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    SOMMARIO

    INTRODUZIONE

    LA GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA

    Guerra su tre fronti

    Le operazioni del 1734

    LO SCHIERAMENTO DIFENSIVO ALLEATO

    IL PIANO OFFENSIVO IMPERIALE

    LA BATTAGLIA

    Prima fase

    Seconda fase

    Terza fase

    LA CONCLUSIONE DELLA GUERRALa campagna del 1735

    LE CONSEGUENZE POLITICHE

    LA GUERRA NEL XVIII SECOLO

    Gli eserciti

    Larruolamento

    La strategia

    La tattica

    I LUOGHI DELLA BATTAGLIAIL WARGAME

    BIBLIOGRAFIA

    LE TAVOLE

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    INTRODUZIONE

    La battaglia di Guastalla, pur essendolevento che conclude di fatto laguerra di successione polacca inItalia, non annoverata tra le grandibattaglie della storia, tuttavia puessere presa ad esempio per la granparte dei fatti darme della primamet del XVIII secolo, quandograndi eserciti nazionali permanentisi affrontavano in inconcludenti lottedinastiche. Da questo punto di vistala battaglia di Guastalla offre infattiun perfetto spaccato del modo di

    vivere, combattere e fare politica diquel periodo. Nella bibliografiaesistente sullargomento mancava unapproccio divulgativo e didattico chefosse corredato di un apparatografico capace di dare evidenza aivari aspetti della battaglia. Ovverouno strumento utile allappassionatodi storia, al collezionista, almodellista ed alle scuole, masoprattutto una pubblicazione chefosse immediatamente comunicativa,

    in cui venissero compendiate edillustrate le pubblicazioni esistenti ela nostra ricerca. In un periodostorico poco studiato, anche perleffettiva difficolt diinterpretazione delle fonti, come ilprimo settecento, ci sembratointeressante dare uno sguardo agliaspetti quotidiani dellavvenimento:la routine della vita sotto le armi, letecniche di combattimento,lorganizzazione dellaccampamento,

    lingegneria militare. In effetti lastoria dovrebbe essere percepita

    come un insieme di frammenti di vitevissute. Si dovrebbe riuscire acomprendere, infatti, che i pi grandieventi storici furono costituiti inrealt dalla vita di persone comuni,che con il loro agire hannoaccompagnato e seguito, volenti onolenti, le decisioni dei propri capi.

    LA GUERRA DI SUCCESSIONEPOLACCAI prodromi della guerra disuccessione polacca vannoaddirittura ricercati nella cosiddettaseconda guerra del Nord,combattutasi nellEuropa

    settentrionale tra il 1700 ed il 1721.Nel corso del XVII secolo la Sveziaaveva attuato una forte politicaespansionistica che laveva portata adominare lintera area del MarBaltico (prima guerra del Nord,1654-60). Allinizio del XVIII secolosi form una coalizione di stati(Russia, Danimarca, Polonia eSassonia, le ultime due riunite sottola stessa corona da Augusto II diSassonia) che voleva mettere fine al

    dominio politico e commercialesvedese sul Baltico, approfittandoanche della giovane et del nuovosovrano svedese Carlo XII, insediatosul trono nel 1697 a soli 15 anni.Godendo anche dellappoggioeconomico di Inghilterra ed Olanda,gli stati della coalizione elaboraronoun piano che prevedeva un attacco,contemporaneo e su pi fronti, aipossedimenti europei della Svezia.La Danimarca invase la regione

    tedesca dello Schleswig-Holstein,polacchi e sassoni assediarono Riga

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    (lattuale capitale della Lettonia) e laRussia invi le sue truppe contro laroccaforte svedese di Narva (oggi inEstonia). Attaccata su pi fronti epotendo contare sul solo sostegnodiplomatico della Francia (impegnataperaltro contro Austria ed Inghilterranella guerra di successionespagnola), la Svezia sembrava sulpunto di cedere, invece,sorprendendo un po tutti, Carlo XIIpass al contrattacco, dimostrandogrande coraggio e sapienza bellica.Sconfisse subito i danesi ed imposeloro un trattato di pace, poi riun lesue armate ed a Narva distrusselesercito russo di Pietro I, peraltro

    assai pi numeroso del suo. Questocostrinse lo Zar di Russia a desisteremomentaneamente dalla guerra ed alasciare soli gli alleati polacchi esassoni. Carlo XII invase allora laPolonia, dopo sei anni di ininterrotteguerre cacci dal trono Augusto II econ la pace di Altranstdt vi insedicome re Stanislao Leszczynski.Questi era un nobile di origineucraina, ma da tempo risedente inPolonia, molto ben visto ed

    apprezzato dai polacchi per le suequalit intellettuali ed umane. Nonancora pago di vittorie il sovranosvedese invase la Russia nel 1708,commettendo lo stesso tragico erroreche in seguito faranno Napoleone edHitler. Infatti a Poltava, in Ucraina,nel luglio del 1709 lesercito svedesefu spazzato via da quello dello ZarPietro I; lo stesso Carlo XII si salv astento, nascondendosi tra gliottomani in Moldavia, e riusc a

    tornare in Svezia solo quattro annipi tardi. Durante la sua assenza la

    Svezia perse ogni conquista, sultrono di Polonia fu reinsediatoAugusto II ed il Leszczynski riparin Francia. La battaglia di Poltavasanc per sempre la scomparsa dellaSvezia come grande potenza militaree costru la leggenda dello Zar PietroI il Grande, colui che fece uscire laRussia dal medioevo e la port nelnovero delle grandi nazioni.Poco prima della fine della secondaguerra nordica, nel 1714, si eraconclusa anche la guerra disuccessione spagnola e lEuropa neera uscita stremata al punto che perpi di 15 anni non vi furono guerre.Questo non significava per che non

    ve ne fossero motivi, ogni corteeuropea infatti nutriva ambizioni chei vari trattati dellepoca (Utrecht,Siviglia, Vienna) non riuscivano asoddisfare: lAustria voleva che tuttirispettassero la Prammatica Sanzionedi Carlo VI, il regno di Sardegnaambiva alla Corona di Lombardia, laSpagna voleva i possedimentiasburgici del sud Italia, la Franciaaveva la solita ambizione dicontrollare la vita politica germanica,

    e cos via. La stessa Francia eraanche impegnata a riottenerelelezione a re di Polonia di StanislaoLeszczynski, che oltre ad essersidimostrato un buon monarca era nelfrattempo diventato suocero di LuigiXV. A dir il vero non era tanto ilLeszczynski a premere per tornare altrono, quanto le ambizioseaspirazioni di sua figlia Maria, reginadi Francia. Alla morte di Augusto II,nel 1733, la maggior parte della

    Dieta e del popolo polacco siespresse per il ritorno al trono del

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    Leszczynski, battendo il candidatosostenuto dalla Russia, Augusto III diSassonia, nonostante le pressionialla frontiera di un corpo dispedizione russo di circa 50000uomini. Alla notizia dellelezione are di Stanislao I, le truppe russeentrarono in Polonia per riportarelordine e la legalit. Augusto IIIchiese lintervento anche dellAustriache, sebbene inizialmente si fosseespressa a favore del ritorno al tronodel Leszczynski (in cambiodellaccettazione della PrammaticaSanzione), decise poi di inviare uncontingente militare in Alta Slesiaper controllare il succedersi degli

    eventi. Contemporaneamente truppeprussiane venivano inviate inrinforzo ai Sassoni per garantirelelezione di Augusto III. Nonostanteuna eroica e disperata difesa sullaVistola, i russi sconfissero lesercitodi Stanislao I ed entrarono aVarsavia, procedendo ad eleggere, il5 ottobre 1733, Augusto III a re diPolonia. Il Leszczynski si rifugi coni suoi fedeli, in attesa del promesso esperato aiuto francese, nella fortezza

    di Danzica e si prepar a sostenerelinevitabile assedio. Alla notiziadellelezione di Augusto III, il re diFrancia Luigi XV dichiar guerra escese in campo contro Russia,Prussia ed Austria. LEuropa vennedi nuovo scossa da un fremito diguerra e subito si accodarono allaFrancia, in base ad accordi neanchetroppo segreti, il regno di Sardegna ela Spagna, entrambe desiderose diallargare i propri domini a scapito

    dellAustria. I francesi allestironodue armate, una pass il Reno ed

    occup la fortezza prussiana di Kehlper poi dirigersi verso la Lorena, laseconda venne inviata in Italia a darmanforte allalleato piemontese. Glispagnoli contemporaneamenteprepararono un grosso contingente ditruppe da inviare in Italia per laconquista dei regni di Napoli e diSicilia. Al suono dei tamburi e con lebandiere al vento lEuropaprecipitava nuovamente in guerra.

    Guerra su tre fronti

    I primi scontri della guerra (se sieccettuano quelli sul suolo polacco)furono sul fronte renano, ma alla

    met del mese di ottobre anche ilfronte italiano si mise in movimento.Gli ultimi mesi del 1733 videro unatimida e prudente avanzata franceseverso i territori imperiali oltre ilReno, ben contenuta dalla sagaciatattica e strategica di quel grandecondottiero austriaco che fu ilprincipe Eugenio di Savoia, masoprattutto una veloce e travolgenteoffensiva piemontese in Lombardia.Carlo Emanuele III, che aveva

    assunto il comando di tutte le armatefranco-ispano-sabaude in Italia (uncomplesso di circa 70000 uomini),guid le sue truppe contro il debolepresidio austriaco della Lombardia(poco pi di 13000 uomini, maVienna aveva promesso al pi prestodei rinforzi) comandato dalfeldmaresciallo conte di Daun e,rapidamente, prese senza colpo ferireVigevano il 29 ottobre e Pavia il 30,poi con qualche scaramuccia tra le

    sue avanguardie e le retroguardienemiche pass il Ticino e si diresse

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    su Milano. Qui la guarnigioneaustriaca, agli ordini del marcheseVisconti, si rinchiuse nel castello,mentre la citt si arrendeva il 3 dinovembre. Dopo aver disposto uncorpo di 8000 uomini per il blocco ele prime operazioni ossidionali, il redi Sardegna port il suo esercitocontro la fortezza imperiale diPizzighettone e la cinse dassedio.Caduta la Gera dAdda,Pizzighettone si arrese con lonoredelle armi l8 dicembre. Frattanto, aiprimi di novembre in Toscana erasbarcato il contingente spagnolo, agliordini di Don Carlo di Borbone.Questi, non appena le sue truppe

    occuparono i presidi imperialitoscani, chiese ed ottenne dallo statopontificio il libero passo per il regnodi Napoli. Il 5 dicembre ancheCremona si arrese ai franco-sardi edil 15 Carlo Emanuele III diede il viaallo scavo delle trincee sotto gli spaltidel castello di Milano. Dopounaccanita resistenza, il 29 dicembreil marchese Visconti fece sventolarela bandiera bianca ed il presidio siarrese.

    Le operazioni del 1734

    Lanno si apr con lassedio diNovara che dur dal 3 al 7 di gennaioe per il presidio imperiale si conclusecon la solita resa con lonore dellearmi ed il passo sino a Mantova. Il 5gennaio fu presa Serravalle ed il 29 siinizi lassedio del castello diTortona che capitol il 5 di febbraio.Frattanto ai primi di gennaio 30000

    russi iniziarono ad assediare Danzica,chiudendo lentamente, ma

    inesorabilmente, tutte le viedaccesso alla citt, compresa quellamarittima. Poi su tutti i fronti diguerra i rigori invernali costrinsero ivari eserciti ad uno stallo in attesadellarrivo della primavera. Questasosta giunse assai provvidenziale perla fortuna delle armi imperiali inItalia, dai primi di marzo infatticominciarono a giungere dal Tirologli effettivi di una nuova armata di50000 uomini agli ordini del generaleMercy. Anche gli spagnoli avevanoinviato ulteriori truppe in Toscana esi sentivano ormai pronti a marciareverso Napoli e la Sicilia. Le maggioriincertezze regnavano allinterno del

    comando generale franco-sardo:lanziano maresciallo de Villars erain continuo disaccordo col re diSardegna sullindirizzo strategico daadottare. Infatti lottuagenariocomandante francese premeva per unoffensiva nel modenese, il re sabaudoinvece non voleva allontanarsi troppodallappena conquistata Lombardia.Alla met di marzo Don Carlo allatesta di 30000 uomini attravers idomini pontifici ed il 27 dello stesso

    mese pass il confine del regno diNapoli, che non aveva che 10000uomini da contrapporgli, sparpagliatiper inutilmente in vari presidi. Il 12aprile gli spagnoli entravano aNapoli. Il 6 maggio anche lultimocastello della citt si arrendeva e gliaustriaci si ritiravano verso lafortificata Bitonto. A questo puntovale forse la pena soffermarsi unattimo sulla resistenza offerta dalleguarnigioni dei castelli napoletani,

    che non pass certo alla storia perlepico valore dimostrato. In base ad

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    accordi presi col comando deglispagnoli, per circa 20 giorni inapoletani assisterono allasceneggiata della guerra: adintervalli regolari e previasegnalazione (tramite bandiere) delladirezione del tiro, gli assediatifacevano fuoco, permettendo ai varilazzaroni di Napoli di farescommesse su dove sarebbero andatea cadere le palle di cannone. Esauritaqualche riserva di artiglieria ilpresidio si arrendeva e subito siarruolava nellesercito borbonico.Solo i reparti considerati delite,come corazzieri e granatieri, simantennero saldi ed evacuarono

    ordinatamente Napoli perraggiungere le roccaforti ancorapresidiate dagli imperiali.Intanto, alla fine di aprile, sul fronterenano una ben congegnata offensivafrancese port alla conquista dellaLorena, ma la tatticatemporeggiatrice del principeEugenio non consent ulterioriavanzate.In Italia, vista linazione franco-sarda, il Mercy progett un attacco

    nel parmense per andare poi adattaccare le basi logistiche deglispagnoli ed alleviare cos lapressione sul regno di Napoli. Il 2maggio 45000 austriaci passavano ilPo e minacciavano sia il parmenseche il modenese. Il de Villarsscongiur Carlo Emanuele diinseguire il nemico, ma il Savoiaritenne trattarsi solo di una finta eprefer migliorare le sue difese inLombardia con la conquista della

    cittadina di Curtatone. Anche quandoMercy entr a Luzzara e Suzzara,

    minacciando il fianco delloschieramento alleato, il re sabaudonon si mosse. Il maresciallo deVillars allora rassegn le suedimissioni e pass il comandofrancese al generale Coigny. Il 25maggio circa 5000 imperialitentarono un colpo di mano suColorno, ma furono respinti dallaguarnigione. Il 26 ritentarono con pisuccesso, ma due giorni pi tardi6000 francesi ripresero nuovamenteil controllo di Colorno.Il 25 maggio si svolse a Bitontoanche la battaglia risolutiva per laconquista del regno di Napoli, 15000spagnoli comandati dal Montemar

    sconfissero i 6500 austriaci delgenerale Belmonte. Era latto finale,la presa delle ultime roccafortiimperiali era solo questione disettimane, se non di giorni (conleccezione di Capua che resistettefino al 24 novembre).Il 13 giugno Mercy condusse il suoesercito oltre lEnza e minacciParma da sud-est, ma CarloEmanuele III si era ormai deciso aportare il grosso delle sue forze oltre

    il Po e si schier a nord della citt.Convinto che il Mercy non avesseimmediata intenzione di attaccarlo, ilre sabaudo torn a Torino alcapezzale della moglie Polissena,lasciando il comando al neopromosso(con il Broglie) maresciallo Coigny.Invece il 25 giugno Mercy fecemuovere le sue truppe (circa 37000uomini) ed il 28 si attest sul torrenteBaganza. Coigny allora, deciso a darbattaglia, spicc in ricognizione i

    reggimenti Champagne e Piccardiecon tutti i granatieri disponibili (36

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    compagnie, di cui 7 sarde), alcomando del generale Guerchois.Lincontro tra i due schieramentiavvenne quasi per caso, poco dopo le10 del 29 giugno, 2 km a nord-ovestdi Parma, allaltezza del conventodella Crocetta. Gli alleati franco-sardi fecero appena in tempo arichiedere i rinforzi ed a trincerarsitra gli orti ed i caseggiati dellaCrocetta che subito si scatenlassalto delle fanterie imperiali.Falliti i primi attacchi frontali, anchegrazie allefficace fuoco di 5 cannonileggeri francesi, il Mercy ordin unassalto sullala destra delloschieramento alleato. Questo ebbe

    maggior successo, ma i rinforziguidati dal Coigny riuscirono a turarela falla appena in tempo, anche se lasituazione rimaneva critica.Purtroppo per gli austriaci il Mercyfu allora ucciso da una cannonata edil principe di Wrttemberg valutmale la situazione e diede lordineche si suonasse la ritirata. Questa poi,per limperizia di molti ufficialisuperiori, si trasform quasi in unarotta. Gli alleati per non ne seppero

    approfittare e gi il 30 giugno, presaGuastalla ed un migliaio diprigionieri, fermarono le lorocavallerie dal proseguirelinseguimento. La battaglia di Parmacost agli imperiali la perdita di 6500uomini, tra morti, feriti e prigionieri,nonch luccisione di una dozzina digenerali, tra cui il comandante incapo Mercy. Gli alleati ebbero pocopi di 4000 perdite, ma fu alto iltasso di mortalit tra gli ufficiali

    inferiori ed alcuni reggimenti come il

    Piccardie si ritrovarono con solo il20 % della forza effettiva.Nel mese di luglio, mentre gliimperiali attendevano larrivo delnuovo comandante, il conte LotarioKoenigsegg, gli alleati occupavanotutto il reggiano ed il modenese ed ilcomando ritornava a Carlo EmanueleIII che sostituiva il marescialloCoigny, ferito nella battaglia diParma.Frattanto il 7 di luglio, dopo 135giorni di assedio, cadeva la fortezzadi Danzica. Pochi giorni prima,travestito da marinaio, StanislaoLeszczynski era riuscito adattraversare le linee russe e dopo un

    viaggio pieno di insidie e pericoli erainfine giunto in Francia sano e salvo.Il maresciallo Koenigsegg appenagiunto in Italia fece del suo meglioper riorganizzare le sue truppe etentare quindi di portare soccorsoallesercito asburgico del sud Italia.Mentre gli alleati, ma soprattutto ifrancesi, stavano gi pensando aiquartieri invernali, il Koenigsegg coni rinforzi appena giuntigli organizzun attacco di sorpresa alle posizioni

    franco-sarde sulla Secchia. Divise lesue forze in tre colonne di fanteria etre di cavalleria e poco primadellalba del 15 settembre piomb disorpresa sui campi francesi attorno aBondanello. Data la pessimasorveglianza, la sorpresa fu totale epersino il maresciallo Broglie fucostretto a scappare in camicia danotte. Solo lintervento dellacavalleria e della fanteria sarda (inparticolare i dragoni del Geneveseed

    i fanti delle Guardie) riusc inqualche modo a rallentare lazione

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    nemica attorno a Quistello, ma allasera del 16 settembre gli alleatiavevano perso, oltre a tutto il bottinodi guerra, ben 7500 uomini (perlopiprigionieri). Il sacrificio di diversibattaglioni e squadroni alleati peraveva permesso alla gran partedellesercito di ritirarsi abbastanzaordinatamente seguendo larginemaestro del Po lungo la direttriceMotteggiana - Guastalla. Da parteloro gli imperiali lamentarono pocomeno di 1000 tra morti e feriti; anche

    se qualcosa di pi poteva essere fattonellinseguire il nemico in fuga(tagliando verso Pegognaga, anzichtallonare gli alleati, si potevagiungere a Guastalla in met deltempo ed imbottigliare lesercitoavversario, con il rischio per diritrovarsi in zone palustri e nonfacilmente percorribili), il nuovocomandante del fronte italiano nonpoteva esordire meglio.

    ORDINE DI BATTAGLIA A GUASTALLA IL 19 SETTEMBRE 1734

    REGNO DI SARDEGNA

    Fanteria: Reggimenti GUARDIE (su 2 battaglioni), SAVOIA (solo il IIbattaglione), PIEMONTE (2 battaglioni), FUCILIERI DI S.A.R. (2), LA MARINA(1), SALUZZO (2), DESPORTES (2), SCHULEMBOURG (2), RHEBINDER (2),TARANTASIA (1), ASTI (1).

    Cavalleria: Reggimenti cavalleria PIEMONTE REALE (su 5 squadroni) eSAVOIA (5); Reggimenti dragoni DI SUA MAESTA (5), PIEMONTE (5) edel GENEVESE (5). Inoltre vi erano 3 compagnie di GUARDIE DEL CORPO DISUA MAESTA (la Savoiarda, la Piemontese e la Sarda, questultima con parecchinobili siciliani tra le sue schiere) ed una compagnia di Ussari ungheresi disertori.

    Artiglieria: Battaglione ARTIGLIERIA DI S.M. (con sole 3 compagnie) su 10pezzi da 4 e 12 libbre.

    REGNO DI FRANCIA

    Fanteria: Reggimenti DU ROI (su 3 battaglioni), DAUPHIN (3), DAUPHINE(1), LA REINE (2), PICCARDIE (3), CHAMPAGNE (3), AUVERGNE (2),ORLEANS (1), ANJOU (2), MAINE (2), SOUVRE (2), NIVERNAIS (1),TESSE (1), LUXEMBOURG (1), CONDE (2), BASSIGNY (1),MONTCONSEIL (1), LA SARRE (1), FOIX (1), BOURBON (2), VEXIN (1),MEDOC (1), LA FERTE-IMBAULT (2).

    Cavalleria: Reggimento di corazzieri LES CUIRASSIERS DU ROI (su 3squadroni); Reggimenti di cavalleria FERVONAYE (2), BEUVRON (2),

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    ORLEANS (3), TOULOUSE (3), ROZEN (3), VOGUE (2), BRISSAC (2),ROYAL PIEMONT (3), CHEPY (2), BERRY (3); Reggimenti di dragoniDARMENONVILLE (3), VIBRAYE (3), DAUPHIN (3), TESSE (3), LA REINE(4), NICOLA (4); Reggimenti di carabinieri LA MOTTE (2), PARABERE (2),VALCOURT (2), DE LA MARCK (2) e PARDAILLANT (2).

    Artiglieria: reggimento ROYAL ARTILLERIE su due soli battaglioni con circa30 pezzi da 24, 16, 12, 8 e 4 libbre.

    Totale dellesercito alleato: 59 battaglioni e 85 squadroni con 40 pezzi di

    artiglieria, con una forza supposta di circa 50000 uomini.

    SACRO ROMANO IMPERO (Asburgo)

    Fanteria: Reggimenti G. STARHEMBERG (su 3 battaglioni),DEUTSCHMEISTER (2), WIECZEK (1), LIVINGSTEIN (2), ONEILLAN (1),BAYREUTH (1), M. STARHEMBERG (3), PALFFY (1), HILDBURGHAUSEN

    (2), WACHTEDONK (1), OGILVY (1), DAUN (2), KOENIGSEGG (3),SEEKENDORF (2), BRANDENBURG-CULMBACH (1), V. WALLIS (1), F.WALLIS (1), LIGNEVILLE (1), FRSTENBUSCH (3), HARRACH (2) e 35compagnie di Granatieri.

    Cavalleria: Reggimenti di corazzieri PALFFY (su 7 squadroni),WRTTEMBERG (7), DARMSTADT (7), HAMILTON (7), MERCY (7),VETERANI (7); Reggimenti di dragoni WRTTEMBERG (7), JRGER (7),ALTHANN (7), LIECHTENSTEIN (7); Reggimenti di ussari ZUNGENBERG(5), HAVOR (5).

    Artiglieria: 40 pezzi di vari calibri

    Totale dellesercito imperiale: 34 battaglioni, 35 compagnie di granatieri ed 80

    squadroni con 40 pezzi di artiglieria, con una forza supposta di circa 40000

    uomini.

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    LO SCHIERAMENTO DIFENSIVO ALLEATO

    Per bloccare lavanzata imperiale che proveniva daLuzzara il re Carlo Emanuele III aveva disposto le suetruppe in una specie di semicerchio che, facendoperno su Guastalla, andava dal ponte di barche sul Posino alla Pieve, con unappendice al ponte sulCrostolo a Baccanello. Lesercito alleato era statodiviso in due settori, destro e sinistro, affidatirispettivamente ai marescialli Broglie e Coigny.Il settore destro, a forte preponderanza francese, eraquello che si riteneva il pi probabile ad essereattaccato e come tale era quello che vedeva la maggiorconcentrazione di truppe. Sebbene gli apprestamentidifensivi iniziassero solo dalla Pieve di Guastalla, ilBroglie distacc al ponte di Baccanello tre reggimenti

    di dragoni francesi, Vibraye, dArmenonville eDauphin, con il compito di presidiare quella retrovia edi spiccare pattuglie verso sud-est in cerca del nemico.Nei campi attorno alla Pieve si concentrava il restodella cavalleria dellala destra, cio il meglio che laFrancia potesse mettere in campo in quel momento, lebrigate carabinieri e corazzieri (8 reggimenti per untotale di 17 squadroni), nonch lelite della fanteriafrancese, i reggimenti Piccardie e Champagne e 5pezzi dartiglieria. Lungo la strada che andava dallaPieve alla chiesa di S. Giorgio, riparati alla megliodietro raffazzonate opere difensive (perlopi carri da

    campagna messi di traverso), stavano di seguito ireggimenti di fanteria francesi Auvergne, du Roy,Dauphin, Anjou, Cond, Bourbon e Tess. Alle lorospalle, in seconda linea, stavano i reggimentiLuxembourg, Souvr, Maine, La Sarre, Nivernais,

    Vexin e la Reine. Alla chiesa di S. Giorgio venivanoad essere cos schierati il reggimento Tessed il primobattaglione del la Reine. Subito dopo, tra la chiesa elargine maestro, erano trincerati il reggimento sardodi fanteria provinciale di Tarantasia, uno scarnobattaglione dei Fucilieri di Sua Maested i francesi diMedoc.

    Dallargine iniziava lala sinistra dellesercito alleatoe proprio sulla strada Guastalla - Luzzara erano postiuna decina di pezzi dartiglieria francesi, difesi daigranatieri dei reggimenti Anjoue Maine. Tra larginegrande ed il cosiddetto arginello vi era uno stradinadi campagna che univa una serie di cascinali, qui sisistemarono le fanterie piemontesi con duecannoncini. Da destra a sinistra dello schieramentoalleato vi erano in prima linea i reggimenti Savoia(sulsolo II battaglione), Montconseil, Schoulemburg,Guardie, Piemontee Saluzzo; dietro di loro i fanti diDesportes, Fucilieri di S.M., Rhebinder e la Fert-Imbault. A cavallo dellarginello vi era la brigatafrancese la Reine(composta dal reggimento Bassignye dai II battaglioni del Conde del laReine) con altri

    tre cannoni leggeri. Allestrema sinistra delloschieramento, oltre alle Guardie del Corpo del Re diSardegna, stavano i reggimenti di cavalleria RoyalPiemont,Brissac, Vogu, Toulose, Savoiae PiemonteReale. A difendere il ponte di barche, oltre ad unadecina di cannoni, vi erano due battaglioni di fantifrancesi (Dauphin e Foix) ed i reggimenti sardi laMarinaedAsti, e lungo il trinceramento che portava aGuastalla vi era un battaglione del Royal Artillerie.Qualche metro avanti al trinceramento del ponte stavail reggimento francese Orleans. Infine, al centro delloschieramento sotto le mura di Guastalla, agli ordinidiretti di Carlo Emanuele III vi era, oltre al parco diartiglieria (con un battaglione del Royal Artillerie), lariserva, composta dai reggimenti di dragoni di SuaMaest, Piemonte, del Genevese, Tess, laReine eNicola, di cavalleria Rozen e Chepy,un centinaio di

    ussari.Si trattava dunque di uno schieramento piuttostoaccorto e rispettoso dei canoni classici della guerra,con la fanteria scaglionata su due linee ad occupare ipunti strategici del territorio, la cavalleria alle ali perun eventuale manovra di aggiramento ed una riservaincentrata perlopi sulla specialit dei dragoni, truppemobili ed eclettiche in grado di combattere sia a piediche a cavallo.Al comando di questo, sulla carta, formidabileschieramento di truppe vi era il re di Sardegna CarloEmanuele III; con 15 delle sue Guardie del Corpoe 6

    nobiluomini della sua corte, tra cui il primo ministromarchese dOrmea, il sovrano sabaudo costitu unQuartier Generale volante a cavallo, pronto a seguireda vicino le varie fasi dellincombente battaglia.

    IL PIANO OFFENSIVO IMPERIALE

    In realt non vi fu un vero e proprio piano di battaglia,il Koenigsegg ed il suo stato maggiore furono tratti ininganno da una serie di leggerezze e da un eccessivosenso di sicurezza. La sottovalutazione delleffettivaforza degli alleati franco-sardi e soprattutto della loro

    capacit combattiva fece s che gli imperialiiniziassero la battaglia di Guastalla senza un precisopiano a cui attenersi. Solo dopo pi di quattro ore dicombattimenti, il Koenigsegg imbast un attaccoabbastanza coordinato e sostenuto dal concorso ditutte le armi a sua disposizione.Il maresciallo austriaco, che per tutta la sua carriera sidimostr un maestro del colpo di mano, anche ilmattino del 19 settembre 1734 tent la mossa dellarapidit e del massimo risultato con il minimosforzo. Invi alcune delle sue truppe migliori (duereggimenti corazzieri e circa 1200 granatieri) a tentaredi prendere il ponte sul Po e sloggiare i pochi nemiciche si supponeva vi fossero, con unazione fulminea edirompente, mentre il resto del suo esercito era in

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    marcia da Luzzara verso Guastalla. Le cose andaronomolto diversamente e nel giro di poco tempo ilKoenigsegg si ritrov, a sua insaputa, in una dellemaggiori battaglie della guerra di successione polacca.

    LA BATTAGLIA

    Prima fase

    Dopo il brillante episodio della sorpresa diQuistello, il Koenigsegg insistette nel ricercare loscontro aperto con i franco-sardi, attenendosi a quellafilosofia offensiva che larmata imperiale (obbligatadal portare aiuto allesercito austriaco del sud Italia)aveva mostrato nel corso della campagna italiana del1734. Giudic, infatti, che larmata alleata fossedemoralizzata ed intenta a leccarsi le ferite e, pur

    sapendo di non avere con s molte forze, decise diattaccare le posizioni nemiche a Guastalla, ma dopoaver concesso due giorni di riposo alle sue truppe.Domenica 19 settembre, poco dopo lalba, vedetteaustriache poste sul campanile della chiesa di Luzzaraavvistarono truppe franco-sarde che attraversavano ilponte di barche di Guastalla dirette verso ilmantovano. Questo diede ai vertici militari imperialilimpressione che gli alleati franco-sardi si stesserodisimpegnando dal reggiano per fare massa inLombardia e lasciassero dietro di s solo una piccolaguarnigione. Subito il Koenigsegg distacc una

    avanguardia forte di due reggimenti di corazzieri(Veterani e Palffy) e 12 compagnie di granatieri(lelite dellesercito austriaco) per inseguire il nemicoin fuga ed impossessarsi del ponte sul Po. Ci che ilcomandante austriaco aveva valutato per il grossodellarmata alleata altro non erano che tre reggimentidi dragoni (i francesi la Reinee Nicolaed i sardi delGenevese), mandati in esplorazione sul basso Oglio,dopo che erano giunte al re Carlo Emanuele IIIallarmanti notizie di truppe imperiali davantiSabbioneta.Attorno alle ore 7,45 tutto lesercito imperiale era in

    movimento sulla strada che da Luzzara conduce aGuastalla. Alle 9,30 giunsero al Koenigsegg i primirapporti degli ussari mandati in perlustrazione cheavevano individuato circa 2000 cavalieri lungo ilfiume Po e qualche picchetto di fanteria a ridossodellargine maestro. In realt il maresciallo austriaconon ebbe neanche il tempo di elaborare un piano dibattaglia e trasmetterlo alle truppe perch, poco dopole 10, la sua avanguardia stava gi combattendo.Infatti dopo aver sloggiato alcuni picchetti di tiratorifrancesi, i granatieri austriaci, comandati dalluogotenente colonnello Lannoy, si incanalarono neltriangolo di terra compreso tra largine maestro ed ilcosiddetto arginello (corrispondente allodiernoargine Maldotti), puntando verso le mura di Guastalla.

    Giunti circa ad un chilometro dalla citt furono fattisegno, per, di un intenso fuoco di moschetteria daparte dei reggimenti piemontesi SaluzzoeRhebinder ecostretti a fermarsi per sparare. Contemporaneamente,tra larginello ed il Po, i corazzieri austriaci, che sipreparavano ad appoggiare lavanzata della lorofanteria, furono colpiti sul fianco sinistro da unpreciso fuoco di fucileria, accompagnato anche da trecannoncini da 8 libbre, proveniente dai cespugli edagli alberi lungo largine piccolo (si trattava dellabrigata di fanteria francese la Reine). Non ebberonemmeno il tempo di rispondere al fuoco che CarloEmanuele III gli lanci contro la prima linea della suacavalleria. Il re di Sardegna ordin ai suoi di attaccareallarma bianca, senza fermarsi a sparare comeprevedevano i regolamenti militari dellepoca, cos danon perdere impeto, visto il poco terreno che li

    separava dal nemico. Partirono cos alla carica, con lebandiere al vento, i reggimenti di cavalleria francesiRoyal Piemont, Berry e Brissac ed i piemontesiPiemonte Reale con le tre compagnie di Guardie delCorpo del Re. Nonostante i larghi vuoti creati dalfuoco dei corazzieri imperiali, lurto della cavalleriaalleata scompagin gli austriaci. Sennonch la fogastessa dellattacco cost cara ai franco-sardi: limpetoli port sino al limite del bosco della Scalopia, propriomentre sopraggiungevano nuove truppe imperiali daLuzzara. La sparatoria che ne segu fu letale per molticavalieri franco-sardi e costrinse gli altri ad una

    precipitosa ritirata. Vista la situazione, CarloEmanuele diede il segnale di caricare anche allaseconda schiera della sua cavalleria posta allestremasinistra dello schieramento, vale a dire il reggimentodi cavalleria piemontese Savoiaed i francesi Orlans,Vogue Tolouse. In breve tempo i corazzieri imperialisi diedero alla fuga, lasciando dietro di loro anche 4stendardi.Verso le 11, in buon ordine, cominciarono aretrocedere anche i granatieri austriaci, lasciando aterra, per, diversi morti. A questo punto era arrivatoil grosso delle forze imperiali, ma al Koenigsegg

    sfuggiva ancora la reale consistenza dellesercitoalleato. Il Maresciallo austriaco era ancora convinto diavere di fronte a s non pi di 5-6000 gallo-sardi,pertanto decise di insistere sulla stessa direttricedattacco della sua avanguardia, cio la via pi rapidaper arrivare al ponte di barche.

    Seconda faseIl Koenigsegg distacc sette battaglioni di fanteria (ireggimenti G. Starhemberg, Wieczek, Livingstein eONeillan) agli ordini del Luogotenente MarescialloValparaiso e del Maggior Generale Wachtendonk e liinvi contro le linee tenute dai reggimenti di fanteriapiemontesi. Poi inizi ad ammassare tra il Po ed ilCrostolino tutta la cavalleria a sua disposizione (ben

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    56 squadroni!) ed alle sue ali schier i quattrobattaglioni di fanteria dei reggimenti Hildburghausene Seekendorf con 5 pezzi dartiglieria. Leffetto di talemossa tattica non tard a pesare sul conto delle perditealleate, soprattutto tra la cavalleria francese, costrettaa subire un preciso cannoneggiamento ravvicinato. Ilre di Sardegna per era ormai certo che lo sforzo degliimperiali era tutto rivolto contro la sua ala sinistra ediede ordine al maresciallo Broglie di inviargliimmediatamente i tre reggimenti di dragoni che sitrovavano al ponte del Baccanello ed i reggimenti difanteria Piccardie,Du Roie Souvr. Pur recalcitranteil Broglie esegu lordine reale ed in breve tempogiunsero i rinforzi desiderati. Il maresciallo Coignyintanto aveva saggiamente portato avanti alcuni pezzidartiglieria per controbattere il fuoco degli imperialiallestrema sinistra dello schieramento. Frattanto i

    sette battaglioni di fanteria austriaca erano giunti a tirodei reggimenti piemontesi Guardie e Piemonte, benposizionati attorno a due solidi cascinali(probabilmente quelli detti delle Ghiare eColombarotto) ed alcuni profondi fossi. Il volume difuoco sprigionato dai reparti sardi in poco pi di unquarto dora sconvolse i reparti austriaci che si eranoimprudentemente scaglionati su due linee. Gli stessicomandanti imperiali, Valparaiso e Wachtendonk,caddero feriti gravemente e per i soldati austriaci fu ilsegnale della ritirata, che fu disordinata e precipitosa.Anche nel secondo epicentro della battaglia le cose

    volgevano al meglio per gli alleati. I reggimenti didragoni francesi DArmenonville, Vibraye e Dauphined i sardi di Piemonte sostituirono in linea le loroesauste cavallerie, impegnando i fanti imperialidellestrema destra dello schieramento asburgica(Seekendorf), mentre i fanti di Piccardie, du Roi eSouvr, posizionatisi lungo larginello, ricacciarononel bosco gli altri fanti e gli artiglieri diHildburghausen.Il Koenigsegg avrebbe dovuto ora rendersi conto diaver sottovalutato la forza dei suoi avversari, inveceprese i movimenti dellala destra verso la sinistra dello

    schieramento nemico come il segno evidente di unprossimo collasso delle linee franco-sarde. Diedequindi ordine alla sua cavalleria di caricare lungo il Poe si mise ad organizzare un terzo attacco della fanteriacontro la linea tenuta dai soldati piemontesi. Mandallattacco delle cascine tenute dai reggimenti Guardiee Piemonte ben 17 compagnie di granatieri e novebattaglioni di fanteria (i reggimenti Palffy,Deutschmeister, Bayreuth, Wallis, Harrach eFrstenbusch) agli ordini del Principe di Sassonia-Hildburghausen. Sotto il fuoco di copertura di unadecina di pezzi dartiglieria schierati sullarginemaestro (ben di pi erano ancora in viaggio daLuzzara, ma il Koenigsegg, visto che si era gi fattomezzogiorno, decise di non aspettarli) i granatieri ed i

    fanti imperiali con grande sacrificio e sprezzo delpericolo si buttarono contro le posizioni nemiche, mala continua e vigorosa azione dei piemontesi nondiede loro scampo. Riparati ed appoggiati ad una lineadi solide costruzioni di campagna, intermezzate dafossati e siepi, i reggimenti sabaudi, con metodica ezelante disciplina ed incuranti delle perdite,svilupparono un costante ed elevato volume di fuoco.Incapaci di scalzarli da cos forti posizioni, gliimperiali dovettero retrocedere con gravi perditedietro la strada che va da Guastalla a Luzzara.Il maresciallo Broglie, visto levolversi dellasituazione, giudic bene di portare lintera ala destradello schieramento alleato (eccetto tre reggimenti dicorazzieri rimasti a presidiare la Pieve di Guastalla) asostenere lurto del nemico sullala sinistra e, susollecito di Carlo Emanuele III, inizi a far muovere i

    reparti.Lauspicata carica della cavalleria austriaca, per, nonsi era ancora verificata perch lo spazio di raccolta eratroppo esiguo per cos tanti cavalli. Squadroni ereggimenti si accalcavano in una gran confusione, congli animali resi nervosi dal rombo delle cannonate edalle urla degli uomini ed era molto difficile per icomandanti riuscire a predisporre le truppe per unacarica decisiva. Nel mezzo di tanta confusioneallimprovviso da solo part alla carica il reggimentodei dragoni di Wrttemberg, guidato dal colonnelloprincipe Taxis. Galoppando tra il fuoco dei soldati

    francesi giunsero contro la gran massa della cavalleriaalleata che non aveva avuto il tempo di prendereslancio per lurto. Lo scontro era per segnato inpartenza, data la sproporzione di numero tra i duecontendenti e ben presto i pochi superstiti dei dragonidi Wrttemberg tornarono precipitosamente verso ilbosco di Scalopia. Cos facendo andarono contro ireggimenti che li seguivano e che stavano cercando didispiegarsi per la carica, creando scompiglio eritardando ulteriormente lurto della possentecavalleria austriaca. Ci diede il tempo al re diSardegna di inviare lungo il Crostolino le sue ultime

    riserve di cavalleria, i reggimenti francesi Rozen eChepycon i dragoni Tess, assieme ai suoiDragoni diSua Maest.Si venne cos a verificare una situazionedi stallo nellarea compresa tra larginello, il Po, ilbosco di Scalopia ed il ponte di barche: in questopiccolo ed allungato rettangolo di terra si erano venutiad affrontare, nellarco della giornata, ben 150squadroni di cavalleria (cio qualcosa come circa24.000 cavalieri). Non era pi possibile manovrare peraggirare il nemico, n aspettarsi di riuscire a sfondarnefacilmente le linee. Le opposte cavalleriecontinuarono a punzecchiarsi con limitate cariche econtrocariche fino al termine della giornata, ma ilfulcro della battaglia si spostava ora nel triangolocompreso tra i due argini.

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    Terza fase

    Gli austriaci, con molta fatica, erano finalmenteriusciti a mettere in batteria tutti i loro pezzidartiglieria disponibili e dallargine maestro presero atirare furiosamente contro le linee piemontesi con 29cannoni di vari calibri. Gli effetti non tardarono averificarsi, la cascina pi a nord, quella detta deiPadri Serviti, si incendi e dovette essere evacuatadai soldati del reggimento Piemonte. Questo fattoprobabilmente convinse il Koenigsegg a tentare diforzare la situazione gettando nella mischia tutte letruppe fresche che gli restavano. Senza dubbioquestultimo fu lattacco meglio organizzato ecoordinato di tutta la battaglia, ma avveniva dopo ledue del pomeriggio, con la battaglia in corso gi da

    pi di quattro ore, e si avvaleva di truppe consideratedi seconda schiera. Si trattava dei reggimentiWachtendonk, OGilvy, Daun e M. Starhemberg. IlKoenigsegg divise la fanteria in due colonne e neinvi una verso la cascina in fiamme, con il compitodi occupare anche gli altri caseggiati, e laltra controle truppe francesi posizionate sullarginello.Contemporaneamente, per aggirare il tratto di terrenocongestionato dalla cavalleria di entrambi glischieramenti, due grossi barconi carichi di granatieri(tre compagnie, circa 300 uomini) furono inviati adassaltare il ponte di barche. Il tempestivo intervento

    della brigata carabinieri francese (circa 1000 soldati,considerati lelite della cavalleria) per mand amonte il piano. Infatti i granatieri imperiali furonorespinti appena preso terra dal nutrito e preciso fuocodei carabinieri smontati da cavallo e schieratisi inlinee di tiro.Lassalto della fanteria imperiale scompagin alcunireparti francesi posti sullarginello (la Reine) ed unaazione finalmente combinata con la cavalleria cre unpericoloso varco nella linea alleata. In questo varco visi tuffarono due squadroni dei corazzieri diMercyche,gettatisi al galoppo lungo la strada dellarginello,

    giunsero ben presto nelle retrovie franco-sarde. Il re diSardegna chiuse immediatamente il varco con gliappena arrivati reggimenti francesi di Anjou,Auvergne, Champagne e Dauphin, impedendo allafanteria imperiale di sfruttare loccasione favorevole.Lo stesso Carlo Emanuele III si diede anche da fareper fermare e radunare alcuni reparti dei reggimentiSouvre du Roiche si erano sbandati alla vista dellacavalleria asburgica. Subito le fresche truppe francesipassarono al contrattacco, caricando alla baionetta(che pare fosse essere il modo di combattere preferitodei soldati francesi) gli imperiali che volsero in fugaverso il bosco. Dallaltro lato dellarginello, asostegno dei valorosi reparti sardi, vennero aschierarsi i reggimenti francesi di Maine,

    Luxembourg, Tess e Nivernais. La sortita dei 300corazzieri austriaci fin sotto le mura di Guastalla,accerchiati e confusi cercarono di tornare indietro, mapochi furono quelli che ci riuscirono. Alcuni tentaronoperfino di girare attorno allo schieramento alleatodirigendo verso la Pieve, ma cos facendo finironoproprio in mezzo ai reggimenti della brigata corazzieriCuirassiers du Roi, Fervonaye eBeuvrone per loro fula fine.Al centro del terreno compreso tra i due argini,nonostante la perdita della cascina dei Padri Serviti,i reggimenti piemontesi Guardie, Piemonte, Savoia,Saluzzo, Rhebinder, Schulembourg, Desportes eFucilieritennero splendidamente la linea e non feceroavanzare oltre gli imperiali. Con i rinforzi francesi, gliaustriaci furono anche controcaricati alla baionetta ecoinvolti in una sanguinosa ed incerta mischia, in cui

    si distinsero per coraggio e decisione alcuni squadronismontati di carabinieri francesi. In queste circostanzefu ucciso il principe di Wrttemberg, mentre incitava isuoi uomini ad attaccare.Alle quattro del pomeriggio il Koenigsegg prese ladecisione di ritirarsi dallo scontro e, disposta unaretroguardia presso la frazione Tagliata, si avvi versoLuzzara. Gli alleati presero, senza troppa convinzione,ad inseguire il nemico in fuga. Presso la Tagliata vi fulultimo scontro della giornata. La retroguardiaasburgica, composta da tutti i granatieri superstiti,ferm la forza francese inviata ad inseguirli

    (reggimenti Luxembourg, Cond e Nivernais ed unadozzina di squadroni di dragoni). Al tramontare delsole le ostilit cessarono, i granatieri imperiali in buonordine si ritirarono a Luzzara lasciando agli alleati 5pezzi dartiglieria. Dopo dieci ore di combattimentinessuno aveva pi la forza di continuare a combattere,anche se, dato lesito non decisivo dello scontro, quasitutti si aspettavano una nuova battaglia nei giorniimmediatamente successivi.Entrambe la parti in seguito rivendicarono la vittoria,ma sembra chiaro che essa and agli alleati franco-sardi, dal momento che lesercito imperiale

    abbandon il campo di battaglia senza aver conseguitoi suoi obiettivi primari, cio prendere il controllo delponte di barche sul Po ed annientare larmata nemica.Dal canto loro gli alleati riuscirono s a respingere ilpiano offensivo austriaco, ma subirono molte perdite,nonostante la buona posizione delle difese ed ilsoprannumero, e non riuscirono ad ottenere unavittoria decisiva. Le perdite furono pesanti perentrambi gli schieramenti: le cifre pi attendibiliparlano di 7000 tra morti e feriti per gli imperiali e6000 per gli alleati. La maggior parte dei caduti tra ifranco-sardi fu dovuta al preciso fuoco dellartiglieriaimperiale, molti tra loro erano cavalieri (con i relativicavalli). Gli imperiali persero sul campo almeno lamet dei loro preziosi granatieri (1500) e molti fanti

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    grazie al preciso ed intenso fuoco di moschetteriadella fanteria alleata (in particolar modo quellapiemontese). Nellassolato settembre della pianurapadana, la ferma ed ostinata resistenza dei reggimentidi fanteria piemontesi, labnegazione ed il sacrificiodella cavalleria francese ed il mortifero zelo degliartiglieri imperiali scrissero lennesima ed epicapagina di quel sanguinoso libro che si chiama guerra.

    LA CONCLUSIONE DELLA GUERRA

    Il mattino del 20 settembre vide la situazione di 24 oreprima completamente rovesciata: il Koenigseggtemeva un attacco dei franco-sardi e con urgenzatentava di rimettere in ordine il suo esercito e dirafforzare le difese attorno a Luzzara; Carlo Emanuele

    III invece stava valutando seriamente la possibilit diuno scontro finalmente decisivo per le sorti dellacampagna dItalia ed inviava pattuglie di dragoni edussari a verificare la consistenza delle posizioninemiche. Infatti pur vincendo quasi tutte le battaglie,gli alleati non potevano ancora dirsi soddisfatti; fino aquando larmata imperiale del Koenigsegg fosse statain grado di rappresentare una minaccia alle recentiacquisizioni territoriali la situazione non potevaritenersi ottimale per le corti di Torino e Versailles. Larealt dei fatti vedeva per entrambi gli schieramentialle prese con grandi problemi logistici e tattici:

    mancavano cibo e foraggio, vi era un alto tasso didiserzione, non si riuscivano ad ottenere in tempibrevi rimpiazzi per le numerose perdite e siavvicinava la stagione fredda.Nel pomeriggio del 20 settembre i rapporti degliesploratori alleati indicarono al re di Sardegna che ledifese approntate dal Koenigsegg a Luzzara parevanosolide e ben munite e che un eventuale successo dellearmi franco-sarde sarebbe stato pagato a caro prezzo.Cos Carlo Emanuele decise di non attaccare e torn atrincerarsi a Guastalla. In fin dei conti quello chevoleva, cio la Lombardia, laveva gi ottenuto ed il

    suo esercito necessitava di un po di tempo perriprendersi dalle pesanti perdite dellultima settimanadi guerra. Anche il maresciallo austriaco fu contentodi questa decisione, il suo esercito infatti era inferioreper numero a quello alleato ed aveva pochissimescorte alimentari (durante la battaglia di Guastallanessuno fante imperiale tocc cibo ed alcuni repartinon mangiavano da 48 ore). Il 26 settembreKoenigsegg ricondusse nel mantovano la sua armata,lasciando aldil del Po solo un piccolo presidio (circa500 fanti) nel castello di Mirandola e prese ariorganizzare le truppe in vista di nuove operazioni.Venuto a conoscenza delle mosse nemiche, il re diSardegna invi il generale francese Maillebois con6000 uomini ad espugnare Mirandola e port il grosso

    dellesercito oltre il Po, attestandosi sullOglio. Ilpresidio del castello di Mirandola rifiut la resa ed ifrancesi iniziarono le operazioni di assedio, ma unastuto stratagemma del Koenigsegg (fece intercettareuna sua lettera che annunciava larrivo di un corpo di10000 uomini in soccorso degli assediati) li fece benpresto desistere. Gli alleati decisero di prendere icampi invernali verso la fine di novembre, ma il primodicembre il Koenigsegg li sorprese con una puntataoffensiva su Guastalla e Carpi, sventata solo dalrapido afflusso di truppe al comando del marescialloBroglie e dal terreno alluvionato per le forti piogge. Ilcomandante austriaco diede allora ordine di prendere iquartieri invernali e si diresse a Vienna per conferirecon il principe Eugenio circa la strategia da adottarenella campagna del 1735.Frattanto era in pieno svolgimento la conquista del

    regno di Sicilia da parte di un esercito spagnolo, agliordini inizialmente del Montemar poi del Gracia Real,di 15000 uomini. Le operazioni, perlopi ossidionali,non furono particolarmente cruente, tutti gli austriaciche si arrendevano venivano lasciati andare via naveverso Trieste ed il futuro sovrano, don Carlo diBorbone, era gi ben visto dalla popolazione.

    La campagna del 1735

    In aprile il principe Eugenio scatt alloffensiva sulfronte renano. Grazie anche ad un corpo di spedizione

    russo di 30000 uomini, gli imperiali godevano di unacerta superiorit numerica e riconquistarono, una dopolaltra, le piazzeforti perdute nel corso dellannoprecedente. Il comandante francese del fronte renano,maresciallo dAsfeld, chiese il pensionamento perlimiti det e fu sostituito dal parigrado Coigny.Questultimo fu sostituito sul fronte italiano dalmaresciallo de Noailles. In estate gli imperialiarrivarono sino a Treviri e minacciarono di entrare,nonostante la valorosa difesa organizzata dal Coigny,persino in Lorena. Per Versailles era troppo ed inizisegretamente a trattare con Vienna un armistizio.

    In Italia, se si escludono alcune rapide puntateoffensive tentate dal generale austriaco Wallis, i primia mettersi in movimento furono gli alleati. Alla fine diaprile giunse a Bologna, da Napoli, un armataspagnola di 20000 uomini che port cos il totale deglieserciti alleati ad oltre 100000 soldati. A fronteggiarlivi erano circa 75000 austriaci. Le prime operazionimilitari furono effettuate dai francesi per sloggiare ipresidi imperiali dellEmilia. Il 30 maggio de Noaillesespugn il castello di Gonzaga, il 2 giugno Mailleboisprese Reggiolo. Contemporaneamente, gli spagnoli diMontemar avanzavano verso Quistello e S. BenedettoPo ed i sardi nel mantovano.Gli imperiali retrocedevano in ordine lungo tutte ledirettive degli attacchi alleati, non astenendosi per da

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    improvvise e rapide puntate di cavalleria. Il 5 giugnoil Koenigsegg stesso guid uno di questi attacchi, allatesta di 400 cavalleggeri e 300 ussari punt suQuingentole ove sorprese e cattur un interosquadrone di cavalleria spagnola.Il grosso dellesercito franco-sardo nel frattempocominci ad avviarsi verso il mantovano e nel giro didue settimane non solo gli alleati avevano bloccato lacitt di Mantova, ma insidiavano le stesse vie dicomunicazione imperiali con il Tirolo. Il 20 luglioinvece gli spagnoli iniziarono lassedio del castello diMirandola, ultima roccaforte imperiale al di sotto delPo e dopo alcuni violenti scontri ne ottennero la resa il1 di settembre, rendendo lonore delle armi alleroicocomandante, barone Stentz, ed ai 300 superstiti.Il 1 agosto capitol anche il castello di Trapani,lultima roccaforte austriaca in Sicilia a tentare di

    resistere agli spagnoli (anche se lunico assedio degnodi questo nome dellintera campagna fu quello diMessina), sancendo in questo modo la nascita delregno delle Due Sicilie sotto re Carlo VII.Mentre le trattative segrete di pace tra Versailles eVienna erano gi ben avviate, ai primi di settembrelarmata francese dItalia inizi un offensiva contro letruppe imperiali arroccate nel Tirolo, mentre glieserciti sardo e spagnolo, gi paghi delle rispettiveconquiste, si limitarono a compiti secondari dicopertura ed a mantenere il blocco della citt diMantova. Dopo alcuni vittoriosi scontri minori, alla

    met di novembre loffensiva francese fu fermata; il 3di ottobre la Francia e lImpero avevano firmato unapace separata. I vari eserciti impegnati nelleoperazioni presero tutti i quartieri invernali.La notizia dellavvenuta pace tra Francia ed Austriaindispett non poco i governi di Madrid e Torino,entrambi infatti sospettavano, a ragione, di doverrinunciare a parte delle loro recenti conquiste (tralaltro ignoravano anche che Luigi XV avessepromesso la Lombardia ad entrambi i suoi alleatiallinizio delle ostilit).

    LE CONSEGUENZE POLITICHE

    Anche se la fine della guerra di successione polacca furatificata soltanto con la pace di Vienna del 18novembre 1738, in realt in Europa nessuno picombatteva dallautunno del 1735. Occorsero ben treanni alle diplomazie europee per giungere a capo diuna delle pi complesse questioni politiche del XVIIIsecolo.Vediamo nel dettaglio quale fu lEuropa che scaturdalla pace di Vienna. LImpero perdeva i suoipossedimenti del sud Italia che venivano assicurati aiBorbone spagnoli, ma veniva reintegrato dellaLombardia ed acquistava il possesso degli stati diParma, Piacenza e Guastalla (la dinastia farnese si era

    infatti estinta nel 1731 e lultimo dei Gonzaga diGuastalla si trovava a Venezia in un grave stato disalute mentale). La Francia accettava la PrammaticaSanzione e riconosceva Augusto III di Sassonia comeil legittimo re di Polonia, in cambio otteneva il ducatodi Lorena. Stanislao I Leszczynski otteneva il dirittodi governare la Lorena fino al giorno della sua morte,dopodich sarebbe passata alla Francia. Nel frattempo,nel 1736, Maria Teresa dAustria, erede al tronoimperiale, aveva sposato Francesco Stefano di Lorenaed era quindi necessario trovare anche una consonasistemazione allaugusto consorte. Il caso volle chenel 1737 morisse lultimo dei Medici, Gian Gastone,non lasciando eredi, e a tutti parve bene che FrancescoStefano di Lorena divenisse il nuovo granduca diToscana. Gli spagnoli perdevano il ducato di Parma ePiacenza, ma assicuravano alla dinastia dei Borbone il

    regno di Napoli e Sicilia e lo stato dei Presidi inToscana. Il regno di Sardegna, nonostante il grandeimpegno militare profuso, otteneva soltanto Novara,Tortona ed i feudi imperiali di Cairo e Millesimo. Daquesta pace ne uscirono senza dubbio vincitoriaustriaci e borbonici spagnoli che in pratica sispartirono lItalia intera. Lunica potenza regionaleche rimaneva era il regno di Sardegna (Venezia era ingrande declino e lo stato Pontificio non avevapraticamente esercito). Carlo Emanuele III, purfrustrato dalla mancata acquisizione della Lombardia,era sempre pi conscio di possedere un piccolo, ma

    ben disciplinato e funzionale esercito da usare comepreziosa merce di scambio con le grandi potenze.Lantica aspirazione alla Lombardia era soloaccantonata in attesa nuovamente di tempi migliori.Anche se ufficialmente tutti gli stati si dichiararonosoddisfatti della pace di Vienna, in realt nonmancarono certo recriminazioni e scontenti. Moltiregnanti, subito dopo aver apposto la firma al trattatodi pace, iniziarono a tramare nellombra perdestabilizzare il nuovo quadro politico. La mortedellImperatore Carlo VI, il 20 ottobre 1740, mostrchiaramente che la concordia regnante tra le varie

    corti europee in realt fosse solo apparenza. A soli dueanni dalla pace di Vienna lEuropa si ritrov di nuovocoinvolta in un grande conflitto, la guerra disuccessione austriaca.

    LA GUERRA NEL XVIII SECOLO

    Le guerre del XVIII secolo furono definite, a secondadei punti di vista, in merletto, dinastiche, geometrichee moderne. Ognuna di queste definizioni, se presasingolarmente, non basterebbe a spiegare cosa fosse laguerra nel 700, ma tutte insieme danno un quadroabbastanza esaustivo della situazione. Per la primavolta infatti gli eserciti si dotarono di un uniforme cheli contraddistinguesse sempre, a volte per esagerando

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    non poco in ricchezza ed eleganza (i merletti). Inoltrela maggior parte dei conflitti del 700 riguardlimitate contese territoriali allinterno di gravi crisidinastiche. Sui campi di battaglia si affrontaronoeserciti attenti perlopi ad eseguire manovregeometriche e ripetitive, che lasciavano pochissimospazio allimprovvisazione e la sorpresa.Con la fine delle guerre di religione, nel corso delXVII secolo, nacque lo stato nazionale moderno e conesso (o addirittura prima) un nuovo modello diesercito. Vennero creati reggimenti nazionali nei qualimilitavano esclusivamente cittadini e di conseguenzacal il ricorso al mercenariato. Alcuni reggimenticreati tra la fine del XVII e linizio del XVIII secolosono arrivati sino ai giorni nostri, come i Granatieri diSardegna italiani (eredi delle Guardie piemontesi) elHoch und Deutschmeister austriaco.

    Paradossalmente, pur essendo questa un epoca digrande progresso tecnologico, nella vita militare vi fuun grande ritorno allantico. Era dai tempi dellelegioni romane, infatti, che non si vedeva pi unesercito permanente, cio delle unit militari dicittadini, volontari o coscritti, che vivessero insiemedentro appositi edifici, le caserme, e trascorressero iltempo ad addestrarsi e prepararsi alla guerra.

    Gli esercitiLesercito sardo del 1734 era una piccola, maefficiente macchina bellica. Il serio e disciplinato

    popolo piemontese, dal 1720 rinvigorito dalladeterminazione sarda, produceva buoni soldati edottimi contadini. La classe aristocratica degli ufficialiera abbastanza preparata militarmente e, per i canonidellepoca, passava molto tempo con le truppe.Lesercito rispecchiava pienamente la mentalit dellaclasse dirigente sabauda: seria, fedele e poco propensaagli svolazzi intellettuali. La seriet dellesercito sirispecchiava nel modo zelante in cui gli ordinivenivano eseguiti sul campo e nel compimento deidoveri anche in situazioni critiche (su tutti il caso delminatore Pietro Micca). La fedelt dellesercito alla

    dinastia sabauda non fu mai in dubbio lungo tuttolarco di regno della casata. Lesercito del regno diSardegna, al contrario di quelli francese ed imperiale,non possedeva tutte le specialit militari tipiche deigrandi eserciti europei del tempo, non ne possedevainfatti le risorse, ma non per questo era di poco conto.La cavalleria piemontese si articolava su cinquereggimenti: due di cavalleria e tre di dragoni, a questiandavano aggiunte le Guardie del Corpo. Lacavalleria piemontese si articolava su cinquereggimenti: due di cavalleria e tre di dragoni, a questiandavano aggiunte ovviamente le Guardie del Corpo.Non esistevano unit di corazzieri (anche se per uncerto periodo si pens di crearne due reggimenti), ncorpi delite come carabinieri e granatieri a cavallo e

    lesperimento di formare un unit di ussari dur solodue anni (poi saranno trasformati nei Dragoni dellaRegina). La fanteria, vero punto di forza dellesercitosardo, si articolava su nove reggimenti dordinanzanazionali, sei reggimenti di fanteria svizzera, due difanteria tedesca, due di fanteria italiana (Sicilia e

    Lombardia) ed uno misto. Vi erano inoltre unbattaglione di Invalidi (per i servizi nelle fortezze) eduno di artiglieria (comprendente anche il Corpo degliIngegneri). Nel 1734 risultavano mobilitati anchedieci reggimenti di fanteria provinciale, che alcontrario di quelli dordinanza nazionale che neavevano due, erano costituiti su di un solo battaglionedi 600 uomini e venivano chiamati alle armi due voltelanno oppure in caso di guerra. Ogni reggimentopiemontese era composto da 2 battaglioni, questierano basati su 9 compagnie di fanti ed una di

    granatieri, mentre ogni reggimento di cavalleria eracomposto da 5 squadroni. Il totale degli uomini armatida Carlo Emanuele III allinizio del 1734 era di circa38000, di cui 5000 erano a cavallo. Sul campo il re diSardegna si dimostr, pur con qualche limite, unottimo comandante, dotato di carisma e coraggiopersonale, attento alle condizioni dei suoi soldati escrupoloso nel contenere il bilancio di guerra.Lesercito francese presente alla campagna italiana del1734 era caratterizzato da un alto livello qualitativoper quel che riguardava armamenti, tattiche edufficiali, ma difettava un poco invece per qualit e

    morale delle truppe. Nellarco della guerra disuccessione polacca ebbero modo di mettersi inmostra, per competenza e decisione, diversi generalifrancesi e due, Broglie e Coigny, divennero anchemarescialli. Si ebbe pertanto un utile e necessarioricambio generazionale allinterno degli alti comandifrancesi e gli stessi anziani plurititolati maresciallicomandanti darmata, Villars e dAsfeld, si fecero daparte lasciando il campo ai pi giovani Coigny e deNoailles. I soldati francesi dellArmata dItalia inveceerano considerati di qualit inferiore rispetto a quellidellArmata del Reno e questo nonostante la presenza

    di diversi reggimenti considerati delite, come ilPiccardie, lo Champagne ed il du Roy. Questasituazione portava i comandi a sfruttare sempre glistessi reggimenti per le incombenze pi gravi e lesituazioni pi rischiose. Ad esempio il Piccardiepersel80 % dei propri effettivi nella battaglia di Parma edopo nemmeno due mesi, a Guastalla, fu di nuovo ilreggimento con le maggiori perdite. Tatticamente ifrancesi furono i primi ad impostare i loro eserciti alivello di brigata, subito seguiti dai piemontesi. Labrigata era un unit tattica che si formava solo sulcampo di battaglia e radunava teoricamente glieffettivi di due o pi reggimenti della stessa arma (opi battaglioni da diversi reggimenti) e venivadenominata in base al nome del reggimento di rango

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    pi alto in essa contenuto (a Guastalla, per esempio, labrigata la Reineera formata dal reggimentoBassigny,dal secondo battaglione del Cond e dal secondo della Reine). Lesercito francese fu anche il primo adutilizzare massicciamente, in apposite brigate ereggimenti, la specialit dei carabinieri, cio lelitedella cavalleria, nonch a creare i granatieri a cavallocome forza speciale dei reggimenti di dragoni.Lesercito imperiale di stanza in Italia allinizio dellaguerra di successione polacca era sicuramente incondizioni di inferiorit rispetto ai suoi avversari, sianumericamente (una proporzione di 1 a 4), chequalitativamente, senza contare le scarse risorsefinanziarie che lo caratterizzavano. Nonostantelopposizione del principe Eugenio di Savoia ilbilancio militare era stato ridotto considerevolmente etanti reggimenti erano stati sciolti. Lo scoppio della

    guerra perci trov impreparata la macchina bellicaimperiale ed i 25000 uomini presenti in tutta Italia nonpoterono che opporre una simbolica resistenza allearmate francesi, piemontesi e spagnole. Per fortuna diVienna, il principe Eugenio aveva creato un ottimaclasse di ufficiali superiori ed aveva preparato, in casodi guerra, alcune direttive semplici ed attuabili in pocotempo. Fu lultima guerra che il grande condottierocombatt per la casa reale asburgica (mor nel 1736),ma ancora una volta la sua sapienza bellica contribu asalvare i domini imperiali. I comandanti in capo che sisuccedettero sul fronte italiano (Daun, Mercy e

    Koenigsegg) si erano tutti pi o meno formati sotto ilsuo comando e dimostrarono una certa perizia nelcondurre le operazioni, anche se non sempre la buonasorte li accompagn. Lesercito imperiale soffrivaperlopi di gravi carenze logistiche e nel corso delleoperazioni militari costringeva i suoi comandanti atenere sempre conto del foraggiamento delle bestie edei luoghi ove procurarselo. Nonostante i moltiproblemi esistevano unit militari di assoluto rispettoe valore, a cominciare dai reggimenti di ussari ecorazzieri. In fanteria era duso separare le compagniedi granatieri di ogni battaglione e riunirle in unit

    tattiche di dimensione variabile (dal battaglione allabrigata) per farne il corpo delite di ogni armata, aseconda dei casi il potente grimaldello perscardinare ogni difesa nemica o lo scoglio a cuiappigliarsi nei momenti critici o lombrello percoprire le ritirate.

    LarruolamentoI nuovi eserciti degli stati nazionali svilupparonodiversi tipi di arruolamento e militanza, si andavainfatti dalla coscrizione, al mercenariato, alla leva asorteggio per arrivare infine al volontariato. Ogni statofaceva uso di almeno due, o persino tre tipi diversi diarruolamento. La coscrizione era usata in manieramaggiore dai piccoli stati (come il Piemonte e la

    Prussia), mentre le grandi nazioni si basavano in granparte su di un sistema di arruolamento pi o menovolontario. Lesercito imperiale, che a causa delpersistere della sua struttura feudale presentava unastruttura piuttosto complessa, con effetti taloraveramente problematici, si basava essenzialmente suicontingenti reclutati dagli Asburgo, sulle truppefornite dai vari principati e ducati, feudi del SacroRomano Impero; nonch su truppe fornite daifeudatari del regno dUngheria, la cui coronaapparteneva alla casa dAsburgo. I reparti austriaci, omeglio asburgici, erano formati con la coscrizione neiterritori dAustria e Boemia e con larruolamentovolontario in tutti gli altri possedimenti. A Guastallaerano presenti soltanto reparti austriaci, se siescludono i due contingenti di ussari. Lesercitofrancese in effetti si basava esclusivamente sul

    reclutamento volontario, sia per i contingenti nazionaliche per i contingenti stranieri, quindi mercenari.Lesercito francese aveva gi da tempo una strutturamolto centralizzata e di carattere nazionale, infatti ireparti erano propriet del Re anzich dei colonnelli proprietari, e prendevano, in genere, il nome dalleprovince del regno piuttosto che dal nome delcolonnello. Tuttavia il rapporto tra il re e la nobiltfaceva s che per i nobili lesercito fosse tra leprincipali fonti di occupazione, prestigio e spessoanche reddito. Come conseguenza lesercito franceseaveva un rapporto molto alto di ufficiali rispetto alla

    truppa, molti di questi erano nobili che intendevanolimpiego nellesercito come un privilegio a lororiservato, e cercavano di lucrare da questa loroattivit. Il tutto ovvio che andasse a scapitodellefficienza. Lesercito dei Savoia, sotto molti puntidi vista, era il pi moderno: oltre ai reggimentidordinanza nazionali che si basavano su di unarruolamento volontario, praticava la coscrizione perla fanteria provinciale e si serviva del mercenariato(perlopi svizzero e tedesco).

    La strategia

    Nel XVIII secolo le grandi potenze europee feceroricorso alle armi pi per raggiunger nuovi equilibriterritoriali e di potere che per iniziativeespansionistiche o per motivi ideologici e religiosi. Lapolitica internazionale era dominata pi dalladiplomazia, che non si interrompeva nemmeno intempo di guerra, che dalle guerre stesse.Il ruolo degli eserciti era quindi quello di acquisirevittorie che dessero potere contrattuale al tavolo deinegoziati. Gli scontri non giungevano mai alladistruzione dellavversario, (come nel secoloprecedente, durante le guerre di religione) poich idelicati equilibri del tempo non permettevano che vifossero decisive preponderanze da una parte odallaltra. Le battaglie erano poco sanguinose anche

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    perch i proprietari dei reparti tendevano a preservarela loro propriet. Queste ed altre ragioni, di carattereeconomico e sociale, comportavano che le guerrefossero combattute perlopi sulla difensiva, o meglio,anche quando si era costretti ad attaccare, si cercava diesporsi il meno possibile, evitando veloci offensive ericercando invece il controllo del territorio e deirifornimenti. Questo tipo di strategia era sposata inpieno dallesercito sardo, mentre quello imperialerisentiva del carattere esuberante e battagliero delprincipe Eugenio ed era pi portato a cercar battaglia.Lesercito francese invece era ancora figlio delleteorie della guerra per assedi del Vauban e, come tale,pi portato alla conquista di citt e fortezze che allaguerra di movimento.

    La tattica

    Laddestramento dei soldati nella prima met delsettecento mirava principalmente ad istruire i militaria compiere sul campo evoluzioni geometricheordinate e sincronizzate, quasi fossero le pedine di unagrande scacchiera; solamente in questo modo infatti sipoteva avere una qualche garanzia di poter effettuaredelle manovre e mantenere il comando delle schiere inbattaglia.La situazione degli eserciti dellepoca, per risorse,mentalit e qualit dei quadri, non permetteva dicreare unit tatticamente autonome: in pratica il poteredecisionale era molto accentrato ai vertici; era quindi

    essenziale che per combattere lesercito potesse essereguidato, sul campo di battaglia, il pi fedelmentepossibile dal comandante in capo tramite la catena dicomando.Per fare questo era altrettanto essenziale che le schieremantenessero un assetto ordinato e riconoscibile,nonch manovrabile, senza che le unit simischiassero le une alle altre o si ostacolassero avicenda.Fattore determinante per la dinamica delcombattimento il tempo necessario a caricare ilfucile ad avancarica. Durante le azioni a fuoco infatti

    tutte le manovre dovevano essere coordinate in mododa dare il tempo di ricaricare il fucile ai reparti che perprimi avevano fatto fuoco. Queste necessitinfluenzavano le capacit di manovra sul campo in unmodo mai verificatosi prima che le armi da fuocodiventassero il principale strumento doffesa (eccettoper il combattimento in falange) e che non si ripeterin seguito quando le operazioni di ricarica si farannosempre pi veloci.Ecco quindi che si addestravano i militari a compieretutti gli spostamenti sul campo (marce, conversioni,cambiamenti di formazione) in modo sincrono egeometrico; ma anche le operazioni di sparo venivanosuddivise in varie fasi (fino a dodici o quindici,

    secondo i metodi) al fine di sincronizzareloperazione, eseguita a comando.Esistevano poi diversi modi di sviluppare il volume difuoco: secondo il regolamento in vigore allepocadella battaglia per il reggimento guardie dellesercitopiemontese, il fuoco poteva essere comandato perplotoni, in pratica corrispondenti alle compagnie chesi alternavano nelloperazione di sparo a coppie,cominciando dalle ali verso i plotoni di centro delloschieramento.In questo caso tutti gli uomini del plotone, disposti sutre righe, sparano contemporaneamente (la prima rigain ginocchio), ricaricando mentre sparano gli altriplotoni.Nel caso in cui invece le esigenze tattiche faccianopreferire il fuoco per riga, cio sviluppando il volumedi fuoco su tutto il fronte dello schieramento del

    reparto, spara per prima la riga pi arretrata mentre leprime due stanno in ginocchio, quindi la seconda sialza e spara, mentre la terza inizia a ricaricare.Quando viene il turno della prima fila di alzarsi esparare, la terza file completa la ricarica ed pronta aricominciare il ciclo.Nel caso di cariche di cavalleria invece era prescrittoil fuoco per plotoni iniziando per dal centro efacendo sparare le ali per ultime, cercando di forzare ilcomportamento istintivo di aprire il fronte della caricae sfilare negli spazi ai lati del reparto.Queste operazioni si combinavano poi con i

    movimenti in avanzata o in ritirata; nel caso ilmovimento di avanzata riuscisse ad ottenere ilcontatto col nemico, il combattimento proseguiva conluso della baionetta o della spada, di cui erano dotatiancora diversi reparti anche di fanteria, tra cui leguardie piemontesi e tutta la fanteria francese.Nella prima met del settecento le dottrine di impiegodella fanteria vedono un lento evolversi del sempliceschieramento dei moschettieri (cos ancora sichiamavano i fanti comuni) in linee via via menoprofonde (negli anni trenta in genere su tre o quattrorighe) per sviluppare un fronte di fuoco continuo,

    verso formazioni pi versatili e manovrabili che, inranghi serrati erano capaci anche di sviluppare unadiscreta forza durto.Se infatti lo schieramento su tre o quattro righe disoldati estende il fronte di fuoco, daltra parte limita ilruolo della fanteria ad una forza statica eprincipalmente difensiva contro le cariche di fanteria edi cavalleria.Il problema di passare a formazioni pi profonde, cheabbiano quindi un maggior impatto di penetrazionenelle schiere avversarie, senza perdere in efficienza esenza creare confusione durante gli scontri, in pienaevoluzione in questo periodo.

    I LUOGHI DELLA BATTAGLIA

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    Il wargame (Paolo Carraro)Per chi non lo conosce il wargame o gioco diguerra la rappresentazione in scala di una battagliache pu essere ricreata su una mappa o su di un tavoloove viene riprodotto un diorama rappresentante ilteatro dello scontro.La realizzazione di un wargame comporta quindi larappresentazione tridimensionale in scala delle armatee del campo di battaglia.Lo svolgimento della battaglia si basa su unregolamento di gioco adatto al periodo storico.Il primo punto per chi volesse giocare la battaglia diGuastalla quindi la scelta del regolamento: uno deipi diffusi e reperibili anche in Italia presso i negozispecializzati Warfare in the Age of Reason, ininglese.

    In italiano si possono cercare regolamenti pressoassociazioni italiane di wargaming, (come adesempio: ARSM - Associazione Romana di StoriaMilitare- "Pio Sacco") oppure tra le pubblicazioniperiodiche di settore (ad esempio Dadi e Piombo)dove sono pubblicate regole semplici per novizi erecensioni dei prodotti utilizzabili in questopassatempo.Il secondo punto la ricerca dei soldatini per costruirele armate contrapposte: il periodo dei primi decennidel 700 non uno dei pi diffusi in questhobby, diconseguenza anche la reperibilit di soldatini adatti

    non il massimo.Innanzitutto necessario scegliere la scala, le pidiffuse sono: 5 mm, 15 mm, 25 mm.Pi piccola la scala di rappresentazione pi semplice la creazione di unarmata, ma nel contempoil dettaglio nei pezzi meno evidente, perci se sivuole curare laspetto estetico meglio che orientarsisui 25 mm, mentre se volete solo giocare vanno beneanche i 5mm.Per i 5 mm possono andare bene i pezzi dellaIrregular Miniatures, mentre per i 15 mm haunottima gamma la ditta Essex.

    Sempre in questa scala la italiana VenexiaMiniatures produce eccellenti pezzi riferiti alla finedel600, che possono essere in parte adattati. Se sidecide per la scala pi grande, una buona scelta dipezzi offerta dalla Old Glory una delle pi diffuseproduttrici di soldatini.Alcune di queste ditte sono importate in Italia ereperibili nei negozi specializzati; quasi tutte sonofacilmente rintracciabili in internet.Terzo punto, la colorazione dei pezzi: oltre alletavole uniformologiche qui pubblicate, sono

    presenti utili riferimenti in bibliografia; forsequalcuno potrebbe non ritenere cos importanteavere riproduzioni precise dei soldati dellepoca, maanche i wargamer sono appassionati ricercatori di

    storia. In fondo anche la ricerca un passatempodivertente e ricco di soddisfazioni.Per laspetto tecnico, al neofita si possono consigliarei colori acrilici che permettono una maggioresemplicit duso e libert di manovra rispetto a smaltie colori ad olio. Naturalmente occorre una buona dosedi pazienza perci se questa manca, potete rivolgervia negozi di modellismo e/o di miniature dove ingenere disponibile un servizio di pittura.Quarto punto, il campo di battaglia: una parte da nonsottovalutare, perch dei bei soldatini su di un dioramamediocre male non fanno una bella figura, mentre deisoldatini anche mediocri (data la scala) su di unoscenario realizzato con molta cura rendonopienamente leffetto che ci si propone in unarealizzazione del genere.Facendo riferimento alle tecniche utlizzate per i

    plastici ferroviari e alla documentazione presentata, illavoro non eccessivamente complesso.Alcuni riferimenti:http://web.tiscali.it/arsm (Associazione Romana diStoria Militare- "Pio Sacco")www.venexiaminiatures.comwww.dadiepiombo.com

    BIBLIOGRAFIA- Saluzzo, Histoire militaire du Piemont, Torino

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    ale.htm- http://www.flyingpigment.com/gallery4.htm

    LE TAVOLE

    TAV. 1I FASE

    Lavanguardia imperiale si scontra con le difesealleate di Guastalla. Lungo il fiume Po caricano duereggimenti di corazzieri imperiali, ma vengonorespinti dalla prima linea della cavalleria alleata. Tralargine maestro e larginello vanno allattacco igranatieri imperiali, ma anchessi vengono respinti daireggimenti piemontesi.

    TAV. 2II FASEGli imperiali rinnovano i loro attacchi lungo le stessedirettrici. Tra larginello ed il Po schierano tutta laloro cavalleria per un urto che non riuscir averificarsi. Partono alla carica da soli i dragoniWrttemberg, ma vengono ben presto decimati.Lattacco delle fanterie si rivela inconcludente controla ben munita linea difensiva alleata. Cominciano agiungere i rinforzi francesi dallala destra delloschieramento alleato.

    TAV.3III FASEMentre le cavallerie si bloccano vicendevolmente, una

    sortita di due squadroni di corazzieri imperiali facollassare un tratto della linea difensiva alleata acavallo dellarginello. I rinforzi francesi, guidati daCarlo Emanuele III chiudono per subito il varco. Un

    tentativo di sbarco di tre compagnie di granatieriimperiali viene subito bloccato dallintervento dellabrigata dei carabinieri francesi. Anche lultimo attaccodelle fanterie imperiali, nonostante il buon appoggiodelle artiglierie e qualche progresso sul terreno, vienefermato sulla linea delle Cascine.

    TAV. 4Il re Carlo Emanuele III rompe i Tedeschi nellecampagne di Guastalla, 19 settembre 1734Ispirata ad una stampa dellepoca raffigura il Resabaudo sul campo di battaglia seguito dalle guardiedel corpo (caratterizzata da ununiforme rossa congallonature in oro e da una bandoliera azzurra congallonature dorate).Il re veste in azzurro colore araldico di casa Savoia,indossa una corazza come tutti gli ufficiali generali.

    Di fronte a lui un alfiere con una bandiera colonnellache porta le armi del regno, e un alto ufficiale vestitodi rosso e azzurro, colori riservati a chi era al serviziodel re, corazza e sciarpa azzurra, simbolodellufficialit sabauda.Sullargine posizionata una batteria di artiglieriapiemontese (in uniforme blu con galloni gialli),mentre sulla sinistra, al piede dellargine un reparto difanteria si prepara ad entrare in azione. Alcunicavalieri austriaci giacciono sullargine.La stampa rappresenta in modo molto realisticoleffettivo aspetto del campo di battaglia (cosa rara

    nelle stampe depoca).Gli argini erano effettivamente molto pi bassi e menoripidi di quelli attuali.Sullo sfondo si intravede la citt di Guastallaracchiusa dalla cinta muraria bastionata, mentre sulladestra le opposte schiere di fanti si scontrano.

    TAV. 5La fanteria nazionale e provinciale del Regno diSardegna vestiva un giustacorpo di lana grezza chiara,con fodere, veste e calze di colore distintivo,generalmente rossi o blu. Per la distinzione dei

    reggimenti si ricorreva al colore e alla disposizionedei bottoni. Il reggimento Piemonte (1) aveva coloredistintivo rosso e bottoni in metallo bianco (stagno) infila (altri reparti li avevano disposti a gruppi di due odi tre). Il colore dellorlatura del cappello siaccordava al colore dei bottoni. Caratteristica di tuttele truppe piemontesi era la coccarda azzurra sultricorno.In questo periodo si diffonde luso di abbottonare lefalde del giustacorpo, tuttavia non ancora prescrittoda regolamenti in proposito.Fatta eccezione per il reggimento La Marina chevestiva giustacorpo rosso con risvolti, calze e vesteverdi, lunico altro reggimento nazionale ad avereununiforme tinta era il reggimento Guardie (2) che

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    portava i colori della casa reale, azzurro scuro e rosso(il re in persona era comandante onorario delreggimento guardie). Inoltre la loro uniforme eradecorata da alamari gialli attorno alle asole ed aibottoni; ulteriore segno di distinzione e privilegio eraluso della spada.Il reggimento Guardie fu il primo reparto dordinanza,cio in servizio permanente, dellesercito sabaudo, efu anche il primo a essere dotato di ununiforme Igranatieri (3) si distinguevano dai moschettieri oltreche per il copricapo di pelliccia dorso, anche per leghette nere anzich bianche.

    TAV. 6I reggimenti alemanni indossavano uniformi blu conveste, risvolti delle manche, colletto rivoltato e risvoltiallabbottonatura (chiamati matelotte dal francese)

    nel colore distintivo. La moda del colletto e dellematelotte, allora gi in voga nel mondo germanico, inseguito. Si diffonder un po in tutti gli eserciti,compreso quello piemontese.Il reggimento Schulembourg, (1) il colore distintivoera il bianco. Caratteristico inoltre di questoreggimento il piccolo fiocco sulla destra del tricorno,mentre il Rhebinder (laltro reggimento tedescopresente a Guastalla) era lunico reggimento difanteria, oltre alle Guardie, a portare la spada,privilegio concesso in virt del fatto di essere ilreggimento di propriet del maresciallo Rhebinder,

    comandante di tutta la fanteria del regno. I reggimentistranieri portavano la cravatta di colore nero o bianco,mentre i reggimenti nazionali la portavano rossa.I dragoni piemontesi avevano tutti uniformecompletamente rossa, ad eccezione di fodera e risvoltidel giustacorpo nel colore distintivo, nel caso deidragoni del Genevese (2)verdi. I dragoni indossavanoscarpe e bottine, ghette in pelle, al posto dei rigidistivali da cavalleria. La gualdrappa e il cappellettodelle fondine era per tutti rossa con bordatura bianca eazzurra.I dragoni del Genevese furono gli unici a conservare

    sempre le lesse, cordoni di lana bianca annodatisulla spalla destra, introdotti nel 1713.In battaglia quasi tutti i reparti di cavalleria di tutte lenazionalit portavano il buffalo giacca di cuoio opelle, con maniche e risvolti colorati, abbinate a calzenello stesso materiale. Questo allo scopo di preservareluniforme e di fornire pi protezione nelcombattimento. Sembra che per un certo periodoanche i dragoni ne siano stati dotati.Generalmente i dragoni portavano con s, sistematiattorno alla sella, anche un attrezzo da lavoro: pala,piccone o scure.I reggimenti di cavalleria piemontese portavanogiustacorpo azzurro scuro e risvolti, veste e calzonirossi.

    I due reggimenti, Savoia e Piemonte reale (3), sidistinguevano per avere il primo i bottoni in metallobianco e bordo del tricorno bianco, il secondo permetallo dei bottoni e bordo del tricorno gialli.La gualdrappa, come per i dragoni era rossa con bordoazzurro e bianco.Nel 1730 vennero acquistati in Francia dei pettorali inferro. Tuttavia non certo che venissero utilizzati.

    TAV. 7Tutta la fanteria nazionale del Regno di Franciaindossava gi da tempo uniformi di lana grezza chiara,cos come la fanteria del Regno di Sardegna, e comevedremo, anche la fanteria asburgica.La differenziazione tra i numerosi reggimenti eraevidenziata come sempre dal colore di risvolti, veste ecalzoni, ma anche dal colore e disposizione dei

    bottoni, che arrivavano fino allorlo di veste egiustacorpo. Inoltre era unulteriore caratteristica didistinzione il taglio e la disposizione delle tasche,talvolta con grande profusione di bottoni.Nel caso del reggimento Piccardie (1-4), il pi anticoreggimento di fanteria francese, le tasche, doppie everticali, portano ben nove bottoni luna, per un totaledi trentasei bottoni dottone solo per le tasche delgiustacorpo.Il colore grigio chiaro ed il taglio molto ampio delgiustacorpo rimarranno simbolo delluniformefrancese ancora per diversi anni in seguito. La moda

    seguita dalla fanteria francese preferiva lasciare liberele falde del giustacorpo e non prevedeva i baffi.I fanti francesi (1) avevano gi adottato le ghetteabbottonate, pi attillate ed eleganti delle calze pesantiin uso fino ad allora, ed erano ancora tutti dotati dispada, dotazione ormai quasi completamentescomparsa dagli altri eserciti. La coccarda sul cappelloera in genere nera, ma poteva essere anche bianca o didue colori.Il sergente (2) non porta armi da fuoco e quindinemmeno la bandoliere con cartucciera, armatoinvece di unarma in asta detta partigiana, che

    funge da distinzione di grado.Gli ufficiali (3) anche se portavano luniforme delreparto, prodotta con materiali di qualit e tessutibianchi anzich grezzi, si distinguevano per lagorgiera in metallo e per varie decorazionidelluniforme, a volte ancora di gusto personale. Ilcappello era decorato con merletti sullorlo, cos comespesso la camicia e la cravatta; inoltre segno distintivodegli ufficiali era la sciarpa in vita o a tracolla, usocomune a tutti gli eserciti dellepoca e conservatonellesercito italiano fino ai giorni nostri. Infatti lasciarpa azzurra degli ufficiali deriva dellanalogoaccessorio utilizzato dagli ufficiali sabaudi (lazzurroera il colore reale); mentre nellesercito asburgico la

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    sciarpa era color oro (o giallo per gli ufficiali di bassogrado) intrecciato col nero.Gli ufficiali, anche se di fanteria, erano dotati dicavallo e indossavano quindi alti stivali da equitazionee guanti in pelle.Anche lalfiere (4)era un ufficiale e, oltre luniformebianca, distinto dalla gorgiera e dallassenza di armada fuoco.La cavalleria francese aveva uniformi blu o rosse, maanche biancastre come la fanteria. Teoricamente lacavalleria era dotata ancora di pettorale in ferro,tuttavia sembra che questa protezione, scomoda epoco popolare, fosse usata molto raramente anche inbattaglia. Lunica unit a portare una corazzacompleta di dorsale erano i Cuirassiers du Roi (5)congiustacorpo e veste blu con fodere e risvolti rossi,calzoni rossi e bottoni in metallo giallo. La corazza

    era dotata di fodera rossa con orlo bianco.Larmamento comprendeva (pi o meno come tutte leunit di cavalleria) spada, moschetto da cavalleria edue pistole.

    TAV. 8Nellesercito austriaco fino al 1740 esisteva una certalibert in fatto di uniformi: ampio spazio era ancoraconcesso al colonnello proprietario.Tuttavia fin dallinizio del secolo il colorecaratteristico della fanteria austriaca era il grigiochiaro della lana grezza, come abbiamo visto per gli

    altri eserciti; in seguito si cominci ad usare lanasbiancata ed il bianco diventer il colore caratteristicodellesercito austriaco fino alla seconda met del XIXsecolo.Il colore dei risvolti delle maniche era in grandeprevalenza il rosso od il blu, il tricorno in genereorlato in bianco con coccarda nera, la sciarpageneralmente rossa per i reggimenti germanici (tuttiquelli provenienti da domini asburgici, compresianche quelli di lingua non tedesca) e nera per ireggimenti ungheresi. Le gambe erano protette dasovracalze senza bottoni, che spesso in questo periodo

    si usavano bianche in estate e nere in inverno, anchesu questo argomento comunque influivano le modedel reparto. Come distintivo delle forze imperiali (datoche spesso le uniformi degli eserciti fronteggiati siassomigliavano molto) si utilizzava un rametto verdesul copricapo, di quercia in estate e di pino in inverno;questa usanza arriver fino alla Prima GuerraMondiale. Il reggimento G. Starhemberg (1)aveva irisvolti rossi ed i bottoni in metallo giallo, I granatieri(2), oltre a colbacco di pelo erano dotati anche dispada o sciabola e portavano spesso una placcadottone sulla cartucciera, con le armi dellimperatoreo del colonnello, altro segno di distinzione lastuccioin ottone applicato alla bandoliera, detto cachmece,in origine destinato a contenere la miccia per le

    granate. I granatieri austriaci usavano, secondo unamoda ungherese (vedi4e 5) acconciare i capelli sulletempie in due trecce, anzich in boccoli come in usogenerale, per meglio calzare il colbacco. Il reggimentoDeutschmeister (2), distinto dal colore blu e daibottoni gialli, era uno dei reggimenti di pi anticatradizione dellesercito imperiale: il suo nome derivainfatti dallessere stato propriet, alla sua fondazionenel XVII secolo, del Gran Maestro dellOrdineTeutonico. I corazzieri austriaci (3)in questo periodoindossavano in combattimento ancora una corazzacompleta, anche se da l a poco il dorsale sarutilizzato soltanto nelle campagne contro i Turchi.Lutilizzo della corazza rendeva praticamenteindistinguibili i vari reggimenti, poich, tutti vestiti digiustacorpo bianco con risvolti rossi, nella quasitotalit con veste bianca e pantaloni rossi la

    differenziazione si limitava al colore e disposizionedei bottoni, che con la corazza indossata erano benpoco visibili. Gli ussari, cavalleria leggera ungherese,indossano ununiforme che deriva dal costumenazionale ed arriver praticamente intatta fino alperiodo napoleonico.Essa era composta da un giubbetto attillato dettodolman, ornato di molti bottoni e alamari dicordoncino, sulla quale era portata la pelliccia,giubba di medesimo taglio ma foderata di pellicciache, quando non indossata, era portata a tracollamedian