Gli ex libris italiani del Novecento. Evoluzione e …detto un concorso per un ex libris per il...

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77 Biblioteche oggi maggio 2008 Gli ex libris italiani del Novecento. Evoluzione e mutazione Catalogo della mostra tenuta a Treviso e Milano 1-15 ottobre 2006, 23 ottobre - 24 novembre 2006, a cura di Egisto Bragaglia, Cornuda (TV), Tipoteca italiana fondazione, 2006, p. 156, ISBN 88-88997-25-3 Il catalogo è un libro da col- lezionare per la sobria raffi- natezza della veste grafica e da leggere per il contenuto di grande interesse per i bi- bliofili. Il testo si suddivide in due sezioni: nella prima l’autore compie una digres- sione storica sull’evoluzione dell’ex libris italiano, mentre nella seconda sono riprodot- ti sessantaquattro ex libris di autori italiani del Novecento. Bragaglia inizia citando la definizione di “ex libris” ri- portata nei dizionari del se- colo scorso: “Ex libris, lette- ralmente ‘dai libri’, motto la- tino con cui è chiamato quel cartellino che si incolla ai li- bri e vale ad indicarne la proprietà: dapprima a pen- na, indi a stampa con bellis- simi fregi, disegni, motti”. I primi saggi e le prime pub- blicazioni videro la luce tra la fine dell’Ottocento e l’ini- zio del Novecento, mentre a Milano nel 1905 veniva in- detto un concorso per un ex libris per il Comune. In Italia per la diffusione dell’ex libris è mancata, nel corso del Novecento, un’a- zione propulsiva da parte di un’associazione, sono man- cati i collezionisti, mentre non sono mancati gli artisti e gli studiosi. Egisto Bragaglia s’interroga sulle motivazioni che spin- gono un lettore a contraddi- stinguere i suoi libri con questo “cartellino”. Secondo lo studioso, l’ex libris rap- presenta le aspirazioni, le attività e le riflessioni del ti- tolare, ma anche il rapporto affettivo che lo lega ai suoi libri e che egli manifesta af- fiancando il proprio nome a quello dell’autore del testo, inserendo nell’immagine una traccia della propria biogra- fia e attestando così la pro- pria presenza nel tempo. È inoltre la carta d’identità intellettuale, morale e spiri- tuale di chi lo appone ai propri libri. Bragaglia poi indica quali e- lementi deve avere un ex li- bris per essere perfetto, ov- vero l’attestazione di proprie- tà, la qualifica del titolare, la sua vocazione per la lettura e il “furore” riservato a coloro che attentassero a quella sua inestimabile proprietà. Secondo l’autore, gli archeti- pi dell’ex libris contempora- neo sono l’araldica e l’im- presa. La tendenza a inserire il nome del proprietario è stata rilevata in vari scritti dell’antichità destinati alla pubblica lettura. Nei codici di pergamena manoscritti lo stemma era sovente posto all’inizio e alla fine dell’ope- ra. Con l’introduzione della stampa, la tradizione è en- trata nell’uso, e nelle primis- sime pagine si è inserito lo stemma araldico dei nobili o dei prelati a cui l’opera ap- parteneva. Gli ex libris aral- dici comunicavano con im- magini simboliche la storia e le glorie del casato; l’imma- gine non poteva essere in- ventata, tranne i fregi e le fi- gure di contorno. Al contra- rio, il contrassegno figurato denominato “impresa”, pro- totipo dell’ex libris degno di rispetto sotto il profilo stori- co e culturale, è contraddi- stinto dal corpo, ovvero dal- l’immagine, e dall’anima, ovvero dal motto. Le impre- se venivano ideate e utiliz- zate da iscritti alle accade- mie letterarie e scientifiche, e sono i simboli che segna- no il passaggio dal Medioe- vo al Rinascimento. Biblioteca professionale

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Gli ex libris italiani delNovecento. Evoluzionee mutazioneCatalogo della mostra tenutaa Treviso e Milano 1-15 ottobre2006, 23 ottobre - 24 novembre2006, a cura di Egisto Bragaglia,Cornuda (TV), Tipoteca italianafondazione, 2006, p. 156,ISBN 88-88997-25-3

Il catalogo è un libro da col-lezionare per la sobria raffi-natezza della veste grafica eda leggere per il contenutodi grande interesse per i bi-bliofili. Il testo si suddividein due sezioni: nella primal’autore compie una digres-sione storica sull’evoluzionedell’ex libris italiano, mentrenella seconda sono riprodot-ti sessantaquattro ex libris diautori italiani del Novecento.Bragaglia inizia citando ladefinizione di “ex libris” ri-portata nei dizionari del se-colo scorso: “Ex libris, lette-ralmente ‘dai libri’, motto la-tino con cui è chiamato quelcartellino che si incolla ai li-bri e vale ad indicarne laproprietà: dapprima a pen-na, indi a stampa con bellis-simi fregi, disegni, motti”.I primi saggi e le prime pub-blicazioni videro la luce trala fine dell’Ottocento e l’ini-zio del Novecento, mentre aMilano nel 1905 veniva in-detto un concorso per un exlibris per il Comune.In Italia per la diffusionedell’ex libris è mancata, nelcorso del Novecento, un’a-zione propulsiva da parte diun’associazione, sono man-cati i collezionisti, mentrenon sono mancati gli artisti egli studiosi.Egisto Bragaglia s’interrogasulle motivazioni che spin-gono un lettore a contraddi-stinguere i suoi libri conquesto “cartellino”. Secondolo studioso, l’ex libris rap-presenta le aspirazioni, leattività e le riflessioni del ti-tolare, ma anche il rapporto

affettivo che lo lega ai suoilibri e che egli manifesta af-fiancando il proprio nome aquello dell’autore del testo,inserendo nell’immagine unatraccia della propria biogra-fia e attestando così la pro-pria presenza nel tempo. Èinoltre la carta d’identitàintellettuale, morale e spiri-tuale di chi lo appone aipropri libri.Bragaglia poi indica quali e-lementi deve avere un ex li-bris per essere perfetto, ov-vero l’attestazione di proprie-tà, la qualifica del titolare, lasua vocazione per la lettura eil “furore” riservato a coloroche attentassero a quella suainestimabile proprietà.Secondo l’autore, gli archeti-pi dell’ex libris contempora-neo sono l’araldica e l’im-presa. La tendenza a inserireil nome del proprietario èstata rilevata in vari scrittidell’antichità destinati allapubblica lettura. Nei codicidi pergamena manoscritti lostemma era sovente postoall’inizio e alla fine dell’ope-ra. Con l’introduzione dellastampa, la tradizione è en-trata nell’uso, e nelle primis-sime pagine si è inserito lostemma araldico dei nobili odei prelati a cui l’opera ap-parteneva. Gli ex libris aral-dici comunicavano con im-magini simboliche la storia ele glorie del casato; l’imma-gine non poteva essere in-ventata, tranne i fregi e le fi-gure di contorno. Al contra-rio, il contrassegno figuratodenominato “impresa”, pro-totipo dell’ex libris degno dirispetto sotto il profilo stori-co e culturale, è contraddi-stinto dal corpo, ovvero dal-l’immagine, e dall’anima,ovvero dal motto. Le impre-se venivano ideate e utiliz-zate da iscritti alle accade-mie letterarie e scientifiche,e sono i simboli che segna-no il passaggio dal Medioe-vo al Rinascimento.

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Nel Novecento inizia l’eradell’indipendenza dell’arti-sta e la dimensione tendead aumentare, con prevalen-za dell’immagine sulla dici-tura, sulla locuzione latina esul nome. La figura rappre-sentata è una creazione li-bera dell’artista, mutano lefinalità, che passano dallabiblioteca al collezionismo,l’obiettivo, che passa dal ti-tolare all’artista, il contenutofigurativo, che da iconogra-fia diventa grafica libera, ilfruitore, che non è più prin-cipalmente il bibliofilo ma ilcollezionista.Nella seconda parte del vo-lume sono documentatesessantaquattro opere di ar-tisti diversi, alcuni famosi,altri meno, con relative notebibliografiche. Si tratta diopere che rappresentanouna sintesi dei cambiamentiintervenuti a causa di nu-merosi fattori, tra i quali ilmutamento dei costumi e ilricambio generazionale.L’autore conclude solleci-tando un’azione di sostegnoe di rilancio dell’ex libris,nobile simbolo di cultura eciviltà.

Simonetta Simoni

Archivio della FondazionePoliclinico San Matteo di Pavia

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Ex libris di Bruno Missieri (2006)