Giuseppe Prezzolini - Paradossi Educativi

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Transcript of Giuseppe Prezzolini - Paradossi Educativi

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  • PARADOSSI EDUCATIVI

  • TGIUSEPPE PBEZZOLINI

    PARADOSSI EDUCATIVI

    f ^ 5 (^^ -

    ROxMALa Voce Societ Anonima Editrice

    1919

  • Propriet Riservata

    Societ Anonima Poligkakica Italiana - Eoma, 19iii.

  • Dedico a te. caro Lombardo-Radice, questaraccolta, perch mi hai fatto sospettare tu che

    potessi essere anch''io, a mio modo, un educatore.

    Roma, 10 giugno 1919.

  • LA COLTURA POPOLARE.

    Esiste una coltura popolare >?Se ne parla spesso.Ma ci non prova che esista. Di quante cose

    si parla che poi si scopre sono un equivoco,uua distriizioue, una confusione, vestiti diversisopra uno stesso corpo o, talora, corpi diversicon uno stesso vestito!

    A prima vista^ del resto, si direbbe davveroche una coltura popolare non pu esistere. Per-che dovrebbero esistere varie colture ? La col-tura la stessa per tutti, come la scienza u

  • un fallimento in Francia ed in Italia? Quandosono Universit non sono popolari, quando sonopopolari non sono Universit. E il pubblico chein generale ne frequenta le conferenze e i corsinon puramente utilitari e tecnici in generaledi piccola borghesia. Son cose note a tutti ifautori delle Universit popolari ed alle qualisi cerca di rimediare intensificando i corsi eprolungandone l'efficacia mediante libri, il cuitipo stato magnificamente indovinato dallaFederazione delle Biblioteche Popolari e dallaUniversit popolare di Milano: la Collana Rossa,che un miracolo di volgarizzazione scienti-fica, di buon mercato librario e di opportunittipografica.

    Ma in questo senso credo che ci sarebbe daandare pi avanti portando la critica pi ad-dentro al concetto stesso di coltura e di popolo.

    Si arriverebbe probabilmente a spiegarci il suc-cesso piccolo-borghese delle Universit popolarie il loro relativo insuccesso popolare, e si po-trebbero forse offrire alcune direttive ai volon-

    terosi che gi tanto hanno fatto per l'elevazioneintellettuale del popolo italiano.

    Le Universit Popolari.

    Il principale disordine di cui soffrivano le

    Universit popolari, di cui tuttora soffrono, so-prattutto lo minori, la disorganicit degli

  • insegnamenti e la loro superficialit. Si invi-tava il popolo ad ascoltare una conferenza su

    l'arte etrusca, una sul telaio da filare, una sulla

    poesia decadente, una su Carlo YIII in Firenze,

    e si pretendeva che quei brani e mozziconi di

    sapere, di diversa provenienza, di colore e sa-

    pore differentissimi potessero essergli utili, sod-

    disfarlo, generar nella sua mente qualche cosache non fosse la confusione. Il popolo da primafrequent queste conferenze, poi dirad e finper andarsene. La famosa Universit popolarenon fece pi concorrenza alla bettola. Venneroviceversa i piccoli borghesi per i quali corteconferenze, soprattutto se illustrate da proiezioni,erano un diletto e uno svago. La coltura, ilsapere non erano il fine di quelle persone. Leconferenze andavano a prender posto in colturerudimentali ma gi formate, si stendevano comepellicole sopra rozzi nuclei di convinzioni e diesperienze sui quali non avevano efficacia pro-fonda.

    A questo difetto ho sempre parlato ingenerale e non voglio affatto negare che visiano casi ed esempi diversi si tentato diovviare, come ho aocennato^ con corsi di lezioni,a rassodare l'opera dei quali deve seguire ladistribuzione di libretti ben fatti, riassuntividel corso. Ecco la Collana Rossa e la sua ra-gione di essere. Ecco che accanto all'Universitpopolare si sente necessaria la presenza di una

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    Biblioteca popolare. Il libro riacquista di frontealla parola del conferenziere il suo grande van-taggio di stimolare la riflessione personale. Laconferenza tocca due o duecento parsone, masuperficialmente : un libro arriva soltanto a diecima a quelle profondamente.

    Benissimo. Ma siamo sempre nei rimediesterni. La disorganizzazione resta, mentre lacoltura tutta questione di organicit. Non im-porta che una coltura sia pi o meno vasta,abbracci un numero maggiore o minore di fatti,dei campi pi o meno ampi : quello che importa che il suo materiale sia armonicamente tenutoinsieme, che le sue parti rispondano ritmica-mente, che si abbia in esse un disegno. Dobbiamodire la parola? Occorre che la coltura sia filo-sofica per essere coltura

    Un erudito, per quanti siano i fatti a luinoti, non colto. Un giovane ignorante di tan-tissime cose, ma nella cui vita c' un pensiero

    centralo, un uomo colto. Noi potremmo cono-scere, per esempio, quante formiche e quantiformicai ci sono sul globo terrestre; che numeroimmenso di " fatti conosceremmo! Eppure checosa varrebbe? Non avrebbero nessun signifi-cato e i fatti nuovi che apprenderemmo non sidisporrebbero con essi in un ordine. Non sigridi all'esempio vano, perch quanti scienziatied eruditi non sanno altro che un grandissimonumero di questi f;itti. < (|u;iiite menti ili uomo

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    sono riempite unicamente di questa pula nem-men rattenuta da involucro di idee !

    Dunque: necessit di una filosofia. E questanecessiti stata cgs bene intuita dai fautoridel rinnovamento organico delle Universitfi po-polari, vittoriosi nell'ultimo Congresso di Fi-renze, che essi propugnano infatti una restau-razione integrale deirinseguamento popolare, abase di scienze naturali, ossia di positivismo. questa la filosofia migliore per lo scopo chesi propongono? Ossia, essa veramente capacedi dare una organicit di pensiero ad un movi-mento di coltura popolare? Vorremmo esami-narlo, se ci sar possibile, in un altro scritto.Per ora fermiamoci ad altri caratteri che haassunti) la coltura popolare, i quali ci potrannoservire dopo di guida nella ricerca intrapresa.

    La coltura non riassunto.

    Se la coltura organicit, se la coltura totalit, breve o grande non importa, ma totalitche basta a se stessa, evidente che in gene-rale il carattere dell'insegnamento popolare stato sbagliato, e ci non soltanto nelle Uni-versit popolari, ma anche in moltissime scuolee specialmente nelle elementari.

    Qual' il carattere dell'insegnamento che siimpartisce quasi sempre nelle Universit popo-lari e in quasi tutte le scuole? Quello del rias-

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    sunto e del frammento. Si prende il nostro sa-pere, il sapere delle classi superiori e degli

    scienziati, lo si sterilisce in trattatelli, in sunti,

    in scatole compresse di sapere, in formule a-stratte, in date ed in cronologie, e si pretendeche questo seccume venga ingerito e digeritodalla mente del bimbo e del popolo. Oppure sitaglia una delle fette pi succulente della nostrascienza pii reconte, per giungere alla qualesono occorse migliaia di anni airumanit e diecine di anni ad uno scienziato, e la si trasportatale quale davanti ad un pubblico ignaro deiprincipi e della storia di quelle idee.

    Gli effetti? Si sono visti. Nel primo casol'incomprensione, l'odio del sapere, l'antipatiaper la scuola, l'idea che la scienza sia cosavana ed arida. Xel secondo caso la vanagloriadi conoscere le ultime cose senza la capaciti^per di farne sangue della prpria carne, equindi la presunzione, il misconoscimento ditutti i valori negati superficialmente.

    Si sono presi dei rami pi alti, o dei ramisecchi dell'albero della scienza e si sono portati

    sul terreno vergine, che bisognava invece dis-sodare e seminare; che bisognava anche esa-minare por vedere se non producova esso deglialberi suoi. In questo senso nulla di meno po-

    polare delle Universit popolari, nulla di picontrastante con le abitudini, le consuetudini, lamentalit, la poesia popolare.

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    A me la coltura delle Universit popolari equella di molte scuole ricorda sempre la sor-prosa che gli italiani hanno avuto in Libia,dove credevano di portare la " civilt e dovespesso hanno dovuto imparare la " civilt dagliarabi. I famosi pozzi tanto derisi dai quali sitirava su rac

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    colte e ricche si credeva che importasse e inte-ressasse. Si son regalate al popolo tutte le cosepi raffinate che la borghesia di tutto il mondoha saputo creare : la sua arte, i suoi romanzi,le sue scienze: ma non si pensato di doman-dare al popolo che cosa volesse. Si credutoche il popolo non sapesse rispondere.

    Quando ripenso a questo errore fondamen-tale mi ricordo sempre della favola di Bertoldo.Libro immortale, quel Bertoldo. Bertoldino eCacasenno pi celebre e pi letto dalla grandemassa degli italiani, che non il pi celebre deipi celebri poeti, libro per che la nostra bor-ghesia ignora ed ha sempre trattato con disprezzo(prova ne sia che, per averne un'edizione de-cente, si dovuto asp'^ttare l'anno scorso, ed uscita : ma per bambini !). Ebbene nel Bertoldosi insegna che l'arguto contadino portato a cortelanguiva e stava male di stomaco. I medici glidavano medicine e manicaretti. Invano eglichiedeva la polenta e l'aria della sua casupola;quelli, purghe e piattini delicati. Cos mor Ber-toldo per non poter mangiar rape e fagioli ecos si secca il popolo per non poter averequello che pi gli aggradirebbe, rozzo, ma al-meno nutriente per il suo stomaco forte.

    11 lavoro e la coltura popolare.

    Sento qui qualcuno che mi domanda: mache cosa vuole il popolo? Ce lo sa dire lei?

  • lo

    Mi dispiace che mi manchi lo spazio perpotermi spiegare convenientemente, ma spero

    di tornare su Taroromento. TI popolo si distingue

    dalla classe che in generale insegna nelle Uni-

    versit popolari, perch lavora. Intendo lavoramanualmente. Il centro della sua vita il lavoro.Il lavoro gli d da mangiare. Il lavoro gli dl'orario della giornata. Il lavoro gli d il suodomicilio. Il lavoro gli d la compagnia. Illavoro la sua preoccupazione (che non glimanchil. Tutti i suoi pensieri si rivolgono al

    lavoro.

    Ora, per l'appunto, con la civilt industriale,

    il lavoro mantiene l'uomo in uno stato di segre-gazione dal mondo. Ogni operaio si specializza. noto. Ogni operaio fa una piccola cosa. Men-tre prima, nella sua bottega, l'artigiano parte-

    cipava alle vicende della materia prima, chetra mano gli si trasformava completamente, peresempio, da cuoio in scarpa, oggi un operaiocuce, un altro fa i buchi, un terzo ripulisce e

    d la cera, un quarto taglia i pezzi. Xon c' piun calzolaio che faccia la scarpa intiera e lavenda al suo vicino di casa. L'operaio non par-tecipa al ritmo del mondo. Di qui la sua estremafacilit a diventare elemento di rivolta sociale. l'abbandono in cui viene lasciato che si ri-percuote nella facilit con cui sciopera, nella

    sua solidariet con il vicino di officina e nellasua ostilit verso il padrone e la societ.

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    La sua scienza, la sua coltura, la sua poesiapartono da quel suo mondo economico. I mitipi antichi che l'uomo abbia creato apparten-gono al lavoro dei campi. Essi tuttora ci reg-gono. Il Natale e la Pasqua sono feste inver-nali e primaverili. Dall'officina e dalla bottegadi oggi dovrebbero nascere nuovi miti e nuovescienze. Le Universit popolari dovrebbe par-tire dal centro della vita stessa del lavoratore,

    come le scuole dovrebbero essere legate e im-medesimate con gli organismi economici locali.Se gli Istituti tecnici dovrebbero essere unitialle Banche e alle Industrie, le Universit po-polari dovrebbero crescere accanto alle Cameredi Lavoro. E i loro insegnamanti dovrebbero ri-condurre la coscienza operaia alla pace conil mondo in cui vive, facendo vibrare in essotutte le onde dol lavoro mondiale che sono ne-cessarie perch ogni singolo lavoratore compiala sua piccola opera.

    jSTc non interesseremo il popolo che parlan-dogli del suo lavoro, che partendo dal suo la-voro. Bisogna trovare un nuovo centro di inte-resse e di calore, e questo centro non pu essereche il lavoro.

    Bisogna partire non dalle altezze nostre perscendere al popolo. Bisogna partire dalle altezzedel popolo, dalla sua morale, dai suoi miti,

    dalla sua filosofia, dai suoi interessi umani,per raggiungere altre altezze.

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    Quando si guarda bene la storia dell'uma-nit si vede che non esistono selvaggi, ciopopoli senza civilt : esistono popoli la cui ci-vilt non si sviluppata interamente. E si vedeche tentare di applicare ad essi la nostra civiltgi sviluppata, costringerli alla morte. I po-poli cos detti selvaggi sono uccisi dalla nostracivilt.

    Badate che non avvenga lo stesso al popolo.

    (1914).

  • SFURIATA CONTRO GLI ESAMI.

    Se un ministro della Pubblica Istruzione vo-lesse diventar popolare non avrebbe che da pro-porre l'abolizione degli esami di promozione :sarebbe una commozione peninsulare, un rapi-mento di entusiasmo, un grido di gioia, un sor-riso delle madri, una strotta di mano dei padri,un glande schiamazzo degli allievi, un viva vivaed un monumentare sicuro indefettibile nellamateria prima pi resistente al tempo, in pla-tino o in diamante, perpetuando l'immagine dicolui che avrebbe tolto dai tormenti mezza na-zione.

    Io non so se questa prospettiva seduca l'ono-revole attuale ministro della Pubblica Istruzioneod alcuno dei cinqueceatotto papabili e segre-tamente candidati ad un ministero qualsiasi. Sodi certo che la sarebbe una gran bella cosa,un'azione di buon senso e di logica e porte-rebbe infallantemente i suoi effetti benefici.

    Io dico che l'esame, mentre non prova nullaper la valentia dell'alunno, una tale offesa

    ai professori, ohe non capisco come se la di-geriscano ; purtroppo lo capisco se penso alleinfelici condizioni in cui sono i professoi'i, tra

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    hi minestra del governo da ingollare e la fi-nestra del medesimo da saltare. Saltare dove?Vn profossore su por gi come un prete, chesf vuol lasciar la tonaca bisogna che faccia il

    facchino o diventi pastore protestante, o prendauna moglie ricca quando non ha lui beni difortuna : perch la Chiesa l'ha roso incapace aqualsiasi funzione. E i professori lo stesso, salvoche in generale hanno gi moglie e figlioli eil loro caso desterebbe meno scandalo e quindimeno interesse romantico.M Che r esame non provi quasi nulla tuttiquelli che ne han fatto o fatto fare, lo sanno.Non prova KuUa scritto, perch ci sono millemezzi per arraffare il tema in qualche modo ofarsi aiutare dal compagno. Non prova nullanella sua brevit orale, perch si tratta di rim-pinzarsi di materia a memoria e poi c' la for-tuna o la sfortuna che decide, o la bonaiiet

    la malignit del professore che pone una do-manda facile difficile, senza contare i casi-di malattia, di malessere, di debolezza, e il fatto

    j-che gli spregiudicati e i ciarlatani riescono me-' glie dei bravi davvero.

    Ma tutto questo poco di fronte al brevettodi bestialit che l'esame appiccica al professore.

    Come ? un maestro che stato tutto l'anno acontatto con i suoi allievi, non sa dire alla fine

    dell'anno quali di essi meritano di passare ala classe seguente, oss-ia quali egli si sente di

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    condur con s per una strada pi difficile ? Equello che non ha saputo dire con un contattodi tutto l'anno, sapr dirlo con un contatto dimezz'ora ?

    L'esame un brevetto di incapacit e disospetto gettato sul professore. L'esame sidice d una garanzia a l'alunno che il pro-fessore non lo respinga per antipatia. Buggere !Come se un professore che non vuole passareun alunno non sapesse benissimo da che parterifarsi per dargli uno sgambetto : come se unprofessore che vuole passare un alunno a tuttii costi non sapesse trovare il buco por farlosgattaiolare fuori ! E dire che queste cose sidanno ad intendere ai buoni e creduli genitori,1 quali, evidentemente, o non sono mai stati ascuola. si sono dimenticati di tutto il maneg-gio tra comico e tragico che avveniva fra loroe i professori.

    Con il sospetto entra l'avvilimento ; con l'av-vilimento entra la separazione fra allievi e pro-fessori. Quante scuole non sono altro che ungioco tra ladri e carabinieri ! e quanti profes-sori si vedono unicamente ridotti al compito dipoliziotto ! e quanti allievi considerano il loroprofessore come un apostolo da schivare e comeun gendarme da menar per il naso ! L'esame come il conto della spesa tra serva e padronanelle case borghesi, dove la prima cerca di in-gannare la seconda e questa finisce di fare i

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    conti, auche quando tornano, col vao'O sospettodi non essere stata abbastanza abile.

    So le nostre scuole fossero istituti per tirarsu dei furbi, dei giocolieri, degli imbroglioni,

    credo che non ;potrebbero essere meglio con-U'gnate. Ascoltate i discorsi dei ragazzi in questi

    giorni : essi vertono sopra un argomento prin-cipale : passer il tema? da che parte?dalla latrina? dentro una pallottola di pane? dentro una cannuccia? e via dicendo.

    Ed tutto un seguito di informazioni suiprofessori. Il tale socialista, quindi nel temasi far allusione al sole dell'avvenire. Il tale cattolico, quindi se domanda di Leene X bi-sogner stare attenti a separar la Chiesa daglierrori del Papa.

    L'esame demoralizzante. Spinge il ragazzoai peggiori accorgimenti, favorisce gli ipocritia danno dei franchi. Costringe il professore abasse bisogna, lo mette in lotta di accorgimenticon i suoi allievi restando quasi sempre in-feriore perch solo contro molti t adulto controgiovani e meno interessato contro interessati.L'esame di promoi^ione dev'essere abolito. Non

    prova nulla, non ripara nulla, non concludenulla.

    L'esame corrisponde ai sistemi della demo-crazia burocratica fondati sempre sul sospetto.Per timore che si rubino mille lire in un uffi-cio, la democrazia paga tre ispettori che co-

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    stano diecimila e non impediscono il furto dellemille. Cos l'esame : per impedire qualche so-pruso e qualche ingiustizia per le quali me-glio si rifarebbe con un appello a giudici oprofessori superiori si sottomettono tutti gliscolari a un lavoro esagerato, falso, inutile, of-frendo loro roccasione di vincere mediante laesplicazione delle loro qualit pi basse.

    Riescire all'esame non tanto dei bravi,quanto dei furbi. Altrettanto varrebbe mettereun palo di cuccagna e invitare gli scolari a sa-lirlo.

    Ma allora ?Allora, benevolo lettore che mi hai ascoltato

    fin qui, disinteressato accusatore di esami chenon ho pi da dare e che non ho mai fattodare, vuol dire che nel mondo ed in particolarmodo in questo mondo italiano dove io e tu sivive, c' una sciocchezza di pi da cancellare,potendo.

    Ripetiamo: il professore che ha seguito unalunno nel suo sviluppo d'uu anno, deve saperese pu condurselo seco Tanno dopo, senza chegli abbia a far da freno e da zavorra. Ma che cosacontano le medie ? nulla. Prendo un esempio :uno scolaro che nel primo bimestre ha 5, nelsecondo 6, nel terzo 7, nel quarto 8, ha la stessamedia di uno che comincia con 8, scende a 7.poi a G, poi a 5. Media eguale per ambedue :

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    6 e mezzo. Ma quar^ rimbecille cho non vedela differenza essenziale, che il primo in pro-gresso e merita di passare, il secondo in re-gresso e merita di non passare ?

    Si dir che occorre nei professori molta co-scienza per giudicare. Verissimo. Ma, prima ditutto, credete che anche con il sistema dei puntie delle medie e degli esami non ce ne vogliaaltrettanta ? E poi, date un p il modo a questiprofessori di esercitarla questa benedetta co-scienza ! Ma se ne avete fatte tante macchine...registra trici ? Ma se sono l, come termometrie come bilancio, tutto il giorno a segnare, som-mare, sottrarre, e mediare ?

    Chi che crede che il giudizio sopra unoscolaro possa essere 7 italiano

    -h 6 latino + 8greco + 5 matematica H- 8 condotta ? Un in-dividuo un individuo. Va giudicato in blocco,in un totale assoluto che, dopo, per comodod'analisi, potrete spezzare, ma che dovete averenella mente fin dal principio. Condotta? Macome si pu riescire bene in italiano o in la-tino senza buona condotta, ossia senza una certaautodisciplina, un ordine di studio, un'attenzioneai libri e alle parole del maestro ? E come sipu essere di buona condotta se non si impara? forse buona condotta starsene quieti e tran-quilli a scuola, come bestie rintalpate nella beo-

    taggine del silenzio e della compostezza, senzafare sforzo mentale ? E se viceversa questo

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    sforzo mentale si traduce in alcuni ragazzi pivivi con un bisogno di gestire, di muoversi, dicomunicare con i compagni, di burlare magariil professore, o non questa la buona con-dotta ?

    Il controllo agli arbitri di un professore cat-

    tivo o maligno potr essere dato dal Consigliostesso dei professori o da Commissioni di ap-pello, le quali, facendo un esame piuttostolungo, prendendo cio contatto vero con l'ani-ma dello scolaro, potranno vedere se il profes-sore che non lo ha voluto al corso superioreaveva ragione o torto. Ma aboliamo le medie,ma aboliamo gli esami ! vogliamo mettere legrucce a tutri i sani perch ci sono quattrozoppi ?

    Dico aboliamo gli esami di promozione, gliesami da classe a classe, non dico che si abo-liscano gli esami, ma allora esami sul serio,cio abbastanza lunghi, di ammissione. Ci do-vrebbero essere tre soli esami : uno per entrareal Ginnasio, uno per entrare al Liceo, uno perentrare all'Universit (e lo stesso va detto perle Tecniche e l'Istituto). L'esame si capiscequando l'allievo ignoto, quando il professoredeve sapere se pu prenderselo in classe senzatimore che abbia a pesare con la sua impre-parazione sopra la capacit dei pi. Meno esa-mi, esami di ammissione ed esami orali totali.

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    Soltanto di fronte ad un testo si pu vedereso il raoazzo capisco e sa. osami che devonoapprezzare non questa e quella conoscenza di

    di materia ma la capacit generale deirallievo.

    Un maestro di trinnastica non misura la forza diun braccio, la resistenza di una gamba, il pesodi un corpo, la sveltezza di un occhio, ma di

    tutto un corpo sa dire se pu essere quello diun buon ginnasta. Cos il maestro deve sapercidiro non se quello scolaro conosce certe date

    cose ma se ha uno spirito abbastanza vivo perimpararne certe altre. Xon il passato chedeve guardare, ma il futuro.

    Mi diranno che questo modo di procedere pi difficile di quello delle medie dei puntie degli osami su materie. IN^on vero. Bastidire che tutta la vita non burocratizzata, il com-

    mercio, l'industria, le fabbriche, il lavoro dei

    campi, le arti, il giornalismo procedono cosper esami totali dell'uomo e non per esami par-ziali. Io credo che anzi sia pi facile e pi na-turale e certamente meno noioso e senza alcun

    dubbio pi spicciativo. Che se poi qualcunoosservasse che anche nel mio sistema o permeglio dire nel sistema di cui parlo, che mionon ci sono degli inconvenienti, io prego

    umilissimamente questo qualcuno di dimostrarmiche l'altro sistema non ha inconvenienti^ o chevi sono sistemi senza inconvenienti. Per ora

    veduto che la vita secrue una strada e la scuola

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    un'altra, credo pi naturale il sistema della vitae lascio i burocrati, i macchinai, i contapunti,i registri in veste d'uomo, padronissimi di pen-

    sare che sono un imbecille garantendoli che ri-cambio la loro opinione con una profondit diconvizioni di cui non hanno l'idea.

    (1914).

  • LE MACCHINE NELLA SCUOLA

    Una delle cose che pi mi fa stizza il ve-dere con quanta poca elasticit gli uomini sannoadattarsi alle nuove situazioni di fatto, e vadosempre pi apprezzando quei pochi che scorgopronti a modificare il loro atteggiamento men-tale di fronte al presentarsi di nuove realt,

    Queste persone son scarse soprattutto dovepi occorrerebbero: nell'educazione che si ri-volge ai giovani, tra i pi pronti, per la loroverginit mentale, a cogliere la novit delmondo ed a valersene, come critica dei sistemidei loro insegnanti.

    Le pi gravi deficienze sono quelle che siriferiscono a punti di vista generali e ad indi-rizzi mentali, ma non sono di poca importanzaanche quelle che si verificano rispetto alle crea-zioni pratiche, come intendo di dimostrare.

    Mi dispiace proprio tanto tanto per gli inso-gnanti ed i cultori della calligrafia, ma noncapisco perch mai si continui ad insegnare labella scrittura. Tale insegnamento poteva avereuna ragion d'essere in tempo in cui non esiste-vano macchine da scrivere, ma non si sa perch

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    si debba dare tanta importanza ad essa ancoraoggi che qualunque straccione di "negoziante oqualunque misero avvocatuzzo ha la dattilografache trasforma i suoi scarabocchi in nitide pa-gine e, se vuole, pu addiritturra comporrepreziose comparse e stupefacenti conti da solocon fatica di dita pi leggera che se scrivessea penna. Oggi quando uno sa fare la propriafirma di scrittura a mano ne sa abbastanza ela firma, come ognun sa, meglio somigli adun geroglifico che a un testo notarile.

    Io credo, fra Faltro, che lo studio della bellascrittura deprima il carattere. Ho letto infattiche chi vuole proprio scaratterizzare la propriascrittura, in modo da renderla irriconoscibilepersino ad un perito, non adopera gi la manosinistra, non impiega lo stampatello, non cercadi contraffare l'inclinazione e le forme dellelettere, ma, anzi si d alla scrittura perfetta,al " modello

    ,nel quale si perde appunto ogni

    individualit.Qualunque sia il valore di questo mio giu-

    dizio, certo che la buona scrittura non serveproprio a nulla, e non si ha il diritto di im-porla a tanti ragazzi i quali hanno ben altroda fare di utile: una passeggiata per i boschi,una partita al " tutti liberi o il sempre piiistruttivo gioco dell'oca.

    Siamo pi moderni. Non ci dovrebbe esserescuola, senza ptirecchie macchine da scrivere.

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    Non si dovrebbe pi aocettare un compito chenon fosse scritto a macchina. Ci guadaonerebbela vista e l' intelligenza.

    C' in tutto il nostro ordinamento scolasticouna paura terribile a servirsi dello macchine.Si crederebbe di diminuire il valore del cer-cello facendolo aiutare da quello che il cer-vello ha creato per suo uso e per suo innalza-mento. Io credo che quando fu inventata lascrittura, ci deve esser stato qualche profes-sore che ha protestato perch non si facevapi lavorare la memoria. Ma la scrittura, an-zich abolire la memoria, ha permesso alla me-moria di passare ad altri servizi e ad altre ca-tegorie, diventando essa una specie di memoriaper tutti, pi indelebile dell'altra.

    Cos oggi chi sa quanti si scandalizzano seio sostengo che dacch sono state inventatele macchine per calcolare, lo studio cui si ob-bligano i giovani per i calcoli minori resopressoch inutile. Vedere ancora persone chead oprano la loro testa per fare quello che com-pie benissimo una macchinetta il cui unico di-fetto quello di costare un po' caro, fa per-dere proprio la pazienza. Ci sono Istituti Tec-nici da noi ohe adopriuo correntemente mac-chine da calcolare ? Io credo di no. Eppure lamacchina da calcolare una suppellettile ne-cessaria alle Scuole Tecniche, come le carte perlo studio della geografia.

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    Ma dove ci si disamina nel vedere comedopo secoli che stato inventato il libro edopo cinquantanni che stato reso oggetto dibuon mercato, gli insegnanti si ostinano, seb-bene un po' meno di prima, a far studiare amemoria molte cose perfettamente inutili, dac-ch, come ho spiegato, la scrittura ed il librodevono essore considerati come un prolunga-mento della memoria. L'insegnamento a me-moria un residuo dei tempi in cui il librocostava molto e le biblioteche erano assai rare.Ma pi in l si va con i tempi e pi questecondizioni di cose tendono a cambiare. I " clas-sici ossia i libri fondamentali, saranno ristam-pati in edizioni sempre pi a buon mercato, ele biblioteche si moltiplicheranno dovunque.L'insegnante dovrebbe capire che oggi, contanta abbondanza di enciclopedie, di manuali,di repertori, perfettamente inutile ingombrarela testa di dati e di date, quando la stessatesta deve essere formata alla capacit di ri-trovare questi dati e queste date appena le oc-corrono. Soltanto a questo modo si potr ele-vare il livello degli studi, dedicando le fun-zioni intellettivo sempre pi a scopi superiori epermettendo ad esse di abbandonare quelli in-feriori al meccanismo delle biblioteche, dellebibliografie, delle enciclopedie. Bocciare unostudente perch non sa in che anno precisomori l'Ariosto, un' infamia, quando egli abbia

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    bene in mente una sua impressione del mondoariosteseo e possa trovare le rifiniture (dati e

    date) in qualche libro di sua conoscenza.Si creduto, per una tradizione che ci viene

    dalle scuole del settecento, che fosse necessario

    per la coltura mandare a memoria molti versie molti brani di buoni autori e non ci si ac-corgeva che si obbediva cos soltanto alla po-vert di quei tempi in cui un libro costavatanto che soltanto i signori potevano procurar-selo. L* insegnamento a memoria nelle scuoleletterarie, equivarrebbe all'istruzione con l'arcoe con la balestra nelle scuole militari, con la

    scusa di esercitare le braccia e l'occhio.Ma bisogna ricordare che sommamente

    antieducativo l'esercizio a vuoto fatto senza in-teresse e quale interesse deve avere il ragazzoa imparare a memoria un brano che sa di po-tersi leggere comodamente a casa tutte le volteche lo vuole? Tale interesse, invece, esistevanelle civilt passate allorch il libro non esi-steva era raro e l'unico modo di avere unabiblioteca era quello di mobiliarsi bene la testa.Con ci non si creda che la memoria sar atro-fizzata quando sar abolito V insegnamento amemoria, perch la memoria verr adoprataper altri scopi: ecco tutto.

    Un'altra macchina che deve trovare un largoposto nella scuola, il cinematografo, non sol-tanto come mezzo di distrazione o per istruire

  • 32

    di oose lontane, ma io credo addirittura pergli insegnamenti pratici, fin ora affidati allavoce del maestro. Per es. il cinematografo do-vrebbe essere applicato invece della lavagna,per far vedere nascere le lettere dalla penna;per dimostrare come si devo tener la penna ecome si deve tenere la schiena scrivendo; perdettare compiti. Indispensabile poi diventa perle geografia e per la storia. La storia deve es-sere insegnamento del come vissero gli uominiche ci precedettero e nulla meglio del cinema-tografo potr insegnare ai ragazzi com si vi'vesso nel castello feudale, nel palazzo del ve-

    scovo, nella fortezza del signore, nella corte dei

    re, nei parlamenti antichi. Dalla visione viva emoventesi, essi impareranno molto di pi chenon dal testo scolastico, sempre arido, anche seillustrato.

    Non oi dovrebbe essere scuola elementaremedia, senza cinematografo e lanterna ma-

    gica, abbondantemente fornite di pellicole e dilastre. Non passeranno molti anni che la caseeditrici scolastiche si daranno a produrre que-sti generi come ora producono libri e quaderni.

    Bisogna smecoanicizzaro le menti dei nostriinsegnanti o studiosi di cose scolastiche perpersuaderli della necessit di meccanicizzareuna buona parto delP insegnamento. I troni nonhanno abolito le gambe n gli ascensori para-ralizzato gli arti delle nuove oenerazioni. Hanno

  • 33

    permesso di adoprarle ia altro modo. Cosi deveessere delle macchine nella scuola : liberare lamente dai compiti inferiori, per permetterle didedicarsi ai superiori.

  • LA PATRIA NELLA SCUOLA

    Si combatte.Ma anche si lavora, ma anche si pensa, ma

    anche si prepara il futuro. L'Italia tutta inin trincea, ma non tutte le trincee sono alfronte.

    meraviglioso vedere come il nostro Paese,mentre d le sue pi giovani energie alla guerra,conservi tanta vitalit da discutere, da studiare,da preparare il domani. Con l'animo tutto pro-teso verso l'avvenire, in piena armonia ed incontatto spirituale con i loro fratelli che com-battono, ci sono italiani che fermano i propo-positi comuni di azione, che stabiliscono i pro-grammi di ideo, che fissano la parola d'ordinee pronunziano i giuramenti di future Associa-zioni e lanciano le prime direttive di nuovecorrenti.

    N ci compion soltanto coloro che un legit-timo impedimento tiene lontani dalle armi, matanti che sono stati alla guerra, o ci sono, osono prossimi a parteciparvi, e conosco pi diun combattente che tiene rivolta la mente aquesti movimenti importanti ai suoi occhi quantole vicende dello battaglie, perch so la guerra

  • 35

    pu^ doeidero del destino d'una Nazione, ne de-cidono anche quegli interni contrasti e travagliideali dai quali la sua anima esce maturata oinfiacchita, pi grande e pi pura, ovvero pimeschina e pi terrena. Sembra che la guerra,sconvolgendo interessi, famiglie, societ, destan-do rapidamente ricchezze e generando improv-vise povert, costringendo al lavoro chi oziavae invitando al lusso chi penava, come un aratroche pone alla luce strati di terra pi nuova,riveli qua brutture, l tesori, altrove sabbie in-feconde, e renda necessario il provvedere a tantinuovi prol)lemi che tutte le menti ne sono scossee spinte a riflettere ed a riparare.

    I.

    Fra i problemi che pi oggi appassionano unaparte della pubblica opinione e in modo spe^ciale quella classe alla quale affidata la primaeducazione pubblica dei fanciulli italiani, laclasse dei maestri elementari, il problema delposto che deve occupar nella Scuola il senti-mento nazionale.Due riviste magistrali, piccole di formato ma

    molto pi importanti delle loro voluminose con-generi in Italia, per i collaboratori, per le ideeche le informano, per la seriet con cui sonocompilate, per la nobilt dei fini che si propon-gono, hanno iniziato in questi mesi una discus-sione sul problema, alla quale han partecipato

  • 36

    educatori, deputati, scrittori. Sono due rivisteche a me piace affratellare, sebben diverse diconcezione, perch ambedue propugnano unaredenzione del maestro elementare che nascada lui stesso: l'una per, La Critica Magistrale. piuttosto rivolta alla vita pratica ed alla vitaeconomica, l'altra. La Nostra Scuola, intendeinvece pi alla vita intima, alla rinascita intel-lettuale, all'autonomia spirituale del maestro.La prima, domanda per questo insegnante una

    maggiore dignit sociale, una pi grande libert,uno stipendio pi decente: la seconda, vorrebbeche studiasse di pi, che fosse lui pi degno epi libero, e oserei dire che tenesse pi a certaricchezza la quale nasce piuttosto dallo sviluppodell'animo che dalla gonfiezza del portafoglio.L'amicizia personale che c' tra i collaboratoriprincipali delle ^ue riviste corrisponde, secondome, all'unit del compito che perseguono, senzasaperlo, con sforzi inscindibili verso uua mede-sima elevazione. inutile aggiungere che essefurono e sono per l'intervento dell' Italia Esserappresentano quanto di migliore per coltura,per aspirazioni, per sentimento di dovere, perseriet di intendimenti abbia prodotto negli ul-timi anni la classe magistrale italiana. Ed naturale che iu mezzo ad una tale aristocraziadi carattere e di intelligenza, fosse subito di-

    scusso il problema della Scuola di fronte allaguerra: problema che trovava il suo punto fo-

  • 37

    cale nel grido: Occorre una Scuola nazio-nale !

    ir.

    C' voluto la guerra perch ci s'accorgesseche non esiste la Patria nella Scuola.

    Interrogate gli educatori. Yi diranno che cos. Molti se ne rammaricano, pochi se ne van-tano; quelli che abbiamo citato vogliono che siprovveda.

    I maestri italiani durante gli ultimi quindicianni subirono, come molte altre classi sociali,l'influenza delle idee socialiste e pacifiste. Laeducazione del fanciullo fu diretta ad un idealeslavato di uomo senza patria, che non eia ndi ieri n di oggi, ma di domani, che nonera n italiano u francese n cinese, ma vaga-mente europeo, che amava la pace non per la

    speranza del lavoro, ma per la paura del dolore' indietreggiava dinanzi allo spettacolo del san-

    gue non per consenso umano, ma por preoccu-

    pazione personale.In questa Scuola c'era un vuoto. Xel suo can-

    mino l'alunno faceva un salto. Passava dallaFamiglia all'Umanit senza toccare il gradinodella Patria. Era magari municipale e insiemecittadino del mondo: ma non cittadino d'Italia.

    tronco o foglio ma non albero completodi tronco, di rami, di foglie.Ecco una Scuola ingannatrice, fondata sul

    vuoto, come il muro di un appaltatore disone-

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    sto che agli occhi sembra sodo ma se lo saggicon le nocche sona e svela il ripieno: terra,calcinacci e raccogliticcio. Il quale ripieno, inquesto caso, era propriamente il vangelo deiprovinciali della coltura dieci o quindici annifa: speranze vaghe date per realit, sogni spesicome presenze, bugie misericordiose insinuatecome verit e tutto l'ordito mal tenuto del pa-cifismo d'allora.La guerra stato il grande controllore di

    questa circolazione fiduciaria di idee. Essa hadimostrato quale realt potente sia ancora laPatria nel cuore degli uomini e come i giornidelle lotte sanguinose non siano ancora cessati.Sono bastate poche settimane di guerra per de-prezzare tutta la fantastica creazione titolaredel pacifismo umanitario e per ridare valorealla moneta, vecchia ma non ancora tosata oo fuori corso, della Patria.

    III.

    L'idea di patria rientrer dunque nella Scuola.Ma non vedo nel movimento bellissimo che hotracciato proposte pratiche e indicazioni precise.

    Una sola ho letto e quella debbo criticare.Si dice in un programma che l'Italia dovr

    essere presa, per l'insegnamento della geografiae della storia, come il centro del mondo.Dico la verit: mi pare una proposta di

    marca tedesca. Nessuna Nazione e pu essere

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    Oggi il centro del mondo. E tanto meno l'Italiache, da poco tempo formata a ^S^azione, da po-chissimo ha avuto, confessiamolo, il sentimentopieno della propria indipendenza e del compitogrande ohe le impone il suo passato.

    Il programma non corrisponde alla realt.Esso criticabile per le stesse ragioni per le

    quali si demolito il programma degli umani-tari. L'Italia non il centro del mondo. Non intorno ad essa che si svolge principalmentela lotta. Non n modestia n rinunzia rico-noscere che in questo momento altre Nazionisono pi grandi e pi potenti, come per nes-suno suona offesa o mancanza dire che eglinon il pi ricco o il pi sapiente uomo delmondo.

    L'Italia deve essere, bens, il primo interessedell'italiano. Chi nasce qui, trova e riceve unaeredit. Lingua, tradizioni, bellezze, migliora-menti del suolo, strade, tutto un patrimonio locirconda e lo tiene, senza il quale n vivrebben potrebbe operare. Il suo primo dovere diuomo di continuare, di accrescere, di difen-dere e di salvare questo patrimonio. Esso ilsuo strumento. Persino i difetti, persino i vizidi quel luogo ove nasce, di quella societ cheprima lo alleva gli sono proprii. La Scuolaperci dovr essere pregna di italianit, rispec-chiare il nostro Paese, la nostra gente, portareil fanciullo a sentirsi tutt'uno con quella.

  • - 4

    Ma con quella com'. Non con quella comela si sogna, centro irreale del mondo.

    IV.

    Io lodo i maestri che si accingono a questolavoro di ricostruzione. Hanno scoperto il di-fetto e Tinganuo. Da buoni lavoratori frucanoe svellono altre pietre per riprendere il murodalle sue fondamenta pi solide.Per dico: attenti!La Scuola deve essere s nazionale. La Na-

    zione difatti una realt. Una Scuola che di-mentichi la realt non una Scuola. Ma laNazione una realt come la Famiglia. Ma la Na-zione una realt come l'Umanit. Ma la realtnon spesso che il resultato d'una speranza.Ma il domani il frutto dell'oggi sommato alloieri. Ma dunque l'Umanit deve essere, deverestare in cima a tutto, ragione ultima, fastigiodi tutto l'edificio morale che vuole edificare ilmaestro nell'animo dello scolaro.

    Dico: guai a chi si dimentica d'essere ita-liano ! Ma si pu essere italiano dimenticandosidi essere uomo?La Scuola non deve fare soltanto degli ita-

    liani. Deve fare principalmente degli uomini.E uomini non si se non si ha una patria. Sevoi vi proponete di educare degli uomini, edu-cherete dei patrioti ; ma se voi vi proponete di

    educare soltanto dei patrioti pu darsi che noneduchiate degli uomini.

  • 41

    Bisogna dirlo proprio oggi, che uoi combat-tiamo la pi grande lotta che mai da secoliabbia domandato sacrificio di beni e di vite.Noi combattiamo per le nostre patrie ma so-pratutto combattiamo per una umanit che ri-spetti le patrie. Noi popoli dell'Intesa non pos-siamo contentarci dei destini del nostro Paese-Essi sono legati ai destini di un mondo in cuiogni Paese abbia i proprii destini assicurati.Oggi sono in lotta due concezioni di patria:c" la patria dei tedeschi, che la patria senzadiritto per le altre patrie di esistere; ci sono

    le nostre patrie che vogliono per so e per lealtre patrie il diritto di esistere.

    Si vuole una Scuola italiana? Nulla di piitaliano di questa concezione generosa, altrui-sta, universale della patria. Da Dante a Mazzinil'idea nazionale in Italia si sempre associataad un compito universale. I nostri educatorinon lo scordino. Murino sodo, murino sul ma-cigno e massiccio. Ma non dimentichiamo maiil coronamento e il fastigio. Questa la veratradizione italiana, il vero modo di fare del-l'Italia il centro del mondo. Se no, per amordell'Italia, potrebbero far credere di non essereitaliani.

    (l{)16)

  • IL METODO MONTESSOEl

    Tutti sanno che il pepe fece scoprire l'Ame-rica.

    Infatti il pepe era, a quel tempo, la pi ap-prezzata delle droghe, tanto da servire, quasicome l'oro, di moneta. E le droghe ci venivano,pepe in testa, dalle Indie, e Colombo cercavala strada delle Indie, ossia la strada delle droghe,ossia la strada del pepe; trov invece l'America.

    Molte scoperte umane appartengono a questogenere: si moltiplicano per la strada. Si cercaun centesimo e si trova un marengo : il che sempre un bel fatto, anche se chi ha trovatoun marengo crede d'aver trovato soltanto uncentesimo.La signorina professoressa Montessori non si

    abbia a male se in questo mi permetto acco-starla a Cristoforo Colombo. Tale mi pare ilcaso di quel suo ormai famoso metodo, che molto pi di un metodo ed ben altro che unapedagogia scientifica, sebbene la signorina Mon-tessori creda e ci tenga proprio tanto a soste-nere che quello e nulla di pi o di meglio.La cosa and cos: la signorina Montessori

    studiava il modo di rendere pi intelligenti ibambini stupidi. Dove un'altra insegnante meno

  • 43 -

    dotata di lei avrebbe trovato soltanto il mododi rendere stupidi anche i bambini intelligenti,essa riescila a creare nn'ambiente-tipo, dovesi ragcriunto come realt il inondo dei bam-bini, la considerazione del bambino, il rispettodel bambino. Essa riescila a scrivere intornoa ci alcune pagine vive, belle, santo di ani-matrice : sicch capisco che abbia suscitatouna specie di religione, di feticismo, e che nellesuo prefazioni ricordando coloro che l' hannoaiutata e seguita, ci faccia vivere in un am-biente un po' mistico, dove si parla di precur-sori, di sacrifici, di apostolato.

    I filosofi la disprezzano, ed essa ha disprez-zato i filosofi prima che questi si accorgesserodi lei. Essa ha disprezzato la filosofia, e i filo-sofi non si sono voluti accorgere della suapratica. Un po' pi di buona volont e di stu-dio, da ambedue le parti, ed essi si sarebberoaccorti che quella pratica rispondeva alla lorofilosofia, essa si sarebbe accorta che la lorofilosofa era la vera radice di quella pratica.

    !N^on soltanto nei drammi del Metastasio gliamanti ei inseguono senza trovarsi e non sol-tanto nelle commedie di Plauto i fratelli senzasaperlo rivalizzano.La signorina Mon tesseri partita dallo scuole

    per i deficienti caricata del bagaglio del pisoffocante positivismo, e con questo ingombrosulle spalle, eenza accorgersene, arrivata ad

  • 44

    una considerevole altezza dalla quale pu scor-gere orizzonti vasti come quelli d'un ben do-tato idealista. La sua anima stata d'una ric-chezza meravigliosa poich persino a queglistupidi strumenti di misurazione che hanno in-cretinito pi di una generazione di maestri,essa riescita a daie piacevole aspetto di gio-chi istruttivi. Ci che essa fa oggi la nega-zione di quello che insegna. La sua azione in contrasto colle sue teorie. La sua giustizianon risponde al suo codice. Le pagine pi bellebruciano tutto l'ingombrante bagaglio dellascolastica positivistica e nella grande fiammad'amore purificano quella bruttura.

    Positivismo meccanica . ed essa si fondasulla libert. Il positivismo fa dello spirito ilmolle materiale che il mondo esterno forma,riempio, piega, indiriy^za ed essa sente inogni spirito una inalienabile creativit, per laquale scocca la sua ora opportuna, che ha ilsuo calendario, che deve sbocciare come unfiore o scatenarsi naturale come una tempesta.

    Positivismo misura, regolarit, militarismo eburocrazia spirituale ed in ossa ogni appren-dimento del bambino assume l'aria d'un mi-racolo.

    Io non mi sento cos professore da credereal professoralismo della signora Montessori edal professoralismo dei professori che non vedonoaltro che il suo bagaglio professorale. Quelle

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    sue arie d scienziata, quelle sue lezioncine

    fondate sul Bain o sul Lombroso, quello pe-danterie di cui sono riempiti i suoi libri comeun muro di cattivo appaltatore si inzeppisce dirottami di fabbriche, non m'impediscono di ve-dere, di riconoscere, di ammirare tutto ci cheha inteso ed ha fatto di buono. La signorinaMontessori migliore della professoressa Mon-tessori e le " case dei bambini valgono moltopili del " metodo Montessori ".Che cosa importa che essa creda alla scienza

    dello spirito come ad una scienza naturale, chechiami esperimenti le sue comunioni con 1' a-nima infantile, che traduca amare con osservare,che insomma conservi la moda che fu viva aitempi della sua prima esperienza intellettuale,come una nonna conserva ancora l'abito di gio-

    vinetta, e crede di essere ancora quello chenon pili? I^on siamo pi professoralmenteprofessori di lei, e sotto le etichette cerchiamodi vedere quello che , quello che fa, quelloche crea.Evviva il pepe, quando il pepe serve a sco-

    prire l'America !

    Le case dei bambini.

    Nel solo nome, il programma. Non pi ilmondo degli adulti che viene a imporsi con lasua grandezza, con la sua perfezione, con la

  • 46 -

    sua pesantezza, ai fanciulli ma il loro mondo,piccolo, adatto ai loro muscoli, alla loro vista,alla loro mente, un mondo che deve formarsie crescere, un mondo che abbandoneranno maquando sar giunto il suo tempo. Xon vestiteil bambino alla grande, di abiti o di idee; nonumiliatelo con le vostre capacit perfettamentesviluppato; non soffocatelo con la vostra forzastrapotente ; non lo assillate con la vostra svel-

    tezza; non toglietegli l'occasione di conquistarele sue verit e i suoi movimenti con l'aiutooffensivo e diseducativo; non dategli giocattolisenza interesse perch complicati, indipendentidalla sua capacit di creazione e di fantasia.Qui mi pare che sia una delle migliori realizza-zioni della Montessori: l'ambiente scolasticonuovo, l'ambiente a s, l'ambiente bambino peri bambini.

    Cito una delle pi belle pagine:" Guardiamoci intorno: fino a ieri nulla era

    preparato per ricevere questo ospito sublime(il bambino). Non molto tempo che si fab-bricano i piccoli letti per i bambini: ma cer-cate per loro, fra tante e tante produzioni su-perflue, barocche, di lusso, cercate gli oggetti

    che sono loro destinati, ^on lavabi, non pol-trone, non tavolini, non spazzole. Tra tante

    case non una casa per loro; solo alcuni fanciulli

    ricchissimi, privilegiati, hanno una stanza, quasiun luoo-o di relegazione.

  • 47

    " Immaginiamo di subire per un oriorno soloil tormento a cui vengono condannati.

    " Supponiamo di trovarci tra un popolo digiganti, con le gambe lunghissime in confrontoalle nostre, col corpo enormemente grande, maassai pi snello a vostro confronto. Gente agi-lissima, intelligentissima a nostro paragone. Vo-

    gliamo salire nelle loro case: i gradini sonoalti fino al ginocchio, e bisogna pur tentare disalire con loro; vogliamo sederci, il sedile ciarriva quasi alle spalle; arrampicandoci confatica giungiamo finalmente ad appollaiarci lsopra. Vorremmo spazzolarci il vestito ma cisono spazzoloni che la nostra mano non puneanche abbracciare n sostenere, tanto illoro peso : per spazzolare le unghie ci presen-tano una spazzola da vestiti. Nella catinella dellavabo faremmo volentieri un bagno ad immer-sione; ma la forza del nostro braccio non po-trebbe mai sollevarla; se sapessimo che questigiganti ci aspettavano, dovremmo dire: nonhanno fatto niente per riceverci, per offrirci unavita comoda. Il bambino trova tutto ci chedesidera sotto forma di giocattoli per le bam-bole.... Il bambino per tra tutte queste cosenon pu viverci: egli pu solo giocarci. Il mondogli stato dato per ischerzo, perch nessunoancora ammette che egli sia un uomo vivente...Che il fanciullo rompa i giocattoli tanto noto,che questo atto di distruzione delle sole cose

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    fabbricate per lui, ci sembra la prova della suaintelligenza. Noi diciamo ^ egli distrugge perchvuol capire ; in verit il bambino va cercandose dentro i giocattoli ci fosse qualche cosa diinteressante perch fuori non hanno nessun in-teresse per lui: qualche volta li spezza rabbio-samente, come un uomo offeso. Allora, secondonoi, distrugge " per cattiveria .

    " Il bambino tende a vivere realmente ditutte le cose che lo circondano; egli vorrebbeproprio usare un lavabo da s, vestirsi pettinareveramente i capelli di una testa vivente; spaz-

    zare proprio i pavimenti; vorrebbe anch'eglipossedere sedie, tavoli, poltrone, attaccapanni,armadi; quello che desidera proprio di lavo-rare, di raggiungere uno scopo intelligente, diavere un comfort della sua vita. Con ci nondeve soltanto " funzionare da uomo ,ma deve" costruire l'uomo : questa "la tendenza pre-potente della sua natura, la sua " missione .

    " Noi lo abbiamo visto nelle " Case dei bam-bini beato e paziente, lento ed esatto, comeil pi meraviglioso lavoratore, e il conservatorepi scrupoloso degli oggetti. Ecco un fatto sem-plicissimo: offrirgli un ambiente, ove tutte lecose siano costituite secondo le sue proporzioni:e l, lasciarlo vivere, allora si svolge in lui

    quella " vita attiva che ha fatt'} tanto mera-viffliare...

  • 49

    " Quando si redono i bambini che agisconocos, iatenti alla loro opera, lenti nell'eseguirla

    per rimmaturit;\ della loro costituzione, comesono lenti nel camminare, perch ancora legambe sono corte, si ha proprio l'intuizione cheessi stanno elaborando la loro vita ; come unacrisalide elabora lentamente la farfalla dentroal suo bozzolo. Impedire le loro occupazioni,sarebbe una violenza alla loro vita. Invece checosa si fa generalmente coi bambini Tutti liinterrompiamo senza alcun riguardo, senza al-cun rispetto, con le maniere che usavano i pa-droni verso gli schiavi... Avere " dei riguardi

    a un bambino, come a una persona adulta, sem-brerebbe perfino ridicolo a molte persone. Epure noi con quanta severit diciamo al bam-bino: " non ci interrompere . Se il piccolinosta facendo una cosa, per esempio se mangiada s, viene un'adulto e lo imbocca;... tutti sisostituiscono a lui. senza il minimo rispetto. Epure noi siamo sensibilissimi alla " propriet

    del nostro lavoro; chi cerca di sostituirsi a noi,

    ci offende..." Che ci accadrebbe se cadessimo schiavi di

    un popolo incapace di comprendere i nostri sen-timenti, di un popolo gigantesco, pi forte dinoi ? Mentre stiamo mangiando tranquillamentela nostra minestra, gustandola a nostro piacere(e sappiamo che godimento questo " essere inlibert

    ) ecco un gigante che ci strappa il cuc*

    4

  • 50

    chiaio di mano e ci fa deglutinare cosi in fretta,che per poco non restiamo soffocati. La nostraprotesta : " per carit, piano sarebbe accom-pagnata da uno stringimento di cuore: la nostradigestione sarebbe compromessa.... La nostranutr'.ione non viene proprio dalla minestra in-ghiottita... ma anche dalla libert che accom-pagna tutte queste cose, ^ol ci sentiremmo ri-belli ed offesi, non certo per odio a quei gigantima solo per amore a una tendenza interiore afar funzionare liberamente la nostra vita,

    " Con la lotta e con la ribellione i bambinidebbono difendere le lora piccole conquistenell'ambiente; quando vogliono esercitare i sensi,come quello del tatto, ognuno li condanna: nontoccare ! Se cercano di prendere in cucina qual-che oggetto, qualche detrito per impastare unpiccolo piatto tutti li scacciano. Essi sono spie-

    tatamente ricondotti ai giocattoli. Quante volteuno di quei meravigliosi momenti, in cui laloro attenzione si fissa e va iniziandosi allMn-

    terno quel processo di organizzazione che devesvilupparli, sar stato bruscamente interrottonegli sforzi spontanei dei bambini, cercanti allacieca nell'ambiente, le cose di cui nutrire Fin-

    telligenza! Non abbiamo forse tutti l'impressioneper che qualche cosa sia stato soffocato persempre nella nostra vita? Senza sapere benespiegarcene la ragione, sentiamo per che qual-che cosa di prezioso fu perduto nel cammino

  • 51

    della nostra vita: che noi fummo defraudati,diminuiti. Forse nel momento in cui stavamoper creare noi stessi, venimmo interrotti, perse-guitati. . .

    Ho riportato questo brano perch d, com-piutamente, una delle pi belle intuizioni dellaMontessori ; perch dei pi rivelatori del suotono personale; perch dei pi caratteristici;perch dei pi veri e vivificatori. filosofia?Xo. metodo? No. scienza? Xo. pedago-gia? Nemmeno. pur qualche cosa, illustriprofessori e filosofi. Si tratta di (jualche cosadi buono che, catalogatela come vorrete, e labattezzi l'autrice come vuole, resta pur semprebuona.Su che concetto si fonda la Montessori? Sul

    concetto di libert.

    La libert.

    La Montessori un'empirica. Invano, in tantosuo pMilare di libert, cercheresti questo suo

    concetto concepito filosoficamente. La libert,fino a un certo punto, la lil)ert, fino a che

    non nuoce ; essa si contenta di siffatti concetti

    banali e all'ingrosso.Senonch, realizzare meglio che teorizzare,

    per essa: ed essa realizza, facendo crescere nel

    bambino quella disciplina interiore che lavera libert: il dominio di s, la capacit di

  • 52

    ricondurre al proprio centro la disperdentesipersonalit sensoriale, il formarsi come carat-tere deiruomo. Essa vi riesce senza lo sforzoanchilosatore del vecchio sistema del: non muo-votevi! fermi tutti! zitti! ecc., ecc. Nel com-battere questi sistemi, comodi per il maestro esoffocatori dello scolaro, riesce assai bene. Epagine belle han scritto maestre gi sue allievesul formarsi, quasi improvviso, di questa disci-plina interiore nel bambino, che nasce da unordinato interesse agli oggetti e che certamenteviene agevolato da quelle trovfvte sul sistemaMontessori, che sono gli esercizi di incastro, di

    abbottonatura, di colori, di cubi, di giochi

    sensoriali, spesso fatti in comune e dai quali

    sorgo, spoixtanea, la gara e la collaborazione

    sociale.

    Ottimi poi certi esercizi, come quello del si-lenzio. La nostra societ moderna, con la suafretta di vivere e con l'allontanamento della

    religiooe, sta uccidendo uno dei pi importantielementi di progresso umano, che quello della

    meditazione. Oggi il meditare minaccia di diven-tare una specialit che sembra propria di certeprofessioni sociali, un ferro del mestiere, tollerato

    in quanto loro necessario e redditizio : profes-

    sori, religiosi, poeti. Non sembra pi necessarioagli altri il raccogliersi. Eppure un elementodi igiene psichica di non scarsa importanza.

    L'uomo non pu fare a meno di raccogliersi,

  • - 53 -

    di rivedersi, di esaminarsi, di mettersi in comu-nicazione con s stesso, se non vuole diventareun bruto o una macchina. Il ripiegarsi dellacoscienza sopra s stesso uno dei fondamen-tali momenti e mezzi per la formazione del ca-rattere. E il disfarsi, il banalizzarsi, l'appiat-tirsi, il polverizzarsi psichico di molte coscienzed'ot^tri. dipende dal non aver creato in essel'abito a quel raccoglimento che rassoda e cherafforza l'indi sidualit. Per la libert questa

    scuola del silenzio eredo sia di un gran giova-mento. Soltanto chi abituato a far i conti conla propria coscienza, pu, al momento oppor-tuno, far sentire nel mondo il valore di unanimo libero.

    Si vede da questi cenni che il metodo Mon-tesseri non un metodo. Per fortuna! Sonosuggerimenti e consigli pratici da intendersicon grande tatto e che possono dare frutti sol-tanto se la interpretazione, la finezza, la capa-

    cit pedagogica, l'amore dell' insegnante sannousarli, applicandoli in vario modo ai vari carat-

    l teri, intuendo pi che astraendo. Esso vale inquanto valgono i maestri. andato bene ora,con un personale scelto, con locali scelti, conspese notevoli sussidiarie. E un eccitante cheha risvegliato molti animi e, preso in dose op-portuna, molti ancora ne risveglier.Ma se il cos detto n^etodo Montessori dovesse

    domani cadere in mano di pedanti applicatori,

  • 54

    e se tendesse a diventare una scolastica impi-grente l'animo degli insegnanti, facendo lorocredere, con quella feticista parola di metodo e con raggiunta superstiziosa di scientifico che essi possono, senza sforzo personnle, spin-gerli avanti con quegli espedienti di cassettine,di giochic di osservazioui tenute a giorno comeil libro d'un contabile guai! La sua sarebbela sorte di tanti, anzi di tatti i metodi pe-dagogici, Froebel non escluso, che servono inquanto por un certo tempo richiamano a sole. persone pi cnpaci, pi av.-nizMle di idee, pidisposte a lavorare por rifarsi vergine l'animadavanti al fanciullo ; e poi, cascano in mano

    dei pigri, dt^li stanchi, dei poveri di spirito i

    quali nel metodo credono di trovare ci chela loro anima incapace di dare e cercano col metodo di liberarsi dalle loro fatiche comepi tardi cercheranno accusando il metodo di liberarsi delle loro colpe.

    iSviluppo personale.

    Finora il metodo Montessori stato atti-vatore di energie. Esso anzi ha costretto moltiinsegnanti a un indirizzo di maggiore umilt edi maggiore lavoio. In qnesto sen^iO statoperfettamente < idealistico ;> e tale, per esempio,

    si mostrato nel sjstem:! impif^'.^ato por impa-

    rare a leggere (hI a sciivere, il quale sistema.

  • - 55 -

    comunque si voglia giudicarlo dal punto di vistadella sua efficacia pratica (e a me parsa inne-

    gabile) f(i s che ogni bambino impari a leggeree a scrivere, e faceta progressi nel comporre,proprio alla sna ora, nel sno momento preciso,e come ina scoperta sua personale, conquistandoda solo quell'abulia che gli altri bambini dellescuole comuni acquistano passivamente, tutti in-sieme, ad orario fisso, col calendario scolastico.Nelle scuole Montessori ogni bambino ha unalinea di sviluppo che la maestra deve rispettare,senza curarsi troppo delle differenze che neresultano. E i benefici effetti di questo inizialesviluppo personale, fino in quelle che sembranooperazioni materiali, come lo scrivere e il leg-gere, si vedono pii tardi nelle spontaneit dicomposizione scritta o disegnata che in teneraet si manifesta nelle Caso dei bambini conesempi che colpiscono chiunque si avvicini edosservi senza pregiudizi. A me pare questo unodei pi grandi meriti delle Case dei bambini.La scuola collettiva cade troppo spesso, quasiper sua natura, nella oppressione e quando sitrova uno sforzo bien riescilo per renderla svi-luppa trice di personalit, e si sente nel suoindirizzo che roriginalit vi viene rispettata etenuta in quel conto che si deve, bisogna pre-cipitarsi a vantarlo ed a farlo conoscere comesomma rarit e magnifico esempio.

  • - 66

    Concludendo.

    Degli altri espedienti trovati dalla Montessorper interessare il bambino e accompagnare sen-sorialmente ogni suo apprendimento, persinogrammaticale e di calcolo, non sto a riferire ea discutere. Quei cartellini, quei colori, queipacchettini, quelle letture rappresentate, deb-

    bono certo dare qualche fratto. Forse, pi avantiche si va, e pii occorre che la mente del bam-bino si abitui ad abbandonare quei sostegnimateriali ed a lavorare su se stessa; e nel si-stema Montessori c' forse da notare una so-verchia e positivistica preoccupazione sensoriale.Ma saputi adoprare a tempo opportuno, c' dacavarne dei buoni resultati. Il bambino sentirle cose astratte piti sue, le ricorder pi facil-mente, vi metter pi amor proprio. Gli inse-gnanti avranno su ci 1" ultima parola. Sarebbebene che pi d'uno sperimentasse, senza pre-

    ,

    giudizi contrari come senza feticismi. Fra un'a-

    nima di insegnante con un cattivo metodo eun buon metodo applicato da una mediocreanima d'insegnante, riescir sempre meglio laprima. Altre osservazioni ci sarebbero da farema tutte concluderebbero cosi.La signorina Montessori ha dei grandi meriti,

    che sono simili, secondo me, a quelli dello scuole igienisto contrapposte allo scuole

  • mediche d'oggi. Le scuole igieniste hannosempre avuto pi fiducia nella natura o nellaforza di tutto Torganisino umano, che nelle me-

    dicine e nelle cure parziali. Esse hanno insi-stito nel tenere lontane le malattie, nel preve-

    nirle, nell'impedirle. piuttosto che nel reprimerle

    quando scoppiavano. Ed in ci avevano ragione-Dove avevano torto, era nel credere che tuttii medici, salvo i loro, fossero degli ignoranti;

    che nessun medico riescisse a curare lo malattieuna volta scoppiate; e che le loro scoperte pro-vocavano una rivoluzione in tutta la scienza per

    non dire in tutta la societ e magari in tuttoil pensiero umano.Qualche cosa di simile c' nel sistema Mon-

    tessori. La signorina Montessor ha una granfiducia nella natura; vuole che si lasci svilup-pare da s : e impone all'insegnante di osservaresenza intervenire (si intende poi che anche qui,ci sono le sue eccezioni e potrei mostrarne

    tante). Tutte cose ottima, ma che ha il tortodi credere tutte sue, scoperte e invent:ite daiei. come un nuovo vangelo. Essa non esce dalla

    scuola. Xon una madre, Xon si sente mai unaparola di ci che pu fare la famiglia, le ami-cizie, la strada, nell'educazione del bambino.Essa crede che gli altri maestri non sappianoche cosa libert. Anzi nessun pedagogista loavrebbe mai saputo, e ci sarebbero volutele scienze biologiche per scoprirlo. Sono cose

  • - 58

    dell' altro mondo, che devono esserle perdo-nate in virt del gran bene che ha fatto peraltra via. 31a in ci rassomiglia molto a quelloche sono stati per la medicina gli Kneipp,gli Arnaldi, ecc., bravissima gente dalle ideestrapazzate, che credevano d'avere ragione inqueste, soltanto perch -guarivano i malati. Nes-suno dubita che li guarissero, ma non li gua-rivano certamente con le loro idee. E quel chec'era di buono nelle loro idee veniva preso dallamedicina ufficiale, e rispondeva ai criteri deibuoni medici. Cos quel che c' di giusto e disano nelle idee della signorina Montessoii,

    certamente e sar sempre pi accettato daibuoni maestri, anzi, senza intenzione di farcomplimenti, i buoni maestri in tutio il sistemaMontessori non avranno che da scegliere quelche proprio della Montessori, ed avranno ilbuono, da quello che non le pro[)rio. ma vecchio frantume e imbottitura di Bain, diSpencer, di Sergi, di Lombroso e rester ilcattivo.

    (1917).

    Dr. Mrl). Maria Montessori : Il metodo della pe-dagogia scientifica applicato all'educazione infantile nelleCane dei Bambini, Koiiia. LooschtT. 1913.

    Tj autoeducazione nelle scuole elementari. Roma.

    Mafrlion e Strini, succ. Loeschcr, 1917.

  • rROBLEMIDEL CINEMATOGRAFO

    La battaglia del cinematografo contro il teatro ormai vinta: ed a coloro che affettano di par-lare con disprezzo del cinematografo, questo purispondere mostrando le folle che abbandonanole platee e i loggioni dove si sente, per le saledove si vede, come al filosofo che negava ilmoto si rispondeva camminando. Poich la stessagente che andava al teatro va ora al cinema-tografo, ben segno che il teatro non offre ogginulla di pii del cinematografo e che se Tuno artistico lo anche l'altro, come se l'altro nonlo , non lo nemmeno il primo.

    Cinema e teatro.

    Se dovessimo dire schiettamente il nostropensiero confesseremmo volentieri che la se-conda ipotesi ci soddisfa di pii della prima eche oggi teatro e cinematografo si rassomi-gliano in questo punto: nell'esser fuori dell'artevera e propria. Il teatro un divertimento cherichiede tempo e spesa maggiore e si presentasotto la forma un poco equivoca dell'arto, ilei-

  • 60

    nemato^rafo costa poco, dura poco e si presentaschiettamente per quello che , cio per unpassatempo.

    Difatti un'opera d'arte vera non ha nessunbisogno di essere rappresentata, per essere ca-pita e gustata. Anzi si sa che le sue qualitartistiche sono in ragione contraria delle suequalit teatrali, e che nei grandi capolavoridrammatici tutti i direttori di compagnia sonocostretti a fare tagli e precisamente delle partipili liriche, ricche d' immaginazione e di pen-siero. Shakespeare non regge intero sulla scena;e chi assisterebbe ad una rappresentazione in-tegrale del Faust? Alla scena occorre tutto ciche interesse d'intreccio, schematismo d'azione,movimento rapido. E a questi stessi motivi ob-bedisce il cinematografo ma con maggiore schiet-tezza e brutalit. Esso della stessa specie delteatro ma di un genere pi avanzato. Su quel-l'abbassamento dell'arte che il teatro richiede,il cinematografo rappresenta un progresso disincerit. Il cinematografo dice: pi avantiancora ! Voi del teatro abolite ci che pi pro-priamente lirico, il lungo monologo, la descri-zione degli stati d'animo intimi, le digressionie divagazioni, le immagini suntuose. Io abo-lisco addirittura la praola, mi contento delpuro e nudo avvenimento, del semplice intrec-cio, faccio quello che fa il teatro ma con maggiorcoraggio e il pubblico mi segue .

  • 61

    Il cinema far da s.

    Ma il cinematografo non si con tonta di que-sto, esso mette in movimento altri istrumentidi emoziono e di divertimento che mancano alteatro. Finoia, in geuorale, il cinematografo si accanito nel fare concorrenza al teatro, nelriprendere al teatro schemi e sceno dei suoidrammi e dei suoi balli. L'imitazione giuntaal punto di ottenere mediante sincronismi eccel-lenti Taccompagnamento dell'orchostra al ballo;e si lavora e si spera che il fonografo riunitoal cinematografo possa dare l'illusione completae la possibilit di riprodurre all'infinito le scenedel teatro. Io credo che questa sia una stradasbagliata.

    Il cinematografo non deve correre dietro alteatro, deve anzi sviluppare s stesso indipen-dentemente dal teatro, con i mezzi che gli

    ,

    sono propri, e dei quali non fa uso allorquandosi contenta di imitare il teatro.

    Quali sono questi mezzi? uscito or oraun libro tedesco nel quale un gruppo di gio-vani artisti dei pi avanzati si proposto dipensare cinemdtogra fica niente '{Das Kinobiich,Leipzig, 1914'. Essi si sforzano di far rile-vare piuttosto le condizioni che rendono dif-ferente il cinematografo dal teatro che quelle

  • 62 -

    che lo rendono simile. L'essenziale del teatro lo sviluppo di un avvenimento, espresso me-diante la parola: l'essenziale del cinematoorrafo

    l'ambiente divertente animato da un'azioneafferrabile, espressa mediante Fazione e il gesto.L'essenziale del teatro, cio il dialogo, la parola,

    interdetto al cinema. Il contenuto fondamen-tale del cinema dato invece appunto dallapossibilit che il teatro deve evitare o appenasospettare: la natura animata, l'ambiente strano,il trucco sorprendente, le scene fortemente acri-

    tate. Tutto quello che sta bene sul teatro, comeil dialocro spiritoso, gli scherzi, i doppi sensi,si appanna nel cinematografo. Mentre qui stannomolto bene i paesaggi, i movimenti delle masse,le cptastrofi materiali, le rovine, le esplosioni

    che sulla scena sono insufficienti e ridicoli. vero che resta in comune una cosa: l'at-

    tore, l'uomo, il centro dell'azione. Ma anche quiquale differenza! Un buon attore da teatro non un buon attore da cinema, e la mimica diquesto, che ,deve da sola dire tutto, non puessere uguale a quella dell'altro che accompagnao completa o rinforza la parola.

    Inoltre il cinema pi adatto del teatro pergli avvenimenti fantastici e comici. 11 romanti-cismo che riposa nel cuore d'ogni buon impie-gato sar risvegliato facilmente dallo lungheavventure in tutti i paesi del mondo che il ci-nema pu offrire. Eccoci liberati da ogni ob-

  • 63

    bligo di logica, saltiamo dal cavallo del FarWost sulla locomotiva deWexpress internazio-nale, da questa sul transatlantico e poi col di-rigibile e magari facciamo una gita in aeroplano.Oppure alla fantasia del povero diavolo si of-frono i tesori dei Rajah, le carovane del de-serto, i palazzi dei miliardari, la vita della

    aristocrazia, i balli delle ambasciate, tutto quelloche il povero diavolo ha sognato di vedere leg-gendo il giornale o il romanzo. E la comicitoffre motivi inesauribili, che i trucchi fotogra-

  • 64

    (nel senso originale della parola, cio, trattifuori) dal corso abituale della loro vita quoti-diana, ciiiusa nella casa o nel negozio. L'azionebenefica del cinematografo in questi casi in-dubbia; essa distribuisce un po' di felicit e dsolletico, di risa e di paradiso. Il cinemato-grafo consola, con il suo quarto d'ora d'oblio edi sogno, tanti disgraziati, che io arrivo benis-simo a capire come certi artisti secondari dacinematografo, privi di tutte le qualit di quellidel teatro, abbiano trovato delle rendite enormi. giusto che siano bene ricompensati poichhanno distribuito tanta felicit a tanti uomini.

    Per un cinemfttografo nazionale.

    Perci la vera strada del cinema non stanella sua parte istruttiva. Nessuno vorr ne-gare la sempre maggiore importanza che ilcinema avr nell'insegnamento popolare e scien-tifico.

    Leggo ora in una rivista cinematografica chea Milano una Scuola di " chauffeurs ha adot-tato alcune " film

    per insegnare le riparazioni

    in casi di guasto al motore; o che alla dimo-strazione di operazioni chirurgiche come alladiffusione delTigiene popolare, nelle Universite nelle scuole elementari il cinematografo staportando il suo contributo pratico. Ma senzavoler affatto negare i servizi che pu rendere

  • 65

    airistruzione, diciamo che la sua popolarit ema(iriore efficacia gli verr da uu altro lato,cio dalTiuteresse umano che si sapr metterenello " film .L'uomo non si interessa veramente che al-

    l'uomo, e anche il cinematogr.ifo scientificodovr animare le sue " film scientifiche conun'azione umana.

    Io ho spesso sognato un cinematografo nazio-nale it.iliano che avesse per soggetto la nostravita sociale, per ambiente i nostri paesi, perattori i tipi rappresentativi dell'italiano mo-derno, che narrasse le nostre gioie e i nostrisconforti, la forza e le debolezze del nostro ca-rattere, la nostra collaborazione alla civiltmondiale. Attraverso alla vita di un emigrante per esempio che parte dal suo paese, a-vendo tutto venduto, e lo lascia sudicio e po-vero, per ritornarvi e costruirvi, dopo tantianni, una casetta pulita e chiedere la scuola elacciua come aveva all' estero, quanti magni-fici quadri il cinematografo potrebbe dare,paesi, porti di mare, la vita sul piroscafo, l'ar-

    rivo, la ricerca del lavoro, 1' ostilit straniera,

    il buon console e il console cattivo; e quantielementi di viva istruzione in tutto questo, sela " film

    potesse penetrare nei piccoli paesi

    ed accompagnare quei maestri che sono ora in-caricati di fare i corsi per gli emigranti.

  • 66

    Oppure si potrebbe col cinematografo rico-struire la storia di qualche merce o prodotto digrande uso, come un paio di scarpe, partendodalle praterie dell'Argentina, dove il bestiamevive a branchi, passando per le grandi fabbrichedi di carne in conserva dove gli animali vengonouccisi e le pelli conciate, venendo nell'Americadel nord dove si fabbricano le macchine pertagliare e cucire le scarpe, e finendo da noidove si tagliano e si cuciono i pezzi e nellabottega dove si vendono.

    Ci sarebbe modo di far sentire a tutti la com-plessit della vita industriale moderna, per laquale ad un semplice pranzo borghese colla-bora la pianura russa col suo grano per il pane,l'Atlantico con le sardine, il golfo di Guasco-

    gna con le sogliole, la Valle di Chiana con ilvitello, la California o l'Egitto con le frutta, le

    colline toscane con il vino, ecc., ecc.

    Il cinematoorrafo messo al servizio di grandi

    idee e di grandi passioni destinato a faremolta strada. Esso potr anche essere pi arti-stico se le case cinematografiche avranno il co-raggio di aprire le loro porte ai tentativi che

    si fanno di pensare cinematograficamente, e se

    i giovani artisti si persuaderanno che l'a-rte stata sempre arte del proprio tempo, e che seAristofane vivesse oggi farebbe forse delle " film per cinematografo e non delle commedie per ilteatro.

    (1914)

  • PER UN CINEMATOGRAFONAZIONALE

    Si fondata a Milano una Associazione chesi propone di fornire proiezioni fisse e cinema-tografie istruttive e morali alle associazioni dicoltura popolare. Dico subito che l'approvo eche applaudo ; e che scrivo per trovare altriche l'approvi e l'aiuti con me. Mentre da Eomaci vengono progetti stupidamente restrittivi, aMilano si pensa sul serio a migliorare uno statodi cose che tutti deploriamo. Ecco un'iniziativache giover alla sanit morale degli italiani pidel progetto Calabrese sui cinematografi e deipropositi bracbettai di babbo Luzzatti. Il beneper forza stato sempre la pi grande sven-tura che sia capitata alla morale, e al maleevidente di certi spettacoli non ai ripara senon con l'opporre spettacoli buoni e sopratuttoa buon mercato. La maggioranza composta diindifferenti e di persone moralmente poco caute:le quali cadon nel vizio molto spesso perchnon si loro offerta con eguale facilit la viadella virt. Moralmente parlando certo ohe lereclute cos guadagnate non contano molto, masocialmente trattando, il vantaggio indiscu-tibile.

  • 68

    Ma vediamo piiittosto che cosa pu farequesta nuova associazione. La forza persuasiva,del cinematografo stata subito compresa eafferrata nei piesi anglo-sassoni dai partiti po-

    litici, dalle stte religiose, dalle associazioni di

    coltura e di propaganda morale. Ricordo che aFirenze una delle societ che per la prima fecetentativi di questo genere fu appunto la Salva-

    tion Army.Noi Tabbiamo lasciato sfruttare per pi anni

    dai commercianti ed gi meraviglioso che nonabbian coltivato di pin il genere osceno, xlncoranon s" visto sui cartelloni del cinematografo La prima notte di matrimonio o Le avven-ture di S Lisetta . Ma in mancanza dell'oscenoe del solleticante, v' grande abbondanza di g-nere flaccido e falso, morale neiretichetta eimmorale nella sostanza, che nessuna legge ma-teriale pu colpire e che la legge della coscienzacondanna. Cinematografie morali nel sensodolciastro della parola non mancano davvero,

    anzi sono la porzione fondamentale del cibomisto largito al pubblico minuto di quegli spet-tacoli. Le virt cardinali e teologali vi trion-

    fano immancabilmente e. di rimpetto, i settepeccati mortali vi si vedono schiacciati senzaremissione. Tutte le figure del dramma popo-lare e burattinesco e della commedia dell'artovi compaiono. Al tiranno crudo, agli innamo-rati sventurati, alla madre misera, al poeta di-

  • - 69

    Sgraziato, fanno degno riscontro il ribello popo-lare e coraggioso, il giudice severo, il riccocaritatevole, il mecenate generoso. Tutti glistampi stereotipi e sbocconcellati dall'uso dellevecchie illustrazioni da serve rugiadose e dafurieri romantici, da parrucchieri viziosi e daportiere rugginose, hanno emigrato con armi ebagagli nel cinematografo.

    Speriamo che da questa peste dell'anima lanuova associazione si sappia tener lontanissimae non si faccia illudere dai manipolatori di ci-nematografie, architettate ed eseguite da com-medianti e comparse : che, anche indorate dasette strati di moralismo , l'effetto disastrosoper la vita etica. Anche le virt della Pulzella,la rivolta di Balilla, la morte di Anita, pas-sate attraverso il gesto glutinoso d'un guittomanierato, insegneranno al popolo le commediedell'eroismo e la finzione del sentimento, manon lasceranno dietro di s un solo germe diforza morale e uccideranno ogni candore istin-tivo. Quando io vedo annunziata in un cinema-tografo una scena sentimentale mi vienvoglia di gridare : rispetto al pudore ! o ri-penso con disgusto a una scena veduta da mein una sala domenicale di cinematografo in unaatmosfera mefitica e grassa dove disperate s'a-gitavano le braccia d"un ventilatore. Era una diquelle scene di famiglia povera e onesta conl'attesa dell'inevitabile portafoglio guarnito di

  • - 70 -

    biglietti da cento che il buon borghese estrarrdalla saccoccia interna della pelliccia. Unadonna, che probabilmente, oltre al posare peril cinematografo, faceva qualche altro tristemestieraccio, si sdilinquiva d'affetto per unmimmo di forse cinque anni, coi capelli a par-rucchina ricciuta e quella cera un po' allun-gata che diiuo i troppo dolciumi e i conse-guenti troppo intrugli dei medici : queste duecanaglie figuravano l'affetto materno tormentatodalla fame del figlio. La mamma d'occasionesuscitava il riso, con quelle sue boccaccio equel mostrare il bianco degli occhi, come quandofaceva cenno ai mercanti venuti il venerd incitt ; ma il bimbo era addirittura repellenteAveva del ballerino e della donna di mal affare : si sentiva che doveva esser tutto profumato e impataccato di cerotto come i baffi dun contadinotto indomenicato ; metteva i piedicon arte uno in fila all'altro per, camminando,far ondeggiare i fianchi che aveva ripieni diborra sotto la vita attilata

    ;gestiva con curve

    sinuose dei bracci, mostrando le dita come fu-soli e, probabilmente, stirate e palpeggiate duevolte per settimana dal manicure ; e tutt'in-sieme, insomma, offriva uno spettacolo tale divizio precoce e marciume spirituale, da esserpi immorale d' ogni sgambetto di caff con-certo e d'ogni sgonnoUo di femmina da mar-ciapiede.

  • 71

    Che dire poi dell'intreccio, stupido irrealee nauseante : degli altri personaggi tolti di pesodai romanzi d'appendice: dei vestiti e dellamobilia che fingevano una miseria o un lussodi convenzione; se non che erano in perfettoaccordo spirituale con l'azione della femmina edel bimbo ballerino'?

    Sembrava che il cinematografo avesse rias-sunto tutte le malattie letterarie del moralismo :l'amore del gesto, il gusto dalla frase, l'adora-

    zione del manierato; che Cicerone, De Amicis,Ussi e Puccini si fossero messi in collabora-zione, uno per il periodo tondo, l'altro per lafacile lacrimosit e l'ottimismo imbecille, questo

    per il robivecchie romantico e quello per ilmelodramma tubercolotico. C'era tutto insiemequel che noi italiani dovremmo odiare, e chenessuna legge Calabrese potr mai colpire.

    L'associazione della quale ho parlato avrebbedavvero davanti a s un bel compito, morale enazionale. Un'opera di moralit dev'essere pra-tica, batter sul sodo, esser fondata sulle con-

    dizioni storiche d'un paese, comprendere il mo-mento. Ora l'Italia traversa un magnifico periodo:la crisi di due mondi, uno che si sfascia dauna parte, un altro che sorge o non sapendoancora i compiti che dovr assumere si travagliaper giungerne alia piena coscienza. L'Italia mal consciuta dagli italiani, mal conosciute

  • - 72

    sono le sue vere glorie, coperte dalla solita re-torica le sue vergogne. Gli ultimi vent'anni delmezzogiorno d'Italia, per esempio, apparirannoa chi ne far la storia, ricchi di eroismo ras-segnato e umile. Gli emigranti hanno, senzache Governo e Paese se ne accorgessero mini-mamente, compiuto laggi una rivoluzione pa-cifica, rovesciato il potere economico d'unaclasse di oziosi e ignoranti borghesi, estirpatol'usura meglio delle banche rurali, fatto salirei salari, cresciuto il valore delle terre e il lororeddito, chiesta l'istruzione con una avidit dellaquale l'istruito settentrione non ha idea. Oradi questi fatti l'italiano d'oggi nulla saprebbese alcuni giornalisti di ingegno non avesserorivelato al pubblico i fatti constatati dalla Com-missione di Inchiesta sul Mezzogiorno, e se unaSociet, non avesse mandato giovani a studiarquei paesi.

    L'associazione di Milano dovrebbe portarea conoscenza visiva di tutti gli italiani questi

    grandi fenomeni della nostra Italia. Che ma-gnifica serie,- per esempio, sarebbe quella del-l'emigrante, colto sul vivo, al jjaese dove vendele poche masserizie e si ingaggia con l'agente,al porto coi sacchi sulle spalle, sul iDiroscafo, ||all'arrivo in terra straniera, poi nei vari me-

    stieri, sorbettiere, lustrascarpe, contadino, nelle

    suo avventure, nei suoi pericoli, poi al ritorno

    con il gruzzolo in tasca per comprare al paese

  • 73 -

    nativo nn pezzettino di terra e costruire unacasetta. E far vedere allora le caso degli ame-ricani ^ l>ian('lie linde e con i fiori sulle fine-

    stre. Allora gli italiani saprebbero a che prezzofu conquistato quell'oro che giov tanto allaconversione della loro rendita.

    Ci sarebbero le nostre industrie lombarde,le grandi bonifiche del Ferrarese che con tantofervore di parola illustr il Borelli, gli sta-

    bilimenti che si vanno fondando nell'Italia cen-trale intorno ai corsi rapidi delTAppennino, ela Maremma toscana che si ripopola con le suecave e le sue industrie metallurgiche, e il portocrescente d'importanza di Livorno. E questaItalia bisognerebbe farla conoscere anche alFe-stero dove, finalmf^nte, non pii di buon gustoconsiderarci come tanti suonatori di chitarra e

    d'organetto, sfaccendati importuni e mendicanti.E poich si parla tanto delle nostre terre

    irredente, e tanto pochi italiani vanno a Triestein Istria a Fiume, si potrebbe far vederequei paesi, ma non soltanto a panorama e dal-l'alto come in piacevole escursione, bens nellaloro vita di citt che lottano, esponendo lescuole della Lega nazionale, i Ginnasi mante-nuti dai Comuni italiani, le campagne dondeprovengono gli slavi a cercare lavoro, le dimo-strazioni nazionali in tempo d'elezioni, e anchele scuole sussidiate dalle societ slave e tedesche,

  • 74 -

    per avere un'idea esatta del pericolo che rap-presentano.

    E poi esporre anche le nostre miserie: perchsi ripari. Messina ancora di legno, Napoli coni suoi antri fetidi, la Campagna romana con lamalaria, (e con la nobile istituzione delle scuoledell'Agro).

    Il cinematografo dovrebbe diventare per mezzodella associazione milanese una scuola di verite di italianit. Non un attore! Tutta la nazioneper scenario

    ;quanto agli eroi non ci sarebbe

    bisogno di incomodare quelli che s'equilibranosui piedistalli dei monumenti patriottici : baste-rebbe cercarli per le strade.

    (1914).

  • CONTRO LA STAMPA OSCENA

    Salutiamo con simpatia il recente Convegnomilanese contro la pornografia; ogni mano chelavora a rifare il tessuto della nostra vita civile,

    nella quale la guerra ha aperto cos grandesquarcio, io la vedo con gioia, sintomo di sa-lute d'una nazione che sarebbe ben povera sefosse tutta assorbita dalle guerra e dalle preoc-

    cupazioni che questa reca.Coloro che han risollevata la questione della

    pornografia e condotto un'abile campagna con-tro la stampa oscena, han colto il momentogiusto, perch in nessun altro avrebbero trovatocos disposto il pubblico a limitazioni di liberte dai lutti e dai rischi che si corrono pi facil-mente attirato a severe riflessioni. La castit una virt pi facile in tempo di guerra.

    I.

    Ma fatti questi doverosi elogi all'idea e allabuona intenzione che ha riunito tanti valentiuomini al Congresso milanese, sar pur per-messo, nell'interesse stesso della causa che ciaccomuna, agitare e sollevare dei dubbi suimezzi e sulle direttive che sono sembrate piopportune per raggiungere il fine.

  • - 76

    Senza entrare nei particolari tecnfci del rie-sumato progetto Luzzatti e delle aggiunte mo-dificazioni proposte, si pu affermare che il Con-gresso non ha fatto che domandare restrizionidi libert di stampa e di vendita; essa non hachiesto che provvedimenti legislativi e aumentodi pene; ha fatto appello al carcere e alle ma-nette; si rimesso al giudice, ed ha affidatoal poliziotto la funzione di purificatore; senzafar appello ad alcune di quelle energie che pos-sono condurre un popolo a non aver bisognodi repressioni, a giungere per sue vie dove mallo si conduce con la frusta e col pungolo.Ora a me sembra indirizzo sbagliato, sia come

    direzione sia come mezzi. Questi poi, nonchinadeguati mi paiono addirittura pericolosi.

    Finch un partito, il cattolico, disposto adabbandonare parte della libert di stampa e didiffusione con la speranza che la morale rialzi,senza domandarsi se da questa diminuzione nonabbia a sortire, per avventura, un'immoralitmaggiore, so pur ipocrita: non c' da meravi-gliarsi

    ;perch della libert di stampa i catto-

    lici son stati sempre pronti a disfarsi. Ci cheli preoccupa, nella loro concezione tridentina,

    non tanto la corruzione quanto lo scandalo,

    non l'immoralit segreta e profonda ma quellaesteriore e palese. Ma che a questa diminu-zione possano acconsentire elementi liberali, ci

    non pu avvenire che in virt di un equivoco

  • 77

    e per causa di un iusufficiente esame della

    questione.Cominciamo infatti col domandarci realisti-

    cameuto come potranno essere applicate lenuove restrizioni e d^i chi. Coloro che veglianoalla loro applicazione, sono uomini e non treni;sono uomini, la maggior parte, medi se nonaddirittura mediocri; la loro coltura, la loro sen-sibilit, la loro finezza non eccellono certo, ed eccezione che (jualcuno di loro conti qualchecosa nel mondo dell'arte e del pensiero; sonouomini medi del nostro tempo, del nostro paese,della nostra classe dirigente. Sono giudici, av-vocati, giurati, delegati e guardie di pubblicasicurezza. Quale garanzia essi offrono che in-vece di colpire la pornografia non colpirannol'arte ed il pensiero, non scambieranno lafantasia del poefa e l'audacia del ribelle conle miserabili speculazioni del venditore di car-toline in busta chiusa? 11 limite tra arte epornografia spesso csi sottile che occorre-rebbe ben altra delicatezza di giudizio che nonquella d'un delegato di pubblica sicurezza perdeciderne. Eppoi esiste questo limite? Per unuomo puro, tutto puro; per gli impuri tutto impuro. Copriremo i nudi dei musei perchuno scolaro di ginnasio potrebbe esser solleti-cato dalle natiche d'una naiade giambolognesca

    dal seno d'una venere romana? Metteremola focrlia di fico a tutti i David delle nostre

  • 78

    piazze perch qualche casta donzella non co-nosca la realt fisica della virilit? E a questastregua, se ogni visione sessuale potesse offen-

    dere e corrompere, perch non arriveremo amultare i cani che si accoppiano per le stradee a mettere un paio di mutandine ai ciuchitroppo in calore?

    Sono argomenti e questioni vecchie. Ma non colpa mia se il Congresso di Milano andatoancora a battere contro l'impossibilit di colpire

    con leggi eccezionali la pornografia. storicoche tutte le restrizioni poliziesche mentre

    non riescono a frenare la vergogna pornogra-

    fica, procurano noie e danni ai veri artisti.Che io mi sappia Paul De Kock non fu mi-nimamente disturbato dalla pudorata legisla-zione napoleonica mentre Baudelaire e Flau-bert s'ebbero il loro processo per oltraggio al

    pudore e dai Fleurs du Mal ben cinque lirichedovettero esser tolte. Avremo anche noi D'An-nunzio spurgato a cura del Procuratore del Re?

    II.

    Se le leggi gi esistenti, che sono pur gravi,non vengono applicate, credere che una leggepi rigorosa possa essere pii applicata, sommaingenuit. I congressisti avrebbero fatto operaassai pi utile ricercando per quali ragioni leleggi esistenti non vengono applicate con severit.

    E allora forse taluno di loro si sarebbe ricor-

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    dato dei Promessi Sposi delle " grida . una pisevera dell'altra contro i '* bravi , e che purenon riescivano a estirparli. Le leggi non con-tano se non quando rispondono a uno stato, aduna coscienza sociale che, agendo sulle mentidei giudici, le applichi. Se la classe dirigenteitaliana, la quale ci provvede appunto degliuomini che dovrebbero applicare rigorosamentele leggi contro la pornografia, quella stessa

    che non si sente offesa dalla stampa oscena,dalle cartoline sudice. dal teatro corrotto, dal

    romanzo sporco, dal linguaggi,, grassoccio, se

    quella stessa anzi che fornisce i migliori clientiai venditori di stampe e di oggetti pornografici, che certo g