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CENTRO ITALIANO DI STUDI

SUL BASSO MEDIOEVO - ACCADEMIA TUDERTINA

CENTRO DI STUDI SULLA SPIRITUALITA MEDIEVAL

DELL'UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PERUGIA

Atti del XLI Convegno storico internazionale

Todi, 10-12 ottobre 2004

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FABIO BISOGNI

Gli inizi dell'iconografia dornenicana

L'iconografia e la testimonianza tangibile del culto, soprattuttonell'Italia medievale. Le immagini, infatti, sono reputate capaci di so-

stituire persino il corpo del santo il cui sepolcro e il luogo deputato

per la venerazione, e cio fin dal tempo delle catacombe cristiane.

Nel Medioevo, del santo si illustrano visivamente la figura e molto

frequentemente anche i rniracoli che sono poi la ragione pili forte

della difIusione di quel culto. L'illustrazione del miracolo serve a in-

dicare al fedele il potere del santo di aiutarlo in eventi uguali 0sirnili

a quelli raffigurati; ne consegue una regola generale per la quale la

mancanza 0la rarita dell'iconografia e, almeno in Italia, testimonian-

za della mancanza 0rarita del culto e cia indipendentemente dalla

canonizzazione ufficiale da parte della Chiesa.

A uno sguardo d'insieme ali'iconografia dei santi nel secoloXIII no-

tiamo uno sviluppo straordinario delle raffigurazioni di santi dei nuovi

Ordini mendicanti e cia e testimonianza sia del culto popolare sia dellapromozione che di tale culto fanno g 1 i Ordini stessi. Questi culti travol-

geranno ben presto, anche con l'aiuto papale, le resistenzeposte da l cle-

ro secolare alia diffusione della stabilirsi dei frati ali'intemo delle citra,

soprattutto in vicinanza delle parrocchie: una resistenzadovuta a motivi

di potere, anche econornico, alia diffusione del culto dei nuovi santi e

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Mentre le prime opere con la raffigurazione di san Francesc

delle storie della sua vita e dei miracoli si pongono a ridosso de

morte del santo nel 1226 e della sua canonizzazione nel 1228, con

tavole di Bonaventura Berlinghieri (fig. 1) del 1235 e di Giunta Pis

no 1 della meta del Duecento, per avere una simile rappresentazion

di san Domenico, morto nel 1221 e canonizzato nel 1234, di sce

della sua vita e dei suoi miracoli, si dovra aspettare gli inizi del X

secolo con la tavola di scuola campana ora al Museo di Capodimon

a Napoli (fig. 14). Almeno a quanto ci e rimasto poiche si deve pcisare che sussistono indizi, come vedremo, dell' esistenza di una

vola con l'immagine di Domenico al centro e storie della vita aiche fu dipinta in epoca imprecisata nel corso del Duecento e de

quale resta il frammentario pannello centrale nel Museo Fogg

Cambridge (Mass.) che perc e stato ridipinto nel 1270 circa (fig.

Ma anche se questa tavola effettivamente Fosse esistita, rimarreb

che mentre di immagini di Francesco con storie della sua vita se

conservano almeno otto nel Duecento 2, di Domenico ne avremm

solo una.

In verita una ricerca approfondita delle immagini di Domeni

lungo il corso del XIII secolo conferma ampiamente il sospetto

dotto da quel confronto: l'iconografia di Domenico e scarsa e queesistente si concentra soprattutto nella seconda meta del Duecent

Ma siccome, come gia si e detto, l'iconografia e 10 specchio del c

to, la poverta di raffigurazioni induce a pensare a una esiguitaculto.

La penuria di immagini di Domenico, e soprattutto delle illust

zioni dei suoi miracoli, e dunque un dato di fatto. Per questa fen

meno abbiamo da una parte la giustificazione di Giordano di Sassoilquale nel 1233, per spiegare l'assenza di culto alia tomba del sanafferma che i Domenicani non volevano essere accusati di cupi

gia 3, ammettendo in questo modo cia che avveniva intorno ai c

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 615

pi santi e forse anche con una non tanto velata polemica nei con-

fronti dei Francescani che subito dopo la morte del loro fondatore

avevano avviato i lavori per la costruzione di un'irnponente chiesa

attorno al suo sepolcro. La pili moderna storiografia sostiene invece

che la canonizzazione e il culto di Domenico procedono sostanzial-

mente da ragioni di politica ecclesiastica4.

Ma la storia della santita ci dimostra che quando c'e la volonta di

imporre un culto, essaviene esercitata sistematicamente e cia e tantopili facile quanto pili sono diffuse e omogenee le forze che la sosten-

gono, come e il caso degli Ordini mendicanti. In questa ritardo del-10 scoppio del culto per Domenico, e dunque della sua iconografia,

deve probabilmente anche entrarci la natura stessa dell'Ordine che

mirava alla predicazione e alla convinzione intellettuale pili che a

muovere le corde del sentimento popolare: una vocazione al razio-

nalismo. Rischiamo questa affermazione schematica e semplicistica

per giustificare questa fenomeno del ritardo nel culto e nell'icono-

grafia di Domenico. L'imporre il culto e quindi l'iconografia di Do-

menico e si un' operazione di carattere politico, rna in quanta si

comprende da parte dei Domenicani, sulla scorta di quanta avveniva

per Francesco e per Antonio da Padova, la forza attrattiva del culto e

conseguentemente dell'iconografia. La vicenda di Domenico e dun-que una prova che non c'e iconografia senza culto, rna non c'e nep-

pure culto senza iconografia, almeno in Italia.

E di pili, se dopo la canonizzazione del 1234 e le ripetute dispo-

sizioni perch€: siano fatte immagini del santo nelle chiese dell'Ordi-

ne 5, l'iconografia di Domenico rimane comunque scarsa, cia sem-

bra avvalorare l'ipotesi di una quasi congeniale riluttanza dei Dome-nicani del tempo a convogliare le ragioni della fede su sentimenti e

immagini devozionali.

4 Ibid., p. 26. Ma questa e uno degli argomenti principali del libro di Canetti e

quindi da lui ampiamente trattato.

5

Si vedano, ad esempio le disposizioni del Capitolo Generale dell'Ordine del 1254:« Priores et alii fratres curam habeant diligentem quod nomen beati Dominici et beati

Petri rnartyris in kalendariis et in litaniis scribantur, et picture fiant in ecclesiis... »; e del

1256: « Apponatur diligencia quod festum b. Dominici et b. Petri ubique celebretur et

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La sequenza cronologica con cui vengono qui di seguito prese

tate le opere dipende interamente dagli studi storico-artistici, cio

dallo studio dello stile. Infatti altri metodi di datazione possono ess

re sussidiari rna non definitivi. Tale sequenza puo essere dunque so

toposta alle varianti cronologiche che la critica stilistica potra prop o

re anche in futuro.

I Domenicani commissionarono opere nella prima meta del Due

cento, come ad esempio la croce dipinta da Giunta Pisano per

Domenico eli Bologna della meta del secolo 6, rna san Domenic

non e rappresentato ai piedi del crocifisso come avverra per esemp

con san Francesco nella croce eseguita nel 1272 dal Maestro di SFrancesco e conservata alia Galleria Nazionale dell'Umbria eli Peru

gia 7. Singolarmente il primo esempio di presenza domenicana

un' opera monumentale non raffigura san Domenico: nella croce d

pinta della chiesa di SS. Domenico e Sisto aRoma ai pieeli del Cr

sto sono raffigurati sulla destra due frati domenicani e sulla sinis

due suore domenicane 8 certamente appartenenti al monastero is

tuito da san Domenico nel 1221, il che induce a porre l'opera poc

dopo questa data 9.

Di grande interesse e la tavola oggi divisa in cinque frammenticui tre pili importanti sono ancora conservati nel luogo d'origine,

chiesa di S. Maria della Mascarella a Bologna (fig. 2), e che rappJ

sentano san Domenico a tavola con i suoi Jrati. Viene qui illustrato l'ep

sodio della moltiplicazione dei pani operato da Domenico seduto n

6 Cfr. A. TARTUFERI,iunta Pisano, Soncino, 1991, fig. a p. 33.

7 Sappiamo che nella croce dipinta nel 1236 da Giunta Pisano per la Basilica in

riore di S. Francesco ad Assisi, ora perduta, il committente [rate Elia si era fatto raffi

rare ai piedi di Cristo. Per la croce del Maestro di S. Francesco, cfr. E. SANDBERGA

LA, La croce dipinta italiana, (Verona, 1929) Roma, 1980, fig. 518.

8 L'abito delle monache descritto nelle Institutiones monalium sancti Xisti de Urbe emile a quello indossato dalle due figure inginocchiate: « Le vesti che usate siano bianc

e non siano tali da attirare l'attenzione per la eccessiva finezza e ricercatezza [...]. S

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 617

refettorio. I1 tavolo del refettorio fu adoperato per costituire il sup-

porto di questa raffigurazione: si tratta qui dunque di una reliquia di-

pinta. E probabile l'allusione di questa raffigurazione ali'Ultima cena

e la destinazione dell'opera al refettorio del convento: infatti la co-

spicua lunghezza (m. 5,72) suggerisce una sua collocazione sopra i ta-

voli della mensa dei frati e dunque, se e COS!, l'opera aveva una fun-

zione ali'interno dell'Ordine e non era rivolta ai fedeli 10. La tavola estata datata agli anni 1230-40, rna in verita sulla base di scarsi agganci

alia pittura bolognese coeva. II fatto e che poco ci e conservato a

Bologna di questa periodo. Un qualche aiuto puo venirci dall'icono-

grafia, anzitutto dal fatto che tutti i frati portano il cappuccio sul1a

testa come era prescritto nelle Consuetudines del 12201\ presto disat-

tese su questo punto come dimostra, 10 vedremo subito, l'iconografia

successiva. Un altro dato che indica una datazione alta e la raffigura-zione di Domenico in proporzioni maggiori rispetto agli altri frati,

un modo piuttosto arcaico per distinguerne l'importanza in una raffi-

gurazione di questo genere. Infatti anche nel corso del Trecento sa-

ranno soprattutto le figure di donatori a essere rappresentate in pro-. . . .

porzlonl nunon.

L'immagine di Domenico nell'Ospedale della Misericordia di

Prato e una delle prime, se non la prima, conservataci e e datata aliameta del Duecento 12 (fig. 3). II santo e raffigurato di mezza eta, conchierica, capelli e barba neri; tiene nella sinistra un libro e la destra estesa in un gesto di testimonianza. Nella parete sono sopravvissuti

come parte della stesso complesso pittorico altre figure di santi di fa-

rna e di culto molto pili antichi di Domenico a parte una probabile,rna non certa, immagine di san Francesco. Infatti i personaggi sono

stati identificati, 0 sono identificabili, come santo Stefano (?), san Do-

menico, san Sebastiano, san Fabiano (?), san Benedetto e san Francesco (?).

Nell'altra parete, della stessamano, e rappresentata I'Ultima comunione

di santa Maria Maddalena. La presenza di Domenico nei locali di un

10 Nel 1497 l'opera era gia appesa all'intemo della chiesa. Cfr, S. GIORGI, scheda 30,

in Duecento. Forme e colori del Medioevo a Bologna, a cura di M. MEDICA, Venezia, 2000,

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618 FABIO BISOGNI

ospedale suggerisce una considerazione del santo come taumaturgo

in effetti nella sua leggenda e narrata la guarigione di Reginald

d'Orleans ottenuta con le sue preghiere. Qualche considerazione s

gesto della mana di Domenico: 10 stesso gesto che ha la figura

Benedetto, mentre i due santi martiri Stefano e Sebastiano hanno

palma della mana rivolta sul petto; solo san Fabiano, rappresenta

come papa, con ilpastorale e il pallium, e qui raffigurato benedicenteo Insomma l'affresco sembra indicare una gerarchia del potere p

cui solo un papa, 0un vescovo, ha l'autorita di benedire. 11gesto

Domenico non e dunque un gesto di benedizione, bensi di testimo

nianza di fede che troviamo molto spesso nelle raffigurazioni dei sati nel Medioevo. Per citarne una tra innumerevoli vorrei qui rico

dare la tavola lucchese della bottega di Bonaventura Berlinghieri d

1250 circa conservata alia Galleria degli Uffizi 13 nella quale appaion

san Francesco e sant'Antonio da Padova, anch'essi con illibro, il capuccio sulla testa e la mana stesa in segno di testimonianza, ment

ai due lati sant'Andrea e san Giacomo minore stanno benedicendo co

l'indice e ilmedio della mana destra alzati. Vedremo comunque c

il gesto di Domenico sembra canonico per un'immagine di lui n

Duecento poiche ritorna in modo palmare nella tavola di Guido

Siena (fig. 7) ora a Cambridge (Mass.).

Alia meta del secolo viene anche assegnata una vetrata ora n

Duomo di Strasburgo, ma proveniente dalla chiesa domenicana de

stessacitta, nella quale sono raffigurati san Domenico che invia i sufrati in rnissione e la visione di Domenico con una stella 14.

II 1260 circa e la presunta datazione, a dire il vero molto problmatica per ragioni di struttura dell'opera, del frammento di tavo

d'altare del Museo Nazionale Gerrnanico di Norimberga provenien

dal monastero femrninile di Altenhohenau in Baviera 15. Vi so

rappresentati quattro santi, tutti con un lungo cartiglio con scrit

san Pietro, san Paolo, san Domenico e san Pietro Martire. E la prima t

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 619

stimonianza che abbiamo trovato di un'immagine di Pietro Martire

collocata a fianco di san Domenico: evidentemente le monache di

quel monastero seguivano le disposizioni dei capitoli generali dei

Domenicani che a partire dal 1254 raccomandavano il culto e le im-

magini di san Domenico e di san Pietro Martire 16. San Domenico

porta la scritta DA FILIV[M] TV[VM] VT COMEDAM[VS] EVM

RODIE (IV Reg 6, 28) e san Pietro Martire [NJISI.M!lN[DVJCA-

\VERITIS CARNEM FILII HO[MINJIS ET [BIBERETIS EIVS

SANGUINEM] (Giov. 6, 54). E notevole anche l'accostamento dei

due santi a san Pietro e san Paolo: un modo per caricare di ulteriore

importanza la missione apostolica dei frati Predicatori attraverso la

rappresentazione e l'allusione a un episodio della leggenda di Dome-

nico che vedremo illustrato pili avanti. Ovviamente il fatto che non

si sia conservata l'opera nel suo insieme non consente ulteriori rifles-

sioni sul messaggio che essa doveva dare, anche se le due scritte sot-

tolineano il valore dell'Eucarestia.

Nella Badia di S. Maria a Montepiano (in provincia di Prato) si

conserva, tra gli altri, un affresco di scuola fiorentina degli anni

1260-7017 che illustra la caduta da cavallo e la morte di Napoleone

Orsini e la resurrezione del giovane da parte di san Domenico (fig.

4), episodio che tornera nelle sculture dell'arca del santo a Bologna e

la cui fonte letteraria, come vedremo, e gia nel Libellus di Giordano

di Sassonia. Delle due scene solo la seconda e rimasta parzialmentevisibile: sulla destra si intravede san Domenico, in piedi, con il cap-

puccio alzato sulla testa, secondo un modo di rappresentazione che etipicamente duecentesco, e il libro nella mana sinistra. Dinanzi a lui,

inginocchiato a mani giunte, e il giovane Orsini e a sinistra ilcavallodal quale era stato disarcionato. II fatto che solo questo episodio della

leggenda domenicana sia qui presente e inserito in un contesto di af-

freschi votivi suggerisce l'ipotesi che si tratti della testimonianza di

un salvataggio miracoloso nei confronti di qualche cavaliere del luo-

go, 0perlomeno dell'invocazione alla protezione da parte di qualcu-

no uso a andare a cavallo. Qualcuno di cui si potrebbe anche avere il

nome se uno dei due donatori menzionati nell'iscrizione ai piedi

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620 FABIO BISOGNI

della figura di sa n C risto fo ro , affrescata sulla parete di fronte, fosse an-

che il comrnittente di queste scene. In tal caso, dei due il candidato

pili probabile potrebbe essere Giovanni da Montepiano gratificato

nell'iscrizione con il titolo di dominus 18. Questa non puo essere che

una cautissima proposta poiche l'iscrizione e troppo vicina alia solafigura di san Cristoforo per poter essere riferita a tutta la decorazione

superstite. In ogni caso questa iscrizione ci indica chiaramente il ca-

rattere votivo di tutti questi affreschi. Si deve ribadire che la presen-

za di questa scena con san Domenico come protagonista in un ambi-

to non domenicano testimonia la diffusione della notorieta e del cul-

to per il santo, anche in ambito paesano. Del resto, come vedremo,

in questo territorio, tra Firenze, Prato e Pistoia, sono rimaste note-voli testimonianze tardo-duecentesche dell'iconografia di san Dome-

nico, oltre che naturalmente la presenza di fondazioni domenicane.

II monumento pili importante del Duecento per l'iconografia di

Domenico sono i rilievi del suo sepolcro nella chiesa bolognese di S.

Domenico, eseguiti tra il 1264 e il 1267 da Nicola Pisano e bottega.

Si tratta del primo sepolcro monumentale della storia dell'arte italiana

ben presto irnitato, sia pure in forme diverse, per la custodia sia deicorpi santi che per quella di altri personaggi.

II progetto di tare una tomba monumentale per Ie spoglie di Dome-

nico e stato interpretato come volonta di emulazione del sepolcro di sanFrancesco 19, nel senso che il sepolcro di questo era costituito dallabasi-

lica di Assisiove era stato interrato il suo corpo, mentre i Domenicani

fecero eseguire un sarcofagopossente a guardia del corpo del loro fon-

datore. Ma il fatto e che il corpo di Francesco era stato ben nascosto aldi sotto della basilica inferiore per ragioni di sicurezza in quanto i furti

di reliquie erano frequenti nel Medioevo, e in egual rnisurai frati si era-

no voluti assicuraredi preservare il corpo di Domenico facendo costrui-

re un sarcofago di marmo assai difficile da aprire. Si deve forse anche

considerare, pili brutalmente, che il culto per Francesco era COS1 forte da

mettere inpericolo Ie sue reliquie e quindi da imporre una grandissima

18 Ibid., p. 682. L'iscrizione recita: DOMINUS JOHANNES MONTISPLANI ET

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 621

tutela, quella appunto garantita da l luogo sotterraneo e nascosto del suo

sepolcro, mentre il culto per Domenico dovette essere assai faticosa-

mente imposto dall'Ordine e dunque le sue reliquie correvano pericoli

assaiminori. Se si vuole possiamo qui portare l'esempio del corpo di

sant'Ansano, conteso tra senesi e aretini, sul quale si ebbe un compro-

messo nel 1107: la testa ando a Arezzo e il corpo a Siena20. 0 quello

del corpo di Nicola da Tolentino che, dopo il furto delle ossa delle

braccia, fu nascosto sotto terra e riscoperto solo nel 1926 21. 0 ancora

quello del corpo di Ludovico da Tolosa che fu asportato da Marsiglia

come bottino di guerra da Alfonso V d'Aragona nel 1423 e trasportato

nella cattedrale di Valencia22.

Anzitutto si deve osservare che come a guardia delle spoglie del

santo sono poste le immagini della Madonna con il Bambino, del

Redentore e dei quattro Padri della Chiesa. Le scene si svolgono sui

quattro lati del sarcofago e secondo la Moskowitz seguirebbero so-

stanzialmente la Legenda di Umberto di Romans, che era stata appro-

vata dal Capitolo Generale dell'Ordine del 1260, con 1'aggiunta del-

l'episodio della Resurrezion e di Napoleon e Orsin i che e uno dei Miracoli

narrati dalla monaca Cecilia 23. In realta, come rni segnala Luigi Ca-

netti, alcuni particolari di certe scene rivelano che non e cosi: anzi-

20 Santi e beati senesi, a cura di F. BISOGNI- M. DE GREGORIO,Siena, 2000, p. 49.

21 N. RAPONI,voce Nicola da Tolentino, in n Grande Libro dei Santi, a cura di C. LEO-

NARDI- A. RICCARDI- G. ZARRI,vol. III, Cinisello Balsamo, 1998, pp. 1489-1493.

22 A. VAUCHEZ,voce Luigi d'AngiiJ, in II Grande Libro cit., vol. II, pp. 1248-1250.

23 MOSKOWITZ,Nicola Pisano's cit., pp. 9-10. Gii in una nota di commento dei Bol-landisti al testo di Teodorico di Apolda si afferma che l'episodio della resurrezione di

Napoleone Orsini e citato per la prima volta da suor Cecilia, cfr. AA. 55., Augusti I,Antverpiae, 1733, p. 579, n. 88, nota d. Per l'edizione critica del testo di suor Cecilia

cfr. A. WALZ, Die Miracula b. Dominici der Schwester Cacilia, in "Archivum Fratrum Prae-

dicatorum", XXXVII (1967), pp. 5-45: l'episodio della resurrezione di Napoleone cor-

risponde al § 2 dei Miracula nell'edizione curata da Walz. Sulle fonti di Teodorico di

Apolda, e dunque anche sul!'uso che egli fa dell'opera di Cecilia, cfr. S. TUGWELL,The

Nine Ways o f Prayer of Saint Dominic: a Textual Study and Critical Edition, in "MedievalStudies", XLVII (1985), pp. 1-124, in particolare pp. 10-12. Per un saggio di lettura

complessiva dell'opera di Cecilia, cfr. L. CANETTI,n passero spennato. Taumaturgia e dire-

zione spirituale nei Miracula beati Dominici di suor Cecilia, in Direzione spirituale e agiogra-

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622 FABIO BISOGNI

tutto l'episodio della Resurrezione di Napoleone Orsini e gia citato

Giordano di Sassonia24. Questa scena era comunque assaiopportun

per una raffigurazione propagandistica nei confronti dei fedeli qua

era il sepolcro. Questa ragione sembra giustificarne la presenza

maniera pili convincente dell'ipotesi della Moskowitz che essa

stata inserita per la presenza in quegli anni a Bologna della mona

Cecilia che era stata testimone dell'episodio stesso e che l'aveva na

rato. Canetti mi suggerisce invece che Cecilia "abbia in qualche m

do rinverdito i propri vecchi ricordi romani osservando il miraco

scolpito sulla tomba di Domenico". In ogni caso non convince 1

dentificazione proposta dalla Moskowitz della monaca Cecilia configura scolpita nell'angolo superiore sinistro della scena 25 la quale

curamente non e vestita da monaca.Nel rilievo sono raffigurati due momenti dell'episodio: in prim

piano, in basso, il giovane caduto da cavallo e soccorso e alla sua dstra san Domenico inginocchiato e con le mani giunte prega per

sua salvezza. Su un piano pili arretrato, accanto, 10 stessoDomenic

in piedi, riconsegna il fanciullo a una donna e a un uomo. Nel te

di Teodorico di Apolda, che come mi suggerisce Canetti e il pricco in dettagli, Domenico rende il giovane Napoleone allo zio c

dinale: « reddidit ipsum patruo suo, domino Stephano venerabili sa

cti Apostoli cardinali» 26. Lo stesso testa afferma anche che al segu

di Domenico erano cardinali con la loro servitu e la badessa di

Maria Trastevere con le sue monache. Ma nel pannello di Nicola Psano, anche se ci sono molti personaggi, non c' e traccia ne di carnali, ne di suore e non e quindi possibile identificare con quelli i lci e le laiche presenti. Certamente se la comrnittenza e quindi l'e

cutore li avessero voluti raffigurare, l'avrebbero fatto vestendoli

loro abbigliamenti propri come avviene per san Domenico e pe

due frati domenicani che ha alle spalle. Domenico rende il fanciu

a un uomo e a una donna, vestiti da laici, seppure di elevata categ

ria sociale, come mostra soprattutto 1'abbigliamento dell'uomo.

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 62

grafica ci sia un preciso intendimento della committenza domenican

che trasporta su un livello piu comune e piu comprensibile da par

dei fedeli ilmiracolo: e come un invito ai padri e alle madri che vsitano il sepolcro a pregare Domenico per la salute dei propri fig

tanto piu che, come abbiamo visto, questa scena e scolpita sul ladel sepolcro rivolto ai fedeli. La grande quantita di personaggi ch

assistono a questa scena non e solo un fatto dovuto all'iconografi

cioe alia resa figurativa della fonte letteraria, rna risponde aliapartico

lare cifra stilistica dell'esecutore. Inoltre non meravigliera il fatto ch

siano unificati in una stessascena due momenti dello stesso episod

poiche questa e una soluzione formale molto frequente nell'ar

medievale.

Segue l'episodio dell' Ordalia con gli eretici avven uta a Fan jeaux ch

sicuramente non e tratto da Umberto da Romans rna, come ha d

mostrato Canetti nel suo intervento in questo stesso convegno, der

va dal Libellus di Giordano di Sassonia, cia che e provato dalla pr

senza dei giudici 27. Si vede Domenico in piedi in primo piano co

l'opuscolo da lui scritto che viene respinto dal fuoco al di sotto, fuco che invece brucia i libri degli eretici. AI di sopra e rappresentauna fila di giudici dell'ordalia. Si e voluto identificare la figura fem

minile a sinistra della Vergine come una monaca del convento

Prouille 28, rna questa signora e abbigliata da matrona romana e c

munque senza soggolo e con un vela non monacale: insomma ilsuabbigliamento e simile a quello della donna presente nella scena de

resurrezione di Napoleone Orsini.

Segue sul lato breve la scena del miracolo avvenuto nel refettor

del convento di Bologna 0 di Roma (fig. 5): mancava ilcibo rna a

paiono a Domenico e ai suoi confratelli seduti a tavola due ang

con cesti di pane.

Quindi tre episodi inclusi in una stessascena che narrano il mir

colo della guarigione del beato Reginaldo. Sulla sinistra c'e l'incontro di Domenico con Reginaldo alia presenza del papa: ilsanto cerdi convincere Reginaldo a entrare nell'Ordine e la presenza della

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gura del papa, non citata dalie fonti, puo essere intesa anche com

voluta dalia comrnittenza a sancire l'approvazione dell'Ordine da par

te dell'autorita suprema. Nella scena centrale e in quella a destra ve

diamo per due volte la figura di Reginaldo: una prima mentre svien

e sulla sinistra si intravede la figura di Domenico che prega per luquindi disteso sulletto ha la visione della Vergine che con una man

gli mostra l'abito dell'Ordine e con l'altra gli unge la fronte con 1'0

lio dell'estrema unzione, olio contenuto nel recipiente che ha in ma

no una delle due giovani apparse insieme alia Vergine. La presenz

di quest' episodio e giustificata da vari motivi: la grande fama di Reginaldo, docente all'Universita di Parigi, quindi un acquisto prest

gioso per l'Ordine eben conosciuto in una citra universitaria com

Bologna; inoltre l'intervento soprannaturale della Madonna che san

cisce e santifica l'abito domenicano indicandone la funzione salvifica

Le seguenti tre scene, anche qui scolpite in un unico scomparto

rappresentano: a sinistra Domenico inginocchiato che presenta al pa

pa una lettera con la quale chiede l'approvazione dell'Ordine; al cen

tro ilpapa sogna che Domenico sostiene il Laterano cadente e a de

stra il papa che approva finalmente la Regola: infatti Domenico ing

nocchiato davanti a lui ha questa volta in mana un libro. Gia la Mo

skowitz notava che ilpapa delle prime due scene e Innocenzo II

mentre il papa che approva la regola e Onorio 11129 . Come e notl'episodio del sogno del papa viene illustrato anche nelle scene di sa

Francesco, rna compare la prima volta nella Vita di Domenico scrit

da Costantino da Orvieto, approvata nel 1248, data che e precedentalla seconda biografia di Francesco di Tommaso da Celano dove

narrato 10 stesso episodio, rna riferito a Francesco 30.

L'ultimo riquadro comprende due scene (fig. 6): nella prima l'ap

parizione a Domenico, mentre si trovava aRoma, dei santi Pietro

Paolo iquali gli danno rispettivamente un bastone e un libra, com

e narrato da Costantino da Orvieto 31. II libro significa ilVangeche il santo predichera ovunque peregrinando appoggiandosi al b

stone. Quest' episodio richiama la traditio c lavium e la traditio legis , cio

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 6

il Cristo che affida le chiavi a Pietro e il Vangelo a Paolo, raffigur

COS! spesso nel Medioevo. Sulla destra san Domenico, in piedi, co

segna il Vangelo ai suoi perche vadano a predicarlo per il mond

Anche in questa caso si ha un calco sull'episodio del Cristo che inv

gli apostoli a predicare.La sequenza delle scene dipende non tanto da quella con cui e

sono descritte nelle fonti, rna certamente dalla volonta dei frati com

mittenti di lanciare un messaggio molto preciso. Come gia ha osse

vato la Moskowitz sul fronte sono scolpite scene destinate a colpi

l'immaginazione dei fedeli, mentre sul retro e sui lati, scene che

guardano il rapporto di Domenico con il proprio Ordine 32. S

fronte abbiamo infatti a sinistra la rappresentazione della Resurrezion

di Napoleon e O rsin i e a destra la scena dell' O rdalia con gli eretic i allo

che Domenico getta il suo libra sul fuoco senza che esso venga da

neggiato. Le due scene si svolgono secondo uri'ampia sequenza cl

sicheggiante che ha ache vedere con 10 stile di Nicola Pisano, r

che fu probabilmente discussacon i frati committenti poiche la chi

rezza di rappresentazione di questi due miracoli rende comprensibal fedele il messaggio voluto.

Nel Fogg Art Museum di Cambridge (Mass.) si conserva una

vola databile all'incirca agli anni settanta del Duecento e attribuita

Guido da Siena (fig. 7). A accurate analisi tecniche e risultato csotto l'immagine che oggi vediamo ce ne sono altre due di epoc

precedenti (fig. 8). Secondo la relazione di restauro, pubblicata n

1969, la prima stesura doveva risalire a un' epoca assaivicina al 123

anna della canonizzazione di Domenico, mentre la ridipintura de

testa e databile al 126033• Non sappiamo per quali ragioni l'immag

ne sia stata rifatta per tre volte. Un suggerimento a questa proposi

ci viene dalla figurazione centrale della tavola di Napoli, assegnata

primissimi anni del Trecento (fig. 14), che presenta nella fisionom

del santo tratti bizantineggianti, arcaici per quella data. Cia fa su

porre che allorche fu deciso di propagandare il culto di Domenico

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626 FABIO BISOGNI

fornisse in qualche modo anche un'immagine prototipo, probabi

mente una 0pili miniature, alle quali le opere dovevano uniformars

un prototipo che essendo state eseguito verosimilmente negli an

cinquanta del Duecento, e forse a Bologna, non poteva che avere

caratteri fortemente bizantineggianti della pittura italiana del temp

Non si conosce con esattezza la provenienza della tavola ora a Cam

bridge rna le dimensioni (cm. 115x61,5) sono quelle di una tavo

d'altare e si puo supporre che provenga dalla chiesa di S. Domenic

a Siena. Le condizioni fisiche dell'opera dimostrano che e stata ritgliata ai lati; ne e stata proposta una ricostruzione con una figu

centrale affiancata da storiette laterali (fig. 9). L'aspetto del santo co

risponde approssimativamente a quello che ci e descritto da Cecilmonaca di S. Sisto aRoma, che detta le sue memorie, secondo

critica, tra il 1272 e il 128834. Le corrispondenze tra la pittura e il t

sto dettato da Cecilia suggeriscono varie soluzioni ai problemi di da

zione del testa stesso. Infatti se potessimo dimostrare la dipendenza

questa immagine dal testa di Cecilia ne conseguirebbe che la redazio

di esso non puo oltrepassare il nona decennio del secolo in quanta

dato stilisticodel dipinto crea uno sbarramento cronologico ineludib

o comunque non ampliabilefino al 1288. Tutto cio naturalmente, 10

petiamo, se il testa di Cecilia, e un testa base per la raffigurazionedl'effigie di Domenico, perche non e detto che l'Ordine non avesseache precedentemente elaborato un prototipo di figura di Domenico v

lido come esempio per le raffigurazionidel santo. Comunque sia, sare

be anacronistico aspettarsida un pittore duecentesco una resa ritrattist

dei personaggi. Qui Domenico e presentato tonsurato, con una corodi capelli scuri e con barba, come indicato da suor Cecilia. Certamen

ripresi dall'uso reale sono invece l'abito, con il cappuccio tirato sullat

sta come prescrivevano le Consuetudines dell'Ordine 35, e il libro c

34 « Fuit autem forma beati Dominici huius modi. Statura mediocris, tenuis corpo

faciespulchra et parum rubea, capilli et barba modicum rubei, pulcher oculis. De fro

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 62

Domenico tiene nella sinistra e che andra inteso 0come la Bibbia 0co

me la Regola dell'Ordine. Lamana destra del santo anche qui e mostrata aperta, come abbiamo gia visto nell'affresco di Prato, in gesto di test

monianza. Ma cia che caratterizza l'immagine come effettivamen

quella di Domenico e la presenza della stellaa lato del suo volto, la stevespertina di cui fa menzione Pietro Ferrandi nel prologo della sua L

gen da san ti D om in ici approvata nel 123836, simbolo della funzione escat

. logica dell'Ordine domenicano ilquale insieme a quello francescano ve

niva a annunciare i tempi nuovi della Cristianita 37. Questa stella sa

frequentemente presente nelle immagini di san Domenico, almeno p

tutto ilMedioevo, e non va confusa con la stella rafIigurata sulla fron

del santo, rappresentazione che dipende dalla visione dellamadre e delrnadrina di Domenico all'atto del suo battesimo 38.

Alla stessamano, e quindi alla stessaepoca del san Domenico Fog

appartengono anche le rafIigurazioni delle due ante interne che chiude

vano la tomba del beato Andrea Gallerani nella chiesa di S. Domenico

Siena (fig. 10). Andrea Gallerani era stato il fondatore della Casa de

Misericordia e, morto nel 1251, era stato sepolto nella vicina chiesa di

Domenico. Si tratta quindi di uno dei numerosi beati locali che hann

36 « Sicut enim Iohannes baptista velut lucifer solis ortum preveniens, Salvatoris p

mum prenunciavit adventum, sic sanctus iste Dominicus vespertini syderis in se gere

officium, occidente solis luce, vicinum creditur prevenisse iudicium ». II passo e riporto in CANETTI,'invenzione cit., pp. 335-336.

37 A. VAUCHEZ,a santita nel Medioevo, Bologna, 1989, pp. 70-71; CANETTI,'inven

zione cit., pp. 334-347.

38 L'attributo della stella vespertina compare, per citare solo alcuni esempi, nel trit

co di Duccio alia National Galiery di Londra, datato al primo decennio del Trecent

nella tavola del Maestro delle Effigi Domenicane, del 1336 ca, conservata nella sacre

di S. Maria Novella a Firenze, 0ancora nella tavola quattrocentesca di scuola verone

conservata al Musee du Petit Palais di Avignone. Mentre per fare alcuni esempi di i

magini di Domenico con la stella raffigurata sopra alia sua fronte possiamo citare: l'affsco del 1402 nell' oratorio di S. Maria in Valle a Cividale, in Friuli; gli affieschi quattr

centeschi del convento di S. Marco di Firenze realizzati da Fra' Angelico; il politti

quattrocentesco di Niccolo Corso nella chiesa di S. Domenico a Taggia. Cfr. G. K

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628 FABIO BISOGNI

culto a partire dal XIII secolo in tutta Italia. Questi sportelli aprivano

chiudevano la grata all'intemo della quale si trovava la sua tomba

tomba alla quale avvenivano dei rniracoli anche se nelle due tavole no

vengono illustrati esplicitamente i rniracoli del beato, rna viene inve

rappresentata la preghiera di san Domenico per la guarigione del beaReginaldo: come a dire che anche san Domenico e capace di ottenemiracoli. Nella scenetta abbiamo in basso san Domenico in ginocch

che prega e in alto la Madonna accompagnata da due sante che mostra

Reginaldo, disteso nel suo letto, l'abito domenicano. Insomma abbiam

qui la santificazione dell'abito dei Predicatori in quanto dato dalla M

donna a Reginaldo e la visualizzazione della capacita di Domenico

impetrare rniracoli: e come se i Domenicani avessero voluto unire nl'attivita taumaturgica il loro fondatore al beato Andrea Gallerani.

presenza del san Francesco che riceve le stimmate, per quanto even

portentoso, non e pero l'illustrazione di un rniracolo in favore dei fedli, rna rimane comunque una testimonianza importante dell'accostame

to dei due santi fondatori. Non sappiamo se questo accostamento sia s

to voluto 0 piuttosto subito dai frati del convento di Siena. II fattoche il beato Andrea Gallerani era stato il fondatore di una comunita l

ca che operava nella Casa della Misericordia - infatti qui e presentacon l'abito dei confratelli della Misericordia - e fu sepolto nella vici

chiesa di S. Domenico; ne consegue che la gestione di questa sepolc

rniracoloso dovette essere comune ai frati e ai membri della Casa de

Misericordia e e dunque possibile che la presenza dell'immagine di sFrancesco sia stata voluta da questi ultirni, mentre i Domenicani avran

imposto la raffigurazione di un rniracolo di cui Domenico era stato pr

tagonista. E anche possibile che, come forse era avvenuto per la tom

bolognese del santo, la scelta a protagonista della scena di Reginald

che era stato celebre professore dello Studio di Parigi e di quello di B

logna, sia dovuta alla volonta di propaganda nei confronti dei frequent

tori della Studio senese, Studio di cui si hanno notizie a partire

12404° .

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F. BISOGNI TAV

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TAV.II

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Fig. 3 - Prato, Ospedale della Misericordia, scuola fiorentina, meta sec. XIII,

I san ti S te fan o (?), Domen ic o, S cb as tia no , F ab ia no (?), Benedetto e Francesco (?), affresco.

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TAV. IV F. BISOGN

Fig. 4 - Montepiano (PO), Badia di S. Maria, senoia fiorentina, 1260-70, San Domenic

resuscita Napoleone Orsini, affresco.

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F. BISOGNI TAV.V

Fig. 5 - Bologna, S. Domenico, Nicola Pisano e bottega, 1264-67, Mira co lo d el re ietto rio ,

particolare dell' arca marmorea.

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TAV. VI F. BISOGI']

Fig. 6 - Bologna, S. Domenico, Nicola Pisano e bottega, 1264-67, Vision e dei san ti P ierre

e P aolo e Mis sio ne d ei fra ti p rcd ic ato ri, particolare dell' area marmorea.

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F. BISOGNI TAV.V

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Fig. 8 - Diagramma dei tre strati di pittura del san Domenico

Fogg. Da The Art Bulletin, 51 (1969), p. 367.

Fig. 9 - Ipotesi di ricostruzione del san Domenico

Fogg. Da The Art Bulletin, 51 (1969), p. 368.

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F. BISOGNI TAV.

Fig. 10 - Siena, Pinacoteca Nazionale, Guido da Siena, 1270 ca., ante interne

del reliquiario del beato Andrea Gallerani, dipinto su tavola.

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TAV.X F. BISOGN

Fig. 11 - gia Kansas City, Nelson-Atkins Museum of Art, Maestro della Maddalena

1280 ca., Madonna con if Bambin o e san ti, dipinto su tavola.

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BISOGNI TA

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fAV. XIIF. BISOG

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F. BISOGNI TAV. XI

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TAV. XIV F. BISOG:-

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F. BISOGNI TAV.XV

Fig. 16 - Firenze, Archivio e li S. Maria Novella, Corale E, f 149, 1275 ca., San D om en

dirige il can to dei con fra telli, rniniatura.

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TAV. XVI F. 13ISOGK

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 62

Domenico e Francesco sono ancora rappresentati insieme, ai lati de

la Madonna con il Bambino, in un trittico attribuito al Maestro dellaMad

dalena e datato al 1275 circa ora conservato alla Yale University A

Gallery di New Haven 41. Negli sportelli abbiamo da un lato il Croci}is

con idolenti e dall' altro in alto san M ichele Arcangelo che uaide il drago e

basso san P ietro M artire e san ta Caterin a d'A lessan dria. La forma e le d

mensioni dell'opera (ern. 22,9x36) indicano che si tratta di un trittiche

to portatile. La presenza di san Domenico, in posizione d'onore, e

san Pietro Martire potrebbe indicare un' origine domenicana, rna la pre

senza di Francesco puo anche indirizzare verso una committenza laic

considerato che oggetti come questo erano tipici per le abitazioni. Co

munque Pietro Martire e rappresentato accanto a Caterina d'AIessandruna santa patrona degli studiosi e particolarmente venerata nell'Ordin

domenicano come vedremo anche in altri esempi. E da notare che l'u

nico santo qui presente in atto di svolgere una funzione e Michele A

cangelo come sauroctono, cioe come colui che puo salvare l'uomo d

demonio. Ma la salvezzae ottenibile per il sacrificiodel Cristo raffigurto in croce nell'altra anta.

San Domenico e rappresentato come un santo appena arrivatoParadiso nella piccola tavola (cm. 35x30) con Madonna con Bambin o

santi del 1280 circa e gia nel Nelson-Atkins Museum of Art di Kans

City, anch'essaattribuita al Maestro dellaMaddalena (fig. 11). AI cent

abbiamo la Madonna con il Bambino che si agita secondo la tipolog

bizantina della Clycophilousa; al di sopra due angeli e ai lati in alto l 'An

nunciazione, quindi san ta Caterin a d'A lessan dria, a sinistra, e san ta Lucia (a destra. Nel registro pili basso da una parte il Battesimo di Cristo e da

l'altra san Dom en ico. La posizione e l'atteggiamento di Domenico, l'un

co a essere inginocchiato con le mani giunte e alzate verso laMadonn

con il Bambino, pongono qui il santo come mediatore tra l'uomo e

divinita; una funzione che gia abbiamo visto svolta dalla figura di Do

menico nella scena della guarigione del beato Reginaldo.

L'immagine di Domenico appare anche in due reliquiari della s

conda meta del secolo, uno gia nella collezione Von Hirsch 42 e l'a

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630 FABIO BISOGNI

tro al Ferdinandeum di Innsbruck 43. Nel primo, Domenico e Piet

Martire sono raffigurati a mezzo busto, con un libro e la mana des

stesa in gesto di testimonianza nei lati corti del coperchio del re

quiario, mentre sui lati lunghi sono rappresentati la Madon na con

Bambino e due sa nti ve sco vi; sui lati della cassetta da una parte e l 'An

nunciazione e dall'altra tre san te martiri.

Pili complessa la raffigurazione nell'altro reliquiario: un Giudizi

Universale cui sono aggiunti altri santi. Infatti se e canonica per qusto tipo di raffigurazione l'immagine del Cristo Giudice in mandor

affiancato dalla Madonna e da san Giovanni Battista, dall'arcange

Michele a sinistra che solleva i corpi dei beati e a destra da due acangeli che suonano la tromba e respingono i dannati; se sono can

nici idue angeli che ai lati tengono le arma C hristi (quello a sinis

la corona di spine e la lancia, quello a destra la croce), una intromi

sione in questo contesto e la figura di san G iovan ni Evan gelista, a si

stra, e di un san to re, a destra, santi dei quali probabilmente si conse

vavano le reliquie nella cassetta. Anche la raffigurazione dei dod

apostoli seduti al e li sotto della scenae canonica, rna non quella

san Domen ico a sinistra e di san Fran cesco a destra. Evidentemente

due committenti, raffigurati in proporzioni pili piccole ai lati de

mandorla, hanno voluto arricchire la raffigurazione canonica di inte

cessori che li aiutassero nel momenta supremo: ildato importanteche Domenico e Francesco siano del gruppo di questi intercessori.

La considerazione di Domenico come intercessore e evidente ache nel malridotto affresco in S. Domenico a Pistoia 44, eseguito n

gli anni ottanta del Duecento da un pittore della cerehia di Cop

di Marcovaldo, ove ai piedi di Domenico si intravedono Ie ma

giunte di un fedele ehe potrebbero essere anche quelle e li Napoleo

Orsini ehe ringrazia per la sua resurrezione come avviene pure n

I'affresco di Montepiano.E aneora come intercessore puo essere considerato il santo ra

presentato in seultura sulla tomba del cardinale Guillaume De Bray

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 631

Domenico a Orvieto 45. L'importanza della figura di sanDomenico

rappresentata dal fatto che l'unico altro santo qui presente e l'aposto-10 Marco.

In una vetrata del 1280 circa proveniente dalla chiesa dornenica

na di Colonia, ora nel Duomo della stessacitra, sono rappresentatisanti Domenico e Pietro Martire 46.

I due santi sono presenti insieme a altri ventotto santi dipinti

mezzo busto all'interno di tondi nella cornice dell'immensa (m

4,50x2,90) Maesta di Duccio eseguita nel 1285 su commissione dell

Compagnia dei Laudesi per la chiesa fiorentina di S. Maria Novel-

la 47. Le figure dei due santi sono poste insieme a altre nella base del

la cornice che evidentemente era pili direttamente visibile dai cele

branti e dai fedeli.

Allorch6 nel 1285 circa dovette presentare san Domenico com

estensore della regola nel pennacchio della volta della Cappella Mi

nutolo nel Duomo di Napoli (fig. 12) l'esecutore, certamente in ac

cordo con la committenza, realizzo una figura di Domenico com

Padre della Chiesa: il santo in atteggiamento pensieroso e seduto sun alto scranno e tiene in mana un cartiglio, mentre un libro e appoggiato su un sostegno. Dietro sono raffigurate scaffalature con alt

libri e al di sopra, sulla destra, la stella vespertina che 10 rende subit

identificabile e che richiama, come abbiamo visto, il prologo dell

Legenda di Pietro Ferrandi. Non si sono conservate purtroppo le raf

figurazioni degli altri tre pennacchi; solo la presenza del frammento

della figura di un monaco su uno di questi induce a credere che fossero qui rappresentati anche altri fondatori di Ordini religiosi, evi

dentemente come rinnovatori del messaggio evangelico.

Di quello che doveva essere un polittico eseguito circa il 129

per la chiesa napoletana di S. Domenico rimane l'immagine del sant

benedicente e con in mana un libro (fig. 13). Le misure della tavol

(cm. 190x63) fanno presupporre che il polittico fosseun' opera impo

nente, forse per l'altare maggiore della stessachiesa. I tratti fortemen

te bizantineggianti del volta che contrastano con la monurnentalita

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632 FABIO BISOGNI

della figura e con la decorazione a pastiglia dell'aureola, elementi

cultura gia avanzata, fanno supporre, come gia abbiamo visto a pro

posito del san Domenico di Guido da Siena e come vedremo per

san Domenico di Capodimonte, l'adeguamento a un'immagine-pro-

totipo del santo diffusa a partire dagli anni cinquanta del Duecento.All'intemo del secolo le dimensioni delle figure dei santi posson

ancora variare molto a seconda della posizione e della funzione ch

esse hanno all'interno di una composizione. A esempio nella grand

tavola (em. 177x86,S) del 1290 circa con Madon n a con Bambin o e san

del Maestro della Maddalena conservata al Museo Thyssen Bomerni

sza di Madrid 48, le figure di Domenico con il libro e di Martin

dali'altra parte sono assai pili piccole rispetto ali'imponente figu

centrale della Madonna con il Bambino. Qui evidentemente, com

nella Maesta di Duccio, si vuol porre l'accento soprattutto sulla raff

gurazione della Madonna con il Bambino alia quale i due santi fann

contomo, come solo una memoria di essi. 11fatto che Domenico s

nella posizione d'onore, alia destra della composizione centrale, ind

ca probabilmente una provenienza 0 comunque una comrnittenzdomenicana. Infatti anche le chiese domenicane venivano dotate

grandi immagini dellaMadonna con il Bambino: abbiamo gia visto

Maesta di Duccio per S. Maria Novella, rna dobbiamo ricordare ino

tre la grande tavola (em. 283x194) con la Madon n a con il Bambin

eseguita da Guido da Siena per la chiesa di S. Domenico a Siena.

questa tavola, a dire la verita, non c'e la figura di Domenico, pero

data 1221 presente nella scritta sottostante e memoria proprio del

morte, e quindi della glorificazione del santo 49.

Nell'ultimo decennio del Duecento le monache di S. Maurizio

Monastero Maggiore a Milano fecero affrescare completamente la 1

ro chiesetta c1australecon una teoria di immagini di santi tra i qua

spiccano isanti dei nuovi Ordini mendicanti: COS1 per i Francesca

abbiamo san Fran cesco, sia come immagine singola che nella scedelle stimmate, san t'An ton io da Padova e san ta C hiara, e per i Dome

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 63

nicani san Domenico e san Pietro Martire. II primo e rappresentato coun libro aperto in mana e il secondo con un libro e la palma d

martirio. Deve essere sottolineato che si trattava di monache bene

dettine e la presenza di questi santi degli Ordini mendicanti indica

ormai avvenuta diffusione delloro culto in tutti gli ambienti50.

Ancora al Duecento, sia per i caratteri stilistici che per 1'icono

grafia, appartiene 1'immagine a affiesco di Domenico nella chiesa

S. Maria a Muggia Vecchia, nei pressi di Trieste 51. L'immagine

Domenico e presente, insieme a quella di san Pietro Martire, anchnei mosaici dell'atrio di S. Marco a Venezia databili alia seconda me

ta del Duecento 52.

Tre scene della vita di Domenico, forse parte di un ciclo pi

ampio formato da dodici episodi, sono raffigurate nelle vetrate d

1300 circa conservate allo Schloss Museum di Erbach, provenien

dalla chiesa domenicana di Wimpfen am Berg (nella regione tedesc

del Baden-Wiirttenberg) 53: il sogno di Innocenzo III che vede Domenico sostenere il Laterano cadente, l'approvazione della Regola d

parte di Onorio III e i funerali del santo.Ma come abbiamo gia detto all'inizio, per avere un'opera ch

presenti san Domenico con episodi della vita e dei miracoli si dev

aspettare gli inizi del XIV secolo, data nella quale si pongono le sto

rie della vita del santo ai lati di una tavola con la figura di Domenic

la cui datazione suscita pili di un interrogativo 54 (fig. 14). Almen

per quanto ci e rimasto poiche, come abbiamo visto, e probabile chl'immagine oggi al Fogg Museum avesse scomparti laterali con stor

del santo. In ogni caso 1'opera di Napoli e indirizzata in primo luogai frati: infatti la figura centrale di san Domenico benedicente tien

50 F. BISOGNI, Gli affreschi della "Torre di Ansperto" a Milano, in Arte Cristiana, 7

(1986), pp. 3-14, fig. 14.51 D. DALLABARBA BRUSIN - G. LORENZONI, L'arte del Patriarcato di Aquileia dal sec

IX al secolo XIII, Padova, 1968, pp. 81-85, fig. 198.

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634 FABIO BISOGNI

un libro sostenuto al di sotto da due domenicani e nel libro e scritEuntes in mundum universum predicate. Nonostante la presunta data ta

da della tavola centrale, il santo presenta una fattura bizantineggiant

di maniera e tiene il cappuccio sulla testa, anche questo un modo a

caico di presentarlo. Questo modo arcaico, come abbiamo gia dettofa presupporre l'esistenza di un prototipo cui le immagini di Dome

nico dovevano adeguarsi e cio viene conferrnato dal confronto d

volto del santo con quelli dei personaggi delle scenette laterali ass

pili aggiomati stilisticamente. Anche le architetture e l'impostazion

scenica degli episodi laterali indicano influenze decise delle novita a

sisiati, come gii osservava Ferdinando Bologna. Per limitarci all'im

magine di Domenico, essa e nelle scenette non solo pili modema

mente concepita nella fisionomia, rna inoltre non presenta il cappuc

cio tirato sulla testa, all'infuori della scena con Domenico e un con

fratello in viaggio, miracolosamente riparati dalla pioggia, ove pero

vuole indicare visivamente che i due personaggi hanno il capo co

perto proprio perche piove. Inoltre il cappuccio portato dai du

viandanti e diverso da quello indossato dalla figura centrale di Domenico, pili rigido e pili appuntito. Perc potrebbe esserci un'altr

spiegazione alia differenza di stile tra la figura centrale e le storiel

laterali e cioe che queste ultime siano state aggiunte, a inizio Tre

cento, a una tavola precedente con la figura di Domenico, maga

aggiomata con la decorazione a pastiglia dell'aureola, decorazione s

mile, rna non uguale, a quella del fondo delle scenette laterali. An

proprio la mancanza di pastiglia nel fondo della tavola centrale depo

ne per questa ipotesi: perche si sarebbe dovuta adoperare questa te

nica ricca e di squisita eleganza per le storie laterali e non per la f

gura di Domenico? Questo fatto comunque non escluderebbe che

figura di Domenico sia la ripetizione di un prototipo diffuso dall'O

dine.

Un confronto tra le scene nei pannelli laterali e quelle raffigurasulla tomba di Domenico mostra che tutti gli episodi qui presenti s

no anche sulla tavola napoletana escluso quello dell'Ordalia, forse no

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GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 635

accesa in bocca 0 quello di Domenico che prega di notte mentre la

nutrice dorme; 0 esempi della carita di Domenico: quando vende i

suoi libri e da il ricavato ai poveri. Quest'ultimo episodio avvenne

quando Domenico era ancora canonico regolare, rna i Domenicani

in questa tavola, come del resto in tutta l'iconografia di Domenico

anche seguente, ignorarono questo particolare. Evidentemente l'Or-

dine voleva mettere in ombra il passato del suo fondatore. Se sulla

tomba era illustrato un solo miracolo compiuto da Domenico in fa-

vore dei laici, la resurrezione di Napoleone Orsini, in questa tavola i

miracoli in favore dei fedeli sono piu numerosi, come la resurrezione

di un muratore caduto durante la costruzione del monastero romano

di S. Sisto e la liberazione di un indemoniato. Evidentemente i frati

volevano mostrare anche le virtu taumaturgiche del loro fondatore,

rna e singolare che nessuno dei miracoli postumi del santo, che puresono narrati nelle fonti, sia qui raffigurato.

Abbiamo finora trattato delle opere monumentali, comunque opere

destinate perlopiu all'esposizionepubblica. Ma c'e una vastaproduzione

figurativa che riguarda i soggetti sacri e che pero e riservata esclusiva-mente al clero, anzi al clero celebrante: si tratta delle miniature poste a

illustrazione, in grandissimaparte, dei manoscritti liturgici. Diamo qui

solo alcuni esempi tra i molti 0 moltissimi che un' approfondita ricerca

nel campo dellaminiatura potra recuperare 55.

In questi codici duecenteschi possiamo frequentemente trovare

figure generiche di frati domenicani: come nella miniatura staccata e

conservata aliaNational Gallery di Washington (fig. 15) e provenien-te da un corale dell'ultimo quarto del Duecento; 0 come in quelle

dell'ultimo decennio del secolo dall'Antifonario conservato nella Bi-

blioteca Augusta di Perugia con miniature della vita di santa Caterina

d'Alessandria (ms. 2791, ff. 60v e 62r).

In genere la figura singola di Domenico e piu frequente nei libriliturgici non eseguiti per comunita domenicane e nei quali dunque

55 Un'indagine su alcuni manoscritti miniati provenienti da fondazioni domenicane e

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636 FABIO BISOGNI

la figura del santo e una sorta di illustrazione nel canone previsto pela sua festa: e COS1 a esempio in un Corale del Duomo di Siena de

l'ultimo quarto del Duecento conservato alia Biblioteca degli Intro

nati delia stessa citra (ms. G.III.2, f 64r)

Invece nei libri eseguiti per l'Ordine, oltre ali'immagine singola dsanto, come nelle Leggen de di san ti di fine Duecento della Biblioteca

Sienamaproveniente dallachiesasenesedi S. Domenico (ms. K.VII.2,

1r) dove e presente anche il martirio di sanPietro Martire (f 71v), possimo trovare anche delle scene del santo. Per esempio il Corale E del con

vento di S. Maria Novella a Firenze, decorato nel 1275 circa, contien

diverseminiature: sanDomenico e rappresentato da solo con un libromana (£ 63), 0mentre conduce il canto liturgico dei confratelli (f 14

fig. 16) 0 ali'intemo di una scena pili complessa (f 151v, fig. 17). Infa

nel corpo dellalettera M, e illustrato in alto il sogno, qui presentato comvisione, della madre di Domenico di avere in grembo un cane con un

fiaccola accesa in bocca: la committenza ha fatto aggiungere un' aureo

attomo alia testa del cane e una stella al di sopra, come se il cane fos

Domenico stesso. Nella scena accanto il piccolo Domenico

erafligura

nel fonte battesimale, con ai lati lamadre e la madrina, e ha la stellasop

alia testa, anche se nella fonte si dice che la stella era vista sullafronte

Domenico. In basso c'e la raffigurazione della missione di Domenico

dei Frati Predicatori rappresentati da quattro figure dietro il santo: l'appa

rizione di Pietro e Paolo che danno aDomenico l'uno il bastone e l'altr

il Vangelo. La missione di Domenico viene enfatizzata dalla presenza

quattro angoli dellaminiatura delle figure del tetramorfo. Altre volte, come nel manoscritto 2797 della Biblioteca Comunale Augusta di Perug

degli anni 1290-1300 (£ 235r), Domenico e rappresentato da solomentrriceve il bastone e illibro dai due apostoli e il piccolo domenicano ing

nocchiato a lato e solo il committente del codice. In un' altra miniatu

dello stessocodice (£ 137v) il santo e rappresentato mentre predica in pidi davanti a un gruppo di persone. Nello stessocodice e presente anchescena del martirio di sanPietro Martire (f 140v), scena questa raffigura

nel Corale X dell'Archivio di Stato di Gubbio (f 43), anch'esso dell'ult

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mo decennio del Duecento. 

GLI INIZI DELL'ICONOGRAFIA DOMENICANA 63

nelia seconda meta del secolo seguendo le disposizioni dei Capito

Generali deli'Ordine le quali raccomandano di far raffigurare Dome

nico e Pietro Martire. E in effetti in molti degli esempi qui riporta

i due santi sono insieme.

San Domenico e sempre rappresentato come frate domenicanoin genere con il cappuccio tirato sulia testa, spesso con caratteristich

fisiche simili che fanno presupporre la diffusione di un modelio;

santo tiene in mana un libro e la destra volta verso il pubblico in s

guo di testimonianza oppure rivolta verso il petto, rna quasi mai b

nedicente. Inoltre nel Duecento non ha mai l'attributo del giglio ch

sara poi tipico nelie raffigurazioni del santo a partire dal secolo su

cessivo come mostra la tavola di Deodato Orlandi conservata al Mu

seo Nazionale S. Matteo di Pisa e datata al 1301 56.

Il confronto con l'iconografia di san Francesco che e assai pricca gii dagli anni immediatamente successivi alia morte indica un

diversa intensita di culto per i due santi fondatori. In effetti Ie vicen

de del corpo di Domenico testimoniano un ritardo nel culto che d

veva essere propagandato dali'Ordine rna che forse trove anche dif

cold da parte dei fedeli a essere accettato.

Inoltre il fatto che 1'immagine di Domenico venga raramente ra

presentata insieme ai miracoli da lui effettuati significala scarsaconsid

razione da parte dei fedeli di questo santo come taumaturgo e dunque

relativa esiguita del suo culto, almeno nel XIII secolo. Certo e c

mentre troviamo Francesco rappresentato con episodi della sua vita fdal 1235, per avere un' opera simile che illustri i fatti di Domenico

dovra attendere gli inizi del XIV secolo con la tavola di Napoli. In qu

sto contesto, e non a caso, l'opera pili importante e costituita dalle scescolpite intomo al suo sepolcro eseguite tra il 1264 e il 1267: in esses

no presenti episodi che si rivolgono soprattutto verso 1'Ordine domen

cano stessoe qualcuno che mostra ai fedeli le capacita taumaturgiche d

santo come la resurrezione di Napoleone Orsini. La presenza tra i rilie

dell'arca del miracolo della guarigione di Reginaldo d'Orleans semb

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638 FABIO BISOGNI

La tavola di Napoli con l'immagine di Domenico e dodici sce

della sua vita ai lati puo essere considerata il punto di svolta nell'ic

nografia e nel culto del santo che nel Trecento vedra un decisivo i

cremento, anche se non raggiungera mai il livello di quelli di Fra

cesco tra isanti 'moderni' 0quelli, tra i santi pili antichi, di una C

terina d'Alessandria, di Antonio Abate 0 di Nicola di Bari.