Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, … · Gli storici e la...

8
Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018) 1 L'offerta dei corsi di Storia nelle università italiane Paola Bianchi, Università della Valle d'Aosta L'intervento è volto a presentare i primi risultati di un'indagine in corso promossa dal Coordinamento delle società storiche su incarico della Giunta: un censimento dell'offerta formativa relativa alle principali branche della Storia nelle Università italiane. L'indagine scaturisce da una riunione del dicembre 2017, coordinata da Lucia Criscuolo, cui parteciparono membri della CUSGR (Consulta Universitaria per la Storia Greca e Romana), della Sismed (Società Italiana degli Storici Medievisti), della Sisem (Società Italiana per la Storia dell'Età Moderna) e della Sissco (Società italiana per lo studio della storia contemporanea). Nei mesi successivi fu definito un modello di scheda per le rilevazioni, che è stato utilizzato dalle singole società scientifiche, in tutta autonomia, ma secondo obiettivi condivisi. Si convenne, cioè, di censire gli insegnamenti degli ultimi due anni accademici, 2016-2017 e 2017-2018, secondo questi parametri: Ateneo: Docente: ... Dipartimento: ... Ruolo / contratto: ... età* (indicare con una X): >30; >40; >50; >60 Titolatura/e del corso/i: ....... CFU: Laurea in cui il Corso è incardinato: ...... ( triennale / magistrale) eventuali NOTE: Il gruppo di lavoro è costituito da Lucia Criscuolo, Stefania De Vido e Roberto Sammartano per L- ANT/02, L-ANT/03, Tiziana Lazzari, sostituita da Marina Gazzini per M-STO/01, Paola Bianchi e Antonio D'Onofrio per M-STO/02, Valeria Galimi e Antonio Bonatesta per M-STO/04. Quasi contemporaneamente la Società Italiana delle Storiche avviava una mappatura degli insegnamenti di Storia delle donne, Storia della sessualità e Studi di genere utilizzando una scheda di rilevamento più articolata, costruita per analizzare nel dettaglio i corsi verificandone le afferenze scientifico-disciplinari e i profili della docenza. NOME COGNOME DATA DI NASCITA SESSO Femmina Maschio LEGAME CON LA S.I.S. Socia Amica/o Sostenitrice/sostenitore Non socia ATENEO DIPARTIMENTO EVENTUALE CENTRO DI RICERCA DI RIFERIMENTO (UNIVERSITARIO/INTERUNIVERSITARIO) INSEGNAMENTO DI RIFERIMENTO (ES. STORIA CONTEMPORANEA) INSEGNAMENTO SPECIFICO (ES. STORIA DELLE DONNE) SETTORE SCIENTIFICO DISCIPLINARE TITOLO CORSO PROGRAMMA NUMERO DI STUDENTI AMMESSE/I O PREVISTE/I C.F.U. CARATTERISTICHE Facoltativo Obbligatorio PERIODO SVOLGIMENTO Anno accademico Semestre I II DURATA Attivato per la prima volta nell’a.a.: Attivazione prevista anche per il futuro No POSIZIONE ACCADEMICA RDTa RDTb R. tempo indeterminato Professore associato Professore ordinario Non strutturata/o NATURA DELLINCARICO

Transcript of Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, … · Gli storici e la...

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

1

L'offerta dei corsi di Storia nelle università italiane Paola Bianchi, Università della Valle d'Aosta L'intervento è volto a presentare i primi risultati di un'indagine in corso promossa dal Coordinamento delle società storiche su incarico della Giunta: un censimento dell'offerta formativa relativa alle principali branche della Storia nelle Università italiane. L'indagine scaturisce da una riunione del dicembre 2017, coordinata da Lucia Criscuolo, cui parteciparono membri della CUSGR (Consulta Universitaria per la Storia Greca e Romana), della Sismed (Società Italiana degli Storici Medievisti), della Sisem (Società Italiana per la Storia dell'Età Moderna) e della Sissco (Società italiana per lo studio della storia contemporanea). Nei mesi successivi fu definito un modello di scheda per le rilevazioni, che è stato utilizzato dalle singole società scientifiche, in tutta autonomia, ma secondo obiettivi condivisi. Si convenne, cioè, di censire gli insegnamenti degli ultimi due anni accademici, 2016-2017 e 2017-2018, secondo questi parametri: Ateneo: Docente: ... Dipartimento: ... Ruolo / contratto: ... età* (indicare con una X): >30; >40; >50; >60 Titolatura/e del corso/i: ....... CFU: Laurea in cui il Corso è incardinato: ...... ( triennale / magistrale) eventuali NOTE: Il gruppo di lavoro è costituito da Lucia Criscuolo, Stefania De Vido e Roberto Sammartano per L-ANT/02, L-ANT/03, Tiziana Lazzari, sostituita da Marina Gazzini per M-STO/01, Paola Bianchi e Antonio D'Onofrio per M-STO/02, Valeria Galimi e Antonio Bonatesta per M-STO/04. Quasi contemporaneamente la Società Italiana delle Storiche avviava una mappatura degli insegnamenti di Storia delle donne, Storia della sessualità e Studi di genere utilizzando una scheda di rilevamento più articolata, costruita per analizzare nel dettaglio i corsi verificandone le afferenze scientifico-disciplinari e i profili della docenza. NOME COGNOME DATA DI NASCITA SESSO Femmina Maschio LEGAME CON LA S.I.S. Socia Amica/o

Sostenitrice/sostenitore Non socia

ATENEO DIPARTIMENTO EVENTUALE CENTRO DI RICERCA DI RIFERIMENTO (UNIVERSITARIO/INTERUNIVERSITARIO)

INSEGNAMENTO DI RIFERIMENTO (ES. STORIA CONTEMPORANEA)

INSEGNAMENTO SPECIFICO (ES. STORIA DELLE DONNE)

SETTORE SCIENTIFICO DISCIPLINARE TITOLO CORSO PROGRAMMA NUMERO DI STUDENTI AMMESSE/I O PREVISTE/I

C.F.U. CARATTERISTICHE Facoltativo Obbligatorio PERIODO SVOLGIMENTO Anno accademico

Semestre I II

DURATA Attivato per la prima volta nell’a.a.:

Attivazione prevista anche per il futuro Sì No

POSIZIONE ACCADEMICA RDTa RDTb R. tempo indeterminato

Professore associato

Professore ordinario

Non strutturata/o

NATURA DELL’INCARICO

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

2

TITOLARE INSEGNAMENTO / DOCENTE PROPONENTE

TESI IN STORIA DELLE DONNE/STORIA DELLA SESSUALITÀ/STUDI DI GENERE SEGUITE NEGLI ULTIMI 5 ANNI

Tesi di laurea Tesi di dottorato

Prima di descrivere lo stato dell'arte dei singoli censimenti e il metodo con cui si è proceduto, vorrei ricordare che la Sisem aveva già prodotto un censimento degli insegnamenti presenti nei piani di studio universitari per il settore M-STO/02 negli anni accademici 2014-15 e 2015-16, illustrandone i risultati durante la XIV Assemblea di Matera (18-20 maggio 2017)1. La novità della ricognizione in corso consiste, ora, nella condivisione, fra le società storiche, di alcuni interrogativi, che ci sono parsi tanto più importanti quanto più stringente si è fatta la riflessione sulla funzione della storia nella formazione delle giovani generazioni. Una sensibilizzazione in tal senso, volta a valutare non solo lo stato di salute della storia nei processi di crescita delle giovani generazioni, ma anche il ruolo delle discipline umanistiche in un contesto culturale che punta sempre più verso una concezione del sapere in senso "applicativo" ridimensionando il valore formativo in sé delle humanae litterae, in quanto dis-utili o addirittura in-utili, ha prodotto e sta continuando a produrre diversi interessanti interventi. Ne è nata una saggistica che sta coinvolgendo in modo militante, per i tipi di prestigiosi editori nazionali, alcuni noti nomi del mondo accademico e scientifico nazionale, con uno sbilanciamento forse più a favore della difesa dello studio dell'antichità e dei "classici" che non della storia in sé stessa. Con crescente fortuna vediamo, inoltre, fiorire "festival del classico" (Torino), "feste" e "festival della storia" (Bologna, Torino), "festival della mente" (Sarzana), "Festival del Medioevo" (Gubbio) o canali televisivi specifici (Rai Cultura, Rai Storia) in cui la presenza degli storici non è predominante, ma cerca di marcare uno spazio in difesa dell'umanesimo contro un'ottusa e parziale interpretazione della ricerca scientifica come pura scienza "dura" o "esatta". Su un piano più diretto, certamente meno spettacolare, ma capace di parlare schiettamente ai soggetti coinvolti in prima persona come ricercatori e docenti di storia, vale la pena di segnalare le indagini che Andrea Zannini ha condotto di recente, traducendo in numeri e in percentuali le trasformazioni, oserei dire la metamorfosi del corpo accademico italiano nell'ultimo decennio2. Cuore del suo discorso è il calo che dal 2008 a oggi ha portato alla perdita di oltre il 30% di posti fra il personale docente incardinato nei settori storici. Ma, come scrive Zannini, «non tutti gli umanisti sono eguali». A fronte, per esempio, di una perdita del 35,6% per le scienze dell'antichità, le discipline storiche (M-STO) risultano aver perso il 32,6%; l'italianistica e le letterature comparate registrano un -28,9%, la geografia un -25,5%3. E così via, con altri dati puntuali registrati da Zannini per ogni settore umanistico nel decennio 2007-2017, entro il quale un trend positivo, controcorrente rispetto agli altri settori "fratelli" (o considerati forzatamente tali), è evidente invece, per restare all'Area 11, nei settori di Pedagogia (+0,6%) e Psicologia (+4,8%), che hanno visto un incremento del proprio personale docente. Sulle pagine de «il Mulino. Rivista di cultura e di politica fondata nel 1951», il gennaio scorso Zannini concludeva: 1 I risultati di quel primo censimento condotto dalla Sisem (avviato dal direttivo in carica dall'aprile 2016) sono pubblicati sul sito www.lasisem.it, s.v. Archivio, In evidenza. 2 A. Zannini, Storia moderna: fine corsa 2031, in http://www.roars.it/online/ (16 gennaio 2016); Id., Gli umanisti nella crisi dell'università, «il Mulino. Rivista di cultura e di politica fondata nel 1951», 18 gennaio 2018; Id., Il fallimento della disciplina Gelmini sui ricercatori, in www.lasisem.it, editoriale del marzo 2018. Tenuto conto che la contrazione del corpo docente individuata da Zannini è stata successiva all'anno 2008, si possono confrontare i dati della relazione che era stata predisposta per l'Assemblea Sisem del marzo 2006 a cura di Carmen Menchini e Mario Caricchio, La Storia moderna nelle lauree triennali, pubblicata sul sito www.storiamoderna.it, il link: www.stmoderna.it/public/Allegati/Menchini_Caricchio.doc e confluita nel volume Insegnamento universitario e dottorati di ricerca. Il ruolo della Storia Moderna, a cura di C. Menchini e M. Caricchio, Bologna, Bononia University Press, 2007. 3 Zannini, Gli umanisti nella crisi dell'università cit.

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

3

Si sta ... dissolvendo l’idea della preminenza delle humanitates come chiave di lettura per interpretare la realtà, sta perdendo di significato l’idea che la Storia sia utile per interpretare il presente, che la Filosofia faccia crescere e mantenga alto il senso critico, che la Letteratura penetri lo spirito dell’uomo e che la Classicità trasmetta quei riferimenti del pensiero che permettono a un individuo di rapportarsi a qualsiasi esperienza e problema. È un’idea di sapere umanistico che ha dato forma all’università dalla sua nascita e che è stata particolarmente viva nel nostro Paese, che ha costruito storicamente la propria identità collettiva sulla paternità dell’età classica. È una radicale, veloce trasformazione in atto, per la quale varrebbe proprio la pena di aprire il sempre invocato “grande dibattito nazionale”. Posto che a qualcuno interessi. «Posto che a qualcuno interessi»: questo il problema (e l'incognita) nel problema. Come Coordinamento delle Società storiche, confidiamo di poter dare un contributo a tale dibattito offrendo uno spaccato analitico, qualitativo oltre che quantitativo, dei corsi compresi nell'offerta formativa degli atenei italiani. Perché, se i numeri producono un effetto immediato della crisi dei settori storici, l'analisi delle dizioni, della distribuzione del corpo docente, delle destinazioni dei corsi può aiutare a far leva su tutte le potenzialità che la Storia può e dovrebbe poter spendere entro una tradizione accademica che non vogliamo cancellare con un colpo di spugna. Passo ora a descrivere brevemente lo stato dell'arte del censimento e a offrire i primi, non ancora definitivi né complessivi, dati emersi. Ogni società storica ha proceduto, come dicevo, in autonomia dopo aver condiviso una griglia di lavoro. Anche il metodo è stato discusso, concordando di incrociare le informazioni disponibili sui siti degli atenei e del MIUR con quelle ricavate dal contatto personale con i colleghi delle varie sedi. Le difficoltà, dirò subito, non sono mancate, come dimostra il fatto che alcuni settori abbiano già svolto in gran parte o pressoché completamente il censimento, altri no. Tra le difficoltà vi è stato l'ostacolo posto dai siti degli atenei, che sono stati in gran parte aggiornati negli ultimi due anni (anche in vista delle ispezioni ministeriali in corso) con la cancellazione delle pagine relative ai corsi pregressi. Altra difficoltà ha rivelato la richiesta rivolta ai colleghi di fornirci l'età approssimativa dei vari docenti (per decenni): un parametro che ci è sembrato importante per descrivere il profilo del nostro sistema universitario; nella scheda per il censimento l'età costituiva una voce facoltativa, ma sicuramente di grande utilità, che non tutti hanno accolto. Abbiamo cercato, nei limiti del possibile, di sanare le lacune là dove queste non risultavano prevalenti. Ma veniamo alla situazione per i singoli settori scientifico-disciplinari, iniziando dalla Sissco. La Società dei contemporaneisti, come la Sis4, è in attesa di raccogliere i dati dopo aver pubblicato, tramite un link, la scheda con il questionario per il censimento. La Sissco, in realtà, ha fatto precedere al censimento un'indagine più articolata (a cura di Antonio Bonatesta e Valeria Galimi, gli stessi colleghi che si stanno occupando del censimento degli insegnamenti), dedicata alla «condizione della storia contemporanea in Italia», ad ampio spettro, elaborando dati in linea, ma anche complementari, a quelli presentati da Zannini5. I colleghi hanno quantificato e descritto: 1. La formazione dottorale e l'avviamento alla ricerca. E cioè: a) La dinamica dei corsi di dottorato in M-STO/04 negli ultimi 20 anni (anni che hanno assistito alla radicale trasformazione del PhD a seguito dell'estinzione dei cicli mono-settoriali: dal 2008 - l'anno discrimine anche per le indagini svolte da Zannini - «esplode il numero dei corsi contenenti M-STO/04 in un contesto che dal 2013 assiste comunque alla drastica riduzione del numero complessivo dei corsi, ... dal 24,7% al 15,6%»).

4 La Sis ha lanciato il censimento in primavera, ma i dati non sono ancora disponibili perché la rilevazione ha restituito dati eterogenei di difficile interpretazione e uniformazione, operazione che è tuttora in corso. 5 A proposito del reclutamento del corpo docenti noto lievi oscillazioni. I dati di Zannini (2007-17) davano in crescita Psicologia e Pedagogia, mentre l'indagine Sissco (2010-18) evidenzia perdite anche in questi settori: «Da una ricognizione tra i settori inclusi nell’area 11 emerge una contrazione generalizzata, anche se distribuita in modo diverso tra le discipline. I settori M-STO denunciano un ridimensionamento più accentuato rispetto agli altri (-34,1 per M-STO/01, -35,5 per M-STO/02 e -28,99 per M-STO/04) e, in particolar modo, rispetto a M-PED e M-PSI che mostrano flessioni meno importanti (rispettivamente -12,56, -7,67)».

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

4

b) Gli assegni di ricerca («per molti giovani ricercatori un binario morto»: dei 917 assegnisti in M-STO/04 tra 2004 e 2017 il 93,2% è fuori dal sistema accademico, il 4,9% è RTD, solo l'1,9% è entrato nei ruoli accademici). 2. Il reclutamento 2010-2018. a) Entrate e uscite dai ruoli, passaggi di carriera (con numeri che evidenziano una perdita del 41,7% degli ordinari tra 2010 e 2018, una sostanziale conferma degli associati con un + 3,75%, una ristrutturazione della terza fascia con un - 52,2% dei ricercatori a tempo indeterminato; quest'ultima fascia si è ridotta, ma non è scomparsa, mentre i RTDb sono stati reclutati nella II fascia in modo assai esiguo, smentendo gli obiettivi della legge Gelmini, come molti altri parametri dimostrano). b) Percorsi di carriera dei ricercatori a tempo determinato dopo la legge Gelmini: l'«anello debole» del reclutamento universitario. Al punto c) di questa ricognizione generale sulla Storia contemporanea è compreso il censimento in corso, che la Sissco ha scelto di realizzare on-line, iniziando a rivolgere lo stesso schema di scheda-questionario che ho riprodotto sopra ai propri soci, immaginando di estendere poi la richiesta anche a chi socio Sissco non è, pur rivestendo ruoli in università. I risultati delle risposte saranno elaborati, stando alle intenzioni dichiarate dai colleghi contemporaneisti, in tre direzioni: - collocazione nei corsi di laurea e affidamento a contratto o a docenti di ruolo, - genere, distribuzione geografica e fasce di età, - passaggi di ruolo rispetto alle tornate delle abilitazioni dal 2012 a oggi. Preciso che i risultati dell'indagine Sissco sulla «condizione della storia contemporanea in Italia», compiuta fino a oggi, e il lancio della scheda per il censimento degli insegnamenti sono pubblicati sul sito Sissco (Home page > Dossier > Indagine Sissco). La Cusgr aveva raccolto a inizio ottobre 396 titoli di corsi, su un personale docente che annovera un totale di 77 posizioni di ruolo per L-Ant/02 e di 93 per L-Ant/03 (compresi gli RTD di tipo a e b). Quel numero di corsi comprende anche i contratti che sono stati affidati nei due anni accademici 2016-17 e 2017-18, che dalla tabella, allo stato attuale, risulterebbero però solo in numero di due. I dati degli antichisti vanno completati, anche se il materiale a disposizione dovrebbe comprendere, a oggi, oltre i 2/3 del censimento complessivo. Ho notato che gli antichisti, che pure avevano lanciato la proposta di inserire fra i parametri la fascia d'età dei docenti, non sono riusciti a includere questo dato nella tabella che hanno costruito, che comprende: nome del docente, ruolo, regione, università, ssd, disciplina (cioè titolo del corso), cfu, corso di laurea, dipartimento. La Sismed ha recuperato i dati grazie all'impegno solerte di Marina Gazzini che, in tempi record, ha provveduto a raccogliere le schede del questionario di tutti i docenti che hanno tenuto i corsi nei due anni accademici in questione. Le schede sono ancora in forma sciolta, una per ogni sede di ateneo. La collega ha individuato 55 sedi in cui sono stati tenuti corsi di M-STO/01 nel 2016-17 e 2017-18. È quasi lo stesso numero che ho individuato per il censimento di M-STO/02, in cui ho contato 53 atenei (di cui solo alcuni, pochi con più di una sede). Come per il censimento di Storia moderna, Gazzini ha proceduto raccogliendo i dati non attraverso i siti delle università, ma, per le ragioni spiegate sopra, tramite i colleghi, scelti uno per ogni ateneo come referente portavoce dei rispettivi colleghi. Sono stati esclusi i laboratori, come nel censimento di Storia moderna (a differenza, invece, del censimento degli antichisti, che hanno registrato alcuni laboratori di storia e di epigrafia greco-latina). Il censimento di medievistica non ha tenuto conto, come era stato concordato, degli insegnamenti non etichettati come M-STO/01 negli ordinamenti dei vari atenei, nonostante siano state impartite da medievisti lezioni di Storia della chiesa, Paleografia e diplomatica, Storia militare, Storia di genere, di Public history e Informatica umanistica. Viceversa, risultano insegnamenti di M-STO/01 tenuti talvolta da docenti di altri SSD (giuristi, archeologi, antichisti, cristianisti).

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

5

Quanto, infine, alla Sisem, la Società dei modernisti ha svolto il censimento con una procedura molto simile a quella seguita dalla Sismed6, diversamente da quanto si era verificato nel corso del censimento precedente (sugli anni accademici 2014-15, 2015-16), in cui i dati erano stati attinti e verificati tramite i siti degli atenei. Con i dati raccolti ora, di poco implementati rispetto alle risposte ricevute dai colleghi che sono stati scelti come referenti (53), abbiamo la possibilità di costruire già alcuni grafici abbastanza veritieri e significativi, che vi mostriamo in forma di power point, e che proponiamo per un prossimo confronto trasversale fra i settori scientifico-disciplinari. Per spiegare questi grafici occorre precisare che i colleghi raggiunti dal questionario non sono stati sempre chiari nell'indicare la presenza di corsi mutuati o meno da più di un piano di studi. Ci siamo quindi limitati a indicare esclusivamente la presenza dei corsi (intesi singolarmente) nelle lauree triennali o magistrali, senza poter considerare le condivisioni. I grafici, sdoppiati, e cioè separati per ciascuno dei due anni accademici presi i esame, si devono alla pazienza e alla capacità grafica di Antonio D'Onofrio. Vi si evidenziano: - la presenza del numero di donne/uomini nei ruoli;

- le età dei docenti (che siamo riusciti a quantificare con una buona approssimazione, notando numeri che non ci hanno stupiti, visti i trend del reclutamento e delle progressioni di carriera negli ultimi venti/trent'anni);

6 Ma con tempi più diluiti, per un totale di circa sei mesi di intensi scambi di mail con i colleghi afferenti a M-STO/02, soci e non soci Sisem.

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

6

- le posizioni accademiche (ordinario, associato, ricercatori, con una ormai consolidata struttura anziché piramidale "ad anfora poco svasata" e con una percentuale di poche unità di contrattisti rilevati - un dato che peraltro è tra i più difficili da acquisire con assoluta certezza-);

- le denominazioni dei corsi per categorie (in cui è ancora piuttosto marcata la presenza della dizione "Storia moderna" sic et simpliciter, a fronte di una rosa di declinazioni che era già stata evidenziata nel censimento che presentammo a Matera per i due anni accademici precedenti)7;

7 Per l'analisi qualitativa e la legenda esplicativa di queste classificazioni rinvio al citato sito Sisem (www.lasisem.it), s.v. Archivio, In evidenza.

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

7

- le tipologie dei corsi di laurea (triennali, magistrali, a ciclo unico) in cui sono compresi corsi di M-STO/02.

Chiudo riportando alcune considerazioni che ho potuto condividere con i colleghi che hanno lavorato e stanno lavorando nel coordinare il censimento. a) Nel coordinamento potrebbero essere coinvolti anche altri settori vicini, in particolare quelli che, come si evince dai dati raccolti, prestano docenti per coprire le varie didattiche storiche. Storia medievale, per esempio, si avvale anche di colleghi ascritti ai settori di Storia del Cristianesimo e delle Chiese (M-STO/07) o di Paleografia (M-STO/09). Ma ci potrebbero essere altri esempi. Dall'aggregazione dei dati, trasversalmente, sarebbe utile valutare i prestiti e gli scambi. Quanti modernisti svolgono anche lezioni di Storia contemporanea, o viceversa? Quanti tardo-antichisti sono prestati a Storia greca e romana? E così via. Non disponiamo, poi, di dati sui corsi di Storia internazionale e sui possibili cross-over con i settori che abbiamo censito. b) Una delle lacune è rappresentata certamente dalla mancanza di dati certi sulla presenza dei contratti di docenza, argomento che suscita perplessità e polemiche dentro e fuori dalle università.

Gli storici e la didattica della Storia. Scuola e Università (Roma, 25 - 26 ottobre 2018)

8

Anche in questo caso, il censimento, per quel po' di dati raccolti, suggerisce che esistono casistiche molto differenziate: atenei che li usano con disinvoltura e altri che riequilibrano di poco in questo modo la didattica affidata al personale di ruolo. c) Il coordinamento dovrebbe essere percepito come un punto di forza per contrastare la disaffezione dei colleghi (che purtroppo è affiorata anche nel corso della raccolta dei dati del censimento) e la superficialità nel ridurre progressivamente gli spazi della storia nell'offerta formativa. Il fatto che alcuni di noi non siano riusciti ancora a chiudere una raccolta di dati sufficiente perché si possano avviare comparazioni con gli altri settori dimostra tutta la difficoltà che un'impresa del genere presenta. Un censimento di questo tipo, dunque, non è un'operazione semplice, né veloce. Chi cerchi la notizia d'effetto si troverà scoraggiato dal rapporto anti-economico fra tempi di lavoro e quantità di dati ottenuti. Il fine del censimento, peraltro, ed è bene ripeterlo, è tracciare il panorama degli insegnamenti, non quello di denunciare il carico didattico del personale, ragione per la quale i dati grezzi risultati dalla raccolta delle schede non saranno riversati sui siti delle singole società storiche se non in forma elaborata e aggregata. Ci auguriamo che da tanto sforzo un minimo di dibattito nazionale possa essere stimolato, perché i rischi di un appiattimento su un eterno e sfuggente presente sono ormai chiaramente sotto i nostri occhi. Ai modelli d'informazione e di conoscenza che ci costringono a un falso (perché frenetico e caotico) aggiornamento continuo indotto da una fiducia cieca nelle magnifiche sorti e progressive delle tecnologie di ultima generazione occorre resistere usando quello strumento che lo studio della storia ci insegna: il senso critico. A una velocità che definirei, in realtà, statica nel disinteresse verso la profondità del tempo storico, e verso la complessità della storia in sé, è più che mai urgente reagire confrontandoci. E il censimento che ho, troppo rapsodicamente, presentato può costituire una delle armi, certo da affilare, ma da non trascurare, insieme ad altre armi che mi auguro possano maturare all'interno del Coordinamento.