PER LA

COESIONE

PERCENTUALE MINIMA

FSE

IMPORTO MINIMO

CORRISPONDNETE PER FSE IN MLD

REGIONI IN RITARDO DI SVILUPPO

162,6 25% 40,7

REGIONI IN TRANSIZIONE

38,9 40% 15,6

REGIONI PIU’ SVILUPPATE

53,1 52% 27,6

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PRIORITA’ “PROMOZIONE DELL’OCCUPAZIONE E SOSTEGNO ALLA MOBILITA’ PROFESSIONALE”

Tale priorità si esplica attraverso:• l’accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e per le persone inattive, comprese le iniziative locali per l’occupazione e il sostegno alla mobilità professionale;• l'integrazione sostenibile nel mercato del lavoro dei giovani che non svolgono attività lavorative, non seguono studi né formazioni;• l'attività autonoma, lo spirito imprenditoriale e la creazione di imprese;• l'uguaglianza tra uomini e donne e la conciliazione tra vita professionale e vita privata;• l'adattamento dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori ai cambiamenti;• l'invecchiamento attivo e in buona salute;• la modernizzazione e il rafforzamento delle istituzioni del mercato del lavoro, comprese azioni volte a migliorare la mobilità professionale transnazionale.

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PRIORITA’ “INVESTIMENTO NELL’ISTRUZIONE, NELLE COMPETENZE E NELLA FORMAZIONE

PROFESSIONALE” Tale priorità si esplica attraverso:• riducendo l'abbandono scolastico precoce e promuovendo l'uguaglianza di accesso all'istruzione prescolare, primaria e secondaria di buona qualità;• migliorando la qualità, l'efficacia e l'apertura dell'istruzione superiore e di livello equivalente al fine di aumentare la partecipazione e i tassi di riuscita;• migliorando l'uguaglianza di accesso alla formazione permanente, aggiornando le attitudini e le competenze della manodopera e migliorando l'utilità dei sistemi d'insegnamento e di formazione per il mercato del lavoro.

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PRIORITA’ “PROMOZIONE DELL’INCLUSIONE SOCIALE E LOTTA CONTRO LA POVERTA’”

Tale priorità si esplica attraverso:•inclusione attiva;• integrazione delle comunità emarginate quali i rom;• lotta contro la discriminazione basata sul sesso, l'origine razziale o etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale;• miglioramento dell'accesso a servizi abbordabili, sostenibili e di qualità, compresi i servizi sociali e cure sanitarie d'interesse generale;• promozione dell'economia sociale e delle imprese sociali;•strategie di sviluppo locale realizzate dalla collettività.

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PRIORITA’ “RAFFORZAMENTO DELLA CAPACITA’ ISTITUZIONALE E DI UNA AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

EFFICACE’” Tale priorità si esplica attraverso:• Investimento nella capacità istituzionale e nell'efficacia delle amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici nell'ottica delle riforme, di una migliore regolamentazione e di una buona governance (questa priorità d'investimento si applica solo sull'insieme del territorio degli Stati membri che possiedono almeno una regione in “Convergenza” o negli Stati membri ammissibili al sostegno del Fondo di coesione;• rafforzamento delle capacità delle parti interessate che operano nei settori dell'occupazione, dell'istruzione e delle politiche sociali, patti settoriali e territoriali di mobilitazione per una riforma a livello nazionale, regionale e locale.

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CONCENTRAZIONE TEMATICA Per la realizzazione degli obiettivi di “Europa 2020”:In ciascuno Stato membro, almeno il 20% delle risorse totali dell'FSE sono attribuite all'obiettivo tematico "promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà“.

Gli Stati membri devono garantire la concentrazione tematica secondo le seguenti modalità:• Per quanto riguarda le Regioni più sviluppate, gli Stati membri concentrano l'80% dei fondi destinati a ciascun programma operativo su un massimo di quattro delle priorità d'investimento.• Per quanto riguarda le Regioni in transizione, gli Stati membri concentrano il 70% dei fondi destinati a ciascun programma operativo su un massimo di quattro delle priorità d'investimento.• Per quanto riguarda le regioni in ritardo di sviluppo, gli Stati membri concentrano il 60% dei fondi destinati a ciascun programma operativo su un massimo di quattro delle priorità d'investimento.

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INDICATORI Gli indicatori comuni espressi in numero per quanto riguarda i partecipanti sono:i disoccupati, compresi i disoccupati di lunga durata;• i disoccupati di lungo periodo;• le persone inattive;• le persone inattive che non seguono un corso di insegnamento o una formazione;• i lavoratori, compresi i lavoratori autonomi;• le persone di età inferiore a 25 anni;• le persone di età superiore a 54 anni;• i titolari di un diploma di istruzione primaria o di istruzione secondaria inferiore;• i titolari di un diploma di insegnamento secondario superiore o di un diploma di istruzione post secondaria;• i titolari di un diploma di istruzione terziaria;• i migranti, le persone di origine straniera, le minoranze (comprese le comunità emarginate come i rom);• le persone con disabilità;• le altre persone svantaggiate.

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INDICATORI COMUNI DI REALIZZAZIONE PER GLI ENTI• numero di progetti attuati completamente o parzialmente dalle parti sociali o da organizzazioni non governative• numero di progetti destinati alle pubbliche amministrazioni o ai servizi pubblici• numero di micro, piccole e medie imprese finanziate

INDICATORI COMUNI DI RISULTATO CONCERNENTI I PARTECIPANTI

• partecipanti inattivi che hanno recentemente trovato un lavoro e sono in punto di lasciarlo• partecipanti sul punto di terminare studi/corsi di formazione• partecipanti sul punto di ottenere una qualifica• partecipanti sul punto di abbandonare il lavoro

INDICATORI COMUNI DI RISULTATO A PIÙ LUNGO TERMINE CONCERNENTI I PARTECIPANTI

• partecipanti che hanno un lavoro 6 mesi dopo aver abbandonato il precedente• partecipanti che esercitano un'attività autonoma 6 mesi dopo aver abbandonato l'attivitàprecedente• partecipanti che godono di una migliore situazione sul mercato del lavoro 6 mesi dopo averabbandonato l'attività precedente

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COINVOLGIMENTO DEI PARTNER

Per sostenere la partecipazione delle parti sociali all'azione occorre garantire che un adeguato volume delle risorse dell'FSE sia destinato alle attività di sviluppo delle capacità delle stesse, quali la formazione e le azioni di collegamento in rete, nonché al rafforzamento del dialogo sociale e attività intraprese congiuntamente dalle parti sociali.Per sostenere la partecipazione delle ONG, in particolare nei settoridell'inclusione sociale, dell'uguaglianza tra uomini e donne e dell'uguaglianza delle opportunità, occorre garantire, che un volume adeguato delle risorse dell'FSE sia destinato alle attività di sviluppo delle capacità per le organizzazioni non governative.

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Inoltre nella programmazione ed attuazione dei programmi cofinanziati dal FSE occorre:

• promuovere politiche per le pari opportunità;

• promuovere l’uguaglianza delle opportunità e della non discriminazione;

• la cooperazione transnazionale.

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Inoltre nella programmazione ed attuazione dei programmi cofinanziati dal FSE occorre:

• promuovere politiche per le pari opportunità;

• promuovere l’uguaglianza delle opportunità e della non discriminazione;

• la cooperazione transnazionale.

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Il FSE può sostenere azioni di sviluppo locale attuate dalla collettività quali:• i patti territoriali;• le iniziative locali per l’occupazione;• l’istruzione e l’inclusione sociale;• investimenti territoriali integrati.

IL FSE può sostenere, integrando gli interventi con il FESR, lo sviluppo urbano sostenibile, con azioni mirate ad affrontare i problemi economici, ambientali e sociali nelle Città elencate nei “contratti di partenariato.

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SEMPLIFICAZIONE DEI COSTIIl regolamento generale dei Fondi Strutturali regola la semplificazione amministrativa.L'intento è quello di armonizzare, per quanto possibile, le norme di base per gli strumenti attuativi. Le opzioni per i costi semplificati possono essere i tassi e gli importi forfettari che gli Stati Membri offrono come possibilità di introdurre per una gestione orientata ai risultati a livello dei singoli interventi.Per il FSE in particolare:la Commissione può rimborsare le spese sostenute dagli Stati membri sulla base di tabelle standard di costi unitari e di importi forfettari stabiliti dalla Commissione.A tale scopo la Commissione ha la facoltà di adottare, atti delegati concernenti il tipo di operazioni coperto, le definizioni delle tabelle standard di costi unitari, gli importi forfettari e i loro massimali, che possono essere adeguati conformemente ai metodi applicabili comunemente utilizzati.

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IL FONDO EUROPEO PER LA GLOBALIZZAZIONE (FEG)Anche per il 2014-2020 con il FEG si vuole continuare ad aiutare i lavoratori licenziati con una dotazione di 3 miliardi di euro.Chi ne beneficerà e come?

I lavoratori che hanno perso il lavoro a causa della globalizzazione o di una crisi improvvisa. La proposta estende l'assistenza del FEG per includere i lavoratori temporanei e proprietario-manager di micro-imprese e PMI (compresi gli agricoltori).

Come regola generale, il FEG pagherà il 50%, per un massimo di 24 mesi, dei costi delle misure per aiutare i lavoratori a trovare un altro lavoro (formazione, assistenza nella ricerca, imprese start-up).

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Tale contributo potrà salire fino al 65% in risposta ad alcune circostanze particolari.

Il FEG aiuterà ulteriori categorie di lavoratori che sono attualmente esclusi in pratica (per esempio lavoratori interinali, dai proprietari gestori delle micro-imprese, agricoltori).

Diventerà permanente come strumento di "supporto crisi“, che può aiutare i lavoratori licenziati a causa di una crisi inaspettata.

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LE RIFLESSIONI DELLA UIL SUL FUTURO DELLE POLITICHE DI COESIONE

Revisione del budget europeo, politiche di coesione, Europa 2020, Politica Agricola Comune (PAC), Patto di stabilità sono tutti temi connessi tra loro che non possono essere assolutamente essere trattati in modo disgiunto.La crisi del debito pubblico, che sta colpendo, chi più e chi meno, tutti i paesi dell’Unione Europea, pone gli Stati membri, ad avviso della UIL, di fronte ad una sfida: la necessità da una parte di azioni di risanamento dei conti pubblici e nel contempo impegnarsi in programmi di crescita economica.Ciò, oltre che per ridare una opportunità di speranza a milioni di persone, anche e, soprattutto, perché se non c’è crescita economica, tutti gli sforzi di rigore nei conti pubblici rischia di non essere sufficiente.E’ chiaro che le regole del patto di stabilità devono essere rispettate, ma l’Unione Europea non può limitare la sua azione a prescrivere vincoli abbastanza rigidi ai Paesi in “eccesso di deficit”.

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L’UE deve guardare al benessere delle persone, soprattutto a quelle della nuova generazione, per questo deve contribuire alla grande emergenza: il lavoro.Sono, quindi, necessarie politiche mirate alla crescita e all’occupazione, declinando interventi volti a rimuovere gli squilibri sociali e rispettosi dell’ambiente.In attesa di capire quali saranno i risvolti e le implicazioni legate al cambio del “Trattato” e la nuova “unione fiscale europea” è importante come si costruisce il nuovo quadro pluriennale finanziario 2014 -2020Perché il bilancio europeo deve essere prima di tutto uno strumento di solidarietà e di crescita, sia nella parte delle entrate che dalla parte della spesa, e non solo per la quantità delle risorse stanziate ma anche per la qualità del loro impiego. Per quanto riguarda la parte “entrate” la UIL condivide il concetto che l’UE si doti si entrate proprie autonome.Da questo punto di vista è positiva l’introduzione della nuova tassa europea sulle transazioni finanziarie, a patto che essa coniughi due obiettivi: da un lato aumentare la dotazione del bilancio europeo e dall’altro venendo incontro alle richieste di alcuni Stati di ridurre il loro contributo.

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Per questo è importante che essa venga confermata nel quadro finanziario definitivo, ma se ciò non accadesse è necessario, comunque, assicurare le attuali risorse previste aumentando il contributo degli Stati membri.Resta comunque aperto il quesito se l’attuale proposta di bilancio sarà in grado di consentire all’Europa di uscire dall’attuale crisi economica e finanziaria e nel contempo di affrontare le sfide di carattere competitivo contenute in Europa 2020.Purtroppo, a nostro avviso, siamo di fronte ad una proposta della Commissione nella sua parte quantitativa che non è in grado di supportare le sfide a cui l’Europa è chiamata, con il risultato che gli obiettivi di EU 2020, peraltro ambiziosi e condivisibili rischiano di non essere raggiunti, come già accaduto nel passato con “l’Agenda di Lisbona” per le scarse risorse a disposizione. Per quanto riguarda la parte “spesa”, nella proposta della Commissione non sono state messe in discussione i tradizionali assi di spesa (politica di coesione e PAC), anche se entrambe nella proposta della Commissione risultano ridimensionate in termini percentuali delle quote di loro pertinenza.

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Ad essere maggiormente penalizzate da questa diminuzione sono le politiche di coesione, in quanto, dovranno sostenere con il loro “budget” anche politiche che sono tradizionalmente a carico del Bilancio dell’agricoltura, quali ad esempio i 2,5 miliardi di euro che il Fondo Sociale Europeo dovrà destinare agli aiuti alimentari.In ogni caso sosteniamo come UIL che il prossimo Bilancio debba contribuire maggiormente alle politiche per la crescita, ma soprattutto essere da volano per creare nuovi e buoni posti di lavoro indirizzando le risorse alla crescita del capitale umano, ai servizi di conciliazione vita-lavoro e agli investimenti infrastrutturali per la mobilità di interesse comune e per i servizi immateriali. Da questo punto di vista è essenziale impegnare quanto prima i 50 miliardi di euro previsti dal programma Collegamento Fondo Europa" (CEF), che ha per scopo quello di accelerare lo sviluppo di infrastrutture prioritarie, di mobilità, energia e le tecnologie dell’informazione.

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Al contempo è necessario che l’UE, insieme agli “Eurobond”, da destinare al risanamento dei conti pubblici, si impegni, in questo caso, con la Banca Europea di Investimenti (BEI), attraverso l’emissione di “Euro project”, destinati a supportare e rafforzare gli investimenti infrastrutturali, in modo tale liberare risorse delle politiche di coesione verso obiettivi più mirati ai servizi alla persona e al lavoro. Parliamo in questo caso del Fondo di Sviluppo Regionale (FESR), che al luogo di investimenti infrastrutturali materiali, potrebbe rispondere meglio alle sfide di EU 2020 riguardo al potenziamento dei servizi immateriali alla persona (sevizi sociali, sanità, dispersione scolastica ecc.), del Fondo Sociale Europeo, destinando le risorse di quest’ultimo fondo per favorire l’occupazione. Per quanto riguarda specificatamente le politiche di coesione esse devono essere concepite come politiche fondamentali per creare l’Unione Europea Sociale.Le proposte della Commissione sul bilancio ed i nuovi regolamenti per i Fondi Strutturali non rispondono appieno a tali esigenze, in quanto se ci sono cose molto positive nei nuovi regolamenti, altrettante sono le cose che non sono condivisibili.

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E’ positiva la concentrazione tematica delle risorse, così come il tentativo di semplificare le procedure per l’impiego dei fondi, adottando per esempio per il FSE i costi standardizzati, pur se su questo punto ci vorrebbe una direttiva più stringente e non lasciare tale semplificazione alle pressi dei singoli Stati membri.Va nella direzione auspicata dalla UIL, la possibilità di adottare la programmazione multi fondo al posto dell’attuale mono fondo, così come è condivisibile la nuova impostazione territoriale incentrata a progetti territoriali legati alla riqualificazione urbana, al finanziamento dei patti locali per l’occupazione, integrando le risorse dei vari fondi strutturali per tali azioni. Ci sono poi tutta una serie di temi che non appaiono del tutto condivisibili.Innanzitutto, le politiche di coesione dovrebbero essere potenziate se è vero come è vero che esse devono contribuire con le risorse a disposizione a raggiungere gli obiettivi di EU 2020. E’ questa la prima contraddizione che notiamo nella proposta della Commissione in quanto, secondo noi, le risorse sono insufficienti a raggiungere gli obiettivi con il rischio di non raggiungere gli obiettivi.

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Tra l’altro il raggiungimento degli obiettivi prefissi nel nuovo “contratto di partenariato” che saranno la base per la nuova programmazione, in cui la Commissione e gli Stati membri fissano appunto gli obiettivi e i finanziamenti sono tra le condizionalità previste dai nuovi regolamenti.Insieme all’altro preoccupante e “perverso” meccanismo che lega l’erogazione dei Fondi Strutturali in rapporto all’andamento della “Governance macro economica” (rispetto nuovo patto di stabilità). E’ comprensibile che si vogliano introdurre delle condizionalità per migliorare l’impiego dei fondi strutturali e accrescerne l’efficacia, ma sarebbe meglio legare le condizionalità a forti parametri di precondizioni legati al successo degli interventi e orientate a qualificare la spesa ed ad accrescere le capacità di attuazione.Non convince appieno sia la creazione della cosiddetta terza area (Regioni in transizione), sia l’entità delle risorse ad essa destinate, in quanto il rischio è quello drenare risorse per le Regioni a ritardo di sviluppo.

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Un ulteriore preoccupazione è legata al tema della scarsa flessibilità nell’utilizzo delle risorse, in quanto i nuovi regolamenti prevedono percentuali prefissate sia per quanto riguarda la ripartizione generale delle risorse tra i diversi Fondi Strutturali, sia all’interno dei singoli fondi per quanto riguarda la concentrazione tematica.La preoccupazione è legata al fatto che i problemi e le conseguenti risposte sono differenti tra i singoli Stati, così come all’interno dei singoli Stati i problemi e le risposte sono differenti tra Regione e Regione. Per quanto riguarda il FSE non è assolutamente condivisibile la nuova declinazione prevista dal nuovo regolamento, in quanto sempre più tale Fondo finanzierà politiche passive anziché politiche attive del lavoro.Ci riferiamo alla previsione di destinare almeno il 20% della dotazione del FSE a politiche legate all’inclusione sociale, con la possibilità di finanziare i servizi sociali, la sanità, l’invecchiamento attivo ed in buona salute delle persone, servizi per le minoranze e gli immigrati.

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Sono tutte tematiche, condivisibili, che devono essere al centro delle politiche di coesione, ma che dovrebbero essere previste come priorità da affrontare con risorse del FESR, che tra l’altro ha una dotazione maggiore del FSE che ha una dotazione del 15% del totale delle risorse destinate alla coesione.Inoltre è preoccupante che il FSE debba contribuire con ulteriori 2,5 miliardi di euro, rispetto al 20% nella lotta alla povertà, per gli aiuti alimentari alle persone in difficoltà. In sintesi chiediamo che le risorse del FSE siano orientate per qualificare e favorire l’occupazione, in particolare delle donne e dei giovani, mentre le risorse del FESR siano orientate ad una politica d’investimento ed il rafforzamento del sistema delle imprese e dei servizi, anche alle persone ivi compresa la coesione ed inclusione sociale.

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Ultimo, ma non meno importante è il tema legato alla partecipazione e consultazione delle forze economiche e sociali nei processi di programmazione, monitoraggio e controllo della spesa dei fondi destinati alle politiche di coesione.Così come si pone il tema, nel FSE, di una equiparazione sostanziale del ruolo delle ONG con quello delle forze sociali.Ciò è assolutamente inaccettabile in quanto, tale equiparazione non solo è giustificata dal fatto, che sempre più il FSE sarà dedicato al potenziamento delle politiche sociali, ma non si tiene neanche conto del sistema della “rappresentanza e rappresentatività”.Si pone però l’esigenza di rivedere il ruolo e la consultazione delle parti sociali in merito alla programmazione e al controllo della spesa dei fondi destinati alla coesione.Dobbiamo, in tale direzione, assumere sempre più un ruolo di “controllori sociali”, in quanto rappresentanti del numero più alto dei beneficiari di tali politiche ed essere pertanto coinvolti a livello politico nei processi di programmazione annuale.

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Per questo chiediamo di istituire un Comitato Europeo per la Coesione, analogamente al Comitato FSE, per seguire l’andamento di tutti i fondi strutturali, caratterizzato da un piena partecipazione delle parti sociali. Così come chiediamo che i nuovi regolamenti europei dei fondi strutturali debbano definire con chiarezza il ruolo delle parti economiche e sociali.A tal fine proponiamo, che nei nuovi regolamenti venga espressamente previsto, che le forze sociali partecipano con “diritto di voto” in tutti i “Comitati di Sorveglianza dei programmi operativi”.Infine chiediamo l’istituzione del “Consiglio Europeo per la Coesione”, allargato alla consultazione delle parti sociali, in modo tale da dare una maggiore visibilità politica all’andamento dei processi della coesione economica e sociale a livello comunitario.