Grammatica essenziale di riferimento – A1/A2

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Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 1 Grammatica essenziale di riferimento – A1/A2 Questa non è una grammatica dell’italiano, come invece quella di Marco Mezzadri per questo stesso editore. È solo l’indice degli aspetti grammaticali e di alcuni elementi del lessico che sono stati visti nei volumi A1 e A2. Per alcune voci dell’indice diamo anche un breve riassunto del modo in cui funzionano alcuni tipi di parole dell’italiano, perché nel libro le diverse caratteristiche sono state viste in Passi e Unità diverse. I rimandi in rosso nell’indice di apertura di ogni sezione riguardano Passi del volume A2.

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GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 1

Grammatica essenziale di riferimento – A1/A2Questa non è una grammatica dell’italiano, come invece quella di

Marco Mezzadri per questo stesso editore. È solo l’indice degli aspetti

grammaticali e di alcuni elementi del lessico che sono stati visti nei

volumi A1 e A2.

Per alcune voci dell’indice diamo anche un breve riassunto del modo

in cui funzionano alcuni tipi di parole dell’italiano, perché nel libro

le diverse caratteristiche sono state viste in Passi e Unità diverse.

I rimandi in rosso nell’indice di apertura di ogni sezione riguardano

i Passi del volume A2.

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ORTOGRAFIA

Accento distintivo P9, P12Alfabeto GI.1Apostrofo P6c, q, cq, ch, ci+vocale (P3), (P7), GI.2e / è Palestra di italiano U1Fonetica doppie P9; f / v P9; t / d P9; r / l P9; é / è; P10; ò / ó P10; gn / ni P11; gli / li

P11; p / b; P12; s / sc P12g, gh, gi + vocale, gn / gl, sc / sci (P4), GI.2m + p / b P1 Spelling P3Vocali / consonanti GI.1

a A a A Ab B b B Bic C c C Cid D d D Die E e E Ef F f F Effeg G g G Gih H h H Accai I i I Ij J j J Jayk K k K Cappal L l L Ellem M m M Emmen N n N Enneo O o O Op P p P Piq Q q Q Cur R r R Erres S s S Esset T t T Tiu U u U Uv V v V Vi, vuw W w W Doppia vux X x X Icsy Y y Y Ipsilonz Z z Z Zeta

Alcuni suoni particolari

LA CONSONANTE C Ha due suoni, uno “duro”, come in casa, e uno “dolce”, come in dolce.

/k/ il suono “duro”, come kick in inglese: ▸ c + a, o, u casa, cosa, alcuno ▸ ch + i, e chi, che ▸ q + ua, ue, ui, uo quale, quello, qui, quota. Ma attenzione: scuola, cuore

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Il suono k doppio: ▸ usi 2 c: ecco, disoccupato,macchina, maccheroni ▸ in alcuni casi si usa cq: acqua

/tʃ/ il suono “dolce”, come church in inglese: ▸ ci + a, o, u ciao, cioè, ciurma ▸ c + e, i cento, cinese, ma fa’ attenzione: cielo

se il suono è lungo, metti 2 c: braccio, braccia, eccetera.

LA CONSONANTE G Ha due suoni, uno “duro”, come in gas, e uno “dolce”, come in già.

/g/ il suono “duro” come go in inglese.La consonante g è come la c:

▸ g + a, o, u gas, gola, guadagnare ▸ gh + i, e ghiaccio, spaghetti

/d/ il suono di Joe in inglese: ▸ gi + a, o, u magia, giorno, congiunzione ▸ g + e, i gennaio, gita

se il suono è lungo, metti 2 g, come in oggi.

TRE GRUPPI PARTICOLARI SONO SC, GL, GN/ʃ/ il suono inglese di she:

▸ sci + a, o, u sciarpa, prosciutto, liscio ▸ sc + e, i scena, sci

// il suono spagnolo di niño, quello portoghese di Mourinho, quello francese di montagne: ▸ gn montagna, ogni, spegnere, bagno

/ʎ/ il suono spagnolo di calle, quello portoghese di filha: ▸ gli figlio, foglia, biglietto

L’APOSTROFOL’apostrofo sta al posto di una vocale che non c’è più:

▸ la amica → l’amica ▸ la ora → l’ora

▸ lo indice → l’indice ▸ lo uomo → l’uomo

▸ la una → l’una ▸ lo hai → l’hai

Fai attenzione! Non hanno apostrofo: ▶ un, articolo indeterminativo singolare maschile: un altro; invece un’ è l’abbreviazione di una, l’articolo

femminile: un’altra; ▶ qual è, al maschile; qual’è al femminile.

L’ACCENTOIn italiano è obbligatorio:

▶ quando l’accento è sull’ultima sillaba: città, gioventù. Queste parole non variano al plurale; ▶ per distinguere alcune coppie: lì, là, che indicano luogo e non devono essere confusi con li e la, articoli o

pronomi; è verbo “essere” che non deve essere confuso con e, congiunzione; ▶ già, per non leggerlo gìa.

Non c’è l’accento sulle parole di una sola sillaba: qui, qua, blu, tre ecc.

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L’accento è usato anche per distinguere parole che hanno lo stesso suono ma una funzione diversa: ▶ si, pronome riflessivo, e sì, avverbio; ▶ se, congiunzione, e sé, pronome; ▶ in alcuni casi si può mettere l’accento su dài, dà, voci del verbo “dare”, per non confonderli con la

preposizione da; un altro caso è tè, che si beve, e te pronome personale.

ARTICOLI

Determinativi (singolari e plurali) P6 Indeterminativi singolari P6, plurali P12Partitivi (uso intuitivo diffuso); P20Preposizione articolate P10, P12

Gli articoli indicano il genere (maschile e femminile) e il numero (singolare e plurale) dei nomi.Gli articoli possono essere determinativi (o definiti) e indeterminativi (o indefiniti).

articoli indeterminativi maschile generale maschile speciale femminilesingolare un uno una, un’plurale dei degli delle

Il maschile speciale è quello delle parole che iniziano per: ▶ s + consonante: uno studente, uno straniero; ▶ z: uno zombie, uno zero.

L’articolo si usa sempre con i nomi astratti (bellezza, felicità), con i nomi di regioni, di molti stati, di continenti, mari, fiumi, laghi, ma non con i nomi di città.

Le preposizione articolate sono l’unione di di, a, da, in, su con gli articoli determinativi:

il lo l’ la i gli le di del dello dell’ della dei degli delle a al allo all’ alla ai agli alle da dal dallo dall’ dalla dai dagli dalle in nel nello nell’ nella nei negli nelle su sul sullo sull’ sulla sui sugli sulle

Le preposizioni articolate indicano anche una parte, un po’ di, qualche, ad esempio: ho delle mele; hai del pane?

NOMI E AGGETTIVI QUALIFICATIVI

Bello, grande, buono P29Colori maschili P27Formazione di parole (uso intuitivo diffuso) con prefissi e suffissi P7, P17; alterati in -one e -ino P3Gradi dell’aggettivo (più GI.1); superlativo e comparativo P17 ; maggioranza, minoranza, uguaglianza

P4; maggiore, minore P4; migliore, peggiore P6; sintesi P25Maschile e femminile (P2), (P3); regolare P6; irregolare (nomi in -ore) P11; sintesi P19; Plurale (P2); regolare P6, P10; irregolare (uomo, nomi in -ca, nomi in -ema) P10; parole

tronche P12; collettivi P24; nomi intrinsecamente plurali P24; sintesi P25; sintesi P20; plurale femminile in –a P24; paia P27; uova P24, paia P27; centinaia, migliaia, corna (plurale irregolare) P9

tutto + nome / numero P19

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Gli aggettivi qualificativi, che indicano una qualità di un nome, vanno sempre accordati con quel nome: cioè se il nome è maschile plurale, l’aggettivo deve essere maschile plurale.

IL PLURALEIl plurale regolare si forma in questo modo:

▶ parole in –o: ragazzo → ragazzi; ▶ parole in –a: ragazza → ragazze; ▶ parole in –e: studente → studenti; ▶ parole in –co /-ca e –go / -ga, che hanno la c e la g dure, hanno bisogno di un’h: poco → pochi, poca → poche,

lungo → lunghi, lunga → lunghe; ma greco e amico fanno greci e amici e le parole in –logo fanno –logi: psicologi, archeologi;

▶ parole in –io / -ia: con l’accento sulla i, come zio, zia, farmacia, sono regolari: zio → zii, zia → zie, farmacia → farmacie; se la i non ha l’accento, formiamo il plurale con una sola i: esercizio → esercizi, figlio → figli.

I plurali irregolari sono di varia natura: per il livello A1 abbiamo indicato: ▶ parole di origine greca che finiscono in –a ma non sono femminili, come problema, teorema, poeta e che

fanno il plurale maschile in –i: problemi, teoremi, poeti; ▶ parole particolari: uomo → uomini; mano → mani; ▶ parole maschili al singolare e femminili, con la desinenza –a, al plurale, quando riguardano il corpo

umano e le cose umane: braccio → braccia. Si comportano così anche labbro, ciglio, membro, grido, urlo, ginocchio (se riguardano animali o cose sono regolari), e poi uovo, corno, lenzuolo, migliaio, centinaio; orecchio fa orecchi / orecchie.

Infine ci sono le parole che non hanno una forma per il plurale, quindi è necessario fare attenzione all’articolo:

▶ parole in –i: una analisi → delle analisi; ▶ parole con l’accento sull’ultima sillaba: una città → molte città, un comò → due comò, un caffè →  alcuni caffè; ▶ le parole di una sola sillaba (monosillabi): il blu → i blu, un tè → due tè; ▶ le parole straniere: un film → dei film, un bar → dei bar, un computer → dei computer, uno sport → degli sport,

una star → delle star; ▶ parole che hanno perso una parte, come foto, radio, moto, auto, cinema.

In molte lingue i nomi collettivi, quelli che indicano un gruppo, sono plurali: people are moving in inglese; in italiano invece hanno il verbo al singolare: la gente sta muovendosi.

Ci sono anche dei nomi che sono plurali per natura: forbici, pantaloni, mutande, occhiali; per il singolare si usa un paio di pantaloni, ecc.

IL MASCHILE E IL FEMMINILESono sempre femminili:

▶ le parole che finiscono in –i e –u: analisi, sintesi, gioventù. Alcune parole di origine straniera sono maschili: il menù, il ragù, il taxi, lo sci; queste parole sono uguali anche al plurale;

▶ i nomi delle città: Milano è bella; ▶ le parole che finiscono in –a sono quasi sempre femminili, ma sono maschili anche se finiscono per –a:

a. quelle di origine straniera, come carioca per dire “brasiliano”, le parole di origine greca: problema, tema, poeta, cinema;

b. le parole che finiscono in –ista: elettricista, musicista; c. gli aggettivi che indicano colore e finiscono per –a: la rosa è un fiore, il rosa è un colore.

Al plurale le parole femminili trasformano la –a in –e, ad esempio bella → belle, greca → greche, lunga → lunghe (in questi ultimi casi abbiamo aggiunto h per conservare il suono di c / g, vedi sotto); se sono maschili che finiscono in a- fanno il plurale, come tutti i maschili, in –i: problema → problemi, musicista → musicisti;

▶ le parole che finiscono in –o sono di solito maschili e fanno il femminile così: ragazzo → ragazza; ma la parola mano, mani è femminile, così come radio, auto, moto, foto;

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▶ le parole in –e non cambiano: un cinese → una cinese, ma ci sono alcuni casi particolari:a. signore → signorab. studente → studentessa; usano –essa anche professoressa, dottoressa;c. presentatore, direttore, attore → presentatrice, direttrice, attrice;d. le parole che finiscono in –zione e –sione sono sempre femminili;e. le parole che finiscono in –one, –ore, –ale sono maschili: un milione, il signore, il giornale;

▶ ci sono femminili speciali come marito → moglie, fratello → sorella, padre → madre, papà → mamma, uomo → donna;

▶ nei nomi geografici: sono femminili i nomi di regioni, stati (anche se alcuni sono maschili, come Egitto, Sudan, Madagascar), continenti, città, isole; sono maschili i monti, i fiumi, i laghi, i mari;

▶ i giorni della settimana (tranne domenica) e i mesi sono maschili.

Plurale dei nomi e degli aggettivi in –co, -go, -ca, -ga, -cia, -giaNormalmente rimane il suono duro di c e g, e quindi serve un’h davanti a i, e:sacco → sacchi, lago → laghi, banca → banche, lunga → lunghe.

Nei maschili, se l’accento è sulla terzultima sillaba, non serve l’h:medico → medici, archeologo → archeologi.

Le parole in -cia, -gia con l’accento sulla i non danno problemi (farmacia → farmacie), ma se la i non è accentata, bisogna distinguere:

▸ se c’è solo una consonante il plurale è –cia → cie, come in camicie, valigie; ▸ se ci sono due consonanti, la i non serve: piogge, arance.

PREFISSI E SUFFISSI ▶ da verbo ad aggettivo: -ibile, -abile; ▶ da aggettivo a nome: -ibile, -abile; ▶ creazione del contrario: in-, ir-, im-, -dis, s-; ▶ ripetizione di un’azione: ri-; ▶ superlativo: stra-, mega-, super-, iper-, -issimo; ▶ per modificare il significato: -one lo fa più grande, -ino lo fa più piccolo: gatto, gattone, gattino.

I GRADI DELL’AGGETTIVOLa qualità indicata da un aggettivo (e anche da un avverbio, parole che caratterizzano un verbo anziché un nome) può essere normale, molta o poca o uguale tra due cose o persone confrontate, o può essere moltissima o pochissima in assoluto.

a. Comparativo e superlativo di maggioranza ▶ Maria è più bella di Teresa confronta le due ragazze, le “compara”, e quindi sono forme “comparative”; ▶ Maria è bellissima, è molto bella, la più bella, è proprio bella indicano che la ragazza è più bella del normale, è “super”,

e si chiamano forme “superlative”; il modo più usato per fare il superlativo è con l’aggiunta di –issimo/a/i/e; ▶ un modo speciale dell’italiano di fare i superlativi è quello di ripetere la parola: cammina

pianissimo → cammina piano piano; è un ragazzo altissimo → è un ragazzo alto alto.

b. Comparativo di uguaglianzaPer indicare uguaglianza si usa come: Maria è bella come Teresa.

c. Comparativo e superlativo di minoranzaPer indicare una qualità minore, si usa meno: Maria è meno simpatica di Teresa.Se è un superlativo di minoranza, diventa Maria è la meno simpatica della classe.

d. Comparativi e superlativi irregolari ▶ più buono, più bene: migliore, il migliore se si riferisce a un nome; meglio se qualifica un verbo (avverbio);

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▶ più cattivo o meno buono: peggiore aggettivo, peggio avverbio; ▶ più grande: maggiore, il maggiore usato solo in riferimento a nomi; ▶ più piccolo: minore, il minore usato solo in riferimento a nomi.

BELLO, GRANDE, BUONOAl maschile funzionano come gli articoli e il pronome dimostrativo quello:

▸ un bel ragazzo, davanti a consonante; negli altri casi rimane bello: un ragazzo bello; un bell’uomo; un bello studente; ma al plurale può diventare begli: ad esempio Ricordo ancora i suoi begli occhi;

▸ un gran musicista, davanti a consonante, ma un musicista grande, un grand’uomo, un grande studente; ▸ un buon ragazzo, un buon amico, con consonante o con vocale, al singolare, davanti a un nome; ma se è

dopo, diventa un ragazzo buono, un amico buono.

PRONOMI E AGGETTIVI PRONOMINALI

Dimostrativi P18, P20Indefiniti (uso intuitivo diffuso); P15, P21Interrogativi (pronomi, aggettivi e altre parole usate per fare domande) quale?, come?, dove?, che cosa?, chi?, quanto? P4, P11; perché P9, P11, P28; che P26; quando P9, P11Particelle ci, ne (uso intuitivo diffuso); P10, P13 Personali soggetto P3; oggetto P22; atoni / tonici P18, P25;

complemento diretti-indiretti P7-12; sintesi P26; i miei P2, P3; proprio P16; pronomi doppi e combinati P8

Possessivi singolari P10; con nomi di famiglia P15; sintesi (singolari e plurali) in P18

Relativi P26, P27Tu / lei P3, P7, P10Voi formale P7

Gli aggettivi indicano delle qualità o delle quantità; i pronomi stanno al posto di un nome. Alcune parole possono essere aggettivi, se sono legati a un nome, o pronomi, se stanno al posto del nome:

▸ la mia bicicletta è un aggettivo, indica una caratteristica della bicicletta: è mia; ▸ quella bicicletta è la mia è un pronome, sta al posto di mia bicicletta.

PRONOMI PERSONALI E POSSESSIVI

Soggetto Oggetto Aggettivi e pronomi possessivi

Singolare Pluraletonici atoni maschile femminile maschile femminile

io me mi mio mia miei mietu te ti tuo tua tuoi tuelui, lei lui, lei si suo sua suoi suenoi noi ci nostro nostra nostri nostrevoi voi vi vostro vostra vostri vostreloro loro si loro loro loro loro

▶ tu è un pronome usato tra amici; a una persona che non si conosce o che si rispetta si parla usando lei; al Sud, soprattutto tra le persone anziane, si usa anche voi;

▶ i possessivi si accordano con la cosa posseduta (dal verbo possedere, cioè “avere”) e non con chi la possiede, come in inglese: la sua camicia può essere di lui o di lei, ma si accorda al femminile con camicia; in inglese invece si accorda con la persona: his shirt, her shirt.

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C’è un possessivo che può sostituire suo / loro ed è proprio: si usa di solito quando il soggetto è un pronome indefinito (tutti, nessuno, qualcuno, ciascuno ecc.) o nelle frasi impersonali. Il contrario di proprio è altrui.

PRONOMI PERSONALI COMPLEMENTO DIRETTI E INDIRETTI E PARTICELLE NE E CISono diretti quando costituiscono il complemento oggetto, indiretti negli altri casi; abbiamo le forme deboli o atone per il complemento oggetto ma anche per il complemento con la preposizione a: mi = a me; con le altre proposizione (ma, volendo, anche con a) si usano le formi forti, toniche.

atoni tonici combinati: pron. pers. + lo (la / li / le)

(io) mi me me lo (la / li / le)

(tu) ti te te lo (la / li / le)

(lui) lo (complemento oggetto)gli = a lui

lui, sé glielo (la / li / le)

(lei) la (complemento oggetto)le = a lei

lei, sé glielo (la / li / le)

(noi) ci noi ce lo (la / li / le)

(voi) vi voi ve lo (la / li / le)

(loro) li, le (complemento oggetto)gli / loro = a loro

loro, sé glielo (la / li / le)lo + verbo + (a) loro

I pronomi personali complemento e i pronomi di luogo ci e ne (vedi sotto) vanno:

▶ prima dei verbi nei tempi completi di sei persone, cioè presente, imperfetto, ecc. Per la terza persona plurale puoi scegliere tra gli, che va davanti, o una forma più classica loro, che va dopo: gli ho dato / ho dato loro un biglietto per la partita;

▶ dopo i verbi all’infinito, gerundio e imperativo, e si scrivono insieme: prenderla, portandolo. Dopo imperativi di una sola sillaba questi pronomi (tranne gli e vi) raddoppiano: dammi, dalla, ecc.

Ci e ne sono due pronomi particolari; con ci si formano anche molti verbi pronominali (vedi la sezione Verbo).Ci ha due usi:

▶ indica un luogo che è stato già nominato: Conosci Venezia? – Certo, ci ho abitato per 20 anni!, in cui ci = Venezia;

▶ si riferisce a qualcosa già detto prima: Vieni alla festa? – Ci devo pensare in cui ci = venire alla festa.Ne ha due usi:

▶ sostituisce una cosa nominata prima: Oggi ci sono delle mele buonissime – Wow, ne voglio due chili! in cui ne = mele;

▶ come ci, può anche sostituire una frase della prima: Ho visto Lucia alla festa, dobbiamo parlarne con Gianni in cui ne = aver visto Lucia.

Ne si usa anche in alcune forme fisse, come non porterne più, che significa che non si sopporta più una cosa o una persona (Non ne posso più di aspettarlo ogni giorno per un’ora!) oppure andarsene, che indica l’andare via in maniera improvvisa o per mostrare che non si è d’accordo: Paolo se n’è andato in tutta fretta; Se ne è andato perché ha capito che aveva perso.

DIMOSTRATIVISono i pronomi o aggettivi:

▶ questo, questa, questi, queste; il singolare può essere apostrofato: quest’uomo, quest’amica; ▶ quel / quello, quella, quei / quegli, quelle: come vedi, il maschile funziona come l’articolo, usando quel davanti

a consonante (quel bambino) e quello davanti a vocale (spesso apostrofato: quell’uomo), a s+consonante (quegli studenti) e a z (quegli zombie).

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Questo indica qualcosa di vicino, quello qualcosa di distante; ma quello che può anche stare al posto di la cosa che: ad esempio quello che voglio dire, quello che ho capito, corrispondono a la cosa che voglio dire, la cosa che ho capito.

INTERROGATIVISono parole usate per iniziare una domanda: che cosa, chi, come, dove, perché, quale, quando, quanto. Ricorda che qual è si scrive senza apostrofo al maschile, mentre qual’è è femminile.

RELATIVII principali relativi, che connettono due frasi, sono:

▶ che, che può essere sostituito con il / la quale (vedi sotto) e rimanda a una persona o cosa nominata prima: ad esempio in la ragazza che sta arrivando è Maria, il pronome che unisce sta arrivando alla frase principale, La ragazza è Maria; si usa solo se è senza preposizione; con una preposizione si usa cui (vedi sotto);

▶ il quale, la quale, i quali, le quali che corrispondono a che ma hanno genere e numero e usano l’articolo, quindi anche le preposizioni articolate: al quale, della quale, sui quali, dalle quali, ecc.

▶ chi che significa quale persona nelle domande, ad esempio: Mi dici chi è quella ragazza?, Mi dici con chi vive? chiedono di sapere che persona è e con quale persona vive;

▶ chi può anche essere un soggetto generale, indefinito, sempre con il verbo alla terza persona: Chi ha rotto il computer dovrà pagarlo può diventare colui che se parli a maschi, colei che se parli a femmine, coloro che se lo usi al plurale, e quindi con il verbo al plurale;

▶ cui si riferisce a persone o cose e si usa al posto di che se c’è una preposizione: La persona di cui parliamo è stupenda, Gli amici con cui esci sono simpatici, La scuola in cui studi italiano è buona, ecc. Con il complemento di termine (cioè a cui), puoi togliere la preposizione a, ad esempio: La ragazza cui hai detto questo.

INDEFINITISono aggettivi e pronomi che indicano una quantità non definita, come:

▶ ogni, qualche, qualsiasi, qualunque: sono solo aggettivi, quindi si usano davanti a un nome; sono invariabili nel genere maschile / femminile e sempre singolari: Ogni ragazzo/ragazza ha voglia di innamorarsi;

▶ gli indefiniti che indicano quantità, come alcuno / a / i / e (come pronome alcuni/e si usa solo al plurale e significa qualche), ciascuno / a, nessuno / a, poco / a / hi / he, un po’ (seguito da di se è aggettivo), vari / e, diversi / e, abbastanza, parecchio, molto / a / i / e, tanto / a / i / e, troppo / a / i / e, tutto / a / i / e possono essere aggettivi, davanti a un nome, o pronomi al posto di un nome; davanti a un nome maschile singolare alcuno, ciascuno, nessuno possono perdere la vocale finale: Non vedo alcun problema, Ciascun caso è diverso, Non ho nessun problema; ma, come per gli articoli il / lo, se il nome inizia con s + consonante, z, sc, allora la vocale rimane;

▶ niente, nulla, qualcosa, che riguardano le cose, e ognuno, chiunque, qualcuno, che riguarda le persone, sono solo pronomi e sono invariabili nel numero; solo ognuno e qualcuno hanno il femminile.

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I VERBI

Aspetto (azioni abituali vs momentanee) P8; sintesi P28Ausiliari presente essere P3; presente avere P9, P22; con il passato

prossimo P13, P14; sintesi P24; con i modali P18; stare per + infinito P18

Avere + fame / bisogno / sete, ecc. P11C’è, ci sono P1, P2Condizionale (uso diffuso intuitivo); P16Fare (vari significati) P11; P16; far male P25; P3Futuro P1, P5, P6; stare per P18; sintesi P28Gerundio P8; stare + gerundio P8Imperativo (P10) regolare e alcuni irregolari P15; negativo P23;

sostituito dall’infinito P23, P16; sintesi P29Imperfetto P1, P2, P3 Impersonali (uso intuitivo diffuso); di clima (nevica / piove) P24; generale

P14; al posto della 1a pers. plur. P15; riflessivi P18; passato prossimo P19

Forma interrogativa e negativa P4; doppia negazione GI.7Irregolari vedere tabella sotto; formazione di irregolari derivati da

altri irregolari P17 Modali dovere (P8); potere, volere P9; vorrei P17Participio passato regolare P13, P14; alcuni irregolari P14; P1, P4Passato prossimo (Unità 1 e 2); P13, P14; sintesi P 24; accordo del participio P4Passivi P14, P15Piacere P18, P29Presente coniugazioni: -are P4; -ere P11; -ire P12, P28Riflessivi chiamarsi, P4, P17; passato prossimo P24Sapere + nome / verbo all’infinito P11Sembrare P29Transitivi / intransitivi P14Trapassato prossimo P17Verbi pronominali e avverbiali entrarci P18; esserci P22; farcela P13; metterci (tempo) P18;

trovarsi (luogo) P14; volerci P20

I verbi indicano azioni e stati d’animo.

Il soggetto: a differenza di molte lingue dove indicare il soggetto è obbligatorio, in italiano il soggetto è “dentro” le forme verbali.

La forma negativa: si mette non davanti al verbo. In italiano si possono avere doppie negazioni: lui non vuole niente, non ho visto nessuno.

La forma interrogativa: parlando è data dall’intonazione della voce; nello scritto è indicata dal punto interrogativo: ?

Verbi transitivi: possono avere un complemento oggetto su cui si conclude l’azione, ad esempio: Sta mangiando un panino è transitivo perché ha il complemento oggetto, ma rimane transitivo anche se non è espresso l’oggetto: sta mangiando. I verbi transitivi hanno l’ausiliare avere e nei tempo composti il participio passato non si accorda con il soggetto. In Lei ha comprato una camicia il participio rimane invariato, anche se soggetto e oggetto sono femminili.

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Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it

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Verbi intransitivi: non possono avere un complemento oggetto, come ad esempio i verbi di movimento: andare, venire. Hanno l’ausiliare essere e nei tempi composti concordano soggetto e participio passato: lei è andata via usa il participio accordato con il soggetto femminile.

Verbi riflessivi: sono di vario tipo: ▶ verbi dove l’azione torna sulla persona che la fa: Io mi lavo, Lui si pettina; ▶ alcuni verbi che indicano una situazione personale: Lui si chiama Fabio, Io mi sento male; ▶ in alcuni casi vogliono dar forza a un verbo non riflessivo: la forma normale bevo un caffè diventa più

forte al riflessivo mi bevo un caffè!Hanno bisogno di un pronome particolare: mi, ti, si, ci, vi, si, ad esempio: (Lei) si chiama Anna.

Verbi attivi e passivi: i verbi transitivi possono essere costruiti in due modi: ▶ soggetto + verbo attivo + oggetto: Lei compra una camicia; ▶ l’oggetto, che diventa soggetto grammaticale + essere + participio passato del verbo + la preposizione da

+ il soggetto reale che diventa “agente”, cioè la persona che agisce, che fa l’azione: La camicia è comprata da lei.

Il participio passato si accorda con il soggetto grammaticale.

Verbi impersonali: non hanno un soggetto reale, come: ▶ nei verbi che parlano del tempo: piove, nevica, fa freddo; ▶ quando si vuole fare un discorso generale: In Italia si parla italiano; ▶ alcune volte al posto di noi, soprattutto in Italia centrale: Dove andiamo stasera? → Dove si va stasera?

Il verbo è singolare o plurale a seconda dell’oggetto: In Italia si parla italiano, In Europa si parlano molte lingue.

AUSILIARI E MODALI

Infinito Essere Avere Potere Volere Dovere Stare

Indicativo presente

sonoseièsiamosietesono

hohaihaabbiamoavetehanno

possopuoipuòpossiamopotetepossono

vogliovuoivuolevogliamovoletevogliono

devodevidevedobbiamodovetedevono

stostaistastiamostatestanno

Indicativo imperfetto

eroerieraeravamoeravateerano

avevoaveviavevaavevamoavevateavevano

potevopotevipotevapotevamopotevatepotevano

volevovolevivolevavolevamovolevatevolevano

dovevodovevidovevadovevamodovevatedovevano

stavostavistavastavamostavatestavano

Indicativo futuro saròsaraisaràsaremosaretesaranno

avròavraiavràavremoavreteavranno

potròpotraipotràpotremopotretepotranno

vorròvorraivorràvorremovorretevorranno

dovròdovraidovràdovremodovretedovranno

staròstaraistaràstaremostaretestaranno

Condizionale presente

sareisarestisarebbesaremmosarestesarebbero

avreiavrestiavrebbeavremmoavresteavrebbero

potreipotrestipotrebbepotremmopotrestepotrebbero

vorreivorrestivorrebbevorremmovorrestevorrebbero

dovreidovrestidovrebbedovremmodovrestedovrebbero

stareistarestistarebbestaremmostarestestarebbero

Participio passato stato avuto potuto voluto dovuto stato

Gerundio presente essendo avendo potendo volendo dovendo stando

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12 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2

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Essere, da solo, indica uno stato (sono contento), un dato personale (sono elettricista, sono italiano, sono Paolo), un dato di fatto (c’è, ci sono, sono 3 studenti). Serve come ausiliare per il passato dei verbi intransitivi, quelli che non accettano una domanda come chi? che cosa?, cioè che non possono avere un oggetto: andare, venire, nascere chiedono domande come quando?, dove? ma non chi?, che cosa? È ausiliare anche dei verbi riflessivi: mi sono alzato, si è lavato.

Avere, da solo, indica il possesso (ho un libro) o crea espressioni come aver fame, sete, sonno, bisogno, caldo, …anni, male alla …. Serve come ausiliare per il passato dei verbi transitivi, quelli che accettano una domanda come chi? che cosa?, cioè che possono avere un oggetto: amare, portare, mangiare.

Potere, volere, dovere stanno insieme all’infinito di un altro verbo: posso venire? vuoi andare? devi studiare! Da solo dovere significa che devi dare dei soldi o altro a una persona che te li ha dati perché ne hai bisogno (in inglese, to owe); volere significa desiderare, ad esempio voglio una coca.

Stare significa abitare, essere in un luogo o indica uno stato, come in sto male.Come ausiliare serve per indicare le azioni che avvengono mentre si parla: sto scrivendo. Serve per far notare un contrasto: Di solito bevo vino, ma adesso sto bevendo acqua.Stare per + infinito indica che un’azione si realizzerà tra poco tempo: sta per piovere, sto per cominciare.

LE TRE CONIUGAZIONI REGOLARI

Infinito Amare Temere Dormire / finireIndicativo presente amo

amiamaamiamoamateamano

temotemitemetemiamotemetetemono

dormo / finiscodormi / finiscidorme / finiscedormiamo / finiamodormite / finitedormono / finiscono

Indicativo imperfetto amavoamaviamavaamavamoamavateamavano

temevotemevitemevatemevamotemevatetemevano

dormivo / finivodormivi / ecc.dormiva dormivamodormivatedormivano, finivano

Indicativo futuro ameròameraiameràameremoamereteameranno

temeròtemeraitemeràtemeremotemeretetemeranno

dormirò / finiròdormirai / ecc.dormirà dormiremodormiretedormiranno

Condizionale presente amereiamerestiamerebbeameremmoameresteamerebbero

temereitemerestitemerebbetemeremmotemerestetemerebbero

dormirei / finireidormiresti / ecc.dormirebbedormiremmodormirestedormirebbero

Participio passato amato tenuto dormito / finito Gerundio presente amando temendo dormendo / finendo

IL PASSATO PROSSIMOIndica un’azione conclusa, spesso legandosi all’imperfetto che indica un’azione continuata. Negli ultimi anni il passato prossimo ha preso il posto del passato remoto anche quando si raccontano cose molto lontane nel tempo: I Greci sono arrivati in Italia nel 762 avanti Cristo. Si forma con:

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▶ il presente di essere + participio passato nei verbi intransitivi (andare, venire) e riflessivi (lavarsi, sentirsi); in questi casi il participio passato si accorda con il soggetto: Paolo si è lavato, Maria di è lavata, ma se i soggetti sono di due generi prevale il maschile: Paolo e Maria si sono lavati;

▶ il presente di avere + participio passato nel verbi transitivi (mangiare, finire); in questo caso il participio passato non si accorda con il soggetto.

Molti verbi possono essere transitivi o intransitivi, a seconda dell’uso: seguono la regola generale, cioè essere all’intransitivo e al riflessivo, con accordo tra participio passato e soggetto, avere con i transitivi, senza accordo tra participio passato e soggetto:

▶ transitivo: I ragazzi hanno cominciato un esercizio; ▶ intransitivo: Gli esami sono incominciati;

oppure: ▶ transitivo: Lei ha lavato una camicia; ▶ riflessivo: Lei si è lavata le mani.

L’IMPERFETTOIndica azioni continuate nel passato, spesso legandosi al passato prossimo quando l’azione si interrompe per qualche ragione: Stavo camminando e sono caduto.Anche all’imperfetto si possono (ma non è obbligatorio in italiano) usare l’imperfetto semplice oppure l’imperfetto di stare + gerundio: camminavo quando… → stavo camminando quando… Questa seconda forma è preferita quando poi succede qualcosa (sono caduto) che interrompe l’azione continuata, stavo camminando.

IL FUTUROIndica azioni future oppure ipotesi; molto spesso è sostituito dal presente: L’anno prossimo andrò in Italia → L’anno prossimo vado in Italia.In frasi introdotte da se o quando possiamo avere due presenti, un presente e un futuro, due futuri: la prima e la seconda possibilità sono più informali della terza: Se ho soldi, vado in Italia → Se ho soldi, andrò in Italia → Se avrò soldi, andrò in Italia.Un futuro immediato, che sta per succedere, si può anche indicare con stare per + infinito: sta per piovere, sto per mangiare.Nel futuro, come nel condizionale, alcuni verbi molto importanti si comportano in maniera irregolare:

▶ andare, dovere, potere, sapere, vedere, vivere perdono la e della forma base: andrei, dovrei, ecc. ▶ rimanere, tenere, venire, volere perdono le due lettere segnate: rimarrei, terrei, ecc. Anche bere, che secoli fa

si diceva bevere, perde le due lettere: berrei.Ci sono poi due aspetti ortografici, qui come nel condizionale:

▶ i verbi che finiscono in –care, come mancare, indicare e quelli in –gare, come pagare aggiungono una h per conservare il suono duro di c e g: mancherà, pagherà;

▶ i verbi in -ciare e -giare non hanno più bisogno della i per conservare il suono dolce di c e g davanti a e / i, quindi al futuro e al condizionale: lanciare → lancerò, lancerei; mangiare → mangerò, mangerei.

IL TRAPASSATO PROSSIMOIndica un’azione che viene prima di un’azione descritta con l’imperfetto o con il passato prossimo. Osserva questo schema:

▶ se stai parlando al presente, cioè oggi: oggi: presente → ieri: passato prossimo o imperfetto;

▶ se stai parlando al passato, raccontando di ieri: ieri: passato prossimo o imperfetto → prima di ieri: trapassato prossimo.

Si costruisce con l’ausiliare essere o avere all’imperfetto seguito dal participio passato: la struttura è la stessa del passato prossimo, ma con l’imperfetto dell’ausiliare:

▶ passato prossimo: Sono stato a Napoli e ho avuto molto caldo; ▶ trapassato prossimo: Ero stato a Napoli ed avevo avuto molto caldo.

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14 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2

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IL MODO CONDIZIONALESi usa, a livello A1 e A2, per dare un senso di formalità e gentilezza:

▶ in una richiesta: vorrei un po’ d’acqua; ▶ nel dare ordini: dovresti andare a casa, adesso; ▶ nell’esprimere desideri: vorrei avere un milione di euro.

Ci sono gli stessi problemi del futuro nei verbi in -care, -gare, -ciare, -giare e in alcuni irregolari che perdono lettere della forma base.

IL MODO IMPERATIVOL’imperativo serve per dare ordini e consigli molto chiari. Ha solo 3 persone:

▸ Vai! ▸ Andiamo! ▸ Andate!

E come vedi non usa il soggetto.Per le terze persone, si usano le forme del congiuntivo, che troverai in B1, e che puoi usare come forma di cortesia alla seconda persona, dando del lei: vada, vadano; venga, vengano. Essere e avere non hanno imperativo, quindi usano il congiuntivo (P16 del volume A2):

▸ essere: sii, sia, siamo, siate, siano ▸ avere: abbi, abbia, abbiamo, abbiate, abbiano

Per rendere meno diretti gli ordini si possono usare i condizionali (vedi sopra).I pronomi personali oggetto si uniscono agli imperativi, e in alcuni monosillabi raddoppiano la consonante:

▶ portagli quel libro, portaglielo; ▶ dammi quel libro, dimmi se ti piace, fammi un piacere, stammi vicino.

IL MODO GERUNDIOUsato da solo, indica un’azione che si sta facendo allo stesso tempo di un altra:

▶ Dicendogli la verità, ho capito che gli facevo male → mentre gli dicevo…Si usa insieme al verbo stare per indicare un’azione che avviene nel momento in cui si parla o che si sta raccontando:

▶ sto arrivando; stavo camminando quando mi è caduta la borsa.

IL PARTICIPIOHa due forme; il presente, con la desinenza –ante/-ente, non si usa quasi mai come verbo ma solo come nome o aggettivo; il passato serve per fare i verbi composti, come il passato o il trapassato prossimo:

▸ cantare → cantante, cantato ▸ potere → potente, potuto ▸ pulire → pulente, pulito

Molti participi passati sono irregolari.

VERBI IRREGOLARI Come è fatto lo schemaQuando un tempo o un modo del verbo è regolare, la riga è vuota. Nel participio passato indichiamo anche se usano gli ausiliari essere con colore rosa o avere con colore azzurro; alcuni verbi possono usare essere o avere e rimangono in bianco.

Non ci sono i verbi ausiliari che hai visto sopra.Voci come mettere, pro+, s+ indicano che il verbo base è mettere, e poi ci sono verbi derivati, come promettere, smettere che sono irregolari come il verbo base.Nel presente diamo solo le forme irregolari; nel futuro diamo solo la prima persona, perché le altre si

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GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 15

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costruiscono con la stessa radice della 1a singolare; con la stessa radice del futuro si crea il condizionale, che quindi non ti diamo.Le forme più irregolari nei verbi sono quelle del participio passato, che qui trovi almeno per i verbi più comuni, e quelle del passato remoto, che verrà affrontato in B1.

Alcune caratteristiche comuniAnche negli irregolari ci sono alcuni fenomeni regolari:

▶ al presente alcuni verbi aggiungono una g alla 1a singolare e alla 3a plurale: porre → pongo, pongono rimanere → rimango, rimangono salire → salgo, salgono tenere → tengo, tengono valere → valgo, valgono venire → vengo, vengonoQuesto si applica anche a tutti i verbi che derivano da questi: contenere, mantenere; comporre, disporre; convenire, divenire, avvenire ecc.;

▶ al presente molti verbi che terminano in -cere e -gere prendono la c e la g dura alla 1a singolare e alla 3a plurale:

vincere → vinco, vincono leggere → leggo, leggono; ▶ al futuro e al condizionale, alcuni verbi perdono la a e la e della forma base: andare, dovere, potere, sapere,

vedere, vivere diventano andrei, dovrei, ecc.; ▶ al futuro e al condizionale i verbi rimanere, tenere, venire, volere perdono le due lettere segnate: rimarrei,

terrei, ecc. Anche bere, che secoli fa si diceva bevere, perde le due lettere: berrei.

infinito io, tu, lui lei, noi, voi, loro futuro participio gerundio

accendere acceso

andare vado, vai, va, andiamo, andate, vanno andrò

aprire aperto

assumere assunto

bere bevo, bevi, beve, beviamo, bevete, bevono berrò bevuto bevendo

chiedere, ri+ chiesto

chiudere chiuso

confondere confuso

connettere connesso

correggere corretto

correre, s+ corso

cuocere cotto

dare do, dai, da (dà), diamo, date, danno darò dato

decidere deciso

dire dico, dici, dice, diciamo, dite, dicono detto dicendo

distruggere distrutto

dividere, con+ diviso

esprimere espresso

fare faccio, fai, fa, facciamo, fate, fanno farò fatto facendo

leggere letto

mettere, pro+, s+ messo

morire muoio, muori, muore, moriamo, morite, muoiono

morto

muovere, pro+ mosso

nascere nasco, nasci, nasce, nasciamo, nascete, nascono nato

nascondere nascosto

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16 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2

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infinito io, tu, lui lei, noi, voi, loro futuro participio gerundio

offrire offerto

perdere perso

piacere piaccio, piaci, piace, piacciamo, piacete, piacciono

piangere piango, piangi, piange, piangiamo, piangete, piangono

pianto

prendere, com+, sor+

preso

produrre produco, produci, produce, produciamo, producete, producono

produrrò prodotto

ridere, sor+ riso

rimanere rimango, rimani, rimane, rimaniamo, rimanete rimangono

rimarrò rimasto

risolvere risolto

rispondere risposto

rompere, cor+ rotto

salire salgo, sali, sale, saliamo, salite, salgono

sapere so, sai, sa, sappiamo, sapere, sanno saprò

scegliere scelgo scegli sceglie scegliamo scegliete, scelgono

scelto

scendere sceso

scrivere, i+ scritto

sedere siedo, siedi, siede, sediamo, sedete, siedono siederò seduto

spegnere spengo, spegni, spegne, spegniamo, spegnete, spengono

spento

succedere successo

tacere taccio, taci, tace, tacciamo, tacete, tacciono

tenere, con+, man+

tengo, tieni, tiene, teniamo, tenete, tengono terrò

togliere tolgo, togli, toglie, togliamo, togliete, tolgono tolto

tradurre traduco, traduci, traduce, traduciamo, traducete, traducono

tradurrò tradotto

uccidere ucciso

uscire, ri+ esco, esci, esce, usciamo, uscite, escono uscito

vedere vedrò visto

venire, di+, con+ vengo, vieni, viene, veniamo, venite, vengono verrò venuto

vincere, con+ vinco, vinci, vince, vinciamo, vincete, vincono vinto

vivere, con+ vivrò vissuto

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GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 17

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PREPOSIZIONI, CONGIUNZIONI, AVVERBI E ALTRI CONNETTORI

Avverbi modo P20; sintesi su collocazione e spazio P20; certezza e incertezza (forse, quasi) P29, P16; avverbi di quantità P3

Che congiunzione P26Come vari usi P4Connettori vari sintesi P28; come P3, P4; mentre nel senso di durante / invece P1; perché P28; se

per fare ipotesi P5; sequenza causa-effetto P29, P3; congiunzioni correlate P19 Luogo sintesi P20Perché (sequenza causa-effetto) P28Preposizioni articolate P10, P12 (vedere “articolo”)Preposizioni semplici a (stato in luogo) GI.1, P7; (moto a luogo) GI.1, P7; da (provenienza e durata)

P7; stato e moto a luogo con nomi P13; con bambino, ragazzo ecc. P1; agente P14, P15; in / a (stato in luogo) GI.1, P7; in (tempo, durata) P13; per (scopo, tempo e durata) P13; P22

Tempo tra / fra, fa P13; sulle / verso le + ora P17; a / il con parole di tempo (anni, feste, stagioni, giorni della settimana, ecc.) P17; sintesi P21; frequenza P22; prima che / di, dopo che / di P13

AVVERBIIndicano delle qualità, come gli aggettivi, ma:

▶ gli aggettivi dicono la qualità di un nome e si accordano con il nome nel genere e in numero: ho molto sonno, ho molta fame, ho molti soldi, ho molte amiche;

▶ gli avverbi dicono una qualità di un verbo o lo completano, e non hanno genere o numero: ho dormito molto è usato per dire quanto hanno dormito un uomo, una donna, molti uomini, molte donne.

Come gli aggettivi, anche gli avverbi possono avere il comparativo e il superlativo.Gli avverbi sono di molti tipi, abbiamo visto avverbi di:a. modo, che dicono come è fatta un’azione e sono costruiti con l’aggettivo al femminile + mente, ad

esempio: assolutamente, completamente, lentamente. Gli aggettivi che finiscono in –ale e –are perdono la e: normale → normalmente, particolare → particolarmente; negli avverbi di modo, se vuoi fare il superlativo devi modificare l’aggettivo di partenza: lento → lentissimo → lentissimamente;

b. stato, come bene, male, ad esempio sto bene. Questi due avverbi possono anche indicare un modo: parla molto bene ma scrive male;

c. luogo, che indicano dove è o dove mettere, trovare o portare una cosa: davanti, dietro, a destra, a sinistra, sopra, sotto, vicino, lontano, qui, qua, lì, là (questi ultimi due si scrivono con l’accento per non confonderli con l’articolo la e il pronome li) ecc.;

d. tempo, che indicano quando avviene un’azione: prima, dopo, mentre, durante ecc.; fai attenzione a: ▸ prima di / che: usi di con i nomi o i pronomi e davanti ai verbi all’infinito: prima di Gianni, prima di

me, prima di andare via; se c’è un verbo in un modo diverso dall’infinito, usi che, ma dopo serve un congiuntivo, che affronterai nel B1: prima che vada via;

▸ dopo di / che: usi di con i nomi o i pronomi (dopo di me, dopo del dottore) e che con i verbi (dopo che è andato via);

e. frequenza, che indicano quanto spesso avviene un’azione: mai, alcune volte, spesso, sempre ecc.;f. certezza o incertezza: sì (che si scrive con l’accento per non confonderlo con il pronome si) e no, non indicano

con certezza che un’azione c’è e non c’è, mentre forse, quasi indicano incertezza: forse piove, quasi nevica. L’avverbio proprio, da non confondere con il pronome possessivo, posto davanti a un aggettivo lo fa risaltare, indica la certezza su quella qualità; lo stesso ruolo ha davvero;

g. quantità, che indicano in modo indefinito una quantità: abbastanza, molto, poco, tutto, tanto, troppo, niente / nulla; un po’ (di), tanto.

Gli avverbi vanno dopo il verbo (non viene mai) ma gli avverbi di frequenza possono essere messi tra l’ausiliare e il participio passato (non è mai venuto).

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LE PREPOSIZIONISono di, a, da, in, con, su, per, tra, fra, ma anche alcuni avverbi possono avere la funzione di preposizione in alcuni casi. Hanno significati e usi molto diversi, in alcuni casi senza una regola precisa per l’uso.Vai a controllare i Passi indicati sopra.

Di Possesso: la macchina di Paolo Argomento: parliamo di leiAutore: il libro di Camilleri Materiale: il libro è di cartaMisure: un bambino di 3 anni Paragone: è più bella di meTempo abituale: di mattina faccio jogging e di sabato vado in palestra

A Destinazione (persona): l’ho dato a lui Destinazione (luogo): è andato a scuolaEtà: a 5 anni sapeva già l’italiano Luogo, in alcuni casi: abito a Milano; sono a casaOrario: vengo a mezzogiorno Termine di un’azione: ho letto fino a mezzanotte

Da Provenienza: vengo da Milano Periodi di età: da piccolo dormivo moltoUso, scopo: una tazza da tè Agente (verbi passivi): è cantato da BocelliInizio di un’azione: studio dalle 5 Durata di un’azione: studio da 2 ore

In Luogo (in alcuni casi): vivo in Italia, sono in chiesaMezzo di trasporto: viaggio in treno Tempo necessario: lo faccio in 10 minutiMesi, stagioni, anni, durata: in luglio, in primavera, nel 2017, nel XXI secolo, lo faccio in 10 minuti

Con Compagnia: vengo con lei Modo: lavora con allegriaIl contrario di con è senza, seguito da di davanti ai pronomi: vengo senza di lei; lavora senza allegria

Su Argomento: un film sulla guerra Come avverbio di luogo significa sopra

Per Destinatario: questo è per te Passaggio: passo per la stazione Fine, scopo: studio per parlare l’italiano Durata: ho studiato per 2 ore

Tra, Fra Tempo: vengo tra 10 minuti Una parte del tutto: tra di loro, è il più simpatico

LE CONGIUNZIONISono parole che uniscono, connettono altre parole oppure delle frasi.

Tra le parole, le congiunzioni indicano che: ▶ sono unite (È bella e buona); ▶ sono contrarie (È bello ma stupido); ▶ non possono stare insieme (Vieni con me o con Gianni? Prendi l’autobus oppure la macchina?); ▶ una qualità o una sensazione è condivisa (Anche lui è intelligente, Anch’io ho fame) o non è condivisa Non

ho fame e neanche / nemmeno / neppure sete) ▶ sono insieme, a coppie (voglio sia il dolce sia la frutta), o sono in alternativa (puoi avere o il dolce o la frutta),

o non sono presenti nessuna delle due (Non puoi mangiare né il dolce né la frutta).

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GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 19

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Tra le frasi, le congiunzioni indicano che: ▶ una completa l’altra (Ho detto che sono stanco); ▶ una è il contrario dell’altra (Io lavoro e invece lui gioca!; Mentre io lavoro lui gioca; Io lavoro ogni domenica ma /

però / tuttavia non voglio più farlo); ▶ ci sono delle relazioni di causa / effetto (È caduto perché era messo male; Era messo male e / quindi / dunque

è caduto; Siccome era messo male, è caduto); ▶ ci sono delle relazioni di tempo (Lo conosco da quando ero bambino; Gli parlerò fin quando / fino a quando

/ finché potrò; Piango quando lo vedo così; Piango mentre ascolto i suoi problemi; Parto dopo che abbiamo mangiato).

Molte congiunzioni che connettono frasi richiedono l’uso del congiuntivo, e quindi verranno studiate nei livelli B1-2.Molti avverbi possono essere usati come congiunzioni o, come abbiamo detto mettendo insieme tutte questi gruppi di parole, come connettori, parole che connettono altre parole o delle frasi.