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SCENARI IMMOBILIARI ISTITUTO INDIPENDENTE DI STUDI E RICERCHE ® GLOBAL CITY REPORT 2012

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SCENARI IMMOBILIARIISTITUTO INDIPENDENTE DI STUDI E RICERCHE

®

GLOBAL CITYREPORT 2012

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GLOBAL CITY REPORT

Quinta edizione

Questo Rapporto è stato realizzato da: Paola Gianasso

con la collaborazione di Francesca Petrucci

GENERALI IMMOBILIARE ITALIA SGR: VIA MERAVIGLI, 2 - 20123 MILANO

SCENARI IMMOBILIARI :VIA LORENZO MAGALOTTI, 15 – 00197 ROMA

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GLOBAL CITY REPORT NOVEMBRE 2012

Indice

1. Introduzione 5

2. Evoluzione delle città 6

3. Definizione della città intelligente 8

4. Connessioni 11 4.1 Tecnologia 11 4.2 Settore Ict 20 4.3 Mobilità e trasporti 26

5. Capitale umano, tolleranza e democrazia 34 5.1 Livello di istruzione e sistema universitario 34 5.2 Inclusione sociale 39 5.3 Qualità abitativa 46 5.4 Tempi e luoghi del lavoro 50

6. Cultura 60 6.1 Biblioteche 61 6.2 Musei 61 6.3 Auditorium 66

7. Creatività 70 7.1 Design 71 7.2 Moda 73 7.3 Media 76

8. Consumi, ambiente e qualità della vita 86

9. Conclusioni 97 Allegato: curricula relatori convegno di presentazione (22-11-2012)

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GLOBAL CITY REPORT 5 NOVEMBRE 2012

1. Introduzione La progressiva urbanizzazione del pianeta e il rapido progresso scientifico e tecnologico impongono una radicale trasformazione dell’organizzazione degli spazi urbani, con una sempre maggiore attenzione verso la sostenibilità. Si afferma il concetto di città intelligente, cioè di una metropoli che investe nel capitale umano e sociale, nei processi di partecipazione, nell’istruzione, nella cultura, nelle infrastrutture per le nuove comunicazioni e in numerosi altri ambiti soft e non solo hard, alimentando uno sviluppo economico sostenibile, garantendo un’alta qualità della vita a tutti i cittadini e prevedendo una gestione responsabile delle risorse naturali e sociali, attraverso una governance partecipata. La complessa connessione tra persone e cose, l’utilizzo di sistemi di controllo in numerosi ambiti, dalla sicurezza, al traffico, alla sanità, suggeriscono soluzioni che coinvolgono tutti gli aspetti della vita quotidiana e che trasformano la città in una sorta di piattaforma, le cui sfide si giocano non solo sul piano tecnologico e digitale, ma anche e soprattutto su quello immateriale. Questo Rapporto, giunto alla quinta edizione, ha lo scopo di analizzare l’evoluzione delle principali città europee e di individuare quelle che hanno raggiunto il livello più elevato di innovazione, intesa non solo come sviluppo tecnologico e capacità di attirare talenti ma anche, e soprattutto, come capacità di generare creatività, cultura, capitale umano e relazioni economiche e sociali. Il confronto è stato realizzato attraverso l’esame di alcuni parametri quantitativi relativi a venti città, quindici capitali e cinque città di dimensioni medie e grandi che, pur non essendo capitali, giocano un ruolo importante sul piano europeo e mondiale, al fine di delinearne i punti di forza e di debolezza, i progressi compiuti e le prospettive future. Ogni tavola è accompagnata da un testo di commento e da un’analisi di tipo qualitativo. Inoltre, per ogni aspetto è stata stilata una classifica tra le città prese in considerazione sulla base delle risultanze dell’analisi e dei ranking realizzati nel corso dell’anno dai principali istituti di ricerca internazionali. Dall’analisi delle classifiche parziali, infine, è stata ricavata una classifica generale che identifica le città più virtuose in assoluto.

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GLOBAL CITY REPORT 6 NOVEMBRE 2012

2. Evoluzione delle città L’epoca moderna è caratterizzata da un processo di profonda trasformazione scientifica, tecnologica e sociale che, valorizzando il ruolo dell’intelligenza umana, della conoscenza e della creatività, stravolge i processi economici e produttivi, modifica la geografia della competizione globale, condiziona i gusti, l’atteggiamento e le relazione tra gli individui e intensifica i fenomeni di urbanizzazione. La città assume sempre di più il ruolo di motore dello sviluppo, attirando quote crescenti di popolazione e concentrando attività economiche, consumi e capitali. Attualmente più della metà della popolazione mondiale vive nei centri urbani e le prime cento città del mondo generano il 38 per cento del prodotto interno lordo globale, mentre entro il 2015 si prevede che sessanta città ospiteranno più di otto milioni di abitanti. L’Europa è il continente più urbanizzato del mondo. Tre quarti dei suoi cittadini vivono nelle aree urbane e l’85 per cento del prodotto interno lordo proviene dalle città, con prospettive di ulteriore crescita nel prossimo decennio. L’aspetto più significativo del progresso delle città, tuttavia, non è rappresentato dalla rapida espansione e dalla sempre maggiore concentrazione di capitali, infrastrutture tecnologiche e persone, ma dalla crescente attenzione degli individui nei confronti delle opportunità economiche, culturali, relazionali e sociali che le città sono in grado di offrire. Jacques Attali ha definito efficacemente la città come “un organismo vivente, patrimonio reale di sperimentazioni innovative”, sottolineando il fatto che essa non rappresenta un corpo autonomo rispetto alla società, ma ne è la proiezione della struttura economico-sociale e ne mantiene contraddizioni e disuguaglianze, ma anche opportunità, ricchezze, dinamismo economico e sociale. Se la città tradizionale rappresentava uno spazio delimitato da precisi confini e occupato da una popolazione ben definita, a partire dal XX secolo tale identificazione ha lasciato il posto ad un’entità meno precisa e più flessibile, caratterizzata da crescenti spostamenti di popolazione, attività e servizi e da schemi produttivi sempre più fluidi ed elastici, come conseguenza anche del fenomeno di globalizzazione dell’estensione della competizione al di fuori dei confini nazionali.

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GLOBAL CITY REPORT 7 NOVEMBRE 2012

Le città non hanno più un’unica matrice produttiva, ma una pluralità di vocazioni che tendono a sovrapporsi e a coesistere. Inoltre, all’interno di una stessa metropoli, le diverse aree perdono la propria connotazione distintiva e si organizzano con modelli abitativi e commerciali sempre più complessi e diversificati. In questo scenario i programmi di pianificazione finalizzati a creare zone monofunzionali sono stati sostituiti da progetti urbanistici basati sulla differenziazione dei prodotti, la sovrapposizione degli usi, il recupero, la riqualificazione e la riconversione di intere porzioni del tessuto urbano. Non sono più disponibili i flussi finanziari che hanno alimentato la rigenerazione urbana del passato e l’allocazione delle risorse seguirà criteri sempre più selettivi. Compito delle città creativa è diventare motore di sviluppo sostenibile, investendo in settori diversificati e integrando il dominio dei beni collettivi con quello dei capitali privati. Se in passato la rigenerazione urbana implicava una progressiva erosione del territorio e delle qualità ambientali, la città del futuro sarà fondata sul riciclo e su politiche urbane alimentate dall’identità e dall’innovazione culturale. Lo sviluppo della città non sarà più basato sulla spesa pubblica, ma sulla cooperazione tra pubblico e privato, su un nuovo patto sociale. In questo scenario diventa necessario riconoscere quali siano gli elementi capaci di generare valore e sviluppo, a partire dai capitali territoriali, culturali, sociali e relazionali, riattivando il rapporto tra creatività, capitale sociale e capitalismo manifatturiero. Le città sono divenute i luoghi chiave per la produzione delle innovazioni in ambito terziario e finanziario, centri delle attività di supporto alla produzione, sedi privilegiate per lo sviluppo dei comparti dell’economia basati sulla creatività e sulla cultura, sul consumo e sul divertimento. I radicali cambiamenti del ruolo e dell’assetto delle città sono guidati dalla rapida evoluzione della cultura digitale. Le metropoli si trasformano in una sorta di piattaforma, che deve facilitare la connessione tra le persone, favorire la nascita di iniziative innovative, attrarre talenti e capitali, rispettare i criteri di sostenibilità, incentivare comportamenti collaborativi. Il coinvolgimento dei cittadini in tema di scelte di politica urbana è ritenuto importante dalle città più evolute, quali quelle del nord Europa, dove si vanno affermando strategie di innovative governance, attraverso l’attuazione di piani strategici, politiche integrate di riqualificazione, contratti di quartiere, comitati

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GLOBAL CITY REPORT 8 NOVEMBRE 2012

permanenti di cittadini, che promuovono un’interazione continua tra attori pubblici e privati e stimolano la partecipazione e l’azione dei singoli individui, al fine di identificarne esigenze e richieste. Tale coinvolgimento risulta determinante per perseguire l’obiettivo più importante del nuovo modello di città, cioè coniugare crescita economica e competitività con i fondamentali principi di equità, coesione, giustizia sociale e welfare. 3. Definizione di città intelligente La prima formulazione del concetto di “città intelligente” risale a all’inizio degli anni duemila ed è attribuibile allo studioso americano William Mitchell che trattò il tema della riformulazione della città e dell'urbanistica in generale. Mitchell coniò il termine e-topia per indicare la città ideale, cioè un luogo in grado di rendere la vita più semplice ed attraente, seguendo cinque principi:

x dematerializzazione, secondo cui lo sviluppo digitale delle città conduce alla virtualizzazione di molti spazi.

x Demobilizzazione, secondo cui la rete consente di ripensare l'utilizzo degli

spazi e modificare le esigenze di spostamento, attraverso la creazione di aree multifunzionali nelle case, nei luoghi di lavoro e di vita sociale, che possono trasformare la mobilità in una scelta per visitare gli spazi fisici esterni.

x Personalizzazione di massa, in modo che la cultura digitale non sia un

elemento di omogeneizzazione dei comportamenti ma, al contrario, faciliti lo sviluppo della creatività individuale.

x Funzionamento “intelligente” degli spazi urbani, con edifici interconnessi

tra loro, in modo da costituire una sorta di sistema nervoso urbano con sensori e componenti elettronici di vario tipo e funzionalità, in modo che le esigenze specifiche degli abitanti possano essere soddisfatte in modo automatico grazie all'interazione tra persone e oggetti.

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GLOBAL CITY REPORT 9 NOVEMBRE 2012

x Processo di trasformazione graduale, tale da consentire che la realizzazione della e-topia possa avere effetti positivi sulla qualità della vita dei cittadini.

Nell’arco di un decennio il termine “città intelligente” ha assunto differenti connotazioni: dalla città digitale degli anni duemila, con enfasi sulle infrastrutture tecnologiche, a città socialmente inclusiva della metà del decennio scorso, basata sul capitale sociale e umano, fino all’attuale concetto di città, dove l’intelligenza ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita, che combina entrambi gli aspetti, con una forte connotazione orientata all’inclusione e alla innovazione sociale. La costruzione di una città intelligente è un problema molto complesso, perché richiede la realizzazione di un profondo processo di innovazione delle infrastrutture materiali e immateriali, dello stile di vita delle persone, della trasformazione degli spazi urbani, dell’economia e del modo di governare. La città intelligente, dunque, è uno spazio urbano, diretto da una politica efficace, in grado di governare il territorio, di gestire al meglio le risorse naturali, di comunicare con i cittadini attraverso i loro diversi linguaggi, di accoglierli attraverso una rete capillare di servizi, di operare in modo trasparente e sostenibile, attraverso una governance partecipativa e una strategia coerente con l’uso delle tecnologie più avanzate. Negli ultimi anni sono stati portati avanti innumerevoli discussioni, dibattiti, tavole rotonde sulle caratteristiche che delineano il livello di intelligenza di una città. Sono stati presi in considerazione elementi diversi a seconda del Paese, del periodo, dell’ideologia di studiosi e politici. Tuttavia, gli studi più accreditati, condivisi dalla larga maggioranza dei governi nazionali, sostengono che i parametri da considerare per valutare il livello di intelligenza ed innovazione di una città siano sei: economia, mobilità, capitale umano, welfare, ambiente, governance. Nel nuovo scenario di sviluppo urbano, dunque si delinea una nuova generazione di città, la cui intelligenza si misura nella valutazione dei requisiti di efficienza, sviluppo ed innovazione in cinque macro-aree:

x connessioni, intese non solo da punto di vista tecnologico, ma anche economico e infrastrutturale. La valutazione delle connessioni comprende fattori quali livello di innovazione, imprenditorialità, flessibilità del mercato del lavoro, capacità di trasformare idee in progetti concreti, ma

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GLOBAL CITY REPORT 10 NOVEMBRE 2012

anche accessibilità dall'esterno, apertura internazionale, sviluppo del comparto Ict, livello di innovazione e sostenibilità della rete di trasporti.

x Capitale umano, con implicazioni relative al grado di istruzione della

popolazione, all'apertura mentale, alla coesione sociale, alla creatività, alla qualità abitativa, alla partecipazione alla vita pubblica, dal momento che le politiche di sviluppo di una città devono essere indirizzate dalle domande della comunità e dai bisogni espressi dai diversi soggetti che vivono la città.

x Cultura, che comprende il grado di istruzione, oltre alle caratteristiche

dell’offerta formativa e delle infrastrutture culturali.

x Creatività, intesa come capacità da parte delle autorità e dei cittadini di sfruttare le competenze tecnologiche, imprenditoriali e sociali, puntando all’eccellenza in specifiche aree di attività.

x Consumi, ambiente e qualità della vita, intesa come capacità di perseguire

uno sviluppo sostenibile attraverso l’ottimizzazione dell’uso delle risorse ambientali, una efficiente politica in tema di risparmio energetico, raccolta dei rifiuti, razionalizzazione dell’edilizia, protezione e gestione del verde urbano, recupero delle aree dismesse.

L’evoluzione da città tradizionale a città intelligente sembra garantire enormi ritorni non solo sul piano della competitività internazionale, della coesione sociale, della creatività, della vivibilità, ma anche sul piano economico. Infatti, si calcola che il processo di trasformazione di una metropoli richieda un investimento medio pari al tre per cento del prodotto interno lordo fino al 2030, ma che l’introduzione di tecnologie innovative consentirebbe vantaggi in termini di efficienza, tempo e produttività, traducibili in una crescita aggiuntiva variabile dall’otto al dieci per cento del prodotto interno lordo nazionale.

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GLOBAL CITY REPORT 11 NOVEMBRE 2012

4. Connessioni 4.1 Tecnologia Nell’era digitale uno dei parametri più significativi di confronto tra le città europee è il livello di sviluppo della tecnologia informatica. Il tasso di penetrazione di Internet e delle nuove tecnologie è ormai estremamente elevato in tutte le nazioni evolute, mentre la situazione è ancora differenziata con riferimento alla diffusione della banda larga e della fibra ottica. Si tratta di un settore che attira investimenti ingenti non solo a livello nazionale ma anche comunitario. La commissione Banda larga per lo sviluppo digitale delle Nazioni Unite ha raccomandato che ogni Paese appronti entro il 2015 un piano nazionale per la banda larga, affermando che l'accesso veloce a Internet rappresenta un diritto dei cittadini e contribuisce alla crescita economica nazionale ed alla creazione di nuovi posti di lavoro. Inoltre, la Commissione Europea ha proposto un investimento di 9,2 miliardi di euro destinati all’estensione e al potenziamento delle reti digitali ad alta velocità nell’ambito dell’Unione europea nel periodo 2014-2020, dei quali sette saranno destinati alla realizzazione di infrastrutture. Nei sedici Paesi presi in considerazione, la banda larga ha un tasso di penetrazione pari al 30,4 per cento con riferimento alla rete fissa e al 47,7 per cento per la rete mobile, con differenze considerevoli tra i diversi Paesi. Per la rete fissa si passa dal 21 per cento del Portogallo al 39,2 per cento della Svizzera, mentre la rete mobile può contare su una maggiore diffusione, variabile dal 19,4 per cento del Belgio al 91,5 per cento della Svezia. Nel complesso i Paesi del nord Europa presentano uno sviluppo superiore alla media, fatta eccezione per la Norvegia, che si trova al penultimo posto della classifica relativa alla rete mobile. L’Italia registra tassi di penetrazione del 22,8 per cento per la rete fissa e del 31,3 per cento per quella mobile, rivelando un notevole divario rispetto non solo ai Paesi del nord, ma anche alla media europea. Tale ritardo è valutato tra uno e 1,5 punti di prodotto interno lordo, sebbene emergano differenziazioni considerevoli sia a livello regionale che municipale. Se si prendono in considerazione solo le grandi città, il nostro Paese risulta allineato con le nazioni più avanzate.

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GLOBAL CITY REPORT 12 NOVEMBRE 2012

Tavola 1 Classifica in base al tasso di penetrazione della banda larga su rete fissa

Fonte: elaborazione Global city report

0

5

10

15

20

25

30

35

40 39.2 38.7 38.2 36.5 36.1

33.0 32.7 32.5 31.830.4

29.5

26.5

23.5 22.8 22.1 21.6 21.0

Tavola 2 Classifica in base al tasso di penetrazione della banda larga su rete mobile

Fonte: elaborazione Global city report

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

100 91.5 87.1

80.2

62.3 59.4

49.247.7

44.0 43.340.9

36.1 34.831.8 31.3

27.4 24.4

19.4

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GLOBAL CITY REPORT 13 NOVEMBRE 2012

Strettamente collegata alla banda larga è la diffusione della fibra ottica che, a livello europeo, ha registrato un’impennata del 41 per cento nel 2011 e del sedici per cento nel primo semestre 2012, con quasi sei milioni di abbonati e 32 milioni di abitazioni raggiunte. L’Unione europea si è posta l’obiettivo di garantire a tutti i suoi cittadini un collegamento a cento Mbps entro il 2020, mentre gli Stati Uniti ed i Paesi asiatici più avanzati sono già proiettati verso velocità nettamente superiori. La classifica, anche in questo caso, è dominata dai Paesi del nord Europa. Il primato spetta alla Lituania, con un tasso di penetrazione del trenta per cento, seguita dalla Norvegia, con il diciotto per cento e dalla Svezia, con il 14,5 per cento, a fronte di una media dei sedici Paesi considerati intorno al 4,6 per cento. In particolare, la Svezia è considerato uno dei Paesi leader al mondo nel settore tecnologico e Stoccolma ha il primato delle prestazioni del paese ed è tra le prime città al mondo come velocità di connessione. La Spagna mostra ancora un forte ritardo rispetto alle nazioni più avanzate, ma negli ultimi diciotto mesi ha registrato la crescita più alta in Europa, pari al 184 per cento nel 2011 e al 44 per cento nel primo semestre 2012. L’unico Paese ancora lontano dal resto dell’Europa è la Grecia, dove la scarsa diffusione delle nuove tecnologie rappresenta uno dei numerosi ostacoli allo sviluppo economico nazionale e all’acquisizione di una maggiore competitività internazionale Nonostante i rapidi progressi degli ultimi anni, l’Italia si colloca ancora al di sotto della media europea, con il 2,1 per cento, in quanto l’innovazione è trainata da alcune eccellenze, in particolare concentrate nelle principali aree metropolitane, mentre registra un ritmo lento e discontinuo in altre zone. Tra le eccellenze spicca Milano, che già alla fine degli anni novanta, grazie a una joint venture tra l’Azienda elettrica municipale ed alcune imprese private, cominciò a dotarsi di una rete all’avanguardia. Oggi la società Metroweb possiede la più grande rete di fibre ottiche d’Europa, rappresentata da 375mila chilometri di fibra, che assicurano la copertura a circa 40mila edifici, a cui si aggiungono i quasi ottomila immobili serviti da Telecom, che dovrebbero raddoppiare entro pochi mesi. Secondo le analisi più recenti, la fibra ottica di Milano ha un valore complessivo di circa seicento milioni di euro.

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GLOBAL CITY REPORT 14 NOVEMBRE 2012

Tavola 3Classifica in base al tasso di penetrazione della fibra ottica

Fonte: elaborazione Global city report

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18 18.0

14.5

7.4 6.86.2

4.7 4.6 3.8

2.7 2.4 2.11.4 1.3 0.9 0.8 0.6 0.3

L’evoluzione dell’accesso rapido a Internet è rappresentato dalle reti wireless, che sono nate negli Stati Uniti nel 2002, per poi diffondersi in tutto il mondo non solo per usi privati o societari, ma anche con finalità legate ai temi della sicurezza, del turismo e dei servizi di pubblica utilità. Per quanto riguarda le connessioni wifi a pagamento i Paesi scandinavi dominano la classifica, visto che il numero di sottoscrizioni senza fili ogni cento abitanti è di 98 in Svezia e 87 in Finlandia, contro una media europea di 58. Il dato nazionale finlandese è influenzato dalla dotazione di Helsinki, considerata la settima città più tecnologica nel mondo, con una copertura wifi pressoché totale. A differenza degli altri elementi presi in considerazione, la diffusione del wifi è elevata in Spagna, che registra 68 sottoscrizioni ogni cento abitanti e dove negli ultimi anni sono nate iniziative innovative. Il Regno Unito presenta una percentuale lievemente al di sotto della media europea, ma la capitale è tra le metropoli più all’avanguardia nel mondo, anche grazie ai lavori infrastrutturali realizzati in occasione delle recenti Olimpiadi. L’Italia registra un tasso di penetrazione del 33 per cento, all’ultimo posto tra i sedici Paesi considerati, evidenziando anche in questo caso forti squilibri regionali e locali.

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GLOBAL CITY REPORT 15 NOVEMBRE 2012

In molte città si stanno diffondendo reti municipali, promosse dalle amministrazioni locali e finalizzate a fornire ai cittadini un libero accesso alla rete, attraverso la presenza di copertura wifi in aree limitate (hot-spot) o in interi ambiti urbani (hot-zone). Londra guida la classifica per quanto riguarda il numero di punti di accesso wifi gratuiti, presenti in un vasto numero di luoghi pubblici, ma anche nella larga maggioranza dei fast food, delle caffetterie, e nei centri commerciali. Al secondo posto si colloca Roma, che offre 925 hot-spot per il wifi gratuito e l’associazione “Roma Wireless” consente a chiunque un accesso libero alla rete per un’ora al giorno. Inoltre gli enti locali hanno provveduto ad installare centinaia di punti d’accesso nei luoghi pubblici di tutta la città. Tra le città virtuose trova posto anche Madrid, dove il wifi gratuito è presente in tutte le piazze, in 28 biblioteche, sugli autobus pubblici. Inoltre, esiste un servizio, chiamato “Wifimas”, che permette di navigare gratuitamente per trenta minuti al giorno sui numerosi terminali sparsi per la città. A partire dal 2011 anche Barcellona è dotata di una delle più estese reti di Internet wifi non solo in Spagna, ma anche in Europa. Parigi ha messo a punto il servizio “Paris Wi-fi”, che permette di connettersi gratuitamente in tutti i giardini, le piazze e nei fast food. Inoltre la città offre quattrocento punti di connessione all’interno di musei e biblioteche. Milano è ancora lontana dalla copertura totale, ma la rete del comune, denominata WiMi, permette di navigare liberamente per un’ora al giorno nella zona compresa tra Cairoli a San Babila e a tempo illimitato nei siti istituzionali. Attualmente se ne contano 245, ma dovrebbero salire a quattrocento entro la prossima estate, interamente realizzati con cablaggio a fibra ottica. Ogni utente ha a disposizione trecento mb al giorno, superati i quali può continuare a navigare con una velocità di connessione ridotta in modo progressivo. Lo sviluppo della rete wifi ha implicazioni importanti su numerosi settori, compreso quello dei trasporti. Ad esempio, a Milano è stato recentemente presentato un progetto che dovrebbe rivoluzionare la gestione della rete di taxi della città. Il progetto, che dovrebbe entrare in funzione entro l’inizio dell’Expo, utilizzerà la rete wifi del comune e sarà costituito da un database centrale che sarà in grado di localizzare in tempo reale la flotta di auto e comunicare con lo smarthphone del cliente che ha effettuato la chiamata.

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GLOBAL CITY REPORT 16 NOVEMBRE 2012

La crescente efficienza e velocità di connessione a Internet favorisce lo sviluppo di nuovi servizi e rapporti economici in rete, quali l’e-commerce. Il valore del mercato europeo è cresciuto di oltre il diciotto per cento nel 2011 ed ha superato quello statunitense. Si calcolano 260 miliardi di dollari in Europa contro 194 miliardi negli Stati Uniti. Per il momento si tratta di un comparto dominato da un ristretto numero di operatori, anche se la concorrenza è destinata ad aumentare notevolmente nei prossimi anni. Il gruppo leader è l’americano Amazon, che nel 2011 ha registrato un aumento esponenziale della propria attività in Europa, dove ha realizzato vendite per un valore di 16,7 miliardi di dollari, distanziando notevolmente il secondo gruppo, il tedesco Otto, che ha totalizzato 6,2 miliardi. Il primo gruppo italiano è Media Shopping, che si situa al ventiduesimo posto in Europa e nel 2011 ha effettuato vendite per un valore di 957 milioni di dollari.

Tavola 4 Dotazione di punti di accesso wifi gratuiti in Europa(numero hot spot, giugno 2012)

Fonte: elaborazione Global city report

1.150

925 917

910

904

852

824

696

527

511

468

467295

260 250

185 170

122

106

104

0 200 400 600 800 1000 1200

Londra

Roma

Copenhagen

Stoccolma Vienna

Madrid Oslo

Amsterdam

Zurigo

Media

Dublino Francoforte

Helsinki Parigi

Milano

Berlino

Barcellona Lione

Bruxelles Lisbona

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GLOBAL CITY REPORT 17 NOVEMBRE 2012

In Europa si contano cinquecento milioni di consumatori, pari al 56 per cento della popolazione totale, mentre l’Italia è più indietro sia per aziende che per acquirenti, anche a causa dello scarso sviluppo della banda larga. Nel 2011 solo il 26,3 per cento degli italiani ha effettuato almeno un acquisto on line, contro il 40,4 per cento del resto dell’Europa. Fanno eccezione i giovani, molto attivi soprattutto nell’acquisto di musica, e-book e videogiochi. Il governo italiano intende recuperare il gap rispetto agli altri Paesi, attraverso una politica fiscale finalizzata ad incentivare lo sviluppo del settore tra le piccole e medie imprese. La quota di aziende che vendono on line, sia come attività primaria che secondaria, è fortemente differenziata. Al vertice della classifica si situano i Paesi del nord Europa, dove le aziende nazionali che svolgono questo tipo di attività superano il trenta per cento in Norvegia e Finlandia e il 25 per cento in Svezia, contro una media europea del 14,7 per cento. Al di sotto della media si collocano Germania e Regno Unito, con percentuali vicine al dieci per cento, mentre in Italia si calcola una quota pari al cinque per cento, superiore solo a quella di Portogallo, Grecia e Spagna. I dati relativi al fatturato delle aziende che praticano e-commerce sono coerenti con i Paesi, con una media del 14,4 per cento sul fatturato totale delle aziende nazionali, anche se le differenze sono meno evidenti. In alcuni Paesi, come Belgio, Francia, Germania, Svizzera, Portogallo e Spagna, la percentuale di fatturato proveniente dall’e-commerce è decisamente superiore a quella delle società operative, in quanto si tratta di strutture con dimensioni e diffusione piuttosto elevate. In Italia, al contrario le due percentuali sono molto vicine, rivelando che le società di e-commerce hanno un giro d’affari in linea con le aziende commerciali tradizionali. L’Italia è arretrata anche per quanto riguarda l’uso degli altri servizi digitali. Non si tratta di un ritardo infrastrutturale, dal momento che il numero e la qualità dei servizi offerti è in linea con i Paesi più avanzati, ma di atteggiamento culturale. Nel 2011, infatti, meno del quindici per cento delle famiglie italiane ha usato servizi di e-banking rispetto al quaranta per cento di quelle tedesche, francesi e britanniche. Solo il sette per cento dei cittadini cerca lavoro sul Web, almeno dieci punti percentuali in meno rispetto agli altri Paesi, mentre solo il 10,7 per cento ha usufruito dei servizi on line messi a disposizione dalla pubblica amministrazione, nonostante l’offerta sia tra le migliori in Europa.

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GLOBAL CITY REPORT 18 NOVEMBRE 2012

Un ritardo strutturale particolarmente grave è riscontrabile nel sistema scolastico, con riferimento alla dotazione di computer nelle scuole, alla velocità di connessione, ma anche all’utilizzo dell’informatica nella didattica. Per colmare questo gap il ministero dell’Istruzione ha recentemente stanziato 24 milioni di euro per l’acquisto di computer da destinare alle scuole. In particolare, entro la fine dell’anno si prevede di dotare di un computer quasi 35mila classi di scuole medie inferiori e 63mila superiori, con particolare attenzione alle regioni dell’Italia meridionale. Oltre a garantire un miglioramento nella didattica, il piano di digitalizzazione delle scuole garantirà un risparmio di circa trenta milioni di euro grazie alla riduzione dei documenti cartacei. Si calcola un risparmio variabile da due a sei euro per studente a seconda del grado di scuola. Milano si conferma come una delle città più dinamiche ed aperte ai cambiamenti, visto che dall’inizio di questo anno scolastico 29 scuole hanno sostituito i classici libri di testo con nuovi strumenti informatici, quali tablet, e-reader, notebook e lavagne interattive multimediali. Il finanziamento per l’operazione proviene dalla quota destinata alla Lombardia stanziata dal Ministero dell’istruzione, a cui si aggiungono fondi regionali. Per ogni classe coinvolta le scuole hanno ricevuto una dote tecnologica intorno a ottomila euro, mentre per ogni studente iscritto sono previsti 250 euro da spendere per tavolette o pc portatili, che verranno concessi in uso agli alunni, con un contributo delle famiglie non superiore al trenta per cento. Tavola 5Aziende che vendono on line(% aziende sul totale nazionale)

Fonte: elaborazione Global city report

0

5

10

15

20

25

30

35

4036.0

30.8

25.4

22.1 21.219.4

18.3

14.7

11.09.5 8.7 8.4

6.95.0 4.7

3.8 3.2

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GLOBAL CITY REPORT 19 NOVEMBRE 2012

Tavola 6Fatturato dell'e-commerce (% sul fatturato totale delle aziende nazionali)

Fonte: elaborazione Global city report

0

5

10

15

20

25

20.5

19.0 18.918.2

17.3 17.0 16.815.4 14.8

14.4 14.2 14.0

12.611.8

10.5

5.2 4.7

Tavola 7Livello di informatizzazione nelle scuole in alcuni Paesi europei(valori percentuali, media nazionale, 2011)

Copertura banda larga

Disponibilità di una LAN

Indirizzo e-mail a disposizione degli

studentiPresenza di un

Pc in classe

Danimarca 95 96 85 99

Olanda 92 95 82 95

Svezia 89 97 83 89

Spagna 80 60 28 50

Regno Unito 91 95 71 97

Germania 90 58 37 80

Francia 85 58 42 77

Italia 69 34 11 32

Media Ue27 72 54 23 68

Fonte: Worldbank

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GLOBAL CITY REPORT 20 NOVEMBRE 2012

4.2 Settore Ict Negli ultimi anni il settore Ict ha acquisito crescente importanza, con un impatto significativo sulla crescita economica nazionale e globale. Il suo sviluppo è una delle condizioni necessarie per affrontare le sfide della globalizzazione incentivando l'innovazione, la creatività e la competitività del sistema economico, scientifico e tecnologico, rendendo il settore pubblico più efficiente, modernizzando una vasta gamma di altri settori, migliorando la qualità della vita dei cittadini europei, le cui esigenze sono in continua evoluzione. Il settore assume una crescente rilevanza strategica anche all’interno delle aziende, inducendole a rivedere i propri processi, stimolando la crescita della produttività, soprattutto nel comparto dei servizi, e attirando un volume sempre maggiore di investimenti. Basti pensare che negli ultimi cinque annui gli investimenti effettuati dalle imprese di servizi innovativi e tecnologici in Italia sono aumentati da sedici a ventiquattro miliardi di euro l’anno, che rappresentano circa il due per cento del prodotto interno lordo ed hanno portato alla creazione di 500mila nuovi posti di lavoro di alto profilo. Alla fine del 2011 il valore del mercato Ict europeo superava mille miliardi di euro, che rappresentano circa il 6,8 per cento del prodotto interno lordo complessivo, con oltre otto milioni di addetti, pari al 5,5 per cento della forza lavoro totale. Il rapido sviluppo registrato dall’Europa nell’ultimo decennio l’ha avvicinata agli Stati Uniti, dove il mercato Ict ha un valore di 1.157 miliardi di euro, pari al dieci per cento del prodotto interno lordo complessivo. Tuttavia tra i due continenti esiste ancora un divario considerevole, in quanto gli Stati Uniti hanno registrato un tasso di crescita più consistente e regolare e sono superiori sul piano qualitativo, poiché l’Europa presenta una carenza di forza lavoro specializzata. Entro il 2015 il novanta per cento dei posti di lavoro richiederà competenze informatiche, con la conseguente necessità di circa 700mila professionisti Ict.

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GLOBAL CITY REPORT 21 NOVEMBRE 2012

A livello europeo, il mercato Ict di maggiori dimensioni è quello tedesco, che concentra oltre il 13,6 per cento del totale, seguito da quelli britannico (13,1 per cento) e francese (11 per cento). L’Italia si situa al quinto posto, con il 6.9 per cento, in lieve ritardo rispetto alla Spagna. L’analisi del peso del settore Ict sul Pil nazionale, tuttavia, mostra una realtà italiana più arretrata rispetto alla maggior parte delle altre nazioni europee. Infatti, il nostro Paese registra un’incidenza del 5,1 per cento, superiore solo a Portogallo e Grecia e lontana dalle punte superiori all’otto per cento di Regno Unito, Norvegia e Svezia e da una media europea del 6,8 per cento. Anche il tasso di sviluppo del comparto nell’ultimo decennio vede l’Italia al terzultimo posto, con una percentuale del 21,5 per cento contro una media continentale del 33,7 per cento e una crescita superiore al 35 per cento in nove dei Paesi analizzati.

Tavola 8 Peso del mercato Ict in Europa e negli Stati Uniti(% sul Pil totale)

Fonte: elaborazione Global city report

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

2007 2008 2009 2010 2011

Eu

Usa

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GLOBAL CITY REPORT 22 NOVEMBRE 2012

Tavola 9 Suddivisione del mercato Ict in Europa per area geografica(% sul valore di mercato europeo, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

Francia11,0%

Germania13,6%

Altri 32,4%

Paesi scandinavi 5,1% Olanda

3,9% Italia6,9%

Svizzera1,9%

Spagna7,0%

Austria 1,8%

Danimarca1,1%

Regno Unito13,1%

Belgio2,2%

Tavola 10 Classifica dei Paesi per importanza del settore Ict(% del Pil nazionale)

Fonte: elaborazione Global city report

8,28,1

8,0 7,8

7,6 7,5

7,4

7,3

6,9 6,86,8

6,8 6,1

6,1

5,1

5,0

4,6

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Svezia

Norvegia Regno Unito

Svizzera Olanda

Danimarca

Belgio

Austria Irlanda

Spagna Francia

Media

Germania Finlandia

Italia Portogallo

Grecia

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GLOBAL CITY REPORT 23 NOVEMBRE 2012

La spesa pro-capite per il settore Ict nei sedici Paesi si aggira intorno a 1.700 euro, variabile da 760 euro della Grecia a 2.550 euro della Svizzera. In Italia si calcolano circa 1.200 euro. In linea con la media europea, invece, è la percentuale di occupati nel settore Ict italiano sulla forza lavoro totale, pari al 5,7 per cento rispetto ad una media continentale del 5,9 per cento. La quota più elevata spetta alla Finlandia, con il 9,6 per cento, mentre quella più bassa, pari al 3,5 per cento è riscontrabile in Portogallo. Emerge un generalizzato equilibrio tra importanza del settore Ict e numero di addetti, fatta eccezione per la Svizzera, che vede solo il quattro per cento della forza lavoro nazionale occupata nel comparto Ict a fronte di un’incidenza sul Pil quasi doppia. Il dato è giustificato da un elevato grado di efficienza e produttività dell’organizzazione del lavoro svizzera. Il mercato britannico, oltre ad essere uno dei più ampi ed importanti d’Europa, emerge anche dal punto di vista qualitativo. Infatti, presenta un elevato livello di specializzazione, grazie alla percentuale di laureati più alta in ambito continentale ed una normativa particolarmente articolata e flessibile. L’Italia, al contrario, è caratterizzata da dimensioni modeste della maggior parte delle imprese e da un basso livello di istruzione, formazione e competenza tecnica degli imprenditori rispetto alla media europea. Anche la componente femminile della forza lavoro è modesta, rappresentando circa il sei per cento, contro una media europea del sedici per cento. A causa di tali ritardi, l’offerta Ict italiana è limitata e poco vivace in termini di innovazione, sia di processo che di prodotto, con un esiguo numero di brevetti ed un saldo negativo con l’estero per i servizi tecnologici ed informatici. Tuttavia, alcune città italiane si staccano dalla mediocrità nazionale e presentano un profilo competitivo in linea con le metropoli europee più evolute. Ad esempio, Milano è al settimo posto in Europa per quanto riguarda il numero di brevetti, pari a 15.514 nel 2011, che rappresentano il 22,5 per cento del totale nazionale e sono rappresentati per l’ottanta per cento da marchi, il 15,6 per cento da invenzioni e per il restante 4,4 per cento da modelli. Per quanto riguarda i brevetti tecnologici il capoluogo lombardo si colloca al dodicesimo posto dopo città come Berlino, Parigi, Londra e Monaco, ma prima di Stoccolma e Copenhagen. Roma, invece, occupa la ventiduesima posizione.

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GLOBAL CITY REPORT 24 NOVEMBRE 2012

Sebbene esistano consistenti differenze tra i vari Paesi, lo scenario Ict europeo è rappresentato perlopiù da imprese medio-piccole specializzate in prodotti e servizi diffusi prevalentemente sul mercato domestico. Tale modello strutturale differisce sensibilmente dalle imprese americane e giapponesi, generalmente multinazionali di dimensioni medio-grandi, che investono ingenti capitali in ricerca e sviluppo. In Europa solo il 25 per cento degli investimenti nella ricerca è destinato all’Ict, dieci punti percentuali in meno rispetto agli Stati Uniti, mentre la spesa pro-capite relativa alla ricerca nel comparto Ict è di ottanta euro all’anno in Europa, contro 350 euro negli Stati Uniti. In generale, tra le imprese europee sono quelle più giovani, e spesso di piccole dimensioni, a registrare il livello più elevato di innovazione. Le imprese italiane corrispondono pienamente al modello europeo, presentando dimensioni ridotte, specializzazione sui mercati locali e, spesso, di nicchia, bassi investimenti in ricerca e sviluppo. Nel nostro Paese circa la metà degli occupati opera in imprese con meno di dieci dipendenti e il numero medio degli addetti per azienda è pari a quattro. Le dimensioni molto ridotte delle aziende italiane spiegano l’elevato numero di società operative. Alla fine del 2011 se ne contavano 85.600, il triplo della media europea. Anche sotto questo profilo il primato spetta al Regno Unito, che ospita circa 97mila imprese, alle quali se ne dovrebbero aggiungere altre 2.500 entro la fine del 2013, per un totale di oltre 78mila nuovi posti di lavoro diretti, che si andranno ad aggiungere ai seicentomila già esistenti. Il volume commerciale più elevato di prodotti Ict spetta alla Germania, anche se in tutti i Paesi europei, fatta eccezione per Irlanda e Finlandia, il volume di importazioni è maggiore rispetto a quello delle esportazioni. In Italia la differenza è particolarmente evidente, in quanto le esportazioni rappresentano meno di in terzo delle importazioni, contro una media europea di due terzi. Sono in una situazione simile all’Italia solo Norvegia e Svizzera, mentre la Grecia è un Paese quasi esclusivamente importatore, dal momento che il valore delle esportazioni è marginale. La quota maggiore delle esportazioni è diretta verso gli altri Paesi europei, mentre le percentuali più consistenti di prodotti sono importate dagli Stati Uniti, dai principali Paesi asiatici e dal Messico.

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GLOBAL CITY REPORT 25 NOVEMBRE 2012

Tavola 11Classifica dei Paesi per numero di società Ict operative

Fonte: elaborazione Global city report

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

100000

Tavola 12Classifica dei Paesi per volume del commercio di prodotti Ict(milioni di euro, 2011)

Fonte: elaborazione Scenari Immobiliari

0

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

Germ

ania

Olan

daRe

gno

Unito

Fran

ciaSp

agna

Italia

Svez

iaBe

lgio

Med

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anda

Austr

iaFi

nlan

dia

Svizz

era

Dani

mar

caNo

rveg

iaPo

rtoga

lloGr

ecia

Esportazioni Importazioni

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GLOBAL CITY REPORT 26 NOVEMBRE 2012

4.3 Mobilità e trasporti La maggior parte delle aree urbane europee sta affrontando una serie di problematiche comuni, legate non solo alla propria espansione fisica e demografica, ma anche all'ambiente e alla società. La congestione del traffico, l'inquinamento acustico e dell'aria, il fenomeno della sovracrescita urbana, così come l'esclusione sociale e la sicurezza stradale, sono sfide che si pongono sul cammino di uno sviluppo urbano più sostenibile. La mobilità urbana è una delle problematiche più complesse che le città devono affrontare ed uno dei comparti sui quali vengono effettuati ingenti investimenti nella maggior parte delle nazioni. La possibilità di spostarsi agevolmente all’interno delle aree urbane, in modo rapido e con un basso impatto ambientale, è considerato un fattore determinante per la qualità della vita in tutte le moderne aree metropolitane. La domanda di mobilità ha riflessi su esigenze sociali più ampie, che riguardano l’accesso ai servizi pubblici urbani, la qualità dell’ambiente, l’efficienza e la competitività delle aree urbane, la qualità della vita dei cittadini, dei lavoratori, delle fasce più deboli, degli immigrati. Le ripercussioni sullo spazio metropolitano sono molteplici e vanno dai problemi di congestione delle aree urbane, alla crescente domanda di infrastrutture che si scontra con l’esigenza di un’adeguata politica di contenimento della crescita, di limitazione del consumo del suolo e di salvaguardia dell’ambiente. Numerosi sono i lavori in corso in molte metropoli, dal momento che gli attuali sistemi di mobilità urbana sono inadeguati a soddisfare una domanda in costante evoluzione. Negli ultimi dieci anni la mobilità di persone e cose è aumentata del 25 per cento, comportando costi aggiuntivi pari a circa l’uno per cento del prodotto interno lordo dell’Unione europea. Si calcola che il 64 per cento di tutti i chilometri mediamente percorsi in un anno siano realizzati in ambito urbano ed il tempo medio trascorso da un abitante nel traffico sia di 35 ore all’anno. Questi valori sono destinati a triplicare nei prossimi trent’anni. I trasporti, inoltre, sono responsabili del 30,7 per cento dei consumi finali di energia a livello europeo, mentre in Italia la percentuale sale al 33 per cento a causa soprattutto di un’elevata densità di automobili in rapporto alla popolazione. Il nostro Paese è invece quasi in linea con il resto dell’Europa per quanto riguarda l’emissione di anidride carbonica, sulla quale i trasporti incidono per il 26,4 per cento in Europa e per il 27 per cento in Italia.

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GLOBAL CITY REPORT 27 NOVEMBRE 2012

A livello mondiale, si stima che nel 2050 la mobilità urbana costerà 830 miliardi di euro all’anno ed utilizzerà il 17,3 per cento delle biocapacità del pianeta, valori superiori rispettivamente di quattro e cinque volte a quelli di vent’anni fa. Recentemente negli Stati Uniti è stato realizzato uno studio finalizzato a valutare la performance di mobilità di 66 città a livello mondiale. Dall’incrocio dell’analisi di undici criteri, che vanno dal numero di automobili pro-capite, alla velocità media di spostamento, all’emissione di anidride carbonica dei diversi mezzi di trasporto, alla presenza di strade pedonali e piste ciclabili, al livello di soddisfazione dei cittadini nei confronti della rete di trasporti urbani, è stato attribuito un punteggio variabile da zero a cento. A livello mondiale ne è derivato un punteggio medio di 64,4 punti, che indica che le città campione registrano soltanto i due terzi delle performance che potrebbero raggiungere con una politica più efficiente. Solo il quindici per cento del campione ha totalizzato un punteggio superiore a 75 punti. Tra le città europee prese in considerazione il punteggio più elevato, pari 81,2, è di Amsterdam, seguita da Londra, con 78,5 punti, mentre le città giudicate più negativamente sono Roma, con 57,9 punti ed Atene, con 53,3, rispetto ad una media di 71 punti. Milano presenta una situazione migliore rispetto a Roma, ma decisamente al di sotto della media europea. L’indice di performance più elevato spetta alle metropoli che registrano una bassa percentuale di spostamenti giornalieri effettuati con l’automobile. Ad Amsterdam solo il 27 per cento degli spostamenti viene effettuato con l’auto privata, e quasi la metà è effettuata a piedi o in bicicletta. Percentuali analoghe caratterizzano i Paesi del nord Europa, contro una media europea intorno al quaranta per cento. A Roma, al contrario, il 61 per cento degli spostamenti viene effettuato con l’auto, inferiore solo ad Atene e seguita da Milano, che registra una percentuale intorno al 55 per cento. Milano è una città storicamente monocentrica, dove gran parte delle attività lavorative è concentrata nel centro storico. Circa 840mila persone non residenti entrano ogni giorno in città, per il sessanta per cento con un mezzo privato. Le città di successo, come Amsterdam e Londra, hanno trovato un equilibrio tra differenti forme di trasporto per disincentivare le persone dall’utilizzo del trasporto motorizzato individuale, attraverso il potenziamento del trasporto

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GLOBAL CITY REPORT 28 NOVEMBRE 2012

pubblico, l’implementazione di sistemi avanzati di gestione del traffico, l’aumento della tassazione dei veicoli privati e l’adozione di pedaggi stradali. Tavola 13Classifica delle città in base alla performance di mobilità(punteggio da 1 a 100 in base alla valutazione di 11 criteri)

Fonte: California Department of Transportation

81,278,5 77,6 7 7,2 76,3 76,3 74 ,6 7 4,5 72 ,3 71 ,8 71, 0 69 ,9 67,3

65,862,0

57,953,3

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

Amsterda

mLon

dra

Stocco

lma

Copenh

agen

Parigi

Vienna

Zurigo

Berlino

Barcell

ona

Madrid

Media

Franco

forte

Bruxell

es

Milano

Lisbon

aRom

aAten

e

Gli spostamenti con i mezzi pubblici rappresentano una quota intorno al 39,4 per cento, variabile dal 24 per cento di Roma al 54 per cento di Oslo. Il problema del traffico urbano incide pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini romani, causato soprattutto dalla scarsa estensione della metropolitana, che ha solo due linee, la metà dell’estensione della media europea e meno di un quarto della dotazione media per abitante. La carenza che Roma presenta rispetto alle altre capitali europee non riguarda soltanto l’estensione della rete, ma anche l’incapacità del sistema di far fronte alla notevole dimensione dell’utenza, con frequenti fenomeni di attese e sovraffollamento e ricorso generalizzato ai mezzi privati.

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GLOBAL CITY REPORT 29 NOVEMBRE 2012

La città prevede importanti azioni di potenziamento delle infrastrutture per la mobilità e alcune sono già in corso di realizzazione, con l’obiettivo per il 2020 di raddoppiare la rete metropolitana, al fine di raggiungere zone centrali e suburbane ma anche le nuove centralità. Inoltre è prevista la realizzazione di duecento chilometri di nuovi linee di trasporto pubblico di superficie. La città caratterizzata dal numero più elevato di linee di metropolitana continua ad essere Parigi, seguita da Madrid, con due linee in più rispetto a Londra. Parigi è anche al secondo posto in Europa, dopo Mosca, e al settimo posto nel mondo per quanto riguarda il traffico annuo. Seguono Londra e Madrid, rispettivamente al dodicesimo e sedicesimo posto nel mondo. Dall’analisi dei dati relativi all’estensione della metropolitana in rapporto alla popolazione, invece, risulta vincente Stoccolma, le cui tre linee hanno un’estensione di 108 chilometri, che rappresentano una dotazione di quasi 127 chilometri per milione di abitanti, contro una media di 67,3. In effetti quasi la metà degli spostamenti nella capitale svedese avviene con i mezzi pubblici. Inoltre, Stoccolma spicca per innovazione e livello estetico, dal momento che nella maggior parte delle stazioni dagli anni cinquanta ad oggi sono stati realizzati mosaici, sculture, murales, installazioni e graffiti e vengono organizzate mostre di centinaia di artisti, inserite in modo armonico negli ambienti delle stazioni. Un progetto futuristico interessante, che coinvolge diversi mezzi di trasporto pubblici, è in corso di realizzazione ad Amsterdam. La stazione sarà riorganizzata con una nuova linea metropolitana ed un rafforzamento del ruolo di connessione tra treni, metropolitane, autobus, tram e traghetti. La stazione degli autobus sarà sopraelevata rispetto ai livelli stradale e pedonale, con l’effetto di alleviare i problemi legati alla congestione del traffico, permettere la creazione di un grande spazio pedonale con accesso diretto alle stazioni ferroviaria e marittima e di favorire un collegamento veloce con la nuova e le vecchie linee di metropolitana. La costruzione di un tunnel tra il livello stradale attuale e la nuova linea migliorerà il traffico dei veicoli. La rete metropolitana di Milano è scarsamente competitiva rispetto alle altre grandi metropoli e il numero annuo di passeggeri è modesto, inferiore a quello di città decisamente meno popolose. Il gap è attribuibile alla scarsa efficienza del sistema di trasporti, ma anche alla mentalità della popolazione, particolarmente legata all’uso dell’automobile. A Milano circolano oltre 700mila automobili, che significa che sono immatricolate 55 auto ogni cento abitanti, tra i livelli più alti

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GLOBAL CITY REPORT 30 NOVEMBRE 2012

d’Europa. Tuttavia i milanesi usano la macchina solo per il tre per cento del tempo, lasciandola parcheggiata per il restante 97 per cento. Le macchine in sosta occupano oltre tre milioni di mq della città. In previsione dell’Expo, la rete milanese dovrebbe registrare un sensibile miglioramento. Sono in corso di realizzazione i lavori relativi a due nuove linee, che entreranno in funzione gradualmente tra il 2013 e il 2015, sebbene la carenza di finanziamenti potrebbe far ritardare la partenza di alcune tratte. Per il 2020 il numero di stazioni dovrebbe salire da 94 a 152 e l’estensione dovrebbe passare da 88 a 145 chilometri.

La metropolitana più cara d’Europa risulta essere quella di Oslo, seguita dagli altri Paesi del nord e da Londra, dove il prezzo varia notevolmente a seconda delle distanze percorse.

Tavola 14 Classifica delle città in base all'estensione delle linee di metropolitana (Km/milione di abitanti)

Fonte: elaborazione Global city report

0

20

40

60

80

100

120

140 126.9

115.9

97.2 97.0

89.5

73.4 71.268.0 67.3

55.150.1

42.138.5

36.2 31.4

15.2

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GLOBAL CITY REPORT 31 NOVEMBRE 2012

Nonostante gli aumenti, Milano e Roma sono nettamente al di sotto della media europea, anche se le differenze di prezzo sono giustificate dalla differente ampiezza ed efficienza del servizio e dalla diversità dei redditi medi. Sorprende la metropolitana di Madrid, che costa come Milano e Roma a fronte dell’offerta di una tra le reti più estese al mondo. Al di là delle differenze quanto a dotazione infrastrutturale, tutti i Paesi considerano la mobilità uno dei temi più importanti per il futuro e stanno studiando progetti ed iniziative a tutti i livelli. In questo contesto, i piani per il trasporto urbano sostenibile, che in Italia prendono il nome di piani urbani per la mobilità, possono rappresentare un efficace strumento di risoluzione tramite un approccio politico integrato e basato su principi di sostenibilità. L’obiettivo di tali piani è di assicurare che i sistemi di trasporto rispondano all'ampio spettro di bisogni sociali, riducendo contemporaneamente al minimo l'impatto negativo su persone, ambiente ed economia nel rispetto delle peculiarità di ogni singola area urbana. A prescindere dalle caratteristiche ed obiettivi di ciascun caso, tutti i piani sono accomunati da una scadenza a lungo termine, identificata generalmente nel 2020, un monitoraggio costante, una forte partecipazione pubblica. Questi processi di trasformazione e scelte di investimento devono coniugare efficienza e qualità, senza trascurare l’aspetto della sostenibilità sul piano ambientale ma anche finanziario, poiché in uno scenario economico difficile e incerto le decisioni di investimento pubblico devono essere particolarmente oculate. Alcune città hanno già elaborato significativi esempi di piani legati alla mobilità sostenibile e i cui effetti saranno visibili tra dieci o quindici anni. Un esempio di eccellenza è rappresentato da Parigi, che si distingue per un approccio operativo efficiente e per una chiara definizione degli attori coinvolti, delle azioni e delle risorse finanziarie. Il piano si pone cinque obiettivi primari, da raggiungere in due fasi, la prima entro il 2013 e la seconda entro il 2020:

x migliorare la qualità dell’aria e ridurre in generale gli impatti nocivi dei trasporti.

x Assicurare a tutti il diritto di accesso alla città, con particolare tutela delle

categorie deboli.

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GLOBAL CITY REPORT 32 NOVEMBRE 2012

x Accrescere la vivibilità e la sicurezza degli spazi fruibili da pedoni, ciclisti e passeggeri dei mezzi di trasporto pubblici.

x Incrementare la vitalità economica e lo sviluppo della città tramite sistemi

di trasporto più funzionali.

x Rinforzare i legami tra la città e un territorio più vasto, includendo le periferie e i comuni limitrofi.

A Londra è già possibile analizzare i risultati del piano studiato in previsione delle Olimpiadi, sebbene sia in corso di studio la nuova pianificazione che verrà elaborata in un orizzonte temporale più ampio. Si è assistito ad una significativa redistribuzione del traffico nell’area centrale, dove il numero medio di automobili circolanti è sceso del 29 per cento, a fronte di un aumento del sette per cento dei taxi, del 32 per cento dei mezzi pubblici di superficie e del 66 per cento delle biciclette.

Tavola 15 Obiettivi del Piano di mobilità urbana di Parigi

Obiettivo 1° Step al 2013 2° Step al 2020(valori percentuali)

Incremento della quota modale deglispostamenti di trasporto collettivo e bicicletta

80 83

Diminuzione del traffico di veicoli a motore 26 40

Riduzione dell'emissione di gas nocivi dovutial trasporto 25 60

Riduzione del numero di incidenti 60 70

Fonte: Piano della mobilità urbana di Parigi

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GLOBAL CITY REPORT 33 NOVEMBRE 2012

Il numero di incidenti ha registrato un calo del tredici per cento nell’area centrale e del sette per cento nell’intera area metropolitana, mentre l’inquinamento ha registrato una lieve riduzione e il surplus finanziario è cresciuto di oltre il cinquanta per cento, sfiorando 150 milioni di sterline, che vengono interamente reinvestite per il miglioramento dei trasporti londinesi. Un’iniziativa interessante è quella di Amsterdam dove, dal mese di dicembre 2012, entrerà in funzione una delle flotte di car-sharing a trazione elettrica più grandi del mondo, nell’ambito di un territorio di circa 80 chilometri quadrati, che copre gran parte della città. Attualmente si contano 250 stazioni di ricarica, alimentate con energia proveniente da fonti rinnovabili, ma entro la fine dell’anno il numero di stazioni dovrebbe quadruplicare. A Milano il nuovo piano urbano per la mobilità dovrebbe essere approvato entro il 2015, con l’obiettivo di innescare un circolo virtuoso nel periodo successivo all’Expo. Tra i progetti discussi le tangenziali, l’aumento degli investimenti destinati alla metropolitana, il potenziamento del sistema ferroviario, la progressiva pedonalizzazione del centro storico, l’abbassamento del limite di velocità in alcune zone, la riduzione delle zone di sosta, l’aumento dell’estensione delle piste ciclabili e la creazione di una rete capillare di parcheggi di interscambio alle stazioni di metropolitana. Per perseguire tali obiettivi, però, a Milano deve migliorare la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e tra il settore pubblico e quello privato. A Roma, invece, tra gli interventi infrastrutturali più significativi si cita la nuova stazione Tiburtina, inaugurata nel 2011 dopo dieci anni di lavori, e il progetto di raddoppio dell’aeroporto Leonardo da Vinci, che prevede un graduale incremento della capacità del traffico passeggeri dagli attuali 38 fino a 55 milioni nel 2020.

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GLOBAL CITY REPORT 34 NOVEMBRE 2012

5. Capitale umano, tolleranza e democrazia 5.1 Livello di istruzione e sistema universitario Nelle grandi città europee il grado di istruzione della popolazione è nettamente superiore ai valori nazionali. La media delle città considerate indica che il 36 per cento degli abitanti adulti è laureato e la percentuale sale al 41,4 per cento nella fascia compresa tra 30 e 34 anni. L’obiettivo dell’Unione europea è di raggiungere una media del quaranta per cento entro il 2020. Le due città italiane presentano un grave ritardo rispetto alle altre metropoli, con una quota di laureati inferiore al venti per cento in totale e pari al 20,3 per cento a Milano e al 23,2 per cento a Roma per i giovani, rispetto alle punte del 60,6 per cento di Londra e del 53 per cento a Parigi. Nel complesso, cinque delle venti città considerate vantano più della metà di giovani laureati e altre otto città registrano percentuali superiori al quaranta per cento. Tavola 16Livello di istruzione della popolazione in Europa(% di laureati tra la popolazione di 30-34 anni, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

0.0 10.0 20.0 30.0 40.0 50.0 60.0 70.0

Londra

Parigi

Stoccolma

Oslo

Madrid

Dublino

Bruxelles

Helsinki

Amsterdam

Zurigo

Media

Copenhagen

Berlino

Barcellona

Francoforte

Atene

Lione

Vienna

Lisbona

Roma

Milano

60.6

53.0

52.9

50.7

50.3

49.4

47.8

46.0

44.9

44.5

41.4

41.2

40.7

40.6

37.8

36.2

35.2

26.9

26.3

23.2

20.3

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GLOBAL CITY REPORT 35 NOVEMBRE 2012

Il divario rispetto al resto dell’Europa è imputabile in parte al basso rendimento dell’istruzione terziaria in termini salariali ed occupazionali, ed in parte alla difficoltà del sistema universitario di tradurre l’alto numero di immatricolazioni in un numero altrettanto alto di laureati, a causa dei numerosi abbandoni. In Italia l’istruzione "rende" meno rispetto ad altri Paesi a fronte di un costo superiore. Infatti, oltre ai costi diretti, in linea con gli altri Paesi europei, sui bilanci delle famiglie italiane pesano i costi indiretti, costituiti dai guadagni non percepiti dallo studente durante gli anni impiegati per conseguire il titolo e, successivamente, per completare la transizione dall'università al mondo del lavoro. Infatti, negli altri Paesi i corsi di studio sono più brevi e i tempi di occupazione molto più rapidi.

Il sistema universitario costituisce uno dei principali settori di sviluppo delle grandi metropoli. Nell’Unione Europa si contano oltre 3.300 strutture universitarie, che ospitano quasi tredici milioni di studenti e concentrano circa il 34 per cento dei ricercatori europei, con punte del 55 per cento a Madrid e del settanta per cento ad Atene.

Le due città con la maggiore dotazione di università continuano ad essere Londra e Parigi, che ospitano rispettivamente 24 e 21 istituzioni. Londra presenta anche la popolazione studentesca più numerosa, seguita da Roma, dove si calcolano quasi 242mila studenti, di cui quasi la metà concentrati nelle diverse facoltà offerte dalla Sapienza.

Milano si colloca al quarto posto, dopo Parigi, con quasi 188 mila studenti, suddivisi tra sette atenei e tre istituti di alta formazione artistica e musicale, a cui si aggiungono oltre duemila studenti Erasmus. Tra i progetti più importanti c'è l’ampliamento dell’università Bocconi sullo spazio precedentemente occupato dalla Centrale del latte. Verranno realizzati nuovi spazi per la Business School, una torre residenziale per circa 250 posti letto, un centro ricreativo e servizi con piscina coperta, palestra per basket e pallavolo, spazi per attività ricreative e un asilo.

Nonostante un calo del numero di iscritti negli ultimi anni a causa della progressiva introduzione del numero chiuso nella maggior parte delle facoltà, Milano e Roma concentrando quasi il 23 per cento dell’intera popolazione universitaria italiana.

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GLOBAL CITY REPORT 36 NOVEMBRE 2012

Un elemento di eccellenza delle università è la percentuale di studenti stranieri, che rappresenta un aspetto fondamentale per l’attrattività delle istituzioni e per la valutazione ai fini dei ranking internazionali. Le università più appetibili risultano essere quelle di Londra, dove più di un quarto degli studenti proviene da altri Paesi, seguite da Bruxelles e Zurigo. Milano e Roma sono al fondo della classifica, rispettivamente con il 3,3 e 3 per cento, seguite solo da Atene e Lisbona, nonostante il notevole progresso registrato negli ultimi anni. In particolare, nell’ultimo decennio il numero di studenti stranieri iscritti alle università di Milano è aumentato del 77 per cento e solo nell’ultimo anno la quota è salita dal 2,2 al 3,3 per cento, con una punta dell’otto per quanto riguarda la Bocconi. Tra i motivi che allontanano gli studenti stranieri dall’Italia sicuramente la carenza di residenze studentesche, la scarsità di borse di studio, erogate per la maggior parte da enti privati, e l’ostacolo linguistico, anche se molte università stanno introducendo corsi in lingua inglese. La quota più elevata di studenti stranieri in Italia proviene dagli altri Paesi europei, ma è in aumento la percentuale di ragazzi cinesi e sudamericani.

Tavola 17 Provenienza degli studenti stranieri che frequentano le università di Milano e Roma (% sugli studenti stranieri totali, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

Nord America2,5%

Africa15,1%

Oceania0,2%

Sud America11,7%

Asia 26,2%

Europa44,3%

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GLOBAL CITY REPORT 37 NOVEMBRE 2012

L’attrattività complessiva delle università nel mondo viene valutata ogni anno dal “QS World University Rankings’, uno dei più autorevoli sistemi di valutazione della qualità delle università mondiali in base ad una serie di criteri, tra cui il livello dei docenti, l’accessibilità, la qualità della vita universitaria e il mix di studenti. Gli atenei di Parigi e Londra dominano la classifica non solo europea ma anche mondiale, seguite da Vienna, Zurigo e Berlino. Milano è risalita di numerose posizioni, occupando il decimo posto della classifica europea e il ventunesimo di quella mondiale, mentre Roma è ancora in una posizione arretrata, intorno al ventesimo posto della classifica europea.

Tavola 18 Percentuale di studenti universitari stranieri in Europa(% di stranieri sugli studenti totali, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

26,0 20,7

18,7

16,8

12,8

11,4

10,5

10,3

9,5

9,4

9,4

6,0 5,7 5,6

5,3 4,1

3,5

3,3

3,0

2,8

1,8

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0

Londra

Bruxelles Zurigo Vienna

Berlino

Francoforte Parigi

Dublino

Stoccolma Media

Copenhagen

Madrid Barcellona

Helsinki

Amsterdam

Oslo

Lione Milano

Roma

Lisbona Atene

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GLOBAL CITY REPORT 38 NOVEMBRE 2012

Dall’analisi delle singole strutture, invece, gli atenei italiani sono assenti dalla classifica delle prime cento università del mondo. Tuttavia, la Bocconi e il Politecnico di Milano hanno registrato un sensibile miglioramento rispetto agli anni precedenti e la Bocconi, pur restando arretrata nella classifica generale, si classifica al quarantaseiesimo posto tra le facoltà di Scienze sociali e management nel mondo. Tavola 19Classifica delle città in base alla posizione del sistema universitario nel Ranking QS(prime 50 città nel mondo, punteggio da 1 a 100 per ogni aspetto)

Posizione nel

Ranking mondiale Città Mix studentiQualità della

vitaLivello dei

docenti AccessibilitàPungeggio

complessivo

1 Parigi 85 91 96 54 421

2 Londra 87 88 89 41 405

5 Vienna 99 99 81 62 389

7 Zurigo 84 99 81 51 381

8 Berlino 81 96 57 71 376

9 Dublino 92 92 70 43 376

11 Barcellona 76 87 71 61 370

14 Lione 88 87 43 81 367

16 Madrid 73 85 64 66 356

21 Milano 63 86 89 54 350

27 Stoccolma 66 94 79 34 335

33 Helsinki 58 89 53 69 321

36 Amsterdam 62 96 57 44 316

38 Bruxelles 71 93 40 60 308

39 Copenhagen 64 97 56 31 306

Fonte: QS Best Cities in the World 2012

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GLOBAL CITY REPORT 39 NOVEMBRE 2012

5.2 Inclusione sociale La radicale trasformazione delle città avvenuta negli ultimi anni è stata guidata dal progresso scientifico e tecnologico, ma ha spesso trascurato gli aspetti legati al capitale umano e alla coesione sociale, con il conseguente aumento di forme più o meno gravi di esclusione, polarizzazione ed intolleranza. Il livello di inclusione sociale, cioè la capacità di accogliere e di integrare nel contesto urbano diverse categorie di cittadini e di creare un ambiente multiculturale dinamico rappresenta una delle sfide più importanti delle grandi metropoli, fondamentale per determinarne il grado di intelligenza. L’aspetto più importante è rappresentato dalla capacità di accogliere gli immigrati, il cui numero in Europa è in costante aumento. Alla fine del 2011 se ne contavano oltre centocinquanta milioni, più del doppio rispetto a dieci anni fa. Il massiccio ingresso degli stranieri ha il vantaggio di compensare il calo delle nascite e rallentare il processo di invecchiamento della popolazione, ma presenta numerosi risvolti negativi che molte nazioni non sono in grado di gestire in modo efficace. Attualmente gli stranieri, sotto la cui voce rientrano sia i cittadini provenienti da altri Stati europei che gli extra-comunitari, rappresentano in media il 16,7 per cento della popolazione delle venti città considerate. Le metropoli che ospitano il numero più elevato di stranieri sono Zurigo, Bruxelles, sede di numerose organizzazioni internazionali, e Londra, caratterizzata da un sistema universitario, economico e finanziario particolarmente dinamico ed internazionali. Milano è lievemente al di sotto della media europea, nonostante il notevole aumento negli ultimi tre anni, mentre Roma ospita una percentuale di stranieri inferiore al dieci per cento, collocandosi al quartultimo posto, davanti a Lione, Helsinki e Lisbona. La maggior parte dei settori produttivi in Europa ha una percentuale consistente di lavoratori stranieri, con una concentrazione particolarmente elevata nei settori edili e dei servizi in generale, ed alla persona in particolare. Tuttavia al massiccio inserimento occupazionale in termini numerici non corrisponde sempre un adeguato collocamento in termini di qualità del lavoro e permangono notevoli discriminazioni remunerative e di trattamento.

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GLOBAL CITY REPORT 40 NOVEMBRE 2012

Londra è la città con la percentuale di lavoratori stranieri più elevata, pari al 38,3 per cento, contro una media del 16,4 per cento. Inoltre, quasi la metà dei lavoratori impiegati nella realizzazione dei lavori in occasione delle Olimpiadi era di origine straniera, provenienti soprattutto dall’est Europa. Londra emerge anche per quanto riguarda il livello di istruzione della forza lavoro straniera, rappresentata per quasi il trenta per cento da laureati, contro una media del 17,2 per cento, in considerazione della capacità della città di attirare talenti e personale altamente specializzato. La maggior parte dei lavoratori stranieri opera in settori di alta specializzazione in campo medico, scientifico ed economico, mentre una percentuale inferiore ha occupazioni di medio livello ed una quota ridotta ha mansioni più modeste. La presenza di organizzazione internazionali comporta una elevata percentuale di lavoratori stranieri a Bruxelles, dove rappresentano quasi un terzo della forza lavoro, provenienti sia dagli altri Paesi dell’Unione europea che da altre aree geografiche. Il 91 per cento dei lavoratori di Bruxelles lavora nel comparto dei servizi, e la metà dei lavoratori ha un elevato livello di specializzazione. Copenhagen mostra scarsa apertura verso le immigrazioni, anche perché possiede una delle leggi sull’immigrazione più severe e restrittive in Europa e, nonostante una recente lieve apertura, presenta ancora numerosi ostacoli all’ingresso degli stranieri. E’ più agevole l’accesso dei talenti, per i quali il governo ha studiato eccezioni attualmente in fase di ampliamento.

Tavola 20 Suddivisione dei lavoratori per settore di attività in Europa(valori percentuali, 2011)

Settore di attività Lavoratori di origine straniera

Lavoratori originari del Paese in cui vivono

Agricoltura 3,5 4,0

Settore manifatturiero 23,3 21,6 Costruzioni 17,1 7,8 Lavoro domestico 20,5 5,1 Servizi 35,6 61,5

Totale 100,0 100,0

Fonte: elaborazione Global city report

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GLOBAL CITY REPORT 41 NOVEMBRE 2012

Il livello di istruzione è elevato anche tra i lavoratori stranieri a Zurigo e nei Paesi del nord Europa, mentre Milano e Roma si situano decisamente al di sotto della media europea, con un’ampia occupazione nel settore dei servizi alle famiglie e alla persone, dove la forza lavoro straniera è predominante su quella di origine italiana. Tavola 21Livello di istruzione dei lavoratori stranieri(suddivisione percentuale, 2011)

Nessuno/licenza elementare

Licenza mediaDiploma superiore

Laurea

Amsterdam 10.6 8.0 36.8 42.7 12.5

Atene 19.4 12.4 48.5 30.5 8.6

Barcellona 15.1 9.2 42.7 37.3 10.8

Berlino 13.5 7.3 38.6 38.4 15.7

Bruxelles 31.2 6.5 24.2 28.6 40.7

Copenhagen 11.0 7.6 32.1 45.3 15.0

Dublino 9.7 8.1 30.6 46.8 14.5

Francoforte 23.6 8.0 38.9 40.0 13.1

Helsinki 6.2 6.8 32.2 43.1 17.9

Lione 7.3 9.1 44.2 35.4 11.3

Lisbona 3.5 12.3 49.9 28.6 9.2

Londra 38.3 8.7 28.8 32.9 29.6

Madrid 15.0 9.0 42.1 38.4 10.5

Milano 14.2 8.9 41.5 39.0 10.6

Oslo 11.3 7.0 31.5 42.0 19.5

Parigi 18.5 9.4 28.1 45.8 16.7

Roma 8.7 3.9 36.3 48.0 11.8

Stoccolma 19.3 7.1 29.6 38.5 24.8

Vienna 17.2 7.5 41.3 36.4 14.8

Zurigo 35.0 6.8 27.2 30.4 35.6

Media 16.4 8.2 36.3 38.4 17.2

Fonte: elaborazione Global city report

Titolo di studio dei lavoratori stranieri

Città% lavoratori

stranieri

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GLOBAL CITY REPORT 42 NOVEMBRE 2012

Il numero di studenti stranieri nelle scuole primarie e secondarie europee aumenta al ritmo del dodici per cento annuo e la crescita è stata di circa il settantacinque per cento negli ultimi dieci anni. Il primato spetta a Londra, seguita da Bruxelles e Zurigo, dove circa un quarto degli studenti è di origine straniera, grazie anche alla presenza di un alto numero di scuole internazionali. Percentuali superiori al quindici per cento sono riscontrabili in un buon numero di città, tra cui Francoforte, Parigi, Vienna e le due città spagnole. A Roma la percentuale si aggira intorno all’otto per cento, in considerazione di un tasso di immigrazione piuttosto basso, mentre Milano si assesta intorno al 14,2 per cento, in linea con la media europea. Nel capoluogo lombardo circa il 35 per cento degli studenti stranieri è iscritto alla scuola elementare, mentre la percentuale restante è suddivisa abbastanza equamente tra asilo e scuole secondarie inferiori e superiori. Nelle due città italiane, ma anche in altre città europee, il problema non è rappresentato dalla percentuale complessiva di studenti stranieri, ma dalla concentrazione in alcune zone e istituzioni scolastiche. L’integrazione delle fasce deboli della popolazione, che comprendono non solo gli immigrati ma anche le famiglie povere, viene promossa con particolare impegno ed efficacia nei Paesi del nord, con il coinvolgimento dei settori pubblico e privato, e con un forte impegno anche da parte di tutti i cittadini. Basti pensare ai progetti in corso di realizzazione nelle capitali del nord, con una percentuale spesso vicina al cinquanta per cento destinata al social housing. Lo stesso Villaggio Olimpico, a Londra, verrà destinato per il 35 per cento ad alloggi sociali. Ad Amsterdam la quota di alloggi sociali rappresenta quasi la metà del patrimonio residenziale. Seguono Londra, con il 26 per cento, Vienna, con il 24 per cento ed Helsinki, con il 21 per cento. Nelle città italiane, così come in altre metropoli, concentrate soprattutto nell’Europa del sud, lo sviluppo del social housing ha prospettive più incerte. Nel nostro Paese l’ostacolo è rappresentato soprattutto dall’inefficienza dei meccanismi di collaborazione tra settore pubblico e privato. Un criterio significativo per determinare il livello di inclusione sociale delle città è la presenza di strutture di accoglienza destinate alle fasce deboli della popolazione. Si tratta di strutture di diverso tipo, che offrono ospitalità e in alcuni

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GLOBAL CITY REPORT 43 NOVEMBRE 2012

casi vitto, per periodi di tempo diversi, alle persone singole o a nuclei familiari in situazione di parziale autosufficienza socio-economica. In termini assoluti il numero maggiore di strutture è concentrato a Londra, dove sono disponibili 37.571 posti letto, sette volte la media europea. Tuttavia, se si prende in considerazione il rapporto tra posti letto e popolazione, il primato spetta a Bruxelles, dove le strutture di accoglienza sono in grado di offrire 7,5 posti letto ogni mille abitanti, mentre Londra scende al terzo posto, con 4,6 posti, preceduta da Zurigo. A Milano si calcolano 2.586 posti letto, pari a due posti ogni mille abitanti, contro una media europea di 2,8. Più lontana dalla media è Roma, dove si contano 1.691 posti letto, che situano la capitale italiana in penultima posizione, con 0,6 posti ogni mille abitanti, mostrando un grave ritardo nelle politiche di inclusione sociale, giustificabile solo in parte con un tasso di immigrazione basso nel contesto europeo. Tavola 22Strutture di accoglienza destinate alle fasce deboli della popolazione(posti letto/mille abitanti)

Fonte: elaborazione Global city report

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0 7.57.0

4.6

3.53.1 3.1 3.1 3.1 2.8 2.8

2.5 2.42.0 2.0

1.7 1.5 1.4 1.20.6 0.2

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GLOBAL CITY REPORT 44 NOVEMBRE 2012

Estremamente frastagliato, con alcune punte virtuose ma anche aree di grave ritardo, è il panorama europeo del volontariato. Nell’Unione europea si contano circa 93 milioni di volontari, che rappresentano il 22 per cento dei cittadini con più di quindici anni, ma nelle grandi città la percentuale scende ad una media del diciotto per cento. Si tratta di una tendenza in aumento nell’ultimo decennio, grazie ad una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini ma anche alla necessità di sopperire alla sempre maggiore carenza di servizi pubblici. Nonostante la crescente importanza del volontariato, la larga maggioranza dei Paesi europei è accomunata dalla mancanza di una chiara ed efficace politica a livello nazionale, con indicatori di rilevazione e strumenti di monitoraggio utili. La città più sensibile al tema della solidarietà è Helsinki, dove oltre un terzo della popolazione adulta è impegnata in attività di volontariato, seguita da Stoccolma e Oslo. Anche Londra figura tra le città virtuose, con una percentuale superiore al trenta per cento. Milano e Roma, al contrario, registrano una percentuale di volontari di poco superiore al cinque per cento, collocandosi agli ultimi posti nella classifica europea, nonostante l’Italia possa contare su una legge apposita per il volontariato e su risorse ad essa correlate. Le due città, comunque, mostrano una propensione al volontariato superiore alla media italiana, che si aggira intorno all’1,4 per cento. Tra i volontari c'è pressoché ovunque una lieve prevalenza di uomini, mentre si sta alzando l’età media, con una maggiore concentrazione fra trenta e cinquant’anni. Il grado di istruzione è generalmente superiore rispetto a quello medio europeo e la larga maggioranza ha un’occupazione lavorativa. Il numero di organizzazioni di volontariato è aumentato di circa il quindici per cento negli ultimi dieci anni, non solo negli Stati in cui il fenomeno è recente, tra cui l’Italia, ma anche in quelli dove il volontariato ha una tradizione consolidata, come Francia e Germania. In Italia esistono circa 35mila associazioni, di cui oltre il quindici per cento ha sede a Milano e Roma. Per quanto riguarda i settori di attività, quasi un terzo delle associazioni europee svolge la propria attività nel settore assistenziale, seguito da quello ricreativo e dai gruppi sportivi. A Milano e Roma la composizione percentuale è in linea con la media europea, fatta eccezione per un numero maggiore di associazioni culturali e scolastiche, a scapito di quelle ricreative.

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GLOBAL CITY REPORT 45 NOVEMBRE 2012

Tavola 24Suddivisione del volontariato in base al settore di attività in Europa(% sul numero totale di volontari media europea, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

Club sportivi13%

Associazioni religiose6%

Organizzazioni commerciali

4%

Associazioni ricreative30%

Istituzioni scolastiche7%

Associazioni culturali8%

Associazioni assistenziali

32%

Tavola 23 Diffusione del volontariato in Europa(% di persone 15-64 anni impegnate in attività di volontariato)

Fonte: elaborazione Global city report

5,1 5,9

8,1 8,4 8,6

9,5 11,5

13,6

17,518,2

22,6

24,525,2

29,4

30,6 30,8

31,2 33,2

33,6

18,4

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0

Helsinki

Stoccolma

Oslo Londra Vienna

Amsterdam

Berlino

Copenhagen

Francoforte Media Lione

Zurigo Parigi

Dublino

Bruxelles

Lisbona

Barcellona

Madrid Milano Roma

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GLOBAL CITY REPORT 46 NOVEMBRE 2012

5.3 Qualità abitativa Lo stock residenziale nell’Unione europea è composto da oltre 25 miliardi di mq, che corrispondono al 75 per cento dello stock immobiliare complessivo. Negli ultimi anni sono in lieve calo le dimensioni medie degli immobili, in quanto la tendenza è di realizzare condomini con un elevato numero di alloggi, con superfici più piccole. Tra le venti città prese in considerazione lo stock di dimensioni più elevate è quello di Londra, con quasi 225 milioni di metri quadrati suddivisi tra oltre 3,2 milioni di alloggi. Se si confronta lo stock alla popolazione lo spazio abitativo medio maggiore appartiene a Madrid, con 53,3 mq per abitante, in considerazione dell’intensa attività edilizia degli ultimi anni, seguita da Oslo, con 41,5 mq e Milano, con 40,8. Tutte le altre città scendono al di sotto dei 40 mq, con una media di 38,3. Roma è al di sotto della media europea, con 34,4 metri quadrati per abitante, mentre la città con lo spazio pro-capite più ridotto è proprio Londra, intorno a 30 mq. Milano è la città con le case più grandi. Parigi, al contrario, presenta le dimensioni medie più piccole. La situazione cambierebbe se si estendesse l’indagine all’area metropolitana, in quanto l’Ile-de-France ospita un elevato numero di complessi residenziali di livello qualitativo diversificato ma caratterizzati dalla presenza di alloggi di dimensioni maggiori, in quanto vi si concentra la domanda di famiglie con bambini. Per quanto riguarda la tipologia edilizia, Milano presenta la percentuale più elevata di appartamenti, che rappresentano il 99,3 per cento delle abitazioni complessive, contro una media del 78,3 per cento. La quota maggiore di case individuali si trova a Dublino, dove gli appartamenti sono meno di un terzo, e Londra, dove quasi la metà dello stock è rappresentato da case individuali. La ragione risiede nella tradizione urbanistica anglosassone, che privilegia gli immobili monofamiliari a schiera, tipici dello stile vittoriano. Si calcola una percentuale di rinnovamento dello stock intorno all’uno per cento annuo con un trend stabile nel tempo.

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GLOBAL CITY REPORT 47 NOVEMBRE 2012

In riferimento all’epoca di costruzione, Atene presenta lo stock abitativo più recente, con il 16,7 per cento degli immobili realizzati negli ultimi dieci anni, più del doppio rispetto alla media delle venti città. Ad Atene l’attività edilizia è stata particolarmente intensa all’inizio degli anni duemila in previsione delle Olimpiadi del 2004. Al secondo posto, con il 12,6 per cento, si colloca Barcellona, che all’inizio del decennio scorso è stata caratterizzata da un’attività edilizia eccessiva, spesso senza controllo, che rappresenta una delle cause della grave crisi economica che ha coinvolto l’intera nazione. Milano e Roma sono lievemente al di sotto della media europea, ma hanno recuperato rispetto alla scarsa attività edilizia del decennio precedente. La percentuale di stock realizzato negli ultimi dieci anni, infatti, rappresenta il 6,3 per cento a Milano e il 5,7 per cento a Roma, ed è superiore ad altre città europee, tra cui Londra e alcune capitali nordiche.

Tavola 25 Classifica delle città per dimensione media degli alloggi

Fonte: Global city report

80,6 80,5 79,9 79,3 78,4 78,0

77,7 74,7

73,2 72,5 71,8 71,4

70,6 69,6 69,5 68,7 68,5

67,8 63,4

59,6

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0

Mq

Milano Oslo

Barcellona Dublino

Lisbona Roma

Atene

Madrid Amsterdam Stoccolma

Lione

Zurigo

Francoforte Copenhagen

Bruxelles

Berlino

Londra Vienna

Helsinki Parigi

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GLOBAL CITY REPORT 48 NOVEMBRE 2012

Milano, in particolare, ha realizzato una serie di progetti di buon livello, alcuni dei quali ancora in corso, che stanno cambiando il volto ad alcuni quartieri semicentrali e periferici in precedenza emarginati. Si pensi ai progetti CityLife o Porta Nuova, ma anche ad aree quali via Savona o alcune zone nei pressi dei Navigli, dove sono stati costruiti complessi residenziali di buon livello, gradevoli dal punto di vista ambientale e vivibili in tutte le ore della giornata, grazie alla presenza di aree verdi, zone perdonali, locali, ristoranti e servizi pubblici e ricreativi diversificati.

L’età dello stock è di fondamentale importanza non solo perchè rappresenta una differenza nella qualità edilizia e nella capacità di rispondere alle esigenze in evoluzione dei cittadini, ma anche dal punto di vista della sostenibilità, dal momento che gli immobili recenti presentano un consumo di energia sensibilmente inferiore rispetto a quelli datati.

Tavola 26 Classifica delle città per epoca di costruzione dello stock abitativo (% immobili realizzati nel periodo 2001-2011)

Fonte: Global city report

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18 16.7

12.6 12.0

8.5 8.2 7.9 7.8 7.5 7.3 7.26.7 6.5 6.4 6.3

5.7 5.4 5.0 3.9 3.9 3.8

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GLOBAL CITY REPORT 49 NOVEMBRE 2012

Si calcola che nei quattro principali Paesi europei un’abitazione di circa 120 mq realizzata nel 2010 consumi il 42 per cento in meno rispetto ad un immobile analogo costruito cinque anni prima, mentre il risparmio sale al sessanta per cento rispetto a vent’anni fa.

Tavola 27Consumo medio di energia di una casa individuale (circa 120 mq) in base al periodo dicostruzione in alcuni Paesi europei (Kwh/mq/anno)

Fonte: elaborazione Global city report

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

Regno Unito Germania Svezia Italia

1920 1950 1970 1990 2005 2010

La sostenibilità, tuttavia, non si deve limitare ad un semplice risparmio energetico ma deve coinvolgere sia il prodotto, attraverso l’uso di materiali naturali, riciclati o rinnovabili, che il processo, attraverso l’applicazione di metodi di costruzione che minimizzino gli sprechi di energia e massimizzino il riciclo. Si stima che in Europa gli immobili nuovi, realizzati nel pieno rispetto dei recenti parametri di sostenibilità e definiti “green building”, rappresentino meno dell’uno per cento dello stock abitativo complessivo, ma dovrebbero quadruplicare entro il 2016. I Paesi nordici presentano già una media intorno al 2,5 per cento, seguiti dalla Francia con il due per cento. Tra i progetti più innovativi in tema di green building non solo in Europa, ma anche a livello mondiale, si collocano due quartieri in corso di realizzazione in

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GLOBAL CITY REPORT 50 NOVEMBRE 2012

Svezia. Il primo è il famoso distretto di Hammarby, a Stoccolma, già in parte funzionante, che viene utilizzato come modello per la realizzazione di altri progetti a livello internazionale e il cui cosiddetto eco-ciclo coinvolge gli aspetti energetici, idrici e la raccolta dei rifiuti. Il secondo, attualmente in fase di realizzazione a Malmö, rappresenta la prima vera eco-city in Europa dopo l’esperienza di successo, ma ormai datata, di Friburgo. In considerazione della progressiva riduzione delle risorse naturali ed economiche, la sostenibilità deve anche essere intesa in termini di economicità, cioè di limitazione degli sprechi e degli eccessi, con l’obiettivo di perseguire il massimo equilibrio tra contenimento dei costi, qualità edilizia e ritorno sociale. L’esempio europeo più significativo è rappresentato dal Villaggio olimpico, realizzato a Londra in occasione delle Olimpiadi ed attualmente in fase di riconversione per dar vita ad un quartiere residenziale innovativo, ricco di servizi sportivi, sociali e scolastici, che si pone l’obiettivo primario di favorire una convivenza armoniosa tra comunità di origine ed estrazione diversa. 5.4 Tempi e luoghi del lavoro La qualità dello stock terziario di Milano e Roma continua ad essere nettamente inferiore rispetto a quella delle altre principali capitali europee: infatti solo il 17,2 per cento del patrimonio a Milano e il 13 per cento a Roma è costituito da immobili di classe A, definiti come edifici di alta qualità secondo gli standard internazionali, contro una media europea del 23,1 per cento. Londra e Parigi hanno ormai superato il trenta per cento, mentre quote superiori al venticinque per cento sono rilevabili in città quali Stoccolma, Oslo, Berlino, Lione, Copenhagen, Helsinki e Zurigo. Si tratta di città con una forte concentrazione di attività produttive e direzionali. Inferiori alle due città italiane quanto a qualità edilizia dello stock sono solo Atene e Lisbona, anche se Atene ha compiuto notevoli progressi in considerazione di un’attività edilizia eccezionale, che ha fatto crescere lo stock di uffici del 76,2 per cento in poco tempo. Nelle due città italiane la gran parte dell’offerta di edifici terziari è ancora deficitaria dal punto di vista qualitativo, troppo arretrata ed obsoleta rispetto alle esigenze imposte dalle nuove modalità organizzative del lavoro e dai più moderni sistemi di telecomunicazione.

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GLOBAL CITY REPORT 51 NOVEMBRE 2012

Il divario rispetto alle altre città europee è destinato a ridursi, anche se lentamente, in futuro dal momento che l’ultimo periodo è stato segnato da importanti progressi. La maggior parte delle operazioni in fase di realizzazione, propongono standard di massima efficienza e flessibilità degli spazi interni, unitamente ad un linguaggio architettonico innovativo e di forte impatto. Recentemente Milano ha conquistato un piccolo primato nella sfida europea sul piano dello sviluppo tecnologico degli immobili periferici. Infatti, Palazzo Lombardia è stato definito il “miglior edificio alto” d’Europa per il 2012 dal “Council of tall buildings and urban habitats” di Chicago. Tra gli immobili direzionali di alto livello è in aumento la percentuale di spazi situati all’interno di business park, parchi scientifici e tecnologici. Si tratta di centri direzionali di nuova generazione che, a prescindere dalla vocazione e destinazione d’uso specifica, presentano alcune caratteristiche distintive, quali l’ubicazione al di fuori dai centri urbani, un efficiente collegamento con aeroporti e grandi arterie stradali, un regime urbanistico che privilegia la media intensità delle costruzioni e la presenza di verde per almeno metà della superficie totale, oltre alla presenza di sistemi di sicurezza come recinzioni e guardiani. Un altro aspetto qualificante è rappresentato dalla presenza di un numero più o meno vasto di servizi commerciali, ricreativi, scolastici che migliorano la qualità della vita dei lavoratori. La maggior parte dei complessi vede un investimento iniziale da parte dei governi locali, con la finalità di creare nuovi posti di lavoro, attirare la classe creativa e garantire alla città una maggiore visibilità e competitività internazionale. In molti casi è previsto il coinvolgimento dell’università o di altre istituzioni e vengono realizzati incubatori, servizi di sostegno allo start-up, sviluppo di network locali al fine di promuovere innovazione. Tutte le grandi città hanno sviluppato negli ultimi anni complessi di questo tipo, anche se i progetti di maggior successo sono situati nei Paesi del nord Europa e nel Regno Unito. Tra i più grandi ed innovativi emergono Vienna Siemens City, Kista Scienze Park a Stoccolma e Technopole du Futuscope nei pressi di Parigi. In Italia non esistono ancora business park competitivi con quelli internazionali, ma sono in fase di realizzazione alcuni progetti interessanti. Ad esempio, nei pressi dell’aeroporto di Malpensa, è in corso di costruzione un complesso, su un’area di 270 mila mq, il cui termine è previsto per il 2015. Il progetto comprende 160 mila mq di verde pubblico e altri 110 mila saranno occupati da un vasto numero di servizi.

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GLOBAL CITY REPORT 52 NOVEMBRE 2012

E’ in calo lo spazio medio per lavoratore terziario. Se in Europa fino a qualche anno fa si calcolavano oltre venti mq, attualmente la media si aggira intorno a 17,8 in considerazione dello sviluppo tecnologico, dell’aumento della flessibilità delle forme di lavoro, della realizzazione sempre più diffusa di open space, della crescente esigenza di collaborazione e contatto tra i lavoratori, ma anche della necessità da parte delle imprese di ridurre i costi di gestione. Inoltre, c'è una stretta correlazione tra spazio e valori immobiliari. Non a caso la città europea che presenta lo spazio medio più ridotto è Londra, dove ogni lavoratore ha a disposizione 12,8 mq, che è anche la città caratterizzata dai prezzi degli immobili ad uso ufficio più elevati. Al di fuori dell’Europa un discorso analogo riguarda Tokyo, dove lo spazio non supera dieci mq. Nel Regno Unito la volontà è di abbassare ulteriormente lo spazio medio nell’ambito delle nuove realizzazioni e ristrutturazioni, con l’obiettivo di raggiungere uno standard di otto mq. La tendenza alla riduzione dello spazio medio è riscontrabile in tutti gli altri continenti che hanno già raggiunto standard più bassi di quello europeo, dal momento che si calcola una media del quattordici per cento in Australia e Nuova Zelanda, sedici per cento negli Stati Uniti e dodici per cento in Asia. Milano e Roma presentano uno spazio medio intorno a quindici mq, tra i più bassi a livello europeo, mentre le capitali nordiche e le città spagnole sono caratterizzate da uffici di maggiori dimensioni, con uno spazio medio intorno a venti mq. Anche in queste città, tuttavia, la tendenza dei nuovi progetti è di un progressivo ridimensionamento. In generale, lo spazio medio differisce a seconda dei settori di attività, essendo minore nell’ambito dei servizi e del settore pubblico, mentre è più elevato per quanto riguarda i servizi legali e finanziari, caratterizzati da maggiori esigenze di rappresentanza. Notevoli differenze riguardano anche le mansioni di ogni dipendente. Non ci sono dati per le singole città, ma a livello europeo lo spazio medio varia da sette mq per il livello impiegatizio più basso a 26 mq per l’alta dirigenza.

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GLOBAL CITY REPORT 53 NOVEMBRE 2012

La qualità della vita e l’efficienza dell’organizzazione del lavoro risultano elevate nelle città del nord Europa anche per quanto riguarda la quantità media di ore lavorata da ciascun cittadino e l’indice di produttività del lavoro, sebbene non siano disponibili dati a livello comunale ma solo nazionale. L’Olanda risulta la nazione più virtuosa, dal momento che registra una media di 30,5 ore di lavoro settimanali, la più bassa in Europa, a fronte dell’indice di produttività più elevato, pari a 136,5 punti in una classifica su base cento, contro una media europea di 107,4 punti. Buoni risultati si hanno anche dagli altri Paesi dell’Europa settentrionale, quali Finlandia, Danimarca, Germania, mentre agli ultimi posti della classifica si situano Grecia, Portogallo e Spagna, che registrano un elevato numero di ore di lavoro a fronte di un indice di produttività piuttosto basso.

Tavola 28 Classifica delle città in base allo spazio medio per lavoratore(mq/lavoratore, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

21,5 20,9

20,6 20,5

20,2 20,0

19,2 19,2

19,0

18,5 17,8

17,5

17,016,9

16,716,4

15,2

15,0

15,014,5

12,8

0 5 10 15 20 25

Oslo

Barcellona Madrid

Helsinki

Copenhagen

Berlino

Amsterdam

Stoccolma Bruxelles

Francoforte Media Lione

Vienna

Lisbona Zurigo Parigi

Atene

Milano

Roma

Dublino Londra

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GLOBAL CITY REPORT 54 NOVEMBRE 2012

La Francia mostra una quantità di ore di lavoro superiore alla media, ma è nella parte alta della classifica per quanto riguarda l’indice di produttività, mentre Londra si colloca in linea con la media europea sotto entrambi i profili. In Italia, infine si calcolano 37,6 ore di lavoro, lievemente al di sopra della media europea, mentre l’indice di produttività è tra i più bassi in Europa, sei punti sotto la media e superiore solo a Grecia e Portogallo. La differenza nel numero di ore di lavoro tra i diversi Paesi è dovuta soprattutto all’incidenza dei contratti di lavoro flessibili e part-time, che rappresentano una quota rilevante nei Paesi del nord Europa. Il divario degli indici di produttività, invece, dipende da una minore o maggiore efficienza dell’organizzazione del lavoro e da fattori culturali. In Italia, ad esempio, l’indice di produttività risente della scarsa efficienza di una parte del settore pubblico e di un atteggiamento culturale da parte di alcune categorie di lavoratori e in alcune aree geografiche. Tavola 29Indice di produttività per ora lavorata(Eu = 100)

Fonte: elaborazione Global city report

0 20 40 60 80 100 120 140

Olanda

Belgio

Francia

Irlanda

Germania

Danimarca

Svezia

Austria

Finlandia

Svizzera

Spagna

Regno Unito

Media

Italia

Grecia

Portogallo

136.5

134.7

132.7

125.6

123.7

119.1

115.5

115.0

111.3

110.3

107.9

107.9

107.4

101.5

76.3

65.4

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GLOBAL CITY REPORT 55 NOVEMBRE 2012

Lo stipendio medio lordo annuo di un lavoratore nei Paesi considerati è di 36.522 euro, ma le differenze sono notevoli tra un Paese e l’altro, incidendo fortemente sullo sviluppo economico e sulla qualità della vita dei cittadini dal momento che sono compensate solo in parte dalla differenze quanto a costo del lavoro e della vita. Il Paese che registra il valore più elevato, pari a 56.044 euro è la Danimarca, seguita da Svizzera, Olanda e Germania. L’Italia ha le retribuzioni medie più basse tra i paesi industrializzati, mediamente il 36 per cento in meno della media europea e superiori solo a quelle del Portogallo. Ne deriva che il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale inferiore del 43 per cento rispetto ad un collega tedesco, di oltre il 50 per cento rispetto a quello svizzero e di più del 58 per cento rispetto a quello danese. Se le differenze rispetto alla Svizzera e alla Danimarca sono compensate almeno in parte da un forte divario del costo della vita (162 punti della Svizzera, 143 della Danimarca e 103 dell’Italia), gli indici sono identici per Italia e Germania. Ancora più significativo è il confronto con i Paesi più simili all’Italia dal punto di vista della struttura economica, quali Francia e Spagna. Il livello salariale dei lavoratori italiani è inferiore del trenta per cento rispetto a quello francese e dell’undici per cento rispetto a quello spagnolo, con un costo della vita molto simile. Perfino in Grecia, dove il costo della vita è nettamente inferiore a quello italiano, gli stipendi medi sono più elevati. L’Italia, però, risulta tra i Paesi più evoluti per quanto riguarda il livello retributivo di uomini e donne. Secondo le stime della Commissione europea, la differenza media a livello continentale si aggira intorno al 16,4 per cento, con punte del 25,5 per cento in Austria e 23 per cento in Germania, mentre in Italia la differenza è del 5,5 per cento. Il dato, però, è viziato dal fatto che in Italia la percentuale di donne lavoratrici è nettamente inferiore rispetto ad altri Paesi, dove il livello salariale è inferiore ma è più elevata la disponibilità e flessibilità dei posti di lavoro. In tutti i Paesi le maggiori differenze si riscontrano con riferimento alle donne con un basso livello di istruzione e con un’età superiore a quarant’anni o molto giovani. Il divario medio è marginale, intorno al tre per cento, nella fascia di età compresa tra 30 e 39 anni e con un grado di istruzione elevato.

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GLOBAL CITY REPORT 56 NOVEMBRE 2012

Tavola 30 Livello salariale e costo della vita in Europa

Stipendio medio lordo Costo della vita (euro/anno) (Media Ue = 100)

Danimarca 56.044 143

Austria 33.384 108 Svizzera 47.088 162 Olanda 44.412 102

Germania 41.100 103 Belgio 40.698 103

Irlanda 39.858 103 Norvegia 40.095 151 Finlandia 39.197 125

Regno Unito 38.147 100 Svezia 34.746 128 Francia 33.574 105

Italia 23.406 103 Spagna 26.316 101

Grecia 29.160 94Portogallo 17.129 96Media 36.522 114

Fonte: elaborazione Global city report

Paese

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GLOBAL CITY REPORT 57 NOVEMBRE 2012

La crisi economica e la diminuzione delle risorse finanziarie pubbliche, che comportano un progressivo abbassamento del numero e della qualità dei servizi pubblici, spingono le aziende ad avviare sistemi di welfare aziendale finalizzati ad accrescere il grado di motivazione e benessere dei lavoratori, con conseguente crescita dell’efficienza e della redditività all’impresa, in un’ottica di responsabilità sociale sempre più condivisa. L’obiettivo primario delle azioni di welfare aziendale è quello di sostenere i propri collaboratori nella ricerca e nel mantenimento dell’equilibrio tra famiglia

Tavola 31 Occupazione e livello salariale della forza lavoro femminile in Europa

Tasso di occupazione Lavoro part-time Differenza retributiva rispetto agli uomini

(% di donne 25-54 anni occupate)

(% di contratti part-time sulla forza lavoro femminile)

(valori percentuali)

Austria 66,4 43 25,5 Belgio 56,5 42 8,8 Danimarca 71,1 38 16,0 Finlandia 66,9 19 19,4 Francia 59,9 30 16,0 Germania 66,1 45 23,1 Grecia 48,1 10 22,0 Irlanda 56,0 34 12,6 Italia 46,1 28 5,5 Norvegia 73,3 n.d. 6,2 Olanda 69,3 76 18,5 Portogallo 61,1 16 12,8 Regno Unito 64,6 43 19,5 Spagna 52,3 23 16,7 Svezia 70,3 41 15,8 Svizzera 72,5 n.d. 19,3 Media 62,5 35 16,1 MEDIA EU 58,2 32 16,4

Fonte: elaborazione Global city report

Paese

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GLOBAL CITY REPORT 58 NOVEMBRE 2012

e lavoro, al fine di rispondere a profondi cambiamenti intervenuti nella società e nel mercato del lavoro. Basti pensare all’evoluzione della struttura dei nuclei familiari, con l’indebolimento della famiglia allargata, l’aumento delle famiglie monoparentali o di quelle in cui lavorano entrambi i coniugi, al progressivo invecchiamento della popolazione che comporta la necessità di assistere genitori anziani, all’allungamento dei tempi necessari per gli spostamenti nella maggior parte delle aree metropolitane. I Paesi evoluti, che registrano un tasso di occupazione femminile elevato, sono all’avanguardia anche per quanto riguarda le strutture a sostegno delle donne lavoratrici. Uno dei servizi di maggiore interesse è rappresentato dagli asili nido aziendali, che nei Paesi del nord Europa, ma anche in Germania, nel Regno Unito e, in misura minore, in Francia, rappresentano una realtà diffusa e di successo. In Italia si tratta di un tema recente e le uniche iniziative sono frutto dell’intraprendenza di un ristretto numero di aziende private. Sul versante pubblico negli ultimi anni è stato proposto di considerare un piano di incentivi per le aziende che accettino di aprire un nido aziendale. In particolare, nel 2009 sono stati stanziati venticinque milioni di euro per un progetto pilota di apertura di asili nido aziendali negli uffici pubblici. L'obiettivo del progetto è arrivare entro dieci anni a una copertura per 80-100mila bambini da zero a tre anni. Si tratta di una cifra che dovrebbe soddisfare il fabbisogno considerando che i figli di dipendenti pubblici di età inferiore a tre anni sono 100-120mila e che la propensione a utilizzare il nido è di circa il cinquanta per cento delle famiglie. Nel complesso, sembra che il livello di soddisfazione maggiore in tema di welfare aziendale sia riscontrabile nelle città del nord Europa e in Svizzera, mentre a Milano e Roma l’offerta di servizi aziendali è ancora estremamente carente, fatta eccezione per un ristretto numero di società virtuose che portano avanti iniziative interessanti a favore dei propri dipendenti. Migliore la situazione in alcune realtà situate nei centri minori. Non sono disponibili dati quantitativi che permettano un confronto tra le grandi città, ma da un recente sondaggio effettuato da una società di ricerche svedese relativamente all’offerta di servizi e al livello di soddisfazione dei dipendenti di circa diecimila aziende, è stata stilata la classifica dei dieci servizi apprezzati maggiormente in Europa, con una discreta omogeneità nei singoli Paesi. Sono stati presi in considerazione solo i servizi ancora poco presenti nelle realtà aziendali, e non quelli già ampiamente diffusi, quali buoni pasto, mensa, apparati tecnologici, automobili.

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GLOBAL CITY REPORT 59 NOVEMBRE 2012

La quasi totalità dei lavoratori considera prioritaria la flessibilità dell’orario, che può essere intesa anche come job sharing, cioè la possibilità di condividere lo stesso lavoro con altre persone in diverse fasce orarie o giorni settimanali. Tra i servizi il più apprezzato è l’asilo aziendale, seguito dall’assistenza medica, considerata fondamentale soprattutto nei Paesi in cui il servizio sanitario pubblico è carente. Tra i benefit di maggiore interesse quelli finalizzati a facilitare gli spostamenti casa-lavoro, come il servizio navetta o sistemi più innovativi, quali car sharing o car pooling, anche nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale. Infine, sono apprezzati benefit legati al tempo libero, in considerazione della crescente importanza attribuita alle attività extralavorative e alla qualità della vita. Tavola 32Classifica dei servizi aziendali maggiormente apprezzati dai lavoratori in Europa

Servizio

1 Flessibilità contratto/orario

2 Job sharing

3 Asili aziendali

4 Assistenza medica

5 Servizi navetta

6 Servizi/benefit ricreativi

7 Servizi/benefit culturali

8 Corsi linguistici

9 Assistenza legale/finanziaria

10 Car sharing/car pooling

Fonte: sondaggio Augur, febbraio 2012

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GLOBAL CITY REPORT 60 NOVEMBRE 2012

6. Cultura I settori culturali e creativi rivestono un’importanza fondamentale non solo sul piano umano e sociale, ma anche economico, dal momento che nell’ambito dell’Unione europea rappresentano il 3,3 per cento del prodotto interno lordo, dando lavoro a 6,7 milioni di persone, pari a circa il tre per cento dell'occupazione totale ed hanno un ruolo strategico con ricadute anche sulle altri comparti produttivi. I settori culturali e creativi forniscono i contenuti alle applicazioni delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, alimentando la domanda di elettronica di consumo e di strumenti di comunicazione sofisticati. Inoltre hanno un impatto diretto su settori come il turismo, la moda, i prodotti di alta gamma. Il settore culturale opera in un ambiente che cambia rapidamente sotto la spinta del passaggio al digitale e della globalizzazione, in cui emergono nuovi attori, grandi strutture convivono con microentità, la catena del valore si trasforma progressivamente e i comportamenti e le aspettative dei consumatori sono in costante evoluzione. In un recente rapporto del Mckinsey Global Institute si afferma che le 23 megalopoli più importanti produrranno solo il dieci per cento della crescita globale nei prossimi dieci anni, mentre il cinquanta per cento dello sviluppo sarà prodotto dalle oltre cinquecento città medie che si alimentano della loro cultura e non della capacità di attirare popolazione. Infatti, sono sempre più numerose le città che mirano a dotarsi di infrastrutture e competenze culturali al fine di conquistare posizioni quanto ad attrattività, dinamismo e vivibilità. Negli ultimi anni alcuni Stati membri, regioni e città, come ad esempio Londra, Barcellona e Amsterdam, hanno saputo sfruttare il potenziale dei settori creativi e culturali per la promozione dello sviluppo economico e hanno elaborato progressivamente strategie ad hoc. Altri sono ancora nella fase iniziale del processo. Un asse forte dello sviluppo innovativo di una grande metropoli è la dotazione di infrastrutture a servizio della cultura, nella quale le città europee sono sempre state vincenti. Parigi e Londra, ma anche Roma e Milano, mostrano una buona offerta di musei, teatri, multisale cinematografiche, sale per concerti, oltre che una forte propensione alla valorizzazione del proprio patrimonio storico e artistico.

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Le infrastrutture, però, devono essere sostenute da un’adeguata politica culturale, che prevede il costante ammodernamento, la capacità di ampliare e diversificare il pubblico di riferimento, di cogliere nuove opportunità, in particolare quelle di respiro internazionale, e di far fronte ai cambiamenti del comportamento e delle aspettative del pubblico. Il fattore chiave di successo è la capacità di coniugare l’innovazione con la tradizione, in quanto i progetti culturali non possono prescindere dal rispetto e dalla valorizzazione delle caratteristiche paesaggistiche, storiche ed artistiche locali e nazionali. Inoltre quasi tutti i progetti di successo si inseriscono nell’ambito di più ampi programmi di rivitalizzazione della città o costituiscono il fulcro intorno a cui ruota l’opera di recupero di interi quartieri. 6.1 Biblioteche Lo sviluppo culturale passa anche attraverso la presenza di una efficiente rete di biblioteche accessibili al pubblico. Londra distanzia le altre metropoli con l’offerta di 383 biblioteche pubbliche, seguita dalle 154 di Zurigo, contro una media europea di meno di 62. Le città italiane mostrano carenze, con 43 biblioteche a Roma e 25 a Milano. Si tratta però di un dato parziale, dal momento che le due città italiane presentano un numero estremamente elevato di biblioteche private, universitarie, appartenenti ai Ministeri e agli enti pubblici, per un totale di 665 biblioteche a Milano e 817 a Roma, in linea con le altre città europee. Tra i Paesi del nord Europa, Helsinki presenta un elevato numero di biblioteche pubbliche rispetto alla popolazione e registra un forte interesse tra i giovani, dal momento che più della metà dei ragazzi compresi tra 13 e 25 anni è iscritto ad una biblioteca, contro il 25 per cento di Londra e il 30 per cento di Parigi. Decisamente più basse le percentuali nella maggior parte delle altre città. A livello europeo circa l’85 per cento delle biblioteche è di tipo generalista, mentre il quindici per cento è rappresentato da strutture specializzate. 6.2 Musei Il sistema culturale di Milano e Roma si sta affermando come uno degli elementi di eccellenza della capacità attrattiva delle due città, con una realtà vivace e complessa di istituzioni e di attività di produzione culturale, che conserva importanti potenzialità di sviluppo. Con un alto numero di musei, spettacoli

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teatrali e concerti, queste città si confermano punto di riferimento nazionale ed internazionale del sistema dell’arte e dello spettacolo. Roma ospita 148 musei, collocandosi al secondo posto in Europa dopo Londra, sebbene sia preceduta anche da Parigi per quanto riguarda il numero di visitatori, in considerazione dell’eccezionale capacità attrattiva del Louvre, il museo più visitato non solo in Europa, ma nel mondo. Nel 2011 il museo parigino è stato visitato da circa 8,5 milioni di persone, contro 5,8 milioni del British Museum, al terzo posto nel mondo dopo il Metropolitan di New York, e quasi 5,1 milioni dei Musei Vaticani. Oltre ad essere il museo più visitato al mondo, il Louvre si distingue per il livello di innovazione. Per la seconda volta nella storia, dopo la piramide di Ieoh Ming Pei nel 1989, è stato effettuato un intervento sulla struttura e ne è stata ampliata la superficie, con la realizzazione del dipartimento di arti islamiche, disegnato dall’architetto italiano Mario Bellini ed inaugurato a settembre 2012. L’elemento maggiormente innovativo è rappresentato dal collegamento spaziale ed ideologico tra il nuovo settore e il resto del museo, in un’ottica di apertura internazionale e coesione sociale. Il progetto ha comportato un investimento di circa 3,5 milioni di euro. Anche Roma sta compiendo numerosi progressi sul piano innovativo. Basti pensare al Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, progettato dall’architetta anglo-irachena Zaha Hadid e inaugurato due anni fa. Si tratta della prima istituzione nazionale dedicata alla creatività contemporanea che, con i suoi 27mila mq, non si pone solo come luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio artistico, ma anche e soprattutto come laboratorio di sperimentazione e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici moderni. Negli ultimi anni anche Milano ha visto aumentare notevolmente l’afflusso di visitatori nei musei, grazie anche all’interesse dettato dal Museo del novecento, mentre in passato la città era esclusa dai circuiti turistici tradizionali. Milano ospita 49 musei e nel 2011 ha attirato oltre 3,7 milioni di visitatori, di cui il 35 per cento concentrati a Palazzo Reale, che si colloca al diciannovesimo posto tra i musei più visitati in Europa. L’offerta della città comprende grandi musei statali e spazi espositivi comunali, insieme ad importanti istituzioni private, in gran parte sotto forma di fondazioni, come il museo della Scienza e delle tecnologia o l’Hangar Bicocca.

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Un progetto importante è quello della Grande Brera, ovvero della creazione, nell’area dell’ex caserma Mascheroni, di un campus destinato all’Accademia di Belle Arti, mentre lo storico palazzo di Brera e il vicino palazzo Citterio saranno riqualificati per rimodernare e rendere adeguati gli spazi della Pinacoteca. Il ministero dei Beni culturali ha stanziato i fondi per far partire i lavori, ma resta il problema dei finanziamenti successivi. Infine, l’amministrazione sta proseguendo nella realizzazione della Fabbrica del vapore, centro di produzione culturale giovanile e laboratorio di attività volto alla sperimentazione di nuovi linguaggi e nuove tecnologie. Nonostante il buon livello qualitativo dei musei italiani, si notano alcune carenze rispetto agli spazi concorrenti in Europa, come segnaletica carente e, aperture poco elastiche. Inoltre, poche strutture offrono uno spazio nursery, dove i genitori possono lasciare i figli durante la visita e un ristretto numero di strutture prevede percorsi specifici per bambini. Un altro problema è rappresentato dal giorno di chiusura, fissato il lunedì, nonostante i “ponti” festivi, che attirano nelle città d'arte numerosi turisti. Le nostre città, dunque, hanno bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale, che si è già sviluppata in altri contesti, che metta al centro dell’attenzione non le opere, ma i visitatori, attraverso la predisposizione di percorsi d’arte che si snodino in un contesto vivibile, dove si possa passare la giornata con la famiglia. Estremamente innovativa sotto il profilo culturale è Berlino, la cui ambizione è di diventare la capitale culturale europea. La città ospita 125 musei, collocandosi al terzo posto in Europa e nel 2011 ha attirato oltre quattordici milioni di visitatori, cifra inferiore solo a Londra, Parigi e Roma, sebbene nessun museo emerga nella classifica dei primi venti. Il più visitato è il Neues Museum, al ventiquattresimo posto nella classifica europea e al trentottesimo in quella mondiale. Dopo la ristrutturazione del museo Egizio, avvenuta nel 2009, sono nuovamente visitabili, dopo sessant’anni, i cinque musei che formano l’Isola dei Musei e che alla fine degli anni novanta erano stati inseriti nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Berlino, inoltre, ospita la “East side gallery” la più lunga galleria all’aria aperta del mondo. Si tratta di una parte del “muro posteriore”, lungo 1,3 chilometri e dipinto da 118 artisti internazionali nel 1990 per festeggiare la caduta del Muro e poi ristrutturato in occasione del ventesimo anniversario.

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Gli ultimi anni hanno visto un grande impegno e rilevanti investimenti nell’innovazione in ambito culturale da parte di alcune città del nord Europa. Ad esempio, Dublino sta realizzando una massiccia opera di modernizzazione, con progetti di vario genere sparsi in tutta la città, tra cui il Grand canal square theatre, progettato da Daniel Libeskind e inaugurato due anni fa e modello eccellente di luogo di aggregazione urbana. Nei Paesi scandinavi, che fino a pochi anni fa erano caratterizzati dalla presenza di un numero ridotto di musei e spazi espositivi, sono stati inaugurati quattro importanti progetti solo nel 2012. Il più importante è Artipelag, uno spazio multifunzionale innovativo, progettato dall’architetto John Nyren, che si estende su oltre diecimila metri quadrati a pochi chilometri da Stoccolma. La novità è rappresentata dall’inserimento del complesso in uno scenario paesaggistico spettacolare e dalla multiculturalità degli spazi, dove convivono mostre d’arte, innovative attività culturali, architettura, musica, design. Il progetto risponde all’esigenza di inserire la cultura nell’ambito di percorsi legati al tempo libero e in cui sia possibile trascorrere del tempo svolgendo attività diverse. L’ambiente circostante, infatti, è costituito da ampi spazi all’aria aperta, con sentieri che si snodano attraverso boschi e rocce, e sono presenti numerosi servizi, tra cui ristoranti, centri conferenza, un negozio di design. A fine settembre è stato inaugurato il nuovo museo di Oslo, il Tjuvholmen Art Museum, progettato da Renzo Piano. Si tratta di tre edifici uniti da un canale ricoperto da un grande tetto in vetro, la cui forma a vela si integra nel contesto circostante. Un progetto realizzato in quattro anni e costato ottanta milioni di euro per un totale di 15.600 mq e che fisicamente farà da raccordo tra il fiordo e il centro della città. L’architetto è convinto che il recupero delle periferie sia una delle condizioni necessarie per far rivivere la città ma che l’obiettivo più importante sia di portare nelle periferie nuove funzioni e di immaginare spazi che non siano monofunzionali. Infatti l’edificio ospita servizi di vario genere e, all’esterno, lungo le rive del fiordo sorgono una spiaggia e il parco delle sculture.

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Tavola 33 I venti musei d'arte più visitati in Europa

Museo Città Visitatori (migliaia, 2011)

% sui visitatori dei musei in città

1 Museo del Louvre Parigi 8.500 30,7 2 British Museum Londra 5.842 14,9 3 Musei Vaticani Roma 5.078 27,0 4 Tate Modern Londra 5.062 12,9 5 National Gallery Londra 4.954 12,6 6 Centre Georges Pompidou Parigi 3.130 11,3 7 Museo d'Orsay Parigi 2.985 10,8 8 Museo del Prado Madrid 2.732 29,8 9 Victoria and Albert Museum Londra 2.629 6,7

10 Ermitage San Pietroburgo 2.490 n.d. 11 Centro de Arte Reina Sofia Madrid 2.314 25,2 12 National Portrait Gallery Londra 1.819 4,6 13 Tate Britain Londra 1.665 4,2 14 Galleria degli Uffizi Firenze 1.651 n.d. 15 Van Gogh Museum Amsterdam 1.430 36,7 16 Museo Picasso Barcellona 1.369 16,9 17 Museo dell'Acropoli Atene 1.356 17,2 18 Museo du Quai Branly Parigi 1.326 4,8 19 Palazzo Reale Milano 1.300 34,6 20 Galleria Saatchi Londra 1.271 3,2

Fonte: The Art Newspaper, 2011

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6.3 Auditorium Gli spazi dedicati alla musica rappresentano una delle infrastrutture culturali più importanti, che attirano grandi masse di persone di tutte le categorie sociali e di tutte le età. In tutte le metropoli sono numerosi gli spazi in cui si ascolta la musica, dalle chiese, ai teatri, ai locali pubblici, ma la differenza qualitativa è rappresentata

Tavola 34 I primi quindici musei di Milano e Roma per numero di visitatori(migliaia, 2011)

Milano Roma

Museo Visitatori Museo Visitatori

Palazzo Reale 1.300 Musei Vaticani 5.078Museo del Novecento 522 Castel Sant'Angelo 982 Castello Sforzesco 336 Museo del Risorgimento 821 Pinacoteca di Brera 287 Galleria Borghese 506 Museo di Storia Naturale 189 Musei Capitolini 469 Triennale 163 Museo Nazionale 450 Museo di Arte Moderna 104 Macro 350 Museo Diocesano 60 Ara Pacis 287 Museo Pozzoli 51 Museo Nazionale Romano 251 Museo Intesa Sanpaolo 51 Museo Traiano 149 Museo Archeologico 45 Museo Barberini 145 Museo del Risorgimento 22 Gnam 115 Museo del Costume 19 Museo Doria Pamphili 84 Museo Bagatti 18 Musei di Villa Torlonia 75 Museo Boschi 11 Museo Astronomico 68 Totale 3.178 Totale 9.830

Fonte: comuni di Milano e Roma

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dalla dotazione di veri e propri auditorium, cioè di spazi dedicati specificatamente alla musica. La città che mostra la maggiore attenzione verso questo settore è Parigi, che ospita un buon numero di auditorium, per un totale di dieci posti ogni mille abitanti. Attualmente sta per essere terminato il nuovo auditorium costituito da una sovrapposizione di piani obliqui, progettato dall’architetto francese Jean Nouvel all’interno del parco della Villette. Il progetto sorge su un’area di ventimila metri quadrati ed è composto da una sala da concerto con 2.400 posti a sedere, un centro per la formazione, spazi espositivi, locali per le prove, una biblioteca ed uffici amministrativi. Il progetto ha comportato un investimento di circa duecento milioni di euro, che saranno finanziati per il 45 per cento dal ministero della Cultura e della comunicazione, per un altro 45 per cento dalla città di Parigi, e per il restante dieci per cento dalla regione Ile-de-France. Un altro progetto innovativo, realizzato due anni fa, è il Concert Hall di Copenhagen, che si estende su venticinquemila mq e si presenta come un misterioso cubo alto 45 metri e rivestito di veli traslucidi di colore blu intenso sulle cui pareti, che cambiano a seconda della luce diurna o notturna, sono proiettate immagini video. L’edificio è composto da quattro sale, destinate a diversi tipi di musica, per un totale di 3.050 posti. Qualche anno fa è stato costruito un nuovo auditorium ad Oslo, denominato Snøhetta, dal nome del picco più alto del gruppo montuoso norvegese con una forma slanciata. L’Opera House sorge sull’area ex portuale della penisola di Bjøzvika, destinata a trasformarsi, per la vicinanza al centro della città, in un importante quartiere residenziale e commerciale. La nuova struttura culturale è vista, dunque, come un elemento generatore del nuovo sviluppo urbano dell’area, attualmente in fase di studio. Il traffico verrà eliminato grazie alla realizzazione di un tunnel che passerà sotto il fiordo e intorno al teatro sorgerà una vasta area verde. La struttura è composta da tre auditori, in grado di ospitare complessivamente 1.920 spettatori. L’innovazione formale consiste nell’aspetto esterno, che sembra raffigurare un iceberg grazie al rivestimento in marmo bianco e alle grandi vetrate, mentre gli spazi interni sono suddivisi da un muro a forma di onda, rivestito in legno bianco, il cui significato simbolico è una linea di demarcazione ideale tra il mare e la terra. A partire dal 2002 con l’inaugurazione dell’auditorium Parco della musica, progettato da Renzo Piano, anche Roma dispone di uno spazio dedicato alla

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musica, in grado di superare la precedente carenza di spazi dedicati e di posizionarla allo stesso livello delle principali capitali europee. Attualmente il numero totale di posti nella capitale è di 11.530, pari a 4,2 ogni mille abitanti, che colloca la capitale italiana al settimo posto tra le città considerate. L'auditorium Parco della musica si compone di tre diverse sale per un totale di 4.548 posti, disposte in modo regolare intorno ad una pietra di quarzo blu centrale. Ciascuna sala è nascosta all'interno di una struttura a forma di cassa armonica, rivestita di piombo, ed ognuna di esse è adibita a diversi tipi di musica. All'esterno un anfiteatro capace di ospitare tremila persone crea un legame tra i diversi spazi e introduce il visitatore all'interno del complesso. Concepito come l'anello mancante che ricuce il tessuto urbano tra il quartiere Flaminio e i Parioli, il Parco della musica si vanta di essere il più grande spazio multifunzionale d'Europa, capace di accogliere tutte le espressioni artistiche. Renzo Piano ha progettato il complesso prevedendo l'utilizzo dei materiali della tradizione romana: il travertino per la cavea, i foyer e le entrate, il mattone fatto a mano per le strutture verticali e il piombo pre-ossidato per i gusci delle tre sale. All'interno è stato utilizzato legno di ciliegio per il controllo del riverbero. Tuttavia l’eccellenza nel settore musicale, non solo in Italia ma anche in Europa, appartiene a Milano che oltre, all’elevato numero di teatri, chiese e locali che ospitano occasionalmente spettacoli musicali, ospita dodici auditorium veri e propri, per un totale di 7.069 posti, che rappresentano 5,5 posti ogni mille abitanti. Nelle immediate vicinanze di Milano, inoltre, sorge il Forum di Assago, collegato al centro della città con la metropolitana, che da solo contiene 11.500 posti. In termini economici il volume d’affari del settore musicale a Milano ha un valore di circa cinquecento milioni di euro, che rappresentano più del venti per cento del mercato nazionale. Inoltre la componente musicale incide per circa il 13,5 per cento sul volume d'affari prodotto complessivamente dall’industria dello spettacolo, contro l’8,5 per cento a livello nazionale. Lo spazio più prestigioso è il teatro alla Scala, che ospita oltre duemila posti ed è uno dei più famosi teatri al mondo e una delle principali istituzioni cittadine. Il conservatorio Giuseppe Verdi e il teatro Dal Verme completano gli spazi destinati alla musica classica. La musica leggera e pop hanno un’offerta meno ampia di spazi dedicati.

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L’importanza della musica a Milano è confermata dalla presenza di oltre duecento organizzazioni non profit, che si occupano a vario titolo di musica, operando, nella maggioranza dei casi, nel settore della musica dal vivo. Tali strutture organizzano eventi, concerti, spettacoli e collaborano con le istituzioni più importanti per la pianificazione delle stagioni musicali. Nel campo musicale Milano emerge come un polo formativo di eccellenza, con circa quindici istituzioni tra scuole statali e civiche. Le due più importanti sono il conservatorio Giuseppe Verdi, il secondo in Italia per numero di iscritti, dopo quello di Bari, e l'Accademia teatro alla Scala. Il conservatorio attira un elevato numero di studenti stranieri, pari a circa il sette per cento, superato solo dalla Bocconi tra le istituzioni universitarie milanesi. Il sistema della musica è inoltre entrato nell'insegnamento universitario, come dimostrano il corso di laurea in Scienze e tecnologie della comunicazione musicale dell'università Statale e il master di Comunicazione musicale dell'università Cattolica. Inoltre a Milano si contano oltre cento organizzazioni formative che, in vario modo e a diversi livelli, operano nel campo della musica. Ad esse si devono aggiungere i corsi spesso attivati da altri organismi musicali, come associazioni, studi di registrazione, negozi di strumenti musicali, nonché quelli di cultura musicale che vengono svolti da diverse istituzioni operanti nel campo della formazione degli adulti e per il tempo libero. Milano, dunque, presenta tutte le caratteristiche per affermare la sua leadership quanto ad offerta musicale e culturale. Ciò che ancora manca è una pianificazione che sia in grado di coinvolgere tutti gli attori e trasformare le innumerevoli iniziative provenienti da soggetti diversi in un’azione di intervento coordinato finalizzata al rafforzamento e ad uno sviluppo armonico della città della musica.

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7. Creatività Il futuro dell’economia e della società è sempre più influenzato dalla creatività, dalla capacità di produrre idee, conoscenze, innovazione. Attualmente dal venticinque al trentacinque per cento circa dei lavoratori nei Paesi avanzati operano nei settori più creativi dell’economia, impegnati in campi come la scienza, l’ingegneria, la ricerca e sviluppo, la comunicazione, la finanza, le industrie tecnologiche ma anche l’arte, la musica, la cultura, il design. Emergono forme innovative di design urbano, che deve comprendere ed interpretare l’ampio numero di fattori economici, culturali, sociali, legali, ecologici ed estetici che influenzano i nuovi modi di vivere. In generale, per il successo di una città intelligente non è sufficiente il raggiungimento di un elevato grado di innovazione tecnologica, ma è necessario un approccio creativo, che

Tavola 35 Gli auditorium di Milano

Nome Numero posti

Teatro alla Scala 2.013

Fondazione Cariplo 1.400Auditorium PIME 616

Auditorium San Fedele 450Conservatorio "G. Verdi" 400Auditorium G. Di Vittorio 400

Teatro Arcimboldi 360Teatro del Verme 350Teatro Gaber 340

Auditorium San Paolo 300Auditorium Università Bicocca 300

Auditorium Lattuada 140Totale 7.069

Fonte: comune di Milano

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implica una costante ed intensa interconnessione tra diversi ambiti, dall’arte, al design, alla moda, che contribuiscono a perseguire obiettivi di eccellenza e ad imporre un modello di città vivibile. 7.1 Design Milano rappresenta un modello di eccellenza nel comparto del design, visto che ospita 942 imprese specializzate, che rappresentano il 3,7 per cento del totale nazionale. Se si prende in considerazione l’intera Lombardia, il numero di imprese sale a 6.200, al primo posto nella classifica delle regioni europee e preceduta solo da sei nazioni. Nel complesso la Lombardia ospita il 4,8 per cento delle imprese attive nel comparto design in tutta Europa, mentre il peso dell’Italia è pari al venti per cento, davanti a Francia, Spagna e Polonia. La rilevanza delle imprese milanesi e lombarde, tuttavia, si conferma non solo sul piano numerico, ma è anche legata all’innovazione, dal momento che è la seconda città europea quanto a numero di brevetti nel settore, con il 2,2 per cento del totale europeo, preceduta solo dalla città tedesca Herford, che ne concentra il 2,5 per cento. La percentuale sale al 6,6 per cento se si prende in considerazione la Lombardia, sempre al secondo posto in Europa.

La forte polarizzazione degli attori del design dell’area milanese riguarda tutti i soggetti della filiera: aziende industriali, designer indipendenti, spazi espositivi, editoria specializzata, negozi, università, scuole di design, istituzioni culturali. Milano ospita oltre 230 negozi specializzati, di cui quasi cento showroom aziendali, contro i 171 di Parigi e i 78 di New York.

Il Salone del mobile è il più frequentato al mondo, con 270mila visitatori, di cui quasi 170mila stranieri. Il secondo salone più importante, che si svolge a Colonia, ha poco più di due terzi dei visitatori e meno di un terzo degli stranieri. La vivacità del settore trova conferma nella grande partecipazione degli addetti ai lavoro ai numerosi eventi che si svolgono in vari luoghi della città durante la settimana del salone del mobile. A Milano, infine, ha sede l’istituzione per eccellenza dedicata al design, la Triennale, che dal 2007 ospita anche il primo museo del design italiano. Tra le altre città europee Parigi, Londra e Roma ospitano oltre 650 imprese, quasi il doppio rispetto alla media europea. Il settore è sviluppato anche a Vienna e nelle due più importanti città spagnole, mentre le metropoli tedesche hanno un peso marginale, ospitando poche decine di imprese.

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Tavola 37Il salone del Mobile di Milano e le principali fiere dell'arredamento nel mondo

Città Numero visitatori % visitatori stranieri

Numero espositori % espositori stranieri

Milano 170.000 98.2 1.961 14.6

Colonia 115.000 27.8 1.031 83.4

Parigi 93.000 15.1 500 36.8

Tokyo 26.500 n.d. 556 43.0

Singapore 17.800 n.d. n.d. n.d.

Shanghai 60.000 13.3 n.d. n.d.

Fonte: Salone del Mobile e fiere internazionali

Tavola 36 Classifica delle città per numero di imprese di design(dati 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

942

686

669

658

536413

408

381

380

361

310

265 236

217 153

139 52 50

10

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1.000

Milano

Parigi

Londra

Roma

Vienna

Barcellona Lisbona Madrid

Atene

Media

Stoccolma Amsterdam

Bruxelles Lione

Helsinki Oslo

Copenhagen

Berlino

Francoforte

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GLOBAL CITY REPORT 73 NOVEMBRE 2012

7.2 Moda Un settore di grande importanza sul piano della creatività delle città è il settore della moda, il cui fatturato nell’ambito dell’Unione europea si aggira intorno a 560 miliardi di euro. Le imprese del settore sono circa 870mila, di cui quasi 300mila operano nel’ambito manifatturiero, con 5,4 milioni di addetti, pari al 2,4 per cento della forza lavoro complessiva, che generano un valore aggiunto di circa 135 miliardi di euro. Nonostante il calo registrato negli ultimi anni a causa della crisi economica, la moda rappresenta una voce importante dei consumi delle famiglie europee. Il 2011 si è chiuso con un totale di 370 miliardi di euro, pari al 5,3 per cento dei consumi totali delle famiglie. I mercati sono Italia, Germania e Regno Unito, dove i consumi si aggirano intorno a 1.500 euro/famglia/anno, contro una media europea di settecento euro. Milano conserva la sua tradizionale eccellenza nel comparto moda, ospitando 5.416 imprese manifatturiere e confermandosi leader europeo del settore. Il confronto internazionale, però, può essere fatto solo su base regionale, a causa dell’assenza di dati precisi a livello comunale.

La Lombardia ospita 14.792 imprese manifatturiere, contro una media di 3.862 nelle altre principali regioni europee e di 2.922 nelle venti regioni considerate. Dunque, la regione ospita circa il 19 per cento delle imprese italiane ed il cinque per cento di quelle europee, superando il totale delle aziende operative nella maggior parte dei Paesi nel loro complesso.

Il giro d’affari della moda in Lombardia è di quindici miliardi di euro, che rappresentano il quindici per cento del totale nazionale, mentre il settore occupa settantamila addetti, pari all’8,7 per cento dell’Italia. In Lombardia i consumi medi delle famiglie nel settore moda incidono per il 5,1 per cento dei consumi totali. Si calcola una media di 1.860 euro l’anno, il 15,7 per cento in più della media italiana e 2,6 volte in più rispetto alla media europea.

La Lombardia, inoltre, è la regione europea con il maggior numero di attività commerciali al dettaglio nel settore moda, visto che solo a Milano se ne contano circa 4.200 oltre a 2.600 ambulanti.

Le attività imprenditoriali della moda svolgono anche un ruolo importante per l’immagine e la competitività di Milano in Europa ed un fattore rilevante di attrazione turistica. Il giro d’affari prodotto dal turismo per shopping si aggira

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GLOBAL CITY REPORT 74 NOVEMBRE 2012

intorno ad un miliardo di euro l’anno, sebbene sia necessario migliorare la politica di investimenti nell’ambito di una logica di sistema finalizzata e sfruttare e rafforzare la competitività delle imprese e del territorio.

Il Lazio ha una tradizione nel settore moda meno radicata rispetto alla Lombardia e ad altre regioni italiane, ospitando 3.539 aziende, pari al 4,5 per cento del totale nazionale e all’1,2 per cento dell’Unione europea. Circa 2.630 imprese sono localizzate nella città di Roma, pari al 74,3 per cento del totale regionale. I consumi delle famiglie nel comparto moda nel Lazio sono lievemente inferiori rispetto alla media italiana, intorno a 1.572 euro l’anno.

Quasi la metà delle aziende lombarde e tre quarti di quelle laziali operano nel confezionamento di articoli di abbigliamento, seguito dall’industria tessile, che ha una rilevanza maggiore in Lombardia, e dagli articoli di pelletteria e pellicceria.

La maggior parte delle aziende italiane è di dimensioni modeste. Il 93 per cento delle aziende ha un numero di addetti inferiore a dieci, mentre il sei per cento impiega tra dieci e cinquanta persone. Ne deriva che le imprese di grandi dimensioni rappresentano una quota marginale del sistema imprenditoriale italiano. La prevalenza di imprese di piccole dimensioni è particolarmente evidente in Lombardia.

Gli altri Paesi nei quali la moda ha un buon livello di sviluppo, quali Francia e Regno Unito, invece, ospitano imprese decisamente più grandi. Ad esempio, il Regno Unito conta oltre 270mila addetti nel settore moda, a fronte di un numero di aziende pari a poco più dell’undici per cento di quelle italiane. Ciò significa che un’impresa inglese ha una media di 17,7 addetti, contro 6,2 di una laziale e 4,7 di una lombarda.

L’Ile-de-France, che si situa al secondo posto in Europa per quantità di imprese, supera la Lombardia per numero di addetti, con una media di 11,6 lavoratori per impresa. I consumi delle famiglie nel comparto moda sono più elevati rispetto agli altri Paesi, poiché incidono mediamente per il 7,8 per cento del totale.

L’industria della moda tedesca è poco sviluppata, e il Paese ospita meno di un decimo delle aziende inglesi e spagnole e un settimo della sola Lombardia, ma le dimensioni sono piuttosto elevate, con una media di tredici addetti per azienda. I consumi delle famiglie incidono per il 4,7 per cento sul totale.

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GLOBAL CITY REPORT 75 NOVEMBRE 2012

Tavola 39Le imprese manifatturiere nel settore moda in Europa

Area Numero impreseNumero addetti

(migliaia)Numero medio addetti/impresa

Fatturato (miliardi euro)

Fatturato medio/impresa (migliaia euro)

Lombardia 14.792 70 4.7 15 1.014

Lazio 3.539 22 6.2 4 1.130

Italia 78.200 800 10.2 100 1.279

Francia 24.800 288 11.6 27 1.089

Spagna 21.500 137 6.4 19 884

Germania 2.155 28 13.0 8 3.712

Regno Unito 8.750 155 17.7 9 1.029

Ue 27 295.800 5.400 18.3 562 1.900

Fonte: elaborazione Global city report

Tavola 38 Classifica delle regioni europee per numero di imprese nel settore della moda(valori regionali, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

14.792 8.655

5.293

3.642 3.539

3.062 2.922

2.197 2.027

1.807 952

824 760

672 660

311

261

212

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000

Milano

Parigi Barcellona

Atene Roma

Londra Media

Madrid Lione

Stoccolma Amsterdam

Vienna

Helsinki Oslo

Bruxelles Berlino

Copenhagen

Francoforte

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GLOBAL CITY REPORT 76 NOVEMBRE 2012

Tavola 40Suddivisione delle imprese manifatturiere operanti nel settore moda(% sulle imprese totali, 2011)

Fonte: elaborazione Global city report

Abbigliamento56.1%

Industria tessile30.5%

Pelletteria/pellicceria13.4%

Lombardia = 14.792 aziende totali

Abbigliamento76,2%

Industria tessile12.6%

Pelletteria/pellicceria11.2%

Lazio = 3.539 aziende totali

7.3. Media Lo sviluppo degli strumenti di informazione e comunicazione ha trasformato radicalmente la cultura e la società, condizionando e indirizzando stili di vita, mentalità, cultura e meccanismi sociali e politici. Nei Paesi moderni la combinazione di strumenti elettronici collegati con le reti di comunicazioni digitali apre nuove opportunità per i cittadini, influenzando individui e opinione pubblica nell’esercizio del diritto di libertà di espressione e detenendo un ruolo strategico nella crescita nazionale, nel raggiungimento di dinamiche democratiche e partecipatorie e nella tutela dei diritti. Negli ultimi anni i mass media si sono moltiplicati e ai mezzi di comunicazione tradizionali, quali radio, carta stampata e televisione, si sono aggiunte numerose innovazioni tecnologiche, che hanno aumentato notevolmente la diffusione dell’informazione.

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GLOBAL CITY REPORT 77 NOVEMBRE 2012

Giornalismo Le modalità di accesso al mondo giornalistico sono analoghe nella maggior parte dei Paesi europei, ma il numero di giornalisti è fortemente differenziato. L’Italia è la nazione con il numero più elevato di giornalisti, contando 108mila iscritti all’ordine, di cui circa il 65 per cento è costituito da pubblicisti, il venticinque per cento da professionisti e il restante dieci per cento da praticanti, contro 73mila della Germania, 40mila del Regno Unito e 37mila della Francia. Incrociando i dati con la popolazione, emerge che in Italia c’è un giornalista ogni 553 abitanti, quasi il triplo rispetto alla media europea. Tuttavia, in Italia solo una parte dei tesserati svolge una regolare attività giornalistica, dal momento che nel 2011 solo la metà dei giornalisti ha versato i contributi obbligatori. Il numero di giornalisti è ancora più elevato nelle città italiane più importanti. Si contano 22.804 iscritti all’Ordine regionale della Lombardia e 19.245 a quello del Lazio, che rappresentano rispettivamente un giornalista ogni 438 e 298 abitanti. Il Lazio, dunque, presenta una densità quasi doppia rispetto alla media nazionale. Inoltre, nelle due regioni è più elevato il numero di professionisti mentre è molto basso quello dei praticanti, segno che è in aumento il numero di precari e di giornalisti freelance. Per quanto riguarda il settore di attività, la larga maggioranza dei giornalisti opera nel settore della carta stampata, con una preponderanza dei quotidiani rispetto ai periodici, seguita dalla televisione. Il nostro Paese vede una percentuale minore di addetti nel comparto radiofonico e Internet rispetto al resto dell’Europa.

Tavola 41 Suddivisione dei giornalisti in Italia

Area Totale

Numero abitanti/ gi ornalista Professionisti % Pubblicisti % Praticanti %

Lombardia 22.804 438 8.252 36,2 14.071 61,7 481 2,1

Lazio 19.245 298 7.669 39,9 11.186 58,1 390 2,0

Italia 108.500 553 70.500 65,0 27.125 25,0 10.785 10,0

Fonte: ordine dei Giornalisti

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GLOBAL CITY REPORT 78 NOVEMBRE 2012

Tavola 43Suddivisione dei giornalisti in Italia

Fonte: elaborazione Global city report

Radio8% Internet

5%

Tv19%Carta

stampata68%

Europa

Radio4% Internet

3%

Tv22%

Carta stampata

71%

Italia

Tavola 42 Classifica dei Paesi europei per rapporto abitanti/giornalisti(numero di abitanti per ogni giornalista)

Fonte: elaborazione Global city report

2.592 2.436

2.051

1.811

1.661

1.638

1.616

1.545

1.536

1.536

1.438

1.298

1.126

619 553

520 475

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000

Portogallo Svezia Belgio

Spagna Francia

Irlanda Svizzera

Austria Grecia

Regno Unito

Media Olanda

Germania

Finlandia

Italia Danimarca

Norvegia

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GLOBAL CITY REPORT 79 NOVEMBRE 2012

Il numero eccessivo di giornalisti italiani è confermato dal rapporto tra addetti e copie vendute dei giornali, in relazione al quale l’Italia è all’ultimo posto tra i principali Paesi europei. In Germania si contano 75 giornalisti ogni centomila copie di quotidiani o periodici, in Francia ne sono sufficienti 72 e in Italia ce ne vogliono 127. Il numero di giornalisti non è giustificato neppure dalla quantità di quotidiani circolanti. L’Italia è in linea con la media continentale ma è distanziata dai Paesi più importanti. Il primo mercato in Europa per numero di quotidiani circolanti è la Germania, dove se ne contano 398, oltre a 1.529 edizioni locali, contro una media di 85 nei sedici Paesi considerati. La Germania si distacca notevolmente dalle altre nazioni, visto che Regno Unito e Francia, che si collocano al secondo e terzo posto, ne registrano rispettivamente 101 e 93. La Germania è ai vertici della classifica europea anche per quanto riguarda la diffusione, dato che ogni giorno vengono vendute quasi 23 milioni di copie di quotidiani. Tuttavia, si colloca poco al di sopra della media europea se si analizza la diffusione in base alla popolazione al di sopra dei sedici anni. Sotto questo aspetto la classifica è guidata dai Paesi nordici, dove quasi un abitante su due legge regolarmente i quotidiani. In particolare la Norvegia, con 458 copie ogni mille abitanti, è al secondo posto nel mondo, dopo il Giappone, dove ogni giorno vengono vendute 51 milioni di copie, pari a 526 ogni mille abitanti. In Italia la diffusione dei quotidiani è decisamente inferiore rispetto agli altri Paesi. Si calcolano 110 copie ogni mille abitanti, che collocano il nostro Paese al terzultimo posto, prima di Portogallo e Grecia. La Francia registra una diffusione di circa 194 copie, mentre il numero sale a 279 in Germania e 332 nel Regno Unito. La diffusione dei quotidiani italiani è più elevata a Milano, dove si calcolano circa quattrocento copie ogni mille abitanti, in linea con i Paesi più avanzati, sebbene i dati dei giornali certificati, che rappresentano i due terzi del totale, indichino un rapporto più basso, intorno a 320 copie. Roma si colloca decisamente al di sopra della media europea, ma inferiore a Milano, con 170 copie ogni mille abitanti certificate, pari ad una stima di 210 copie totali. Il giornale più diffuso in Europa è il tedesco “Bild”, con 3,5 milioni di copie circolanti, preceduto nel mondo solo da quattro testate giapponesi. Il primo quotidiano italiano è il Corriere della Sera, che ha una diffusione di circa 463mila copie al giorno, seguito dalle 415mila della Repubblica, che li posiziona

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GLOBAL CITY REPORT 80 NOVEMBRE 2012

intorno al ventesimo posto tra i quotidiani europei. Milano concentra un quarto della diffusione del Corriere della Sera, mentre il 17,2 per cento delle copie della Repubblica vengono distribuite a Roma.

Tavola 45I primi dieci quotidiani in Italia per numero di copie circolanti(numero copie diffuse al giorno, dati 2010)

Titolo Milano Roma Totale Italia1 Corriere della Sera 119.816 45.642 463.467

2 La Repubblica 37.034 71.792 415.7933 La Gazzetta dello Sport del lunedì 2.980 12.786 355.389

4 La Gazzetta dello Sport 2.571 10.282 305.9515 La Stampa 3.814 3.902 279.2336 Il Sole 24 Ore 42.059 26.304 266.421

7 Corriere dello Sport stadio del lunedì 4.816 57.876 223.1688 Il Messaggero 2.021 94.021 192.5719 Corriere dello Sport Stadio 4.300 45.823 189.662

10 Il Giornale 24.357 18.021 182.743

Fonte: ADS notizie

Tavola 44 I primi dieci quotidiani in Europa per numero di copie circolanti

Titolo Paese Migliaia copie algiorno

1 Bild Germania 3.548 2 The Sun Regno Unito 2.986 3 Daily Mail Regno Unito 2.311 4 Daily Mirror Regno Unito 1.494 5 Kronen Zeitung Austria 881 6 Daily Telegraph Regno Unito 874 7 Ouest-France Francia 789 8 Daily Express Regno Unito 745 9 Daily Star Regno Unito 726 10 De Telegraaf Olanda 702 Fonte: elaborazione Global city report

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GLOBAL CITY REPORT 81 NOVEMBRE 2012

Il panorama del mondo europeo del giornalismo si presenta caratterizzato da alcuni tratti comuni, quali le modalità di accesso alla professione giornalistica, che può avvenire pressoché ovunque sia sul campo che attraverso una scuola di giornalismo. In effetti, se in passato la maggior parte dei giornalisti si formava attraverso l’esperienza, e solo una percentuale limitata era in possesso di una laurea, negli ultimi anni il mondo della comunicazione è sempre più raffinato e complesso ed esprime l’esigenza che le nuove leve siano sempre più preparate non solo dal lato tecnico, ma anche da quello culturale. In tutta Europa le Università, pubbliche e private, hanno inserito nell’offerta formativa corsi di laurea, indirizzi specialistici e master in giornalismo e, nello stesso tempo, sono nate numerose scuole specializzate. Si contano circa 32 scuole riconosciute dagli organismi associativi in Germania, 38 nel Regno Unito, tra cui la prestigiosa London School of Journalism, 16 in Francia e 33 in Spagna, dove tutte le Università, anche le più piccole, hanno inserito un corso in giornalismo. Infatti, la Spagna presenta la percentuale di giornalisti laureati più alta a livello europeo, pari al 78 per cento, contro una media intorno al 65 per cento. In Italia, attualmente, esistono quindici scuole di giornalismo riconosciute dall’ordine dei giornalisti, di cui tre sono situate a Milano e due a Roma, per un totale di 407 studenti iscritti ogni anno. Fatta eccezione per un ristretto numero di corsi iniziati negli anni novanta, la maggior parte è nata a partire dagli inizi dello scorso decennio. A parte le strutture private di Urbino e Perugia, le altre tredici scuole sono rappresentate da corsi e master organizzati presso le università.

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GLOBAL CITY REPORT 82 NOVEMBRE 2012

Tavola 46 Le scuole di giornalismo riconosciute dall'ordine dei giornalisti in Italia

Tipologia Struttura Città Numero diposti

1 Master I livello in giornalismo Università Statale Bari 30

2 Scuola superiore di giornalismo Università degli studi Bologna 30

3 Master I livello in giornalismo Università degli studi Cassino (Fr) 30

4 Scuola di giornalsimo "WalterTobagi" Università Statale Milano 30

5 Master in giornalismo a stampa, radiovisivo e multimediale Università Cattolica Milano 20

6 Master in giornalismo Università Iulm Milano 15

7 Master I livello in giornalismo Università Suor Orsola Napoli 30

8 Scuola di giornalismo radiotelevisivo Struttura privata Perugia 25

9 Master I livello in giornalismo Università Lumsa Roma 30

10 Scuola superiore di giornalismo Università Luiss Roma 30

11 Scuola di giornalismo post-laurea Università degli studi Salerno 25

12 Master in giornalismo Università Uniss Sassari 30

13 Master I livello in giornalismo Università Statale Teramo 30

14 Master in giornalismo Università Statale Torino 20

15 Scuola di giornalismo Istituto per la formazione al giornalismo Urbino 32

Totale 407

Fonte: ordine dei giornalisti

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GLOBAL CITY REPORT 83 NOVEMBRE 2012

Televisione Numerosi progressi sono stati compiuti in Europa sul fronte delle telecomunicazioni, con la progressiva diffusione del digitale terrestre. La transizione al digitale terrestre è già avvenuta nella larga maggioranza dei Paesi europei, con un tasso di penetrazione vicino al cento per cento nelle nazioni più importanti. La copertura totale a livello europeo è prevista entro il 2015. A fine 2011 il numero totale dei canali disponibili in Europa era di circa 1.800, di cui 980 locali e 820 nazionali. L’Italia è il Paese con il numero più elevato di canali nazionali disponibili, circa novanta, seguita dai 71 del Regno Unito, anche perché si tratta di Paesi in cui il digitale terrestre è già avviato da parecchi anni, mentre il numero di canali è ancora ristretto nelle nazioni in cui la partenza è recente, come Irlanda e Portogallo. A livello europeo c'è un discreto equilibrio tra canali nazionali a pagamento, che rappresentano circa il 53 per cento, contro il 47 per cento di quelli gratuiti. Tra i principali Paesi europei la Francia, l’Olanda e la Spagna si distinguono per una predominanza di canali gratuiti, che variano dal 72,7 per cento della Spagna al 93 per cento dell’Olanda. L’Italia è in linea con il resto dell’Europa, visto che si contano 46 canali a pagamento e 44 gratuiti. Tra i canali gratuiti nei principali Paesi europei prevalgono quelli generalisti, seguiti da quelli specializzati nell’informazione e nell’intrattenimento, il cui numero è particolarmente elevato in Italia e nel Regno Unito. Si tratta degli unici due Paesi in cui sono previsti alcuni canali dedicate alle offerte commerciali. Infine in Italia spicca l’alto numero di canali dedicati allo sport. Il tasso di penetrazione della pay tv tra le famiglie europee si aggira intorno al 51 per cento, con punte del novanta per cento in Svezia e del 72 per cento in Danimarca. L’Italia registra una percentuale lievemente inferiore alla media, circa 45 per cento, mentre la diffusione più bassa è riscontrabile in Spagna, seguita da Olanda e Francia. Si tratta di un dato coerente con la prevalenza di canali gratuiti in questi Paesi.

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GLOBAL CITY REPORT 84 NOVEMBRE 2012

Tavola 47Evoluzione della televisione digitale terrestre nei cinque principali Paesi europei(tasso di penetrazione DTT in Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna)

Fonte: e-Media Institute

9894

8885

69

5848

3931

0

20

40

60

80

100

120

2004 2 005 200 6 2 007 2008 20 09 2010 201 1 2 012

Tavola 48Classifica degli Stati europei per numero di canali nazionali DTT

Fonte: e-Media Institute

9071

52

43

39

39

35

3333

31

29

17

8

64

4

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

Italia

Regno Unito

Svezia

F inlandia

Germania

Danimarca

Norvegia

Spagna

Francia

Media

Olanda

Grecia

Austria

Belgio

Irlanda

Portogallo

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GLOBAL CITY REPORT 85 NOVEMBRE 2012

Tavola 49Suddivisione dei canali DTT nazionali gratuiti per genere

Germania 8 6 0 1 1 2 4 2 0 24

Spagna 7 3 0 4 2 2 3 3 0 24

Finlandia 7 1 2 3 1 2 1 1 0 18

Francia 11 5 2 2 3 2 3 2 0 30

Regno Unito 5 4 1 14 2 2 2 6 6 42

Italia 8 6 1 11 2 6 3 4 3 44

Olanda 13 2 0 3 2 1 3 3 0 27

Svezia 7 4 5 2 3 2 5 3 0 31

Totale 66 31 11 40 16 19 24 24 9 240Fonte: e-Media Insitute

Città Generalisti Informazione Musica ShoppingCinema Bambini TotaleIntrattenimento Sport Cultura

Social network Negli ultimi anni l’uso dei social network è divenuto un fenomeno di massa, che coinvolge fasce sempre più ampie di popolazione. Rappresentano uno strumento ideale non solo per aumentare la rete di conoscenze personali, ma anche per creare nuove opportunità di business. Nel mondo si contano quasi due miliardi di utenti dei quattro principali social network, a cui si aggiungono alcune reti di minore importanza. Ciò significa che circa una persona su tre è iscritta ad un social network, con un tasso di penetrazione più elevato negli Stati Uniti ed in Asia rispetto all’Europa. Il più diffuso è Facebook, che ha recentemente superato un miliardo di utenti, seguito da Twitter, che ne conta circa la metà. Il nostro continente registra un tasso di penetrazione del 57 per cento, variabile dal 42 per cento della Germania al 76 per cento della Norvegia. L’Italia si colloca al di sotto della media europea, con la metà della popolazione iscritta ad un social network. Il tasso di penetrazione supera il novanta per cento con riferimento ai giovani, scende intorno al 63 per cento tra gli adulti ed è marginale, inferiore al due per cento, tra gli anziani. Nelle grandi città il tasso di penetrazione è molto più elevato rispetto alla media nazionale. Il primato spetta a Stoccolma, dove solo Facebook ha un tasso di penetrazione di oltre il 162 per cento, rispetto una media nazionale del 53,7 per

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GLOBAL CITY REPORT 86 NOVEMBRE 2012

cento. A Roma e Milano, la percentuale è rispettivamente dell’81,5 e 79,6 per cento, più del doppio della media italiana. Tavola 50Tasso di penetrazione di Facebook in alcune città europee(valori percentuali, settembre 2012)

Amsterdam 50,2 43,1

Atene 40,1 35,8

Barcellona 45,6 36,7

Berlino 61,6 29,9

Stoccolma 162,2 53,7

Parigi 129,4 38,9

Londra 73,8 51,6

Milano 79,6 38,6

Roma 81,5 38,6

Vienna 43,8 34,7

Fonte: Facebook

Città Tasso di penetrazione Tasso di penetrazione nazionale

8. Consumi, ambiente e qualità della vita L’aspetto innovativo ritenuto univocamente più significativo è la sostenibilità, dal momento che l’impatto ambientale e i timori legati ai cambiamenti climatici e al progressivo esaurimento delle risorse naturali è considerato prioritario a tutti i livelli. Recentemente è stata effettuata una rilevazione a livello mondiale sulla congestione del traffico nelle diverse città, confrontando i tempi di percorrenza su strade urbane, statali e tangenziali nelle diverse ore della giornata, valutando l’aumento di tempo necessario per percorrere la stessa distanza. Ne è derivato un indice di congestione del traffico, sintetizzato in un valore percentuale. Roma è la città più trafficata tra quelle considerate e la terza in assoluto in Europa, dopo Varsavia e Marsiglia. La capitale italiana registra un valore del 34 per cento, dieci punti percentuali in più rispetto alla media europea e otto punti in

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GLOBAL CITY REPORT 87 NOVEMBRE 2012

più rispetto a Milano. La metropoli con meno traffico è Amsterdam, seguita da Copenhagen e Madrid. Si tratta di città in cui una quota elevata di popolazione si sposta con i mezzi pubblici o in bicicletta. Grazie all’uso limitato delle automobili, oltre che ai progressi portati avanti in tema di risparmio energetico, Copenhagen ha ridotto del venti per cento l’emissione di anidride carbonica, con l’obiettivo di ridurla di un ulteriore venti per cento entro il 2015. I dati relativi al traffico trovano conferma nel numero di automobili circolanti ogni cento abitanti, particolarmente basso ad Amsterdam e nelle città del nord Europa, mentre il primato negativo appartiene a Roma, dove si calcolano 69 automobili ogni cento abitanti, contro una media europea di 41. Anche Milano supera nettamente la media. Tavola 51Livello di congestione del traffico(% di aumento dei tempi di percorrenza nelle ore di punta)

Fonte: Tom Tom European Congestion Index

34

34

32

30

27

27

26

26

2424

24

21

20

20

16

16

15

0 5 10 15 20 25 30 35

Bruxelles

Roma

Parigi

Dublino

Londra

Stoccolma

Berlino

Milano

Oslo

Vienna

Media

Barcellona

Helsinki

Lisbona

Copenhagen

Madrid

Amsterdam

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GLOBAL CITY REPORT 88 NOVEMBRE 2012

Per limitare il traffico e migliorare la qualità dell’aria, le città europee si stanno attivando per incentivare l’uso della bicicletta, attraverso potenziamento delle piste ciclabili, modifiche normative a tutela dei ciclisti, aumento delle imposte sulle automobili e sugli ingressi in città. In presenza di condizioni favorevoli, in tutte le metropoli l’uso della bicicletta potrebbe registrare un forte incremento. Si calcola che nell’Unione europea circa la metà degli spostamenti che vengono effettuati in automobile sia inferiore a cinque chilometri e il trenta per cento non superi due chilometri. A Milano si stima uno spostamento medio di quattro chilometri, di cui la metà è inferiore a 2,5 chilometri. Attualmente in Europa circolano circa trecento milioni di biciclette, pari a una bicicletta ogni 2,4 persone, ma la proporzione è fortemente differenziata nelle diverse nazioni. Nell’Europa occidentale l’uso della bicicletta ha registrato un sensibile aumento a partire dal 2007, in seguito all’introduzione di una serie di sistemi di bike sharing, lanciati a Parigi e successivamente adottati in numerose città europee, tra cui Milano e Roma. L’offerta media di piste ciclabili è di 48 metri ogni cento abitanti. Il primato spetta ad Helsinki, con 254 metri, seguita dai 150 di Amsterdam e dai 124 di Oslo. Le società che danno più importanza alla bicicletta nei loro progetti urbanistici sono quelle del Nord Europa, che si distinguono per la loro vocazione ugualitaria e il rispetto verso l'ambiente. In Paesi quali Olanda e Danimarca più del trenta per cento della popolazione si muove in bici, quasi tutte le strade hanno piste ciclabili e anche le strade di campagna hanno delle corsie parallele per le biciclette. In fondo alla classifica si colloca Atene, dove le piste ciclabili sono pressoché inesistenti. A Londra le piste ciclabili hanno una lunghezza sei volte inferiore alla media europea, ma la situazione sta migliorando rapidamente. Gli inglesi hanno modificato una quarantina di regole del codice della strada a favore dei ciclisti, il numero di biciclette in città è raddoppiato nell’arco di pochi anni, anche come conseguenza dell’aumento della congestion tax e gli investimenti relativi alle bici sono quintuplicati negli ultimi dieci anni. Le previsioni indicano che gli spostamenti in bicicletta aumenteranno in modo costante anche nei prossimi anni. Da una recente indagine è emerso che a Londra la bicicletta viene utilizzata maggiormente dalla fascia alta della popolazione, dal momento che il quinto più ricco della popolazione inglese percorre mediamente più del doppio di chilometri del quinto più povero. Per questo motivo il “Cyclists Touring Club” ha ricevuto

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GLOBAL CITY REPORT 89 NOVEMBRE 2012

una sovvenzione di 4,5 milioni di sterline dallo Stato per promuovere la bicicletta anche nelle fasce più disagiate della popolazione. Grazie a questa organizzazione, inoltre, più di tre milioni di frequentatori di cinema la scorsa estate hanno visto un filmato di un minuto, intitolato “CycleHero”, che dimostra i benefici sull’ambiente derivanti dall’uso della bicicletta. In occasione delle olimpiadi, inoltre, la scorsa estate è stata inaugurata la nuova pista ciclabile che collega Parigi a Londra. Si tratta di 408 chilometri che partono da Nǂtre Dame e arrivano a Westminster Bridge. Infine, a Londra è in fase di studio un progetto, denominato “SkyCycle”, per la realizzazione di piste ciclabili sospese in aria, al fine di permettere ai ciclisti di attraversare la città evitando il traffico. L'idea è dell'architetto Sam Martin, che ha preso spunto dall’High Line di New York, una strada sopraelevata interdetta al traffico automobilistico. Le nuove piste sarebbero costituite da tunnel di vetro connessi da piattaforme sopraelevate e collegati con le principali stazioni della metropolitana e degli autobus per integrarsi con la rete dei trasporti pubblici. I tubi dovrebbero essere dotati di un sistema di ricircolo dell’aria che garantirebbe un vento a favore costante, che permetterebbe di raggiungere velocità di quaranta chilometri orari. Per i costi, che ammontano a diversi milioni di sterline, si sta pensando di ricorrere agli sponsor, mentre per accedere alle piste volanti i ciclisti pagherebbero una sterlina al giorno, meno della metà di un biglietto per i trasporti pubblici. Se il progetto verrà approvato, il primo tratto potrebbe essere completato nel 2015. Anche a Parigi sono in fase di studio politiche finalizzate ad incentivare l’uso della bicicletta. L’introduzione di ventimila bici pubbliche a partire dal 2007 ha cambiato il volto della città ed entro il 2014 è prevista la creazione di quattrocento chilometri in più di piste ciclabili, che si aggiungeranno ai trecento già esistenti. La Germania vanta in Europa il primato delle vacanze in bicicletta. L’anno scorso circa il 45 per cento dei turisti tedeschi di oltre quattordici anni hanno usato la bici almeno per qualche giorno durante le vacanze, incentivati dalla presenza di un’efficiente rete di alberghi certificati dalla federazione dei ciclisti tedeschi, e da più di 2.600 famiglie disposte ad ospitare gratuitamente i ciclisti. Ad Amsterdam il quaranta per cento dei pendolari va al lavoro in bicicletta: si contano circa settantamila bici circolanti ed esistono enormi parcheggi che contengono fino a diecimila biciclette. Visto che il furto rappresenta un problema anche nei Paesi del nord, qualche anno fa la città di Amsterdam ha aumentato

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GLOBAL CITY REPORT 90 NOVEMBRE 2012

l’ammenda per l’acquisto o la vendita di bici in strada ed ha reso più severe le pene. Attualmente il furto di bicicletta può comportare fino a tre mesi di reclusione. Nelle immediate vicinanze di Amsterdam è in fase di studio un’iniziativa finalizzata a sfruttare l’uso della bicicletta per raccogliere energia solare, attraverso la realizzazione di una pista ciclabile “solare”, chiamata SolaRoad, la cui superficie sarà ricoperta con pannelli fotovoltaici. Tale pista sarà di tipo modulare, cioè composta da blocchi in calcestruzzo sui quali saranno installate le celle solari in silicio cristallino ricoperte da uno strato di vetro infrangibile, in modo da permettere il passaggio della luce solare e la conseguente accumulazione di energia elettrica. La prima realizzazione, prevista per la fine dell’anno, dovrebbe essere in grado di generare cinquanta kwh di energia elettrica per ogni metro quadrato di pista ciclabile. L’energia ottenuta sarà poi utilizzata per la segnaletica, per l’illuminazione pubblica e per soddisfare i fabbisogni energetici quotidiani delle abitazioni posizionate lungo la pista ciclabile. La portata dell’iniziativa è enorme, dal momento che l’intenzione è di estendere il progetto a circa 137mila chilometri di strade olandesi, con un grande impatto sui consumi energetici e sulla riduzione di emissione di anidride carbonica. In Danimarca la pianificazione urbanistica favorevole alla mobilità sostenibile è iniziata a partire dagli anni settanta, con il costante potenziamento delle piste ciclabili, il progressivo aumento delle imposte sull’acquisto di automobili, che attualmente sono pari al 180 per cento, e il perfezionamento della normativa stradale. A Copenhagen è estremamente elevato il numero di parcheggi per le biciclette, ci sono 143 negozi specializzati nelle riparazioni contro una media europea variabile da dieci a venti e muoiono mediamente cinque ciclisti all’anno per incidenti stradali, contro 315 a Milano. Le statistiche mondiali dimostrano che il numero di incidenti mortali è inversamente proporzionale all’estensione delle piste ciclabili. Le città italiane sono arretrate rispetto alle principali metropoli europee ed è necessario modificare l’atteggiamento culturale, oltre che le norme relative alla sicurezza, dal momento che nella mentalità italiana l’uso della bicicletta è limitato al tempo libero. Negli ultimi dieci anni, infatti, nonostante l’estensione delle piste ciclabili urbane sia triplicata, la percentuale di spostamenti urbani in bici è rimasta ferma al 3,8 per cento. Roma si sta impegnando nel potenziamento delle piste ciclabili, con l’obiettivo di raggiungere mille chilometri entro il 2020, con un investimento di 170 milioni

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GLOBAL CITY REPORT 91 NOVEMBRE 2012

di euro. La delibera relativa al progetto prevede l'obbligo di destinare una quota intorno al dieci per cento del ricavato delle multe alla realizzazione delle nuove piste ciclabili e alla manutenzione di quelle esistenti. Per agevolare la mobilità sulle due ruote, infine, sono previsti stalli per le biciclette nei nodi di scambio, come stazioni metro e ferroviarie, parcheggi e aree davanti alle scuole. Il settore è ritenuto di primario interesse anche a Milano, visto che nel nuovo Piano di mobilità è prevista l’estensione delle piste ciclabili dagli attuali settanta a trecento chilometri nel 2015 e a cinquecento nei prossimi dieci anni. L’obiettivo per il 2020, come indicato dalla Carta di Bruxelles sulla mobilità ciclistica, siglata anche dal comune di Milano, è di raggiungere il quindici per cento degli spostamenti in bicicletta e dimezzare il numero di incidenti mortali tra i ciclisti. Tavola 52Estensione delle piste ciclabili(metri/100 abitanti)

Fonte: elaborazione Global city report

-40 10 60 110 160 210 260

Helsinki

Amsterdam

Oslo

Stoccolma

Copenhagen

Vienna

Media

Zurigo

Dublino

Berlino

Lisbona

Bruxelles

Parigi

Francoforte

Lione

Madrid

Barcellona

Londra

Roma

Milano

Atene

254150

124

8865

62

4834

24

2322

20

16

15

1510

9

855

2

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GLOBAL CITY REPORT 92 NOVEMBRE 2012

Il numero e la varietà di impianti sportivi rappresentano un aspetto competitivo importante delle città, dal momento che la tendenza a praticare uno sport, sia a livello amatoriale che agonistico, è in costante crescita tra categorie sempre più ampie di popolazione. Nell’Unione europea si calcola che circa il diciotto per cento della popolazione sia iscritta ad un centro sportivo, contro il dieci per cento di dieci anni fa. Le città francesi sembrano attribuire grande importanza allo sport e negli ultimi anni sono stati realizzati centri sportivi all’avanguardia in tutte le principali città. A Parigi si contano 39,2 impianti sportivi ogni diecimila abitanti, il numero più alto tra le metropoli europee, mentre Lione si situa al quinto posto, dopo Bruxelles, Copenhagen e Stoccolma. La realizzazione delle opere infrastrutturali sportive in vista delle olimpiadi hanno reso più competitiva Londra, che ha raggiunto città in precedenza più attrezzate, registrando l’apertura di circa cento nuovi impianti e la modernizzazione ed estensione di 250 complessi già esistenti. Si tratta di un’attività edilizia superiore rispetto a quella relativa agli immobili ad uso uffici e finanziata per i due terzi dal settore privato. Inoltre negli ultimi cinque anni sono state aperte circa 7.500 palestre, di cui duemila solo nel 2011. Milano ha una dotazione superiore alla media europea, potendo contare su circa 3.500 impianti, pari a 26,2 ogni diecimila abitanti, mentre a Roma il numero di complessi è maggiore, ma il rapporto rispetto alla popolazione è lievemente inferiore alla media europea. Roma, però, ospita ogni anno grandi eventi caratterizzati da una visibilità mondiale, come la maratona, il torneo sei Nazioni di rugby, gli internazionali di tennis al Foro Italico e il concorso ippico internazionale di piazza di Siena. Il progetto più rilevante a Roma è la Città dello sport, firmata dall'architetto Calatrava in occasione dei campionati mondiali di nuoto 2009. A causa dei ritardi nell'esecuzione dei lavori, la Città dello Sport non solo non è stata realizzata entro i termini previsti, ma è tuttora ferma e sulla tempistica pesa una carenza di finanziamenti, aggravata dalla mancata candidatura ai Giochi olimpici del 2020. In tutta Europa, la tipologia delle strutture sportive dipende dalla vocazione e dalle caratteristiche fisiche e geografiche della città. A Milano prevalgono nettamente i campi di calcio, così come in molte altre città europee, nei Paesi nordici sono numerosi gli impianti legati agli sport su ghiaccio, a Londra emerge una forte diffusione dei campi da badminton. A Roma prevalgono i centri polivalenti, mentre emerge una notevole carenza di piscine.

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GLOBAL CITY REPORT 93 NOVEMBRE 2012

Tavola 53Impianti sportivi a Milano e Roma(numero impianti, 2011)

Tipologia Milano RomaImpianti polivalenti 158 2.110Palestre 999 1.140Campi da tennis 502 750Campi calcio 1.025 423Campi da bocce 184 215Campi da pallacanestro 146 176Piscine 190 155Campi da pallavolo 75 108Altri sport 10 80Sport acquatici 27 33Sport da tiro 23 20Sport su ghiaccio 11 16Campi da rugby 1 16Sport equestri 39 15Campi da golf 9 2Totale 3.399 5.259

Fonte: comuni di Milano e Roma Le città compiono notevoli sforzi per adeguare l’offerta di posti in asili nido alle direttive del Consiglio europeo di Lisbona, che ha fissato l’obiettivo di coprire il 35 per cento della domanda. Le città del nord Europa e Barcellona l’hanno già raggiunta o superata, mentre Bruxelles e Zurigo sono vicine. Le altre città presentano un’offerta decisamente inferiore e alcune, come Milano, Vienna, Lisbona e Atene non raggiungono neppure il venti per cento. Roma, invece, ha registrato un notevole miglioramento negli ultimi anni e soddisfa il 27 per cento, in linea con la media delle venti città considerate. La città ospita 239 asili pubblici, ai quali si aggiungono 226 strutture private convenzionate e altre 241 private autorizzate. Il numero di utenti è di circa dodicimila bambini, suddivisi abbastanza equamente tra asili pubblici e privati. Roma, nel complesso, è la città italiana con più asili nido e con costi tra i più bassi a livello nazionale, pari ad una media di 150 euro al mese, contro 240 euro a Milano ed una media nazionale anche superiore.

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GLOBAL CITY REPORT 94 NOVEMBRE 2012

Milano, invece, ha compiuto un importante progresso con riferimento alla sensibilità verso le problematiche ecologiche, registrando un aumento del 71,4 per cento quanto a percentuale di raccolta differenziata che, attualmente, copre il quaranta per cento dei rifiuti urbani. Per perseguire l’obiettivo di raggiungere il 65 per cento entro la fine del 2012, è in distribuzione a Milano il sacco marrone destinato alla raccolta differenziali dei rifiuti organici, il cui utilizzo diverrà obbligatorio in alcune zone entro la fine dell’anno, coinvolgendo circa quattrocentomila persone, e verrà poi esteso al resto della città in tre fasi entro la metà del 2014. Anche Roma ha fatto notevoli passi avanti, ma è ancora arretrata, in quanto meno di un quarto dei rifiuti rientra nella raccolta differenziata, mentre le città più attente all’ecologia sono le capitali nordiche. Amsterdam, Helsinki e Oslo guidano la classifica europea, avendo ormai raggiunto il sessanta per cento di raccolta differenziata, mentre Copenhagen si assesta intorno al 55 per cento, anche grazie ad un piano di raccolta innovativo, che consente di smaltire in discarica solo il tre per cento dei rifiuti totali, con conseguente riduzione di emissioni nocive e risparmio energetico. L’attenzione per gli aspetti ecologici a Copenhagen è confermata dal titolo di città più verde d'Europa che le è stato riconosciuto recentemente, sulla base della valutazione di dodici parametri, quali progetti per contrastare i cambiamenti climatici, sistema dei trasporti, gestione delle aree verdi, iniziative per tutelare natura e biodiversità, ma anche provvedimenti per migliorare la qualità dell'aria, arginare il rumore, gestire i rifiuti, ridurre il consumo idrico e creare nuovi posti lavoro sostenibili. Il fattore chiave di successo di Copenhagen è il forte investimento in progetti di collaborazione pubblica e privata, che hanno permesso ad aziende, università, imprese ed istituzioni di cooperare nel perseguimento di obiettivi comuni sul fronte dell’innovazione ecologica e dell’occupazione sostenibile.

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GLOBAL CITY REPORT 95 NOVEMBRE 2012

La tendenza di tutte le grandi città è di concentrarsi sulla sostenibilità degli edifici urbani, responsabili del quaranta per cento dei consumi energetici del pianeta, molto più dei trasporti che consumano il ventotto per cento. L’unico modo per affrontare il continuo sviluppo urbano è la realizzazione di città più dense, con meno sviluppo suburbano, meno strade e più trasporti pubblici su rotaia. Infatti le città del futuro non potranno allargarsi sul territorio e, quindi, dovranno crescere in altezza, per risparmiare risorse, aumentare l’efficienza e mettere in comune i consumi energetici. Sotto questo aspetto le tecniche costruttive sono in rapida evoluzione e presto un grattacielo sarà in grado di diventare un ecosistema autosufficiente, con giardini sui tetti, alberi sui terrazzi sfalsati, smaltimento autonomo dei rifiuti, termovalorizzazione interna dei rifiuti per produrre calore, vetrate fotovoltaiche per l’energia, servizi in comune.

Tavola 54 Raccolta differenziata(% sulla raccolta totale dei rifiuti)

Fonte: elaborazione Global city report

60

55

4545

4545

45

45

4540

38

3530

25

24

18

15 12

7

0 10 20 30 40 50 60

Helsinki

Amsterdam

Oslo

Copenhagen

Barcellona Berlino

Dublino

Francoforte Stoccolma

Vienna

Zurigo Milano

Media Bruxelles

Lione

Londra

Roma

Parigi

Madrid Lisbona

Atene

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GLOBAL CITY REPORT 96 NOVEMBRE 2012

L’aumento del rendimento energetico degli edifici riveste un ruolo fondamentale nel complesso delle misure per il raggiungimento di tali obiettivi. Inoltre la direttiva pubblicata nel 2010 dall’Unione europea sulle prestazioni energetiche nell’edilizia stabilisce che entro il 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione siano a energia quasi zero. L’Italia si sta adeguando rapidamente, con un mercato più sensibile a questi temi e con una legislazione sempre più puntuale, come il decreto legislativo del marzo 2011 che prevede obblighi sempre più estesi nell’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di riscaldamento ed energia elettrica. L’obiettivo di coprire il diciassette per cento del fabbisogno energetico con energie rinnovabili entro il 2020. Attualmente la città europea che registra il maggior ricorso alle fonti di energia rinnovabile è Oslo, con il 21,2 per cento, seguita dalle altre città del nord Europa. Roma è lievemente al di sotto della media europea, mentre a Milano la percentuale è ancora inferiore al nove per cento, sebbene nell’ultimo periodo l’impegno sul fronte del risparmio energetico sia evidente. Nel 2012 la città ha registrato un incremento del 6,5 per cento di alloggi allacciati alla rete di teleriscaldamento, con l’aggiunta di 85mila appartamenti per un totale di circa 200mila abitanti. L’obiettivo è di raddoppiare i numeri entro cinque anni. Le reti del teleriscaldamento sono alimentate da fonti rinnovabili e da sistemi di produzione simultanea di elettricità e calore ad alto rendimento, che garantiscono un risparmio di combustibili fossili, come metano e petrolio. Il piano di investimenti prevede 27 milioni di euro nel 2012 e altri 34 milioni nel 2013.

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GLOBAL CITY REPORT 97 NOVEMBRE 2012

9. Conclusioni Il livello di software delle città si traduce nella capacità di realizzare un sistema complesso in grado di gestire in modo efficiente e cooperativo tutte le funzioni vitali, ma anche di operare in modo interdisciplinare per rispondere alle nuove esigenze dei cittadini e per dar vita ad una nuova realtà sociale. Quest’ultima deve essere basata sulla condivisione di valori economici ed etici e su una democrazia partecipata, attenta agli aspetti ambientali, abituata al cambiamento delle regole e capace di impiegare le innovazioni tecnologiche offerte dalla scienza e dall’ingegneria. Londra si conferma la metropoli più globale, con una forte influenza economica a livello europeo e mondiale, caratterizzata da un alto livello di internazionalizzazione, forza lavoro qualificata, pianificazione urbanistica efficiente, un’offerta culturale ampia e variegata, ma anche attenzione verso le fasce deboli della popolazione e verso l’ambiente. Tra le città leader si colloca Parigi, che figura tra le prime città in tutti i settori considerati, ma un ruolo sempre più importante è rivestito dalle città del nord Europa, che eccellono per quanto riguarda innovazione tecnologica, attenzione per i problemi sociali, condivisione dei valori civili e delle scelte politiche e, soprattutto, sostenibilità. Pur non potendo competere con le principali metropoli dell’Europa occidentale per quanto riguarda l’offerta culturale, negli ultimi anni le capitali nordiche hanno compiuto progressi significativi. Le città italiane sono arretrate rispetto alle metropoli europee sotto il profilo tecnologico e, soprattutto, ambientale, frenate da una politica economica e sociale non sempre adeguata, ma anche da un atteggiamento culturale inadeguato ad affrontare i rapidi cambiamenti che l’evoluzione della società impone. Tuttavia, Milano ha registrato progressi importanti in quasi tutti i settori, realizzando un buon numero di progetti e perseguendo con impegno gli obiettivi prefissati. Milano, inoltre, emerge come la città più creativa d’Europa, grazie all’eccellenza nei settori della moda e del design. Maggiori criticità riguardano Roma, che si rivela una città ricca di progettualità, ma che fatica a realizzare le trasformazioni previste. Rispetto a Milano, che già da qualche anno sta trasformando il proprio volto, Roma si muove più lentamente, penalizzata anche dalla mancata candidatura alle olimpiadi 2020.

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GLOBAL CITY REPORT 98 NOVEMBRE 2012

Tavola 55Classifiche delle città per categorie

Le migliori connessioni Le città più inclusive La migliore offerta

culturaleLe città

più creativeLe città più sostenibili

1 Stoccolma Londra Londra Milano Copenhagen

2 Copenhagen Stoccolma Parigi Londra Amsterdam

3 Oslo Vienna Roma Parigi Helsinki

4 Amsterdam Bruxelles Berlino Roma Londra

5 Londra Zurigo Vienna Stoccolma Stoccolma

6 Helsinki Francoforte Madrid Vienna Oslo

7 Parigi Parigi Milano Helsinki Zurigo

8 Vienna Amsterdam Amsterdam Barcellona Barcellona

9 Francoforte Berlino Barcellona Oslo Vienna

10 Lione Copenhagen Stoccolma Madrid Berlino

11 Zurigo Helsinki Bruxelles Amsterdam Madrid

12 Berlino Oslo Copenhagen Zurigo Bruxelles

13 Dublino Dublino Helsinki Copenhagen Parigi

14 Madrid Barcellona Atene Lione Lione

15 Barcellona Lione Lisbona Atene Dublino

16 Bruxelles Atene Francoforte Berlino Milano

17 Milano Madrid Dublino Francoforte Francoforte

18 Roma Milano Oslo Bruxelles Roma

19 Lisbona Lisbona Zurigo Dublino Lisbona

20 Atene Roma Lione Lisbona Atene

Fonte: elaborazione Global city report

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GLOBAL CITY REPORT

Allegato

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Global�City�Report�Milano,�22�Novembre�2012�

�I�RELATORI�

� �MARIO DEAGLIO – CENTRO EINAUDI �Professore ordinario di economia internazionale presso l’Università di Torino, studia i processi di globalizzazione e le strutture delle società capitalistiche avanzate nella moderna economia globale. Parallelamente a quella accademica, ha svolto anche una carriera giornalistica: ha iniziato a scrivere su “The Economist” ed è stato direttore de “Il Sole 24 ore” e attualmente è editorialista del quotidiano “La Stampa”. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni e lavora, in qualità di coordinatore, alla realizzazione dell’annuale Rapporto del Centro Einaudi sull’economia globale e l’Italia. �

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� CARLO IANTORNO- MICROSOFT ITALIA E’ National Technology Officer di Microsoft Italia a partire dal 2009. Nel suo ruolo si concentra sui progetti di innovazione nazionale e per lo sviluppo tecnologico della pubblica amministrazione. Laureato in Ingegneria delle Tecnologie Industriali, ha conseguito il Master in Computer Science negli USA. Ha trascorso i primi 4 anni di lavoro, a partire dal 1981, all’Olivetti Advanced Technology Center di Cupertino (CA, USA) in attività di sviluppo di base su sistemi operativi e reti locali. È poi passato in Olivetti in Italia dove ha occupato diverse posizioni. Nel ’96 ha trascorso un anno in Infostrada, dove ha contribuito al design dei primi servizi Internet. Nel 1997 entra in Microsoft, dapprima nel ruolo di responsabile per le Relazioni Strategiche e occupando in seguito diverse posizioni in area marketing, per poi assumere il ruolo di Direttore Innovazione e Responsabilità Sociale. Negli anni ha tenuto numerosi corsi universitari e di livello master nelle aree dell’innovazione, dell’economia digitale e del marketing digitale. È autore di diverse pubblicazioni sui temi dell'innovazione tecnologica. �

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Global�City�Report�Milano,�22�Novembre�2012�

�I�RELATORI�

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STEFANO PAREGLIO – UNIVERSITA’ CATTOLICA DI BRESCIA Professore associato. Docente di Istituzioni di economia e di Economia dell'ambiente e dell'energia (Università Cattolica del Sacro Cuore) e di Energy and urban planning workshop (Politecnico di Milano). Presso l'Università Cattolica è: membro del Comitato di gestione dell’Alta Scuola per l’Ambiente, del Comitato direttivo del Centro di ricerche per l’ambiente, l'energia e lo sviluppo sostenibile, del Consiglio direttivo del Master in Human Development and Environment e del Master in Food Management and Green Marketing. Responsabile scientifico della Scuola EMAS ed Ecolabel di Brescia, è membro del Collegio docenti della Scuola di Dottorato in Politica economica (UCSC) e del Corso di Dottorato in Economics and Management (Università degli Studi di Macerata). E' presidente della Commissione nazionale "Piano, energia, ambiente e consumo di suolo" dell'Istituto nazionale di urbanistica e del Comitato accademico del Laboratorio efficienza energetica della Fondazione EnergyLab. Membro del Comitato di Sorveglianza di A2a spa. Autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche, si occupa di economia e politica ambientale, di analisi economica delle risorse naturali, di pianificazione territoriale e di valutazione del benessere. Tra i suoi ultimi libri: “Il valore dell’ambiente” e “Sviluppo sostenibile e qualità della vita”. �

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� �GIOVANNI MARIA PAVIERA – GENERALI IMMOBILIARE ITALIA Nato a Torino nel 1959 è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Torino. Ricopre le cariche di Amministratore Delegato e Direttore Generale di Generali Immobiliare Italia SGR SPA, società di gestione del risparmio del Gruppo Generali specializzata in fondi immobiliari. Precedentemente è stato Consigliere Delegato e Direttore Generale di Aedes BPM Real Estate SGR SPA. E’ docente presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi. �

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Global�City�Report�Milano,�22�Novembre�2012�

�I�RELATORI�

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� �ANDREA RINALDO – ECOLE POLITECNIQUE FEDERALE DE LOUSANNE Nato a Venezia nel 1954, si e' laureato a Padova in Ingegneria Civile Idraulica con lode (1978) e ha ottenuto il PhD a Purdue University (1983). E' Ordinario di Costruzioni idrauliche nell'Universita' di Padova dal 1985 e, dal 2008, di Hydrology e Water Resources nell'Ecole Polytechnique Federale de Lausanne (EPFL) dove e' Direttore dell'Institute of Environmental Engineering e del Laboratory of Ecohydrology. E' stato per diversi anni visiting Professor e Research Associate del Massachusetts Institute of Technology e di Princeton University. Trai i riconoscimenti, e' socio della National Academy of Sciences degli Stati Uniti e della Royal Swedish Academy of Sciences. Azzurro d'Italia di Rugby (1973-1978). �

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� GIANCARLO SCOTTI - GENERALI REAL ESTATE Chief Executive Officer e Direttore Generale di Generali Real Estate, società che concentra le attività di servizio e di gestione degli investimenti immobiliari e in infrastrutture del Gruppo Generali. Presidente di Generali Immobiliare Italia SGR S.p.A; è inoltre Amministratore Delegato di Generali Properties S.p.A. e di altre società tramite cui il Gruppo Generali detiene alcuni suoi investimenti immobiliari. Prima di entrare in Generali, ha lavorato per Lazard, come consulente nelle principali operazioni finanziarie del mercato italiano. Dall’ottobre del 1999 al gennaio del 2006 è stato Direttore e Partner di Lazard & Co. Nel 2006 è diventato Responsabile della Lazard Italy Branch. Precedentemente ha maturato esperienze lavorative nell’ambito del settore finanziario. �

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Global�City�Report�Milano,�22�Novembre�2012�

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� CRISTINA TAJANI - COMUNE DI MILANO Nata a Terlizzi in provincia di Bari. Sposata, vive a Milano dal 1997. Dal 2011 è Assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca. Laureata presso l’Università Bocconi in Discipline economiche e sociali, ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze del lavoro presso l'Università degli studi di Milano. È specializzata in economia del lavoro, sociologia economica, relazioni industriali. Come ricercatrice ha dedicato particolare interesse ai metodi quantitativi per la valutazione delle politiche pubbliche. Ha lavorato con diverse università e centri di ricerca (Università di Milano, Università Bicocca, Istituto di ricerca sociale, IRS). E’ stata Italian correspondent dell’EIRO (European Industrial Relations Observatory) per il triennio 2007-2009.Oltre all’attività accademica e di studio è stata impegnata in politica e nel sindacato. Dal 2003 al 2011 è funzionaria della Camera del lavoro metropolitana di Milano, con incarichi di studio e ricerca. In questa funzione ha curato i 5 rapporti intitolati "Il lavoro a Milano" dell'osservatorio congiunto Assolombarda-CGIL-CISL-UIL. Dal 2010 al 2011 è membro della segretaria della FLC-CGIL di Milano, il sindacato dei lavoratori della conoscenza, con delega all'università.�

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