GreenPod Notiziario 29 Novembre 2015

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Cassette miste da 5 e da 3 kg: Broccoletti (rapette) Bieta Radicchio lungo Sedano Cavolfiore Rucola Green Pod — Via Migliara 49 sx, 1124 Pontinia (LT) Una piccola impresa agricola sita nel territorio di Pontinia in Via Migliara 49 sx 1124. Il lavoro agricolo nasce dall’esigenza di nu- trirsi con cura lasciandosi trainare dal ritmo delle stagioni. Il fondo coltivato a disposizione, è di tre ettari. La coltivazione di ortaggi di stagione a campo aperto copre un sesto della superficie (5 mila mq), le tecniche usate sono del bio- logico, eliminando l’uso di concimi chimici. La nostra è un’agricol- tura al naturale, con piccole influenze di orto sinergico e biodina- mico. Il Green Pod si rivolge a tutti coloro abbiano desiderio di avvici- narsi ai prodotti naturali senza far ricorso ad intermediari. Il sistema di acquisto è molto semplice, basta inviare la richiesta d’iscrizione a : [email protected] per essere inseriti nella nostra mailing-list così da ricevere ogni inizio settimana un aggiornamento sui prodotti di stagione disponibili di volta in volta. Rispondendo alla mail o contattandoci al 347.8619224 potrete prenotare i nostri prodotti. Notiziario del Green Pod 29 Novembre 2015 E’ l’anima quella che conosce, e per l’ani- ma i sentimenti sono ciò che per il corpo sono le sostanze che ne formano il nutri- mento. R.Steiner Il Bacio alla finestra -E. Munch-

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Notiziario promo agricola Green Pod

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Page 1: GreenPod Notiziario 29 Novembre 2015

Cassette miste da 5 e

da 3 kg:

Broccoletti (rapette)

Bieta

Radicchio lungo

Sedano

Cavolfiore

Rucola

Green Pod — Via Migliara 49 sx, 1124 Pontinia (LT)

Una piccola impresa agricola sita nel territorio di Pontinia in Via

Migliara 49 sx 1124. Il lavoro agricolo nasce dall’esigenza di nu-

trirsi con cura lasciandosi trainare dal ritmo delle stagioni. Il fondo

coltivato a disposizione, è di tre ettari.

La coltivazione di ortaggi di stagione a campo aperto copre un

sesto della superficie (5 mila mq), le tecniche usate sono del bio-

logico, eliminando l’uso di concimi chimici. La nostra è un’agricol-

tura al naturale, con piccole influenze di orto sinergico e biodina-

mico.

Il Green Pod si rivolge a tutti coloro abbiano desiderio di avvici-

narsi ai prodotti naturali senza far ricorso ad intermediari.

Il sistema di acquisto è molto semplice, basta inviare la richiesta

d’iscrizione a : [email protected] per essere inseriti

nella nostra mailing-list così da ricevere ogni inizio settimana un

aggiornamento sui prodotti di stagione disponibili di volta in volta.

Rispondendo alla mail o contattandoci al 347.8619224 potrete

prenotare i nostri prodotti.

Notiziario del Green Pod 29 Novembre 2015

E’ l’anima quella che

conosce, e per l’ani-

ma i sentimenti sono

ciò che per il corpo

sono le sostanze che

ne formano il nutri-

mento.

R.Steiner

Il Bacio alla finestra -E. Munch-

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La zucca butternut viene generalmente attribuita alla Stazione Sperimentale di Waltham nel Massachusetts, che la sviluppò

negli anni quaranta incrociando varie zucche esistenti. La sottovarietà più comune di zucche butternut si chiama per l’appunto

Zucca Butternut Waltham. Ebbene si, questo tipo di zucca ha avuto talmente successo che esistono diverse sottovarietà, per

esempio la Zucca Violina diffusa in Italia non è altro che una varietà leggermente costoluta di zucca butternut. Ma torniamo

alla nostra storia; in realtà pare che la butternut non sia nata in un laboratorio di ricerca, ma abbia una storia un po’ più curio-

sa, che vale la pena di essere raccontata. Corre infatti voce che questa buonissima zucca abbia visto la luce già una decina di

anni prima a Stow, un’altra cittadina del Massachusetts, grazie ad un contadino chiamato Charles A. Leggett.

Scontento delle varietà che aveva a disposizione, Charles Leggett le incrociò fra di loro cercando di migliorarle, sia per quanto

riguarda il gusto, che trasportabilità e conservazione. Per farlo, fra le altre utilizzò quasi sicuramente una varietà di zucca

chiamata Canada Crookneck. Si tratta di un’antica varietà di zucca citata già dal 1824 nel Virginia House-Wife di Mary Ran-

dolph, il libro di ricette più influente del diciannovesimo secolo, una specie di Artusi americano! In ogni caso, la particolarità

della Canada Crookneck, una zucca oggi piuttosto rara, è la possibilità di conservarla per lunghissimo tempo, colta e stoccata

a regola d’arte la zucca Canada Crookneck si conserva per almeno 3 anni! Altro che conservanti e celle frigorifere, la natura

ha già inventato dei sistemi efficacissimi per conservare un ortaggio fresco per più di 36 mesi, incredibile ma vero! Charles

Leggett incrociò la zucca Canada Crookneck con altre varietà più buone dal punto di vista organolettico ma di difficile conser-

vazione, cercando di arrivare ad un giusto compromesso.

Negli anni trenta ottenne per caso una zucca praticamente perfetta, tanto che la portò alla stazione sperimentale di Waltham

per averne un parere. Gli addetti della Stazione furono incantati dalle qualità della nuova zucca, e chiesero a Charles Leggett

di dare un nome alla nuova varietà. Questi felicissimo ci pensò un po’ su e poi disse, biascicando con forte accento del New

England: “Visto che è vellutata come il burro e dolce come una noce, la chiamerò noce di burro”! Poco tempo dopo iniziò la

seconda guerra mondiale, e tutti ebbero altro a che pensare piuttosto che occuparsi di zucche, per quanto buonissime e solo

in seguito la Stazione Sperimentale di Waltham iniziò a diffondere la nuova zucca negli Stati Uniti, in cui ebbe un successo

fulminante. Charles Leggett non rivendicò mai la paternità della zucca butternut, erano altri tempi e non gli passò nemmeno

per la testa di brevettare il suo magnifico ortaggio. Pensare di aver creato la migliore zucca degli Stati Uniti lo riempiva di or-

goglio e felicità, il resto poi, non aveva grande importanza.

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Foto: Annalisa Medici

Cos’è la Civiltà Contadina se non quell’aspetto dell’umanità che mantiene vivo il legame natura — uomo?

Sono tantissimi i saperi di questa civiltà che oggi più che mai, sta subendo attacchi ripetuti e continui dalla scienza ultramoderna

legata alle lobby dell’agroindustria. Saperi che hanno visto luce in ogni generazione con la trasmissione orale all’interno di fami-

glie contadine o di piccole comunità dove il folklore è rimasto il fulcro della convivenza.

Tra i saperi trasmessi oggi uno in particolare ci salverà dal vortice incontrollabile dell’egoismo monetario: La salvaguardia e la

conservazione dei semi.

Il seme è la concentrazione di un’energia vitale a riposo, che attende le condizioni ottimali per risvegliarsi e continuare i l presti-

gioso compito di continuare la specie. Nel seme ci sono tutte le indicazioni, è una traccia della memoria vegetale.

Salvaguardare e proteggere semi, oggi è un atto rivoluzionario!

Abbiamo ricevuto delle piante di un broccoletto particolare che a primavera fa esplodere tutte le cimette di continuo, lo abbiamo

raccolto una volta che la pianta è salita a seme, si è seccata, lo abbiamo battuto e setacciato (come nella foto), e conservato

fino ai primi di settembre, dove è stato nuovamente seminato in un altro terreno. Adesso le piante le stiamo iniziando a racco-

gliere, per allentare lo spazio vitale di crescita, in modo che a primavera avremo delle piante più grandi. A fine stagione verso

l’inizio dell’estate faremo lo stesso, raccoglieremo il seme da queste piante e lo conserveremo per la prossima stagione.

La conservazione dei semi nella civiltà contadina era una pratica comune, ogni agricoltore aveva la sua banca dei semi, e con-

divideva con la comunità la sua abbondanza.

Oggi è difficile parlare di questi argomenti: conservazione, salvaguardia, banca dei semi, abbondanza, condivisione, sono tutti

termini che stanno per migrare verso un nuovo immaginario. Per costruirlo, bisogna dotarsi di strumenti, gli stessi che prima

nelle vecchie civiltà contadine venivano usati spontaneamente. Oggi essere rivoluzionari ed essere contadini con un nuovo im-

maginario è l’unica forma di conservazione che potremmo sperare di avere nei prossimi tempi.

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CAVOLFIORE ALLA ROMANGNOLA -ricetta Artusi-

Il cavolfiore alla Romagnola è una preparazione semplicissima e molto gustosa che ci arriva dal famoso libro dell’Artusi, che possiamo ritenere il primo libro di cu-cina dell’Italia unita. Questa ricetta, veramente semplice e minimale negli ingre-dienti, risulta comunque molto saporita, soprattutto perché il cavolfiore non viene

prima lessato.

Ingredienti:

1 e/o 2 Cavolfiori

Un Mazzetto Di Prezzemolo

1 Spicchio Di Aglio

1 Cucchiaio Colmo Di Concentrato Di Pomodoro

Olio D’oliva Extra Vergine Q.B.

Sale E Pepe Q.B.

Preparazione:

Dividete il cavolfiore in cimette e lavatelo accuratamente. Preparate un trito con il prezzemolo e l’aglio e mettetelo in una padella con un po’ di olio d’oliva. Mettete il cavolfiore (crudo) nella padella senza sgocciolarlo eccessivamente, e fatelo cuoce-re mescolando, fino a quando “il cavolfiore non avrà assorbito il soffritto” come dice l’Artusi in modo molto espressivo. Salatelo poco e pepatelo. Diluite il concen-trato di pomodoro in un po’ di acqua calda e versate il tutto sul cavolfiore, e me-scolate. Fate cuocere coperto, fino a quando il cavolfiore sarà tenero ma non sfat-

to.

Proprietà e benefici del cavolfiore

I cavoli sono alimenti preziosi per i loro principi nutritivi: potassio, calcio, fosforo, ferro, aci-

do folico, vitamina C ecc. Contengono inoltre principi attivi anticancro, antibatterici, antin-

fiammatori, antiossidanti, antiscorbuto. Sono depurativi, rimineralizzanti e favoriscono la

rigenerazione dei tessuti. Il cavolfiore è particolarmente indicato in caso di diabete perché le

sue proprietà contribuiscono a controllare i livelli di zuccheri nel sangue. Secondo alcuni stu-

di americani il cavolfiore aiuta a prevenire il cancro al colon e l'ulcera e cura l'anemia.

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Zafferano di Cori

Lo zafferano (crocus sativus) è coltivato, nel contesto dell'Agro Pontino, in località

Tirinzanola (Cori – LT) a 690 metri sul livello del mare in un terreno che da oltre 90

anni è utilizzato solamente per il pascolo di bovini ed equini. I cormi di primo im-

pianto provengono dalla Cooperativa Altopiano di Navelli.

In questo territorio, che possiamo definire incontaminato, viene coltivato lo Zaffe-

rano di Cori in modo completamente naturale e manuale escludendo qualunque

uso di prodotti chimici nelle fasi di coltivazione, essiccazione e conservazione.

Il nostro zafferano è essiccato a 45°C lo stesso giorno della raccolta affinchè

rimangano intatte tutte le sue proprietà. Non è contaminato da resine e/o affumica-

ture; ideale per l'alta gastronomia.

Per garantire la loro purezza e per conservare tutte le proprietà, gli stimmi di zaffe-

rano vengono confezionati interi in vasetti di vetro sigillato.

Barchette di patate allo Zafferano

Ingredienti

(per 4 persone) 50 gr. di parmigiano reggiano 50 gr. di pane grattuggiato 4 patate medie, 1 cipolla piccola

2 zucchine 10-12 stimmi di zafferano olio di oliva, prezzemolo, timo 25 gr. di burro. sale e pepe q.b.

PROCEDIMENTO

Pelate le patate, tagliatele per lungo e scavatele a barchette, conservando la polpa. Scottate-

le in acqua salata per 5 minuti, scolatele e asciugatele. Polverizzate gli stimmi di zafferano e

scioglieteli in poca acqua calda, spennellatevi le barchette, conservando il resto. Imburrate

una pirofila da forno e adagiate le barchette, aggiungendo ad ognuna un fioccho di burro e

infornate a 180° per 20 minuti. Nel frattenpo riducete a rondelle le zucchine, versatele in una

casseruola con la polpa delle patate, l'olio, la cipolla tritata, il prezzemolo, il timo, il parmigia-

no, aggiustate di sale e pepe e continuate la cottura per 10 minuti; qualche minuto prima del

termine di cottura aggiungete lo zafferano rimasto. Sfornate le barchette e riempitele con il

composto ottenuto. Spolverate con il pane grattuggiato e il parmigiano e rimettete nel forno

per altri 15 minuti. Lasciate raffreddare e servite. www.zafferanodicori.it

Monodose da 0,100 g di zafferano in stimmi

Bottiglietta vetro da 0,300 g di zafferano

Confezione vetro da 0,500 g di zafferano

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Tuteliamo le persone che vivono nelle zone agricole da Pesticidi e Diserbanti

Firma la petizione: http://www.greenme.it/informarsi/agricoltura/17753-pesticidi-popolazioni-agricole

Iscriviti al gruppo facebook: NO PESTICIDI

E’ ormai chiaro e scientificamente provato che l’esposizione ad alcuni pesticidi è associata a diverse forme di tumore, malat-

tie neuro-generative e malattie neonatali. Numerosi dati suggeriscono inoltre che alcune di queste sostanze potrebbero dan-

neggiare il sistema ormonale, il sistema immunitario e quello nervoso. Il principale mezzo di esposizione è l’alimentazione

ma gli agricoltori, le loro famiglie e le persone che vivono in aree rurali dove si pratica l’agricoltura intensiva, sono i più colpiti

dall’uso di pesticidi. Attualmente dalle normative vigenti, sono esplicitamente vietati solo i trattamenti in prossimità dei pozzi,

mentre vi è un vuoto normativo per quanto riguarda i trattamenti in prossimità di abitazioni e giardini, eccetto sporadici rego-

lamenti comunali che ovviamente valgono solo sul territorio del Comune che li ha emanati. E’ necessario che si introduca

invece urgentemente una specifica normativa in caso di utilizzo di prodotti fitosanitari al fine di tutelare la salute di tutti e

principalmente:

rispetto di distanze di sicurezza non inferiori a m 50 dalle abitazioni e dai campi coltivati a produzione biologica;

obbligo di avvisare i confinanti almeno 72 ore prima di ogni trattamento (per evitare che i prodotti fitosanitari possano

depositarsi sugli abiti stesi, intossicare chi mangia in giardino o addirittura i bambini che giocano all’aperto) ed esposi-

zione di cartelli che avvisino del pericolo in seguito ai trattamenti.

regolamentazione per le strade di accesso ai fondi interclusi di almeno 5 metri di sicurezza (anche per quanto riguarda

la costruzione di serre agricole) per ogni lato di strada interpoderale, ove tale strada fosse l’unica possibilità per accede-

re al fondo.

introduzione di sanzioni severe per fare in modo che queste leggi vengano rispettate (ad esempio il ritiro del patentino e

una pesante multa).

Come si evince anche dall’ultimo rapporto di Greenpeace, “Tossico come un pesticida”, i danni arrecati e arrecabili alla po-

polazione a causa di queste pericolose sostanze chimiche, sono gravissimi. Basterebbe comunque anche solo considerare

il noto Principio di precauzione, vigente nell’ordinamento in forza dell’articolo 174 del Trattato UE, secondo il quale, al fine di

garantire la protezione di beni fondamentali, come la salute o l’ambiente, è necessaria l’adozione o l’imposizione di determi-

nate misure di cautela anche in situazioni di incertezza scientifica, nelle quali è ipotizzabile soltanto una situazione di rischio,

e non è invece dimostrata, allo stato delle attuali conoscenze scientifiche, la sicura o anche solo probabile evoluzione del

rischio in pericolo.

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Più biodiversità significa maggiore resistenza ai cambiamenti climatici

Uno studio pubblicato di recente sul Nature, frutto del lavoro di colla-

borazione tra ricercatori provenienti da tutto il mondo, ha rivelato

che gli ecosistemi dotati di maggiore biodiversità sono in grado

di resistere in misura maggiore a eventi climatici estremi, tra cui

i periodi di pioggia e di siccità prolungati, sempre più comuni a causa

dell'innalzamento della temperatura del pianeta.

La folta equipe di scienziati (Stati Uniti, Germania, Regno Unito,

Irlanda, Francia, Svizzera, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Giap-

pone) ha esaminato i dati provenienti dagli esperimenti condotti

per misurare l'impatto di una serie di eventi climatici (di intensità da moderata a estrema, sia brevi che prolungati ma

anche umidi e secchi) sul livello di biodiversità di 46 praterie distribuite tra Europa e Nord America. Hanno osservato

che la produttività degli ecosistemi con ridotta biodiversità, con una o due specie, si è ridotta di circa il

50%. Invece, quelli che presentano un'elevata biodiversità, con un numero di specie variabile da 16 a 32, sono

andati incontro a una riduzione di circa il 25%. La biomassa prodotta è stata scelta come parametro di misura-

zione dello stato di salute di ciascun ecosistema considerando la stretta dipendenza delle specie sia faunistiche che

floristiche dalla biomassa per la produzione di energia. "Sappiamo da molto che la biodiversità esercita un effetto sta-

bilizzante sulla produttività degli ecosistemi nel corso del tempo" ha dichiarato Forest Isbell, ricercatore a capo del la-

voro di ricerca. "Ma non siamo in grado di affermare con certezza se quest'azione avvenga durante gli eventi estremi,

a seguito di essi o in entrambe le circostanze. Questa ricerca ha dimostrato che le comunità ricche di specie sono più

stabili perché mostrano una maggiore resistenza nel corso di eventi climatici estremi." Inoltre, Isbell e il team hanno

scoperto che l'impatto della biodiversità sugli ecosistemi non è percepibile, però, a lungo termine perchè sia gli ecosi-

stemi con bassa che quelli con alta biodiversità, dopo un evento climatico avverso, recuperano la loro integrità nell'ar-

co di un anno. Questi risultati hanno rappresentato una sorpresa per il team di ricerca. "Molti di noi si aspettavano già

che la biodiversità avrebbe promosso sia la resistenza durante gli eventi climatici che la resilienza a seguito di essi",

ha spiegato Isbell. "Invece, la resistenza ai cambiamenti atmosferici ha chiaramente sostituito la resilien-

za come meccanismo principale attraverso il quale la biodiversità aiuta a preservare la stabilità degli ecosiste-

mi di fronte a condizioni climatiche estreme." Uno degli autori, Nico Eisenhauer dell'Università di Lipsia e del Centro

tedesco per la Ricerca sulla Biodiversità Integrativa, che ha finanziato lo studio, ha aggiunto che questa ricer-

ca "dimostra in maniera evidente che le attività umane stanno distruggendo quella che è la forma di protezione natura-

le degli ecosistemi. Questa scoperta contribuirà ad aumentare la nostra comprensione sul ruolo che la biodiversità

gioca nell'aiutare la natura a fronteggiare le tempeste che dovrà affrontare a causa dell'innalzamento delle temperatu-

ra globali. I ricercatori stanno cercando da decenni quegli elementi in grado di stabilizzare gli ecosistemi. Queste con-

clusioni dimostrano non solo agli scienziati, ma anche a chi gestisce le terre e ai politici, responsabili di quei servizi

che mirano alla stabilizzazione degli ecosistemi di fronte al cambiamento globale, quanto sia significativo il ruolo della

biodiversità." La prossima sfida, per gli autori, è identificare quei fattori, se non dovesse rientrare tra questi la biodiver-

sità, in grado di determinare quanto rapidamente e accuratamente gli ecosistemi recuperano a seguito di eventi clima-

tici estremi. Isbell ha aggiunto che "abbiamo anche bisogno di capire come la biodiversità aumenta la resistenza du-

rante gli eventi climatici estremi in modo da poter determinare quali tipi di biodiversità sono necessari per aiutare la

natura a prosperare in presenza di circostanze avverse." [Foto: "Grassland" - Creative Commons License]

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