Guida molise small

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una breve guida turistica della regione Molise realizzata dalla Volturnia Edizioni per conto dell'assessorato regionale al turismo

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In copertina: Monte Miletto, la vetta piùalta del Massiccio del Matese; trabuccodi Termoli e statua bronzea del guerrie-ro sannita di Piet rab bondante. (Foto T. Paolone)

Sommario

1414LA PREISTORIA LA STORIA

1616 2424

Dove siamo

ARTE ARCHITETTURA

Molise

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IL TERRITORIO

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PRODOTTI TIPICIARTIGIANATOTRADIZIONI

3636 4242 4646 5151NUMERI UTILI

Un saggio delle tante peculiaritàche questa regione può offrire, sesolo si vuole visitarla. La natura,

la storia e la preistoria, l’arte, le tradizio-ni e i prodotti tipici sono infatti il filorosso che lega le pagine che accompagna-no alla scoperta del Molise. Un itinerarioche si offre al turista nellaconsapevolezza che, anchese tanto si è fatto finora perpromuovere e sviluppareturisticamente questo lem bodi terra italiano, altro si deveancora fare perché la voca-zione turistica del territoriodiventi il vero motore per ildecollo dell’economia regio-nale. L’esortazione è dunquead accostarsi a questa terracon il desiderio di scoprirne lecose autentiche, a lasciarsi sor-prendere dalla proverbiale ospitalitàdella sua gente, iniziando questo cammi-no sulle orme degli antichi pastori sanni-ti, che lungo il millenario tratturo (daimonti alle pianure della co sta molisana)per secoli hanno perpetuato l’ormai miti-ca “transumanza”. Un transumare che è

anche scoperta della ricchezza floristica efaunistica del Molise, che presenta tuttauna sua specifica biodiversità: dalle spet-tacolari orchidee selvatiche della monta-gna agli sconfinati campi di grano delbasso Molise; dai Sanniti del teatro di

Pie trabbondante ai benedetti-ni di San Vincenzo alVolturno, passando per levestigia romane della città“tratturiera” di Saepinum, ilMolise offre infatti un varie-gato e caleidoscopico caro-sello di storia, arte, architet-tura e tradizioni, ulterior-mente arricchito da nume-rosi ca stelli e da chiese diepoca medievale, cosìcome da città d’arte qualiVenafro, Agnone e La ri no.Nelle an cestrali tradizioni

popolari si ritrova invece il saldo legameche i molisani conservano ancora con lapropria terra.

Lo scoprire non sia dunque luogo comu-ne, ma vera ed autentica scoperta dellaciviltà di una Regione, che ha molto dadire e vuole che avvenga. A partire da qui.

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Domenico DI NUNZIOConsigliere delegato al Turismo

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Caratteri generali

Il Molise è una realtà geografica interessante, che siestende dal mare alle altezze del Matese e delleMainarde, in posizione intermedia tra il centro e il

sud d’Italia. La regione si propone come un autenticolaboratorio nel suo retaggio di costumi e di tradizioni,ma anche nella sua grande varietà di elementi oro-idrogeologici, climatici e floro-faunistici. L'itinerarionaturalistico parte dalle alte terre del territorio adiretto contatto con il paesaggio di una terra straor-dinaria, ricca anche di storia e tradizioni. La RiservaMaB “Alto Molise” e gli affascinanti scenari del com-prensorio sono infatti i gioielli di questa area, che sipresenta come una riserva naturale unica, caratteriz-zata da rilievi montuosi dalla forma originale, damagnifiche foreste di Faggio, Cerro e Abete, da lun-ghe vie erbose, i tratturi, un tempo utilizzati per con-durre le greggi nelle pianure della Puglia. Tale prati-ca (transumanza), ripetuta due volte l'anno, si fa risa-lire ai Sanniti, le antiche genti che vi abitarono in ori-gine. Oltre alle riserva MaB, il comprensorio altomo-lisano presenta una molteplicità di foreste demaniali,tutelate e controllate dal Corpo Forestale dello Stato.Tra di esse sono da segnalare: la Foresta Demaniale oBosco Pennataro nel comune di Vastogirardi; il Boscodi San Martino e Cantalupo con il Bosco di MonteCapraro, ambedue nel territorio di San Pietro

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In alto: Veduta panoramica delMonte Meta (m. 2242). In basso:Campitello Matese e la vetta diMonte Miletto (m. 2050). Nellapagina accanto: La Riserva MaB“Alto Molise” di Montedimezzo.

Top: Mount Meta (m. 2242) in theNational Park of Abruzzo, Lazio andMolise; Bottom: Cam pi tello Mateseand Mount Miletto (m. 2050). Onthe next page: The MaB Reserve“Alto Molise”.

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Avellana, e le Abetine di Capracotta e Pesco pen -nataro, tra le più belle foreste dell’Italia centro-meri-dionale. Nella zona mainardica sono da se gnalare imagnifici boschi di Faggio e di Acero di Pizzone,ricadenti nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio eMo lise, con le zone di riserva integrale del MonteMeta, dove vive un nutrito branco di caprioli, e delPianoro di Vallefiorita con la presenza dell’Orsobruno marsicano. Il fiume Vol turno rende questo ter-ritorio importante anche per quanto riguarda le zoneumide. Sono da segnalare infatti, nel suo alto corso, leFonti di Capo Volturno nel comune di Rocchetta aVolturno e l'Oasi Le Mortine in quello di Venafro,senza dimenticare il Pantano di Montenero, che facapo al bacino idrografico del fiume Sangro ma rica-dente nel territorio molisano. Poco conosciuta ma daipanorami mozzafiato è la montagna di Frosolone conla Montagnola e Colle dell'Orso. Tra le altre zone pro-tette della regione sono da ricordare il Bosco delBarone (Monta gano), il Bosco Casale (Casacalenda),l’Oasi di protezione faunistica di Guardiaregia, laForesta di Monte Caruso e Monte Gallo (ai marginimeridionali del Matese), la zona umida diSprondasino nel comune di Civitanova del Sannio ela Riserva naturale orientata di Pesche. Meritano infi-ne particolare menzione la zona del Matese, con ivasti boschi ricadenti nel comprensorio dei comunidi Roccamandolfi, Lon ga no e Castelpizzuto, nel ver-sante isernino, e le foreste nei comuni di San

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Molise is situated in aninteresting geographi-cal position, half way

between the centre and the southof Italy and it extends from thesea to the mountains. This regionis rich in customs and traditionsand it also has various idrogeo-logic, climatic and flora-fauni-stic elements. A naturalistic iti-nerary covers the highlands andthe picturesque landscape whichis rich in history and tradition.The MaB Forest “Alto Molise” -which is part of the fascinatinglandscape of the area - is consi-dered the gem of this land whichis a unique natural reserve withmountains of various shapes,magnificent beech, oak and firtrees, green paths and sheep-tracks which were once used tobring herds to the lands ofPuglia. This custom called "tran -sumanza" took place twice ayear and dates back to period ofthe Sanniti, an ancient popula-tion who originally lived there.Besides the MaB Reserve there isalso a great extension of Stateland controlled by the Gover n -ment Forest Guards. It is worthnaming the State Forest or Pen -nataro Wood in Vasto girardi, theSan Martino Wood and the Mon -te Capraro Wood in Canta lupo,both in the territory of San PietroAvellana and the Abetine of Ca -pracotta and Pescopen nataro,considered the most beautifulforests in central-southern Italy.There are magnificent beech andmaple forests in Piz zone which ispart of Abruz zo, Lazio and Mo -lise National Park with entirereserve areas where there areagreat number of roedeer. You cansee the Marsican brown bear inPianoro in Vallefiorita. It is adamp territory because the Vol -turno River flows through it. Onthe upper part there are the CapoVolturnoSprings in Rocchetta aVolturno and Le Mortine Oasi inVenafro.

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Massimo, San Polo Matese, Campochiaro eGuardiaregia, nel versante campobassano. Di notevo-le importanza naturalistica nel comune diGuardialfiera è l'Oasi WWF con il Monte Mutria e leGole del Quirino, una profonda piega del territoriomatesino che descrive un sistema di forre di selvag-gia bellezza.

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IO The mountain of Frosolonewith the Montagnola andColle dell'Orso is not well-

known but it is breathtaking.Other protected areas of the regionare the Baron's Wood (Monta -gano), the Casale Wood (Casaca -lenda), the faunistic protectionOasi of Guardiaregia, the Forest ofMount Caruso and Mount Gallo(on the southern border of Matese),the damp area of Sprondasino inCivitanova del Sannio and thenatural reserve of Pesche. The hugewoods in Roccamandolfi, Longanoand Castelpizzuto on the Iserniaslopes and the forests in SanMassimo, San Polo Matese, Cam -po chiaro and Guar dia regia on theCampobasso slopes are certainlyworth mentioning. The WWF Oasiin Guardialfiera with Mount Mu -tria and the Quirino Gorges arevery important. It is a part of theMatese territory with beautifulwild gorges.

In basso: La “Mor gia Quadra” sullamontagna di Frosolone. Di fianco:Campi coltivati a grano nelle campa-gne di San Mar tino in Pensilis. Apag. 7: Circhi glaciali delle Mainardee particolare della successione de LaCosta Alta. (Foto di F. Filocamo)

Down: The “Mor gia Quadra” on themountain of Frosolone. Next: Wheatfields in San Martino in Pensilis. Onthe next page: Mainarde mountainsand the “Costa Alta” in the Matesemountains.

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I Geositi del Molise

Il Molise, grazie ai suoi variegati e particolareggia-ti contesti geologici, paesaggistici e climatici, èdotato di una elevata geodiversità, testimoniata

dalla ricchezza in geositi, vale a dire siti geologici diparticolare pregio scientifico che, in quanto tali, con-fluiscono nel ricco patrimonio culturale regionale.Tali siti hanno trovato un loro primo riconoscimentoufficiale nel censimento di 100 geositi, che è stato rea-lizzato attraverso un recente progetto di ricerca con-dotto dall’Università degli Studi del Molise (Dipar -timento di Bioscienze e Territorio) per conto e in col-laborazione con la Regione Molise (Servizio Geo -logico Regionale e Servizio Promozione Turistica).Molti di questi geositi, oltre all’interesse scientificoprimario che li identifica (stratigrafia, paleontologia,vulcanismo, geomorfologia, ecc.), rivestono anche in -teressi scientifici secondari, nonché rilevanti aspettinaturalistici e/o culturali che ne rendono possibileuna loro fruizione integrata. Particolarmente ricchedi geositi, ma anche di zone naturalistiche protette,sono le aree prevalentemente montuose del settoreoccidentale del Molise, dove vi è un connubio idealetra aspetti naturalistici e geologici. In queste areesono presenti geositi di varia tipologia quali, adesempio, il sito “I calcari a Rudiste e Gasteropodi deLa Costa Alta”, nei Monti del Matese, che consente diosservare esempi di fossili marini del Cretacico, e ilsito di carattere geomorfologico “I circhi glaciali diMonte a Mare” nella catena montuosa de Le Mai -narde, all’interno del Parco Nazionale d’A bruzzo,Lazio e Molise.

Molise, thanks to its variedand detailed geological con-texts, landscape and clima-

te, has a high geodiversity, as eviden-ced by the wealth of geological sites,geological sites of special scientificmerit, as these flow into the rich cultu-ral heritage of the region. These geolo-gical sites have found their first officialrecognition by the census of 100 geolo-gical sites that has been achievedthrough a recent research project con-ducted by the University of Molise(Department of Biosciences andTerritory) on behalf of and in collabo-ration with the Region of Molise(Regional Geological Service andPromotion of Tourism). Many of thesegeological sites, as well as primaryscientific interests that identifies them(stratigraphy, paleontology, volca-nism, geomorphology, etc.), are also ofsecondary research interests, as well asrelevant aspects of natural and / or cul-tural events that make possible theirintegrated use. Particularly rich ingeological sites, but also of protectednatural areas, are predominantlymountainous areas of the western sec-tor of Molise, where there is an idealcombination of natural and geologicalaspects. In these areas there are geolo-gical sites of various types such as, forexample, the website "I calcari aRudiste e Gasteropodi de La CostaAlta" in the Matese Mountains, whichallows you to see examples of marinefossils of the Cretaceous period, and thesite of geomorphological "I circhi gla-ciali di Mount a Mare" in the moun-tain range of the Mainarde, within theNational Park of Abruzzo, Lazio andMolise.

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I Tratturi molisani

Quattro sono i tratturi più importanti che attra-versano la regione Molise: il L’Aquila-Foggia,il Celano-Foggia, il Castel di Sangro-Lucera e

il Pescasseroli-Candela. Tutti e quattro sono larghi 111metri e presentano in territorio molisano anche trattidi circa 80 chilometri. Lungo tali autostrade dell'anti-chità, percorse nei secoli da milioni di armenti, siincontrano rilevanti beni naturalistici, architettonici emonumentali che si stagliano in un paesaggio dimontagne, colline e valli intercalate da fiumi e laghi.In Alto Molise quasi tutti i comuni conservano seg-menti di tratturo nei propri confini. Furono gliAragonesi, esattamente nella metà del XV secolo, adecidere di costruire intorno alla civiltà pastoraleappenninica un complesso sistema economico basatosull'allevamento ovino e sull'industria della lana, edunque a decidere di trasformare le antiche pisteerbose in una più moderna rete infrastrutturale per-fettamente funzionale allo scopo. Attualmente le anti-che vie armentizie sono utilizzate sempre più perscopi di natura escursionistica pedonale, su due ruoteo a cavallo. Sempre più frequenti sono infatti le comi-tive che dalla primavera all’autunno si possonoincontrare lungo queste meravigliose piste erbose.

The four most important trat-turi which cross the Regionof Molise are: the L’Aquila-

Foggia tratturo, the Celano-Foggiatratturo, the Castel di Sangro-Lucera tratturo and that ofPescasseroli-Candela. All are 111meters wide and, in Molise, alsopresent stretches of about 80 kilo-meters. Along these ancient high-ways, travelled throughout thecenturies by millions of herds,important naturalistic, architecto-nic and historical heritage can beencountered, standing out in alandscape of mountains, hills andvalleys, interposed with rivers andlakes. In Upper Molise, almost allthe towns still have pieces of thesetratturi on their outskirts.

In basso: Veduta del tratturo Celano-Foggia nel comune di Lucito (CB). Apag. 9: Il fiume Trigno nel comune diCivitanova del Sannio e, in basso, illago artificiale di Guardialfiera (CB),generato dallo sbarramento del fiumeBiferno.

Down: The tratturo Celano-Foggia.On the next page: The Trigno River inCivitanova del Sannio. Bottom: TheGuar dialfiera Lake.

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Le Risorse idriche

Terra ricca di acque il Molise: il Biferno, ilTrigno, il Fortore, il Volturno, il Sangro e ilTammaro (questi ultimi per brevi tratti) sono i

fiumi che, con i loro affluenti, da sempre hanno con-trassegnato la storia e la toponomastica dei paesimolisani. Tutti nascono alle sorgenti di falde montuo-se, in ambienti naturalistici di particolare attrattiva, esono alimentati essenzialmente dalle precipitazioniatmosferiche. Il più importante è senza dubbio ilBiferno, che nasce alle falde del Matese, tagliando indue la regione nella sua corsa verso il mare e dandovita, nei pressi di Guardialfiera, alla Diga delLiscione, prima di allargarsi nella Piana di Larino eraggiungere l'Adriatico, tra Termoli e Campomarino,disteso fra salici e canneti. Corsi paralleli al Biferno

The Biferno, the Trigno, theFortore, the Volturno, theSangro and the Tammaro (the

latter are short) rivers together withtheir tributaries have made the historyof the towns in Molise and have contri-buted to their names. They all comefrom mountain stratums in particu-larly beautiful natural environmentsand they are maintained by rainfalls.The most important is the Bifernowhich comes from the stratum of theMatese and it flows towards the seadividing the region into two parts andit creates the Liscione Dam aroundGuardialfiera. It then becomes widerand flows, in the middle of willows andreeds, into the Larino Plain where itreaches the Adriatic Sea between Ter -moli and Campomarino. The Tri gnoand the Fortore have parallel courses,one in the north and one in the south.The Trigno comes from Vastogirardinear an Italic temple and flows in partthrough Molise and in part throughAbruzzo while the Fortore comes fromCampania, flows along the borders ofMolise, forms the Occhito Lake(through an artificial dam on the river)and then reaches the dry lands ofPuglia. The Volturno contains muchwater and it originates near MountAzzone. Its course is quite whirlingcreating small waterfalls in the upperpart which are fascinating. It gives ori-gin to an artificial basin in Castel SanVincenzo (Lake Castel San Vincenzo),flows through the Venafro Plain andreaches Campania.

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hanno il Trigno a nord ed il Fortore a sud. Il Trignonasce in agro di Vastogirardi, in corrispondenza di untempietto italico, e scorre parte in territorio molisano,parte in quello abruzzese, mentre il Fortore si originain Campania, lambisce i confini del Molise, originan-do il Lago di Occhito (formato da uno sbarramentoartificiale del fiume), per poi raggiungere le arideterre pugliesi. Molto ricco di acque è invece ilVolturno, le cui fonti sono presso il Monte Azzonenella catena mainardica ed il cui corso, spesso vorti-coso nella parte superiore, crea cascate di piccoledimensioni ma di indubbio fascino. Raggiunta laPiana di Venafro, dopo aver dato origine al bacinoartificiale di Castel San Vincenzo (Lago di Castel SanVincenzo), raggiunge il territorio campano.

In alto: Veduta aerea del lago artificia-le di Occhito generato dallo sbarra-mento del fiume Fortore. Di fianco: Lefonti del fiume Volturno nel comunedi Rocchetta a Volturno (IS) e, inbasso, il lago artificiale di Castel SanVincenzo (IS). A pag. 11: La cascatacreata dalle acque del fiume Volturnoin località “Cartiera” di Castel SanVincenzo (IS).

Top: The Occhito Lake. On the right:The headwaters of the Volturno River.Down: The Castel San VincenzoLake. On the next page: The waterfallof the Volturno River.

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Il Litorale molisano

Con soli 35 chilometri di costa, che interessano ilitorali di Petacciato, Marina di Montenero,Termoli e Campomarino, il litorale molisano

accoglie un crescente numero di turisti, che scelgonole sue sabbie finissime, protette per lunghi tratti dapinete e macchia mediterranea, e le sue strutturericettive (alberghi, residence, case-vacanze, campinge agriturismi). Fari molisani sull'Adriatico, Petacciato(con la bella Chiesa romanica di San Rocco), Cam -pomarino (con la Chiesa di Santa Maria a Mare) eTermoli (con il suggestivo Borgo Vecchio, che rac-chiude il Duomo di San Basso, il castello federicianodel 1247, la Cattedrale di Santa Maria dellaPurificazione e la Torre Saracena sul Sinarca) rappre-sentano le porte sul mare, al cui largo è lo splendidoarcipelago delle Diomedee (Isole Tremiti, provinciadi Foggia), raggiungibili con aliscafi e motonavi.Termoli, in particolare, è un importante porto turisti-co e centro di raccolta del pesce adriatico, base diantiche e gustose ricette marinare. Da sempre croce-via di traffici e di culture, si pone dunque come sta-zione turistica e balneare d'elezione del Molise, daraggiungere se si intende coniugare il bisogno dimare limpido e di spiagge tranquille con l'armoniadella città e della sua gente.

The coastline is 35 kilometreslong and includes MonteneroMarina, Petacciato, Campo -

ma rino and Termoli. It attracts agreat number of tourists for its finesands, pine forests and green areasbesides its comfortable accomoda-tions (hotels, residences, holidayhouses, camping sites and farmholiday accomodations). Light -houses on the Adriatic Sea, thebeautiful romanic Church of SanRocco in Petacciato, the Church ofSanta Maria a Mare in Campo -marino and the old village inTermoli with the San BassoCathedral, the Castle dating backto 1247, the Cathedral of SantaMaria della Purificazione and theSaracena Tower on the Sinarcarepresent the doorways to the sea.In the open sea there is the splendidarchipelago of Diomedee (The Tre -mi ti Islands in the province of Fog -gia).

In basso: La spiaggia di Termoli“invasa” dai vacanzieri nei mesi esti-vi. A pag. 13: La passeggiata sotto-stante le possenti mura del borgo forti-ficato di Termoli con “il trabucco”,tipico strumento per la pesca sottocosta.

Down: The beach of Termoli. On thenext page: The Trabucco in Termoli (aplace where angling) .

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Il primo cittadino europeo

Una intensa attività archeologica ha negli annireso possibile l’ampliamento delle conoscen-ze scientifiche e consentito di inserire il sito

La Pineta nel quadro della ricostruzione dei siti piùrappresentativi per la preistoria europea, facendoneun riferimento importante per le modalità di popola-mento dell’Italia, a partire dallo spostamento deiprimi gruppi umani dall’Africa. La fruizione delpadiglione degli scavi si è accom-pagnata ai lavori di completa-mento dei padiglioni espositivicosì che dal 2012 è aperta al pub-blico la sezione che ospita unaporzione di circa 65 mq dellapaleosuperficie più nota e ricca dimateriali, ricomposta ed espostanel Museo nazionale del Paleo -litico con i reperti originali re -staurati. L’archeosu perficie si ca -ratterizza per la presenza di un’elevata quantità dimanufatti litici e per abbondanti resti ossei di specieanimali diverse, riconducibili soprattutto ai grandierbivori, in particolare bisonte, elefante, rinoceronte,megacero, ippopotamo, orso. Essi documentano,insieme alla sezione ancora in corso di esplorazionenel padiglione degli scavi, l’intensa attività di sfrutta-mento dell’ambiente da parte dei gruppi di cacciato-ri preistorici di 700.000-600.000 anni fa, a scopi ali-mentari e di sopravvivenza.

Isernia La Pineta, an ante litte-ram "village" which has revea-led the model of life and work

of Prehistoric man from over 736thousand years ago to the world ofscientists and enthusiasts. OfPrehistoric man, in fact, his physi-cal characteristics are known,although his activities are not, norare his ability to live in a commu-nity setting or to produce culture.The activities of the HomoAeserniensis, as he is now called,found in the site on the outskirts ofIsernia, have in fact shown that, ifthe thought was born when theman broke his first rock to look atthe inside, Paleolithic Iserniaideally represents the dawn ofthought. Here the stones broken tomake utensils allow one to speakof a true lithic industry. There arealso signs of the use of the fire andthe ochre. A dedicated museumcomplex (Museo nazionale delPaleolitico) was inaugurated in thespring of 1999 in La Pineta and thewhole area regarding the excava-tions of the paleosol is now open tothe public so that it can be enjoyedat any time. The Paleolithic depo-sit in Isernia remains the mostancient and rich paleosol found inEurope, both for the quality of thefinds brought to light and for theirexceptional maintenance.

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Il Museo del Paleolitico

Identificato con l’acronimo di Paleo.Is, il Museo siinserisce all’interno di un progetto di parcoarcheologico, realizzato dall’arch. Benno Albrecht

dello Studio Associati di Brescia, che comprende unaserie di padiglioni fruibili all’interno di un percorsodidattico-espositivo. La costruzione della grandestruttura museale è stata realizzata con l’obiettivo diaccogliere ed esporre, ma soprattutto valorizzare,l’ingente quantità di reperti archeologici messi inluce nel corso delle campagne di scavo condotte nel-l’area archeologica La Pineta a partire dal 1979. Lastoria del Museo va perciò inevitabilmente ad intrec-ciarsi con quella della scoperta del sito paleolitico diIsernia La Pineta, individuato e segnalato durante ilavori di sbancamento per la costruzione della super-strada Na po li–Vasto nel luglio del 1978. Nell’apriledel 1999 venne inaugurato il primo padiglione delcomplesso architettonico, quello degli scavi, chediede inizio alla realizzazione del progetto e che hapermesso la continuazione sistematica delle ricerchearcheologiche fino ad oggi sotto la direzione scienti-fica del prof. Carlo Peretto dell’Università degli Studidi Ferrara. L’attività esplorativa che ha interessato ilsito di Isernia La Pineta è il frutto di una stretta colla-borazione tra il Dipartimento di Biologia edEvoluzione dell’Università degli Studi di Ferrara,l’Università degli Studi del Molise e la Soprin -tendenza Archeologica del Mo li se.

In alto: Il paleosuolo originale e quelloricostruito nel Museo del Paleolitico diIsernia. In basso: Ricostruzione dellacapanna dell’Uomo primitivo e MuseoDidattico. A pag. 14: Dentino da lattedi bimbo, rinvenuto nel paleosuolo, estudiosi ed esperti che analizzano l’ar-cheosuperfice. Nel testo: Fran co bollocommemorativo dell’Uomo di Isernia.

Top: Paleosol original and reconstruc-ted in the Museum of the Paleolithic inIsernia. Down: Hut of primitive manand learning Museum. On the pre-vious page: Prehistoric tooth and scho-lars and experts analyze the archeosu-perfice. In the text: Commemorativestamp.

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Il Santuario delle genti sannite

L’area archeologica, posta ad un km circa adovest dell’abitato di Pietrabbondante, rap-presenta la più grandiosa testimonianza

della civiltà sannitica, che qui è attestata sin dal V sec.a.C. dalla necropoli della Troccola su Monte Ca -raceno, la cui cima è circondata da una fortificazionea mura poligonali anteriori al IV sec. a.C. Il tempiopiù antico, il cosiddetto Tempio A, venne costruitoprobabilmente tra la fine del V sec. e la prima metàdel IV sec. a.C., per essere in seguito ritoccato nel IIIsec. a.C. Lo sforzo maggiore venne profuso nellacostruzione del complesso sito a circa 55 metri a sud-ovest del Tempio A, dove venne realizzato dapprimail Teatro (fine II sec. a.C.) ed in seguito il Tempiogrande, cosiddetto B (I sec. a.C.). La prima fase discavi iniziò a partire dal 1840, sotto i Borboni, e siprotrasse fino al 1913, scoprendo il Tempio A e ilTeatro. In questi anni importanti studiosi della classi-cità (Mommsen, Friedlander, Maiuri) visitarono l’a-rea. Dal 1959 l'allora Ispettore presso le Antichitàdell'Abruzzo e Molise Adriano La Regina riprese gliscavi, riportando alla luce il cosiddetto Tempio B esistemando l’intera area. Dal 2002 lo stesso sannito-logo, con la supervisione della Soprin tendenza delMolise, ha riaperto nuovamente i cantieri per proce-dere alla ricostruzione dell'assetto originario delComitium (così il Teatro secondo le ultime acquisizio-ni) e, dal 2006 ad oggi, scavare gli ambienti di unamagnifica domus publica.

The archaeological area loca-ted about one kilometer fromthe inhabited part of Pietrab -

bondante represents the greatestevidence of the Samnite civiliza-tion which can be attested here asgoing back to the 5th century B.C.from the Troccola necropolis onMonte Caraceno, whose peak isencircled by a fortification withpolygonal walls from prior to the4th century b. C. The oldest temple,called Temple A, was probablyconstructed between the end of the5th century and the first half of the4th century B.C., to then be touchedup in the 3rd century B.C. The grea-test effort was made in the con-struction of the complex situatedabout 55 meters southwest ofTemple A, where the Theater wasbuilt (end of the 2nd century B.C.),followed by the great Temple, cal-led B (1st century B.C.). The firstphase of excavations started in1840, under the House of Bourbon,and continued until 1913, unear-thing Temple A and the Theater.During these years, important clas-sical experts (Mommsen, Fried -lander, and Maiuri) visited thearea. In 1959, the then Inspector forthe Antiquity of Abruzzo andMolise, Adriano La Regina, reope-ned the excavations, bringing tolight the so-called Temple B andreorganizing the entire area. In2002, the same expert on theSamnites, with the supervision ofthe Superintendence of Molise,again reopened the site to carry outthe reconstruction of the originallayout of the Comitium (and theTheater, according to the latestdata) and, from 2006 until today,has excavated the setting of amagnificent domus publica.

A pag.16: Veduta aerea del sito archeo-logico in località Calcatello nel territo-rio di Pietrabbondante (Foto A. Cola -mussi). In questa pagina: Veduta gran-dangolare del teatro-comitium di Pie -trabbondante (IS).

On the previous page: Aerial view ofthe archaeological site in Pietrab bon -dante. On this page: The theatre of Pie -trab bondante

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Saepinum è la città romana di pianura che sorgeall'incrocio di due importanti strade, il TratturoPescasseroli-Candela, un tempo attraversato

dalle greggi transumanti nei loro spostamenti stagio-nali, e quella ad esso trasversale che scende dalMatese (dove era il primo insediamento sannitico diTerravecchia, l'antica Saipins), e continua in direzionedella fascia costiera. Dopo la sconfitta subita daiSanniti ad opera dei Romani, la popolazione abban-dona il sito di altura ed inizia a costruire il nuovonucleo urbano nel punto d'incrocio delle due stradeche diventano le arterie principali: il cardo e il decu-mano massimo. La città è già impiantata ed organiz-zata nel II sec. a.C., ma il periodo di massimo fervoreedilizio si fa risalire alla prima età imperiale. A taleepoca si riferiscono la costruzione o il rifacimento deimaggiori e più importanti edifici quali il foro, la basi-lica, le terme, il sistema fognario, forse il teatro esoprattutto la cinta muraria.L’impianto urbano si mantiene vitale almeno fino alIV-V d.C., quando si registra un nuovo fermento edi-lizio, probabilmente a seguito del disastroso terremo-to del 346. A causa di una forte crisi economica edemografica, aggravata dalle devastazioni dellaguerra greco-gotica (535-553 d.C.), la città subiscegravi danni e solo in epoca longobarda (VI sec. d.C.)è attestata una nuova presenza umana nell'areaforense e presso il teatro. Successivamente alle scor-rerie dei Saraceni la popolazione preferisce luoghi

The town of Sepino lies on theplain at the foot of theMatese, facing towards the

Tammaro Valley. The name itselfprobably derives from saepire ="to fence in" indicating the ancientwalled sheepfolds connected totranshumant migrations of live-stock, an activity which later con-tinued as the forum pecunia rium.The Roman town was preceded bya fortified Samnite town, situatedon the mountain behind, in thelocality of Terravecchia. Liviocommented on the Roman siege ofthe site in 293 B.C. during the thirdSamnite War. At some point later,the settlement, from which theRoman town was to originate,developed on the plain where theroutes which were to become thetown’s main roads (the decumanusmaximus and the cardus maximus)met the Pescasseroli-Candela trat-turo and the route leading downfrom the Matese to the hills of theTammaro plain. The town walls, built in opus(quasi) reticulatum, using limesto-ne from the Matese, are 1270 m inlength and enclose a quadrangulararea of almost 12 hectares. Fourmonumental gates and two posterngates open in the walls, which alsopresent a symmetrical arrangementof circular towers and two octago-nal towers located at the mostexposed points of the circuit.The theatre, dating to the first halfof the 1st century A.D., is built inopus caementicium and is charac-terised by its horseshoe-shapedorchestra. The auditorium is divi-ded horizontally into three parts,and vertically into several sectorsby ramps of stairs. These stairsprovided for the entrance and exitof the spectators.

A pag. 18, Saepinum: Veduta dellaBa silica con il macellum. Qui di fian-co: Pianta rettangolare della Città conil perimetro delle mura e le 4 porte mo -nu mentali. (Disegno Mibact)

On the previous page, Saepinum: Thebasilica and the macellum. On thispage: Plant of the archaeological area.

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più sicuri. Ha origine così il primo nucleo dellaSepino attuale. La cinta muraria, in opera quasi reti-colata, presenta uno sviluppo di m. 1270 e racchiudeun’area di 12 ettari a pianta quadrangolare. Lungo ilsuo perimetro si aprono 4 porte monumentali ad unfornice, in corrispondenza degli assi stradali princi-pali (il cardo e il decumano). Di esse si segnala la cosìdetta Porta Boiano, di cui si è ritrovata gran partedegli elementi architettonici e decorativi che la com-ponevano, elementi che hanno premesso di effettuar-ne il restauro e la ricostruzione quasi nella loro inte-rezza. La costruzione del circuito murario fu volutadallo stesso Augusto che diede l'incarico ai suoi figliadottivi Tiberio (futuro imperatore) e Druso per rea-lizzarla, così come è ricordato dall'iscrizione posizio-nata sull'attico delle quattro porte d'accesso alla città,che ne data la costruzione tra il 2 a.C. e il 4 d.C.Lungo la cortina muraria si trova una serie di torri apianta cìrcolare, distanti tra loro circa 100 piedi(30/35 m). II teatro, l'edificio più monumentale, sicolloca nel settore nord a ridosso della cinta. II com-plesso è articolato in due sezioni destinate l'una alpubblico (cavea), l’altra alle rappresentazioni (scaena).Le parti in migliore sta to di conservazione sono costi-tuite dall'orchestra e dai primi due settori della cavea,perché restarono interrate fino agli anni Settanta delsecolo scorso, quando si avviò la campagna di scavoche le riportò alla luce. La summa cavea invece è stataparzialmente inglobata in costruzioni rurali, sorte sudi essa dal XVIII in poi, conservandone anche l’anda-

The basilica has a rectangular planwith an internal peristyle oftwenty columns, all smooth trun-ked and topped by Ionic capitalsand supporting an upper level. Thebuilding has three entrances, linkedto the road system, the main oneincorporating a rectangular foun-tain. The hall communicates inter-nally with an apse that is precededby the tribunal columnatum, thetribune used by local magistrates.The basilica was built during thelast years of the 1st century B.C.and was restored and modified anumber of times until, at the end ofthe 4th/5th century A.D. it pro-bably became a Christian cultstructure, with the addition of theapse and the two symmetric roomsin the side hall.

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mento semicircolare. All’interno di detti edifici è alle-stito il Museo dedicato alla città e al suo territorio.All’incrocio del cardo con il decumano si apre il foro,lo spazio destinato agli scambi e ai mercati.Inizialmente centro politico ed amministrativo, suc-cessivamente sulla piazza, basolata con lastre di pie-tra calcarea, si aprono gli edifici pubblici. I recentiscavi hanno riportato alla luce l’ingresso di un impo-nente edificio con un fronte di oltre 20 metri, soprae-levato rispetto alla piazza per la presenza di una sca-linata d'accesso. ln asse con esso era un arco onorario,commemorativo dell’illustre concittadino NerazioPrisco, che aveva avuto fortuna nella cancelleriaimperiale ai tempi di Traiano (98-117 d.C.), come sievince dalla iscrizione che verosimilmente dovevaessere posizionata sull’attico dell’arco. Completa laserie degli edifici pubblici sul foro la basilica che, purnon posizionata direttamente su di esso perché collo-cata al di là del cardo, è di fatto parte integrante equalificante della piazza. L’edilizia pubblica minore ètestimoniata a Sepino da tre complessi termali tra iquali va segnalato quello ubicato a ridosso della cintamuraria nei pressi di Porta Boiano. Altro edificioimportante per l’e di lizia pubblica minore è il ma -cellum, il mercato destinato alla vendita dei generi ali-mentari, ubicato alle spalle della basilica con accessosul decumano. Pianta trapezoidale, un breve corri-doio tra due botteghe che aprono direttamente sullastrada, immette in un’area centrale a pianta esagona-le, pavimentato con grosse tessere di calcare tagliateirregolarmente; al centro è una macina di frantoio chefunge da vasca, posta in un bacino pure esagonale.

The macellum or indoor markethad an entrance raised above streetlevel, to which it was linked apedestrian walkway, and had athreshold formed by a small pavedarea. This structure has a trapezoi-dal plan and a hexagonal centralhall, paved with irregular limesto-ne tesserae. The rectangular or tra-pezoidal spaces arranged aroundthe sides are shops. At the centre ofthe stands a hexagonal basin builtin the 1st century A.D. at the behestof M. Annius Phoebus, a member ofthe sacred order of the Augu stales. The forum, dating to the Augustanperiod, has a trapezoidal plan andis paved with basalt. At its centre,inscribed on the pavement andpositioned so as to be read from thecardus, is an inscription namingthe magistrates who paid for thepaving. Numerous honorary monu-ments must have stood in theforum, of which four bases in thesouth-eastern corner, a group ofmaterials collected a round itsedges and numerous traces on thebasalt paving along the east andsouth sides, are all that remain.An important building, dated tothe beginning of the 2nd centuryA.D., is located on the south-western side of the forum. An archstood in front of this building, ofwhich the bases of the piers havesurvived in situ, bearing an inscrip-tion to L. Neratius Priscus whofinanced this entire construction.This building is followed by aseries of structures of Augustandate, municipal buildings, sacellaeor guild premises and a squarefountain.

Di fianco: Veduta dell’area del Foro edel Decumano che conduce a PortaBenevento. A pagina 20: La monumen-tale Porta Boiano e il teatro sormontatodagli edifici costruiti nel XXVIII seco-lo.

On this page: Forum area and De -cuman. On the previous page - Top:The monumental Porta Boiano. Down:The Theatre in Sepino.

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L’Abbazia di San Vincenzo al Volturno nascenel 703 d.C. ad opera di tre giovani monacibeneventani (Paldo, Taso, Tato) che fondano

il nucleo monastico originario di San VincenzoMinore: per i primi 80 anni si sviluppa sotto la prote-zione del ducato longobardo di Benevento, poi la suaascesa prosegue sotto la tutela dell'impero franco-carolingio. Con Autperto (abate nel 778) diviene unotra i primi monasteri benedettini europei; con CarloMagno, posto com’è sul confine meridionale dell'im-pero carolingio, riceve protezione e privilegi, tra cuiquello della immunità ed il diritto alla libera elezionedell'abate (787). Nel periodo carolingio, gli abatiGiosuè (792-817), Talarico (817-823) ed Epifanio (824-842) completano l’opera di sviluppo e di abbellimen-to del complesso, trasformandolo in una città mona-stica sulla sponda sinistra del Volturno, ove ancoraoggi è possibile ammirare i resti imponenti dellaBasilica del San Vincenzo Maggiore e gli straordinariaffreschi della Cripta di Epifanio. Divenuta potente efamosa, l’Abbazia nell’881 viene attaccata, saccheg-giata e distrutta dai Saraceni. Ricostruita dopo il 913,vede nascere dal 980 tanti piccoli insediamentiumani, che daranno origine e vita ai Comuni dell’al-ta Valle del Volturno. Di fronte alle crescenti insidiedei feudatari locali, l'Abbazia viene trasferita e rico-struita nella sede attuale, più sicura, e riconsacratanel 1115 dal Papa Pasquale II. L'attacco più insidiosoviene, dopo il 1139, da Ruggero II, re dei Normanniche, vistosi rifiutare dai monaci la nomina di un abatedi sua fiducia, priva l'Abbazia dei suoi tesori e dellasua autorità, facendole pagare la sua autonomia efedeltà alla Chiesa di Roma.

Abbey of S. Vincenzo al Vol -turno is born in the 703 d.C.for work of 3 young monks

beneventani (Paldo, Taso, Tato)that found the native monasticnucleus of S. Vincenzo Mino re: forthe first 80 years it develops underthe protection of the Ducato longo-bardo di Bene vento, then itsascent continues under the Frank-Carolingian empire. With Autpertoit becomes one among the firstEuropean Benedictine monasteries;with Carlo Magno, sets as it is onthe southern border of the Carolin -gian empire, it receives protectionand privileges, among which thatof the immunity and the free elec-tion of the abbot. In the Caro -lingian period, the abbots Giosuè,Talarico and Epifanio complete thework of development and embel-lishment of the complex, turning itinto a monastic city on the leftbank of the Volturno. Today it iswhere still it’s possible to contem-plate the imposing rests of theBasilica of S. Vincenzo Maggioreand the extraordinary frescos of theCrypt of Epifanio. The abbey in the881 is attached by the Saracens.Reconstructed after 913, it sees tohave been born since 980 so manysmall human centres, that will giveorigin to the Communes of the highValley of the Volturno. It’is trans-ferred and reconstructed where it’snow and reconsecrated in 1115. Themost insidious attack comes, after1139, from Roger II, that deprivesthe abbey of its treasures and itsauthority, forcing to pay its auto-nomy and fidelity to the Church inRome.

Di fianco: Disegno ricostruttivo delmonastero del XI secolo. (Disegno S.Carracillo - Mibact) A pag. 22: SanVincenzo nuovo (XII sec.) incorniciatodagli archi del cosiddetto “Portico deiPellegrini”. A pag. 24: Veduta dell’alanord della Cripta di Epifanio a SanVincenzo al Volturno.

On this page: Reconstruction drawingof the monastery in the eleventh cen-tury. On the previous page: SanVincenzo Nuovo (XII century). On thenext page: Crypt of the abbot Epifanio.

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Il monumento che subito si associa all’abateEpifanio è la Cripta affrescata realizzata nella“chiesa nord”. Essa è comunque solo una delle

numerose novità che troviamo in questo periodonella parte settentrionale del monastero. La Cripta eil santuario della chiesa furono realizzati contempo-raneamente. La prima sembra essere stata concepitacome cappella funeraria per l'abate: la sua sepolturadoveva essere stata sistemata al di sotto di una picco-la fenestella confessionis. Al di sopra, nel santuario, unelegante triconco fu inserito nella preesistente abside.La navata, con il suo schema decorativo risalenteall'VIII secolo, sembrerebbe essere rimasta inalterata,ma di fronte alla chiesa fu edificato un atrio nel qualevenne ricavato un piccolo cimitero. La lettura degliaffreschi eseguiti nella Cripta è cosa quanto mai com-plessa. Stando al senso complessivo della raffigura-zione, tutto il cicl è permeato della profonda influen-za che sulla cultura del monastero ebbero la figuradell'abate Ambrogio Autperto ed i suoi studisull’Apocalisse di San Giovanni. La valutazione stili-stica di questi affreschi è particolare, visto che essistessi costituiscono una delle rare testimonianzesuperstiti di una certa ampiezza della pittura italianaprima del Mille.

It is named after Abbot Epifanio(824-842) who had it frescoed.Its theological theme and the

dominant figure of the Madonnaattributed to the works of Ambro -gio Autperto, Abbot at San Vin -cenzo in 778, make it unique. Itsstyle shows Byzantine, Ca ro lin -gian and Roman influence. Thetechnique used was that of muralpainting based on classical andnon-classical designs that wasthen coloured. The Latin cross sha-ped crypt with a barrel vault iscovered with frescoes. The dadolevel is based on the designs onByzantine fabrics, the walls depictscenes from the history of Christia -nity and the ceiling depicts Cristoand the enthroned Madonna. Onthe wall near the entrance 4 offe-ring virgins can be seen resemblingthe virgins of Sant'Apollinare inRavenna. On the wall opposite, theMadonna with Bambino, symbolof the mother mediating betweenthe deacons at the foot of the thro-ne and Cristo can be seen. The wallwith the window depicts the Nati -vity and includes the heraldingangel with Maria listening, Marialying in bed pregnant with Giusep -pe at her side and Gesù being was-hed by women. Opposite in theniche set into the tufa rock, angelsstood beside the Apocalyptic An -gel-Christ painted by AmbrogioAutperto and the Enthroned Ma -don na and Cristo stood in the cen-tre of the vault. The crucifixionwith Abbot Epifanio at the foot ofthe cross, Jerusalem personified inthe top left with Cristo with SaintsLorenzo and Stefano at his side inthe niche and women at the tombabove can be seen in the final wing.The martyrdom of Saints Lorenzoand Stefano can be seen on the wallopposite. From the northern win-dow, a cone of light emanatingfrom the hand of Eternity is projec-ted towards Cristo in the centre.

A lato: Cristo risorto nella Cripta del -l’Abate Epifanio. Nelle pagine successi-ve: I campanili di Agnone e Venafro.

On this page: A frescoes in the AbbotEpifanio’s Crypt. On the next pages:The bell towers in Agnone and Ve na -fro.

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Il Molise delle meraviglie

Dai monti al mare o dal mare ai monti, attraver-sando distese collinari e brevi tratti pianeg-gianti. Tutto questo è Molise, che offre una

notevole varietà di paesaggi, tutti di riconosciutofascino. Da Venafro a Termoli o da Termoli a Venafro,la sostanza c’è e si vede. Di gran pregio le Città d'Artedi Venafro, Agnone e Larino, ragguardevoli per pre-gevole patrimonio artistico ed architettonico.Venafro, porta d'ingresso molisana dalle direttiveNapoli-Roma, vanta antiche origini romane testimo-niate in particolare da un Anfiteatro di epoca Flavia(Verlasce o Verlascio) e da una cospicua quantità direperti, ben conservati nel Museo civico di SantaChiara, adiacente l’omonima Chiesa. Il castelloPandone, la Chiesa dell'Annunziata, gioiello di artebarocca, ed un elevato numero di palazzi nobiliariarricchiscono il centro storico, oggi riportato a nuovavita. Agnone è da sempre in Molise “l’Atene delSannio”, città di epoca preromana ad alta concentra-zione culturale sia per numero di chiese (bellissimeSant’Emidio e San Marco) sia per musei (tra gli altri ilMuseo storico della Campana nella millenariaFonderia Marinelli) e palazzi nobiliari.E Larino, cuore dell'antica terra Frentana, che conser-va ancora interessanti testimonianze di età romanafra cui un Anfiteatro. Il Palazzo Ducale con mosaicipavimentali provenienti da dimore romane di epocaimperiale ed il Duomo dedicato al protettore San

From the mountains to the seaor from the sea to the moun-tains, you will go through

hills and plains. Molise offers avariety of fascinating landscapes.From Venafro to Termoli and fromTermoli to Venafro it is all worthseeing. The Art Cities of Venafro,Agnone and Larino have a rich ar -chitectonic and artistic patrimony.Venafro, which is on the way fromNaples to Rome, has old Romanorigins. There is an Am phi theatrefrom the Flavian period (Verlasce orVerlascio) and there are variousremains which are conserved in theCivic Museum of Santa Chiara nextto the homonymous Church. In thehistoric centre there are the Pan -done Castle, the An nunziataChurch of baroque style and a greatnumber of noble buildings. Agnoneis considered "the Athens of theSannio". It dates back to the pre-Roman period and it is a highly cul-tural centre with a great number ofchurches (Church of S. Emidio andSan Marco), mu seums (the historicBell Museum in the MarinelliFoundry) and noble buildings. InLarino, in the heart of the Frentaniland, there is a lot of interestingevidence of the Roman pe riod, suchas an Amphitheatre. Further attrac-tions are the Ducale Building withmosaic floors coming from Romanresidences of the imperial periodand the Cathedral dedicated to SanPardo.

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Pardo ne rappresentano le ulteriori attrattive. IlMolise è terra ricca di testimonianze archeologiche diogni epoca: si parte dalla Preistoria per arrivare in etàromana (siti archeologici di Venafro, Larino e Sepino,esempio vivo della presenza romana nel Sannio conil complesso archeologico di Altilia, con teatro, foro,basilica e terme), passando per l'epoca sannitica (sitodi Pietrabbondante con l'importante complesso delTeatro-tempio italico, a 1000 mille di altitudine) egiungendo in età altomedioevale (sito archeologicodi S. Vincenzo al Volturno con la Cripta dell’AbateEpifanio che conserva affreschi del IX sec.) Per gliamanti dell'architettura religiosa e dell'arte sacra ilMolise è ancora terra di sorprese: capolavori di arte

In Molise there is archeologicalevidence coming from variousperiods: from Prehistory (a HomoAeserniensis and various remainshave been found in Isernia in the LaPineta locality), up to the Romanperiod (archeological sites inVenafro, Larino and Sepino-Altilia with its theatre, forum,cathedral and thermae, are vividexamples of the presence of theRomans in the Sannio), through theSamnite period (with the Italictemple-theatre in Pietrabbondanteat 1000 metres above sea level) upto the Medieval period (archeologi-cal site of S. Vincenzo al Volturnowith the Crypt of the AbbotEpifanio with frescoes dating backto the IX century). For those wholike religious architecture andsacred art Molise is full of surpri-ses: there are works of art ofRomanic origin, of baroque originand of Neoclassical origin andthere are many small rural chur-ches spread all around the terri-tory.

In alto: La chiesa romanica di San Ni -cola a Guglionesi (XII sec.). In basso:Interno della Chiesa di San Giorgio(XIII sec.) a Petrella Tifernina. A pag.28: Il bellissimo portale della cattedraledi San Pardo a Larino (XIV sec.).

Top: The S. Nicola church. Down: TheS. Giorgio church in Petrella Tifernina.On the previous page: The Portal of theSan Pardo cathedral in Larino.

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romanica si ergono a fianco di quelli di arte barocca eneoclassica, oltre ad una miriade di piccole chieserurali disseminate per i frazionati territori, quali ilsantuario di S. Maria di Canneto a Roccavivara, lachiesa di San Giorgio a Petrella Tifernina e di SantaMaria della Stra da a Matrice, e le numerose chiesedel centro storico di Campobasso. I castelli, numero-si, che con imponenza padroneggiano il paesaggio edevocano storie di importanti casate nobiliari: tra imeglio conservati, quello Monforte di Campobasso,di Gambatesa, di Civita cam pomarano, i castelliPandone di Venafro e Cerro al Volturno, dei Pi -gnatelli di Monteroduni, il castello di Macchiad'Isernia, quello dei d'Alessandro di Pescolanciano, ilcastello Caldora di Carpinone. Minuscoli gli agglo-

Numerous imposing castles bringback stories of famous noble fami-lies: the best conserved are theCastle of Monforte in Campobasso,the Castle of Gambatesa, theCastle of Civitacampomarano, thePandone Castles of Venafro andCerro al Volturno, the PignatelliCastle in Monteroduni, the Castleof Macchia d'Isernia, the Castled’Alessandro in Pescolanciano, theCaldora Castle in Carpinone. Thereare many small urban centresspread out over the territory on themountain peaks, on the slopes andin the small valleys.The 136 townsof Molise are all worth visitingbecause they have all conservedtheir identity even though theinternal areas have been depopula-ted. The constructions are tipical ofthe peasant civilization, withstone openings and portals, histo-rical urban centres, mostly abban-doned, but richly suggestive andstrongly attached to traditions.Religious, social and gastronomichabits have been maintained.

A pag. 30 e sopra: Santa Maria di Can netoa Roccavivara. In bas so: Santa Maria dellaStrada a Ma trice (XII sec.). Nelle paginesuccessive: Ca stel lo di Cerro al Volturno,di Pesco lanciano, di Gam batesa, di Ter -mo li e di Civita campo ma rano.

On the previous page and top: The SantaMa ria di Can neto church in Roccavivara.Down: Santa Ma ria della Strada inMatrice. On the next pages: Castles ofCerro al Vol turno, Pescolanciano, Gam -batesa, Ter moli and Civitacam pomarano.

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merati che punteggiano tutto il territorioocchieggiando dall'alto di un cucuzzolo,addossandosi ad uno scosceso declivio odistendendosi in una piccola valle.Andrebbero tutti visitati i 136 comunidel Molise, la cui identità - ancora benconservata pur nello spopolamento chesta investendo le aree più interne - siriassume in costruzioni, proprie dellaciviltà contadina, con aperture e portaliin pietra, centri storici, per lo più disabi-tati, ma grondanti di suggestione, e forteattaccamento alle tradizioni, sia nelleforme religiose sia delle consuetudinei

sociali e gastronomiche. Molise sonoanche minoranze linguistiche arbereshe(San Giacomo degli Schiavoni, Cam -pomarino, Ururi, Porto cannone) e croate(Acquaviva Collecroce, Mon temi tro, SanFelice del Molise), insediatesi nel XV sec.nell'entroterra molisano, provenientidalle coste dalmate e che conservano tut-tora lingua, cultura e tradizioni deipadri. Perdersi nel Molise delle meravi-glie, tali perché tutte da scoprire, nonsolo è consigliabile: perdersi in Molisediviene allora davvero ritemprante esalutare.

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La magia delle tradizioni

Salde ed ancestrali, le tradizioni sono il segno delforte attaccamento delle genti molisane allaterra e ai culti legati alla sua fertilità. Popolo con

una religiosità che si estrinseca in riti liturgici cheprevedono anche la processione di statue ed icone disanti, grande è la partecipazione popolare e il richia-mo turistico per “I Misteri” di Campobasso (sfilataper il centro storico delle settecentesche macchine diSaverio Di Zinno rappresentanti i 13 Misteri); “LeCarresi” di San Martino in Pensilis, Ururi e Por -tocannone (corse di carri trainate da buoi); “LeTraglie” di Jelsi e la Processione di S. Anna aPescolanciano (sfilata di carri con figurazioni artisti-che realizzate con spighe di grano); la Processione amare di San Basso a Termoli; la “N’docciata” diAgnone (sfilata di centinaia di “n'docce”, alte torceinfuocate di faggio portate a spalla); il rito dellaFaglia di Oratino (enorme torcia di canne accesa sulsagrato della chiesa); la Corsa dei Cavalli in salita in

Foto a pag. 35: La torre Terzano nelcentro storico di Campobasso. A pag.36: L’inge gno di San Michele arcange-lo nella sfilata dei Misteri a Cam -pobasso. Sopra: La Faglia di Ora tino e,a lato, la Festa del grano in onore diSant’Anna a Jelsi.

Photo on page 35: The Terzano Towerin Campobasso. On the previous page:Parade of the Misteri in Campabasso.On the left: Festa del grano in Jelsi.Top: The Faglia in Oratino.

Strong and ancestral tradi-tions show that the people ofMolise are strongly attached

to their land and to the rites con-nected to fertility. The people areextremely religious and they takepart in liturgical rites which inclu-de processions of statues and iconsof saints. There is a very big parti-cipation of both local people andtourists in the “Misteri” of Cam -pobasso (it is a parade in the histo-rical centre of macchine (ingegni)of the 18th century by Saverio DiZinno which represent the 13Misteri); the "Carresi" in SanMartino in Pen silis, Ururi andPortocannone (race of carts pulledby oxen); the "Traglie" in Jelsi andthe Pro ces sion of S. Anna inPescolanciano (parade of wagonswith artistic figures made of wheatears), the sea Procession for SanBasso in Ter moli; the “N'docciata”in Agnone (parade of hundreds of“n'docce” (tall lit torches carriedon the shoulders);

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Località La Querciola di Ripalimosani; la Parata deiFucilieri a San Giuliano del Sannio; la Festa Maja adAcquaviva Collecroci; la Festa di S. Antonio diIsernia (sfilata di cavalli bardati della comunità romlocale); il Rodeo Pentro-Caraceno di MonteneroValcocchiara (monta western di cavalli bradi); laProcessione di San Nicandro a Venafro (statue deisanti protettori Nicandro, Marciano e Daria per le viecon accompagnamento di una celebre aria musicale).Questo e molto altro, in ogni comune molisano. Riticarnascialeschi quali “Il Cervo” di Castelnuovo alVolturno e “Il Diavolo” di Tufara o quelli de “I Mesi”di Bagnoli del Trigno o le rievocazioni storiche dimolte località (Boiano, Campobasso, Bagnoli delTrigno, Fornelli). Festival canori (“Mario Lanza” diFilignano) e di musica etnica (Festival dellaZampogna di Scapoli), fiere legate a feste patronali(Fiera delle cipolle di Isernia) e a specialità gastrono-miche (sagre di sagne e fagioli, del tartufo, della frit-tata, dell'uva, della pampanella, del pesce), happe-ning per amanti della natura e del cavallo (laCorsalonga di Staffoli), riti legati alla Natività (prese-pi viventi) e alla passione di Cristo. Non è ancoratutto nel Molise da scoprire, che guarda in avanti conlo sguardo ancora proteso ad un passato di tradizio-ni, che continua a riaffiorare con straordinaria vitali-tà.

the rite of Faglia di Oratino (a hugetorch made of reeds is lit in the cen-tre of the churchyard); the HorseRace in La Querciola Locality inRipa li mo sani; the Riflemen's Pa -rade in San Giuliano del Sannio;the Maja Feast in AcquavivaCollecroci; the Feast of S. Antonioin Isernia (a parade of horses deco-rated by the local gypsies); thePentro-Cara ceno Rodeo in Mon -tenero Valcoc chiara (mounting ofwild horses); the Procession of SanNicandro in Venafro (the statues ofthe Patron Saints Nicandro, Mar -ciano and Daria are carriedthrough the streets accompanied bya famous musical aria). You willsee that and much more in thetowns of Molise. There are ritessuch as “Il Cervo” in Castelnuovoal Vol tur no, “Il Diavolo” in Tufaraand “I Mesi” in Bagnoli del Trignoor there are historical commemora-tions in many towns (Boiano,Campobasso, Bagnoli del Trigno,Fornelli). There are singing festi-vals (“Mario Lanza” in Filignano),festivals of ethnic music (BagpipeFestival in Scapoli), local fairsconnected with the feasts of patronsaints (Onion Fair in Isernia) orhaving to do with gastronomicspecialities (festival of beans andpasta, tartufo, frittata, fish), hap-penings for those who enjoy natureand horses (the Corsalonga inStaffoli), rites connected with theNatività (Live Nativity scenes)and with the Passion of Christ.Much is still to be discovered inMolise which is strongly linked toits past traditions which continueto re-emerge with surprising vita-lity.

A lato: La ‘Ndocciata di Agnone. Afian co: La pantomima dell’UomoCervo a Castelnuovo a Vol turno (FotoA. Tar ta glione). Nelle pa gine seguenti:La maschera del Dia volo di Tufara, laCar rese a San Mar tino in Pensilis, laCarrese di Larino e la Festa dell’Uva aRiccia.

On the previous page: The ‘Ndocciatain Agnone. On this page: Pantomimeof Uomo Cervo. On the next pages:Dia volo di Tufara, Carrese in SanMar tino in Pensilis and Larino and Fe -sta dell’Uva in Riccia.

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Il Merletto a Tombolo di Isernia

Due sono i luoghi che si contendono il primatoper la fine lavorazione del merletto a fuselli:l'Italia e le Fiandre. Verso la fine del XV seco-

lo si afferma infatti quest’arte di merlettare dall'evo-luzione di altre tecniche già in uso, e sono proprioVenezia ed Anversa le due città a cui la gran partedegli studiosi fa riferimento per quanto riguarda ladatazione storica. Da ricerche più recenti sembra tut-tavia che le date più remote siano da attribuire al -l'Italia e, fra le città in cui da più secoli si tramanda latradizione di fare trine, si annovera proprio Isernia.Risale, infatti, al 1503 la presenza in Città della lavo-razione a tombolo (dal latino tumulus con riferimentoal cuscino d'appoggio). Nelle giornate della bella sta-gione ancora oggi si possono infatti osservare neivicoli cittadini anziane signore dedite a lavorare iltombolo, continuando una preziosa tradizione che,attraversando il corso di cinque secoli, continua finoai nostri giorni. Tale arte giunse ad Isernia dal Regnodi Napoli intorno al XV secolo e si diffuse soprattuttonel periodo delle regine aragonesi Giovanna III eGiovanna IV, che amavano soggiornare nella cittàpentra e spesso facevano guarnire i loro ricercati abitidi merletti con tombolo locale. Primo luogo elettodove si eseguiva il tombolo in maniera artistica, fu ilConvento di Santa Maria delle Monache, che untempo accoglieva le giovani fanciulle della nobiltànapoletana costrette a monacarsi.

Two places compete for pri-macy in the delicate work-manship of merletto a fusel-

li: Italy and Fiandre. Toward theend of the 15th century the art ofmerlettare was established, deri-ving from other techniques alreadyin use, and Venice and Anversa arethe two cities to which mostresearchers make reference withregard to historical dating. Butfrom more current research it seemsthat the earliest dates are to attri-bute to Italy and Isernia is inclu-ded amongst the cities in whichthis tradition was handed downfor the longest time. The presencein Isernia of the tombolo (form theLatin tumulus, referring to thesupporting cushion) goes back to1503. Still today, during the sum-mer, elderly women dedicated tothe tombolo can be observed in thenarrow streets of the city center,continuing a precious traditionwhich, though five centuries, isstill practiced today. The art of thetombolo reached Isernia from theKingdom of Naples, around the15th century and spread especiallyduring the period of the Aragonesequeens, Joanna III and Joanna IV,who loved to sojourn in Iserniaand often had their refined gar-ments embroidered with the localtombolo. The Convent of SantaMaria delle Monache was a privi-leged location for the tombolo car-ried out in an artistic fashion; itwelcomed young women from Nea -politan nobility who were forcedto become nuns.

A lato: I fuselli che magistralmenteusati dalle donne isernine compongonoil prezioso merletto a Tombolo diIsernia. L’alto artigianato si deve allapresenza della dinastia aragonese nelmeridione d’italia.

On this page: The fine “Merletto aTombolo” of Isernia

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La Zampogna di Scapoli

Fontecostanza è una delle sedici frazioni disse-minate per il vasto agro di Scapoli. In questacontrada, dalla quiete e dal panorama bello da

togliere il fiato, si perpetua ancor oggi l'arte tradizio-nale legata alla costruzione della zampogna, che quiha origine a cominciare dalla scelta e dall’accatasta-mento del legno (ulivo, ciliegio, prugno, sorbo, albi-cocco, pero), che viene messo a stagionare. Questa insintesi la genesi dello strumento a fiato della civiltàpastorale, che continua a prendere abilmente formatra le esperte mani dei suoi numerosi costruttori. Trai molti Umberto Di Fiore, erede di una tradizionepassata per suo padre Ettore che, con Luciano DiFiore e Gerardo Guatieri, è tra i capostipiti dei costrut-tori di zampogna scapolese. Specialista nella lavora-zione di ance, chiuse e aperte, è invece oggi LuigiRicci. Nella “fucina” di Fontecostanza operano inol-tre Paolo Di Fiore, costruttore di zampogne, figlio diLuciano Di Fiore, e Fabio Ricci. Noto costruttore sca-polese è anche Franco Izzi che è anche musicista einnovatore della zampogna della tradizione molisa-na. La sua bottega-laboratorio si apre lungo ilCammino di Ronda in un vano a piano terra delPalazzo Battiloro, a poca distanza dal Museo Civicodella Zampogna.

Fontecostanza is one of thesixteen hamlets in the vastcountryside of Scapoli. In this

quarter, characterized by a quietand a breathtaking panorama, thetraditional art of bagpipe makingcontinues on, having origin herefrom the choice and the stacking ofthe wood (olive trees, cherry trees,plum trees, sorb trees, apricot trees,pear trees), which is then seasoned.That is the birth of the wind instru-ment of pastoral civilization,which continues to take shapethrough the expert handiwork of itsnumerous artisans. Among themUmberto Di Fiore, heir of a tradi-tion passed down by his fatherEttore who died in 1996, and hisgrandfather Benedetto who died in1965, who had learned the unusualart from artisans of Villa Latina(FR). Ettore Di Fiore in particular,Luciano Di Fiore and GerardoGuatieri are recognized as the fore-fathers of these bagpipe makers, towhom an almost reverentialrespect is reserved by all enthu-siasts of said instrument. Today,Luigi Ricci is an expert in theworkmanship of reeds, both closedand open. In the fucina of Fon -tecostanza Paolo Di Fiore, son ofLuciano, makes bagpipes, andFabio Ricci, son of Romeo, is botha bagpipe maker and musician.Franco Izzi is another artisan fromScapoli: besides creating instru-ments, Izzi is also musician andinnovator of the traditional bagpi-pe of Molise. His workshop-labo-ratory is located along the Cam -mino di Ronda in a ground-floorspace in Palazzo Battiloro, a shortdistance from the Civic BagpipeMuseum.

A lato: Umberto Di Fiore osserva unazampogna realizzata nel suo laborato-rio di contrada Fontecostanza a Sca -poli, alle falde della catena montuosadelle Mainarde.

On this page: Umberto Di Fiore in hisworkshop in Fontecostanza.

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Le Campane di Agnone

La Pontificia Fonderia è l’unica sopravvissuta,tra le dinastie dei numerosi fonditori di campa-ne di Agnone, che da otto secoli si tramanda

ininterrottamente, di padre in figlio, quest’antica arte.Proprio nel Museo Marinelli è infatti conservato unraro esemplare di campana gotica che la tradizionevuole sia stata fusa da oltre un millennio in Agnone.È probabile che campane in bronzo di notevoledimensioni si fondessero in questa cittadina ancheprima del 1200. Certo è che Nicodemo Marinelli,“Campanarus”, nel 1339 fuse una campana di circa 2quintali per una chiesa del frusinate. Campane agno-nesi di raffinata fattura, che vanno dal XIV secolo inpoi, sono ancora visibili non solo presso il MuseoMarinelli, ma su molti campanili dai quali oggi pro-pagano le proprie sonorità. Una storia millenaria,quella della Fonderia Marinelli, che ha vissuto fasialterne, pur annoverando significative esperienzequale quella risalente al 1924, anno in cui Papa Pio XIconcesse alla famiglia agnonese il privilegio di effi-giarsi dello Stemma Pontificio. Nel 1949 fu assegnatoalla Fonderia il compito di fondere le campane perl’Abbazia di Montecassino, in ricostruzione. Nuovoriconoscimento giunse nel 1954, quando il Presidentedella Repubblica consegnò alla famiglia Marinelli laMedaglia d’Oro “quale premio alla Ditta più anticaper attività e fedeltà al lavoro in campo nazionale”.

The Pontificia FonderiaMarinelli is the only foundrywhich survived, amongst the

dynasties of the numerous bellfoundries in Agnone, which hasuninterruptedly handed down thisancient art from father to son foreight centuries. In the MarinelliMuseum, a rare example of aGothic bell is preserved; traditionhas it that it was cast in Agnone1000 years ago. It is probable thatbells in bronze, great in dimension,were also cast in this town beforethe 1200. Certainly NicodemoMarinelli, "Cam pana rus", melted abell of around 2 quintals for achurch of the Frosinone Province in1339. Bells from Agnone of refinedcraftsmanship, made from the XIVcentury onward, are not only visi-ble at the Marinelli Museum, but inmany bell towers from which theyring today. A thousand-year-oldhistory, that of the FonderiaMarinelli, which has gone throughalternate phases, also countingmeaningful experiences such asthat of 1924, when Pope Pius XIgranted the Marinelli family theprivilege of depicting the papalcoat of arms. In 1949 the Foundrywas assigned to cast the bells forthe Abbey of Montecassino, underreconstruction after the devasta-ting bombings during the war. In1950, a devastating fire forced pre-stigious bellmaking craftsmen toabandon their old headquartersand install a new shop on the out-skirts of town. Despite this, it kepton casting bells, both for the mostknown and beloved churches ofChristianity and for the modernones which were being created.New recognition arrived 1954,when the President of the Republicbestowed the gold Medal onMarinelli family "as a sought-afterprize to the oldest Company foractivity and loyalty to the job on anational scale”. Since then theMarinelli foundry workers’ laborcontinues unchanged both for theproductive technique, used sincethe Middle Ages, and for the skilland the professionalism acquiredthrough time.

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I Ferri taglienti di Frosolone

Frosolone, quale centro di eccellenza per la pro-duzione dei ferri taglienti, era noto già al tempodel Regno di Napoli. La notorietà del paese

andò dunque crescendo, allorché di lì a poco, nel1828, i fratelli Fazioli ricevettero la Medagliad’Argento per i loro prodotti all’Esposizione artigia-na di Napoli. L’arte della forgiatura a Frosolone hatuttavia radici ben più remote. In effetti, non v’è unadata certa circa l’origine della lavorazione dei metal-li. Michele Colozza fa risalire questa antica tradizio-ne al VI secolo, quando si ascrive la discesa deiLongobardi nell’Italia meridionale. Successivamentela vocazione agricola e, soprattutto, pastorale delpaese ha favorito la lavorazione di metalli per la rea-lizzazione di attrezzi e di utensili necessari. La spe-cializzazione nella lavorazione dei ferri taglientitrova ad ogni modo fondamenti più certi in epocamedioevale. In particolare, esistono testimonianzescritte circa la migrazione di artigiani veneziani versoil Sud Italia, i quali diffusero l’arte della forgiaturadell’acciaio nel Molise. Durante il mese di agostoviene organizzata una Mostra-Mercato nazionaledelle Forbici e dei Coltelli. Di indubbio fascino è poiil Museo dei Ferri taglienti, in cui sono conservatecentinaia di oggetti di valore storico recuperati tra gliappassionati e tra gli eredi dei migliori artigiani delleforbici e dei coltelli frosolonesi del secolo scorso.

Frosolone, as a center of excel-lence for the production of thesharp irons, was already

known to the time of the Regno diNapoli and it became an "indu-strial district", when Carlo diBorbone, King of the Due Sicilie,gave an industrial order to itskingdom favoring the reorganiza-tion of foundries and armaments.The notoriety of the country wentgrowing, when later, in 1828,Fazioli brothers received the SilverMedal for their products to theArtisan Exposure in Naples. Theart of the forging to Frosolone hasnevertheless well more remote ori-gins. In effects, there is not a cer-tain date around the origin of theworkmanship of the metals.Michele Colozza makes to go upagain this ancient tradition to theVI century, to the descent of theLongobardi in Southern Italy. Thespecialization of the local craft-smanship in the workmanship ofthe sharp irons finds to every waymore certain roots in the Medievalepoch. Particularly, testimoniesexist written around the migrationof Venetian artisans toward theSouth Italy, which spread the artof the forging of the steel in Molise.During the month of August, anational Mostra-Mercato delleForbici e dei Coltelli is organizedin the roads of the historical center,in the places that once entertainedartisan shops. Charming is then theMuseo dei Ferri taglienti, in whichare preserved hundred objects ofhistorical value recovered amongthe passionates ones and amongthe heirs of the best workers of thelast century.

A pag. 44: Il laboratorio per la fusionedelle campane nella prestigiosa e mille-naria Pontificia Fonderia di campaneMarinelli in Agnone. Qui di fianco:Artigiano frosolonese intento ad affila-re la lama di un coltello su un anticobanchetto di lavoro.

Photo on page 44: Laboratory for themanufacture of the bells in Agnone.On this page: Knives.

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L’Oro del Molise

L’Alto Molise non è solo terra di bellissime edestese foreste, ma territorio ricco di pregiatiprodotti del sottobosco, funghi e tartufi in

particolare. Oltre a rappresentare ingredienti di unaricercata gastronomia offerta in special modo neinumerosi agriturismi della Provincia, essi vengonoraccolti, opportunamente lavorati in prodotti alimen-tari e commercializzati. Il tartufo, presente in granquantità nella specie Tartufo Nero (Tuber AestivumVitt.) o scorzone e sporadica in quella del TartufoBianco (Tuber Magnatum Pico), rappresenta una delleprincipali ricchezze di San Pietro Avellana che, laseconda domenica di agosto di ogni anno, organizzala Sagra del Tartufo Nero, che richiama turisti ebuongustai anche dalle regioni limitrofe. I primi dinovembre invece si celebra la Mostra Mercato delTartufo Bianco pregiato. Altre realtà territoriali inte-ressate dalla presenza cospicua del prezioso tuberosono Frosolone e Macchiagodena, Miranda e Forlidel Sannio, anche se quasi tutto il territorio montanocostituisce l’area da cui proviene una rilevante per-centuale della produzione nazionale di TartufoBianco. La produzione molisana viene infatti stimataintorno al 40% di quella nazionale; per il Ministerodegli Esteri il Molise è il primo produttore di tartufobianco in Europa, ma l’assenza di una chiara denomi-nazione di qualità ed origine continua a giocare afavore di altri più blasonati tartufi.

Alto Molise is not only theland of very beautiful andvast forests but a rich terri-

tory of fine forest products, espe-cially mushrooms and truffles.Besides representing ingredients ofa refined gastronomy offered parti-cularly in the numerous rural tou-rism lodgings of the Province, theyare picked, opportunely turned intofood products and commercialized.Tartufo, present in large quantitiesin the Tartufo Nero (TuberAestivum Vitt.) or Scorzone andsporadic in that of the TartufoBianco (Tuber Magnatum Pico),represents one of the treasures ofSan Pietro Avellana which hasorganized the Feast of the TartufoNero the second Sunday of Augustof every year, calling tourists andgourmets from the neighboringregions. During the first days ofNovember there is the Exhibition-Market of the fine Tartufo Bianco.Other territorial realities intere-sted by the conspicuous presence ofthe precious tuber are Frosoloneand Macchiagodena, Miranda andForli del Sannio, even though thewhole Province represents a terri-tory from which a remarkable per-centage of the national productionof tartufo bianco originates. Theproduction of the Molise region isestimated to be around 40% of thenational one; according to theMinistry of Foreign Affairs, Moliseis the first producer of tartufo bian-co in Europe but the absence of aclear denomination of quality andorigin continues to work in thefavor of other more noble tartufi.

A lato: Cesto con il Tartufo Nero estivo(Tuber Aestivum Vitt.) e, a pag. 46,alcuni esemplari di una certa grandez-za del pregiato Tartufo Bianco (TuberMagnatum Pico) dell’alto Molise.

On this page: Summer Tartufo Nero. On the previous page: Tartufo Bianco.

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I formaggi del Molise

Quando si parla di prodotti lattiero-caseari, ilpensiero vola verso scenari naturali dove lemucche pascolano in estesi prati verdi. Con

una punta di orgoglio si può affermare che rispettoad altre zone, nella Provincia di Isernia, tutto è anco-ra così. D’altronde, se questo territorio è definitocuore verde d'Italia, è facile comprenderne la ragione,percorrendo in particolare le strade montane. Non èdifficile infatti imbattersi in mandrie e greggi chepascolano in ambienti incontaminati: è così evidenteche la storia dei formaggi prodotti inizia dal pascoloche, unito alla salubrità dell’aria, alla lavorazione dellatte e alla stagionatura del prodotto, fa quindi il lorosapore e la loro tipicità. La cura dei dettagli e l'atten-zione ai particolari sono infatti elementi fondamenta-li nella lavorazione delle paste filate. Il latte utilizza-to è prodotto esclusivamente da mucche locali, gene-ralmente tenute al pascolo o alimentate con foraggi.Fiordilatte, scamorze, caciocavalli, pecorino, trecce,stracciate e manteche sono i latticini che meglio carat-terizzano in particolare i comuni di Agnone, Ca -pracotta, Vastogirardi, Carovilli e Fro solone in altoMolise. In quest’ultima località, ad opera della fami-glia Colantuono, è ancora viva l’antica tradizionedella transumanza: mandrie bovine ritornano a mag-gio nei pascoli in altura in una vera e propria kermes-se dal sapore anche turistico-ricreativo. Nella zonadel Matese sono invece noti per la produzione lattie-ro-casearia i caseifici di Boiano, Vin chia turo e Rocca -man dolfi; quelli di Riccia e di Santa Croce di Ma -gliano per la zona del Fortore.

W hen speaking aboutdairy products, one’smind goes toward natu-

ral sceneries where the cows pastu-re in vast green pastures. With atouch of pride, it can be affirmedthat in comparison to other areas,it is still this way in the Provinceof Isernia. Besides, if this territoryis defined as the green heart ofItaly, it is easy to realize it, espe-cially by travelling through itsmountain roads. It is common, infact, to come across herds andflocks which pasture in uncontami-nated environments: it is so evi-dent that the history of the cheesesproduced begins from the pasturesthat, united with the healthy qua-lity of the air, and with the work-manship of the milk and the matu-ration of the product, its familiartaste is created. The care and theattention to detail are fundamen-tal elements in the workmanship ofspun curds. The milk used is produ-ced exclusively by local cows,usually left grazing or fed withfodder. Fiordilatte, scamorze, ca -cio cavalli, pecorino, trecce, strac-ciate and manteche are the dairyproducts which specifically cha-racterize the towns of Boiano,Vinchiaturo, Riccia, Santa Croce diMagliano, Roccamandolfi, Agnone,Capracotta, Vastogirardi, Carovil -li and Frosolone. In the last one,the ancient tradition of the trans-humance is still alive in theColantuono family: bovine herdsand horseback riders go down tothe plains of Puglia in Septemberto return in the pastures in the highground in May.

Di fianco: Formaggio pecorino di Ca -pracotta stagionato nelle grotte delpaese altomolisano. A pag. 48: Cesta diformaggi con caciocavalli tartufati.Nella pagina successiva: Bottiglie diTintilia prodotte da alcune cantinemolisane.

On this page: Pecorino seasoned inCapracotta. On the previous page:Truffled cheese. On the next pages:Bottles of wine produced in Molise.

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I Vini del Molise

Pur essendo iI Molise una terra da sempre a fortevocazione agricola, non vanta una grande pro-duzione vinicola, anche se negli ultimi anni è

molto au mentata la coltivazione della vite, in specialmodo nel basso Molise. Tutte le coltivazioni si con-centrano in due zone ben definite: la prima nellabassa valle del fiume Biferno, la seconda nei pressidel Volturno. Tra le qualità di viti net ta è la predomi-nanza di Monte pulciano d’A bruz zo, che da solocopre i 2/3 della pro duzione, seguito da Aglianico,Tintilia, Caber net Sauvignon, San gio vese (tra i vinia bacca rossa), Trebbiano To sca no, Malvasia Bianca,Bom bino, Chardon nay, Greco Bian co, Fa langhina,Mo scato Bian co, Savignon e Pinot Bianco (tra quellia bacca bianca). Tre sono le DOC che tutelano la pro-duzione: Pentro d’Isernia, relativa alla provinciaomonima; Biferno, relativa alla provincia di Cam -pobasso; Molise, comune alle due province. Il vinopiù rappresentativo è sicuramente il Biferno, chenasce da uve Monte pulciano e Aglianico nella pro-vincia di Cam pobasso, nella Valle compresa tra ifiumi Fortore e Trigno, con zone a maggiore vocazio-ne nei pres si di Guglionesi e La rino, vino di cui siproduce anche una versione Ri serva. Com pletano ilpanorama le IGT Terre degli Osci e Rotae.

Molise does not boast a largewine production, althoughin recent years the cultiva-

tion of vines has greatly increased,particularly in the low Molise. Allcrops are concentrated in two well-defined areas: the first in the lowervalley of the Biferno River, thesecond near the Volturno River.Among the qualities of screws there isa clear predominance of Mon -tepulciano d'Abruzzo, which onlycovers 2/3 of the production, followedby Aglianico, Tintilia, Cabernet Sau -vignon, Sangiovese, Trebbiano Tosca -no, Mal vasia Bianca, Bombino,Char donnay, Greco Bianco, Falan -ghina, Moscato Bianco, Sauvignonand Pinot Bianco. There are threeDOC that protect the production:Pentro d'Isernia, on the province ofthe same name; Biferno on the pro-vince of Campobasso; Molise, com-mon to the two provinces. The mostrepresentative wine is definitely theBiferno, which comes from grapesAglianico and Monte pul ciano in theprovince of Campo basso, in the val-ley between the Fortore and TrignoRivers, with areas greater vocationnear Guglionesi and Larino. Terredegli Osci and Rotae complete thepanorama of the IGT.

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AGNONE

MUSEO STORICO DELLA CAMPANA

“GIOVANNI PAOLO II”Pontificia Fonderia di Campane Marinelli

Via Felice D’Onofrio, 14 Tel. & Fax 0865 78235

BARANELLO (CB) MUSEO CIVICO (artistico-archeologico)Via Santa Maria, 13 - Tel. 0874 460406

CAMPOBASSO

MUSEO PROVINCIALE SANNITICO

Via Chiarizia, 12 - Tel. 0874 412265MUSEO DEI MISTERI (antropologico)

Via Trento, 3 - Tel. 328 5556549 - 320 9303679 MUSEO DI PALAZZO PISTILLI

Salita San Bartolomeo, 18 - Tel. 0874 431350 CASTELNUOVO AL VOLTURNO (IS)

MUSEO DELLA MASCHERA DELL’UOMO CERVO

Corso Risorgimento, 61Tel. 0865 952094 - 338 7788993

CASTEL SAN VINCENZO (IS)MUSEO DELLA FAUNA APPENNINICA

Via Roma - Tel. 0865 951354FROSOLONE (IS)

MUSEO DEI FERRI TAGLIENTI

Via Selva - Tel. 0874 890435-544ISERNIA

MUSEO NAZIONALE DI S. MARIA DELLE MONACHE

(archeologico) Corso Marcelli, 48 - Tel. 0865 415179 MUSEO DEL PALEOLITICO

Località La Pineta Tel. 0865 415179 - 413526 (area scavo)

MUSEO DEL TOMBOLO

Via Ciro Marilli (vicolo antistante palazzoComunale) - Tel. 0865 235209

LARINO (CB)AREA ARCHEOLOGICA

Località Piano S. Leonardo - Tel 0874 82278 MUSEO CIVICO PALAZZO DUCALE

(archeologico) - Piazza Duomo - Tel. 0874 8281PIETRABBONDANTE (IS)

AREA ARCHEOLOGICA

Località Calcatello - Tel. 0865 76129

PESCOPENNATARO (IS) MUSEO CIVICO DELLA PIETRA

Largo Caduti, 9 - Tel. 0865 941131PIZZONE (IS)MUSEO DELL’ORSO (faunistico)Via Vigna dei Santi - Tel. 0865 951435RICCIA (CB)MUSEO ARTI E TRADIZIONI POPOLARI

Piano della Corte - Tel. 0874 716631ROCCAVIVARA (CB)VILLA ROMANA SANTUARIO MADONNA DI CANNETO

c/o Suore della Carità - Tel. 0874 875135S. PIETRO AVELLANA (IS)MUSEO DELLE TRADIZIONI POPOLARI

E DEL COSTUME D'EPOCA

Via Fontana Grande Tel. 0865 940131-940103 SCAPOLI (IS) MUSEO CIVICO DELLA ZAMPOGNA

Vico S. Maria, 1 - Palazzo ManciniTel. 0865 954270-954143MU.C.I.L. “ALDO MORO”Museo Corpo Italiano di LiberazioneVico S. Maria, 1 - Palazzo ManciniTel. 0865 954270-954143SEPINO (CB) MUSEO E AREA ARCHEOLOGICA

Località Altilia - Tel. 0874 790207S. VINCENZO AL VOLTURNO (IS) AREA ARCHEOLOGICA

Località Colle della Torre - Tel. 0874 4271CRIPTA ABATE EPIFANIO

Abbazia S. Vincenzo al Volturno - Tel. 0865 955246TERMOLI (CB)GALLERIA CIVICA D’ARTE CONTEMPORANEA

Piazza Sant'Antonio, 2 - Tel. 0875 708255-712354VENAFRO (IS) MUSEO NAZIONALE DEL MOLISE

Castello Pandone - Tel. 0865 904698MUSEO ARCHEOLOGICO DI SANTA CHIARA

Via Garibaldi, 8 - Tel. 0865 900742 MUSEO WINTERLINE

Tel. 339 7014272 - 349 5976578

REGIONE MOLISEPROMOZIONE TURISTICA Via Milano, 15 86100 CampobassoTel. 0874 437821 - 437806 - [email protected]

MOLISE Una regione da scoprire (A place to discover)a cura della rivista trimestrale “altri ITINERARI”

Foto, grafica & impaginazione: Tobia PAOLONE - Traduzioni: Angela PITASSI, Daniela DI NARDORealizzazione editoriale Volturnia Edizioni - Tel. & fax 0865 953593

[email protected] - www.volturniaedizioni.com - Copyright © 2014 Volturnia Edizioni

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ARTE ARTIGIANATO TIPICITÀ NATURA PREISTORIA TRADIZIONI

REGIONE MOLISEPROMOZIONE TURISTICA

Via Milano,1586100 Campobasso

[email protected]

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