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I Quaderni dell’Oasi Castel di Guido GLI INVERTEBRATI D'ACQUA DOLCE testi e ricerche di Alessandro Campanaro Maria Elena Beltrami Carlo Catoni a cura di Jacopo G. Cecere prefazione di Roberto Argano

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a cura diJacopo G. Cecere

prefazione diRoberto Argano

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I Quaderni dell’Oasi Castel di Guido

GLI INVERTEBRATID'ACQUA DOLCE

testi e ricerche diAlessandro CampanaroMaria Elena Beltrami

Carlo Catoni

a cura diJacopo G. Cecere

prefazione diRoberto Argano

Comune di RomaAssessorato alle PoliticheAmbientali ed Agricole

Lega ItalianaProtezione Uccelli

Associazioneper la conservazionedella Natura

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Realizzato da LIPU – Birdlife Italia www.lipu.itCon il contributo di: Comune di Roma - Assessorato all Politiche Agricole ed Ambientali

Testi e ricerche didott. Alessandro CampanaroDip. di Biologia Animale e dell’Uomo, Università “La Sapienza” di Roma

dott. Maria Elena BeltramiIstituto Agrario di S. Michele all’Adige, Trento

dott. Carlo CatoniDip. di Biologia I, Università “Albert-Ludwigs” di Friburgo (Germania)

A cura didott. Jacopo G. CecereResp. Oasi LIPU Castel di Guido

FotoIn copertina: Dytiscus sp. foto di Alessandro Campanaro.

Maria Elena Beltrami: pagg. 21, 59, 70, 75, 77, 79, 80

Alessando Campanaro: pagg. 27 in alto, 49, 51, 52, 53, 61, 69, 71, 76, 83

Jacopo G. Cecere: pagg. 9, 15, 16, 26, 27 in basso, 28, 29, 30

Carlo Utzeri: pagg. 63, 64, 65, 66, 67

Umberto Pessolano: pagg. 39, 43, 72, 78

Mattia Azzella: pag. 86

Valentina Pieri: pag. 55

Per la citazione di questo volume si raccomanda la seguente dizione:Campanaro A., Beltrami M. E., Catoni C., Cecere J.G. a cura di; 2005 – Gli Invertebratid’acqua dolce, Quaderni dell’Oasi Castel di Guido vol. 2 – LIPU

© 2005 LIPU – Lega Italiana Protezione UccelliImpaginazione e stampa: Pubblimedia®

Comune di RomaAssessorato alle PoliticheAmbientali ed Agricole

Lega ItalianaProtezione Uccelli

Associazioneper la conservazionedella Natura

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Ogni volta che mi capita tra le mani uno di questi snelli e preziosi volu-metti mi viene un moto d’invidia soprattutto per i ragazzi di oggi chehanno l’opportunità di poterli maneggiare a loro piacimento. Quando,

da ragazzo, cominciavo il mio lungo viaggio tra le meraviglie della natura,come si diceva una volta, l’unica guida al mio solitario girovagare nelle cam-pagne era una pagina di disegni che mi aspettava a casa, una pagina di enci-clopedia alla voce “coleotteri”. Vivendo in provincia ero guardato un po’ come il matto del paese. Avevo illu-stri predecessori: il grande Fabre racconta che quando le contadine lo vedeva-no immobile per ore a rimirarsi le fasi del lavoro di costruzione del nido pedo-trofico di un imenottero, acceleravano il passo facendo un rapido segno dellacroce, come era costume quando si incontrava un matto.Abbiamo dovuto aspettare che la natura fosse profondamente dilaniata e offe-sa per accorgerci della sua meraviglia e inchinarci con rispetto ad ammirarnele bellezze e a stupirci dei complessi meccanismi che la governano. Megliotardi. Castel di Guido è una splendida palestra ecologica sotto casa dove si puòimparare a leggere direttamente il grande libro delle creature viventi e questomanualetto è un po’ la stele di Rosetta per interpretarlo. Scritto da giovanientusiasti, sostenuti dalla competenza di qualificati specialisti elencati tra iringraziamenti, è, da una parte, il punto tecnico sulle conoscenze faunistichedegli ambienti d’acqua dolce dell’Oasi, dall’altra è una preziosa guida per chivuole fare i primi passi per emergere dalla brutale mentalità consumistica eaprirsi ad una più ampia visione di cultura. Purtroppo ancora per pochi.

prof. Roberto ArganoDip. Biologia Animale e dell’Uomo

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

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RINGRAZIAMENTI

Questo volume non avrebbe mai visto luce senza il sostanziale aiutodell’Assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole del Comune diRoma che dal 1999, data d’inaugurazione, contribuisce in maniera

sostanziale ed indispensabile all’intera esistenza dell’Oasi LIPU Castel diGuido. Il secondo volume de’ “I Quaderni dell’Oasi” è parte del Piano diGestione 2005 dell’Oasi, interamente finanziato dall’Assessorato.

Altrettanto indispensabile è stato l’aiuto degli specialisti, grazie ai quali si èpotuto giungere ad una corretta determinazione di diverse unità tassonomiche.Sono per questo da ringraziare:Fiorenza Margaritora (per Crostacei Cladoceri) del Dipartimento di BiologiaAnimale e dell’Uomo, Università degli studi di Roma “La Sapienza”;Gianmaria Carchini (per Insetti Odonati) del Dipartimento di Biologia,Università degli studi di Roma Tor Vergata; Marco Seminara (per InsettiDitteri Chironomidi) del Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo,Università degli studi di Roma “La Sapienza”; Valentina Pieri (per CrostaceiOstracodi) del Dipartimento di Scienze Ambientali, Università degli studi diParma. Sono inoltre da ringraziare diversi amici: Marco Pombi del Dipartimento diSanità Pubblica dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, per l’aiu-to dato nell’identificazione degli Insetti Ditteri Culicidi. Riccardo Dionisi perl’aiuto dato nell’identificazione degli Insetti Eterotteri; Giovanni Fancello perl’aiuto dato nell’identificazione dei Crostacei Anostraci; Laura Mancinidell’Istituto Superiore di Sanità di Roma per l’aiuto relativo al lavoro incampo; Francesca Della Rocca per lo smistamento del materiale campionato;Fabio Borlenghi per la localizzazione di una pozza; ed infine, non per impor-tanza, Arturo Leone per l’aiuto grafico: sistemazione foto, grafica schede spe-cie; per aver realizzato tutti i loghi presenti e per gli utili consigli.

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INDICE

PARTE I : INTRODUZIONE

1. L’oasi Castel di Guido e i suoi ambienti 8

2. Ecosistemi acquatici 102.1 Gli ambienti di acqua dolce dell’Oasi LIPU Castel di Guido 12

3. Ecologia ed adattamenti degli invertebrati acquatici 17

PARTE II: MATERIALE E METODI

4. Il Campionamento 24

PARTE III: I RISULTATI

5. La Fauna ad invertebrati acquatici 32

PARTE IV: APPROFONDIMENTI

6. Phylum Platelminti 39

7. Phylum Rotiferi 40

8. Phylum Anellidi 418.1 Classe Oligocheti 428.2 Classe Irudinei 44

9. Phylum Artropodi 469.1 Subphylum Crostacei 479.1.1 Classe Branchiopodi 489.1.2 Classe Copecodi 539.1.3 Classe Ostracodi 549.2 Subphylum Tracheati 569.2.1 Ordine Efemerotteri 58

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9.2.2 Ordine Odonati 609.2.3 OrdineEterotteri 689.2.4 Ordine Coleotteri 739.2.5 Ordine Ditteri 81

10. Phylum Molluschi 8410.1 Classe Gasteropodi 8510.2 Classe Bivalvi 87

PARTE V: APPENDICI

11. Guida alla lettura delle schede 90

12. Glossario 91

13. Bibliografia 95

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1. L’OASI LIPU CASTEL DI GUIDO ED I SUOI AMBIENTI

L’ Oasi Castel di Guido è nata nell’ottobre del 1999 da una fruttuosa collabo-razione tra la LIPU e l’Assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole delComune di Roma; Assessorato che dal 1999 fino ad oggi ha contribuito afinanziare la quasi totalità dei progetti che si sono svolti e si stanno svolgen-do all’interno dell’Oasi, compresa la realizzazione della collana “I Quadernidell’Oasi Castel di Guido”.

L’ambiente di Castel di Guido, centro agricolo già dalla fine del X secolo, pre-senta le caratteristiche classiche della campagna romana : mentre le zone pia-neggianti venivano coltivate, la vegetazione spontanea è stata lasciata intattalì dove la pendenza non consentiva una facile lavorazione del terreno.

La vegetazione spontanea mediterranea oggi, quindi, domina solitamente dal-l’alto l’intero paesaggio ma questi ambienti presenti sulle piccole colline sonosolo il relitto di una distribuzione originaria notevolmente più ampia. Adattataal clima mediterraneo, la Macchia alta è caratterizzata da una dominanza diRoverella (Q. pubescens) e Leccio (Quercus ilex) con un sottobosco caratte-rizzato da Fillirea (Phillyrea angutifolia, P. latifolia), Alaterno (Ramnus ala-ternus), Erica (Erica arborea), Corbezzolo (Arbuts unedo) e dal profumatoLentisco (Pistacia lentiscus). In questi ambienti sono presenti anche numero-se altre querce: la Sughera (Q. suber), il Cerro (Q. cerris), la Quercia crenata(Q. crenata).

Là dove si hanno microclimi più freschi ed umidi si distingue invece, unavegetazione diversa: la vegetazione delle valli e degli impluvi; è qui che nondi rado vengono a formarsi delle pozze temporanee generalmente di piccoledimensioni. Nelle piccole valli la vegetazione si è mantenuta fondamental-mente uguale a quella potenziale, essendo ancor oggi costituita da fitti boschidi Cerro e Farnetto (Q. frainetto) con presenza di elementi tipici di climi fre-schi ed umidi come il Carpino bianco (Carpinus betulus) e la Farnia (Q.robur). Qui allo strato arboreo/arbustivo partecipano il Biancospino(Crataegus monogyna), il Corniolo (Cornus mas) ed il Sorbo (Sorbus dome-stica).

Negli ultimi 20 anni l’attività produttiva dell’Azienda Agricola, all’internodella quale è situata l’Oasi, è andata riducendosi e specializzandosi, così alcu-ni campi sono rimasti incolti o sono stati convertiti a pascolo, mentre per altri

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è stata avviata un’opera di forestazione che si poneva, tra gli altri, l’obiettivodi prevenzione da eventuali mire edilizie.Per i rimboschimenti sono state utilizzate decine di specie diverse tra conife-re e latifoglie, molte delle quali autoctone, come il Leccio, la Sughera e laRoverella.

Oasi LIPU Castel di Guido, vegetazione delle valli e egli impluvi - Foto di J.G. Cecere

Oasi LIPU Castel di Guido, zona di pascolo bovino allo stato brado - Foto di J.G. Cecere

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2. GLI ECOSISTEMI ACQUATICI

2.1 Caratterstiche generaliLa superficie terrestre è coperta per circa il 70% da acqua, la maggior parte ditale percentuale è rappresentata da acqua oceanica (97,1%). Il restante 2,9%è costituito dalle acque dolci ed è parzialmente utilizzabile dall’uomo: il2,24% si trova infatti allo stato solido, sottoforma di ghiacciai, calotte polarie permafrost; lo 0,61% è costituito da acque sotterranee; lo 0,001% si trovanell’atmosfera come vapor d’acqua. Laghi e zone salmastre costituiscono nelloro insieme lo 0,016% della quantità di acqua presente sulla Terra, i fiumi lo0,0001% (Horne & Goldman, 1994).Gli ambienti di acqua dolce vengono distinti in lotici (dal latino lotus: lavato)e lentici (lenis: calma), in base rispettivamente alla presenza o assenza di unflusso idrico unidirezionale. Fiumi e torrenti sono così i tipici esempi diambienti lotici; laghi, stagni, pozze rappresentano quelli lentici.All’interno dei due raggruppamenti, le diverse tipologie mostrano un conti-nuum di variazioni morfologiche che non rendono la loro classificazione sem-pre netta, sfumando spesso l’una nell’altra.

Gli ambienti lotici vengono caratterizzati in funzione del loro regime idrolo-gico, definito da parametri quali: la portata (volume di acqua che attraversauna sezione nell’unità di tempo), la velocità di corrente, la portata solida (por-tata riferita al materiale in sospensione). Torrenti e ruscelli hanno regimivariabili, velocità di flusso elevate e flussi turbolenti; i fiumi, soprattutto i trat-ti potamali (di pianura), sono caratterizzati da portate più costanti, flussi lami-nari, notevole quantità di materiale particolato sottile in sospensione.Corsi d’acqua minori, tipici del reticolo idrografico urbano e periurbano, sonoi fossi. Tali corsi d’acqua sono caratterizzati da regimi altamente instabili: lapresenza di acqua in alveo è legata principalmente all’intensità e frequenzadelle precipitazioni meteoriche e non è raro constatare la completa assenza diacqua. Morfologicamente i fossi si presentano con percorsi raddrizzati, sezio-ne trasversale regolare (caratteristiche più o meno marcate in base al livello dialterazione antropica subita), fondo limoso-argilloso. La scarsa o assentevelocità di flusso dell’acqua permette la colonizzazione di vegetazione cheben si adatta a situazioni umide, a Castel di Guido sono presenti, tra le tante,la Cannuccia (Phragmites australis), la Lisca maggiore (Thypha latifoglia), ilSalice bianco (Salix alba), l’Olmo minore (Ulmus minor) ma anche il Rovo(Rubus ulmifolius) ed il Prugnolo (Prunus spinosa). La vegetazione ripariale,che si insedia lungo il corso dei fossi, esercita una importante funzione tam-

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pone nei confronti dell’afflusso di nutrienti e materiale in sospensione nelcorpo idrico.

Per quanto riguarda la classificazione degli ambienti lentici, una distinzionepuò esser fatta in riferimento alla quantità di acqua presente nel corpo idrico.I laghi sono raccolte d’acqua in cui, data la loro profondità, la radiazioneluminosa non raggiunge sempre il fondale, lasciando almeno una parte delbacino libera da vegetazione.Raccolte d’acqua minori sono rappresentate da stagni o pozze, corpi d’acquadi profondità tale da permettere lo sviluppo di piante radicate sulla quasi tota-lità del bacino (Bayly & Williams, 1973; Bullini et al., 1998).

Si può inoltre distinguere tra:- pozze permanenti, nelle quali la presenza di acqua è riscontrabile durante

tutto l’anno;- pozze temporanee o astatiche, alimentate principalmente da acqua piovana

e generalmente secche in estate.- Le paludi, infine, sono corpi idrici che occupano depressioni poco profonde

del terreno ed in cui le macrofite si estendono su tutto il bacino.

Le principali caratteristiche dei corpi idrici menzionati sono in relazione allaloro morfologia e alla quantità di acqua presente. Negli ecosistemi di acquestagnanti il moto ondoso è praticamente assente e legato alla sola azione delvento; la temperatura dell’acqua si mantiene omogenea in tutto il volumed’acqua e tende ad uniformarsi a quella atmosferica, con ampie variazioni sta-gionali e giornaliere; sono assenti fenomeni di stratificazione termica. A taleomogeneità si affianca un’elevata instabilità di altri parametri abiotici, quali ilpH, la salinità, l’ossigeno disciolto, in stretta correlazione con la tipologia disubstrato, con la variazione di volume di acqua presente nel bacino e con l’at-tività biologica.L’ossigeno disciolto è uno dei fattori limitanti per il metabolismo degli orga-nismi acquatici. La sua concentrazione dipende sia da scambi con l’atmosfe-ra, maggiori nei corsi d’acqua con discreta turbolenza, che dall’attività foto-sintetica dei produttori primari. Tale seconda componente è però a sua voltalimitata dalla torbidità dell’acqua stessa, che può diventare un ostacolo allapenetrazione della radiazione solare. In condizioni di scarsità di ossigenodisciolto lo sviluppo di organismi anaerobi determina produzione di sostanzetossiche: metano, ammoniaca, acido solfidrico. Il consumo di ossigeno dipen-de dall’attività metabolica di consumatori e decompositori, i quali utilizzano

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la materia organica presente nel corpo idrico come fonte di energia.Fondamentale per lo sviluppo degli organismi autotrofi è inoltre la presenzadi sali nutrienti in soluzione, quali nitrati e fosfati. La loro concentrazionedipende sia dal tipo di substrato presente, che può per sua natura rilasciare saliper azione solvente dell’acqua, sia dal dilavamento dei terreni circostanti. Inparticolare in aree ad intenso sfruttamento agricolo, una elevata concentrazio-ne di nutrienti nei corpi idrici può dipendere dall’uso di concimi nelle colti-vazioni. Un eccesso di nutrienti in soluzione è la causa del fenomeno dell’eu-trofizzazione, che determina lo sviluppo di bloom algali. Ad esso sono poiassociati eventi a catena quali anossia del corpo idrico e dei sedimenti, altera-zione della comunità biotica, perdita di biodiversità e presenza di pochi grup-pi animali resistenti a tali condizioni.

2.2 Gli ambienti d’acqua dolce dell’Oasi Castel di GuidoAll’interno dell’Oasi Castel di Guido e nelle aree circostanti, sono presentidiverse tipologie di ecosistemi lentici: un laghetto artificiale, pozze astatiche,un prato allagato temporaneo, uno stagno perenne e fontanili per l’abbeverag-gio del bestiame.

Il laghetto artificiale si trova all’interno dell’area a maggior fruibilitàdell’Oasi ed in origine era usato per l’irrigazione dei campi agricoli adiacen-ti. La morfologia ne evidenzia subito la non naturalità, presentandosi infatti diforma rettangolare e con sponde ripide e quasi totalmente nude. Il fondo èprincipalmente limoso-argilloso.Si può osservare lo sbocco di condotte cementificate che raccolgono acqua didrenaggio dai terreni circostanti e la convogliano nel laghetto.Nonostante sia perenne è soggetto a forti oscillazioni del livello dell’acqua,essendo alimentato solamente dall’apporto di acque meteoriche.La vegetazione perilacuale è caratterizzata principalmente dalla presenza diRovo (Rubus ulmifolius), Prugnolo (Prunus spinosa), Equiseto (Equisetumramisissimum e E. telmateja) e felci.Anche l’area limitrofa al laghetto presenta evidenze di un forte interventoantropico nella gestione del territorio. Adiacente al laghetto si trova, difatti,una zona interessata da un rimboschimento di una specie alloctona: il Noceamericano (Juglans nigra); mentre un sentiero ed un fosso di drenaggio conRovo lo separa da campi coltivati.

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Le pozze astatiche denominate “Borlenghi”, “Carlo1” e “Carlo2”, sono loca-lizzate lungo il confine occidentale dell’Oasi.Sono inserite all’interno della fitta vegetazione spontanea, costituita sia daelementi arborei che arbustivi. Si ha la presenza di Roverella (Quercus pube-scens), Sughera (Q. suber), Farnetto (Q. frainetto), Orniello (Fraxinus ornus),Olmo minore (Ulmus minor), Prugnolo (Prunus spinosa) ma anche elementepiù spiccatamente mediterranei, quali la Fillirea (Fillirea latifoglia) ed ilLentisco (Pistacia lentiscus).Le pozze si trovano alla base di formazioni collinari, suggerendo che si pos-sano originare come bacini naturali di raccolta di acque di dilavamento. Lapresenza di suoli parzialmente impermeabili, l’affioramento in superficiedella falda idrica sotterranea, l’ombreggiamento fornito dalla vegetazione cir-costante, permettono e favoriscono la raccolta di acqua. Alcune di queste sonostate anche sfruttate per l’abbeveraggio degli animali al pascolo, subendo par-ziali alterazioni antropiche al fine di incrementarne il volume d’acqua accu-mulabile.Le pozze oggetto di questo studio hanno mostrato tutte carattere temporaneocon presenza di acqua generalmente limitata al periodo invernale-primaveri-le, in funzione della frequenza ed entità delle precipitazioni meteoriche. Ilciclo di tali biotopi (presenza/assenza di acqua) è influenzato da diversi fatto-ri climatici e ambientali: periodi si siccità estiva, piogge autunnali, conforma-zione del bacino, tipologia del suolo, esposizione, profondità della falda. I fat-tori climatici possono determinare variazioni nel ciclo delle pozze di anno inanno. Dai campionamenti e dalle osservazioni di campo effettuati nel periodo: Feb2004 - Dic. 2004 si può dedurre che le pozze Carlo2 e Borlenghi sono seccheda Giugno a Novembre, la pozza Carlo1 è secca da Luglio a Novembre. Adicembre, con le abbondanti piogge, le pozze si ricaricano di acqua.Tutte le pozze sono caratterizzate da un odore più o meno intenso di zolfo, atestimonianza della produzione di solfati derivati dalla decomposizione dellamateria organica nel fondo e probabilmente da condizioni anossiche (prive diossigeno) del sedimento. Il substrato del fondo è principalmente limoso-argil-loso.

Il prato allagato si trova lungo il confine orientale dell’Oasi ed è stato deno-minato “Prati Madonna” dal toponimo in cui viene a trovarsi. Può essere con-siderato come un residuo di un ambiente un tempo piuttosto frequente nellezone di pascolo, soprattutto nella zona della maremma laziale. Le cause dellascomparsa graduale di tale biotopo va ricercate nell’abbassamento del livello

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della falda sotterranea e nello sfruttamento agricolo di terreni sottratti alpascolo. Il prato è inserito quindi in una zona di pascolo aperto, con copertu-ra erbacea sulla quale si sono sviluppati isolati arbusti di Rovo e Rosa caninache non vengono brucati dai bovini.La quantità di acqua presente è generalmente limitata (profondità di circa 15cm), in funzione comunque dell’entità delle precipitazioni meteoriche.Dai campionamenti e dalle osservazioni di campo effettuati il prato risultasecco da Giugno a Ottobre.

Lo stagno, denominato “Tori” si trova in una zona esterna ma contiguaall’Oasi, aperta al pascolo bovino, l’area circostante è caratterizzata da vege-tazione spontanea arborea anch’essa frequentata dal bestiame.Si tratta di uno stagno perenne, sebbene soggetto a forte variazioni di livello:alla fine dell’estate il volume d’acqua, ridotto ad uno strato di pochi centime-tri di profondità, occupava una superficie pari a circa 1/3 del bacino allagatonel periodo di massima estensione.L’area circostante è caratterizzata da querceti misti, ma lo stagno si trova inuna zona aperta ed è totalmente esposto alla radiazione luminosa. Le macro-fite acquatiche sono rappresentate principalmente da ranuncoli e dalla lentic-chia d’acqua (Lemna minor). Il substrato del fondo è limoso-argilloso.

Nella stessa area dello stagno Tori sono stati presi in esame i fontanili “Tori1”e “Tori2”. Altri 2 fontanili sono stati considerati nello studio e denominatifontanile “Puccette” e fontanile “Cava”. Tutti localizzati in aree esterne macontigue all’Oasi.In questa sede il termine fontanile viene assunto come sinonimo di “abbeve-ratoio”, struttura costituita da una o più vasche in cemento comunicanti fraloro e alimentate da un esiguo quantitativo di acqua proveniente da una con-duttura. I fontanili vengono utilizzati per l’abbeveraggio del bestiame, princi-palmente bovini ed in un solo caso anche equini (“Cava”), sono quindi sog-getti a continui rimescolamenti con sollevamento del materiale depositato sulfondo. Inoltre vengono sottoposti, seppur molto raramente, ad opere di puli-zia e rimozione della vegetazione che in essi si sviluppano. Sono tutti situatiin aree di pascolo aperte.

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Una delle pozze temporanee presenti nell'Oasi - Foto di J.G. Cecere

Pozza temporanea "Borlenghi", uno degli ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere

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Fontanile "Tori 1", uno degli ambienti campionati - Foto di J.G.Cecere

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3. ECOLOGIA ED ADATTAMENTIDEGLI INVERTEBRATI ACQUATICI

Pozzanghere, stagni, fossi per la raccolta di acqua di drenaggio, zone umidein generale, appaiono nell’immaginario collettivo come habitat di scarsaimportanza. Vengono spesso considerati ricettacolo di animali fastidiosi perl’uomo, primi fra tutti le zanzare; sono associati allo sviluppo di odori pocogradevoli; limitano la fruizione delle aree in cui si trovano; se ne auspica spes-so la bonifica.Dal punto di vista naturalistico gli ecosistemi di acqua dolce rivestono inveceuna grande importanza a livello ambientale. Al loro interno si sviluppano bio-cenosi complesse: alghe e piante idrofile assimilano nutrienti e arricchisconoacqua e sedimenti di ossigeno; consumatori di diverso ordine, vertebrati edinvertebrati con forme larvali e/o adulte acquatiche, vi trovano cibo e luoghi diriproduzione. Inoltre le zone umide assolvono a circa la metà del processo didenitrificazione, che chiude il ciclo dell’azoto, rilasciandolo nell’atmosfera.In questo capitolo ci soffermeremo a descrivere la comunità degli invertebra-ti e le peculiarità degli organismi che la compongono, con particolare riferi-mento agli adattamenti morfologici, comportamentali e fisiologici senza iquali non riuscirebbero a sopravvivere in questi ambienti.

Neuston, plancton e benthosImmaginiamo di osservare una sezione verticale di un lago o di una pozza:troveremo organismi a partire dalla pellicola d’acqua superficiale, fino alsedimento del fondo. Si parlerà di neuston, plancton, benthos.Data la generale assenza di moto ondoso, molti animali, soprattutto Insetti,sono in grado di sfruttare la tensione superficiale dell’acqua e di muoversi sudi essa. Tali organismi costituiscono il neuston. All’interno di tale gruppo sipuò distinguere ulteriormente tra sovraneuston e infraneuston. Il primo ècostituito principalmente da: Girinidi, Coleotteri che presentano occhi bipar-titi e differenziati per la visione nel mezzo acquoso e nell’aria; Gerridi,Veliidi, Hydrometridi, Eterotteri caratterizzati da zampe lunghe e sottili chepermettono loro di “pattinare” sull’acqua. L’infraneuston popola invece lasuperficie inferiore della pellicola superficiale ed è rappresentato da Planarie,Cladoceri, larve e ninfe di Insetti, spesso fornite di sifoni respiratori per larespirazione aerea.

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All’interno del volume di acqua, in sospensione, troveremo la comunitàplanctonica che comprende: Protozoi, Rotiferi, Crostacei e tra questi ultimi,soprattutto Cladoceri e Copepodi. Tali organismi presentano adattamentimorfologici che ne facilitano il galleggiamento: scheletri o gusci ridotti perdiminuire il peso corporeo, forma del corpo e appendici che aumentano il rap-porto superficie-volume, inclusione di gas o grassi nel corpo per diminuire ilpeso specifico. Nei laghi la comunità planctonica presenta una complessità maggiore rispet-to a quella delle raccolte d’acqua minori e dei corsi d’acqua, nei quali la pre-senza della corrente unidirezionale non permette l’instaurarsi di una comunitàstabile.

In quest’ultime tipologie dominano, invece, le biocenosi bentoniche, il cuisviluppo è legato alla vegetazione acquatica e al substrato del fondo. Alcunivivono aderendo strettamente a substrati duri o alla superficie di piante som-merse, come i Gasteropodi ed alcuni Ditteri, altri sono organismi fossori cheriescono a scavare e vivere nei fondi molli, come ad esempio i Bivalvi o iTubificidi. Adattamenti particolari si riscontrano negli organismi tipici diacque correnti, che devono aderire al substrato per fronteggiare il flusso del-l’acqua. Tipico è ad esempio l’appiattimento dorso-ventrale di moltiEfemerotteri; spesso invece si ha la presenza di uncini, ventose o pseudopodidi ancoraggio o, come nel caso di molti Ditteri, la produzione di reti o sostan-ze adesive.La comunità bentonica è rappresentata da Protozoi, Cnidari (tra cui le Hydre),Platelminti, Rotiferi, Anellidi (Oligocheti ed Irudine), Insetti (larve di Ditteri,Coleotteri, Eterotteri, Efemerotteri, Odonati), Crostacei (Gammaridi eAsellidi) e Molluschi (Bivalvi e Gasteropodi).

La struttura delle comunità dei macroinvertebrati che popolano i corpi idrici,siano essi lotici o lentici, può essere analizzata per valutare la qualità dell’e-cosistema stesso. All’interno dei diversi gruppi, infatti, si possono riscontrarefamiglie o generi caratterizzate da differenti gradi di tolleranza all’alterazio-ne della qualità delle condizioni ambientali. Su tale principio si sono svilup-pati diversi indici, detti biotici, che valutano la qualità ambientale sulla basedi organismi di riferimento.

Respirazione Comune a tutti gli animali acquatici è la necessità di respirare ossigeno per leattività metaboliche, problema al quale ciascun gruppo animale ha fornito una

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soluzione diversa.Negli organismi di piccole dimensioni, e con elevato rapporto superficie/volu-me (Planarie, Irudinei, alcuni Ditteri, Crostacei di piccole dimensioni), l’as-sorbimento dell’ossigeno avviene principalmente attraverso la superficie delcorpo. Tra questi, alcune specie sono adattate a sopravvivere in condizioni diquasi totale anossia: ad esempio alcuni Ditteri Chironomidi (Chironomus gr.plumosus e C. gr. thummi) e Anellidi Tubificidi (Tubifex sp.) che vivono neisedimenti e ottimizzano l’assorbimento dell’ossigeno grazie alla presenza neiloro fluidi corporei di un pigmento simile all’emoglobina, ad elevata affinitàper l’ossigeno e che conferisce loro una colorazione rosso accesa.Nei Molluschi e nei Crostacei di maggior dimensioni gli scambi gassosiavvengono attraverso organi specializzati, le branchie, ovvero formazionicuticolo-epidermiche altamente vascolarizzate. Nei Crostacei queste si trova-no in stretta associazione con le appendici, il cui movimento garantisce ilricambio di acqua e un più efficiente assorbimento di ossigeno.

Gli insetti si sono adattati alla vita acquatica partendo da forme, più antiche,terrestri ed hanno potuto seguire due diverse vie: continuare a respirare ossi-geno aereo o assorbirlo dall’acqua. Nel primo caso gli organismi sono obbligati a mantenere uno stretto rapportocon la superficie, dovendo emergere per l’acquisizione di aria. Si assiste quin-di allo sviluppo di sifoni respiratori, come nelle larve di molti Ditteri (es.Culicidi), in Coleotteri e in alcuni Eterotteri (es. Nepa). In altri casi l’ariaviene incamerata sotto le elitre (Ditiscidi) o sul lato ventrale dell’addome(Notonecta); la bolla d’aria è generalmente intrappolata da peli idrofughi cheassumono la funzione di branchie, l’ossigeno passa dall’acqua alla bolla d’a-ria ed è quindi assorbito dall’organismo. La bolla d’aria funziona inoltre dagalleggiante: quando l’animale smette di nuotare tende ad emergere.Esperimenti hanno inoltre mostrato che l’animale tende a compensare conbolle di maggiori dimensioni un aumento di peso sperimentale.Le larve di Odonati, Efemerotteri, alcuni Ditteri, si sono invece adattate adassorbire l’ossigeno disciolto nell’acqua sviluppando tracheobranchie: estro-flessioni del tegumento che contengono numerose diramazioni tracheali.

AlimentazioneI macroinvertebrati che popolano gli ambienti acquatici si inseriscono all’in-terno della rete trofica in diverse posizioni, in base al loro regime alimentare:possono essere detritivori, erbivori o carnivori. Analizzandone la morfologiadel loro apparato boccale, si possono acquisire importanti informazioni

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riguardanti la loro alimentazione e modalità di nutrimento, portando a distin-guere tra filtratori, collettori aspiratori, tagliuzzatori, raschiatori, predatori,predatori succhiatori, ecc.I Tubificidi, , ad esempio, sono collettori aspiratori che si nutrono di detritovegetale o animale deposto nel sedimento, essi vivono all’interno di tubi difango dai quali anno sporgere la porte posteriore de corpo che vorticando creaun continuo richiamo di acqua i Bivalvi, invece, filtrano attraverso l’apparatobranchiale il particolato sottile e il phytoplancton in sospensione nel corpoidrico. Un particolare tipo di filtrazione è quello attuato da alcuni Tricotteri,Insetti tipici di ecosistemi lotici., che si nutrono del materiale organico cherimane intrappolato in reti prodotte dall’animale stesso. Gli Efemerotteri,dotati apparato boccale masticatore-trituratore fornito di mandibole e mascel-le, sono collettori-aspiratori e raschiatori, nutrendosi sia di detrito vegetale,che di periphyton. Appartengono al gruppo dei raschiatori anche iGasteropodi che son dotati di un organo specializzato, la radula, con la qualegrattano le superfici sulle quali aderisce il periphyton.I tagliuzzatori si nutrono di materiale vegetale grossolano e sono rappresen-tati principalmente da Crostacei (Asellidi e Gammaridi) e da alcune famigliedi Plecotteri, Insetti rinvenibili nei corsi d’acqua limpidi e ben ossigenati.Il gruppo dei predatori è rappresentato da animali con apparato boccale carat-terizzato da robuste mascelle. Ne sono un esempio gli adulti di moltiColeotteri quali ad esempio Ditiscidi, Girinidi, Igrobidi. Sono predatori attivianche le larve di Odonati, in cui l’apparato boccale, masticatore, è modifica-to a costituire una “maschera” estroflettibile per catturare la preda.Sanguisughe (Irudinei) ed Eterotteri sono invece, predatori succhiatori. Lasuzione avviene grazie a ventose, nel caso delle sanguisughe, o di robustirostri, esemplare quello di Notonecta mostrato in fig. 3.1. che può infliggeredolorose punture anche all’uomo. Le larve di Coleotteri sono dotate di robu-ste mandibole che in alcune famiglie si presentano canalicolate in funzionedella digestione perorale.

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Se l’acqua finisce?Le raccolte d’acqua minori sono soggette a forti variazioni di volume, essen-do il loro regime dipendente soprattutto dalle acque meteoriche, è questo ilcaso delle pozze astatiche. Questo ambienti, nonostante si presentino per lun-ghi periodi asciutte, sono comunque in grado di ospitare comunità planctoni-che e macrobentoniche complesse ed altamente specializzate. A dominare sono le specie euriece, o eurivalenti, capaci cioè di tollerareampie variazioni di parametri fisico-chimici dell’ambiente, quali acidità, tem-peratura, quantità di ossigeno disciolto, legati alla quantità di acqua presente. Inoltre rivestono particolare importanza negli ambienti astatici gli adattamen-ti riproduttivi che permettono agli organismi di resistere alla stagione secca, odi poter ricolonizzare l’ambiente appena sia presente una quantità d’acquasufficiente. In genere si assiste a cicli biologici brevi, caratterizzati da un rapido sviluppoe maturazione delle larve acquatiche, con raggiungimento della fase adultaprima della stagione secca. Le forme adulte potranno essere acquatiche alateo parzialmente o totalmente terrestri (Coleotteri, es. Dytiscidae, Gyrinidae),comunque in grado di allontanarsi in cerca di altri ambienti da colonizzare.

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Capo di Notonecta - Foto di M.E. Beltrami

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Gli organismi più specializzati sono sicuramente quelli legati totalmente allapresenza dell’acqua, incapaci di volare, come ad esempio i Crostacei.Prenderemo come esempio il ciclo vitale della pulce d’acqua (Daphnia sp.)un Crostaceo appartenente al gruppo dei Cladoceri. La riproduzione di questo organismo avviene attraverso la modalità della par-tenogenesi ciclica: quando le condizioni ambientali sono ottimali la popola-zione è costituita da sole femmine partenogenetiche esse sono in grado di pro-durre uova subitanee senza l’intervento dei maschi, queste uova sono caratte-rizzate da guscio sottile e da rapido sviluppo (2-3 giorni), che si completaall’interno di una camera incubatrice dorsale (partenogenesi telitoca). Quandole condizioni ambientali diventano critiche nella popolazione si assiste allacomparsa dei maschi (partenogenesi arrenotoca)., che provvederanno allafecondazione delle uova. In questo caso si parla di uova durature, in grado diresistere a condizioni estreme di siccità e racchiuse in uno spesso astuccioprotettivo: l’efippio.

Tale modalità di riproduzione, con alcune varianti, è comune anche ad altrigruppi di Crostacei (Anostraci, Notostraci,) ed assume un importante signifi-cato ecologico: la partenogenesi garantisce un rapido sviluppo della popola-zione che può così sfruttare le condizioni ambientali ottimali in genere garan-tite solo per breve tempo. In condizioni critiche la riproduzione anfigonica (con fecondazione della cel-lula uovo femminile da parte di uno spermatozoo maschile) permette invece unaumento della variabilità genetica ovvero un aumento delle probabilità di svi-luppo di organismi idonei a sopravvivere a nuove condizioni ambientali, unavolta superate le condizioni più sfavorevoli sotto forma di uova resistenti.

Interessanti adattamenti del ciclo di sviluppo si evidenziano anche in alcuniOdonati tipici di ambienti acquatici temporanei (es. Sympetrum): lo sviluppoembrionale, oltre ad essere rapido, può mostrare diapausa, periodo di stasi cheevita che le uova si schiudano quando le condizioni ambientali non consenti-rebbero la sopravvivenza delle larve.

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4. IL CAMPIONAMENTO

La raccolta del macrobenthos è stata effettuata tramite un retino immanicatocon rete a 21 maglie/cm (fig. 4.1 ). Il retino è costituito da una intelaiaturad’acciaio, di forma rettangolare e dimensioni 25 cm x 22 cm. Ad essa è attac-cata la rete per la cattura degli organismi. Sull’intelaiatura si inserisce ancheil manico, sempre metallico, lungo circa 1 m.Durante il campionamento si è prestata attenzione ad indagare, ove possibile,i diversi microhabitat presenti: zone interessate da vegetazione e zone prive,diverse tipologie di substrati, le sponde delle pozze, le pareti dei fontanili,zone con diversa profondità. Se lo scopo dell’indagine è infatti quello di valu-tare la composizione della comunità nella sua interezza, un’analisi parziale,ristretta a particolari microhabitat, potrebbe portare alla raccolta solamente diquegli organismi specializzati a vivere in un determinato ambiente.

Fig. 4.1 - Retino immanicato per la raccolta del macrobenthos

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Gli organismi raccolti sul fondo del retino sono stati trasferiti in una vaschet-ta bianca per renderne più semplice l’osservazione e l’analisi. Un primoesame del campione in vivo risulta spesso indispensabile per l’identificazio-ne, che può avvalersi dell’analisi di caratteri (quali appendici, colori, movi-menti dell’animale) che andranno persi una volta che gli individui saranno fis-sati.Gli animali, dopo essere stati osservati e contati, sono stati conservati in eta-nolo 95%.

Per la raccolta degli organismi planctonici è stato utilizzato un retino daplancton (larghezza maglie < 150 mm) dotato di serbatoio (fig. 4.2).Trascinando il retino in posizione orizzontale nel volume d’acqua, gli organi-smi filtrati si raccolgono all’interno del serbatoio. Alla fine del campionamen-to il volume di acqua contenente gli organismo planctonici viene conservatoin appositi contenitori dopo aver aggiunto formalina fino ad una soluzione del10 %.

Tutti gli organismi raccolti, sia bentonici che planctonici, sono stati identifi-cati in laboratorio con l’uso di chiavi dicotomiche (Campatoli et al., 1994;Sansoni, 1988), microscopi e stereomicroscopi, in molti casi mandati per ladiagnosi a specialisti di diverse università italiane.

I campionamenti sono stati effettuati dal Febbraio 2004 al Dicembre 2004 concadenza mensile, al fine di poter valutare la presenza dei diversi gruppi in fun-zione della stagionalità dei loro cicli vitali.

Fig. 4.2 - Retino da plancton

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L’indagine ha interessato 4 fontanili, 1 stagno perenne, 3 pozze astatiche ed 1prato allagato:

1. fontanile Puccette;2. fontanile Tori1;3. fontanile Tori2;4. fontanile Cava;5. stagno Tori;6. pozza Borlenghi;7. pozza Carlo1;8. pozza Carlo2;9. prato allagato “prati Madonna”

Per quanto riguarda gli ambienti astatici (pozza Borlenghi, Carlo1, Carlo2 eprati Madonna) il campionamento è stato limitato dalla presenza di acqua egeneralmente ristretto ai mesi invernali e primaverili.

Prato allagato "Prati Madonna" uno degli ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere

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Fontanile "Tori 1", uno degli ambienti campionati - Foto di A. Campanaro

Stagno perenne "Tori" , uno degli ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere

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Pozza temporanea "Borlenghi", uno degli ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere

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Ambiente in cui è inserita la pozza temporanea "Borlenghi" (freccia) - Foto di J.G. Cecere

Pozza temporanea "Carlo 1", uno degli ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere

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Pozza temporanea "Carlo 2", uno degli ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere

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5. LA FAUNA AD INVERTEBRATI ACQUATICI

Il campionamento negli ambienti acquatici di Castel di Guido ha permesso diindividuare 71 unità sistematiche appartenenti a 5 phyla del Regno Animale.Sono stati esclusi dal campionamento i rappresentanti del Regno dei Protisti.L’identificazione dei campioni rinvenuti è stata condotta sino al livello di spe-cie quando è stato possibile contare su competenze specialistiche degli autorio sull’aiuto di specialisti di università ed enti di ricerca Italiani. In alternativasi è arrivati al livello di genere, di famiglia e, in un solo caso, di classe.Nella tabella seguente è riportata la Check-list degli invertebrati di Castel diGuido, per ogni unità sistematica è indicato l’ambiente di rinvenimento. Laclassificazione adottata è quella della Check-list della fauna italiana consulta-bile on-line (F. Stoch, 2003: http://www.faunaitalia.it/checklist/, version 2.0).Particolarmente importante è il rinvenimento di Corixa panzeri, una specieappartenente all’ordine degli Eterotteri che per la prima volta, e grazie al pre-sente lavoro, risulta essere presente nel Lazio.

F = fontanile; P = pozza astatica; Pr = prato allagato; S = stagno perenne

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Phylum PLATELMINTI Classe Turbellaria

• Indet. P

Phylum ROTIFERAOrdine Monogononta

Fam. Flosculariidae• Sinantherina socialis (Linnaeus, 1758) P

Phylum ANELLIDIClasse Oligochaeta

Fam. Tubificidae• Tubifex tubifex (O.F. Müller, 1774) S

Classe HirudineaFam. Erpobdellidae

• Dina lineata (O.F. Müller, 1774) F

Phylum ARTROPODISubPhylum CROSTACEI Classe Branchiopoda

Ord. AnostracaFam. Chirocephalidae

• Chirocefalus diaphanus (Prévost, 1803) POrd. Cladocera

Fam. Daphniidae• Daphnia obtusa (Kurz, 1874) S, P• Daphnia chevreuxi (Richard, 1896) S, P• Ceriodaphnia quadrangola (O.F. Müller, 1785) P• Ceriodaphnia dubia (Richard, 1894) P

Classe OstracodaFam. Cyprididae

• Eucypris virens (Jurine, 1820) P, Pr• Potamocypris arcuata (Sars, 1903) S

Classe CopepodaOrd. Calanoida

Fam. Diaptomidae• Eudiaptomus padanus etruscus (Losito, 1901) P• Mixodiaptomus kupelwieseri (Brehm, 1907) P

Ord. Cyclopoida

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Fam. Cyclopidae• Indet. P

SubPhylum TracheataClasse Hexapoda

Ord. EphemeropteraFam. Baetidae

• Cleoen dipterum (Linné, 1761) F, SFam. Caenidae

• Caenis luctuosa (Burmeister, 1839) FOrd. Odonata

Fam. Coenagrionidae• Ischnura elegans (Van der Linden, 1820) S• Coenagrion sp. S• Coenagrion scitulum (Rambur, 1842) S

Fam. Libellulidae • Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837) F• Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) F• Chrocothemis erythraea (Brullé, 1832) F• Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) F• Sympetrum sanguineum (Müller, 1764) F• Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) F• Sympetrum fonscolombei (Sélys, 1840) F

Ord. HeteropteraFam. Corixidae

• Corixa affinis (Leach, 1817) F• Corixa panzeri (Fieber, 1848) P• Corixa punctata (Illiger, 1807) F• Sigara nigrolineata (Fieber, 1848) F, Pr• Sigara lateralis (Leach, 1817) F, P

Fam. Gerridae• Gerris thoracicus (Schummel, 1832) F

Fam. Notonectidae• Anisops sardeus (Herrich-Schäffer, 1849) F, S• Notonecta maculata (Fabricius, 1794) F• Notonecta viridis (Delcourt, 1909) F

Fam. Pleidae• Plea minutissima (Leach, 1817) F, S

Ord. ColeopteraFam. Hygrobiidae

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• Hygrobia tarda (Herbst, 1779) FFam. Gyrinidae

• Gyrinus sp. PFam. Dytiscidae

• Agabus sp. S• Hygrotus sp. S• Eretes sp. F• Ilybius sp. S, P, Pr• Cybister lateralimarginalis F, S, P• Hyphydrus sp. F• Colymbetes sp. F• Bidessus sp. F, S• Rhantus sp. F, S• Dytiscus sp. F, S• Laccophilus sp. F, S, P, Pr

Fam. Helophoridae • Helophorus sp. F, S, Pr

Fam. Hydrophilidae• Heloclares sp. F, S• Berosus sp. F, P

Fam. Scirtidae• Cyphon sp. P

Fam. Dryopidae• Dryops sp. F

Ord. DipteraFam. Ceratopogonidae

• Indet. F, SFam. Chironomidae

• Chironomus sp. Pr• Chironomus gr. anthracinus S, P, Pr• Chironomus gr. plumosus F• Polypedilum gr. laetum F• Polypedilum gr. nubecolosum F, P• Polypedilum gr. bicrenatum F• Psectrocladius sp. F, Pr• Psectrocladius gr. dilatatus F• Tanypus kraatzi (Kieffer, 1912) F• Procladius sp. F, S, Pr• Tanytarsus sp. F, Pr

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• Microspectra sp. PrFam. Culicidae

• Aedes rusticus (Rossi, 1790) P, PrFam. Stratiomyidae

• Stratiomys sp. F, S

Phylum MOLLUSCHIClasse Gastropoda

Ord. BasammatophoraFam. Physidae

• Physa sp. F, SClasse Bivalvia

Ord. VeneroidaFam. Sphaeriidae

• Pisidium sp. F, S

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Gli invertebrati che vivono negli ambienti acquatici vengono suddivisi, perragioni pratiche, in due gruppi privi di significato tassonomico: micro- emacro-invertebrati. I primi non superano il millimetro di lunghezza e ad essi appartengono preva-lentemente Protozoi, Cnidari, Rotiferi, Nematodi, Gastrotrichi, Tardigradi,Idracaridi.I macroinvertebrati sono invece organismi la cui taglia, alla fine dello svilup-po larvale o dello stadio immaginale, è generalmente superiore al millimetro.Sono quindi animali facilmente osservabili ad occhio nudo. Secondol’Enviromental Protection Agency (Weber, 1973) si definiscono macroinver-tebrati gli organismi che vengono trattenuti da un setaccio U.S. standard n. 30avente maglie di 0,595 mm pari a 21 maglie/cm. Ad essi appartengonoPlatelminti, Anellidi, Molluschi ed Artropodi sia Insetti che Crostacei.

Un valore indicativo del numero di specie animali che popolano le acque dolciitaliane, fornito dal censimento della Limnofauna Europea (II ed., 1971), èstimato essere di circa 4.900 specie. Tra queste la porzione più cospicua ècostituita dagli Insetti (2.460 specie) e dai Crostacei (450 specie), che com-plessivamente rappresentano il 60% della fauna dulciacquicola italiana.

In questo Quaderno approfondiremo la descrizione dei caratteri, sia morfolo-gici che ecologici, di alcuni gruppi d invertebrati significativi e di cui si èriscontrata la presenza negli ambienti acquatici dell’Oasi.

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6. PHYLUM: PLATELMINTI

Comunemente chiamati vermi piatti, per la forma del corpo, questi invertebra-ti presentano un ampia gamma di adattamenti vivendo in mare, sul terrenoumido, in acqua dolce o come parassiti di numerosi organismi. Sono cono-sciute circa 25000 specie.In acqua dolce, sui sassi, nel fango o fra le vegetazione, è possibile osservarele planarie mentre si spostano in cerca di cibo, soprattutto detrito organico. Ilmovimento è garantito da uno strato di cilia disposte ventralmente e da ondu-lazioni del corpo garantite da un sistema muscolare ancora primitivo. La lun-ghezza del corpo difficilmente supera i 2 cm. Sul capo sono presenti due mac-chie oculari che permettono all’animale di percepire variazioni di luminosità.In posizione ventrale e centralmente è posizionato un faringe estroflettibile.Le planarie, insieme a tutti i platelminti a vita libera, fanno parte della classedei Turbellari. Sono organismi ermafroditi, ma che possono riprodursi ancheasessualmente per divisione traversa. Correlata con questa capacità e la pos-sibilità di rigenerare parti del corpo amputate.L’85% del phylum è però costituito da organismi parassiti appartenenti alleClassi dei Monogenei, Digenei e Cestodi.I Monogenei sono ectoparassiti di pesci, anfibi, rettili o molluschi; i Digenisono endoparassiti ed hanno un ciclo vitale complesso che coinvolge più di 1ospite. Molti Monogenesi possono causare malattie anche gravi nell’uomo enegli animali domestici. I Cestodi sono probabilmente il gruppo più specializ-zato fra i Platelminti, comunemente chiamati tenie, o vermi solitari, sonoendoparassiti intestinali di molti vertebrati, fra cui l’uomo, per gran parte delloro ciclo.

Planaria, Platelminte a vita libera appartenente alla Classe dei Turbellari - Foto di U. Pessolano

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7. PHYLUM: ROTIFERI

I rotiferi sono organismi pluricellulari di dimensioni microscopiche (le speciepiù grandi non superano i 2 mm), vivono in mare, in acqua dolce o in ambien-ti semiterrestri come il muschio bagnato o il terriccio umido. Sono sessili(ordine Bdelloidei), planctonici (ordine Bdelloidei e Monogononti) o ectopa-rassiti di crostacei marini (ordine Seisonidei). Circa 2000 le specie descritte.Nonostante le loro piccole dimensioni presentano una complessa strutturaanatomica. Il corpo è contrattile, ricoperto da una cuticola e dotato, nelle spe-cie sessili, di un piede adesivo. Il loro nome deriva dalla presenza di una coro-na di cilia che garantisce un continuo flusso di acqua e nutrienti verso l’appa-rato digerente che nella sua prima parte è costituito da un organo dettomastax. La forma, e di conseguenza la funzione, del mastax varia a secondadella dieta specifica: nelle specie filtratici il mastax ha la forma di un pettine,nei predatori assume una forma a tenaglia e può essere estroflesso per la cat-tura di altri invertebrati, nelle specie ad alimentazione generaliste è un orga-no di triturazione. Nelle pozze e negli stagni i rotiferi sono una importante componente delplancton e possono raggiungere densità di 5000 individui per litro di acquacostituendo un importante anello della catena alimentare. Possono formarecolonie come nel caso di Sinantherina socialis rinvenuta in alcune pozze tem-poranee dell’Oasi di Castel di Guido.La partenogenesi è la modalità di riproduzione più comune (l’unica modalitàdi riproduzione per l’ordine dei Bdelloidei), i maschi sono piccoli, caratteriz-zati da un ciclo vitale molto breve e rari (numerose le specie in cui non sonomai stati descritti individui di sesso maschile). I rotiferi Bdelloidi che coloniz-zano gli ambienti temporanei sono in grado di superare i periodi di secca sottoforma di cisti quiescenti.

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8. PHYLUM: ANELLIDI

Gli Anellidi sono rappresentati da circa 9.000 specie, distribuite in tutte learee del globo, in mare, nelle acque dolci, sulla terraferma.Nonostante assumano molteplici forme, sono caratterizzati da un aspetto ver-miforme, di dimensioni piuttosto variabili, passando da organismi invisibiliad occhio nudo, ad altri lunghi quasi 3 metri.Sono animali protostomi metamerici, caratterizzati dalla presenza di unacavità celomatica. La respirazione avviene principalmente per via cutanea, o attraverso appendi-ci branchiali e l’assunzione di ossigeno è massimizzata grazie alla presenza diuna proteina respiratoria simile all’emoglobina.L’epidermide è rivestita da una cuticola, secreta dalle stesse cellule epidermi-che. Ogni metamero presenta (fatta eccezione per la sottoclasse degliIrudinei) delle setole di chitina usate essenzialmente per la motilità.La sistematica del phylum è ancora controversa. Alcuni autori individuano al suo interno quattro classi: Policheti, Mizo stomi-di, Oligocheti e degli Irudinei. Altri autori ritengono più opportuno conside-rare Oligocheti ed Irudinei come sottoclassi della classe Clitellata, caratteriz-zata dalla presenza del clitello. Tale struttura interessa vari metameri dellazona anteriore dell’animale, che si presentano ispessiti e di colorazione chia-ra. Il clitello è costituito da cellule ghiandolari e svolge un ruolo fondamenta-le durante la riproduzione. Contribuisce, infatti, alla secrezione di sostanzemucose che permettono lo scambio di gameti tra partner e alla formazione diun bozzolo protettivo all’interno del quale si sviluppano le uova.

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8.1. Classe OLIGOCHETI

Rappresentati da circa 5.000 specie, raggruppate in tre ordini, gli Oligocheticomprendono organismi adattati alla vita terrestre (il lombrico ne è il classi-co rappresentante) ed eventualmente tornati secondariamente a quella acqua-tica.Ciascun metamero, fatta eccezione per il primo, detto peristomio e nel qualesi apre la bocca, porta 4 ciuffi di setole, due dorso-laterali e due ventrali. Talistrutture assolvono alla locomozione dell’animale: in genere le specie nuota-trici hanno setole più lunghe, quelle che vivono infossate nei sedimenti lehanno molto ridotte. Anche la tipologia delle setole è molto variabile e posso-no essere con estremità singola o bifida, di aspetto capillare, a ventaglio, sig-moidi o a bastoncino.Ordini e famiglie sono identificate in base alla posizione del clitello, allaforma degli organi riproduttivi. Quando gli organismi non sono sessualmentematuri si può far riferimento ad altre caratteristiche, prima fra tutte la morfo-logia delle setole, il colore, le dimensioni.

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Caratteri identificativi: oltre 2 cm di lunghezza, il clitello è nei segmenti X-XII, i pori maschili nel segmento XI, le spermateche nel X.La colorazionerossa tipica è dovuta dalla presenza dell’emoglobina.

Ecologia: predilige acque ricche di materia organica, dove vive infossato neisedimenti molli, con l’estremità caudale libera. In questa posizione i movi-menti del corpo creano correnti d’acqua che facilitano l’assunzione di ossige-no e l’eliminazione dei prodotti di rifiuto. Questo Anellide sopravvive in con-dizioni di anossia dei sedimenti, proibitive per molti altri organismi, grazieall’emoglobina. Questo pigmento permette di estrarre ossigeno dall’acquaanche quando presente in scarsa concentrazione. Solitamente più individui siagglomerano a formare “tappeti” rossi sul sedimento.

FAM. TUBIFICIDAETubifex tubifex

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8.2. Classe IRUDINEI

Comunemente conosciuti con il nome di sanguisughe, gli irudinei compren-dono oltre 400 specie dulciacquicole, alcune anche marine, altre adattatesi avivere anche nel terreno umido.Hanno un corpo generalmente appiattito dorso-ventralmente, privo di appen-dici e setole, costituito da 33 segmenti, spesso ulteriormente divisi da piegheepidermiche superficiali.L'estremità anteriore e posteriore del corpo è modificata a costituire due ven-tose, formate dalla fusione di alcuni metameri. La bocca si apre all'internodella ventosa orale, l'ano dorsalmente alla ventosa posteriore, più grande edilatata della prima. Si muovono su substrati duri ai quali aderiscono graziealle ventose e si spostano con movimenti “a compasso”, portando avantiprima la ventosa anteriore, poi la posteriore. Alcune sono anche abili nuota-trici (Dina, Erpobdella). Il clitello occupa i segmenti X-XIII, ventralmente ai quali si aprono i gonopo-ri. Le sanguisughe sono ermafrodite e in alcune specie i bozzoli contenenti leuova, o gli individui appena nati, rimangono aderenti al corpo del genitore.Generalmente si nutrono succhiando il sangue di vertebrati ed invertebrati, maalcune specie sono anche predatrici attive di Oligocheti, larve di insetti, gaste-ropodi. La classificazione della sottoclasse prevede tre ordini, distinguibili analizzan-do le strutture boccali: i Rincobdellidi sono muniti di proboscide estroflettibi-le; gli Gnatobdellidi hanno tre mascelle dentate; i Faringobdellidi presentanoun potente faringe muscoloso.

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Caratteri identificativi: specie lunga fino a 80 mm, abile nuotatrice, presen-ta 4 paia di occhi, ha il dorso bruno con 2 o 4 linee longitudinali scure.L’anulazione superficiale è caratterizzata dall’alternanza di 4 segmenti sottilie uno più largo. I gonopori maschile e femminile sono separati da 2-3 seg-menti. E’ dotata di un faringe muscoloso che si dilata durante l’assunzione delcibo.

Ecologia: generalmente macrofaga, ma anche ematofaga, si nutre diOligocheti, Molluschi e larve di Ditteri. Comune e diffusa in tutta Italia, è unaspecie euriecia, frequente negli ambienti acquatici a lento decorso.

FAM. ERPOBDELLIDAEDina lineata

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9. PHYLUM: ARTROPODI

Il phylum degli Artropodi è quello più ampiamente rappresentato nel mondoanimale: si stima che esso comprenda circa ? degli organismi descritti. È rap-presentato da Crostacei, Aracnidi, Miriapodi, Insetti: animali caratterizzatidall’avere il corpo rivestito da una spessa cuticola, costituita principalmentedi chitina, e costituito da una serie di segmenti, metameri, che portano appen-dici articolate. I metameri si organizzano spesso in regioni morfologicamen-te e funzionalmente distinte, dette tagmi.Nonostante una comune organizzazione di base, i diversi gruppi presentanoun’elevata variabilità di forme e strutture. Ci sembra pertanto opportuno nonsoffermarci a descrivere i caratteri distintivi del Phylum, oltre quelli già men-zionati, ma piuttosto quelli dei gruppi rappresentati nelle acque dell’OasiCastel di Guido: Crostacei ed Insetti.

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9.1. Subphylum CROSTACEI

Circa 40.000 sono le specie di Crostacei attualmente descritte, esse popolanotutte la acque, marine e dolci, del nostro pianeta. Alcuni gruppi vengono rin-venuti anche in ambienti semiterrestri o terrestri persino a carattere desertico(Crostacei Isopodi). La loro ecologia è altamente diversificata, sono il gruppo animale dominantedel plancton e uno fra i gruppi dominanti del benthos e dell’ambiente intersti-ziale. Innumerevoli le forme di locomozione: possono camminare, nuotare, striscia-re, scavare, vivere cementati sulla roccia. Altamente diversificata è la loro ali-mentazione: vegetariani, carnivori, parassiti, spazzini o filtratori. Anche ledimensione corporee sono disparate: da qualche centesimo di millimetro di uncopepode planctonico, a qualche metro di un granchio abissale.

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9.1.1. Classe BRANCHIOPODI

Crostacei caratteristici del benthos e del plancton di corsi d’acqua a caratterelentico sia perenni che temporanei. Scarse le specie marine. L’alimentazione avviene per filtrazione, ma non mancano all’interno delgruppo predatori o spazzini.Il nome Branchio-podi a indicare una doppia funzione dell’arto: per la loco-mozione e per la respirazione grazie alle branchie annesse.

Ordine ANOSTRACI

Facilmente riconoscibili per il loro nuoto “a dorso”, il corpo allungato e gran-di occhi peduncolati. Sono Branchiopodi privi di carapace e tipici di pozzetemporanee; in questi ambienti gli Anostraci si alimentano di plancton e diminuscole particelle di detrito. L’alimentazione e la respirazione sono stretta-mente collegate e garantite dal movimento delle numerose appendici toraci-che. La specie più conosciuta fra gli Anostraci è Artemia salina per la capacità diresistenza a condizioni ambientali estreme come sono quelle riscontrate nellesaline ove l’elevatissima concentrazione salina permette la vita a ben pochespecie animali.La vita in acque astatiche influenza profondamente il ciclo vitale e riprodut-tivo di questi organismi. Poco prima del periodi di essiccamento della pozzavengono prodotte uova caratterizzate da un guscio resistente al cui internol’embrione è “bloccato” nei primi stadi di sviluppo. Queste uova, dette cisti,sopravvivono all’essiccamento della pozza permanendo nel terreno, lo svilup-po riprenderà esclusivamente al successivo allagamento. Questo meccanismobiologico di “resistenza” garantisce la sopravvivenza della specie per genera-zioni successive.

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Caratteri identificativi: questa specie può essere lunga fino a 35 mm, l’arti-colo prossimale del secondo paio di antenne del maschio è più corto del dista-le e provvisto di apofisi clavata, il sacco ovigero di modeste dimensioni e aforma sub-conica.

Ecologia: colonizza raccolte d’acqua con caratteristiche chimico-fisicheanche piuttosto diverse (da 1°C a 26°C), la temperatura ottimale di schiusadelle uova è intorno ai 15 °C. In seguito all’allagamento delle pozze le cistischiudono in 5-6 giorni.

FAM. CHIROCEPHALIDAEChirocefalus diaphanus

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Ordine CLADOCERI

Chiamati più comunemente “pulci d’acqua” questi Crostacei, appena perce-pibili ad occhio nudo, sono organismi filtratori fitofagi o detritivori, raramen-te predatori, che abitano acque dolci e salmastre. Il corpo è caratterizzato daun carapace bivalve che racchiude al suo interno le appendici toraciche, lalocomozione è assicurata dal movimento delle antenne. Il capo presenta unocchio composto dotato di muscoli che ne permettono il movimento. I Cladoceri sono di fondamentale importanza nella rete alimentare lacustrerappresentando la fonte di cibo principale per numerose specie di pesci.Il ciclo vitale di questi organismi è adattato alla vita in ambienti sottoposti aciclicità. In assenza di stress ambientali o in ambienti perenni (laghi) la ripro-duzione avviene per partenogenesi: la popolazione è costituita esclusivamen-te da femmine che generano altre femmine, i primi stadi dello sviluppo avven-gono all’interno di uova che vengono incubate in una tasca dorsale.In ambienti sottoposti a ciclicità, prima della fase secca si formeranno uovapartenogenetiche che daranno vita a maschi i quali andranno a fecondare altreuova prodotte dalle femmine. Dopo la fecondazione tali uova vengono avvol-te da un efippio che verrà ancorato al substrato e rappresenta l’organo di resi-stenza alle condizioni avverse.

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Daphnia chevreuxi - Foto di A. Campanaro

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Caratteri identificativi: la femmina è lunga 0,7-2,2 mm, corpo ovale, tozzo,colorazione rossiccia, l’efippio contiene 2 uova ed è posto trasversalmente. Ilmargine ventrale del carapace porta una fila di spine e lunghe setole.L’antennula del maschio porta un lungo flagello.

Ecologia: comune in piccole raccolte d’acqua a carattere temporaneo ovepossono essere osservati maschi e femmine con efippio tra Marzo e Aprile.Queste specie è generalmente monociclica ed in grado di adattarsi condizioniambientali anche molto differenti.

FAM. DAPHNIIDAEDaphnia obtusa

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9.1.2. Classe COPEPODI

Da un punto di vista quantitativo i Copepodi sono al primo posto fra iCrostacei con oltre 14.000 specie conosciute. Rappresentano un elementocaratterizzante del plancton marino ponendosi quindi alla basa della piùimponente fra le reti alimentari del nostro pianeta. I Copepodi sono anchebentonici, interstiziali, parassiti e di acque dolci. Il corpo è allungato ledimensioni vanno dai 0,5 ai 10 mm, la locomozione avviene grazie al movi-mento di lunghe antenne.Il dimorfismo sessuale è molto accentuato e la riproduzione avviene per anfi-gonia. Le femmine trasportano le uova all’interno di tipiche sacche ovigeresingole (Ciclopoidi) o doppie (Calanoidi) trattenute nella parte addominaledel corpo. In acqua dolce vengono principalmente rinvenute le famiglie dei Ciclopidi edei Diaptomidi. I primi possono essere sia planctonici che bentonici e sinutrono grazie alla presa diretta del cibo con movimenti raptatori delle pro-prie appendici, le specie di piccole dimensioni hanno regime alimentare misto(fitoplancton, zooplancton), le specie di maggiori dimensioni sono predatrici.Le forme di resistenza sono rappresentate da copepoditi (fase larvale moltosimile all’adulto) quiescenti.I Diaptomoidi, appartenenti all’Ordine dei Calanoidi, trascorrono tutto il lorociclo vitale nel plancton di laghi, pozze temporanee e acque salmastre. La loroalimentazione avviene per filtrazione, sono tipicamente fitofagi. Le forme diresistenza sono rappresentate da uova durature.

Mixodiaptomus kupelwieseri - Foto di A. Campanaro

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9.1.3. Classe OSTRACODI

Questi Crostacei possono vivere pressoché in ogni ambiente acquatico, sonoper lo più bentonici o interstiziali, il corpo è completamente racchiuso all’in-terno di un carapace bivalve, il numero di appendici è limitato. Le antennehanno funzione sensoriale, ambulacrale, alimentare.Le valve di questi organismi si sono conservate nei sedimenti a partire dalCambiano inferiore e per questo costituiscono importanti fossili guida.Le specie italiane di acqua dolce misurano da 0,4 a 2,5 mmGli Ostracodi sono predatori, detritivori-filtratori, erbivori-filtratori, spazzini.

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Caratteri identificativi: piccole dimensioni (0,5-0,8 mm), valve traslucide,di colore giallo chiaro spesso con un macchia verde scuro in posizione dorsa-le; di forma subovata o subtriangolare. Valve con punteggiature scavate diforma circolare (la superficie ricorda quella di un “ditale”).

Ecologia: scarse le conoscenze su questa specie. Diffusa in stagni, fossi eacque temporanee, raramente rinvenuta nei laghi. Specie tipicamente estiva edi acque pulite. Riproduzione per partenogenesi, quasi sconosciuti i maschi.

Potamocypris arcuata

Caratteri identificativi: dimensioni di 1,5-2,4 mm. Carapace ellittico invisione laterale. Margine ventrale delle valve con espansione arrotondataall’altezza della bocca. Superficie delle valve punteggiata anteriormente, altri-menti liscia.

Ecologia: specie tipica di pozze temporanee. Le larve appaiono dalla fine diFebbraio agli inizi di Marzo, la maturità viene raggiunta ad Aprile/Maggio,subito dopo la deposizione delle uova gli animali muoiono. Sia le larve chegli adulti sono resistenti al disseccamento rifugiandosi nel fango. Per il com-pleto sviluppo delle uova è necessario il disseccamento.

FAM. CYPRIDIDAEEucypris virens

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9.2 Subphylum TRACHEATI

Classe INSETTI

Gli insetti vengono anche definiti Esapodi, per la loro caratteristica identifi-cativa di avere 3 paia di zampe articolate. Sono fra i più antichi abitatori delleterre emerse, sicuramente la classe più numerosa di tutto il regno animale (2/3degli organismi viventi) riuscendo a colonizzare qualsiasi ambiente della ter-raferma compresi i meno ospitali.Il corpo è suddiviso in tre regioni: capo, torace, addome.

Capo: in esso si trovano i principali organi di senso: 2 occhi composti, 3 ocel-li e un paio di antenne poste di fronte agli occhi. L’apertura boccale è costi-tuita da 5 pezzi articolati: il labbro superiore, un paio di mandibole, un paiodi mascelle ed il labbro inferiore. Tale organizzazione di base si è poi modi-ficata e specializzata in funzione del tipo di alimentazione: per esempio appa-rati perforanti-succhiatori nei Culicidi e Tabanidi, apparati lambenti-succhia-tori nei Muscidi, ecc..

Torace: comprende 3 segmenti, pro-, meso- e meta- torace, ciascuno dei qualiporta un paio di zampe, morfologicamente differenziate nei diversi gruppi inbase alla funzione svolta. Si distinguono, così, zampe saltatorie, raptatorie,fossorie e natatorie. Negli Insetti pterigoti meso e metatorace sono caratteriz-zati dalla presenza di un paio di ali membranose, che si originano da espan-sioni del tergo e delle pleure dei metameri. Le ali anteriori possono presentar-si parzialmente sclerificate (le tegmine degli Ortotteri) o fortemente sclerifi-cate (le elitre dei Coleotteri che coprono e proteggono le ali posteriori mem-branose quando l’animale non è in volo).

L’addome è generalmente costituito da 11 metameri (detti uriti) e ventralmen-te agli ultimi si trovano le aperture genitali. L’ultimo metamero può esseredotato di appendici dette cerci.

Data la rigidità del rivestimento chitinico, l’accrescimento non può esserecontinuo, ma procede per mute successive, regolate da ormoni della muta. Lavecchia cuticola, viene parzialmente digerita da enzimi litici e abbandonata(esuvia) ed è sostituita da una nuova. Prima che la nuova cuticola si induriscal’animale può aumentare il volume corporeo.

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Il passaggio dalle forme giovanili a quelle adulte, dette immagini, prende ilnome di metamorfosi e può essere più o meno graduale. Si parla di ametabo-lia per quegli insetti atteri in cui i giovani differiscono dagli adulti solo per ledimensioni; eterometabolia quando si sviluppano neanidi, prive di ali, il cuipassaggio allo stadio di immagine è preceduto da una fase di ninfa, con com-parsa di abbozzi alari. Unica eccezione allo schema neanidi-ninfa-immagineè rappresentato dagli Efemerotteri, che presentano due stadi alati: il primo èdetto subimmagine e successivamente ad una muta ulteriore si trasforma inimmagine (prometabolia). Nel caso dalla metamorfosi completa (olometabolia), invece, i giovani, dettilarve, si presentano completamente differenti dalle forme adulte e la meta-morfosi si compie attraverso una fase di pupa o crisalide, durante la qualeavviene il cambiamento morfologico. Gli insetti sono generalmente a sessi separati, e la riproduzione avvienedurante l’accoppiamento, preceduto da segnali ormonali, acustici, comporta-mentali e chimici specie-specifici. Non mancano casi di partenogenesi (Afidi, Fasmidi, Imenotteri), con svilup-po di progenie maschile aploide (partenogenesi arrenotoca), o femminilediploide (partenogenesi telitoca) senza intervento della fecondazione.

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9.2.1 Ordine EFEMEROTTERI

Gli Efemerotteri sono Insetti a metamorfosi incompleta con larva acquatica.Il loro nome deriva dalla breve, effimera, vita degli adulti che presentano unapparato boccale ridotto e inadatto alla nutrizione, per cui l’animale può vive-re anche solo pochi giorni o ore, il tempo strettamente sufficiente per la ripro-duzione.Gli adulti sono dotati di due paia di ali membranose, le anteriori molto piùgrandi di quelle posteriori, che possono essere anche assenti.L’addome, degli adulti e delle larve, è costituito da dieci segmenti, l’ultimodei quali termina con tre appendici filiformi: due cerci laterali ed un paracer-co centrale.Nelle larve l’addome è dotato di tracheobranchie usate per la respirazione.L’apparato boccale è di tipo masticatore-trituratore e le principali fonti di ali-mentazione sono detrito vegetale e alghe. Le larve colonizzano tutte le tipo-logie di acque dolci e la distribuzione dei diversi taxa è principalmenteinfluenzata dalla natura del substrato: le forme denominate “piatte” si trova-no in habitat caratterizzati da substrati ciottolosi; le “scavatrici”, con corpiaffusolati e zampe robuste, preferiscono i substrati più sottili e molli nei qualivivono scavando gallerie; le specie “nuotatrici” hanno corpi agili; le “marcia-trici” vivono strisciando sul fondo o sulla vegetazione acquatica.La riproduzione è anfigonica con accoppiamento fuori dall’acqua, spesso involo. Le uova vengono deposte alla superficie dell’acqua e aderiscono a sub-strati sommersi. Lo sviluppo embrionale si compie in poche settimane, men-tre lo sviluppo larvale richiede un numero elevato di mute (oltre 20 perCloëon dipterum). Lo farfallamento può avvenire sulla superficie dell’acqua,subito al di sotto di essa o su substrati emergenti.Le larve degli Efemerotteri mostrano particolari esigenze ecologiche rispettoalla qualità dell’acqua, alcuni generi risultando più esigenti di altri, caratteri-stica che li rende buoni indicatori biologici.

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Caratteri identificativi: larve lunghe 4-9 mm, facilmente riconoscibili per lapresenza di due grandi lamelle tracheali dorsali che ricoprono le altre, più sot-tili, e per la presenza di corti peli simili a spine nei cerci.

Ecologia: predilige substrati ghiaioso-sabbiosi o limosi. È diffusa in tuttaItalia e colonizza tutti gli ambienti d’acqua dolce.

FAM. CAENIDAECaenis luctuosa

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9.2.2 Ordine ODONATI

Gli Odonati, o Libellule, sono insetti con larve acquatiche (emimetaboli). Gli adulti sono ottimi volatori, predatori, presentano spesso colori vivaci. Ilcapo è ben sviluppato, con grandi occhi composti, apparato boccale mastica-tore e corte antenne. Il torace è fortemente sviluppato per alloggiare i musco-li del volo, le ali sono membranose. L’addome è sottile e allungato. La riproduzione è anfigonica e l’accoppiamento è preceduto da un volo nuzia-le durante il quale i partner entrano in contatto: il maschio produce delle sper-mateche all’altezza del II segmento addominale e blocca la testa della femmi-na con apposite appendici specie-specifiche posizionate nell’ultimo segmen-to addominale. La coppia assume una particolare forma a cuore e la feconda-zione avviene attraverso l’inserimento delle spermateche nel IX segmentoaddominale della femmina. I cicli vitali possono presentare una generazioneall’anno (univoltini), una generazione ogni due o più anni (semivoltini) o duegenerazioni all’anno (bivoltini).La deposizione avviene in ambiente acquatico e lo sviluppo può essere bloc-cato da periodi di diapausa se le condizioni ambientali diventano sfavorevoli.Lo sfarfallamento ad adulto richiede numerose mute (9-16), l’ultima dellequali può durare anche diversi giorni. La larva si porta fuori dall’acqua, lacuticola larvale si rompe in corrispondenza del torace e ne fuoriesce l’adulto,che rimane sull’esuvia finché non si sono induriti i nuovi tessuti.Le larve, come già accennato, sono acquatiche e, come gli adulti, abili preda-tori. L’apparato boccale è altamente specializzato e modificato a formare unastruttura estroflettibile detta “maschera. Forma e numero di setole presenti suidiversi articoli che compongono la maschera sono importanti elementi diidentificazione tassonomica. La forma dell’addome porta alla distinzione degli Odonati in due sottordini:Zigotteri ed Anisotteri.Gli Zigotteri hanno uriti a sezione circolare, addome sottile e allungato, ter-minante con tre appendici: una dorsale mediana (epiprocto) e due ventrali(paraprocti), ciascuna delle quali porta una lamella respiratoria.

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Negli Anisotteri l’addome assume una forma ovoidale, gli uriti sono appiatti-ti dorso-ventralmente e, in particolare quelli posteriori, possono presentarespine dorsali o laterali, protuberanze rigide ed appuntite. Epiprocto e para-procti sono ridotti a robuste spine triangolari e ad essi si aggiungono due cercispiniformi. Nel complesso tali appendici vanno a formare la piramide cauda-le, dotata di setole piliformi per la respirazione, ed usata anche per effettuarerapidi spostamenti espellendo acqua.

Le larve si trovano principalmente in ambienti lentici, ma non mancano lespecie esclusive di acque correnti. Lungo i corsi d’acqua, poi, gli Odonati pos-sono colonizzare le zone con minor corrente. Negli ambienti acquatici dell’Oasi Castel di Guido è stata riscontrata la pre-senza di due famiglie: Libellulidae (sottordine Anisotteri) e Coenagrionidae(sottordine Zigotteri).La prima rappresenta, tra gli Anisotteri, la famiglia con maggior numero dispecie in Italia. Carattere identificativo della famiglia è la maschera concavacon premento e palpi dotati di setole nelle larve. Colonizzano principalmenteambienti lentici, anche temporanei, grazie a rapidi tempi di sviluppo.All’intero dei Libellulidae le larve si possono distinguere morfologicamentein due tipi:1. larve con testa grande, occhi piccoli spostati in avanti, zampe corte e robu-

Larva di Odonato anisottero - Foto di A. Campanaro

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ste; il corpo è ricoperto di sottili setole che raccolgono particelle di detri-to, permettendo all’animale di mimetizzarsi nel sedimento del fondo nelquale si nascondono (es. Libellula e Orthetrum).

2. larve di piccole dimensioni, con grandi occhi, zampe lunghe e sottili, chevivono tra la vegetazione o comunque non infossate nei sedimenti (es.Crocothemis, Tarnetrum, Sympetrum).

I Coenagrionidae sono una grande famiglia, presente in Italia con 8 generi. Lelarve si identificano osservando le antenne con il primo articolo corto, il pro-noto senza tubercoli ed il primo articolo dei palpi con una fila di setole. Lelarve presentano uno sviluppo larvale lento, che però può essere interrotto dadiapausa.

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Caratteri identificativi: le larve, lunghe circa 2 cm, hanno spine sul margi-ne inferiore degli occhi, tempie tondeggianti e lamelle branchiali lunghe piùdi 5 volte il X urite. Le lamelle branchiali sono sottili e appuntite, le venatu-re sono pezzate chiare e scure. Gli adulti misurano 31-33 mm, addome nerobronzeo con VIII segmento azzurro nel maschio e grigio verdastro nella fem-mina, torace della femmina di colorazione variabile dal rosa al violetto alrosso arancio.

Ecologia: le larve vivono in acque stagnanti, anche temporanee; non hannouno sviluppo sincronizzato, perciò è possibile trovarle durante tutto l’anno, indiverse fasi di sviluppo. E’ una delle libellule più comuni, il periodo di volodell’adulto è da inizio maggio a fine settembre e frequenta la vegetazione cir-costante gli ambienti acquatici, canneti e prati acquitrinosi. Le femminedepongono le loro uova da sole nel tardo pomeriggio, sostando su piantenatanti.

FAM. COENAGRIONIDAEIschnura elegans

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Caratteri identificativi: adulto di piccole dimensioni (22-25 mm), facciachiara con macchie nere, torace dorsalmente nero con due strisce e lati chia-ri. Addome del maschio azzurro con disegni neri, addome della femminaazzurro con bande dorsali nere alla base dei segmenti dal III al IX.

Ecologia: larve acquatiche presenti in acque correnti e stagnanti ricche invegetazione (soprattutto Myriophyllum), gli adulti generalmente volano dallafine di Maggio sino a Settembre. Specie relativamente poco comune ed iden-tificata come “vulnerabile”.

FAM. COENAGRIONIDAECoenagrion scitulum

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Caratteri identificativi: larve lunghe 1,5-3 cm, hanno occhi piccoli e tem-pie voluminose. L’VIII urite non presenta mai spina dorsale. Il corpo è rico-perto da sottili setole spesso ricoperte di detrito. Adulto lungo 41-45 mm,struttura del corpo massiccia di colore marrone olivastro. Nei maschi sessual-mente maturi la colorazione diventa di un azzurro intenso.

Ecologia: le larve si sviluppano in ruscelli a corrente lenta, fossi, canali, sta-gni e paludi in ogni caso in ambienti permanenti, dove vivono infossate nellimo per 2-3 anni. Gli adulti volano da Giugno a metà Settembre è facileosservarli in riposo su sponde nude e rocciose esposte al sole.

FAM. LIBELLULIDAEOrthetrum brunneum

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Caratteri identificativi: larve lunghe circa 2 cm, presentano occhi moltograndi e uriti privi di spine dorsali. Osservando la larva ventralmente, al cen-tro del metasterno sono visibili delle setole. Gli adulti non sessualmente matu-ri hanno colorazione bruno giallastra che vira al rosso intenso nel maschiomaturo. Le ali hanno venature nere e un’evidente macchia gialla nelle poste-riori. La lunghezza del corpo è di 33-44 mm.

Ecologia: unica specie italiana, le larve si sviluppano in acque stagnanti e tol-lerano anche discreti livelli di eutrofia. E’ possibile osservare gli adulti daAprile a metà Novembre.

FAM. LIBELLULIDAECrocothemis erythraea

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Caratteri identificativi: larve lunghe 1-2 cm, con occhi grandi e lunghespine laterali sui segmenti 8 e 9, gli adulti sono lunghi 34-36 mm, zampe nere,addome del maschio rosso, femmina di colore giallo-bruno con macchie neresul capo. Le ali trasparenti hanno una piccola macchia gialla alla base.

Ecologia: le larve vivono fra le piante acquatiche di stagni, laghi, paludi, tor-biere. Il rapido sviluppo e la possibilità di avere diapausa embrionale permet-tono la colonizzazione anche di ambienti astatici. Gli adulti volano da fineGiugno ad Ottobre dove è possibile osservarli posati su canne o rami.

FAM. LIBELLULIDAESympetrum sanguineum

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9.2.3 Ordine ETEROTTERI

Questi Insetti sono caratterizzati da un apparato boccale succhiatore perforan-te assai robusto e dalle ali anteriori trasformate in emielitre (cioè rinforzatenella parte basale, membranose nella parte distale).Il regime alimentare degli Eterotteri è molto vario, ma le specie acquatichesono soprattutto predatrici (di altri insetti, delle loro uova, di acari, ragni, cro-stacei).La locomozione nell’ambiente acquatico è garantita da due differenti adatta-menti: negli Eterotteri “Gerromorfi”, il V segmento della zampa, il tarso, èdotato di un rigonfiamento idrofugo che permette loro di “correre” o “pattina-re” sull’acqua; gli Eterotteri “Nepomorfi”, invece, vivono dentro l’acqua enuotano attivamente grazie a zampe natatorie. Quest’ultimo gruppo presentaantenne molto brevi che vengono tenute nascoste in una nicchia in prossimitàdegli occhi per rendere ancor più idrodinamica la forma del corpo.Anche le modalità di respirazione sono differenti nei due gruppi. La respira-zione dei Gerromorfi è del tutto simile a quella degli Eterotteri terrestri, essiinfatti assumono direttamente l’ossigeno dall’aria atmosferica per mezzo delsistema tracheale. I Nepomorfi riescono a captare l’aria atmosferica, attraver-so il capo, l’addome, il pronoto, oppure attraverso un apposito sifone comenel caso dei Nepidi. L’aria può essere trattenuta in appositi serbatoi rappre-sentati da regioni del corpo ricoperte da speciali peli idrofughi.Gli Eterotteri sono Insetti a metamorfosi incompleta, le femmine incollano leuova su piante acquatiche, pietre o detrito; in seguito all’incubazione (che puòdurare da 12 a 70 giorni) schiude una neanide la cui forma assomiglia a quel-la di un adulto attero. L’accoppiamento dei Gerromorfi avviene sulla superfi-cie dell’acqua, l’accoppiamento dei Nepomorfi dentro l’acqua.

Il regime alimentare degli Eterotteri è molto vario, ma le specie acquatichesono soprattutto predatrici (di altri insetti, delle loro uova, di acari, ragni, cro-stacei).La locomozione nell’ambiente acquatico è garantita da due differenti adatta-menti: negli Eterotteri “Gerromorfi”, il quinto segmento della zampa, il tarso,è dotato di un rigonfiamento idrofugo che permette loro di “correre” o “patti-nare” sull’acqua; gli Eterotteri “Nepomorfi”, invece, vivono dentro l’acqua enuotano attivamente grazie a zampe natatorie. Quest’ultimo gruppo presentaantenne molto brevi che vengono tenute nascoste in una nicchia in prossimitàdegli occhi per rendere ancor più idrodinamica la forma del corpo.Anche le modalità di respirazione sono differenti nei due gruppi. La respira-

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Corixa sp. - Foto di A. Campanaro

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Caratteri identificativi: corpo allungato e fusiforme, breve rostro, zampeanteriori adattate a trattenere la preda, occhi molto grandi. Dimorfismo ses-suale: il capo del maschio è provvisto di un prolungamento della fronte moltoaccentuato, il maschio è provvisto di un organo stridulante caratteristico allabase della tibia anteriore.

Ecologia: vive nelle acque dolci di stagni, laghi e risorgive con vegetazioneacquatica, caccia piccoli crostacei e larve di insetti soprattutto nelle acqueprofonde. Esce dall’acqua solo all’imbrunire. Sverna nello stadio adulto.

FAM. NOTONECTIDAEAnispos sardeus

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Caratteri identificativi: corpo fusiforme ed idrodinamico, occhi molto gran-di, primo e secondo paio di zampe utilizzati per trattenere la preda oltre cheper mantenere l’animale ancorato al substrato, zampe posteriori utilizzatecome remi, la “pala” è costituita da migliaia di peli.

Ecologia: questa specie abita acque limpide ricche di vegetazione, è un abilepredatore di altri artropodi, vola frequentemente nelle ore diurne. Lo sverna-mento avviene nello stadio adulto, l’ovideposizione inizia verso la fine dimarzo e si protrae fino all’estate; le uova vengono deposte su steli di pianteacquatiche.

FAM. NOTONECTIDAENotonecta viridis

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Caratteri identificativi: adulto lungo 9-11 mm, corpo affusolato, zampemedie e posteriori filiformi e molto lunghe, antenne lunghe. Colorazione fuli-ginea, lobo posteriore del pronoto di colore giallo.

Ecologia: tipici eterotteri pattinatori, vivono sulla superficie dell’acqua sullaquale si spostano velocemente con un movimento sincrono delle zampe i cuitarsi sono pelosi e impregnati di olio. Si nutrono di insetti terrestri che cado-no in acqua e che catturano grazie al primo paio di zampe. Vivono general-mente in sciami formati da un elevato numero di individui.In primavera avvie-ne la deposizione delle uova; lo svernamento degli adulti avviene in prossi-mità dell’acqua.

FAM. GERRIDAEGerris thoracicus

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9.2.4 Ordine COLEOTTERI

I Coleotteri sono il gruppo animale con il più elevato numero di specie: oltre35.000. Sono Insetti essenzialmente terrestri, distribuiti su tutto il pianeta daideserti alle regioni artiche o antartiche.L’apparato boccale è di tipo masticatore, la metamorfosi è completa, lamorfologia della larva è estremamente variabile a seconda della specie e dellanicchia ecologica occupata. Le ali anteriori dei Coleotteri hanno perso ognifunzione relativa al volo trasformandosi in astucci rigidi detti elitre; sonocaratterizzati da un esoscheletro robusto. Forma, colorazione e dimensionisono estremamente variabili. Vivono sul suolo, dentro il suolo, sugli alberi,sui fiori, sulle foglie, dentro il legno, nei funghi, nelle pozze di scogliera.Sono erbivori, detritivori, predatori, parassiti, saprofagi e coprofagi.Numerose sono le specie acquatiche di Coleotteri. A Castel Di Guido sonostate rinvenute le seguenti famiglie: Idrofilidi, Ditiscidi, Girinidi, Driopidi,Scirtidi.

I Ditiscidi comprendono numerose specie, oltre 200 solo in Italia, sono comu-ni in ogni corso d’acqua, sono abili nuotatori, grazie alla morfologia del terzopaio di zampe, e predatori di altri organismi acquatici sia da adulti che dalarve. Le larve assumono l’aria atmosferica attraverso uno speciale sifoneaddominale; gli adulti, invece, respirano l’aria atmosferica accumulata in unaparticolare tasca fra le elitre e l’addome. L’aria viene rinnovata facendo spor-gere dall’acqua la parte terminale dell’addome.

I Girinidi hanno piccole dimensioni, sono anch’essi predatori e nuotano sullasuperficie di acque calme compiendo caratteristici “cerchi” ad elevata velo-cità. I loro occhi sono divisi in due parti per permettere la visione contempo-raneamente al di sopra e al di sotto della superficie dell’acqua.

Gli Idrofilidi non hanno adattamenti tipici per la vita acquatica, sono nume-rose specie e per la maggior parte erbivore. Anche gli Idrofilidi adulti respira-no una riserva d’aria che però è trattenuta sia sotto le elitre che ventralmentesulla superficie del corpo; il “cambio d’aria” avviene facendo sporgere versol’atmosfera il capo, in particolare l’estremità delle antenne. Durante la depo-sizione delle uova la femmina costruisce nidi di seta, comunicanti con l’ester-no tramite un tubo, e li aggancia su piante acquatiche.Le larve degli Idrofilidi sono predatrici.

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I Driopidi sono coleotteri dalle dimensioni molto ridotte (meno di 5 mm),hanno il corpo rivestito di peli idrofughi e antenne molto corte e robuste; sispostano dentro l’ambiente acquatico non “nuotando” ma “camminando”sulle macrofite. Le larve si nutrono di legno marcescente e foglie morte (nelprimo caso scavano gallerie).

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Caratteri identificativi: adulto caratterizzato da corpo ovale, glabro, lungocirca 3 mm. Di colore giallastro, elitre con base, sutura e quattro bande longi-tudinali nere. Testa finemente e densamente punteggiata, pronoto ed elitre conpunti grandi e piccoli.

Ecologia: frequenta acque limpide, spesso correnti, di fiumi e canali.

FAM. DYTISCIDAEHygrotus sp.

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Caratteri identificativi: larve con capsula cefalica con macule oculari mem-branose, corpo dritto, ultimo segmento addominale molto allungato e con lun-ghe frange di setole. Adulto di grandi dimensioni (30-40 mm), metatibia piùlunga che larga, sperone esterno sottile.

Ecologia: vive in acque stagnanti e ricche di vegetazione, l’adulto è un otti-mo volatore.

FAM. DYTISCIDAEDytiscus sp.

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Caratteri identificativi: larve senza corno frontale, antenne con estremitàbiramata, lunghe setole temporali. Adulto lungo 3.5-5 mm, corpo glabro, scu-tello non visibile, elitre translucide.

Ecologia: colonizza acque correnti o stagnanti, dolci o salmastre, stagniprofondi e canali.

FAM. DYTISCIDAELaccophilus sp.

Caratteri identificativi: adulto lungo 10-17 mm, corpo ovale, poco conves-so. Dorso giallastro, testa e pronoto con macchie scure, elitre con sutura emargini chiari e fascia ondulata nerastra.

Ecologia: colonizza acque stagnanti, dolci o salmastre.

Eretes sp.

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Caratteri identificativi: adulto lungo 3-7,5 mm, corpo convesso, nero, occhidivisi che permettono la visione aerea e subacquea mentre l’animale si muovesulla superficie dell’acqua. Zampe anteriori raptatorie, le rimanenti modifica-te a palette natatorie. Addome di 8 segmenti, gli ultimi spesso sporgenti dalleelitre.

Ecologia: popola pozze, stagni, acque calme dei fiumi. L’adulto vive preva-lentemente sulla superficie dell’acqua, ma può immergersi, è anche un ottimovolatore.

FAM. GYRINIDAEGyrinus sp.

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Caratteri identificativi: adulto lungo 2-9 mm, corpo allungato, di coloregiallastro, spesso con riflessi metallici o iridescenti. Pronoto caratteristico,con 5 solchi verticali. Elitre con 10 serie di punti marcati e regolarmente alli-neati. Non sono adattati al nuoto, ma si spostano deambulando.

Ecologia: prediligono acque stagnanti, anche temporanee, o quelle debol-mente correnti, preferibilmente ricche in vegetazione acquatica di cui sinutrono. Unico genere della Famiglia presente in Italia.

FAM. HELOPHORIDAEHelophorus sp.

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Caratteri identificativi: larve con antenna biramata, zampe lunghe, clipeocon 6 denti diseguali. Adulto lungo 4-6 mm, corpo allungato, convesso. Dorsofinemente puntato, antenne di 9 articoli, più corte dei palpi mascellari. Elitrecon 2-3 linee a punteggiatura più forte del resto del dorso. Zampe raptatorienon specializzate per il nuoto.

Ecologia: frequenta acque stagnanti, limpide, ricche di vegetazione, dolci osalmastre, anche in fossi o nelle anse tranquille dei fiumi. La specie vive pre-feribilmente sul fondo camminando tra il fango o arrampicandosi sulle piante.

FAM. HYDROPHILIDAEHelochares sp.

Caratteri identificativi: adulto lungo 4-6 mm, elitre di colore bruno-gialla-stro, due macchie sul pronoto, capo e scutello scuri. Antenne di 7 articoli, eli-tre con 10 strie. Tibie del secondo e terzo paio di zampe dotate di lunghe seto-le natatorie.

Ecologia: predilige acque dolci e salmastre, stagni e pozze ricchi di vegeta-zione, ruscelli calmi. La specie è una buona nuotatrice.

Berosus sp.

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9.2.5 Ordine DITTERI

Mosche e zanzare sono fra gli Insetti più conosciuti, e forse temuti, dall’uo-mo; il nome scientifico dell’ordine che le raggruppa è Ditteri, che vuol direinsetti con due ali. Questi organismi infatti sono caratterizzati dall’avere solodue ali chiaramente visibili a occhio nudo, membranose e adatte per il volo,mentre le altre due sono trasformate in organi di equilibrio detti “bilancieri”.Sono insetti a metamorfosi completa: dall’uovo schiude una larva vermifor-me le cui abitudini di vita e regime alimentare sono completamente diversi daquelli dell’insetto adulto. La metamorfosi avviene all’interno di una pupa.Oltre 100.000 sono le specie conosciute e molto diversi gli adattamenti, l’e-cologia e gli habitat occupati da gruppo a gruppo. A Castel di Guido sono stati rinvenute le fasi larvali di specie appartenenti alleseguenti famiglie: Culicidi, Chironomidi, Ceratopogonidi, Straziomidi.

I Culicidi, o zanzare, sono ditteri esili, dalle lunghe zampe e con apparatoboccale costruito in modo da pungere tessuti di vertebrati e succhiare il lorosangue che, ricco di proteine, permetterà il corretto sviluppo delle uova nellefemmine. I maschi si nutrono di nettare e altri fluidi vegetali. Le larve di zan-zara possono popolare stagni, laghi, fonti, sorgenti, paludi, estuari, persinopozze di scogliera o ascelle di foglie di piante epifite. Respirano aria atmosfe-rica attraverso un apposito sifone che viene posizionato in corrispondenzadall’interfaccia aria-acqua, speciali peli permettono il galleggiamento dellalarva a pelo d’acqua. L’adulto sfarfalla direttamente nell’ambiente aereo dauna pupa anch’essa galleggiante.

I Chironomidi, o moscerini, si osservano di consueto raggruppati in grandisciami nei pressi di corsi d’acqua. Allo stadio larvale alcune specie possonoessere rinvenute anche in acque anossiche o sulfuree dove riescono a sfrutta-re anche piccolissime concentrazioni di ossigeno disciolto grazie ad un tipo diemoglobina che conferisce loro una colorazione rossa. Per molte specie la vitaallo stadio adulto è brevissima.

I Ceratopogonidi hanno dimensioni molto ridotte (al massimo 5 mm), gliadulti hanno abitudini diurne, i maschi si cibano di liquidi zuccherini, le fem-mine di sangue procurando punture molto fastidiosa. Unica famiglia di ditte-ri a presentare tipi larvali nettamente differenziati; le larve vivono nelle palu-di e nei fossi ricchi di sostanza organica, in alcune specie vivono nel terreno.Nome comune serapiche.

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Gli Straziomidi sono ditteri vivacemente colorati, di dimensioni piccole omedie, le cui larve popolano ambienti molto diversi: corsi d’acqua, lettiera,materia organica in decomposizione, muschi, fango. Gli adulti si nutrono delnettare e del polline dei fiori.

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Caratteri identificativi: la larva presenta un sifone respiratorio sul quale èpresente una fila longitudinale di spine, chiamata pettine. Al di sopra di essoè presente un ciuffo di setole.

Ecologia: è una specie tipica della macchia mediterranea e presente in boschimesofili. In genere compie un’unica generazione all’anno, il ciclo larvale ini-zia in pieno inverno, normalmente in pozze temporanee ombreggiate e ricchedi vegetazione. La popolazione imaginale compare in tarda primavera, ingenere entro luglio. È una specie diurna, generalista, che punge uomo e ani-mali. L’attività di puntura si compie in aree protette dalla macchia e in pros-simità dei focolai larvali.La larva è detritivora e si nutre sul fondo.

FAM. CULICIDAEAedes rusticus

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10. PHYLUM: MOLLUSCA

Nel Regno Animale il phylum dei Molluschi è quello che, preceduto solamen-te dagli Artropodi, si presenta col maggior numero di specie (circa 100.000,di cui 35.000 fossili) e con più ampia diffusione. I Molluschi colonizzano tuttigli ambienti acquatici e si sono adattati anche alla vita terrestre. Ad una cosìampia radiazione adattativa corrisponde un’altrettanto diversificata varietà diforme. Pur mantenendo all’interno del phylum una comune organizzazionecorporea. Schematicamente si può evidenziare una regione cefalica, spesso organizzatain un vero capo, con tentacoli, occhi e bocca; una regione ventrale, il piede,che grazie ad una ben sviluppata muscolatura permette il movimento.Dorsalmente al piede è la massa dei visceri; il mantello, o pallio, è il tegumen-to che riveste la massa dei visceri e che secerne il carbonato di calcio, costi-tuente principale della conchiglia; la cavità del mantello, o palleale, origina dapliche postero-laterali del mantello e al suo interno possono essere situate lebranchie, le aperture degli apparati riproduttore, escretore e l’ano; la radula,organo localizzato nell’apparato boccale è costituita da dentelli cornei chepermettono di raschiare il substrato per raccogliere il cibo; la conchiglia, pro-dotta dal mantello è costituita da tre strati.Sono organismi ermafroditi o a sessi separati; la fecondazione può essereesterna o interna; lo sviluppo può essere diretto o indiretto, con larva plancto-nica che può assumere diverse forme.Il phylum è organizzato in otto classi: Caudofoveati, Solenogastri, Bivalvi,Gasteropodi, Monoplacofori, Poliplacofori, Scafopodi, Cefalopodi.

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10.1. Classe GASTEROPODI

All’interno del phylum dei Molluschi, la classe dei gasteropodi è quella cheha subito la più ampia radiazione adattativa, che li ha portati a colonizzareambienti marini, d’acqua dolce e terrestri. Costituiscono anche la classe piùabbondante di molluschi, con oltre 35.000 specie viventi descritte. Si distin-guono tre sottoclassi: Prosobranchi, Opistobranchi e Polmonati.L’organizzazione corporea dei gasteropodi ha subito, nel corso della loro sto-ria evolutiva, profonde modificazioni, tra queste una rotazione di 180° insenso antiorario del sacco viscerale e la spiralizzazione. Quest’ultimo è unprocesso che ha portato all’organizzazione dei visceri e della conchiglia inspire che si avvolgono attorno ad un asse centrale detto columnella.L’accrescimento dell’organismo è accompagnato dallo sviluppo di nuovespire che si allontano dall’apice, che rappresenta la conchiglia larvale (proto-conca).

I Polmonati sono gli unici rappresentanti dei Gasteropodi che sono riusciti acolonizzare gli ambienti terrestri, ne sono un esempio le lumache; alcuni sonopoi tornati secondariamente alla vita acquatica. La caratteristica principale dei polmonati è quella di avere una cavità pallea-le chiusa e priva di branchie, fortemente vascolarizzata per permettere larespirazione aerea. Il piede non è fornito di opercolo. La fase larvale plancto-nica è soppressa.Vivono principalmente in acque superficiali e si distinguono due ordini: gliStilommatofori, terrestri, ed i Basommatofori, con forme sia acquatiche cheterrestri.

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Caratteri identificativi: specie lunga 8-17 mm, mostra avvolgimento irrego-lare, con 3-5 giri, l’ultimo molto grande. La conchiglia è sinistrorsa, ovoide,l’ opercolo è assente. L’apertura è alta e occupa circa i 2/3 dell’altezza totaledella conchiglia. Il mantello presenta espansioni digitiformi, ripiegate sullaconchiglia, utilizzate per la respirazione in sostituzione delle branchie.

Ecologia: colonizza preferibilmente acque ferme o debolmente correnti qualistagni, fossi; è frequente tra le macrofite acquatiche. Tollerante all’inquina-mento. Specie erbivora, si nutre principalmente di alghe. È ospite intermediodi alcuni Platelminti Trematodi (Cotylurus flabelliformis e Echinostoma revo-lutum) parassiti di uccelli.

FAM. PHYSIDAEPhisa sp.

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10.2. Classe BIVALVI

A questa classe appartengono Molluschi esclusivamente acquatici e principal-mente marini. Poche famiglie hanno colonizzato gli ambienti dulciacquicoli.La conchiglia è composta da due valve, una destra ed una sinistra collegate daun legamento elastico dorsale che tende a divaricare le due metà. Il tratto diarticolazione tra le due valve è detto cerniera e lateralmente ad essa è visibi-le un rilievo detto umbone, che rappresenta le valve giovanili. La cerniera ècostituita da dentelli e lamelle che si incastrano quando la conchiglia si chiu-de. Tale movimento è reso possibile dalla contrazione di muscoli adduttori,che si inseriscono all’interno delle valve stesse. Le valve racchiudono il sacco dei visceri ed il piede. Il mantello riveste inter-namente la conchiglia e si distinguono i lobi e due grandi lamine branchiali,utilizzate sia per la respirazione che per l’alimentazione. I lobi possono esse-re liberi o saldati a formare due sifoni (uno inalante ed uno esalante), utiliz-zati per la circolazione dell’acqua. Si crea così una corrente che indirizza l’ac-qua alle branchie, le quali filtrano il materiale organico in sospensione,sospinto poi da ciglia fino alla bocca. Sono dunque filtratori e si nutrono prin-cipalmente di fitoplancton. Tale alimentazione rende superflua la presenzadella radula presente nei Gasteropodi e che qui difatti scompare. I bivalvisono generalmente animali fossori, tipici quindi di ambienti caratterizzati dafondi sabbiosi o fangosi ed il piede non è più utilizzato per la locomozione,ma diviene un organo scavatore. Alcuni gruppi, tra cui i Mitili che compren-dono anche le più note cozze, si sono invece specializzati per vivere attaccatiad un substrato duro attraverso la produzione del bisso, sostanza secreta dauna ghiandola posta alla base del piede. Altri (es. Pecten) vivono adagiati sulfondo e si spostano grazie a rapide chiusura delle valve, attraverso un movi-mento a reazione per espulsione dell’acqua dalla cavità palleale.I bivalvi sono generalmente a sessi separati, ma non mancano i casi di erma-froditismo; la fecondazione avviene nell’acqua circostante o nella cavità pal-leale. In alcuni casi, ad esempio negli Sphaeridae e negli Unionidae, le uovavengono incubate fra le branchie.

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Caratteri identificativi: il genere Pisidium è caratterizzato da specie moltopiccole (2-7 mm), solamente P. amicum raggiunge una lunghezza di 13 mm.Valve sottili, di colore giallo-biancastro. L’umbone è decentrato e spostatoposteriormente.Esternamente le valve sono solcate da evidenti strie di accrescimento concen-triche. Internamente la valva destra presenta un dente cardinale, due lateralianteriori e due laterali posteriori; la sinistra due denti cardinali, uno lateraleanteriore, uno laterale posteriore.I sifoni risultano fusi insieme.

Ecologia: frequente in corsi d’acqua, fossi, sorgenti, caratterizzati da fondimolli, nei quali si trovano infossati.Tolleranti all’inquinamento, si possono rinvenire anche in ambienti caratteriz-zati da una elevata trofia.

FAM. SPHAERIIDAEPisidium sp.

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11. GUIDA ALLA LETTURA DELLE SCHEDE

Nella parte IV del volume, dedicata agli approfondimenti, sono descritte lecaratteristiche generale di ciascuno dei phyla presenti nell’Oasi. Inoltre visono 26 schede nelle quali vengono descritte alcune delle specie o genericampionati. In ogni scheda è presente un trafiletto riguardante i caratteri identificatividella specie o del genere ed uno riguardante la sua ecologia. Per ogni schedasono evidenziati i loghi che indicano i diversi ambienti in cui la specie od ilgenere trattato è stato campionato. Qui di seguito è riportata la legenda di ciascuno dei 4 loghi riferiti ai 4 diver-si ambienti di campionamento.

FONTANILE PRATO ALLAGATO

STAGNO (pozza perenne) POZZA TEMPORANEA

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12. GLOSSARIO

ALVEO: dal punto di vista geo-morfologico è il solco in cui scorrono leacque di un fiume.ANFIGONIA: riproduzione sessuale con intervento di due individui di sessoopposto e fusione dei rispettivi gameti.ANOSSIA: mancanza di ossigeno. Si dice anossico un ambiente privo diossigeno disciolto, ma ricco di ossigeno combinato (NO3-, NO2-, SO4-, ecc.).ANAEROBI: organismi che non necessitano ossigeno per sopravvivere.APLOIDE: individuo o cellula con corredo cromosomico in copia singola(es. gameti).AUTOTROFI: organismi in grado di sintetizzare le sostanze organiche fon-damentali per la vita a partire da sostanze inorganiche. Sono autotrofe tutte lePiante, le alghe, sia eucariote sia procariote (alghe azzurre o cianobatteri), emolti Batteri. La stragrande maggioranza degli organismi autotrofi sfruttanoreazioni di fotosintesi, ossia reazioni che utilizzano la luce del sole e l’anidri-de carbonica per produrre sostanze organiche.BIOCENOSI: componente biotica di un ecosistema. Viene definita come uninsieme di popolazioni di specie diversa che vivono in uno stesso ambiente e frale quali si vengono a creare dei rapporti di interrelazione e interdipendenza.BENTONICO: organismo acquatico che vive sul fondo.BENTHOS: organismi acquatici, sia d’acqua dolce sia marini, che vivono instretto contatto con il fondo o fissati ad un substrato solido almeno una partedel loro ciclo vitale. Oltre a pressoché tutte le alghe pluricellulari, compren-de animali che camminano o strisciano, animali sessili e tubicoli, ossia chevivono immersi nel fango con un’estremità che sporge. CARAPACE: scudo dorsale di crostacei, a funzione protettiva e che ricopreuno più segmenti cefalici e toracici.CAVITA’ PALLIALE: cavità interna dei molluschi bivalve, delimitata dalmantello, dalla massa viscerale e dal piede.CELOMA/CAVITA’ CELOMATICA: cavità ripiena di liquido e delimitatada pareti proprie posta fra il tubo alimentare e la parete del corpo.CHITINA: Polisaccaride. Costituisce il componente principale dell’esosche-letro degli insetti e di altri artropodi. Essa è presente anche nella cuticola epi-dermica o in altre strutture superficiali di molti altri invertebrati. Dopo la cel-lulosa, la chitina è il più abbondante biopolimero presente in natura.CLITELLO: ispessimento cutaneo, ricco di ghiandole mucipare, presente sulcorpo degli Oligocheti (organismi appartenenti al phylum degli Anellini). Ilclitello permette l’adesione di due individui durante l’accoppiamento.

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CUTICOLA: rivestimento rigido del corpo in animali dotati di esoscheletro,costituita da chitina.DIPLOIDE: individuo o cellula con corredo cromosomico in doppia copia.ELITRE: ali anteriori sclerificate di alcuni insetti che coprono la parte poste-riore del corpo e proteggono le ali posteriori. Le elitre non sono usate pervolare, ma devono essere sollevate per scoprire e muovere le ali posteriori;quando l’insetto si posa, le ali posteriori vengono nuovamente ripiegate sottole elitre.EMATOFAGO: organismo che si nutre del sangue dell’ospite. Esempi diematofago sono le sanguisughe, molti acari, alcuni insetti come I pidocchi ele pulci.ERMAFRODITE: individuo di una determinata specie, animale o vegetale,che possiede durante l’arco della sua vita entrambi gli organi sessuali e puòquindi produrre, contemporaneamente o successivamente, sia i gametimaschili (spermi) sia quelli femminili (uova).ETEROTROFI: organismi che devono nutrirsi di sostanza organica reperen-dola nell’ambiente che li circonda. Sono eterotrofi tutti gli animali (pluricel-lulari eterotrofi), i protozoi, i funghi e quasi tutti i batteri.EUTROFIZZAZIONE: peggioramento delle condizioni ambientali di unbacino acquatico in seguito all’eccessivo apporto di sostanze organichesoprattutto a base di azoto e fosforo (es. scarichi civili, composti ad uso agri-colo, scarichi industriali). Tali sostanze agiscono da “fertilizzanti” inducendocrescite abnormi di alghe o macrofite acquatiche che a loro volta determina-no la diminuzione dell’ossigeno disciolto, la produzione di composti tossici,la moria di specie animali sensibili, ecc.GONOPORI: aperture esterne dei gonodotti (condotti attraverso cui i game-ti giungono all’esterno), solitamente non organizzate in un organo differenzia-to; è tipica di molti invertebrati ma è presente anche nei Ciclostomi.IDROFILE: piante di zone umide con corpo vegetativo completamente som-merso oppure galleggiante sulla superficie dell’acqua. Esse sono consideratele piante acquatiche in senso stretto.IMMAGINE: stadio finale dello sviluppo post-embrionale degli insetti,caratterizzato dalla maturità sessuale.INTERSTIZIALE: organismo che vive negli interstizi colmi d’acqua com-presi fra i granelli di sabbia.LENTICI: bacini idrografici con acque calme (latino lenis = calmo) laghi,stagni, paludi, acquitrini. LOTICI: bacini idrografici con acque correnti (latino lotus = lavato) sorgen-ti, corsi d’acqua (ruscelli, fiumi tributari), fiumi che sfociano nel mare.

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MACROFAGO: cellula o organismoche fagocita e digerisce particelle relati-vamente voluminose (es. corpi estranei, scorie cellulari, parassiti unicellulari,ecc.).METAMERI: segmenti del corpo che si susseguono lungo l’asse cefalo-cau-dale di organismo animali. In ogni metamero si ripetono le stesse strutturemuscolari e gli stessi organi escretori, nervosi e riproduttivi.NEANIDE: primo stadio dello sviluppo post-embrionale di insetti ametabolied eterometaboli, morfologicamente differente dallo stadio immaginale perl’assenza di ali.NEUSTON: l’insieme degli organismi che vivono sulla superficie del mare.NINFA: stadio dello sviluppo post-embrionale di insetti caratterizzato daprofonde modificazioni strutturali che porteranno dallo stadio larvale o dineanide a quello di insetto adulto.OPERCOLO: organo mobile simile a un coperchio. Nei gasteropodi esso ècorneo o calcificato e sigilla l’apertura della conchiglia quando l’animale visi ritira.PARTENOGENESI: modalità di riproduzione senza la fecondazione di ungamete femminile da parte di quello maschile.PERIPHYTON: matrice costituita da alghe e batteri che ricopre le superficidi oggetti sommersi (rocce, legni, foglie), rappresenta un’importante risorsaalimentare per diverse specie animali. PHYLUM: gruppo tassonomico gerarchicamente inferiore al regno e supe-riore alla classe.PHYTOPLANCTON: insieme di organismi vegetali, unicellulari o colonia-li, facenti parte del plancton, cioè dell’insieme di organismi, generalmenteaventi dimensioni microscopiche e scarsa capacità di movimento, che vivonosospesi in acqua, senza aver contatti con il fondo.PLANCTON: organismi acquatici galleggianti che, non essendo in grado didirigere attivamente il loro movimento (almeno in senso orizzontale), vengo-no trasportati passivamente dalle correnti e dal moto ondoso. Il plancton com-prende microorganismi (alghe unicellulari, protozoi etc.), larve, piccoli ani-mali (come i crostacei che formano il krill), ma anche organismi di una certamole come meduse e alghe pluricellulari (quali i sargassi).PLEURA: regione laterale del corpo di Artropodi, che riunisce i tergiti(regione dorsale) con gli scerniti (regione ventrale).POZZE ASTATICHE: piccoli avvallamenti del terreno che si riempionod’acqua in seguito allo scioglimento nivale o nei periodi di più intense preci-pitazioni.PUPA: sinonimo di ninfa per gli insetti olometaboli.

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PROTOCONCA: conchiglia embrionale posta all’apice che costituisce iprimi giri della conchiglia dei Gasteropodi. PROTOSTOMI: animali celomati la cui apertura boccale corrisponde a quel-la embrionale, detta blastoporo.RADIAZIONE ADATTATIVA: percorrendo la storia evolutiva è la diversi-ficazione di un taxon in molteplici gruppi, dalle caratteristiche morfologicheed ecologiche altrettanto diversificate. RADULA: lingua rasposa della struttura chitinosa dei molluschi utilizzataper cibarsi. E’ composta da numerose file di denti o da un nastro degli stessi.RIPARIO: relativo alle rive di un corso d’acqua.SCLERIFICATO: indurimento della cuticola degli Artropodi per ispessi-mento.SPECIE EURIECIA: specie in grado di sopportare ampie variazioni didiversi fattori fisici quali temperatura, pH, ossigeno disciolto, salinità, ecc.SPERMATECA: organo annesso all’apparato genitale femminile e destinatoalla conservazione degli spermatozoi del maschio.TASSONOMIA/TASSONOMICO: la disciplina che si occupa della riparti-zione degli organismi viventi all’interno di una classificazione; il tassonomoè colui che può riconoscere e identificare un organismo vivente.

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