Griaule - Dio d'Acqua

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Introduzione di Francesco Paolo Campione

La pritna edizione di Dio d'acqua uscì in Francia nel 1948. Si trattava di un volumc concepito per un pubblico di

1 non specialisti, agli occhi dei Marce1 Griaule voleva sottoporre iina realtà per lo meno sorprendente: i popoli che il pregilidizio europeo aveva sino ad allora considera- to 'primitivi' possedevano in realt8 un'otdinata e crierente iiietafisica che, attraverso un ingente complesso di con- nessioni simholichc, ne pcrmcava profondamente l'insie- me delle mcinifesr~tioni cultur,ili e che, per usare le prole dello stesso Griaule, epresentava il vantaggio di proiettar- ai in mille riti C gcsti su uni scena dove si muove una folla di uomini vivi..

L'interesse di Griatilc per i Dogon non era un fatto re- ccntc. I l siici primi~ contatto inarcrialc ccin i l p ~ p o l o del- I'iilripinno di R;indiiigarn risaliva n clici:rsscttc anni prima. A qucll'cpnca, l'ecnologo francese, da poco passata la treiitiria, si trovava a .capo di un pr~~gerto (la celehre tiiis- sionc thkar-Gihiiti) dclibcrato, con iinil legge ad hoc, dal Parlamento francese il 31 marzo del 193 1. Si trattava di un'iinpresa collettiva concepita, per la prima volta, se- ccincici un programma di ricerca sul canipo affidato a spc- cialisti con iina formazione scientifica di carattere antru- pologico. Nel corso di ventidue mesi, l'équipe guidata da (;riaiile (e della quale faccvano partc Marccl Largcc, Mi- che1 Leiris, Deborah Lifszyc, Eric Lutten, Jean Muuchey, Gaston-Louis Roux e André Schaeffner) avrebbe dovuro porre le basi di iin programma di studi a lungo tcrrnine sulle culture africane, in particolare di quelle insediate nei territori dell'allora Africa Occidentale e Africa Equa- toriale francese e dell'Eciopia. Essa era inoltre incaricata di provvedere aila raccolta di oggetti e opere d'arte che

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Dio d'acqua

avrebbero dovuto accrescere le collezioni del Museo Et- l nografico del Trctcadero (oggi Muske de 1'Homme).

L'équipe guidata da Griaule giunse una priina volta in vista della regione montagnosa di Bandiagara il 17 set- rembre del 1931 C risiedette ininterrottamente a Sanga e

i l

nei villaggi vicini dal 28 settembre al t 9 novembre (Lei- ris, 1951, pagg. 96-129). Nel cotso di questi primi due mesi di lavoro apparve evidente, a Griaule come ai suoi compagni di lavoro, la singolarità e la ricchezza di una cultura che aveva saputo elaborare e difendere, in un am- biente dalle risorse estremamente limitate, un sistema di vita inateriale e spirituale di altissima qiialità:

l

*Al conlronro di qucsta gcnte, turco ciil che coiiosciatno a pro- posito di negri ci di bianchi ci semhra che assoniipli a mascalzo- ni, a canaglie, a lugubri huffmi. Religiositb frtrtnidahile. I1 sacro tr,rsiicI;i da tu t t i i pori. Q i i i cosa appare sagcia e graven (Leiris, l95 l , p;~g. 97).

I

Vitte la pena qui sottolineare clie le circostanze della ri- cerca presso I Dogcin s i presentavano allora particolar- rncntc hvorcvoli, c qiiesto per diversi tncirivi. 1

In primo luogo, nonosrantc I'occiipazicine inili care frati- ccsc iivesse provocarci irievitahili friistr;izioni, c i contatti con gli europci qua lchc modificazione tiei costunii locali, la spinta acculturnnte dell'Occidcntc non aveva ancora i

prodotto effetti degeneracivi sulla strrittura portante della I

civilth endogcna, cosa che sarebbe avvenuta, iii verità a ritmo meno sostenuto che altrove, sciltanto a partire dalla seconda merà degli aniii Sessanta. I dati in nostro posscsso ci permettono anzi di ipotizzare che le ricerche di Griaule e di coloro che ne seguirono le orme si svolsero in quella particolare situazione che David B. Queen (1961, pag. 46) ha definito col nome di exploration (ricogt~izione cultura- le), che comporta iin rapporto pacifico fra culture che non hanno strutturato il conflitto, più o meno vinlcnto, quale piano di incontro, e dunque nella più favorevole delle for- me d i acciilturazione, appena olrre l'integrazione. I

In secondo Luogo, l'altipiano di Bandiagara (area rag- gi~ngihile senza fatica coi mezzi di trasporto allora dispo- nibili) coi siioi villaggi geograficamente cwsi e la sua po- polazione di circa 200-250 000 persone, rappresentava un ambito di studio estremamente vantaggioso: senza doversi sobbarcare I'oncrc di grandi spostamenti, il ricercatore poteva, con relativa facilità, raccogliere e confrontare di- verse testimonianze su di un unico argomento, e indivì- duare con buona precisione i rapporti con gli oggetti e con gli eventi cui queste si riferivano e, in definitiva, coniporre così iin quadro comparativamente vasto cd esaustivo. Lo stesso dicasi per i riti o per le espressioni del- la cultura materiale e delle fortne dell'arce. La letteratura scientifica sull'argomento si limitava a qualche scritto di carattere gcncralc di Arnoud e Leo Frobenius, i l che cun- correva a dare alla ricerca I'impimtur di un'assoluta no- v irA. Non bisogna infine sott«valii tare clie i francesi, inol- tre, potevano contare sul sostegno logbcico e struinentale dt.II'Ainrnitiiscrazione coloniale, di cui, fatte le dovute di- stinzioni, crsno incvicahilniente aiich'cssi in qualche miiclo espressione.

Infine, fatto di gran Iiingn prcinincntc, per quanto ri- guardava il patrimonio ideologicu ci si poteva avvalcre del sosceglici cli una vera e propria clnsse di notahili cnidiri il ciii intcressc nci confronti dclla propria cultura si carat- terizzava in base alle attitudini C alla persoiialc disposizio- ne psicologica e, negli anni, si accresceva a contatto con gli altri sapicnti. A calc caratteristica della cultura dogon, Griaule dedicò specificaniente un suo scritto (Griaule, 1952), in cui troviamo, fra l'altro, anche un clenco degli anziani informatori che erano a quell'epoca praticamente in .grado di padroneggiare i limiti e la natura della cono- scenza tradizio~iale.

Non deve quindi nicravigliare se da una missione ini- zialmente concepita sotto un profilo semi-continentale, sortì un programma di ricerche forremente indirizzato in chiave monografica. Di ritorno in Francia, l'obiettivo pri-

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Dio Sncqiln

tnario delle ricerche di Griaule divenne, come ha giusta mente fatto notare Alfred Adler, qtiello di:

*costituire lin corpus di conoscenze i l più cnnipleto possibile, capace di racchiudere in una rotalità significante la cultura ma- teriale, i comporrarncnci sociali, i riti e, attraverso le credenze i miri, i sistemi di rappresentazione religiosa e metafisica che n,

sono Ia premessa. (Adler, 1991, pag. 3 10).

Fra i l 1931 ed i l 1937, Griaule soggioniii altre tre volte presso i Dogon. Friittci di questa prima case di studi furono le due monografie Jeux dogons e Masqurs dogons pubblica- te, nel 1938, nellc Memorie delllInstirut J'Ethnologie di Parigi. In qiiesce due opere prese forina l'imposr~zioiie'

I milrodologica che rimarrà poi legata al nome dell'etnolo- go francese. Per Griaulc, I'etncilogia ccistituiva i l prcidotcci

'di un (~conglomentn di dirciplineb) (Griaiile & Uieterlen, 1957) ciascuna dclle quali contribiiiva, sccondo il proprio indirizzo specifico, ad csplorarc ipotcsi cli lavoro che tro- vavano nclle concezioni mitoloRichc c ideologiche (e in p;irticol;irc. tielle cosrnogonic) un punto di riferimento privilcgi;ito. L'ctiiiilogci, lungi d~ll'esserci ~iiiu sr l

doveva essere in grado di p a c l t o n ~ ~ ~ i n r e i l piìi ;i vero cli con\petenzc, orientando in pritrio luogo la sua uc- tivitiì alla ricerca c ;il recupero della cornlit?~ delle fi~nti.

L'infliieiizcl iIi Criaulc si co~icretizzìi, a, partire cI:iIl:i tneth dcgfi anni Trenta, iiei lavori d i iinrì serie di ricerc;itori che npptofolicl irono gli sttidi nei diversi campi della ciiltura clogon, facendone nel complesso uria delle meglio cotia- sciiiti: del mondo non-occidentale. Fra i principali ricor- diamo Germainc Diererleii, Denisc Paulme, Solange dc Gonay e Genevieve Calame-Griaule.

Dopo l'intervallo bellico, Griaiile, che nel 1943 era nel frattempo stato nominato professore di Ernologia genera- le alla Sorhona, organizzò una nuova riccrca sul cainpo; nel 1946 era di nuovo a Sanga. A giudizio di molti dei suoi collaboratori, le sue intenzioni erano allora soprat- tutto qiielle di precisare e verificare la cospicua inesse di infortnazioni già acquisire.

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I colloqui che Griaule, nell'ottobre-novembre di quel- l'anno, ebbe con Ogotemrneli, un vecchio cacciatore cieco, ritenuto fra i pih alti deposirari della tradizione dogon, costituirono in tal senso un'evento inaspettato che produsse un sostanziale mutamento delle convinzio- ni scientifiche dell'autore: sino a quel momento, infatti, nel tentativo di ricostruire un quadro di riferimento ge- nerale, lo studioso si era avvalso dei propri enunciati e dei propri ragionamenti scientifici per addentrarsi nel- l'universo apparentemente disordinato dei miti e dclle concezioni ideologiche africane. La lunga esposizione di I,

Ogotemmeli mise invece a nudo una cosmologia siste- , 1, . , , .

matica presentata sccondo i l punto di vista dclllAltro. La somma delle conoscente scientifiche sino ad allora acqiiisite non fu più l'oggetto della ricerca ma, in funzio- ne strumentale, divenne una chiave per acccdere a una forma di conoscenza più alta, a una visione del niondo ordinata e armonizzata da un coerente sistema metaficì- co, e dotata di una razionalitl sua prcipria. Per di più, se- condo Gtiaule, tale visione contrihiiiva non soltanto a dare spiegazioni esaurienri sulle sccltc sociali ed esisrene ziali dell'uomo dogon, ma poteva utiliiiente essere aclo- pcraca anche p r interpretare fenomeni estranei a quella culrlin.

Da questo mutamento di fondo, nonché da un intimo fastidio per l'etnocentrismo della cultura occidentale, proviene in buotia parte la scelta di divulgare lo studiii al grande piibblico (Dio d'acqua, XXXII giornata):

.Non cra, infatti, convenuto una volta per cuttc che il Nero non poteva dare alcun apporto alla cultura, e che non poteva nemmeno riflenere forme antiche del pensiero del mondo? Non cra stato relegato, in ogni tempo, al rango di schiavo? 'Guardate i bassorilievi scolpiti dalle civilci drll'ancichi- th! Dove soiio i negri? Al loro posto! Fra la gente di poco cnn- to! Che influenza volete. attribuire loro?'~

La scelta di Griaule fu indubbiamente felice. Dio d'acqua conobbe un riotevole successo e fu tradotto in parecchie

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linguc. Ogotemmeli divenne per molti una mrta di Orne- ro negro, u n simholn escmplare della saggezza africana.

Anche da u n punto di vista scientifico, i l Lavoro di Griaule ebbe immediati riconoscimenti, contribuendo, fra l'altro, in inodo decislvo a stimolare ricerche di carat- tere s~stematico sulla mentalità e sulla filosofia africana. Tali ricerche erano srate inaugurate da uno studio del pa- dre francescano olandese Plactde Tempels ( 1948). Questi, a parcirc dalla disamina metodica dei discorsi e dei com- portamenti rilevati in quasi due decenni di permanenza presso i BaLuba {un popolo dello Zaire), aveva tentato di delineare un'ipotesi del sistema più generale cui obbediva i l loro pensiero. Fra le altre opere di'maggi»r rilievo ticor- diamo: Essai sur la religion hambara di Germain Dieterlen del 1950; Divine Hmsernen. Tk Liuing Gods of Haiti del 1953 di Maya Deren, un'ex attrice americana iniziata alle dottrine misteriche del voudou hartiano; La philosophie bantu-reuandaise de 1'Erre di Alexis Kagame del 1956, ope- ra in cui un hantu (poi divenuto uno dei maggiori espo- nenti dell'antropolcigia africana) riflette e appr«fondisce il complesso on tologico appreso negli anni della sua edu- cazione tradizion;ilc (Jahn, 1975, pagg. 105- 106). Lo sces- so Griaule continuò a lavorare con passione su questa strada, pubblicalido iiumemhi siggi e mettendo mano, in- sieme a Gcrmaine Dieterlen, a uiio studio munumentale c h i avrebbe clovuto costituire Ia summa mitologica della cultiira dogon. Di tale opera, bruscamente interrotta dalla morte di Griaulc, awenuta a Parigi il 23 fehbraio 1956, la Dieterlen piibblicb nel 1965 i l primo volume (Griaule & Dieccrlen, 1965).

Oggi, naturalmente, a distanza di quasi cinquant'anni dal- la sua pubblicazione, occorre premettere alla riedizione dell'opera alcune considerazioni. La primi riguarda l'impianto stesso della ricerca. stato

infarti giustamente notatu che anche i l sistema cosmolo- gico più ampio e articolato è, all'interno del patrimonio

ideologico di chi lo esprime, soltanto una frazione urga* nizzata di credenze (Sperber, 1984, pag. 68). E che se an- che, per ipo~csi remota, tale parte cosc~tuisse in realtà l'in- tero universo delle conoscenze individual~, dovtetnmo p~ima di tutto interrogarci sugli scopi e Le modalità della sua organizzazione e sul significato stesso della nozione di credenza che presuppone. Allo stato attuale della ricerca, inoltre, resta ancora da dimostrare che la ciiltura sia al suo interno un tutto unico, e non sia invece, per esempio, come ha proposto Clifford Geerz (1973), qualcosa di so- stanzialmente distinto dalla struttura sociale tt dalla psico- logia individuale. In questo secc>ndo caso, sarebbe quanto mai interesan te verificare in che rapporto stanno fra loro l'aspetto cognitivo e I'cthos nella visiune del inondo espressa dal saggio di Bandlagara.

Paraclossalinciite, l'aspetto sistematico delle rivelazioni cli Ogoternmeli, ci<') che costitu] allora la iiovit5 della ri- cerca e la genialith iiitriiisecs dcll'opera, nc risulta oggi, da un punto di vista scientifico, la parte piìi prublemririca.

Anche riguardo al contenuto niecodologico del discorso c all'interpretazione clci dati è opportuno che 11 lettore non specialista tenga contci di alcuni elementi di giudizio.

La cultura dcl villaggi», in cui si muove (;rinulc nel cor- so di tutta la sua narrazione, c che racchiude in sé l'idea dcl mondo, n g ~ i , di fi~tto, non esiste piu, ti6 in Africa, n6 altrove. Coma ha scritto llanrropologo Alì AI'Amin Mazrui (1986, pag. 295):

~ C i b clie l'Africa ha spcrimci.itato nel corso di questo secolo 2 stata soprattutto la consirlercvole traiisizione Jal eiilluggio globa- lizzuto ('il mio popolo è il mondo') al mondo ~ i l l u ~ z z a t o ('il po, polo del mondo 6 i l mio popolo'). Un violento shock ha scosso in profondità il cr~nrincnte, che a iin tratto ha dovuto prendere coscien:a che i l villaggio non cra pii1 il mondo e che, anzi, il monclo era divenuto un villaggio. I l concecro di villaggio globa- le divenuto familiare, e l'idea che i l pianeta Terra è un'isola solitaria nel cos~no è entrata in competizione con i più antichi miti e le più antiche leggende dell'tifrica~.

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DIO d'acqua

Questo stato dì cose ha inevitabilmente comportato una revisione profonda del patrimonio ideologico tradizionale e una serie di ribaltamenti simbolici e di niiove colloca- zioni concettuali, i cui esiti sono ancora in atto.

1 La maggior parte degli apparati concettuali di cui Griaule I si serve per introdurre alcune sue deduzioni scientifiche I

sono dar considerare soprattutto come elementi utili alla ricostruzione di una storia dei pensiero etno-antropologi-

' co. In particolare, Griaule adopera il concetto di 'cotcmi- smo' nel senso di una concezione religiosa per cui una se- rie di usante di certi gruppi umani vengono assimilate a specie animali, non necessariamente reali. Come dimo- strò Claiide Levi-Strauss in suo celebre volumetto del 1962, tale concezione era in realta una distorsione arbi- traria di elementi che avevano una portata di gran lunga più ampia. 1 fenotiieni cosiddetti 'totcmici' traducevaho I1opposizi«nc di due ordini, quello animale e quello uma- no, in cui attraverso la percezione dei caratteri delle diffe- renze fra Le spccic animali (tnodello) gli individui di una cultura riuscivano a concettualizzare e darsi contci della complcssiti del proprio ordine scxiale. Lo stesso discorso vnlc per quanto riguardi1 la percezione della regolarita nella forina e ncl contenuto dci initi che, secondo l1ipote- si strutturalisra, deriv:ino dalla presenza di schemi logici c di proprieth gencrali sccondo le quali procede t: si articola i l pensiero umano.

La ricerca di Grialile s'inreressa sopnttlitto al risvolto astrarto dei sisteini ideologici, preoccupandosi poco di ve- rificar~ la presenza di propriet8 esterne al racconto mito- logico, nemmeno quando, come ha fatto notare Francoise Miche[-Jones ( 1978)) queste sarehbero potute derivare rla un confronto fra i dati forniti dalllinformarore e quelli provenienti dall'osservazione dei comportamenti quoti- diani e dai fatti della ciilnira materiale.

I l valore della testimonianza di Ogotemmeli rimane da un punto di vista metodologico q~ialcosa di difficiilmente de- finibile, in articolare è arduo determinare quanta parte del suo raccotitn appartenga effettivamente alla trddizio- ne orale, e cioè a fonti riferite e trasmesse nel tempo dì bocca in bocca, e quanto sia invece frutto di una persona- le interpretazione e rilettura del patrimonio delle cono- sccnze cnllettive. Qua e tà, durante i colloqui sembra di poter cogliere elementi che appartengono a tipologie co- riosciute di tradizioni orali, come forinule semplici (titoli, slogan, formule religiose, eccetera), genealogie e storie narrative condivise, ma la mancanza di riscontri certi mantiene queste percezioni a livello di semplici congetcu- re. Non si tratta di un problema di poco conto. Le ricer- che sullc tr~diziuni c d i , a partire dagli scudi condotti da Jan Vansina all'inizio degli anni Sessanta, ne hanno infat- ti clirnostrato I'attcndihilirh come fonti per la ricoscruzio- nc della storia. E quanto questci sia imporrantc per lc cul- tiire afric:tne, che non dispongonc) di documenti scritti del loro passato, L\ immcdiaramentc chiaro per tutti. Inol- tre, Ic tradizioni orali per poter essere impiegate coine fonti devono poter rispondere ad una serie di requisiti (Vansiiia, 1976, pagc. 6 1 - 199), che non sono purtroppo cieducihili dnlllimpcist:izione inctidologica di Criaulc. Cib noli toglie, ben inreso, alcun valore dociimentario alla te- stimonianza di Ogoteiiitneli, mi1 ne veicola in campo ctno-storico la rilcvanza specifica. E iiiolto argura, a tal

proposito, la risposta data da Griaiile (Prefazione) a chi repiirara le iiiformazi«ni del venerabile dogon *spcciila- ' zioni individilali di interesse secondario*, ma pone seri interrogativi riguardo all'uso estensivo (e comparativo) dei dati dedotti dalla testimonianza.

Occorre infine riconosccrc, come hanno fatto anche i pi ì~ alri estiinarori della sua opera (Hazoumé, 1957, pag. 175), che Griaule avrebbe senz'alcro rrntti, vantaggio dalla co- noscenza diretta della lingua dogon (nel corso dei suoi

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Diri d'acqua

colloqiii, si servì sempre di interpreti), in particolare per stabilire utili connessioni fra il significato gciierale e qiiel- lo letterale della testiinonianza.

Detro questo, non vorremmo che si avcssc la tcncazione di confinare esclusivamente Dio d'acqua fra i 'classici' del pnsicro ernoantropologico. L'opera di Griaule possiede ancora oggi una vitalità insospcttata, sulla qualc crcdo sia opportuno soffermarsi.

I l mondo di Ogotemrneli, così come scatiirisce dalla lunga serie di collctqui che costituiscono I'oggct.ro di quc- sto volunie, sc noli pub essere cunsiderato con certezza i l prodocro di una serie d i tradizioni oralr, pub essere senz'al- cro considerato nei termini di uii1etnof»ntc oralc non for- rnalizzata, e ci06 di un docuiiientci etnostc.rico in grado di restituire importanti informazioni siille dinamiche inter- ne della cultura clogun, e cli contribuire epistcmologicn- mente alla ricostriizionc di una storia inregr;iIe (e qiiiiidi anche cleltt mentalitfi) del contesti socio-culnirali clic Io hanno prodorto (Rigoli, 1995).

Le relazioni che inrcrcorrono fra gli elcmcnti simbolici de1l;i n:irrazionc di Ogcitcmineli non hanno significato solo in conformirh dcl loro iispctto sisteinarico, 116, solinit- tiitto, sono consiclerate, sia nelle p:irolc del vci-icrnhilc do- toii, sia nell'csposizione di Griaulc, esclusivrimente alla scrcgua di 'segni'. Le parti sisternarichc ilel discorso di Ogoternmeti s&o, per esenipio, spesso prcccdutc da com- plesse eleiicaziotii di concordanze sinibolichc, di carattere prevalcnrcmente analogico. In questi casi, piucrosto che soffermarsi sull'analisi dei significati crrnplessi clze scm- brano trasparire dagli enunciati, Griaiile preferisce con- centrare Ea sua artentione sulla spiegazione che ne segue, foriiira tlal siio informatore, e sulle sue considcrationi che ne derivano di conseguenza. In qualche modo egli antepo- ne cioè valutazioni di carattere psicologico, per le quali i l simbolismo è considerato in certi casi come un facto indi- viduale, alle necessit8 di una teoria del simbolo. Al livello

delle siie articolazioni interne, il sistema simbolico presen- tato da Ogotemtneli e l'interpretazione di Griaule sembra- no dunque ofYrire prospettive d'indagine molto inceressan- t i , specie sc consideriamo che, alla luce di recenti teorie semiologiche del siinholisnio, o di interprecazioni antropo- logiche che privilegiano l'aspetto motivarionale, le stesse elencazioni da cui abbiamo tratto spunto dovrebbero in- durre il ricercatore a trovare un codice significante o ad addentrarsi in iina difficile (e spesso infruttiiosa) ricerca del valore di ciascun segno nell'esperienza collettiva.

Se i l carattere ordinato del 'siscema del mondo' affresca- to da Ogotemmeli non piiò pretendere di esaurire I'uni- verso delle rappresentazioni simboliche dogonl ci permet- te senz'altro di riflettere in profondith sul valore dei lega- mi che Ic~ano I'iiomo t la sua cultura alllarnbiente che lo circunda. La nustm quotidiana ebperienza esistenziale ci porta a distingucrc i meccanismi sociali dalle rcgolc e dal dclicato equilibrio della natura di cui facciamo biologica- iiiencc parte. In questo iiiodo, cunitl Iia scrirtci Giovanna Anrongini ( 1982, pag. 263):

u? divcriiiito per ocii cstmneci e cluiisi inci)iiipr~h~ibilc il iliiwlo in cui tante dcllc wcicth :iltrc integrano C codificano nel vivcre, nei iiiit i e nei rittiiili ];i profoncl:~ ccinosccnzij e ct~mprcnsionc del Icgamc con 1':irnhicnrc nnrur-alt. Ncl montlo clogon, I1c.cosi- srtBmii ~ a l ~ l a I'insieinc delle rappresentazioni, cjssia i l nitto, in u n mosaico compiuto di ciii in genere iioi reiidiatno a coiisidersre le siiicole tesscre-.

Elemento unificante di qucsca concczionc pcr i Dogon la Purola, che possietle al contempo una fiinziune merafi- sica C iin valore sociale, e inrerviene ai diversi livelli del- l'esperienza quotidiana e delle dinamiche culturali.

Infine, le quiilicà letterarie del vulume, oltre a renderne piacevole la let tiira, contribuiscono a rest iruire sfumatiire e percezioni ncgatc al resoconto arido, anchc se policically correct, di tanta parte clell'antropologia contemporanea. LJosservatore non è mai neutro: nel corso delle sue ricer-

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che egli interviene non solo con gli strumenti del proprio mestiere, ma interagisce con tutto il carico della sensibili- ta umana di cui è portatore. Escludere qucstlii!tima parte, come ha scritto Edgard Morin, significa privare il proprio lavoro della ricchezza della complessità di avvenimenti, azioni, retroazioni, determinazioni e rischi che costituisco- no il nostro mondo di fenomeni (Morin, 1990, pag. 21).

In questo senso, i l valore della grande lezione dell'etno- logia da taccuino, che ha avuto in Francia esponenti del calibro di Griaule, di Leiris e del LCvi0Stratiss di Tristi no- pici, e chc non trova corrispondenza nella letteratura an- tropologica italiana, se non in certe pagine di Fosco Ma- raini. + ancora tutta da scoprire.

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DIO D'ACQUA

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KURUMRA 14"

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I ,T d ~ f o

1ZEGIONE DEI DOGON e

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la reRione abica~a dai Dopn

Prefazione

In uno cltii più stupefacenti caos di rocce dell'Africa, vive di contadini guerrieri che fu uno degli ultimi.

nel doininio (colotiiale) francese, a perdere la sua indi- rcndenz;i.

Per la maggior parte dei Bianchi dell'Africa Occidenta- le, i Dugoti sono uoinini pericolosi, forse i più arretrati clclla Federazione. Haniio faina di praticare ancora sacrifi- ci iimnni e di difendersi tanto meglio cunrro le influenze csrcme in qiianto abitano un paese difficile. Alcuni lette- i;iti hanno raccontato le loro piccole paure nel corso di spedizioni clie supponevano tememrio. Siilla hsc di que- ste Icggcnclc e con il pretesto di stimmosse dovute spesso ;i dei nialintvsi, interi villag~i sono rimasti tiilvulrs totai- mente isol;iti.

In breve, i Dogon rappresenterchhero tino dei pib hegli esempi (li scrlvnggin primitivit?~; e questa opinione è con- divisa da certi Ncri inusulinani clic, inicllettualnience, non sotio tiicglio conformaci dei Bianchi per giudici~rc quelli, Cm i loro fratelli, che sotio rimasti feclcli alle cradi- ziutii aricestriali, Solo i funzionari clie si sono assutici i l gravoso compito di amministrare questi uomini hanno iinparato ad aniarli.

I..';~utore di questo libro e i siioi numerosi collaboratori freqiientano i Dogon da una quindici~ia d'anni. Hanno piihblicato su di loro sciidi che ne fanno attualmente i l

a e rance- popolo meglio conosciuto dellVAfrica Occidente I f se: Les Ames d e s ilogon (G. Dieterlen, 194 l ) , I,es devises des Dogon (S. De Ganay, I941), Masques dogons (M. Criaule, 1938); lianno portato alla cultura la prova che i Neri vivono secondo idcc complesse, ma ordinate, e se- condo siscemi di istituzioni e di riti nei quali nulla è la-

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sciaro al caso o alla fantasia. Questi studi. già dieci anni fa, richiamarono l'atteiizioiie sii alcuni fatti nuovi che ri- guardavano qi~ella 'forza vitale' .della quale i sociologi ci parlavano da circa mezzo secolo. Dimostrarono l'impor- tanza primordiale della nozione di persona, nella sua con. nessione a qtielle di società, di universo, di divinità. Ir questo niucio, I'untologia dogon apriva nuovi orizzont agli etnologi e situava il problema su un piano più vasto.

»'alt.r;ì parte, cli recente (1945), un libro, che ha susci- tato rnolta atiemione, h philosophie bantoile del rev. PIa- cide Tempels, analizzava nozioni analoghe e poneva la questione sc si debha eattribiiire al pensiero tiatirìi un si- stema filosc-)fico,).

Grazie al metodo e alla pcrseverinta, quindici anni dopo i primi pmsi rncissi fra le rocce delle f;ilc.sic di Ran- cfingar;~, questi1 clornaiiila ha trovato rispost;i pcr qciello chc concerne i D p ~ o n : qucsri ucimiiii vivcinu su una co- smogonia, su iin:i nicciifisici~ C sti iinn religione chc l i pon- gono siillo stesso pii1nc.i clei popoli dell'antichitA e chc 12 stessa cristnlogin nvrchhe intcressc ;I sciic1i:ire.

Questa dottrina, un iioinci vciicr:ihilc l'ha conficlnta nl- I'niitnrc. Ogoteniiiii.li, (li Ogc.il Hwsc i, 1111 c:icci:itcirc tlivc- ntito cieco in seguito :i un inciclcnrc, clcivcva ;111:1 siiil infer- mith l'essersi yotiito istruire Ii~ngairicntt. e con cura. Dotii- to di unlinrclligcnz;-r cccczicinate, di ut~'ahilir<~ fisica ariccini visihile pur nel suo s ~ ~ t o , di una snggctza i l ciii prestigio si esrendcva in riirto i l .l>aes~, egli avcva compresci l'interesse degli studi ccnologici dci Bianchi e aveva atteso per yuin- dici anni l'occasione ili rivelare ad essi In sila scienza. Vo- leva, senza dubbio, che quei Bianchi fossero al corrente delle istitiizioni, Jci costumi e dei rit i più importatiti.

Nell'otrohre del 1946, egli mandì) a chiamare l'autore, e, per rrentatre giorni, si svolsero (lei colloqui indimenti. cahili che misero a niido l'ossarura di uii sisteina del mun- do la cui conoscenza sconvolgerà da cima a fondo le idee correnti sulla mentalità nerd come sulla menralirà dei pri- mitivi n generale.

si tentaci di credere che si trarti di utia dottrina ecorerica. Qualciino ha perfino anticipaso, a prinia vista e senza aspettare maggiori parricolari, che si trattava di spe- culazioni i~idivitliiali di inrcrcsse secondario. Sono, del re- sto, le sressc persone che giuclicano opportuno spendere iind vira intera sulle idee, apparencemence personali, di Plaronc o di Giuliano di Alicamasso.

Pur non essendo conosciuta, nel suo insieme, che dagli anziani e da alctini iniziati, qiiesta dortrina non è esoteri- ca perché ogni uomo che ahbia raggiunto la niaturità può possederla. Sacerdoti toteinici di ogni erh ne cunoscono le parti corrisponclenti alla loro specialità. Di più: i riti che si riferiscono a questo corpo di credenze sono pratica- ti cial p o ~ ) l c ) intero.

C r r ~ o qiiesto popolo non ha sempre la conoscenza pro- fondn dci suoi gesti e clelle sue preghiere; ina, in questo, esso iissciiiiigli;~ :I cur t i gli :ilrri liopoli. Noti si puh accusare cli csotcrisinci i l clngrna cristiano dclh transiistanziazionc coii i l 17rcrttsro che lluotiio tlclla strada ignora cluestrt patii- In c ha npp-cna dcllc idcc vaghe siilla cosa.

Uiiri riserva rlt'llo stesso gcncrc potrchhc: essere nvnnziitiq circa i l v;ilore esplic:itivo e r:iliyrcscnrativo che qiicstil Juttrina ha rispetto alla mcnrnlith ncr:i in gcncralc. Si po- rrehhe obierrurc clie iiiiell(:i die vcile per i Uc.igon non vale per Ic n l t r r pnpol;izicini ileIl'.Afric:i Occictentiile frsncese.

A questci, 1':iiitore e i suoi collahorarori possono rispon. tlerc coii, sicutc?~ii: i l ~ierisiero hanibara si fcjiiJn su utia itietafisics altrctrantn orclinata c ricca, i citi principi di base sono paragonahili a qiielli dei l)ogon. Gli studi i l i Gemiaine Diererlctii e di Solange de Ganay iie forniscolio h prova. Lo stesso avviene per i Rozo, pescatori dcl Nigcr, per i Ktinimba, coltivatori ilel centro dell'ansa del fiume, per gli enigmatici fabbri clelle stesse regioni, presso i qtiali le ricerche sono appena incominciate.

Non si tratta, duiique, di un sistema di pensierci isolato, na del primo eseinpio di una lunga serie.

I:aurnrc si augura di poter raggiungere due scopi: da una

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parte, portare a conoscenza di un pubblico non specialista, e senza l'abituale apparato scieritifico, un'opera che la nor- ma riserva ai soli eruditi; dall'alna, rendere oinaggio al pri- mo Ncro della Federazione Occidentale che abbia rivelato al mondo dei Bianchi una cosmogonia altrettanto ricca di quella di Esiodo, poeta di un mondo morto, e una inetafisi. ca che presenta il vantaggio di proiettarsi in mille riti e ge. sti su iina scena dovc si miiove una folla di uomini vivi.

(19481

Gli Ogol

Bniscamente il sole si era levato dalla pianiira di Gondo r dominava le terrazze di Ogol Basso. Gli uccelli avevano smesso (li cantare, lasciandogli la parola. In quel cortile di carauanserragli~ che è ogni accampamento siidanese, tra- sccirrevano gli ultimi minuti di pace. Intornu a uri piatto dimenticato, dove, la cera prima, era rimasto un po' di cibo, iltipronta di zoccolo d'asino indicava le visi- te notttiriie. Quattro palle di sterco, nette cuiiie esemplari da niiiseo, avrebberci potiito essere raccolte per le collezio- ni tlcl L;ih~ratorici di Mammalogia: a qucll'orn, non erano aticcin iin ccntro di attrazioi-ie per gli scarabei stcrcorari.

Una grande roccia grigio-tosa, inclin~tn, formava una specie di tavola hassa nel cnrtile Ji servizio, J:iv;it~ti al- I'cdificio cubico di t e r i crepata che, volgendo le spalle a1 i;nl lev:inrr, spalancava tutte Ic sue finestrc sulla valle Ji Dolci.

Neswiia 1iionc:ign:i si lcvava all'orin(intc, tranne, forse, a orientc: arrampicandosi su iina rermzza, si sarehhe potii- to vedete lo spcrotie discreto Ji Ninu clominarc i dirupi franosi di Ranani.

Envama immersi in iin iiiare di aretiaria solidificato in piena tempesta, con i siioi interminabili solchi di valli sahhiosc c Ic sue ondc appiattite di roccia scintillante di luce. Ariditi. Protetti da spessori di paese, volti e corpi le- vigati dai quintali di sabbia smossa da l vento.

Nelta penombra aperta a tutti i venti dell'edificio che non aveva battenti né alle porte iié alle finestrc, I'agita- zione imperceccibile del primo mattino incominciava. Quattro europei, sdraiati sotto le zanzariere-sarcofago, si scambiavano i lazzi abitiiali. Dalla parte del cortile, nel- l'inondazione giallo-rosa antico della luce, un annegato dì

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Gli Giil

sole apparve fra i due pilastri del muro di cinta. Si fermò un istante a osservare la scenografia predisposta dalla note te; vide la scodella, le tracce d'asino; vide anche, rove- sciata nella polvere, la frangia di stuoia che proteggeva la cucitia. [I suo sguardo s i fissò, infine, sulla finestra dello sgabuzzino e notò i l disordine degli steli di miglio destina- ti a respingere i gatti.

Meiiyu era un mite Nero di Ogol Alto, che serviva con affetto i qiiattro stranieri che conosceva da inolto tempo. Soffocb una hesteintnia e, con le braccia traballanti nella sua Ièvita bianca a larghe tnaniche, avanzò verso il disa- stro.

I1 movitnciito si orpatiizzi>. 11 servo Apurali aveva scam- biato con il suo collega interminabili saluti. Altri Dogon arrivavano, ricrnpienrlo i l cortile: doniie, coii i bambini siil dorso, che vctiivano per curarsi li occhi; rirta ragazza ferita alla testa. Alcuni h~mbini niidi, con i! ventre spor. gcnrcl pwn~icvano p(:nto per i l luiigo lo del gior- no. S T I ~ niuri, siilla roccia centrale, sii[ i rlcll'e~lifi- cio, gli informatori C gli interpreti ctniici i11 ;ircesii. Entra- vfino ;i gruppi quundo venivano chiamati per nome. E ques~n scena, identica la vigiliii e I'antivigilia, ripetcv:~ tutte qiielle che cla quinclici aiiiii, a ogni soggiorno clci Bi;i lo spcror Ogol Alto.

I r rato clellii peo ripren- deva , i i i u a C ; i L I L uri i;ic>rn» priina su un oscuro sacrificio af- fetto in un crepaccio dcllc gnlc d'l. Per ito ncllc caverne e negli imbuti di arcnar t 0 le comici ri fonna di canaletto di scolci. ~ V C V ~ idgg11111111 io* vine dove r, e di pipistrello. Un vccchin Uq poste, svelaiido una verith frammencarra; accovacciaco con le spalle al mtiro, aggrappaco ai siioi misteri, ahbandonava a poco a poco le sue posizioni, provava qualche menzogna, confuso o beffar- do. Il suo berretto frigio, color terra di Siena, gli ricadeva su un orecchio, nasc icra faccia sbiadita, dalle labbra sottili, il chi senza ciglia.

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:lla rocci 12 trnccla naria. D

I Nella galleria nord, le gesticolazioni erano più vivaci.

I Una giovane europea orchestrava un coro di quattro Do- gon appartenenti a famiglie che parlavano ciascuna un dialetto diverso. 11 lessico era cosl ricco e i verbi espressivi tanto numerosi, che si aveva l'impressione di trovarsi da- vanti a quattro ardenti attori occupati a rnimare gli atteg-

:I di Ogc I chc mi!

F

1

I

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giamenti e a gridarsi gli esempi. La stanza a nord assomigliava invece a un confessionale;

alcuni sacerdoti del culto dcgli Antenati parlavano con tiicderazione a un'eiiropea ostinava e paziente.

Alla galleria sud, infine, iin'alcra Bianca scriveva, sotto la dettat i Bambara dagli occhi vispi, le preghiere al Komo

Kom< r e di morti grassi! * «Sudario dei viventi! »

I quartro putici cardin;ili risuonavano dunque dei rumori ahiniali, degli scoppi passeggeri e delle pause di ogni giorno.

Tutravia una piccola notizia stava avanzando verso l'edificio sul rilievo largo quantii unrì iiiano che separava due iilti ciimpi eli miglio. Era nella mentc dell'onesto Gaiia, figlio clell'livgon, l'uoti~ci piìi iinziano dei villaggi ognl, e, qiiincli, il loro capri rcligiosc). Gann teneva tra lc labbra un hiistoncino sfrega-denti che prendeva in mano ogni volta clie doveva salutare qualche conoscciite. Le sue hrachc a fondo largo e la sua tiinica ampia inettcvano fra Ic spighe una nota di colore pane bruciato.

I l sent )l Alto, ed q l i vi si iner Ic c rnillc piedi ZlVCVanci a c a i i n i u iicii n i c upu nvci ~oinpiiito iin genetico ienetrò nel cortile e apparve fi- nalment ico. Sorrise, c Ic sue orcccliie si avvicinaronu ai criinio piccolo: «Un cacciatore vuole vedervi».

i 1 ncÈ malato?,, Di solito, fra i Neri, sono i malati a fare quesie richieste.

In ogni altro caso, vedere un Bianco non presenta alcun interesse.

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Dio Jacquo Gli

«No! Vuole venderv~ un amu1eto.n *Quale!)> *Un arnuleto che gli avevare chiesto dieci anni fa in

cambio delte cartucce. <{Non mi ricordo di questo ... »

I l Bianco si rnorse le labbra. Aveva, a un tratto, compre- so la singolarità di quel modo di procedere. Disse: *Bene!*, continuò il colloquio con il sacrificatore e rnan- db Gana a prendete l'oggetto.

Gana, con il suo sfrega-denti in bocca, ripartì sulla pista luccicante, salth giù dalla roccia di Ogol Alto, traversò il campo di miglio, si perse nell'ititrico di Ogol Basso, entrh in un cortile e parlò a voce bassa davanti a una porta spa- lancata. Una mano magra usci dali'ombta per tendergli un rrapzio di cuoio coperto di sangue rappreso. Gana ri- fece la strida in senso inverso e si prcscnth davanti al Bianco. *E la formula? Hai la forrnrila?*~ uChe fcirmula?n ~Fahhricazione e uso! Va' a cercarla! n «Io la cc>noscob confid0 il sacrificatore, quando Gana

gli ehbe volcato le spalle. E In recith imrnccliatarncntc al Bianco, clic la trascrisse. (;ani1 C i si101 CI~ciasscct~ anni sapvano chc contegno re-

iicre quanto :ille cose che riguardavano i grandi. Salth an- cora giU d d l a roccia di Ogol Alto, ma, questa volta, restò piantato come un chiodo sulla pista dopo essersi totto di bocca lo sfrega-denti con un gesto improvviso: una spina gli era entrata nel piede. Riparti zoppicando, ritrovò il corrile nel dedalo Ji viuzze, si sedette sulla soglia oscura e parlò a Itingo, togliendosi una scheggia dall'alluce. Gli rispose una voce lenta, clic a ~ o l t h con deferenza. Poi si rimise in cam- mino con un leggero sospiro, e si ritrovh nella veranda, da* vanti al Bianco rimasto solo. Toltosi di bocca lo sfrega-den- ti, snocciolb la formula, dimenticando tre versetti che il suo interlociitore, leggendo le sue note, gli recitò. Per lo stupo- re, Gana resrò per un istante con la mascella penzoloni.

chi è questo vecchio cacciatorc?n gli fu chiesto. Non capì bene e credette che gli venisse richiesta l'inse- gna dell'iiomo.

,Vizi!,, disse, evizé karandiang! m Cioè: ,Combattente! Combattente dalla forza invincibile! n

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1'RIiMA (ìIORNATA

Ogotemmeli

A Ogol Basso, come in ogni villaggio dogon, case e granai erano affastellati gli uni sugli altri. Le terrazze di argilla si alternavano ai tetti conici di paglia. A ficcarsi nei suoi viottoli tl'ombra e di luce, fra le piramidi tronche, i pri- smi, i cubi e i cilindri dei gratiai e delle case, i portici rct- rarigolari, gli altari rossi o bianchi a forma di ernia oin- belicalt., ci si sentiva come nani sperduti in un rompica- po. Tutto era crepato sotto le piogge e i l calore: le pareti di argilla c di paglia erano scrcplate come pelle di pachi. derma. Da sopra i iiiuri dei cortiletti si vedevano, sortci Ic fondnmenta dei granai, i polli, i cani gialli e, a volte, le gr;incfi tartarughe, simbolo Jci patriarchi.

A un gomito drl sentiero, ci si trovava Juvanti a una por- ra tagliiita con l'accctr;i, che, anche se fosse stntn niiriv:i, niin avrehbe potutc.~ ostruirti l'entrata scignac:i da due piloni di terra c di1 irn frcintone di ceppi. Una porta larga colne due spalle, con Ic venuture del legno scavate dalle piogge invemnli e simili a onde nelle quali i nudi si spalancavano come occhi. La siccità. Ic mani che vi si erano aggrappate, i musi ,delle capre avevano consumato il bactcnte che stridc- va s i i l siio perno e sbatteva contro i l muro con un rumore ili gong, scoprendo il cortilc miserabile dell'uomo più stra- ordinario delle pianure e delle rocce, da Ompa fino a Nim- bé, Asakarba e Tintam. 11 Bianco avanzò su un letame scar- so di vecchio senza figli. Una facciata a cellette, forata al piano terreno da una porta bassa e, al primo piano, da un adito schiacciato. si drizzava al centro del cortile, nascon- dendo l'edificio principale. Sul frontone si aprivano dieci nicchie per le rondini; otto coni somontati da pietre piat. tc ornavano lo spigolo. A destra e a sinistra, simili a dadi

si allineavano sei granai, due dei quali, di pro- prietà del vicino, mostravano la facciata posteriore. Delle

costruzioni, una era vuota. un'atna sconnessa, la terza sqllarciata di traverso come un frutto morsicato. Una sola sopravviveva, piena a rnetà di semi. Di frorite, tra l'edificio p inc ip le e i granai, una casa bassa che chiudeva il cortile, racchiiideva il lieve rumore della vita. A destra, in un ridotto scoperto, delle piume ruoravann seriza sosta, trascinate senza violenza da un miilinello di vento.

L'uomo che accompagnava il Bianco lanciò le fotmule di s~luto . Siibito una voce, nella quale le parole suonava- no clistintamente, rispose:

<<Dio vi porta! Dici vi porta!. *Salve! Come va il nio corpo?. L? voce si avvicinava lentamente. Dall'omhra interna

vcnivanu dei fruscii di mani sfregate sui muri e sul legno clcgli stipiti. Un bastone tastava le pareti; si sentl un siio- ntir di orcicr vuijtci; ;ilcuni pulcini minuscoli shiicatono a tino n iinci dnlln pttaiola, spinti da una grande vita che ilvCI11zilva.

Finnlmcntc apparve una tunica brunii, tesi] sulle cucitu- re t. sfriingiatii J:tll'uso comc onn handicra dellc gtierrc. di iin tcmpo; poi una testa si chinu sorto I'architriive e I'uo- mo si clrizztì in tiitra la sila statiira, volgendo verso lo srra- iiier« i l suo volto iiidescrivihile:

~Snlucc a coloro che hanno sete! P disse. Lc labbra spesse parlavano la piì~ pura lingiia di Sanga.

Non si vedeva nient'altro: esse sole vivevano. 11 resto era conle ripiegato su se stesso, tanto più che, dopo le prirne parole, la testa si era chinata verso terra. Le guance, i po- melli, la fronte, le palpebre non erano che un'unica iden- tica devastazione: increspati da cento rughe che conferi- vano loro un rictus doloroso, come di un volto inondato da una ltice troppo viva o sul quate cadesse di continuo una gragnuola di pietre. Tutto pareva ancora sotto i colpi di una scarica a bruciapelo, e gli occhi erano morti. Poi- che i due visitatori venivano da fuori C s' oneva che

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avessero lavorato nella calitra, L'uomo, appoggiato al suo bastone, disse infine:

*Salute! Saluce di fatica! Salute di sole!»

La cosa più lunga, quel primo giorno, fu la scelta del luo- go, di un posto angusto e appartato, della pietra dei collo- qiii. Ddvanti alla casa abitaca, anche a lasciare all'intemo i l vecchio Ogotemmeli, anche ad accostare la testa alla sua e a parlare come in un confessionale, si rischiava, se. condo lui, di far drizzare le orecchie instancabili delle donne. Dall'altro lato della casa con la facciata, nell'esi- giro cortrlctro battuto dal vento del nord, si poteva essere spiati dai bambini nascosti nei grana[ in rovina. Restava iI cortile stesso, con i l suo letame di miseria, la sua pietra cava, la sua cencrc c i l suo muro calamitoso, incurvato al centro, all'alten,i dei curiosi.

O~otemmeli esltò ancora; c'era molto da dire sulla sco- moditi del cortile per le conversazioni fra iiomini maturi. T1 Rtanco non apriva hocca che per approvare; insistette perfinci sull'indiscrczionc dei muri, sulla stupidaggine dc- gli uornitii e, natur;ilinentc, sutl'inconcepihile ciiricisith dcllc donne, siilla loro inestinguibile sctc di notizie. Era intrtcssato da tutte quelle precauzioni che gli parevano esagerate per la semplice vendita di un amuleto.

Finalincnte Qgotctiimcli si scdctre siilla soglia dclla por- l i ~ inferiore della grande facciara; si ripiegò su se stesso, con il viso rivolto a terra, e, incrociando le mani sopra la testa, con i gomiti appoggiati 21 ginocchi, aspettò.

I l Bianco comprendeva a poco o poco che la vendita dell'arniilero non era che iin pretesto. Noli se ne parlò mai nei cnlloqui che scguirono, c la ragione profonda del gesto del vecchio doveva restitre sconosciuta. Ma, da di- versi part col ari, apparve iti seguito che Ogotetnmeli vo- leva dare allo srraniero, il cui primo soggiorno nel paese risaliva orma1 n quindici anni prima c nel quale aveva fi- ducia, la stessa istruzione che egli aveva ricevuto da suo nonno e, poi, da suo padre.

ogotemmeli aspettava. Era Lui stesso perplesso davanti alla simazione che aveva provocato, davanti a quell'uorno ,-he non poceva vedere. Non che fosse per lui uno scono- sciuto: da quindici anni sentiva parlare del gruppo di Bianchi che, sotto la sua guida, dormivano sulla terra e ovaicavano tra te roccc per studiare i costumi dei Dogon. Aveva seguito i l loro lavoro fin dall'inizio, perché era molto legato con il vecchio Arnbibe Babadyd, gran digni- tario delle Maschere, e Loro informatore ufficiale, morto da poco. Varie volte, nel corso di quei quindici anni, Am- bibé era venuto a chiedergli informazioni e consigli. At. traverso i suoi racconti e secondo notizie raccolte da altri, si er,i fatta un'idea esatta delle inrenzioni del suo interlo- curorc, che avcva fama di essere particolarmente accanito ilella ricerca.

Ma i l caso era unico. Come istruire un Bianco? Come portarlo a1 proprio livello per quanto riguarda gli oggetti, i r i t i , Ic crdrnzc? Eppure, questo Bianco aveva già smonta- t» Ic Maschere, nc conosceva la lingua segreta; aveva pcr- ccirso i l piese in tutti i sensi e , su certe istituzioni, ne sape- va quanto lui. Allora?

11 Rinrico lo rcilse d'imbarazzo: *Su chc cosa stavate tirando, quando il vostro fucile vi

5 Scopptato in faccia!» -Su un p~rcospino.n 11 Bianco voleva, per una via traversa, arrivare ai pru-

hlemi della caccia, alle regole concernenti i l mondo ani- [naie e, da la, tcxcare 11 toceniisrno.

un incidentew dichiarò il vecchio. .Ma era anche l'ultimo avvertimenco. La divinazione mi aveva detto che dovevo smettere di cacciare, se volevo conservare i miei figli. La caccia, che 2 un Lavoro di morte, attira la morte.

avuto ventuno figli. Me ne restano cinque.,, Appanva, nelle sue parole, il grande dramma della mor-

t a l i ~ ~ nera, la lotta profonda di questi uomini senza difesa davanti a[la morte, aggrappati alle loro credenze come

gli uomtni della terra, credenze che consolano e spie-

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Dio &acqua

gano, ma che non evitano la prova. Su questa scena di do- lore apparve la personalità di Ogotemmeli, com'era in se stessa e nei suoi rapporti con le potenze soprannaturali. Fin dall'età di quindici anni era stato iniziato ai misteri della religione da suo nonno. Suo padre aveva continuato la sua istruzione dopo la morte del vecchio. Sembrava che queste 'lezioni' avessero avuto luogo durante più di venti anni, e che la famiglia di Ogotemmeli fosse di quelle in cui queste cose non venivano prese alla leggera.

Senza dubbio, anche Ogotemmeli aveva dimostrato molto presto di possedere un'intelligenza sveglia e una grande abilità. Fino al suo accecamento era stato un cac- ciatore prodigioso e, pur essendo orbo da un occhio dal- l'infanzia in seguito al vaiolo, tornava al villaggio con le mani piene quando gli altri si affaticavano ancora nelle forre. Nella sua tecnica egli proiettava la sua profonda co- noscenza della natura, degli animali, degli uomini e degli dèi. Dopo l'incidente la sua istruzione si cm ancora accre- sciuta. Ripiegarci su se stesso, sui suoi altari e su ogni paro- la intesa, era diventato utio degli spiriti pih potenti delle falcsic.

I l suo nome e la sua insegna erano conosciuti dalla gen- te dell'altipiano e dei pendii scoscesi. «Tutti i ragazzini li sanno! * si diceva, e i posrulanti si affollavano alla sua por- ta, ogni giorno e perfino di notte. Poiché qualche berretto frigio spiintava da dietro i muri e le donne, da lontano, fa- cevano dei segni, fu necessario partire per lasciare il posto ai clienti. Ma i contatti erano stati presi e i colloqui dove- vano organizzarsi per tacito accordo, secondo una specie di programma e a delle ore opportune.

SECONDA GIORYATA

La prima parola e la sottana di fibre

~ ~ ~ ~ ~ r n r n e l i si sedette sulla soglia, raschia la tabacchiera di pelle inditrita e depose sulla sua lingua una polvere

tabacco,) disse ed2 lo spirito giusto.. E incutnincib a scomporre il sistema del mondo. Perchd bisognava incominciare dall'aurora delie cose. ORotemmeli respinsc come priva d'interesse l'origine

dei sistemi solari di cui parla il popolo, com- pc~sti di cerrc piatte e circolari, disposte a pila. Voleva trattare soltanto del sistema solare utile. Consetitiva a prcndert in considerazione !e stelle, henchd esse giocasse- ro un ruolo secondario:

-=E verom diceva *che nella progressione dei tempi le doniie staccavano le stelle per darle ai loro bambini. Essi le bucavano con un fuso e facevano girare queste trottole di fiioco per mostrarsi tra loro cutrie fiinziorlava il mondo. Ma non era che iin giocon.

Le stelle erano nate dalle pallottole di tema lanciate nello spazio dal dio Amma, dio iinico. Egli aveva creato \a luna e il sole secondo una tecnica pii1 complicata, che non fu la prima conosciuta dagli uomini ma che è la pri- ma di cui vi sia testimonianza per Dio: la fabbricazione dei vasellame. I l sole è, in un certo senso, un vaso portato all'incandescenza una volta per tutte e circondato da una spirale a otto avvolgimenti di rame rosso. La luna ha la stessa forma, ma il suo rame è bianco. E non è scaldata che per quarti. La spiegazione dei loro movimenti sarebbe venuta più tardi. Per il momento, era meglio tracciare le

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Dio d'acqua

grandi linee di una scenografia e passare subito agli attori. Ogotemmeli volle tuttavia dare un'idca della gtandezt

del sole. «Alcuni. disse .pensano che sia grande come l'accam

pamento, i l che farebbe trenta cuhiti. Ma, in realtà, è piu grande. Supera per superficie i l cantone di Sanga.~

E, dopo un'esitazione, aggiunse: %Forse 2 anche più grande». Quanto alle dimensioni della luna, egli rifiutò di soffer-

marvisi. E non lc precisò mai. La luna non aveva un molo importante. Se ne sarebbe riparlato. Disse tuttavia che, mentre i Neri erano creature di luce, estratti in pieno sole, era al chiaro di luna che erano stati creati i Bianchi; di qui il loro aspetto lamale.

A questo punto Ogotemmeli sputb il suo tabacco. Non aveva nulla contro i Bianchi. Non diceva ncinmeno di compiangerli. Li lasciava al loro destino, nelle terre del nord.

l1 dio Amma prese dunqlie un budello di argilla, lo strinsc in mano C lo Iancic) come aveva fatto per gli astri. L'argilla si tende, avanza a nord, che è l'alro, si allunga a sud, che è il basso, benche tutto avvenga su un piano ori20 zontale.

*La terra e coricata, ma i1 nord 6 in alto.» Essa si distende a orience e a occidente, separando le sue

membra come un feto nell'utcro. Essa C un corpo, cioè una cosa le cui membra si sono separate da una massa centrale.

E questo corpo 2 femmina, orientato da nord a sud, ap- piattito, con la faccia rivolta a l cielo. Un formicaio i? i l suo sesso, iin nido di termiti la sua clitoride. Amma, che P solo e vuole unirsi a questa creatura, le si avvicina.

È allora che si produsse i l primo disordine dcll'Universo. Ogotemmeli tacque. Con le mani incrociare sopra la ce-

sta, era teso ad ascoltare i diversi suoni che provenivano dal cortile e dalle terrazze. Era giunto all'origine delle ca- lamicà, all'errore primordiale del Dio.

.se mi sentissero, avrei un'arnmenda di iin bile!* Q ~ ~ ~ ~ J ~ Dio si avvicina, il termitaio si drizza, sbarra i l

FaSsdggio r mostra la sua natura maschile. Esso è identico seso estranec2: l'unione non avrà luogo. Tutravia Dio è ~nnipotence. Egli abbatte i l cennitaio ri-

belle e si unisce alla terra escissa. Ma l'incidente originale doveva segnare per sempre il processo delle cose: dal- 19ilnione difettosa, invece dei gemelli previsti, nacque un essere iinicn, i l Thos aureus, lo sciacallo, simbolo del disa- gio di Dio.

~ ~ ( ) ~ ~ i r n e l i parlava a voce sempre più bassa. Non si trat- tava delle orecchie delle donne. Altri timpani, irnma- teriali, pc'tevaiio vihrare a quelle parole tremende. IL Rinncn e il siici aiutante nero, il sergente Koguem, stavano &ini siil vecchio come in tino spaventoso complotto.

M3 cKli ern giunto alle imprese benefiche del Dio, e il t(iiio riclivcnnr nnrmak

Dio cbhe ancora rapporti con la siia sposa e, questa voi- t n , iiiilln intervenne a turb;~re la loro unione, perch4 I1escissi~.iiie avcva fiacco sparire la causa del primo disordi- ne. I:ncqiia, seme ilivinr,, pencnil nel grembo della terra e ric seguì uii ciclo regolare di generazioni geiiiellari. Due esseri presero forrtia.

*Dio I \ lia creati come Jall'acqua. Erano cli colore ver- de, in forma di persona e di serpente. Dalla testa alle reni Cratio umani; la parte inferiore era serpenre..

Gli cwichi, rossi, erano spaccaci come quelli degli uomini C la loro lingua biforcuta come quella dei rettili. Le brac- cia, flessibili, iioti avevano articolazioni. Tiitco i l loro cor- po era verde e liscio, scivoloso come la superficie dell'ac- qila, provvisto di peli verdi e corti, annuncio di germina- '-ioni C di vegetazione.

Questi geni, detti Nommo, erano dunque due prodotti otnogenei di Dio, come Iiii di essenza divina, concepiti senza incidenti e sviluppatisi secondo le regole nell'utero terrestre. 11 loro destino li condusse al cielo, dove ricevet-

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Dio 8acq1ia

tero l'istruzione dal loro padre. Non che Dio dovesse inse- gnare loro la Parola, questa cosa indispensabile a tutte le creature come al bistema iiniversale: la coppia era nata completa e perfetta; a causa delle sue otto membra, la sua cifra era otto, simbolo della parola.

La coppia possedeva anche l'essenza di Dio, perché era fatta del suo seme, che è, a un tempo, il sostegno, la forma e la materia della forza vitale del mondo, sorgente di mo- vimento e di perseveranza nell'essere. E questa forza è l'acqua. La coppia è presente in ogni specie di acqua: è l'acqua, quella dei mari, dei confini, dei torrenti, dei tem- porali, del sorso che si beve dal mestolo

Ogotemmeli si serviva indifferentemente dei termini 'acqua' e 'Nommo'.

«Se non fosse stato per il Nornmo- diceva *non si sa- rebbe nemmeno potuto creare la terra, perché la certa fu imp~stata, ed attrovcrso l'acqua (attraverso il Nommo) che essa ricevette la vita.*

<<C:he specie di vita 2 nella terra?n domandd il Bianco. *La forza vitale della terra 2 l'acqua. Dici ha impastato

la terra con l'acqua. Nello stesso modo, egli ha fatto il sangiic con l'acqua, Anche nclb pietra vi 2 questa forza, perch4 I'umiditi 8 dovunque.»

Ma, se i l Nocnmo 2 l'acqua, egli produce anche i1 rame. Ncl cielo coperto si veclono materializzarsi i raggi di sole sopra l'orizzonte di nebbia; questi raggi, escrementi dei geni, sono di rame e sono Iiice. Sono anche acqua, perché sostengono I'umidich terrestre nel suo cainmino ascen- dente. La coppia espelle Luce perche essa è, anche, luce.

Ogotemmeli cercava da un po' di tempo qualcosa nella polvere. Finì con il raccogliere parecchi sassolini. Con un gesto rapido li lanci6 nel cortile, al di sopra dei siioi due interlocutori che non dovetrero nemmeno abbassare la testa. I proiettili ricaddero proprio nel punto in cui, qual- che secondo prima, aveva cantato il gallo dell'Hogon.

*Quel gallo è una burrasca. Distrugge le conversazioni.» E, visto che la bestia cantava di nuovo dall'altra parte

La prima parola C la surima di fihrc

del miira, Ogoternrneli delegò a Kogurrn i l compito di un pezzo di legno. Al suo ritorno, gli chiese se i l

bIsse uscito dal quartiere di Tabda. .h nel campo delllHogon» disse Koguem *<e 10 faccio

da quattro bambini.» ne,, Jisse Ogotemrneli con una risatina *che appro-

fitti del tempo che gli resta: mi hanno detto che sarà alla prossima libagiune di birra-dei-Gemelli.>>

Riprese a parlare dei Geni Nommo, del Nommo, come diceva piì~ correntemente, perché questa coppia di gcmel- li rappresentava l'unione perfetta, l'uiiità ideale.

11 Nommo, dall'alto del cielo, vide siia madre, la Terra, e priva della parola, senza dubbio in conseguenza del

primo incidente avvenuto all'epoca dei rapporti coti il Dio Amnia. Bisognava mettere fine a questo disordine. 11 Nonimv discese sulla terra portando coti sé qualche fihra presi dalle piante gii create nelle regioni celesti. Ne sepa- rh dieci pugni corrispondenti alle sue dieci dica e ne in- creccih cincliie per metterle davanti e cinque per mettcrlc Jietro. Aiicora ciggi, gli uomini mascherati portano questi accessori che pendono fino ;li loro piedi in spessi viticci.

M:i lo scopo di questa veste non cra soltanto i l piidore. Essa presentava ;il mondo terrestre i l primo MCCO di orcfia nflmento universale t. i l segno elicoidale chc si proietta si1 [in pinno nella forma cfi i ina linea spezzata e serpeg- giante.

Lc fibre, infarti, ricadevano a terra a spiralc, simholo de- gli [iragani, clei meandri dei torrenti, dei eurbini di acqua e di vento, del procedere ondeggiante dei serpeiiti. Esse ri- cordavano anclie le spirali a otto avvolgimenci del sole, aspiratore di umidità. Erano esse stesse un sentiero d1ac- (lua perche gonfie delle fiesciire attinte alle piante celesti. Erano picne dell'essenza del Nommo, erano il Nommo "esso in movimento, come indicava la linea ondulata che pllò ~roli in~arsi all'infinito.

Ma il Nommo, parla, emette, come ogni essere, ''n tiepido portatore di parola, parola esso stesso. E

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qiiesto vapore sonoro, come ogni specie d'acqua, si muove secondo una linea elicoidale. Le spirali della sottana era- no dunque un sentiero di elezione per la parola che il ge- nio voleva rivelare alla Terra. Egli pronunciava un sortile- gio sulle siie mani portandole alle labbra mentre intrec- ciava: così la sua parola umida si avvolgeva a spirale con le trecce timide; la rivelazione spirituale penetrava l'inse- gnamento tecnico.

Attraverso queste fibre piene di acqua e di parola, il Nommo era dunque ct>ntinuamente presente davanti al scsso di sua madre. Così rivestita, la Terra aveva un lin- gitaggio, i l primo di qiiesto inondo, i! più antico di tutti i cempi. Sincassi elementare, verbo raro, vocabolario senza grazia. Le parole erano aliti poco differenziati, ma tuttavia porratnri di forza. C o s ì com'crn, la parc)l;i, sciiza sfumatu- re, era adatta ai grandi lavori degli inizi.

Nel mezzo di una parola, Ogotcmmeli gettii un grido: ri- spondeva all'inscgna di caccia rivoltagli sopra I'incurvacu- r:i dcl inlirn dalla f;icci;i priidente di AkunJyo. sacerdote Jclle donne morte di parto C clci hainhini ii;ici morti.

Akitndyo aveva prima sputiito da iin I:ito, tencndu lo sguardo inchiodaro siil piccolo gnippc3 di u«iiiini. Portava iin berretto frigio colcir melagrana, che gli copriva le orec- chie, con lini1 punta rialzatii in f»ma di urmus siilla radice del naso, alla maniera dccca 'il vento soffia'. Pomelli spor- genti e dc~it i scintillanti, snoccio1;iva complirncnti chc il vecchici gli restituiva immediatamente. Le forrnule alter- nate raggiunsero un primo grado di esaltazione:

, *Che Dio» esclamb Ogotctntneli *che Dio maledica chi non ti aiiia a Ogol Basso! )$

L'agitazione si accrebbe aiìcora nel cuore di Akundyo, che rincarì~ la dose.

<<Che Dio,, gridò finalmente il cieco «che Dio maledica me stesso se non ti amo!

I quattro uomini tirarono iin respiro. Scherzarono sulla particolare magrezza della selvaggina nella volle d'l. Final- inente Akundyo si allontanò, dichiarando, in un francese

da mPp di colore, che andava a 'mettersi sul sentiero del abinetto del porcospino', animale scaltro e stimato.

.9 si alla Parcila. Essa aveva un ruolo di organizzazio-

.,: dunque, una buona cosa; e, tutravia, essa aprì il varco al disordine-

L,, infatti, figlio deluso e deludente di Dio, de- siderò possederla e levò la mano sulle fibre che la portava- .., sulla veste di sua madre. Questa oppose resistenza, perch6 si trattava di uti gesto incestuoso, e s'inabissh nel

gre~nbo, nel formicaio, sotto forma di formica. Ma lo sciacallo I'iriseguì; noti c'era, del resto, altra donna da desiderare nel mondo. 11 buco che essa scavava non era -.

mai :ihbi~st;inta profondo, e, alla fine, dovette dichiararsi vinca. In questo mtxlo, erano prefiguratc le lotte equilihra- te dcEli iiornini e delle donne che si concliidono, perh, scmpre con Iii vittc~ria dell'uomo.

L'incesto cbhe grandi conscguenze; e, intianzi tutto, dic- de nlln Sci:ic;lllo Is Parola, il che doveva permettergli, per I'etcriiirl, di rivelare ;igli indovini i disegni di Dio.

Ebso fu itioltrc causa dell'apparizionc del sangue me- strunlc che tinse le fibre. Lo stato della Terra, divenuta impiira, er:i incompatihilc con il reano Ji Dio. Questi si Jisrolse dalla sua sposa e decise di creare dircttarncnte Je- gli esseri vivetiti. Dopo aver modellato una matrice ncl- I'i~r~illa timida, la colloch sulla terra e, dall'alro del cielo, Iii coprì con una p;illoctcila lanciara ncllo spazio. Fece lo stcsso con iin sesso d'uomo: lo depose sul suolo e lancib una sfera che vi si conficcb sopra.

Imrncdiatatnenre le due masse si organizzarono: la loro vita s i sviluppb; le membra si separaroiio dal nitcleo, ap- pamero due corpi c una coppia umana sorsc dal fango.

Fu allora clie entrò in scena, con nuovi compiti, la cop- pia dei Nommo; prevedendo che la regola fondamentale delle nascice doppie sarebbe stata abolita, potevano risul- tarne degli errori paragonabili a qiielli dello Sciacallo, ";Ito da solo. Perchk fu a causa della sua solitudine che il p r i ~ o figlio di Dio agl come agì.

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e. Lo stes Zosì, fin i t, -...m,. .

ire sovra e l'altra

-m-..--- .

d a t o solo. diceva Ogotemmeli *per questa lo Sciacal- lo ha fatto più cose di quante possa dirne la bocca.,,

Il genio disegnò sulla terra due figi pposte, due anime, delle quali una era maschile femminile. L'uomo si sdraio sulle sue ombre e lc assuiise in sé tutte e duc ;so fece la donna.

dall'origine, ogni essere umano fu provvisto di l

dut 4111111F di sesso diverso, o piuttosto di due princlpi cor- rispondenti a due persone distinte all'incerno di ognuno.

Nell'uomo, l'anima femminile s'insediò nel prepuzio. 1 Nella donna, I'anima maschile fu portata dalla clitoride. l

Ma la prescienza del Nommo gli mostri) senza dubbio gli incoiivcnienti di questo compromesso. La vita umana 1 non poteva adattarsi a questi esseri doppi; bisognava co- stringere ognuno a scegliere il sesso per il quale era appa- rentemente meglio conformato.

11 Nomrno circoncise percih l'uomo, cancellando in lui turca la femrniiiilità del prepuzio. Ma qrtesro si trasforma in un animale che ncin 8 'n& serpente, n4 insetto, ma 2 classificar« fiii i serpenti'. Questo aiiimnlc porta il nome

l di nuy. Si tratterehhe di una sorta di lucertola, nera e hianca come la coperta dei morti. Il suo nome significa anche 'cluattro', cifra femminile, c 'sole', entitb femniini- le. I1 nay era i l simbolo del dolore della circoncisione e della necessitb in cui si trovava il inaschio di soffrire an-

l

che lui nel suo sesso, come la donna. Allora l'uomo si unì alla sua compagna. Più tardi, essa

diede alla luce i prirni due figli di una serie di orto che do- vevano essere gli antenati del popoko dogon. In quel mo- mento, la soffcrcnza del parto si concentra nella sua clico* ride, che, recisa da una Iiiano irivisibile, si staccò e si al. lontanò da lei, mucaca in scorpione. [.a sacca velcnifera e il dardo simboleggiano l'organo, il veleno essendo lbcqua c i l sangue del dolore.

.romsndo atrraveno il campo coperto di miglio, llEurn peo s i il s e l ~ o di tutti questi andirivieni e di tut- ti questi sbalzi del pensiero mitico: - Dio manca la stia prirna creazione;

- le cuw si ristabiliscono attraverso I'escissiane della Ter-

, , attraverso la nascita di una coppia di geni, inge-

gnosi ingegneri del mondo, che portano una prima pa- rota;

incesto distrugge l'ordine e compromette la nascita Jei gemelli;

~ ~ ~ ~ < i i ~ ~ si ristabilisce attraverso la creazione di una cop- pio umana; - la gemelliparitA è sostitiiita da un'anima doppia (perche [;i gcinellip:vità?); - t113 qucst'anima cloppia costituisce un pericolo: i'iiomci dev'essere maschio e la donna femmina. Circoncisione ed escissicine riinettono ancora tini~ volta le cose in ordine (riin perclit! qiicl rwy, perche quello scorpione?)

Lc risp«stc rlovevnno veriirc pih rardi. Essc dovevano iscriversi nell'immenso edificio che il cieca faceva s(>rpCre ri ~ ~ c ~ c o n poco dalle netibie millenarit..

Soprn le teste dcl11Eurc)pt30 c di Kogticm, i grappoli vio- Iiicci eli niiglio si staccavano sul cielo pluinlieo. At t~wer - srivnnc) iin caiiipo tli spighe pesanti, coliit. brandite in alto d:-I mani invisihili, irriinobili sottci la hrezm. Quando il mi- ~ 1 1 0 cresce male, se le siie spighe sono leggere, si agita al minimo soffio di vento e al pii1 piccolo rumore. 1 campi magri sono sonori. Ma il campo rlell'abbondiinza pesa nel vclit(> e si offre in silenzio.

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La seconda parola A

e la tessitura

A penetrare nel cortile, pareva di rompere un ordine p r e stabilito. I l cortile strozzato dove i nibbi. i più abili acru- bari dell'aria, non purevano afferrare il pollame. Nella pietra incavata restava un avanzo di birra di miglio, di

feccia, a dire la verit?~, dove s i ahbeveravanc~ g-allo, chioccia e pulcini. insienìe con un cane rigrato, bianco e giallo, con la coda a forma di falce. come una spada cdo- pe. Al colpo di gong della porta, questo mondo si era di- sperso, fasciando il posto agli uoniini. Ogotemrneli si in- castri, nella soglia e incornincih a enumerare gli otto nn- tenaci primordiali nati da[la coppia pl;istnat;i da Dio. I iliiattro piii anzimi erano maxhi; femmine gli altri quat- tro. Ma, per virtù di iina grazia che tlnveva toccare solo ad essi. pitevano fececr~ndarsi da soli, essendo doppi r di due sessi.

Di qui la discendenza delle otto famiglie dogon. Perché I'uinanith si orgaiiizzava nel compromesso. La

nascita unica, calamid pcrmancntc, trovava un debole ri- medio nella concessione di un'anima doppia che il Noin- nio disegnava sulla terra accanto alle parmrienti. Essa ve- niva incollata ai neonati tenendoli smpcsi per le anche sopra l'immagine, in malo che mani e piedi toccassero il suulu. Pui l'anima superflua veniva recisa al momento della circoncisione e l'umanità proseguiva stcn tatamente il sito oscuro destino.

Ma la sete celeste di perfniune non era spenta. La cop- pia Nommo, che prendeva a poco a poco il posto del Dio suo padre, meditava la redenzione. Per risanare la condi-

zione degli uomini, bisognava portare le riforme e gli inse- gnamenti su un piano umano. II Numrno paventava i contarti temibili fra creature di carne e puri spiriti. Erano necessari atri i~itelligibili, che avessero luogo il più vicino

a coloro che dovevano r a m e utilità, nel loro ambiente. Bisognava che gli uomini, dopo la rigenerazio- ne, fossero attirati nell'ideale come un contàdino in un campo fertile.

I Nornmo discesero dunque siilla terra e penetrarono nel formicaio, sesso dal quale erano nati. Potevano i t i

questo modo, fra I'alrro, difendere la loro madre dalle pos- sibili iniziative dei loro fratello maggiore, lo Sciacallo in- CCS~UOSO. E, insieme, purificavano, con la loro presenza umida, luminosa e scinora, colei che, per Dio, restava per sempre contaminat?, ma sulla quale poteva gradualmente diffondersi la purezza necessaria ai lavori della vita.

In questo se$so, il Nommo maschio prese il poscu della virilità csclusa al momento dell'cscissione della ctitoride- tcrinitaio. La femmina si sostitul ;illa fcmminilitb aholit:~ con la circoncisione e il suo utero entrb in quello dclla terra.

La coppia pcireva così procedere 3ll'opera di rigenerazici- ne clie intcnclcva condurre sostituendosi n Dio con i l suci CC)IISC~SC~.

.Il Nommo, al posto di Amrna, 'lavorava' i l lavarci di Ainrna~ diceva il cieco.

I t i quei tempi, avvr>lti nella nebbia, nei quali il mondo compiva la sua evoluzione, g\i uomini non ct3noscevano la morrc. Gli otto antenati nari dalla prima coppia umana vivevano cJilnclue indefinitamente, Essi generarono ot to discendenze distinte, ciascuna delle quali si riproduceva da sola, esserido, a un tetnpo, maschio e femmina.

a1 quattro maschi e le quatrro femmine, a causa del loro basso (del loro sesso) erano otto doppi. i quattro uomini erano uomo C donna, le quattro donne eratio donna e uomo. Per gli uomini, responsabile era l'uomo; per le don-

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Dio d'acqui

- ntttci qr gnnvn co che parl

. . in cui m( nell'orifi --- -. --

. . ....

etteva il ,

zio del gi

i . Non re mpregnai

ne, la donna. Si sono accoppiati da soli; da soli si sono in- gravidati; hanno procreato.»

Ma quando il rernpo fu compiuto, rin oscuro istiritci spin- sc i l maggiore verso i l formicaio occiipato dai Nommv. Portava sul capo, in guisa di ca~nello e come per ripararsi dal sole, la scodclla di legrio suo cibo. In- troducendo i suoi due piedi rembo cene- strc, egli vi affondo lentamente, come per un parto a rove- scio. Penetrh così tutto intero nella Terra e anche la sua tcsta scoinparve. Ma lasciii sul suolo, come tectimoriiania del suo passaggio in questo mondo, la sccdrtlla che era sra- ta ttarteniita dai margini delllapertur: srsva più sul formicaio che iin emisfero di legiio, ii ro del cibo e dei gesti dello scomparso, sirnholo dei suo corpo, s imklo tlella siia natura uniann conie lo P Jclla riatiira nniinale li1

spoglia che i rettili iihhandnnnno dopo la niuda. Liberatc~si dclln condizione terrcn:~, I'aiiten: :n!-

to dalla coppiki rigencracricc. I l iii:i.s<hio 10 cc i no al fondo clclln tcrr:i, iiellr ircqiic ~ircrine clellir pri- gnn. Egli si ripicgli come iin feto, s i rimpicciolì ctstnc iin gcrmc, r:tggitinsc I« stato di ncqtin, seiiir tli ilio, essenza dci due geni.

P un lavoro di verho: i l inaschio nccorri- p;i; voce la femminii che pitrlava a sc stes- sii, ;n proprio sesso. L I vcrho pcttietrav;ì iri lei c si avvolgeva intornci all'iitero in iina spirale il otto ;\nelli- E come la lamina clicoidn!~ di raiiie che avvolge il sole gli cc~nferiscc i l suo moto cliurno, cosl la spirale di verbo imprimeva alllutero il moviiiiento rigcncratore

Coihpiuto in parole e acqua, il nuovo genio, espulso, sa- l i ~ : ~ a! cielo. Gli orto antenati dovevano compiere lino dopo l'altro questa lnziazione. Ma, qiianclo fu il turno del settimo, I: Inc fu segnata da iin avvcni- meiito particolare.

I1 settiliio rango P, infatti, qiieIlo d &ione. Pur essendo qualitativamente irgiiale agli ;o C? la som- nia della femminilità, quattro, C della rnascoiinità, tre. E il

lella perf altri, ess

1 .

ItO fu acc: indusse f sila com

cru nei 1

ie diveni iati. Se r i dieci, C

de t ta cli . m

ne bocca le contar iha delle

termine dclLa serie perfetta, il simbolo dell'unione totale del maschio e della femmina, cioh, propriamente, del- l'unir>. E qilesto turco omogeneo ha, in particolare, il rar i- go della padronanza della parola. Cingresso nella Terra di coliii che lo occupa doveva essere il preludio di sconvolgi- menti benefici.

Nel seno della Terra esso divenne corne gli altri, acqua e genio. Si sviliippb coine gli altri al ricmo dclle parole pro- niinciare dai tliie trasmutatori.

-Le parole che i l Nornrno femmina diceva a se stessan disse Ogotemmeli usi avvolgevano a spirale ed entravano nel suo scsso. 11 Nommo mscliio la aiutava. Furono que- ste te p:irole che i l settiiuo nntenat(.i apprese a1I'interno CICI ventre..

Qiiesrc parole, nnchc gli altri antenati le possedevano u~ii~lineti te, per cffetto dc! loro passaggio nello stesso am- biente; ma i l loro mrign non era di pacironanra e servirsc- IIC non piti. 11 se :evettc dunque la ctii~ci: u n verhc ndo che la Ter-, CI U I I ~ V : , ~ L , , i n r ~ dei primo t: non piu, come il priino, riscrv;ito ;i pochi, rnii clestinnto all'ii-isienie degli uoniini. Losl egli p«tcva portare a l mondo il progresso. 111 parcico- Larc, cib perinetteva 'li scavalcnrc il rn.alvagio figlio di [lici, lo Scincallci I prima paroln, e poteva i indo- vini iina parte uei uisegrii L ~ I C ~ L I , L I S . ~ , L l ~ I futuro ordine delle cose, egli non cloveva csscre pii, che iin satellite del- la rivelazione.

Qiicsta parola feconda sviluppi? la potetita del suo nuo- , vo portatore; pcr lui, ia rigenerz o della I Terra si trasformb a poco a poco osscsso : di ~1i1csto grenibo. Occup6 leiitamente turco i i voluriie dclllorganismo c vi si Jisposc come conveniva alle siie opere: le suc labbra si confusero con i margini del formi- caio c t - I e si aprì. Spuntarono dei denti aciirnir u n o prima sette per ciascuti lab-

bro, po : dita, poi quaranta, infine ottan-

estava, si n virtii d - : .-:.l .."*

mttimo ri( i (il seco . .

iziotie nt iii iina p

. . .

?SSO tlelln relare agl .

resa di p - .. . . t .

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Dio d'acqua

ra, ci02 dieci per ogni antenato. L'apparizione di questi numeri era un segno del ritmo futuro della moltiplicazio- ne delIe famiglie; la crescita dei denti significava che i l tempo del nuovo insegnamento era vicino.

Ma anche allora si manifestò lo scrupolo dei geni: il Settimo non diede l'istruzione riirettainente agli uomini, irta alla formica, iricarnazione della Terra, familiare dei luoghi.

Quando i l momento fu venuto, alla luce del sole, i l Set- timo genio espilse dalla bocca ottanta fili di cotone chc ripartì fra i suoi denti siiperiori utilizzati come quelli rlel pettine di un relaio. Formì) cosl l'armatur~ dispari dell'c dito. Fece lo stesso con i denti inferiori per preparare i f pari. Aprendo e chiudendo Ic rnascclle, il genio imprim, va all'nrdiro i movimenti che ccimpiono i licci del telaio. E poicli6 tutto il suo volto partecipava all'opera, gli orna- menti dcl naso rapprcscntavano la carrucola sulla quale oscillanti i licci; t. la spula tion era :altro clie l'ornamento del 1:ihhro inferiore.

Mcncrr i f i l i s'incrociavann c si separavano, le due puuri- te clel1:i linguii fcorcuca del genio spingevnno alternativa- mcntr i l filo della trama c i l rcss;suro si avvcilgeva fiiclri del- la h c ~ c a , nel sciffio Jella seconda parola riVeilata.

I l genio, inhtci, parlii~;i. Ccmit aveva fatto il Nornmo momcnro dclla prima divulgazione, egli rivelava i l s i verbr) attraverso iina tecnica, perchd esso fosse alla porta- ta degli iicimii-ii. Mostrava così I'iclcnrità dci gcsti materia- l i e deltc forze spirituali, e, soprattutto, la necessità della loro cooperazione.

I l genio declamava e le sue parolc co1ni;ivarro tutti gli interstizi dclla stoffa; esse erano intessute nei fili e faceva- no corpo con il panno. Esse erano il tessuto stesso e i1 tes- suto era il verho. Per questo, sroffa si dice: soy, ctic signifi- ca ' 2 la parola'. E questo termine vuole anche dire 'sette', rango di colui che parla tessendo.

Mentre questo lavoro si compiva, la formica andava e veniva tra i margini dell'orifizio, nel soffio del genio,

scolcando e tenendo a mente Ic parole. Provvista di que- sta nuova istruzione, essa [a comunicò agli uomini che si trovavano nelle vicinanze e che avevano già assistito alla trasformazione del sesso della Terra.

Fino al momento in cui gli antenati si erano calati nel grembo della Terra, gli uomini abitavano in fosse scavate come tane nel suolo orizzontale. Quando la loro attenzio- ne fu attratta dalle scodelle abbandonate, essi osservarono la forma del formicaio che trovarono più comodo dei loro biichi. La imitarono aprendo gallerie, crcando camere ai riparo della pioggia e incominciando ad ammassarvi le provviste ricavate dal raccolto.

Si incamminavano così verso condizioni di vita meno rudimentali e, quando notarono la crescita dei denti in- torno all'orifizio, li imitarono per costruire un riparo con- tro le helve: dopo avere impastato delle grandi zanne di ~ e t a , le fecero scccare e le incastrarono nel suolo intorno

Il'ingresso delle loro dimore. Al momenco di ricevere la Ioru seconda istruzione, gli

uomini ahitavano dunque dei ripari che erano gih, in qualche modo, una prcfigurazicine della rivelazione e del grembo nel qualc ciascuno di loro sarebhe disceso per ri- generarsi quando ne fosse giunto il momento. E questo formicaio umano, con i suot attiranti c i suoi granai, era anche l'immagine rudimentale di iin sistcmn del mondo che doveva, molto piu tardi, giungere dal cielo sotto for- ma di un granaio meraviglioso. Queste oscure prefigura- zioni dei tempi hturi avevano preparato gli uomini a rice- vere i consigli ilella formica. Questa, dopo la ditnosmzio- ne, aveva messo da parte alcune fibre di cotone; le aveva ridotte in fili e, davantì agli uomini, tendeva i fili fra i denti dell'orifizio come aveva fatto i! genio. Man mano che l'ordito era pronto, gli uomini incessevano il filo della trama gettandolo da destra e da sinistra, al ritmo detle mascelle che avevano ripreso il loro movimento; la stri- scia ottenuta veniva avvolta intorno a un pezzo di legno, abbono del subbio.

Page 25: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'acqua

i l clitna I ficienti C

crociarsi iuovo ins che i te! . -- - . - - .

Contemporaneamente la formica divulgava le parole e gli uomini le ripetevano. Così si ricostituiva sulle labbra . . della Terra d i vita in movimento, di forze trasposte C di soffi cf he il Settimo antenato aveva creato.

Così l'in' dcll'ordito e della trama racchiudeva in sé le parole del n egnamento che diveniva ere- dità degli uomini e ;sitori avrebbero trasmesso di generazione in generazione, agli schiocchi della spola e al rumore aspro della carnicola del relaio, detta 'stridore del- la patola'.

Tutto questo avveniva alla luce del giorno, perché fila- tura e tessitura sono lavori diurni. Lavorare di notte signi- ficherebbe tessere strisce di silenzio e di ombra.

QUAR~A GIORNATA

La terza parola e il granaio di terra pura

ione. Cei :ra fatta !

4 a .

ta una rcl

ino, e rip rado ci6 disfacent

:amente I !Ic loro o

ve mai ci sc poi fir

iondo ur rrche, al ---.--A. -.

iiammen io alla ti L. ,-,..n.. ,

nano chc la fine, 1

nitiva pa

eva acco indo tutt nuovi ve]

.- -

dopo ave

: noti av~ !li otto I

. t : .. :...l

Ogototemmeli non aveva un'idea chiara di quello che fosse avvenuto in cielo dopo la metamorfosi deqli otto antenati in Nomrno. Ceri gli otto, ( r lasciato la ter- ra al termine del pere, ave giunto la regio- ne dove regna la coppia priinorcliaie, aiicrice della loro tra- sforma~ rtamcnte questa aveva aiitc i altri e non si t ìcrupolo d'imporre loro sul rganiz- azione e delle regole di vita.

Ma ni itc perché questo niondo cclcste jttura, né perché questi clisordiitl riiivcaar-'\i < i v r i L ;onsc~uenza una riorga- nizzazione del n a che F:tre con essi. ['I ,o si~lla

l

inscdi~i rzu e defi, rolii necesaaria al fiinzio- naineni )rido moc

Ad ascoitare Clgncemineii ccin rassegnazione, si ottenc- va soltatito qiicsra risposta evasiva:

.I geni non cadono dal cielo chc per collera o per uno spintone*.

Ogoteinmeli aveva nianlfcst.arnente coscienza dell'infi- nita complicaziune dei diseL.ni di Djci o dei geni che lo so. stituiva ugnava a darsene una spiegazione.

Mak , si riuscì a precisare un quadro modesto ma soci :e di questo oscuro periodo.

La coppia Noinmo avt !lo gli otto rige-

neraci. Ma, pur partecip~ entica essenza, i

più anziani avcvanu sui i itti della genitu-

Ito in ck i di un'id nuti i dir

eva nulli ,idisceser

Page 26: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'acqua La reca panda c i 1 Cr:<nliio d i rerra pura

ra superiore e li organizzarono perciì) in irn sistema di re- gole, la più gravosa delle quali era la reciproca separazione e il divieto di frequentarsi.

Come la societh degli uomini, infatti, per la quale il nu- mero 2 fattore di disordine, anche quella celeste sarehbc precipitata nel caos se tutti i suoi membri si fossero riuniti

Garantita da questa regola, la nuova generazione d Nommo doveva però sconvolgere i l suo destino violan- dola.

Dio aveva dato agli otto un insieme di otto semi desri- nati al loro nutrimento e di cui i l primo antenato era re- sponsabile. L'ultimo di qiiesti otto semi, la Digiiaria, era stato pubblicamente disprezzato dal suo destinacario, coli i l pretesto della sua piccolezza e della scomodità della sua preparazione. Egli arrivb perfino a giurare che nnn ne avrebbe mai mangiato.

Venne tuttavia un periodo critico nel quale tutti i semi si esnurironci, tranne l'ultimo. il Primo e il Scconclo ante- nato, che avevano gih infranto il precetto di separazione, si riunirono per consumare l'ultin~a provvisra. Questo atto spinse al colmo la dismisura: esso segnava, infatti, In prima

, colpa commessa ;attraverso una tcxtura della parola data. I due antenati divennero impuri per i l inondo celesre, ciid la loro natura divenne incoinpatihile con la vita cclcsre. Decisero percib di lasciare quelIe regiani dove si sentivano stranieri e gli altri sci, colidali, si unirono a loro. Inoltre, essi volevai~o fiiggirc porrarido via con se turtci cib che po- teva essere utile agli uomini, tra i quali sarchhero tornati.

Fu allora chc il primo antenato, senza dubbio sorto I'oc- chio hcnevolo di Dio e forse con il suo aiuto, incominciò i preparativi per la partenza.

Gli fu dato itn paniere intrecciato, con I'apertiira circo- lare e il fondo quadrato, che doveva servire al trasporto della terra e dell'argilla necessarie all'edificazione di un si- stema del mondo di cui egli sarebbe stato uno degli artefi. ci. Questo paniere servì innanzi tutto da modello a un al. tro canestro di grandi dimensioni; l'antenato lo costruì ir.

2osizione rovesciata, con il fondo quadrato di otto cubiti per lato che faceva da terto e l'apertura di venti cuhiti di liametro poggiata al suolo; l'altezza era di dieci cubiti.

Su questa armatura egli applicò della creta estratta dalla terra celeste, e, nel suo spessore, scolpì, a partire dal cen- tm di ciascun Iato del quadrato, una scaliiiaca di dieci F a - dini orientati verso uno dei punti cardinali. Nel sesto gra- dino della scala nord, praticò un'apertura che permetteva di accedere all'interno formato di otto coiiipartiinenti di- sposti su due piani.

Simboiicainente, l'edificio così costruitc~ aveva questo significato (vedi fig. 1 ): - la hase ctrcolare rappresentava il sole; - i l tetro quadrato raffigurava il cielo; - un cerchio, proprio al centro del terto, rappresentava

la luna; - ogni piano orizzoncnlc dello scnlino esaendo fenimina

e cigni piano verticale maschio, l'insicmc delle quattro grndinate di dieci scalini prcfipiravn lc otto decinc di fa- miglic n;icc dagli otto antenati.

Page 27: Griaule - Dio d'Acqua

. v - . . . r prent. zienzi

ire. Un I: dove nvc

icco nvci .a. Come A - -~ . ~-

Ogni gradino faceva da sostegno a una categoria di crea- ture ed era in rapporto con una costellazione: - la scalinat :rionale, corrispondente alle Pleia-

di, sosteneva i i e i pesci; - la scalinat male, Cintura di Orione, accoglie-

va gli anitnali domestici; - la scalinata orietitale, Venere, era occupata dagli uc-

celli; - la scalinata occidentale, corrispondente alla stella

detta 'a grande coda', portava gli animali selvatici, i vegc- tali c: gli insctti.

A dire i l vero, I'iininagine del sistema del mondo noti cra 1iscit3 di gerto c setiza Jifficulth dalle parole di Ogo- temmeli.

.Qiiando l'antenato 2 sceso dal ciclo. aveva detto in principio *egli stava in piedi su un pezzo quadrato di cic- lo, noti inulto grande ... press'a poco conle tina stuoia per cinrm >o' più grdnde, perì).» ,,E , va preso qtiesto pezzo di cielo!. uEr;i un pctu) di terra di ciclo.» u Ed cra spesso ? N

"Sì, come iina casa. I lieci ctibiti, coli ilelle scale dn ogtii I:tto che inclicaviiiicl I c~ilattm nrintj cardinnli.~

Il C tn alzato ,va srmprc rivoltn a tert , spiegare ornetriclie, questi gradini, queste precise ciimensloni: Lruropeo, all'inizio, aveva crcdilto di capire che si trattasse di un alto prisma fianclieggiato la quattro scale cfisposte a croce; toniava cemnre, coli insistenza, su qiiesra forma che voleva com-

lere csatc a, sperdu

a settent ;li uomiti a rneridic

to nelle .,*i E;-..'

la testa,

e il suo suc tcne

incerloc~ bre, ccrc

itc)re, ser ava a tei I

il siio volto devastato: Ogotetn gendosi all'inrerno della sua ca frugb fra eli oqgetti che stridevarici, siiuriavariu vut~cci, m- I

schia ~ o l o socto la sua mano. Nel vano della porta 1 resta\ ~i soltanto i ginocchi magri e i piedi aggrap- l

56

n ' vano il si ,ano di ti

n e l i ave sa, quasi --n .... --

iva trova disteso 5 - . - - - - -- .- -

iza impa. .itotii dei

to. Spor- iul dono. . .--- --

re con ui slahbratc . .

erve più tido lent I del tnor

pati a[la roccia del cortile. I l resto spariva nell'ombra. L'alca facciata era come un enorme volto appoggiato con la bocca a due tibie miniiscole.

Dopo qualche strappo, un oggetto uscì da quelle profon- dità misteriose e venne a inquadrarsi nello stipite. Era un canestro annerito dalla polvere e dalla fuliggine interna, un paniei l'apertura rotonda e i l fondo quadrato, sfiasciato, 3: una preda della miseria.

La cosa andò a posarsi davanti alla porta perdendo dei fuscelli e il vecchio ricomparvc per intero, con la tnano sull'esempio recalcitranre.

*Non s che a rinchiudere i polli. disse. E passa amente le t ~ l i t ~ i i SU quella rovina, spiegb

il sistema ic10.

Page 28: Griaule - Dio d'Acqua

QUINTA GIORNATA

La terza parola

delle cose

I1 paniere era stato messo vergognosamente da parte. Era rientrato nel mistero, alle spalle di Ogotcmmeli, e nessurio doveva pii1 fame parola. L'era stata, ncll'esibizione al sole di q~iella inaceria, come uiia sfida alla vaiiith del mondo. D'altra parte, aveva a~tcrnpiiito :rlla sua fi~nzione. Torto si era ctiiiirito c la geometri;^ divina si era precisi~ta. Si poce- va così incottiincinre I1eniiincr,izionc dettagliiita clclle cre- ;-iture otdinarc ai qii;itrro punti c;\rr.linali dcll'cclificio.

Ln scala occiclciirale era occlipacn dagli ;iniiii;lli sclvnci- ci. L?nl primo gradino in alto fill'ii[timti in hrissa, figur;+v:i- no le antilopi, Ic icne, i gatti {che nccupavnno diic gradi- ni), i rettili e i snuri, Ic scinimic, Ic gazzelle, Ic ttiarmotte, i l leone, l'elefante.

A coniinciare dal sesto k~aJ ino , apparivanti gli alheri, 631 baohnh finci alla Lantiea aciciu, e sii ognuno di questi vcgetali cranri gli insetti cl-ic vi si trovano comiinel\irncti < IgRI,

Sulla scalinata meridionale, erano disposti gli animali domestici. In primo luugo i gallinacei; poi gli ovini, i ca- pini , i bovini. gli equini, i canidi C i gatti.

Sull'otravo e nono gradino si trovavano i chelosii: le ~ m n d i testuggini, che, in ogni famiglia, sostituiscotio oggi i patriarchi. durante la loro assenza, e le piccole, che ven- gono mcsse lentamente a morte durante i sacrifici di puri- ficazione ccrriroriale. In decima posizionc venivano i ro- ditori, ratti e topi della casa e della boscaglia.

La scalinata orientale era occupata dagli uccelli; sul L rimo gradino, i grandi rapaci e i c a h s ; sul secondo, gli struzzi e le cicogne; sul terzo, le piccole otarde e i vannel- li; sul quarto, gli avvo[toi. Seguivano i piccoli rapaci e gli aironi. In settima posizione vcnivano i piccioni, in ottava Ic tortore, in nona, le anatre e, in ultima, le grandi otarde bianche e nere.

La scalinata settentrionale era quella degli uomini e dei pesci.

Presentava senza dubbio qualche complicazione, perché Ogotemmeli dovette ricominciate da capo varie volte pri- ma di riuscire a dame una descrizione soddisfacenre.

Pensava che gli uomini fossero dei Rozc?, i primi OCCU-

panti del Niger, riconosciuti ancora oggi da tutti gli abi- tanti dcll'ansa del Niger come i soli veri pescatori. Ma la loro ripartizione sui gradini gli dava da pensare e fii sol- -anta durante i l secondo colloquio, in fine di giornata, hrr egli formiilh iina versione definitiva. Indiihbiamente avcva consiiltato, nel frattempo, I'cipi-

nionc di qielche anziano. Su ciascuno dci due primi gradini stava un b z c i maschio,

con un pesce aRgrappato all'omhclico c pendente fra le suc gambe. Di qucsco accoppiamctico dell'uoino con i l pesce Ogoternmeli aveva un'idea cliiara, che l'Europeo non riu- sci perb a comprendere: I1omhelict> dcll'uomo era scretto fra Le hranchie del pesce, il pesce, ci*, restava per intero fiiori dal ventre. Del resto, il nomc stesso che i Dogon clan- no ai Bozo mostrerebbe, secondo Ogoternmcli, che i l pesce cercava di penetrare nel corpo del suo portatore.

Infatti, i l termine <li sobgonon, o smogonon, che ha dato poi Sorko, altro nume dei Bozo, significa letteralmente 'che non P completamente entrato'. Questa parola si ap- plicherebbe al pesce, cioè, in ultima analisi, al Bozo stes- so, perché essi sono fratelli gemelli, comc mostra questa congiunzione ombelicale.

Su ognuno dei due gradini successivi, scava in piedi una donna bozo congiunta a un pesce nello stesso modo-

Page 29: Griaule - Dio d'Acqua

L3 cena ~arrilu e lu clnssiiicn2innc rlrllt cmc D ~ G d'acqua 1 l

Dal momento che l'edificio si rivelava essere il rnodello dei granai moderni, L'Europeo, per fissarsi nella mente vi- sivamente la disposizione del sistema, confidò a voce bas- sa, nell'orecchio del suo aiutante Koguern, la necessità dl

rivedere una di queste costruzioni. Il cortile era circonda- to, sii quasi metà del suo .o, da una mezza dozzina di esemplari.

Ma ficcare la cesta nella porta dl iin granaio significa pe- netrare :mbo, innervosire una famiglia, mcttere a nudo de re. Scrutare le provviste, i semi o le spighe che tiiacerano neillombra, significa contare forze in poten- m, insir ligestioni future. Koguetn : ) con il cieco, si io tina visita in uiia casa al ara che aveva notato a Dyarnini.Kuradondo, villaggio ui cin'altra famiglia. Ma forse si poceva trovar vicino.

Ogotemrncli medir;). Evidenteincr Iniente in rivista, nella sua tenebra, i possiniii granai ueriioiiti della regione. In fotid ta figura1 :a dubhio i suoi, pcrch& egli ne ir nel corti iore.

Qucll(-i pii1 I<inr;ino era distrutto; era 12 che Kogucm, dieci volte il gic ;ti bamhini che venivano a tcnc i del colloquio. L'altro era in b l i ~ r i i c i ~ L A ~ O . vuilrt,. i i i r i L I I~~ ISO. Per aprirlo furcino serrata cotne ti sua so- glia, le mani incrociare, come scrrikiic, a u i l r c i in ~csta. Ko.

I . P

gueni, di tanro in tanto rmavn dt ssi dcl-

l'operazione. Quanclo la 1 lette, I'eu dispose

nel varco da cui emanava un ociore di vecciiic panaglie. I qua nti itiferiori di un gr8nai6 dogon

sono st 3mezti i l cui incrocio forma una sorta di incavo che pub contenere un vaso di coccio di forma sferica.

Questo vaso, destinato ai semi o agli oggetti preziosi, forma il centro - la costmziotie. La porta sbocca proprio sopra qi partim menti; è stretta e permette a stento il passagl corpo umano.

I Sul quinto gradino si trovava, da sola, una donna bozo. Gli ultimi cinque gradini erano vuoti. Una domanda era nata nella mente del riccrcarore: ~Sull'edificio, vi era soltanto utia parte degli animali e

dei vegetali. Dov'erano gli altri?. u 1 3 di quelli di cui abbiamo parlato P come un

CaP etro di lui stanno ciitti quelli che appartengo- no uiia ;r~~a,a specie. L'antilooe del mimo gradino a est è la 1 , Ia rossa. Dopo vengono l'antilope biai era e l'antilope k +imo gradino a sud, dovc scii iirirmllaiata la gallina, scanno anche la faraoiia, la Peri gallina-d :e. )>

(a ossibile : queste bestie entrassero in un graaino iargo iin C ~ I D I ~ O e alto altrectaiitn?»

L'europeo aveva anche calcolato, in iza delle pareti, che ogni piatici orizzonta o- fc~nditA sci dccimi Ji ciibito. Ma non fLcL ,r~il,,l,i Lll q ~ ~ i i t ; ~ d iir per genc 'r non avcrc l'aria di volcr ri- ved cce al ce

Ciascunc ofila. Dic -11, ,*n,,

perimetr

di essa, ,

d. Sul p1 .A--- -

lelle-rocc :Iie tutte

I .

hasc all: le misuri >.,-n *--,.l

3 penden ivii in pr m ,l: ,.,."C

'e un eser ite passa' l .li

npio più va menta . I l .

iensione, o alla lisi idicb due

rana sen; ile postcr crc lc hu

Tmmrr,, " ' l u r r t r qrieSt(l 2 S ~ n t c i UCLCO in parolcn rcplich Ogo- tcmmeli. ~Tt i t to 2 simbolo. Sui gradini stavano il siniholo tlcllc antilopi, i l sirnhnlo degli avvoltoi cnlvi, i l siiiiholo della iena inacchiata.~

E i, dopc) ui

ciava del recchit : .- .,i....-

nn pausa: -ie clue rr ella. Ogc . - . - - -

icirta era va sulla ,,1..* ....

iarre, pei xemmel - - - . . .

q( che si c inr;averso i simboli, puh en. I

trare i r i uii gradino di un cuniton. l Pcr il termine 'simbolo', si serviva di un'espressione

corriposta il cui senso lettcralc cra: 'parola di questo basso mondo1.

l

inn masc . .

:i progre iropeo s i l _ _ -

porta cec I

Cero com rparati d

rpartimei a dtie tr: Ogoternmeli, dopo aver spiegato che l'edificio e n un gra-

1 riaio, coiniticib a desc l'ordinamento. l

<aI,'insieme della C le scale. disse *si chian 'Granaio del Signorc erra Pura'. È diviso in o t compartimenti, quactro in basso e quattro in alto. La pc ta si apre a nord, sul sesto scalino. E s s a P come la bocca il granaio è come il ventre, l'interno del mondo.~

l l

:riveme osa con e della 1

I d i turca ~est i con- zio di un

Page 30: Griaule - Dio d'Acqua

La terci plrula e la ck~srificazsoiic delle c<ar

Sopra la porta, si sviluppa un piano con altri quattro scompartimenti: due occupano, sulla stessa linea, la pare- tc di fondo; gli altri diie fiancheggiano le pareti lacera1 Insieme, formano una specie di cornicione su tre lati c t lascia sgombro lo spazio dell'entrata e permetce a u.. uomo di tenersi accoccolato sopra i compartimenti infe- riori, con le spalle alllaltezza del balcone.

Ncll'edificio celeste, questi compartimenti avevano un ordine: il primo era quello che si trovava, entrando, sulla destra nel piano rnferiore; i l secondo, quello in fondo a destra, e così di seguito girando. 11 quinto era quello in alto a destra e così di seguito fino all'ottavo, che era quel- lo in atto a sinistra (vedi fig. 2).

Ognuno di essi aveva ricevuto uno degli otto semi che erano scaci dati da Dio agli otco antenati, in quest'otdine: i l migliarino, il miglio hianco, il miglio d'ombra, il miglio femmina, il fagiolo, l'accitosella, il riso, la Difltaria.

Con ciascuno di questi senii erano turti quelli che ape parccnevano alla stessa specie.

Figura 2 . Piante &!la h e e del p n o superiore del Siswma &l mondo. nonché &l mnaici drigon.

Ma gli otto compartimenti non servivano soltanto da recipiente per i semi da diffondere fra gli uomini. Essi era+ no anche l'immagine degli otco organi principati del Ge- nio dell'acqua, paragonabili a quelli degli uomini, con l'aggiunta del ventriglio, perché il genio ha la rapidità de- gli uccelli.

Questi organi erano ripartiti in questo modo: stomaco, ventriglio, cuore, piccolo fegato, milza, intestino, grande fegato, vescicola biliare.

Al centro, un orcio di forma sferica simboleggiava l1ute- ro; e un altro, più piccolo, ostruiva i \ primo.,Es5o contene- va l'olio di I ~ n n r a acida, C rappresentava i l feto; e, a sua volta, era ostruito da un altro ancora più piccolo che con- teneva profumo. Su quest'ultimo, figurava una doppia cu- pola (vedi fig. 3).

L'insicmc di questi organi era tenuto insiemc dalle pare- ti c dai tramezzi interni che simboleggiavano lo scheletro. 1 quattro sostegni aeli angoli del cluadrato del tetto crano le quattro rneinhrs. Così il granaio era come una donna

iX>Pi'IA CUFOLA

OLIO DI LANNEA

ACIDA

ORNAMENTI (PREZIOSI)

UTERO

Figura 3 . Soie di v a i porci al centro del S i s t m del ~nomh.

63

Page 31: Griaule - Dio d'Acqua

magine C

io movin . . .... .- ...-

:iiì che :remen t<: ngue ì. la

iaio priin utriirient viene rn è la not

I pioggia

:cia rive ss:itc, dei .~ .

atigiaro- re. I soffi che cade

jndo nel ctitato di

~-

sdraiata sul dorso, che era il sole, con le braccia e le gam- be sollevate a sorregpere il tetro, immagine del cielo. Le gambe erano a nord e i l sesso era segnato dalla porta posta sul sesto gradino. I

I l granaio e tutto ci?) chc esso sorreggeva era dunque l'im le1 siscetna del mc suo nuovo ordine e il si ~ c n t o era rappresc il movimento degli orgaili i i i~rmi. Questi assorbivano un nutrimento simbo- lico ctie seguiva il prvcesso della digestione e ( u- sione satigiiigna. Dai compartimenti l e 2 (. C

ventriglio), i l niitrimentn passava al 6 (intestino], e cta 1'

in tutti gli altri, sotto forma di sangue C, finalmente, I

soffio ctie rcrmina nel fegatc e nella vescicola hiliar Questo soffia è un vapore, iin'acqiia che porta ecl P il prii,- cipio della vita.

Alla vocc sorda di Ogotemrneli, la miseria del gr:inaici ahb;iiidonatc.) si animava, iiiiitara dal sole inoreiitii CI--- sfond:iva I'orizzontc cwcidetirale al 'li l :(>le d'l. I sue pareci tlivcntavano rosaastrc e rifl ) i baglio sui piani d'argill:~ c sulla paglia ciel let;tmc. ,ìiil tetto, i i i i

fascio di acctosclla n si tlrittava coii\c iinii fiam- ma. Si iivvicinava I'is crii ti~tti i muri d9argili;i W-

cidcntali di Ogol Alto e ~ i g c i l Rnsso si sarchbcto infinm- niati. i'ctclificio parcccipnvn all'orgin di luce cori riitt;i la sira slipcrficie vicii\>ilé. E, nell'ombrn interiore, rivivevatic) i prodigi.

II cicct.), con la fa{ ,n e le irianl sulla nirna, si calava tiel pa ggiiinse infine I'ul- . . timo strato dei simboli ciic tonriavano o condei saco tiel grar iclrdiale, iin corpo l i vita cb ingoiava il n o: 4' . è la Iiicc del sole.

Cesc a sono le nuvole, C

il sa LIOR.

~l ta ;I ccr cicli. Ra

disse q<(

della vit s i i l monl

I'univcrs I gotifio C

iella dif3 stomaco

\ t

SETA CEIORN.ATA

La terza parola, la discesa del granaio

di terra pura e la morte

resa una r estreniii ié servia

rc\ ampi:\ cli essi p: ",,l,,, 1

Ogotemmeli aveva omesso di collocare, nel suo sistema, lo scorpiotic c i l nay. 11 loro posto e n sotto il granaio, nel cerchio che sinibolcggiuv;~ i l sole.

C~nreniito crwtruttcire avcv;~ riunir(.) su1 C C C ~ C I ~ j l i stru- menti e gli attrezzi di una fucitin, pcrch6 i l siici coriipicii era tli portare agli ~ioiiiitii i l fcrro chc ;~vrchbe reso possihi. Ic 1;1 coltivutiotic.

I I inariticc cra forinato cl:i c!~.ic. vnsi di terrir cmcl;i rritiira- tn insicmc con t x l i di innntonc hiiqiico: cluesti vasi er:ino fissaci I'u ; r ( ~ come clli: la lo aper. ciirn crn ;i unii pe : I ; ISCIII I~ nrtiv:~ un condor~o cii ~ r r r s chc i c i i i i i i i ~ t v ; . i i i ~ ! ~ O L L O I ~ I I L . 11 1ll;f-

gli« aveva In forma (l i tini. l i fcrro, coriic:~ tlnllri parte dcl rriaiiico, i lla partc della perciissioiic. L'inciidinc, di runria siiiiiic, trii fissiita si1 una traversa di lcp(.i. L'nntcrinti:, Fiihhr tli fcmi e di frecce-fusi. Ne Innciì gwnaio, i11 centro del cerchio clie rarrigiirava la iiina; ric .circoiicli, il fiistn con iin l i dclla Vergine clie si av- volse a rocchct;rcj. Cos'i l'i ificici era un'enorme Fu* saiola. P seconda treccia alla quale aveva attacca- .to l'altra tà del filo, egli la scagliò nella volta cele- ste perd ;e da punto cl'appoggio.

Quello che stava per dcrivame e n uii complesso di siinbo- li (vedi fig. 4).

Innanzi nitro. il gmnaio meraviglioso era il sistema del

itigo fi l i i ntcro edi " .

polctra d ;olarc cla !.--:l .

i iina iie rr.

n arco za del

.. .

Page 32: Griaule - Dio d'Acqua

La terra pniln. la d ~ u m a del granaio di terra pira r 13 mtmc

AEE$@

P.9N JERE

SISTEMA DEL MONDO GRANAIO

RJSO U FERRO Ilt SANTlJARIO MAZZA [IEL FABBRO FERRO PER SGRANARE

BUSTC) DEL GENIO MANO DEL GENIO CORPO DEL GENIO

Figura 4. Compiesso &di ometti hati sirnhnlicamenre fluri ftm del Sirtrmn del mtmdo.

mondo, orientato e classificato secondo famiglie di creature. Era anche il paniere i~itrecciato che il suo costrutcore

aveva preso a modello e del quale gli uomini dovevano fare la loro unità di volume. L'unità di lunghezza era l'al- tezza e la larghezza del gradino delle scalinate, ci06 un cubito. L'unità di superficic era la terrazza di orto cubici di lato. Le due figure geometriche fondamentali erano espresse nella terrazza quadrata e nel cerchio della base, che, nel paniere, S , i t i verità, l'apertura.

Era i l rndello del granaio nel quale gli uomini avrebbe- ro ammassato i loro raccolti.

Era, percid steso, la realizzazione ideale e ultima della struttura del formicaio che era già servita da modello agli uomini per trasformare le loro abitazioni sotterranee.

Era la fusaiola, inaterozza del fuso che i l Fabbro aveva lanciato nella terrazza c che serviva rla asse all'avvolgi- mento del filo della discesa.

Dava, simbolicamentc, la forma dei ferro per sgranare il cotone, spolctta a fornia di doppio tronco di con<> la cui sagoma 8 simile a quella del maglio del fabbro.

Era la parte alra del maglio. Secondo la credenza pcipo- lare, era nel suo maglio chc il Fabbro aveva portato agli uomini i scmi,

Era anche l'incudine quadrangnlarc, feiiimina, forgiata imitando i l maglio, che E maschio.

Era la mano palmata del Noinmo, di cui il maglio da la figura.

Era la parte superiore dcl corpo del Nornrno. di cui il maglio è il sinibolo: Ic due facce opposte rappresentano i l pctco e la schiena; le altre due sono le braccia.

Era, infine, il corpo stesso della femminilifi del Fabbro, che, come ogni essere. 5 doppio.

Tutto era pronto per la partenza, mancava il fuoco della fucina. L'antenato scivolò nelllofficina dei grandi Nommo che sono i fabbri del cielo e ruba un pezzo di sole sotto forma di brace e di ferro incandescente. Lo afferrh serven- dosi di un 'bastone di ladro' la cui punta incurvata termid

Page 33: Griaule - Dio d'Acqua

cdi .dia I 'atcacco . .

terrazza, 1 fu inattc . ..-

ienza soli sa. Poi I ' . 1- --- J:

:li aveva Ila terriz: canco di I

per proi m n d ì su -*. A-..-. -.,. ire e i l fti aritenatc --- -L .

no impre la, il Fabi tenere il :

nava con una fessura aperta come una bocca. Perdendo pezzi di brace e tornando sui suoi passi per raccoglierli, egki corse verso l'edificio di cui, nell'emozione, non riusc a trovare l'entrata. Ne fece più volte il giro prima di pote. scalare i gradini e riguadagnare la terrazza dove nascose 1: sua refurtiva in una delle pelli del mantice, dicendo: . .C;uyo!.

Che vuol dire: 'rubato'. Da allora, questo nome 2 rimasto iiella lingua e signifi-

ca: granaio. Esso ricorda che senza il fuoco della fucina e senra il ferro delle zappe, non ci sarebbe raccolto da aiii- massare.

Senza perdere iin istante, il Fabhro lancib Il tronco-di- conv-piramide lungo un nrcohaleno. Senza che I'edificici girasse su se scesso, i l filo si svolgeva a serpentina, immagi- ne del procedere dcll'acqiia.

Con in ttiano i l siio maglio e il suo arco, i l Fabbro stava in pic pronto a Ma l ?SO: con .I

torcia scagliata dal Noiniilo feiiiiiiiilci ltlKI;IUllJL in r c i i a L -

za. I l Fnhhro, ina delle I mantice e lu I ndo così La pelle. che i i v c v n i lL\-vULL) 11 pcLLo ul cieli). erd UIVCIIULB

di est ìrc non p J

di es! con I'acc 1 legno iriccnuiacn crie srava «arido f u c ~ « a i i euiricio. yue- sto legno, clie si chiama baru, diede origine al ciilto del fuoco femmina.

Un'altra folgorc segiiì alla prima, lanciata. questa volta, dal Nomnio maschio. Ma noi :ffetto. 11 Fabbro spense la seconda torci illa qiiale doveva esserc piìi tardi fondar0 i1 culto del hioco maschio.

L'edificio proseguì ia sua corsa Iiingo l'arcobaleno. Ati- dava, soltanto, più veloce a causa della spinta che le fol- gori l

Sul a ripreso la sua guardia; ma era si io scretto nella mano e per-

tcggersi, Ila sua tc ......*A : I .

oco cclcl ) spense

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- L - - n .

,a la rnis~ I campo l ~ i t o di lac

discesa, 1

cib lo appoggio, di rraverso sulle siie braccia, leggermente tese in avanti. Quanto all'incudine, la portava a bandolice ra grazie a una lunga striscia di ciioio che gli passava intot- no al collo e ricadeva alle sue spalle. La traversa di legno nella qualt: era conficcato il ferro gli batteva sulle gambe.

Durano 'antenato aveva ancora la qua- lita di gei i l suo corpo, pur conservando un7appartiiLo i i a r l r i i l a ,nomento che s i tractava di un uutno rigc era provvisto Ji inenibra flessibili come serpenti, e brdccia dei grandi Nornmo.

I l suolo si avvicinava rapidamente. L'antenato si teneva scnipre d in Ic braccia avanti, maglio e incudine posa t i sul .a. Sopravvenne I'iirto finale che si pro- dusse nel punto in cui l'arcobaleno toccava la terra. L'im- I rpagiib in una nube di polvere gli animali, i ve- I l i uomini scaglionati siii gradini.

qciancio fu tornata la calma, i l Fabbro era ancora in pie- di sulla t1 :on la faccia volta verso i l nord, e i suoi struinent iedesima posizione. Ma, nell'urto, i l ma- glio e I'inciidine li avevano spezzato braccia e gambe al- I'altezza I : ginoccliia, che firici ad allora non poss ette cosl le arcicolazioni adatte

alla niinva ,, , , l l la Ullldllci &C si sarebhe diffusa sulla terra e che era d al lavoro.

u Per iI suo hraccii) si è piegaco.~ L

Le mcmnra riessibili erano, infatti, inadatte A I lavoro nella f ~ ( ; i 1 1 ~ e nei campi. Per battere il ferro incandesccn- te c per dissodare la terra, era riecessaria In leva dell'avam- braccio.

Al motiiento di roccare il suolo, I'anteiiaco era dunque pronto per la sua opera civilizzatrice. Discese lungo la gra- dinata settentrionale e delimito un campo quadrato di dieci volte otto ciibiti per Iato, che aveva lo scesso oricii- tainento della terrazza sulla quale l'antenato era disceso e costituiv . ira dell'appztamento unitario.

Questc :u diviso in ottanta volte otranca quadrati di un cul to, che furono ripartiti fra Le otto famiglie,

ti e dellc gli ricevl ..-.+,.P. "i

Page 34: Griaule - Dio d'Acqua

Li terzz prola. la Jixeia &l manaio di remi puii e LA morw

che discendevano dagli antenati e avevano continuato il loro destino sulla terra. Lungo la mediana nord-sud del quadrato, furono costruite orto case d'abitazione, con terta alla quale era srata mescolata dell'argilla impastata presa dai granaio. A nord di questa linea fu collocata la fucina.

« I l materiale celeste fu messo anche nel campon disse Ogotemmeli. così i l suolo fu purificato. E più tardi, quando la tecnica del dissodamenco si diffuse fra gli uo- mini, I1impuritiì della terra si ritirh.~

I l cieco insisteva seinpre sull'impurità del suolo, causa del primo disordine:

*Un tempo, al momento della creazione, la terra era pura. La palla lanciata da Dio era cii argilla pura. Ma la colpa con1rness.n con lo Sciacallo ha contaminato la terra e ha dismitto l'ordine del mondo. Per questo il Nornmo L\ venuto a riorganizzarlo, La rema che P uscitn dai cieli ed è discesa sulla certa cra una terra pura. Nel luogo in cui essa si P posata, come in ogni luogo dissdato, essa ha trasmcs- so questa purezza. In tiirri i luoghi in cui 13 coltura ha viri* to, l'irnpurith si 6 ritirata».

I l rinnovamento della tetra non cra la sola opera dn compiere.

*Il granaio sceso pieno di niiovo nutrimento. Esso cra destinato alla rigenerazione, al rinnovnmento degli uomini..

Ma l'inizio di quesc'opera doveva essere segnato da altri incidenti.

1 I l Fabbro, ex Nommn, non poreva bastare, da solo, al 'suo compito di maestro. La sua funzione, del resto, cra su- pracmtto q ~ ~ e l l a di \in recnico e altri ammaestrainenti era- no necessari. Subito dopo i l Fabbro, Primo antenato, .%e- sere gli altri sette. t'antenato dei Pellai e l'antenato dei Canrasrorie seguirono un filo. Ognuno portava i suoi stm- menti o i suoi attributi. Gli altri vennero subito dopo, se- condo il loro rango.

Fu allora che si produsse l'incidente che doveva orien- tare ta riorganizzazione.

L'Otmvo antenato, rompendo l'ordine delle precedenze, scese prima del Settimo, Signore della Parola. Questi, corO rucciato. si.volse contro gli alcri e, giunto a terra, si preci- pith nel granaio, sotto forma di un grande serpente, per prendervi i semi. Secondo un'altra versione, egli morse In pelle del mantice già installato nella fucina per disperdere i semi che vi erano stati deposti.

Secondo altri ancora, egli era disceso contetnporanea- mente al Fabbro, assumendo la forma stessa del granaio; giunto siilla terra, aveva preso il corpo di un gronde ser- pente e tra i due geni era nata una lite. C~ornunque sia, il Fabbro, sia per sbarazzarsi di un avversario sia per seguire i grandi disegni di Dio, consiglib agli iioinini di uccidere i l serpcnte, di mangiarne i l corpo e di dare a lui la testa.

«Secondo altrin disse O g u t e m ~ l i , che attribuiva una gtande irnpcirranza a questa svolta della storia del mondo c che voleva esprrc scrupolosamente !'attitudine dei geni, «secc,ndo alcri, il Fabhro, giungendo al suolo, trtwh gli uo- mini delle otto famiglie c insicallh accanto ad essi la siin af- ficina. Non appena ehhc dcposto Ic pelli Jel mantice, ap- p;irve i l grande serpcnte che si prccipitb su di esse e dispcr- se incorno i granelli di miglio. Gli uomini, vedendo questo intriiso, e sorpresi dalle siic mosse, lo iiccisero. 11 Fabhro l i riiigrazih, diede loro i l cadavcrc perclié lo mangiassero c tenne per sé !a testa..

Ma cuttc le versioni concordavano sulle conscgucnze di quell'uccisione:

quando ebhe la testa, i l Fabbro la portb verso la pictm che gli serviva da sedile per Iiattcre il fcrro, fece iin buco in terra, vi seppelli La testa e la coprì con la pietra».

~Allora» disse l'Europeo «i! Nommo-Settimo antenato 6 presente in ogiii fucina?.

dSi~ rispose il cieco *ogni fabbro, qiiando lavora, 2 come se fosse sedutu sulla tcsta del serpente..

Ma i labirinti di quesro mistero non erano ancora finiti. «l1 Nommo-Settimo antenato è stato ucciso dagli uomi-

ni sotto forma di serpente e la sua testa 2 stata sepolta. Ma

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Diu d'acqua

Si può C

olto com C _--L 1

- - -

lire che i .e Serpen

si 'puì~ anche dire che egli era il granaio disceso dai cieli, che egli è stato spezzato e diviso, che la terra delle pareti è stata dissetninata nel campo primordiale, e mischiata a quella delle abitazioni, che i semi contenuti nel suo ven- tre sono scati sotterrati nel suolo al momento della semi- na. 11 Settimo è stato ucciso e clistrutto e sep ite, come granaio, cotne semi.» *c percne proprio lui?. .Perché era il Signore della Parola,» *E perché doveva morire!. C)gotemmeli non rispose direttamente. Aveva poggiato il mento sulle sue ginocchia sollevate

contro i l petto; guardava nella stia nocte, con le mani sul- le guance.

*<E morto verso la metà di noveinbre* disse. L'Eun~pea si accoiniirtò Ja lui. L'assenza di risposta, nel

siio incerlocutorc, crn sempre carica di promessa. Ed egli ricordava che due giorni prima, alli1 doin;inJa: 43ht cosa C'+ nel granaio?l~ il vccchio avevit risposto: uwolo!r ci&: ~Nicntc! M

SFTI-IM.4 GIORNATA - La terza parola

e il rigurgito del sistema del mondo

Jss«no di C picchi;

- ,

era rissor ini inciar

1 - -

r l l l l l 0 S af6 c ai corti . :-t,.+*;

npavano I l - _ .

I lc loro t i, e syeci;

di veder1 uio spezz: neccan ic;

ta era re1

iu~t riccrc nelle ziic

rsili voci, almente

i cotti. l 3to in pic a celeste.

Nel cortile di Ogotemn. plara dai polli, i citi terrai e le cui requi! 1ie un momento. Un panico generalc, provocaro a a ~ lancio di una pietra (i di un pczzo di legnu, r m seguito da appena qualche minu- t o di piice. Nei villaagi ncri, i polli non sono quasi niai sazi. La loro vira C un'incessante frenesia alla ricerca Jel ciho, tant« più a in qliantc) le su^ esplora- re scrno liniitati li e ai vicoli. 11 ni, 1 Ji que-

ste hcstic ne f;,, iina hcilc prcdii pcr I nibbi; esse non pi ifenilcrsi clie nell'ingotnhro delle ahiriizioni dove l ite C i voli radenti sono impossihili.

Non appura Orr<,teninicli si cra seduto sulla soeli:i e llEu- ropeci inizzava. I piilci di bir- ra, scivoiavaiw siiiia piecra cava, currcvarvi vcrso i l muro alla più piccola ombra che ciscu enith. Qualcuno, clurancc le ore calde, si addormei le scarpe di corda dello straniero che non osava più muovere un alluce.

I pulcini, cor , erano iina buona compa- gnia. Ma i galli i l gallo dell'H-iogo~i, curba- vano le cosmogonie, spezzavano le frasi, facevano scattare gridi e gesticolazioni. Ogotenim co della soglia, l i malediceva cc tere l'augurio 4

ciava il colloq\ bro, in piena 11

a, il CCXK

:che pien

eli, i l bus )n vcemc

nel var- ta omet-

Jn istante dopo, ricomin- tno folgoramento del Fab-

Page 36: Griaule - Dio d'Acqua

La t e r ~ paiola e il rinurgiri, del sistema del rni>ndti

zio ai lav terra cre . -.

Questa settima giornata ogotemmeliana era stata seF rata dalla sesta da una lunga settimana di ricerche ne regioni del nord, e l'Europeo aveva fretta di riannodarc colloqiii. Si sedette sulla solita pietra, depose a terra il si casco e vi gettò dentro Le goyaves della sua colazione.

*Dal momento in cui i l Fabbro scese in terra, gli uomini ebbero in sorte le articolazioni. Fino allora, avevano ossa flessibili che non si piegavano abbastanza. I1 braccio fles- sibile non permette un buon lavoro.,,

D'attra parte, le hraccia da sole e le mani nude non po. revano eseguire che compiti limitati; per questo il Fabbro, nei mesi che seguirono, diede agli uomini i l ferro a forma di zappa e vi aggiunsc un manico. La tappa era un braccio che prolungava quello dcll'uorno. La comparsa della zap- pa diede ini: ,ori detl'agricoltura. Fino a quel mo- mento, sulla isceva solo qualche vegetale, come i l cotone, che era rilccolto per la tessitiira, ma non coltiva- to. Allo stesso modo, prima della discesa del granaio celc- ste, siilla rema si trovavano soltanto pochi animali, come la formica, la termite, lo sciacallo, forse lo scorpione e '.- Iiicertola detta 'sol~'.

Ma la presenza sulla tetri della zappa dissodatrice e il! semi non era sufftcienre perdi4 cominciasse l'agricoltura: era necessaria la pioggia abbondante.

Era anche necessario che gli uomini si organitzasserci e che la totalità dei disegni divini si compisse.

Orto famiglie, discendenti dagli otto alicenati, vivevano sulla terra c l'uomo più vecchio di tutti apparreneva al- l'ottava.

Ora, l'ottavo rango, pur essendo uguale agli altri, ha un privilegio particolare:

*Sette* disse Ogotemmeli *è i l rango dcl Signore della Parola. 1, aggiunto a 7, dà 8. L'ottavo rango P quello della parola stessa. La parola P al di fuori del Setti1110 che la in* segna. Essa è l'Ottavo antenato. L'Ottavo 2 i l sostegno della parola che i primi sette avevano tt che i l Settimo in- segnava ».

Appartenendo all'ottava famiglia, il più vecchio dei vi- ventt era, dunque, l'essere terrestre che più direttamente ripresentava la parola.

Si chiamava Lebé. Ora, gli uomini possedevano una parola antica, la se-

conda, appresa al momenco della tessitura, che doveva ce- dere i l posto alla terza. L'insegnamento di questa nuova

spettava al Nommo-antenato Scttimo, ucciso dagli uomini, la cui testa riposava sotto il sedile della fucina nella parte settentrionale del campo primordiale.

Bisognava che il vecchio morisse per passare nel mede- siilio mondo del Settimo e per permettere la realizzazione dei disegni di Dio. Per questo il vecchio morì.

«Ma» fece osservare Ogotemmeli amar1 in apparenza. Alla gente setnplice fu detto che il vecchio era morto. E si disse che il Sectimo era stato ucciso e consumato. In real- t$, n6 l'uno né l'altro sono morti. I l vecchio non poteva morire poichc la morte sarebbe apparsa soltanto più tardi. I1 Settimo non poteva morirc perchd era Nommo..

m E perchd ingannare gli uomini?- domanda I'Europco. «Per far loro mcglio capire Ic cose- risposc il cieco. E passh oltre.

Dopo la morte del vecchio, i l suo corpo fu deposto siilla terra, rnenrre si scavava, nel campo. non loiitano dalla fii-

cina, iina tomha orientata cla nord a sud. Egli vi fu sepolto supino, con la testa a nord, nella posizione della terra e nel suo ombelico medesimo, ci& ncl suo centro.

Se lo misero in posizione supina, fu per adempiere ai di- segni di Dio e anche perché gli uomini ignoravano la morte e i riti funebri. Piìi tardi, quando gli uomini inco- minciarono a morire, essi vennero adagiati nel fondo del- le tombe o nelle caverne, con la testa a norcl, i inaschi siil fianco destro e le donne sul fianco sinistro, nella stessa posizione che prendono per dormire sul terrapieno della seconda camera. Omisero anche di piegargli le membra per qualche istante, come si sarebbe fatto più tardi a tutti

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Dio d'acqua

i spinte i prima di

ae"L i,.

Nommc i l la testa idole ne

i morti, per dare loro temporaneamente la forma di feto e prefigurare così la rigenerazionr.

In tal modo i l campo primordiale conteneva, da una parte, il corpo dell'uomo più vecchio e quest'uomo appar- teneva all'ottava famiglia, ordine della parola. Contene- va, d'altra parte, sotto la pietra del Fabbro, la testa del Settimo antenato.

Allora risuonò il primo rumore della fucina. Vibrò nelle profondità della terra e raggiunse il Settimo

antenato ucciso dagli uomini. Alla cadenza del mantice doppio che acrivava i l fuoco t

del maglio che batteva l'incudine, i o Notnrnc prese la sua forma di genio, dal tronco rerminantc in rettile. Poi, drizzandosi sulla coda, con gesti regolari delle bracci: n avanti e con scatti ritmici del cor- po, nuotc', IR ~nza che 10 C ~ ~ C I U S S C sotto tcna nella tomba del VLLLII,,,.

Al ritmo del lavoro della fucina, i l Settimo si prcsenth a nord del c«rpo, dalla parte del cranio, e I(., inghiottì; lo ri- ccvettc nel suo utero e lo rigenerh, Infinc, sempre al me- desimo ricmo, vomit omha, in un torrcncc d'ac- qua, il prodotto dell:~ rfos i.

Qiiest'acqu~, simhoio uci torrenti c degli stngni, Fornib nel luogo dove si trovava il corpo una p«zt-ì . centrale dalla quale scaturirono, nelle cinquc direzioni segnate dalla te- sta e dalle membra, cinque fiumi,

Quest'acq i ?che l'acqua del parto: l'utero del Nomma ave rmato in picrre colorate Le ossa del- l'uomo, e le emise nel fondo ci ba disegr 1 - lo stesso pun ato preci :nte dal I o scheletro in I supina, I sta a noru.

*I1 Setcimc 1. disse Ogotemmeli &a inghiottir il vecchio dc e ha restituito in cambio le piecr dugué, poner Llo stesso ordine del corpo ciistesc Era come il disegno di o fatto con le pietre.n

11 disegno ricordav quello che il Nommo f dell'anima di un uomo, a ogni nascita. E indicava, attra

ìi nella t

mctarno l l .

i un uom ,a anche

le [la tom' 2dencemc con la te!

I Settim l umano I

.

iandci ne corpo un _I

verso la posizione delle pietre, I'ordinamenco della socie- tà umana.

<'Egli ha organizzato'il mondo vomitando i dugué che tracciavano il profilo di un'anitna d'uomo..

Depose al suolo le pietre Una ner una, incotninciando da quella della testa e da lugué prii ino per antenato, che segnavanc ~lazioni C 3, delle spalle, delle ginocchia c uei gomiti; la preceuer1z.d era data alla destra; le pietre dei quattro antenati maschi si trova- vano aile articolazioni del bacino e delle spalle, ci06 al

.vertice delle menibra; quelle delle quattro femmine alle

gli otto L

i le articc t . -.i.

ncipali, i le1 bacinc . - J -

altre qiiactru. *L'anicolazione~~ dichiarò il cieco "2 la cosa più impor-

ie piìi ta- > a1 COIIU . .

:io sinist . Ma not ante di C

tante ticll'uomo. »

Quindi le pictrc del secondo ordine, cmatiazione delle prime ~icro, disegnarono Ic ossa Iiinghe, la colonna vertc- brale, Ic costole. Tiitci questi dupC erano It: pictre di alle- anza ci rdi i sacerdoti toc rebbcro portato intorn( I. Erano i pegni d' egli Otto Aiite- miti, i riccr~;icoli della !oro forra viiiiic u.re essi volevario rimettere in circtil:izionc nella Iri denza.

M I drr& erano otto, cornt: gli RI rano otto, wnie

I semi erario otto. l duw' rappresentavano gli otto aiiziiini dcll'inizio dc1l'urtianit:'i. E gli otto ucirnini, gli otto semi, le otto articolazioni sono tiello stesso ordine dei ciu@.*

Tutti i colori dell'arcobaleno lungo i l quale eri sceso il Fabbro vi si rro [tuti, ma loro or-

dine naturale: 1 :ra qiiasi destra e il hracc ro tendcvanu al rosso e il braccio destro al bianco i si poteva determinare altro che il colore domin ~gn i arto: lo scheletro, nel suo complesso, era multicolore.

L colori degli orto dum6 principali, rispettivamente as- segnati all'antenato dello stesso ordine, ricordavano tanro quelli degli organi del granaio celeste, quanto quelli dei

vavano r a gamba

apprescn sinistra

emici av 'afferco d --:..-l- -L

ro ciiscen ntenati c

A -

non nel nera; la I

. 1

semi corrispondetiti: - la prima pietra, giallo-marrone, come l'abito dogon,

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Lu trm parola e il rigur~iro dcl slsremU del rntm&~

Fiwra 5. hg rammu d'iilàieme del cosidde~to 'Sistcmn sociole della Tnig Parola'.

f 0 1 0 ALTO B MASCHIO

. --- 2 0 I o 1 BASO $ : $ 2 FEMMINA

01° I i. RASSO 5 FEMMINA

DESTRA DISi'ARI

Fipr :~ 6. IXqrarn7nri &i rclppvrti che regnho le pmntek mntrimmiiali in ha~e al prinitici/,in dcll'altm~~iza &stru/sinistru, a l m l h a r s i ~ , parildispari. inmchiol(cmmina.

riccirdava lo stomaco ( l 0 scomparrimento); - la seconda, rossascni, attraversata da una riga bianca,

nvcvii il colore dcl ventriglin (2" scompartimento); - la terza era rossa come il cuore (3" scumpartimcnto); - la quarta Iiiancastca coine il miglio femmina (4" scom-

partimento); - la quinta bronzea come i l fagiolo (5' scompartimento); - la sesta nera come I'acetosella pestata (6' scoinparti-

mento); - la settima rosea come il fegaco (7' scoinpartimento); - l'ottava verde e bianca come la bile (8' scumparti-

mento). 11 Noinmo espettorb anche le unghie del morto sotto

funna di càuri in ragione di otto per ogni mano e per ogni piede. Li depose al posto delle mani e dei piedi incomin- ciando da destra e nrll'ordine seguente:

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Diu R'iicqua La rerm Fi.iiul:i e 11 rlwrgic<i drl si5rcma drl nioiido

- un càiiri sul medio e un altro sull'indice per ricordate la qualità di gen~elli dei due primi antenati;

-- u11o sul pollice, poiché il terzo antenato era nato da solo; - uno sulllanulare e ilno sul rnigncilo, per il quarto e il

quinto antenato che erano pure gemelli; - uno sul pollice, l'indice c i l medio, di nuovo, per il se-

sto, i l settimo e l'ottavo antenato (vedi fig. 7).

L'Eiiropeo osservo incidentalmenrc che i cauri di ordine 7 c 8, cifre che si rifcrisconu alla parola, erano posti sulle clue dita (indice e medio) che, presso i Dogon, 'separano' le parule.

Ogoccmmeli r i ( ~ r i si spiegc) su qtiesto punto. Disse però ctie i l mcdio, nel caso cli rncirrc sospctt:~, veniva lasciato fuori dal sudilti«, Ieggcrmeiite incurviitn, pc.rcliC indicasse e 'agg3nciassc1 i l criminale.

Subito dopo tornì, :ii chriri.

Figura 7. VaLxe mcinen'co delle dita della mino.

80

aPiù tardi. quando fu inventato il commercio, si dove- vali0 cfisporre i càuri per otto, nell'ordine delle dita. Si contavano tante voltc otto càuri quante unghie c'erano nelle due mani, cioP ottanta. E otto volte 80, cioè 640, se- gnava il termine del conto..

Fra le gambe della figura, il Nommo dispose il rame ri- sultante rtalla sua digestione, inetallo che doveva servire a confezioriare i braccialetti per liso rituale.

La disr delle otto pietre delle articolazioni de- terminò o il sisrcma delle parentele acquisite per matrimotiiu, acwndo il principio dell'alternanza della de- stra c della sinistra, tlell'alro e del basco, del pari e del di- spari, del maschio e della femmina, c i~$ :

-- lvamiglia (coscia destra, maschio) con (S:I (avatnbrac- cio sinistro, femmina); - 3" famiglia (braccio destro, maschio) con 6"garrecto

sinistro, feiiiniina); - 5" fiirniglia (parreno clcsrro, femmina) con 41 (hraccio

sinistrci, m;ischio); - 7"friiiiirilia (avambraccio destro, femmina) con 2:' (cti-

scia sinis :liio). QUCS~E nzc (vedi fig. 6) si spingevano tanto lon.

tanti che, i i c i ~ d a o , per escmpici, clell'alto e 'le1 basso, non emiio soltanto la 1i;irrc alta o la partc hassa del corpo che erano unite, nin anche la partc alta e la parte bassa dclle membra. Così, una coscia (hassci del corpo, parte alca di un arto) I a iin avninbr~cici alta del corpo, parte ha: arto).

Queste unioni erano ripartite in modo che la somma dei raiighi dclle due famiglie era sempre nove, rango Jell1au- torir3 territoriale (vedi fig. 8).

Quanto alla pietra clie occupava il posto del cranio, an- ch'essa aveva rango 9, perché era destin; itoriti territoriale in ogni famiglia.

I l siscema delle unioni matrimoniali era anche iscritto altrove: nella disposizione dei càuri in corrispondenza del- le dita, il medio aveva rango uno .e otto; l'indice aveva

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Dio d'acqua

rango due e sette, il pollice tre e sei, per mosrrarc che l'ac- copptaniento dei ranghi si faceva su un solo dico. Accop- piare e sposare significava congiungere in unità.

Quanto all'anulare e al mignolo, che avevano rango 4 e 5, la loro unione significava accoppiare due gemelli di ses- so opposto, cioè due esseri che ne formavano in realtf uno solo. Infatti, i l (&arto antenato (maschio) e i l Quin. to (feiniiiina), etano gemelli.

Figrira H. Iliagrammn del& ripartiomic d c h unioni matrimoniali in hnsc alla wltnml ~>r<xlt,tu dai Itno rrinfii.

LI narraziotie di Ogoteriiineli noti era stata priva di sbalzi. All'inizio, si era dato molta pena a proposito delle artico- lazioni. Siccome non era possibile disegnare nella polve- re, cercava di rendere concreti i suoi calcoli percuotendo- si le cosce e gli avambracci.

Inoltre, i polli, i cani e lc donne indiscrete avevano in. terrocto cento volte i l co[loquio. In particolare, mentre il cieco descriveva la danza sotterranea della resurrezione, Koguem si era dovuto precipitare a rotta di collo nel corri- le, agitando le braccia e soffiando come un serpente. Era

tornato verso l'Europeo tendendogli una goyave ammacca- ta che la chioccia con i sei pulcini aveva rubato nel casco:

povere bestie!» aveva risposto i1 Bianco, lanciando iI frutto in direzione della covata che si era data alla fuga, scambiandolo per una pietra.

«Che succede?^ aveva chiesto il cieco. Quando Koguern gli ebbe spiegato la scena, Ogotemrne-

l i s'indignò, drizzando il biisto nel varco della soglia. Tendcndo Le mani, si fece consegnare il hutto che divi-

se in tre parti e distribut: .La gallina. brontolb *non ha autorità per mangiare la

guyaeiew.

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L? tcna pari>ln e le opere dr reilcn:ionr

Fu a questo punto che scoprirono il sistema delle p ie te vomitate dal Nommo Settimo e lo stesso genio, sotto la sua forma di serpente.

Secondo altri, questa scoperta awennr durante i l primo anno di coltivazione, al momento di incominciare il A-

sodamenco del campo. Altri ancora affermano che i l Leb6 fu soccerrato

campo seminato nei10 stesso giorno. Al momento del ,dc- colto. gli uomini riscavarono In tomba, pensando che il vecchio fosse risuscitacn al pari del seme di miglio.

Organizzazione spirituale e organizzazione materiale pwcedevann dunque insieme. Com'cra già avvenuto per la prima e la seconda parola, nel corso della terza gli inse- gnamenti si intrecciavano alle tecniche.

*Ma a che scopo,, domandh i l Bianco, che tornave sem- pre alla sua idea, *a che scopo l'uccisione del Settimo? E perché il Settimo divora il Lebé in quanto discendente dt-ll'Octavo?»

-11 Nomma Settimo ha divorato il LehG perche gli iio- mini credcsscro che lc pietre vomitate erano Ic sue ossa digerite e trasformate. Perchi- la cosa fosse una cosa del- l'uomo e non una cosa del ciclo. Per far credere agii uo- mini che i l vecchio Lehé. il più vecchio e i l più rispetta- bile di tutti, e lui soltanto, era ncllc pietre di alleanza. È perché gli uomini comprendesscrt> tutte le cose che egli ha fatto che i l Nommo P sceso su uno scheletro d'uo- mo.

&Voi dite 'far credere'. Vi era dunque un segreto da te- nere loro nascosto?»

*Se si volesse spiegare questo evento a un uomo che lo ikmora, a rin riomo comune, gli si direbbe che una potenza celeste venuta a mangiare il vecchio padre per trasfor- mare le sue ossa in pietre benefiche.,,

*Ma qual P la vericà!n *Se si volesse spiegarlo a voi, Nazareno, vi si dirà che

qualcuno 2 sceso dal cielo in forma di donna, con i suoi omamenti e i suoi accessori; che ha mangiato il vecchio

padre, ma che le pietre non sono le ossa dell'uomo: sono omamenti della donna.»

Si nattava delle pietre e dei churi contenuti nel vaso- utero che si trovava all'incrocio dei tramezzi, al centro del granaio.

<Ma perché. insisteva il Bianco ,<i! Settimo è stato UC-

ciso?. Non ottenne risposta. -11 Noinrno Settimo» diceva Ogotemmeli come parlan-

do fra sé risi è sacrificato. Soltanto lui poteva farlo. I1 Set- timo e il signore della parola, signore dei morido, e capace di fare qualsiasi cosa. Senza il Settimo, nulla poteva essere riorganizzato. Il Sectinio potrebbe dire (non I'ha detto, ma porrebhe dirlo): la cosa che io facevo, l'opera che io com- pivo, la parola che io parlav«, e: ku m inni &ga da M a - d u . ~

CioE: 'La mia testa t caduta a causa degli uomini per saiv;~rli',

u E i l k b é E stato ingoiatti come disccndcntc dcll'otta- vo i~ntenaro, dclla famiglia dclla parola. La parola E la cosa più importante del mondo. M:~ngiando il Leh6, il Nomino Settiino, signore ciel Vcrho, ha preso quello che vi era di buono nelln niirol;i antica C I'ha inrrodotro nelle pietre. Tutto ciò che era impuro i! stato espulso con I'ac- qua c portato via dallc pio~ge. P)

a11 Settimci, morto soltnnco in nppnrenza, ha mangiato il Lebé, morto in apparenza. Mari~ia~itlo I'oomo, egli ha preso cic', che in lui era buono. Ma, per parte sua, ha co- municato la sua forza vitale alla carne clell'~iomo, ci& agli uomini. Ferclitr, facendolo per il più vecchio, egli lo face- va per tutta I'umaiiirà. *

Così il Settimo e i l Lebe, discendente del fratello di lui '3 tro, con- Ottavo, per il fatto che ilno aveva mangiato l ' t 1

fusero le loro forze vitali. *E le loro aniine? Che cosa divennero le loro aiiirne?» .Le loro anime si sono congiunte e, pur restando distin*

te, non si separano mai. Ogni anno, all'e~oca del grande sacrificio in onore del Lebe, gli uomini che mangiano la

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Dio d'acqua

nmo e Lc restino 1 Ira qualit

~

ovo con ripeteva

vittima che rappresenta l'Antenato chiedono che sia sempre così. Essi si recano al santuario e dicono: 'Che Nor ibé non cessino mai di essere la stessa cosa, che a stessa cosa buona, che non si separino da ques à di essere la stessa cosa'. »

«Insomma» disse ['Europeo #t la natura umana indisso- lubilmente legata alla natura celeste.,,

Ma non riusciva mai a rnteressarsi molto alle siie pro- prie speculazioni.

~Tuc tav ia~ nota Ogoteinmeli «il Lebé nuovo del vomi- to, quello che 2 oiiorato ai nostri giorni ...n

S'interruppe. La cosa era difficile d: .e. D'altr parte, la tiioglie dell'iiogon era appena nel corti1 C salucava. Una vecchia dalla voce dnlcl: c spezzata a trai ti dai palpici I iloci del l ~ i n a v a in avanti la sua piccola c i nda, con I aperta e gli occhi spalancati, at~c1 IL* rl quel10 che ie aiccva l'Europeo:

*Dici vi porta!» rispondeva. «Datemi un rimedio per il mio ciiore.*

u È la vecchiaia)> spiegava IIEiinipw *come si puh rifare il nu il vccchio?~~

Le questo scherzo cigni volra chc s'incontravano, perche sapeva chc essa ne avrebbe riso finci alle lacrime.

Ogoceiumcli, dopo i abili scambi di saluti, tace- va. Conservt) i1 silenzi ti^ la durata dcgli andirivie- ni della vecchia nel L,,I,,I= finché non l'ebbe sentita uscire.

icendo ui

.esta scer I l

cuore. CI la bocca

1 l , -

3, ora di ione, ora

nterrnini ci per tut **-*;rn *

a spiegar entrata i .- --..a-

non si può* disse -parlare del tebé davanti alla mo- glie delllHogon.»

L'Hqon è, infatti, i l sacerdote del Leb6, l'uomo più an- ziano del gruppo, i l più alto dignitario religioso.

*Le donne hanno orecchie. mormorò con il tono di chi sta fa aa confidenza sorprendente.

Qu ia si ripeteva dieci volcc il giorno. Si trattava ora delta moglie delllHogon, ora della moglie di dote totemicc una ragazza che non ave\ 1

subito I'esciss di un vecchio diffidente, 1

un sacer ra ancor; ora di ur

- - -

io, di coi irdo. Noi

- 1-11!

. - - - - - ~

iinante, 1

condata

!sso. Ora, C)ttavc> $<

-..,.n. m *,

, nella sci .)no femn mF-l.. ,.,-m,

fabbro che penetrava nel cortile o mostrava la sua resta sopra il muro di pietra.

Non si poteva parlare del Lebé in presenza della moglie dell'Hogon, degli Otto antenati davanti alla moglie di un sacerdote, del Nommo davanti al fabbro e di niente da- vanti agli sciocchi.

( 3 1 1 Lebd* riprese i l cieco <<era una specie di cosa niiova che non entrava ancora nel numero degli Otto.)>

Voleva dire, con questo, che Otto era, in qualche inodo, il punto terminale nel conto dei simboli, e che non si po- ceva andare al di là. E per Leb6, intendeva non il veccliio nel suo essere primitivo, ma l'elemento nuovo ottenuto attraverso l'unione dcl vecchio c del Nommo.

411 Le& viene, in qualche modo, in nona posiziotie. come se fosse creazione del Settimo Nonimo e del discen- dente dell'Ottavo. >)

Voleva dire anche chc era coine se questo diccenclerite fosse l'C ric Jei Nommo-antena- ti, il Set niiie.

,<Il LYLc c iiiin ii t iL,vi l k J c l l ~ , . ~ , ~.,,ntiI da due donne. Que- sto Non ~seppenza, 2 di padre scoiicisciuto, coine un hast: n si sa se sia stato il Scttiino o I1C3cravo a fare la parte ucii'uomo.~

Ma Ogotemtneli fece u che quello era soltanto

un m d o di parlare, e chc sempliceinente far com-

prendere al Nazaretio questa mancanza di padre. l1 princi- pio dell'cssere gemcllrire poteva spiegare questa crcazicine. Ogni essere, essendo duplice e di diic sessi, con predomi- nio dell'uno o rlell'altro, puir procreare, ma a condizione, sembra, che intervenga un altro essere. Closl, nel caso dei due Nommo-antenati Settimo e Ottavo, considerati di sesso feinminile, tna dotati di un principio maschile non predom era possibile che la fernniinilicà dell'uno fosse fe dalla virilità (anche cc non predomilian- te) dell'altro.

al1 L e b 6 concludeva Ogotemmeli «che procede dal Setcimo e dall'Otravo, ha rango 9. E il rango dell'aucorit?

isservarc- : voleva : -.

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---

Dio d'acqua

territoriale. 11 suo segno è la pietra deposta nella tomba al posto del cranio, essa deriva dalla trasformazione dell'or- cio che occupa i l centro del granaio. Essa è, nello stesso tempo, i l cranio e i l vaso-utero che conteneva le altre otto pietre..

In quel momento Allaye, un compagno di Koguem, pottb una ciotaola ricavata da una zucca riempita con die- ci franchi di latte di cui Koguem aveva pagato la metà.

<#Bevi prima tu» disse Allaye. Kogultm bevve a lunghi sorsi, con gli occhi rovesciati

verso l'alto per non perdere di vista il volto del compare che lo sorvegliava severamente.

uBasta! u gli rirlb Allaye, ripreiidcndo il recipiente. uBa- sta! Conosco il limite di cinque franchi di latte!»

NONA GIORNPITA

La terza parola e i tamburi

Da segni impercettibili s'indovinava che era giorno di mercato. Dal momento che la settimana dogon è di cind que giorni (le dita della mano) il mercato si ripeteva se- condo un ritmo che, per un europo, spezzava molto pia- cevolmente quello del calendario. IL giorno di mercacò, a cominciare dalla calma sorniona dell'alba fino al rilassa. mento del tramonto, passando attraverso il possente fra- stuono dcl mezzogiorno, aveva i suoi nimori e i suoi silen- zi, \e sue Luci e le sue figure. Durante la notte precedente, dalla parte di Gona, si potevano vedere, sulle cavole di arcnaria digradanti vcrso la regione di Karnina, i magri fuochi dei mercanti. L'orizzonte era come cerchiate di mercanzie ancora avvolte nelle pelli, di rumori, di asini grassi sollevati dal loro carico, di sogni di guadagno. Al levar del solc, uomini e involti di pelli, in un opaco fra- stuono di zciccol i sferrati, s i sarebbero rovesciati sugli Ogol. Tutt'intomo, i latrati scemavano sensibilmente: il ventaglio dei cani sì chiudeva sui cortili dei macellai, ri- chiamato dai rigagnoli di sangue sotto le porte e negli scoli dei muri.

A cominciare dalle trc del mattino, la vasta rupe scin- tillante di Dolo era investita dagli uomini e dal sole. Non un albero gettava la più piccola ombra sulle pietre che de- limitavano rozzamente il ltiogo in cui si erano installati i venditori. Verso ovest, i l suolo precipitava bruscamente nella vallata, tra le cui falde pianeggianti scorrevano tic. pidi rigagnoli. Uomini e donne si aggrappavano a questa sorta di sgrondatoio naturale per issarsi sulla piazza inon- data di luce, di calore, di odori di condimento, e che ri- gurgitava verso le bassure il suo sovraccarico di tanfo.

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Dio *acyw i

i qucgfi ii

:t.iova in -,.. 1

ìcherata. mercatc

ic anno, i vedeva! . *-.-....-

Tutti indossavano le loro vesti più belle, fatre di strisce cucite di cotone bianco o color pane tostato.

Gli uomini ciondolavano nelle loro ampie tuniche a lar- ghe maniche. aperte a mezzaluna sul collo dal quale pende. vano le pietre rituali. Gli adulti indossavano le loro corte brache strette intorno ai polpacci, con l'ampio fondo on- deggiante a destra e a sinistra. Qiielle dei più anziani erano più lunghe e più ampie. Gli uomini di una certa importan- za, infine, si trascinavano dietro sborfi smisurati, che non raggiungevano perb mai le dimensioni di quelli dell'Ho- gon, il sdcedote intoccabile che non usciva mai Jul villap

gio. I l fondo delle brache cresceva con ~ n z a sociale. I bamhini portavano lunghe pianc idc, alcune

delle quali, aperte sui Iati, lasciavano Iiheti J fianchi e ve- nivano dctte 'madre, prendimi!', perché permettevano alle madri di prendere più facilmente in hraccio chi le in- dossava.

Tutte le donne. i torsci nudo, con i seni flaccidi o provo- canti, crano cinte alla vita da un crssiitii a quatrro fasce; portavano hraccialctti ai gomiti r ai polsi c collane di per- le verdi o rc vaiio i l padi~lione dell'orccchio hor- datcr da otto di metallo e i l lobc) ingiciiellato da un rosso pendagiio di forma triangolare.

l

L>a clualch on anclavanc) molto hcne ol- tremare, e si b, poclii di quel vestiti pieni di svolazzi dl Lac i ivc i gusto, ui quegli ombrelli s e di :hiali che i l tetro rive csi. Le guerre lonr no pcr quaicne rernpo, purgato la regione dall'invadcnte mas

I L metteva in agitazione tutti gli uomini e iin buon numero di bestie, da Karnrna fino a Yugo. Verso l mezzogiorno, tutti si tuffavano nel suo assordante ronzio, con le orecchie tese e lo sguardo inquisitore, in cerca di l acquisti modesti ma 2 ianti.

I1 trambusto non si alla sola piazza del mercato né alle piste; confus novimento si propagavano

- - .

nutili ocr questi pa . l - . .

le cose n,

ippassion limitava ione e n

:te cand I . , . . r

commerc :arie avec . ..

Irato alle ]te ora pi

* .

fino alla parte più interna delle case. I vecchi, che aveva- no troppa dignità per trascinare I loro desideri in mezzo alla folla e I'Hogon ancc abitazioni tra le rocce, venivano tenuti al correr i r ora dei piccoli e gran- di eventi di Dolo. E Ogotemmeli, in altri tempi, quando non conusceva ancora il Nazareno, era al centro di queste

giornata :atu, la g

con ma6 ando un l . P 1 .

rca di ric va a tutt'

m . .

notizie. Egli riceveva, infatti, i clienti, che approfittavano del

viaggio per farsi curare da liii. Aveva così notizie fresche da Yènndumman, da MendCli, da Ninu, da Pégue. La pia- nura, I'altopiano e i pendii scoscesi trasudavano inalati e cacciatori in ce1 :ette per uccidere a ccilpo Ogotemmeli da i polveri C consigli, e la su

fina non cessava di risuonare nei viottoli e nei L-.-..-.

'Combattente! Combatt, a forza invincibile!' Ma il Nazareno cm là, :a dei postulanti si era ri-

tirata alllincrocio dei vicoli, perplessa. Già durante la quarta ~u i , che i giorno

di merc i aveva r i! cluar- tiere di Tahda, biii, qursia volca, ~lu~iicit i ; ~\,inn1;t\saa avan- giiarclia si cra a\ :a fino a1 del muro c ave.

v21 lanciato un : nsolira p .veva dcfinitiva-

di collcx ente nor A - . . . . .; . rvcntural ;~tluto; l'i

1.

ente dall. c la niarr ~.

ncession e di colti

!ra capit: )sato ;ivv ...*I-Lm ..

ita in un icinarsi 2

siciiro. ia inse- w r r i le:

mente sconcertato gii uni e spaveriwrri gii altri. Si er 3 escogitare un rnodtrs v ived i per questi

giorni 1 ri in cui tutto palpitava. I \ colloquio era ripreso in inezzo al frastuono. Ogo-

ternmeli illustrava la co e agli uomini della terza

parola inclusa nelle oper vazione e di resurrezione.

« I l tamburo piìi importante» ctisse u& i l tainburo da ascella. È stato il Noinrno a costruirlo. n

Si tratta di due coppe di legno semisferiche il cui polo 2 collegato da un cilindro di diametro ridotto. Ricorda una clessidra dalla strozzatura molto allungata. Sistemando lo strumento tra i l braccio sinistro e l'ascella, il suonatore preme gior o minor forza sulla rete di corregge e csercir a tensione più o meno intensa sulle pelli, ne moairica la tonalità.

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.È il Nommo che l'ha costruito. Ne ha dato l'immagine con le sue dita, come oggi fanno i bambini con il gioco del- le codicelle.~

Allargando le mani, il Nommo passh per dieci volte il filo intorno a ciaqcuna! delle quattro dica, lasciando libero il pollice. Ottenne cosl, per ogni mano, quaranta anelli che formavano ottanta fili, cifra chc corrispondeva ai denti di ognuna delle sue mascelle. Le sue mani palmatr rapprtrsentavano le pelli tese alle due estremiti del tam buro. Simbulicamcnte, battere sul tamburo significa bat terc sulle mani del Nommo. Ma che cosa raffiguravano queste mani?

Ponendo le mani ripiegare dietro le orecchie, Ogo- temmcli ricordb che i l genio non aveva padiglioni, ma sc~ltantu fori auditivi:

*Le sue inani gli fungono da padiglione* disse. *Per sen- tirc, egli le mette sempre ai diie lari della cesta. Battere sul rainhuro è comc battere sulle mani palmatc del Nomino, è come bartere le sue orecchie.),

R r g ~ n d o davanti a sL. il gioco delle coriìicclle che mp- presentavano iina trama, il genio, aiutandosi con la lin- gua, fece passare tra i f i l i una specie di ordito senza fine frrmrtto da una sottile striscia di rame; poi I1avvolsc a spi- rale dcscrivetidr, ottanta volutc e, rliirancc cliicsto lavoro, parlava come aveva fatto qiiando aveva insegnato agli uo- mini ['arte dclla tessitura.

Ma la sua parola cra niiova: cd era la tcrza che rivelava agli uomini.

Perche la tecnica della costruzione del tamburo era si- mile a quella della tessitura, e, in mano all'artigiano, il grosso ago con il quale si forano i leinbi delle pelli per far passare la corda che dourh tenerle sotco tensione, simbo- leggia la spola e la lingua del genio.

E battere sul tamburo significa, anche, tessere: il suono, sotto i colpi della bacchetta, rimbalza da una pelle all'al- tra come spola e filo passano da una mano all'alcra fra i due ordini di fili incrociati dai licci.

*;Ma la spirale di rame? I tamburi comuni ne

sono privi.* *!l tamburo con le volute di rame si fa sentire meglio

dal Nommo. riservato alla circoscrizione degli Aru e non Io si trova altrove. Inoltre, esso viene suonato solo di ndo. V

La funzionc della spirale di rame è di trasmettere il suo- no e la parola. Perciiotendo la pelle, si animano il rame e il verbo che il Nommo ha inserito nel reticolato formato dalle corde di tensione e dalla fascia di metallo. Dal rame, il suono si prripaga al tamburo; poi ritorna nella fascia ine- tallica e rli lh si ripercuote nelle orecchie del Genio, già tcse, perché presenti, simbolicamente, nelle pelli.

Ma il tamburo non era destinato soltatito a mettere in comunici~tione gli uornitii cc711 i l Noinmo; esso insegnava loro, chiara e ccimpleta, la niiova parola dei tempi moderni.

11 tamhurc) da ascella non potcva provvedere rla solo alla diffusione di questa parola, che doveva essere multi- fnrine e rispondere alle diverse necessità degli uomini. Ogni c;ipci delle otto fi~iiiiglie costrui, su istruzioni dcl Nominri, un tsinburo riservatci al suo gruppo.

Per l'altezza e la tensione della pelle tlcl suci tnmhuro, il fzhhro tlella prima famiglia si ispirh sl mantice della fiici- na. li corpo di cliiesto gli fornì il incdello della cassa armci- tiica, e i l cuoio del mantice, con il suo sistcnia di attacco, gli servì d'esempio per la membrana di percussione.

Fu c»s\ ccostruito i\ tambmu in forma di frutto di haobob tagliaco a meta, sii1 quale venne tcsa una pellc di batrace. Esso assomiglia a iin seiio femminile, e il sua suono imita quello che fa i l bambino quando siicctiia il latte dalla ma- dre.

Su questo tamburo, il fahbro scandl i primi iicmi che aveva trovato sulla duplice pelle del mantice inentre ani- mava il fuoco al momento dclla resurrezione sottenatiea del Nommo.

Alla seconda famiglia, fu assegnato un tamburo da ascella di piccole dimensioni.

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t i tmo ini .liiincn iii rri>.r., i-

~odo , ess ne. 11, *..Il',.,

in uii crc qucllc a? . .

La terza ricevette quello che era stato costruito dal Nommo.

La quarta costruì iina cassa arrnonica di forma ciliiidri- ca, che ricordava la bassa statura dei primi uomini.

La quinn fece lo stesso. ma arvendosi di un tronco più grande. [n questo n a ottenne iina voce pnsseiite come qiiella del levi

La sesta rese la p e i . ~ ,,p-t(ira di un grande recipicn- te di zuccri di forma sferica, immagine del ventre della donna. I1 siiono che esso manda è siiriile ai lamenti del parto.

La settima taglib ~ n c o una cassa s»nora di di- incnsioni diverse da ìsegnate alla quinta famiglia.

L'ottava ebbe la cass~ armonica piìi graiidc. Essa assoini-

gli re dclla vacca, e, per la sua ampiezza, prc)ducr: 111-1 ssorc1:inte (vedi fig. 9). h ogni rarnbiirci cotrispundcva iinz voce percicoliirc. Ogni famiglia riccvettc, ccisi, i l suo proprici linciinggirr, c

questo spicgii l'attuale divcrsit(r delle Iiiigiic. 1-c cluc prirnc famiglie, stahilitcsi :i siiel, pnrlwno due dia-

Ieri h o srmil 1 i l n~eii&Li; l;] q113 gu; la I altro co rrì il hamba; la sei di. 1.'~)~~~. v a , l f i n ~ , r icc~c ~ L C urla lirigi~il CIIC viene compresa in nirra In fi i le~i~.

*Come l'ottavo tatnburo cloniina rutti gli altri, allo scesa 50 inodo questa Iingiii~ 2 coinpresa in rurrcì il pese. W

i ; 13 rerz: v»; la ses . . .- -6.. . .

rrn i l sn71,

ttin1i-i 11ir8

Figiira 9. Gamma dei tamburi (e &i linguaggi) delle 0 t h famiIprie dofon.

IItf'SSUta, per così (

l

cUS> gli \iomini ricevetreru la parola definitiva, complc[a e molteplice che conveniva ai niiovi tempi. Come e pii1 delle prime due. essa era intimamente legata a unii serie di elementi materiali. E il Nazareno faceva, per conto suo, alcurie ciiriose osservazioni.

La primi prola, la piìi antica, era associata a una tecni- ca i;cmplicc, indubbiametire la più arcaica, che aveva pro- ciortu la veste ~rimordIal€!: le fibra. Quesca fibra, né anilci- CI;I~:I n6 il si svolgeva secondn unii linea serperici- na, ci&, jire, sii iin'iinica Jitnensinne. Li seconcia parola, piìi articolata, emiiniiva dalla rewitu-

m, cstgiiita su un orcliro largo sul quale scendevano per- pcn<lic(ilarmente i fili ilella trsrnn: q~iindi secondo ima su- perfici~, cioè sii due cliincnsioni.

[,a terza parola, hi:ir;i e pcrfctr:~, si wiluppi~v;i in

una rete cilindric rso In passav:i iiiiii spirale di rame; scconclo un vniiiinc., cioh, sii tre Jiiiiensicini.

I,o str:~ ichc chc ogiiiinn tli questc rrc

tccnic~it. ci f<indaincntnle cra I;\ linc:ì <>n-

d u l ~ r a O >\iczzitlii, ci., ~.l~.~iterizrnr:~ cl;i un fc~~omcnii p~rr i - coI;irc: - I'umitlit~ rlelti Sil~n, che ~;ir:iiitiva I:ì freschezza ncccu-

saria alln pr t~rc~zione; - la Iiice ~1eII:i tessirurn, Invoro cliiirn», proihitci di nortc

sotto pcnn di nccec:iincntti; - 1:i snnoritb clel tattihiiro.

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nal punto di vista della materia usata. si passava dalla corteccia sgrnssata al filo di cotone, e dal filo alle corregge di cuoio e alla striscia di rame. I

Ogoremmeli, nel corso di qucsta giornata di colloqui, erA apparso distratto. Cavi invisibili lo univano all'attivi- tà ciimmerciale e politica della regione. Probahilinente, stava anche segiiendo con il pensiero le persone di fiducia cbe aveva incaricato di fare per lui qualche acquisto. Fra gli altri, I'ainico intimo che doveva portargli i l tahacco.

La conversazione della mattinata era stata più volte se- gnata da qucsta preoccupazione. e allusioni agli straordi- nari hènefici del tabacco avevano interrotto più volte La spiegazione del rcno verbo.

Nel corso dc1l.a serata, alla preciccupazione era ,riibctitraa ta uii'impercepihilc impazienza: Ogutetnrneli nvcva r ice- vuto i l siio ~~I IXICCO e avrchbc ora vciliito prepararlo. Era, infatti. ncccss:~rio ricfurrc Ic foglie in polvcrc h;itrcndnle sir una pietr,) con colpi leggeri c schiaccinntlole come si f;i con i semi.

Alli1 fine, i l cieco non si conteiitie piìi c fccc notarc che gli snrchbe stiitn inflitra unl~mmcndn.

«Un7;t~nrnendn?~ ~ N o i i 6 f(.)rsc. pririhito rerctiorere i l siiolo di n o t t c ? ~ 1-0

straniero nvcvi? cliiiieiiciciito questa regola: duraricci. 1ii not- ce, i l silenzio deve regnare sovri~t~o e, soprattumm, nessun colpo deve risuonare conrro i l siiolo; nelle pietre incavatc e nei morrai i l brontolio della macinattira deve tacere.

11 tabacco, che scliiariva le idee, valeva henc una pausa nella nzirrazione della cosrnogonia.

I l Bianco si congedò. Piegii in iin groviglio di scradine e si addentro in quella che cagliava Ji traverso i cinque quartieri del villaggio. Era l'ora della stanchezza dopc mercato, I'ora della satirtà, diirantc la qiiale si ruminan buoni affari cnncliisi. In tutti i cortili si smaltiva iina gii nara di parole.

DECIMA GIORh'.4T-4

I1 verbo e il telaio

I! giorno precedente, l'Europeo non si era recato da Ogo- temineli. Aveva voluto gettare qualche colpo di sonda in altri ainbienti, per cirare It somine e procedere alle indi- ~pensahili verifiche. Era andato in casa di Ongnonlti, \in importante personaggio che abitava nel quartiere di Do- dyu, padre del sacerdote non ancora consacrato del san- tuari(> eretto a OcciinE.

Si rtitrnva in casa di Ongnonlu attraverso iina camera bassn che dava su un riposriglio, coperto da iina retcoia, chc, n sua volta, si ;>priva sul letame dcl cortile. Tutce le

r Ciqa statii- C B S ~ doaon scinhrano cosrniitc pcr uoiriini di h?. . rn. Ko~uem si era sediitc~ su una pietra, poi su un pollaio a fornii1 di omhclico ncl qurile si senciva chiocciare una gal- lina. Ongnonlii si era accov~cciatcr sii iin'asse di legiiu gettata cli traverso stil letnrne clie ingnrnhrava tutto il cnr- cile. L'Eiiropcci scdcva sopra una latta vuoru, oggetto di ri- guarda. Diciassette fra pcorc e iignelli passaviìno e ripas- savano davanti a loro senta scista, come onde che hartono un:i spiaggia. Ncssuri:~ tli cssc si dccideva a trascinare le altre attraverso 10 stretto passaggio chc conduceva alla li- bertà. Di tanto in tanto la inarea di lana si arrestava in un ngolo, dando iin po' di respiro agli uomini. Ongnonlu si era rivelato un informatore eccellente.

'ur mostraliclo un'impercertibilc reticenza qtiando la conversazione toccava qualche punto delicato, nelllitr- siemc aveva fornito informazioni magnifiche. Le pecore p-nssavano tra i l Bianco e Kopem, che stavano a meno di dieci cubiti l'uno dall'alrro, come in una strozzatura. 11 fliisso si allargava a imbiito un istante, poi si restringeva nuovamente passando fra due donne occupate a filare,

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pareva esitare e, alla fine, ci precipitava verso l'angusta porta dell'abitazione. Ongnonlu C le donne erano così occupati a parlare con il Ria :rutarlo con .la coda dell'occhio e a covare la sii; za, che avevano di- me~iticato le bestie. Ongnor spiegando il miste. ro della morte, la corninedia degli uomini e I1inveiizione degli utensili. Di colpo drizzb Le orecchie; il suo viso cupo, a metà cunrratto in un amabile sorriso, si distese e si volse verso i l corrile posteriore. u cornc un lampo, gridando c tenendosi con la i ~erretco fri- gio clie gli scivolava via. Scgiiitn daiie aonne, che ave- vano abbar i loro pestelli, si precipirh attraverso la porta ha: i apriva siill'osciirit~~ dell'inrerno. Si sentì un gran naccano e tre niihi tfi polvere zampillarono fiiori dnll'uscio e dalle fiiiei ter;~[i: C , unil dopo I1;iltr;il le pecurc r iy~intaror :rtn C se iie stettero immohili, iiiccincirc- ~lalla luc,. innrcn di lana fccc capotino Onponl i i , chc spiitnvil c iiiiprc.c:iva; spinse Ic pecore in iin vicolo cieco frn rniiro c granaio c ne ostrul i l varco con t i i i eiiciriiie caticstro. C I'iiscici, li ntrori toriinronc7 l'uiio ;illa

511a Ic aItrc R I (CITO niortriin. l ~ ~ ~ ~ ~ ~ , t ~ v ~ J , ~ I I ~ C I I ~ C tini1 tIon11;i si ;.irre~rh, C &~n(>nIii, ir-

ri~iclicosi pe nciii ancora iinn vtilt:i verso Iri porta c V I ro. Niiovc iirla c nuovc niihi (li polvere: e 11 niii clrosao cicgii arieti, che i l patlronc, nella sua vevn cliiuso dentro, npp:ir ;L)-

li; >nJai.o i l canestro, si iinirc , e t i i tri insieinc, passantlo nlln carica fra Koguern L ,, , , t , llto, i~~vasero I l e ~ ~ ~ r ~ t a , V iscamente, orinaro- no c si misero 3 S U I I ~

Ci fu un quarto d'ora di p,,,,, ~"rantr la quale O n - gnoiilu spieg8 il simbolismo dcl bastone-sedile utilizzato nelle grandi cerimonie di iriiziazione.

Poi due apnclli. che erano ririiasti sul letame e non vi trovavano d io a helare. Gli altri quindici ripi loro carosello.

II cortile di Ogotemmeli, in confronto a questo caos, era iinrnerso in un2 p:icc meravigliosa.

mco, a sc a presen: ilu stava

Avendo i colloqui precedenti diinostraro l'importanza della tessitiira, l'Europeo chiese al cieco di parlargli di questa tecnica. l'oco prima aveva osservatu, per I'eni-iesi- ma vcilta da quando era i11 Africa, uri telaio in tnovimento c alciine filamici ;i\ 1;ivoro.

L'armatura dello stnimento, composta di quattro pali verticali coiifitti al siiolo e collegati da assi oriztntitali, de- Iiniira u n prisma nel quale trova cc>rnodamence posto ui-i tiorno con i siioi utensili. Lordito, stretto c senza fiiic, par-

ìsa chc s .. l

te ([;i iin pezzti di legnci ap~csantiru da pietre, pasca su t i l i s inmor to orizzontale e si ptclsenta inclinato al tessitore. f eso fra qi )pc~rtci e i l nillo I Igc 1:1 fas cssiito, l'orclirci

--I r

4cl s e t t ore :~ttiv n1 clu;i\ti ' 1 .

11cst0 suy ci:\ clel t . . .

pnssn nei iicci e ncii 11cri13 yriz1i:i clcl battente, i ciii ilcnri sono f;icti di scht ~iiina. I l i ictli, si ii con i p

:ilct'rnann ~riizic rrnicolci : -:lversii

dcll'arln:iti,ra; i l n:irrcnrc 2 scisl-icso ,I cii1.1 u J ~ u ~ K , , . ~ fissnta :.ille siic cstretriith.

[,n spola, fòrrn:ir:c Jii iin pezzi) inc:ivarc.~ e :ip-

p~intitci :il~'estrciiiitD, vicne inanovrarii i l iiiano. Per In filatiir;i. :ione teir e di iin

fiisn ccrrnpcisto cl ttilc ;issi< I;i piin- ta in iina fiisnic)l;i che hii \:i i«rnia ui linci grossa niglia c\i

I , In d~iniia irnpriirie un mento, e pareggia i l filo

cli Icgnc.~ -- A . .. -

nte, si ]n

terra st

movirri . ..

tcca. CO entc.1 rot: - - - . I l .

In destrr siio stril:

,,,,,A ; l r , , sopr:~ ~ 1 1 1 : I p c I , C u1C l l l \ J t F ~ K L L L , ~ ~ L ) Jnlln polvere. Con la

sinistra. essa s« I TI~P~;~.SS: t da cui parte il i si fermi iecclijarc

i ,li fibrc nella cer .

. . . . . . . . , -

filo; ogni tnn'ro, a Ic dita ierc biarica con-

tenuta in iin piccoic-i recinienrr' di L U L C ~ .

Prima di fare ci<), essa inaro il cotone passanclo

un'asse di ferro, Iiiiiga i I e più larga i-iel centro,

suiic fibre distese sopra iitia piccra piatta. La cardatura S'I

fa con una bacchctra. La tlonna conserva Er la fu-

tura semina ponendoli a seccare in casa hitrave a mangia resero im

ire, iiicor mediata1

Page 50: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'acqiia

della seconda porta, simbolo del suo sesso e dell'umidità clie conviene alla germinazione. <<La filacricc~ disse Ogotemmeli n2t il Settimo Nomrno.

I1 ferro per sgranare i1 cotone, come il maglio del fabbro, è un simbolo del gmnaio celeste. Esso è, dunque, in rappor- to con i semi. La baccherta per cartlare è quella di cui si serve i l fabbro quando sptuiza l'acqua sul suo fuoco per ri- dur lo .~

La pelle sulla quale la donna fila 8 il sole, perclié il prid mo cuoio utilizzato a qtiesto scopo è stato qiiello del man- tice che nvcva contenuto il fuoco solare.

La rotazione del fuso P i l iiiovimcnto dclla spirale di rame che fa mitovere il sole, spirale che si trova raffigiiraca nelle linee bianche che ornanci spessa l'equatore del fu- sétiuolo. I l filo che SCPIICIC dalla mano dclla donna e si av- volge intorno al ftiso 8 i l filo dclla Vergine, lungo il quale e sceso in cem i ( sistema clel rnoncIo.

I l fuso stesso e In frcccia confittn nella volra cclcstc c iilla qucsto filo 2 attaccato; cc! 8 iinchc la freccia confitt:~ nel grsn:iio celeste.

I l recipiente contcncntc 12 ccncrc per asciupirc le dita è i l grande Nommo fertirnins; ttssr) ricrirh i1 rccipieiitt. di zucca che criprc il capo ilell'aricte celeste, inci~rnazionc tlcl grande Nonimci maschio. La cenere 2 , a iin tcinpo, l'ariete e i l suo stinie; e i l cotone fioccosv Ja cui parte il filo è 11 suo vello.

La matassa tli filo che viénc dipanata per forinsre I'onii- to è i1 sentiero del Settimo Nommo antenato; ed 6 , an- che, qiicsto Nommo nella sua forina di retrilc. 11 grandc rocchetto dipanato per la tessitura è i l sole ruotante nello spazio. *Il tclaio avcva i l siio posto, insieme con la fucina, nel

sistema clel mondo!- .Sì! Ma solo simbolicameiice. La scalinata nord del grae

naio rappresenta l'ordito; le quattro navi che spitnravano dalla facciata all'altezza del primo piano erano i quattro tnontanti. La porta del granaio era il petto del tessitore; e

La serratura è la spola che va e viene. La carrucola del te- laio è il pezzo di legno triangolare che tiene uniti i due 3atrenti della porta.'>

I l telaio, orientato in niodo che I'artigiaiio lavori con la 5ccia rivolta verso siid, 6 la casa del Settimo Nommo e la sua armatura è formata dall'insicme degli otto antenati: i cliiatrro montanti verticali (di sesso maschile) delimitano la camcm tlcl riposo; i quattro montanti orizzontali (fem- minili) disegnano il contorno della terrazza.

Il telaio è, anche, la tomba del Le& nel campo primor- diale. 11 sedile t' il terrapieno su cili il cadavere fu deposto prima clell'iniimazione. 1 licci aprono e chiildono la porta della tomba, e il Settimo Nommo vi cntra e ne esce sotto la forma clel filo della trama, che raffigura [in serpente la ciii lingua è IR spola: la pressione del picdc destro e il lan- cio Jclla spu!n con la tnano destra corrispondono all'in- presso clel scrpcnte; i l movit~ientci clttl piedc c d~llii inano sinistr;~ cnrrispotidcinci alllitscit:i del serpente.

Ln serriiturii clcllir p:)rtrr C la c:~rni«)lii ~11;i qiisle st:innc., scispcsi i licci.

1 licci, ogniiiio dei yiLili cciinporrn ottaritn fili, sinihnleg- gianci Ic inasccllc del Nonimo. I l pcrrine, clicl constn di cit-

r:jnta inccmtizi, segn:i i l passaggio &gli orG\ntii capifami- glia nnti iriiagli otto iitit~niiti c rfipprc'setitati dagli ottanta f i l i pari e dagli otrnntsi fili dispari.

Ln striscia tii stoffa che si arrotola sril rrillo e ;illa cliialc si appoggia i l ventre del tessitore, raffigura il scrprnte che inghiotte il cailaverc. Pcrcht! il tessitore sirnholeggia il LebC, morto e ris~iscitato.

11 prototipo dell'opera che escc dal telaio 2 la striscia di rcssuto destinata a fomiare la coperta dei morti. Essa è fàt- ca di quadrati neri e bianchi alternati, composti dai due ordini degli ottanta fili pari e dispari dell'ordito e dagli ot- tanta andirivieni del filo di trama. La coperta conca otto strisce ciicitcr itisicme, ognilna delle quali dovrebbe com.

ottanra quadrati. Ma oggi non se ne tessono piìl che di venti clementi.

Page 51: Griaule - Dio d'Acqua

donna ch I irna cos: tessitore,

ie rientra a sola.), , che rap

una cosa ne dcl re

. .

Tiitti scn i vuoti 0,

imeli - 5 l'utero p

, . , .P.~l* l.

La cooperazione dell'uomo e della donna al momento della conservazione dei semi, della semina e della coltiva- zione del cotone, Iia lo stesso significato della filatura e della tessitura, simholi dell'amore.

*La filatura del cotone, la tessitura delle vesti, e l'uomo e la ( ' no a casa per disteridcrsi e procreare sonc;

I I presenta (in morto, & atiche i l ma- schio clie apre e cliiude la donna, simboleggiata dai licci. La prr~creazione è rnaterializzata dai fi l i tesi.

« I fili di corone del tessitore e i molti iiarnini di questo mnndo, sona L sola.*

La confezici ssiito 2 I'iiiiinagint. della moltiplica- zione degli uoitiini.

.Il irI:aio» concluse Ogriteri. la tcimha della re- surrezione, !;i cnmcr;i nuziitle e rolifico.>)

Rcsrnvn 1;i ~[iiescicirre clcllii ~ ~ , x ~ , I I , I , ,nniiameiito stesso clclla rivcl;izianc dclla trssit~irn.

*L;i pirol:i,) clissc i l cieco nel riimt a c clell;~ spnln. I1 iic)iiie ~lell:i crirrucol;~ si~niric:~: Jrriciorc ciell;~ parola'. )risce trii i f i l i e riempie i :igli otto aiiten:rti; i pri~iii il^. li1 ~ ~ ~ s s c ' ~ ~ o I ~ o , 11 s ~ t r ~ n i ~ nc CS signo- re; etl essa src.ss;i 2 I'otriivo».

Ripctc~ii: t

n Lc p i ~ r ~ I e dei scftc nnreii:it i rieinpiono i vuoti e fnnnn- no I'otca~~o. ,)

L;i parola, rssen~lo acqua, si inunve sccondo In linea spezzata clella trama.

<<Mentre lancia la spola, il tessitore canta e la stia voce penetra nellSotc.lito, aiutanrlo e ~yidando qtielle tlegIi ali- ~eniiti. t'erché egli i. il Le&, cioè colui che appartiene al- l'ottava faniiglia, e, clunque, 1ia1

E il ciccci si inise a bisbigliare aica i due versetti di un canto funebre clie sii artigiani ui Onnclom salniodiano durante ia rcssitiira della coperta (lei morti:

rola egli :

carrucol: I C L _ l -1

sii si insc 7pnrtieiic

ngiia arc: . . I.

. . . h pigri7i.a d.dla nuca i n fme! Un solo m b u r o per orranra rrowieri!

telaio dc l l ....

[I Naiareno fece ritorno al calar della sera, attraverso i! di Dodyu-Orecchio, a sud di Opul-Basso. che

sporgeva come un promontorio sullo sragiio di Banaiiga. Slilla piazretta, sfondata da ogni parte dagli spigoli delle case, di fronte alla sede del consiglio, stavano ammuc- &i;iti alciini telai. Accanto 3d essi, si drizzava iin ombeli- co t f i terra, l'altare del Ncimino Setriino. Senta il tessitore e sp<,gliata dei f i l i dell'orditci, la magra foresta Ji piali uni- ti in piinta da assi sgraziati, sembrava iin oggetto di pr>co valorc abhatidoni~to in un angolo. I tessitori. secondo la regoI:i, avevano interrotto il lavoro Ji colpo, noli appena i l sole aveva toccato I'orizzontc.

Ccirnc \;i fucina, la tessiturii è un Iiivc~ro diurno, perclié I'orclitv e. la rrainu simboleggiano iin essere di luce e di p:i- rule; e il fiiso clcll c rtiota sii u n sole di pcllc e i l rc. cipicntc cli ccnei I 2 uti sole fcconilaro. Convicne dunciuc chc I ' s ~ t r c i aiiicciclii sirl telaio. Tessere durante la notte sarchbt. cn in ii:istro cli silcti )rnhrn. Chi Iavoriisse a1 )pi) il c3l:ir clel sn 10 Dio ha cliius(, lii porri1 uei inondo, ilivenccrebbe cieco.

z i o e di c le, qu;inc

Page 52: Griaule - Dio d'Acqua

UNDICESIMA GIORNATA

I1 verbo e il lavoro dei campi

U È una gallina che ho comprato a Gana, P meta cun Amcidignén disse Koguem.

Koguem aveva prestato tiian forte ad Amadiane nel ten- tativo di catturare la bestia che si era data alla f u p . Drjpo iina corsa fdle nei campi c fra le nipi, la gallina si era ran- nicchiata sotto urla roccia proihits che riparava alciini og- gcrci sacri. AmnJignd si era se<luto Ih vicino, aspttiinJ<.) che h sete spingesse il suri benc fuori &il rifugio.

Avevamri lascintc.) la scntinellci :il suu posto, aliaurandti- le huons caccia. Sillo sperone hitorzoliitn <li O g ~ ~ I - A l r t ~ ~ alcune pecore, appesiintite ila Jtiemila ;inni di ciorncstici. ti'i, saltavano cora~;giosamcntc fra le rocce, con la ccicls che sha1lr)triavr ii ciiso, scomposta e supcrfliin. Furpl. ivano davanti ;i un pastore miiiusci)li>, coli i11 capo tin cappcll<i largo come uno scudo, arrn;ito di iin hnstonc c di iina zuc- ca-borraccia.

1.asciandnsi Ogo1 Alto alla propriil sinistfi~, h i ~ o ~ n i i r n hdarc u non parlare alle dontic che, siilla destra, pestava IICI i frutti della iunnm mida, perche si sarebbe guastata, con la voce, la limpidezza dell'olio. Poi si saltava atrraver- so uno scalino di roccia, nel campo dcllBi.-Iogon, sacerdote del Le&. Ci si lasciava alle spalle i l piccolo quadrato di terra incolta clie nessuna vanga dissoda e che simboleggia la tomba del Lehf. A sinistra si scorgeva, arrampicandosi fra gli sgrondatoi <li arenaria fino al quartiere di Giibn- dumrnan, la pista scintillante attraverso la quale il Le&, sotto forma di gmnde serpente luminoso, si reca ogni note te nel santuario del villaggio. Più lontano, siil margine del

campu, si indovinava la caverna nella quale egli abita due rmcc il giorno.

Bisognava anche passare davanti al mucchio di pietre che è ilno degli altari principali del Lebb.

Senza contare gli spazi attorno ai baobab che portano ognuno iin nomc distinto, per recarsi dall'accarnpamcnto alfa casa di Ogotemmeli, bisognava attraversare o rasen- tare cinque campi e bastioni rocciosi ciascuno contrasse- gnato da un nome e delimitato da precisi confini: Tenni, Da Diguilu, Gumino, Ogo Digu, Tominop. Una vulca en- trati in Ogol-Basso, si toccavano tre quartieri: Amtabn, Guinna, Tdhda. E, a volo d'uccello, dal punto di partenza fino all'arrivn, non c'erano nemmeno duecento metri.

l

E ogni superficie poteva, a sua volta, dividersi in zone più piccole, connotate ciascuna di un proprio nome. So. pnrtutto ncll'ahicatci, ci si destreggiava fra interdizioni e divieti; a osservare dall'alto il villaggio di Ogol-Alto, I'in- trico delle Ioc~lith, delle pietre, dcllc crepe, dcgli altari e degli alberi ncirninati sarebhc apparsri inestricsihile. E. per fortuna, si era nella regione dcll':iltopi;ino. Nellc hlesie,

I una muraglia di roccia non P un liniite: P scmplicemcnte

I iin suolo che si inerpica; i luoghi si dispon&,no su piani il vttricali, gli uni a piombo sugli ;iltri, i l che porrchhc inso-

Itihili problei~ii di riipprescntazicine catastalc. Era, dun- que, uno smernbramcnto sciizii fine, uiio spczzetcarncnco rlel suolo in quadrati sotto i piedi degli uomini, come se essi l'avessero »rg:inizz;ito pietra per pietra, zolla su zolla, impregnandolo dena loro vita e impregnandolo di iiomi, ricostruendnlo simbolicamente a loro immagine, secondi:,

i, la disposiziotie della prima terra ordinata intorno al punto

1 in cui era cadiito il granaio celeste. In pianura, il suolo coltivato 6 uno scacchiere regolare di

quadrati delimitati da piccoli argini larghi meno cii un pal- mo, chc sembrano piuttosto bitorzoli che rilievi di terra.

l Nella regione rupestre, dove la terra è più tormentata, gli l

appezzamcnti sono irregolari e, a Sanga, si citario i campi

I di Ltilli perché sono, appunto, divisi secondo la regola.

Page 53: Griaule - Dio d'Acqua

ittenuta : ntro lo sc . <.

Iternnrsi uti corris I monticc

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encn clic i 2 come

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Ma la squadratura raggiunge il suo parossismo negli (irti di cipolle che si moltiplicano dtirance la stagione secca, e

nei quali gli appezzamcnti, di uno o d di lato, for- niano unil serie di bacini regolari orla :isi rilievi di terra. In questo modo, l'acqua delle ~.u,,L dei secchi è tra alla base delle piante, e i l suolo viene protetto col :orrimetiro delle acque.

L'orciiliatnttnto di base è qucllo del campo primordiale. <(La coltivazione. diceva Ogotcmmeli .si fa per quadra-

ti di otto cuhiti di lato, circondati da un argine di terra.» Perché la superficie delllappe:zanic-ntc, iiiiitario e quella

tlell'alrana del granaio celeste. E I'appezzainenco 5 orienta- to in inodo che ogni lato corrisponda a iin punto cardinale.

modo anrico di coltivare 6 queilo chc riccirda la tca- situra. Si inctiinincia dal Iato 'er- s o ovest, per pcii toriiarc da ( Ico si pinntano cittri piante, e il q\i:ictrxo cc~iiipreiidc otto sol- clii che ricordaiio gli otto :iiiten;lti c gli c1ttt.1 scnii .~

Inoltre, :ill'intcrn(.) di ogni solco, i l coltivittore ;iv;tnta .. . <.)r.i con uii picclc or:: i 11

:~ll'~~lrr:i In znppn ;I o i, avanti, ];i iii;inc.i dcst T(

e, cliiandri s pictlc., :ivvicne i l coiitt;trici. Diil riiciml Iii colti~izionc 2 iinn fiirniii (li tessini

ra, il caiiipc copcrw [li otto strisce di sc~ffii. l'id dei innnticclli forinati da ixtii p dei v( li ;ponderiti ne ricorda i quadrati biri~ 21-1.

U r tllo con la sua onibrs f~irmii un qiiacirriro fiero. Anclic l'i lei campi intorno al villaggio c i l vil-

laggio stess io iina grande coperta. Le case con i Iastrici illiirniiiari aal sole sono i quadrati bianchi; i cortili in ombra sono i neri. Le stratliiic sono lc cticirure che uriiscono le varie strisce tli stoffa.

.Se un itomo dissoda e aprc dei nuovi qiiadrati di terra, se c ni, i l siio lavoro 2 come iin a.

F è una parola, e fissa la pai es sut\, ri i i ir iv=iJ" 1 ctdirivieni della spola sull'oruicu, li\ col

~'res~clo '1: 7 i l piede la piU vic

:i da esr v J o ~ n i so

a tessitur -da nel t >:-.. l -

riranione, attraverso l'andare e i l venire del contadino nei campi, fa penerrarc il verhu degli antenati, ci08 I'umidita, nella [erra lavorata, ne cancella I'irnpiirità ed estende la civilrià ititorno si luoghi abirati.

Ma se coltivare è tessere. conviene anche dire che res- sere t. culcivare. La parte senza trama dell'ordito è la ho. scaglia La stoffa ultimata simholrggia il carnpu coltivaro. I qiiattro montanti del telaio sono gli alber] e gli arhiisti nblmrtuti dalla spola, simholo dell'asckd. Tirare a se i l per- tine C come tirare a sé la legna per fame fascine,

E passare il filo della trama 8 far avanzare In vita, l'acqua e In piireua nelle rcgioni deserte.

Page 54: Griaule - Dio d'Acqua

I1 verbo, l'ornamento e l'amore

~2 i l figlio di Menyii~ disse il lungo Allaye. *Da quando gli ho regalato un po' tli latte, viene al campo ogni giorno. Ha la testa piatta, come suo padre.»

E, così diceiido, gli passo In mano sul cranio, per sortoli- neare Is sua descrizione.

Fin dal mattino, i hnmhini nudi circondavano I'accam- pnmcnto, in attesa dei miracoli chc segn;int-, la vita qiinci- Jinna dei Natareni. Aspettavano lo partenza per La visita n Ogotemmeli per impadronirsi dci piìi piccoli ciggctti c sbriffarr trionf~lrncntc cl;iv;inti :i1 i3i:inco clic non riusciv;~ ri tenere per sC neiiimenc., 1;i sua iiiacita: un essere tiiinu- scalo In rcplgcvn verticnlrncntc, comc iin dardo piinmco vcrso il ciclo.

L:\ c:\ioviiiiii s'in~iminitiavn per I:I solita str:tda cciii ar- resti improvvisi provoc;tri d:ii portatori che si soffinvnnn i l naso t n le ciira t. s i ;~sciiigavano poi accur-atarrientc. sotto 1ii pianta ilel piede sinistro; si allungava nel c:Ilnpo del- I'Hogon, scorreva lungo Ia stradina che scparavn Guinna da Arntaha, C, infine, abhantlonava il suo esile caricci sulle rcxce e le pietre cave del cortile, come un'oncia che vomi- ta i suoi relitti. Poi i corpi sortili sparivano tra Ic case di Ta bda .

*Il primo vestito intessuto» esordi Ogotemmeli *fu i l celo che coprì la donna. Fu cucito le furono tolte le fi- bre. n

Questo indumento, formato da quattro strisce di stoffa, simbolo della femminilità, si porta in senso trasversale,

con ie cuciture disposte orizzontalmente. Esso copre i l c o v o fra l'ombelico e le ginocchia, c si avvolge su se stes. so senza alctin sistema di chiusura.

dLa donna porta un panno aperto perché il suo sesso 2 apr to . Se non fosse c d , essa non potrebbe mai venir fe- condata.~

[l secondo indurnerito fu il pantalonc dell'uornn, forma- to Ja tre strisce di stoffa pcr il forido (cifra maschile), che passano fra le gambe, coprelido il ventre e le reni, e tre strisce da ciasciin lato per le cosce. La vità t diinqur cinta da qliartru volte tre strisce, cifra della feinrninilità e della virilità.

I l panr~lone t chiriso da iina c«rdicclla, perché i l sesso dell'iicimci P chiuso. I\ nodo della chiiisura L\ un simholo clell'nmt,re, I'estreriiir~~ destr;~ della ccirda cssenclo I'iiomo e quclla sinistra la donna.

I l terzo indiimcnto fu la tunica dctta 'con lc rnnnichc', formata dn qiiattm Liinghe striscc di stoffa sul dictro, da quattro 5111 clavnnti e d3 tre per ciascun lato.

I,r qiiattro strisce postcriuri ricordano i qiiattro nntcna- ti m:isclii; Ic qu;ictro :inttiri»ri li antenati di scsso feriiini- nile.

wPrrch6 l'uomo cerca la clonnri che viiolc diivnnci a sé per I'iiriionc.~

1-42 tre strisce 1:itcrìili sono Iii cifm dcll'iiomo. I l quarto oggetto inressuto fti la coperta dei morti, com-

posta dn otto strisce cli sc:icchi bianchi e neri, che simho- leggiano le cittci fainiglic e riproducolio la rlisposizicine delle tetre coltivate.

Essa è un sirribolo 'li vira e cli resirrrezioiie. I l morto vi sta piegato per un attimo corne tin feto ne\l'urcro, per ri- temprarsi nell'intreccio dei vivi e dei campi densi di ger- rninazioni.

Quinto in ordine di tempo fu il berretto a due strisce, simbolo della coppia. Esso fu inventato al momento del- l'organizzazione del mondo e, all'origine, era riservato al- l'tIogon, cioè al capo.

Page 55: Griaule - Dio d'Acqua

Il verlu. I">manicntn c l'amore

iali passa labbro ii

i tinsero, er assom azzurro p1

della tcr i i i parriv: ,m.-.,.. e,...

...

1:igine cle iornini, s - . . , simbolc ;tana in I

*In origine, ie vesti erano bianche, coine il cotone.,, Poi gli iiomini ebbero riinore d'impallidire e di assomi-

gl.iare alla stoffa. Lc , allora, di giallo zafferano, il colore della terra, p igliare al loro suol~). I'iìl tardi fu inventato i l nero: cr la coperta dei morti, per la priina coperta che avvnlst. i l corpo del Lebé.

La gente ne aveva disciisso P c'em ~ o l ~ i m molto tempo per raggiungere iin accordo. Ma questo colore fu scelto ~ e r c h e rissomigliava piìl cli ogni altro al carbone, che, a sua volta, ricordava In pelle depli ut.~iiiini. Tuttavia. gli uomini di allora erano detti banu, cinti rossi, appellativo che si dà iilicuril o g ~ i agli iiomini di pelle chiara. Ma si iiensì) anche alla pelle dcI fabbro, annerita dalla polvere (li carboiic.

C)gotcmmcli non dava iilrrime~iti tniilca iinporranza a iliiesri colori C n clucste cifre. Si triirravn, per lu i , rli cose scinplici.

«l1 vcsriro* discc « i l vcstiro rlcl!'iic.)ini.i ì. i l Nc.)miiio Sct- tlItlCt.»

Volcva (lire, coii c~iicsro. chc itirl<irs:irr 1111 vcsriro (so?) sigiiificavn coprirsi coii Ic. piirolc. (so) dcl Noiiirno cli r:ingo sctrc ( s t q ) . Vcileva anclic tfirr clic. per \in:t donn:~, 1wrr;i- re Jcgli c>rn;irrieiiti (scy) significava travestirsi d;i Nctmmo Sec tiini).

Esonlì cciii iin'af'fcrrnnzionc iii:ispett;itii: <<Li boccri ilella clo~iria i\ lo striimcnro per cessc~n. Ricordì) I'inscgnnmento iiririartito ct:il Scrtinio Ncitnino

ciilatosi nel greiriho iprivii al x ~ l c In siia f7occii-formicaici ciil c clell'orditci:

* I denti limari in ~ L K ~ I L C ~ 3uilr., i i ic l l l i iigiizzi del geiiio, Ira i qii vano i fili. L'anello di ratric s<ispeso al centro del ~feriorc C i l rocclicrto. I quatrro anelli (cifra della donna) alle narici foriilano l'asse dcl telaio; il pnrla- glio di perle alla carti 4 naso è i l periio g

Se Ic donne, e gli L i limano i denti, v - viene per ricordare il passaggio degli ortai-ica fili pari e de- gli ottniira fili dispari oltiplicazione delle famiglie. Essi iiianife: oilo il loro rispetto

Til, c1ic :i ano i fili ,. : , l , ---:

> della m questo in

;irevole* questo a.

Lire dcl cc per I'uc

m .

q7

:ia, pur e Irssihili.

per le prola che questi fili sostengono, per la parola umi- da che esce dalla bocca, per l'acqua che si beve, essenza del signore della parola.

*Quelli che le donne portano sono tutti gli ornametiti del genio dell'acclua.

Intendeva dire che gli ornamenti delle donne ricorda- vano cluclli del Nummo, C, soprattutto, alcuni particolari del suo corpi> verde. Il diadetna di perle verdi intorno alle tempie 2 la fronte scintillante del Nommo; la collana, le

del suo collo. Le due perle rosse ai lati delle narici sono i suoi occhi.

1 braccialetti di rame ai polsi e ai gomiti corrispondono, per la fvrma e la posizione, alle ossa circolari che fanno gonfiare la pelle del genia in questi punti delle sue meni- bra. Le sue hract :ssendo fornite di ossa lunghe e continue, sono f 1 braccialetti soiio quattro, cifra della donna.

11 filo di perle, o l'anello di rame intorno alla caviglia destra, ricorda l'osso circolsrc sulla punta dell;i coda del geiiio. Secondo le regole, la cavi gli^ sinistra non dcivreb- be parcare alcun omanicnto.

All'indice, aL tiiignolo e all'ariiiiarc si mcctono anelli di rame, pcrché solo queste dita, nella mano palrnata del ge- nio, presentano dei rigonfiamenti circolhri ndent i alle articolazioiii. Gli anelli imitano app tsti ri- gonfiian\enti. il pollice e il medio, invece. restano liberi, perche, nella mano del genio, sono lisci e flessibili, c que- sto nao permetterebbe di tenervi un anello.

Non si dovrebbero portare anelli all'alliice, perclie il gc* nio non ha piedi.

sesso fei sono i te:

corrispi unto quc

Ogotemmeli passh poi a illustrare una delle più iniportan* ti aperti jrpo: l'orecchio. L * . C: r A * , ?

Tantc )mo che per la donna, l'orecchio è come ~ ~ - . ' ~ - . ~ . I ' -. , -

un diipiictl sesso. I l pdiglione è la verga che difende i l condotto audi tivo, immagine del nminile. I pena dagli triangolari, di colore rosso, i sticoli. Gli otto

Page 56: Griaule - Dio d'Acqua

orecchini di rame a forina di mezzaluna obesa appesi contorno dell'elice sono gli orto antenati.

Quanto al ruolo che l'orecchio svolge nella generazio- ne, esso sarebbe stato illustrato nel corso di un altro collo- quio.

Anche le scarificazioni praticate dalle donne riproduco- no quelle del Noitirno. Si tratta, di solito, di dile Linee di incisioni, una delle quali, verticale, va dai seni all'ombeli- CO, mentre l'altra, orizzonrale, sbarra il ventre ai due Lati dell'ombelico. Queste linee sono formate da iina doppia fila di piccole incisioni oblique disposte come una V senza punta.

Sulle tempie, vengono praticate quatt-ro incisioni pac Irle (cifra della donna).

Ognuna cti queste incisioni è un sesso fc.mitiiriile citte- nuto servendosi cIi un rasoici chc sirnh(11cg~ia i l memhro virile. W cssc sono srmprc uitiictc, percht' slinii scatc nper- ce in nome clcl gcnio dc1l';tcqiia.

In qiiesto modo, 1:) feccinclità della donna vicnc molti- plicati~. ME 1':iccoiicietur~ dei capelli ha clunlchc significato?~j . I cnpclli dclla clnnna* rispose Ogc:c,temmeli wino qudli

del Nommo. La punta che scrvc i> ~lividerli 2 come il prtti- ne del telaio clie divide i fili clclla tramil. Nell'ncconcintu- rn detta Ku turi, vi dovrebbero essere sessantit righe nel

l

mezzo e dieci di1 ri~mi lato, cioè ottanta in tutto, per ricor- dare le otto fiimiglie. Ma non C possibile..

Slel resto, Ic regole prescritte per gli ornamenti non ~ sono rigide e le donne che ii portano rutti soiio rare. Ogotemmeli indugih a lungo sul significato sociale clel

vestito. *Il panno viene scrertow disse uperch6 rion si veda il

l sesso della donna. Ma esso fa nascere in tirtti il desiderio di vedere qiiello che c'è sorto. Ciò dipende dalla parola che il Nomrno ha messo nel tessuto. Questa patola e il se- greto dj ogni donna, ed è questo che attira l'uomo. È ne- I

cessario che una donna abbia delle parti scgrere perché i

le desideri. Nessuno correrebbe dietro a una don- na &e passeggiasse nuda al mercato, nemmeno se fosse di gancle bellezza. Se non porta nulla sulle reni, il cuore del- ['ilorno tion la desidera. La donna che porta degli orna* menti, gli uomini la desiderano anche se non è heila. E gli uomini si tengono lontani da una donna bellissima ma priva di 0rnamenti.n

Rifletcé per qualche istante: «Essere nudi* disse *è essere senza parola*. Tornando all'accampamentn, Koguem commentava

quello che era stato detto sul ruolo dell'ahbigliamento. aUn vestito* osservh «rende contento non solo chi lo

p i t n , ma anche chi lo guarda. Ed 1 vero che si attratti

dagli ornamenti delle donne. Ma anche Ic donne cono at-

cratre dall'iiotno ben vestito.* E racconto come il desiderio di hei vestiti privasse il pa-

?se di molti giovani. Tutti gli anni, infatti, IBAmrninistra- !ione, tanto nella regione delle falesie che altrove, deve lamentare l'emigrazione massiccia di iavor;~tori nel pieno delle forze che partono per il Ghana per guadagnare uii piccolo patrimoni», vi restano per anni e, a volte, vi miio- ionci nnchc.

« l giovani che partonci per il Ghana, e quelli che vanno a Rariiako o altrove, lo fanno soprattutto per i vestiti» dis- se. *Guadagnano del denaro e, il giorno prima di tornare, spendonci tutto, comprando liinghi abiti di foggia musiil- mana, ombrelli e turbanti. Quando tornano, si pavoncg- giano al mercato o ai funeraii. L'abito li aiuta a prendere moglie. Perche più abiti ha iin uomo e più questi abiti sono eleganti, tanto più le donne lo desiderano.*

Anche lui preferiva una donna di comune bellezza, ma ingiotcllata (il vestito propriamente detto non era in que- stione) a una donna carina, ma senza perle né braccialetti.

*Ogotemmeli ha ragione. concluse. *L'ornamento è un richiamo all'amore; esso adempie la sua funzione di attrard re I'iiomo, come ha vuluto il Nommo. E se C'; un rapporto

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fra gli ornamenti e l'amore, 2 perché i primi ornamenti, quelli del Nommo femmina, erano nel vaso al centro del granaio celeste su cui il fabbro discese in terra. E questo vaso 2 il simbolo dell'utero del mondo.»

apre un i

la. Accn . C'

opera i l questa ru

La fucina

condotti- nto, una - L . . - .:--

fuoco, fr ~vina.

)rme spi, versa s q

Nel caos roccioso che fortna, a sud, la grande piazza di Ogol-Alto. la fucina sorge in un angusto angolo di terra. Sii un piano vagainente circolare si elevano lembi di rnu- ricciolo di pietre a scccv, trivellati di fessure. Su di essi poggia uno strato magro di rami, sostenuto al centro da un palo, che non impedisce al sole di screziare la penombra.

Gli utensili sono sparsi al suolo, in mezzo alla polvere, senza ordine apparente. L'artigiano e appena uscito, ma llr)fficina sembra ahbandonata da anni. 11 mantice doppio, con le sue pelli flosce, punta le sue due canne sul fuoco spento. ne, corne un'ent na di fcrrc~, & pini~tara infitta in una tra wlta nel socto- SUOIC). SL ui roon, una pinza c C I ~ I ~ I L ~ , ~ I IFLL\.~ di ferro infor- me. I l maglio, simbolo de prilmata del genio del- l'acqua, 2 invisibile, nascc )rtnro via dal fabbro. A ricloss~ del muro, un fornci, "li #rerntic> di :treilla sotto i l quale si t che sho ratere

. siilla cirr pietra ci I è nr- mai evaprlrara. Jcniacciata dal sole e usi silenzio, I offici- na apparc in tutta la sua miseriit. La tecnica che ha rivolu- zionaco il mondo ed è discesa dal ciclo, i cui utensili han- n c ~ spezzato le membra del primo artigiano, la tecnica che metre in ammento del sole, sta tutta n c - colta in

L'Europeo aveva voiuco passare di 11 prima di portare Ogotemmcli sull'argomento. Dopo aver studiato la tessi- tura, cccnicii prestigiosa e più antica, sostegno della paro- la, desiderava conoscere da lui il senso del più rude degli utensili.

cca in f« iva da ci

3 - 1 - m

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Dio d'acqua La fucina

(<La fucina» disse il cieco «& come una casa e come una persona la cui testa P i l forno e le cui braccia sono i due condotti del mantice.n

Sul campo primordiale, nel quale tocco terra LI granaio- volante, la fucina fu instaliara a nord, al limite del tetreno che le sue zappe avrebbero lacerato. Per questo oggi la fu- cina viene costruita a nord della grande piazza che si trova anch'essa a nord del villaggio.

u Potete vederla» disse Ogocemmeli, volgendo la testa da una parte, .potete vederla al di sopra del inuro.u

La piazza principale di Ogol-Basso si apriva infatti die- tro il granaio semicrollato del cortile posteriore di sini- stra. Si vedeva l'alta roccia centrale, la mole quadrata del- la casa dcl consiglio, la pietra cubica detta 'pietra del co. raggioso' e. sulla sinistra, in pieno nord, una fucina, gc- mella di quella di Ogo1-AEro.

Ma anche qui la rcgtlla cra rispcrtata, perche l'altro villaggio presentava una dispc>sizione diarnetralmente opposta.

uln cirigineb disse i l cicco *i l fahbro non aveva rutti gli strumenti che pc~ssiede oggi. Ncin aveva il martello con il manico, n6 la lima, n6 la pinza. 11 ferro tncandcsccntc veni- va presa con Ic mani ed $ una ccisa che si puCi anccira vede- re ai nostri giorni quando i fabbri si riuniscono per i funera- Li. Cantando Le lit-mie funebri, prendono in mano un ferro incandescencc per ricordare la pratica dei primi artigiani.,,

I l principale utensile deHa mano 2 il maglio: <<Il granaio celeste era un maglio. Tucti credono che i

semi sono scesi dal cielo su questo strurnento. I l inaglio è la mano palmata del genio dell'acquau.

il hraccio è i l manico a forma di cono, e la mano è la parte quadrangolare con la quale si batte.

.Il maglio anche l'intero corpo del genio dell'acqua, del grande Nommo maschio del cielo. Diie lati opposti formano le braccia; gli altri due il petto e la schiena. I l manico conico è la coda di rettile con la quale il corpo termina verso il basso.»

Quanto all'inciidine, che assomiglia vagamenre alla piccola incudine dei falciatori, essa t la forma femminile del maglio e rappresenta il grande Nommo femmina. 11 piano orizzontale, molto stretto, è quadrato t. il corpo ter- mina in una punta smussata. All'estremità inferiore pre- senta spesso una piccola cavità, che ricorda il molo svolto dal magliol cioè dal granaio, nell'organizzazione del mon- <lo: questo vuoto è il simbolo dell'interno dell'edificio, pieno di organi e di semi.

L'asse sul qtiale è confitta l'incudine 6 un tronco di me- dia larghezza lungo un cubico, rozzamente sqtiadrato. Questo tronco, sepolto nel suolo, E orit'tirato da nord ver- so sud, coine dovrebbero esserlo tiitti i letti degli uomini.

e11 legno dell'incudine 6 il letto dei due gratidi geni del- I'acqiia. Qiratido i l maglio colpisce I'inciidine, la coppia ci un iscc. ,I

I due vasi del niantice suno inodcllati nell'nrgilla, alla q i i ~ l e vengono mischiati dei peli tli inontcine hianco. In questo rnodo si citcietie unn rnag~iore coesione della matc- riii chc non viene c«ttn, nia Insciatii seccare lentamente all'nriu. I peli dcl muntone sono I'itiitnagine di cjuelli dcl- I'ariere cclcstc, inciirnazionc Jel Nommt,.

1 due vasi sferici simholeggiancr il sole, perch6 nc t~snnc> In forma, e i peli coiitcnuti nell'argilla provengono dal vello del genio, vello di rntne, escrcmento del sole. Essi sono anche legati all'astro a causa clelle pelli ,che l i copro- no da una parte, e la cui m:inipolazione manda l'aria sul fuoco. Una cli esse, infarti, ha coiitcniito i l frammento di SO)C rubato dal fabbro prima della stia partenza e ha acyiii- stato per qiicsto la qualità del fuoco. L'altra, brandita so- pra la testa dal fuggiasco, e già resa ignea dal contatto con la sua gemella, ha ricevuto senza dalino l'urto delle due folgori. I condotti di argilla cruda che i~niscoiio i vasi alla fiicitia lasciano passare l'aria soffiata dalle pelli. E que- st'aria è un soffio di sole che anima il fuoco.

NeHa pietra cava, il fabbro attinge con un bastone l'ac- qua che getta sulle fiamme per smorzarle. 1n questa pozza

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e pietre, iiido i! m ito, non

forza vita uesta din

risiede il Nommo, come in ogni acqua. Egli vi si muove nuotando, e il suo nuoto è ritmato dai colpi battuti sul- l'incudine e dall'altemu ansimare del mantice.

11 Bianco conosceva già da anni il prestigioso significato dei rumori della fucina. Aveva assistito molte volte a dei riti nel corso dei quali, uI momento stabilito. un fabbro percuoteva la roccia con i l suo maglio o con i l suo ferro da incudine. Facendo suonare il ferro nel quale il mitico arti- giano aveva portato tanti benefici, egli ricordava così agli tcotnini la pocenza suprema di Amma e del Genio deli'ac- qua, aiutava la loro preghiera, la fortificava con il suo suo- no; e placava la collera possibile degli esseri celesti con questa confessione della b r o preminenza. Nelle liti fra gli tiomini, egli veniva in mezzo a loro con il maglio in mano e colpiva 11 mettendo una nota divina nel diso ne e caliw ialaninio. Ogotenimeli, interrogate qiiesto pur rispose e continiib a seguire i[ filo suo discorso:

*Il fabbro, percuotendo l'incudine, domanda alla terra di restituirgli la forza che, un tempo, ha riversato in essa*.

Quando i l fabhrci del granaio celei e sulla terra contaminata, egli fece penetrare in le n parte delle suc forze pure. SC nc spoglib per fare uki i i \J di suolo di rina

forza di vita propizia ai gratici A causa di cib, lui e i suoi

condizione particolare che ~ I C ia UL.#II esser1 aiversi u:., liomini 'impuri' (puru), dagli uomini 'vivi' (oino) o dag uomini 'bianchi' (pih).

Gli 'impuri' sono i discendenti dei primi iniziati al cult, della Grande Maschera, supporto dei principi spirituali del primo morto.

1 'vivi1 sono gli altri Dogon. I 'bianchi' sono i pellai, i canrastorie e gli uomini delle

altre popolazioni della pianura. La caratteristica della condizione dei fabbri 8 tina dimirili-

none della I distingue dalla categoria (

'vivi'. Ma q non è comparabiie a que ile, che li ~inuzionc

li lavori C

d iscencie .'. L-- A--

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della morte, e questo l i distingue anche dagli 'impuri'. Non si possono nemmeno paragonare ai 'bianchi', perché i 'bianchi1 sono insensibili ad alcune cause d'impurità. Brn-

essi possiedano, come tutti gli alcri, gli altari individuali di cesta e di corpo (kutogolo, djabyé), hanno bisogno di pra- ticare nente un altro procedimento di conservazio- ne di s :he 5 l'esercizio stesso del loro mestiere.

rPei o l'incudine~ disse Ogotemtneli «fanno tornare indietro dalla i parte della forza che le hanno dato. Battendo, I serano. n

Ma i colpi sul fem dc sere dati di giorno. La fu-

cina E rin lavoro diurno, senza dubbio perché il suo funco, che t= w t i frammento del sole, non potrebbe risplendere durante la notte.

*Per questo P proibito noli solo al fabbro, ma a qualsiasi uomo di battere di notte il ferro, la pietra o la terra. Nes- siin colpo di rnaglio o di pestello deve risuonare chiara- mente o sordai :\ silenzio.^

Poiche batrc te significa distruggere l'effcrto dei colpi diurni, respingere nel siiok) cih che ne era stato estratto, far perdere R I fabbro quanto iiveva riacqiiiscato, durance i l giorno, delle forze di cui un tempo si cra spos- ScSSatO.

Le amniende inflitte a coloro che battono durante la notte servono a fornire Ic vittime per l'altare di fondazio- ne del villaggio, altare che. nei tempi antichi. era 'pianta- to' SU un uomo sepoitc iveva of-

ferto le sue forze e i l si stabilita

dell'insediamento degli uomini nella iiuuva w i d .

Cos\ fu ristabilito l'ordine turbato degli scambi fra il suolo e colui che si eta spogliato delle sue forze per purifi- carlo e per permettere agli uomini lo svolgimento dei la. vori della vita.

Nel campo primordiale, il fabbro aveva concesso alla sua famiglia uno degli otto appezzamcnti chc erano staci delimitati intorno al punto in cui i l granaio era atterrato. Ma si trattava semplicemente di affermare così il siio di.

uo corpo . , . .- - - . . .

ionc ere! per assi{ --Il-

tra, che :urare la ..-.m

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Dio d'acqua

ritro ai prodotti delle coltivazioni perché egli non doveva rnai coltivare.

Il suo compito era di lavorare alla fucina e mai il suo fer- ro penetra nel suolo spinto dalla sua mano: le zappe che egli modella sono destinate agli uomini delle altre sette famiglie, C i l fabbro le d?t ad essi in cambio del nutrimen- tu. Cosl lo si vede ogni anno, al momento del raccolto, la- sciare i l suo fuoco e percorrere i l paese per prelevare i semi dagli appczzamenti dissodati rlal suo ferro. Egli cono- sce tutti i campi che gli devono il tributo; non ignora niil- La della loro crescita, e sente al fiuta quando sono maturi.

E quando il contadino, coperto di sudore, portando alla luce il suolo oscurato dagli steli, miete la sua ultima spiga, egli scorge in fondo al campo, sediitn, con i suoi otri spa- lancati, i l fahbro che l'osserva in silenzio.

I1 Vasellame

Nella filcinn era nato il vssellainc. La inoglie rlil fahbro faceva seccare al sole uii vaso che avcva modcllaco imi- tat~do una delle sfere dcl mantice. Ma, accorta~i che la pa- sta non induriva abbastanza presto, pose l'oggetto accanto al fuoco. Qiianclo si rese conto che la tcrta ciiweva e di- ventava dura, essa ptcsc I'shitudine di mettere sul fuoco tutti i vasi ctic modellava.

I l suo lavoro si svolgeva su una piccola snioia quadrata forinata da otranta cordiccllc intrecciare su un ordito di pari numero. Essa modellava in un prirno tempo un ab- bozzo a forma di tronco di cono rovesciato, nel qiialc in- troduceva a fcrm un sasso rotondo che vi si apriva un al- loggio sempre piì~ ampio fino a formare una cavità sferica. Man mano che la parete era premuta dall'interno, il dise- gno della stuoia s'imprimeva nell'impasto.

VASO DI MANTICE DI FUCINA

PRIMO TAMBURO

W ALTARI

PERSONALI (CRANIO E (:ORIY> n u LEHÉ - RI(:HIAMCI

LIEL MANTICE)

VASO (MATRICE E SOLE1

Figrra 10. Alcuni r,mtti cmehti allafom thlk del manrice.

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Dsi d'acqua

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e altreti :Il3 coper nI.,,L ,. Le fihrc 1

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gia la stut ssere su u i l lavoru

3ia della , rna stuoi; I di Dio

prima co i. Irnpast nel morr

pati n qui

Le donne di oggi imitano la vasaia mitica. Ma questa arte non è pici appannaggio della moglie del fabbro: è va- saia chi vuole.

*La stuoia sulla quzile lavorava la donna. disse Ogo- . .- te irnboleg! ppia umana. Il )me un e: ando l'argil- l a ia imita lento in cui modelb la terra e la coppia. Essa crea un essere e il vaso rotondo 8 una cesta poggiata sulla stuoia, una cesta o un utero. Un vaso senza decorazioni simboleggia un uomo. Un vaso con due piccoli seni è una donna..

Ogotcmmeli aveva collocato davanti a str uno dei vasi che servivano a far bollire la birra di miglio. Passava la mano slilla cnnvrssità del ventre per sentire al tatto il mo- tivo ornamentale che vi era impresso.

*La stuoia sulla qualc si lavora ha ottanta fili in un scn- SO 'anti nell'altro. dn quadrato de CFI dei morti, non rone, ma con fibra di ha\,,,,,,. ..

l di haohah sono molto tisatc dai Llogon per Ic cc ivori d'intreccio di ogni genere. Spesso agli al- beli 111nli~ano anelli di corteccia di due cuhiti di altezza ch i).

assomi~lia alla tessi- turzi. Le migliori ie ranno a rianani. I disegni che esse la- sciano siil vaso, 2 come se questo portasse dcivunque con se la sua scuoia per riposarsi. ))

UE il sasso con il quale si b - r r r 7 ~

*La pietr donna in nelllargilla P I'iinma- gine degli : chc vi si CUCXC~C.»

-Come veniva cotta la ca i , , ~ pllllla che fosse conosciu- ta la lavorazione dell'argilla?~

*Prima* disse Ogotemmcli ugii uoinini mangiavano cruda la carne. »

loquio precedente egli aveva paragonato il sole a I ,caldato per quarti. I l simtx>lismo valeva anche in senso inverso

csto scop orno che n_- - . a

a come I

*Quando l'argilla non & stata ancora messa sul fuoco, l'apertura del vaso ricorda il contorno della luna; dopo la cottura, essa 6 Ilimmagine del contorno del sole. Questo si spiega. proseguì "la gente pensa che la luna sia meno cot- ta del sole.»

Così un umile vaso era un compendio dell'universo che portava sul ventre la sua stuoia.

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QI;.~~ORDICESIMA GIORVATA

La grande casa di famiglia

La grande casa di Ogotemmcli non era un esempio di co- struzione classica. Presentava iina facciata povera, con delle nicchie polverose dove si intasavano gli altari dei bambini morti. Dallo sparuto recesso interno non usciva alcun odore di cereali. Solo i huchi delle rondini si apri- vano verso ovest in attesa dei voli fiituri.

La casa di Amadign6 presentava invece !a scacchiera di vuoti e di pieni, lynsieme delle porte, dei nidi e dei fioro- ni conici tradizionali,

La facciata (vedi fig. 1 I ) si crgeva su una larghezza di do- dici cubiti e su un'alrezza di otto. Era perforata da dieci filc verticali di otn) nicchie quadrate, ciascuna larga un palmo, che cominciavano da terra e s'innalzavano fino a una fila orizzontale di buchi di rondini, protette da un ret- tuccio cli yuercioli che sporgevano cli illeno di mezzo cubi- ro. Coronava l'edificio una serie di colonnette molto slanciate. a forma di pan di zucchero, coperte ciascuna da iina larga piecra appiattita per ripararla dalle intemperie; ma la pioggia sferzante le aveva assottigliate nel inczzo e qunlcuna di esse assomigliava ormai a una clessidra.

Al centro, due portc sovrappaste separate l'una dall'al- tra da due nicchie dividevano lo scacchiere in due settori; quella del pi~nterreno, un po' più targa di un petco d'uo- mo ma meno alta di iin uomo intero, era formata da due alte tavole nude. Su quella del primo piano, che aveva la stessa larghezza ma era molto più bassa, erano invece SCO[- piti in rilievo vari ordini di personaggi: la chiusura era as- sicurata da una serratura ben visibile sormontata da due personaggi geometrici.

La pianta dell'edificio si presentava come un quadrato

di o n o cubiti di lato, dimensione delllappezzamento uni- tario, fiancheggiato da quattro rettangoli aventi la stessa lunghezza Questa pianta si poteva anche paragonare a una croce greca le cui braccia fossero spesse e corte. Ma, "ella casa di Aniadigné, la facciata era piu larga e le estre- m i ~ . ? ospitavano, negli angoli disponibili, due ripostigli.

Il qiiadrato delimi tava la stanza principale, utilizzata dalla coppia per il riposo e dalla donna per il suo lavoro. Quattro pali, disposti a quadrato sulle diagonali, sostene- vano il soffitto. A sinistra, un letto di terra sopraelevaca uccupava un rettangolo contro la parete. Nella camera, sopra la porta, erano ammucchiati sull'architrave dei semi di cotone, avvolti nelle loro bianche fibre.

I l rettangolo da! lato della facciata era occupato dal ve. stil>olo, e la porta d'ingresso fronteggiava la porta Jclla stanza. Qucllu nel fonda formava la cucina; i due laterali traiio i magazzini.

Qiieste quattro camere, che ermo in realt3 degli stretti corridoi, comunic.avano con ta stanza centrale itrrraverso pnrtc che si aprivano o inrth delle pareti; e quelle che da- vano iciii rna~atzini laterali erano dei semplici aditi. L'uni- ca porta d'iiigrcsso, al ccnmci della facciata, era allineata a qiiclle che davano nella camera e nella cuciti;^.

I l focolare ern composto da due pietre poggiate al suolo n diic palmi dal muro di fondo e a due palmi l'una dall'al- tra. Un orcio rotondo era appoggiato su di esse contro il Inuro.

{,a stessa pianta si ripeteva a\ piano superiore, tratinc per la cucina, i l cui soffitco sporgeva sulla terrazza deli'edi- ficio t: v i pret~deva luce atnaverso unlapertura che serviva anche da cappa fuiiiaria (vedi fig. 13).

Corne la maggior parte delle case di Ogol-Basso, quella di Amadigné era orientata verso ovest, per evitare le piog- ge portate dai venti dominanti. Essa formava la parete di una stradina angusta dall'altra parte della quale si trovava una serie di granai dalle porte accuratatnente ctiiuse, ma che, davanti alla porta centrale, aprivano un varco su 1111

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8 . 8 . . m... m . 8 0 . . , -lcAi LliF.4,1(3LlA , l ,!

I1ISEC;NO 1)I COPERTA PIANTA

COPERTA DEL MORTO 'CCiJU

Fi~wra 12. Maschera

di fumi~lia' .

Figura 1 1. Esempi di fame ed o w t n corselati d motivo &&I scacchiera.

~

l

meli wral &I, nume r.. .... -Cii.,

lica, e, qi Jiie mani -L:- 2.---

pprescnt rtwa clu;ir ..I* i.. A.

;I gli ottc

]t(> le J i t I antcna a delle Ic l: .-:-m..-

/

letame di iioinu ricco. Dalla parte superiore della facciata, appmi il pezzi di legno che sporgevano dal muro di argilla, penzolavano dei grappoli di miglio rosso-hruni, della spe- cic derta 'dagli occhi esorbitanti' a causa dei suoi grandi chicchi rotondi.

L'Europeo aveva l'impressione di stare attraversando una ordinata stratificazione di ricchezze che iiivadevaiio le ter- razze, i piani, le nicchie e i ripiani.

Infatti di ogni specie, in qiiantità misurate, era- no state jcccare sulla terrazza: peperoni rossi, ace- tosellc dai rriitti arnaranto, miglio giallo, che, cadendo, prudi~ce iin suot>o chiaro e vietie perci0 chiuinaco 'oro so- nante'.

-La facciata con Ic sue orrtl file di dieci nicchie. disse Ogotem t i e la Iciro di- scenden; iro niani. .

j l l Senbci VCI ricurc, ir: U ~ I C n c i IC U I ~ i ~ i i l i i c coioniie Sono Ic dicci i iiando si guarda una casa di fronte, si ve- doiio le I i distese.

Le niccriic su110 le ahitnzioiii dcgli nnteiiati ed cssi le jo l'rinlii occilpari

ciando c pii1 alta chiuse, pcrciie essi hnnncì nisugnz, ai respirare I aria ..,.-. ta. LA porta scolpita del prinio piano coinprcnde, o do- vrebbe compreridere, otto file di ottantn persoiiiiggi, im- magini dcgli iiomini e delle donne di tiitto i l niondo nati dai primi antcnciti. Ln serratura 6 l'sltarc degli iiriteimti c i C

che vi stiirino sopra raffigtiratio i l gliardiano lii,iKiic.

1 2 coppia di dimensioni piìi s and i clie 2 a volte scolpita sopm il pannello rappresenta la ccippia umana prirnorilialc.

I buchi circolari del frontone, in numero di dieci, come le dita delle mani, sono wciipati dai nidi di rondine, 'pol- lame1 degli antenati. Essi porano il nome di 'buchi di ron- dine', che si applica iigualmente, per un eut;emismo, a tut- te Le nicchie della facciata, in scgno di rispetto per gli an- tenati, dei quali iloii è lecito parlare a ogni pìè sospinto.

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'1R otto colonnette che fortnano la cresta del muro sono, da sinistra a destra, gli alcari degli antenatì. Quando la casa è strerta e non conta che due o tre file verticali di nicchie, le colonnette sono meno numerose; nel caso contrario. superano la decina, ma il numero tradizionale resta di otto, una per antenacn.

L'insieme dclla facciata, con It: sue otto file di dieci bu- chi oscuri separdti da parti piene più chiare, simboleggia la coperta dei morti, con le siic otto bande fatte di quadra- ti neri e bianchi, immagine, a sua volra, della terra disso- data e delimitata.

Quesrs facciata dà il nome alla maschera pii1 alta, il cui apice s'innalza di dicci cubiti sulla testa di colui che la in- 1 ,

dossa. Qiicsta specie di pen1ioiie.è diviso in dicci clementi formati Ja una griglia mttang«lare rrnfcmta, a quattro o ciiiquc sharre; c cluesri elemenri sono separati da parti pie- ne. 11 pennone si i i ihole~~ia l'ordito del tclaio e viciic in- cliti;iro verso est c vcrso civcst pcr iniitarc la iiiarcia diurna del sole (vedi fig. 12).

L'Eurtjpeu riciirdava i ci~nti dYincor:iggiamento salmo* diari alli1 maschcrn 'casa i i pih piani':

Si dicc che k ctrsc di Molu, in Tombo &, sianu hclk che k c a ~ c di Molu siaiio belle a Molu k ccfie hanno piani nia sono gli uomiiii c h sono belli e noir k case a j ~ i u piani!

e11 suolo del pianterreno- disse Ogotemmeli *simboleggia la terra e il I.cb6 risuscitato nella terra.*

1-3 tcrraz:a, quadrata coine quella del granaio volanre, C I'immaginc del cielo e i l soffitto clie separa i l pritno piano dal pianterreno è Io spazio fra il cielo e la. terra. Inromo alla rerrazza principale, le quattro piccole terrazze rettangolari indicano i quattro punti cardinali, come h il fmolare.

11 focolare, infatti, 2 animato dal fuoco celeste che pro- viene dal fuoco rubato dal fabbro; quando la casa ha

llorienrazione giusta, cioè si apre verso nord, l'orcio pog- giato sulla fiamma indica questo punto; le pietre segnano l'est e l'ovest. IL muro, terzo punto d'appoggio del reci- piente, indica il sud.

L'interno della casa e le diverse stanze sono le caverne di questo mondo, abitate dagli uomini.

11 vestibolo, stanza del padrone, rappresenta il maschio "ella coppia. I1 suo sesso S \a porta eqtema.

La grande sranzn centrale e i l regno e il simholo della doiina; i ripostigli laterali sono le sue braccia, la porta di comiiriicazione il suo sesso. Stanza e ripostigli raffigurano la tkinna, sdraiata sul dorso, con le braccia aperte. pronta per l'unione.

La stanza pih in fondo, che contiene il focolare e prende luce stilla terrazza, manifesta la respirazione della donna sovrastata dal sr~fficto, simholo clell'uomo, il cui scheletro 6 formato &li travi. 11 rcspirr) dclla coppia esce attraverso l'apertura siiperiore. I quartro pali (cifra femminile) sono le braccia della coppia, C quelle della donna sostenaono l'uomo che si :ippoggia a tcrra sullc sue. Per i l parto, la donna s i coll(7cii in mezzo alla scaiiza, con !a schiena a nnrcl, scdura su un» sgnhello C sostenuca dalle altre donne. I l hnmhitio tocca la ccrt;i e prmde possesso dclla sua sni- ma nel piinto in cui 2 stato concepito.

11 tcrrnpieiici che serve da letto 8 nrientiito in direzione nord-sud, c la coppia vi riposa con la cesta a nord, come 1a casa stessa, La cui bcciarn è i l VISO.

L'rinmo donne siil latri desrro, con la faccia a ovest, la donno sul lato sinistro, con !a bccia a est, nella posizione in cui saranno sepolti nella tomba.

ul'uotno si corica su1 lato destro e rocca la donna con la mano sinistra; non la tocca mai con la destra. La donna dorme sul braccio sinistro e tocca I'uoino con la destra. Non ci si dispone mai in altro modo, La donna è sepolta sui braccio sinistro, l'uomo sul braccio destro, cosi come dormono.n

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Di'? 11'.w'l11~

a, ad ecc :i sull'ari - C---:-

così i sei

Sulla coppia viene distesa la coperta dei funerali. Sotto il letto trovano pustu tutti ì grani destinati alla se-

min :ezione di quelli del cotone, che vengono ri- post :hirrave dclla seconda porta, immagine del sesso rerrirriiriile.

Nell'u~iione, I'uotno depone il seme. Egli è come un ge- nio dell'acqua che fa piovere l'acqua fecondante sulla ter- ra, sulla donna e sui grani della semina. Cosl I'atto agrico- lo e l'atto coniugale si trovano congiunti.

Se la coppia sta allungata sotto la stoffa come nella morte, cih avviene perchk il letto è anche una tomba. È la tomba Jel Lebé, nel1 uscirne,' il Settimo Nommo, ser- che si no. vano f ~ a le ncirte dellh iciccidLr,.

C .iti) nella terra gra era del ge- nio, ~ o r r ~ t i gcmir i figli pro- creaci iitrriivcrsci i d t i o clcrigli sposr scl~iiit~i WLLCI Ici coperta clc i iiholo dclln numcrosa discendenza e dclle ter- re c

Mri ia casa non P che un eleiiiel-ico del villn~gio, che for- rnn iin intrico di abirazicmi circondncc da granai c da eilifi- ci annessi. In ogni senso corrono viuzze che separano i blcicchi l'uiio Jiill';iltro. Ogni agglomerato si clivide in qiiarticri C ogni c1iianicre è abitato tla lini1 famiglia estesa

:bC risusc mi scino 1 ..-- ny- - .

la quale vendosi C >

penetra, lclle due

per poi aperture

zie all'op iazkinc c ,.-. ....-m.-.

NORD .I

ALZATO PIANTA

Figura 13. Pianm e serione Lnteralc di una casa h o n .

132

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che possiede una grande casa. Ogni quartiere ha i l siio ri- paro per i l consiglio cosrriiito su una piccola piazza; ma al viIiaggio è assegnato un riparo più importante, propriet di uno dei qiiarticri, costruito su uiio spiazzo più vasto n< quale si svolgono le grandi cerimonie.

*Il villaggio» disse OgotemmeEi 4deve distendersi d nord a sud, come un corpo d'iiomo che giaccia supint Ogol-Basso i? quasi nella regola. La testa la casa del cori siglio, edificata nella piazza principale che simboleggia i l c a i n p primordiale..

Risiiltava tiittavia, dalle spiegazioni preliminari del cie- co, che i l villaggio doveva presentare iina pianta quadra- ta, coli uno dei lati che guardasse a nord e le vie orientate da nord a siid e da est a ovest. Ma questo non è possibile che in pianura; nel tormentato altopiano e fra i dirupi scoscesi delle falesie, il vil1:iggio deve adattarsi all'irrego- Iarirà dcl suolo.

A nord tlclla piazza sorce la fucina, nella posizione il

ciii si trovava qiiclln del fnhbru civilizzatore. A est e a nvest, le case pcr IC donnc in scaco mcstriialc,

rcitonclc come degli ureri: sono le mani. Lc grandi case di famiglia scgnano i l petto e i l vcntrc. Gli altari comiini, cc~stniiti i1 suil, sono i piedi.

Al centro, le pietre dove si pescano i semi tli Lannen ai- & formano un scsso di donna. A fianco, dovrchhc trovarsi l'altare di fonclaziime, imninginc clel sesso maschile. Ma, per rispetto alle donne, questo altare viene cosrriiito fuori cietle mura (vedi fig. 14).

All'inteinc~ del villaggio, cj~mi quartiere forma un tutto e deve essere disposto nello stesso modo dell'unith princi- pale, come un csscre a sd. Visto dall'alro, i l villaggio è l'immagine deila casa deli'antenoto, con le sue ottanta nicchie, e della grande coperta dei morti, con i suoi qua- drati bianchi e neri. Le costruzioni sono le parti piene del- La facciata; i cortili e i dintorni simulano le parti vuote. Le terrazze splendenti al sole e le oinbre proiettate al suolo danno i due colori della coperta.

Le viusze che corrono da nord a sud sono le cuciture che iiniscono le bande tli stoffa.

I l riparo degli uomini, che sorge su ogni piazza pubblica e, in particolare, sulla piazza principale del villaggio, è co- scruitri i t i modo molto diverso dalle abitazioni. A Sanga, è composto da una catasta quadrata di parecclii strati di ste- l i di miglio affasrcllati. Questa massa riposa su una rozza armatura formata (la tronctii non squadrati, equilibrata sii tre file parallele di colonne di pietre a secco o di legno.

Sotto il riparo, gli uoniiiii si riuniscono durante le ore calde per riposarsi e discutcre. Gli anziani, in particolare, vi tengono consiglio e prenrlono le dccisiotii chc rigusr- Jano gli affari puhblici. Uri tenipo, qi~aiido si edificava iin villaggio, il riparo c la casa delle donne venivano costruiti pec primi. E sotto ~ 1 x 1 costniziunc di qircstci tipo che deliher~vano

gli orro antenati, nel rcimpci iii ciii ~vcv ; - in~ ancora forma utiian:i, prima clelln loro niet:itnorfosi iii geni clcll'acqua,

I ripari ;tttiiali, cluilndo non sono circolari e sonnoricnti da una carasta ;t ft>rina di troncii di cono n>vesciato, sono, o dovrchhtfro esscrc, orientati sccondci i piinri cnrdiniili. Essi coinporranii, o dovrehhcrti sciiiiportare, tre file di cc>- Icinnc disptate ti:i nord a siiil; e, rnenrie quellc Iiitcrali contano tre pilastri, quella cenrrale iie ha soltanto diic, secondo una clisposizic.ine a quinconcc.

Qiicste ti~ztc ccilonne, fatte di pietre soli~iamcntc equili- brate c talvolta ricoperte da un intciiiaco grigiu~hia~ico di

7 I otto argilla mista a paglia, si drizzario come i busti debl' antcnari seduti a consiglio, con Ic ceste iriseritc nella tra- v;itura.

Per un osservatore che sieda al centro dell'edificio con la faccia a nord, le colonne si presentano, iielI1ordine riu- rnerico, in modo che la prima sia quella dell'angolo di nordest, La seconda quella a ovest, la terza quella dì sud- ovest, la quarta quella di sud-est e così di seguito facendo il giro dell'edificio. La settima ì. quella sitiiara nel cenrro dal lato nord, e l'ottava si nova subito dietro di essa.

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Dio d'arqn

/

Cosl la filza delle otto ccilonnc si inscrive, su un piano, comc un serpente acciambellato secondo una linea spez- zata che avvolge i simboli dell'ancenaco Settimo, sigiiure della parola, e dell'antenaco Ottavo, che è la parola stessa (vedi fig. 15).

Fiuum 15.11 'riptru degli uc~rnini' (li Snnpo con lo Ais/w,&onr rlci siroi pilacm di scnttV,~iri.

m bolisnic I gionio ( on piace

QUINDI(-FSIMA GIORNATA

I1 santuario

:iorc col1 anza a pa

casa d'a dagli uoi

..n. -A,..-

I :intctn;it I rn<11it1(1, m A"'-.A l,.

Ogotemmeli nel corso dei colloqui preeederici aveva la- sciato intendere clie La tritatione non era stata i l prinio edificio costriiiro inini. 11 primo edificio era Stato 1111 sannrario di BiIiu, L L ~ ~ L I ~ I ~ ~ O nella re~ ionr cli Diil6 d:il sa( iato Deu nne. Era esatta1 IO stagno ,u che la cosa aveva aviiro iucigo. I i i st-gujru, gli uc.irriini avcvano ri- preso per Ic case d'sihitazionc la forma del santuario.

UM;IV avevi1 d e t t o Ogotemrncli * i l sanc~~aric.) 2 ui~a ccirii-

ba, inentre 1:i casa P uii luogo dove si vive.- I l santuario Ji Rinu ? stato iiinalzato in onore di un an-

tenato, Diiiu; qiicsro ntiinc- 2- 1;) cc.,ntrn:icine cli ilue tenni- ni, il primo dei quali si~nifica ':indaco vi;]' c il sccanclo 'tornato'. Si tr:irt;i cli iir u ;ipp~re C inc)rto, ci08 partito pcr iin :iltri! chc cr:i 1 to fra gli immini, per prcirtrggcrli C uolC I,ITO aiufo L , ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ i ~ ~ i .

I colbqiii con Op-wi pp?nc\lnno 1;i conosecnw di qiiestn importante i: : che, in rriaticaiwn di (in rcmine ii~igiiore, si piiti, ciirro certi liiiiici. dcfinire totc-

mica. Uti ulcei )veva raf Europeo tiella siia riliirt; in 'tcireiri gon. Ma egli pensav2.i che quesro rcrmine fosse comouo C che, iiria vcilt;i definito. non presentasse poi tanci inconvenienti.

Pensava anche che la sola cosa imyiortanre erano le idcc e Ic rappresentazioni che si agitavano nella mente del suo prestigioso informatore e clie lc sue proprie idt quelle degli speciilatori occidentali, non avevano i . .

I1 si1 :) del santtiario di Binu e n diinqiic all'ordi- ne del le1 qtiindicesimo collcqiiio, c In straniero si reco C rc al letamaio delle rivclazk~ni.

\,

.dal-bastc di Kunn

. . La-

fonare 1' iisino' tlo

A

:e, colne nteresse.

a , . .

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Il sanritrrio

Ricordava le centinaia di santuari che aveva studiato durante i suoi spostamenti nelle falcsic dell'altopiano di Randiagara. Kiverieva, in particolare, le due grandi torri a frirrna di obice che inr1iiadravano la facciata del ternpio del Nommo di Nanduli, costruito sotto i haobab in cima a una valle arida, in un acceso paesaggio da creazio~ie del mondo. Aveva doviito togliersi ogni vestito, mettersi iiudo per penetrare iii una terza torre a forma di corona bianca di faraone, dove, fra gli altri oggetti straordinari, doveva scoprire degli arnesi da hicina ornati di sonagli, dei sandali di ferro e una corona ferrea che ricordava quella del tesoro di Monza. Era, là, nel ciiore stesso del problema, di fronte al trono-altare del Dici dell'acqiia.

A sud rlell'altopiano, a Dyomholo, avcv2 visto la casa quadrata e arrotondata agli angoli del Binu Ars:ina, splend dcnte dei colori rossi, neri, e hianchi delle sue pitnirc che rilpprcsentsvanc.1 i i r i solc, nlcunc m;ischcrc, iin hasaiiiento cli triangoli d tcmat i chc f(.irmavanc.) 1in;i liiieii :I zig-zag. I ln immenso serpei-itc scc~lpiti) in rilicvci c dal cnrpo'ma- ciiliico entrava i>ttravcrso un'apcrrur;~ tlcl muro e shiicava fuori rl:ill'alrra parte. Nei villaggi scoscesi, nvcvn visto, ai piedi rleliti gratidi pareti, a Rnnani, R Yiign Pilu, tenipli ri- dotti il semplici fzccintc addcissate ;i c:ivit$ della rcrcci:i, al riparo di una tettoia. Vi si ;iccedeva artravcrso ccnge da cui si scorgeva la scarpata precipitare fino alla pianura, i cui alheri erano sparpagliati come in uti frutteto.

A Yugo Llogorii, tu t t i gli alt:iri erano raccolti in un: gola angusrii che penetrava, rc.stringendosi, nel ciiore de inassiccio. Erano conie calafatati in gallerie orizzontal, chc si aprivano sul vunto per tutta la loro lunghezza, c I'esigiiità delle ccnge riduceva Ic costruzioni a magre scee iiografie le cui facciatc sopportavano appena qualche di- segno a zig-zag.

Mentre a Ranaiii i l sacerdote sacrificante operava da- vanti a tutto il paese, a Yiign Dogoru egli si calava nelle viscere della pietra. Si tratti di un vero edificio all'aperto o di un anfratto nel fotido di una gola, il santuario com-

prende in ogni caso iina seiiiplice stanza, quadrata (spesso negli angoli) o rotonda. Quello del quartiere

Sodamma di Ogol-Basso, villaggio rigurgitante di altari, misura quattro cubiti per cinque. La siia facciata è bucata da iina porta bassa sormontata da due fori e coronata da quattro escrescenze a forma di pan di nicchern arrotonda- to. Si tratta di un edificio costruito in un esiguo cortile e tutti quelli che si novano in queste condizioni ambientali sono di dimensioni ridotre.

I l tempio del Binu Sangabilir, nel quartiere Do, sorge invece in iirio spiazzo ahbastanza ampio, funti delle abita- zioni. È un cubo di circa diie cubiti di laro e presenta iina facciata fiancheggiata, ai diie angoli, da torri leggermente coniche e coronata da duc ombelichi che lasciano appari- re fra loro iin gancio di f e m ~ (vedi fig. I 6). La porta, larga iin ciihito e alta due, è sormontata da due nicchie qiiadra- tc poste alla stessa altezza dal suolo. A desttr~ di questa porta, si trciva un terrapieno che serve da seclile ;il saccr- dote durante le cerimonie. A sinistri, alcune picrre cave, un reiiipo usatc come mole, concenenpno asce di pietra e ciottoli rotoncli.

11 tetto e costituirci da una terrazza da cui l'acqua stcilii atrrnvcrso una grondaia di legno, e lc due tcirri ci'angolei sona coperte da iina larga pietrn piatta c sporgcncc, che protegge i pinnacoli dalla pioggia.

All'intcrno clcl santuario trovano posto gli accessori dcl ciilto: la pietra cava colma d'acqua o di pietre dcl tuono, r.ecipienri diversi, srriimenti di ferri) ci di legno, altari di terra.

.La porta del santuario~b disse Ogoternmeli *dovrebbe uovarsi a nord. Ma, conie per la grande casa, 8 la pioggia che decide..

Le due torri laterali e i coni centrali sono i grandi e i piccolì altari di qiicsto mondo. Quelli del centro ricevono le libagioni di pappa di niiglio e i l sangue sacrificale. Du- rante il periodo delle offertc, il bianco e il rosso scorrono lungo la facciata e cadono in lurighe strisce fino al suolo.

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Di d'acqua

della tra! a terrazz, . ..

- - - 3 - - .

)vi paesi. saggio de , . > ~ \ .

retsà nel1 a del san .....A A..Il!

Le due i :I Settim

.L2 dov'è i l gancio di fetro, fra gli ombelichi, L là il punto in cui l'Antenato fabbro ha incominciato a lavora- re i el canipo primordia1e.b

d( incio!~ 411 gancio è l'incudine. C confitto in una trave.» *Una

crave del t e t t u ? ~ *No! Nel frontone si mette un corto pezzo di legno che

non si confonde con ['armacura della terrazza. È i I1imrnagi- ne 1 la quale 2 piantata l'incudine.*

L tuario simboleggia il campo primor- diaie e i'inttlllll Ucll'edificio la tomba del Lebbi.

I l terrapieno esrem -t0 prima della sua sepol gli uomini auando vollerci esuiiirirne ie ossa per porturie nei nuc iicchie che la sormontano segnano il l'a5 o ;inrenato, ttiisformaro in serpente: egli cnrro arrmvcrso c!urlla di destra per divornre i l inorto e rigcncrarlo, e tisd attraversc l i sinistra.

io è i l luc Itiira. La . - . . .

)go in cui porta & i . I . -

i fu clepoi I buco sc - - -

7 quella c

- ..

ìco i l moi avato da:

. l

Figura 16. Disegnu schrmadco della facciatu di un sanmio &l Binu Sangnhilu.

irsonali i del sacer ianticc. l

. 1 .

All'interno, la pietra cava colma d'acqira, di ciottoli e di càuri, contiene il vornico deI Settimo, le acque dei torren- ti e degli stagni, le ossa del morto trasformate in pietre di alleanza e le sue unghie mutate in càuri.

Il santiiario è i l luogo della deglutizione nel quale il Ser- timo ha coiisumato la natura umana e rigurgitatu il profi- lo Jell'organlzzazione del mondo.

Ma il santuario E anche una fucina. Il gancio dcl fronto- ne 2 l'incudine e la pietra cava dell'esterno ricorda quella in cui l'artigiano versa l'acqua che gli serve per raffreddare i ferri incaiidescenti. I diic altari cmisferici all'internu, al- tari p' dote cor illa sua tesra e al suo CC mi del n Essi sono posti su irna maccnia ai ocra rossa che ricorcia i l fuoco che essi aniiiiano.

I I maglio 2 rappresentato da un altare conico. Ma I'uggetto piìi imporrance 2 i l gancio di ferrci piantato

nel front«nc e clie raffigura I'inciidinc della fucina (vedi fig. 17) .

Di solito, i l gancio 8 doppio, e ogni ramo tcrmina in una strerta spirale. Esso t? la fronte cornuta clcll'ariete cclcstc lc cui volute trnttcngòno le nubi appcirtatrici di pioggia.

Figura 17. Disegno del gancio di f m o che sosmcmui il j m n m &i sanruari totrmici.

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,Queste due volute vengono anche interpretate come due mani che trattengono l'umidità e afferrano l'abbondanza. 1

Ma il gancio è spesso sostituito da un'asta di ferro qua- drangolare o cilindrica, dello spessore di un pollice e alta un palmo, che, a partire dal mezzo, si assottiglia in forma di tronco di cono e termina iti una punta smussata. A I

rnezz'altezza, questa asta è attraversata da iin pczzo di ferro sottile c.appiattito, che raffigura due braccia tese lateral- mente e inciirvate verso l'alto. Ogni raino termiiia allar-

l gandosi in una specie di inano appiattira le citi dita sono simboleggiare da denti di sega.

Questo oggetto, che, come I'altru, viene cliiamato 'gan- ci.~', ricorda vagarntincc, coli la sua asta verticale, tanto I

l'incudine che i l niaglio del fabbro. Con i suoi due rami trasversali, che sono Ic braccia, simboleggia i l genio del. 1 l'acqi~a, che gih maglici e incudine rappresentano per lorc

l

contci. E qiieste due hraccia l ~ ~ ~ e r r n e n t e sollevate hanno la

stessa fiinzione delle iiirini i l spiralc dcgli altri ganci: nella loro curvatura, esse trattengono la piocgia e i setiii ncces- sari n& iiomini.

È proprio in ragione del cantrcrc henrfico <li questi ferri l

che, in memoria degli otro antenati, 11. orco spighe colte, 1 a1 moiiicnco delIa messe, nel campo assegnato al santua- I

rici, vengono appcsc :il sommo della facci:ita. I Per la stessa ragione, al cominciar della scrnina, le spia

glie destinate alla seinenza vengono esposte sulla terrazza. l

Tutti questi semi s'impregnano dcll'urnidità e della forza di rinnovamento trattenlite dalle volute delle coma e dal- le braccia tese. Ed è dall'alto di qiicsta terrazza, cioè dal campo pritnordiale, i cili recessi furono testimoni di una morte e di iiria resurrezione, clie vengono lanciate alla folla le grevi spighe cariche di vita che essa mescolerà alle sementi. i

SEDICESIMA GIORNATA

I1 santuario e le pitture della facciata

Qiicscv Cristo di fcrm, piantato in una traversa da incudi- ne sul frontone di iina tomba, aveva impedite) al Nazare- fio di dormire.

A (lire i l vero, i sonni erano brevi per ciirta la cumunit?~. le rivelazioni del Rambara t.rapiant;i.to a Satiga, i lavo*

ri di lingiiistica e le difficili indagini sui grancli cicli della vira dogon, restavi1 poco tciiipo per i l riposo c poca pace per la mente.

L'Europeo, tornai-rclo d;~ll'iiltimo collciquio, aveva clat(.) la notizia ai suoi coinpami: *(Ira cupiscou prosegui ~<l;i 1:incia di Orriscingo. Vi ricrir-

tlarc qiielln 1:incia lunga di fcrro che ahhiamn fotograf;ito qiinsi dicci anni fa? Ehhenc, 2 una variazione dei ganci. 6 stiita custruitri nello stesso ordinc di idccn.

Alliidcva a iin oggetto che lo inciiriosiva cla ;inni c che aveva visto iii un tcrnpio dell'altcipiano cli Wazuhn. Sulla punta ciell'armn era fissatci iin person;iggio iimano della grnndczza cli nirtzo palmo, scolpito in fcrrc? e con le brac- cia in croce.

Era riinasto inciiriosico dalla curvatura delle braccia di questo Cristo-ir~cudine.

<<Sicuro. diceva «Ogoteriimeli vi scorge un sistema di cattura. Serve a trattenere le acque e i semi, I'abbondan- 2s. L'inciidine, se così si può dire, ne h:i picne le braccia. I>

Ma pensava all'ultima rivelazione del Settimo monito- re, a quel gioco di cordicelle tese fra le sue mani palmate per insegnare agli uomini la tecnica del tamburo da ascel- la, che era una forma di tessit~ira. Questo ferro piantato su

Page 71: Griaule - Dio d'Acqua

l I una tomba era come la rievocazione della cena parola, del verbo musicale.

Mai, tuttavia, Ogotemmeli doveva farvi cenno. Al momenro del sedicesimo colloquio, il Nazareno I

chiese perché simboli eran frame il sens

con i su( , Ma un :

I

u così sp o. ;ione deg

i imposs

:cò il vec

., nel santuario-rotnba-fiicina, gli oggetti e i arpagliati che er: ibile dcci-

*La disperf :li oggettiw rimbec :chi0 user- ve per nasconderne i l simbolismo a coloro che vorrebber coinprender1o.n

Per i profani, insomma, l'interno e la massa dell'edif cio, ji accessori, costitiiiscono un rehis inestrica- bile. altro rebiis si presenta agli occhi degli spetta* tori: a i rcrnpo della semina, la facciata dei santuari si tra- sforma in uii quadro gremito di figure hianche e, talvolta, rosse e nere. I sacrificatori incaricati decorano le pareti

IO, ocra e pcr il nuovo ciclo Ji colture, con pappa di n i i~ l ' carbone.

A causa dellliEnoranzn o clcll'incompleta istnizione di questi uumitii, e per iiltre ragioni anciirii, una grande f a t i - tnsiu sembra rcgnnre nella sceltii dei ceini, degli oggetti e

, delle figurc rappresentate. Ma In rcgnln di questo Jispusi- tivo era beli nota a Ogorcmmeli.

Pcr un 0SSeniiltC)Te pustu di fronte al tempio, la facciata si divide in tre zone: la destra, rtscmata alle creature e agli

Figiira 18. Dise~no &&I sommità della h i u di Orosong.

144

6 . . $ !k . - 1 . l -.- $ T;,

,'.P , . . . .

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I I Iwnicrc dcl cicieina &l inmirlo. -

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Page 73: Griaule - Dio d'Acqua

La la~w~i~rione n qicadrati tkl terreno tlogrm.

Ogolemmeli s& soxlia della sua casa.

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. .- C! \ ,A :

I.'. . .

T~nipio del Rinu Sangapabillr nel quartiere Do

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soniiiarco r Ir piirurc della f.w.tcii:cr

accessori femminili, la sinistra, riservata ai maschi, e quel- la posta sopra la porta.

La figura principale della parte destra era un ariete di profilo, in atto di orinare, che guarda verso sinistra ed è sovrastato da una serie di macchie che simulano le stelle.

«Ma la destra è riservata alle donne! Ogoten levo il capo: *Esso le due corna una zucca, simbolo della

femriiina e del sole femmina. È a causa di questa fcmmini- lith che l'ariete si trova a destraib.

Aveva già accennato varie volte a questo animale ben noto agli abitanti del Mal ncarnazi zenio Jell'acqua. Tutti diffidano :[I che v; tomo agli stagni, soprattutto se r ul capo u scin- tillantc alla quale l'olio di lannca acida dh dei riflessi rossi. Ccrto, questo utensile serve lorri di riparo contro i raggi del sole, ina essi se ne servono soprattutto per attirare gli uomini:

.Si vcJe un recipiente Ji ziicca fra le corna Ji un ariete; ci si ineraviglia; 8 bello da vedere; 5 per imitarc i l sole. Ci si chiede perché un cosl hll'oggcttn, ccisi rosso, così bril- lante, si trovi su un :\ricce. Ci si meraviglia, si pensa che bisogna prenderlo per impcdirc che esso In rornpas.

I Dc)goi molta cura degli utensili. Alloru si slancia, e, come in un sogno, il reci.

pientc di ziicca, clic ha gih lasciato le coma, galleggia ora sull'acclii iando I'ii ce verso i geni che bed vono il s: raverso 1 .ic i.

[n q i i e s ~ ~ ~ Lrin,, si tratta"* ui iiianifestazioni terrestri; cerito leg :n localizzate parl ;randi monto- ni che at ragazze e vagano : degli specchi d'acqua aiiranrc ia stagione umida per trascinare le sven- turate fra i nenufari.

.Chi è questlariete?* domandava lo straniero. uÈ il grande Nomrno del ciclo, la coppia di Nornmo.» una coppia?» *L'ariete è i1 tnaschio, il recipiente di zucca P la femmi-

nmeli sol wrta tra . . .

, i come i degli aric ortano SI

onc del j

aganu in1 na ziicca

Prere con In colvrrti c i c i inorti.

n lianno l'uomo !

a, t rascir Iiigue att "a-

npruden e siie nar .... A : -

ano dei t slille rive - - - - - -

tirano le 1 l

Page 76: Griaule - Dio d'Acqua

I l $;inluurio e le Firiure della incciarn

na. È un ariete d'oro. Prima di ogni temporale, durante la stagione delle piogge, lo si pub vedere muoversi nella V&

ta celcsre..

CEiiropco prorcstava contro questa nuova complicazior Oro? Non se n'era mai fino a cliiel momento. «L'oro% disse i l veccliio *è un fratello minore del rame.,, Coro cra, dtinqiic, iin sortoprodotto, tin metallo di se-

cond'ordine. e111 realta- riprese Ogotemmeli « i l vello è di rame. E il

rame t i l fascio di raggi chc escono dallc niivole di piog- gia, cluando il sole è nascosto. I l rame P l'escremento dei geni dcll'acqua che si trovano nell'umidit3 celeste.))

Indugiì, a parlare dcl compito insigne dcl solc aspiratore di nuvole e clella mtrtarnotfcisi in ratne clei raggi luminosi defcciìti dai Nomnin.

aCArictc-Nonimov dissc *si rotola negli cscrcmenti.» Quanclo :ippiire nel cieli), prirt;i fr;i Ic corna un recipien-

tc di ziiccli. uConic una sona di fez che risplcinrlc clell'oIio rlclla I m -

neo nc i l l n .~ Qiicsro nrictc t' ;inche i l simholo tlcl sistemii della terra: .Il vas« ili zucca 8 i l sole. I l curpu li !a terrri; i l froiitalc 2

In liinii. I stioi occhi sono Ic stelle dcl cielo*. I l vello di rame 2 anche un vello d'iicqu:i, perchC il nimc

2 uti raggio uniidu; ei anclie UII vello di fughe, perchk l'ac- qua e la vegetazione hannn la stessa nanlra. a

*E il naso e la btxica manifestano la respirazione di tutte le creature della terra, perché egli, attraverso le sue zampe po- steriori, simboleggia tutti i grandi animali, attraverso Ic sul zampe anteriori, i piccoli, e, attraverso la sua coda, i rettili..

Ma il vaso di zucca ì. aiiclie il Noiiiiiio fetnniina, la don- na per eccellenza, i cui seni, sii1 corpo stesso della b t s t sono lc due cscrescenze della gola.

&L'ariete se lo rilette sulla resta per terierlo fra le sue cor- na che sono i testicoli e per penetrarlo con il fallo che si drizza siilla fronte..

ie.

Non appena si i1 cosi trasformato, il Nommo orina, col suo membro inferiore, le piogge e le nebbie. E attraverso il suo meinhro frontale lancia i l seme fecondante nella fem- minilità del sole, nella donna e anche nei semi sepolti nel suolo.

Ogotemmeli vedeva in tutto questo l'essenziale del fun- zionamento della vita dell'universo.

,,I raggi del s«len diceva asono'fuoco ed escrementi del Nornmo. Sono qiiesti raggi che danno al sole la sua forza. È il Noinmo che anima L'astro, P lui che E , in qualche modo, il sole..

Era difficile riuscire a intendersi su questa oscura affer- mazione. I l Nazarcno aveva un bel rivoltare come una pcllc e osservare attentamente questa parte della cosmo- yoni;i; non riusciva a trovare i 1 hcncfico spiraglio che gli avrchhc permesso di capire.

SI trovava cosl davanti a identits inaccercabili per un Rianco, per iin brav'uomo di pelle hianca dotato di ragio- ne. E si setitiva piacevolmencc umiliato ascoltando il suo inrerlc)ciitnrc chc faccvii dell'acqua c del fuoco diic ele- menti c~in~lernenturi e noti ccintrnri.

*I raggi di Iiicc c di calore attirnil;lT7c~~ua, la fanno sali- I

re. E, allo stcssii modo, solio essi che 13 tiinno ridiscendere sorto fortiin di pioggi;~, E itna bilona cclsa. Questo va-e- vieni per crcarc movimentci 2 una buoi1,4 cosa. Attraverso i rsggi. il Nommo dA e riprende la forza vitale. E questo movimento che fa la vita..

Il vecchio sentiva di essere giunto a un punto cniciale. Se il Nazareno non avesse compresi qiiesta questione del viavai, tioli avrebbe capito nient'altro. Quello che voleva dire era che a fare la vira non erano tanto le forze, ma, piuttosto, i movimenti di forze.

Riprendeva l'idea della spola universale: *I raggi bevono le piccole acque della terra, le piccole

acque delle pozzanghere senta profondità, le fanno salire e ridiscenderti in pioggia».

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Dio d'acqwa

4a non s tafisica.

ta dalla :eriore si! zcia ross~

terra scr< nistra las

r; e le dut

ra le ninl ua mi apl

ne raggii le; corre7 ma scia 3 dai suo .a traccia na gialla

Ingeva I( va, invec li quattrc

Poi collegava, senta più parlare dell'acqua: eTtare per fare salire; tirare per far scendere, questa è la

vica del iilondo*. h i poteva restare eternamente sulle vette della

me L'ariete era dotato di iuovimento; una t.otca sorto nei cieli, si muoveva e i estremita. Non era un orinante irnmobi e, acrtaver- so le nubi, lasciandosi dietro i 1 colori for- ma dlata vi; i zwcoli. La zampa ant clava un nera, [a destra una trac 2 altre, ui e una verde. Questa quadruplice scia è derta 'traccia del Nomino'. Si tratta dell'arcoba1eno:Ma l'arcobaleno giunge al suo termine. L'Ariete d'oro scende dai cieli e si tuffa nei grandi stagni della terra.

«Potete vederlo, durante un violento temporale, cadere nello stagno di Rananga, a sud di Ogol-Basso. Non l'avete visto?»

E il vecchio. tendendo la sua mano rinsecchita verso il sud, aggiungeva:

6 ke gialle gridando: 'i'acqua mi appard tiex narticne!'~

Il santuario e le pitture della facciata

(seguito)

veva din :udiosi dt sono diri

La figiira principale nella parte ( - a ~lla facciata rap- presentava dunque il Genio del1 l Nommo, nella sua forma prestigiosa di Ariete d' rame in un letto di stcllc. Ogotemmeli a u iin particolare che piid interessare gli st iiferi: .Le corna della bestia urvate. Esse pos-

sono assumere l'una o I1aItrd delle due forme. Ma le più antiche sono le seconder .

[,a fiirinata di miglio, sparsa siilla liscia argilla ctin I'aiu- rodi piiiine cli galline o di pentielli di peli d'asino, doveva dare I'iinpressionc chc il vcllo fossc fntrc-i di foglie. E, per far concinuamcnte tornare il pensiero sui lavciri della ger- ininaziontl, la coda, clie termina in iina testa di serpente dominava una diritta s p i ~ a di miglio.

Alla destra dell'anirnnle, due urine di passi, spesso ili ri- lievo, i no conte lamente i sandali del sa- cerclotc xario c I jei passi del primo uomo. Esse r a p p l ~ a ~ ~ ~ ~ a n o a n c h 8 untiuali della coppia Nommo. Poiche la parte inferiore del loro corpo termina con una coda di rettile, è siifficiente un sandalo per ciascuno; il de- stro pcr il maschio e il sinistro per la ferntnina.

Su ogni sandalo figurano otto macchie che ricordano i c h i disposti in corrispondenza dei piedi delllantenato Lebé nella tomba della resurrezione. Esse indicano ugual- mente gli otto antenati, gli otto semi e le otto pietre di al- leanza. Infine, esse rappresentano gli otto càuri che oma-

raffigurai r del sanc

mporant C tracce ( .A ,.fi..,4

Iestra de 'acqua, i or<-, o di nent icacc :i mamm tte o inc

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[io i sandali cerimoniali che l'impetrance calza il giorno della siia iniziazione al sacerdozio.

Sopra l'Ariete t. le stelle, tre linee orizzontali, una rossa, una bianca e una verde-azzurra, le cui estremità termina- no in una punta incurvata vcrso i l basso, simboleggiano l'arcobaleno.

Le pitture a destra della porta sono dunque una grande immagine dcl ciclo luminoso e foriero di piogge.

Gli oggetti o gli esseri evucati sulla sinistra hanno, in- vece, carattere terrestre. In primo luogo, un serpente che, a Sangn, i! i l Settimo antenato. E spesso rappresentato da una linea andeggiante, il sentiero dell'acqua, che si ritro- va a profusione sotto forma di linee verticali a zig-zag che segnano i l corso dei ruscelli della terra e la caduta del Nomtno quando precipita in pioggia dal cielo sulla terra.

Questo traccirito puU essere simboleggiato, ralvolta, dal- la figura di un« struzzo, i l cui corpo, formato cla più cerchi coiicenrrici, presenra iin disegno a spina iii pesce, e la cui andanira a zipzagI quando 6 inseguito, non è comune ad alcun altrci volatile della pianura.

Le linee n zig~zag si ritrovano anche sorto forma di scac. chiere verticali contcncnti tlei denti di sega pieni, in serie seinplici o doppie, giustapposti per le punte, il che confe- risce loro I'aspctro di clcssidrc nccatastatc l'una sull'altra.

Nella parte alta della facciata, come risccintro al vaso di zucca della parte destra, immagine del sole, E effigiata la luna, piena o al quarto. Essa, collocata nella parte sinistr: 8 un richiamo alle regioni celesti. Nella parte rimasta li bera della parete, figurano,, senza iin ordine preciso, diva si oggetti e animali cuttuali: - i l bastone forcuto del sacerdote, simholo, a un tempo,

della virilith e della femminilità. L'uomo è il corpo del ba- stone, che arriva fino al petto; la donna è la biforcazion terminale, in cui I'officiante appoggia l'indice, effige dc mascliio; - il sedile del sacerdote, spesso raffigurato da un cerchi!

pieno contornato da una circonferenza;

- il bastone diritto e corto dell'antenaro da cui proven- gutio le niaschcre; - i ganci, che figurano, d'altra parte, realrnetite siilla ter-

m m : - i bastoni di lancio, siinboli dei bambini che la famiglia

desidera e che costituiscono ui-i doppione dei bastoni veri che pendono dal frontone; un bastone di ladro rituale, il ciii manico 2 decorato da una greca, la cui punta ricurva è spalancata come una bocca dalle labbra rosse per ricorda- re che essa ha tenuto i l petto di sole rubato dal fabbro; - le tappe; - i Fippoli di miglio grosso e le spighe di piccolo miglio; - I'aiiimalc interdetto del czilro dell'antenatri a cui Jed

dicato il santuario; - liti niontone o un pollo, vittima ciiinirne dei sacrifici

offerti siilI1;tltarc; - iin uccellci acqiintico, che ricorda le ricerche del sacer-

dote, qiiando, prini:~ clclla sua ordinazione, dcvc esplorare gli srrtmi c i torrenti per trclvawi lo pietra di alleiinzii nn- scosta a11~ morte del sii« prcilecessore; - iina rarrnrupi, immagine di qiiclla, grande o piccola,

che ogiii fiii~iiglin passicdc. In caso di assttnta Jel patriar- ca, i? essa che lo sostituisce per 1:4 consum:rzionc del primo boccone dei cihi n del priino sorsn d'acqria qiiotidi;irio. 11 disegno della cartnrtiga ricorda il patriarca; tiiir ricorcia nn- che che il giiscio rappresenta la regione ahitnn dal Norri- ino, cioè la cavita del cielo. I discgni a losanga clells coraz- za simboleggiano la facciata dell'abiraiioiie del genio. la coperta a scacchi del morto, e le linee a zig-zag, sentieri della pioggia.

Spesso, sul pannello di sinistra, sono disegnate delle maschere, come la 'rasa a pii1 piani', 'l'antilope cavallo', 'colui clie spiega le ali nella boscaglia'. Si tratta di ina- sckiere di legno, accessoti maschili che contengono più forza dei cappucci intrecciati.

Se qiiesti ultimi contengono iina bcnefica iimidità per- che sono confezionati con fibre, le maschere di Icgno

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Dio d'itcqiia

,be comp uesca sc; u , l ; ,...*e

sono ancora più umide, perché traggono la loro umidità tanto dal legno nel quale sono scolpite quanto dalle fibre che rivestono coloro che le indossano:

,<Avendo più umidità, esse sono in più stretto rappott con il Nomtno~ .

Sopra la porta del tempio, si trova dipinta una scacchie- ra di quadrati bianchi alternati con quadrati dello stesso colore dcll'argilla della parete. Secondo la regola, essa do- vre t rrendere otto strisce, una per antenato.

C2 acchiera è l'iminagine per ecrellcnza delle 'COSL .-,L r iurotO tnondo' e, sopratcucto, dell'ambiente e de- gli C isilari dell'organizzazione umana.

Es leggia: - ia Luycr ia del inorto, con le sue otto file di quadrati

neri e hianchi che esprimono la moltiplicazione delle otto famiglie; - ia facciata delle grande casi, con le sue orcanta nic-

chic, dirnore d e ~ l i antenati; - i campi coltivati, tessuti come la coperta; - i villaggi, con le loro viiine che fiingono da cuciture,

e, in iù ampio, tutt:i 13 regione abitata, cfissodata e utili :li uomini (vedi fig. l l ) .

121 scacchiera, come \a coperta. mostra gli otto antenati. All'interno clel santuario, o macchia rossa che

rappresenta il fucxo della fu< o dipincì, a destra della porta pr chi esce, un s e t l > ~ ~ ~ i c , ~imholo dell'Otravo antennri~, e, a sinistra, un coccodrillo, immagine del più vecchio membro conosciuto della famiglia.

Quest'ultima regola vale per Sanga. Ogni regione fa rappresentare l'immagine degli esseri ai qurili è leguru.

Sulla facciata del teinpio, con la farinaca di miglio e di riso, viene dunque dipinto il sistema del mondo, con gli esseri e gli accessori celesti e terrestri.

i4i'ucilitii del disegno?» disse Ogotemmeli. *Esso aiuta le piante, aiuta la germinazione.

La vigilia del giorno in cui i l sacrificatore intinge i suoi pennelli, le spighe della semina vengono esposte sulla ter-

~ltre alla :iiia, son

m .

I ho mai ion ho m

:\le pitru Il'ariete

. l - - -.. I

visto- di: iai visto i

. l

,sono essc lzione l i r m ."..l*.-".

razza, simbolo del campo primordiale.)) Si tratta di pren- dere i semi ancora vergini, all'aurora del ciclo dclla vege- taziotie, e di includerli nel ciclo universale, nel inovimen- to delle nubi e degli uomini.

Ma una dotiianda bruciava sulle labbra dello straniero: *Non sse ~l 'anete disegnato su una fac-

ciata. h Jn templo conforme afla regola.. «Non so. rispose 1 1 vecchio «chi potrebbe oggi disegna-

re l'ariete. Se io vedessi! ... Non ci sono più teinpli dipinti secorido la regola. n

In primu luogo, agisce I'ignoraiiza. I l sacerdote e il suo sacrificarore pos :re molto giovani e aver riceviito soltanto un'istri nitata ai riti del loro culto. Sono inolti coloro chc I ~ , I, ,I .,LICI una grande parre della siinho- lngia dl rc e, in psrticolare, l'esistenza dell'imma- gine de :eleste. Ma ancric ac ia regola fosse conosciutn da alcuni sacer-

doti, essi conrinuewhlier Infatti, clal iiioniento C efficaci, e reca-

no ai cereali un hcneficic.~ cnncc) niagginrc qiinntci piii sono complcce, I'eseciitore ha intcrcsse :I non h pa ino- stra, per iioii esscrc imitato da vicini ch avida- mente riittn qiiello chc serve a cocrringere o a ~iandirc Ic potenze celesti.

Pct questo, egli b della siia facciara iina specie di rebus a uso <lei profani che vi riconc)scnno appena qualchc dct- taglio.

Q u a ~ t o ai suoi cdleghi, essi noil vi trovano che le ftgti- re abituali, a esclusione delle pii1 importanti.

Ogotemmeli non era molto esplicito su queste questioni e fu necessario cercare altrove.

,n d non! hc le piti

- . . . - . -.

seguirla. :ure sono . - -. - -

irne rrop C spiano . 1 l_-

Dal momento che l'intenzione e, soprattutto, Ic paroIe del rito svolgotio un riiolo essenziale, si può supporre che I'of- ficiante, dipingendo delle immagini comuni, vi metta mentalmente e verbalmente molio di più di quel che non tracci la sua mano.

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Il santiierin c Ir p~fture della facciata (~cfwiro)

Ma, più dell'ignoranza o della diffidenza, gioca qui un fattore propriamente religioso che agisce in senso contra- rio all'espressione, sopprimendola, e costituisce l'ostacolo pih serio alla diffusione della conoscenza: una grande ri- servatezza, fatta di rispetto e di timore, quando si tratta di proriunciare i nomi o di disegnare le forme delle potenze soprannaturali.

È noto che non si può pronunciare il nome di un assen- te senza provocare importanti movimenti nel mondo in- visibile. La spiegazione che gencralnicnte si dà di questo fatta 2 che. pronunciando il nome, si evoca la cosa O I'cs- sere chc.,lo porta, lo si obbliga in qualche modo a presen- tarsi, il clic non I? privo di inconvenienti.

Ma non si 8 insistitci ahhastanza sulla rigioric per la qua- le l'essere accorre a1 richiamo del suo nome.

Gettare iin nome significa gettare ui.ii1 fcirina, un SLIP-

porco, e In foriii;i niigliore e il siipporto più adatto n rice- vcrc la forza vitrilc clcll'csscrc.

Gettando l;r p;irtnl;i, l'oratore crnttte unir forzii che pro- viene d;i lui, i' porcac;i d:iI v:ipow clic escc dalin siin hocca c si confonde con clricscci v:ipore. Ma questa forzi1 non fa che prefigur~re qiiell;i dell'i~ivcicat«, essa I:\ inforin:i e Ic: d' ;i voce.

E questa forina, chc t I;i miglicirc p t r colui clie ne t' cliiatiiato, ì. come una trappola tesa alla sua forza vitale, I'ohhlighcrh a ctrmparirc, a sorgere dalla voce.

Lu stesso si puh dire clcl disebmci. Sopratturro se la rnate- ria coli la qualc si dipinge 6 efficace, soprattutto se Ic pa- role che accompagnano i gcsti della mano sono esplicite e obbliganti.

Per qiiello clie riguarda i noini, queste idee conducono al silenzio e all'eiifernismo. Per quello che riguarda le pita ture, esse portano all'aholizione della rappresentazione. Come non si pronuncia rnai i l noine del genio dell'acqiia, cosi non si disegna mai la sua immagine. Sarebbe, rispctto a lui, iina grossolanità: rapprcscntarlo significherebbe ob- bligarlo a presentarsi, come se si proniinciasse i l suo

nome. Significherebbe turbare i suoi piani, intervenire nell'ordine delle sue attività di Monitore dell'Universo.

E drinquc opportuno, per ogni sacerdote, di non traccia- re sulla facciata det scio tempio che le figure che si riferi- scono al suo Binu e quelle il cui uso è generale e noto a tutti.

Così l'artista dipinge alla rinfusa, intorno a un ariete in- visibile, signore della germinazione, dal vello di foglie e di rame, tutta una serie di accessori celesti e terrestri, nei' ,quali solo gli iniziati possono decifrare il sistema continuo del mondo.

Page 81: Griaule - Dio d'Acqua

I l cului del M

UICIOTTESIMA GIORNATA

Il culto del Lebé

Era un giorno di mercato, e già s i annunciava l'abituale fermento.

Alcuni ragli, prima notturni, poi mattiitini, avevano scosso l'uccidente. La spianata del mercato si era svegliata alla luce come ogni giorno, ma vestita di agitazioni preli- minari.

Iii c;isa di Ogoteiiitneli, si teneva consiglio commerciale fra i l padrone e un uomo di buon senso accclccolato sotto

iricarlo d volta, h

- - -- -L -.

l i compc rarc la te una test

- - A - -

le nicchie degli antenati. Koguein e lo straiiiero si ermo sediiti ai loro posto abi-

I

tuale, ascnltando I du L.

~Ogotemrnel i~ disr in *annuncia di voler mari*

giare una testa di bue. r 1'1 ld1Co chiariinre Dyugody@h per inc: w a . 1)yugodyCh spicga che, una .a 75 franchi, che l'ha (atta ciiocere, Lne na nizingiaco n snzieth e ha pcii rivenduto an- cora per 91 franchi di carne..

Il ,padagno k insufficiente^ diceva Ogottinmeli. Ristigna comperare la testa da un altro uclmo, per aver-

la piìi a buor ). » 1 Uli'alcra p era quella di ingiuriare il macellaio

che aveva venciuto a un prezzo troppo elevato: «La prova che lo merita» disse il cleco uè chc una volta

ho cornperato da lui una testa e quattro zampe di buer. Le aveva messe dentro una peIle e il macellaio gli aveva

rubato una dcllc zampc: <<Tornando a casa, ho trovato solo tre zampen. Bisognava diffidare di questa specie di uomini. 1 *So* prosegui *che uno dei miei fratelli ha comperato 1

un bue vivo e che oggi lo rivendcrà. Bisogna domandare a l

,odyeh cc esso maci C C,-,,L.

Ci ho p cora mer > n,-.----

e se parla :i mangk

lui la testa. Con lui, sarà sicuro. E, inoltre, malediremo il falso rnacellaio.~

Tranne che sulla maledizione, Qugodyeh era d'accordo SU tutto:

*Non vale la pena. diceva -di guadagnare meno di cin- quanta franchi dopo avere avuto il sole sulla testa per tut- ta Ia giurriata c aver fatto cuocere una testa di bue per sei ore».

Ma, quanro al falso macellaio, tioli Ic) avrebbe maledet- ta e si sarebbe limitato a it-isulrarlo.

eAnclilio avevo competato una tesla di bue a l 10 fran- c h i ~ disse Dyug ~n~edandosi, com~ isse a se stebso, edallo st~ ellaio. Dopo aver< I ~ O , l'ho rivenduta per 8, I I ~ I I L I I ~ - HO forse mangiato per 25 fran- chi? No, appena per IO! rw! n

L'uomo brontolava atil itrc traversava il cortile. aMaledicilo!s gli grido ~,~r>rcrnmeli. Maledicilo per -il

parente impastare! * Era la più irreparabile delle maledizioni. L'uomo si volse

e disse: *Basterà ingiiiriarlow. Poi sputb sul muro e oltrcpasst', !n soglia. Ogotemmeli abhnss0 I;i vocc per risponclerc a1 Nazareno

chc lo iva sul Lehé, siil suo culto attuale e sul suo sii~ercìc ~ o n .

L ' H O ~ ~ , ~ (ir~iiava lì accanto, Jietro i g ~ n a i , e sarebbe stata un'infamia essere uditi da sopra i l muro d'argilla. Quella era la sua casa patema; la sua residenza sacerdotale era situata in Qgol-Alto.

I l Bianco conosceva per grandi linee il culto di questo decano degli anrenaii, ingoiato dal Settimo Nommo, e Noinmo lui stesso, Ottavo Nommo confuso con il Setti- mo e tiittavia da lui distinto.

La sua pietra d'alleanza era uscita dal suo cranio, cd era l'insegna della sua preminenza sulle altre otto pietre prln- cipali e, naturalmente, su tucte le pietre più piccole, cm- blema degli antenati venuti in seguito. Senza entrare nel

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Il criltn del hbi:

labirinto delle questioni territoriali, nelle dispute senza uscita, nei problemi di priorith personale, familiare o tri- bale, nelle deduzioni infinite delle ascetidenze, dei diritti e delle pretese, si poreva dire che vi fosse un Lebé per ogni regione, con un sacerdote che non era altti che l'uo- mo più anziano, e con un altare che, per Sanga, si trovava nella piazza pubblica di Ogol-Basso, in un luogo che nes- sun profano poteva calpestare e al quale gli officianti a=- cedevano soltanto nelle occasioni solenni.

Questo altare, a forma di ombelico, non era fatto di t:er- ra comune. 0, piuttosto, la sua terra aveva ricevuto, al inoinento della fondazione, una forza che gli veniva da lontano. Da lontano nel tempo C nello spazio.

Il LebC dei tempi mitici era srato sepoltu nel campo pri- mordiale e gli uomini, quando si trovarono troppo allo stretto nella loro regionc, dccisero di portarne i rcsci nelle iiuove terrc che pensavanci di scoprire.

Qiiando scavarcinn la tomba, il più nnziano di essi vi ttovb Ic pietre di alleanza r iin ~ r a n d e serpente vivo. Que- st'iicirno fu chiamato Dyon, ci<+ 'colui che scava'. Dyon pcnGxhe qiicl1:i doveva essere iinii huona terra. dal rno- rnentc) che uii ccirp(.) niorto vi aveva riacquistato vita. Pensò anche chc, prendendo iin poco di qiiella terra, avrehhe potuto portare: nelle regioni fiitiirc un lievito di restirreziotie, impregnarle dell'essetiza aticescrr~le.

Munito di iina zolla di rcrri?, Dyon, segtiitci dagli altri, si allontanb atlraverso sentieri misteriosi che passavano sot- toterra. Era seguito dal serpente, forma vivente dell'ante- nato Settimo c dcl Lche, che portava sul cranio, in una fessiim lonyituclinale, una spiga di miglio.

La marcia sotterratiea giunse al suo termine a sud-ecc dclle falesic, dove Dyon uscì all'aria aperta dal cavo di un bambù, come attesta l'insegna che diede ai suoi discen- denti:

'Scavarori! Spuntati dal cavo di un bambù!' Alrri uscirono dalla terra ad Amani, ai piedi del dirupo.

Un altro ai piedi del picco di Barnba.

Altri, seguendo la strada normale, avevano preso la srmsa direzione e avevano raggiunto i primi.

A Kani-Ronzon. a sud delle falesie, ben-Scavatore fon- dò il primo altare del 1,ebé: la tema trasportata fu messa alla base di una pietra diritta che fu poi ricoperta d'intonaco.

In seguito, ognuno dei capi dell'emigrazione prese un po' della terra dell'edificio e fondo un altro altare più lon- tano, che servi da punto di partenza per altri spostamenti. Così la forza del cainpo primordiale si propagò nei campi dissodati, respingendone I'itnpurità e favorendo inse- diainenti degli uomini.

E il serpente Lebé, presence in ogni luogo, unico e mul- tiplo coti~cr un Dio, seguiva ugni fondarorc.

I'rr qiiesro, a nord-est, sotro i l tavoliere roccios<i di Ogol-Alto, si pareva scorgere la caverna detta 'dellc llon- ne Mestruate', da dove egli esce ogni sera, C, ad Est, quella detta 'dcl Raobah di Dio', nclla qiialc cgli fa ritorno all'al- ha. E, per qiiesro, coloro che non hanno gli occhi degli uotiiini comiini, potevano vederlo t:ilvnlt:i, nei giorni di gr:rndt. calura, acciniiih~llato, color hruno hrillnntc, nel solco cletto 'Iiiogo tli r ip~so' , che gli iiornini 1;qsciano nel campo del siici sacenlote.

I l su(j cotiipitci cnorme. Asse delle germinnzioni, prci- rettore dellc placente, prc~vveditotc dclle forze della vita, le sue opcrc sonci quotiilinne, C si inrensificslio nei pcriocli critici.

*Ogni notte- disse Ogocemmeli *egli si reca dal suo sa- cerdote, I'Hugon, attraverso il sentiero occidentale che sepam Sodarnrna da Ih. All'alha, rientra da cst tra (SuZii- ciiimrnan c Do. Per questo I'Hogon deve restare in casa diirante la notte e tion esce mai dal villaggio.»

.Che cosa fa in casa delllHogon?* Ogotemmcli fece una lunga pacisa. Poi, a voce ancora

più bassa, disse quello che tutti sapevano, e ci05 che i l Jxbe leccava il corpo delllHogon.

*Così* bisbiglih *gli dA la forza di vivere per un altro giorno. P

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Dio d'acqua I l culto dcl LeM

E questa forza piova a tutti. I-'Hogon è come un rappre- sentante del Serpetice presso gli uomini, e un rappresen- fante degli uomini presso il Serpente. Egli ha la responsa- bilità delta somma di vita necessaria agli uomini e al terri- torio.

Perché nella saliva del Le& risiede la forza dell'umidità, i l vapore sonoro che ogni bocca emette. Per un incero giorno, il vecchio if walmaco di parola.

ualche st

:i griin frc . ...

e l cieco ,umore di .-,-.. : .:I

diventav elle viuz2 ..--! 1: _

rttimana :tta, iivvc v .

inio fino ~iritillanl - - L . --.

negli an nessun si

I I

L: a un soffio; si arrestava per asc< :e, per indovinare le presen- ze, pci pcriclirirc I aiierizr ui colore, che spiaiio in punta di piedi, i Lmcca aperta, geli degli edifici.

u È per questo che udore deve colare siil corpo tlelllHogon. Esso porterenne via le forze. E se il sudore esce d d corpo, viiol dire che e ~ l i ha ingann:ito il Lebd, in- franco i suoi divicti. La saliva P forza vitiik. Questa forza scompare se il divieto viene infranto e I'H-ioeon tni1ore.v

Q a- ta il .z- znzionc dcll'i-lognn G. I I L ~ L I . C "VCV. , ! r r i t , , i ~ ~ ~ ~ J ~ K I vai , ltt preciiuz ioni i rse per c n* cc ogni fntic: chio, do1 n- sacratu ncilc: Liivcii ic '11 nurinu Ses6, cr;i sraco porraro ;i

schiena d'uc: :il siio tempio, attraverso un caos cli

prima, i i

mica nll' l; \l?-..

-I state pr .e. I l veci % . l: v..-

na delle 1 'iiltirnn n ... m.. <..e.. ,

si er;i rec Il'introni ,.-a-....-..

vitarr al1 )o essere

'iinpetrai stato coi

--.--L-

rocce C tra SI :i precipizi che nvtchhero fitto esica- re anche uno cnc marciiisse sulle siie garnhe.

Interrogato su questa pratica, Ogotemiiieli dichiarb che, oltre alla questiotie del siidore, c'cra qticlla del contatto con il suolo.

*Se egli :avesse toccato i l siiolo, turto i l miglio sarebbe divenuto rosso e secco,~

Avrehbc bniciato la terra. Perclié I'Hqgon, che procede in qualche maniera dalla

natiira del Le&, dunqiie dal Nommo, dunclue dalle po- tenze celesti, Junque dal loro fuoco (i grandi Nommo sono i fabbri del ciclo), dunqiie dal sole, non deve circola- re a piedi al di fuori del territorio che gli è riservato. Que-

., . ina sopra Iell'Hog~ - . . - . . - . - . .

ittutto al ,n con d ,."̂ ,,Il

. Nessun Li ai piec m,. "A- L

sto territorio comprende il villaggio e la zona esterna ai mliri di cinta nclla quale si avventura i l cioè, clualche decina di

«Ma I'Hogon nc )be bruciare anche il villaggio?» «Sì! Ma egli P O L L ~ , JO..\lalii Il sandalo è riservato ai sa-

cerdoti, i o può entrare in casti C li. Allo stesso rncnfo, nessuiiu c 1 I L l i l 1 I c L l d . l U L I L L d l l I i l l ì a piedi nudi; percli6 il fuoco della f~iciiia ii stato rubato al cielo. Esso è sole, come I'Hogon.))

*Mettere dei sandali, significa credere di essere il sole. disse il Bianco. *Ma perché essi impecliscont) R chi li por- ta di incendiare la terra?.

4 1 primi sandlili crnno di ferro. Non di rame, che t ac- qiia c , ritiche, raggio di Iiice. Erano di ferro, perché i l ferro 2 colorc Jcll'ombra.~~

L'orrihr:~ fresca. Essa P asscnzn del sole. Essa aiuta a lot- t i~ic cnntrci di lui. 11 fcrrc ell'ombrn ii iina biion;~ protczionc per la cerr;~ a d;i piedi cli fuoco. Sul- I'alropinno, n Nnndtili, il siiceriiote, durante i l miniito sii- premo dellii cansacr;iziotie, cliiiindn si è tota :lenti- fiaato coti il Ncitnmo, calza i tliie sandali che si t r o v : ~ ~ ~ ~ s~iII~alri?r

Mn quelli riun ,e i primi hnlhettii della teciiica dellii niarcia. C'( no di sandali cori~oili, flessibili come il piede. 1 primi Lirotici tiigliciti nella pcllc ormai lo- gord dcl iriantice della fiicina. .Fu il grande Notnnio a far conoscere il cuoio, perchf la

p l l c avc uto il fuoco rubato al ciclo. al momento della clis fabbro siilla tcrra..

La pelie era aiinquc a prova di fuoco. Era fuoco essa stes- sa, o meglio, era stiìta iiiitnunizzata contro il fuoco. Era IO schermo per eccellenz\ tra i l piede e il suolo da proteggere.

Così i sandali (li ciioio permisero a coloro che partecipa- vano all'esstnsa di caiiirr senzn nuocere alla gerii 2. Essi erano loro I e nes-

*Lone. suno poteva port~11 11 3 ~ ~ ~ ~ d commettere un'usutpa,

:va ricev cesa del I 5 1

celeste n i nazionc .-A: "A-..,

) culor J Ipestatn

lla terra riservati,

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Un altro oggetto accessorio proprio dellBHogon e manifesta l'origine del suo potere 2 il berretto rosso.

*Il berretto rosso è come un sole sulla testa deIl'Hogon, Nessuno a Sanga, all'infuori di lui, può portarlo.»

Koguetn sorrise: "Quand'eru nell'esercito- confida allo straniero .(mi to-

glievo sempre il mia fez quando arrivavo ni confini del villa&&' "LO.» -_ <<Se l'I-Iogon non esce dal villaggio, 2 anche a causa del rame.>)

Qoando uii tlopon miiore, gli vengono passati intomo alle caviglie e alle braccia degli anelli di rame. Questi snelli provengono dal paesc delle origini, dal campo pri- mnrclialc, dalla tomha del Leh6. Sano fatti del metallo di fccarii dal Settimo dopo In clegliitizinne.

Ogotcrnmeli spiegava di niiovc) igoriEine del ranic: .(I riiggi chc criclono dalle nrivolc si trasformano in rame

toccando !:i terrii. M;\ non all:i siipcrficie. Ncl profondo ciclln rcrra, trc)ppo in profc~iidit,? p r c h é li iiotnini possa- no trcwirrln. 'Qii~llii clcl [,eh6 ii sr:itò scoperto prchir crs in lini1 tornhi scRvnra~.

Gli nnclli forgiirti col irizc;illo sonn prc.ipriet9 del Lchti; I'Hcigon nc P oriiato ;il momcnrci Jclln scpolttiri i, essi gli vengonci tolti, per essere consegnati n O

siiccessore, rnil all'iiornv piìi ;iiiziano suhito ilopo qiiest'ul- timi), C che snG, n siin \~<~ltii, noininaro cltiaiido il posto si relicler:~ nizovanieiitc v:icAnto.

Ogiii Hogon, Jiiiique, durmte il regno del suo predcces. sore, Iia conservare presso di sC gli anelli. Egli si P impre- gnato di ratric.. E, quinili, conle rnrne e, per questo, noli pirh attraversare nesstin corso cl'acqua. perché questo i?, appunto, uno dei piìi k~andi divieti clel Nommo. I1 Nom- mo' che è, in qualche tnodo, rame per I;k sua csseiiza ccle- ste e luminosa, riprende tutto i l rame che si trova a passa- re sui luoghi acqiiatici che gli sono riservaci.

I , tna, po ion al su

CEuropeo comprendeva perfettamente tutte queste rap- presentazioni e questi modi di manipolazione dell'invisi- bile da parte degli uomini e degli uomini da parte dell'in- vi~ibile. Ma pensava a coloro che, dall'estemo, avrebbero un giorno avuto la curiosità di studiare la metafisica dei Dogon e, ogni volta che gli si presentava l'occasione, get- tava qcialche pietra d'inciampo in mezzo ai discorsi nei cluali i1 cieco tesseva la trama dcll'universo.

n Il Nnmmon egli disse *è proprietario del rame, è rame e defeca rame. D'accordo. Ma potrebbe riprendersi il rne- tallo sempre c dovunque, e non soltanto quando colui che lo porta passa nelle vicimcinzt: delllacqira.»

.Noti vi ho forse giQ detto che il rame 6 anche acqua? Passare con questo mctallo in prossimith di certe acque si- gnifica rischiare di vederlo tornare ad esse, rischiare di esseril trascinati in questo ritorno.

Infatti, sc il rame 5 Icgato al Nommo e questi 8 acqua, liquido e inctallo haiino la stessa essenza.

E OEntcmineli riprcndcva la spiegazione concreta dci

1 fc~~ì~lriirienti del pensiero docon: *Il solc i! iina terracotta circondata dn iina spirale di

rame portata ;i ii-icanrlesccnza, chc gli iniprime i l suo moto diurno e dh viti) e luce all'uiiivcrso. I l sole come rime in fusionc. Ne P prova il fatto che, sotto l'azionc del fuoco, i l mctnlIo getta raggi ~imili a qiielli tlell'astro. Ma questi raggi, ve l'ho gih detto, aspirano I'iiniiditli e forma- no le iiuvolc. Essi sono i scnticri dcll'acqua, sono acqua essi stessi. Tant'P vero che si vedono salo nei periodi di calda foschia e Ji temporali. Per questo i raggi solari sono detti ménn di, 'acqua di rarnc'n.

Il Bianco saltb volontariamente di palo in frasca: ~Mgndi 6 anche il nome di una montagtxa*.

I. Ogotcmmeli sollevh i l capo. Decisarncntc, doveva pen- are, i Bianchi sono talvolca meno sciocchi di quanto im- maginino comunemente i Neri.

«Sì. disse. «Gli ignoranti dicono Menti. Ma 5 M e d i 1

che bisogna dirc..

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id. Esse v ngo cam8 9 .-

inc, ccin u ul'ritilitti

1--

Sanga. 1: :averso I;:

I I Mendi s'innalzava come una cupola sugli altipiani settentrioiiali non lontano da Tintam, a due giorni di marcia da 'Europeo l'aveva scorto qualche tempo prima, atti i caligine arida, gonfia come un soffio- ne che stia per scoppiare.

.Lo si chiama Acqua-di-rame perché contiene del rame e perché da molta acqua. Per questo le anime dei morti vi si recano prima d'intraprendere il loro viaggio verso i l SU 'i fanno provviste che bevono nel loro Iii iiiino. È quella la rvista d'acqua. »

Lkuropeo si ricordava del ~omrriento di un informatore, davanti al1 ?na:

«Le ani11 mi vi vengono in massa. Ecsc si riccal. cano a MG~iui. n piedi, a cavallo, sui htioi. Ora esse arri. v3 lei camion grrniiti per cerc tua..

del Noinmon concltise O cl i ic2 anchc di aver uaro agli iiomini il rame.,.

a monta{ ie dei mr -4: A -

t di rame loro pro\ - - - - ..

[)lCIAh.IOVFSI.MA GIORNATA

I1 culto dei Binu

:erche cn avevanc

allora pi

u

riti furor m e spiri) -I-_ . I -

~nilottc n o fatto C ibblicatu nu onora iati e di ; hanno v

avvenne i periiiess .:.*,-...,-. i l

-

sconosc i x te , ven

esco pseu irecchi ai

I e rende ~lcutii uc issiito ne o, dop) I niodcrn; nmento

lici e gli : inero in

i. n:.

propizie )mini pn :l solco d

:ione del ?do, era : i i erano

L'istituzione del Lebé si poteva considerare come i l cenrro del culto dei Bitiu, di qiii idci-toternisino al quale i

Bianchi pensavano da pa nni. Le ric ei corso di questo nuovo soggior-

no non he confermare ciò che era stato

fi.nc.i ad dal griippo dei ricercatori. I l culto dei Rii ai vivi le anime

degli orto antcr :stigiosi che nel

corso del tcrnpo ei primi - .. otco. L70po irn lungo period la rivela2

parcila e I'orgnnizzazicine 3 del moi la inorte. Fino a cliiel ini !li iiomir tali o, almeno, s , i31 termine di una Iiinga vita, un;! mcttarncirfosi coi e a qiiella 'legli otto grandi. Essi si recav:inn al formicaio e vi penetravztno, I;isci;rndo sull'ori- fizio la sctdella a tcstirnonianzn dcl loro c c i p . Ma, inve. ce di assumere la formii cli Nomrno e di salire al ciclc), essi rest:ivano sulla terra.

Quando sopr: La mortc, solo ad alcrini uomini malto vecchi f i io di trusfotmarsi sccondo la rego- la. Gli altri se eli^^^^^,, ciclo della distruzione dei corpi; e nuovi io istituiti per procedere : amento delle fc tuali liberate al motiienco 1 rce.

A partire ua uuesto momento. gli iiomini turono sotto- posti a pericoli antenati, che non aveva- no subito la mc loro aiuto, tornarono tra

n loro, da cui il loro nomc ai Dinu. Per manifestarsi, il Binii appariva a uno dei suoi discendenti sotto forma u .animale e gli consegnava una delle pietre di alleai guÉ) trovate nella tomba del Lehé. Queste pietre erarai

all'ordin! della moi

la terza apparsa immor-

rrnaria o nza (du- . -----

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state trasportate dagti anziani durante le loro migrazioni, o erano state lasciate nella terra, e, per vie misteriose, era- no giunte fino all'attuale paese dei Dogon.

Munito di questa pietra e dei diversi accessori che face- vano parte dell'armamentario dell'antenato, I'iiomo eletto edificava un santuario e fondava iin culto di cui diventava sacerdote.

Prima di morire, nascondeva la pietra nelle forre o ne- gli stagni, c il suo successore, posseduto dal Nommo C

dallo spirito del Binu, si metteva a cercarla, girovagandc fra le rocce e frcigando Ic acque, fino a che non l'aveva trovata, dando così la prova della realt2 della sua voca- zione celeste.

Ancora oggi si incontrano nei villaggi questi uomini da- gti occhi scintillanti che ahhandonano a volte i l loro la- voro o si levano a nocre fonda per consacrarsi all'instan- cabile ricerca che Juta spesso dei lunghi anni.

E l'Europeo aveva potuto veclcre, nel quartiere di I ) (>- clyu Orecchio, I'aspir~nte al sacerdozio del Binu Ogoine, uno dei ragazzi più incelligt.nti e più isrruiti d i Sang;~. Egli suhcntrava in un ciilto i [ cili ulciino sacerdote era niorto tln più di un secr)lo. Da altora, nessuno aveva ritrovata i l inaceriale rituale.

Obmi famiglia che fa parre di uiio degli otto gr;indi ruppi aiicestrali ha un Rinu che appartiene al rispettivo gruppo. . Questo antenato pui, esscrc comune a piii famiglie sparpa- gliate chc formano un iniportante raggruppamento. Piib ariclie succedcrc che i l corredo di un santuario sia stato diviso fra pii1 famiglie.

All'cpoca della seinina e del raccolto, vengono offerti al Binu sacrifici regolari. Si matta, per gli appartenenri al gruppo, di beneficiarc della forza dell'antcnato, forza viva per eccellenza, perché egli non ha sub'lto la rnortc. -

Fin dall'inizio delle ricerche, che risaliva a circa quindi- ci anni prima, la squadra degli studiosi ci era interessata a questa istituzione.

Le apparenze erano convincenti; gli animali sorgevano nel motnento cruciale.di un mito, sputavano le piene d'alleanza ctie avevano ricevuto dall'antenato e diventavano, per que- sta, interdetti, 'tabii', come si dice nel .d i r europeo.

Alcurii sembravano svolgere un semplice ruolo di ausi- liari, di messaggeri, di salvatori. Altri, invece, si confon- devano con l'antenato stesso; i l mito del Binii Tiré, antc- nato della famiglia di Ogoternmeli, i l cui quartiere di ori- gine è Snclamrna, a Ogol-Alto, ne era un esetnpio.

L.';inreiiato, ormai vecchio, era solitci cuscodirc i bamhi- ni nella casa del figlio maggiore iiieiitre gli adulti si trova- V;IIIO a1 lavuro. Un giorno, egli si trasforrnb iii serpente e sp;iventci i barnhini; ina, al ritorno clegli uomini, riprese i l SUO aspetto norinalc, c! si credetre, pcrcicì, che sì trattasse di imiiiagiliiizioni infantili.

Tt~cravia la cosa si ripete, e il figtio inaggiorc, tcirnatido irinspcttat;imetit~ dai campi, sorprese il vecchio in piena rnctiirnorfiisi. Qiicsti, verfiognnnclosi 'li essere stato scci- perto, si trasformì) iii antilope cavrdlo per fiicgire pii1 in fretta. Insegiiito dnll'iioiiio, si prccipitii versc., 1:i caverna detta Kommo Daiiia, n siicl-ovest degli Ogol, e vi si nd- denrrh.

L'uomo, non osnndo seguirlo, restò sulla bocca della ci- vrrtia, ascoltando i l suono decrescente dcl galoppo della hestia chc si pertlevn nelle viscere della rcrrs. Non scn. tendo pib niente, stava gì.:\ per nnciarsene, quando uriì uii minore che diventava scnipre pii] forte. I1 mitiore divenne iin ronibo, ingrandì come iina cempcsta, t: un'onda cnor- me andò finalniente a ronipcrsi, dal fondo ilell'antro, ai piedi clel l'uomo, per ritirarsi un istaiite dopo.

Guardanclo a terra. I'uonio scorse una pietra lasciata dall'unda e che era il segtio d'alleanza clie il vecctiiu ave- va abhandonato prima di scomparire nell'altro iiiondo. Egli la raccolse e l'affidò, in seguito, a un membro della fa- miglia che si rivelò dallo spirito dell'antenato e del Nornnio e che divcti~ie I l primo sacerdote del Binu Tire di Sodamrna.

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I l culto dei Rinti

ste dai sc gli indigt . - - - - .-

iservata empre ca

. .

:ni stessi C - - - - -~

nel ciiltc irattete a

ntfameni I , una ca :a dal disi

: princip: ); i legatr . -*.,.l.

Si poteva percib pensare che il toteinisttio dogon, put presentando un carattere articola re, rispondesse alle con- dizioni richie

Per di più, , con il loro abiiso delle pa- role, sembravurio conrerrnare quesra idea: essi davano in- farti indifferentemente il nome di Binu all'ancenato e al- l'animale proibito. -.

Resrava, tuccavia, un dubbio: all'antenato umano, e a lui solo, era i ale, L'ani- male aveva s, ii fra I'uo- mo e la specie aiiimaie non apt,flll~clll\l 111 IIIWIC) chiaro. I Bianchi erano giunti al piinto di evitare la parola totem, per esercitarsi ai neologismi. Si sarehbe forse dovuto dire binuismn ?

Finché la qiicationc dei rapporti fra I l'animale non fosse stata clefinirivaliietice risolta si poteva pronunciare.

O~oternmcli dnvcvti fornire una sollaii~nt., senta dubbio pravvisoriii, mii così origin:ile dn rinnovare tutto i l pro- blema dcl totcmismo iicl siio insieme.

Incoaiinciìi i l colloyuio con degli :iforisirii clie non era- no certo fatti per chiarirc i1 problema:

uL'animalcn clissi: M& superiore all'uuinri, perche appare cient cagliil, e noti co lavoro. Mnltc he- stic s o di qiicllo che l'ti tiva a fatica».

Arrivc) anche a dire che gli animali erano più perfetti degli uoniini, perchC non avevano la parola.

Vc~leva forse dire, con questo., che la parola, veicolo Jet progresso, fo . :o delt'organittazintie del mondo, &a, i11 fondc larnità? Che la parola, in qualche modo, era nai ordine, dal momento che era neces- saria al ristabilimento dell'ordine delle cose? Che se i niondo si fosse sviluppato senza ostacoli sulla sua base ori ginaria, non ci sarebbe stato bisogno n6 della parola nc delle tccnichc, le due cose essendo strettamente legate? Voleva forse dire che gli aniniali erano immuni dalle scia- gure umane?

stretto :il iorno coli

- - -

e era leg;

.i sono rt

.a dcl mc

...--

ielo. E sc loro t ra:

N al cielo,

ata alla p le, di rial .--... L - - -

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piizio Jiv

parità. 1 lime di 5

- . . . - -

iltro. Cii e: prepu:

-concisi0 !io C clit

- - L

Og«ternmeli non diede mai risposta a queste domande. Fu subito chiaro. dalle urime frasi, che la funzione del-

l'animali ;eineltiparità originale, che era, cio?, di r .ganizz.nzione, di compensazione.

(<L'uomo,, uiccva i r a sd l'Europeo per raccogliere le idee .ha perso La gemelli 1 Nornmo interviene e dà a ogni bornbino due ai iesso differente. Incon- veniente: l'essere è, insieme, riiaschio e femmina. Biso- gna deciderlo in un senso o iiell': ine ed

escissione fortiiscono la soliizioni oride,

nei quali si fissata la secontla anima, verigono rtilti di mezzo. Inconvei in'anirna resta senza supporto. Soluzione: il prel m t a la lucertola detta 'Sole', la clitorK1e lo scorpiorie. Iriccinveniente: questi animali pott;itcrr mi, troppo vicini alle creazioni operate z l l ' ~ ~ L I ~ O I ,rido; li\ secondli anima, che resta sempre in cnntarro cciri I'iiitcrcssaro & mal sosteiiuta, malsicura. Sciliizicinc!r

O~octtriimeli meditava. Era giunto alla radicc di 1in:i delle piìi antiche istitiizioni iilnane.

*LhanJo gli otto antenati nacquero dalla rima coppia, ottci animali differenti nacquero in cielo.. *h chi!^ *Dalle coppie di animali crearc. all'originc, clal Dio

Amma. Fino ad allora, essi non avevano alciin iapp»rto con la terra. Dal monictito in ciii apparvero gli otto uomi- ni, ciascuno di essi ebbc iin'aniina in cornunc con un ani- male, ma . l'uomo - resava sriIla tcrm, c il suo coriispondcn- ce in ci nlo chpo la metamorfosi nel formicaio, dopo la ;fc>rmazione i11 Nommo, che gli antenati, salendo vi raggiunsero il loro animale, senta nit-

I tavia confotiderci con esso.,) Quanto agli uornini clie nacqiiero in seguito, essi si tra-

sforrnavano in liiodo analogo, ma non salivano al cielo, restando così indefinitamente separati dal loro omologo, che nasceva conternporaneainente ad essi, ncllo specie corrispondente alla loro famiglia.

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Quando sopravvenne la morte, il nuovo sistema del niondo era già sceso sulla terra sotto fortna di granaio ce- leste sul quale figuravano tutti gli animali. Per questo, gli antenati trasfonnati erano, in qualche modo, rappresenta, ti dai Loro corrispondenti animali che, da quel momento, vissero nelle terre non coltivate che circondavano i vi[-

-. laggi e non piii in cielo. ((L'animale- disse infine Ogntemmeli *è come il gemel-

lo Jell'iinmo.» Di I i i i si serviva l'antenato per farsi conoscere dai vivi

che voleva aiutare, perché I'animrile era il suo getnello; certamente distinto cla lui, nnto in altro Iiiqo, e di fotiiia apparetitemetite eterogenea, ma dotato della stessci essen- za e apparrcncnrc allo stesso movirnenro di forze ripcrcos- sn fino al cielo.

L'iititeiiatn, mnnifcstandosi, portava aglt uutriini un soc- corso prezioso; c iino degli eleitittiti pii1 cfficaci ne era, ap- punto, I:] rivelazione di yiiesto gcmcllo sconosciuto accm- to ;II qiiale opi ino vivcva scnza saperlo e c h ~ dt.ivevn esse- re rispcttirto fino :I tliventate I'intcrclcrto della fxiniglia.

Così, di rivel;izionc in rivelaziunc, ruttt) i l pc:)pcili.i clogon si inscdiii in itn nuovci sisteiiiir tic1 qiinlc ogni uomo era in posscssu Ji due supporri pcr In sila srcondil i1niinA: i l pri- [no, che esistcva fin dxllii nascita, era costiruitci dnll'ani- m;ile; i l scconclo, clie vt.tiiv;i in essere al momento della circoncisioiie, era la liiccrtols 'sole'.

Ogotcmnicli si dilungb a piirl:-ire sulla fusione dcll'ani- male in questa prospettiva di gemellarità, stilla ripartizio- ne dell'elernenco spiriniale, sili doveri dell'iioiriu rispetto al suo omologo, al suo interdetto, a questo pegno di vita posto fuori di liii stesso. Improvvisamente, il sistema ap- parve riella sua sorprendente coniplicazione:

.Ho dettor osservò, riprendendo cotne sempre quello chc aveva spiegatu in precedenza uche i primi bamhini e gli animali celesti non avevano segiiito (voleva dire che noti c'erano rapporti fra loro). Solo perché gli uotnini cir- concisero cd escissero ci furono rapporti. A ogni nascita

I l culrrr Jci Dinu

dtiiomo, Junque, nasce un animale interdetto. Ma que- st'ulcimo ha anch'esso un gemello, un animale interdetto, i l quale ha, a sua volta, un gemello, un animale interdetto. E anche quest'ultimo ne ha, e così di seguito. Ogni fami- glia di \iomini è alla testa di un'intera classe di animalix.

Insisteva su questo fatto importante. Ogni famiglia di uomini faceva parte di una lunga serie di esseri e I'insieme delle famiglie era iegato al regno animale tutto intero. E, dietro di esso, apparivano oscuramente le serie vegetali.

*Quando iin uoino nascer disse il cieco *nascono allo stesso tempo rutti gli animali interdetti c tutti gli inter- detti degli interdetti, perche egli è la testa (cioè: il capo). <lrì l'uomo, in ciascuna delle otto famiglie, dava il via

a degli esseri, e propagava la vita fino a1l'estremit.à di una serie che comprendeva l'ottava parte del creato.

Lri spirito che presiedeva a questa organizzazione suppo- neva che l'interdizione, dal punto di vista dell'uomo, si estendesse all'intern classe. Di fatto, la regola non vale chc per uno o duc animali e per un vegetale. Perche 1'i1i7-

mo si sarchhc alrrimcnti trovato imprigionato in una rete di impossibilita.

Q~ando io sotio nato, P tiata un'antilopc cavallo. L'inrcrdetto clell'antilupe ii la pantera. E una pantera è

nata. Ma, a siin volta, la pantem ha come interdetto I'an- tilope. n

Così i l circolo si richiudeva. «Tuttavia. disse il cieco *hench& Yuoino non si occiipi

di tutti gli esseri della serie, ogni parto dà i l via alle tiascid ce di tutti gli animali e i vegeta11 legati alla sua farnig1ia.u

Cib significava che quando un bambino nasce in una delle otto famiglie, tutto il creato 2 messo in movimento.

L'Europeo prese congedo; in direzione di Liilli si senti- vano i primi ragli degli asini che tornavano dal pascoln.

Dieero ogni uotno che incontrava nei sentieri, gli pare- va di vedere le ombre deil'ottava parte dei regni animati.

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Nei temr terra dai *--.:t:

no durar vano il Ic - . .& 'P--

iotro col no al b r ~

VPdTFSI MA GIORNATA

I1 sacrificio

-

ite tutto trn sangu ~ - & . -

u , sugli a 'i che si c - > L - . 1

)L.rt(l, tra iiatore. I

li stabilit gli uomi

. v . .

'avano si se fcrratc ni sbrodc

Arrampicandosi per i vicoli di Ogol-Basso, da Dodyu Orec- chio a Tabda, attraverso Guinna e Amtaba, i l Nazareno pensava a quelt'insondabile mistero ritualc che 5 i l sacrifi- cio cniento.

I )li di Bin~ Itari del Lebé, sugli ombelichi di mille us :rgono senza pudore in mezm ai L q , L t . l I t si nascotlcton~ lungo le pareti, le bestie mori- va l'anno, nei pcrioc i. Tutte vera sa7 e per i legami che ini si ostina- vario a inrrartencrc con i\ cielo. I p0111 lo versavano con 1;i testa penzuloni e le ali ar ttcnuci per le zampe JnI pugno solido dello sciin , inontoni venivano tesi ancora palpitanti ngii uomiiii che si trov illa terrazza, per essere poi bratdiri wprs il frontoi I di knnci e di inciidini ;i forma <li croce. I monto] )la# vano i l loro sangue diillo squarcio pieno di hollc d'aria, e i l t ava sulle facciate in strisce rosso vrvo che vira- va ino, come un ferro passa dall'incandescenza a un colore cupo.

Quando la vittima era troppo pesante per essere sposta- ta clal punto dove agonizzava, i l silo sangue veniva raccol- to nei recipienti di zucca direttamente dal fiocco della gola, conle dal getto di una fontana, e il sacrificante, come un giardiniere spirituale, spargeva il liquido sulle piance di ferro e sui legni consacrati.

Si poteva dire che tutti gli aniinali domescici di Sanga morissero sugli altari, tranne, da pochi anni, qualche bo- vino che veniva ventluto al minuto al mercato.

E il Nazareno, avanzando nell'intrico di viuzze dove le donne si scambiavano con la loro voce pih dolce il salurn

I la scritti diialche :

. .

.n person Ire iin m1 :rificanti

:canimer npressior ..-.,.---.,.

del mattino, pepsava a rutto l'inchiostro che era scato ver- sato a caiisa di auel sangue, a cucce le ipotesi prospettate per spiegare l'a<: ito degli uomini a ~rnmolare.

Egli aveva I'ir ic che i soli che capissero e potes-

sero darne una apicgn~l~)ne erano proprio quelli che igno- ravanc: ura.

G i l ( inno prima aveva intravisto il meccanismo

della morte rituale: iin h g o n cli quindici anni aveva mes- so sulla strada giusta un membro del gruppo, e, brusca- metite, tutto si era chiarito. Sotto diverse apprenze, che si tratti di consacrazione, di divinazione, di purificazione odi co nvisihile o di se stessi, i l sacrificio, presso in effetto costiinre: quellu di ridi. stribiiire in torza vitale.

M3 non si trartav:i tanto di prendcre a una vittima la sila fcirza per col!ocarla altrove, per aiiinenrare quella di u11';tl ti a, visibile o invisihije. Si trattava piuctcisto di cre; oviiiicnto cli forze in un circiiicr) cotnp>sto dal s;ic I, dalla vittima, dnll'altare C dalla pritcnza int"nc:ita.

Nel caso del servizio ordin:irio di unii potenza comc il Nommo, figlio di LIi«, o come il Dio Amina, i l meccania smo appiiriva chiaramente.

Nel mometito critico, cioG quando il songiie cola, I'iio- mo formula una pregliiera con la qiiate invoca Ia p o t e ~ ~ z a (per esempio il Nommo) e spiega i l sui) gesto. Questa prcd ghiera viene pronunciata a voce alta; essa stessa dunque iin'crnissione di forza che segue le voliite di vapore che escono dalla bocca.

Da iina parte, questa forza t? un richiamo per i l Nommo; dall'altra, conduce quella che esce dalla gola aperta della vittinia e si versa sul19a[t;ire.

Nell'altare, la forza positiva fresca e recente si unisce a quella che vi si è accumulata in una lunga serie di iiccisiiv ni rituali.

Perché l'altare è un serbatoio dove si immagazzinano Ic forze. che l'uomo deve conservare e dal quale actinge

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quando il momento è giunco. Ed è anche il punto d'in- contro dell'uomo e dell'invisibile.

Mentre llaItare viene alimentato e la sua potenza rinno- vata dal nuovo apporto, il Nommo, chiamato dalla paro- la, viene ad abbeverarsi, a fortificarsi, a nutrire la sua vita.

- E, infatti, la parola dogon, che designa il sacrificio, deriva da una radice che significa: 'far rivivere'.

Ma, investendo l'altare con la sua presenza, i l Nommo vi immette un flusso che è anche un apporto fresco. Ne nasce iin'emiilsione, un amalgama ribollente dal quale uscirànno due conenti.

Una di esse E captata dal Nommo e costituisce il suo be. ncficio. L'altra, la più importante dal punto di vista tima. no, risale il fiotto di sangue che esce dalla vittima, pene- tra nella gola aperta, segue i canali sangiiigni e va ad ac. cuinularsi nel fcgato, organo privilegiato, crogiuolo segre- to della persona.

È a giiesro punto che la vittima è squarnn. preparata e consumata. Ma i l fcg-aro culrno di forza spetta e1 htrnefi- cinrio del rito, al sacrificante i l cili fcgnto si gonfia di un flusso corroborante. Artriiverso qiiestn consumazione, egli assiinila una parte della forza del Noiiiino, chiudendo cosl i l ccrcliio aperto dalla parola, la qiinlc, ;ippunto, proviene clal suci fcgato.

Nazareno ricordava tiitti questi p;trricolari che costi- niivano una dcllc prirnc syiiep;azioni dacc dagli utenti di iin resto più volte millenario, c constatava che qi era uscito dal fegato tornava al fepto. L'uomo esy per poi rcingiirgiwrc C, nel ciclo di questo rnovimenco spi- rituale dall'apparenza alinlentate, si tenevano la victima e l'altare del Dio.

Ma il ciclo si chiudeva veramente in quesco modo? Ogotemrneli non si era mai diluhgato sul meccanismo

del sacrificio. Dava per scontato che l'Europeo avesse ri- solto il problema, innanzi tutto perche lo sapeva informa- to e poi perchd gli sembrava clie la,cosa andasse da sé.

Aveva delle rivelazioni da fare sull'istituziontr, ma aveva

arresa che il .suo itlterlocutore fosse al corrente delle diffe- renti pmriche c rappresenrazioni. Ed era certo che le spie- gazioni sarebbero srare incomprensibili senza la conoxm- za delle idee che i Dogon si facevano del Verbo e dei suoi effetti.

11 Bianco, che stava per entrare in Tabda C imboccare la per recarsi i11 casa del cieco, si arrescb di colpo, fa-

ccndo segno a Koguern di guardare: nel gomito oscuro della stt;~dina, un pulcino nero, con la coda a forma di trapziio rovesciato, inseguiva freneticamente un oggetto iiivisihile. Saltava in tutti i sensi, girando in aria quasi su se stesso, si fermava hruscamcnte per avanzare coli caurc- In, con i l hcccu clie sfiorava La terra. Ma, proprio nel mo- mctito in cui 1 0 stranieco si atrestc), ['atiimale si precipita sii tini1 tti;icchia hiancs che, per qualche istante, si era im- m«hili:zaca sul tniiro: cra il riflesso dellu schermo giallo fissato ir1l'i)hiettivo che il Bianco portava seniprc con sé.

Nel cortile, 0gc)tcmrncli avanz:iva a passi prudenti, av- vdrn nei surii stracci bruni. 1 siioi piedi conoscevanci tutte le slmvaturc dcllc rc~ccc c tiitti i cutniili di polvere. Rcggc- va con la destci i l suo bastone Iiicente, che gli nrrivava alla spalla, La mano sinistra strinjyv;~ siil petto il sacco di cuoio nero, conosciuto nei dilitorni fino a uii raggio di due giorni di rnarcin, che contcncva ririiecli misteriosi.

Dopo avcr salutato a lungo, si inise a sedere nel SUO p- s t o nbiriiaie, nel varco della gruticle casa fatnilinrc. Quel giorno, la siiti vocc fu appena percettibile, perchi- trattava ancora del Lehe c Jcl siio sacerdoce. I1Hogon. VoLeva in- segnare alllEurcipeo il significato del sacrificio anriuale. di ciii la prirria fase si conipiva siill'altare esterno, posto in mezzo alla piazza principale di Ogol.Alto, chiainata 'tcr- nzza del Lché'.

Erri un ombelico di r e n grigia che tutti gli ahitanti ag- giravano accuratamente e nel quale si trovava il fram- mento d'argilla prelevato, nei teinpi antichi, sull'altare di Kani Ronzon, prima tappa nelle migrazioni dei Dogon, e che era stato modellato con la terra di comba portata dal

Page 91: Griaule - Dio d'Acqua

degli intt la morte

'.ar C q , u tSC; h .

npornne; la vitciin Dal nion icco 'ti! l solci q11;

spostarnt .a forza v

a, ingcrc iietito in ahhro ha indo tutt mti iielle itale del

campo primordiale. Questo ombelico rappresenta perciò, in qualche modo, la tumba del Lebé,

Nel giorno stabilito, dopo le cerimonie che inaugura- no il p e r i d o dellc scmine, una capra viene sgozzata sul- l'alcare:

.Un fabbro è 1àx disse Ogotetnnieli .con la sua incudi- ne. Egli si colloca davanti a colui che dovrà matigiare i[ fegato..

C h i clovrà mangiare il fegato!. .Il più vecchio ilegli uomini 'impiiri'.., Gli 'iinniiri' sono gli uomini esonerati dalla maggior par-

tc C d e t t i e, in particolare, da yiielli che riguarda- no

q Ogni brniglia nc conta iin certo numero che vengono itidicati attraverso la diviniizione. Sol tatito loro sono in grado di manipolare senzii pericolo le forze che etiiunanu clai inorti.

~Perchc! iin imprirts?), ~ I ' e r c h ~ il sacrific ipic sii una terra di tonihti. E

iinclie perclit5 I'irnpi : ~ i , crimc fii il I-che, ci02 n4 morto n6 vivo.^)

F a raciciiic l'impuro era il piii adarto a riccvcre tcn inienrt. li1 fcirzii clie sarehhc penctrnta in Ii i i

dnl fcgntci. s ipr;i viene sgozz:~ta~ proscgu'l

i l C Io coli 121 sua incucline. Si fcr- rna o stato consiimato. Rartenclo, aiuta gli b fotze. l>

L Leb6, conrenura nella terra di totnha iii-ipastata insieme con quella dcll'altarc, sale, : .i ci colpi barcuci, nel fegato della capra e, b la li, per fe- gato dcll'impiiro che lo coiisuma dopo averlo C

.Suno i colpi dell'inciidinc chc provocano il movi- mento..

Volcva dire che i colpi sostituivano la preghiera desti- nata a richiamare l'a e della potenza celeste e im- priiiievaiio al mrivirr sua direzione. Ma era proba- bile che questi colpi ricorciassero anche quelli battuti dal

ndonc i l cui la cii rte i1 suo

irtenzion iento la !

11 ricino ietra nel :otto.

;lo l'impr Lla bestia J..1 . .., .

, è come .,.-,.L;- r

passa nel va la disl l _ - - - <

uscire tu ile, cont .".,. :i ..L

Fabbro disceso dal cielo durante la resiirreziane e la degli\- rizione sotterranee.

.Quanc )goternmeli urnangia i[ fegato cle [asse il cranio del Le&,

il cranio uci auv v c ~ c i i i t , i eulc. L m h é è la forza del cra- nio del Leb6 che 1 : sacrificato.»

Questo ricorclal : delle pietre vomitate 'ione tomba dal homirici a<iLuir ir> , d o ~ o la consuma,'

del 1,chC. Mentre le pitttre delle ari i i erano desti- tu te ;i1 ciilto del Ritiu, qiiella che : I la testa era il scgtio del culto del Lehe stesso, neiie sue clualid di rape presenratite presrigiosci dell'Ottavo antenato, identifica- rosi con I i i i .

aCimpiiic> inangia il feEato cotto,, diceva il cicco .per- chi5 i l fiicxlo nc fa ,cfascn. La par- te cnrciv:~ della h cola, se tie va nelle fit~tntne, e r t x i ~ 11 l ~ i ~ . , l , j l r(t,,m

M:i C)gotcrnmeli, dopo cssersi assicurrito chc n6 lia rnoe glic dc!l'Hogtsn n6 In siin potessero iidirlo, Jichìarh :i voce scmpre piìi hnssa:

ul'irnp I fegato, Jh la sii3 vitxs. L:I ricc ina svolta. Ogotei~in~eli spiirh e

prese iiiicnrn aci ran;icccr. Per qualche iiiiiiiitc,, non fii pih questione chc Ji un oscuro ~f fa re di iin cninpc? sitiiato a Norcl clell:i depressione cli Samtnrigu, a dttstni delli1 rocciii detta 'Caverna Ti'.

Ogoteinmcli p:irlnva co, nza. Pcnsava che 1';iffa- re fosse chiaro come il gic iidicava degli impostori gli ahitanti della roccia di W. Non voleva nemmeno pro- nunciare il loio nome; diceva: 'La genrc di Gu'.

*L'irnpum!* ricordO il Nazareno. *Mangiando il fegato, egli diventa il Le& stesso.* Cioh colui che è morto, che fu i~ighiotcito e che resusci-

tò per la riorganiztazione del inondo. *Cirnpuro è come il Lebé; egli porta nel fegato la forza

virale del Leb6. Egli si 2 come vuotaro della propria vita per empirsi di .quella dell'antenato. E poiche è nel fegato

se mangi >..A '-a D',

tto quelll enuta nt

. r ..,.....,. h.

n veetnei )m» e gii ..

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che nasce la parola, tutto ciò che L'impuro dice siIbito dopo il sacrificio, e poi ancora per molto tempo, è come se fosse decto dal Lebé. Parlando, l'impuro comunica a tutti la buona parola.»

Veniva così percorsa un'altra tappa del sacrificio. 11 ci- clo dei movimenti di forze era cominciato dal sacrifican- te, per poi passare actraverst) la potenza invisibile, l'altare, Ea vitti~na, e tornare infine al sacrificante.

Si poteva consiclerare la spiegazione socldisfacente, ma i l pensiero dogon non si era limitato a questo. Le forze tnessc in inciviinento proseguivano il loro cammiiio. At- traverso la parola dell'iiomo chc si identificava con i l Morto, attore della terza rivelazione, le forze di vita si pro- pagavano a tutti gli uoiiiitii :i portata di voce.

in questa azione benefica, i l piìi vecchio dcgli 'impicri' non era solo. Egli era secondato tla altri uoinini che ave- vano Iii s t i ~ stessa qiialith e che man~invnnn il resto clella vittirnn. Anch'cssi ricevcvnni~ ui i potcrc di parola ma in gtadu minorc. Tiictavia la loro voce cr;i cfficiice ti agiva per i l hcnc tlelln societh.

Nel frattciiipo, O~oteinmcli prciseguiva la sua deposizio- ne. Perche egli non pirl;rvir clel sacrificio in gencr:ilc, ma cii qriello che vcnivn offcrto ;il Lch6 al rnomcnto delln se- ntina c che continuavii il giorrio successivo ull'imiiiolazio- ne della capra siill'altnrc esterna.

I l secondo sacrificio avevit Iiiogo nella casa dell'Hogoii, su un altare che r i o r i setiibriiv;i dedicate) in niotlo speciale al Lebi-, ma anclie, e, forse, soprattiittn, al Noniino Setti- mo che I1;ivveva inghiottito.

Quest'altare noti era stato prnhabilnieiite iinpasrato con la terra della tomba, perche I'Hogon, iiomn 'vivo1 per ec- ccllcnza, consiiniava i l fegato della vittima dopo aver pro- nunziato la preghiera che riassumeva I'aspettazione di tut- ta la regione:

Dio! Ricevi il saluto del mattino! Antenati! Ricevete il saluro del matn'no! Siamo al gimno stabilito, Lrscirerno per seminare, [?sciremo per coltivare, Dio! Dona ai miglio h geminarionc , Fa' germogliare gli otto semi, Come la nona zucca. Diii una donna a chi non ne ha. A chi ha donm senza figli, da' un figlio. Prow,gj gli uomini contro k spine, Contro il mwso dei serpenti, Corino il cattivo venro , Versa la pioggia Come si versa I'mciu &ll'acqua. Miglio! Vieni!

Ogntcmmeli non dissc se L'Hoton si identificasse con il Noinmci Settimo. Ma non importava, perché la conaiun- ziciiic dcl Settiino, che ingciia e resiiscir;-i, con il Leh6, in- goiato c resuscitato, irvvcniva quello stesso giorno: gli 'impuri' che, il gioriio prima, erano entrati in ct~miinionc con In carne del LchC e il più vecchio dei quali aveva su- hitts una vera e propria tmnsiistanziazione, si presenrava- nb nella dimora delllH»gon per chiedere la non-separa- zionc, I'unioiie continua del Settimo e tlel: Leb6, che rapa presentava Ia famiglia dell10ttavo antenato, ci02 la stretta congiunziotie della parola e del signore della pa- roh. In questo modo, attraverso i l rito sacrificale, veniva assicurata la continriitii dell'ordine stabilito al momento della resutrczione avvenuta nel campo primordiale e che doveva essere seguita dalla germinazione dei semi posti nella tetra.

M a Ogotemmeli non voleva lasciar credere che il sacri- ficio reso al Lebé al momento della semina servisse sol- tanto a permettere la propagazione delle buone parole.

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Diti d'acqua

erso la p; irfino ne :uno o f f~

iumato i

regnato C . .

. r inodo cl

i. Vi 2 fra ino dh n ini uno s n - q 8

tari del fi O sresso ( . ..

<q In ogni sacrificiom disse *l'effetto è lo stesso di quello del Lebé. Dappkima si nucre se stessi, ci si fortifica, poi, at. navl irola, si restituisce la forza a tutti gli u0mini.n

Pe i sacrifici di conservazione di se stessi, che ciasc e sugli altari individuali che rappresentano la

7 sua testa e i l suo corpo, il pasto del sacrificante giova a tutti.

E avviene lo stesso per tutta La gamma di sactifici e di l i - bagioni che gli uomini celebrano sugli altari di fondazione del villaggio, sugli altari di quartiere, nei santuari di fami- glia, sul duplice orcio dei gemelli, su quelli degli antenati, sulla grande maschera, sugli al

G>sl tutti i sacrifici hanno 1 :I rito coi- lettivo celebrato per la semina cieiia cornunir2: dopo aver con: l pasto rituale, l'i rla, e i l suo verbo, impi lellc: virtù ancestr iove verso gli altri:

«I,'aitare* disse Ogotenìineli qua o,, Iicimn e I'uotno ren- de a tutti una parte. Un sacrificio serve ia il resto va agli alrri. Le forze del sacrifi I - I'uonio. n3ss:lnn e ne riesa~no. EJ e cosi per iiirti*.

I n he ciascl la nitti I gli uotii I-

mento inccssanrc di riussi invisiniii. cu e necessario cnc si:i così perche I'urdine dell'univcrso si cc~nservi.

«La parola* disse Ogoteinriicli m 2 per t u t t i in questo rnondo; hisogna scambiarl;~, bisogna che essa vada r ven- p, perclib 6 giusto dare e riceverc ic forze della vita.»

JOttiO PR ali, si niii

-.l>. ..11,.,

in parte cio pene 3 - . - - . . -. 1, anche,

per sé, m trano n e

riceve d

VENTUNF,SIMA GIORNATA

La parola fecondante

mente & ezzo del 1 ilte il iiio

ire e sem ;1 uciiuini a attrave

pre pii1 d , la loro :rso La vo

), aveva r tre parol

+* -

[l c011oqiiio del giorno precedente aveva fatto apparire lJonnip«tenza del verbo iimano. Attraverso la voce, l'uo- mo chiama Dio; attraverso la voce, egli ~rolunga l'azione divina.

<:'erri indubbia ' i aspettarselo, dal inomento che

Dio stesso, per m Notnmo suo figlic iorga- n~zzatu per trc vo ncio servendosi di IC SUC-

cesrive, sempte più esplicl 'ittusc. f: anche

In rigcnetazione degli ottc rinascita come geni d'acqlia, era avvetiut cc del Nommo

che, parlanclo a se stesso, si fccondavz. Da Jove veniva cluesta parr)l;i che si propagave sulle vo-

Iiite elicoidali del vapore sospeso davanti al volto! Che sentieri seguiv:~ nell'cssere iirnano!

Noti era ncl carattere Ji Ogotemincli rispondere diret- tnmente a queste Jomandc.

I1 Noinniow clissc uclic 2 acqita c cntore, entra ncl cor- po con l'acqua che si beve e comunica i l suo calore alla bile e al feKatci. La forza vitale che porta la parola, che è la pamla, esce dalla bocca in forma di vapore acclueo, chic & acqua e parola.))

Come aveva detto i l giorno prima, Ogorernrneli ricor- dava che la parola ilsciva dal piìi profondo e dal più segree to dell'essere, ci& dal fegato.

M a egli intendeva seguire il corso originario del suo pensiero e non voleva rispotidere a delle domande.

Ricordb che la prima parola era stata scandita davanti a un sesso di donna. Il primo perizoma, supporto della paro- la, era stato attorcigliato, era stato 'parlato' dal Nornmo davanti a sua madre.

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DIO d'acqua

.La parola* disse «è uscita poi dal formicaio, cioè dalla bocca del Noinmo Settimo, cioè da un sesso di d0nna.n

La seconda parola, inclusa nella tessitura, era infatti ubcita da una bocca che era anche il sesso primordiale ne! quale erano avvenuti i primi parti.

*Uscita da un sesso di donna, la parola entra in un altro sesso, che 2 l'orecchio.~ Ne! simbolisino dei corpo, gia spiegato da! cieco, I'orec-

cliio cra un sesso doppio: il padiglione maschio e il foro auricolare femmina.

Ma, in realta, la parola, a seconda della sua qualità, può penetrare nella donna attraverso due aperture: l'orecchio e il sesso.

«La cattiva parola entra attraverso !'orecchio, penetra nella gola, nel fegato e, alla fine, nell'ucero. I l cattivo odore del sesso femminile 2 la cattiva parola udita dal- l'orecchio. n

I l fenomeno dell'odore appariva come il compimento di un ciclo di parole.

La buona parola, invece, pur essendo racccilva dall'orec- chi«, va dircttamtrntc al sesso, dovc si a w o l ~ e intorno al- l'utero coiiie la spirale di rane si atturce intorno al sole. Que- sta parola d'acqua porta e mantiene l'uniidich necessaria alla prcxreatione, C, per mezzi) di ess:i, i l Nommo fa penetrare nell'utero un germe d'acqua. Eg1ì trasforma in germe l'acqua della parola dandole forma iimana cc1 essenza di Nommo.

O piuttosto i l Noinmi), presente nel sesso umido come lo è in ogni acqua, forma con le parole efficaci, che sono vapore e si mischiano n I seme femminile, un piccolo esse- re d'acqua a sua immagine.

All'origine dell'uomo si trova dunque iin germe celeste che giace in atrcsa in ogni utero di donna feconda. Esso è formato dal Nommo, ma la materia vivente che lo com. pone 2 opera dell'uomo. Tucte le buone parole, che esco- no dalla bocca delle donne o da quella degli uomini, en+ trano nel grembo di tutte le donne, che preparano agli ac- coppiamenti e ai parti futuri.

Perche il germe plastnato d'acqua non ~otrebbe svilup- parsi da rdo. Esso è fatto di attesa. E può essere disfatto dalle catrivc parole. Esso è immobile, e i l flusso del buon verbo, anche se fosse ~ncessante, non servirebbe che a fard lo perseverare nel suo essere. Esso ristagna: resta all'alba eli se. stesso.

~ ~ o t c m ~ n e l i noti spiegava percht! questo germe celeste non poteva svilupparsi secondo la sua essenza. Interroga- t(:, in proposito, egli avrebbe risposto senza dubbio che la ragione ultima dei destini dell'universo noti gli era n«ta C che se Ic ~arcorienti metressero al mondo dei geni cele- sti C ric~it\tti, questi destini non sarebbero cpello che sono.

Hisopia cliitique dare al germe iin nuovo impulso. Riso- gna operarne 1;1 transustanzi:izic)ne, perche la sua natiira non potrehhe acliittatsi alla vici terrcsrre.

E a questo piinto chc iiicervienc I'uoirio. Ma seinhra che questo i n ~ e ~ e t i t c i , henche necessario,

sia segnato da illciini cvenci originari. L;i Lott~ arnc)rosi\ della copliiii umanii, nellii qiialc 1;i Jviina resiste tiientrc i l suo crimpagiio h:i l'iniziativa, è l'inimagine clell:~ priina Inrtn condotr:~ dal!(> scii~callci, figlio inagginrc di Ilio, con- tro sua tiindrc la Terra. L'iiomo attu;ilc E Io sci;ic:illo che scava i l formicaici :ill'inscguiincnra dclla fcjrinica, incar- nazione ilella Terra. La donna 2 la niuclrc incestuosa chc ;illa fine si confessa vinta da chi Z pii1 forte di lei e si uni- sce a siin figlio.

L'unione della coppia, neIlgonibra cielln secantla stanza con i quattro pali, viene cnnsuiiiata sui terrapieno orien- raro.

L'uomo, con la faccia a ovest, sdraiato sul fianco destro; la clonna con la faccia a est.

Il letto 6 il campo originario C contiene i semi protiti per la germinazionc; per questri esso è pieno di vita in fieri.

Al momento dell'unione, il Noinmo guida il seme ma- schile che si avvolge a spirale intorno all'utero come ha fatto la parola. Questo seiiie, venendo da un organo fatto

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iti che pr Comc Di l : l Al .---

tmo, che ipre, Ogc

, . I l " ".."

è terra. »

~temmeli --: - - t-.

'eseiitava io ha pla - ..-p-

di tema, è esso stesso simbolo della terra. Ed è, anche, ter- ra, perché proviene dalle articolazioni dell'iiomo, che, nella tomba primordiale, erano segnate dalle pietre di al- leanza del vomito.

<<Le pietre* disse il cicco Uetano poste nelle articolazio- ni perche la cosa più importante, nel corpo dell'uomo, + l'articolazione. N

I1 Noiiimo plasma questa gleba con l'acqua del germe, che è prodocta dalle parole in dal cielo.

*L'acqua della donna* dissc nmeli «che i l Nom- mo ha plasmato a sua immariiir;, =&li la mischia con il seme dell'ur

Come sem procedeva per aggiustamen- ti successivi dila aua Iiiiiiia irase, in modo Ja focalizzare i

,no qualche difficoltà: U( smato I'uuino con terra e con iicqua,

C O S ~ i i iurjiiirnu irnpitsta il scme dell9uomo con l'acqua del- 1a donnmr.

*il Nommon aggiiince infine rccin le partile e i l seme femminile forma LIII essere cl'acqiia n sua immagine. 11 seme dcll'iiomo entri1 in questci germe come un ~ i o i n o . ~

Voleva dire che, ncll'cssere <li narura celeste, in fieri nel. I ' I I ~ c c ~ , la naturii uiriana penetrava in tin sol trattci, 'come un iiomo'.

E il sen~e maschile, chc proveniva dalle articolazioni, le nsnietteva; e dava all'essere, che aveva membra flessibili come quelle dcl Nommo, i gclniiti e le ginocchia degli uo* niini.

In questo niodo, il seme maschilc, estratto dalle orto ar- t ico lazioni, si dispone, all'intenio dell'emhrione, nei pun- ti corrisponctenti a quelli che esso occupa nelle membra del maschio. E così esso segna una prima volta la natura umana.

Per la sua qualirb tertestre, esso è anche il ricordo e la testirnoniariza del debito che ciascuno deve alla !r- ché C dalla terra che fii formata la prima coppi: to debito deve essere pagato con un versamento d, .a,Lguc al

I terra, pe 1. E quesi

.eco para : cominc

....L--- n

lcocidata omini. .... 2 ... 11-

momento della circoticisione, dell'escissione e dei corsi mestniali. Ma Ogoteii~meli si riprometteva di parlare di cib più

tardi. Ritornava, intanto, sugli effetti del verbo riella ge- nerazione.

<'Di giorno, La parola entra nel grembo delle donne, Tutti gli uomini clie parlano a una donna contribuiscono alla procreazione.

Parlando a una donna, la si feconda, 0, almeno, intro- diicendo in essa un germe celeste, la si mertc in condizio- ne di essere umanamente fecundata.

E il ci gonava la donna incinta alla spiga di mi. gli0 ctic ia :i gonfiarsi nella sua spirale di foglia. Si dice. di questi, apiga, che 'ha weso la sua voce', forse per ani~logia con la donna fe , che ha anch'cssa preso unii voce, la voce &gli u.

Ma Ogotemmeli insisteva s i i i i i i necessità che In parola, 'I< ) C 1 1 0 . per essere buona, sia pronunciata cli L' :

*I,a parola diurna In sola buonil. La parola notturna 2 nefasta. n

Per qiicsto 2 proibito, nci villaggi, parlare a voce wlrn, gridare e fischiare durante La riotcc.

«Le parole volanti visa. Non si sa dovc v;lclnnn. Si perclo- no. Ewc sono forz;i che si perdc, perche tiittc lc tlot-irie ri- posano c nessun orecchio, nessun scsso asculca.~

Dove dilegliano le parole. qiiando noti Iianno eco e rioii C'$ ncssuno che Le ascolti?

Era giusto lanciare al cli sopra dei muri di cinta, negli in- terstizi delle porte, nelle stradine deserte, prole senza de. srinatario?

V'era ruttavia di peggio Sell'assenza di ascoltatrici. In realth, in un villaggio, ci sono sempre delle donne che non dormono. «La parola, di notre, entra neU'orccchio delle donne.

Esse si chiedono: 'Chi ha parlato!' E noti lo sanno mai. Quello che 6 detto di notte 2 parola di sconosciuto, che cade nei grembo del casc3.n

Page 96: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'=qua

icnrc ina :gliuv dis m.*.. A..l .

Se le donrie fossero così fecondate, L'embrione sarebbe frutto di avventura, 'conie quello che riceverebbero dor. mendo sregolatamente con i maschi'.

Ma la parola notturna non feconda le donne, e, come i colpi bactuci di nocce sulla terra disfanno il lavoro che, di giorno, il fabbro ha eseguito sulla sua incudine, così: verbc lo, penetrando nell'orccchio delle donne, passa attraverso la gola e i l fegato e si avvolge intorno al- I'rirero in un senso nefasto, dipanando le spire efficaci del- la parolli tliurnao.

La cattiva parola rendeva dunque la donna momenta- n e a ~ ~ ibile alla procreazione, perch6 distruggeva, o, 111( faceva 'il germe d'acqun' pronto a riceverc 1'3pp0,~,, U L l Inas~lii(-~. MA la siia azione aveva anchc altre consc I l cieco aveva già detto che i l verbci inalva- gicì nl itava a investire l'ncerci: ne csnlava in eftluvi che r;vciigev;iiic> un riicilo clecisivo nei g i c ~ h i tlella genera- zicjne.

«Li1 cnccivri parola 8 un fetore. Essn agisce sulla forza dell'uomo. Essn va cinl naso :illa gola e :il fcgiico, t. dal fega- to il1 sesso. P)

Essa contribuiva così :i rcncitc 1c)ntanci l'uomo. Ogo- teinmeli prcsc allora a parlarc dell'igiene femminile, chc pr)cevci coinbarcertt, in larga misiirii, gli effetti della catciva parola. Ricordb il granaio celeste, il cui centro era occu- pato dall'orcio sferico, immngine clell'iitero e del scile, che ciititencva le pietre di alleanza destinate a scgnarc le arti- coliizi»ni pro~luttrici del seiiie.

Su questa sfern si trovava, a giiisa di coperchio, un orcio più piccolo, pieno di olio di Lnnea acida, destinato al- l'igiene intima e simboleggiante i l feto. Questo recipiente era sormontato da iin altro ancora più piccolo, che conte- neva delle radici arowittiche.

Ogoremrneli, preridetido spunto da questi elementi ma- teriali, spiegò il sistema delle regole igieniche, del quale faceva parte la meticolosa serie di gesti compiuti dalle donne per attirare gli uomini. 11 profumo, agcndo come

buona parola, lottava contro il fetore creato dalla cat- ~ i v a parola-

Da li, egli tomb al molo degli ornamenti . . e del vestiario

:o nei pai eva così i . . I . - -

che aveva già espost Sicolari. Il cerchio si chiud sul compito incessante che la

prola svolge nelle insiaie e nelle lotre per la procreazio- ne. Lo sresso verbo, che predisponeva l'utero all'unione, artifiiva gli uomini fra le pieghe della veste che, nell'in- rreccio dell'ordito e della trama. racchiudeva le parole de- gli otto antenati.

Page 97: Griaule - Dio d'Acqua

VENTIDLT'IMA GIORNATA

I1 sangue delle donrie

Sgotemn una risp

.-,l

-. . . r -

lgotemir ndo ques

a forma ! :e e più a

yedisce Ic ssa porta a forma

leli, che osta che -.

, che sor no, Junq v .

o figli; iniintt. Q , A:

)porto co 5 è detta --_ I - ._

ieli e Ko ; t i parola

I .

IO come tue, esser , .

',,V,.... I..

di o ~ n i : gli tini d .m-.- .-. . .

jpccie d'i agli altri] ..- - - -

L'Europeo aveva posto a bniciapelo una domarida che sembrava noli avere alcun rapporto con l'argomento:

«Perché le otto famiglie hanno interdetti diversi? Pet- che rariti animali?*

non s i mostrava mai sconcertato, die- de fece sorridere di soddisfazione i l suo inrci icnuctJre:

*Gli interdetti sono differenti perche ci sono quattro forme di utero e tre forme di sessi maschili. I figli, dcter- minati dalle combinazioni di queste forme. crano diversi. Gli aniinali i gemelli JO-

mo, doveva e diversi n . Ricordi) che, in origiilc, in prima Cc)p.>yia nvcva messo al

mc qiiattro maschi C , successivaniente, qiii ueste avevntio quindi rango da 5 a 8, e, L i g l i L i t i t r ul case. era attribuito un utrrri le cui qiialith erano in r a ~ n quella della cifia.

La forma i @h, con allusione al frutto dell'al- k r o che m r c a in stesso nome. ( giiem ridevano sotto i haffi pronun-

cia I, che e una delle ingiurie più voigari che si possano atre a una donna.

L pobu è ovoidale, rotonda nella sua parte infc- rioi ppuntita in alto. Nel sistema del granaio cele- ste, essa corrisponde alla casella cinque, cioe al seme di fa giuolo, che ha la stessa foma oblunga. Essa è nefasta e i suo prodotto 6 mal costituito, perché ha poco spessore c i m ~ * ' ) sviluppo normale.

E la cifra dell'aborto e dei bambini infermi. L 6 è detta 'piede di antilope'. Triangolare (e

dagon, : I genere. ndenti di

Essa t p 'acetosell ,,., <",,

resenta i i

senie di I 1. ---.. l

lunga'. L: ii i t i i l i 5 C

quindi, anche di cifra 3, maschile), essa dà teoricamente nascita a dei gemelli inaschi (2 volte 3, ci06 2 volte la ci- fra dell'uomo). ~ropizia, come le due successive. Corris~iortde al1 la indigena (Hibiscus) .

La formli 7, drtta 3i,accata1, è pih lunga e sottile della forma 5. Essa pi n a fenditura nel senso della lun- ghena, coine i l riso al quale 2 legata. Origina due gernclli di sesso aiverso i4 pii1 3).

La forma 8, dctta 'petto', & un trapezio rovesciato, come iin petto dVuc)mu. Presenta quattro laci, cifra femminile, e

due gemelli di sesso femminile ( 2 volte 4). Corri- sponde alla Digitaria.

Le forme maschili, la cui distribuzione fra i quattro pri- mi antenati iion t? conosciuta, sono: la 'grossa', la 'testa di Iu~ertoIa~, e la ' l a prima, fasta, & adatta soptattucto alle forme femi i 8. La seconrla, lanceolata, 'pun- ce'; esya è nefaxa tutte le fortne. La terza conviene alle forme 6 e 7; ì: nefirsi iltre.

Va da sé che queste qii rnc feiniiiinili c le trc ma- schili si sono poi tlistrihurrc i~ tutte le famiglie. Ma, ~ 1 - I'at~rorn Jell'urnanith, cssc erano state all'origintì delle classificazioni.

Riiiscivn, qucsra idea d o ~ o n , R gettare luce su quelle che i linguisti chiiii~~avano classi nornimli! Si tratta di un si- scema fo~iclato SII mia ripartizione degli esseri, degli oggec- ti, dei gesti, dei modi di essere, in categorie, ciascuna delle quali, nelle lingue nere hcn conservate, dispone di una classe di iioini che presenta particolari caratteristiche. La lingua - I prima vista, non presenta suddivisioni di qucscc Ma essa offre, al suo posto, alcuni cscmpi sorprei i categorie di esseri, di cose o di idee astrat-

1 ce, apparentemente disparati, che portano, però, nomi I aventi la stessa radice e sono perfecratnetite legati nella

mitologia, nel rito e ncll'opinione di coloro che se ne ser- VOIIO.

Così, i colloqui con Ogotemmeli avevano inesso in evi-

I . denza non solo nelle parole, ma anche nelle cose e negli

:n per le : in cc ro fori

. . . - m .

Page 98: Griaule - Dio d'Acqua

atti, la stretta parentela: t e s s u t o - ~ e s t i t ~ - p a r o l a ~ o r n a ~ ~ ~ - to-sette, sole-vacca-madre-lucertola (incarnazione del prepuzio)-quattro, e: granaio-rubare.

Si poteva anche, sebbene con qualche sforzatura dal punto (li vista linguistico, proporre la parentela: Digiuria exilis-mestruo, e: voce-spirale-rame-pioggia, che sono alla base scesa del sistema religioso dei Dngon.

Ma queste idee passavano come lampi nella mente del Bianco che segtiiva le confidenze rese a bassa voce o app+ iia bisbigliate, a seconda dei rumori che venivano dalle stradine:

(<Dopo che Dio ebbe fatto la donna, le diede un sangue cattivo i l c ~ i j flusso tcima ogni mese.).

Si poteva spiegare questo inconveniente come una puni- zione pcrrnancnre dell'incesro primordiale che aveva unito lo sciacallo a sua madre, In Tcm. Lo sciacallo aveva levato la mano sul perizorna di sua tnadrc, intrecciato dal Nom- mo. Fino a quel moinrntn, le fihrc delllindumento erano di colore cliiaro. Ma in seguito divennero pcx-porinc.

*I l rosso dcllc fihrc,. disse Ogortrmmeli quello del sangue mestrurilc chc venne alla Tcrra. Ma non c\ rispetto- so parlare delle tnestruazioni della Terra. Si dice che ave- va piovuto, che lc fihrc cranci iimide e che eri\ stato necesa sarici inetterlc al sole per farle asciugare..

Si sarehbc parlato piì~ tardi delle conseguenze di questa esposizione sanguinosa.

Il flusso del sangue rnestrriale 2 prodotto dall'uninnc fra i l figlio e la madre. E il fruccu di iin atto proibito.

D'altra pane, Ogoccmmeli paragonava questo sangue a quello della circoncisione, che è considerato come un ded biro pagato aHa Terra:

«Poiché la donna è stata plasmata nella Terra, deve pa- gare alla Terra il suo debito. Dio ha messo nella donna un debito di sangue; essa deve versare 'l'acqua del grembo di Dio per la Terra1».

Questo era il nome che, per rispetto alle donne, veniva dato al sangue mestruale.

,La tetra non libera da quest'obbligazione che tlurante la pv idn i i~ ; i r l'allattamrnto Perché anche il hamhino

pprnento.» Ne\ corso di questo breve periodo, la donna deve allun-

tan;irsi dalla comunirà. I l suo contatto contaminerebbe ali ir,rnini, la sua presenza in Iiioghi ahitati indeboli~bhe

altari. b s a vive ai margini del villaggio, in una casa ro- tcjnd:iI simbolo dell'utero, dalla quale esce soltanto per le j r i t . abluzioni nc)ttiirne.

neve inoltre seguire un itinerario stahilitci che conduce soltiinro ;ille acque permesse. 11 suo passaggio in qualsiasi altro luogo co~itaminerebbe la regione, scniivolgerehhe

sca,gni e tic farebbe scaturire dei torrenti. ~PcrchC, in quei rnomeiiti, la donna è i l maggior inter-

clcttci del Noninio. Egli desidera sangiie propizio e non qiic- sto flussu tiefastii. E ~ l i fugge all'avvicinarsi della donna.^

! Per qiicsto, i passi dcll;i doi~nn che si trova in sti~to di iriip~riià privanc) di acni vitn i liiughi chc non Jovrchhc cnlpest:trc.

Ed ess:i stessa P, in qualche modo, sede di pcrturbazinni paragon:ihili n qiiclle chc cnuscrcbhc infrilngcndo 12 leg- ge: i l fliissr, di cui soffre 6 i l sovraccarico di siinpt: espulso I~ll'intemcs dii iin eccesso 'li bile:

*La hile* disse Ogcitemmeli 4 fntra delle ciittivc parole :hz sono penct rate nellit dotina~.

Non st.ilo queste 1lip:inano la spirale fccori(ia11te delle buone ma si accilmiilano nella vescicola C premo- no siil sangiie. Tutto nvviene come se i l Nommci, presente nel fepto che non pub lasciare xnza carimrt: la inorte, re- spingesse fuori il sanguc indesiderabile, siiribolo della car* tiva parola.

I *La gravidanza, invecen disse i1 cieco *è il segno che Le bi~otie parolc sono entrare e non sono stace dipanate dal-

l l'utero. k s a è i l segno che le cose procedono bene..

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I1 sangue delle donne e la battitura

della Digitaria

'rima dei lavoro C -- -&-L! .

ricrrchc :te d:i gi :nsii ilist' li,.... ,.,.S..

teializzat ritti, alci .- ..-

Le isritiizioni deì Dogoti erano piene di enigmi inviolati, difesi da ogni parte da misteri, da corrisponclenze, da sim- bolismi senza fine.

P contatti con Og(~trmmeli, era gih srnto svolto LIII :onsiderevnle; larghi Icilibi di questa civiltà erario srari messi :illo scoperto C stiriliari nci particolari. Il funzicinaincnto dclle Mnsche' tr3; il culto dei mor- ti, ;ilcuni meccanisini sacrifi ii1tc.i del Rinii r del LehC erano atnri prizieriteinenrc sinnntati riczzo pcr pezzo. Le , condoi 'iippi qx i, iivevano trac ~ell'iliiiiit esa clci f ;iiie arterie rriitesnc chc scmhrav,,, t,., L,,, ,vergerc i i i Lili vcrticc ccntra. li. dove si tr(.ivavnno i moventi pii1 segreti degli Ic giiinnire della rete, i perché e i cornc, i sorti1 :ni rlel pensiero d q o n .

h. vertice appariva ora come u~i'irnpcnetrabile roc, )ra coiiie una nebbia senza consistenza.

Ggo~c~rinic1i aveva compiuto il rriirdcolo di svelare que- sto centro prestigioso in cui tiirto confluiva. Inoltre, egli disegnava i legatiii trasversali che univano una all':ilrra le istituzioni, rito per rito, legge per legge.

Grazie a lui, la civiltà dogon appariva come un corpo immenso in cui ogni ornano aveva la sua propria funzione iocalizzara e contribuiva, nello stesso tempo, allo sviliippo generale della società. E, in questo corpo, entravano tutte Le istituzioni; nessuna di csse restava in margine: iina dopo

uciinini, i congeg

ic faceva ito di (in . . l <

nri uscirc corto ha

I.

m .

, si piega, senii c;ic

-....- 1.; ?.

le pii~ appareliremente aberranti e le meno spiega- bili posto in un sistema il cui scheletro si di- sepava ogni giorno piìi cliiaramente. Da lunghi anni il Nazareno si novava di fronte al probleina della Digitana e&s, detta fonio nel sahir occidentale, iina graminacea la cili c«ltivazionc noli assom nessun'altra.

Erano passati quindici ar .arido, al calar del sole,

L \ v ~ \ ~ ; I sentito siioture per ,o kt~, , , ,a volta lc trombe della barritiira notnirna.

In principio, un comci Ji vacca aveva inuggito nel cam- .po Ra Digiiilu, di fronte alle mura di M v u . Lanciava dei 'tu-lu' stnnrzati ck l i dalle stradi-

ne, ciascuno arm: n i la schiera si era nicssa in marcia in airezicrrie rii vona, agli ~iltitni raggi cicl sole, per tom;ire a ncrrce fonda, annunciata da lontano dalle troinht. a forma cli corna d'iintilope, con le tt~rii dile note I2ceranti che semhnvano scaciirire dal piì~ profondo Jei tempi.

I-n DiKimia, con i suoi iiiiniiscoli cliicchi rotondi, viene mictiit:~ in ~ i 1 1 1 fretta qtiiintl~ è :ii>pcna mutun. I l suo ste- lo, che ilmivi\ 21 polpaccio , clii"ndo P secco, ;.il pii1 piccolo soffio di vciitci, C i Joiin n terra. Conviene dunqiic farne subito cici ~ I U L L I I I batterli. se pssibilc, il giorno stesso. Praticaruenrc, questu I:ivciro si svolge dii- r:iiice le prime ore deI marcino e, siccamc 'leve csserc sbri- gato in fretta, i giovani si raccolgont) per quartieri c , per vane sectimanc, viinrio a battere r arnente il rac- colto di ogni capo di famiglia, An igazze sono te- nute a questa ~irestatione: esse spazzano i semi sulla rcxcia mari ~naiio che cadorio e portano poi al villaggio, sulla tc- sta, \e pelli ili capra picne della messe. Alcune di esse, scelte fra le più robuste, si uniscono ai giovani per maneg- giare i l bastone da trebbia.

Da certi particolari, questi lavori sembravano presenta- re un carattere speciale; diiralite la mietitura, cffcttuata dagli adulti che le donne aiutavano traspckantlo gli steli tagliati, i duc sessi si scambiavano dei canti di insolita

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spudoratezza. Iiiolcre, il precipitarsi dei mieritori verso il limite del cainpo o incontro a coloro che venivano ad aiutarli, metteva in questo lavoro una nota particolare.

Ma i l vero etiignia era cosrituito dali'uso del seme. Esso .. era l'interdetto rli un gran numero di uotnini. Solo gli 'im-

piiri' potevano mangiarlo senta danno. In certi casi, i co- muni uomini 'vivi' potevanci essere sollwati da cl~iesc'ob- bligazionc. Ma i l sua semplice contatto contaminava gra- \.ernente i sacerdoti C , sc I'Hogon era intoccabile, era parte perch6, toccaridolo, gl i si poteva trasrncrtcrc iin di polvere di fonio rimasta sotto le unghie.

E non era affare da poco persiiadere iina inoglie legitti- ma a pestiirlo. Risc)gnava togIierEli la pula fiiori dai muri di cinta, in certi Iiioghi piirric(~lnri, cc1 era un seme duro, riiiniiccolo. che clava poco ciho in cambio di molto lavoro, Si parlnva di iloiinc che avevanu chicsto il divor:io per cvitanie I:] prcparnzionc.

Per finire, I;i ~rainiriacca cr:i oygctto di lino cici più sc- veri intcrdctri dcl Gctiici ~ l e l l ' i l ~ ~ i ~ ~ .

La ciiricaith tlcl Rinricn fii tiiinqiic piinrii nel vivci quiin- do Ogoreniiiieli gli clichiarì, tcmqiiill:imentc chc 13igitaria e mestnio crnno tinn sol:i c o s ~

I l gioriio prim:~, egli avcvn pnr1atc.1 dcl debito (li s;irig41r cfcllc donne, iiiil tiul1;i Iirsciava prcvcdcrc una siinile svol

Fonin e rncsniow riprtf *sono tiitc'uiw.. Ce cliie ~siirc~lc, in dogon, iivcv;ino In stcssi~ radice. 'Qticsta vcilt:~' pensd l'Eurupco 'il legarne tm le duc cose

non sarLi facile dn stabilire.' Perclié nutriva la piu grmdc diffidenza per i liiiguisti

che si contentano di lavcir:~tc sulle parole senza interessar. si a quello chc si nasconde sorto di esse.

Ogoternrneli stava sedtrro, come sempre, sulla soglia coli i1 viso rivolco verso i l siiolo e le mani incrociare sopra la test?. Nel corso dei colloqui, egli si anirriava soltanto per esprimere il suo odio pcr i galli o per mettersi all'uiiisono dei visitatori che gli gridavano le suc insegne. Apparente- mente, non provava alcuris emozione parlando dci confi-

ni del tempo e del pensiero. Tra le sue tnani, l'orcio sferico diventava un sole con otto spire di tame, il vecchio p- niere un uiiiverso. Tutto questo gli era familiare.

Parlò della Digitmia a voce bassissima, come si addiceva a (in seme proibito che era in rapporto con la vita intima

l

delle donne. ],a questione risaliva molto lontano nel tempo e nello

c~azio, al tempo della dimora degli otto antenati nei cieli, clopr~ \a loro rnetainorfosi in Geni Nommo.

.In cielo, i nuovi otto Nommo dovevano vivere separa- ti. Mn i l primo, che divenne più tardi il Fabbro, freqlicn- cava il teno, atitenato della gente di casta. In questo nic~do, essi ruppero l'interdizione.*

IJiventati, per questo, impuri, dovetrero separarsi dagli altri, e Dio, perché potessero sopravvivere, diede loro gli otto semi, fra cili la Digituria.

Fu a questo punto che il primci dichiari) solennemente davanti s t u t t i gli altri che non avrebbe mai mangiato qitesca piccol;i graininacea, c la cunsegncì al terzo, suo iiiriico. Ma, tlnpci aver consuniaco gli altri sette, fii ccistret- ro n mcnr\icasc i l cibo clie ; I V C V ~ di~pretz:~to. Ad onta de- gli ~rntnriiiimcnti tlel terzo chc $i ricordav;~ i suoi impc. mi , egli l i infrdiise e m;tiigic) i l scmc sul qi~:ile avcva pro- nunciato le cattive p-drule.

Chiese a l suo coinpilgno cii non farne parola ii nessuno e tiitti c due si giurarono fedelt& C alleanza siil fonio, prc- gando Dio di iiccidere lo spergiuro. MR gli altri sospetta- ro110 la cosa; cunsidernndo che un Nommc-i, anche se ini- puro. non clovev~ manciire alla sua parola, ebhcro vergo- gna per Iui di mangiare il seme c tie fecero il loro inscr- detto.

*Ma perché esso fii posto nel granaio che discese sulla cerra!~

*Era Ià per la cattiva parola. En la cattiva parola.. Era necessario che nel nuovo sistema del mondo figu-

rasse anche il nefasto. Ogotemmeli voleva dire che la cat- tiva parola non poteva cessare di esistere e non essere in-

Page 101: Griaule - Dio d'Acqua

I aveva I; ed era s .. ..

sognava tc, in cui

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iva anch i~rza ~ I I O I

I l

anche n, i esso si F.-mm. ,-l*.:

Jsta nell'

chc i l ser ma paro1

. .,

tegrata nell'organinarione del mondo, perché era stata pronunciaca a più riprese. E nulla poteva rapl,resencarla meglio della graminacea: era su di essa che il primo ante- natc xoferito l'affermazione che poi aveva rinne.

-. ga to ;u di essa c l~e aveva pronunciato il giuramen, to deiia dissimu~atione.

-Essa era il simbolo della cattiva parola che lusinga l a donna tt le impedisce di procreare, che dipana le spire del buon verbo e si attorce al suo posto intorno all'utero. Era il simbolo del sangiie mestruale, segno della sterilità mo- mentanea generata da questo cattivo avvolgimento.»

Per questo la Digiitaria fu p( 'ottavo scomparti.- mento del granaio, che ha lo .rigo della parola e corrispnde, nelllorganismo, aiia vescicola hiliare.

Ma bisogn; e capire rrvava an- cora in se la f na, la hu( o vi aveva introdott(:) creanuoici. Esso era simile aiia vescicola, i l cui contenuto & nefi~sto qii:lnJo L. in eccesso, rtiii i l cui involu- cro è una cosa fitstn perchb contribiiisce i11 funtionamento normale dell'or~utiistiio. H i: ntare che i l tat~go dello scomparti-

men trovava crn qiicllo dell'ucero decto 'ptco', che ~LI,CI,, u ~ i genlelli ~erfetti.

Cib che tì migliore c cih che 2 peggiore uccupavano dunque lo stesso p<isto e avevano lo stesso rango.

Ed era giusto che i l migliore e il peggiore potesscro csse- re cotnpresi nello stesso siipprto; ed era giusto che vi pa- ressero essere distinti con uno sicsso gesto, a ltn tempo evwatorc e apotropaico: la batr i t u r ~ notturna.

Si satebk visto tra pwo a qiiali parossisiiii si elevasse la sottigliezza di questo pensiero, C a qiiali progressioni logi- che sapesse costringersi.

I l seme era dato ncll'iiniverso, bisognava utilizzarlo. Di più; conveniva impiegarlo nel compito stesso che gli era stato assegnato e clie concerneva la procreazione.

Così furono isticiiiri la coltivazione e soprattutto la bat titura della Digitaria.

yUand.o le trnmhe dell'adunata suonano ai margini del rutti i ragazzi e le ragazze del quartiere sono chia-

mgti. Nessuno deve mancare, sotto pena di una forte am- menda da versare al capo della classe d'età degli anziani.

Anche per questo, viene scelte l'ora del crepuscolo: si è così, che tutti gli ahii io rientrati dai lavori

e che nessuno possa al suo obbligo.

I giovani partono per prim ano su1 luogo di lavo-

ro, dove coniinciano a battere il mi -

ba-

stoni. Disposti in circolo, essi abbass :on-

do un ritmo dì tre tempi, in modo c t , un

terzo del gruppi vi1 colpo, danclo l'impressiotie di

un lento galoppo d , Essi si accompagnano con di-

versi ritornelli, alcuni uei quali ricordano i canti osceni che vcngoiio recitati durante i l giorno dagli iiomini r dal- le doniie che hanno mietuto insieme. Ogni tanto, duc m- ~ ~ z z i si sccisr;Ino per permenere a una delle ragazze che so- pr~ggiuiigono di inserirsi nel cerchio.

a l p i sulle spighe e canti hanno lo stessi, scopo.

bri il suo i cavallo.

. l .

icchio cc ano le bi Le, a ogni

Dn i loro .accia set: I cadenza

~Batrcre i semi* disse Ogcitemmeli +significa battere vio- Icnremenct. Ic forze, cioh la parcila, che essi contengono. La buona prola ricevuta al moniento della creazione csce e si mescola ai canti.^

In questo modo, i canti fonnano un reticolo sonon, nelle ciii maglie resra impigliata la forza benefica, la buona parci- la estratta con la violenza. Essi accrescono così la loro for- za; c saranno ancora più efficaci per avvolgere l'iitero con le loro spirali fecondanti, tanto più che il senso delle parole k chiaro r: i due sessi vi sono costantemente evocati.

Questi canti sono il recipiente soiioro che riceve la biio- na forza clie esce dai semi e ncl quale la schiera dei ragazzi e delle ragazze la trasporterà al villaggio, nell'esaltazione delle trombe che avvisano da lontano gli uomini e le ilon- ne rimasti in casa.

«La buona forza dei semi esce e segue le parole e i canti dei batti cori.^,

Page 102: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'arqua

- .

3 insidio ~ v o per cc h ..a .,%-m-,.

I colpi sordi della battitura, i canti, e il suono delle tr< be concorrono allo stesso scopo:

.Essi sono come un concepimento di figli. Sebbene sia- fio notturni, hanno sull'utero i l buon effetto delle parole

- , del giomou . L'Europeo aveva creduco di trovare una crepa nel siste-

ma ordinato di questo insieme di azioni visibili e invisibili. Il 'sebbene siaiio nottiirnil noti gli era sfuggito, e colse

perciò l'occasione per una dornand: sa: non era forse proihiro, in tempi ordinari, e sal erti giochi e riti, battere la terra, gridare, cantare e di nottc!

a i l i solito>> disse Ogotemmcli ({bartere i l suolo 2 proibi- to. Un'arnrncndu punisce i l colpevoie: ccin esca si compc- ta una victima che viene sacrificata siill'altare di fondazir nc del villaggio. Perché questlaltare rende oiiure anchc : territririo occiipaco e , in qticsto modo, si restituisce al1 terra, attraverso il sangiic, In forzi che ne ì. stata fatta uscire indehitntnente colpendola. Ma i colpi d;~ti dai gio- v:itii non ainri colpi carniini.li

O~otcmmeli tacque iin istantc. Gli era pirsc.~ tli d i r e dei passi arrestarsi nclla straditia. Riprese con un filo di voce:

.La batticuria del fonio, i: come se un uomo sEozz:qsse tini1 vittimi s0pr.i un a i tare~.

I l F3i;rnco ascolravn, trnttenetidci il respiro: ME un gesto di gacrificio)~. Ma dov'era il sangue? Attravcrsn quali sotterfugi del

sirnlx)lismo si poteva giungere a cliiesra analogie? ~1,'ottavo seme,, riprese Ogotcmrneli il siiriholo della

bile e del sangue niestruale.i> Ricordava qiiello clic aveva già spiegato all'inizio del

colloquio. Il senir, che figurava nell'occavo scomparri- mento (vrscicola hiliare) del granaio celeste, ccrnteneva insieme biiona c cattiva parola. Quel che esso aveva di biiono ne era estratto e si mescolava ai canti; quel che aveva di cattivo, restava al suo inrerno, cadeva al suolo con i l seme sotto i colpi del bastone da trebbia, cadeva come sangue.

Come riel sacrificio, anche là vi era separazione dei spirituali della vittima: con i canti era captata la

forza positiva; nei cliicchi sparsi al siiolo restava i l princi- pio cattivo, il sangiie mestruale che rappresentava il debi- [o domito alla terra:

*La battirura dei semi. disse Ogotemmeli 4 come una donna che fa bere alla terra i1 suo sangue..

11 sacrificio siinbolico della Digitaria batnita a morte aveva dunque tlue aspetti: - da una parte, pagava I'nmmenda dovuta per i colpi

nortumi dati dai bastorii da trcbbia; - dall'altra pagava alla terra i l dchito originale delle

donne. E .cluest'ultirno risultato era completnetirare dcll'opera

di fccondazione svolta dalla bticrti;~ parola estratta dai semi. Ii-if:itri, sc i canti accrcsciiiti c f i i questa p;irnla tncrtc- vano le drinne in condizione di procrcarc, ci05 di non .<ti-

bire pii1 il flusso mcstrii;ilc, eni iicccss~rio cc)tiiplctare il gesto simlmlico pagando in anticipo alla terra il dchicci 'li sangue,

Così le clonnc, diirnntc Io 1.inttinirn clci seriii, crani) i t i i -

mersc i r i iin'ntmosfer;i propizia nllii getiernzione C tutti i ragazzi e le ra~izzc, speranza ~lel la socicr.3, clovcva~io con- trihiiire ai lavori e :ti cinti dai quali attiiigrvnno le forze per gli amori f'uti~ri. E I'nmmenJn che l i colpiva, sc si sot- crnrmnu a l loro ohhligo, avcv;i di mira non ttliito la per- Jitii tli lavorcr, ma la rriaricatn parcecip;izic7rie alla coniline rianimazione dclke fcrrze gctieratrici.

Page 103: Griaule - Dio d'Acqua

VENTlCHJA7TRESIMA GIORNATA

La doppia animh e la circoncisione

r

il breve 1 !, vcnivnr .-1 L- ._ 1

ie erano tscine bil "+...llA.:

, IC cnnn wri d';~rfi

l poco C3 tilla testa

I , . - I - . .!

11 raccolte) era terminato da tempo. Gli uomini avevano piegato uno a uno gli steli alci fino alla faccia, Avevano ta- gliato la spiga o i l grappolo 4 o lasciato che i l siip- porto alleggerito dal suo cari< se nella primitiva po- sizione. I campi erano rimasti popolaci solt:inr« di alte can- ne biundeg a poco a idute sotto i coltelli. In i anciatc s ! dcgli uomi- ni C) in mucchi a f t a 3 ~ = ~ , , t ~ ~ niil dorso u c ~ i i iisinclli che vi sconipativano sotto c. sc nc andavano or4 Iirngo i sentieri sfioriinclo i il ;ill;i, per lasciarsi poi cadere in mezzo ai uirtili a iner;issrirnc i l Ictamc.

Era finito iel quale le lunghe canne, scc- catc d.il solc d;\i hiimhini che ptirccirrevano nudi i villagKi rjrilnrienuoic come imrncnsc Inncc siille quali sventol~ivaiio, a giiim di banderuole, foglie che striclevano all'aria. Si riunivai~n in gnippi cli cinqiie o sei e accerchiava- tio i cani nei viccili ciechi per hastonarli. Per una settimana biiona, non appeiiii scorgevano in foiido a una piazza anclic il bambino più piccolo, i cani fiiggivnno radendo i muri. Questi giochi cessavano per mancanza di lancc: i l calpestio delle pecore e degli uomini finiva coli lo spezzarle e integrar- le al Iccamc dei cortili. 1 barnhini erano via via passaci a un altro ciclo di atrivita: quello di stare ctandcscinamente al l'erta spiando la caduta prematura dei frutti di baobab.

41 non circoncisi~ diceva Koguem *non sognano chi disordine e impicci.»

Egli vedeva la cosa setiiplicemente. Per Ogotemmeli, la condizione dell'infanzia era più cainplessa. Ascoltandolo,

- q - C

terriscc. norte.

I .

si capiva l'instancabile sollecitiidine degli adulti per i pic- coli, ['emozione degli iiomini e delle donne di fronte a quella clie alcuni sociologi hanno chiamato 'l'invasione barbarica1 che ogni anno sommerge la societi attraverso le nuove nascite.

1 bamhizii, infatti, stantio al margine del gruppo sociale. Hanno la loro vita a parte, i loro sentieri, il loro inatcria- le, i loro greggi di coleotteri e (li cavallette cui hanno, in precedenza, spezzato le ati. Cnnasccino il valore della fe- stuca, dcl cioctolo rotondo, dello stelo di ninfea giaPla iisa- ti> come flauro. Nudi, non lianno alcuna verroena. 11 pe- ricolo li lascia i iti. Un'inezia l i at Manife- stat~o iina tnistt :l. ina~ione - -. per la n

*Nulla in essi è saldon cfisse Ogotctnmcii. E spiegc) che anche rliiella, cortie tiirre le cose, risaliva

alllorigi~it: JPII:~ creazione. *La regola percli6 tutto sin ncl giiistom disse il cieco .sa-

rrbtw cd essere due. 1,;i snrgcnrt. di tiitti i disordini h la so- litiidine ilello sciaciillci, figlio prii~iogctiiito di Dio. Non si pui, necare che lo sciacallo sin una cosa cattiva, pctclit In stia snlitudint lo ha spinto vcrc d r e . l'er i1ticstc-I, per evitiirc la sc~licitdiiie, e ogni \Ioiniiio chiede <i

Dio rina nascita doppia. Ma l a su;, iIrcgIiiern non viene srrnpre esnudita. Per questo egli h;i ctato due atiimc a c.xiii neonato. D

AIl'Europeu, infatti, era sempre sembraro sorprendente chc il nomc dell'atiima (per impiegare un termine ~lella nomenclatura tr:iclizionale) fosse cornpostci Jalla ripccizio. ne cli tino stesso vocabolo: kinndu-kinndu, che si Jovrcbhe tradurre: 'anima~anirna'.

«Il Nommu crea per ogni essere diic aniine gcmel1e.s Perchk i l Nommo assiste al parto che avviene iiella se-

P conda camera della grande casa, fra i quattro pali di soste- gno. La donna sra seduta sii un sedile basso, o su un mor- taio rovesciato; due inatrone L'aiutano. Il bambino viene alla luce sulla terra, che tlcve toccare con le siie quattro

1 . membra.

Page 104: Griaule - Dio d'Acqua

LI doppia anima C la c~nconcisioiic

Perché il Nommo ha disegnato sulla terra i l profilo, due anime, due sagome di forma timana. La prima ì. fen mina, la seconcla è maschio. E quando i l iieonato tocca il si~olo, le due anime penetrano in lui.

*Egli è iriio nel corpo, ma due nello spiritu.* Sull'origine di qiieste anime, sul serbatoio senza fondo e

di continuo rinnovato tlal quale i l Nommo attiiigeva per i suoi doni incessanti, Ogotemrneli non diede spiegazioni.

11 bambino vienc dunque al mundo provvisto di due principi di sesso differente e, teoricamente, appartiene al- l'uno qiiaiito all'alcro; il sesso della sua persona indiffe- reiiziato. Praticamente, con un'anticipazioiie, la socieca gli riconnsccì subito i l sesso che egli ha in appareiiza. Tiit- tavia, I'atidroginia spirituale resta prcscnte attraverso al- cun ari del sinihdisint~.

C:i I C I T ~ , d«po essersi s~ravata, rimane cliiusa in per q\inrtro sertimane (vrnti s io mi). Esce poi nel vil-

l:~gg rc setrim :a in IT inschio, i 10

gcrli pericoli visibili e invisibili.

L21 periodi di 4 c di .3 settimane port~tio 1;i cifra deI1:I \a\,iillil C C I C I I ~ L I L ~ ~ O .

L ;etrimniie, I;! danni\ che ha data 11 del cotone. n

Essi1 ric<ircia, in qiiesro inouo, il Iiivciro principale a cui è cles t Ùtura donna chr ha appcn J.

Se h Ila liicc iin maschio, essa ii ia meno; si tratta soltantti, in cluesto caso, di rnanitcstare la solitlaricth de c dclla donna filatrice. i

I l fuso femi 3 nell'omkra della camera e 1- frccciii maschile e s , ~ i ~ n Ilr-lle strade cialla madrc di uii

nella dir n e dell'origine ce-

nella volta. 11 filo che essa svolge è qiiello che si è dipana- to durante la discesa*.

Qiian tadre di un maschio, la freccia che essa

porta ir quella che il fabbro brandiva per difen- dersi nella sua traversata spaziale.

Ma i due oggetti hanno lo stesso significato, perché le frecce del fabbro erano dci fusi muniti di punte. E quella che egli scoccb nel granaio divenne l'asse del quale Ilinte* ro edificio era l'enorme fusaiala.

I gcsti e gli oggecti che accoinpapano la nascita ricor- dano dunque la riorganizzatione del mondo; essi esprirno- no l'integrazione del neonato nel .ivelato dal fab- hro e dal Nomino Settimo, mani1 3 iiatiira umana fatta per il lavoro. ((E quando la nascita 6 doppia?* A questa dcirnanda immensa, C npa ri-

sposti~. Ogoietnrneli la rimandh a un airra occasione. 11 ciil to fondamentale dei nemelli sarebbe stato disciisso più

to alla n i mano è m .

sistema I

estano 1:

chiese I ! ronveniv

I 1

'Europeo a una lu

ane, pori in ccilttrll

I, C, pcr C

7 di iin in tartli. 1,'Eiiropeo apprese, tuctavia, che, al momentci dclla na-

scir,lI ciasciino dei gemcl e si os- serv;ivano per essi le stcs tri. Ma (particolare irnrxx-tante), .-lc IlcLICrCI,i L I a ~ s ~ r a aveva 1:1 stess:~ d isciril 'in ;imii' dc :ratra a qiintrro ic, il che significa in tur- to prima ci1 riprenclere la vita norrriiiic. i C ~ L L I C I>LLCI 2 !a ci- fra della perfezic imeli aveva gih spiegato.

Munito delle il bambino seguc la sila sorte. Ma i suoi prcmi anni sono caratterizzati dall'instabi- liti del1 -sona. Finché conserva i l prepuzio o la cli- toridc, del sesso conttario a quello apparente, rnascoliriità e temrninilità hanno la stessa forza. Non è giusto, percib, paragonar circoncii doiina; come la donna che non a subito ne, egli 6 insiei " nmina. se questa indccrsione in cui si tl o sesso dovesse protratsi, l'essere non av 3. inclinazione alla procreazione.

i contro i uesti Jue

rn due an ime c ch per gli ;il

e priiiie iinn ferr

- - .

IIrRta, settimnr . l '

IIa madrt va otto si - - t - l>.-*

: cra proi ettiinane -1.x .- ..,.

ia messti la uguali . .

,ne, a>mt sue due

. q

anime, i . ~

tessitore 1a sua pei supporti

,- .u . a ,

masc :hiv con dell'um;

\. ...-rln .

vergotio miti: .-n L--

nostrazio

- - - l -.

.e il non ha ancor I'escissio

. . . - ~ U ~ I I U C J uILa ~ ~ d ~ ~ ~ b i n a vienc ai rriondon disse Ogo-

ternmeli ala cr ricordare che il granaio venu a un fuso coiifitto I

n e masc rova qua ~ e b b c m

hio e ter nto al su ai alcuni

madre rc ito dal ci

. -

:gge i l su elo era a

io fuso p' traccato

Page 105: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'acqua

ità dell'ir oich6 Di, . . - - - - I - -

i4 non è ere la su

. .

I un uom mbro del

La clitoride della bambina è, infatti, un gemello simboli- co, un surrogato maschile con il quale essa non potrebbe riprodursi e che, anzi, le impedirebbe di unirsi a O. Come Dio ha visto drizzarsi davanti a sé i1 me1 la terra, così L'uomo che si unisse a una donna non escissa sarebbe 'punto', e I'oppormnità della sua presenza conte- stata dalla clitoride che si pretenderebbe sua eguale.

D'altra parte, l'individuo non puii condursi in modo normale sotto una doppia direzione. Bisogna che uno dei due princlpi prevalga sull'altto.

*[l bambino non può fare nulla di serio, e nulla gli si pub fare di serio finct stato circonciso. *

Egli non pub ricev a insegna, né celebrare un culco, i14 sopportare i rimedi che i giiaritori danno concro le malattie, n4 titilizzare gli amuleti. Queste pratiche sup- pcingono, infatti, un andirivieni di forze vitali troppo vio- lente per un essere la cui anima non si è ancora 'fissata'.

Ma la duali idividuo non P la sola cdiisa della sua instabilitlt: pl o l'ha plasmato con la gleha, l'uomo l ha contratto veis<i ia cerra un debito che deve parare con il suo sangue. Devc sacrificare se stesso su colei d:i 1 3:

*Lo spargimento del sangue della circoncisior i l cicco *si puh paragonare allicifferta di una vittima sugli al- tari. Ed $ la terra che viene a here i l sangue*.

Finché questo conto non E stato rcg(>lato, l'anima non puti essere stabile, e l'individuo non ne 6 proprietario.

*Fin dalla nascita, il bambino 2 come unito al a 1

un vincolo detto 'filo di Dio', che pane dal prepi I- la clitoride e penetra nel suolo. Q u e s ~ legarne si rissa nel momento in cui i l neonato tocca la Terra, ed 2 fatto di sangue. Si sposta e penetra sempre nel suolo ai piedi di 1 chi lo porta. Esso viene reciso con la circoncisione.~

! *Chi è, dunque, la Terra?»

I Ogotemmeli non rispose direttamente: l .Lo spargimento del sangue serve per rendere alla Terra

l

quel che essa ha prestato. Ma non è soltanto la Terra che riceve quel che le è dovuto. Anche i l Nommo viene a l

I '

cui & natc ic. disse

uzio o dal .: I . ..-

ui stava

bere, e chiama i l Lehé, che lo segue e viene anch'egli a bere. Tuttavia i1 sacrificio non è destinare ad essi; è fatto per la Terra e p e ~ tutto ciò che è terra, cioè anche per la prima coppia plasmata da Dio».

<<Ma il Nommo? E il L e h é ? ~ <,I1 posto in ci il vecchio (cioè, la tomba del

Lebé), la gleba c ale Dio ha formato l'uomo, e il Lebé risuscitato suiia rerra, queste tre cose sono, in reale& una cosa sola.*

Ogoteinmeli esponeva il principio dell'unità dell'uni. verso. La tomba della resurrezione 2 gleba; l'uomo 2 gleba; il vecchio risuscitato era gleba e nella gleba egli fu votni- tato e rigenerato.

I I risiiscitatore, infine, niorto anche Iiii e inuniato sotto Iii hiciiii :ò nella glcha.

«Ma f rire I'iiomo nel siiri sesso?* rPcrciie 1 1 prepuzio e la clitoride sostengono l'anima

clie cleve allontaniirsi. E anche perché i l feto comincia con il sessc~. P

Nel grcmho, l'essere P, in principio, un sesso al quale si a~giungc una testa. I l c o r p si svilupp~ più t~ rd i . Il sesso è 'l1>iltare maestro della fondazione dcll'uomo'. Così Dio, per ogni esscrc, procede come :i1 mometito dclla prima creazione, e iiiiialzn 'l'altare' clcll'uoiiio come un fondato- re innalza l'altare di fc>nclazione del villaggio.

Ma non E solo il corpo che E fi,irti> di terra. Alcuni dico- iio che Dio Ira plasmato le anime comc i corpi, C che l'anima viene disegnata sulla terra al momento dclla na- scita.

Sembra anche che all'idea di debito vada congiunta l'idea di una forza nefasta che la persona riceve insieme con la sua condizione terrena. Di qui la necessità di sba- razzarsi, alla fine dcll'infanzia, di questo elemento chc vie- ne restituito al suo luogo d'origine.

Alla base della circoncisione e dell'escissione vi sono dunque varie ragioni: necessità di liberare il bambino da una forza nefasta, necessità di pagare iin debito di sangue

Page 106: Griaule - Dio d'Acqua

la dopprn anima c la circ<n~cisionr

,ne di mi i quei m* iiiurnrn; n

.a vigilia It;irc la f .- . 8

le, agendl o e dimc

. . -.... - -L - -

,ne spiriti concent

.....,-7 .

e di assumere un sesso definitivo. A ciò bisogna aggiunge- re che l'uomo deve, per solidarietà, soffrire nel suo sesso come la donna.

L'operazione viene preparata fin dal momento della na- scita, e, trattandosi di assicurare la fissazione dell'anima, ci si serve degli altari di famiglia per trattenerla il pii] vic no possibile al bambino.

"La freccia che la madre di un maschio porta con sé disse O~otemmeli *l'ottava settimana dopo la nascita vie- ne deposta sull'altare della fainiglia. 11 padre sgozza una vi rt irna J iceiido: 'Dio! Accetta questo sangue e allontana la sc ,o figlio'. n

D: omento, le aniine degli aiireiiari, d abbcvLlnrnl all'nltare. aiutano il bambino nel suci iI irKcsJ.r>

di nssimilazic ualc e gli cc~muiiicancì una parte del- la loro forza, rata nel fegato della vittima che gli vlene fatto iIhnilggiiire.

L c1cll;i circoncisi<inr, si chic4e aticom davanti all'i~ Issazione Jell';iiiiinn. E nell'istnnte in cili i l prepuzio viene reciso, l'anima m;tschilc si reca nell';~ltarc. Ess:i vi restii per tiitto i l tcinp I - ~ i o n c e i l ritornci del bnmhin .a vittima cc1 egli nc niangia i l fegato. A questo pilrico, !'ani-

.irornn in lui.* )sì la circoncisione ha, comc primo effetto, iin'eiiplo-

,,,,,e dello spirito: da una parte, il ~ r c p i i ~ i o reciso, soste- gno dell'animii fcinrnitiile, si tr invisihilnicnce nel- la lucertola detta 'sole'. in qiie :) i l bambino viene liberato dclla sila femminilit8. v . 4 , ~ airrn, la sua anima ma- schil .itia vittir ,nana dal corp amiglia. il periodo del suu ritiro, cgii C privaro dei suoi principi spirittiali, mentre quello, fra essi, che dovrà riprendere piìi tardi aspetta con ì tnorti. 11 circonciso stesso è comc un morto.

*Quando il circonciso ritrova la sua anima nell'altare di famiglia, si è complet liberato dell'anima femmi- nile separatasi da lui s na di lucertola?,)

luella di i ltare di 1: ~ - - - ~ - .

:amente otto forn

venute a

o clel riti o, si sgo;

iro. Dop( !Z;i per li

3 la Ruar i i un'altr ..

. . ,asfornia I

!sto modi 1\.11'..1,-

na, si alk

li0 corpo un pene

sciocca, questo C,

me una sl

mentre I aso, i l si! erie di az

#'No! ,D disse Ogotemmeli «egli conserva ancora la sua ombra che 2 un'anima femminile ridotta che egli divide con la lucertola. Quest'ombra è : l'altra anima 6 intelligente.» Anche in jterna speculativo clei Dogoii appariva col ioni e di compt giustapposte.

«La Iw ~ l c * riprese Ogotemmeli «simboleggia il prepuzio rem~ni~iile che circonda il pene maschile. Ma la sua coda corta assomiglia al pene. Essa è rossa, e la lucer- tola fugge la luce: perchC non vuole essere paragonata al pene. >'

Q~icsta lucertola vive, infatti, sotto tcrra, C si mostra solci tli rado.

*La Iiicertola è femmina. disse Ogotemtneli #ma i l die- rrn del si assomiglia a un pene. E iin prepuzi«, ina 2 andic s ~ ~ ~ p e r t o . ~

Figura 19. Disegno &l sisno di kpio c dischi di zucca dopernto &ti ru~ii:ti durirnte il pro &!Li circuncisionc.

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sce con I questo s

iti maligi Il hastonc . A - I

Circondato da questo elemento femminile clie è 'sole', rosso e sferico come l'astro che t anche femmina, il pene fini 'essere guadapato alla femminilità. E imboiismo può essere inteso nel senso che i!

circotlcisore, cagliando la carne, libera e mette allo sco- perto i[ pene, cioè il sole femmina.

«Qual 6 il significato del sistro di zucca che i circoncisi portarlo durante il loro r i t i to?~

11 sistro P fatto di un bastoncino sul quale sono infilare delle rotelle di zucca, srtnbolo della femminilità, con il bordo dentaco. I bambini le agitano ner nllonranare gli spir ni e le dc li fig, 19)

n l 2 del sist~ Ogotemr sesso lihe- ratci uai prepuzio. I uiscni ai ziicc:~, in numero uguale a quello dei circoncisi, rappresentano i prepuzi della pro- mozione. l i hamhirio agira i l sistro con una mano; con l'altrii, impugna iin hnsronc clmilto da una splralr di cztto avvol.girnenti incisa r ta. I l h:istone C i l genio del- l'acqua, che guitla i s ; Ic vnlutc rappresentano la spirale avvolta C svcilra intorno i11 st)lc.p1

(:<)sì i l bambino ticiie nelle siie mani In fcmminilirh, I'acquir e In luce.

mne (ved .OR disse J ? - - L ? l?

Gli al ~ a r i personali

L'accainpamenco era ingolfato di animali. Di notte, gua- statori sconosciuti seminavano io scompiglio fra i piatti Jiincnt icati, facevano catlerc gli steccati, fuggivatio da- vanti a ombre più grandi di Loro. Si poteva brriissimo non attribuire queste effervescenze notturne ad animali comu- ni. Ma era tinn calamità contro la quale tiini erano impo- tenti.

Acl essa bisognava aggiungere i disordiiii inccrni per i quali si conosceva uii rimedio che iion veniva pera mai

lattro del na, iin gi - I . . .

applicato. (<Se pwedcte un @[Io che vi 5 stato regalato. impreca-

va I'Europco «mangi;itelo lo stesso giorno. Oppure copri- telo con unil stuoin c metteteci un peso sopra. Altrimenti vi sveglier;? alle qt I mattin<)! m

Da iina settim~i illo dalla vocc acuta trionfava ogni nocte di tiitti gii cisracoli, e , molto prima dell'alha, st>atceva le ali tuori delle casse, dei muri c dei graticci con

l cui veniva circondato ogni sera. w È peggio» diceva i l Bianco udell'arietc di Duneyrii.~

L'ariete offerto in dono d3 hneyru , capo cantotiale, por- tava nella sua criniera la tempesta. Non appena era stato messo iti libertà nel cortile, aveva preso di mira, diritto

I davanti a sé, il muro di cinta, senza degnare di urlo sguar- do i l resto del mondo. Era retrocesso di qwalche passo,

1 senza deviare, come su una rotaia, e bruscamente era schizzato via in una carica furibonda. Approfittando di un

l punto più basso del muro, aveva saltato l'ostacolo non come un cavallo, ma come una pantera. Ed era scompard so, trascinandosi dietro diic uomini urlanti con le braccia alzate, e una marmaglia che non chiedeva di meglio,

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Non c'cra nemmeno da pensare a raggiungere quel vor- tice. Soltanto al calare della sera, quando tutta la natura si cahna, i l vello e le conia fecero la loro riapparizione al- l'estremità di una corcla.

<(Ha cominciato con il mangiare il miglio del campo detro Ba Diguilu, colt,ivaro per i l friturn successore del- llHogon. Poi passato in Ogo Digu, che appartiene al- 1'Hngm stesso. Ha mangiato il miglio. t entrato in Dodyu Oreccliio. È andato Jirirtci in casa di Ongiionlii c ha ucci- sci irn agnello con uno spintone. terrorizzato Dodyu Orecchio per tutta la giornata. Eccolo.»

Si sarebbe potuto pensare che I'aiiitiiale sarebbe stato macellato all'isrante. Niente di tutto ciì). La debolezza umana era toriiata cicni iiiattiiia a metterlo in libertà nel- Io steso coticertci di iirli. C'eratio aiiclie dei piccoli inci- denti provncati d:ii rospi. A volte ci si chinn1;lv;i per mo- strarsetie con il dicci, in silenzio, uno clie si era rannic- cliinto conie uii pugno in una scilrpa di corcla, o iin altro che si era inst:illato nel pnrtasapnnc.

Bisognava anche stiiit. zitti C c;iiiiiniii:ire caiitamence in ccrti angoli nascosti per Inscinrc chc iinn coppia di inan. gininiglio grossi come tir i pcsllicc orraniz~assc il suo nido nellii cascii di uii:i gincca. Si iipprofittnvn cf i iinn Inrti ss- scnza pcr crnsfcrirc le crhc e i fili in una cnlz:i nppcsa nello stcssii puntci. Ma poco tcinpi ilupo, si ritri~v:iv~iio le erbe iiella tasca.

H I man,qii~cmiglin» dichiard Ogoreinmeli, messo a1 cord rente cl i questi fritti trascurabili, mn;itio i vestici. Fanno il loro nido anche nelle hisacce e nei vasi appesi al rn1rro.N

Conosceva le loro insegne e i loro interdetti, ccirne, del resto, quelli di turti gli uccelli e di tutti gli atiitnali selvati- ci o domestici. Era un mondo sconosciiito che evocava volentieri, cssendo stacn cacciatore per tanti anni.

Il Nazareno sarebbe entrato voletitieri dietro le sue pn- rolc nella vita delle bestie e delle piance della boscaglia, nella qiialc ogni esserc ha i l suo posrtl, i siioi rcrrori, le sue passioni. Ma il tempo stringeva; bisogn~va seguire le

linee della dottrina ogotemmeliana, e rimandare a ricerche siiccessive lo sviluppo delle singole istituzioni.

Nelle niccliie della facciata, rose dalla pioggia e dal ven- to, erano state poste, in mezzo a oggetti tnisen ine pallottole di terra ammucchiate su delle pietre 41 - cutic di esse erano provviste di una cupola incasvnca rizlla massa; sii altre erano infissi dei ganci di ferro, d ici-

ni di legno cagliati a forcella o muniti di intagl or-

redo degli altari personali della famiglia di Ogotemineii. I1 loro niimero indicava che egli aveva avuto molti figli e che, contrariamente all'uso, non aveva distrutto il materia- le alla loro morte. Questi altari personali, ai quali Ogo- ceinmcli aveva accennato molto spesso e che erano ben nori all'Europeo, sono due per ogni individuo: l'altare del cranio e qiiello del corpo.

II primo viene modellato dal padre del bambino qual- che giorno primo della sua partenza per i l I t i t iR<~ della cir- concisione; la palla impastata ì! inessa in ctintatco con la testa tlell'iiicercssato C consacrata con una libagione di fa- rina di miglio cotta nell'iicqiiu accompagnata da questa prc~liicrri:

bili, alcc 1 piatte. I

-

.ei baston i. Era il C

I i

I / bambino puttirh per h hoscaglia, Altare, ricevi la tw acqun e i l tuo kpo, Che la fmta hwrw nnn d i b i coi1 il sanpe, Chc h cattiva forza si alltmtanl!

Poi l'alrarc viene asperso col sangue di iin gallo o di una gallina sgozzata. Le bestie vengono sventrate e fegato e cuore sono estratti e cotti su una graticola; se ne preleva iina particella che viene gettata sulla palla di term, men- tre il resto viene consumato dall'intetrcssato.

Se si tratta di iina ragazza, l'altare della tcsra viene mo- dellato dal padre, in casa sua, quando essa l'abbandona per andare a vivere con il marito.

Quarito all'altare dcl corpo, esso è composto da una pal- la di terra che è stata impastata insieme con riitagli di un-

Page 109: Griaule - Dio d'Acqua

Ro d'acqua

tta per la - esempic lsate dal

ne Dogo iacrificarc

m .

ritmo re1 :, della cc I la ncce! . .-- - .

golarr ch .-irniinitO, sità. Un

care m1 : proprio t

rtante de rtci il rest' 'SSO su q1

ghie, di ciglia, di sopracciglia, di capelli e con qualche goccia di sangue prelevata dall'interessato. I1 padre lo consacra. di solito, prima dell'altro altare, non appena, in =C ialche incidente, il corpo del bambino ha biso- 6"' .e fortificato, e quando, divenuta pubere, la ra- gazza C in età di prendere marito.

A pritna vista, questi due altari costituiscano una specie di deposito esterno, una riserva di se stesso sulla quale l'in- dividuo può agire, aumentandola con sacrifici e libagioni. Per il comu n, sacrifi ruo altare della tesca equivale a s C sul suo :ranio, sede del pen- siero e della voiontii, e parte più impo I suo corpo.

*Quando la testa è sanau si dice qtur O sta bene.^ Per questo i Dognn sacrificano spe uesti altari,

secondo un - ie corrisponde, in parte, al ci- clo religiosc ma anche ogni volta che se ne presenta a malattia, un'impurirà con- t ~ n r rocrura di un interdctto, una perdita di forza, pei 3 al momento della procreatic.)ne, sono cnm- Pet fliisso vivificante tnesso in movimento negli altari da un'asprrsione di sangue o di pappa di niiglio, fliisso che giova pcr conrraccolpo a l proprietario, che, consumando la vittima clie ha offerto, comiinicn, in qual- che nicidu, con se stesso.

Ma questa economia rli forze, ammessa comiincmcnte, sembrava incomprensibile all'Eirropeo.

'Coine si pub offrire un sacrificio a se stessi?' egli si chie deva.

'Se si sepdra una parte di se stessi per erigerla in altari estenio, i1 sacrificio non pub attirare alcuna forza. Vi è, sì, quella della vittima; ma un pollo iiiangiato arrosto pro- durrebbe lo stesso effetto, aumenterebbe ugualmente le forte del sacrificante.'

Egli si decise, quindi, a porre a Ogotemmeli la domanda abituale in questo genere di ricerche:

.Chi viene a bere il sangue del sacrificio offerto sugli al- tari della testa e del corpo?^

teva di sc i6 un alti ,,I,. ..: e,.,

mola sugl I . I

Questa domanda, apparentemente innocua, era stata la più difficile da escogitare in tutta la carriera etnografica delltEuropeo. Perché bisogna ben meditare la forma della domanda per po :ire qualcosa. E questa era tal- mente semplice C no ci aveva pensato.

La prima volta che Lo straniero l>aveva posta, essa aveva puramente e semplicemente messo in fuga il suo informa* t»re. Si trattava di un uomo pusillanime che era terroriz-

- .. zato dall'evocatic nvisibile. In seguito, la doman- da aveva avuto fc i l ricercatore la proiettava come iina fiaccola nell: le di reticenze, di inenzognc e di dissimiilazioni dei suoi interlocutori. Essa provocava, im- niancabiltnente, due sole risposte: la fuga o la verità.

Per Ogotemmeli, iniziatore volontario del Bianco, la domanda era peri te naturale.

4Quando si imi li altari personali* rispose *sono in due a venire a nere: I L primo uomo creato da Dio e i l Lehé.~

Aggiunse che, in un certo senso, il primo ucinio e il Lehc niorto e risuscitato erano la stessa prsona. Ma i l Bianco si ripromttt nndare pih tiirdi q rticolare.

n Perct ire rappresenta la ;iltro il corpo?u uQuanLIii ~~,,zza iina vittima s ~ , , ,l,La,, dclla testa, è la

forzi del cranio del primo iinrno C del crani 34 che risale il sangue e penetra ncl fegato. Se i l ! viene o&no sull'nltare del corpo, k la forza del coriiu uci primo uomo e del coqio del Lebé che riempie i[ fegato mangiato dal sacrificante. n

1 due altari venivano dunque eretti anche in noine del prinio uomo e del LebC, e non scilo in nome del sacrificante.

.Qual C la formula pronunciata al momento della con- sacrazione?~ chiese il Bianco.

ulinpastando l'altare della testa. rispose Ogocemmeli «e facendolo toccare dalla fronte del bambino, il padre do. manda al vecctiio di aiutarlo.,

*Quale vecchio?. *Il primo uomo, e anche il Leb6.n

:u del Lel iacrificio

.1..1

Page 110: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'=qua Gli altari pcnrinnl!

:r l'altare ion era p 8 . ,---n

! C avcv; r C - E l . r > in

unge anc I Nomml

. . _ l _

)ierra clit t ranEo ! ,.,4,. ..C -+

he un po o dopo CI l--- -..--m

.o particc acerdoci . a .

Ogotemineli insisteva su questa identità. Citava la for- mula della consacrazione:

'Tu, cranio del vecchio, vieni e aiuta!' Pe del corpo, il rito era analogo, ma l'invocazio-

ne n iù rivolta al cranio: 'T', LLJiii\J del vecchio, vieni I

11 Bianco aveva ottenuto un 3 completa alla sua domanda. Ma era appena un rso la Iiice. Perché quei azione della testa e del corpo? Che bisogn c'er: ci altari personali, dal momento che i granc altai :i ricevevano già, nelle date stabilite, le lib: gioni e il sangue della comunità?

ulrnpastaiido queste cose* disse Ogntemmeli *<si ricorda la storia del Lebé..

Si riferiva alla resurrezione del Le&, al suo essere vomi- tato dal Nommo Settiiiio sotto forma di sagoma di pietre.

Si m d c l l i ~ I'altarc dclln testa separatamente da quello del corpo, perché, nella tomba del Lebe, fu trovnta una pietra al posto del cranb e otto pietre, con altre pii1 pic- cole, a1 posro dello scheletro.

E c v:i la testa era separata dalle slcrc ito nll'autorith cerritcirialc, allo nLcuaIJ iI1t,ut.l 31 ci \I;= o pnite l'altare della testa. Vi si aggii 1 ' di rame rdarc gli cscrcmene ti de he ebbe i tu i l vecchici.

Vi trii UII aiua co~riplicaziot~e: la pietra di rango 9 che il Nommo ave\ ito al posto del cranio aveva avuto il SUO destino .e; era divenuta l'insegna della f~in- zione dclllHogoii, sacerdote del culto del Lebb. Sirnboli- camentc, dunque, I'attarc della testa pci e il Lebé. Ma le pietre delle articolazioni, l*

gtiato la sagoma del risuscitato, avevano avuto anch'esse i l loro destin ino divenute il segno delle hiizioni dei s

(<Se L'altare della ~ E J L ~ t i Leben disse Ogotemmeli *l'altare del corpo sostituisce i B inu .~

Così, nel culto pcr la conservazione di se stesso, ogni

)lare: eré del Binu *..*e 2 l

i e aiuta! a rispost: passo ve

per ricci1 nghicittil .. l - - ! . . -

tcva rapi

che ave7

cII1~~c~nio t i c trele

.. .

)mia spii i culri ca ..I, , ,,m

1 le siie ui

uomo aveva a sua ciisposizionc, per suo uso personale, un sistenia di Leh6 e di Riiiu, iin compendio del sisteina del mondo vomitato nella toniba del campo piitnordiale.

Disponeva, iiisornma, dell'immugine della tomba stessa, sotto forma delle due pallottole di argilla impastacc sulle pietre piatte. E poteva, seriza mettere in moto tutto il meccanismo ~ociale, e senza turbare la serenità dell'altare maestro eretto nei santuari, operare in difesa dei suoi umi- l i interessi, manipolare in privato le forze benefiche, e provocare l'elemento cosmico, senza uscire dal letame clel suo corrile.

Ma bisognava spingersi ancora piìi in là. Alla fuce di al- cune alliisioni fatte tiel corso di altri colloqui, i l Nazareno era in gri lo di cnniprcnderc perdi6 I'intcressato introdii- cesse negli altari del curp: nghie e i suoi capelli, C

perché toccasse con la froi i Jella testa. Se l'altare del cranio rappresentevn 11 cr;iniil clcl priinci uclino, del Le& e d~ atrii:ile, e se I'alrare clel corpo era i! cor- po di tut lucsto avveniva prchd vi cra identirh di natura fra 11 primo tiorna cresco, il priino morto risuscitato e I'iicim« di oggi.

Per qilestr), sulle itnghic., sui cupelli C sulle cigli:i di clitc- st'ulciini) a i erigeva iin ;ilt:ire dcdicato agli altri diic. E, qiiando i l sacrificante rnn ;I vittim; ~ t a sii iina parte di se stesso, egli i wn, nelli: !ligiod sa, con l:, prima opera uiìì:iiia ul "IO. E ; I I I C ~ C

con I1antenatci risuscitato cenza tclc ii cor- p era servito a disegnare I ordine I. Cib significava che egli iissimiiava ia rorza vitale ui cnrranibi, assicurando in questo morlo, iiell: 1 privata e per parte sua, lo svolgimentu del destir erra.

Si poteva cosi vedere come, nella magistrale e miniitiad sa econc :itualc dei Dogon, tiitto fosse in tutto; come de picali si fm~itumasscro fino al pulviscolo i n d i ~ i d u , , ~ ~ L X , I ~ I ~ qiiesto piilviscolo, attraverso il giuoco dei simholi, contenesse in sé l'iminatie organizzaziorie del mondo irrnario.

ingiava I coinuiiic: .-- ,J: 13:

come poi il Liuova l - - . - 1- l.

i sua vit; io dello t1

. -

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Invcnziunc dclh morte:

dente che nessuno aveva ancora mai visto. Glì uomini iie avevano infine spossessacn la donna, si erano a loro volta

tli questo indumento di dominazic vietato all'alrro sesso, tranne poche eccezii vani danzavano vestiti di fibre russe e te dc accontentarsi di ammirarli.

Tuttavia, questo possesso realinaro con la forza celava in se stesso la sua sanzione: coloro che avevano spogliato la donna delle sue fibre avevano nascosto la loro azione all'uumo più anziano, r o m ~ n d o così una tradizione di rispetto e di sotto- niissione verso i l loro capo naturale. Il vecchio, giunco alla fine dell: ne tutti gli antichi, la sua me t anic i, secondo la regola, egli tion era a n i i i u cielo e continuava la sua esistenza rerrestre sorto fonna di gra :nte. Uii ni ave- vano indoss;\to lt scoste nc :avari(> a1 villarnio, il StSipcrirr 31 ircivì) sulla 1uii.l nciacia c: a i r a i ~ ì ) Io~L) i l pass;cggio. Furi rivolse loro in lingua do! ~ i ù vici- lenti rimpri~vcri. kniesro causo ia sua [icruiia

Infatti, dal mnincntci che aveva :ibbandonato la forma iimana, la cui iingiia era la tcna pitrolx riv~'lata, egli iivrch- be Jovuco asaiincrc il lingringfi io riservato ai geni, nel no- vero dei quali era encmto, cio6 In prima parola. Rivnlgcn- dosi agli uomini in termini che erano loro familiari, in- frangeva iin diviero, si s t r ippva dal mondo srivruiiianci nel qiiale non pureva pii] vivere, e diventava iin elemento impuro. Non gli era'ncpptire più possibile tornare fra gli uomini. Per questo, dovette istantaneamente morire.

Qiiesca morte era dunque i l risultato dell'infrazione di un interdetto, provocata, a sua voita, da una colpa contro la legge. Era cosa universalniente nota. Tutte le religioni conosconci una perdita dell'immortalità dovuta al pccca- to, origine clel disordine. Ma qual era, per i Dogon, il mec- canismo della calamità? Che cos'era avvenuto delle forze contenute ncll'antenato-serpente! E in conseguenza di che cosa esse erano stace rimosse?

VEhTSRESIMA GIORNATA

Invenzione della morte )ne e I'av mi. Tutti ~ n n e dov

evano i i gio- 'evano

La morte non era ancora comparsa nei colloqui con Ogo- teinmeli. Tu ici relativi alla rivelazione delle cre parc iorganizzato il mondo erano avvenuci in un tempo in cui gli uomini erano immortali. La morte del liiella de r, Settimc 1-

no stati che m ami de115: cnza div io soltanto un'apparenza, e la doppia rttsurreziont CIYFYO. ! i - stabilito il cc

Da inolti a ;lì europei connsccva i miti Jell'invenziuii~ UclLCI 1111111= i[ funtionanienco Jelle isti- tuzioni destii i questa c Ma, nella rete delle in6 ano anco nti oscuri. l1 Bianco SHCiev,i ~ r i t : LULLV SI iscriveva I i e i i iricc.)nirnensu- nhil ivcrso, e clie la fine fisica dcll'uomo era 1 inizici dei tempi: essa risiedeva nelle fibre ccin ie quiiii i i uenio dell'ncqua aveva intrecciato un pcrizoma a sua madre.

Un mito importante aveva per oggetto le avvctiturc delle fibre attraverso il mondo. Arrossate dal sangue mcd struale apparso dopo l'incesto che aveva unito la Terra allo Sciacallo, suo figlio, esse furono messe a seccare sul formicaio. Ed erano di un rosso cosi acceso che iin passand te, scorgendole, esclamò:

u E il sole? E il fuoco? Che cosa str~ordinaria! n Una voce che usciva dal formicaio aveva risposto: .Non C il sole, non è il fiioco, C una cosa fresca,). Poi era passato del tempo. Le fibre erano state rubate e

messe alla portata degli uomini. Una donna se n'era im- padronita, se n'era vestita, aveva seminato il terrore intor- no a sé, aveva regnato grazie a questo ornamento risplen-

tti gli ev )le che a7

lenti mit vevano r

Lebé e sttatagen

L Nommc i provvid

3 non er; ina. Eran . ..l.'a.iA r

a sua vita irfosi in p *-l:*,. i..

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ato, egli sibile, i F ra dei pii

.. - 1 l i r . . _ compren .- - --.l:--

le sistemi

Page 112: Griaule - Dio d'Acqua

Dio d'acquii 7 «Le fibre portate dai giovani* disse Ogotemmeli Ueranc

secche. »

1-e spiegazioni del cieco incominciavano spesso con una frase enigmatica, che costituiva il punto di partenza di una progressione che si riallacciava logicamente ai prin. cìpi conosciuti.

eEsse simboleggiavano le fihre arrossate dal sangue in seguito all'incesto della Terra, le quali erano state poste a seccare al sole sul formicaio. Ma erano anche simbolo del- le fibre inumidite in origine dal Notntno, e che servivano a rinfrescare il grembo delle donne. Era diinque una cosa cattiva metterle a seccarc in quel modo al calore e alla luce, perche esse devono restare setnpre umide per proteg- gere il sesso e favorire la procreazione..

Egli insisteva su questa necessita dell'umidità. &Le fihre bagnate suno rinfrescaiiti. Non debbono sec.

care. Fibre secche renilono secca la donna. n (:io2 sterile. L'Europeo si do11i:indava dove volesse arrivare il suo in*

terlocutore, per cliiali vie sarehhe giunto alla morte: «Oggi* prosegiiì Ogotemmcli eokmi volta che (in uomo

indossa la veste di fibre per recarsi a daiizare in un luogo pubblico, 1;i hagnn con un po' d'accliin prima di cingersene la vita. E, mcncrc la h a ~ n a , dice: 'Lunga Jegli uo- min i ! '~

Con questa espressione, si vcilcv~ ricordare che si ahbca diva a un'antica parola degli antenati, a un anticliissimo Costurne.

.Versare l'acqua sulla veste di danza giova alle donne. E come mettere l'umidita nel loro sesso, cosa che Ic aiuta a generare.

Me il compito degli uomini non si limitava soltanto a rendere manifesta la condizione essenziale della procrea- zione:

«Quando gli uomini indossano le fibre. è come se si ve. scissero da donna, perché questi ornamenti rappresentano il sesso femmmilen.

Anzi, tnostrarsi con le fibre significava mostrarsi non

conre una donna qualsiasi, ma come una donna feconda. &li uomini, quando indossano le fibre, è come se meta

tesser0 su di loro l'umidità del sesso delle donne.. Ogotemmeli sembrava dare molta importanza al fatto di

convincere i[ Bianco della necessita dell'umido. «Messe al sole, le fibre divencarono calde e secche. Fu-

rono scambiate per sole; furono scambiate per fuoco. Non contenevano più acqua, perché l'astro l'aveva bevuta. Ma esse contenevano ancora un po' di forza assetata, pronta ad attrarre e a riprendere umidith..

ESSC erano, in qualche modo, assenza c desiderio di vita. M3 erano impure, a causa del loro colore dovuto al snn-

gue mestruale, e non avrebbero potuto assorbire altro che impurità e forza in violazione di un interdetto.

«Quando i l vecchio uomo-serpente apostrofh con in- vettive i giovani, le fihre bevvero la sua parola; hzvverci i l soffio che muoveva versa di loro e a caiisa loro, poiché esse eranci ['oggetto dei rimbrotti.~

L;i poca forza che restava nelle fihre era un residuo di acqua, ci08 di Nommo.

Poich4 restava un po' d'acqua del Nomrno, 8 stato lui, i l Nomino, a hcre la forza del vecchio. Egli ha bevuto il san- gue del vecchio. Questa forza bevuta, qiicsro sanguc, se- guiva la parola del vecchio che andava cialla suil bocca alle fibre.

Così morì il serpente, prosciugato dalle fibre, bcvuto dal Nomrno.

E come I'urnidità delta terra viene bevuta dal sole, allo stesso modo quella del vecchio passò nelle vesti da danzi. Tutto avvenne come se l'umidità delle parole fosse stata aspirata dal sole delle fibre.

I l serpente giaceva morto e sbarrava la strada. L giovani terrorizzati fuggirono verso il villaggio, e ritornarono por- tando con sé gli anziani. Fu deciso di portare il cadavere in una caverna e di awolgerlo con le fibre che avevano causato la sua morte. Ma era una soluzione apparente, che valeva soltanto pet l'apparenza delle cose. Non poteva

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Dio d'acqua

iwolgev: lino ross

)io, quest )mini do.

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veva all'e l i

L'anima di forza i

I

olo dopc ione era

:olori de sacrificic .- - --

I essere st stata cau

riordinare l'invisibile. , del vecchio, insieme con quel[o che gli restava non bevuta dalle fibre, era fuggita dal corpo. Mentre ia putrefazione si compiva, i prinòpi spirituali liberati si cercarono un supporto, e lo trovarono nella persona di una donna incinta che, per m- gioni oscure, indossava una gonna rossa simile a quella che p 3 i l corpo del serpente. La donna partorì un harnl o come le fibre e maculato come il rettile, che divenne normale a ato consacrato al- l'antenato la cui spariz sata dalla disubbi- dienza degli iiomini.

Questa consacrazione fu celebrata nel corso di un lungo ritiro che i l bamhino sutil nella sua adolescenza. Essa coincise con l'intaglio, in forma di serpente, di un grosso tronco, dipinto con i ( I defunto, nel quale, attra- verso un appropriato i ,, furono attirati i princlpi spirituali che il hatnhino non poteva più sopportare. In camt 3sscgnato al culto che la socicth de- gli uc intenato.

Quesri erano accaaimenti C azioni della più grande im- portanza. 11 Rianco vi riflette a lungo, niciitre Ogotemme- l i era assorto nella grave incombenza di prepararsi i l ta- bacco. Con la morte dell'antrnato, preludio alla fine degIi uo-

mini, si manifestava l'obbligo dei vivi di fornire a tutti i tiiorci un supporto per [C anime e le furzti messe in liherth. Bisognava pure che essi trovassero fra di loro un hamhino che fosse responsabile del culto istitiiico per ogni singolo caso. 11 mondo dei morti stava per organizzarsi in tutta la sua complessità. Avrebbe gravato pesantemente sui vivi, dando il via alle arti, prima con l'intaglio delle immagini di legno raffiguranti gli scomparsi, poi con la sciiltura del- le maschere degli animali che perivano per mano dell'uo- mo; e scatenando, nello stesso tempo, I'inquietiidine indi- viduale per la rete sempre più densa di regole e di divieti da cui ogni uomo era circondato. Si poteva dire che il se- guito di colpe e di infrazioni il cui risuItato era la morte,

SENZA S WSA CON SPOSA I SCIACALLO NOMMO 1, (u Wco) ( u E m I L o ) d PAROLA

Y PRIMO UOMO ( PRIMA DONNA

FABBRO CANTA- M A E ~ O PAROLA STORIE I I DFI.LA I PAROLA

IMMORTALI DALLE MEMRRA FLESSIRTLl SECON DA

PAROLA

IMMORTALI KIOENERATI

TERZA PAROLA

IMMORTALI DALLE MEMRRA AItTICOLATE

v v

Figura 20. Sckm &Un gmealugia mitica &l pplo Dopn.

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Dio d ' m Invci~2!onc della mime

o ordine nche gli I . .

aveva portato di cose, nel quale iion più i griippi soltan individui avevano iin pro- prio ruolo. Piir conservando le responsabilità globali della natiir: , queste infrazioni nelle qiiali si poteva gros- so rnc .oscere la priina forma del peccato, costrin- gevank, 1 UIl~r<~iità all'esilio individuale, la dividevano al- l'infinito e riducevano alla misura di ciascuno gli okhlighi cli espiazione o di nianteniineiito del nuovo ordine.

Non era intenzione delllEuropeo analizzare con il suo informtore i numerosi riti, comportamenti e rappresen- tazioni nati dalla perdita dell'iininortalit?t. Le istitiitioni clie riguardavano i morti erano ben conosciute; ma, per

un nuovi to, ma ai

I l senso della scultura lignea era chiaro: si trattava di rinnovare i l supporto dei principi spirituali del primo morto, sernpre presenti nel iiiondo degli uomini. 11 legno della prim : masche intichi si era, infarti, de ; inoltrc ato destinato alla sua conservazione era morto. yiiesti aue fatci rimette- varici in qiiestione la tranquillità della socie a; lo spirito dell'antenato aveva bisogno di un s e i l siio culto di iin altro iniziato. Era srato dunqiie scelta un harnbino nella disc I di coiiii clie era nato segnato dalla morte e che, he modo, era divenuto il mal- Icvridore ( lini presso I'atittmato. 11 ragazzo venne itiizi:ito, ii on molti altri siioi compagni, nella ca- verna dov a posta la gr:~nrle mascliera; e, in segui. to, consac raverso citi sacrificio cnien to, alla nuo- va sciiltur chc, dopo riti c prcghiete appropriati, aveva sost ntica.

In segiiito, si era proceduto allo stcssc> iiiodri ogni ses- sant'ani~i. E, iicgli i~ntichi v i l l ~ ~ ~ i , si potevenci vedcrc, al- lineati ncl pii, profuntl(; dellc ciiveriic, i grandi tronchi scolpiti nr tnrtnari, enti Jei quali conservav 'o pitturc i piìi vecchi si sfacevnno poiveriimiiuosi sotto In mano.

Mia se l'ititiiglio periodicn Jclla maschcrn c i l rinnovamento degli iniziati er;iiir\ Licilinentc spicgahili, non si poteva dire lo stesso clclla consum:izionc di birra clie avveriiva in ordine di L? qua- le tiitri gli iioinini della re] a un seggio di foggia insolita. Cert-o, la cnnsumazicJllc- <.rvrva un significato mistico' a comunione gcncrale alla clualc prende7 ova grande maschera grondante di Libagiulll c 1 iiiaiciiic degli uoinini, dal ve- gl iardo ritisecchitc i quello : ~rno. Era una consacrazi estro dcll xie- tà, clic prendeva sii oi se siii i espiazione della colpa coni- messa nei confronti dell'antenato, sia i l culto del nuovo supporto.

a umana, d o ricon .A il..---

ita dagli i he era st

.. 1

t à utnan upporto,

xndenza in q ualc

legli uon nsienie C

C era sta! ognuna di esse, si poneva i1 problema della sua origine e solo un uomc) coine Ogotemincli poteva contribiiirc alla soluzione.

Una di esse s'imponeva all'attenzione per la sua vastità, e per la grandicisit;~ delle mnnifestazioni a cui dnvn 11riogo. Si trattava di lehrata c snnt'nnni rlall' p u un l i

r i d o , inettcvi 'altra, di anno, nitte Ic regioni clcl territcirio dogc~ii. Questo rito airihul~turio, ~liiaiiiiitci Si~ui, partiva dnlla rcgionc cli yiig1.i.

Interessava tutta !a falesia e I':iltopiano, da nord-c~t a sud-ovest. Dava luogc~ a lunghe giornate di danze e azioni ritilali; 13 raccolta delle provviste consuinate per I'occa-

tiche. Tutte le famiglie della regici- lehrazionc vivcvanci fin da molto

:raro, att ci ligne;~, :itiritn l'a

:a che vc )p~lazion lento iin

miva ce It! C. clic, n dopo I '

jgni ses- ingo pe- anno in

enti stssr nra le lor

I .

esigcv~ r. :ui spetti

. .

nzianità, giotie sta

e nel coi ivanr) se(

rso clclla iuti sopr: ,,-n rr..',., rernpo prima in une renbrile ansieta.

Due azioni essetiziali io comp corso di queste giornate: ['intal I Iiingo s di legno nel corpo di t i i i iitiico tronco d'albero (uilu UFCjll cseinpla- ri racc iwrvato in un museo fran- cese, i onsurnazionc collettiva di birra c l ~ I l ~ ~ g ~ ~ ~ , UU,;dl lLU La ~ t ~ a ~ e i bevitori scavano seduti su un particolare sedi1 i iiioschc viene usato soltanto i t i

iute nel : si tratta vano par . i - - : ,. l '

:olto dal :misurava . I ; ...-.;.."i:?.

8' ianco e' dieci mc ,4....".-...

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1. _. . ;cesso gic )ino nati

Ilxro mai 1 l . . _ 1 . -

e detto ' questa oc

'seggio d ccasione.

Page 115: Griaule - Dio d'Acqua

Nessutio, al contrario, aveva mai potuto chiarire il sen- so del 'seggio di maschera', una specie di corta gruccia a forma di Y, con le due braccia molto divaricate, spesso quasi otizzontali, che andavano assottigliandosi in punta e presentavano un contorno dentato (vedi fig. 2 l ). La co. munione era valida solo se l'interessato era seduto su que- sto seggio, che veniva prlrna consacrato con una speciale libagione.

I1 seggio di mascherar, disse Ogotemmeli *è I'imniagi- ne del Genio delllacqua.»

Ancora una volta bisognava risalire tnolto indietro nei tempi mirici.

«Primo della sua mt si in Nommo, l'antenato, che era stato il primo a mmirc, aveva litigato a lungo con un iiomo della sua classe d'eth per ragioni di precedenza. Ciascuno voleva prevalere siill'altrn e ciascuno pretende- v:) cli essere il più forcc. ,,

Figiira 2 1. Disegno del 'semio di maschera' utilir~to nel c m o delle feste del Sigui.

tatto cor 3rì ancht . . - - - - - -

scheletri: I altare. I .. .

i fu reccc 'otete ve

ruro. Allc e era stat , vincitoi

). La sua 1 l l l L I L

Appartenevano tutti e due alla quinta famiglia, oggi fis- satasi a Yugo. Arrivarono al momento della loro meta- morfosi senza essersi riconciliati.

*Quando furono trasformati in serpenic, essi ricornin- ciarono a Iitigare, e ciascuno gridava, nella lingua dei geni: 'lo sono il piU fcirte!' Alla fine, dopo aver lottato fra \ora, il primo uccise ['altro e lo divor6.n

Fu a questo punto che sopravvenne l'incontro con i gio- vani: c il ser~ente morì imy r)ra i l suo iiemico, che egli aveva inghiottito, e ch .o ucciso solo in appa- renza, i~sci dal corpo del siic n. Ma, poiché era sta-

to in coni 1 i l cadavere, poi ;citava da un morti,, rnc I lui, per contagic morte, tutta- via, non era paragonabilc a quella aeii altro. Il suo vinci- core cm morto impuro; egli, invece, periva senza inacchia, per seinplice contagio, come doveva avvenire in seguito per la maggior parte degli uomini.

* I l suo i )Ito, niiir intonaco e se ne fece ur clcrnc un ire al di là del campo di aantigii, accanto al nuovo villaggici di Go.,

I1 Rianco conosceva bene qiicsc';ilta piet iari:i rossa sulla quale, anni prima, aveva vistci un: acri- ficata, con il ventre iiperto e le zàiiii~e in cr i i~= , >~,~rnit:i dai r:rpnci. Per mesi aveva cercato t aglici giusto nel blocco silenzk)so forinatci .riga-

binu, guardiana del inistero. L ricorripcrisii uei suu acca- nimento erano stati soltanto frammenti sconnessi e senza interesse. L Sangabinii, a volte tutti un tnostrar di denti, ruderi ispidi, a volte rutti schiene tonile e occhi assenti, avevano resistito intorno all'argilla insigne, coperca di sangue coagulato.

I Sangabinu, nella regione, formavano un gruppo mino- ritario, appartenente alla nibii Ani. AHermavano di esse- re i più antichi abitanti della regione, ed era vero. Posse- devano Go da secoli, lo avevano abbandonato per molti anni e vi avevano poi nuovamente edificato un villaggio. Mostravano con orgoglio, non lontano dal loro riparo per

sto nell'i i esempla

... .

ra confir a hrstia s .P>", . ....A.

,e 10 spir: 1iigli.j Sa .l .. 1 .. . - ..

Page 116: Griaule - Dio d'Acqua

Dia d'acqua

cantissim a tuttavii --i_ ..?--

te smtlssi , I piiiolo:

1 q . .

via I'anre Sì! I d ~ i c lenre. M. ..-,.... >--

i k stata

del primq l! stata ir; . I . ,

un cumu gione, ed i n * . r.,.or.r

.Irare prc ,to nei te , - - . - . . --

!nato nor ;qntcnac

a era I;i I

o. era vic ilpressisa n Pfrn .i

1 era Inor i nemici fiirin:r in

~rcecipati , sul clua ,. . .

il consiglio, ilo di pietre che era il più vecchio al. tare della rei I tira stato innalzato dai Tellem, i pri- migeni abita,,,, .,,,diati dai Dogon.

«Questo a )viene da Yugo, dove si trova quello che fu fonda mpi antichi.))

Esso era cv~iit. urli1 tomba. Ma questa costruzione, imd

Pori ia per il popolo dogon nel suo complesso, era star a affidata a una famiglia particolare. Un altro oggetm, s~rnbolo dell'aritenato, doveva invece figurare, in effige, nelle mani di tutti i p; iti alla festa del Si- gui: ed era un piuolo di ferro le era fissava, per il centro, una linguetta a forma di spicchio di niclone con le pun ate.

*l disse Ojioteiiiineli .P la parte infetiore del corpo del Nomiiio, iie!la sua forma di rtlcrile. 11 ferro pia to trasversale raffigura Ic braccia iilnttt del genio. La tes manca.),

U ? ' " .to sotto fi~riiia di scrpcntc!~~ C

e. sono morti sotto forma di sery visibile tlcl gctiio Nciinmo. Essi avcvarici, in rcnlth, la formri invisibile del gcnici Nom- 1110. n

.Se essi avevwn<> 1:i inedcsima forriiii invisihile, pcrctié scrdpire un grande trc i l priiiici c iin seggio di ina- schcra per i l seconclo:

* I l priirin E inorto impuro per avcrc infranto il divieto.

E gl data una forirìa te 2. JAiItro è mor to per contagio. 1 ava la prc- cedenza siiii altro. Era Iiii i l piu vecchi,,. , r , ,iiestn, egli, pii' I :ino alla :leste del Nornriio. Gli le1 ferro I a di Notnmo senza scolpirgli la ~L.,LU.,.

.E che ne è della testa? ...r

*Non è stata scolpita perch; qiiest'oggetto i? un seggio e non ci si ~otrebbe sedere sulla testa di un vecchio. Perché C iast intagliato nel legno un seggio che imitava il rnod !no. >,

rrestre di nolrrc, a

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lui spetti n D.3- ,.m.

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clie imit onorava . -1-11.. 1:

o passav; la grande 1.- I..,.-

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.ica con i è il cotp uto è la t

.E perché questa forma di seggio?>, *<Quando l'uomo beve, seduto sul seggio, la birra del Si-

gui, egli si identif . I veccliio. E come se l'antenato fosse là. 11 seggio o , con le braccia aperte, e l'uo- mo chc vi sta sedi esca del Nommo morto. Ciascu- no è una ione del vecchio.»

Ogotei tmbrava affaticato: aveva prcso freddo, durante ia notte, dormendo senza coprirsi sulla nuda roc- cia. La sua voce, a intervalli, si velava.

*La moglie dell'antenaro del seggio), proseguì *era quel- la che aveva scoperto le fibre rosse. Anche per questo mo- tivo i l secondo antenato era più in : del primo. La mt)glie, al tennine della sua esisten ~ e , si E trasfor- mata ancti'essa in getiio Nommo, come tiicti i vecchi no- tabili. Si lo E il recipiente di zucca C uomo porta dui esta del Sigui e ncl qiiale t irra. n Così, rici w t x , della celebrazione del rito ae~silcciiario, i

bevitori , l'andati :ntina dei geni, andc albt cnato vincitore ueiiii l i te. in mano, orandivann i l seggio di le- gno e i l vaso di zucca: il vaso-femmina, nel i aebìx- ro bevuto il liquiclo vivificnntc; i l scggio. LI, del qiiale essi stessi raffigiiraviino la tcstsi. Mosrranuci i due Nommo morti, nc mimavanci In resunezionc.

iportantt za terrest

:he ogni ,eve la bi

avano, d ino, nel I I- r- - .

C.

ura serpe m , I'ant . l

i davanti tnaschei ,L: .A-..-

qiiale a v i ~antenatc

I

Rientrando per il sentiero che correva fra i duc Ogol, il Natereni al haobah fra i cui rami veniva drizzata 1 -a durante la festa del Sigui. At- traversa\.~ r luciKii i uiivr: le danze e Le Iibagioni comuni riiinivan I società degli uomini. Era immerso in un abisso di ?i.

Conosceva cia tempo il significato di questo grande rito am biilat( ogni regione celebra qiiatido viene il suo turno. Iv ra aveva scoperto il simbolismo del seg- gio di mascnera che gettava una Iiice improvvisa su tutco i l sisrema religioso dogon, in equilibrio fra la vita e la morte, in uti incessante andirivieni dall'una all'altra.

Page 117: Griaule - Dio d'Acqua

ano. Tutt uno atrra -.--..a-

e1 mondc navano e - . - .

Dalla parte deila vita, vi era stata alleanza e intima iinione alimentare di due esseri, itno dei quali eta celeste e i'alcrn tim: i e due erano risorti da una morte ap- parente e, l' [verso l'altro, ['uno con l'altro, distin- ti e confùsi, dvcvoiici riveIato agli uomini una nuova orga- nizzazione d 3.

Oggi, ani1 mtrambi uii culto di vita e figuravano materialmente sui sanniari; I'iino, divorato nella sua for- ma umana e vomitato come sagoma di pietre, era il ser- pente ondulato scolpito nell'argilta della facciata, e, vivo, beveva la pappa di miglio e i l sangue dei sacrifici. Era i l tebé scintillante, che scivolava ogni notre nelle stradine per il suo compito di conservazione spirituale.

L'altro coronava i frontoni, in forma di incudine a due braccia, corne una crwe con la punta rivolta verso il cie- lo. Vivo anche lui, catturava nelle sue braccia ricurve ~'itrnidiri fecondante. Era più celeste del Le&, che era sta1 ttito nella siia forma umana.

C .e della morte, vi era stato un conibattimento fra uue geni della stessa famiglia, o uno avcva inghiatrito l'altro. Uno, il vinci I inorto i .d cta stato effigiato nella sia fo q e n t e i nde tronco che veniva scolpito ogni sessant'anni. Laltro, di forma più cclcstc, era iiscitci vivo dalle sue viscere, ina era morto su- bito clopo. Veniva rapprescntsco sorto la stessa forma del genio dei frontoni dei santuari della vita, con il corpo e duc braccia, ma privo di resta. L'uomc) stesso, tnentre be- veva la birra del culto dei defunti, ne era la tesra.

I l rnoiido dei inorci .conteneva una risposta al inondo dei vivi.

itore, era rma di si

Il culto dei morti, le bevande fermentatc

trattava alizzava i .-L --..- a a palir; ogati in - . - . . . - .

iiìi, di ur , contegti n,;, ,L,

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non c'er rrsone ai . . . C_-.

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1, e, d'alt nazione

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di male srnavanc

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Ogni volta che c'era mercato, gli ubriachi barcollavano nelle stradine c grugnivano frasi sconnesse al di là dei muri. Si I per 10 f ziani e nessuno si scanili )er il lorc luello che dice- vano. Seiiiutdva, al control n,, una certa cunsiderazio- ne, mist I, l i circondasse.

Interr proposito, i Dogon avevano risposto che non era conveniente che i eiovani eccedessero nel bere la hirra di miglio, ina che se gli

adulti, c soprattutto Ic pc I ebbri

dal mercato o dalle libagicini rarni1i;Iri. in o K r i i ~ n ~ o , non si ingiiirir-iva mai un uonio ebbro, neinmeno sc proferiva parole sconvenienri, cosa che non mancdva mai cli fare.

Da certi sorrisi, il Bianco era stato itidotto a cliiedere che cosa dicessero gli ubriachi.

((Che cosa dicono quelli che hanno hevuro troppo?. Gli fu risposto: .Dicono: ' L morti muoicmu di sete!'a

Sembrava piuttosto uno scherzt ra p-drce, non si capiva bene perch4 questa afferi costituisse iina gravissima offesa sulle labhra di uit uwllu ,ucido.

Si trattava, tuttavia, proprio del ciilco degli antenati e della sua verifica atrraverso i bevitori di bevande fermcn- tate.

Su quesra bevanda, c'era molto da dire. Nei riti, essa era riservata alle cose dei morti, 'alle cose della boscaglia'.

Gli antenati, invece, che venivano considerati come es- seri viventi, ricevevano sangue e pappa di miglio. 1 loro alcari non venivano mai aspersi di birra.

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I l cailro dei rn~irti. Ir hrcnndc ft~mentntc

«Se questi altari ricevessero la birra. disse Ogotemmeli .gli antenati si ubriacherebbero, perché sono vivi. Solo gli altari innalzati agli 'irnpitri', che sono dei morti-viven- ti, possono riceverla. )>

Questa regola presupponeva una quancità di spiegazioni, e 0,gotemmeli Ic fornì tutte. I l Bianco, benché fosse ornai abituato a questa logica, a questi nessi implacabili, a que- ste shirnacure meticolose, restava stupito di fronte al sistc- ma di pensiero senta incrinature che ogni giorno si spiega- va davanti a lui . Ma voleva arrivare al sipificaco profon- do dell'ingiuria degli ubriachi: 'I morti muoiono di sete!'

Sapeva che l'anima pub lasciare I'liomo molto prima della sua morte; soltanto in questo momento critico, essa vi torna per dimorare nella casa mortuaria durante tutto il periodo del Eutco, che si chiude con un rito funebre chc provoca 1'~llontanamento dell'anirna, l i herando famiglia e socieca dagli interdetti che gravavano su di esse. In que- sta occasione, si fa un gran dispet~dio di cihi c di bevande, e vengono scolpite dellc mascherc. In generale. I'impor- tnnza tlel rito dipende dall'et8 e drill'imrcirtanzn del mor. to. La parcnrcla C tenuta a offrire a coloro che prendono parte al lutto cantci piìt ciho e bevande quanto più gran.'- P il nlimcro delle cerimonie di cl.riusura del lutto celehra dal defiinto durante la sii;^ vira.

La parce più irnpcittante tfel rito P costituita da una dan- n mascherata sulla terrazza del morto. Sullo stretto rec- tangolo di terra, chc sirnholeggia le regioni celesti, l'insie- me dellc maschere, che compendia in sé il mondo degli animali e degli uomini, le funzioni sociali, i mestieri e i popoli vicini, inrcgra nella sua gestiialità l'anima dello scomparso e la trascina al di fuori del regno della terra.

Qualche giorno dopo, altri riti spezzano gli ultimi lega- mi del dchinto, che passa dalla qualita di morto a quella di antenato non appena i l bamhino, che ha designato come erede della sua forza vitale, erige l'orcio-altare nel quale egli verrà a bere in avvenire.

Tutte queste cerimonie, minutiosamente ordinate, ser- vono, dunque, a regolare l'instabile situazione del defun- to, del defuncrus, ctie ha adempiuto all'obbligo della vita, è uscito dalla sua funzione e vaga ora nell'incertezza. La società ha tutto da guadagnare celebrandoie nel tempo stabilito per asstc\irare la pace e l'ordine religioso. Tutta- via questo non avviene in ogni caso, perché, per organiz- zare la fine del lutto, le famiglie cievono affrontare grandi spese.

*Nelle famiglie* disse Ogotemmeli usi aspetta sempre che vi siano parecchi morti, prima di celebrare la fine del luttu ed erigere gli orci-altari.»

In qiiesto modo le spese vengono divise; ma il risultato di qucsto modo di procedere C di xcuiiiulare i casi di dc- funri insoddisfatti, i l cui stariiro non è stato regolato e che continiiano a vaKare nel moi-ido ccrrcno, diffidenti e mal- certi.

u1i.i questa attesa, i morti senza altarc si esasperano e gettann lo scompiglit, nel vil!aggio.*

Ogotemnieli videva dire che le bniiglic, in conseptenza di questo stato di cose, vivevano in uiia conclizione tli in- certezza morale, ~ I i e ostacolava i l corso norniiile dclla vita.

*Li\ questione della fcindazione tlegli ~ltari , , diceva *prcnccupn il Dogo~i. *

Egli veriiva a rrovarsi diviso frd i! desiderio di s»ddisfare il defunto e qi~cllo di cavarsi fuori iilla meglio tlalle diffi- coltà provocate dalla spesa.

Ma la spiacevolezza di questa alternativa non bastava da sola a spiegare il disagio individurile e sociale. Le sensazio- ni interne, tra i Dogon, in materia religiosa, hanno quasi sempre una catisa esrcrna. Bisognava innanzi tutco cono- scere le ragioni di questo stato di malcontento latente nei morti privi di stabilità.

r l defunti. disse Ogotcmmeli .sono impuri a causa del- la morte. *

A causa dclla morte, i principi spirituali dell'iiidividuo . esplodevano, se così si poteva dire. L'anima era scissa dal-

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Dio d'acqua I l cultri dei iiiorii. le 'hrvandc ferrncnr:iic

causa de in' emana ro degli 4

ii rispetti erta sens - .. l < - -

,li altari ( un atnall rtatore. e

ii queste :ama coe ssa rimar

la forza vitale di cui costituiva la volontà e la coscienza. La forza vitale stessa si frantumava. Essa era, infatti, com- posita, formata da particelle provenienti dalla forza dei genitori, da quella di un antenato 'padrino' e dei diversi aticenati del gruppo e della tribù. In vita, essa era stata ali- mentata con sacrifici offerti ag' * differenti entità religiose. Pur formando rente che permetteva l'azione del suo poi leva lega- ta, a Ile sue origini disparate, a tutti coloro di cui era u zione.

U r rffetci della morte era di disperdere la forza vitale e di rimandare : vi altari le particelle che la formavano. E, in un C o, era proprio questa dislo- cazione di forze, questa spoiiazione dell'anima, che costi. tuiva l'irnpiirith della morte. Ma bisogn:iva convenire, a questo proposito, che i l termine 'itnptirit3' era sconiodo, itnproprio e ingannevole. Non ce n'erano, per?), di mi- gliori.

L'anima, dunque, trovandosi in uno stato di ansietà e di disordine, cercava di ritrovare i l suo equilihrio, di racco. gliere le forze che Ic criint) sfuggite, di ricoscniirc un insie- tiie, di riguadagnare quella 'piirezzn' che la vita è rispetto alla morte, di riacqiiistare questa presenza di vita.

«Essendo impuri W disse Ogoteintneli i defunti portano dovunque i l caos. *

Questo caos non 6 , del resto, altro che un ammonimen- to rivolto ai vivi, perchb il fine delle anitne in preda al- l'ansia non & la vetidetta, ma una sorta di allarme trasmes- so agli iimani, iin'invocazionc perché sia ristabilito l'ordi- ne degli scomparsi.

Essendo impuri, e appartenendo temporaneamente alla morce, i defunti, per creare questo stato di disordine e di allarme, si servono di una cosa che 2 , ritualmente, riserva- ta ai morti, cioè della birra di miglio.

Priva di culto, durante il suo vagabondaggio nel periodo di Iritto, l'anima viene a dissetarsi alla birra in fermenta- zione che la famiglia prepara per uso profano o religioso.

anche e i ccistrinf ..,.a. ..

'ibre intr~ !za - sfera,

Dovunque si levino i fumi e i vapori dei grandi orci colmi d'acqua e di miglio, le anime accorrono.

<<Esse si istallano sul supporto del fermento. n Questo oggetto è composto di f ecciate a forma

di berretto allungato, o di una ioi alle quali stan- no talvolta appese delle nappine. &so viene immerso nel tniglio che bolle per provocarne la fermentazione.

Una volta istallati sul supporto, i defunti lo impregnano della poca forza che è loro rimasra. Questa forza si mischia a quella,dell'acqiia e del iniglio, penetra nella bevanda e le conferisce il suo potere inebriante, i l bevitore la assiniila insieme con la birra, ed essa è abbastanza potente da pro- vocare in lui un disordine, ina tion abbastanza da rcnderlo impuro. Vi t\ coine una lotta tra essa e la forza dell'uomo.

*I l fermento di disordine che i defunti Iiantio introdot- to nella birra agita clii la heve. Ma la sila forza resistt. e alla fine espelle cih che impuro.~

LI bevitore ricaccia fuori di str I'eleiiiento perturbatore attravctso parole disordinare mn efficaci.

*Egli respinge I'impurirb verso coloro che l'hanno in- trodottn nclla bitrri, ma soprarriitto verso qiielli che si sano resi ccilpevoli [cndo i defunti senza al- tare a un'atresa troppo l i ~ ~ ~ ~ ~ ~ . ~

E le pnrcilc., volando al c l i sopra dci muri, attravcrsci le porte, raggiungono i ritardatari. Sia che balbertiiio parole senza sciiso, sia che cantino o itisulcino, gli uomini clic barcollano nelle stradine sono uditi da rutti, perch6 tutti hanno dei lutti ancora in sospeso, dei conti fc~tiebri da re- golare. E, anche se non le proferiscono distintamencc, le loro parole sono ben comprese da tutti i negligenti i cui granai non sono ancora abbastanza pieni per I'itiizio dei riti e da tutti i poveri che si sfortano invano di riempirli:

t u1 morti muoiono di sete!» E quando la coscienza familiare è troppo oppressa, ogni

disagio, ogni incidente spiacevole è interprecato come il secondo avvertimento setisibire e urgente mandato da co- loro che attendono.

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«Gli ammalati, gli uomini le cui bestie deperiscono, si recano a consultare gli indovini. Apprendono allora che è tempo di togliere i l lutto e di preparare i recipienti nei quali i morti verranno a dissetarsi.*

Non appena i[ suo culto viene istituito, i l defunto rice- ve un ai~ito regolare dai suoi, e, fin dalla prirna offerta, raccoglie le sue forze e attira nuovamenre a d tutte Ie par- ticelle di sé che sono state disperse dalla morte. Egli esce dalla morte c riacquisra la sua purezza. Da defunto itnpu- ro, diventa anteiiato vivente. L'ebbrezza 5 , dunque, uno stato positivo.

*Gli ubriachi, con le loro pararole, creano un mvviineiico fa- vorcvole alt'istituzione degli altari, e questo p laa i defunti.,,

.Bisogna, allora, hcrc molta birra?» uPcr i vecchi, ubriacarsi è un dovere. Perchd 8 un disor-

dine apparctnce che contribuisce al ristabilimento dcll'or- dine.

I morti viventi

Ma l'istituzione della bevanda fermentara c dell'ebbrezzn religiosa, non era giudicata sufficiente per ricordare ai vivi i loro doveri verso gli scomparsi. Quella degli impuri, Jei morti-viventi, permetteva, invece, di soddisfare co- scantementc a questa necessiti.

Dopo che il corpo del primo morto era stato trasportato nella caverna, f ~ i intagliato a sua immagine un grancle ser- pente di legno, la grande maschera, C i l bambino dcsigna- to dallo scomparso, insieme cori altri siioi compagni, ven- ne consacrato alla sua custodia.

Dal momento clie un culto era stato istituito e gli era stato, perciò, assegnar0 un nuovo supporto, il defunto, da impuro che era quando aveva infranto il divieto, era di-

ventato un antenato viventc. Pur presiedendo al culto dei inorti, egli aveva dunque seguito il destino comune. Ma il suo stato di impurità aveva avuto un'influenza decisiva sui giovani iniziati, che avevano acquistato anch'essi questa qilalit.~. Il fatto che fosse intervenuto, in scguito, un cam- biamento di stato nella grande maschera, non aveva cam- biato in nulla la condizione dei suoi adepti. Essi dovevano conservare per tutta la vita 1a qualiti di impuri, cioP, in (in certo senso, di inorti.

«Gli iniziati» disse Ogotemmeti (<hanno la stessa natura dell'antenato della grande iiiaschera. Ma, mentre questo antenato è diventato vivente non appena gli è stato dedi- cato un orcio-altare, gli iniziati sono rimasti impiiri, per- ché essi avevano ricevuto la loro formazione accanto a1 morto, quando questo era ancora impuro. W

Alla loro morte, essi dovevano diventare 'padrini' di al- tri bambini. Cod. oggi, ogni famigliiì conta un nuiiiero cospicuo di rnemtiri impuri, sollevati dalla maggior parte degli interdetti imposti agli altri uomini. che sono detti 'viventi'. Gli 'impuri' svolgono un ruolo essenziale in tutti i culti; nia vi i? una funzione che, per loro s ~ L . . W? natura, essi assiimono in mtdo priiianencc:

*Gli impuri sono i sostituti del primo tnorco ncl perirdo it i cui non avcva ancora iin altare. Gli impuri e I'uonio morto impuro, che è poi diventato la grande maschera, sono una cosa sola. Per questo, essi sono anche i supplenti di tutti i morti che non hanno altare*.

Tiitto i l bene che si fa lom giova, percih, ai defunti. E, in pa~ticolare, farli partecipare at sacrifici equivale a nu- trire tutti i morti che vagano alla ricerca di cibo:

*Quando gli iinpuri consumano la canie e la birra dci sacrifici, 2 come se a bcre e a mangiare fossero i morti ai quali non P ancora stato assegnato un altare».

Così gli impuri sono come dei rnorri che vetigono nutri- ti in permanetiza perché i morti insoddisfatti lascino in pace i villaggi.

«Ma è iin inganno. disse Ogutemmeli.

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uire reali ita e soffi

. . , .

sì quest loro o c a m,. ,1-11-

di questi come tu

Voleva dire, con questo, che non ci si poteva contenta. re di nutrire e dissetare gli impuri. Bisognava, alla fine, istit mente gli altari di coloro erano piij in v rivano della loro condizior ra. Era ne- cessario iniziare i culti e promuovere gl1 antenati.

*Che ne P impuri dopo la loro morte?, *Essi sono itti gli altri. Quando la famiglia h

istituito il loro altare, diventano antenati.» cc i uomini ti gli altri

alle ~pazioni, :o sulllalto p r e z ~ ~ uciia carne e Ia~icavarici riei campi, erano dei mor- ti, bevevano per i morti. Diventavano vivi solo quando erano promossi al rango di antenati, quando i loro corpi si erano disseccati nelle necropoli.

i che ba< che sbm

*

lavano C

itavano i - - -. - - -

che non ie insicui

:orne tut 31 mercai . - . - - . .

Ila danza a costitu

e che pei ne per ec

. , ,- .....-....

VENTOTESIMA GIORNATA

La danza

- la chius :cellenza. . -:-..l:.,., 3 della T u padron

110 si era orto. * ,Ii -i

Più volte, nel corso dei colloqui, Ogotemnieli aveva par- lato de' . Con o senza maschere, in ogni specie di riti, ess iva un fulcro dell'artività religiosa. Parti- ~olarmente nei culto funebre, tanto al momento dell'inu. mazion ura del lucto, la danza era la gesti- colazio

La SU* ~, i ig i i i c i i n d i i v a alla prima stagione del mondo, quandu I'incestc erra trasformata in formica aveva reso lo Sciacall ie della sottana di fibre C ostile a Dio.

(<Indossata la x)trana, Io Sciaca recato sulla tera razza di suo padre, che credeva m

I l clello Sciacallo era Di«, e, Dio si era tempo1 nte addnrmrnr.;ito, suo figlio, che che il s ,, l'aveva crtrdiito morto. Prefiguran dei gesti essenziali dei riti funebri che gli uoinini avrenne* ro istitiiito pii1 tardi, I'aniiiialcr cm salito sulla terrazza per piangere suo padre.

«Dopo aver inclossato le fihre iolte a sua inadre, lo Scia- callo danzh.,

E, danzando, pariava. Perche le fibre erano piene di umitlicà e di parola. Esse contenevano la prima parola ri- velata dal Nommo alla terra. Erano quest'ac-qua e questo verbo a far parlate l'animale.

il figlio di Dio parlava la siia danza; i suoi passi lasciava- no nella polvere della terrazza tracce che disegnavano il senso del siio verbo.

*Danzando. disse Ogotemmeli uegli ha lasciato tre ima pronte nel senso della lunghezza c tre impronte nel senso della larghezza che raffiguravano la terrazza di Dio, l'inter-

era an- ido uno

t l .

Page 122: Griaule - Dio d'Acqua

no della casa di Dio e i l recesso dove si colloca l'altare dei morti; egli ha piantato nel suolo dei bastoncini di legno, vi ha disposto delle pietre e tracciato dci segni.»

Il figlio di Dio, celebrando la memoria di suo padre che credeva morto, gesticolava, parlava e disegnava il mando e il suo avvenire.

«Egli parlava la prinia parola e rivelava i l futuro del mondo. Per collera, svelava i segreti di Dio.*

Perch6 egli onorava e, insieine, scherniva suo padre. E aveva colto alla madre le fibre, piene di parola, che conte- nevano i disegni delle potenze celticti.

.La terrazza sulla quale lo Sciacallo ha danzato 6 stata la prima tavola di diviiiazione. Gli uomini, in seguito, l'han- no imitata nella sabbia, al margine dei vi1laggi.r

Si riferiva ai rettangoli di sabhia spianata sui quati gli indovini segnano lc loro domande e clie, di notte, richia- mati da un'esca, gli sciacalli calpestano, iscrivendovi cosl la risposta.

La prima danza cli cui si aveva notizia era dunque una danza di divinazione; ess:1 aveva prnictmco nclla polvere i segreti del verbo contenuto iiellc fihre che i l danzatore in- dossava. Era anche iina danza di morte, perchk lo Sciacal- lo 1'àvet.a inventat~ per onorare C schernire suo padre, ap- parentemente morto.

Trascorse molto tcmpo. Gl i uomini avcvann fatto la lorr:, cornparsa e la rivelazione della terza parola aveva scosso il cielo e la rerra. Ogotemmeli aveva già racconrato come, al ritmo dcll'incudinc C del mantice della fucina, i! Noilimo Sectimo si fosse sciolto dalla morte, e come aves- se teso e piegato le braccia, avanzando nei mondo socter- raneo con i movimenti dcl nuoto.

Questa danza di resurrezione aveva condotto il maestro della parola alla tomba dell'antenato che rappresentava Pa parola. Nc era risultata una deglutizione seguita da iin vo- mito ritmato che aveva proiettato nel sepolcro il profilo del nuovo sistema del tnondo. E rutti questi prodigi ave- vano avuto per scena il campo primordiale sul quale era

disceso i l granaio celeste e a nord del quale era stata im- piantata la fucina.

Tutto questo scenario, questo materiale sonoro .e questa Restualità dovevano ritrovarsi nella vita degli uomini, e arricchirsi di niiovo senso e tiuovi movimenti.

[nvenzore dclla priina cadenza della resurrezione, il fab- bro trovò altri ritmi corrispondenti a nuove figure. Incu- dine e mantice erano uniti in quest'opera; ma, ben presto, essi furono proietrati simbolicamente nel complesso stru- meiicale di base: rivelati dal Nomnio Settimo, i tamburi pmero il posto dei mantici, le campanelle di fkrro quello dclf'iiicudine, la bacchetta quello del maglio. In princi- pio, solo i fabbri potevano percuotere le pelli, ma poi essi hironci gradualniente sostituiti da altri uomini.

*Battere i l tamburon disse Ogotemmeli <(significa fat miiovcrc il tri:incice, che è il simliolo del sole.),

I l taiiihuro-sole, come l ' i ~ ~ t i ~ , emana calore e vapor d'acqiia, caldo e sonoro, siii danzntori.

« l clanzricori ricevono il cslore sorto le ascclle, chc rc- spiriino come il naso. L I calore pcnecril nella bile e, da lh, si propaga in tutro i l corpo. È per siutarc la liiin azione che gli spettatori ~ ~ i d ~ n o : 'Ardente! Ardente! Ardente!' E cli~cxo calore 2, iltiche, la p;irol;i degli anteiiati rivel;\ta actrrivciso il tamburo. I1 sudore che cnlii dalle :iscelle e cii.il corpo t I1ccccsso della parola degli antenati che tra- k c 2 . »

Così itifuocati, i danzatori mascherati e cinti di fibre rosse diventano frarritnetiti di sole.

Alciini moviinenri imitano qiielli del sole. 1-a danza sommo è quella chc li ricorda di più; slihitn dopo, viene la danza g h - Quando l'alta mascliera detta 'casa a più pia- ni', che simboleggia la casa di fatniglia, la coperta dei morti e l'ordito del telaio, ruota oriztontalmente, 2 come se il sole stesso mostrasse la sua forma rotonda.

Il danzatore mascherar0 disponeva anche di un'altra mimica: si rnetceva in ginocchio, con la faccia rivolta ver- so est, abbassava il suo alto pennone in avanti, lo risolle-

Page 123: Griaule - Dio d'Acqua

I questo 4

iìi sempli stato i[ t

mando i osi. A p(:

1

niioto. 1 o, ci si cc .n,4,.*......

vava e tornava a piegarlo all'iiidietro, verso ovest, come se la sua tesca fosse divisa dal tronco.

.L'abbassarsi e i l rrsolfevarsi dell'asra 6 il moro diurno del sole da est verso ovest. E I'uotno 2 la spiralc di rame che dà L I ~iiovimenco.»

M;. fra già un perfezionamento delle prime figu- re, p1 C I .

(<E uommo Scttimo* disse i l cieco <<a insegnate la danza agli uoniini.~

Dapprrma, cgli aveva ripetuto il primo movimento rit- mico che l'aveva scosso nelle regioni sotterranee.

Da n la parte alta del suo corpo, diritto sulla siia coda te.

In principio, glr iiomini danzavano senza spostarsi, gi-

rando s i i se sressi I:, mi gesti del i tnovimenci erann fatic KO a poc I

spostare agitando le gambe. SI imitc') l':,llu,lL,,,, l = L l L d

cani2 icevuro tutti i colori del Noniiiio, cioh I movimenti divennero più ritpidi.

«La l,L,,,da il voimito dcl Noinmo tiellii com- b i ~ . Danzare dh sol l icvo, come voinitarc.

Poi gli uomini saltarono alliingancio nha dopo l'al tra.

*La g ~ m h a che si distende metitre si sta in rtria è la coda di rettile su cui qtava diritto i l Nornrno.~

E, pcr recarsi hullo spiazzci, i danzatori, corrcndo in fila itidiana, formano Cina linea spezzata che avanza come un serpente.

I I movimento a zigaagn disse 0,qotcmmcli 6simboleg- gla quello del Nomrno, ci08 un fitiine che acorre pieno d'acqua. n

Lc danze erano srare eseguite, in principio, sul campo primordiale, davanri alla fucina che le orchestrava. Qtie- sto campo fu la prima piazza principale.

*Oggi i l campo di danza è la grande piazza del villaggio, a nord, accanto alla fitci~ia.»

Così i! corpo di ballo, la sua orchestra e la scena ripro-

. s

una gan

. La barti cuote i fi

'-.-.n A ; L,-

iisseggert pcrii, trc

*:..--,. .. . J

~r ia di rai

~ t e r o . ~ , infatti,

. . *-. . ---

nantice e :he danz: I, ,,,,l,

ano. A I'';..

ducono i luoghi e gli attori delle origini. Per ricordare ['accordo del suono chiaro del ferro e del sordo aiisimare del mantice, ai tamburi sono state aggiiinte delle campa- nelle. E quando la bacchetta, simbolo del maglio, colpisce la pelle, il rullo e il tintinnio evocano i ruinori dell'offici- na mitica nburi è r e, at- tiva e per i di sole i

(<E i l C ( > L ~ I I I U l l I C L l l I I , L(1 i ) , J~ ie~à dellL iiinaLiivir;, l Ilnma- gine del mondo in

Tutti gli uomini tutte le f tu t t i i mestie- ri, tutre le er,?, t u ~ ~ i i Ii<>lioli stranicii ct iur.tri gli aiiimali sono scolpiti in forma di maschera o intessuti a guisa cfi cappiicci.

4,La società. ilelle maschere $ I'immagiiic del inondo. E quando si mette iii inovimcnto nella piazz;~ pubblica, essa danza 1;i iiiiircia del tiiotido, daiiza i l sisteiiia del iiiondo..

I>'insic.rne ciell'orchestra, del corpo di ballo e della piazza a un sinib«lo della fucina chc ritinii i l in<] del- I'iiniverso.

q(Ui1, i~ggiiinse Ogotemineli a l<i spcc tiqcolo siil ~ i t grande piima & p 1. »

Voleva, wnrc I3iirilir?t di qurstc scene animnrc. ~(SUI I~ ~ I L I L . L , , J > LI~SSC (<2 i l sixtern;t tic1 rni~ntlo che si muci-

ve con tiitt i i siioi colori.)^

Chiese al Binnco sc avesse hen visto tutto questo, in oc- casiotie delle cetiiiii~nie di cliiusurn dei lutto.

ccSiu rispose lo straniero «ho visto qiielle di Mons6 i l cacciatore morto i l 20 ortobre, quindici anni fa. E ne lio viste tnoltc altre da allora.~,

Nclla sua memoria passavano gli indimenticabili scena- ri della piazza e delle .terrazze inortuarie. Ricordava la fila dei centocinquanta danzatori iiiasclieraci degli Ogol, sca- nirita dall'arenaria tremante di miraggi, addentrarsi nella polvere delle piste che traversavano i campi. Quasi tucri cinti di fibre scarlatte che si aprivano su alrre fibre, nere scintillanti o gialle come pglia, gli uomini portavano sul petto finti seni neri o striscc di càiiri ciiciti di un candore

Page 124: Griaule - Dio d'Acqua

penncll ~ss:i dellc - .- - - - - -

i di pcli r fihrc cli -- -: A - . -

. Da rnes niaccliit . ,

abbagliante. i volti erano nascosti sotto cappiicci intrec- ciati, alcuni dei quali si fregiavano di un corto pennac- chto bruno o di un rosso cimiero, alla latina. Raffigurava- no i giovani, i fabbri, i Fulbe, i Saman, i pellai, i fabbri- canti di rarnhiiri, i Mauri, i ladri rituali, i cacciatoti. Altri portavano maschere in legno intagliato dipinte con i tre colori fondamentali, rosso, nero e bianco. Antilope cava\. lo, cervidi, uccelli predarori, 'spiega-ali di boscaglia' con l'alta croce di Lorena, infine i Iiinghi pcnnoni detti 'case a pii1 piani'.

Tutti reggevanr) in iiiano delle fronde verdi. come per testimoniare della freschezza della loro essenza i, qtiesci uomini lavoravano nelle caverne c iicile - l lontani dalle donne. E~i i io parriti portando con sc soiran- co i loro coltelli e le loro ascc.

Avevano tagliato. pestato, tiiuccraco, iiitcssiito le fibre, le c(>rct.cce, i tronchi. Avcvnno mnc.inaro i colori e l i aved vano applicati con i d'asino. Avevaiio scticrzato siillri tinra r< e nvcva apnrcnco le loro inani; I1nvcv;ino piiragciiiiirii ni riiiasi delle donnc. I'ar. titi nei loro incliirricriri CIR sc.)ntacliiii, strappi~ti dalle spine e sfraigi:ici Jull'iiso, tornavano .rgnrgi;~nti dalla retra ho* scagli;^, con i l capri coperto e imhaviigliari da accoiiciatu- re e volti clcl rrìontlo clei iiicirti, stretti :ilI:i cintiira clalln veste scarlatrii, sii~ibolo del sole.

Si lanciavano sull;t grande piazza tli Ogol-Rasstr divisi in piccoli gruppi dallo stessi) costume, con in mano gli scac. ciamosclie o i panieri colonti, escprcndo le lorr) figure par- ticolati o Ic danzc generali, ritm:ite sui tairihuri e le caiiipad ne di ferrei, in inczio alls poIvcre, iiicoraggiati dai canti in lirigm volgare e dalle cleclamazioni in lingua sacra:

Versate h m e per mio padre nwrto! Llacquu cade, cnde dai miei occhi!

E pestavano i piedi nell'angusto spazio delle terrazze [nord tuarie sulle quali salivano su tronchi it~tagliaci che funge-

[.a danza

vano da scale, e incrociavano le loro sagome rosse e nere mentre la vedova, a torso nudo, con le bmccia alzate, sal- modiava dal vicolo, con gli occhi umidi:

La colunna deUe f m i c h e è salita sulla terrazza, La colonna delle fmmiche ha rovinato la casa È salita sulla terrazza Sono state le Jonniche a rovinare la cusa del padre.

mata in i

priina taq , l ..:ll..,.a

: aveva c ivinazion

.v*,

La donna ricordava, attraverso allusioni velate e lecite, la danza dello Sciacallo, che aveva indossato le fibre tolte a sua iiiadre rrasfor formica t lisepaco sulla terrazza mitica la vola di di ie.

Sulla piazza del viiIn#di~, si pci~rva vLdere, secondo Ogorernmeli, i l sistema dell'iiniverso muoversi in tutti i

suoi ccilori. Sulla terrazza, le maschere, come aveva fatto il fiqlio di

Dio, tracciavano l'avvenire del mi mooi- menti e questi colori erano cffimcr nento delllunivcrso, era neccss~rio un sostegno pcrniancnce.

~Sul lx facciata tlei santiiari di Rinuu disse Ogoteinmeli rpocece vedctc Ic bianche pittute del sole e dclla luna, dellc srcllc, degli uomini, degli animali c dcllc cose. Qiie- ste pitture restano. Esse aiiit;ino costiinteinente il moncio a prdurrire.~

Pcrchii anche queste pitciire rappresentano la vita degli uomini nel suo complessn. Esse scino la replica immobilc c bianca dei movimenti e dei cotori che animano la piazza e la tcnana del morto.

a questi i

iinzionar

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Il ciilio del fuitrrco

VEYTIN(>VESblA GIORNATA

Il culto del fuoco

.irto in i i

figure l i j - . _ I - . .~

:ammina vedono, . .

fra i can piantati

~rgc, C i l nghi cun A-.- J---,.

ertu sui I

i, di~lle F; I l

aniente ! p;~lancat -

11 culto dei morti non eri, per i Dogon, la sola occasione di rappresentare simbolicamente gli eventi mirici. Alcune maschere svolgevano, in un culto misterioso, iin ruolo che il Bianco non era riuscito a spiegarsi.

Quando si ( ~ p i degli altipiani o ai piedi dei dirupi, si i in evidenza direttaniente nel suola o clriztati su una roccia che domina le colture, dei t i legno hriicincchiar i , rozz ;colpiti in fnrm a d'nniinale con le fauci s e . Alcuni semtirdiiii R,illi tncistruosi sepolri netln rcit .4, ~ o n il solo collo che spa hecco :ip cereali. 1' t-

migliirno a I i i i conturt iiici min: Secondo la ~reucrizli popolnrc, I licinici che cummcrtrsse

iin fi n citmp~.) o su iin alhetr) 1 tla queste nerei {nee s;irehhe primfi o poi C I f~ilinintt.

Questi oggerti provcnivnno dir un santuario situaro in una caverna di Dyamini, i l cui servizio m i nssicurato da un sacerdute deI quale non si snpeva nulla.

Fin dai primi colloqui, quando Og~tciniiieli aveva cle- scritto la discesa clel granaio celeste atrruverso lo spazio, questi oggetti di legno avevano fatto la loro comparsa; per piinirc i l furto di un frammento di sole coriiinesso dal fabbro, la coppia dei grandi Nommo aveva folgorato l'edificio.

.Durante la discesa* disse Ogoternrneli « i Nommo del cielo hanno scagliato due fulmini, la femmina prima e i l maschio dopo. È questo che ha accelerato la corsa del gra- naio, ed è per questo che vi O stato un urto all'arrivo e le braccia e le gambe del fabbro si sono spezzate..

ento l'inc

rano sta - .l:.<....*-

La folgore era caduta per due volte accanto ai mantice che conteneva il frammento solare.

*I I fabbro ha s p ~ )n l'acqua del suo otre e ha trovato due Lei colpiti in forma di fau- ce spalancata. Il ~ I ~ J L L I I U e stato chiamaco Anakye*, la fem- mina Badu. D

Ma le folgori e te lanciate anche per un altro motivo. Poiché la uixesa sulla terra era stata organizzata dagli ortu Nomrno-antenati, i due grandi Nornmo figli di Dio avevano voluro essere presenti nei culti che sarebbe- ro stati istituiti:

.Anakyè e Badu simboleggiano i duc geni. l1 fabbro ne affidò il culto alla famiglia dei quarto antenato>'.

Da allora, anche altre faiiiiglie se ne giovarono. «Ma perché scolpire dei pezzi di Icgnri in forma di fau-

ce?. *La bocca di Radu ricorda qiiella del bastonc di ladro

con i[ qiiale il fahhro aveva preso i l ncc, di sole.» S'intcrruppe. «Dovreste chiedere ad Aninyu, I ~ C I I L I I C I uel sacerdote di

AnakyC. Egli conosce tutte queste 4 I l Bianco ilvevi1 gih interrogato 1 ~n vccctiici re-

ticente di Ogol-Alto, ed era proprio ut~po questo collo- quio che si er;i dccisu a porcare Ogotemmcli sii[l'arg«mcn- to. Non rispose, percih, al suggcrirncnco e i l cieco cciiiti- niib, come parlando a se stesso:

u ll fabbro è andato a rubare con i t siio bastonc-didladro. k nella bocca di qiiesco hastonc chc il fuoco t: cominciato. E questo bastonc che il fabbro ha donato al mondo*.

E aggiunse: -Per questo & stato istituirci il furto rituale-. Si potevano vedere ladri rituali tanto suIl'alcopiano chc

nella regione delle falcsic. A Sanga, ogni patriarca aveva questa qualità e, appeso in un angolo fumoso della sua casa, si poteva scorgere un bastone da furto. Si trattava di un legno incurvato a uncino, che terminava in una bocca spalancata ed era provvisto, nella sua parte curva, di un

cose. N ininyu, i -i.. 1 .- -

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bio d'acqua

paio di aguzze orecchie. Lungo il manico, quasi a formare una criniera, correva un rilievo a zig-zag. L'oggetto faceva pensare a una testa di cavallo finemente stilizzata (vedi fig. 22).

Questo bastone era una copia di quello che era servito al fahbro per compiere il suo furto, e i l patriarca, troppo vecchio per scorrazzare nei villaggi quando venivano or- ganizzate le spedizioni rituali, delegava a un giovane i suoi poreri. Quest'iiltimo, insieme coli i suoi compagni, era in- caricato di procedere a una razzia di bestiame minuto, che veniva poi consuinato in comune secondo un cerimoniale stahilico. Quello che vi era di singolare in questa isticuzio- ne era che essa funzionava solo in occasione della morte di tino dei membri di questa sorta di confraternita. La schiera dci supplenti s i merreva subito in moviniento c si recava nei villaggi vicini per cogliere di sorpresa i l hcstia- me mal sorvegliato. Non appena una capra veniva cattu- rara, la si portava alla casa del morto e la si sgozzava siilla terrazza, nc1I;i quale era stato praticato un foro che si apri- va sulla camera dovc giaceva il cadavere; ilno stelo di mi- glio, posto sul perto del morto, saliva vertic;ilrnentc fino all'apcrtura e guidnv:~ il sangue che co1:iva dalla gola sqiiarck~ta dell'anirnalc. Attraverso questo canale, una parte della forza vitale del parriatca risaliva nel bastone- di- ladro dello scnmpnrso, posto sii1 foro. L'oggetto veniva poi riportato nella k~ande casa familiare, accanto agli al- tari degli antenati, e diventava proprietA del successore.

Si trattava, in qualche modo, di un rito di restituzione. Infarti, secondo Ogoternrneli:

.Quando si diventa patriarca, si riceve, fra l'altro, una parcicclla di forza vitale che proviene dal bastone-di-ladro colIocato accanco agli altari. Qucstri hastonc ricorda quel- lo che 2 servito al furco del fuoco celeste,,.

Ma quello che aveva valore nell'oggecro era i l fabbro stesso, del quale i l bastone era un simbolo.

<<In ogni altare di famiglia, è presente il fabbro, antico Nomrno, priinogenito della stirpe degli otto figli della pri-

ma coppia umana. Egli dà la sua forza al nuovo patriarca, che, alla sua morte, la restituisce per mezzo del bastone.»

11 patriarca è dunque, durante il tempo della sua carica, un rappre t del Nornmo fabbro, ladro det fiioco.

In ogni , la regola avrebbe voluto che ogni grup- po fosse composro di cinque ladri.

alinquc. disse Ogotemmeli *sono !e dita della mano che ruba.')

Ma questo numero veniva sempre superato, e c'erano tanti ladri quante famiglie.

All'origine di questa istituzione vi era, secondo Ogo- tetnrneli, la volontà di commeniorarc il gesto del fabbro chc ruba i l fuocci a rischio della stia vice per darlo agli iio- mini: invece del fuoco, si rubavano pecore e polli.

#<I l hastone-di-ladro 6 comc una iena che mangia la car- nc fresca e rosa. Questa c:inie riccirda la brace riibata nel sole.

Pcr ricv(w;lrc i l fuoco F la catturo Jclle carni sanciiinan- ti, sulle facciate dei santuari si discgnavnno, a voltc, iiei bnstoni rituali con le fnuci rosse.

Figura 22. Disegno &l bastoneadi-MTII r i c d (yo ciornolo).

247

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*La linea a zig-zag che corre lungo il manico, è il sentie- ro del Nommo, attraverso il quale il fabbro è fuggito dal cielo.»

Come sviluppo di questa istituzione, era nata una tecni- ca di repressione del furto che si fondava sui due fulmini vendicatori scagliati sul primo colpevole. Le folgori si era- no rnaterializzate in due pezzi di legno scolpiti a immagine del bastone. Esi avevano la stessa forma del corpo del re- ato, ed erano stati affidati a due saccr di- carono e li distribuirono ai loro parer ani dai camoi e dagli alberi i ladri. Perche non si craccava pii1 di I brace dal ome aveva fatto i l fabbro cc lesi legni era1 due fuochi spenti, ma capac di amirare ia folgore sui coipevolr. I l loro ruolo cra accop- piato a qi~ello delle re rosse, .cia di Lan- nea acida, che rappre io ugualn iochi morti dei fulmini che i l f a h ~ r o aveva schivato.

Avvolto r ungo che h sua cc ia- V:) come iin onfia il suo invcil fo-

glia, l'uomo mascherato percorreva le ortaglie ~ctcnvi( il ten : dcinne e i bambini.

T ti fuochi spenti avev:ino, a S a n ~ d , tlur santua- ri: ullti ii Radii, a ovest di Ilynmini; e uii altro per Anakye, furico niaschio postci nel niargine oricntalc clcl quattiere di Guirndumman, a OgoldAlco. Il santuario di Badu sorgeva sulla soglia di un'arnpia caverna, occupata, in grnn patte, dalle case di Rinii. Era citconc un haciso recinto di piccrc a secco, nel quale stava] IC-

chiac~ iiiolti bastoncini di legno anneriti dal fuoco. ~ ' e d i - ficio era un cubo di argilla, croppo angusto anche per t i r i

solo uomo, sul quale erano dipinte in rosso e in bianco al- cune linee spezzate.

I l tempio di Anakyi? sorgeva, invece, all'aria rettamente sulla roccia scintillante che digrada depressione che separava i due Ogol. Si trattava di un ci- lindro largo tre cubiti e alco altretcanco, sormontato da una terrazza. La sua porta, en~ieticamente chiusa, non si

sta gonf lucro di 1 .. - ...

dato & I

no ammi . .

apetta, ( iva verso

erdote v1 no celest --

corso di :na ilel fi

era mai aperta davanti all'Europeo, come non si era mai aperta quella di Badu.

Il Bianco aveva, però, appreso da fonte sicura, le cui in- formazioni erano stare controllate, che l'altare interno dei due edifici era sormontato da due cupole incassate nell'ar- gilla impastata. Era là che i l sac etsava le offerte aila coppia folgorante dei Nomr i. Ed era là che, ogni anno, dopo il raccolto, venivaiiv [.wrtati i bastoni di protezioiie per attingervi nuova forza nel un rito la cui parte essenziale era la messa in sct ~ r t o del fuoco.

A Dyamini, come negli Ogol, due maschere rappresrnd cavano il fuoco maschio e il fiioco fcinmina. Un uomo in- terpretava la parte del hbhro e brandiva una torcia, inse- guito dalle due t. A Dyamini, la rappresentazione avveniva fra le :a la caverna e una piccola conca coperta di erbe che il fuggitivo incendiava per ri- cordare come il fuoco del granaiu cclcste, dopo I'tirto, si fosse sprso siilla terra.

Negli Ogclt, veniva organizzar;^ una corsa fn il santuario di Anakyt e un punto che si trovavi1 sul coiifine di Ogcil- Basso. I l percorso ;attraversava crisì il campo che si trciva- va fra i due villaggi, nella cleprcssionc dei haohah.

L'uonici con la torciir partiva clal retnpi cipitiiva Iiingo i l pendio scintillante e correva at le stop- pie, scuotcndo la sua fiaccola dalla quale caueva iina piog- gia di scintille e di frammenti di htace.

*Perché il fabbro, in cielo, correva e pcrdeva il suo fuo- co, lo raccoglieva con il suo bastone, fuggetido, lo perdcva ancora e tornava a raccoglierlo. P

11 corridore, quando aveva raggiunto il confine di Ogol- Basso, ritornava sui suoi passi C risaliva al santuario da dove immediatamente ripartiva. Questo maneggio veniva ripetiito per tre volte, e, durante queste corse, le due ma. schere inseguivano i l fiiggiasco brandendo un coltello. Esse simboleggiavano i diie fulmini scagliati contro il col- pcvole dai Nornmo e non raggiungevano mai il portatore

io, si pro

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1310 d'acqua

di fiaccola che, al termine del ceno percorso, perveniva a! santuario e ne faceva i l giro tre volte, sempre brandendo il suo filoco.

.Questi tre giri» disse Ogotemmeli «ricordano la corsa del fabbro, che, nel suo turbamento, cercava una strada per salire sii1 granaio e nascondere le braci.^

Perché i l santuario rotondo di AnakyE raffigurava, in questo rico, il grariaio celeste.

Così terminava l'inseguimento che un fabbro scandiva colpendo la roccia con i l SUO maglio,

E il fuoco vivo, inseguito dai Jiie fuuchi morti, restitiii- va Ic loro forze ai focolari di qiiesto mondo e ai legni hru- ciacchiati custtxli dei raccolti e dei frutti degli alberi.

TREKTESIM.4 GIORNATA

I gemelli e il commercio

MIO>, rispose Apurali con un largo sorriso .non ho avuto niente. Non sono uscito dal villaggio; non ne ho avuto il tempo. Non ho avuto assolutamente niente!*

<<E tu?» *Io trenta franchi!* disse Ambara. *Ho avuto trenta

franchi dalla famiglia di mia madre, a Mcndéli.. .(Ed io» disse Koguem *sono andato a Dyamini, dalla

faiiiiglia di mia madre. che E di Dandulu. Ho ricevuto 400 càuri e 110 franchi! Arrivando, ho decto: 'La vacca ha iivuto due vitelli!'~

Da tre incsi, una Rran pane del popolo dogon era in agi- tazione lungo le piste per la questione dei vitelli gemelli dì Mendeli. L'evento si e n prodcitto in settembre e la no- tizia ci era propagata celerinentc da un villaggio all'altro, per tutto I'altopiailo e lungo le scarpate. Era penerrata iicll'intimo di ciascuno; tutti erano interessati al prodigio, vecchi c giovani, tutti coloro chc potcvacio parlare e dire semplicemente: *La vacca ha avuto due vitelli!))

Percht. questo parcn d5 i1 via n un moviine~ito fiiori del comune: rutti coloro che sono in grado di camminare c di parlare si recano dalla famiglia materna per portarvi la notizia e ricevere in cambio doni in denaro. Un tempo, solo le donne venivano sollecitate e versavano dei c h i . Oggi, si fa appello a tutti i membri del gruppo che regala- no, di so1it0, denaro. Quanto ai vccchi che non possono viaggiare, essi si contentano di far visita alle loro parenti sposate nel villaggio o di cogliere al passaggio quelle che si recano al rnercato.

Ma l'appartenenza a un lignaggio uterino comporta in cambio di essere anclie il parente iiterino di qualcuno. E,

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Dio d'acqua

quattro fieli nsor

: la stesa uello chc --: --e l:

i nascita A dire i '

-- l; m.....

- - - - - -

uoniini I

10, a cau . a - -

così, in fin dei conti, il denaro ricevuto dopo aver faticato sulle piste, viene restituito, al ritorno, ai posrulanti giunti ad annunciare i notizia.

.Si rende q : si è ricevuco e, siccoine in viaggio si è avuta occasione ui spendere, i l risiiltato 2 una perdita. Quanta a colui che non si prende la briga di muoversi, perde ugualmente, perché dà senza ricevere. Ma tulctu questo fa circolare il denaro.~

In questo modo, a causa di due vitelli gemelli, una folli percorreva i sentieri, guadagnava e spendeva. Questo not aweniva per onorare i vitelli per se stessi, ma per festeg- giate, in s4, l i gemellare, il cui culto 2 diffuso in tutta l'Africa. I vero, la maggior parte dei colloqui con OgotcmrllLiB a v ~ v a n o avuto a oggetto la questione dei gemelli, la necessita di essere Juc, i stlrbritoi di vita che formano il doppio di ogni uomo.

Gli otto nrimi antenati erano, in realtà, otto coppie. u1 e le quattro donne- dici

temn isa del loro hasscl (del loi l

otto doppi. 1 quaccrci uomini erano maschio e teinmina, ma la parte maschile era piìi forte. Nclle donne prevaleva la parte femminile. Quando si sonci acccippiaci, la femmi- na di ogni coppia è riniasta incinta e ha iiiesso al tnondo dei hamhini.,,

Ma, a partire da questa generazione, gli uomini nacque- ro, per lo più, unici. L'organizzazione religiosa e la metafi- sica dei Dogon csprimcvano questa osscssionc dclla perdi- ta della originaria generazione gemellare. Le stesse poten- te celesti erar - , nelle loro manifestazioni terrestri, in tervenivanc come coppia: i l Lché e i l Nornmo Settimo form ia coppia vivente; l'antenato della grande maschera e quello del seggio-di-maschera erano una coppia morta- Si poteva perfino pensare (ma nessun Dogon aveva mai espresso una simile bestemmia) che la prima sciagura, nel movimento universale delle cose, era stata l'unicità di Dio.

IO due, e. 3 scmprc avano ur

rpione, C

ron le lo :un le sut ro otto n

-- - &..-

In pratica, iin parto geinellare 6 un evento considerevole. 1 Esso rievoca, in ya lche modo, i tempi favolosi in cui tut- l l ti gli esseri nascevano in coppia, a simboleggiare I1equili-

t brio divino e umano. Esso riproduce anche il parto detla prima donna e la trasformazione in scorpione della sua

l clitoride. Lo sco. 2 otto zampe, P simbolo di due neonati, c nembta. È anche il loro protettore: nessuno porra roccarli senza esporsi al suo morso.

La nascita gemellare segna l'inizio di una serie di prati- I che e di riti eccezionali. Solo otto settimane (cifra dei ge- I melli) dopo l'evento la partotiente può iiscire dal suo riti-

ro. Durance la festa delle primizie che segue, i capelli dei bambini vengono rasi da due gemelli adulti e la parentela procede alla posa di orci speciali nelllaltare di fami~lia. I gemelli, fili dai loro primi passi nella vita, riceveranno, infatti, un culto che viene integrato in qiiello che il grup- po rende 2gli antenati.

Qiiesto culro pareva indicare clie per i gemelli si suppo- nesse un'nscendenza particolare. i'oriolarmente si diceva chc la loro madre era stai ite 13 sua gravi- danea, da un genio d i c : imare Nommo, perché l a parola sarebbe srara troppi) I,cricolosal troppo grande per uria h c c a uniana. 1 hainhini erano, dunque, di iina qualici incornmensurahile a qiiclla degli alrri.

Ma tiitto cib i? utiiversalmence noto, e il Rinnco non aveva intenzione di insistere su tutte le m le1 rito

l

che viene cclcbraco in questi casi. Ricerc rdcnti, del resto, avevano fornito tutti i particolari cne st poteva- no desiderare, ed egli era inipaziente di sollecitare le con- fidente di Ogotemrneli su u n elemento del materiale che

l

l gli sembrava pieno di significato: gli orci riservati ai ge- melli.

I Questi orci hanno una forma peculiare: ciascuno di essi è formato da due cupole rotonde e appiattite, di cinque o sei centimetri di diametro, saldate l'una all'altra per il

I h r d o , come una conchiglia bivalve spalancata. L'oggetto

[a', dur:ir ;ava chic - - - .. . - - -

Page 130: Griaule - Dio d'Acqua

figurava nel granaio celeste, in cima ai recipienti sovrap- posti all'incrocio dei tramezzi inferiori; ricopriva i l picco- lo vaso per i profumi incimi che chiudeva l'orcio delllolio, sirnhlo del feto, a sua volta posato sopra al grande vaso- utero.

In questa posizione, esso partecipava al clima della ge- nerazione; era cotne un richiamo alla creazione per cop- pie, di cui era simbolo.

.Le due ciotole congiiinte» disse Ogotemmeli ehantio, come i gemelli, la stewa altezza e la stessa 1arghcna.w

11 giorno in cui i bambini vengono rasati, il padre si pro- cura quattro cupole doppie, che inserisce nell'altare di fa* miglia, e due piccoli pezz i trdpezoidali di cuoio, su op t ino dei quali vengono cuciri otto càuri. Questi oggetti vengo- tiu cunsacrati con il sacrificio crirento di otto polli, c le due strisce di cuoio divencanu, in segtiito, i pendagli che i ccrnclli prirtan« a1 col10 come segno della loro qualità. Gli orci riceveranno rejiolarriicntc Ic offerte della paren- tcln, C, più tardi, quelle degli stessi interessati.

*La doppia cupcila* clissc Ogoccinmeli *siinhc)leggi:~ i gemelli: essi hnntici stiitum uguale, rrossezzva ugu;.tle, paro- l,3 u~yale. n

E cotiit! ciascuna clclle due cupole 6 uguale atl'altra, così i gemelli sono intcrc:iiiibiatili h Iciro.

*Per questo>* aggiunse « i l cc-immcrcio ha avuto inizio COLI es3i.m

Insisteva sii quest'idea di uguagfiiit~a, che h nascere lo scambio:

.I gemelli hanno la parola giusta, ugiialc. Hanno lo srcsso valore. Sono la stessa cosa. Lluonio che vende e l'uomo che compera rono anch'essi la stessa cosa. Essi sotio due gemelli*.

E dalle persone che scambiano, passb alle cose scambia- te:

411 commercio» diceva ~vcndere e comperare specie di- verse di cose, equivale a scambiare i gemelli-.

Intendeva dire, con questo, che le cose scambiate dovc-

vano avere lo stesso valore, che dovevano controbilanciar- si esattamente, senta che l'una prevalesse sull'altta, si trat- :asse di un baratto o di un atto con intervento dì moneta.

I getiielli che hatino inventato il commercio appartcn- zona alla sesta famiglia; e furono i primi a nascere dopo la discesa sulla terra del granaio che conteneva il sistema del mondo. Ed era srato loro padre a scoprire, nella romba del Lebé, i càuri che dovevanci servire al cotnmercin.~

Le conchiglie s i trovavano nel punto corrispondente alle dita del morto.

«Il Nornmo Settima aveva posto i càuri in cortispon- denza delle [nani, perche gli uomini contano con le dita. Ne aveva messi otto per mano e, all'origine del commer- cio, si contava per 0tto.h

Ogotcmnieli aveva una sii3 opinione particolare a pro- posito Jei conti. I Dogon si servivano del sistema decima- le, perche, fin dall'oriaine, avevano utilizzato Ic dieci dita; ma ;ill;i hase di rutto hisognnva, in realrh, porre il niinicrci otto. Qucsto numero si ritrovava, infatti, in quel che essi chiamavii~io, in fr:tnccss, centinaic) e che corrispondeva, invece, ii ottanta. Ottanta segnava la fine di un conto, dopo cli che si incominciavii iinn nuova serie.

(Jggi, il tiumcso di clucsta serie erii di dicci, e, in conse- guenza, i l rnillc degli europei corrispondeva, pcr i Ihgon, a ottocento. Mn Ogoteiniiicli riteneva che, nll'originc, gli iiomini contassero per otto (numero dei chiiri di ogni mano) e che essi avessero, si, cominciaro a servirsi dellc dieci dica per ottenere ottanta, ma che, poi, I'otro coinpa- risse tiiiovamcnte per dare seicctitrxluam~ita (8 x 10 x 8).

eSeicentquaranran disse Ogotcmrrieli U P il termine del conto. »

Secondo liii, il Noinmo Settirno aveva votnìtato seicen- coqiiaranta pietre di alleanza per disegnare il profilo nella totiiba del LebC. I càuri trovati nel suolo dal padre dei ge- melli, mentre dissodava i l campo di miglio al momento della seconda colrura, erano iitia prcfigurazionc del com- mercio.

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: ottanta to càuri; -- - . - l - . -

, ciascunr 1'. ,l I tra ve

t .

na picco : valore d .:..,,.,o .t

la misuri lelle cose -11, ,",,.l

a di migl io valevi o in caur ,-Il:-- ..-

o il riiot. volte otr . - . . - L .--..

~ t o ~ i e , cri ocento; i . - L : -... 1 -

Non era stato tuctavia il càuri a fungere da 11 ,I

scambio nei primissimi tempi. Si era cominciato con 11 oa- rartare delle pezze di stoffa contro animali o oggetti.

La stoffa era la moneta. L'unità era il palmo di una siri- scia larga due volte otcanta fili. Un montone valeva otto cubiti di tre palmi. U a un cubito. Più tardi, il 'L

dal Nomliio Settimo, 3 l g L l ~ l C ucila pauLa. " L I a ~ ~ I L I I L ~ V d -

leva tre voltc i càuri; la capra, e volte ottocen l'asino quaranta I cavallo o t t a n ~ a v u i ~ ottocento; i l bue ceriiuvrriti vuire ottocento.

Ma, all'inizio, c'erano pochi ciuri. Le rretitadue conchi glie trovate alle miitii e ai piedi del Lebe erano srate affi date ai gemelli nati dopo la scoperta; e otto erano stati ucilittate da ciascuno di loro per adornare il pendaglio d cuoio che indicava la loro qiinlitii. Restavaiio, duiique, otto d u r i pcr j.

Secondo ur rsione, i d u r i sarehhero stati, in un primo tempo, scnmhiati con dei polli, qiiattro per ogni he- stia. Piì~ tardi, i polli si snrehbero riprodotti, c i dur i , chl erano iina cosa vivii, si sarehhero mi)ltiplicirti nelle iiian dei loro possessori.

Per il primo scanibio, i geiiielli si sotic) inessi su un for- micaio. Uno cra il vcncIitc>re e l'altro il compratore. Essi presero come testimone la formica. Si dice anche che nel corso del primo commercio siano stati sc;iinhiaci churi e striscc di stoffa. b)

I l primo atto di commercio era stato dunque istituito davanti al sesso della Terra e davanti alla formica, incar- nazione della Tetra. Ma gli oggetti scambiati avevano na- tura vivente: i c h i erano molluschi vivi; la stoffa era pie- ne di parola.

I1 Nornmo Settimo)? disse Ogotemmeli *aveva racco- mandato di mettere gli oggctti uno di fronte all'altro. La parola dello scambio doveva essere pronunciata davanti ad essi. Come se fossero gli oggetti a parlare. Parlavano atd

dc La cosg ita, k la ...-...--a .

o della vc I e non p

1 . . -.

propriet l , di ciii

. --I!

traverso la bocca dei loro possessori, si intendevano fra Loro sul proprio scambio.»

La voce del cieco era forte. Stava diritto sulla soglia, e non ripiegato su se stesso, com'era sua abitudine quando il colloquio toccava argomenti religiosi.

*Questo avviene» disse .per essere sicuri che gli oggetti siano d'accordo.»

Sembrava che fosse questo I'itnportante. i principale, ne[lo scambio o nella compraven-

d I ,arola, le parole scambiate fra le due parti, la di- S C u a a i u r i t del prezzo. È come se la stoffa e i churi pariasse- ro. Le mercanzie si mettono d'accordo per bixca degli uo- mini. n

Perche vi è corrisnondcnza fra la forza vitale dell'ogget- to C quella del siio ario. La forza di vita dei churi p ~ ~ v i e n e dal Lebi essi sono un'emanazione, e i l Lehé distribuisce la sua agii uotiiini. E ciientre include ncl- la striscia di stoffa la parola degli antenati, il tessitore vi introduce anche la propria forza. Avvienc così per ogni oggetco confezionato dall'uonio: una parte della sua forza passa nel lavoro delle sue mani. E il tatto stesso di posse- derla introdiice nella matcriii forze che rappresentano, in qiialche modo, il proprietario.

Quando si E presa in prestito una cosa che non si pii3 resritiiirc, la stia forza, che i? cluella del proprietario. crea delle difficoltà al mutuante.

Nel casi tndita o dello scambio, la i la un compens< ~uò nuocere al nuovo prop &m- hra, anzi, crie vi sia iin tfiuferimcnto delle forze in presen- za, e che esse ciascuna la posizione dell'altra, il che elimina ogni pericolo per i nuovi possessori.

Ogoternmeli concluse il colloquio can una frase enig- matica:

«Avere dei càuri, 2 avere delle parole,).

tòrza tra\

rietario. !

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TRENTUNFSIMA GIORNATA

I gemelli e il commercio (seguito)

Sulla piazza del mercato deserta, dove i l Nazareno si era recato per procedere ad alcune verifiche, si ergeva una lunga pietra, conficcata in Cina fessura dcl suolo e consoli- data da schegge di arenaria. Prima di prosegiiire l'indagitic sul coitiiiiercio, i l Bianco aveva chiesto qualche informa- zione su qiiest'altare, detto 'Lebi: del mercato', il cui cu- studc era un certo AIlSgue, di Barna. Le cunversaziisiii con questo personaggio non si erano

svolte senta scontri, c la sclicda riempita dopo un secondo coll(iqui« prtiava iin'annoc:iziono categorica: uAllegu2 5 un mcncitore mntricolnto come tutta In gentc di Rama, ;i quanto scmlira! ),

A11tgue portavi1 le classiche hrachc srrcttc sopra il gi- nocchiii, iin'ampia veste prowisca di maniche e aperta sul fianco. e un herretto a duc piirite che gli copriva le guaii- ce. LI stoffa bruna, al crepuscolo, si confondcva con llnr- gilla dclla casa nclla qunlc si svolgeva il colloquio. Della stia faccia si vedeva soltanto una fila di denti e, del suo corpo, le palme chiare delle sue mani, quando le apriva per sonolincarc un'afferrnazione.

All2guE aveva dappritna sostenuto che la piecra-altare era sorta da se stessa 'senza che si sapesse chi l'aveva man- daca'. Con qiiesta notizia, pensava di contentare la curio- sità dell'Europeo. Aveva aggiutico che lo stesso prodigio era avvenuto a Bongo di Sanga-Basso, ma che la cosa non era riuscita. «Anche Rongo ha avuto un mercato con al- tare, ma gli affari sono andati male. Alla fine, le due pie- tre sono state unite sul mercato accanto a Barna.~

AllEguC avrebbe voluto dilungarsi sui procedimenti, ulle prerogative e sulle oscure organizzazioni che riguar-

davano quest'unione delle due pietre dalle origini miste- riose. Era sottinteso che la piìi piccola era quella di Bon- go, che i diritti di Barna avevano la precedenza e che i vecchi di Sanga-Basso non erano tanto pazzi da credere di avere la minima probabilita di aver la meglio in que- st'affare.

A intemnpere questi discorsi, nei quali si mischiava, a volte, qualche affermazione più importante, era bastata una sola domanda:

*Chi viene a bere il sangue, quando sì sgozza la vittima sul Le& del rnercato?~

Questa frase aveva immerso AlleguC in un mare di ri- flessioni. E la qucstioiie era rimasta a quel punto.

I I Nazareno ne sapeva, tuttavia, abbastanza per poter co- (irdinare fra loro le tlichiarazioni di Ogotemmeli, che esor- dirono sull'ultima frase lasciata in sospeso il giorno prima.

«Avere dei churi, 2 avcrc delle parole.. Si era coininciato con lo scambiare, contrci i càuri, alcu-

ne strisce di stoffa, ci05 La parola degli antenati, e, in par- ticolare, quelle rlel Settimo, maestro dclla parola. I càuri erano un'emanazione del Lebtr, nato dalllOctavo antena- to, che aveva la cifra della parola.

I c(ruri avevano dunque fatto la loro apparizione sotto il segno del verbo; erano verbo essi stessi, in quanto espri- mevano delle cifre e rappresentavano, perciò, un lingiiag- gio. Erano un mezzo di espressione, e, forse, all'alba delle relazioni fra gli uomini, erano stati usati per scambiare le idee, allo stesso titolo delle parole parlate. Forse era giun- ta fino ai Dogon, attraverso coloro che 11 avevano portati, un'eco lontana del primordiale uso dei càuri?

Evocando questo oscuro periodo, Ogotemmeli dichiara: ~All'origine, i càuri sorio stati impiegaci per scambiare

le parole e, allo stesso tempo, per scambiare le merci. Chi non aveva càuri non poteva parlare, o parlava meno degli altriw.

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Din d'acqua

O trasme ~ternmeli 3ichC i C

na sul te1 :rto, C la etrano:

ezza di stc nplifica > . i - - . I .-.

Non era possibile penetrare più profondamente in que- sto pensiero millenario, logorato dalle parole che lo ave. van sso, ma ancora vivo dietro gli occhi spenti di Ogc

Pc Aurì erano la parola, essi avevano bisogno, come la parola, di circolare fra gli uomini, e Ogotemmeli ripeteva a questo proposito quel che aveva già detto ri- guardo al sacrificio:

*La parola è per tiitti. Per questo occorre scambiarla, dare c riccvcrc~.

Riprendeva l'immagine dilla striscia di cotone che si forn laio, nella quale I'ordiro rappresenta il paese desc trama il verbo, la luce e l'umidità che lo com. peni

<d I o ha detto che quando vengono offerti i càuri Fer , una merce, il venditore muore sc rifiuta. Ha detti, U U c 3 L t . I per obbligare gli uoinini a scambiare. Come la pc si allunga me1 sse, come la coltura si ar iotro il fcrro del C ), cctsì i churi devo- n0 Citc«iiiic*.

I càiiri portano ii i sc stessi la forza di questa legge e que- sta forza agisce sii quella delle iiierci come su quella dcgli uomini: i l candore dei cniiri attira l'occhio dcll'uonio e lo tcnn. La loro forza entra in quella Jell'uomo e accresce il suo desiderio di commercio.

E senza dubbio per esprimcrc qiicsto richiamo incessan- cc al commercio che i gemelli portano sul petto il penda- gli0 con le otto concliiglie. E, di rimando, questa qiialità dei gemelli di essere legati al commercio e al suo segno ne fa i commercianti per eccellenza.

Essi hanno, infatti, fama di riuscire meglio di chiunque altro i t i tutti gli affari che intraprendono, e, spesso, si è ri- luttanti a trattare con loro, perché si certi clie essi han- no fin dall'inizio tutti i vantaggi.

«Se andate a Mopci a vendere le vostre cipolle in com- pagnia di un gemello, potete star sicuro che i compratori preferiranno la sua mercanzia, anche se è meno bella della

- - - - - -

nere si te: ontadinc

otto ant ie i l restc

rro del N manifect . - - . - - .. .

vostra. I1 suo griizzolo aumencerà più del vostro, e se fate dei cattivi affari, 2 perché i vostri càuri sono andati da lui.»

Tutti erano convinti che i beni dei gemelli si molcipli- cano molto più in fretta di quelli degli altri, e il motivo è semplice:

«Essi offrono sul loro altare a otto cupole un sacrificio che gli uomini comuni non possono compiere. Essi dico- no agli :enati: 'Ecco la vostra bestia! Grazie per ieri! Ch , prolifichi domani!'

Non appena essi raggiungono l'età di tre o quattro anni, i loro genitori comperano qualche animale con i c h i versati alla madre dalle zie materne, e con i quali ci s i è anche procurato dcll'olio di tannea aclda. Con quest'olio estratto dall'albc ommo, viene unto tuttu i l corpo delle bestie per are I'umiditii permanente neccs- saria alla prolificazicinc, in modo che gli animali, uniti al- l'olio. si moltiplichitio.

«Nessurio ha cura di questi animali: da soli essi in- grassano e si riprriducono, iiientre gli altri animali Je- periscono. n

E questi1 propensione a! niccesso si estende anche ai pa- renti. Prima di recarsi al mercato, 1s madre (lei gemelli si presenta davanti al loro altare e ir ~tezione C forni- na dagli orto antenati. *Antenati o dice evenice a guidarmi, mettetevi davanti a me.,,

Conoscendo qiiesta pratica, sono ben poche Ic donne che si arrischiano a seguire una tal madre sulle piste che portano al mercato. La maggior parte delle donne se ne tengono lontane e prendono strdde traver E come sono di vedere l'altra profittare di tutti i hi ri.

Qiiestn privilegio della nascita gcrnellare si e, ael resto, materializzaco in un supplemento gratuito che ogni vendi- tore 8 tenuto a dare al compratore gemello. Questo sup. plemento, che oggi è di poco valore, era, all'origine, mol- to più cospicuo: i l venditore doveva dare, per lo stesso prezzo, il doppio della merce richiesta.

i v c m prc gemelli)

- - ~.

'se, sicurc

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I ymcll~ t 11 commercio ( seplo)

Allo stesso modo, quando si fa un regalo a un gemello, bisogna presentarlo in due parti uguali, altrimenti egli non potrebbe accettarlo.

Da tutti questi costumi e usanze, si pub trarre la conclu- sione che i1 gemello, per quel che riguarda gli affari corn- merciali, è considerato esercitare una pericoloca attrazio- ne sulla ricchezza. E, tuttavia, nessuno rifiuta di entrare in rapporto con lui; al contrario, ciascuno gli fa volentieri dei regali.

*Si fanno regali ai gemelli. disse Ogotemmeli *per ac- quistare un po' della loro fortuna. Si pensa di ricevere in seguito piu di quanto si è d0nato.r

Pet questo, durante la cerimonia di consacrazione dcl loro altare, i nati gemelli ricevono solennemente i doni in cauri di tutca la parentela uterina e paterna, che si assicu- ra in questo modo un contatto con la fortuna. Nel cortile della casa del padre, la grande coperta di famiglia a scac. chi bianchi e neri, nella quale si avvolgono i morti, viene spiegata su alcune stuoie; la madre e la ragazza che la assi- ste vi prendono posto, reggendo ciascuna uno dei due bambini. Al ritrnci detto del1"surorita territoriale', scandid to da un suonatore di tamburo, tutti i parenti sfilano a dc- p r r e la loro offerta, in due mucclir, quello di destra riser- vato alla donna, quello di sinistra a suci marito.

Ognuno vcrsa la sua offerta sui diie mucchi, ma la parte maggiore la destlna al proprio parente diretto.

ai due mucchi devono essere iiguali. perché simboleg- giano a destra un compratore e, a sinistra, un venditore. E la coperta dei morti, sulla quale sono posti, 2 un simbolo del commercio. Perchi i gemelli che hanno dato inizio agli scambi vi stavano seduti sopra, ed essa è formata da quadrati uguali, neri e bianchi in pari numero. Il commer- ciante che porta una coperta dei morti vede prosperare i suoi affari.,)

Ma, pur essendo legata al commercio, la coperta non 6 una moneta. E~sa è la più rappresentaciva di tutte le ric- chezze e non,deve circolare. La vergogna più grande, per

una htniglia, 2 vendere la coperta dei tnorti, e chi non la possiede la prende segretaniente in prestito per i suoi de- fiititi, perché non si pensi chc i l gruppo familiare ne sia sprovvisto.

All'opposto dei d u r i , la cui legge 8 la mobilità, la co- pcrta è stabile e immobile. Essa è come i l termine ultimo dell'economia familiare, lo stadio finale nella formazione della ricchezza. Ed è in un'atmosfera di orgoglio e di esal- tazione, che La famiglia, al momento dei funerali, spiega Ic sue coperte sulla facciata della casa, divulgatido così il suo bene pit'i inalienabile.

Ed è dunque seduta sul capitale dclla famiglia che la madre esibisce la coppia dei bambini e presiede all'atto di conimercio simholicu nel quale i due mucchi di monete si equivalgono.

Seduta sul simbolo dclla terra cultivata, con i suoi mol- teplici quadrati, essa, clopo aver compiuto iin atto di ec- cttzicinale fwondit2, sovrinrendc alla pri~liferazii~titi dei c h i .

E la cerinionia solenne si svolge secondo un identico protocollo anche se tino Jci hnmhini 6 incirto.

4qNt-m si dice mai che un geiuello 6 morto. Si dice che ha preso Ici slancici, che & volato via.^,

111 questo caso, sono presenti scilranto In maclre e il bam- bino soprav\lissuto. Se encrarnbi sono morti, la cerirnc)~iia viene celebrata per il figlio nato dopo di essi, che t. consi- derato legaro, in qualche modo, ai suoi preclecessori.

.Egli e come il residuo dei gemelli), disse i l cieco. 4 d L o si chiama: cenere d'uomo..

Perché è iniportante rendere testimonianza dclla gen~el- larità ritrovata ed estendere a tiitto ii gruppo i l beneficio, anche eRiniero, dello stato primordiale.

Dopo essere stati al cencro della moltiplicazione dei càiiri, i gemelli, imptegnati di commercio e di abbondan- za, vengono portati 31 mercato in pieno giorno, nell'ora in cui la piazza è gremita e la folla [natida un crescente fra- stuono.

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«Lo strepito confuso delle voci del mercato 8 la voce dei geni dell'acqua trasformaci in iiomini che vanno a fare le loro compere. W

È a quest'on che alcune bclle ragazze, sconmciute a tbc- ti, fendono i gruppi indaffarati e scompaiono senza lasciar tracce. Ed E a quest'om che nei panieri dei mercanti e sen- za che nessuno lo sospetti, i Nommo si trasformano in po- modori indigeni.

In questo momento propizio, i gemelIi 3 presen- tati alla folla e agli invisibili; il gruppo si ivanri al- l'altare del mercato per la consacrazione aci nambini al Lebé e agli otto antenati: .Al Lebé del mercato noi affi- diamo i gemelli perche l i protegga e li guidi!))

Poi i parenti fanno fare loro, per tre volte, i l giro della piazza, includendo cosl i gruppi umani veniici da cutte le regioni in un cerchio benefico ncl quale circolano interi- samente le merci e la moneta.

I l C( rchio è l'altare di pietra innal- ~ a t o a quel l ) rigurgitato dal Nommts P furinaco dagli ~ I L I I I d l l L I L l r l L l . udlle otto connie di antenati, patroni dei geinelli. SI sacrifici, e, con loro, ve ni tempo c i primi due cric nanno invencaco l i commercio, C viene ariclic la coppia suprema dei Nommo mai incarnati.

Gli uomini h a n i , posto il luogo degli scambi sorto il se- gno permanente della gemellarirh terrena e celeste.

entro di Lebé i l ci

questo ce ui profilc ,.-- 4.: . I . -

ono loro !ngono a .L . L - _ _

che bevi hcre i ge . - - . . . . . .

n .

ono il sai

ferma d2 J - . l

ngue dei ~ r t i in og'

I segni dello Zodiaco

IO nvevn - f

Nel corso delle giornate riempite dai colloqui con i l cieco e da cento altre occupazioni e durante le notti di riflessio- ne e di messa a punto dei risultati ottenuti, i l Nazareno aveva spesso pcnsato, oscuramente in principio e poi con sempre maggiore chiarezza, a certi particolari della co- smologia dogon che, nel loro complesso, gli sembtavano sorprendenti.

I1 molo dei gemelli non l'aveva stupito: fra i popoli neri aveva gih incontrato molti esempi di questo ciilto della

I naccica donnia. Ma l'apparizione dell'arietc con in capo il recipien :a-sole e del toro che presentava lo sresso fenomei cominciato n incuriosirlo. Gli arieti cod ronati da una srera incisi sulle rocce Jell'Africa del Nord avevano hitto versare fiumi d'inchiostro. Secondo alcuni, prcivenivano dalllEgicto; altri rovcsciavann quest'icincra- rio. Molti, in questo cerchio fra le due corna, avevano identificato i l sole. Tutti ?ioni, che non uscivano dal rcrreno del ';IVHn(J brusca- mente rischiarate da una iubG i iu~ ,vc l Veniva da regio- ni il cui intervento nel problema non ci Aibile. Fino a quel punto, i l Nazareno si era tro. aliti a questioni poste orinai da lunga data. il caso ut.11~ b~orpio- ne, nato dall'escissione, lo immerse nclla perplessira; si rrattava di qualcosa clie non si lasciava inquadrare nelle prospettive abituali. Genielli, ariete, toro, scorpione. 11

l Bianco pensò allo Zodiaco. Ma tenni- per sé quesr'idea: voleva che i l sistema scaturisse da solo, senza forzature, dalla soglia dove sedeva il maestro.

Ogni giorno egli si chiedeva quali rivelazioni sarebbero uscite da quel vecchio ripiegato nel varco della porta, la

C queste le ipotes I..,.., ..am,.

ra prevec vato dav . A-11.-

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I s c p i ~ dello ZnJinco

cui sagoma si disegnava nettamente sul fondo nero. E ogni giorno gli portava un nuovo niitrimento e gioie pro- fonde come maì ne aveva provate nella siia carriera di ri- cercatore. In quest'armonia, l'idea dello Zodiaco non era che un gioco fra mille altri, ma essa v'introduceva una nota particolarmente stimolante. I Neri disponevano for- se di iina spiegazione coerente della siiiibologia dello Zo- diaco mentrc i Mediterranei, i11 proposito, non andavano al di là di affermazioni puerili? Perché non si piib certo so- stenere sul serio che gli Antichi abbiano riconosciuto nel cielo uno scorpione, due ge~iielli, e dei pesci, e che Ia po- sizione delle stelle abbia fatto nascere dodici segni abraca- dabratiti, tra i quali una vergiiie sta accaiico a una hifan- cia, un granchio a un leone.

Gemelli, ariete, toro, scotpionc. I l Bianco si era chiesto, un giorno, se i dodici segni non figiir~ssero sii1 granaio ce- leste che i l fahhro i+\'evii guidato giìi liingo I'arctibrilenci. 11 granaio era lerato al sisceina scellare. Era fiatto di cielo, di 1un:i e di sole; d'altra parte, ogni scalinata eri1 in rappcirto con un punto crirclinelc. C con iln gn~ppo di stelle.

1 getnclli vi figcirnvano per i l fatto clie I'aiitcnato fabbro era doppio, c che egli rappreseiitava il maschio nicntre i l k~anaio era la feiiimina, con Ic hraccia c le .gaiiihe siilleva- re a sostenere i l ciclo. L'ariete e i l roro si rrrivavano siii gradini che guarilavano a sud: Io scorpione sulla faccia in- feriore del p;ivirnento, chc era i l sole. Qurinto all'animalc chiamato nay, cioè 'scile', non era un cancro; ma una lu- certola di forma particolare, che stava accanto allo scor- pione.

11 leone vi figurava in evidenza, nella gradinata occi. dentale, sul gradino 9, cifra dell'autoricà territoriale. Ogo- temmeli insisteva sii1 fatto che i l leone è gemel!iparo, e clie, come lo scorpione, esso noti aveva perduto il privile- gio primordiale.

La vergine appariva solametite nella foniia della zucca fetnminile posta sulla resta dell'ariete o del toro. Bisogna- va inoltre osservare che l'unicorno, che viene spesso uni-

to a questo segno, aveva un curioso doppione neil'ariete, il cui secondo sesso si drizzava fra le coma a fecondare la vergine-zucca.

La bilancia era sembrata a lungo assente al Bianco. Stando alle concordi affermazioni degli indigeni, si tratta- va di uno strumento recente dell'economia dogon, e non se ne trovava alcuna traccia nel granaio. La ricerca sui ge- melli aveva, perb, gettato un po' di luce su questo punto: la doppia c~ipola, con le sue valve uguali che rappresenta- vano due valori intercambiabili, era un simbolo dì bilan- cia. Essa era posta al centro delllcdificio, sulla pila di va. sellarne.

'Il sagittario era subito evidente: il fabbro, ladro di sole, lanciava le sue frecce non soltanto per difendersi, ma an- che per organizzare La sua discesa. Aveva scoccato un dar- do nella volca celeste e un altro nella terrazza del granaio.

I l capriccirno poteva esscre rappresentar0 alla pcggio dalla capra della scalinata meridionale, ma non era una raffigurazione molto soddisfacente, tanto più che la capra dcllo Zodiaco ha spesso una coda di pesce.

L'acquario era ncl filo dipanato dall'enorme fuso forma- ro dal granaio. Eqso si svolgcva in una spirale che Ogo- temmeli paragonava a una linea spezzata.

Quanro ai pesci, essi stavano appesi all'ornhelico dei loro gemelli, uomini C donne, sulla gradinata settentrio- nale.

Il Rianco aveva dunque l'impressione che, senza presen- tare un sistema zodiacale organizzato, la cosmoloyia e la metafisica dogon offrivano quanto meno una posizione di rilievo alla maggior parte dei segni. E questa posizione era evidente non solo nel sistema del mondo disceso dai cieli sotto l'egida del fabbro, ma era ancora più visibile nelle istituzioni stesse.

Durante l'ultima giornata di lavoro con il suo iniziato- re, l'Europeo, profittando di una sorta di ricapitolazione ~;enerale, aveva voluto fare il punto anche su qiicsto pro- blema.

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Ed era arrivato alla conclusione che il simbolismo dello Zodiaco esprimeva due principi fondamentali: quello del- l'acqua, essenza degli esseri, e quello della gemellarità.

Questi due principi erano legati fin dall'inizio dei teir pi: la coppia dei Nommo, geni detl'acqua, primi figli r i ~ sciti della ger Dio, era stata plasmata neil'acqua. Il seme di Dio, :qua, dopo un primo fallimento, che aveva prodotto un essere unico, dunque incompleto, ave- va generato la coppia celeste che dove\ .are moni- trice del mondo:

*Se non fosse stato per la coppia di N o m m o ~ ~ diceva Ogo «nessuno avrebbe potuto riorganizzare il mon

I I uu,u gemelli era apparso in tutta la sua ampiezza nel I , colloqui: e forni iave di importanti istiti la, per tornare al1 :o, i l Bianco aveva tentaru oi byiegare, per gioco, 11 quaurato CI il rettangolo che ippresentava i gemelli. Q ura, con i stini lati, esprimeva probabilrr quadrupla personaiica della coppia, ogni elcrncnro aeiia y a l e t provvisto, alla nascita, di due anime. D'altra parte, questo numero è anche quella della femminilits, cioe della fe- conditb. Ogotemmeli aveva spesso detto che la coppia idea la due donne e aveva segr o

stess )la creatrice. Ma se i gemei11 erano acqua, l'acqua aveva, q ~ ~ ~ ~ a l

una duplice natura? Era utile osservare che l'Acquario dello Zodiaco era ge-

neralmente rarmresentato con una doppia linea spezzata. I Dog I lo disegnavano con una sola linea a grcc, ei santuari, sulle camcole del telaio, sulle ciotole ai legno, sulle maschere, sui bastoni-di-ladro, sulle porte dei granai, essa figura quasi sempre da sola (uedi fig. 24).

E sola essa k ugualmente tanto nella danza detta 'itine- m i o a zigzag', quanto nella trama della stoffa, dove sim- boleggia il sentiero della parola e dcll'acqua.

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Ma il suo ruolo profondo appariva in certi santuari e su certe maschere: essa separava e univa a un tempo due zone che erano spesso dipinte con diversi colori; in essa si incastravano due linee di denti. Tuttavia, era soprattutto nel gcsco primordiale del tessitore che rivelava il suo se- greto: essii era l'unione della destra e della sinistra che in- cessantemente si fanno equilibrio, e inccssanternente avanzano sull'ordito.

E bisognava spingersi ancora più i i i là: la linea spezzata della trama, simbolo del progredire deI1'iimidità nelle re- gioni incolte, conduceva alla striscia di stoffa formata da quadrati ugiiali, vano la coperta dei mori :aperte che i gemelli avcvariu iriaugurart> LI commercio, nel quale vengono presentare per lu scambio inercanzie uguali, come sono uguali per numero e siiperficie i quadrati neri e i quadrati bianchi.

neri c bi; t i . Ed era

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Figura 23. S c h m grafico &l sistema todirtrak mrdiwwoneo.

269

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Ilio d'aqua I segni Jello 7d1aco

Gemelliparità e acqua erano dunque legate nella loro essenza e nei loro simboli, gemelli c acquario.

L'Europeo, illuminato da queste ultime considerationi, passava in rivista le diverse figure e istituzioni che forni- vano una chiave per il sistema zodiacalc rncditerraneo, sebbene (e questo era il particolare più curioso) questo si- stema fosse sconosciuto, come tale, ai Dogon. Nella mag- gior parte dei segni, egli ritrovava I'espressionc dei due grandi princìpi sui quali si fondava, in misura preponde- rance, i l loro pensiero.

L'ariete, incarnazione del grande Nornmo maschio, por* ta sul capo una zucca recipiente-sole, incarnazione del grande Notnmo femmina. I l suo frontale è la luna maschi- le e, a causa del suo vello di rame, egli & nnchc un'emana- zione dcl sole. L'ariete 2, dunque, in realtà, una coppia e si pub dire clie, siniholicamence, lo manifesti almeno due volte: esibisce, infatti, due sessi maschili ed 8 due volte femmina, per la sfera solare che porta tra le corna e per il vello Ji cui & coperto.

Cariete ì? anchc I'ernissorc di acqua-seme pcr eccellenza: da una parte, feccmda la femniinilità clie sta fra le siie cor- na; dall'altra, orina le piogge sul mondo. I I suo vello è di rame, ci05 d'acqua, e scitto la sua coda che termina in ce- sta di serpente si erge una spiga di miglio. Egli P I'iimidicà dclla vegctazionc.

Se oggi non 2 più raffigiiraro per intero sulle facciate dei santuari, P perb, almeno, presente nel frontone, sotto [a forma del duplice gancio delle sue coma, nel quale resta- no incrappoiate le nubi apportattici di pioggia.

11 toro, doppione del precedente, si spiega allo stesso modo. Quanto alla capra, essa & l'incarnazione del genio dell'acqua per le opere nefaste. La coda di pesce del capri- corno si spiega, forse, con il fatto che si tratta di un ani- male che appare sempre nell'acqua.

Al cancro, corrisponde il 'sole', specie di Iucerrola, in- carnazione del prepuzio, supporto dell'anima femminile, gemello dell'uomo nato apparentemente da solo. Del re.

sto, anche cluest'animale 8 doppio: la sua corta coda è pa- ragonabile alla sua testa e simboleggia il pene maschile, mentre l'insieme del corpo 2 l'incarnazione del prepuzio femminile. E si deve osservare che il cancro dello Zodiaco 2 rappresentato da due segni disposti l'uno all'incontro dell'altro, che converrebbero a una cale Lucertola. Esso è, inoltre, i l replicante dello scorpione, gemello maschile della donna. Lo scorpione, che si suppone gemelliparo, è i l protettore dei gemelli, e le sue zampe, che sono otto, simboleggiano le loro membra. Esso è legato ali'acqua due volte: perche ha raccolco nel siio dardo l'acqua del parco della prima donna, e perché, come la lucertola, 8 I1incar- nazione di un organo sessuale umido,

I l leone, come lo scorpione, P supposto gemellipam. Esso trova posto sul nono scalino della gradinata occiden- tale del sistema del mondo, perché simboleggia I'autorit(l. territoriale, la cui cifra 5 novc. Cautorith territoriale 2 af- fidata al Lcbé, dispens~tore delle piogge, monitore della vegetaticme.

La vergine S incorporata all'aricrc sotto forma di zucca recipien te-solc. 11 segno corrispondente dello Zodiaco, sorta di m la cui ultima asta e divisa a merh, potrebbe esse- rc avvicinato a rluello deilo sccccirpione, I;i cui ultima asta teriniiia, invece, di solito, con una punta. Il primo nippre* scnterehbe la vergine escissa, i l secondo il risiiltato del- I'cscissionc, l'animale arinato del dardo che ricorda I'orga- no reciso.

La doppia cupola, che si presenta come i due piatti di una bilancia, simboleggia i gemelli intercambiabili. Esca 6 destinata a ricevere il sangue e l'acqua delle libagioni e dci sacrifici.

11 sagittario P evocato dal fabbro armato d'arco, diritto in piedi sul granaio celeste che rappresenta anche la sua gemella con le quanro membra sollevate, come una sorta di cavalcarura rovesciata a sostenere il cielo. Egli è legato alt'acqua, perché è un Nommo e perché è con l'acqua del stio otre che ha spento i fuochi scagliati contro di lui.

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11 segno corrispondente dello Zodiaco, la freccia munir di una sfera posta al centro del fusto, è, senza dubbio, I

fuso che craversa la fusaiola. Le frecce scoccate dal fabbro nel cielo e nel granaio erano due fusi; quello della volta celeste serviva da punto di attacco al filo di discesa, che si svolgeva dall'asse infisso nella terrazza dell'edificio. Ledi- ficio stesso era iin'enorme fusaiola che era servita da ber- caglio alla freccia.

I pesci dello Zodiaco, gemelli legati da una baiideruola o da uo condotto che serve loro da bocca, simboleggiano iigualmentc l'acqua. Essi figurano sulla gradinata setten- trior ;ranaio celeste, ii on i Boto. Pesci e uoln gemelli, c i l Bozo 111 simbolo dell'ac- qua, essendo i l primo pescato,^ uri ,.iger c inaestro del fiume. I1 Bozo, chc è legato a da quelli che si 2 convenuto di chiamare dei ral 'parentela per ce- lia', vicne ahituiilmente de f in i~ i~ ua qucsc'ultiino 'pesce che camniin;. anura'.

Sembrava, che, visto attravc ctafisicii e la cosmologia uei uogon, lo Zodiaco meurrerrancci potes- se tr izione. Ma i l Riaiico non si faccva ness 1'accoglienz;r chc iina simile argo- mentazione avreone riccviiro da parte di certi specialisti accreditati negli ambienti scelti dell'erudizionc. (:'erano certamente consolanti eccezioni: spiriti brillanti, che si erano dedicati agli studi classici, si aprivano con stupore c sirn~ civilt8 lontane. Illuminati amarori, che era- no a la cultura nera atrtaverso l'arte, e filosofi ar, diti, c i ~ c ~ a l i o scoperto queste insolite speculazioni, si volg in passione a questi problemi. Ma erano sper- duti la.

Nori cm, d a t t i , convenuto una vulta per tutte che i l Negro non potcva dare alcun apporto alla culnira, e che non potcva nemmeno riflettere forme antiche del pensie- ro del mondo? Non era stato relegato, in ogni tempo, al rdngo di uno schiavo? .Guardate i bassorilievi scolpiti dalle grandi civiltà dell'antichità! Dove sono i Negri? Al

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loro posto! Fra la gente di poco conto! Che influenza vo- lete attribuire loro?» «Ma non si trarta, per i l momento, di influenza esercitata, si tratta di influenza ricevuta e conservata! s

Discussione inutile. E, ancora, bisogna stjmarsi fortunati se si solcanto oggetto di un sovrano disprezzo che coin- volge il ricercatore e l'oggetto del suo studio. Spesso si pub notare un vero e proprio odio incosciente.

idu a queste volontarie iticomprensioni, a qiiesto i conoscere, il Bianco, davanti al cieco cortese

cne avrebbe lasciato l'indomani, provava un senso di ver. gogna. Avrebbe voluto espriinere il suo omaggio a qiie- st'uorno privo di Iiice e la ciii parola era luce, secondo i l siio dire.

>e vuluto scusarsi per tutto il disprezzo delPEiiro- 'America, per rtrtta la loro ignoranza.

,,. scrcnitii di Og«temmeli, nel suo cortile in cui ca- I:iv:ì. I'oitihra dei gran:ii, era fiiciri del tempo dei Bianchi, a1 di I3 del rimorso degli ucimini.

Egli era eih inuuictro ner la partenza del siio amico. per il suo viagi Ilo che chiamavo ilani'. Avrebbe ne i pericoli, pei l i nel pensiero con 11 iuazareno che, come lui, era vissuto sulla

1sn.

la pnidetiza, coinc avrebbe ht ro a ilno uei suoi in partenza per il lavoro dei campi:

~Qiiando noi C ampi. disse "troviamo spine, serpenti e I

Uti pulciiio pigolava accanto a lui; lo scaccio con un ge- sto dclla mano. Poi si erse iii tutta la sua statura nei suoi stracci e pronunciò il saluto della sera.

conoscer l - - - - -

i rechiar {enti sfm

no nei ci rorevotin

I un 'iilpi r divider

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I Cammino dcll'acqua (itiwpo di santuario)

2 B i q n o di serpente 7 Chdiine di hbre 4 Starilic~ioni 5 Spicilr di haslcme di ciicorcciw, 6 Cirnrnini, tlcll'acqua

( t l iscpu i11 mascliein) 7 Linea ~Ici denti P Omànicnii nrchirrtrirnicl

Figura 24. Fonw e oggetti nei mli conipare il mnuuo decwunun dclla lima spezzf l~a (acqua).

TRENT.4TREESIMA GIORNATA

Addio a Ogotemmeli

Spuntava il sole sull'ultimo giorno di lavoro. II giorno se- guente, a quella stessa ora, l'accampamento sarebbe stato deserto.

I l Bianco non si rech da Ogotemmeli come faceva ogni mxttina. Era occupato negli ultimi preparativi, negli ulti- mi contatti con la gente della regione. La mcsse della spedizione era stata di una vasticà inspe-

rata. La documentazione linguistica, pazientemente rac- colta attraverso conversazioni, cavalcate, ricerche mate- riali, mostrava una lingua ricca, dalle infinite sfumature. concreca. Le operazioni più sottili delle potenze dcll'ac- qiia vi si esprimevano in iiiimagini chiare. L'eleganza della lingua si riccinosceva da una regione all'altra: in ogni rc- giune, i villaggi venivano classificati secondo la disinvol- tiira del parlare, e la sottigliezza del vocabolarii~. Nei vil- laggi, ogni quartierc dileggiava il vicino per i l suo accen- to, per la più piccola particrilarith dialettale. Infine, la tale famiglia, e, nel suo seno, 11 tal uomo, passava per arbitro del buon parlare.

La giovane europea incaricata di linguistica, scovando i migliori informatori, aveva scoperto che Ogotemmeli avevaa fama di possedcrc il linguaggio più puro di tutti gli abitanri di SangadAlto, in confronto ai quali quelli di Sanga-Bassa facevano la figura di contadini insulsi.

L'indagine sulI'organizzazione territoriale, sullc famiglie, sui riti agrari, sul culto degli antenati, aveva aperto nuove prospettive su molti problemi.

D'altra patte, le ricerche sui Bambara avevano svelato una cosmo!ogia e una metafisica insospectate. Anche 13, i l verbo e l'acqua erano alla base della vita spirituale e reli-

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?ensiero rsone. --

cnivanci Ictino ct . -- ... l : .

giosa. Anche 13, un insieme coerente di miti forniva la cliiavc di istituzioni e costumi, e, da parecchi indizi, si po- teva iniuire che, sorto le disparate app ei loro riti e del loro comportamento, i popoli nei la regione celavano le linee fondamentali di una 31L336 LCIigione, di un identico 1 relativo all'organiztazione del moti- do e delle pei

La spedizioiir: sesilava, comunque, una svolta negIi stu- di africanistici. I suoi risultati cotnpenso di quin- dici anni di tenaci ricerche; si icasellati armonio- samente e la chiave di volta dei siscema appariva con sei anni di ritardo, imposti dalla guerra.

L'Europeo rifaceva questo bilancio recandosi p r la soli- ta strada, verso la fine del pomeriggio, in casa di Og«- ternmeli. Il g ma, gli ;I 3rco U I ~ gallo di va- lore per itn s: .li chiiisii le tutti gli stranieri crano invitai,. ,,,.,, ,dore streL~\~, oi Ll,esentd nei. I'ultitna volta davanti al!:) P ~ C C O I ~ I porta sono iin gong. Varcatane la soplin, si trovd nel corti1 mhrava in preda all'eccitazioiie. O~ruremtntrli em seciurcr ;\cilla pietra cava dove vc I -

hror t;trc qua :a passione. Sua riiugiie era saiitii sii iin iiioitiiio e giiarciava nel cortile dell'tlogcin. al di sopra del muretto che separa- va due granai. Anche suo fratello spiava, dal lato ~iord, i inovitneiiti delle bestie sulla piazza principaie.

& I l gallo E scappato!^ disse u

Questo pave avvenimento loininare gli addi I l Riancci non ne era scontento: avrebbe messo una nota di allegria nei minuti dolorosi che doveva trascorrere in quel luogo. Quando si lascia un Dogon, s i sa forse quando lo si rivedrà? La vita umana è così fragile in quei paesi.

Ogotemrneli stava seduto sulla sila pietra, Ic mani sutle ginocchia, i l viso rivolto al suolo. Ordinò a bassa voce a suo fratello di prendere un altro pollo. Gli europei si era- no allitieati lungo il muro che fiancheggiava la strada. Nessun occhio indiscreto guardava attraverso l'incavatura

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n6 dalle brecce del muro: si sapeva che in casa di Ogo- ternmeli si celebrava un sacrificio e la gente passava senza nemm~ ere la cesta, per deferenza verso -l'atto reli- gioso C mo.

S~lI'a>wz ul uila vecchia porta riversa a terra. stavano aD-

poggiate alcune collane di rame iue mass~ ina oblunga, nere. Rappresent; nza duhl parte dell'altare di cacciatore che ~i~c:ocernmeli aveva ere- ditato dal padre e chc proveniva, attraverso apporti siic- cessivi di terra, dall'altare primordiale che era servito da tomba all'antenaco inventore della caccia.

Ogotemmeli aveva fornito allo straniero deile indica- zioni su questo argoiiiento, ina era difficile sollecitare al- tre confideiize su questo materiale visto per la prima VOI-

ta. Già i1 vecchio tendeva a suo fratello i l coltello che do- veva squarciate la gola di un pollo bigio e m a p che sosti- tuiva il bel gallo.

Per l'invisibile cib non avevi1 iinporranza; i l sangue ? sempre catigue; la vita P scmprc vita, che fluisca da un pollo spanito, da un uomci o da un toro grasso. I l solo in- conve' .inci urna vittima nc)n 11t arc 10 str irava.

Ogorcmrneii pronuncih alcune pregniere. ~ v v c r t i v a i cieli; ptepatava sentieri sonori alle forze della gnzia. Pa- gava il siio dehiro verso la stirpe delllAcqua di cui aveva forse parlato troppo allo straniero veniitn dai paesi del Nord. Chiedeva anche csito per la lunga tnarcia di ritorno che que!l'uon x intrapreso.

Volgeva la faccia verso nord, verso il paese in cui si dice vivano i Rianclii. Era l'ora propizia in cui l'ombra cresce nei cortili e disegna il profilo delle rninime sporgenze del- le terrazze; l'ora in cui i l sole, più mite, beve incno in fret. ta delle anime il sangue versato.

Già il sacrificante, dopo aver insan~yinato l'altare, ave- va gettato la vittima al suolo. Essa agonizzava nel silenzio, segnando ta fine dei lavori.

Tutti pensavano a questa morte, valida come tutte Le

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Page 142: Griaule - Dio d'Acqua

Dlo d'acqua

altre morti, di un pollo grigio sgozzato in mancanza di meglio.

I1 fratello di Ogotemmeli apri senta rumore la porta del- la grande casa. Attraverso la soglia familiare sulla quale il cieco sedeva ogni mattina, egli tese la mano nella penom- bra, verso la gabbia dalla quale era fuggito il gallo sacrifi- cale. Restb così per qualche istante, perché restassero i r n w presse negli occhi dei Bianchi, in quell'ora solenne, le cause prime e le ragioni supreme di quel sacrificio onore- vole soltanco a metà: indicava il paniere imputridito il cui prototipo, nei tempi rnitici, era servito da modello per il sistema del mondo.

Settembre 1947

Questo libro, portato a cornpimenco nel giugno scorso, contiene l'essenziale della dottrina dogon. Nell'intcnzio- ne rlell'autore, esso doveva essere la testimonianza del pri- mo contatto con Ogotemmeli, alla quale dovevano far se- giiico alrrc opere la cui materia sarebbe stata fornita da niiovi colloqui. Ma non potr5. essere cos'l.

All'inizio di questo mese, l'aurore riccverte da Sanga uiia lettera datata I @ agosto. Eccone alciini passi:

Ciù vi ~(irpenderh e ui causerd unri grande mstc:za.. . Colui che M è apparso il più &unto, i l più fiancri, il piìi sincero e uno tsn i piii snpienti dei ntstri costumi dognn, 2 spw onhto nel sonno ewnio. Si tratta del vosm vccchio O~ntctnmeli. E. mmii 11 martedì 29 luxlio 1947, vcrsci k due del pornerigqio. Ed era il fiitrrtio del mercato di Sunga. Prima della swr nimte, una cmta siccitd comincinvn a fur av- v i~drc k nostre spighe di mi~ l i o ; nin lo stesso gicrno, poco *m &I- la SULI ~~'poltura, ci fu una p i o ~ e r e l h chc saivì~ i nostri raccolti. Voi saper6 1>erch6. Exli possetkuu uim 'pietra d e l h f i ici~o' che tiovete u v t ~ ben conosciutn. hfon ccniwte Più di rivederlo in avuenire. Che il su« nonie resti immnr~ile iiclk vostre opere!

... Questa rnorce è iina cliira perdita per le scienze urna- ne. Noti clie il vccchio cieco fosse i l solo a conoscere la dottrina dcl suo popolo. Altri notabili ne posseggono i principi fonrlariientali, alrri iniziati continuano a essere isrniiti; ina egli crn fra coloro che meglio compreridevano l'interesse delle ricerche intraprese dai Bianchi.

Forsc egli ha lasciato dietro di si. le parole viventi che permetteranno ad altri di rianriodare i l filo delle rivelazio- ni. Aveva un così grande ascendente che, forse, altri vor- ranno seguire i l siio esempio.

Ma qualsiasi cosa avvenga, nessuno avrà i l nobile porra- mento, nessuno avrà la voce profonda, i l volto triste e lu- minoso di Ogotcmmeli, gran cacciatore di Ogol~Basso.

Page 143: Griaule - Dio d'Acqua

I \

Tavola di concordanza del / sistema simbolico dei numeri

i l 1 2 3

FABBRO

l

I I .. . 1 - - v

I Granaio DACSO I BASSO RASSO 4

PELLAIO

IVLAJCHIO DISPARI

Situazione DESTRA

COW HASW

Membra ALTO

MACCHIO MASCtIIO PARI DISPARI

I DOMUTICI

Costellazioni 1 PLEI AD! I GRANIIE UNiA 1 ORIONE

SINISTRA

RASSO

ALTO

Esseri viventi

DESTRA ALTO

A I M

N. O.

IJOYINI E Ah'lMALI SELVATICI, VEGETALI

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( Fanr U tamburi

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StNO UOML7 UOMO I DI IUNNA 1 B M U V A I E M N N A 1

S. O.

hN1MAI.I SELVzlTICI, VE(XTAL1. AYIMALI

E GRANDE CODA

STOMACO

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S. E.

ANIMAI.1 DOMESTlC:I.

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PICCOLO MIGLIO

L i n g u a ~ i - .

I Forme dei s a i 1 .4 RATTENlT I 1ANCFX)I.ATO I - - I

E VEFiERE

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Forme degli sinirncnti a Iiato

MIGLIO BIANCO

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Strumenti a [iato

CENI

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Regioni

MIRLITON KAN

ASINO

I N.O. SINISTRA I O. SINISTRA ] S.0 SINISTRA

MEDIO

Tecniche

i 4 5 6 7 8

KAN M L O

RUE

INDICE I POLLICE

AVANTI

IM(ìA

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SINISTR4

ALTO

CC)RNO

W C N A E VASELI.AME

AKTICDL4ZIONI

. .. . . . . .

1 I RIANusTRo i I l 1

iìRONZ0 NERO I R M A 1 L'ERDE I

ALTO

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CORNO

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FEMMINA DISPARI

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IJCCELLI, UOMINI

PICCOLO

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SINISTRA

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ALTO SINISTRA

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ALTO SINlSlRA

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LJ(7MlKl E ANIMALI SEI.VATICI. *

VE(;F.TALI

MEDIO

CORNO KAN KULU GAZ%I:Ih\

I 1 I t I OVOIDALE I TRIANGOLARE I A SW3.A I TRAPEZ0IDAI.E l

M .A ESTRO I1.4R0iA DELLA P.4 ROLA

LFiiNE

TORO 3

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ANULARE MI(1NOU) IT>LLI(:E INWIT MEDIO

S.E DESTRA E I)FSTRA N F I~WTRA N. CENTRO S. CENTRO DIETRO MFI7C) DAVANTI DIETRO

YANDA BAMBA lREL1 TCITTE

FEhlMINA DISPARI

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S. O.

ANIMALI SE LV.4T I(: l. VEGETALI, ANIhfA1.I

IXIMESTICI

VENERE E PLEIAM

PICCOLO FEGATO

MI(3LIO FEMMINA

ZUCCA

LE REGIONI 1 1 1 SCULTCIRA COMMERCIO 1ECSITUR4. AGRICOI.TIJIM

RMAIINA PARI

SIKISiRA

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GRIINLIE COD.4 E CiRIONE

INTF-TINI

ACET0SELL.A

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P1TNR4 MUSICA. MORTE ORNAMENTO.

I

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N. E.

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ORIONE E VENERE

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VENERE E i'I.EIi\l~I

Vt̂ Y:I(:IiLA

DIGITARIA

VACX:A

I'ER TUTTI

LTtHO TAGLIATA

Li1 ERO P m O

Page 144: Griaule - Dio d'Acqua

Bibliografia

Opere di Marvel Griaule Le lime cle recettes d'un Dabma abyssin, Memoircs de I'lnsiitiit d'Ethnn- logic. Muséc de I'Homme, Paris. 1930. Silhouerrr ci graffiti abjssin~, Larose, Paris, 1933. 1 1 s flnmheurs d1h(mrnes, Calmaiin,Lévy, Pxris, 1934. l'rima edizione italiana: Tmce d'uomini in Etiupia, Agnelli, Milanz~. 1935. Secoiida edi- zione itiiliana in prcpar;izi<ine presso red edizioni, <:om<i. Jrur et diwe7iissme,i~ abyssinr, Écolc I'racique dcs Haiites Étiidcs, Paris, 1935. la pau dc. l'rturs, C;:illimiirJ, Piitis, 1936. Jeux clr~g~irn, Mbiiiciirs dc l'lnsr ir r i r d'Erhnnl«gie, kli~silre tic I'Homrne, l'i~ris, 1938. Muvqucs dr~,qon.r, lnstitut d'Ethii~ilofiic, Musbc (le I'llommc, Trawrix er Mi'iiiciircs/3 3 , I':iris, 1938, Ir Su3 kgc&irc?c, C;:illininnl. P;iris, 1943. L s pands rxplorc~tcun, I'rcsscs Cnivcrsitaircs dc Fnncc, Paria, 1945. Aris cL' 1'Afsique nnirc, filirinns i111 (:1i3ne, Parib, 1948. ificu d'coi,. Enaericn.~ aucc O~otcmrnfili, &lititiiis di1 CIiCiic, Pitris, 1948. i'riiiia rr;iJuzi<~iic it;ili:ri~:i: Dio d'cicqiui, Ronipi;ini, Milnno 19tiH. Sc- condn nnilii:ionc iralinn:~ riveduta: rccl edizioni, Coiii<,, 1996. (sim Cìermaine Dirtcrlen) SiAacs papiiiqires souhnclis, t lrrmann, P:iris, 1951. MbdiaLi uk I'cihnopaphic, Pres~e.7 i.lnivcnit:iircs d r Fr;iiicc, Patis, 1957. (cnn (icrm:iine l'>irtcrlen) h rentird pale, 1 vi~l., lnstitut cl'Ethnoln~ie, Miis6e dc I'Honimc, tomo I, kiscicolo 1, Paris, 1991. Swcincl:i eclizionr accresciiita, ihidcm, 1991.

La bibliixrafia coinplcra degli scritti di Griaiile c' stati1 puhhlicatii nel 'Journal ile la SociEtC des Africanistcs', vol. XXVI, Paris, 1956. Una raccolta dei siioi principali interventi ;iII'Asseinblea ddllUnion Franc;aiur si trova in Marcrl Cirinuie ctmwilk dz 1'Union Frnn~Nsc, testi redatti da Maurice Deniarlc, preceduti da un omaggiu funebre proiiuii- ciato da Alberr Sanaut, Nouvelle Wirions Latines, Paris, 1957. Gli appunti di lavoro e i nisnoscritti di Griaule sono stati rtczntenien- te donati dalla tìglia Genevitve Calatiie-Griaiilc all'università de Pa- ris X Naiitcrn?.

Breve biblibgrafi di riferimento sui Dogon

La bibliografia sui Dogon, recentemente raccolta da Eric Jolly in una pubblicazione ad uso ititenio deli'Università di Paris X Nanterre, con- ~a circa 400 titoli. 11 solo Griaule dedicò al popolo del h n d i a p r a ben sertantotto studi. Al lettore che fosse interessato ad approfondire i temi trattati in questo voliime, preferiamo quindi suggerire una breve bibliognfia di riferimento che comprende operc certamente in grado di oricncame le ulteriori scelte.

G. Calarne-Griaule Ethnnhgie et languge. Lo purole C& les Dogon, Gal- limarif, Paris, 1965. (Trad. it. ridotta a cura di G. Antongini e T. Spini: Il mondo &llB p~rnlo . Emnlngia e linguam.0 dei Dogon, hringhieri, Tori- no, 1982). Id. Dictionmire dogon. diaiecr toro. La~igue er civiIisatirm, Kl incksieck, I1aris, 1968. G. Dieterlen 1x5 Bmcls &s Dogtrni, Insririrt d9Ethnologie, Faris, 1941. S. dc Cunay Les ckuises des Dogon, Institut dlEthnologie, Paris, 1941. M. Griaiile Irux dopnv, MCmoirs d c l'lnstitut d1Ethnolo~ic, Musée dr. I'Hcimme, Paris, 1918. Id. Mmques dogow, MCmoirs de I'Institur d'Ethnologie. Mus6c de I'H(irnnic, Paris 19.38. M. Griaulr. G. Dierrrlen Li re& pale, I vol., Institur d'Erhnologiel Mude dc I'Homrne, tomo I, fascicoli, 1. Paris, 1965. Seconda cdiziiinc :iccresciut~, ibidem 1991. E. Gucrricr E s m i sur h cosmogonic dL>s Ilo~cm. L'urche du Nommo, L:if- fnnr, Paris, 1975. M. Leiria h languc senlrc hs U o p n & Snnw, Institut dlEthnologie, Paris, 1948. F. Michel-lone Rctour aux Dotrm, Le Sycomorc, Paris, 1978. M. Palau i Marii Ls Iloptn, PUF, Paris, 1957. P. Parin, F. Mcirgenrhalrr, G. Parin,Matthcy Ls BZancs pensenr irop. Treize ennericm psychamliliques awc h.$ ll(~gtrn, Pa yot, l'aris, 1 966. D. i'aulrnc ~ g m i s u t i o n sociriie &S Uofiow, Domar-Monrchrcstien, Pa- r i ~ , 1940. G. Salvioni Danze hm e bambara, Franco Angcli, Milano, 1985. T. Spini. G. Aiitongini. S. Spini Togu M, Electa, Milano, 1976.

Page 145: Griaule - Dio d'Acqua

Indice

Introdurune di Francesu~ Paolo Campione

DIO D'ACQUA

.a prima t.

' EKZA (;1C

parola e I

Pre$dzione Gli Ogol PRIMA GIORNATA

Ogotemme[i S E ~ N I M GIORNATA

L 13 sott;inn di fihre 1 La seconcia paroia e \;i tessitura

I grnnaio di terra pura

QUINTA GIORN.4TA

La ten;i parola e la classificariciiie Jrlle cose

SESTA LÌIOHN ATA

La terza parola, la discesa del granaio di terra pura e la morte

S ~ M A GIOKNATA

La terza l rigurgito del sistema dei mondo

O ~ ~ A V A C

La terra P A L V L ~ ,e opere di redenziane

NONA GIORNATA I La terza parola e i tamburi

DECIMA GIORNATA

11 verbo e il telaio

)arola C i

;IORN ATA .,,,.I, , D

Page 146: Griaule - Dio d'Acqua

$[MA GIOP

I, l'omarr

IRDICFSIM

de casa d --m.. . . -.

pitture d

106 UNDICESIMA GIORNATA

11 verbo e il lavoro dei campi

1 10 DODICE( LNATA

Il verbo lento e i'atnore

1 17 TREDICESIMA GIORWATA

La fucina 122 I1 Vasellame 126 Qunmc IA GIORNATA

La gran li famiglia

137 Q U I N D I L ~ ~ M A ~ ~ ~ O U N P ~ T A

l1 santuario 143 SEDICESIMA GIDRN.I\T4

I l santuario e le 'ella facciata

149 D I C I A S ~ ? I M A -A

II santiiariu e le pitturc della facciata (seguito)

156 TESIMA CÌIORNATA

del h h é 165 ~li\.ini.iN0VESlMA OIORNAT.4

I l culto dei Rinu 172 VENTESIMA C:IORNATA

I l sacrificio 18 1 V W - ~ J N F S I M A GIORNATA

La parola fecondalice

188 VENTIIIUESIMA GIORNATA

Il sangue delle donne 192 VENTITREESIMA GIORNATA

11 sangue delle donne e la battitura della Digitaria 200 VENTIQUA~ES[MA GIORNATA

La doppia anima e la circoncisionc

209 VENTICINQUESIMA GIORNATA

Gli altari personali

21 6 VENTISEIESIMA GIORN.ATA

Invenzione della morte

229 VENTISETESIMA GIORNATA

II culto dei morti, le bevande fermentate 234 1 morti viventi

237 VENTOT~ESIMA GIORNATA

La danza 244 VEN~INOVESIMA G1C)RN.ATA

11 culto del fuoco

25 1 TRENTESIMA GIORNATA

I gemelli e il commercio 258 TRENTUNESIMAGIORNATA

I gemelli e il commercio (seguito)

265 TRENTADGESIMA GIORNATA

I segni dello Zodiaco 27 5 TRENTATREESIMA (;IORNATA

Addio a Ogorernmeli

279 Settembre 1947