GRS799_NOTTI D'ORIENTE

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774 - Scommessa seducente - L. Greenwood 775 - Cuore bretone - T. Brisbin 776 - La legge del cuore - M. Moore 777 - Il fuoco del desiderio - S. Bennett 778 - Il conte bandito - C. Townend 779 - I segreti del maniero - A. Ashley 780 - L'onore di una gentildonna - K. Hawkins 781 - I confini della passione - B. Gifford 782 - Misteri e sospetti - M. Nichols 783 - Il cavaliere della contessa - A. Herries 784 - Una lettera dal passato - L. Lael Miller 785 - Scandalosa Isabella - J. Ashley 786 - Al servizio della regina - A. J. Forrest 787 - Scacco al visconte - L. Allen 788 - La resa del guerriero - M. Willingham 789 - Una moglie sconveniente - M. Nichols 790 - L'ombra del destino - D. Hale 791 - Il corsaro gentiluomo - A. Lethbridge 792 - Prigioniera del guerriero - J. Fulford 793 - Tentazione segreta - S. Laurens 794 - Per amore di una nobildonna - D. Hale 795 - L'onore in gioco - C. Merrill 796 - Partita col destino - K. Hawkins 797 - Una moglie per il barone - M. Nichols 798 - Fiore di Scozia - S. Auci 799 - Notti d'Oriente - D. Hale

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DEBORAH HALE

Notti d'Oriente

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Wanted: Mail-Order Mistress

Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2010 Deborah M. Hale

Traduzione di Maria Grazia Bassissi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2011

Questo volume è stato stampato nel settembre 2011

presso la Rotolito Lombarda - Milano

I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 799 del 22/10/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Singapore, giugno 1825 «È questa, dunque, Singapore?» Appoggiata al pa-rapetto della nave che stava entrando in porto, Be-than si scostò dagli occhi un ricciolo ramato. «Non si può dire che sia molto grande.» L'eccitazione di aver finalmente raggiunto la pro-pria meta – dopo cinque mesi di navigazione – lot-tava contro l'impulso di supplicare il comandante di girare la nave e tornare indietro. «Questo posto non è più grande di un quartiere di Newcastle.» Ralph, uno dei giovanissimi amici di Bethan, osservava i variegati edifici che sorgevano sulle due rive del fiume. Alcuni erano in legno, con irti tetti di paglia, altri avevano i muri intonacati di bianco e tetti ricoperti di ordinate file di tegole rosse. «È stato costruito da poco, non è vero? Mr. North-more ha detto che era quasi disabitato quando lui e i suoi soci sono arrivati qui, sei anni fa.» «Per me potrebbe anche esserci soltanto la giun-gla» gracchiò Wilson Hall. «Mi accontento di posa-re i piedi su un terreno solido.» Povero Wilson! Lui e gli altri tre ragazzi di Dur-ham avevano sofferto terribilmente il mal di mare

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all'inizio del viaggio. Avevano invidiato la capacità di Bethan di trattenere il cibo anche con i marosi, ma erano anche stati grati per la sua resistenza. Se non si fosse presa cura di tutti loro con tanta solleci-tudine quando gemevano nelle loro amache in preda alla nausea, forse non tutti ce l'avrebbero fatta ad ar-rivare fin lì. Negli ultimi giorni, i ragazzi non avevano parlato d'altro che della gioia di essere ormai prossimi a Singapore, dove avrebbero cominciato a lavorare alle dipendenze di Mr. Simon Grimshaw, uno dei soci della Vindicara Trading Company. Ogni volta che udiva quel nome, Bethan sentiva in bocca il sa-pore della bile, quasi fosse un tardivo attacco di mal di mare. Perché, se i ragazzi erano stati ingaggiati nel nord dell'Inghilterra per lavorare nella compa-gnia di Mr. Grimshaw, lei era stata reclutata per sposarlo. Se non avesse avuto un bisogno tanto disperato di raggiungere quel porto lontanissimo, non avrebbe mai accettato di prendere un impegno simile con un perfetto sconosciuto. Invece aveva avuto fretta di arrivare a Singapore fintanto che esisteva un barlu-me di speranza che qualcuno sapesse che cos'era ac-caduto a suo fratello o alla sua nave. In fin dei con-ti, quando era partita, il matrimonio le sembrava un evento appartenente a un futuro talmente distante da risultare quasi inimmaginabile. A mano a mano che la loro destinazione si avvicinava, però, i suoi timo-ri erano aumentati. Mentre l'imbarcazione si apprestava all'attracco, Bethan inspirò a fondo. L'aria calda sprigionava l'o-dore del salmastro unito a una fragranza esotica di caffè e spezie. Aveva preso un impegno. Ora dove-va onorarlo cercando di essere una buona moglie

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per Mr. Grimshaw. Sperava soltanto che suo marito non fosse troppo vecchio, brutto e bisbetico o, peg-gio ancora, violento. Completate le manovre di ormeggio, i ragazzi di Durham sciamarono a terra. Soltanto Wilson ebbe la cortesia di offrire la mano a Bethan per aiutarla a sbarcare, mentre i suoi compagni domandavano a chiunque si trovasse a portata d'orecchio come fare a raggiungere il magazzino della Vindicara. Non mancavano certo gli interlocutori, su un mo-lo tanto affollato. C'erano parecchi uomini dalla pel-le color mogano, a torso nudo, con turbanti bianchi e larghe sottane dai colori vivaci avvolte intorno al-le gambe. Altri, con la pelle più chiara e gli occhi a mandorla, trasportavano dei sacchi appesi a lunghi bastoni appoggiati sulle spalle. Indossavano ampi calzoni e tuniche fermate da una fascia nera. Ave-vano la parte anteriore della testa completamente rasata, mentre sulla nuca i capelli neri e lucidi for-mavano una lunga treccia. Alti uomini barbuti, in turbante bianco e lunghe vesti, sembravano usciti da un racconto biblico. L'unica caratteristica che ac-comunava tutti quei bizzarri personaggi era la quasi totale incapacità di comprendere l'accento setten-trionale dei compagni di Bethan. Dopo molto gridare e gesticolare, Ralph si rivolse alla fanciulla. «Credo che stiano cercando di dirci che il magazzino di Mr. Grimshaw è sull'altra riva del fiume.» «Laggiù c'è un ponte.» Wilson indicò l'ampia curva della banchina, al termine della quale il fiume si restringeva e una snella struttura di legno colle-gava le due rive del porto. «Possiamo andare a pie-di.» Di comune accordo, i ragazzi si avviarono senza

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indugio. Bethan dovette sforzarsi di mettere un pie-de davanti all'altro, poiché le sue gambe sembrava-no diventate di piombo. In breve tempo, i suoi com-pagni la distaccarono. Gli uomini che lavoravano sul molo si girarono a guardarla mentre passava. Forse avevano notato la somiglianza con un giovane che ricordavano di aver visto in passato? No, non era possibile. Dovevano essere semplicemente incuriositi dal colore della sua pelle, o dal fatto che era una donna e lì al porto non se ne vedevano altre. Tuttavia, che male c'era a chiederlo? Aveva fatto tanta strada e barattato la propria libertà nella spe-ranza di ritrovare l'unico membro della sua famiglia ancora al mondo. Da qualche parte doveva pur co-minciare. «Scusate.» Si rivolse a un giovane in calzoni candidi e turbante, che la guardava sorridendo. «Cerco notizie di un membro dell'equipaggio del Dauntless, un brigantino che gettò l'ancora a Singa-pore tre anni fa. Ve ne ricordate?» Il sorriso del giovane si allargò mentre le rispon-deva in una lingua incomprensibile. «Mi dispiace. Non capisco.» Bethan scosse la te-sta e scrollò le spalle con enfasi. «Non capivo tanto bene neppure l'inglese, fino a un anno fa. Immagino che voi non conosciate una sola parola di gallese.» Un'altra voce si fece udire. Parlava inglese con un marcato accento straniero. «Chi state cercando, signora?» Bethan si voltò speranzosa verso l'uomo che ave-va parlato, un individuo con scuri occhi a mandorla, che portava un grosso cappello di paglia. «Vi sarei grata se poteste aiutarmi. La persona che cerco si chiama Hugh Conway. È più alto di voi.» Sollevò

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una mano per mostrare la statura del fratello, poi spostò il cappello sulla nuca e si indicò la chioma. «Ha i capelli dello stesso colore dei miei.» Invece di cercare di descrivere suo fratello con gesti e parole che l'uomo avrebbe potuto non capire, Bethan slacciò il fermaglio del medaglione d'argen-to che portava appeso al collo, il suo possesso più prezioso. Lo aprì per mostrare il ritratto in miniatu-ra che vi era incastonato. «Mio fratello ha questo aspetto. Almeno, lo aveva l'ultima volta che l'ho vi-sto.» La miniatura non ritraeva precisamente Hugh, ma la somiglianza era straordinaria e, in quelle circo-stanze, poteva risultare efficace. Un lampo di interesse si accese negli occhi del-l'uomo mentre osservava il medaglione. Aveva ri-conosciuto il bel viso dell'uomo che vi era raffigura-to? Se a Singapore gli europei non erano molto nu-merosi, come sembrava a Bethan, allora quei pochi dovevano essere facilmente notati. E ricordati. «Lo avete visto?» insistette. «Vi prego. Sono molto ansiosa di avere sue notizie.» L'uomo annuì lentamente. «Forse. Non sono sicu-ro.» Il cuore di Bethan diede un balzo. Neppure nei suoi sogni più rosei aveva immaginato di poter tro-vare così in fretta le tracce del fratello scomparso. «È stato a Singapore tre anni fa. Mi ha scritto una lettera e l'ha spedita da qui. Sapete cosa ne sia stato di lui o della sua nave?» L'uomo corrugò l'alta fronte, come se stesse fa-cendo un grosso sforzo per ricordare dove e quando avesse visto quel volto. «Posso dare un'occhiata più da vicino?» «Naturalmente.» Bethan mise il medaglione sul

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palmo proteso dell'uomo. «Mi dispiace di non avere un ritratto più grande da mostrarvi.» Mentre parlavano, una piccola folla si era raduna-ta attorno a loro. Tutt'a un tratto qualcuno batté sul-la spalla di Bethan. Un'altra persona aveva ricono-sciuto Hugh vedendo la miniatura da lontano? Op-pure il nome gli diceva qualcosa? Bethan ruotò su se stessa, ma si trovò circondata da una distesa di volti inespressivi. «Qualcuno di voi aveva qualcosa da dirmi?» do-mandò. «Avete mai visto Hugh Conway? Vi ricor-date della sua nave, la Dauntless?» Nessuno rispose, se non con dei sorrisi vacui. «Che bel divertimento farsi beffe di una stranie-ra!» sbottò Bethan. «Allora è proprio vero che tutto il mondo è paese.» Con uno sbuffo di indignazione, si voltò di nuovo verso il suo informatore. Aveva avuto un sacco di tempo per esaminare la somiglianza. Ma quando lei si guardò intorno, dell'uomo vide soltanto la schiena coperta dalla sbiadita tunica azzurra che scompariva in mezzo alla folla. «Tornate indietro!» gridò, cominciando a rincor-rerlo. «Al ladro! Mi ha rubato il medaglione. Qual-cuno lo fermi!» Nessuno degli uomini presenti sulla banchina parve disposto ad aiutarla. Anzi, Bethan capì subito che erano dalla parte del ladro. Coloro che si erano scostati per permettere all'uomo di fuggire formaro-no di nuovo un muro compatto per impedirle di pas-sare. «Wilson! Ralph!» chiamò lei, pur sapendo che ormai i suoi giovani compagni di viaggio non erano più a portata d'orecchio. Non osava fermarsi per cercare di individuarli, perché temeva di perdere di

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vista l'uomo che le aveva rubato il medaglione. «Vi prego!» gridò. «Vi lascerò la catena, se vole-te. Ma rendetemi il ritratto!» Con la coda dell'occhio scorse il ponte e sperò che il ladro corresse da quella parte, finendo per in-crociare i suoi compagni. Invece l'uomo imboccò una strada nella direzione opposta, con Bethan che continuava a rincorrerlo, ormai senza fiato. Dopo cinque mesi trascorsi a bordo di una nave, non era più abituata a correre e in quel posto faceva un cal-do soffocante. Ma era animata da una disperazione che le impediva di fermarsi. Il ladro svoltò in una strada laterale e Bethan ar-rivò giusto in tempo per vedere che imboccava un vicolo. Raggiunse ormai vacillante l'imbocco della viuzza dove l'uomo era sparito e dovette fermarsi, ansimante e con le guance paonazze per lo sforzo e per il caldo. Il ladro era scomparso, senza lasciarsi dietro alcun indizio sulla direzione presa. Invece no. Quando esplorò con lo sguardo il vi-colo, Bethan lo vide: le stava andando incontro con incredibile sfacciataggine. Stessi vestiti, stessi occhi scuri, stessa testa rasata. Gli si piantò davanti e alzò una mano per fermar-lo. «Rivoglio il mio ritratto. Andiamo, per voi non ha nessun valore.» L'uomo la guardò con ostilità, come se fosse stata lei a fargli un torto, e borbottò qualcosa nella sua incomprensibile lingua. «Pochi minuti fa conoscevate abbastanza bene l'inglese!» gridò Bethan. «Lo avete dimenticato men-tre ve la davate a gambe con il mio medaglione?» Il cipiglio dell'uomo si tramutò in un sogghigno mentre la spingeva da parte per passare oltre. «Oh, no! Non ve la caverete così a buon merca-

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to!» Bethan lo afferrò per la manica e lo tenne stret-to. «Non ho intenzione di ricominciare a darvi la caccia per le strade, con questo caldo infernale. Rendetemi il medaglione!» L'uomo si liberò con uno strattone, rovesciandole addosso un fiume di parole che Bethan non compre-se. Però sapeva riconoscere un tono adirato, indi-pendentemente dalla lingua. Era lui, vero, il ladro? O forse quell'uomo aveva gli zigomi più pronuncia-ti? Il volto un po' più affilato? «Io... vi prego di scusarmi. Devo avervi scambia-to per un'altra persona.» Bethan indicò il vicolo. «Un tipo ha imboccato di corsa questa stradina. A-veva un medaglione di mia proprietà. Avete visto da che parte è andato?» Lui le rovesciò addosso un'altra raffica di insulti. All'improvviso Bethan si accorse che non erano più soli. Una dozzina di uomini, vestiti tutti nello stesso modo, la guardava in un modo che le fece correre dei brividi lungo la schiena. Rischiava forse di scomparire in quel luogo stra-niero e senza legge, come era successo a suo fratel-lo? Se fosse capitato anche a lei, chi si sarebbe pre-occupato di andare a cercarla? «Per macis e noce moscata il prezzo è settanta-cinque dollari spagnoli la libbra.» Simon Grimshaw guardò il capitano svedese dal quale aveva appena acquistato un carico di ferro. «Nessuno degli altri mercanti della città ve le darà a meno. La situazione di Giava ha alzato i prezzi ovunque.» Lo svedese fece una smorfia. «Farei meglio a portare il mio carico di ferro a Giava e contrattare direttamente con gli olandesi per le spezie.» «Come volete» replicò Simon, fingendo spudora-

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tamente. Non aveva alcuna intenzione di rinunciare al prezioso carico di ferro svedese. «Pagate pure le tariffe esorbitanti che praticano i mercanti di Giava. Alla fine del viaggio vi ritroverete con meno denaro in saccoccia. Sempre che siate fortunato e i pirati non vi attacchino, tra qui e Sumatra. Potrei forse scendere di uno o due dollari per il macis, ma per la noce moscata non c'è niente da fare. Il mio socio sta per arrivare dall'Inghilterra e mi scuoierà vivo se scoprirà che vendo la nostra merce a prezzi così in-decenti.» Una parte di lui aspettava con ansia il ritorno di Hadrian Northmore. Sarebbe stato un sollievo con-dividere con qualcuno il carico di lavoro. Da quan-do entrambi i suoi soci erano tornati in Inghilterra – Hadrian per una breve visita e Ford per sempre – Simon aveva dovuto assumersi la responsabilità del lavoro di tre persone. Tuttavia, era restio a cedere di nuovo il controllo della compagnia al socio più anziano. Hadrian era un uomo d'affari ambizioso e astuto, ma con una punta di spregiudicatezza che Simon non aveva mai approvato. Negli affari, lui preferiva muoversi con cautela e tenacia e di rado agiva d'impulso. Le po-che volte che lo aveva fatto, aveva finito per pentir-sene. Si sarebbe rammaricato anche di aver chiesto al suo socio di portargli dall'Inghilterra una giovane donna da tenere come amante? Mentre il capitano svedese ponderava la sua proposta, Simon rimuginò sulla faccenda. Quando i monsoni sudoccidentali avevano an-nunciato l'arrivo delle navi provenienti da ovest, lui aveva cominciato ad avere dei ripensamenti riguar-do al suo progetto. Sarebbe stato positivo avere uno

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sfogo sicuro per i desideri carnali che non era mai riuscito a soffocare del tutto, neanche con lunghe, estenuanti giornate di lavoro. Ma quale genere di donna avrebbe accettato di attraversare mezzo mondo per diventare una mantenuta con regolare contratto? Solo una creatura dal passato discutibile, supponeva. E per lui sarebbe stato un rischio acco-gliere in casa una donna del genere. Il capitano svedese diede qualche colpo di tosse cavernosa, riscotendo Simon dal suo dilemma. «Come dite, voi inglesi? Meglio un uccellino so-lo in mano...» «... che tutti gli uccellini nelle mani dei pirati. È così che diciamo a Singapore.» Simon tese la mano per suggellare l'accordo. Poche cose gli davano più piacere di un affare vantaggioso. A differenza delle questioni di cuore, gli affari costituivano per lui qualcosa di limpido e sicuro. Era quello il genere di relazione che aveva avuto in mente quando aveva chiesto a Hadrian di procurargli un'amante. Un onesto scambio di favori che ciascuno dei due desiderava dall'altro, senza la complicazione di pericolosi sentimenti. In quel mo-mento, Simon si chiese se il suo desiderio fosse rea-lizzabile. Mentre lui e il capitano si stringevano la mano, arrivò uno degli operai malesi di Simon, seguito da quattro giovani europei dall'aria preoccupata. «Padrone, questi ragazzi dicono di essere arrivati dall'Inghilterra per lavorare con voi.» «È la prima volta che ne sento parlare.» Simon osservò i quattro con diffidenza. «Capitano Sven-son, se volete scusarmi, devo occuparmi di questa faccenda. Ibrahim, prendete le barche e cominciate a scaricare il ferro.»

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Ibrahim e il capitano si allontanarono e Simon si rivolse ai quattro, che sembravano sempre più ner-vosi. «Cos'è questa storia? Io non ho assunto nessu-no di voi.» «Con il vostro permesso, signore» rispose un bel ragazzo vigoroso che sembrava il capo del gruppet-to. «Mr. Northmore ci ha mandato qui. Ha detto che ci sarebbe stato lavoro per noi nella vostra compa-gnia.» Prima che Simon potesse replicare, un ragazzo magro con una chioma di capelli rossi gridò: «La nave ci ha lasciato dalla parte sbagliata del porto!». «E abbiamo perso Bethan!» aggiunse un terzo, affannato. «Era proprio dietro di noi e poi... a un tratto è sparita...» Cominciarono a parlare tutti insieme, facendo una gran confusione. «Silenzio!» ordinò alla fine Simon, zittendoli con un fiero cipiglio. «Avete detto che Mr. Northmore vi ha mandati. Lui dov'è? Perché non è arrivato con voi?» «Non lo so, signore» rispose il capo. «Forse ve lo ha scritto nella lettera che ha affidato a Bethan.» Uno degli altri ragazzi aveva già pronunciato quel nome. Che fosse la donna che Hadrian aveva ingaggiato per lui? «Ma lei non c'è più!» Il ragazzo dai capelli rossi indicò con la mano la banchina. «Dobbiamo trovar-la.» «Andiamo a cercarla.» Simon si avviò verso il ponte, il cuore che gli sbatteva contro le costole. «Questa parte della città non è il posto adatto per una donna sola.» Soprattutto se era europea. A Sin-gapore costituivano un gruppo molto sparuto. «Do-ve si trovava, l'ultima volta che l'avete vista?»

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«Quando abbiamo attraversato il ponte, credevo che fosse dietro di noi» rispose il quarto ragazzo, un tipo massiccio con grossi denti. «Ma adesso non ne sono più tanto sicuro.» Ormai erano arrivati alla banchina e si dirigevano in fretta verso il ponte. «L'avete lasciata da sola a Chinatown? Se dovesse succederle qualcosa, nessu-no di voi lavorerà per me, indipendentemente da quello che Northmore vi ha promesso.» Lavoro? Simon era furioso. Sarebbero stati for-tunati se non li avesse fatti frustare. Singapore era una città che offriva grandi opportunità, ma sotto sotto la violenza era sempre in agguato. In quelle acque, la pirateria era stata uno stile di vita per se-coli e la terraferma non era molto più sicura. Da quando era arrivato lì, aveva assistito a rivolte e scorrerie di banditi. Aggressioni, violenze e perfino omicidi erano quasi all'ordine del giorno. Quando ebbe attraversato il ponte e raggiunto la riva meridionale del porto, gli operai indigeni si spartirono per lasciarlo passare come onde tagliate dall'affilata prua di una nave. I quattro ragazzi in-glesi seguivano la sua scia. «Dov'è la donna bianca?» domandò Simon in malese, poi di nuovo in cantonese. «Qualcuno ha visto da che parte è andata? Se le succederà qualco-sa di male, finirete tutti nei guai.» A quella minaccia, gli uomini si misero a parlare tutti insieme. «È andata a parlare con degli strani uomini.» «È corsa dietro a Jin-Lee, gridando come una sel-vaggia.» «Lo ha seguito nel quartiere cinese» riferì un por-tavoce malese a Simon. «Fino a Oxcart Road.» Che razza di sgualdrina senza ritegno gli aveva

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mandato Hadrian? Simon era quasi tentato di la-sciarla ad affrontare da sola le conseguenze del pro-prio scandaloso comportamento. Tuttavia non a-vrebbe tollerato di avere sulla coscienza la morte di un'altra donna. Uno dei ragazzi lo tirò per la manica. «Per favo-re, signore, cosa stanno dicendo? Che cos'è succes-so a Bethan?» Simon distinse chiaramente la preoccupazione del ragazzo. Lui e i suoi amici dovevano essersi af-fezionati alla donna. Il che non si accordava con ciò che aveva appena sentito dire di lei. «Da questa parte.» Imboccò la strada ampia e su-dicia che portava nella direzione opposta al ponte, sulla riva meridionale, fermandosi solo per chiedere altre informazioni. La gente era ansiosa di raccontare, sfogando l'in-dignazione per la sfrontatezza della donna. Simon intuì che gongolavano per la rara opportunità di cri-ticare un membro della piccola ma potente comuni-tà europea. Lui e i ragazzi seguirono le tracce di Bethan fino a una strada laterale affollata di case da gioco e fu-merie d'oppio. Simon aveva appoggiato gli sforzi di Sir Stamford Raffles per bandire simili ritrovi, ma il pragmatico successore di Raffles aveva insistito per imporre invece una tassa di concessione, che avreb-be garantito ottime entrate. Pensando a quello che sarebbe potuto accadere a una donna priva di prote-zione in quella zona della città, rabbrividì. Fu allora che scorse una specie di onda ramata in mezzo a un mare di cappelli di paglia. Una chioma di quel colore non poteva appartenere a un nativo dell'Asia. Simon fendette la folla, scostando a spal-late gli spettatori e gridando terribili minacce ri-

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guardo ai soldati che erano stati chiamati e sarebbe-ro accorsi. Finalmente raggiunse la donna. Lei era appiattita contro la parete di legno di una casa da gioco, circondata da una folla di cinesi furi-bondi. L'acconciatura dei suoi capelli fiammeggian-ti si era disfatta e le ricadeva sulle spalle esili. Da-vanti a sé, come un fragile scudo, teneva un cappel-lo a tesa larga. Aveva il viso arrossato e lucido di sudore, gli occhi dilatati per la paura. In pratica, la personificazione della damigella in pericolo. Pericolo che si era andata a cercare con il suo comportamento inammissibile per una donna one-sta. Eppure... Vedendola da vicino, Simon scoprì che l'aspetto della giovane inglese era molto diverso da quello che si era aspettato in base al racconto degli operai cinesi e malesi. I suoi lineamenti non erano né rozzi né ordinari, al contrario, avevano una delicatezza del tutto fuori del comune. Una spruzzata di lentig-gini sul naso le conferiva un'aria del tutto innocente. Le labbra, piene e di un rosa intenso come i fiori dell'ibisco, davano l'impressione di non essere mai state baciate. Quel pensiero scatenò dentro di lui un'ondata di calore che gli si raccolse nei lombi. Un silenzio ca-rico di minaccia lo strappò a quelle pericolose con-siderazioni. Doveva portare al più presto la donna e i suoi quattro giovani amici dall'altra parte del pon-te, prima che quel disgraziato incidente assumesse una piega ancora più seria. «Eccovi qui.» La prese per un braccio e cominciò a redarguirla ad alta voce in cantonese, a beneficio della folla, ostile e numerosa. «Siete impazzita a comportarvi in modo tanto vergognoso? Venite su-bito con me o ve ne pentirete!»

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Doveva convincere i cinesi presenti che quella donna avrebbe ricevuto il trattamento che si merita-va. Solo così, forse, avrebbero permesso che fosse lui a punirla, invece di assumersene l'incarico loro stessi. Se avesse fatto un bel po' di confusione, a-vrebbe avuto la possibilità di distrarre la folla abba-stanza a lungo da riuscire a condurre lei e i ragazzi in salvo. Simon cominciava ad avvertire l'ormai fa-miliare dolore pulsante alla gamba sinistra, ma lo ignorò, augurandosi che non avrebbe rallentato la loro ritirata. In simili circostanze, qualsiasi ritardo si sarebbe potuto rivelare fatale.

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KAREN HAWKINS Partita col destino

MARY NICHOLS Una moglie per il barone

SCOZIA, 1810 - Sophia Mac Farlane e Dougal MacLean si affrontano in una singolare partita a carte. Senza immagina-re che la vera posta in gioco sono in realtà i loro cuori.

INGHILTERRA, 1761 - In cambio di un erede, Lord Portman offre a Rosamund un titolo e una vita agiata. Poi però sem-bra fare di tutto per non consumare il matrimonio. Perché?

Fiore di Scozia STEFANIA AUCI

SCOZIA, 1745 - Tornato dalla guerra, Alexander scopre che la sua fidanzata ha sposato un altro e ha reciso ogni legame con il passato. Ma è davvero così o è stata costretta a farlo?

Notti d'Oriente DEBORAH HALE

SINGAPORE, 1825 - Giunta in Oriente per incontrare l'uomo che ha sposato per procura, Bethan scopre che lui è un uo-mo cinico e cupo. Ma lei saprà fargli riscoprire l'amore.

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GAIL RANSTROM Misteri a Londra

SARA BENNETT Desiderio di seduzione

LONDRA, 1821 - Rapita da una setta segreta, Eugenia viene salvata dall'affascinante James Hunter. L'ombra del nemico impedirà loro di riconoscere il forte sentimento che li lega?

INGHILTERRA, 1072 - Quando incontra il bellissimo Gunnar, Rose non immagina di doversi difendere dalla sua prepo-tente sensualità. Torna la passione rovente di SEDUCTION.

Bacio tentatore SOPHIA JAMES

INGHILTERRA - AMERICA, 1853 - Decisa a mettere alla pro-va i propri sentimenti per il fidanzato, Lillian chiede a un libertino di baciarla. È disposta anche a pagarlo, ma poi...

Vendetta d'amore JULIA JUSTISS

CORNOVAGLIA, 1814 - Caduta in disgrazia dopo uno scan-dalo, Lady Honoria si ritira in Cornovaglia, dove conoscerà un irresistibile contrabbandiere che le ruberà il cuore!

Dall'1 novembre

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I Grandi Romanzi StoriciDall’1 ottobre

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Qualcuno sta passando ai Francesi informazioni riservate, e gli indizi fanno pensare che la spia sia una donna. Per smascherarla, Justin, Duca di Kestrel, insieme ai fratelli e a un amico di vecchia data ha elaborato un piano: ciascuno di loro fi ngerà di corteggiare una delle sospettate, in modo da raccogliere informazioni senza dare nell’occhio. Ciò che nessuno di loro ha previsto è che quell’eccitante fi nzione possa trasformarsi in una travolgente storia d’amore.

Qualcuno sta passando ai Francesi informazioni riservate, e gli indizi fanno pensare che la spia sia una donna. Per smascherarla, Justin, Duca di Kestrel, insieme ai fratelli e a un amico di vecchia data ha elaborato un piano: ciascuno di loro fi ngerà di corteggiare una delle sospettate, in modo da raccogliere informazioni senza dare nell’occhio. Ciò che nessuno di loro ha previsto è che quell’eccitante fi nzione possa trasformarsi in una travolgente storia d’amore.

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