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Guida all’utilizzo delle Therapiekoffer (valigie teapeutiche)
Wilfried Schneider Ahrensburg – Terza edizione 2010
Contenuti
Introduzione Pag. 2
Linee guida generali Pag. 4
La scatola dei simboli e le strade Le strade della mia vita. La strada della mia vita in ore, giorni, settimane, anni. La strada del
conflitto ovvero: da dove vengo? Chi sono? Dove voglio andare? Pag. 5
Messaggio - Percorso - Meta Pag. 13
Spine, piume, oro, sabbia, merda, pietre, cotone nella valigia di legno ovvero
"Portare fuori le immagini interiori" Pag. 16
Isole di emozioni, proprietà, mete Pag. 17
La stella delle emozioni Pag. 20
Il triangolo relazionale ovvero "Qual è il mio posto?" – Sistemi familiari chiusi e soluzioni
Pag. 22
Il triangolo drammatico Il salvatore · La vittima · Il persecutore
Pag. 24
Passare il testimone: „Tocca a me...“ Pag. 26
Workshops, biografia, testi e materiali Pag. 27
Appendice Pag. 30
Le carte terapeutiche „Due in uno“
Espressioni – Impressioni
Cambio di programma – Staccarsi da vecchi schemi
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Le valigie terapeutiche fanno parte di una serie di materiali terapeutici basati sull’esperienza
che il lavoro con i simboli raggiunge l’inconscio in modo più diretto, veloce e completo
rispetto alla parola.
Laddove la parola può riferirsi ad un unico pensiero alla volta, il simbolo esprime le più
diverse sfumature, coinvolgendo inummerevoli contesti, giungendo fino a spiegazioni
archetipiche. Dove la parola non arriva alla spiegazione, comincia il lavoro simbolico.
Quando sono a disposizione simboli in forma di oggetti comprensibili, le porte dell’anima si
aprono più velocemente.
Questi materiali vengono impiegati in interventi terapeutici individuali o di gruppo. Essi sono
adatti anche a fini anamnestici e diagnostici, inoltre trovano impiego in progetti di
supervisione e prevenzione. Il loro utilizzo non ha vincoli di età.
Grazie ai simboli possiamo dare voce alle persone laddove le parole mancano. I simboli
possono diventare interpreti simultanei.
Introduzione
„La vita è come un bosco pieno di segni che aspettano di essere interpretati“, Umberto Eco, 1932
Le valigie terapeutiche fanno parte di una serie di materiali terapeutici basati sull’esperienza che il
lavoro con i simboli raggiunge l’inconscio in modo più diretto, veloce e completo rispetto alla
parola.
Laddove la parola può riferirsi a un unico pensiero alla volta, il simbolo esprime le più diverse
sfumature, coinvolgendo inummerevoli contesti, giungendo fino a spiegazioni archetipiche. Dove la
parola non arriva alla spiegazione, comincia il lavoro simbolico.
Quando sono a disposizione simboli in forma di oggetti comprensibili, le porte dell’anima si aprono
più velocemente.
Dal 1992 mi occupo della ricerca di soluzioni in situazioni di anamnesi, diagnosi, consulenza e
terapia in cui la parola non giunge a spiegazione ed a soluzione. Si tratta solitamente di uno dei
seguenti casi:
• Il linguaggio non basta, mancano le parole (al cliente, al terapeuta, al famigliare)
• In caso di black out emozionale
• Quando la parola viene utilizzata per sviare verso campi di battaglia laterali, lanciandoti
sabbia negli occhi o usando il blu della seppia per scappare.
• In caso discussioni distruttive che non portano a conoscenza o soluzione. Ad esempio: Di
chi è la colpa? Queste sono discussioni ancorate al passato.
• Quando le parole usate sono lontane dal concetto di azione. Per esempio vengono fatte
grandiose dichiarazioni su che cosa „verrà finalmente e assolutamente cominciato domani“
(castelli nell’aria) „Non mi interessa quello che annunci o dici di fare. Mi interessa
esclusivamente quello che veramente fai o eviti di fare“.
Erich Kästner scrive nel suo libro Quando ero bambino (Atrium 1957): „Non è possibile descrivere
a parole in modo così esatto una sedia, che Mastro Kunze possa riprodurla uguale nella sua
officina“.
Oppure, in altre parole, „La lingua è uno strumento imperfetto. I problemi della vita fanno saltare
ogni formulazione.“ (Saint-Exupery)
Allo stesso modo, le alternative al linguaggio parlato sono utili laddove la parola viene usata per
dissimulare.
Per esempio nei seguenti casi:
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� Parlare è il modo migliore per non dire nulla. Chi ha qualcosa da nascondere si sforza di
parlare molto.
� Le parole usate sono lontane dal concetto di azione.
� La parola diviene spesso uno strumento per ostacolare l’altro.
� „La parola è la sorgente dei malintesi“ o „La parola è uno strumento imperfetto. I problemi
della vita fannmo saltare ogni formulazione“ (Saint-Exupery)
� Ciò che dici è giusto. Il suo contrario anche.
� La parola viene utilizzata per portare a campi di battaglia laterali che sviano l’attenzione dal
punto cruciale. In questo caso vengono ritenuti validi contenuti inconsci e informazioni
correlate, che sono invece esclusivo frutto dell’abilità linguistica del cliente.
� La lingua è mangime, frusta o applicazione di miele per il terapeuta.
Tutto ciò che facciamo è motivato da uno scopo. Qual è lo scopo di un terapeuta e un cliente che
parlano molto? Non raramente essi stipulano un tacito contratto.
La mancata competenza del terapeuta rimane celata. Il cliente non infierisce su di lui se, nel parlare
molto, rimane su un campo di battaglia laterale che il terapeuta a sua volta non andrà a scovare
come tale. Così viene mantenuto il vecchio stato di cose.
Nella soulzione di situazioni di vita difficili, si comincia dalle seguenti frasi:
� Qual è il problema?
� Che cosa dovrebbe essere diverso?
� Come dovrebbe essere?
� Come posso arrivarci?
Come è possibile, nel momento di crisi, descrivere con esattezza, sentire, accettare, riordinare le
emozioni collegate? Tutto questo sembra essere spesso diffcile o impossibile per la persona
coinvolta. In particolare quando
� il vissuto richiamato ha radici antiche (ad es. disturbi precoci),
� in presenza di un vissuto traumatico (ad es. molestie, schock),
� in presenza di un vissuto che non è possibile ricollegare con il disturbo (per es. a rapporti
familiari problematici dalla nascita),
� in presenza di una somma di fattori tra i quali non è possibile trovare un collegamento.
La ricerca di soluzioni, di alternative, ha portato alla creazione di una serie di „attrezzi del mestiere“
che hanno una doppia concezione. Io li chiamo „Simboli della speranza – Tecniche di intervento in
terapia e consulenza“ o „E’già tutto qui. Devi solo trovarlo“. Ad oggi sono stati sviluppati circa 300
interventi di questo tipo.
Naturalmente non possiamo prescindere dal linguaggio. Dove il linguaggio tuttavia cerca di
dissimulare, la meta di ogni tappa terapeutica può essere così descritta: „La cosa più importante da
fare o da prefiggersi è togliere la nebbia o il velo che ricopre le parole.“ (Berkeley)
Metto a disposizione simboli di ogni genere. Si tratta di oggetti che trovo nei mercatini, nei negozi
di bricolage, nelle giocattolerie, in casa ma anche in natura, oggetti da me inventati o modalità di
intervento chiuse come le „Isole di emozioni, proprietà, scopi“, „La stella delle emozioni“, il set di
materiale „Spine, piume, oro, sabbia, merda, pietre, cotone“, „Messaggio – Percorso - Meta“.
Molti di questi oggetti li ho sviluppati da solo, altri li ho rubati, altri ancora li ho resi comprensibili.
A seconda delle situazioni possono essere meditativi, arcaici o possono provocare.
Tutti i simboli hanno in comune la possibilità di arrivare velocemente al punto, senza esasperare le
emozioni. Allo stesso tempo danno al cliente la possibilità di gestire il ritmo della consulenza e
della terapia.
Le seguenti descrizioni sono solo stimoli e suggerimenti che non rendono giustizia alla vastità
delle possibilità offerte. A voler riportare tutte le immaginabili possibilità e le esperienze fatte,
avremmo qui a che fare con un libro molto voluminoso.
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Poiché ogni volta ci troviamo davanti ad una persona diversa, non possono esistere due
momenti uguali, al limite possono essere in parte comparabili.
Fate allora esperienza facendo pratica.
Prima di usare del materiale con il cliente, usatelo su voi stessi e con voi stessi.
In questo modo avrete un’idea di come si possa sentire durante il lavoro chi vi sta davanti.
Guida al lavoro
Wilfried Schneider – Ottobre 2009
Nel lavoro con i simboli e le strade, in „Messaggio - Percorso – Meta“, nel set „Spine, piume,
oro sabbia, merda, pietre, cotone“, così come con le Isole di emozioni, proprietà, mete,
valgono i seguenti passi.
Dove siede il terapeuta?: Si può chiedere al cliente dove preferisce che il terapeuta si sieda, oppure
sedersi di fronte o di fianco a lui. Anche in questo caso chiedere sempre il suo consenso e non
discutere la sua risposta.
Il terapeuta spiega al cliente e al gruppo i passi e le regole da seguire:
• Il cliente ha a disposizione un tempo concordato o dato per posizionare i simboli. Deve
farlo senza la partecipazione del terapeuta e del gruppo.
• I tempi devono essere piuttosto serrati. 15 minuti sono di solito sufficienti. Nel caso
della strada della vita i tempi variano a seconda dell’eta. Per clienti fino ai 30 anni sono
solitamente sufficienti da 15 a 20 minuti, una volta presa confidenza con il materiale.
Oltre i 30 anni è necessario concordare con il cliente un tempo più lungo, tenendo però
anche qui presente che i tempi devono essere stretti, non generosi.
• Il cliente o i clienti spiegano i simboli, mentre tutti gli altri ascoltano, cercando di percepire il cliente. E’necessario spiegare questo compito al gruppo prima di
cominciare.
• A questo punto è possibile porre domande riguardanti i fatti. Il terapeuta deve prestare
attenzione al fatto che si tratti effettivamente di domande relitive ai fatti e non di
interpretazioni, che sono in ogni caso escluse da questa fase.
• Il gruppo descrive le sue percezioni (mimica, gestualità, etc.). In questa fase è
opportuno lasciare molto tempo a disposizione di gruppi (e terapeuti) che non hanno
familiarità con la percezione. I clienti non prendono sul serio (o lo fanno in modo
rudimentale) la propria tensione e hanno bisogno che il gruppo faccia loro da specchio.
La decrizione delle percezioni non deve essere occasione per fornire indirettamente
un’interpretazione. Il cliente tende a prendere la prima interpretazione per vera: „allora è
così, del resto l’ha detto l’operatore“. In questo caso il cliente è etichettato e si mantiene
lontano da ulteriori percezioni. Per esempio una frase come „in quel momento eri
nervoso“ è già un’interpretazione agli occhi del cliente. Senza alcun bisogno di utilizzare
la parola „nervoso“, è più sensato descrivere cosa mi ha fatto pensare che effettivamente
lo fosse (le mani, gli occhi, lo sguardo, il corpo...).
• Pensare ad alta voce. Tutti i partecipanti sono invitati ad esternare pensieri, idee... Il
cliente semplicemente ascolta. Al termine è possibile chiedere al cliente in che cosa si
riconosce, che cosa sente volentieri e cosa invece lo infastidisce, etc... In questo modo
prende parte al percorso di diagnosi.
• Sulla base delle informazioni si elaborano domande e risposte: Che cosa ci viene in
mente? Le domande sono possibili in questa fase ma sono da chiarire.
• Quali temi emergono durante questo lavoro? Questi vanno definiti insieme al cliente nel
modo più chiaro possibile. A partire da questo vengono stabiliti i passi successivi per
arrivare a una chiarificazione.
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• Stimolare il cambio di posto dei partecipanti al gruppo, affinché ognuno prenda una
postazione completamente diversa. Questo incoraggia una nuova prospettiva, un nuovo
punto di vista, nuove percezioni.
• Cambio di posto del cliente – Per esempio in un lavoro di una collega viene
rappresentata una situazione di separazione dal mariro. Emergono problemi, conflitti con
il marito. Tutto è difficile e la cliente stessa ha una postura che mostra un atteggiamento
passivo. Il cambio di posto le consente improvvisamente di vedere nella
rappresentazione il volto del marito. La sabbia è il suo mento, il cotone la sua barba, le
monete i suoi occhi, la palla pericolosa (una pietra rotonda) è il suo naso a patata, il filo
spinato sono i suoi capelli arruffati e le pietre la sua testardaggine in testa. Il cambio di
paradigma è riuscito.
• Oggetti che dovessero venire spostati durante il lavoro, devono essere poi
scrupolosamente ricollocati al loro posto originario.
• Interruzioni importanti (una o più ore, giorni) possono essere concesse solo in
circostanze eccezionali
Ora la seduta può terminare. E’ importante a questo punto concordare chiaramente i passi della
seduta successiva.
Nelle fasi di esercitazione (formazione) scoprire dove si situa il confine tra consulenza e terapia.
In lavori ampi in cui viene utilizzata la strada della vita (uno sguardo retrospettivo), può essere
ragionevole fare una registrazione audio della spiegazione o incaricare una terza persona di
annotare un verbale con parole chiave. Questo non solleva il cliente dall’elaborazione di un proprio
verbale, significa semplicemente che alla fine di un lavoro viene preparato un verbale.
La strada della vita e altre strade: ogni simbolo posizionato e la relativa età vengono annotati. E’
ragionevole sottolineare quali simboli si riferiscano a ricordi vissuti in prima persona e quali invece
abbiano un’origine „per sentito dire“ (in questo caso, da chi?).
Al termine del lavoro viene disegnato uno schizzo, da cui siano evidenti il significato e la posizione
dei materiali.
E’ possibile realizzare questi documenti anche con una fotocamera digitale. Nel caso della strada
della vita il vantaggio consiste nel fatto che essa può essere fotografata a pezzi, stampata a colori e
successivamente ricostruita a grandezza naturale.
La scatola dei simboli e le strade
Ciò che non posso dire, lo posso mostrare. I simboli aiutano a ricordare.
Strumenti per l’intervento
Possibilità di applicazione
I materiali
• vengono utilizzati per interventi terapeutici in lavori individuali o di gruppo
• sono adatti anche a fini anamnestici e diagnostici, inoltre trovano impiego in progetti di
supervisione e prevenzione.
• trovano impiego anche nella supervisione, conduzione di gruppi ed in interventi di
prevenzione
Il loro utilizzo non è vincolato all’età.
La valigia dei simboli e le strade – ciò che non posso dire, lo posso mostrare.
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Nel corso del tempo abbiamo notato un crescente interesse per la valigia dei simboli e per le strade.
Ci è stato chiesto spesso di offrire i materiali terapeutici sul mercato.
Abbiamo esitato poiché ci è stato subito chiaro che, dato l’elevato numero dei simboli necessari,
non avremmo potuto offrire il materiale ad un prezzo accessibile. Come alternativa avevamo anche
pensato di fotografare in bianco e nero gli oggetti originali e offrirli in forma di figure, come quelle
del memory. A sfavore di questa ipotesi però ha giocato e gioca il fatto che si perde così la
possibilità di maneggiare i simboli, ed il fatto che ne risente anche l’effetto visivo.
Quindi ci siamo decisi per la seguente soluzione.
La valigia viene offerta con le strade complete (strada della vita, strada del mese, della settimana,
della giornata, dell’ora) e con un set iniziale di circa 20 oggetti. In questo modo è possibile offrirlo
al prezzo accessibile di 212,00 Euro.
Oltre alla guida sono inclusi:
• un’enumerazione degli oggetti che si trovano nella valigia, e con i quali lavora Wilfried
Schneider, che serve da orientamento per una raccolta personale
• una visione di insieme con consigli su come trovare gli oggetti
• una guida di lavoro specifica per ognuna delle strade
La scatola dei simboli - Contenuto
E’ possibile lavorare con almeno 80 simboli. Per molti anni ho lavorato con 120 simboli, che sono
stati vantaggiosi specialmente in caso di strade della vita lunghe. Nel corso del tempo i simboli sono
diventati 300 e questo ha portato altri vantaggi. Questo numero non va superato, pena la perdita per
il cliente di una visione di insieme. E comunque non è necessario che siano così tanti.
I 300 simboli circa sono: Bottiglie di alcol, incudine, piombino, ancora, orologio da polso, occhio, punto (calamita), simbolo
„@ „ (calamita).
Orso, alberi, bambolotti (gattonare, sedere, etc...), bambolotto nero, banane, batterie, posate, tanica
per la benzina, ascia, boccale da birra, tappi per la birra, soffietti, scatoletta
di latta, matita, fulmine, fiore, tinozza (in legno), lettera (calamita), cassetta postale, ferro da
stiro, libro, piccolo libro, castello, simbolo scritto: „God, you´re ugly“
Che Guevara (simbolo scritto)
„Per questo!“ e „Contro questo!“ (due simboli scritti), delfino, banconote in marchi tedeschi, bolla
doppia, cuore doppio, doccia.
Fedi, angelo, fare la spesa (calamita), carrello della spesa, seghetto in metallo, papere, asino,
banconote in Euro, simbolo „€“ (calamita).
Biglietto/i, cerchione, pelliccia, estintore, camion dei pompieri, camion dei pompieri con
scala, anello, pesce, bottiglia, cassetta di bottiglie, palline di lanugine, pipistrello, aereo, punto
interrogativo (calamita), rospo, rospo con la corona, torta, "Un bacio non è mai un dovere" (simbolo
scritto), rana, pallone da calcio
Forchetta, Moneta (straniera), fantasma (piccolo e grande), annaffiatoio, cancello, contenitore del
vetro, mappamondo, campana, lingotti d’oro, lampadina a incandescenza, oro.
Pollo, mani (due), Manette, telefono cellulare, fermaglio per capelli, Arlecchino, case, casa
con torre, cuori , strega, strega sulla scopa, bastoncino, perlina di legno, omino di legno, anello di
legno (rosso, giallo), ferri di cavallo, elicottero, cane.
Catenina di palline, cono (a punta), anelli di una catena (due), passeggino,
pianoforte, bottone, bussola, osso, pentola, preservativo, trottola, croce, corona,
brocca, mucca, pulcino e uovo.
Faro, rossetto, colonna per le affissioni, cucchiaio.
Omino (quello bianco del Playmobil), personaggi delle favole come il principe
ranocchio e così via, topo, trappola per topi, coltello, ragazza, moto,
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fisarmonica, conchiglie (blu), conchiglie.
Macchina da cucire, nido con pulcino e uovo, "non dico, non vedo, non sento", biglietto (della
lotteria), suora, chiave di violino, mattarello.
Cestino della frutta, autovetture, autobus.
Pacchetto, bottigliette di profumo, carro armato, padella, tastiera da pc, pipa,
cavallo, fungo, pistola, proiettili, il segno „+“, coppa. Gomma, radio, abaco, ciambella di salvataggio, anelli, cavalieri, robot, zaino.
Sega, clessidra, bara, sirena, occhiali da sole, skateboard, cheletro, smiley, sole, sole con la faccia,
lo specchio, slot machine, pedine (natura), siringhe, distributore di dolciumi. Scatolina rotonda con coperchio, pecora, dondolo, altalena, campanella, forbici, navi,
serpente, slitta, chiave, piccola chiave, farfalla, vite con dado, chiave inglese, ciuccio, scarpa, zaino
di scuola, pecora nera, maiale. Pietre, pietra con buco, stelle, timone, stivale, dito medio, tappo, scatola di fiammiferi, codice a
barre. Pini, torcia, colomba, diavolo, termos, tigre, tostapane, gabinetto, teschio, imbuto, tromba.
Orologio.
Uccello Bilancia, borsa dell’acqua calda (metallica), molletta per stendere (piccola e grande), lavandino con
specchio, bollitore, portatore d’acqua, sveglia, babbo natale, bicchiere da vino, cassetta degli
attrezzi, bottiglie di vino, vespa, „importante“ (calamita), dado.
Ingranaggi, dito indice, „da sbrigare“ (calamita).
Ecco dove ho trovato i simboli:
• su Ebay ed altre aste online: è possibile immetere come parole chiave „cose vecchie,
miniature, cianfrusaglie, figurine“ oppure fare una ricerca mirata degli oggetti.
• nei negozi „Tutto a 1 Euro“
• nei negozi di souvenir
• nei mercatini delle pulci
• nelle giocattolerie
• nei negozi di bricolage
• nei boschi, in natura, in spiaggia...
• nei negozi di oggettistica creativa
• nei reparti „fai da te“ (per esempio di Knott-pantell)
• da produttori come ad esempio Knorr Hobby, Casella Postale 1240, 96202 Lichtenfels
(D), http://www.creative-hobbies.de/, Rayher Hobby, GmbH, Casella Postale 1462,
88464 Laupheim (D), http://www.rayher.de/ http://www.rayher-hobby.de/
• con uno sguardo alle pagine creative di:
http://www.creativ-seiten.de/shops/hersteller.html
http://stores.ebay.de/Sandys-Ideen-Shop (cose molto belle!!!)
• nella modellistica
• nei negozi come Pappnase (www.pappnase.de)
• tra gli accendini
• tra i portachiavi
• tra le calamite con disegni
• tra i gancetti per appendere
• con l’aiuto di altri raccoglitori (colleghi, gruppi, amici, parenti, vicini di casa....)
Alcuni criteri di base per la scelta dei simboli:
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1. Le proporzioni devono essere mantenute, anche se la doccia fosse grande quanto il faro.
Nessun oggetto deve differire in grandezza rispetto agli altri in modo troppo evidente. Punto
di riferimento può essere il suo contenitore, anche se è permesso che sia un po’ più grande o
più piccolo.
2. Rinunciare alle figure umane, ad eccezione della strega (personaggio da favola), della strega
con la scopa, della ragazza, dell’omino (quello bianco del Playmobil che fa coppia con il
fantasma), della suora, dei vari bambolotti
3. E’ molto importante che vengano scelti simboli che si prestino a più interpretazioni e diversi
punti di vista. Le figure umane sono facilmente „vincolate“ e la loro interpretazione non va
in profondità.
Le strade della mia vita La strada dell’ora, giorno, settimana e della vita, ovvero: Da dove vengo? Chi sono? Dove voglio
andare?
Origine e scopo
Abbiamo iniziato con la strada della vita. Per affrontare i problemi, spesso è stato necessario uno
sguardo alla storia di vita. Questo ha mostrato un certo numero di vuoti di memoria che sono stati
colmati per quanto possibile.
Attraverso le parole, ciò è stato possibile solo in rari casi e comunque con l’impiego di molto
tempo.
Con l’aiuto della strada della vita e con la valigia dei simboli che ne fa parte, il lavoro sulle
memorie risulta considerevolmente più semplice e meno intriso di paura. In questo modo
diminuisce anche il tempo necessario.
Da questa esperienza hanno avuto origine anche le altre strade.
Ogni strada è adatta a
• uno sguardo al passato
• una determinazione del punto in cui ci si trova
• uno sguardo al futuro (traguardi della vita, visioni)
Si tratta di decidere se lavorare su traguardi a breve, medio o lungo termine. E’ importante stabilire
esattamente con il cliente o con il gruppo come siano da intendersi gli spazi temporali. Il lavoro
della strada della vita ci dà un valido aiuto anche per l’anamnesi, la diagnosi e la pianificazione
della terapia.
I colori della strada della vita e la loro suddivisione (psicologia dello sviluppo)
Questa suddivione è stata adottata per orientarsi tra sviluppo „normale“ e individuale, ed è basata
sul modello psicolanalitico.
Questa strada è suddivisa come segue:
• Fase prenatale (gravidanza): 0 – 9 mesi: una carta nera. E’ disponibile una carta con i
colori dell’arcobaleno che può coprire la carta nera a richiesta. Ho introdotto questa carta su
proposta di un’ostetrica perché trovo giuta la sua osservazione che è possibile avere una
visione a colori di questa fase. Il cliente deve essere informato di questo sin dall’inizio.
• Parto (nascita): una carta gialla
• Fase orale: fino al 24esimo mese – due carte bianche
• Fase anale: fino al 36esimo mese – una carta grigia
• Fase fallia - edipica: fino al 72esimo mese – tre carte verdi
• Latenza: dai 6 ai 12 anni – quattro carte beige
• Pubertà: fino ai 18 anni – sei carte rosse.
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• Esistono anche due carte rosse per le età 11 e 12 anni. A seconda dell’anno, la pubertà può
avere inizio a 13 o a 11 anni. Nell’ultimo caso entrambe le carte coprono le carte dell’altro
colore.
• Fase genitale (dopo la pubertà): otto carte blu
Sono a disposizione altre carte, fino a 80.
La scelta dei colori può variare, senza che questo comporti un cambio di contenuto.
Sono a disposizione in totale di 85 carte (una carta per la gravidanza, una per la nascita, una carta
dei colori dell’arcobaleno come alternativa alla carta nera della gravidanza, una carta per ogni anno
da 1 a 80 e due carte per l’inizio della pubertà a 11 anni).
Suddivione delle altre strade
La strada dell’anno: Questa strada consiste in 12 carte, numerate da 1 a 12. E’ adatta soprattutto
per uno sguardo al futuro (ad esempio ai traguardi dei prossimi mesi, del prossimo anno) e al
passato.
Questa strada può essere usata in caso di conflitti di coppia, contemporaneamente. Le persone
hanno simboli in comune? Attribuiscono a questi simboli significati diversi nell’ultimo anno? Allo
stesso modo può essere utilizzata nel caso di tre persone (ad esempio coppia con un figlio). Le carte
dell’anno possono essere utilizzate per uno sguardo al futuro, progetti, traguardi anche come carte
del mese, settimana, giorno oppure ora.
Così è possibile osservare pezzi di vita, per esempio la vita del cliente dalla nascita del primo figlio
al 30esimo anno di età.
La strada del mese: cinque frasi per ognuna delle carte rosse, di volta in volta contrassegnate con
„lun“, „mar“, „mer“, „gio“, „ven“. Quattro frasi per ognuna delle due carte verdi, contrassegnate
con „sab“ e „dom“, in questo modo è possibile ricostruire la strada relativa alla parte del mese cui si
riferisce.
La distribuzione di giorni infrasettimanali e del fine settimana differisce di mese in mese, ma le
carte sono disponibili in numero sufficiente per coprire tutte le possibilità. Di norma sono
considerati i mesi reali. Non di rado conflitti familiari o di coppia emergono durante il fine
settimana, per questo i giorni infrasettimanali e del fine settimana sono contrassegnati in modo
differente. Lo stesso vale per i giorni festivi. Sono disponibili tre ulteriori carte in bianco, è compito
del cliente stesso contrassegnare i giorni di ferie o vacanza.
La strada della settimana: Si utilizzano le carte della strada del mese.
La procedura viene gestita come nel caso della strada del mese .Come valore aggiunto, qui possono
emergere in modo più evidente i conflitti attuali. Strada del mese e della settimana: ci sono un totale
di 36 carte (5 per i 5 giorni infrasettimanali, 4 per i 2 giorni del fine settimana, 3 carte bainche per le
festività).
La strada del giorno: Questa strada comincia con una carta bianca (il sonno, il sogno e il
risveglio). A questa seguono 12 carte e infine una carta bianca (l’addormentarsi, il sonno e il
sogno).
L’impiego della strada del giorno è adatto per uno sguardo al futuro, per la rielaborazione di eventi
della giornata e, nel caso di uno sguardo al passato, particolarmente utile nell’elaborazione di eventi
fortemente connotati da conflittualità (vedi anche strada dei conflitti). Lo stato di veglia del giorno
dura solitamente più di 12 ore. Ci si concentra quindi su quelle ore che necessitano di una
comprensione o di un chiarimento.
La strada dell’ora: Viene utilizzata come la strada del giorno e inserita nel caso di eventi che sono
vivi nel momento attuale (conflitti, soluzioni...). E’ suddivisa in segmenti di 5 minuti ciascuno.
Strada del giorno e dell’ora: ci sono 14 carte (una per il sonno, una per il risveglio, 12 per le ore, in
blocchi da 5 minuti).
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Nota: A seconda dell’assortimento della valigia, i colori disponibili per le strade spossono essere
soggetti a variazioni.
Strade della progettualità e del punto della situazione-riorientamento. Per pianificare il futuro le carte dell’anno possono servire da carte del mese, settimana, giorno
oppure ora. In questo modo, dopo aver fatto il punto della situazione, viene agevolata la
progettualità e il riorientamento.
Pianificazioni di questo tipo o visioni tuttavia, possono essere fatte con qualsiasi delle carte.
Dove cominciano i ricordi? I ricordi sono molto rari prima del quarto anno di età. E’ necessario spiegare al cliente che al
dispiegamento della strada della vita devono concorrere anche informazioni derivanti da racconti di
genitori, nonni e così via. Nell’elaborazione è però poi necessario sottolineare quali ricordi sono
personali e quali invece derivano da racconti di terze persone.
Il verbale Alla fine del lavoro o in caso di lunga interruzione, il cliente deve stilare un verbale disegnando la
strada con i simboli e riportandone le corrispondenti descrizioni (carta dell’età, simboli, significato).
Può essere utile anche fotografare la strada, intera o in pezzi, con una macchina digitale.
In caso di un successivo riaffiorare di ricordi, questi devono essere riportati nel verbale e
contrassegnati come tali.
Guida all’uso delle strade
Da dove cominciare? Il cliente ordina secondo le sue preferenza le carte dell’età, che sono legate a ricordi. Può saltare da
un’età all’altra, quindi non è importante cominciare dal nero e terminare con l’ultima carta. E’
importante invece cominciare la spiegazione dal primo simbolo presente sulla strada e terminare
con l’ultimo.
Domande In caso di domande al cliente o al gruppo, evitare di chiedere „perché“. Meglio domandare „chi“,
„cosa“, „quando“, „dove“, „come“.
Le carte non occupate Particolare attenzione richiedono le carte non occupate, quando si suppone fondatamente che ci sia
invece possibilità di un ricordo. Potrebbe trattarsi di „buchi neri“ (rimozione, oblio, trauma...) che
può essere necessario chiarire nel corso del lavoro. Non si dovrebbe comunque coltivare
l’ambizione che debba necessariamente esserci dietro qualcosa. La fase della latenza è spesso
occupata da pochi simboli. Non di rado questo momento è caratterizzato da eventi rimossi, ma si
tratta anche di una fase dello sviluppo in cui non accade molto.
Mancano delle carte - Esempi Isa, 30 anni (Austria, 2000). Il suo 13esimo anno di vita rivolto verso l’interno (dunque non si
vede), Isa sembra non rendersene conto durante la posa dei simboli. Solo dopo alcune domande se
ne accorge da sola, si spaventa e riferisce dopo una lunga pausa, di un comportamento di suo padre
nei suoi confronti, irrispettoso dei suoi confini.
Marcel, 15 anni (Amburgo, 2005) completa o lascia vuoti i campi nel modo seguente. Nero: vuoto,
Giallo: smiley, Anno 1: bambolotto (la sorella maggiore), fulmine (il padre lascia la famiglia),
Anno 2: diavolo (il violento compagno della madre). Anni 3 e 4: mancano, sono rivolti verso
l’interno, dunque non si vedono. Marcel non se ne accorge durante la prima rielaborazione. Solo in
seguito ad alcune domande di altri clienti nota gli anni mancanti. La sua spiegazione non aveva
voluto vedere i ricordi dolorosi. In quel modo vuole rappresentare la violenza del compagno della
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madre su di lui e in parte anche su sua madre, e il non voler vedere che sua madre non l’ha protetto
da tutto questo.
La madre e il padre Tutti hanno una madre e un padre, indipendentemente dal fatto che li si conosca o meno. Se
mancano dei simboli per l’una o l’altra figura, è necessario domandare.
Che cosa manca? Durante la rielaborazione, notare che cosa manca e domandare. Dove sono, ad esempio, i simboli
per gli amici?
Le curve delle strade lunghe A seconda della grandezza della stanza in cui viene dispiegata la strada e/o oltre il suo perimetro,
vengono inserite delle curve. Quale simbolo viene posizionato sulla o sulle carte che compongono
la curva?
Se si ritiene che non si tratti di una coincidenza, è bene domandare.
Lo stesso vale quando la strada continua in un’altra stanza. Quali simboli sono posizionati sulle
carte di confine tra una stanza e l’altra?
Accostamento di simboli Una cliente mette un cuore nel gabinetto aperto. In questo modo rappresenta la fine di una
relazione.
I simboli in cerchio: di che cosa parlano? Occasionalmente può essere ragionevole posizionare più simboli in cerchio e domandare: di che
cosa parlano? Chi dice che cosa ed a chi? Che cosa viene taciuto? Quando tacciono? E così via.
Cambiamenti – Togliere e rimettere a posto Se il terapeuta o un partecipante del gruppo volessero cambiare qualcosa, devono chiedere
prevetivamente il permesso al cliente. Se il cliente acconsente, i simboli dovranno poi comunque
essere ricollocati al loro posto originario.
Un cliente posiziona un cavallo con cavaliere su un età. Vuole essere forte, l’eroe, ma è l’esatto
contrario. Cerca di esprimere al meglio la descrizione di questa fase. Gli chiedo se posso cambiare
qualcosa e lui acconsente. Sostituisco il cavaliere con il bambolotto. Questo gli permette di
riconoscere la situazione reale e di tendere l’arco in direzione opposta. Quindi egli cerca ancora di
fare il cavaliere, l’eroe, ma la realtà è l’esatto contrario.
Ricorrenze nella vita Significa rivedere la strada dopo ripetizioni di eventi, come separazioni, nuove relazioni, crisi e
simili. Il cliente è spesso inconsapevole delle reiterazioni. Nella strada della vita possono diventare
evidenti. E’ possibile che si ponga la questione, se il cliente voglia porre fine a questa ripetizione.
Questo può diventare il tema di altri lavori. Non di rado, durante il posizionamento dei simboli,
emergono anche le cause.
Ogni simbolo può assumere molti significati Anna, 16 anni, posiziona una padella in corrispondenza del suo 11esimo anno di età. Subito non ne
capisce la ragione. Poché sappiamo che ha molti fratelli, anche più giovani, assumiamo che voglia
rappresentare di aver cucinato per loro, di essersi presa cura di loro, che i ruoli si siano confusi, che
abbia talvolta fatto da madre.
Anna nega ma sostiene con fermezza che la padella è al suo posto. Alla fine le viene in mente.
Diventa irrequieta, poi molto sileziosa e infine dice: „Mio padre era spesso ubriaco. Mi metteva sul
fornello elettrico della cucina e mi diceva: se non ti fai scopare, ti brucio“.
L’ampiezza simbolica della padella va dall’accudire al distruggere.
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Il carro armato Un uomo russo di 52 anni si trova in un reparto di psichiatria forense ed ha posizionato un carro
armato sul campo giallo. A parte questo, non ci sono molti altri simboli sulla strada. Egli spiega il
carro armato: Questa è mia madre. Mi ha sempre travolto.
Il tempo passa velocemente Una cliente posiziona le carte da 31 a 39 anni in modo tale che si sovrappongano per metà circa.
Questo per lei significa che in questa fase della sua vita il tempo è passato molto velocemente.
La prima emozione La prima emozione. Qual è il primo simbolo ad occupare una carta? A quale emozione lo associo?
Il lavoro è più facile se fatto assieme alla stella delle emozioni.
Qual è il mio punto di vista preferito sulla mia vita? Gli occhi come telecamera. Il cliente si posiziona davanti alla strada e la percorre con lo sguardo,
come avesse una telecamera, dalla prima all’ultima carta. Successivamente ripete la stessa
operazione in senso inverso. Qual è il modo più agevole? Quale quello più difficile? Dove si
sofferma la telecamera? E così via.
La carta gialla – la nascita La strada della vita di Manfred L., 49 anni il 22.9.2007 (Amburgo).
Manfred L. spiega i simboli sulla carta gialla in questo modo: „Alla nascita sono entrato in questa
situazione. Dunque, la figura bianca e nera è la nonna materna, la macchina da cucire è la nonna
paterna, la mucca* è il simbolo per mia madre, la cassetta per gli attrezzi simboleggia mio padre e
la ragazza è mia sorella maggiore“.
* la madre che allatta
L’elastico di gomma come simbolo Daniela B, 28 anni il 29.9.2007 (Korntal, vicino a Stoccarda).
Sulla carta 28 si trova un solo simbolo, un banale elastico di gomma. La spiegazione: „Penso di
poter estendere i miei confini ora, senza rompermi“.
La strada delle variazioni della vita Dopo il crollo del muro di Berlino ho lavorato spesso con clienti con i quali ho usato le stesse carte
come carte dell’anno fino al cambio epocale, e come carte dal mese dopo il crollo del muro. In
questo modo la rottura è risultata loro più facile da rappresentare e da capire.
La biografia lavorativa Per esempio per l’orientamento professionale, lascelta lavorativa, la formazione e gli anni lavorativi
complessivi. Ogni anno viene descritto con il posizionamento dei simboli.
Mobbing A persone vittime di mobbing propongo il lavoro con la strada, per riconoscere da quanto tempo
duri questa situazione. Le vittime di mobbing fanno molta fatica a vedere il loro apporto in questo
tipo di situazioni. Se non sono in grado di riconoscerlo, secondo la mia esperienza, il cambiamento
sarà difficilmente possibile. Con l’utilizzo della strada della vita, può diventare presto evidente che
si tratta di un tema che ha radici nel passato. Per questo spesso esiste una nuova via di accesso per
intraprendere tentativi di risoluzione.
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Relazioni fondamentali, contatti, modelli Per diverse ragioni può avere un senso confrontarsi con relazioni, contatti, modelli. In questo caso
vengono attribuiti simboli a queste parole chiave e vengono rielaborati.
Immedesimarsi in un altro ruolo Se è il caso, è possibile assumere per esempio il ruolo del partner, del collega di lavoro o altri e
dispiegarne la strada della vita o una significativa parte di essa. Ciò può portare con sé correzioni di
opinione, permette di capire stati emozionali e molto altro.
Compleanno dalla cifra tonda Una collega racconta di suo padre che, per il 70esimo compleanno, ha dispiegato la sua strada della
vita, presentandola a lei e agli ospiti. Riferisce anche che è stata una circostanza commovente.
La vita intera Ripetutamente mi accade che, al termine del lavoro, i clienti dicano che per la prima volta hanno
osservato la loro vita nella sua interezza.
Esempio di elaborazione del conflitto con la strada dell’ora La strada può essere utilizzata per comprendere come si è originato il conflitto in cui si è coinvolti e
in quale modo si è coinvolti. In questa occasione emerge come non si tratti di una cosa univoca, ma
di come, invece, ognuno abbia contribuito a suo modo all’origine e alla mancata risoluzione del
conflitto. Durante il lavoro, condotto come descritto in seguito, diviene evidente chi, dove e come,
non avrebbe dovuto permettere la crescita del conflitto. Spesso questi momenti e correlazioni
inconsciamente (o volutamente) non vengono presi sul serio.
Una volta riconosciuto e imparato questo, è possibile imparare in modo sorprendentemente facile
altri modi di relazione. In questo caso non vengono utilizzate le parti bianche. La strada è suddivisa
in segmenti di 5 minuti ciascuno che compongono un totale di un’ora.
Esempio di utilizzo. Due persone che sono in conflitto e vogliono risolverlo siedono l’una di fronte
all’altra, ognuna da un lato della strada. Utilizzano contemporaneamente i simboli della valigia che
sono stati precedentemente rovesciati sul pavimento. Ognuno posiziona, senza che l’altro ne
conosca il significato, i simboli su tutti i campi da 5 minuti che egli ritiene possano rappresentare il
conflitto o l’origine del conflitto. Ognuno posiziona i propri simboli dalla propria parte della strada.
Possono parlare tra di loro solo nel caso in cui dovessero avere bisogno dello stesso simbolo,
trovando un accordo su chi dei due lo debba utilizzare.
Si lavora allo scadere del tempo dato, ad esempio 10 minuti.
La strada viene coperta di simboli, si comincia con il campo da 60 minuti, poi da 55 minuti, fino ad
arrivare ai 5 minuti. Al termine del posizionamento dei simboli, ognuno ne spiega il significato
all’altro. In questo caso si comincia dal campo da 5 minuti, poi da 10 minuti, e così via, fino alla
fine. In questa fase non ci devono essere né interruzioni né domande, il compito di ognuno è
„semplicemente“ ascoltare.
Al termine tutti i partecipanti al lavoro possono porre domande relative ai fatti. Nel caso sia
coivolto un gruppo osservante, viene richiesta l’espressione delle percezioni.
Infine deve essere osservato, sempre in relazione ai simboli, come è nato il conflitto, chi e quando
vi ha contribuito, dove avrebbe potuto essere evitato o gestito in modo differente.
I simboli e la loro attribuzione a persone, problemi, temi e situazioni
Genogrammi La ricostruzione della famiglia, rappresentata su un foglio di grandi dimensioni, viene completata
con i simboli. A ogni persona viene attribuito un simbolo (eccezionalmente fino a tre) che il cliente
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ritiene più appropriato. Il cliente deve spiegarlo al terapeuta e al gruppo, rielaborandone così il
significato.
Sociogrammi Le persone vengono rappresentate con i simboli.
Transfert e controtransfert Ad ogni persona partecipante, anche assente, viene attribuito un simbolo o più simboli se
concordato in precedenza. Questo lavoro può coinvolgere due persone (cliente e terapeuta, terapeuta
e cliente, cliente e cliente, etc...) o più persone ed eventualmente l’intero gruppo. Dopo
l’attribuzione viene data una breve spiegazione durante la quale non sono ammesse domande. Si
risponde con un simbolo. Il lavoro prende presto le sembianze di un gioco di scambi. Ogni cliente
deve annotare il simbolo che gli viene attribuito. A tempo scaduto, quando il lavoro è finito, ogni
partecipante può fare domande più precise.
Messaggio – Percorso - Meta
Proposito
Attraverso i simboli si scopre quali siano le difficoltà individuali nella trasmissione di un messaggio
o che cosa impedisca tale trasmissione. Il messaggio e la meta (una o più persone) sono
normalmente chiari a differenza del percorso che esso compie. Si osserva che messaggi criptati non
vengo capiti o decifrati e che questo porta a nuovi conflitti.
Materiali
A (mittente) vuole dire qualcosa a B (destinatario). Egli si serve a tal fine dei mezzi di trasporto di
seguito indicati, che egli ritiene più tipici per quella situazione.
Ostacoli:
Boscaglia, palude, buio, mancata conoscenza della strada, e così via... Questi ostacoli allungano il
percorso della trasmissione oppure fanno sì che A si arrenda.
Hanno lo stesso valore il semaforo, il parcometro, la segnaletica di deviazione, il segnale di stop, e
simili.
Il semaforo può essere facilmente spostato al centro nel corso di tentativo di risoluzione. In fase di
discussione, chiedere sempre in quale modo sarebbe possibile cambiarne il colore da rosso o giallo
o verde.
Proprietà: cieco, zoppo, muto, sordo.
Sensazioni: paura, rabbia, timore, depressione, solitudine, gioia, ansia, felicità, dispiacere, amore,
desiderio, potenza, invidia, panico, fobia, colpa, preoccupazione, orgoglio, vergogna, dolore,
nostalgia, tristezza, ira, collera, soddisfazione.
I mezzi di trasporto: macchinina, postino, piccione viaggiatore, bulldozer, zattera, bicicletta,
messaggio nella bottiglia, aereo, elicottero, locomotiva, uomo con catena e sasso, trottola, autobus,
carro con cavallo, cavallo, chiocciola, navi, telefono, telegramma, faro.
Ogni mezzo di trasporto ha caratteristiche precise (l’aereo è veloce, necessita di una grande pista di
atterraggio, A può volarci sopra; la nave può affondare, deve seguire la direzione della corrente, A
può farsi trasportare; il telegramma raggiunge velocemente il destinatario, ma A non deve
necessariamente trovarsi davanti a lui quando questo avviene, e così via...). Per questo percorso dal
mittente al destinatario vengono poi trovate situazioni (verbalmente) che il cliente ritiene essere
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ostacoli. Se per queste situazioni mancano i simboli, si può scriverle su foglietti da integrare nel
lavoro.
In più sono dispobili come destinatari due bamboline di pezza.
I clienti posizionano le loro isole in modo tale da rappresentare visivamente la loro situazione o il
tema stabilito. Persone (figure) e la nave possono essere incluse.
Le fasi
Il materiale viene spiegato e vengono presentate le possibilità di lavoro.
Durante il lavoro, il cliente dovrebbe comporre la sua rappresentazione senza l’influenza degli altri.
Analisi e interpretazione non fanno parte di questa fase: si scatenerebbe una reazione intellettiva
immediata, l’accesso alle emozioni e l’attività creativa si bloccherebbero.
Il cliente non deve parlare durante la creazione della rappresentazione. Conviene che il terapeuta
stesso non ne sia a conoscenza.
Il terapeuta spiega al cliente/i e al gruppo le fasi del lavoro e le regole:
� Il cliente/i posiziona i materiali entro un tempo concordato o dato. Egli sceglie i materiali
che, secondo lui, sono più adatti a rappresentare il suo tema. Dovrebbe farlo senza la
partecipazione del terapeuta o del gruppo.
� I tempi devono essere piuttosto stretti. 15 minuti sono di solito sufficienti per il
dispiegamento di una strada. Se il cliente insiste per avere ancora un po’ di tempo,
bisognerebbe rispettare comunque i 15 minuti concordando che, al termine, questo tempo
potrà essere ridiscusso aggiungendo eventualmente altri 5 minuti.
Dove siede il terapeuta?: Domando al cliente dove preferisce che io mi sieda, oppure mi siedo di
fronte o di fianco a lui. Chiedere anche in questo caso il suo permesso e non discutere la sua
risposta.
Spiegazione del terapeuta al cliente/i e al gruppo; spiegazione delle fasi del lavoro:
� Il cliente/i posiziona le isole entro un tempo concordato o dato in precedenza. Deve farlo
senza la partecipazione del terapeuta o del gruppo
� Il cliente/i spiega la rappresenzaione, tutti gli altri ascoltano e devono cercare di percepire il
cliente/i
� A questo punto è possibile porre domande riguardanti i fatti. Il terapeuta deve prestare
attenzione al fatto che si tratti effettivamente di domande relitive ai fatti e non di
interpretazioni, che sono in ogni caso escluse da questa fase.
� Il gruppo descrive le sue percezioni (mimica, gestualità, etc.). In questa fase è opportuno
lasciare molto tempo a disposizione di gruppi (e terapeuti) che non hanno familiarità con la
percezione. I clienti non prendono sul serio (o lo fanno in modo rudimentale) la propria
tensione e hanno bisogno che il gruppo faccia loro da specchio.
� Sulla base delle informazioni si elaborano domande e risposte: Cosa ci viene in mente? Le
domande sono possibili in questa fase ma sono da chiarire.
� Quali temi emergono durante questo lavoro? Questi vanno definiti insieme al cliente nel
modo più chiaro possibile. A partire da questo vengono stabiliti i passi successivi per
arrivare a una chiarificazione.
Ora la seduta può terminare. E’ importante a questo punto concordare chiaramente i passi della
seduta successiva.
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Esempio
Nella vita quotidiana del cliente emerge molto spesso una difficoltà nel far arrivare un messaggio
(tempo, luogo, tono, gesti, mimica). Il cliente che desidera fare chiarezza in questo o i clienti che
„intuiscono qualcosa“, portano questo tema in sede di terapia. Noi mettiamo in scena questa
situazione con i materiali, vediamo se si tratta di un comportamento tipico e valutiamo vie
alternative che rappresentiamo in un gioco di ruoli.
Trascorso un certo periodo di tempo, viene domandato al cliente se si sia comportato in modo
nuovo nella sua vita quotidiana. Di regola questo tipo di gioco viene ripetuto spesso, poiché questa
acquisizione avviene lentamente. Questo comportamento è tipicamente legato alla famiglia ed al
successivo contesto sociale (ad esempio la scena). Non dire qualcosa o dirlo in modo indiretto,
essere fraintesi e non collegare questo al proprio comportamento, rimane per lungo tempo parte
della quotidianità della maggiorparte dei clienti.
I retroscena del lavoro
Se il terapeuta possiede la conoscenza adatta, può lavorare efficacemente sul retroscena di
- Simbolo, sintomo (nevrotico)
e appello (Karl Bühler)
- Aspetto contenutistico e relazionale
- Metacomunicazione
- „E’impossibile non comunicare“ (tutti Paul Watzlawick)
- La relazione delle quattro orecchie, rivelazione del Se, appello, contenuto (Friedemann
Schulz von Thun)
A rappresentazione completata è facile stabilire il nesso tra esperienza – avvenimento – percezione.
Rappresentiamo la situazione con i materiali, osserviamo se si tratta di un comportamento tipico ed
elaboriamo vie alternative da mettere in scena nel gioco dei ruoli.
Trascorso un certo periodo di tempo, viene domandato al cliente se si sia comportato in modo
nuovo nella sua vita quotidiana. Di regola questo tipo di gioco viene ripetuto spesso, poiché questa
acquisizione avviene lentamente. Questo comportamento è tipicamente legato alla famiglia ed al
successivo contesto sociale (ad esempio la scena). Non dire qualcosa o dirlo in modo indiretto,
essere fraintesi e non collegare questo al proprio comportamento, rimane per lungo tempo parte
della quotidianità della maggiorparte dei clienti.
Si esplorano la percezione, la valutazione, l’emozione, l’azione per fare esperienza di come una
diversa valutazione possa portare al cambiamento.
A questo appartiene anche l’aspetto della prova di realtà e, ove ragionevole, il suo renderla visibile
rispetto alla precedente valutazione, alla precedente emozione, alla supposta valutazione.
Il fine è sempre la consapevolezza della realtà, il riconoscimento del proprio contributo al problema
e l’elaborazione di soluzioni.
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Spine, piume, oro, sabbia, merda, pietre, cotone nella valigia di legno
ovvero "Portare fuori le immagini interiori"
Il significato dei materiali
Le spine* stanno per le emozioni spiacevoli come paura, colpa, tristezza, etc., ma possono
rappresentare anche dolore, ferite e altro. Le piume simboleggiano emozioni piacevoli come la
felicità, l’amore e così via e stanno anche per esempio per sicurezza, calore, tenerezza.
L’oro: tutto ciò che ha valore o che desidero.
La sabbia viene usata per „ciò che sfugge tra le dita e non posso afferrare“, ma rappresenta anche un
sentiero, una spiaggia e simili.
Merda** parla da sé.
Le pietre rappresentano la durezza, la freddezza e altro, ma sono anche simbolo della protezione,
dei muri, della muraglia e così via...
Il cotone: nebbia, ciò che non posso toccare, capire. „C’è qualcosa, ma non posso vederlo né
sentirlo“ è una frase pronunciata durante un lavoro.
Attenzione! Il cotone come nebbia può essere anche utilizzato per simulare la frase qui sopra.
Dipende dal terapeuta, quanto egli sia in grado di andare a fondo nella fase interpretativa.
Questi significati vengono resi noti al cliente, ad altre spiegazioni bisogna rinunciare.
Il cliente può intendere i significati come estensioni di significato. Di regola la prende in questo
modo.
Il piano di lavoro
E’ preferibile lavorare sul pavimento o su un tavolo possibilmente basso. Come base viene
ultilizzato il numero necessario di fogli bianchi (formato A 4). In questo modo al temine i materiali
possono essere agevolmente riposti nei sacchetti di stoffa.
All’inizio i sacchetti di stoffa ben aperti sono posizionati uno accanto all’altro sul piano di lavoro. Il
loro ordine non è rilevante.
Bisogna prestare attenzione all’organizzazione del piano di lavoro (dei fogli). Se è presente una
grande zona bianca, non occupata da materiale, ricercarne il significato. Ricordarsi sempre che non
si tratta mai di coincidenze.
Lo svolgimento
Prima della rappresentazione deve essere esattamente dichiarato, con l’aiuto del terapeuta, il tema
da elaborare. La cosa migliore è formulare un titolo. Si deve decidere se lavorare con un limite di
tempo. Secondo esperienza è ragionevole concedere circa 20 minuti, ma in ultima analisi è lo
svolgimento a decretare quanto tempo sia davvero necessario.
Chi vuole fare questo lavoro per sé o senza un’assitenza terapeutica, segue esattamente la stessa
modalità.
Durante il lavoro, il cliente dovrebbe comporre la sua rappresentazione senza l’influenza degli altri.
Analisi e interpretazione non fanno parte di questa fase: si scatenerebbe una reazione intellettiva
immediata, l’accesso alle emozioni e l’attività creativa si bloccherebbero.
Il cliente non deve parlare durante la creazione della rappresentazione. Conviene che il terapeuta
stesso non ne sia a conoscenza. Quando il cliente ha terminato il suo lavoro di rappresentazione,
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deve annunciarlo chiaramente. A questo punto egli spiega il suo lavoro al terapeuta (e al gruppo).
Successivamente le percezioni dei partecipanti e/o del terapeuta vengono raccontate al cliente. Solo
a questo punto può cominciare la conversazione di gruppo, l’interpretazione e l’analisi. La
rappresentazione deve sempre rimanere al centro.
Se durante questo procedimento vengono apportate delle modifiche alla rappresentazione, questa
deve poi sempre ritornare al suo aspetto originario.
Il verbale
Prima di ogni interruzione o fine del lavoro, viene stilato un verbale della rappresentazione. Il
cliente disegna la rappresentazione, riportando i singoli materiali e il loro sinificato, oppure questo
può essere annotato successivamente su una foto scattata al momento.
Il materiale nel lavoro di gruppo
Nel senso descritto anche due, tre persone o un gruppo possono rappresentare ed elaborare un tema
concordato.
Genogramma e strade
Se è disponibile uno schizzo abbastanza grande del genogramma, è possibile attribuire i materiali
corrispondenti a ogni persona rappresentata.
* Pezzi di rosa, mora o filo spinato di circa 5 cm. Le more devono essere sostituite perché si
seccano.
** Lettiera biologica per gatti
Isole di emozioni, proprietà
Il materiale
Un pezzo di stoffa di jeans di circa 150 x 150 cm rappresenta la superficie dell’acqua. 22 pezzetti di
legno compensato compongono le isole. Le isole a disposizione sono:
paura, rabbia, ansia, depressione, solitudine, gioia, timore, serenità, felicità, tristezza, amore,
desiderio, potenza, invidia, colpa, preoccupazione, orgoglio, vergogna, dolore, nostalgia, dolore, ira.
Il retro è rivestito di ardesia nera e può essere utilizzato per i sentimenti o per il lavoro con proprietà
e scopi di vita, utilizzando gessi per scrivervi.
In alcune versioni il legno è rivestito di verde su entrambe le facce. Anche in questo caso è possibile
scrivere con del gesso sulla faccia libera.
A questo si aggiunge una barchetta a vela in legno, 10 pedine di colore neutro, gessi e una boa con
un lato giallo ed uno nero. Il lato giallo rappresenta i sentimenti piacevoli, quello nero quelli
spiacevoli. Le pedine vengono utilizzate per le persone. La barchetta fa da trasporto.
Le modalità di lavoro
I clienti posizionano le isole in modo tale da rappresentare visivamente, nel modo che ritengono più
opportuno, un tema stabilito. Le persone (figure) e la barchetta possono farne parte.
Le fasi
Il materiale viene spiegato e vengono presentate le possibilità di lavoro.
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Durante il lavoro, il cliente dovrebbe comporre la sua rappresentazione senza l’influenza degli altri.
Analisi e interpretazione non fanno parte di questa fase: si scatenerebbe una reazione intellettiva
immediata, l’accesso alle emozioni e l’attività creativa si bloccherebbero.
Il cliente non deve parlare durante la creazione della rappresentazione. Conviene che il terapeuta
stesso non ne sia a conoscenza.
Il terapeuta spiega al cliente/i e al gruppo le fasi del lavoro e le regole:
� Il cliente/i posiziona le isole entro un tempo concordato o dato. Dovrebbe farlo senza la
partecipazione del terapeuta o del gruppo
� I tempi devono essere piuttosto stretti. 15 minuti sono di solito sufficienti per il
dispiegamento di una strada. Se il cliente insiste per avere ancora un po’di tempo,
bisognerebbe rispettare i 15 minuti concordando che, al termine, questo tempo potrà essere
ridiscusso aggiungendo eventualmente altri 5 minuti
Dove siede il terapeuta?: Domando al cliente dove preferisce che io mi sieda oppure mi siedo di
fronte o di fianco a lui. Chiedere anche in questo caso il suo permesso e non discutere la sua
risposta.
Spiegazione del terapeuta al cliente/i e al gruppo; spiegazione delle fasi del lavoro:
� Il cliente/i posiziona le isole entro un tempo concordato o dato in precedenza. Deve farlo
senza la partecipazione del terapeuta o del gruppo
� Il cliente/i spiega la rappresenzaione, tutti gli altri ascoltano e devono cercare di percepire il
cliente/i
� A questo punto è possibile porre domande riguardanti i fatti. Il terapeuta deve prestare
attenzione al fatto che si tratti effettivamente di domande relitive ai fatti e non di
interpretazioni, che sono in ogni caso escluse da questa fase
� Il gruppo descrive le sue percezioni (mimica, gestualità, etc.). In questa fase è opportuno
lasciare molto tempo a disposizione di gruppi (e terapeuti) che non hanno familiarità con la
percezione. I clienti non prendono sul serio (o lo fanno in modo rudimentale) la propria
tensione e hanno bisogno che il gruppo faccia loro da specchio
� Sulla base delle informazioni si elaborano domande e risposte: Cosa ci viene in mente? Le
domande sono possibili in questa fase ma sono da chiarire
� Quali temi emergono durante questo lavoro? Questi vanno definiti insieme al cliente nel
modo più chiaro possibile. A partire da qui vengono stabiliti i passi successivi per arrivare a
una chiarificazione
Ora la seduta può terminare. E’ importante a questo punto concordare chiaramente i passi della
seduta successiva.
Fare chiarezza nella confusione delle emozioni
Un esempio
Intenzione: Parlare di emozioni è uno dei temi più delicati all’inizio della terapia. Che cosa suscita
in me quali emozioni? Quali emozioni sucito io negli altri? Mi apro alle emozioni? Quando
respingo le emozioni? Quale ruolo hanno/hanno avuto le emozioni nella mia famiglia? Come vivo
le emozioni? Queste e una serie di altre domande diventano il tema.
Esprimere questo verbalmente è da tempo impossibile per il cliente.
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Tratto da un verbale
Julia (14 anni, da quattro mesi in terapia) e Sven (20 anni, da cinque mesi in terapia) hanno una
relazione caratterizzata da una serie di conflitti. Per entrambi lo stato attuale della relazione è il
tema della seduta.
Alla mia domanda su quale sia esattamente il suo tema, Julia risponde: „Non riesco più a capire.
Non so più che cosa provo. Sono confusa. Possiamo lavorare con le isole di emozioni?“. Alla sua
domanda rispondo affermativamente ma voglio prima sentire che cosa ha da dire Sven riguardo a
questa situazione, se anche lui vuole lavorare con lo stesso materiale e se vogliono farlo insieme.
Sven è di opinione simile a Julia.
A questo punto ci accordiamo sulla seguente procedura. Ognuno sceglie le isole che ritiene abbiano
un ruolo importante nel momento attuale. Julia sceglie le seguenti isole: timori, paura, dolore,
preoccupazione, dolore e amore. Sven si decide per le isole solitudine, felicità, colpa, nostalgia,
gioia e orgoglio. Poi parliamo di ogni emozione e cerchiamo di scoprire eventuali nessi. In questa
fase è presente già molta meno confusione. Diviene evidente che non tutto ciò che viene spostato
sulla relazione ha direttamente a che fare con essa.
Continuiamo il lavoro in questo modo, facendo le giuste ditinzioni. E lavoriamo ancora.
Infine parliamo ancora una volta delle isole utilizzando il nuovo punto di vista. Nel fare questo Julia
e Sven stanno così davanti ad uno specchio che possono guardare. Ognuno racconta all’altro il
significato delle isole di emozioni dal proprio punto di vista attuale. In questo modo i nessi
diventano ancora più evidenti.
Continuiamo. Julia e Sven hanno il compito di assegnare le emozioni spiacevoli al lato nero della
boa e quelle piacevoli al lato giallo. Ciò che a prima vista andrebbe sul lato giallo (ad es. amore,
felicità) non può essere attribuito ad esso e viene collocato nel mezzo. Domando: „Cosa facciamo
con le isole nel mezzo?“ Julia risponde: „ Non lo so, pensavo fosse semplice.“
Domando: „Rimaniamo sull’amore. E’ desiderio o realtà?“. Julia: „Più desiderio che realtà“.
Domando: „ Quindi a quale lato appartiene quest’isola?“. Julia: „Al lato nero“. E così via. In questo
modo le isole che sono nel mezzo e quelle già attribuite vengono riconsiderate. Alla fine entrambi
pensano che le isole siano collocate nel modo giusto. Separatamente, contiamo le isole su entrambi i
lati. Sia Julia che Sven hanno collocato sul lato nero un maggior numero di isole rispetto al lato
giallo. Questa situazione costituisce un nuovo tema terapeutico.
Suggerimenti
• Una partecipante posiziona la stoffa blu in modo tale che siano presenti delle onde
• Una domanda quando viene usata la barca: da dove soffia il vento?
• Scoprire: quali isole hanno delle risorse?
• Non perdere di vista: dove sono i campi di battaglia laterali che ci deviano l‘attenzione nella
rappresentazione?
• Quando viene utilizzata l’altra faccia, cosa c’è sul retro?
• Il cotone viene usato occasionalmente per rappresentare un iceberg e sta per il pericolo.
Attenzione! Quello che vedo è la punta dell’iceberg.
• Stimolare il cambio di posto nel gruppo e/o nel cliente. Per esempio che ognuno si sieda in
un posto completamente diverso. Questo dà una nuova prospettiva, un nuovo punto di vista,
una nuova percezione.
La boa: alla fine vengono distribuite le emozioni utilizzate. Le emozioni spiacevoli vengono
posizionate sul lato nero della boa, quelle piacevoli sul lato giusto. A questo punto si immagina una
bilancia e come sono distribuite le emozioni. Ogni emozione deve essere riconsiderata ancora una
volta, per stabilire se debba rimanere al suo posto o cambiare lato. Ad esempio: l’amore si trova sul
lato giallo (emozioni piacevoli), in un secondo passaggio sul lato nero (emozioni spiacevoli). Si
tratta dell’amore desiderato, non di quello disponibile.
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Il verbale (fotografare con la macchina digitale)
Prima che il lavoro sia temporaneamente interrotto o concluso, viene stilato un verbale. Il cliente
riproduce la rappresentazione in un disegno, annotando la descrizione dei singoli materiali e del
loro significato, oppure la fotografa, aggiungendo successivamente il significato dei materiali.
Nell’uso dei materiali in proprietà e mete si procede in modo simile. A tale scopo viene utilizzato
il retro delle isole (i gessi).
La stella delle emozioni
Origine e scopo
Sentimenti ed emozioni sono il punto centrale ed allo stesso tempo una base per malintesi in tutti gli
incontri terapeutici.
Spesso manca un linguaggio comune. Utilizzo la stella delle emozioni frequentemente nel mio
lavoro per sincerarmi in quale situazione emozionale si trovi il cliente.
Inizialmente il cliente cerca spesso di evitare anche solo di nominare la parola emozione. A questo
segue frequentemente una fase di confusione delle emozioni.
Al malinteso si arriva in particolare quando pensieri, valutazioni (ad es. solitudine, insicurezza),
sensazioni corporee (ad es. pressione, stanchezza) o reazioni fisiologiche (ad es. arrossire, tremare)
vengono descritti come emozioni.
Sulla scorta di molti incontri terapeutici è nata una stella su cui sono rappresentate dieci emozioni.
In questo modo non viene pretesa una definizione definitiva.
Esperienze:
• Viene reso possibile in modo sorprendentemente veloce un linguaggio comune
• La stella delle emozioni è adatta a lavori di gruppo e individuali
• Il suo utilizo non ha vincoli di età
La prima stella delle emozioni è nata durante il lavoro con bambini e giovani tossicodipendenti nel
Come In (Amburgo). In questa clinica specializzata la degenza è di due anni.
Aspetto e scopo
Su un cerchio di legno (40 cm di diametro) è stata incollata una stella con dieci punte di colori
diversi. Sopra si leggono i seguenti concetti:
Paura – rabbia – depressione – tranquillità – felicità – amore – vergogna – colpa – tristezza - ira
Per alcune emozioni è a disposizione una suddivisione e una breve introduzione al lavoro,
posizionata accanto alla punta corrispondente.
Per esempio nel caso della paura: (preoccupazione > timore > panico > fobia) „Della paura?
Dell’attacco? Della confusione?“
Le emozioni hanno un ordine alfabetico. Questo viene spiegato anche al cliente. Vengono
esaminate le emozioni partendo dalla lettera A, mentre la stella viene girata in modo tale che la
punta corrispondente sia rivolta verso il cliente. Va da sè che il terapeuta/consulente formula delle
domande, altrimenti il cliente interpreterebbe le emozioni scelte dal terapeuta come importanti e
quelle non domandate come meno importanti.
In questo modo viene anche sottolineata l’esperienza del cliente che di norma un tema stimola più
di un’emozione.
Al centro della stella si trovano i concetti paese della Cuccagna e Inferno con una breve
descrizione.
Scopo: Non raramente i clienti tendono a „dover“ toccare il cielo o toccare il fondo. Che la vita
scorra in una via di mezzo non viene considerato.
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Questo giustifica la decisione per il paese della Cuccagna o per l’Inferno, che vengono utilizzati per
non dover cambiare nulla.
La scoperta della via di mezzo: in mezzo si trova un buco di 8 mm. A seconda delle necessità, può
essere ritagliato un disco, che viene posizionato su un cerchio di legno di 7 mm (non incluso) e che
copre il testo dato. Colleghi e colleghe hanno richiesto questa possibilità, in modo da poter
occasionalmente utilizzare un altro, personale testo. Questa possibilità è prevista nelle stelle di
emozioni commercializzate da gennaio 2009.
L’utilizzo
1. La stella può venire in aiuto tutte le volte che si notano malintesi, elementi poco chiari,
confusione. Queste situazioni si presentano soprattutto quando pensieri, valutazioni, sensazioni
corporee e reazioni fisiologiche vengono descritte come emozioni. Qui è necessario innanzitutto
fare chiarezza. La stella viene utilizzata allora finché non viene trovato un linguaggio comune.
2. Con l’aiuto della stella delle emozioni questo è possibile in modo sorprendentemente rapido. Lo
scopo è sempre dire e distinguere tra:
Provo...
Penso...
Ho la sensazione...
Valuto...
3. Questo non vale solamente per l’inizio del lavoro terapeutico. La situazione, come descritta
sopra, si ripresenterà, periodicamente, all’ordine del giorno.
4. La confusione delle emozioni: Spesso nascono delle difficoltà, quando le emozioni vengono
„scambiate“.
Così spesso si parla di ira, quando si vuole dire rabbia, oppure di colpa, quando si vuole dire
vergogna.
Se manca la pazienza per un chiarimento in questa fase di lavoro, il terapeuta e il cliente si
troveranno presto sulla strada sbagliata.
A questo contribuiscono anche i malintesi che sorgono nella diversa definizione di pensieri,
valutazioni, sensazioni corporee, reazioni fisiologiche ed emozioni.
5. Le suddivisioni e indicazioni di lavoro relative alle singole emozioni devono essere utilizzate per
ulteriori differenziazioni.
Un esempio per rabbia e paura:
Nel caso della rabbia è necessario chiarire se si tratti di „rabbia verso se stessi“ o „rabbia verso
altri“. L’esperienza insegna che spesso viene dichiarata „rabbia verso altri“, quando si tratta di
„rabbia verso se stessi“.
L’emozione paura ha sempre a che fare con la fantasia di ciò che potrebbe essere. E’utile chiarire se
si tratti di paura della perdita, dell’attacco o della confusione. Solo una volta chiarito questo, è
possibile lavorare sul concreto.
Le nove linee del testo depressione vengono raramente lette con così tanta attenzione o completezza
dal cliente da trovare o percepire l’errore (linee 7 e 8). Il contenuto dell'ultima riga "per es. leggere
questo lungo testo" viene confermato in questo caso.
6. I caso di forti resistenze si può lavorare con i concetti paese della Cuccagna e Inferno, e le
annesse definizioni. L’adesione all’una o all’altra posizione garantisce la possibilità di non volere o
di non dovere cambiare nulla. Anche se non deve esserci necessariamente questo alla base della
resistenza.
7. La combinazione con „Spine, piume, oro, sabbia, merda, pietre, cotone“. In fasi particolarmente
difficoltose è utile ai fini di un chiarimento che il cliente attribuisca i materiali sopra nominati alle
singole punte della stella (emozioni), finché non trova la combinazione per lui giusta.
8. Si vedano anche i materiali terapeutici „Isole di emozioni, proprietà, mete di vita“
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Nota. La prima edizione era uscita con un errore inserito nel testo relativo alla stella della
depressione. Ora è stato eliminato. La ragione per questo è che il passo di lavoro collegato era
difficile da trasmettere per alcuni colleghi. Il passo provocatorio „le persone depresse sono pigre“
non perde per questo la sua legittimità di utilizzo.
Il triangolo relazionale ovvero „Qual è il mio posto“?
Sistemi familiari chiusi
Molti clienti hanno sperimentato fin dall’infanzia come, in situazioni di conflitto, essi stessi e altri
membri della famiglia (anche oltre i confini della famiglia d’origine) siano stati esclusi, usati come
palliativo o tirati dentro coalizioni perverse. Gli interessati siedono tra due sedie. Hanno fatto
proprio il modo di gestire il conflitto che hanno imparato in famiglia e si comportano di
conseguenza. Questo significa:
- Fuga da tentativi di risoluzione adeguati
- Vita carattterizzata da frequenti violazioni dei confini e abusi*
- Altalena di emozioni tra le persone amate
- "Qualsiasi decisione io prenda è sbagliata"
Poiché queste coalizioni sono diventate ovvie, quotidiane, non vengono smascherate ma rivissute in
prima persona nelle nuove relazioni.
Similmente accade in queste famiglie (o gruppi) che il potere venga utilizzato in modo paradossale,
dove i ruoi „salvatore, vittima, persecutore“ vengono interpretati (secondo Karpman) in un triangolo
drammatico (vedi proposte terapeutiche del triangolo drammatico).
Con gli accessori giusti, le situazioni vissute possono essere rese visibili sul nostro piano di lavoro.
Entrambi i modi di azione trovano anche applicazione nei successivi rapporti sociali (scuola, lavoro,
tempo libero).
L’aspetto
Il triangolo relazionale: Su una tavola di legno si trova un grande triangolo. Al triangolo relazionale
appartengono sette figure (adulte maschili e femminili, bambini e un lattante).
Inoltre ci sono un muro come simbolo di esclusione, un simbolo per il conflitto (il fulmine) e una
freccia a due punte per le relazioni.
Tecnica e utilizzo terapeutico. Il cliente rappresenta le situazioni vissute, cominciando dalle persone
coinvolte. In seguito posiziona i simboli.
"Fulmine": Il cliente posiziona il fulmine e descrive il conflitto e il comportamento delle persone
coinvolte. Quale ruolo è stato ad esempio attribuito al bambino?
Muro: Successivamente viene posizionato il muro. Quale genitore ha costruito il muro tra il
bambino e l’altro genitore? Il cliente posiziona il muro nel posto corrispondente. Come si comporta
la persona esclusa?
Freccia: Ora il cliente posiziona la freccia tra le persone. Quali persone stringono una reciproca
coalizione?
Come si è manifestato questo esattamente e nella pratica?
Chi ha fatto che cosa? Chi ha detto che cosa?
Spesso è difficile per il cliente rappresentare senza paura un esempio tratto dalla propria storia. Per
questo è ragionevole in questa situazione scegliere uno o più esempi del più lontano passato.
Se queste situazioni vengono seguite e capite con l’aiuto del materiale terapeutico, allora è facile
riprodurle nel gioco dei ruoli. Accanto a questa comprensione è tuttavia decisivo che diventi
evidente l’origine di questo comportamento. A questo scopo via via devono essere trovate
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esperienze dell’infanzia, devono essere rielaborate come descritto e confrontate con il
comportamento nel presente.
E’ possibile osservare come, con l’avanzare dell’età del cliente, a seconda delle situazioni vengano
dominati tutti i ruoli del triangolo. Questi sono:
- Il potente
- L’abusato*
- L’escluso
Di norma esistono due punti di partenza del lavoro:
- Il cliente si comporta nel presente nel modo corrispondente e il suo comportamento gli
diviene evidente grazie al triangolo relazionale
- Il cliente vuole capire il comportamento dei genitori. Lo capisce grazie al lavoro con il
triangolo relazionale e può riconoscere il proprio ruolo nel sistema
Un esempio dalla pratica terapeutica
Un uomo viene descritto dalla moglie come un debole. L’uomo mette in scena un litigio, in cui
rimprovera alla moglie la sofferenza del figlio di due anni durante la lite. Così per il momento la
moglie batte la ritirata. L’uomo sfrutta questo momento esatto per stringere con il bambino una
coalizione contro la madre. Non dorme più nel letto con sua moglie ma con suo figlio.
La moglie vuole riconquistare entrambi. Questo è possibile in questo sistema solo se si sottomette.
Il bambino gode certamente delle attenzioni del padre ma subisce allo stesso tempo un abuso,
poiché è semplicemente il mezzo per un fine. E’ possibile ottenere attenzioni in questo sistema, solo
se si esclude la madre. Quando l’uomo non è più soddisfatto delle cure per il bambino, deve
respingerlo, per riavere le attenzioni della moglie.
E’ una spirale senza fine, se ci si immagina come la storia possa andare avanti.
Così il bambino dovrà fare una messa in scena per diventare il potente e ottenere attenzioni. Questo
sarà possibile, secondo il sistema imparato, solo se divide i genitori.
E così via.
Una barzelletta
Risoluzione di un sistema chiuso: „Sera dopo sera stiamo seduti davanti alla televisone, non si
cambia mai“, dice la moglie al marito. E lui: „Hai ragione. Scambiamoci di posto“.
* Abuso, abusato/a: non si intende qui soprattutto o solamente un abuso di tipo sessuale.
Il triangolo drammatico salvatore · vittima · persecutore
Gli accessori
Del piano di lavoro fanno parte dette figure (adulte maschili e femminili, bambini e un lattante).
Tre simboli per ognuna delle seguenti risorse:
Cuore: Amore
↓ Corona: Potere (Status)
↓ Mano: Servizio
↓ Libro: Informazione
↓ Moneta: Soldi
↓ Supermercato: Beni materiali
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La freccia indicano quale risorsa è maggiormente legata alle persone e quale meno (l’amore nella
misura maggiore, i beni materiali nella misura minore).
I ruoli
I pezzi di legno con le scritte vittima, salvatore, persecutore vengono infilati nelle parti
contrassegnate della tavola.
Similmente al triangolo relazionale (si vedano le indicazioni terapeutiche del triangolo relazionale),
vengono portati in scena gli avvenimenti reali di un sistema familiare chiuso. Gli avvenimenti sono
semplici, quasi scontati, se riscoperti attraverso i ruoli. Essi hanno un effetto disorientante, finché
non si iresce a seguire la loro logica.
Tutti hanno in comune che la famiglia vive secondo le regole del sistema, che nessun membro può
rompere queste regole. I cambiamenti sono perseguibili solo con uno scambio di ruoli,
un’esperienza che sia dinamica. Il fine, ovvero raggiungere un equilibrio, rimane inalterato.
Non riescono a comportarsi in modo costruttivo.
Non sono in grado di soddisfare il loro bisogno di cambiamento e crescita (di norma, senza un
aiuto, non sono neanche capaci di riconoscerlo o chiamarlo con il suo nome).
Quanto più impotente o nullatenente si sente un partecipante, tanto minore sarà la paura da una
parte e tanto maggiore sarà il suo desiderio di potere e possesso (status e amore) dall’altra.
Se questo intervento (il lavoro con il triangolo drammatico sul piano di lavoro) rielabora esempi
tratti dalla realtà, verrà fatta luce nel buio in modo sorprendentemente rapido.
Che cosa viene al salvatore (il ruolo è spesso femminile) dal suo ruolo?
Il salvatore è „conciliatore“, „medico di famiglia“, è altruista, generoso.
- aiuta gli altri a suo scapito. Perché?
- L’azione di salvataggio può ferire il salvatore e il salvato (la vittima)
- Il salvatore vuole mettersi in una posizione di superiorità e, a tal fine, ha bisogno di una vittima in
posizione di inferiorità
- Il salvatore deve manovrare la persona in posizione di inferiorità, o questa deve trovarsi dal
proprio punto di vista in tale posizione
- Perché è possibile che la vittima voglia rimanere nel suo ruolo e non voglia essere salvata?
- La vittima finge di voler essere salvata, in modo da ottenere attenzione e cure dal salvatore?
Conclusione: Il salvatore riceve amore dalla vittima, che a sua volta se ne priva.
Che cosa viene al persecutore (il ruolo è spesso maschile) dal suo ruolo?
Il persecutore è „distruttore“, „tormentatore“, „giudice familiare“. Egli esercita la carica di giudice
e determina ciò che è giusto/sbagliato, buono/cattivo, appropriato/inappropriato e così via.
- Egli stabilisce da questo ruolo le punizioni per compartamenti sbagliati, cattivi, inappropriati.
- Il tipo „tormentatore“ . Come giudice ha bisogno di controllo. Spesso giustifica le sue azioni che
sono certamente giuste, buone, appropriate.
Il ruolo del persecutore è spesso il risultato di un fallimento del ruolo del salvatore. Quando il
salvatore fallisce l’azione di salvataggio, egli prova rabbia, paura, è deluso e divene persecutore.
Pensieri e domande: „ Perché non ti lasci salvare? Sei debole. Ti appropri del mio status, che io
posso ottenere o migliorare solo attraverso di te. Come puoi arrivare a prenderti questo potere?“
Se la vittima viene salvata dal salvatore, questa sperimenta la sua posizione di impotenza. Nella
vittima si genera rabbia e questa assume la posizione di persecutore nei confronti del salvatore.
Conclusione: Il persecutore riceve lo status dalla vittima, che a sua volta se ne priva.
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Che cosa viene alla vittima dal suo ruolo?
La vittima è „capro espiatorio“, „salvatore del sistema“.
- La vittima e il salvatore o il persecutore stanno sempre sulla stessa barca. Questo però non viene
detto apertamente dai partecipanti.
La vittima (ad es. un bambino) è relativamente impotente (ad es. in famiglia). Il ruolo della vittima
può essere comodo. Le decisioni vengono lasciate agli altri, non devono essere assunte
responsabilità.
- Nell’impotenza si nasconde il potere. La vittima è colui che può manipolare al meglio il sistema e
trarne profitto.
- In questo percorso egli può guadagnare così tanto potere da cambiare il suo ruolo in quello di
persecutore.
- Il potere trova il suo fondamento anche nel ruolo vittima-capro espiatorio, in quanto questo ruolo è
necessario alla protezione, alla sopravvivenza e al mantenimento del sistema patologico familiare.
Conclusione: La vittima si priva di amore e status, in questo modo riceve a sua volta amore e status
dal persecutore e dal salvatore.
Esempio di lavoro con amore e potere
Lo scopo è uscire da un sistema chiuso. A questo fine è necessario che il sistema venga compreso.
Amore e potre non si moltiplicano in questo caso. Le risorse vengono solamente scambiate.
Si sceglie con il cliente un esempio reale e si lascia che egli lo rappresenti sul piano di lavoro. Il
salvatore, il persecutore e la vittima hanno un cuore e una corona ciascuno.
Questo esempio serve per sperimentare che entrambe le risorse non si moltiplicano, ma possono
solo essere scambiate. In questo modo diviene anche evidente che, in seguito a più operazioni di
scambio, viene sempre raggiunto un equilibrio ma nesuna soluzione. Il gioco ricomincia da capo.
Il salvatore (DONNA) vuole salvare la vittima (BAMBINO). Entrambi vogliono qualcosa in
cambio. Il salvatore offre il suo cuore (amore). La vittima scambia il cuore con la corona (potere).
Nessuno dei due è appagato, a ognuno manca qualcosa. Si aggiunge il persecutore (UOMO). Egli
offrirà al salvatore un cuore (amore), per ottenere una corona (potere). Che cosa farà la vittima?
Pretenderà potere, che otterrà presumibilmente in questa fase solo dal persecutore. Egli entrerà in
relazione con il persecutore con i modi appropriati, per scambiare una corona con un cuore.
L’equilibrio prorio della famiglia è ricostituito, ma una soluzione costruttiva non è stata trovata.
Ricominceranno da capo e finiranno nuovamente come descritto.
Quando la situazione è sufficientemente chiara al cliente, è possibile cominciare il lavoro su come
si può uscire da questo sistema.
Esempio di lavoro con altri o tutti i simboli
Per comprendere le possibilità di uscire dal sistema, vengono utilizzati ulteriori simboli per amore e
potere (si vedano accessori/risorse). Infine è possibile qui esercitarsi sulle possibilità di uscita,
anche solo in linea teorica. Nel caso esemplificato della vittima questo significa abbandonare il
proprio ruolo e trovarne un altro, che non sia né quello del salvatore né quello del persecutore
(rinunciare allo scambio di ruoli).
In definitiva, questo significa cominciare una nuova fase nel lavoro che, comprensibilmente, ha
bisogno di nuovi interventi, richiede solitamente molto tempo, una discussione con persone
reali. Il più grande blocco è qui la paura di perdere le persone appartenenti al sistema.
Nota: Lo scambio mantiene il sistema e lo distugge. La moltiplicazione delle risorse serve al
procedimento, al cambiamento ed è costruttiva.
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Passare il testimone "Tocca a me... "
Le regole e l’aspetto
Passare il testimone „Tocca a me...“ ha una forza ordinante, meditativa e suggestiva.
Il testimone ha i suoi precursori. Secondo un’usanza indiana, il „Talking Stick“ dona forza e
autorità. Nel romanzo di W. Goldings „Il Signore delle Mosche“ una conchiglia ha un compito
simile. Intorno al 1800 si usava nella Germania, nella parte del nord, nelle corporazioni dei vari
mestieri, per esempio dei sarti, un bastone di legno durante le riunioni che era il simbolo di potere
per chi doveva creare ordine nelle riunioni, chiamto „legno: a chi tocca?“ (Schaffensstab). Nel
simbolismo induista riunisce tre realtà „controllo del pensiero, della parola e dell’azione“.
Il patto è semplice e chiaro. Chi ha il bastone in mano, parla. Fatta la richiesta, il testimone passa a
un membro del gruppo a scelta oppure a colui che lo chiede. Alla base vale che solo chi non ha
ancora tenuto in mano il testimone può averlo.
In ogni gruppo troviamo il potente, quello che parla molto, quello che si esprime bene, le „vecchie
volpi“. Tutti questi si sanno imporre, prendono parola. Il timido, il nuovo, quello che si adegua,
spesso non arrivano a prendere parola anche se hanno una domanda. Con l’impiego del testimone
anch’essi parleranno.
Ogni testimone è unico.
A seconda della realizzazione, il testimone è lungo circa 60 cm e ha un diametro compreso tra 2 e 4
cm. Sull’estremità si trova un ornamento di piume. Le piume sono leggere, ricordano il volo di un
uccello, sono come una seconda pelle e attirano l’attenzione.
Su un testimone sono incisi o intagliati dei motivi, un altro è lavorato con ingranaggi o penne, un
altro ancora è trafitto o ricoperto. La punta delle piume fissate sul legno è avvolta con della lana
colorata.
Esempi di utilizzo
In gruppo:
Indipendentemente dal gruppo o dai problemi trattati, l’utilizzo del testimone aiuta a mantenere la
bilancia in equilibrio, senza frenare dinamicità e interazione.
In due o in tre:
L’utilizzo del bastone è altamente utile anche in caso di difficoltà con piccoli gruppi, sottolineando
la parità dei diritti.
Persone che parlano troppo:
Chi ha il bastone in mano, può naturalmente anche abusarne, facendo un discorso lungo. In questo
senso è possibile concordare che quando il 50 % dei bastoncini si trova nel mezzo, chi parla deve
terminare subito il suo compito.
Richieste di parola: queste vengono segnalate come da consuetudine alzando la mano oppure, chi
vuole essere il prossimo a tenere il bastone, può mettere un bastoncino davanti a sé.
I testimoni trafitti:
Una nuova cliente non è pronta a parlare nonostante l’aiuto del bastone. Accetta l’invito a scrivere
la sua domanda su un foglietto e ad infilarlo, arrotolato, dentro uno dei buchi presenti nel bastone.
La curiosità nel gruppo cresce vistosamente. Ognuno vuole sapere che cosa ha scritto la cliente. Lei
si lascia andare all’interesse del gruppo e legge il contenuto del biglietto ad alta voce.
Meditazione, riflessione, concentrazione:
Tenere con una o due mani il testimone, in una posizione comoda (seduti o sdraiati). Fissando lo
sguardo sul bastone o su un particolare, tutto quello che c’è intorno perde importanza, esce sempre
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più dal campo visivo. Respirare regolarmente e, quando si è stanchi di osservare, chiudere gli occhi.
Il bastone viene tenuto in mano fino al „ritorno“.
Disturbi:
Se precentemente concordato, un bastoncino di legno nel mezzo può essere interpretato come
segnalazione di un disturbo. Chi richiede la parola in questo modo ottiene il testimone per chiarire il
disturbo.
Chiunque utilizzi il testimone „Tocca a me...“, farà presto esperienza del fatto che da situazioni
nuove, vengono idee e soluzioni nuove.
WWoorrkksshhooppss
IIll llaavvoorroo ccoonn ii ssiimmbboollii ccoommee mmeettooddoo ddii iinntteerrvveennttoo iinn tteerraappiiaa,, ccoonnssuulleennzzaa ee ssuuppeerrvviissiioonnee
I simboli della speranza ovvero E’ già tutto qui. Devi solo trovarlo.
WWiillffrriieedd SScchhnneeiiddeerr
SSoolliittaammeennttee aadd aapprriillee aadd AAmmbbuurrggoo ee aadd OOttttoobbrree iinn KKoorrnnttaall bbeeii SSttuuttttggaarrtt ssii ttiieennee uunn wwoorrkksshhoopp
ddii ttrree ggiioorrnnii..
UUlltteerriioorrii wwoorrkksshhoopp aappeerrttii aall ppuubbbblliiccoo ssii ppoossssoonnoo ttrroovvaarree ddii vvoollttaa iinn vvoollttaa ssuull ssiittoo
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ssoocciiaallii ee ddeellllee ddiippeennddeennzzee,, ppeeddaaggooggiissttii ddeellllaa ssaalluuttee,, ppeeddaaggooggiissttii ddeellllee ddiissaabbiilliittàà,, tteerraappeeuuttii ooccccuuppaazziioonnaallii,, iinnsseeggnnaannttii,,
lleeaaddeerr ddii ggrruuppppii nneellll’’aammbbiittoo ddeell tteemmppoo lliibbeerroo,, pprrooffeessssiioonniissttii ddeell ccoouunnsseelllliinngg iinn aammbbiittoo ddeelllloo ssvviilluuppppoo//iinn aammbbiittoo
ffaammiilliiaarree,, llaavvoorraattoorrii ddeellll’’aammbbiittoo ddeellllee ccoonnssuulleennzzee,, ppeerrssoonnee ddii rriiffeerriimmeennttoo iinn ggrruuppppii ddii aauuttoo--aaiiuuttoo,, nneell llaavvoorroo ccoonn ddiissaabbiillii,,
ffoorrmmaattoorrii,, ccooaacchh,, mmddiiaattoorrii,, oosstteettrriicchhee,, aarrtteetteerraappeeuuttii..
Sarà rilasciato un attestato di partecipazione.
Ad oggi si sono tenuti workshop e iniziative a: Ahrensburg ,Brunico (I), Bolzano (I), Bregenz (A), Bad Klosterlausnitz, Bad Köstritz, Bad Bevensen, Bad
Rehburg, Dannenberg, Feldkirch (Batschuns) (A), Ganderkesee, Göttingen, Gera, Graz (A), Gottmadingen,
Gjakova (Kosovo), Gransee/Seilershof, Hamburg, Klagenfurt (Faaker See) (A), Korntal/Stuttgart, Kiel,
Koper (SLO), Lustenau (A), Lübeck ,Landau, Loccum, Merano (I), München, Magdeburg, Nova Gorca
(SLO), Obersulm/Heilbronn,) Piran (SLO), Petersberg/Fulda, Regensburg, Rückersdorf, Römhild, Salzburg
(A), Starnberg, Siegen, Semriach (Graz) (A), Tosterglope, Thüringerberg (A), Tüßling, Villach
(Oberaichwald) (A), Viktorsberg (A), Wien (A), Weinsberg, Weibersbrunn, Zürich (CH)
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Per informazioni e prenotazioni si rimanda all’indirizzo a fondo pagina
Biografia
Wilfried Schneider, nato nel 1946 a Niederndorf, distretto di Siegen, vive as Ahrensburg bei Hamburg.
Falegname modellista, frequenta in seguito la scuola profesionale di pedagogia sociale ad Amburgo.
Educatore (educazione prescolare, lavoro con persone disabili). Elaborazione di diversi progetti in ambito
pedagogico, tra i quali il gruppo teatrale di strada „Nebelhörner“ con bambini ed adolescenti ciechi e con
disabilità visive. Giornalista freelance, con numerose pubblicazioni via radio, stampa, libri, tra i quali
„praktische Medienerziehung“ in collaborazione con H. Mundzeck (Edizioni Beltz). Dal 1982 al 1997
membro di giuria del premio „Preis der deutschen Schallplattenkritik“, membro per quattro anni del gruppo
di lavoro „Arbeitsgruppe Sesamstraße“ presso NDR, collaborazioni con film per la televisione, vari incarichi
di insegnamento e come relatore (pedagogia dei media, terapia sociale, ecologia).
Formazione come terapeuta sociale integrativo presso AISF, Göttingen, e formazione in ipnosi (Dr. Halama,
Hamburg). Da novembre 1992 a fine 2009, collaboratore in COME IN! – Amburgo – aiuto terapeutico
(assoc. registr.) (terapia con degenza biennale per bambini e adolescenti tossicodipendenti). Sviluppo di
materiali terapeutici creativi dal 1994. Lavoro al manuale „Interventi terapeutici“. Sviluppo e pubblicazione
delle valigie terapeutiche per interventi creativi e non verbali. Dal 2001 collaborazione attiva con RRJETA
(assoc. registr.) (formazione e conduzione di gruppi di lavoratori, genitori coinvolti nei lavori sulle sostanze
in Slovenia, Bosnia – Erzegovina, Kosovo).
Numerosi workshop, conduzione di gruppi (gestione terapeutica e pedagogica, soluzione di conflitti,
comunicazione e litigio), conferenze in Europa.
Attuali lavori: Terapia (simboli come strategia di intervento), terapia con bambini tossicodipendenti, droghe,
„sniffare“, comportamenti autolesivi, zona grigia dell’alcol nei cibi, dolciumi e bevande, autoaiuto in
Internet, serie di interviste con Otto Kernberg, Hilarion Petzold, Martin Kirschenbaum, Ulrich Sachsse,
Konstantin Wecker...
In caso di domande riguardanti il Vostro lavoro attuale con il materiale terapeutico, Vi prego di rivogerVi a me via posta o via email.
Wilfried Schneider
Contatti per informazioni su altre valigie terapeutiche e workshop:
Schneider-Therapiekoffer, Starweg 44,
D-22926 Ahrensburg, Fax 04102-604908
www.schneider-therapkoffer.de
Testi + materiali di Wilfried Schneider
Con francobolli del valore di € 2.50 ciascuno (o un assegno) e una busta in formato A4 o A5 affrancato con
€ 1.45* e a voi indirizzato, potete ricevere i seguenti testi:
���� Stationäre Therapieeinrichtungen für drogenkranke Kinder + Jugendliche in Deutschland.
(„Istituti per il ricovero terapeutico per bambini + adolescenti tossicodipendenti in Germania“) Attualmente 19 pagine con oltre 100 indirizzi e indicazioni sull’età di ammissione, luoghi e così via. E’ la
prima visione di insieme, elaborata ogni anno (€ 4.00)**. Annualmente ripubblicata. Da Aprile 2009
consultabile gratuitamente sul sito www.dhs.de. Sullo stesso sito http://www.dhs.de/web/einrichtungssuche/einrsuche03.php, parole chiave: bambini ed
adolescenti.
���� Schnüffeln oder eine oft übersehene Droge – Mit einer ausführlichen Alternativ – Produktliste. („Respirare colla“ ovvero una droga sottovalutata – Con un’ampia lista di prodotti alternativi“)
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Il divieto di utilizzo di prodotti alcolici e solventi è spesso necessario. A ragione vengono quindi richiesti
prodotti alternativi. In questo contributo è possibile trovare, tra le altre, risposte a pratiche a queste domande,
16 pagine.
���� „Schneiden, Schnippeln, Ritzen...“ – Selbstverletzendes Verhalten. Ein Gespräch zwischen Wilfried Schneider und Prof. Dr. Ulrich Sachsse (Göttingen). („Tagliare, incidere, graffiare...“ – Comportamenti autolesivi. Una conversazione tra Wilfried Schneider e il Prof. Dott. Ulrich Sachsse, Göttingen“ ) In questo contributo si trova anche una visione di insieme sulla problematica, indicazioni
bibliografiche e soprattutto indirizzi attuali per la consulenza e il trattamento, 21 pagine.
���� Noch – Noch nicht – Nicht mehr – Arbeitsblätter für Verhaltenstraining und Selbstkontrolle. („Ancora – Non ancora – Non più – Fogli di lavoro per il training comportamentale e l’autocontrollo“) Esposizione della tecnica e dei fogli di lavoro per il lavoro pratico. Sorprendentemente spesso è possibile
raggiungere, incoraggiare o stabilizzare cambiamenti comportamentali con mezzi semplici, purché utilizzati
in modo coerente.
���� Ein Gespräch zwischen Wilfried Schneider + Prof. Dr. Hilarion Petzold („Una conversazione tra Wilfried Schneider + Prof. Dott. Hilarion Petzold“) su corpo e anima, sulla creatività nella terapia e
l’integrazione dei metodi, 15 pagine.
���� Selbstbild – Fremdbild in Gruppen, 23 verschiedene Arbeitsblätter („L’immagine di sé – L’immagine degli altri nei gruppi, 23 diversi fogli di lavoro“) 25 pagine con introduzione.
���� Ein Gespräch zwischen Wilfried Schneider und dem Familientherapeuten Martin Kirschenbaum (USA) und Schüler von Virginia Satir („Una conversazione tra Wilfried Schneider ed il terapeuta familiare Martin Kirschenbaum (USA) e allievo di Virginia Satir“) sulla dipendenza, nuovi sviluppi
nella terapia familiare, la sua insegnante Virginia Satir, il comportamento politico dei terapeuti... 15 pagine.
���� Ein Gespräch zwischen Wilfried Schneider und Prof. Dr. Otto Kernberg (USA) („Una conversazione tra Wilfried Schneider ed il Prof. Dott. Otto Kernberg (USA)“) sulle problematiche
borderline. Con una vasta bibliografia, 16 pagine.
���� Vor- und Nachteile von Hilfeseiten von Betroffenen im Internet. Am Beispiel Selbstverletzendem Verhaltens. Ein virtuelles Gespräch zwischen Wilfried Schneider und Fabienne, Sternenkindchen, einem Vater, Gogo, Larona Lassan und Tina („Vantaggi e svantaggi delle pagine di aiuto in
Internet, dei soggetti interessati. Un esempio di comportamento autolesivo. Una conversazione virtuale tra Wilfried Schneider e Fabienne, la bambina delle stelle, un padre, Gogo, Larona Lassan e Tina“). Con risposte molto aperte, personali e dirette degli interessati. 16 pagine con indicazioni bibliografiche e
pagine internet.
����Betrachtungen zur Rolle der Sprache in der Therapie - Verbale Halbherzigkeiten, rigide Wortwahl
und andere Nichtantworten. Die Sprache der Süchtigen. („Osservazioni sul ruolo della parola nella terapia – timidezza verbale, scelte verbali rigide ed altre non-risposte. La lingua dei dipendenti.“) Una
raccolta ed esempi pratici per l’attività professionale, 11 pagine.
����REISE IN DICH SELBST („Fai un viaggio dentro te stesso“). Un testo per le scoperte e la terapia,
calma, meditazione ed ipnosi, 11 pagine.
����Grauzone Alkohol in Lebensmittel, Süßigkeiten und Getränken oder Der alltägliche Rückfall („La zona grigia dell’alcol nel cibo, dolciumi e bevande ovvero la ricaduta quotidiana“). Se avete figli o se
lavorate con bambini e adolescenti, ne siete coinvolti oppure lavorate con persone coinvolte, qui trovate
molte informazioni, numeri, indicazioni e indirizzi per orientarvi. L’ambito descritto non è visibile nella sua
completezza ed è soggetto a frequenti cambiamenti. Per una scelta sicura sono necessari dati solidi. 14
pagine.
Indirizzo: Wilfried Schneider, Starweg 44, 22926 Ahrensburg (D)
eMail: [email protected] – Si veda anche http://www.schneider-therapiekoffer.de
* in Germania.
**Copre i costi. Stampa da pc, aggiornata di volta in volta al variare di indirizzi, prodotti ed altro.
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Il tempo – Gli orologi Wilfried Schneider – Ahrensburg, Febbraio 2008/2010
Orologi da scacchi. E’ sensato averne a disposizione tre. Grazie agli orologi i partecipanti
imparano meglio che ognuno arriva a prendere parola nei tempi giusti.
Il tempo a disposizione viene diviso per il numero dei partecipanti. In questo modo ognuno sa
quanto tempo ha per parlare, durante la conversazione. Ognuno tiene a mente una lettera (incollata
sull’orologio, al di sopra del quadrante). Il terapeuta, per esempio, è anche il guardiano del tempo e
preme nei momenti giusti i bottoni dell’orologio. Mentre una persona parla, il suo tempo scorre. Gli
orologi dei partecipanti che non parlano sono fermi, finché questi sono in silenzio. Già alla seconda
conversazione, l’intervento diviene evidente. I partecipanti spesso non utilizzano consapevolmente
tutto il tempo a disposizione. Se viene loro domandato il perché, la risposta è: „Potrei voler dire
assolutamente ancora una cosa e non avere più tempo a disposizione. Quindi preferisco risparmiare
2 o 3 minuti“.
La clessidra (il contaminuti per le uova): La seduta comincia con la consueta domanda se c’è qualcuno che quel giorno desideri lavorare su
un tema in particolare. Tutti conosciamo la situazione in cui un partecipante comincia a riallacciarsi
le scarpe, una partecipante cerca qualcosa nella borsa, uno si soffia il naso e così via. E’ un
possibile segnale del fatto che nessuno vuole lavorare su qualcosa. Se si insiste nel chiedere allora
vengono spesso fuori temi che sono dovuti a tentativi di deviare l’attenzione su eventi o cose che
non centrano*.
Prima che questo accada, posiziono al centro una clessidra che ha una durata di circa tre minuti e
dico che, trascorsi i tre minuti, chiederò di nuovo. Magari lascio la stanza avvisando che, dopo tre
minuti, sarò di ritorno e riguarderemo quali saranno i temi del giorno.
Di norma ai partecipanti riesce difficile sopportare i tre nimuti. Allora uno o più di loro propongono
un tema prima dello scadere del tempo. Così non mi metto consapevolmente nella posizione del
terapeuta che comincia un lavoro che è dei partecipanti.
Anche qui è necessario controllare che fra questi temi non ci siano dei campi di battaglia laterali e
poco importanti.
L’inserimento del contaminuti è utile anche quando all’inizio c’è molta inquietudine. Anche in
questo caso posiziono l’orologio al centro e invito i partecipanti a stare in silenzio finché l’orologio
è azionato. Si può creare una situazione in cui il tempo viene goduto e poi una seduta strutturata
resa possibile.
D’altra parte può anche verificarsi una situazione simile a quella descritta in precedenza. La
maggioranza dei partecipanti non sopporta la fase di silenzio e chiede che la seduta vada avanti.
* Si veda anche la ciotola di mangime per il terapeuta: Quando sembra che i clienti mi vogliano
accontentare non mi metto a discutere, non faccio la parte del terapeuta ragionevole, etc., ma metto
al centro una ciotola per cani, con attaccata l’espressione „mangime per il terapeuta“. Lascio la
stanza con la proposta di richiamarmi quando la ciotola è piena. Questo ha spesso l’effetto di un
colpo di tamburo ed il gruppo „si risveglia“.
L’orologio da sauna (15 minuti):
La clessidra: deve possibilmente essere posizionata in modo da essere nel campo visivo di tutti.
5 Orologi – Il gruppo – Il team 5 orologi (orologio normale, orologio fermo, „5 alle 12“, orologio che va all’indietro, orologio
accelerato)
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„5 alle 12“: il 12 può ad esempio essere di colore rosso, per sottolineare la serietà della sua
posizione.
L’orologio è fermo L’orologio funziona normalmente: Questo orologio deve essere dotato di lancetta dei secondi, in
modo da essere facilmente identificabile come orologio normale rispetto agli altri (ad es. rispetto
all’orologio fermo)
L’orologio va all’indietro
(Per es. su http://www.fanmarkt.de/catalog/product_info.php?products_id=3806 ) L’orologio corre troppo veloce: L’orologio con batterie quasi sacriche (munirsi di una scorta)
smette di funzionare molto rapidamente. Possibilmente dovrebbe avere una lancetta dei secondi di
colore rosso. Provarlo sempre prima dell’utilizzo, perché con le batterie quasi scariche ci può essere
anche un guasto. In caso di emergenza utilizzare l’orologio accelerato in sostituzione.
Un test per vedere se le batterie sono quasi scariche si può fare mettendole dentro una torcia e
osservando se la luce si affievolisce. Se sì, allora di norma la modalità veloce funziona.
Oppure
L’orologio va molto velocemente: Un orologio modificato in cui la lancetta dei secondi è diventata
lancetta delle ore (una lancetta di cartone nero incollata), quella dei minuti è diventata quella delle
ore (eventualmente da accorciare) e la lancetta delle ore è stata tolta del tutto.
Oder
Tutti e cinque gli orologi vengono distribuiti sul pavimento. Ogni membro del gruppo o del team
viene invitato a posizionarsi accanto all’orologio a cui ritiene di appartenere in quel momento.
Dopo una breve pausa viene data a ognuno la possibilità di verificare chi è posizionato dove e di
prendere una nuova posizione in questo scenario.
Perché sono qui?
Che cosa ne pensano gli altri clienti?
Chi sposterei accanto ad un altro orologio?
Accanto a quale orologio vorrei stare?
Facendo queste domande, il gruppo o il team si mette subito in moto.
L’orologio corre troppo velocemente: L’inserimento di questo orologio da solo equivale per
esempio a mettere davanti agli occhi del cliente il fatto che il tempo, davanti a lui, fugge
rapidamente. L’orologio viene tenuto proprio vicino, davanti al suo viso. E’ possibile anche
muoversi con l’orologio in maniera tale che il suo indietreggiare lo porti in un angolo della stanza
dal quale non possa andare via. Comportarsi in modo provocatorio, decisamente „chiassoso“.
Esercitazione durante un workshop a Semriach (A): Metodo di lavoro e nuovi significati del
tempo. Per esempio: mi posiziono accanto all’orologio che va all’indietro. Argomento: sono
piccolo. Essere un bambino, fare qualcosa che non è proprio da adulto, e simili. Ma anche: non così
veloce, lentamente, dà tranquillità, e così via.
L’orologio accelerato. Devo venirne fuori, fuori dal circolo in cui giro, e simili. L’orologio
accelerato viene anche utilizzato con il significato di: finalmente si va avanti, rapidi verso avanti, il
momento di stasi è finito, e così via.
Oppure: fermarsi, riflettere, respirare profondamente, dare un significato. Semplicemente fermarsi
accanto all’orologio fermo.
Tutti questi orologi devono avere lo stesso diametro (ad es. 25 cm)
I cubetti di ghiaccio (prestare attenzione al nesso simbolico come ad esempio „il ghiaccio si è
sciolto“, „il ghiaccio dovrebbe finalmente sciogliersi“, e così via)
Il cubetto di ghiaccio per scandire il tempo. Un cubetto abbastanza grande si scoglie, alla normale
temperatura ambiente di una stanza (riscaldamento a 3) in un’ora e mezza. Riempiendo prima della
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partenza il contenitore del congelatore con un po’ meno acqua, il tempo di scoglimento sarà di
un’ora. Cubetti più piccoli si sciolgono in circa 45 minuti.
I nuovi contentitori hanno forme diverse. Esiste per esempio il cuore o la figura umana. Possono
essere sfruttati molto bene dal punto di vista simbolico.
La neve sciogliendosi in una coppa misura il tempo.
Utilizzare il cubetto di ghiaccio per esempio per l’affermazione: Laciar sciogliere il ghiaccio. Il
tema deve corrispondere. Per esempio: Non si tratta qui di misurare il tempo in modo esatto. La
combinazione con i simboli (Giaccio, neve) può aumentare la profondità di coinvolgimento.
Scandire il tempo con le candele (prestare attenzione al nesso simbolico, come per esempio:
bruciare, spegnere, spento e così via)
Le candele da tè: La maggior parte delle candele da tè che si trovano oggi in commercio ha un
diametro di 39 mm e una durata che va da 3 a 4 ore. Tuttavia è possibile trovarne anche di altre
dimensioni, con un diametro che va da circa 36 mm a 59 mm e un’altezza da 12 mm fino a 50 mm.
Possono rimanere accese fino a 24 ore.
Quindi è necessario sceglierle con cura ed eventualmente provarle.
Qui non si tratta di misurare il tempo in maniera esatta. Si tratta più che altro di misurare un tempo
più ampio, ad esempio quattro sedute.
Il paziente può avere deciso che nell’arco di quattro sedute, cioè quattro ore, si sarà „illuminata“ la
sua mente.
Misurare il tempo con un fiammifero (fiammiferi normali e „a lunga durata“). Imparare a
sintetizzare, arrivare al punto, dire il necessario, tralasciare gli ornamenti.
Un fiammifero normale brucia per circa 20 secondi, uno „a lunga durata“ per 30-35 secondi: meno
di quanto si pensi.
La rosa di Jericho: Anch’essa può essere utlizzata per misurare il tempo. Descrive e mostra il
tempo necessario al cliente, alla famiglia ed al team per aprirsi. Non si tratta qui di misurare un
certo lasso di tempo in cui debba essere portato a termine qualcosa (per esempio come traguardo
temporale). I cambiamenti della pianta, che si apre o si chiude nuovamente, mostrano piuttosto un
processo, ma anche la riuscita e la non riuscita.
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CHI ?
CHE COSA ?
QUANDO ?
DOVE ?
COME ?
PERCHE’* ?
* La domanda „perché“ porta con sé una richiesta inespressa: „Nella nostra famiglia, gruppo
o relazione a due, pensare, sentire, comportarsi in questo modo, essere così, non va bene.
Dimostri di amare noi, me, nel momento in cui pensi, senti, ti comporti così, come noi, come
me“. Vale la pena rinunciare alla domanda „perché“!
Chi sa rispondere alla domada „perché“ non ha più il problema oppure questo ha perso il suo
significato. Wilfried Schneider - Ahrensburg
In “M.E.G.a.Phon”, 10/99, Pag. 19, Manfred Prior elenca sette domande con la W1 (“domande costruttive
con la W”). Esse sono:
Che cosa Quando
Quale Chi
Come
A che cosa Attraverso cosa
Anche in questo caso non è presente la domanda „perché“.
1 Ndt: in tedesco le domande elencate hanno tutte come lettera iniziale la „W“