Giuseppe De Nittis a palazzo Zabarella Tele brillanti di ...€¦ · La mostra allestita a palazzo...

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37 arte&cultura LA DIFESA DEL POPOLO 27 GENNAIO 2013 120 opere che raccontano l’amore del grande pittore italiano di fine Ottocento per le donne, la luce, i grandi scenari delle capitali europee che si preparavano a entrare nel nuovo secolo Giuseppe De Nittis amava le donne, la luce, la moder- nità. Amava l’allure delle dame della borghesia parigi- na; ne studiava la moda; ne coglieva gli atteggiamenti del quotidiano e le abitudini d’élite; le osservava negli eventi mondani e nei salotti più esclusivi. Poi le riportava su tela, ritratte nella loro emancipazione, nella consapevolezza tutta nuova della propria femminilità e del ruolo che l’im- minente Novecento stava riservando loro. E tra tutte le don- ne amava la moglie Léontine che ritrae spesso: mentre pat- tina sul ghiaccio (Léontine che pattina, 1875), tra i fiori (Léontine in giardino, 1876), e con il figlio nella splendida tela dal titolo Colazione in giardino (1883-84), uno degli ultimi suoi quadri. De Nittis amava la luce. Quella calda e mediterranea della nativa Barletta abbacinante nei soleggiati pomeriggi estivi, così come quella fredda che riverbera sulla neve nei freddi inverni londinesi o parigini. E amava la modernità. Viveva profondamente immerso nel suo tempo, affascinato dalla tecnologia e dal rapido mu- tare degli scenari nelle grandi città: Parigi, metropoli mitte- leuropea che si stava preparando a entrare nel Novecento con ardite costruzioni come il Tro- cadéro raffigurato in costruzione nella celebre tela del 1876. E Londra, nebbiosa e umida af- facciata sul Tamigi, grigia negli imponenti edi- fici vittoriani, ma pulsante di vita nelle piazze cittadine che brulicavano di persone: bellissimi i quadri Trafalgar Square (1876), La Banca d’Inghilterra a Londra (1878), La National Gallery e la chiesa di Saint Martin a Londra (1877); suggestive le vedute del Tamigi ne We- stminster (1878) e Westminster bridge (studio) dello stesso anno, che rievocano le atmosfere dissolte nella luce di Tur- ner e dell’ultimo Monet. La mostra allestita a palazzo Zabarella e curata da Ema- nuela Angiuli e Fernando Mazzocca, inaugurata in questi giorni e aperta fino al 26 maggio, racconta tutto ciò attra- verso 120 spettacolari opere di questo pittore, nato a Barlet- ta nel 1846, che già nell’infanzia sapeva che avrebbe dedi- cato tutta la sua vita – brevissima poiché muore nel 1884, a soli 38 anni, per emorragia cerebrale – ai pennelli e ai pa- stelli, tecnica settecentesca che proprio lui riscopre e utiliz- za con grande maestria. Splendidi capolavori che racconta- no la sua vita, frenetica nello spostarsi dall’Italia a Parigi, sua città d’elezione, e poi a Londra per brevi soggiorni. Sempre rincorrendo con foga la modernità, i cambiamenti sociali, architettonici, atmosferici, quasi presago di dover lavorare in fretta perché aveva poco tempo. Come scatti fotografici sono immortalati nelle tele i mo- vimenti veloci delle sue dame, i gesti colti in un balenare, gli sguardi distratti o abilmente negati, le pic- cole incombenze quotidiane e i grandi momen- ti mondani. Non dimentichiamo che espone per la prima volta nel 1874 nello studio del fo- tografo Nadar, in quella celebre rassegna che sancirà la nascita degli impressionisti. Dopo essere stato “macchiaiolo”, De Nittis infatti sa- rà anche “impressionista” anche se, ben presto, se ne distaccherà perché nelle sue opere sentirà sempre l’esigenza di trasfondere l’umanità, co- gliendo l’essenza delle sue figure e prestando sempre attenzione alla dimensione sociale dei soggetti ri- tratti, sia borghesi che colti dal popolo. Un amore per l’arte che era un tutt’uno con il suo amore per la vita e per la natura. Scriveva infatti nel suo Taccuino: «A volte, felice, restavo sotto gli improvvisi acquazzoni. Perché, credetemi, l’atmosfera io la conosco bene; e l’ho di- pinta tante volte. Conosco tutti i colori, tutti i segreti del- l’aria e del cielo nella loro intima natura… Amo la vita, amo la natura, amo tutto ciò che ho dipinto». Per informazioni e prenotazioni: 049-8753100. Cristina Sartori Tele brillanti di modernità Nella foto, Autoritratto di De Nittis. Sopra, L’amazzone al Bois de Boulogne. Nella foto sopra, Figura di donna. Sotto a sinistra, Ora tranquilla. cultura Nelle sue opere amava cogliere i movimenti concitati delle sue dame, il balenare degli sguardi, le piccole quotidianità e i grandi eventi mondani Giuseppe De Nittis a palazzo Zabarella

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Page 1: Giuseppe De Nittis a palazzo Zabarella Tele brillanti di ...€¦ · La mostra allestita a palazzo Zabarella e curata da Ema-nuela Angiuli e Fernando Mazzocca, inaugurata in questi

37arte&cultura �LA DIFESA DEL POPOLO27 GENNAIO 2013

120 opere che raccontano l’amore del grandepittore italiano di fine Ottocento per le donne,la luce, i grandi scenari delle capitali europeeche si preparavano a entrare nel nuovo secolo

� Giuseppe De Nittis amava le donne, la luce, la moder-nità. Amava l’allure delle dame della borghesia parigi-na; ne studiava la moda; ne coglieva gli atteggiamenti

del quotidiano e le abitudini d’élite; le osservava neglieventi mondani e nei salotti più esclusivi. Poi le riportava sutela, ritratte nella loro emancipazione, nella consapevolezzatutta nuova della propria femminilità e del ruolo che l’im-minente Novecento stava riservando loro. E tra tutte le don-ne amava la moglie Léontine che ritrae spesso: mentre pat-tina sul ghiaccio (Léontine che pattina, 1875), tra i fiori(Léontine in giardino, 1876), e con il figlio nella splendidatela dal titolo Colazione in giardino (1883-84), uno degliultimi suoi quadri.

De Nittis amava la luce. Quella calda e mediterraneadella nativa Barletta abbacinante nei soleggiati pomeriggiestivi, così come quella fredda che riverbera sulla neve neifreddi inverni londinesi o parigini.

E amava la modernità. Viveva profondamente immersonel suo tempo, affascinato dalla tecnologia e dal rapido mu-tare degli scenari nelle grandi città: Parigi, metropoli mitte-leuropea che si stava preparando a entrare nelNovecento con ardite costruzioni come il Tro-cadéro raffigurato in costruzione nella celebretela del 1876. E Londra, nebbiosa e umida af-facciata sul Tamigi, grigia negli imponenti edi-fici vittoriani, ma pulsante di vita nelle piazzecittadine che brulicavano di persone: bellissimii quadri Trafalgar Square (1876), La Bancad’Inghilterra a Londra (1878), La NationalGallery e la chiesa di Saint Martin a Londra(1877); suggestive le vedute del Tamigi ne We-stminster (1878) e Westminster bridge (studio) dello stessoanno, che rievocano le atmosfere dissolte nella luce di Tur-ner e dell’ultimo Monet.

La mostra allestita a palazzo Zabarella e curata da Ema-nuela Angiuli e Fernando Mazzocca, inaugurata in questigiorni e aperta fino al 26 maggio, racconta tutto ciò attra-verso 120 spettacolari opere di questo pittore, nato a Barlet-ta nel 1846, che già nell’infanzia sapeva che avrebbe dedi-cato tutta la sua vita – brevissima poiché muore nel 1884, asoli 38 anni, per emorragia cerebrale – ai pennelli e ai pa-stelli, tecnica settecentesca che proprio lui riscopre e utiliz-

za con grande maestria. Splendidi capolavori che racconta-no la sua vita, frenetica nello spostarsi dall’Italia a Parigi,sua città d’elezione, e poi a Londra per brevi soggiorni.Sempre rincorrendo con foga la modernità, i cambiamentisociali, architettonici, atmosferici, quasi presago di doverlavorare in fretta perché aveva poco tempo.

Come scatti fotografici sono immortalati nelle tele i mo-vimenti veloci delle sue dame, i gesti colti in un balenare,

gli sguardi distratti o abilmente negati, le pic-cole incombenze quotidiane e i grandi momen-ti mondani. Non dimentichiamo che esponeper la prima volta nel 1874 nello studio del fo-tografo Nadar, in quella celebre rassegna chesancirà la nascita degli impressionisti. Dopoessere stato “macchiaiolo”, De Nittis infatti sa-rà anche “impressionista” anche se, ben presto,se ne distaccherà perché nelle sue opere sentiràsempre l’esigenza di trasfondere l’umanità, co-gliendo l’essenza delle sue figure e prestando

sempre attenzione alla dimensione sociale dei soggetti ri-tratti, sia borghesi che colti dal popolo.

Un amore per l’arte che era un tutt’uno con il suo amoreper la vita e per la natura. Scriveva infatti nel suo Taccuino:«A volte, felice, restavo sotto gli improvvisi acquazzoni.Perché, credetemi, l’atmosfera io la conosco bene; e l’ho di-pinta tante volte. Conosco tutti i colori, tutti i segreti del-l’aria e del cielo nella loro intima natura… Amo la vita,amo la natura, amo tutto ciò che ho dipinto».

Per informazioni e prenotazioni: 049-8753100.�Cristina Sartori

Tele brillanti

di modernità

Nella foto,Autoritrattodi De Nittis.

Sopra,L’amazzone

al Boisde Boulogne.

Nella fotosopra, Figuradi donna.Sotto a sinistra, Ora tranquilla.

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ltura Nelle sue opere amava

cogliere i movimenti concitati

delle sue dame,il balenare degli sguardi,

le piccole quotidianitàe i grandi eventi mondani

Giuseppe De Nittis a palazzo Zabarella