Grill Bill - Anteprima

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Anteprima del romanzo più politicamente scorretto e socialmente inutile degli ultimi tempi

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Milanese di nascita, emiliano di origine, leva 1973, maturato scientifico, laureato giuridico, giornalista.Autore di “Pittori Piuttosto Pittoreschi” (Giraldi editore 2007), coautore di “Write Club” (Giraldi editore 2008), comparsa in diverse antologie.Scrittore non pagante, lettore accanito, juventino, sposato con Rita, papà di Anna. Vincitore di premi letterari lungo lo stivale: primo posto al concorso “Sferrazza” nel 2005, secondo posto al concorso nazionale “Ruba un raggio di sole per l'inverno” nel 2006 e finalista del concorso letterario “Il Montello” nel 2008.Questo è quanto.

Le ceneri di Billy Bates, capo di un gruppo paramilitare nordirlandese morto in un attentato, vengono trafugate.Un boss della malavita dublinese ha fiutato l’affare: intende ricattare i famigliari del defunto per ottenere un cospicuo riscatto. Apparentemente si tratta di un colpo tanto semplice quanto redditizio, ma il caso ci mette lo zampino. Il corriere incaricato dal malavitoso per effettuare la consegna viene scippato da uno sbandato.Da questo momento le cose si compli-cano per tutti. Gli sgherri dublinesi devono recuperare le ceneri, il balordo deve tentare di piazzare l’insolito bottino dello scippo e i paramilitari nordirlandesi devono vendicare il torto subito dal loro condottiero passato a miglior vita. Sparatorie, indagini, scoop giornalistici, inseguimenti: nella teca trafugata, oggetto attorno al quale ruotano le mire e le peggiori intenzioni dei personaggi del libro, si cela una singolare sorpresa.

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Grill BillNiente di buono da un cadavere

di

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Ah, bless you, Sister, may all your sons be bishops.

Brendan Behan, sul letto di morte, a una suora

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Aperitivo

Fino a una decina d’anni fa Belfast si poteva fregiare di un sanguinoso record: era la città europea maggior-mente bombardata dal dopoguerra. Non che lo scri-vessero sui depliant per attirare i turisti, ma perlomeno avevano qualcosa che li rendeva noti al mondo intero. Questo curioso primato resistette fino a quando in Jugo-slavia non si accorsero di quanto potesse essere diver-tente impallinare il proprio vicino. In quattro e quattr’ot-to Sarajevo si trasformò in una polveriera a cielo aperto surclassando la capitale dell’Ulster nel ruolo di città più esplosiva del continente. Da allora Belfast è cambiata, la tensione si è diluita, sono più frequenti i giorni di sole che gli omicidi. Da anni manca una di quelle robuste de-flagrazioni in grado di ridefinire l’assetto urbano. Para-dossalmente, adesso è più facile beccarsi un’insolazione che un’invalidità permanente.

Belfast è da sempre una cittadina dalle mille possibilità e dai milleuno fallimenti. Qui è stato realizzato il Titanic. All’epoca venne acclamato come il transatlantico più sicu-ro al mondo. Sulla carta. Al primo viaggio in mare aper-to, infatti, dimostrò la stessa capacità di galleggiamento di un’incudine. George Best è nato qui. Potenzialmente avrebbe potuto diventare il calciatore più estroso di tutti i tempi. Dopo il pallone d’oro vinto nel sessantotto, invece, si è trasformato in un ubriacone, perennemente sbronzo, incapace perfino di dribblare la cirrosi epatica. E che dire di Eddie Irvine? Anche lui originario dei paraggi di Belfast. Ha sfiorato il titolo mondiale di Formula Uno con la Ferrari

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e poi ha preferito castrare ogni ambizione agonistica facen-dosi coprire d’oro in cambio dell’umiliazione di pilotare una Jaguar. Macchina ideale per presentarsi a una battuta di caccia alla volpe, ma quanto a competitività…

Gli abitanti di Belfast perciò non possono che aspettar-si un futuro incolore e infelice. Una delle poche alterna-tive alla disoccupazione è l’arruolamento in uno dei tanti gruppi paramilitari che infestano la città. Non servono ca-pacità specifiche, è richiesta solo la fedeltà alla causa.

Billy ha sempre dimostrato attaccamento alla fede pro-testante. Suo padre l’ha cresciuto a bistecche e odio per tutto ciò che è cattolico e repubblicano generando un mo-stro di centosette chili profondamente assetato di sangue. In breve tempo la sua brutalità gli ha permesso di rag-giungere la vetta dell’organizzazione. I pochi ostacoli che lo dividevano dal potere assoluto li ha rimossi con deci-sione. O meglio, li ha uccisi. Billy è il genere di persona di fronte alla quale ogni forma di opposizione all’aborto appare ingiustificata e idiota. Ha anche un nomignolo di cui va molto fiero.

Fottipapa.Non delinea alcuna tendenza gay a sfondo ecclesiasti-

co, rimarca in modo inequivocabile il suo odio viscerale per il cattolicesimo in toto.

Con il muso affondato tra le salsicce e le uova fritte che gli fanno da colazione non sembra tanto temibile. A meno di essere una delle suddette pietanze, ovvio. Il cra-nio completamente pelato ingombra il piatto per intero: Billy è uno dei tanti calvi per scelta. Chiaramente non sua, ma di Dio.

Quale persona sana di mente rinuncerebbe ai propri capelli? I crani brulli assomigliano ridicolamente alle punte dei wurstel.

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In questo momento è contrariato. Cucinare una per-fetta Ulster fry breakfast non richiede particolare perizia. È sufficiente buttare gli ingredienti a casaccio nella pa-della imburrata e ricordarsi di toglierli prima che sia-no ridotti a dei pezzi anneriti e bruciacchiati. Melanie si perde sempre a metà del procedimento, facendo frig-gere il cibo troppo a lungo: non le è chiara la differenza tra il cuocere e il bruciare. Billy si ritrova ogni benedetta mattina a trangugiare cibo carbonizzato, col risultato di trascorrere le prime ore del giorno con un sapore insop-portabile, acre e polveroso nella bocca. Non il modo mi-gliore di iniziare la giornata.

Dopo essersi abbuffato, prima di uscire di casa, una tappa al gabinetto è necessaria. Il paramilitare affonda le chiappe sull’asse, ancora gelida e rugiadosa dalla notte precedente, e si impegna a cacciare fuori di sé la propria parte migliore. Accompagna la spinta sfogliando il Sun. Sdraiata a pagina tre c’è Suzie che mostra le proprie bocce con la naturalezza con cui l’ortolano espone la frutta sulla bancarella. Sarebbe quasi tentato di menarselo un po’, ma il tanfo che arriva da dietro svilisce ogni forma di poesia. Le feci precipitano nella tazza producendo sonori tonfi. Il sanitario è progettato male: ogni volta che un pezzo di cacca s’inabissa nell’acqua, solleva spruzzi che arrivano a bagnargli le chiappe.

Esplicata la pratica evacuatoria, allunga la mano alla ricerca della carta igienica. Gli occhi sono fissi sulle boc-ce di Suzie, mentre le dita fanno ruzzolare una serie di boccette di unguenti che stazionano sul piano della lava-trice. Dove dovrebbe esserci la carta giace solamente lo scheletro cilindrico e cartonato di un rotolo esaurito. Billy si trova a dover affrontare un problema di igiene perso-nale. Potrebbe sacrificare qualche pagina del Sun, chiara-

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mente non quella di Suzie. Potrebbe, ma lui è un capo, e i grandi condottieri danno il meglio di se stessi quando sono sotto pressione. Comincia a scandagliare la stanza alla ricerca di qualcosa che possa fare al caso suo. Dopo aver vagato a lungo in giro per il bagno, i suoi occhi si posano sull’asciugamano appeso accanto al lavandino. Dovrebbe essere bianco candido, ma dopo una settimana di uso ha tante di quelle macchie da sembrare mimetico. Sangue di barbe malfatte, moccio di nasi sturati ad acqua e virgole di dentifricio. Una lercia sindone di William Fot-tipapa Bates a cui sta per essere aggiunto un tracciante marrone. Il tessuto morbido della salvietta svolge il suo dovere degnamente, forse anche meglio della carta, che a volte si assottiglia a tal punto da non preservare le dita dal contatto lordante con la cacca. Non sarebbe un’abitudi-ne malvagia da adottare. Ma per il momento deve fare in modo che Melanie non se ne accorga, altrimenti dovrebbe abbozzare una spiegazione verosimile e sciropparsi una marea di menate, materia in cui le donne sono medaglia d’oro olimpica. L’asciugamano ne esce alquanto malridot-to. Diviso in due metà sproporzionate da un arcobaleno di tutte le sfumature del marrone. Una vigorosa pennel-lata di variegato castano su una tela quasi candida. L’ope-ra di un artista senza ispirazione ma con una regolarità intestinale invidiabile. Perde una manciata di secondi a piegare il panno in modo che la macchia sparisca alla vi-sta e poi lo riappende al gancio. Non si cura del fatto che da lì a qualche minuto Melanie ci potrebbe sfregare il suo visino. Ritiene che un po’ di cacca non può essere peggio di quelle pappette che si applica sul muso.

In tutto questo frangente Billy ha vagato per casa co-perto solo da un paio di boxer lisi con impressa su la Union Jack. Per uscire e aggirarsi per la città deve indos-

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sare qualcosa di più consono. Si dirige a passo spedito nella stanza da letto dove raccatta un groviglio appallot-tolato di vestiti. Snodando il garbuglio ne ricava una ma-glietta dei Rangers chiazzata di birra e un paio di jeans a cinque tasche sdruciti. A lui calza a pennello il prototipo di boss hooligan. Non se ne va in giro infiocchettato come un damerino. Niente scarpe lucide di cuoio, ma Dr Mar-tens con la punta rinforzata. Niente gemelli ai polsi, ma un mosaico di tatuaggi ad abbellire gli avambracci pelosi. La casacca blu cala sul petto come un sipario ricoprendo il bulldog rabbioso che ingombra il pettorale sinistro.

Fuori in strada lo attende la sua Mini Cooper S color carta da zucchero. Il tetto esibisce con fierezza la bandiera britannica. La sua posizione e il relativo prestigio gli ga-rantirebbero l’autista, ma avere centosessantatré cavalli e farli godere a un altro sarebbe un sacrilegio. Come uscire a bere qualcosa con Miss Mondo e sbronzarsi al punto da vomitarle addosso. La macchina è poco discosta dal mar-ciapiede tinteggiato di bianco, rosso e blu, perché Shankill è un quartiere britannico al cento per cento.

Il momento in cui Billy esce di casa è delicato. Non è tra le persone più amate della città. Se lo usassero come bersaglio al tiro a segno, la fila si misurerebbe a chilome-tri. È scampato già a tre attentati. Quando hai tanto pote-re, tutti vogliono accopparti. Nessun cattolico, a meno che covasse propositi suicidi, si avventurerebbe per le strade di Shankill, tuttavia bisogna sempre diffidare degli infidi repubblicani. Deve essere molto accorto se vuole conser-varsi molto vivo. Falls Road e la sua enclave di barbari irlandesi sono dietro l’angolo. È un attimo per una squa-draccia incunearsi nel cuore di Shankill e farlo fuori. Non è detto che ne uscirebbero vivi, ma la storia dell’IRA è stracolma di martiri.

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Schiude la porta di casa con attenzione. Apre una fessura sufficiente a insinuarci la punta del naso. Ad assalirlo è il fragore dei mocciosi che giocano lungo la strada. Nessun cecchino gli ha mozzato la nappa, per-ciò può divaricare l’uscio. Oltre la porta, a difesa della casa, c’è una solida griglia di metallo massiccio, perché in fatto di sicurezza è meglio esagerare. Allunga il brac-cio oltre la griglia azionando l’apriporte della Mini. La macchina è a cinque metri, un’esplosione sarebbe letale. La griglia e la distanza potrebbero salvargli le chiappe e tutto quello che le sostiene. Il beep che schiude le portiere non precede alcuna detonazione. Vuol dire che nessu-no nottetempo si è premurato di infarcire la vettura di semtex. Prima di entrare nell’abitacolo si sistema i gio-ielli nei boxer perché, incastrato nel sedile avvolgente, la manovra risulterebbe impossibile. Inserire la chiave e dare energia al motorino di avviamento per lui è ri-schioso, al pari di puntarsi una pistola alla tempia e fare fuoco col dubbio se sia carica o meno. Conficca la chiave nell’apposito varco e gira con vigore. Il motore dell’au-to inizia a rombare senza esplodere. Billy può godersi un’altra giornata su questa terra e non sotto.

Nella vita spesso ci si chiede dove si stia andando. Le frecce della propria auto, almeno nel breve, sono le uniche in grado di rispondere a questo quesito esisten-ziale. Ogni volta che vengono azionate, magicamente, precedono di qualche istante la traiettoria di chi le ha innestate. Fanno eccezione le donne e gli sbronzi. Billy vorrebbe dirigersi al centro della strada. Vorrebbe, ma… appena poggia la mano sulla leva che coman-da le frecce, il dispositivo di controllo attiva la carica e fa detonare l’esplosivo che imbottisce l’interno degli pneumatici anteriori. La Mini esplode in una nuvola di

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coriandoli di plastica, alluminio e vetro. Letteralmente polverizzata.

Billy non se la cava molto meglio. Scomposto in un puzzle in pezzi di carne sanguinolenta, viene sparpaglia-to per buona parte di Shankill.

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Milanese di nascita, emiliano di origine, leva 1973, maturato scientifico, laureato giuridico, giornalista.Autore di “Pittori Piuttosto Pittoreschi” (Giraldi editore 2007), coautore di “Write Club” (Giraldi editore 2008), comparsa in diverse antologie.Scrittore non pagante, lettore accanito, juventino, sposato con Rita, papà di Anna. Vincitore di premi letterari lungo lo stivale: primo posto al concorso “Sferrazza” nel 2005, secondo posto al concorso nazionale “Ruba un raggio di sole per l'inverno” nel 2006 e finalista del concorso letterario “Il Montello” nel 2008.Questo è quanto.

Le ceneri di Billy Bates, capo di un gruppo paramilitare nordirlandese morto in un attentato, vengono trafugate.Un boss della malavita dublinese ha fiutato l’affare: intende ricattare i famigliari del defunto per ottenere un cospicuo riscatto. Apparentemente si tratta di un colpo tanto semplice quanto redditizio, ma il caso ci mette lo zampino. Il corriere incaricato dal malavitoso per effettuare la consegna viene scippato da uno sbandato.Da questo momento le cose si compli-cano per tutti. Gli sgherri dublinesi devono recuperare le ceneri, il balordo deve tentare di piazzare l’insolito bottino dello scippo e i paramilitari nordirlandesi devono vendicare il torto subito dal loro condottiero passato a miglior vita. Sparatorie, indagini, scoop giornalistici, inseguimenti: nella teca trafugata, oggetto attorno al quale ruotano le mire e le peggiori intenzioni dei personaggi del libro, si cela una singolare sorpresa.

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