Guida Rist 2008 pag singole - Home - Gruppo Naturalistico ...

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GRUPPO NATURALISTICO DELLA BRIANZA Associazione per la difesa della Natura in Lombardia 22035 Canzo aPeriodico trimestrale Anno XLVI N. 1 2009 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/04 - N. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB COMO

Transcript of Guida Rist 2008 pag singole - Home - Gruppo Naturalistico ...

GRUPPONATURALISTICODELLA BRIANZAAssociazione per la difesadella Natura in Lombardia22035 Canzo

aPeriodico trimestraleAnno XLVI N. 1

2009

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Campagna iscrizioni 2009al Gruppo Naturalistico della Brianza

Qui allegato troverete il modulo di Conto Corrente postale da utilizzare per iscriversi o perrinnovare l’iscrizione al nostro Gruppo per il 2009. Come vedete, nonostante gli aumentaticosti di gestione dell’Associazione, abbiamo lasciato invariate le quote ordinarie. Abbiamosolo ritoccato le quote Sostenitore e Benemerito per chi volesse sostenere la nostra attività.

Socio ordinario 25 €

Socio giovane (fino a 20 anni) 15 €

Socio familiare (se convivente) 10 €

Socio sostenitore 50 €

Socio benemerito da 100 €

Socio Vitalizio 200 €

Adesione speciale G.E.V. 10 €

e come sempreFAI DI UN TUO AMICO UN NUOVO SOCIO

farai più grande la nostra famiglia e più efficace la nostra azione

SommarioEditoriale - Dove andiamo? - Cesare E. Del Corno ................................................................. 1Il “nostro lago” - M.S........................................................................................................................... 2La “ciclovia dei Laghi”- Alberto Capitanio, Lisa Astolfi ......................................................... 3Sulle rive del lago - Silvia Speziale, Roberto Vignarca .......................................................... 6Un modello da seguire: il sentiero fra i pratinel Parco del Grugnotorto - Umberto Guzzi ............................................................................. 8Lo sfruttamento idroelettrico dei corsi d’acqua - Carlo Romanò .................................... 10Contro lo sfruttamento idroelettrico dei nostri corsi d’acqua - GNB ............................ 12Il “Piedibus” a Canzo............................................................................................................................ 13Contro i pericoli di liberalizzazione della caccia...................................................................... 14Sentieri e mulattiere: no all’invasione di auto e moto ......................................................... 15Il lago di Como verso l’UNESCO - Silvia Fasana ...................................................................... 16Un Parco per il Bisbino? ..................................................................................................................... 18L’uomo ed il suo ambiente nella storia lariana - parte seconda - Alberto Conti ........... 20La Val Masino - Maria Luisa Righi ................................................................................................. 22Il Sasso di Preguda - Maria Luisa Righi....................................................................................... 25Visita ai resti del Teatro Romano - Jole Celani ........................................................................ 26LDa Gajum alla Terz’Alpe: antica toponomastica... - Cumpagnia di Nost, Canzo ...... 28Le nostre iniziative ....................................................................................................... terza copertina

ANNO XLVI - N. 12009

La Redazione ringrazia tutti coloro che hanno collaborato a questo numero di “Natura e Civiltà”,ed in particolare lo Studio Capitanio Architetti, con gli architetti Alberto Capitanio e Lisa Astolfi; ilgeom. Roberto Vignarca e la dott.ssa Silvia Speziale del Parco Lago Segrino.

Ricordiamo che ai sensi della legge 196/03 le informazioni fornite sono raccolte e trattate per le sole attività del Gruppo Naturalistico dellaBrianza – ONLUS. In ogni momento potrete rivolgervi al GNB Onlus per consultare, modificare, oppure opporvi al trattamento dei dati.

ll’inizio di ogni anno, tutti noi ci poniamo questa domanda: dove andiamo, quale saràil nostro futuro?

Come abitanti della terra ci vengono i brividi per il fosco domani che tutti ci preannunciano:effetto serra, scioglimento dei ghiacci, inquinamento globale.….Come persone, padri, madri e figli, questa crisi mondiale economica e finanziaria che colpi-sce tutti e tutto il mondo, ci sgomenta e ci confonde……Questi grossi problemi ci assillano e ci preoccupano, ma non dobbiamo farci prendere dallosconforto, anzi dobbiamo cercare segni positivi, anche minuscoli e assecondarli. È questo unodegli insegnamenti del nostro fondatore G. Acherman: il pensare positivamente nelle variesituazioni.Ma anche come appartenenti al Gruppo Naturalistico della Brianza ci possiamo chiederequale sarà il prossimo avvenire della nostra associazione.Naturalmente mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi Soci. Mi farebbe molto piacere cono-scere le vostre riflessioni, per lettera, telefono, e-mail.Ma noi del Consiglio, ed io per primo come presidente, cosa ne pensiamo? Credo sia ilmomento giusto per dirvi, in modo sincero e convinto, quali siano le mie congetture sul pros-simo futuro del Gruppo.Indubbiamente ci sono dei problemi: finanze scarse, ma sufficienti, collaboratori pochi, mavalidi e volonterosi, soci non molti, ma affezionati.E anche qui una dose di ottimismo, perché se prendiamo in esame le nostre attività, tante etutte positive, io vedo un avvenire roseo. Se riusciremo a coinvolgere sempre più Soci, vec-chi e nuovi, a dare una mano a noi del Consiglio nell’elaborare e realizzare i vari progetti cheabbiamo in mente, un futuro ancor più roseo per noi ci sarà. Lo sapete anche voi, è più faci-le ideare che attuare, e noi abbiamo tanti progetti in cantiere. Vi invitiamo a venire ad aiu-tarci a realizzarli. E se avete delle idee, fatecele conoscere.Inoltre, durante il prossimo 2010, festeggeremo il nostro cinquantesimo anno di attività evorremmo farlo in modo interessante ed utile. Qualche idea? Un convegno scientifico, unarealizzazione a favore dell’ambiente, un concorso per le scuole, qualche incontro speciale trai soci, una mostra….Diamoci da fare!!!!!!E buon anno a tutti!!!

Cesare E. Del Corno

Dove andiamo?

EDITORIALENATURAE CIVILTÀ

ANNO XLVI - N. 12009

Periodico del GruppoNaturalistico della Brianza,inviato gratuitamente ai soci

REDAZIONESilvia Fasana (Direttore Responsabile)

[email protected] Pozzi

[email protected] DI REDAZIONE

Iole Celani AgratiMaria Luisa Righi Balini

Segreteria rivista 031 26 26 01Spediz. in abbonamento postale

Registrazione del Tribunaledi Como n. 170 del 3 marzo 1967

Progettazione grafica,fotocomposizione e stampa:GRAFICA MARELLI snc

Via L. Da Vinci, 28-22100 ComoGli autori sono direttamenteresponsabili delle opinioniespresse nei loro articoli

Il presente periodico è stampatosu carta tipo ECF (senza cloro)

GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZA ONLUSAssociazione per la difesa della

Natura in LombardiaIscritta al Registro RegionaleLombardo del Volontariato

22035 CANZO (Co)Casella Postale n. 28

Tel. e Fax 031 68 18 21e-mail: [email protected]

www.grupponaturalisticobrianza.itC.F. 82005080138

PRESIDENTECesare E. Del Corno

PRESIDENTE ONORARIOStefano Fedeli

VICE PRESIDENTIMiranda Salinelli

Alberto PozziGiorgio FerreroTESORIEREEle Ronzoni

Segreteria Soci 039 20 25 839Aderente alla Federazione

Italiana Pro NaturaQUOTE DI ISCRIZIONE

da versare sul C/C Postalen. 18854224 intestato al

Gruppo Naturalistico della BrianzaSocio EuroOrdinario 25,00Giovani (fino a 20 anni) 15,00Familiare (senza rivista) 10,00Sostenitore 50,00Benemerito 100,00Socio Vitalizio 200,00Adesione speciale GEV 10,00

In copertina:Un angolo del Lago del Segrino

(Foto: Silvia Fasana)

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IL TUO 5 PER LA NATURACome lo scorso anno, lo Stato ha introdotto la possibilità di destinare il 5 per mille

dell’imposizione fiscale anche alle Associazioni di Volontariato come la nostra.Se ci sceglierai ti ricordiamo che il nostro codice fiscale è

82005080138Per noi sarà un riconoscimento per l’attività svolta

e utilizzeremo il ricavato per finanziare i nostri progetti che tu conosci.Comunicalo al tuo commercialista segnalandogli il nostro codice fiscale.

Se poi vuoi aiutarci ancora, consiglia ai tuoi amici,ancora incerti, di fare la medesima cosa

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alla sua fondazione, il Gruppo Natura-listico della Brianza ha seguito le

vicende del piccolo ma incantevole lagodel Segrino. Forse perché è così vicino aCanzo, culla del Gruppo, forse perché erabistrattato, inquinato, le sponde sottopo-ste a continua erosione ….Sono passati quasi cinquant’anni: ora leacque sono state risanate e le rive tran-quille offrono ai frequentatori momenti direlax, di silenzio, di benessere. Un grandericonoscimento il lago lo ha avuto nel2006 quando è stato proposto come Sitodi Interesse Comunitario (SIC), cioè luogodi conservazione della biodiversità e tuteladegli habitat di specie animali e vegetali.Noi ci siamo battuti quando era neces-sario; adesso occorre mantenere e miglio-rare la sua fruibilità, nel rispetto dellanatura; a ciò è preposto il Consorzio ParcoLago del Segrino.Ma il piccolo lago della Brianza è semprenel nostro cuore, e pertanto abbiamo pen-sato che fosse interessante far conoscereuna serie di progetti che attualmente inte-ressano il lago del Segrino; durante il con-vegno “Il Segrino nel sistema dellaCiclovia dei Laghi”, da noi organizzatogiovedì 13 novembre scorso, presso l’Ac-quario & Civica Stazione Idrobiologica diMilano.Dopo il saluto del dott. Pietro Lenna, Diri-gente delle Aree Protette della RegioneLombardia, del dott. Emanuele Panzeri,Assessore al Territorio della Provincia diLecco, e della dottoressa Nicoletta Ancona,in rappresentanza della direzione dell’Ac-quario, l’architetto Alberto Capitanio haesposto il suo progetto della “Ciclovia deiLaghi”, per la valorizzazione ambientale eturistica compatibile di tutto il territorio.L’idea è buona ma ambiziosa, non facile darealizzare e richiede un impegno non indif-ferente da parte delle amministrazioni

coinvolte: ma una sponda del lago delSegrino, ecco, è già pronta per la Ciclovia!È però importante, a nostro parere, che ilturismo “dolce” legato all’uso della bici-cletta, sia anche rispettoso dell’ambiente:noi siamo sempre pronti a difendere il“nostro” lago.Sempre nello stesso convegno, l’architettoEdo Bricchetti ha presentato il progetto di“Ecomuseo distretto dei Monti e LaghiBriantei”, di cui fa parte anche il Segrino.Infine il geometra Roberto Vignarca, Presi-dente del Parco Lago del Segrino e la dot-toressa Silvia Speziale hanno illustrato l’in-tervento di “Riqualificazione e potenzia-mento habitat *91E0 Foreste alluvionalidi Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior(Alno-Padion, Alnion-incanae, Salicionalbae)”, finanziato dal Parco stesso, dallaFondazione CARIPLO e dalla Provincia diComo.Di questo intervento il nostro Gruppo haaccettato con entusiasmo di diventarepartner con il Consorzio Parco Lago Segri-no, occupandosi della redazione e pubbli-cazione del materiale illustrativo (pannelli,peghevole). Ne leggerete nelle pagine cheseguono.

M.S.

Il nostro lago

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LA NOSTRA ATTIVITÀ

(foto ConsorzioParco Lago Segrino)

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o studio proposto dallo Studio Capita-nio Architetti per la “Ciclovia dei Laghi”

esplora la fattibilità tecnico-strutturale diuna dorsale ciclabile di interesse turistico-ambientale che colleghi in più punti il con-fine tra Italia e Svizzera percorrendo leprovince di Varese, Como e Lecco.Il Progetto si inserisce nel sistema degli iti-nerari cicloturistici europei (Eurovelo) enazionali (BicItalia), integrandosi anchecon l’Itinerario Cicloturistico Laghi di Lom-bardia per la parte relativa alle tre provin-ce interessate e soprattutto, trattandosi diun progetto Interreg Italia Svizzera, con gliitinerari svizzeri del Canton Ticino.I due estremi in territorio nazionale deipercorso oggetto dello studio di fattibilitàsono rappresentati dal confine di PonteTresa in provincia di Varese e dal centroabitato di Colico nell’alto Lago di Como in

provincia di Lecco.L’itinerario si snoda nel complesso sistemadei laghi (Maggiore, Varese, Como e di altriminori quali Pusiano, Annone e Segrino)nonché dei parchi (transitando anche dalParco Pineta di Appiano Gentile) ed anchenel sistema ferroviario e di navigazione.Un’ulteriore connessione con il CantoneTicino è prevista alla Dogana di Pizzamiglioa nord di Como. Il lago di Como, per la suaconformazione in due bracci, consente unosdoppiamento del percorso; uno verso Bel-lagio, nel punto di unione dei due bracci,transitando dal Ghisallo, l’altro verso Leccoe risalendo l’intera sponda est del lago.Quest’ultimo itinerario percorre un pae-saggio suggestivo e difficile per la ciclabi-lità aiutata dai battelli pubblici di naviga-zione che consentono il trasporto dellebiciclette.

La “Ciclovia dei Laghi”

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PROGETTI

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Il percorso attraversa diverse unità di pae-saggio / itinerari tematici:1. La Valcuvia dal confine col lago Ceresio

a P.te Tresa “Valle tra i laghi e il MonteCampo dei Fiori”

2. Il Lago di Varese e il suo contesto3. Il solco del Fiume Olona e i ripiani dilu-

viali4. Dal Parco Pineta alla Città di Como5. I laghi morenici nella Provincia di Como6. Dal Segrino alla punta di Bellagio7. I laghi morenici nella Provincia di Lecco8. La riviera del Lario da Lecco a Colico9. Anello dei Laghi di Garlate e Olginate

La dorsale nella sua versione definitiva hasviluppo complessivo di km. 321,313 cosìsuddivisi:Provincia di Varese km 95,538Provincia di Como km 124,580Provincia di Lecco km 101,195

n particolare la proposta individua nelladorsale allo studio l’unica realtà europeache, in un percorso di oltre 300 Km (quin-di percorribile in tre o quattro giorni), offreil collegamento di ben 14 laghi.

Alle amministrazioni locali sono demanda-ti alcuni primari compiti di esecuzione e,tra questi, l’elaborazione di “Progetti Pilo-ta” e “Interventi Sperimentali” allo scopo diavanzare un piano sistematico degli inter-venti.È stata resa operativa la proposta dellostudio di fattibilità per la realizzazione diuna tratta campione per provincia, doveriassumere le principali tipologie esecutivecon applicazione dei sistemi segnaletici, diinterventi sperimentali e di coordinamen-to.Interventi sperimentali sono stati realizza-ti per la Provincia di Como nel tratto Laghidel Segrino e di Pusiano per lo sviluppo delsistema cicloturistico nel coordinamentodelle Aree Protette e per la Provincia diLecco sul tratto Lecco - Lago di Pusianoper lo sviluppo del sistema cicloturisticonella mobilità intercomunale.È già stato attivato con il contributo dellaFondazione Cariplo il progetto di valorizza-zione cicloturistica del Lago di Pusiano.Il progetto si completa della proposta perla sua divulgazione. In primo luogo propo-ne uno strumento di divulgazione e di edu-cazione per la comprensione del corretto e

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responsabile utilizzo della rete ciclabile, inparticolare, nei punti critici. A tal fine esull’esempio di consolidate proposte didat-tiche già sperimentate in ambito europeo,si fornisce il progetto di un depliant indi-rizzata all’utenza dal titolo “Circolare insicurezza”. Lo strumento si articola in brevie immediati messaggi grafici esplicativi deiprincipali cartelli segnaletici con ricadutasulla fruibilità delle strutture viarie ingenere e di quelle ciclopedonali in partico-lare.In secondo luogo si propone la realizzazio-ne di una carta stradale ad uso dei ciclistiche riporti i tracciati e indichi all’utente ledovute attenzioni e comportamenti datenere.

Vantaggi

La Dorsale ciclabile dei laghi non costitui-sce quindi solo un “esperimento”, maanche una linea conduttrice di idee e rea-lizzazioni, una occasione di sviluppo e fre-quentazione culturale/ambientale delsistema eco museale.Un percorso ciclo-turistico ben realizzato e“reclamizzato” infatti non porta vantaggisolo agli appassionati, ma favorisce attor-no ad esso la nascita di iniziative impren-ditoriali turistiche. In secondo luogo vaconsiderato lo scarso impatto ambientaledi questa forma di turismo rispetto a quel-lo motorizzato, o comunque di massa checontribuisce, durante la stagione estiva, a

soffocare in ingorghi d'auto e calcheumane gli stessi turisti.Anche nel nostro paese si stanno attuandopolitiche per favorire il cicloturismo, fon-damentale in un paese a vocazione turisti-ca come il nostro e che, per il clima e leattrazioni storico-culturali e naturalistichediffuse su tutto il territorio, avrà grandeappetibilità rispetto alle classiche mete delcicloturismo europeo.Attraverso la realizzazione di una dorsaleciclopedonale che abbraccia tutto il terri-torio, viene dunque fornita l’occasione perun progetto unitario e coordinato di unnuovo sistema di fruizione turistica.

(Sintesi e immagini tratteda materiale messo gentilmente

a disposizione dagli Architetti AlbertoCapitanio e Lisa Astolfi)

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area protetta del Parco Lago Segrino,in seguito all’importante riconosci-

mento quale Sito di Interesse Comunitario(SIC) Lago di Segrino indicato dal codiceIT2020010 (istituito con D.g.r. 13 dicembre2006, n. 8/3798), è entrata a far parte dellaRete Natura 2000, un sistema coordinato ecoerente di aree destinate alla conserva-zione della diversità biologica presente nelterritorio dell’Unione stessa ed in partico-lare alla tutela di una serie di habitat e spe-cie animali e vegetali indicati negli allegatiI e II della Direttiva Habitat. Per la tuteladegli habitat e delle specie è infatti neces-sario operare in un’ottica di rete di areeche rappresentino, con popolazioni vitali esuperfici adeguate, tutte le specie e glihabitat tipici dell’Europa, con le loro varia-bilità e diversità geografiche.Il Consorzio di gestione del Parco LagoSegrino al fine di rendere immediatamenteefficace l’opera di conoscenza e divulga-zione delle peculiarità rappresentate daquesto importante riconoscimento chepremia l’area quale Sito di ImportanzaComunitaria, ha partecipato, nel corso del2007, ad un bando indetto dalla Fondazio-ne Cariplo, presentando un progetto diriqualificazione degli ambienti riparialiacquatici e palustri (indicati dalla normati-va europea come *91E0) all’interno dell’a-rea protetta.L’Ente gestore, recependo le indicazionidell’Unione Europea in materia di salva-guardia della biodiversità nei Siti della ReteNatura 2000, ha predisposto un progettodi riqualificazione ambientale, senza tra-scurare che, nelle politiche di gestione del-l’area protetta, è compresa la sensibilizza-zione della popolazione alla conoscenzadel proprio territorio, attraverso una fre-

quentazione più attenta e rispettosa.Tale progetto è risultato essere beneficiariodei finanziamenti di Fondazione Cariploprevisti dal bando, per un contributo di €40.000 (pari al 60% dei costi totali delleopere previste), che sono stati impiegatinelle diverse fasi di realizzazione e divulga-zione.Il medesimo progetto si è reso possibileattraverso il co-finanziamento dalla Pro-vincia di Como di € 20.000. All’interno

Sulle rive del lagoIInntteerrvveennttoo ddii rriiqquuaalliiffiiccaazziioonnee ee ppootteennzziiaammeennttoo hhaabbiittaatt **9911EE00 FFoorreessttee aalllluuvviioonnaallii ddiiAAllnnuuss gglluuttiinnoossaa ee FFrraaxxiinnuuss eexxcceellssiioorr ((AAllnnoo--PPaaddiioonn,, AAllnniioonn--iinnccaannaaee,, SSaalliicciioonn aallbbaaee))iinn CCoommuunnee ddii EEuuppiilliioo –– PPrroovviinncciiaa ddii CCoommoo ppeerr llaa ttuutteellaa ee llaa vvaalloorriizzzzaazziioonnee ddeellllaa bbiioo--ddiivveerrssiittàà nneeii ssiittii ddeellllaa RReettee NNaattuurraa 22000000

UNA IMPORTANTE COLLABORAZIONE

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(foto ConsorzioParco Lago Segrino)

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dello stesso progetto è stata prevista lapartnership del Gruppo Naturalisticodella Brianza, al quale è stato chiesto dicurare la redazione e la pubblicazione delmateriale illustrativo con un contributodato allo stesso di € 3.000.Nel corso del 2008 sono stati realizzati gliinterventi previsti, che hanno riguardato inprimo luogo la ricostruzione di un tratto dibosco igrofilo costituito da essenze arbo-ree ed arbustive autoctone, in un’area cheera degradata e priva di copertura vegeta-le, localizzata sulla riva del lago tra l’emis-sario e il nucleo abitato di Mariaga inComune di Eupilio, nella porzione meridio-nale del Parco. Tale intervento ha permes-so di dare una continuità vegetazionale

lungo la sponda meridionale ed orientaledel lago, in modo da garantire una fasciaecologica di connessione tra diversi ambiti(per gli spostamenti della fauna lungo lasponda del lago oppure a collegamento trale aree perilacustri e il versante boscato delmonte Pesora).Tale intervento diventa pertanto uno stru-mento che è in grado da un lato di contra-stare la frammentazione degli habitat peri-lacustri, dall’altro di favorire la conserva-zione della biodiversità nel territorio delParco mediante la ricostruzione di ambien-ti idonei a molte specie vegetali e animalicaratteristiche (specie vegetali idro-igrofi-le; specie animali quali anfibi, avifaunaacquatica, piccoli mammiferi, insetti, ecc.).La protezione degli ambienti acquatici epalustri (specchi d’acqua e fasce di canne-to e magnocariceto) e delle specie tipicheche in essi vivono è stata garantita graziealla realizzazione di una duna di terrapiantumata con essenze autoctone confunzione di mitigazione dei disturbi antro-pici. L’obiettivo che è stato raggiunto èstato quello di contenere l’inquinamentoatmosferico, acustico e luminoso generatodal traffico veicolare lungo Viale Combat-tenti e dalle abitazioni presenti in fregio alviale stesso.Infine il progetto ha compreso la fasededicata alla sensibilizzazione della popo-lazione residente e dei numerosi turisti chefrequentano l’area protetta, per dare lorola possibilità di conoscere il territorio e difruire dell’area in modo più consapevole eresponsabile, attraverso la creazione di unpunto di consultazione con pannelli didat-tici.In continuità con le molteplici attività nelParco, l’Ente gestore intende promuovereuna costante ed adeguata informazionesull’importanza di tutelare e salvaguardaregli habitat e le specie animali e vegetalipresenti nell’area protetta, mediante corsie convegni rivolti agli operatori sul territo-rio e alle scuole e mediante la programma-zione di visite guidate, indirizzandole adiversi target di utenti ma specialmente almondo della scuola, dalla scuola primariaall’università.

Silvia Speziale, Roberto VignarcaPresidente del Parco Lago Segrino

(foto Viro)

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icorre quest’anno il centenario dellanascita del Milanino, città giardino

realizzata, ad imitazione di analoghimodelli europei, all’inizio del secolo scorso,per volontà di Luigi Buffoli, fondatore del-l’Unione Cooperativa di Milano.Il progetto originario è stato realizzato soloin parte e nel corso dei decenni successivicontaminato da edificazioni negli spaziadibiti a giardino, abbattimento di edifici dipregio, interventi urbanistici sconsiderati.Il vincolo paesaggistico imposto a metàdegli anni ’80 ha rallentato ma non arre-stato il deterioramento progressivo deltessuto del quartiere.Per le celebrazioni del centenario l’Ammi-nistrazione Comunale, impegnata diretta-mente (purtroppo anche con interventidiscutibili), ha sollecitato la partecipazione

di tutte le realtà del territorio.La Sezione Locale del Gruppo Naturalisticodella Brianza ha scelto “un sentiero fra iprati”, situato a NE del territorio comunale,che collega il Milanino con un quartieredella periferia ovest di Cinisello.Il sentiero già esiste da decenni, è lungoalcune centinaia di metri e propone, purcon le modificazioni all’intorno che possia-mo immaginare, uno scorcio del territoriocom’era prima che vi venisse edificato ilMilanino di Luigi Buffoli: campagne, prati,viottoli, siepi, filari di alberi, (un gelso èancora visibile dal viottolo). Il sentiero,attraversa il Parco del Grugnotorto-Villo-resi (P.L.I.S.) nella sua estremità a sud epermette, nelle belle giornate, un’ampiavista sulle Prealpi e sul Monte Rosa.Purtroppo il deposito abusivo di rifiuti di

Un modello da seguire:il sentiero fra i prati nel Parco del Grugnotorto

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LA NOSTRA ATTIVITÀ

Pista naturale epista artificiale nelParco Nord Milano

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vario genere (siringhe, frammenti di botti-glia, ecc.) e la fruizione impropria dell’areahanno reso e rendono la zona meno gra-devole e sicura di quanto potrebbe essereper il transito di persone, ed in particolaredi minori.La nostra Sezione, col lavoro volontario deisoci e di altri cittadini che hanno aderito,ha effettuato nei mesi passati la rimozionedi parte delle macerie ed immondizie accu-mulate negli anni passati e si è impegnataalla pulizia periodica del sentiero.La presenza e l’attenzione di persone dibuona volontà contribuisce a rendere piùgradevole e sicura la pista, percorsa quoti-dianamente da grandi e piccoli, a piedi odin bicicletta, che trovano comunque que-sto percorso preferibile rispetto a stradealternative, pericolose per il traffico. Inol-tre sollecita cittadini e fruitori a collabora-re e sentirsi responsabili del territorio incui vivono ed educa alla percezione delbello che ci viene offerto da un ambientenaturale utilizzato dall’uomo ma mante-nuto integro.Ambiente naturale, ho detto.È questo il secondo fine della nostra Sezio-ne: adoperarsi per mantenere questo sen-tiero così come è stato tracciato da gene-razioni di persone che si sono succedutenegli anni; con la suola delle loro scarpe,forse anche con l’impronta dei loro piedinudi, e con le ruote delle biciclette, essehanno creato una pista, più che un sentie-ro. Una pista che segue la morfologia delterreno, incurvandosi sinuosa all’incontro

con alberi ed arbusti o per evitare buche epozzanghere, cumuli di ghiaia e piccolimassi. Una pista al servizio di chi la per-corre con una meta e di chi ci va a spasso;pista che non è costata nulla a nessuno,razionale e calibrata sul flusso e sulle esi-genze dei frequentatori, perfettamenteintegrata nella campagna ancora coltivata(ci troviamo in un Parco Agricolo) cheattraversa.Purtroppo un gran numero di strade, oltrea parcheggi e piazzali, vengono progettatie realizzati all’interno dei Parchi e dellearee protette della Lombardia. Esemplari,nelle aree di pianura (in senso negativo,ovviamente), sono il ridondante reticoloviabilistico a fondo artificiale del ParcoNord Milano, così come le “piste ciclabili”che serrano nel cemento le sponde delFiume Seveso e del Canale Villoresi.Prodotto di una cultura tecnicistica esa-sperata, talvolta funzionale solo all’obietti-vo di assicurare parcelle significative aglistudi di progettazione, la pavimentazioneinvadente del suolo svilisce la primariafunzione naturalistica dei Parchi depri-mendoli a livello di aree ludiche e di atti-vità sportiva.Strade larghe, rettilinee, tracciate a tavoli-no secondo astratti schemi geometrici,non hanno ragione d’essere in un Parco,poiché ripropongono quella psicosi gene-ralizzata della falsa efficienza, della velo-cità, della fretta fine a se stessa, da cui lacontemplazione della natura ed il contattofisico con essa dovrebbero contribuire adisintossicarci.Oltre ai vantaggi in termini di protezioneidrogeologica, le piste naturali in terrasono più salutari del cemento per i piedi dichi le percorre, aumentano la gradevolezzadel luogo ed esercitano un minore impattotermico ed un minore effetto barriera pergli organismi che ancora trovano nei Par-chi un’oasi di sopravvivenza.Riusciranno, i soci della Sezione Locale, egli amici che hanno incontrato, a mante-nere integro il “sentiero fra i campi” per cuistanno lavorando, e ad esportare anchealtrove il loro modello? Non costa nulla, oquasi, ma forse questo è considerato daalcuni un difetto, piuttosto che un pregio.

Umberto Guzzi

8 novembre 2008:soddisfazione dopouna mattinata dilavoro

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e trote e gli impianti di produzione dienergia idroelettrica non sono mai

andati d’accordo.In 500 milioni di anni i pesci hanno impa-rato ad affrontare il gelo e le impetuosecorrenti dei torrenti alpini, ma non sonoancora riusciti a trovare il modo di soprav-vivere all’interno dei grossi tubi che porta-no alle turbine.Una volta che supera la griglia di deriva-zione, l’acqua cessa immediatamente diessere “elemento vitale” e diventa “materiaprima”, come il petrolio o il gas metano.Non ho mai capito perché l’energia pro-dotta sottraendo acqua ai torrenti siacomunemente definita “energia verde”,quasi si formasse spontaneamente in unprato fiorito e portasse benefici all’interopianeta. Chiunque, di fronte ad un fiumetrasformato in un’arida sassaia, percepisceimmediatamente che anche l’energiaidroelettrica presenta all’ambiente il contoda pagare. Non ci sono emissioni in atmo-sfera, d’accordo, ma esiste un’evidentealterazione degli ecosistemi acquatici, dacui nasce, o dovrebbe nascere, l’esigenza digovernare lo sfruttamento idroelettrico deicorsi d’acqua tenendo in considerazioneanche gli obiettivi di tutela ambientale.Ma come vanno realmente le cose? Neparliamo prendendo spunto da quello cheaccade nel nostro territorio. In provincia diComo gli impianti idroelettrici attivi sono21, mentre le richieste di nuove derivazio-

ni sono 39, concentrate nell’area alpina eprealpina. Iniziamo a parlare degli impian-ti esistenti. Si tratta, in gran parte, di deri-vazioni realizzate prima dell’entrata invigore della normativa che impone il rila-scio del Deflusso Minimo Vitale (il cosid-detto VMV). In tempo di magra esse prele-vano la totalità della portata idrica deicorsi d’acqua interessati e a valle dell’ope-ra di presa gli alvei si presentano comple-tamente asciutti. E’ il caso dell’Albanosotto la diga della Reggea, del Liro a valledi Dangri, del Cuccio sotto le prese di PonteDovia e di molti altri torrenti minori. Fannoeccezione solo le due derivazioni della valRezzo e quella dell’alta valle di Sorico, perle quali è già attivo il deflusso minimovitale perché i decreti di concessione sonostati rilasciati in tempi più recenti. Per for-tuna, il triste spettacolo formato dagli alveisenz’acqua non si presenterà più. Il Pianodi Tutela ed Uso delle Acque (PTUA) della

Lo sfruttamento idroelettricodei corsi d’acquaLa situazione in provincia di ComoLa ricerca di fonti alternative di energia e in particolare di fonti rinnovabili può tendere a sviare com-pletamente la logica oltre alla convenienza. È il caso dei progetti di nuove mini-centrali elettriche per laproduzione di mini-quantitativi di energia, come viene spiegato dal dott. Carlo Romanò, ittiologo dellaProvincia di Como, nell’articolo che pubblichiamo su queste pagine. Nei casi specifici relativi alla nostraProvincia appare chiaro che piccoli quantitativi di energia elettrica “verde” potrebbero essere prodotticon un enorme costo ambientale.

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UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

Torrente Liro a valledell’opera di presa

Edipower

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Regione Lombardia impone infatti che, apartire dal 1° gennaio 2009, tutte le deri-vazioni esistenti inizino a rilasciare undeflusso pari al 10% della portata mediaannua del torrente, calcolata al punto dipresa. Si tratta, per i bacini idrografici cheho elencato prima (Livo, Liro, Cuccio, Alba-no) di portate comprese fra i 150 e i 250litri al secondo, sufficienti a restituire aicorsi d’acqua almeno una parvenza di vita.Se lo scenario delle opere di presa esisten-ti può giustificare un cauto ottimismo, lasituazione delle nuove richieste di deriva-zione è assai più preoccupante. Il fatto checi siano ben 39 richieste in istruttoriadimostra che siamo di fronte ad una spe-cie di “assalto alla diligenza” (tra l’altro unnumero imprecisato di ulteriori domande ègià stato depositato presso gli uffici pro-vinciali ed è in attesa dell’avvio del proce-dimento). Le recenti norme nazionali,introdotte a sostegno dell’energia dellefonti rinnovabili, hanno reso economica-mente vantaggioso lo sfruttamento di por-tate idriche molto modeste, “scatenando”le mire degli imprenditori del settore. Sitratta di soggetti privati che ammortizzanoi costi di realizzazione degli impianti inpochi anni e quindi producono utili signi-ficativi grazie ad un prezzo di vendita del-

l’energia che è di gran lunga superiore alprezzo di mercato.Le nuove richieste riguardano i pochi corsid’acqua “vergini” (Sanagra, Soldo), masoprattutto interessano i tratti montani deibacini idrografici già interessati dalle deri-vazioni esistenti (Liro, Cuccio, Livo). Qualo-ra le nuove richieste andassero a buonfine, tutti i corsi d’acqua saranno captati inprossimità delle sorgenti e negli alvei saràpresente, nel migliore dei casi, soltanto ilDeflusso Minimo Vitale che, per sua defini-zione, è il quantitativo d’acqua al di sottodel quale il fiume è biologicamente morto.E purtroppo questo scenario non è unparadosso, né un esercizio retorico. Allostato delle cose è un’ipotesi realistica. Oggicome oggi, ogni singola domanda di deri-vazione viene affrontata con un’istruttoriaa sé, in cui non si tiene conto del livellocomplessivo di sfruttamento della risorsa.Non importa, al fine del rilascio della con-cessione, se si tratta della prima, dellaquinta, o della decima derivazione presen-te in quel determinato corso d’acqua. Ilquadro normativo concede inoltre pochis-simi spazi per negare una concessione edespone ogni eventuale diniego al matema-tico ricorso del richiedente in sede giudi-ziaria, con annessa richiesta di risarcimen-to del danno. Per risolvere questa situazione (o meglio,per uscire da questo incubo) c’è solo unastrada, ovvero l’approvazione, da partedella Provincia, di un atto pianificatorioche stabilisca dove, come e a che condizio-ni sia possibile captare le acque comaschea scopo idroelettrico. Il tempo a disposizio-ne è poco (a nulla servirebbe un Piano unavolta determinato l’iter delle domande inistruttoria) e il percorso è irto di difficoltà,ma non ci sono altre soluzioni. O si deciderapidamente quali sono i corsi d’acquacompatibili con lo sfruttamento idroelet-trico e quali invece sono destinati ad altriusi, oppure, tra pochi anni, nell’intero reti-colo idrografico della Provincia di Comoscorrerà un unico, lunghissimo, tristissimoDeflusso Minimo Vitale.

Carlo RomanòDa “A pesca nel lago di Como… e dintorni”

anno VII n.17, agosto 2008

La cartina mostrale derivazioni attivee quelle in istruttoria

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Al Sindaco delComune di Grandola ed Uniti

22010 Grandola ed Uniti (Como)

Oggetto: incompatibilità di impianti idroelettrici all’interno del Parco della Val Sanagra

Il nostro Gruppo, che da mezzo secolo si occupa di educazioneambientale e protezione della Natura nel nostro territorio, ha molto

apprezzato la scelta del Comune da lei amministrato e dei Comuni limitrofi di destinare una parte delle propriesuperfici alla protezione ambientale istituendo il Parco della Val Sanagra, ambiente a noi ben noto proprio per i valo-ri naturalistici ivi presenti.I progetti di costruzione di opere di derivazione, incanalamento e utilizzo delle acque del torrente Sanagra median-te una centrale idroelettrica ci trovano assolutamente contrari in quanto, per nostra esperienza, siamo in grado di pre-vedere quali alterazioni si verrebbero a determinare sia in fase di realizzazione, sia in fase di esercizio. Si tratta didue destinazioni reciprocamente contrapposte e incompatibili. Ci rivolgiamo quindi a lei, in quanto Sindaco del Comune capo-consorzio, ma anche del Comune che subirebbe lemaggiori alterazioni, pregandola di voler assumere una posizione contraria alla realizzazione delle opere progettateche, ripetiamo, sono incompatibili con le finalità di protezione ambientale che, invece, valorizzano il territorio inmodo eccellente.Restiamo a sua disposizione per qualsiasi ulteriore nostro intervento che potrebbe risultare utile alla finalità cheabbiamo esposto.Certi di trovarla consapevole dell’importanza e della gravità della scelta ma anche certi della posizione che lei e tuttal’Amministrazione Comunale vorrà assumere su questo particolare e delicato argomento, le porgiamo i nostri piùdistinti saluti.

Il Gruppo Naturalistico della Brianza

Contro lo sfruttamentoidroelettrico dei nostricorsi d’acquaIl nostro Gruppo intende intervenire con tutti i mezzi possibili per evitare le alterazioni ambientali irreversibili dicui abbiamo letto nelle pagine precedenti, soprattutto nelle valli prealpine che, per le loro caratteristiche, hannogià avuto una destinazione diversa incompatibile con gli impianti idroelettrici.Ci riferiamo in particolare alla Val Sanagra, il cui corso d’acqua sfocia nel Lario a Menaggio: nel giugno 2005 èstato istituito il Parco Locale di Interesse Sovracomunale della Val Sanagra allo scopo di tutelare un territoriocaratteristico e tipico, dove i rilevanti valori ambientali non sono stati alterati da una presenza umana abnorme.Si tratta di una superficie dal ricco manto boscoso che comprende la profonda incisione valliva ricca di acquelimpidissime. La vita del parco è strettamente legata ai deflussi idrici che, se drasticamente limitati, azzererebbe-ro i valori naturalistici del territorio. Pertanto il nostro Gruppo ha inviato al Sindaco di Grandola la seguente let-tera per invitarlo ad opporsi al progetto di realizzazione di una centrale idroelettrica e delle relative opere di deri-vazione ed incanalamento delle acque del torrente Sanagra.

LA NOSTRA ATTIVITÀ

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l Comune di Canzo ha attivato a partire dal20 novembre 2006 il servizio Piedibus.

L’idea del Piedibus nasce nel nord Europa,precisamente in Danimarca, con l’obiettivo dioffrire agli scolari un modo più sano, sicuro,divertente ed ecologico per andare e tornareda scuola.Nella pratica è un autobus umano, la cuiforza motrice è rappresentata dai ragazziche, a piedi, in gruppo, raggiungono la scuo-la ogni giorno.A livello locale l’idea di attivare questo servi-zio a Canzo è nata all’interno di un gruppo dilavoro formato da amministratori comunali,genitori ed educatori. La proposta elaborataall’interno di questa equipe è stata presenta-ta e accolta positivamente dalle insegnantidella Scuola Primaria di Canzo.Il passaggio successivo è stato quello dicoinvolgere direttamente i ragazzi. Per que-sta fase l’Amministrazione Comunale haincaricato la Cooperativa ECO86 di Lecco chevanta l’esperienza del Piedibus ben collauda-to di Lecco. Insieme ai bambini si sono stu-diati e sperimentati i percorsi e i tempi dipercorrenza. Attraverso un referendum nelle classi è statoscelto il logo del Piedibus, un pullman con

piedi e mani. L’idea insomma ai bambini èpiaciuta molto e questo ha favorito l’ulterio-re passaggio; coinvolgere i genitori “autisti” ecercare altri accompagnatori volontari. Sulla base dei potenziali piccoli utenti sonostate ipotizzate le linee di percorrenza concapolinea e relative fermate, in modo da rag-giungere la scuola in un percorso massimo dimezz’ora.Si è partiti con la sperimentazione; dopo duesettimane il numero di iscritti si è più cheraddoppiato. Dai 55 iscritti iniziali, si è pas-sati ai 110 del 2007, mentre oggi risultanoessere 98. Quanto agli accompagnatori, genitori, nonnie volontarie si è registrata una costante cre-scita: 31 nel 2006, 36 nel 2007 e 40 oggi. Suquesto autobus umano oltre ai bambini“passeggeri” sono quindi presenti due o piùadulti “autisti” e “controllori” con il compitodi vigilare, educare ed accompagnare lungo ilpercorso prestabilito tutti coloro che, ad ognifermata “salgono” sul Piedibus. Ovviamente,come su tutti i normali autobus, è previstal’obliterazione dell’abbonamento che ogniragazzo è tenuto ad esibire al controllore.

Amministrazione Comunale di Canzo

Il “Piedibus” a Canzo

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INIZIATIVE DA IMITARE

I vantaggi del Piedibus− Camminare fa bene alla salute. I pediatri ci insegnano che mezz’ora di

cammino al giorno basta ad assicurare il mantenimento della forma fisi-ca durante la crescita ed è in grado di prevenire molte malattie e com-battere l’obesità;

− Bambini a piedi significa meno auto, meno pericoli, meno inquinamento;− Incontrarsi e percorrere tratti di strada con altri favorisce la socializzazio-

ne, si allacciano nuove conoscenze e si saldane le amicizie, si arriva pimpanti a scuola;− Sviluppa l’autonomia dei bambini;− Si impara l’educazione stradale sul campo e si diventa pedoni consapevoli;− Si diventa osservatori attenti del proprio paese.

L’auspicio è che questa positiva esperienza, che richiede impegno e costanza per mantenersi nel tempo, sidiffonda anche in altri comuni.

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ono in discussione presso il Senato alcune proposte di legge, il cui obiettivo è quello di modificare l’attua-le normativa sulla caccia. Nonostante la consistente riduzione nel numero dei cacciatori (che si sono

dimezzati in poco più di un decennio) e l’ostilità sempre maggiore da parte dell’opinione pubblica verso un’at-tività anacronistica e violenta, le proposte attualmente in discussione prevedono, di fatto, una liberalizzazionedella pratica venatoria. Infatti, invece di prevedere la caccia soltanto alle specie che si moltiplicano in misuraeccessiva e possono quindi creare problemi alle attività agricole e agli stessi ecosistemi di cui fanno parte, siantepongono ancora una volta le esigenze delle Associazioni venatorie a quelle più generali della salvaguardiadell'ambiente naturale. La proposta di legge che è stata scelta come riferimento (presentata dai senatori Car-rara, Bianconi e Asciutti) prevede infatti consistenti ampliamenti rispetto alla situazione attuale. In caso diapprovazione, infatti, si potrebbero cacciare ben 57 specie ed il periodo di prelievo verrebbe dilatato dalla finedi agosto a quella di febbraio, in una stagione cioè in cui la faunaselvatica è particolarmente sensibile. Tra le specie di cui si proponel’apertura della caccia vi sono piccoli uccelli (quali allodola, peppo-la, fringuello) e specie protette a livello comunitario (cormorano).La proposta di legge, infatti, consente ripetute ed immotivate dero-ghe rispetto alle norme di tutela della fauna selvatica stabilite dallaComunità Europea. La proposta favorisce inoltre il “nomadismovenatorio”, e cioè la possibilità per il cacciatore di vagare sul terri-torio, senza essere vincolato ad una zona ben precisa. In questocaso, quindi, viene favorita la cosiddetta “caccia di rapina”, che èquella praticata da chi non ha alcun interesse a che il territoriorimanga ricco di fauna selvatica, dal momento che le successiveuscite di caccia verranno svolte altrove. Ingiustificate inoltre lemassicce depenalizzazioni per reati riguardanti la caccia, anche seil tentativo di alleggerire il lavoro dei Tribunali potrebbe esserecondiviso. Tuttavia, ci pare che una semplice sanzione amministra-tiva per chi abbatte fauna particolarmente protetta, o caccia inluoghi ove si determinano situazioni di pericolo per le persone, nonabbiano un sufficiente potere deterrente. La Federazione Naziona-le Pro Natura auspica che il Parlamento italiano si attivi affinchénon vengano approvate modifiche all'attuale legislazione sullacaccia se non in senso restrittivo. L’obiettivo primario deve esserela tutela della fauna selvatica e i prelievi venatori devono esserefortemente ridimensionati.30 ottobre 2008

Federazione Nazionale Pro Natura

Contro i pericolidi liberalizzazione della caccia

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LA NOSTRA ATTIVITÀ

Nei mesi scorsi il Gruppo Naturalistico della Brianza ha aderito a due azioni proposte dalla Federazione Pro Natu-ra (di cui fa parte) e da altre Associazioni ambientaliste, una sulla caccia e una contro l’invasione di auto e motosui sentieri di montagna (a questo proposito, già anni fa il Gruppo aveva proposto una campagna in tal senso,con la distribuzione di manifesti). Eccole.

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ountain Wilderness Italia, CIPRA Ita-lia, Legambiente, LIPU, Federazione

Nazionale Pro Natura e WWF Italia chiedo-no che venga predisposta una seria regola-mentazione delle attività motorizzate inmontagna ed esprimono un giudizio severosul Disegno di Legge e sulla analoga Propo-sta di Legge “Disciplina della circolazionemotorizzata su strade a fondo naturale efuori strada” che va esattamente nella dire-zione opposta a quella auspicata dalle asso-ciazioni a tutela dell'ambiente alpino e dellaqualità della vita di residenti e turisti.Con il Disegno di Legge n. 275 comunicatoalla Presidenza del Senato il 29 aprile 2008dai Senatori Carrara, Bianconi e Asciutti econ la Proposta di Legge presentata allaCamera il 19 giugno 2008 su iniziativa deiDeputati Grimoldi, Allasia e Caparini verreb-bero infatti legalizzate le moto da trial susentieri e mulattiere e gli enti locali avreb-bero facoltà di autorizzare percorsi fuoristrada e organizzare gare motoristiche su stradebianche.Il testo è identico a quello presentato il 16 giugno 2004 che sollevò le proteste delle asso-ciazioni di tutela ambientale. Oggi come allora sosteniamo che queste proposte rappresentano un pericolo per l'am-biente montano e la sua biodiversità e per i suoi frequentatori. Lo Stato è responsabiledella sicurezza dei propri cittadini, sicurezza che non verrebbe garantita permettendoun’ulteriore invasione di mezzi motorizzati su sentieri e strade a fondo naturale. Già ora la mancanza di regolamentazione e lo scarso deterrente delle sanzioni previstecreano conflitti tra i diversi fruitori della montagna e causano notevole impatto nei con-fronti dell'ambiente. L’approccio del Disegno di Legge inoltre tende a considerare la tutela di ambiente e terri-torio una limitazione delle libertà individuali invece che un valore in sé. Il testo attuale è inaccettabile e le associazioni firmatarie sono disposte a collaborare aduna radicale revisione per garantire proprio quella tutela del patrimonio ambientale che illegislatore si prefigge nei suoi intenti.

Mountain Wilderness Italia;CIPRA Italia; Legambiente;

LIPU; WWF Italia;Federazione Nazionale Pro Natura

Sentieri e mulattiere:no all’invasione di moto e auto

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LA NOSTRA ATTIVITÀ

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l lago di Como è una luogo veramenteunico che potrebbe essere inserito nella

lista dei siti riconosciuti come patrimoniodell’Umanità dall’UNESCO, purché tutti,comunità ed Amministratori locali, siimpegnino veramente per la sua tutela. Èquanto è emerso lo scorso 20 settembre,durante il convegno “Il Lago di Comoverso l’UNESCO” (a cui ha partecipatoanche il nostro Gruppo, N.d.R), organizzatoa Tremezzo dalle sezioni comasca e lecche-se di Italia Nostra, in collaborazione conl’Università Politecnica delle Marche e conil patrocinio e il contributo del Comune diTremezzo. L’evento è stato organizzato inconcomitanza con la giornata nazionale diItalia Nostra in cui viene lanciata la grandecampagna “Paesaggi sensibili”. Nella pre-sentazione dei lavori, Fiammetta Lang eDomenico Palezzato, presidenti delle sezio-ni di Como e di Lecco di Italia Nostra,hanno evidenziato come questa iniziativaintenda dare dei segnali positivi sul futurodel paesaggio lariano, imponendo unasorta di pausa di riflessione e di ripensa-mento, con il coinvolgimento degli ammi-nistratori e delle popolazioni locali in con-crete iniziative di salvaguardia. E di ammi-nistratori ce ne erano parecchi tra il foltopubblico (oltre 150 persone), tra cui il Sin-daco di Tremezzo, Mauro Guerra, che haannunciato con orgoglio l’ammissione delsuo Comune nel Club dei “Borghi più bellid’Italia”, un grande onore, ma anche unasfida ed un impegno nella tutela di questovero e proprio gioiello del centro lago. Oanche il Sindaco di Lenno, Giovanni Botta,che ha annunciato l’intenzione della suaamministrazione di procedere alla propo-sta di un Parco Locale di Interesse Sovra-comunale per la penisola del Lavedo.Giuseppe Battarino, magistrato a Varese edocente universitario, richiamando laCostituzione Italiana (dovrebbe essere la

“Carta d’identità” di ciascun cittadino), nelsuo 60° anniversario ha denunciato conforza il modello culturale sfiduciato erinunciatario di questo inizio di millennio,e ha incitato, sulla base dell’articolo 2 (LaRepubblica … richiede l’adempimento deidoveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale) all’impegno per la“tutela del paesaggio e del patrimonio sto-rico e artistico della Nazione”, come impo-ne l’articolo 9.Rosa Anna Genovese di ICOMOS (Interna-tional Council On Monuments and Sites),nel suo atteso intervento, ha ribadito comeil nostro lago possa avere, a suo parere, irequisiti di eccezionalità e universalitànecessari per aspirare al tanto ambito rico-noscimento di Patrimonio dell’Umanitàdall’UNESCO. I valori naturali e culturali delnostro paesaggio sono unici e meritano diessere tutelati. Esiste una reale possibilità –ha spiegato Genovese – che il riconosci-mento possa avere un esito positivo, maoccorre un percorso lungo, complesso,condiviso dalle popolazioni locali e dagliAmministratori, consapevoli dell’importan-za di assicurare una corretta gestione peruno sviluppo sostenibile dell’intero territo-rio, per consegnarlo alle generazioni futu-re. Attualmente i beni in tutto il mondoriconosciuti come Patrimonio dell’Umanitàsono 878, di cui 43 nella sola Italia, comead esempio i Sacri monti di Piemonte eLombardia (tra cui il nostro Sacro Montedella Beata Vergine del Soccorso di Ossuc-cio), l’Arte rupestre della Valle Camonica,l’insediamento industriale di Crespi d’Adda,Santa Maria delle Grazie ed il CenacoloVinciano di Milano, solo per citare i piùvicini a noi, ma anche Venezia e la sualaguna, Portovenere e le Cinque Terre, icentri storici di Firenze, Siena, Urbino,Roma, la Basilica e altri siti francescani diAssisi, la Costiera Amalfitana.

Il Lago di Como verso l’UNESCO

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INIZIATIVE

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Don Giuseppe Corti, responsabile dellaPastorale per il Lavoro, l’Ambiente e laTutela del Creato della Diocesi di Como,partendo dal racconto biblico della Genesiha sottolineato come all’uomo appenacreato a sua immagine e somiglianza, Dioaffidi il giardino dell’Eden, un vero paradi-so terrestre, metafora di tutto il creato,perché “lo coltivasse e lo custodisse”. L’uo-mo è parte del creato, ma è stato costitui-to da Dio responsabile e custode. La crea-zione, come la redenzione, sono manife-stazioni di un Dio che è Amore. Il creatodunque non è solo risorsa da sfruttare, maè anche bellezza e armonia, un frutto del-l’amore di Dio, da gestire con granderesponsabilità per il bene di tutti. E questoporta, ha affermato don Corti, a due atteg-giamenti: la contemplazione, ovvero unosguardo sulla natura e sull’uomo con gliocchi dello stupore, della lode, del ringra-ziamento, ed uno stile di vita improntatoalla sobrietà, non vista come dura rinuncia,ma come conseguenza di una seria verificadell’autenticità dei propri bisogni, conci-liando una buona qualità di vita con lanecessità di tutelare le risorse ambientali.A chiusura della mattinata, Erika Alessan-drini dell’Università Politecnica delle Mar-che ha illustrato un progetto in corso perla costruzione di una Carta dei valori e deirischi del Paesaggio Lariano, inteso come

non solo costituito dall’ambiente naturale,ma anche come spazio culturale dell’uomoche lo abita, lo plasma e lo trasforma.Obiettivo del progetto è quello di incenti-vare lo sviluppo economico e sociale inmodo equilibrato e sostenibile, promuo-vendo e valorizzando le risorse e nel con-tempo conservando il patrimonio ambien-tale e culturale. Dopo una analisi multidi-sciplinare del territorio, tenendo in consi-derazione le componenti naturali e sociali,ne sono stati individuati i punti di forza edebolezza (in particolare la viabilità!) esono stati definiti gli obiettivi e le strategiedi intervento. Si è scelto di intervenire sulsistema di mobilità, orientandosi su unapproccio “dolce”, “sostenibile”, con la pro-gettazione (proposta ai Comuni) di un col-legamento tra Villa Vigoni a Loveno diMenaggio e Villa Carlotta a Tremezzo su trelivelli: un percorso a mezza costa, sfruttan-do tracciati esistenti, uno lungo il lago, afianco della Statale Regina e il terzo sul-l’acqua, con un sistema di “servizio taxi”con piccoli battelli. Nel pomeriggio i lavori sono ripresi con laproiezione del filmato “Acqua dolce eamara” di Tommaso Lipari, realizzato perdocumentare l’attuale situazione ediliziasulle sponde del lago, seguito dagli inter-venti del pubblico e dal dibattito.

Silvia Fasana

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n unico grande parco per salvaguarda-re le aree naturali di confine, da Drez-

zo a Carate Urio: è il progetto di leggeregionale avanzato dai consiglieri del cen-trosinistra in Regione Lombardia su inizia-tiva del comasco Luca Gaffuri (PD) e diMarcello Saponaro (Verdi). La proposta,illustrata lo scorso mese di gennaio aComo presso il Pirellino, prevede infatti latutela della collina di Cardina e del monteBisbino mediante la loro inclusione neiconfini del già costituito Parco Regionaledella Spina Verde. «Si è dibattuto moltosulla tutela del lago di Como e delle suesponde. Ora è tempo di prendere in consi-derazione il territorio nel suo complesso» haesordito Luca Gaffuri durante la conferen-za stampa, spiegando il progetto di legge:«Si tratta di una proposta di modifica del“Testo Unico delle leggi regionali in materiadi istituzione di Parchi” (L.R. 16/2007) cheprevede l’ampliamento del Parco dellaSpina Verde di Como, includendovi la colli-na di Cardina (in comune di Como), il monteBisbino (nei Comuni di Cernobbio, Moltra-sio, Carate Urio) e una parte del territoriocomunale di Maslianico in quanto “corri-doio ecologico” tra gli attuali confini delParco e il Bisbino. Di conseguenza, verrebbead essere modificata anche la composizio-ne del Consorzio cui è affidata la gestionedel Parco, con l’inserimento degli altriComuni interessati; inoltre entro due anni ilParco deve prevedere una variante al pro-prio strumento di gestione del territorio, il“Piano Territoriale di Coordinamento” pertenere conto dell’ampliamento». Con que-sta variante verrebbero dunque ad esseretutelate due aree prossime alla città diComo particolarmente importanti dalpunto di vista ambientale, paesaggistico estorico. Una di queste è l’amena collina diCardina, con la villa Pisani-Dossi che domi-na severa il lago e la città; nel dicembre

2003 una delibera del Consiglio Comunaleaveva già espresso parere favorevole al suoinserimento nel Parco Spina Verde. L’altra èil Bisbino, lambito dal torrente Breggia,una delle montagne più care ai comaschied uno dei “balconi” paesaggistici più bellidella Lombardia. Un’oasi verde a pochipassi della città, un luogo rilassante peramanti della natura e delle passeggiate, unparadiso per i geologi, gli speleologi, ibotanici. L’importanza strategica di questomonte, al confine tra Italia e Svizzera, neisecoli lo hanno reso un luogo di interessestorico, anche per la presenza dei restidelle trincee e delle fortificazioni della“Occupazione Avanzata Frontiera Nord(O.A.F.N.)”, impropriamente conosciutacome “Linea Cadorna”, realizzate durantela Prima Guerra Mondiale. Da segnalarepure il celebre Santuario della Madonnadel Bisbino sulla vetta, meta da secoli dipellegrinaggi e il complesso delle storie eleggende legate alle lotte tra i “burlanda”(finanzieri) e gli “sfusadur” (contrabban-dieri).L’ampliamento del Parco della Spina Verde

Un Parco per il Bisbino?

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PIANTE E FIORI

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a comprendere il monte Bisbino portereb-be inoltre a creare una vasta area protettaconnessa idealmente al Parco delle Goledella Breggia, in territorio svizzero e adun’altra zona di estremo interesse natura-listico ed etnografico quale il massiccio delGeneroso, creando così una vera e propria“rete ecologica” transfrontaliera.«Auspichiamo un sostegno bipartisan ditutte le forze politiche locali, della Provin-cia, dei Comuni interessati» ha spiegatoMarcello Saponaro, primo firmatario delProgetto di legge. «Nel prossimo futuro sicercherà di coinvolgere le associazioni e icittadini, proponendo anche iniziative disostegno popolare e cercando anche testi-monial eccellenti, magari chiamando incausa pure George Clooney». Luigi Bedetti,responsabile ambiente dei Verdi della Pro-vincia di Como ha ribadito come la tuteladel patrimonio storico, ambientale, pae-saggistico debba diventare una vera occa-sione per nuove opportunità di svilupposostenibile e ha chiarito come «il concettodi conservazione non significa “non uso”,bensì un uso diverso, più consapevole erispettoso del territorio e delle sue risorse». All’incontro erano presenti inoltre i rappre-

sentanti di numerose Associazioni attivesul territorio (tra cui anche il Gruppo Natu-ralistico della Brianza, N.d.R) e amministra-tori dei comuni interessati. Anche AngeloNaj Oleari, noto imprenditore nel settoredella produzione e distribuzione di prodot-ti tessili, molto legato al Bisbino (la madreera originaria di Moltrasio) ha sottolineatol’urgenza di un intervento per salvaguar-dare questo bellissimo territorio e le suevalenze.

Da “Il Settimanale della Diocesi di Como”,17 gennaio 2009

Ricordiamo che il nostro Gruppo ha dedica-to nel novembre-dicembre del 2003 unnumero speciale di “Natura e Civiltà” pro-prio al Bisbino, evidenziandone l’urgenza diuna tutela.

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n realtà, le pur importanti premesse con-tenute del citato decreto napoleonico

sarebbero state largamente vanificatenella prassi, come testimonia un censi-mento sull’economia lariana steso durantela Restaurazione. Da una sua lettura, nonpuò non colpire, infatti, lo stato assai pre-cario del patrimonio boschivo della provin-cia, quasi che esso fosse stato una sorta dizona “franca” rispetto all’attuazione di unalegge rimasta in vigore anche nei successi-vi decenni alla sua emanazione. E sì che leintenzioni del governo austriaco parevanofinanche orientate ad un certo rigorismo,come è testimoniato dall’applicazione dialcune norme repressive, in particolarequelle che sanzionavano “l’asporto di legnada parte dei comunisti” – ovvero dei conta-dini che beneficiavano collettivamente deibeni boschivi - laddove essi la trasportas-sero fuori dal proprio comune per farneoggetto di traffici commerciali. Si finivaperò con il colpire soprattutto le minute“plusvalenze” dei contadini stessi o deinullatenenti, mentre sarebbe occorsamano molto più ferma e decisa verso legrandi opere di sfruttamento delle risorseforestali.Tornando al documento che abbiamo cita-to in apertura, impressiona, in particolare,il dato quantitativo sull’entità del patrimo-nio forestale, che aveva conosciuto undecremento di oltre il 35 per cento nell’ar-co di pochi decenni. Se l’analisi delle causenon differiva sostanzialmente da prece-denti rilevazioni, è interessante soffermar-si, in particolare, sui guasti che si eranoprodotti nel tessuto ambientale della pro-vincia comasca. Prima di tutto, si facevaosservare che erano stati quasi del tuttodistrutti i boschi resinosi, che abbondava-no soprattutto nelle terre delle tre pievi.

Molto grave era poi la grande perdita difaggi, “che servivano colla loro alta cima atrattenere l’impetuosità dei venti, che orada quella gola sortono a danneggiare lacampagna”. Ne derivava anche la perditadell’olio che si traeva dai loro semi e dellapreziosa legna con la quale si costruivano iremi per la navigazione.Ad aggravare il quadro contribuiva il fattoche, attività manifatturiere le quali aveva-no in particolare alimentato la domanda dilegna, come fucine e fabbriche di vetro,avevano dovuto rallentare, se non sospen-dere la rispettiva produzione, per mancan-za di quel combustibile prima disponibile abuon mercato e spesso situato nelle imme-diate vicinanze. D’altra parte, se tra le indi-cazioni che venivano fornite per contenereil degrado in atto (porre fine agli incendidolosi di boschi per far guadagnare spaziall’allevamento, interdizione al pascolocaprino, vigilanza sul comportamento deicontadini), non figurava un’ipotesi di rego-lamento per la produzione di legname peril fabbisogno di filande e fucine, ciò era damettere in relazione con la preoccupazioneche potesse derivarne una ulteriore com-pressione delle esigenze manifattura loca-le. Non deve sembrare un paradosso – pertempi nei quali predominava nettamenteun’economia basata sull’agricoltura – main un certo modo si poneva già la questio-ne di uno sviluppo economico compatibilecon la tutela dell’ambiente.A questo punto è certamente utile fornireuna prospettiva più articolata del patrimo-nio boschivo della provincia, all’altezzaormai della metà del secolo – fermorestando il limite costituito dalla “fotogra-fia” censuaria, che non rispecchiava l’og-gettiva spoliazione di molte aree – basan-doci su una statistica del 1846, impostata

L’uomo ed il suo ambientenella storia lariana – Parte seconda

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UOMO E NATURA INCONTRI E SCONTRI

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sulla suddivisione del territorio in tre parti(l’ispettorato di Como ed i sotto-ispettora-ti di Lecco e di Varese).L’elaborazione in parola offre un quadroesaustivo della distribuzione boschiva nelterritorio lariano.Prevaleva nettamente la tipologia delceduo di alto fusto (forte, dolce e misto),mentre si confermava la grande contrazio-ne delle piante resinose (tra le principalivittime del disboscamento, come giàaccennato). Assai varia era la diffusionedelle specie: abeti, aceri, castagni, faggi,roveri, frassini, pini, tigli. Relativamentescarso in pianura (meno del 5 per cento deltotale), e più diffuso in collina (il 15 percento), il bosco occupava ovviamente granparte della montagna: nei distretti lecche-si e nel territorio delle tre pievi anzitutto.Il regime giuridico della conduzione deiboschi evidenziava una significativa, manon schiacciante, prevalenza del pubblico.È interessante rilevare come la proprietàpubblica resistesse largamente nelle terredi montagna. Nella pianura, il dato èsostanzialmente rovesciato, confermandola tendenza in atto all’inizio del secoloUn’ultima annotazione riguarda la distri-buzione dei boschi all’altezza dei corsid’acqua. Solo nei distretti varesini la pre-senza della vegetazione era di una certaconsistenza; pressoché nulla, o quasi, nelle

altre parti della provincia. Il che producevaeffetti molto negativi sul versante delladifesa del territorio dagli straripamenti deifiumi o dalle esondazioni dei laghi.Non sarebbe, comunque, sufficientementerappresentato il paesaggio lariano deltempo se ignorassimo l’importante ele-mento di novità costituito dalla straordi-naria proliferazione dei gelsi – fonte pri-maria del setificio locale – che andavanoormai connotando sensibilmente il territo-rio. Il fatto, tuttavia, largamente sottovalutatoall’epoca, era che tale grande diffusionedei gelseti avveniva sovente a scapito deiboschi.Occorsero diciassette anni affinché il gio-vane Stato italiano adottasse una nuovaorganica legislazione in materia boschiva.Tutto sommato pochi, se consideriamo glienormi problemi che la nuova classe diri-gente dovette affrontare in quel torno ditempo. Di certo, il nuovo corpus normati-vo costituì la prima di una serie di riforme,susseguitesi nel tempo – sino alle attualileggi di competenza delle Regioni – chehanno profondamente innovato il rappor-to dell’uomo con i boschi e le foreste, giun-gendo, infine, a riconoscere l’ambienteboschivo come ecosistema e non più comemera disponibilità di risorse a disposizionedell’uomo.

Si comprenderà come inquesto processo abbiaagito – in modo determi-nante – l’emergere pro-gressivo di uno coscienzaecologica moderna. Nel corso dell’Ottocento,tuttavia, certi esiti eranodel tutto estranei agliinterventi del legislatore, ilquale operava con criteriprettamente amministrati-vi. Nondimeno, i cui effettipotevano significativa-mente modificare il qua-dro, per molti versi preoc-cupante, che caratterizza-va lo stato del mantoboschivo della penisola.(segue)

Alberto Conti

Splendidi boschi diFaggio e Abetebianco, in prossimità dell’Alpe del Rozzo(val Cavargna)(foto A. Selva)

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onostante più di una volta la Val Masi-no sia stata inserita nel nostro pro-

gramma uscite, purtroppo la sorte ci hafatto mancare all’appuntamento, perciò vene parliamo qui per farvi venire… l’acquo-lina in bocca!Tra le valli laterali della Valtellina, essa èuna delle più speciali, di una bellezza anco-ra selvaggia, poco antropizzata; in unbreve tratto (16 km in linea d’aria) dall’ini-zio del fondo valle poco prima di Ardennoa 250 m di altitudine, conduce in cima almonte Disgrazia (3678m). È percorsa daltorrente Masino alimentato da acque pro-venienti da varie convalli di cui la prima èquella del Sasso Bisolo, che in alto, proce-dendo verso NE, diventa Valle di PredaRossa; questa è così chiamata per il coloredelle rocce, serpentiniti, normalmente dicolore verde, ma che qui presentano uncolore superficiale rosso dovuto alla alte-razione del ferro che contengono. La valleconduce al ghiacciaio omonimo, uno diquelli alimentati dal Disgrazia.Piccoli sono i paesi della valle situati lungola carrozzabile. Masino ancora in basso,Cataeggio con la chiesa di S. Pietro, Filore-ra con quella di S. Gaetano; poi troviamouna rarità curiosa, il Sasso di Remenno,enorme blocco di ghiandone precipitatonella preistoria per una grossa frana. Oggiadibito a palestra di arrampicata (vedretecerto qualche audace appeso, munito dicorda e arnesi del mestiere) è oggi consi-derato monumento naturale. Infine giun-giamo a S. Martino, il paese meglio turisti-camente attrezzato. Qui la valle si biforca,a destra c’è la Val di Mello (ma addio quat-tro ruote), meta ambita per escursionisti escalatori di tutta Europa, in un paesaggioche sembra opera di un gigante, in vista dicascate e di pareti impressionanti di grani-to. Il sentiero è faticoso, ma raggiunge ilregno dei circhi glaciali che corona con un

ampio arco di cerchio tutta la testata dellaVal Masino con vette anche più alte di3000m. In quest’arco a partire da ovesttroviamo il Pizzo Badile, il Pizzo Cengalo, iPizzi del Ferro, Pizzo Torrone e infine ilDisgrazia. Nella storia dell’alpinismo ilBadile è stato l’ultimo ad essere conquista-to per la verticalità delle sue pareti.Ma torniamo a S. Martino: andando a sini-stra la carrozzabile finisce ai Bagni di

La Val Masino

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IL NOSTRO TERRITORIO

Val di Mello: una cascata

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Masino a 1172m, dove sgorgano acquetermominerali. L’albergo omonimo è famo-so per avere ospitato importanti persona-lità che vi facevano le cure.

Un po’ di storia In questa valle si succedettero varie popo-lazioni: anticamente forse i Liguri, poi gliEtruschi, i Romani, i Longobardi, i Carolin-gi. Poche però sono sempre state le notiziestoriche perchè la valle, stretta, incutevapaura e restò misteriosa a lungo alimen-tando leggende e racconti di maghi e distreghe, talora drammatiche tanto da fareperfino intervenire l’Inquisizione.Nel 922 la valle fu donata da Rodolfo II diBorgogna nientemeno che alla chiesa di S.Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. Ora appartienealla diocesi di Como. Nei secoli vi si succe-dettero le varie vicende riguardanti la Val-tellina, compreso il Sacro Macello del 1620e la successiva peste che falcidiò la popo-lazione. Un fatto importante fu nel 1847 lacostruzione di una strada per iniziativadegli Austriaci, i quali poi pretesero i rim-borsi di spesa, ma i Comuni, poveri, nonavevano soldi; la cosa andò per le lunghefinchè gli Austriaci se ne andarono…perfortuna!

GeologiaCirca il 90% del bacino idrografico del tor-rente Masino fa parte del massiccio intru-sivo Masino-Bregaglia (età circa 30 milionidi anni). Solo intorno ai Bagni ci sonoaffioramenti di rocce più antiche (scisti eserpentiniti che sono rocce metamorfiche

provenienti da zone profonde della crostaterrestre). Il massiccio nominato è compo-sto da serizzo e ghiandone. Nel primo sonocontenuti i minerali: plagioclasio cheappartiene ai feldspati, orneblenda (grup-po degli anfiboli), quarzo (biossido di sili-cio, SiO2), biotite (gruppo delle miche),ortoclasio (feldspato potassico). Nel ghian-done spiccano grossi cristalli bianchi diortoclasio inseriti in una massa di fondocon minerali di piccole dimensioni simili aquelli del serizzo. Questi insiemi si sonoformati per solidificazione di una massafusa (magma) per raffreddamento lentoall’interno di rocce preesistenti; si trattaquindi di rocce intrusive.Un interessante fenomeno tettonico (=cheriguarda la struttura della crosta terrestre)è la Linea Insubrica, una frattura che attra-versa la bassa Val Masino e che interessagran parte delle Alpi e delle Prealpi; quidetermina un cambio di direzione del tor-rente Masino che a nord della Linea pren-de un andamento preciso nord-sud fino aS. Martino. Il profilo della valle si fa netta-mente a U, a causa dell’azione erosiva deighiacciai, dei quali restano numerose trac-ce in alta quota con la formazione di circhiglaciali. Numerose sono le frane che hannointeressato la valle. La sorgente termomi-nerale dei Bagni è dovuta all’intrusione,nelle rocce preesistenti, del magma grani-tico che ha lasciato a noi questa preziosaeredità come residuo del calore che vi haportato.

FloraNell’ambiente si susseguono le fasce alti-tudinali tipiche delle Alpi. Dalla flora ripa-riale dei fondi valle si passa alle praterie,poi a estesi boschi di latifoglie con buonapresenza del castagno, indi il faggio, infine

Sopra: un maso dighiandone.Sotto: Val di Mello,particolare di unversante

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le aghifoglie (abete, pino silvestre, larice).Sopra ancora arbusteti, praterie alpine(pascoli estivi). Poi nel paesaggio predomi-nano rupi, ghiaioni e i ghiacciai. Nella valleabbondano le più note specie della zonamontana e alpina quali: genzianella, gigliomartagone, giglio di S. Giovanni, Polygo-num bistorta, Phyteuma halleri, Sileneacaulis. In valle Predarossa i rari Ranuncu-lus glacialis e Artemisia genepì. Attorno alSasso Remenno in una zona pianeggiantesi è sviluppata una prateria ricca di specie,alcune molto rare; è un minigiardino bota-nico! Prima dei Bagni un ombroso boscofitto di faggi si è conservato finora grazieal microclima locale favorevole. Enormifaggi anche in val di Mello.

FaunaEra scomparso lo stambecco, ma nel 1985si è cercato di reintrodurlo in varie tornatee ora lo possiamo trovare insieme a caprio-li, camosci, marmotte (le più diffuse); scar-si l’ermellino, il gallo forcello, la coturnice ela pernice bianca.

Risorse della popolazioneSono state sempre un po’ limitate, segnateda emigrazione, pendolarismo stagionale ogiornaliero, piccole attività artigianali, atti-vità estrattive (queste più sviluppate per ilpregio delle pietre), presenza sempre piùmodesta di animali sugli alpeggi, margina-le attività contadina.Importanti le attività alpinistiche iniziatenella seconda metàdell’800 da alpinististranieri, specie svizzeri e inglesi. Infattil’inglese E.S. Kennedy conquistò per primoil Disgrazia nel 1862. In seguito si forma-rono guide alpine locali. Arrampicate,escursioni, i primi rifugi seguirono nel‘900; ora si risalgono anche le cascate dighiaccio. Insomma si sviluppò il turismoche però sarebbe ancora da incentivare.Speriamo anche in un incremento dellecure termali, oggi che va di moda il benes-sere; conosciute già dal ‘400, fiorirono poinei secoli seguenti, ma attualmente sonomeno ricercate. Di esse abbiamo scritto nelnum. di marzo 2003 di Natura e Civiltà.

Testo e foto di Maria Luisa Righi

Nota. I minerali nominati sopra sono tuttisilicati, ad esclusione del quarzo, ovverominerali contenenti silicio, che si formanodurante il raffreddamento di un magma ecomprendono numerose famiglie. Il siliciosi combina con metalli quali alluminio,potassio, sodio, calcio, magnesio e ferro. Iminerali differiscono non solo per compo-sizione chimica, ma anche per la strutturacristallina dovuta ad un reticolo in cui sidispongono i vari atomi tenuti insieme dalegami chimici, che determinano la simme-tria dei cristalli oltre che le proprietà chi-miche (es. resistenza agli agenti atmosferi-ci) e fisiche (es. colore, durezza, lucentezzaecc.), differenze che permettono di distin-guerli tra loro.

Una chiesetta

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uello che è stato dichiarato “Monu-mento Naturale” della Lombardia ed è

stato messo sotto tutela dalla ComunitàMontana del Lario Orientale, il Sasso diPreguda, si trova sul sentiero che da Val-madrera va su fino alla cima del Moregal-lo. È un masso di enormi dimensioni, alto7m, cui oggi è stata addossata la cappel-letta dedicata a S. Isidoro. È formato daghiandone, una granodiorite in cui spicca-no grossi cristalli bianchi di feldspatopotassico. È uno dei tanti “trovanti” omassi erratici trasportati dai ghiacciai chedurante le glaciazioni del Quaternariocoprivano la Valtellina e la Valle del Mera eche scendendo verso la pianura hanno for-mato la conca del lago di Como. I trovantisi distinguono, oltre che per la loro mole,anche perché la natura della roccia che licostituisce è diversa da quella delle roccecircostanti.Rimasti per lungo tempo misteriosi, legatia leggende di maghi o streghe o addirittu-ra creduti resti del diluvio universale, furo-no interpretati correttamente, prima dalnaturalista svizzeroLouis Agassiz e poi dalnostro primo geologodegno di questo nome,Antonio Stoppani,nativo di Lecco. Egli ciha lasciato una belladescrizione di questoSasso che, trovandosiproprio sul crinale delmonte a una notevolealtezza permette digodere un magnificopanorama sul lago diGarlate, l’Adda, Lecco,le montagne lecchesi egiù nella Brianza finoalla pianura.Il Sasso di Preguda

apparteneva certamente ai graniti delmassiccio Masino-Bregaglia. I due ghiac-ciai, quello del Mera in Valchiavenna equello della Valtellina si incontravano làdove è oggi il Pian di Spagna; si univano inun’unica lingua di ghiaccio e una morenalaterale dell’uno si univa con una dell’altrodando come risultato una morena media-na. All’altezza di Bellagio questa lingua sidivideva in due che formarono rispettiva-mente il ramo del lago di Como e quello diLecco separati dal Triangolo lariano. I tro-vanti provengono da quella morenamediana di cui sopra e sono stati deposita-ti sul versante orientale del primo ramo equello occidentale dell’altro; taluni furonotrascinati fino alle colline inferiori dellaBrianza.Il nostro Gruppo fece pubblicare alcunianni fa un libro sui trovanti dove cita natu-ralmente anche il Sasso di Preguda insiemealla Pietra Lentina (Pian Rancio), il SassoneFerrera (Albavilla), il Sasso del Numero(Castelmarte) e vari altri.

Maria Luisa Righi

Il Sasso di Preguda

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IL NOSTRO TERRITORIO

Il Sasso di Preguda(da “Trovanti” )

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La mattina del 20 settembre delloscorso anno un gruppo di soci di

Milano si è ritrovato in piazza degli Affari,di fronte al palazzo della Camera di Com-mercio, per una visita ai resti del teatroromano situati nei sotterranei del palazzostesso. Molte persone, ex insegnanti, ave-vano già visitato il luogo negli anni scorsicon la propria scuola e non si aspettavanoquindi novità di rilievo; rimasero perciòstupefatte e interessate di fronte allanuova organizzazione del Museo presenta-ta dalla gentilissima guida. Si cominciò conl’illustrazione, nel corridoio antistante l’in-gresso agli scavi veri e propri, di alcunipannelli che mostravano il quartiere delteatro in età romana, le tappe delle scoper-te dei resti e le modalità di costruzione del-l’edificio. I resti del teatro furono scopertitra la fine dell’ ‘800 e la metà del ‘900durante la costruzione delle attuali sedidella Camera di Commercio e della Borsa.Vicino ai pannelli c’è una fotografia chemostra, vicino agli scavi, una donna a col-loquio con un gruppo di uomini: si tratta diAlda Levi, all’epoca funzionario dello statoincaricata di sorvegliare i cantieri; questasignora voleva che i resti non solo non fos-sero dispersi ma che costituissero un sitoarcheologico nel centro della città, visibilee godibile dai cittadini. Il suo progetto fuinterrotto dalle leggi razziali (era ebrea) esolo oggi è in via di realizzazione. Ancheuna targa ricorda il suo nome. Torniamo aipannelli che mostrano la tecnica costrutti-va delle fondazioni, tecnica descritta daVitruvio, architetto dell’età di Augusto (cuisi fa risalire la costruzione) nel “De Archi-tectura”. Per reggere il peso dell’edificio lefondazioni dovevano essere enormi: si sca-vavano delle trincee profonde le cui paretierano foderate con tavole di legno tratte-

nute da pali verticali; altri pali (di quercia)venivano infissi sul fondo delle fosse aduna distanza di circa 30 cm l’uno dall’altrocon la macchina battipalo. Sopra la paliz-zata veniva versata malta mista a ciottoli esu questo primo strato di fondamentavenivano costruiti muri disponendo file diciottoli intercalati, ad intervalli, da uno edue filari di mattoni. Poi il tutto era rifini-to con la stesura di intonaco e da un rive-stimento in pietra. Pannelli successivimostrano molto esempi di teatri nelmondo romano costruiti con la stessa tec-nica, celeberrimo quello di Leptis Magra, inLibia. I resti di cui ci stiamo occupandosono quelli di un imponente edificio apianta semicircolare, alto quasi 20 metri,largo 95, in grado di contenere circa 8000persone; aveva, secondo la ricostruzionedegli archeologi, la parte frontale curvili-nea (come quella del Colosseo) che presen-tava oltre 30 arcate sviluppate su due ordi-ni, aveva una cavea, ovvero gli spazi per glispettatori, un palco dietro il quale s’innal-zava una parete con colonne di marmo di

Visita ai resti del Teatro Romano

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MILANO

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cui sopravvivono i resti; dietro il muro difondo della scena c’era un portico dicolonne ioniche dove gli spettatori si reca-vano negli intervalli (il nostro ridotto). L’il-lustrazione dei pannelli è finita e si aprefinalmente per il gruppo la porta che con-duce agli scavi. Tutti ammutoliscono, tale èl’emozione che quei ruderi superbi tra-smettono: li vediamo sotto di noi cammi-nando su corsie di metallo dal pavimentodi vetro. Un percorso lungo che si stendesu enormi blocchi di ciottoli (le fondazionidella cavea); la guida indica in alcuni puntii resti dei pali di sostegno e alcuni fram-menti architettonici di marmo delle colon-ne del fronte-scena appoggiati ai supporti,vicino agli enormi blocchi. Tutto il percor-so è immerso in una penombra creata dalampade sapientemente distanziate… unsuono simile a quello di una lira accompa-gna il gruppo e accresce la suggestioneche raggiunge il massimo quando da unafigura togata, di gesso, si leva una voce cherecita in latino qualcosa. Ma che cosa? Isoci si arrovellano, vorrebbero capire all’i-stante, visto che conoscono il latino, manon è il latino solito… sembrano smarritima la guida accorre in aiuto e scoglie l’e-nigma: è latino, ma non quello ciceronia-no: si è cercato di ricostruire la lingua e lapronuncia dell’epoca di Plauto; la voce,bellissima, è quella di Giorgio Albertazziche recita il prologo della Casina. I volti sirasserenano e tutto finisce in una risata. Iltempo della visita però è scaduto e dalbuio della romanità torniamo a rivedere laluce.Entusiasti, ci accontenteremmo del giàvisto ma l’organizzatrice ci ferma e annun-cia una dolce, in senso letterale, sorpresa:

la visita alla pasticceria Marchesi situata alpiano terreno di una delle superstiti casebasse all’inizio del corso Magenta, di fron-te a S.Giovanni sul Muro. Il locale è picco-lo, offre solo posti in piedi, infatti esso èrimasto com’era negli anni ’30 (ma gliarredi sono anche più antichi); è curato ediretto da Angelo Marchesi, discendentedella famiglia che nel lontano 1824 avviòl’attività. In passato al primo piano dell’e-dificio abitava la famiglia poi, col passaredel tempo, essa si trasferì altrove ed oggi ilpiano superiore ospita il magazzino ed illaboratorio dove si sfornano, con le tecni-che più moderne, dolci squisiti e torte piùleggere che in passato, grazie appunto aqueste tecniche, all’abilità dei maestripasticceri e ad una cultura alimentareanch’essa più moderna e consapevole.La pasticceria è sempre fresca perché ciòche avanza viene dato ai dipendenti; i ban-chi-vetrina sono un tripudio di colori, ilbanco della glassa si sposa al verde e alrosa degli zuccheri in pasticcini dalle formepiù varie. Non si sa se satollarsi di questiultimi o gustare le numerose varietà dicioccolatini ripieni con i gusti più diversi,alcuni anche esotici. A questo punto inostri occhi, il nostro cervello, il nostropalato, tutto il nostro essere è soddisfatto:possiamo tornare a casa. In realtà ci sareb-be un’altra chicca da vedere: un cortile del‘400 in via Puccini che pare fosse quello diun monastero; ora esso introduce i fortu-nati inquilini del palazzo nelle loro case.Ma di questo tesoro in pieno centro aMilano parleremo un’altra volta.

Jole Celani

(immagini tratte dalProspetto del“Museo Sensibile” -CCIAA di Milano)

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artendo da Gaüm (al gaüm in dialetto è ilmallo delle noci), vediamo sulla sinistra la

capeleta dala Madona di Sett Duluur (pocodistante c’è, guardacaso, il sass dal Diaul) men-tre a destra un tratto di strada ci porta sul tor-rente, in corrispondenza del zoch dala Viascia,dal nome dell’antica proprietaria dello stabile aldi là del torrente e che più avanti, sulla destra,dà il nome anche alla surgent dala Viascia. Pro-seguendo, vediamo sulla destra la val dalCazüü, che si immette nel fondovalle in corri-spondenza della Calchèra (antico sito di produ-zione della calce), che ospita ora il serbatoiodell’acquedotto circondato da conifere; al di làdel torrente vi è la surgent dala Calchèra. Con-tinuando lungo la strada, vediamo staccarsisulla destra il sentiero che porta al Cornizzolo:al sentée dala val di Sass, sul cui lato sinistro siestende la zona denominata sota Piana Parè,sovrastata dal Ceppo dell’Angua, conosciutocome Scalfin dal Diaul (scalfin in dialetto è la“soletta” della calza, costituita dalla suola edalla parte che racchiude le dita e che vienerichiamata dalla struttura della formazionerocciosa). Salendo, lasciamo alla nostra sinistrala selva dal Fiura e, tra il primo e secondoponte, la zona nota come Pendècc a bass. Oltreil terzo ponte abbandoniamo la strada primache questa curvi a destra per raggiungere l’’e-remo di san Miro e ci inoltriamo sul sentiero, alsentée da praa Invers: troviamo sulla sinistra alrivùn da san Mir e più avanti, segnalato peral-tro da un cartello didattico, un grande massoerratico che occupa il letto del torrente, al sassda san Mir, sotto il quale tradizione vuole chedormisse il santo. Proseguendo troviamo asinistra la val dal Töf, avendo sulla destra lazona sota i Cipp. Più avanti incontriamo a sini-stra sota Grepula, mentre a destra vediamo alcepp dala Guta, facilmente riconoscibile a latodel sentiero per il persistenza gocciolamento

dalla roccia. Lasciandoci a destra i Cugnöö e asinistra la val dal Garöö, raggiungiamo al zoch(i)scüri, la marmitta dei giganti. Inoltrandocinella valle avremo a sinistra prima la Cua poi alMaiaa, mentre a destra supereremo la val dalaCrota. Ci avviciniamo alla nostra meta; a sini-stra, in alto, un tempo vi era la seconda Alpementre a ridosso del torrente la zona si defini-sce sota al Camp Grant. A destra, dove ora vi èla struttura di captazione dell’acquedotto,siamo sota praa Invers; un ultimo strappo ponealla nostra sinistra al camp Növ e a destra laPiana, ampio terreno prativo sopra il qualesorge la Terz’Alpe.Una curiosità: abbiamo più volte nominato illato destro e sinistro; in dialetto avremmodovuto utilizzare i termini a man driza e a manmanzina.

Cumpagnia di Nost – Canzo

Da Gajum alla Terz’Alpe: antica toponomastica lungo il sentiero geologico “G. Achermann”

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NATURA E CULTURA

(estratto dalla“Carta dei sentieri”,Comunità Montana

Triangolo Lariano, ed. 2006)

LE NOSTRE INIZIATIVE

Milano: come funziona la cittàCon lo spirito di sempre e con lo scopo di far emergere gli aspetti positivi della vita in cittàcontinuano gli incontri del ciclo “Milano: come funziona la città”; in dettaglio ne daremonotizia mediante il “Foglio Notizie”.

Riteniamo importanti questi incontri perché sono occasione per stare insieme; così si tienesaldo il sottile ma robusto filo che unisce i soci del Gruppo Naturalistico della Brianza.

Iole (02.3554502) oppure Riccardo (02.6464912) sono sempre disponibili per maggioriinformazioni; un appello particolare a coloro che non sono ancora intervenuti ai nostri incon-tri: fatevi sentire e partecipate; sentirete di far parte di una grande famiglia!

Incontri larianiGli Incontri Lariani sono visite guidate, a piedi su sentiero, in località di interesse delle pro-vincie di Como e Lecco. Vengono privilegiate le mete più vicine, con ritrovo in luogo rag-giungibile con mezzi pubblici. L’uscita ha carattere naturalistico-ambientale, con attenzioneper gli aspetti storico–culturali ed artistici.Tutte le informazioni sui prossimi “Incontri Lariani” saranno fornite di volta in volta sul “FoglioNotizie” e per telefono a chi ne faccia richiesta.

Per prenotazioni ed informazioni: Guidetti 02.6192916 e Rossi 031.608020.

Umberto Guzzi

Anche quest’anno continueremo le nostre consuete uscite sul territorio, alla scoperta di natura ed arte.

Le date saranno rese note in tempo utile tramite il “Foglio notizie”.

Per informazioni: Giorgio Ferrero (039.2025839) ogni giorno, escluso sabato e festivi, dalle ore 19.00

alle ore 20.00.

Le nostre uscite sul territorioa cura di Giorgio Ferrero

Se vuoi costruire una navenon devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gentea raccogliere la legna e a preparare gli attrezzinon distribuire i compiti, non organizzare il lavoro.

Ma invece prima risveglia negli uominila nostalgia del mare lontano e sconfinato.

Appena si sarà risvegliata in loro questa setesi metteranno subito al lavoro percostruire la nave.

(Antoine De Saint-Exupéry)