GIUGNO 2007 · zione della vacanza-studio ... da che abbiamo conosciuto si ... do Galileo Galilei...

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BOLLETTINO INTERNO DEL GRUPPO DIDATTICO GEO-SCIENTIFICO 5^ CIRCOLO B. CACCIN. S.M.ST. PASCOLI-GALILEI. V. TIRRENO SOTTOMARINA. GIUGNO 2007

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BOLLETTINO INTERNO DEL GRUPPO DIDATTICO GEO-SCIENTIFICO

5^ CIRCOLO B. CACCIN. S.M.ST. PASCOLI-GALILEI. V. TIRRENO

SOTTOMARINA.

GIUGNO 2007

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Erano le 8.00 e io arrivo davanti la scuola e incontro la kristin che mi accompagna all’ Arena. Intanto parliamo, anzi sparlachiamo fino a che arriviamo davanti all’Arena in cui c’era l’autobus parcheggiato all’ ingresso con tutti i genitori e tutti i miei compagni di classe tranne 1, ed era Xinle che non c’era. Abbiamo aspettato per un po’, ma

siccome non arrivava più, il professore Mosca è andato in segreteria assieme a 2 ragazzi per telefonargli ed informarlo che lo stavamo aspettando. Dopo un po’ il professor Mosca è venuto e ci ha detto che adesso l’ amica della famiglia di Xinle gli telefonava e Xinle sarebbe venuto. E poi ha ritelefonato al prof che stava venendo e quindi il professor Mosca con un altro genitore hanno preso la macchina e gli sono andati incontro.

Arrivati tutti e 3 mettiamo le valigie dentro alla corriera, saliamo, ci sediamo e salutiamo i genitori “CIAO,CIAO” chi soffriva di mal d’auto andava davanti e quelli che non lo soffrivano andavano dietro. Abbiamo tirato tutte le tende e quindi non ho visto un gran che fuori. Ci siamo raccontati barzellette. I maschi facevano il solletico alle ragazze e facevamo il gioco verità o penitenza. Visto che c’era stato un incidente e siamo arrivati leggermente in ritardo. Arrivati scendiamo dall’autobus. Quando sono scesa ho pensato “WOW”. Prendo la mia valigia, ognuno va nelle propie stanze, ma noi ragazze abbiamo qualche problema: le valigie non c’è la facevamo a trasportale, ma per fortuna ci sono i maschi e ci hanno aiutato a trasportarle. Vado nella mia stanza mi sdraio nel mio letto e

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penso: “COMINCIA LA MIA AVENTURA DI UNA SETTIMANA”, nella mia stanza ci sono Lisa, Miriana, Federica e per finire Martina. Mettiamo a posto la nostra stanza, poi alle 12.30 scendiamo per andare a mangiare. Prima ci siamo ritrovati e abbiamo conosciuto Claudia che ci ha spiegato alcune cose, poi siamo andati a mangiare.

(Fanizza Silvia)

Alle 14.00 tutti noi ci siamo incontrati con Elena, una guida del posto che ci farà la prima le-zione della vacanza-studio. questa lezione ci porterà alla scoperta di casere, prati e boschi.

I primi 10 minuti ci sediamo ed Elena ci dice delle cose su Crespano: siamo a 600 metri, sia-mo tra la pianura e la montagna e perciò questo posto si chiama pedemontana. Appena partiti abbiamo avuto una grande fortuna: abbiamo visto un orbettino (vedi scheda)

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Qui siamo nel bosco dove ci sono latifoglie e conifere. Più avanti nel sottobosco ci sono le fragoline di bosco, le false ortiche (Lamio), rose e seguendo il sentiero incontriamo dei noc-cioli. Proseguendo, ai lati del sentiero, ci sono due muretti, quindi vuol dire che quella è una strada trattorabile e vediamo il Maggiociondolo, con i fiori gialli, la Robinia, con i fiori bian-chi e la Sanguinella che è tipica del margine. Camminando è cascato, sullo zaino di Luca Bo-scolo, un piccolo bruco, il Geometride, che si è calato con un filo di bava trasparente da un albero, probabilmente un Faggio e si muove come un compasso. Nel nostro cammino abbiamo trovato del muschio che attrae il calore e l’umidità. Poi troviamo il casone tipico del posto, alto, stretto, costruito in biancone, con piccole finestre, con retina perchè non entri il ghiro a mangiare il formaggio.

Abbiamo visto l’ orchidea mascula con i fiori viola e allungati, questi fiori sono i primi a inse-diarsi. Il Pino Silvestre, il Rovo, la Betulla vivono assieme, cioè in simbiosi, e si aiutano a vi-cenda.

Molti di noi pensano che il m. Grappa sia una cima unica invece è una catena montuosa dove ci sono più latifoglie e meno conifere.

Camminando arriviamo a Schiba, questo posto è stato chiamato così da Don Paolo Chiavacci in onore della sua cavalla.

In questo posto c’era un cason con una stalla e a fianco un cason dove si metteva il formag-

ORBETTINO: HABITAT: Abita negli ambienti

umidi con piante. E’ lento e passa

tanto tempo sotto le pietre.

DESCRIZIONE: E’ un rettile.

E’ lungo fino a

50 cm e non ha zampe.

La coda si rompe facilmente ed è lenta a ricrescere. E’ liscio e lucente, il colore va dal grigio al rame. La femmina ha una striscia lungo il dorso ed il maschio ha delle macchie azzurre. Si distingue dal serpente perchè ha le palpebre. Fa nascere i piccoli già for-mati e mangia di tutto, soprattutto insetti.

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gio. La stalla veneta era bassa perchè teneva calore. Ai lati c’erano due man-giatoie con tre buchi, il buco a destra serviva per dissetare gli animali e gli altri due per legare gli animali. Al cen-tro c’erano due canalette dove le be-stie facevano gli escrementi. Sopra la stalla c’era il fienile dove, nel pavimen-to c’era un buco che serviva per but-tare giù il fieno. Il cason del formag-gio aveva solo la porta ed una finestra perchè non doveva essere tanto arieg-giato. Un po’ più avanti c’era un buco sul terreno che serviva per metterci dentro le cose da tener fresche, cioè era una specie di frigo. Tornando ci siamo fermati a uno stagno dove c’era un libellula che stava uscendo dal guscio. Dopo tutto questo siamo ri-tornati in casera.

(Ballarin Sara)

Ed eccoci arrivare nel laboratorio di ceramica, dopo aver fatto un lungo in-tervallo. Ad aspettarci c’è una simpati-cissima e spumeggiante signora di no-me Tommasina, l’insegnante di cerami-ca. Il laboratorio sembra una sempli-cissima aula di scuola, con sedie e ta-voli; sopra ai tavoli c’erano delle tavo-lette di legno che servivano a modella-re e a lavorare la ceramica. Appoggiato lo zaino sopra un altro tavolo, ci acco-modiamo e la signora Tommasina co-mincia a spiegarci i vari tipi di argilla: quella rossa che era la più conosciuta, quella gialla, quella verde, quella bian-ca, quella lilla e quella marrone. Ogni tipo di argilla ha le sue proprietà. Dopo una breve spie-gazione sull’argilla comincia la spiegazione per fare il lavoro di oggi: un alberello. Tommasina

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ci dice per prima cosa di fare il tronco, poi i rami, i fiori e poi i frutti. Le varie parti del ramo si dovevano attaccare graffiando e inumidendo la parte desidera-ta, proprio perché i vari pezzi non si staccassero du-rante l’essiccazione e la cottura. Poi la cosa più impor-tante secondo me è che i pezzi non bisognava farli troppo corti, perché una volta cotta l’argilla, diventata ceramica, si restringe. Tutti sono divertiti, ma quelli più accaniti sembrano proprio i due professori Bennati e Mosca, che sono all’opera molto concentrati. Impa-stare è bellissimo e quasi tutti la pensano come me, tranne Federica, che come al solito è sempre contraria a tutto. Tommasina ci da degli spunti su come far gli alberi: si può scegliere un albero delle quattro stagioni o ognuno può fare il suo. Io scelgo la seconda opzione, perché fare cose originali a me piace molto. Il prof. Bennati mi sembra un bravo “impastatore”, difatti se-ne vanta molto e dice ogni volta “parole” a chi osa toccare il suo alberello. Mosca invece è più in difficoltà, difatti l’albero è stato fatto più dalla Tommasina che da lui. Tutti impastano e si divertono, e a vedere questa scena è piaciuto moltissimo. Ma purtroppo le ore passano ve-locemente così siamo obbligati a finire tutto in fretta e furia. Finiti i capolavori aiutiamo la signora Tommasina a pulire e a sistemare. Poi ringraziandola per sua attenzione andiamo giù in casera per farci la doccia. (Zambon Martina)

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Alle ore 21,00 siamo andati al telescopio. La gui-da che abbiamo conosciuto si chiama Luigi e la sua aiutante si chiama Adriana. Entriamo nel la-boratorio dove c’era una grande cupola girevole ed al suo interno il telescopio più grande. Luigi ci dice che è un telescopio di Galileo, cioè che il telescopio è un telescopio a specchi che ha altri due telescopi ed un cannocchiale ai fianchi. Questo telescopio aveva la Camera Smith che serve per fare le foto alle stelle ed ai pianeti. Uno degli specchi è concavo ed è posizionato a 45° così può riflettere sullo specchio più in bas-

so le immagini che poi vengono riflesse nell’oculare. Il palo del telescopio è posizionato paral-lelo all’asse terrestre. Il telescopio grande aveva dei problemi allora siamo andati in un tele-scopio più piccolo e lì abbiamo visto Venere. Venere, ci spiega Luigi, ha un riscaldamento di 400° perché vicino al Sole. La sua atmosfera è densa ed il calore che attraversa le nubi pro-voca un effetto serra. Si vedeva solo una parte di Venere, era nel periodo delle fasi, e quan-do Galileo Galilei ha visto per la prima volta una metà di Venere ha inviato una lettera ad un amico della scoperta. Poi abbiamo visto Arturo che è nella costellazione di Bonnes. Poi abbia-mo visto anche Castore e Polluce che sono i nomi di due stelle della costellazione dei Gemelli. Abbiamo visto an-che Saturno ed il suoi satellite,Titano. Luigi ci ha rac-contato che i Babilonesi capivano se un uomo aveva la vista buona o no se vedeva la Spicca della Vergine. Più tardi Adriana riesce a sistemare il telescopio grande. Arrivati, Adriana e Luigi, ci mostrano Mizar A, Mizar B ed Alcor. Mizar A e B fanno parte del Grande Carro, ovvero l’Orsa Maggiore. Poi vediamo M3 che è un am-masso globulare di stelle che sono fuori dalla nostra Galassia. Nel 1054 si scoprì la prima Nebulosa e fu chiamata M1. Poi ci furono altre scoperte che furono fino a M110. poi abbiamo visto M94, che sono due Ga-lassie una dentro l’altra, M51 detta anche Wirpool e poi abbiamo cercato a vedere M81 e M82 solo che Luigi ed Adriana non sono riusciti ad inquadrarli.

Ed ora le impressioni dei miei compagni!!

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SILVIA: “Per me vedere attraverso il telesco-pio è stata una cosa fantastica, perché legge-re sui libri le stelle e i pianeti è una cosa, ma vederli dal vivo è un’altra. E’ una sensazione stupenda, perché riesci a vedere fuori dalla Terra, nell’universo, cosa c’è”.

MIRIANA: “Mi aspettavo una cosa molto di-versa. Forse mi immaginavo di vedere le cose

Molto diverse, più grandi e più particolareg-giate. Però è stato molto bello e interessante”.

XINLE: “Il telescopio mi è piaciuto perché ve-dere più grandi i pianeti, anche studiare me-glio i pianeti”.

RAFAEL: “Io non ci ho capito niente anche se l’ho trovato interessante”.

MARTINA: “Personalmente, pensavo meglio, difatti, un po’ di delusione mi ha preso. Mi immaginavo che i pianeti, visti al telescopio, fossero più grandi”.

(Tiozzo Luca)

ANCHE SE NON SIA-MO IN TEMA….. NOI SIAMO LO STESSO LE TRE

CIME DI LAVAREDO

ANCHE FUORI DELLA SCUOLA….. GLI SCACCHI NON POSSONO MANCARE

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Verso le 11.30 siamo arrivati a Cre-spano. Siamo andati subito a vede-re le camere e a sistemarci le vali-gie, poi siamo andati al ristorante, e li ad aspettarci c’era Laura, l’or-ganizzatrice di tutti sei i giorni di permanenza a Crespano. Lei ci ha chiesto le nostre aspettative ri-guardo all’avventura che stavamo iniziando. Successivamente ha rac-contato un po’ di quello che avremo fatto, in particolare che prima del-la colazione saremo andati sotto ad un albero per un incontro di saluto assieme a Don Antonio. Il primo giorno in cui affrontavamo questo saluto non sapevamo co-sa aspettarci, ma alla fine è stata per tutti un’esperienza soprattutto diversa dal solito e molto interessante. Parlavamo del rispetto che dobbiamo avere nei confronti della natura, della sua bellezza e dell’importanza che dobbiamo darle. Ormai è un modo comune a molti dire che se si rompe un ramo o si strappa un fiore, tanto è lo stesso, poi ricrescono. Invece non è così, spiega Don Antonio e successivamente anche Marilena. La natura ha impiegato anni ed anni per essere come noi la vediamo oggi e per questo è inutile distruggere tutto in meno di un secondo. Marilena ci ha anche parlato del perché si è voluto fondare questo cen-tro in cui molte scolaresche vanno per imparare, scoprire e fare amicizia diver-tendosi e stando all’aperto. A tutta la classe è piaciuto fare questo ritrovo per-ché è stato un modo di imparare attraverso delle poesie e racconti, in cui capiva-mo il senso della natura, come dice Sara. Mentre per Giulia è stato un modo per immedesimarsi sempre più nell’ambiente. Per molti altri era bello perché gli fa-ceva capire il senso della giornata. Dei sei giorni di incontri mi hanno colpito due poesie che Don Antonio ci ha letto. Per prima quella di un capo indiano fatta nel 1796 in cui spiegava che non dobbiamo avere paura della natura, perché dobbia-

mo ascoltarla e amarla. La mia preferita però e quella di Tagore in cui spiegava che è inutile viaggiare, andare lontano da casa, se prima non vedi le cose belle e semplici che ti stanno attorno come una goccia di rugiada sulla spiga di grano.

(Tiozzo Federica)

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Eccoci qui a fare geo-logia. Sandro, l’esper-to, ci ha portato su-bito nel bosco e ci ha illustrato varie rocce:

LA SCAGLIA ROSSA

Questa roccia è sta-ta chiamata così per-ché si rompe a sca-glie ed è rossa grazie alle infiltrazioni di ferro. Questa roccia è sedimentaria sono calcari rosati alter-nati a marne ( terra calcareo- argilloso )

IL BIANCONE

Il Biancone si è formato in circa 65 milioni di anni. Il monte Grappa era un fondale marino composto da fango fossili e plancton. L’assenza di compo-nenti grossolani e la finezza del sedi-mento lasciano supporre che il bianco-ne si sia formato in un mare abba-stanza profondo e lontano dalla terra ferma.

Si è depositata a strati ed ha molte crepe perché ha della selce rossa e

GEOLOGIA:

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anche a causa degli agenti atmosferici e delle radici. Questa roccia è stata sfrut-tata negli anni ’60 e ’70 per la produzio-ne di cemento.

Il biancone è una roccia di biancastro, però con sfumature nero-rossastre do-vute alle infiltrazio-ni di ferro.

ROSSO AMMMO-NITTICO

E’ una roccia di colore rosso-bruno, con strati di diverse dimensioni, separati da sottili livelli di argilla.

Il rosso ammonittico è una roccia sedimentaria caratterizzata da numerosi livelli con fossili.

IL CALCARE

Il calcare è una roccia sedimentaria molto comune composta principalmente da calcite.

La roccia si forma per accumulazione sul fondo marino di conchiglie e scheletri di animali. Se rappresenta una certa percentuale di argilla prende il nome di marne.

Le varie qualità di calcare, che possono essere colorate per la presenza di ossidi e a seconda della compattezza, sono utilizzate come pietre da costruzione.

LA DOLOMIA

La dolomia iniziò a depositarsi circa 200 milioni di anni fa all’interno di bacini poco profondi. Si presenta di colore grigio chiaro, bianco e rosato e offre una maggiore resistenza all’ero-sione degli agenti atmosferici rispetto ai calcari.

Poi abbiamo visto un plastico che ci spiegava il fenomeno del carsismo. Sandro faceva “piovere” e l’acqua penetrava sotto terra e quando veniva fuori portava con se i detriti.

(Tiozzo Francesca)

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BOTANICA:

Ed eccoci qui a casa, appena tornati, ora parleremo dell’in-teressantissimo laboratorio di botanica, sul fiore, avvenuto martedì 18, subito dopo il pranzo, con la nostra amica Laura (la prima persona che ci ha accolto nella bellissima lo-calità di Crespano del grappa, nel centro Don Paolo Chiavacci ). Cominciò subito a parlarci di come la flora fosse costruita ;da tre tipi di piante, partendo dall’erba poi gli arbusti e infi-ne gli alberi. Gli arbusti e gli alberi vengono spesso confusi e per distinguerli basta capire che gli arbusti partono subito diramandosi e gli alberi hanno un tronco fisso e poi si diramano. Ci spiegava che però esistono alberi, come il castagno, che

lasciano un po’ desiderare perché potrebbero far parte del gruppo piante come degli arbusti perché si diramano a volte causa questi ultimi continuando, comincio a parlarci del vero tema della botanica:il fiore. Ogni fiore ha origine da una gemma fiorale ed è attaccato da un fusto e sostenuto da un gambo verde: il pe-duncolo. Esso si allarga a una estre-mità formando il ricettacolo,o tala-mo,dove sono piantate le varie parti del fiore. Lo stame è formatola un sottile lungo filamento detto anten-na su cui si trovano dei sacchi di ga-meti maschili con polline di color

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giallo-arancione. Gli stami circondano il pistillo e formano l’ovario( parte arrotondata e gon-fia), lo stilo(parte assomigliante ad un lungo collo), la stigma o stima(parte terminale o im-boccatura), ovuli(piccoli corpi arrotondati) contenenti gameti femminili sferici,(oosfera). O-ra la domanda fatale, entra in gioco, che ci fece riflettere: “tutte le piante hanno il fiore?”. Alcuni come me diedero a caso una risposta e dissero di si e invece la risposta era proprio no, perché piante come muschi, epatiche, felci non hanno fiori o per lo meno non si riprodu-cono attraverso i fiori, pure gli equiseti, antica pianta chiamata anche erba cavallina non ha fiore. Queste si riproducono attraverso le spore. In alcune piante, il fiore viene detta ves-sillifera nella corolla cioè essa tende a sbocciare e diventare la più bella di tutte per venire subito notata dagli insetti per l’impollinazione. Il fiore ha gli amenti (infiorescenze maschi-li);le piante perciò possono essere maschili e femminili possono essere contrassegnate con questi due segni ♀ ♂ che corrispon-dono a Venere e a Marte dell’astro-nomia. alcune piante vengono divise e chiamate dioiche, cioè che possono essere o solo maschili o solo femmi-nili. partendo con l’affermazione che tutte le piante hanno il frutto, Laura ci ha spiegato il ciclo del fiore. par-tendo dall’impollinazione avvenute per mezzo dell’acqua, degli agenti atmosferici, attraverso gli animali e l’uomo avviene così anche la dissemi-nazione, e la successiva evoluzione del frutto. dopo la teoria c’è la prati-ca e ora è il momento di uscire e ci rechiamo fuori, ci sediamo in uno dei prati li vicino e scegliamo un fiore che ci colpisce o che semplicemente ci piace disegnarlo in modo semplice. bisognava farlo non tanto bello ma par-ticolareggiato. io ho scelto la piantaggine perchè, a parte la bellezza, mi ricordava un fiore raro visto con la nostra prima guida Elena altri hanno scelto il trifoglio, la fragolina, il ranun-colo,… tutti fiori spontanei cresciuti lì. Vedere quanti animali si appoggiano delicati su questi fiori è una vera emozione. finito di fare i pittori rientriamo e Laura ci prepara gli stereosco-pi, esattamente quattro; noi ci prepariamo ora come scienziati, pronti come formiche ad en-trare nel magico mondo del fiore che ora noi vediamo nei piccoli particolari, difficili a veder-si ad occhio nudo. Con lo stereoscopio vediamo che questi piccoli particolari diventano enor-mi ai nostri occhi, ci mostra il ranuncolo, la piantaggine (molto affascinante, perchè all’inter-no aveva una serie di stelline),la fragolina, il trifoglio, la ballerina,... Questa esperienza a tutti è piaciuta perchè evidentemente è piaciuto diventare una formica e perlustrare, forse per pochi come me, che avevano già visto una cosa simile, è stato un ripasso per niente noio-so. ci ha spiegato inoltre cos’era lo stereoscopio: uno strumento ottico nel quale si inserisco-no oggetti per ottenere un’immagine tridimensionale, le due immagini dell’oggetto vengono guardate simultaneamente, una per ogni occhio, attraverso lenti separate e con le assi leggermente convergenti. (Duse Elena)

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A l l e 1 6 . 3 0 p a r t i am o c o n G i o r d a n o d a l l u o g o d i r i t r o v o . Percorrendo un sentiero, per terra, a destra c’era una cacca nera e densa e nessuno nemme-no Giordano sapeva di chi fosse. Arrivati ai piedi dei prati di schiba abbiamo preso un sen-tiero, a sinistra tutto all’ombra a fianco c’erano qua e la degli alberi che sono sopravvissuti alla prima guerra mondiale e sono chiamati alberi secolari.

Giordano, lungo li percorso, ad un certo punto ha preso un bastone e l’ha infilato nella cavità di un albero e quando lo tirò fuori era tutto bagnato, perché c’era acqua.

Ci spiegò che era molto umido in questa zona e per dimostrarlo ci fece vedere delle piante chiamate felci che crescono solo in luoghi umidi. Ripreso il cammino arrivammo in posto al so-le nel mezzo di un bosco di castagni. Giordano ci spiegò che la forestale aveva dato incarico a dei taglialegna di tagliare dei rami degli alberi, ma per soldi tagliarono tutti i rami. Siccome la parte che riceve sole e fa vivere l’albero sono le foglie, non essendoci più l’albero muore. Poi un poco più su c’era un albero senza corteccia. Ci spiegò che l’albero, essendo troppo grande, fece morire la corteccia e il legno, lasciando in vita una parte di se quella che conduce la linfa. Ci fece sedere per vedere degli scoiattoli, o dei ghiri, se fossero usciti dal-le loro tane per vedere chi eravamo. Per nostra sfortuna non c’era nessuno.

Ripreso il cammino per il luogo di ritrovo ci fermammo sotto tre alberi tutti vicini e ci spie-gò che quando si piantava un albero se ne pianta-vano altri due per essere sicuri che almeno uno sarebbe cresciuto. Ci portò in fine in un locale a fianco del planetario e ci fece vedere delle dia-positive su tutti gli insetti, uccelli e animali che vivevano nell’albero. Ci spiegò che la decomposi-zione del legno è in ordine temporale, di degra-dazione. I vari insetti che concorrono alla de-composizione del legno sono; Sotto la corteccia gli scolitidi floematici: Ips Tipographus il Pityo-genes e il calcographus. Dentro il midollo i xoli-tidi xilematici: xiloterus e il lineatus. Imenotte-ra: urocerus gigas.

I lepidotteri: bruco cossum-cossum.

Imenottera: urocerus gigas.

Coleotteri cerambicidi: Oramiono schato e rma-gum.

I Coleotteri lucanidi: Lucanus cervus e dorcus parawellepipedus.

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A l l e 1 6 . 3 0 p a r t i am o c o n G i o r d a n o d a l l u o g o d i r i t r o v o .

Altri insetti: Cetonio aurato e sryctes nasi-cornis.

Ha chiesto le nostre impressioni di questo giorno a Giulia ha ri-sposto che è stato in-teressante pensare quante cose, uccelli, insetti e animali ci so-no dentro i tronchi de-gli alberi, ad esempio delle quercie secolari, ormai morte da tempo.

(Barbato Rafael)

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Dopo un po’, finito di mangiare, siamo partiti, dalla casera, Ettore, la nostra guida, ci ha rac-comandato di fare assoluto silenzio.

Iniziamo il nostro cammino verso Schiba, il prof Mosca e la guida, ci fanno salire in fila in-diana;

quando percorrevamo il bosco dovevamo mantenere quella posizione e la distanza di circa 1m, uno dall’altro; però non tutti hanno rispettato le consegne. C’erano al-cuni ragazzi che, dalla paura, beh! Per dire dalla paura si mettevano a gruppi di 3-4 persone.

Percorso, tutto il bosco, attraverso il sentiero, arriviamo ai piedi del Monte Grappa, nella valle di Schiba.

In pedemontana, cominciamo a salire, sa-lire.

Ad un certo punto Ettore dice: “Bene, fermiamoci qui”.

Stendiamo gli asciugamani e ci stendia-mo, stiamo li per circa 40 minuti.

Beh! Certi ragazzi hanno dormito altri hanno guardato il panorama.

MERAVIGLIOSO!! Non so proprio de-scrivere l’emozione che ho provato a sta-re li ad ammirare il panorama. La cosa che ti stupiva di più era che vedevi la città e li c’erano luci, rumori, confusione, gas di macchine che inquinavano, cani e gatti che abbaiavano e miagolavano ecc…

Invece da noi era tutto così tranquillo: i Grilli, gli uccelli, gli Allocchi, però era anche, so-prattutto l’atmosfera in sé che ti rilassava, il vento che ti accarezzava la pelle, anche se de-vo dire che alcuni di noi avevamo freddo; poi attorno a noi vedevi tutta una serie di alberi.

A me sembrava che quegli alberi ti proteggessero da ogni male.

Però è anche vero che per me non sono posizionati bene, (gli alberi), perché non ti fanno ve-dere altrove, sembra quasi de essere in carcere.

Ad un tratto: “Bene, siete riusciti a stare in silenzio oppure no?” disse Ettore.

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Torniamo giù, se qualcuno voleva poteva andare, proseguire il percorso.

Io ho scelto di andare giù con Federica, ho scelto così perché c’era troppa strada da fare; poi come sempre i maschi andarono tutti da soli, naturalmente, perché i ma-schi sono coraggiosi e le femmine no! Beh!, io non sono sempre fifona a volte sono an-che molto coraggiosa!!!!

Passando all’ altro discorso: arriviamo in casera, andiamo dentro e riflettiamo, sulle nostre impressioni, emozioni che abbiamo provato.

Finalmente possiamo parlare, evviva, ci sa-lutiamo, andiamo ognuno nelle proprie ca-mere e... tutti a nanna…!!

OPINIONI DELLA CLASSE

Luca T: a me è piaciuto tantissimo, perché mi sono rilassato molto e mi è piaciuto scendere da solo il sentiero, perché mi ha fatto superare la paura del buio.

Giulia B: è stata un’esperienza molto interessante, stare distesi nei prati di Schiba è stato bellissimo.

(Cester Lisa)

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ZOOLOGIA:

Finita la colazione, verso le 8.45, siamo tornati in casera per prepa-rarci perché verso le 9.00 veniva a prenderci una guida di nome Giordano per la lezione:”lo sta-gno”, con escursione.

Ci prepariamo lo zaino mettendo dentro appunti con penna, acqua, asciugamano e macchina fotogra-fica.

Siamo andati un po’ nel cortile a giocare a pallavolo e a calcio.

Alle 9.00 circa arriva Giordano, ci saluta, si presenta, e fa dire a o-gnuno il nome per cercare di impararli perché con lui dobbiamo avere più lezioni, e poi è uno dei tanti camerieri che ci serve al ristorante.

Tutti insieme ci incamminiamo per il bosco e osserviamo bene gli alberi cercando di ricorda-re il loro nome.

Per la strada abbiamo anche cer-cato di vedere qualche animale, infatti abbiamo visto una rana. Giordano l’ha presa in mano, ce l’ha fatta vedere, toccare e le abbiamo fatto una foto. Poi è passata anche una vipera, ma al-cuni non l’hanno neanche notata.

Arrivati a Schiba, la stalla del cavallo di Don Paolo Chiavacci che è in mezzo a un prato fiori-to, Giordano ci dice di cercare uno stagno. Davide e Anthony lo trovano.

Lo osserviamo bene e cerchiamo

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di vedere bene tutti gli anima-letti che ci sono all’interno.

Facciamo lentamente il giro dello stagno e poi Giordano ci da una retina e ci fa pescare qualche animaletto.

Abbiamo raccolto: un rospo, un verme d’acqua, tre salamandre (maschio, femmina, cucciolo), tanti girini, un tritone.

Tutti questi animaletti pescati li abbiamo messi in un conteni-tore di plastica trasparente, li abbiamo ben osservati e abbia-mo giocato un po’ con il rospo e la salamandra.

Dopo un po’ la giuda ci ha fatti sedere nel prato per provare a tenere in mano tutti gli anima-letti, naturalmente chi aveva paura, no. Nella mano ti davano una sensazione strana.

Poi abbiamo proseguito un po’ il percorso osservando ancora alberi e animali.

Siamo ritornati allo stagno, siamo rimasti ancora un po’ lì a giocare con la retina, a pescare animali, siamo tornati indietro per la stessa strada e poi siamo andati a mangiare.

(Boscolo Miriana Cegion)

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Le tracce degli animali sono molto impor-tanti così ci a detto Giovanna seguite il racconto di questa uscita è capirete tut-to.

Era il 3°- 4° quando siamo con Giovanna a vedere che tracce lasciavano gli animali,e ci ha detto come potevamo riconoscere

Un animale guardando che tracce lascia-vano tipo: le impronte,le fatte,le loro tane . . .

Purtroppo non abbiamo visto nessun ani-male,ma abbiamo visto molte impron-te,tane,fatte e peli.

Era tutto molto bello e interessante come spiegava le cose.

Edoardo ha preso delle fatte di animali per riconoscerli,poi Giovanna ci ha fatto vedere una tana di tasso,ma ci ha detto che era morto perché lo hanno trovato vicino la tana ed era sta-

to avvelenato da qualcuno.

Poi ci ha detto che la tana del tas-so e quella della volpe sono uguali ma quella del tasso e molto più or-dinata di quella della volpe. Que-sta e una delle escursioni che mi è piaciuta di più.

(Filippas Anthony )

ZOOLOGIA:

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Sempre dopo la merenda a base di pane e nutella ci incontriamo per la seconda volta con la signo-ra Tommasina nel laboratorio. Oggi facciamo i pezzi per lo scacciapensieri. Lei ce ne mostra sempre vari modelli e ci da delle particolari indi-cazioni perché il nostro lavoro venga al meglio. Anche il questo caso ognuno fa il suo bello e ori-ginale.

Prima di cominciare però facciamo un piccolo progetto di quel che dovrebbe essere il suo scacciapensieri. Ci mettiamo tutti al lavoro, però questa volta, il prof Mosca ha rinunciato di lavo-rare come uomo della ceramica vedendo i risul-tati devastanti dell’altra volta. E così ci “ruba” l’attenzione della signora Tommasina, perché en-trambi hanno fatto il “cammino” in Spagna e allo-ra si volevano raccontare le loro esperienze. Pe-rò dopo un po’ di tempo della loro chiacchierata capiscono che non è il luogo giusto per chiac-

chierare visto che 1000 vocine cercano la sua at-tenzione per essere aiutate,per finire per prime il lavoro. Povera Tommasina! Vedi questa santa don-na che corredi qua e di la quasi facendo fumo per aiutarci. E cosi il prof Mosca viene ad aiutarmi a fare le palline. Lui le fa e io le imbuco. Anche ben-nati è al lavoro e come al solito è geloso!!questa volta anche lui è aiutato dalla Tommasina. Ma a-desso che controllo il progetto: ho quasi finito!!! Mi manca poco, pochissimo, una o due spirali al massimo e cosi dopo potremo aiutare la signora Tommasina a sistemare, poi andare a farci la doc-cia in casera.

(Zambon Martina)

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Alle otto del mattino siamo en-trati nel “panificio”: era una stanza che sulla destra aveva delle sedie sulle quali ci siamo seduti per vedere le diapositive sul pane nel Mondo. A sinistra della stanza c’erano dei tavoli disposti a ferro di cavallo con sopra una tavoletta di legno per ognuno di noi, che serviva per lavorare il pane. Sulla facciata di fronte all’entrata c’era il forno a legna. Franco, l’esperto, ci ha fatto sedere sulle sedie e ci ha spiegato che per fare il pane ci vogliono quattro ele-

menti base: l’acqua, la farina, il sale ed il lievito. Sulla sua tavoletta, che era un po’ più gran-de delle nostre,c’era una bacinella bianca che conteneva acqua, sale e farina. Franco ha chia-mato due persone grandi e grosse che fungevano da impastatrice meccanica… e indovinate chi ha scelto?! Davide e Francesca : e per fortuna che voleva due persone grandi e grosse!! Abbiamo iniziato ad amalgama-re L’impasto: era quasi liquido! Dopo un po’ Franco ha aggiunto della farina di grano turco e l’impasto diventava sempre più sodo. Dopo cinque minuti di la-vorazione Franco ha aggiunto del lievito all’impasto già lavo-rato. Il lievito occupava una bacinella abbastanza grande ed era pieno di bolle d’aria. Pensate: stavamo impastando quindici chili di pane ancora crudo. Fare l’impastatrice meccanica è stato faticoso ma divertente. Dopo un po’ di tem-

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po, forse anche troppo, Franco ci ha fatto pulire le mani con la farina. Finalmente Fran-co ha dato a tutti da lavorare. Ha dato a cia-scuno un pezzo di pasta da lavorare bene. Ci ha mostrato come si fa: si deve lavorare con il palmo della mano; prima si deve schiaccia-re, poi con le dita riportare l’impasto sulla “pagnotta” iniziale. A molti questo lavoro è piaciuto e Rafael ha detto: “La pasta sem-brava gomma da masticare, mi veniva da met-terla in bocca.” Giulia: “Non pensavo che l’im-pasto fosse così morbido… mi è piaciuto tan-tissimo.” Dopo circa venti minuti abbiamo riunito tutto l’impasto nella bacinella, siamo andati a lavarci le mani e finalmente siamo andati a fare colazione… avevo una fame. Alle dieci sia-mo ritornati e l’impasto, che prima occupava mezza bacinella, adesso la occupava tutta. A Giulia è piaciuto tanto questo momento perché le sembrava raddoppiato. Ci siamo seduti sul-le sedie per vedere le diapositive sul pane del Mondo. Per me è stata la cosa più bella perché avevo già fatto il pane. Mi ha interessato perché non pensavo che esistessero così tanti tipi di pane. La lievitazione del pane è stata scoperta da un’egiziana che casualmente ha dimenti-cato una pagnotta fuori dalla finestra tutta la notte e grazie ai batteri contenuti nell’aria e nell’aria (le gocce di rugiada) il pane è lievitato. I tipi di pane che ci ha mostrato sono: quelli che le fidanzate regalano al loro fidanzato, quelli che si fanno per i funerali, quelli di acco-glienza e quelli per quando ci si sposa. Quelli che si regalano i fidanzati russi e croati hanno la glassa colorata sopra e spesso portano la foto del fidanzato oppure uno specchio che sta a significare “lo specchio dell’anima.” Anche questi hanno forme diverse: a cuore, a forma di persona, a stella… In Ucraina il pane dei fidanzati non ha la glassa colorata ma è pane cotto e basta: l’impasto viene messo in una formina e da cotto ha rilievi: fiori, foglie… Ai funerali in Messico il carro funebre ha attaccate ai finestrini delle forme di pane. Gli Ortodossi quando delle persone arrivano nella loro casa porgono loro una ciotola con del sale e una pa-gnotta di pane. Se gli ospiti spezzano il pane e lo “intingono” nella ciotola con il sale sono i benvenuti. Quelli per gli sposalizi sono molto simili a quelli per i fidanzati.

Finito di vedere le diapositive, Franco ha pesato la pasta di pane e ce ne ha dati sette etti a testa. A questo punto lo abbiamo di nuovo impastato e in cinque minuti lo abbiamo formato (gli abbiamo dato una forma.) Molti hanno dato la forma di una tartaruga, mentre altri hanno dato sfogo alla loro fantasia facendo cuori e disegni sull’impasto. Il pomeriggio, alle due, sia-mo andati a prendere il pane cotto. Appena sono entrata nel “panificio” ho sentito un odori-no! Il pane era sodo e non aveva il sapore del solito pane… Aveva un sapore da antico!

I pareri dei miei compagni:

Davide: E’ stata una bella esperienza perché il pane è una cosa bella da fare e buona da man-giare.

Miriana: Mi è piaciuto tanto fare il pane perché non l’avevo mai fatto! (Tiozzo Francesca)

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CON TULLIO ANDREATTA

Partiamo da Crespano alle ore 14.00, per poter raggiungere Fietta, una piccola cittadina di poco più di 2.000 abitanti. Durante il nostro percorso tra sentieri “tortuosi” e boschi, pas-siamo nel luogo dell’apparizione della Madonna, il luogo dei “Tre Busi”; un pò più su, c’è il San-tuario della Madonna del Covolo. E’ un posto molto bello e appariscente. L’acqua che esce dai “Tre Busi” è un’acqua che sgorga direttamente dalla montagna. Continuiamo per il sentiero in mezzo al bosco... era tutto in salita e faceva molto caldo. Dopo 1.35 minuti arriviamo a Fiet-ta, con i piedi che bruciavano per i sette km percorsi “tutti in salita”; ci fermiamo a fare me-renda nel cortile di una chiesa, dove osserviamo la meridiana progettata da Marilena, la di-rettrice del “Centro Natura”, di Don Chiavacci. Dopo qualche minuto arriva un signore anzia-no che vive li a Fietta e che ha partecipato alla II guerra mondiale: Tulio Andreatta. Andia-mo dentro un’aula parrocchiale, ci sediamo e il signor Tulio comincia a spiegare. Partiamo. Co-me primo argomento, parliamo della I guerra mondiale. Cominciamo con il Monte Grappa.

Il nome “Monte Grappa” un tempo, era accompagnato dall’articolo femminile: la Grappa, non era l’unico ad esempio: il Brenta- la brenta, e così via… Abbiamo anche parlato dell’anno in cui iniziò la I Guerra Mondiale: 1915. Il Monte Grappa, patria di molti uomini e soldati, aveva su-bito una forte emigrazione verso gli stati più sviluppati: gli Stati Uniti e l’Australia. La mo-neta, agli inizi della I Guerra Mondiale era il Cestaiolo. Passiamo subito alla II Guerra Mon-diale, dove c’è molto di più da raccontare, anche perchè Tullio aveva partecipato a questa guerra. L’Italia della II Guerra Mondiale, era l’Italia Fascista. L’armistizio cominciò l’8 Set-tembre 1943.

L’Italia del Sud, era occupata da-gli inglesi, a Nord c’era il dominio dei tedeschi, mentre la Repubbli-ca di Solo, aveva a capo Mussolini e i suoi uomini si rifugiarono nelle campagne. Dopo un attimo di pau-sa, sentiamo i banchi un lieve rus-sare; tutti noi (tranne uno), ci guardiamo attorno e ci accorgia-mo che quel rumorino, proveniva dal fondo della stanza: e ci accor-giamo che era il “Magico mondo”, ovvero Luca Boscolo Palo, che sta-va dormendo. Andiamo oltre, te-nendoci sempre sul discorso della

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II Guerra Mondiale, quando viene fuori Davide dicendo: - Io a casa, ho una maglietta con scritto “Boia chi molla”, ma cosa vuol dire?.

“Boia chi molla” è nato in Calabria. Il 20 Settembre 1944 comincia il rastrellamento, la piazza di Fietta, viene occupata dai tedeschi. Il giorno successivo i tedeschi, scel-sero 10 ragazzi: 4 li uccisero subi-to, 3 li spedirono in Germania e 5 dispersi, perchè mandati in guerra. A Bassano furono impiccati 13 par-tigiani, perchè non erano fascisti e Bassano era proprio il posto di blocco di fascisti. Questo appena raccontato è tutto vero, visto con gli occhi di Tullio Andreatta, un professore ormai in pensione del Liceo Classico di Bassano.

Finito l’argomento della I e II Guerra Mondiale, passiamo alla reli-giosità popolare. Ci furono molte popolazioni che si convertirono al Cristianesimo, solo perchè si era convertito prima il loro capo, questo periodo venne chiamato con un nome: culto naturalisti-co. Ma dopo tutte queste conversioni c’erano lo stesso delle popolazioni che credevano anco-ra Ma dopo tutte queste conversioni, c’ erano lo stesso delle popolazioni che credevano ancora ad altri “dei”, ad esempio: certe popolazioni germaniche, credono che nei boschi ci fossero degli abitanti o meglio degli dei della natura. Poi cominciarono a sorgere anche i pri-mi luoghi dedicati ognuno a un nome di un santo e con una caratteristica che li differenziava dagli altri. S. Rocco, ad esempio, era il patrono dei pellegrini, S .Bovo di Mantova prende que-sto nome proprio perchè da qui che proveniva il santo militare, diventato poi protettore delle stalle, perchè il nome somigliava alla parola bue. I l culto di S. Polinare, era diffuso nel ravennate, ed era una santa, così dicevano, che andava a benedire i pollai ed era la protettri-ce dei polli, S. Barbara la protettrice dei minatori e S. Nicola, quello dei pompieri. E poi i vari nomi che venivano dati alla Madonna, ad esempio: la Madonna delle Grazie,la Madonna della Salute che nel 1630 salvò dalla peste, la Madonna della Presentazione e poi molte altre, ad empio: la Madonna del Covolo, venerata nel santuario, sorto nel luogo dei “ Tre Busi”, dove siamo passati per arrivare fino a qui. Tullio, ci ha anche raccontato brevemente la storia del-la Madonna del Covolo e dei “ Tre Busi”. I “Tre Busi”, sono le tre dita della Madonna, che ha fatto il miracolo di fare apparire da quei tre buchi dell’acqua, in un periodo di forte siccità

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soprattutto in quel posto. Il santuario della Madonna del Covolo è stato costruito nel 1800 circa.

E poi la storia della Madonna Nera, raffigurata quasi sempre nelle tolele e…

Ma ormai il nostro tempo era finito ed era ora di ritornare a Crespano, il tempo che Luca si svegliasse e… Partiamo….Il ritorno sembra meno faticoso dell’andata, ma poi mi sono resa conto che la strada era la stessa e ormai stavo andando avanti da sola senza sapere quello che facevo.

Durante il nostro ritorno, incontriamo un orbettino, un rettile che ormai ha perso gli arti.

Il prof. Mosca cerca di prenderlo in mano e di calmarlo, ma è tutto inutile, lui scappa veloce e impaurito. Proseguiamo verso la casera, quando alle 19.05 arriviamo, distrutti, contiamo quanti km abbiamo fatto, sia all’andata che al ritorno, in tutto erano 14 km per tre ore e mezza di camminata.

Entriamo in sala da pranzo e io, quasi distrutta, mi abbandono sulla sedia, pronta per cenare più del solito

(Boscolo Giulia Buleghin)

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Venerdì mattina partiamo dalla casera alle 8.05, do-po la colazione , e ci in-camminiamo verso il san-tuario del Covolo .

Mentre camminiamo ci troviamo davanti alla fon-te dei “tre busi” questa sorgente parlava della storia cristiana e la sto-ria pagana .

La storia cristiana diceva che erano le “tre dita della Madonna” anche se c ‘ era un altro buco

Giù ; invece la storia pa-gana parlava di una

“anguana” .

L’ anguana è un animale molto particolare perché la leggenda narrava che se l’ anguana ti guardava male signifi-cava che nel tuo futuro ti sarebbe capitato qualcosa di strano , in-vece se ti guardava be-ne cioè con un sorriso sarebbe tornato tutto alla normalità .

Dopo un po’ di soste , vediamo delle case e anche un santuario , ci fermiamo in una sor-gente in cui è rappre-sentata una faccia di leone , beviamo un po’ per dissetarci e poi il professor Bennati e il

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professor Mosca ci fanno la predica prima di entrare nel santuario del Covolo .

Entriamo e ammiriamo tutti i disegni : quadri di angeli , vescovi e il papa .

Poi i professori ci fanno notare che sopra la nostra testa c’ era un buco senza vetro , era vuoto e rappresen-tava il pantheon di Roma , e sembra-va un occhio che ci guardava atten-tamente .

Salendo le scale andiamo da Don Pa-squale che era rettore del Covolo , santuario e un tempio o una chiesa dove si costudiscono reliquie e oggetti sacri particolar-mente importanti .

Ogni anno in primavera si svolge il tradizionale pellegrinaggio al santuario della Madonna del Covolo .

Poi siamo andati dalle suore .

Erano in 8 suore , tutte le altre erano maestre , e la madre di tutte le suore era la suor Ot-taviana , la casa era abbastanza grande , infatti era infatti era un convento e il giardino era molto ampio .

Un convento è un edificio in cui vive una comunità di religiosi in questo caso le suore .

Abbiamo fatto un giro del parcheggio abbiamo visto 2 cavalli e un animale strano .

Ritorniamo dalle suore per salutarle e ce ne andiamo troviamo un sacco di cartelli che in-dicano la strada per i “tre busi” .

Troviamo una grotta con dentro un pipistrel-lo che saltellava sempre , troviamo ancora i”tre busi” e arriviamo in ca-sera .

(Boscolo Luca)

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sera .

Giovedì sera andiamo a visitare le grotte ma An-thony,Federica,Brigitta e Xinle re-stano alla casera per male alle cavi-glie. Partiamo verso le 9:00, non si vedeva niente, solo i sassi illuminati dalla luna;facciamo un pezzo di strada ed arriviamo in forra: un’in-cavatura scavata nella montagna da un fiume che ha scavato anche delle grotte. arrivati li il professore inca-rica Nicola Penzo,Luca Tiozzo e Da-vide di fare gli aiutanti per salire in grotta Entriamo e vediamo delle ca-

vallette cieche che Giordano,la guida, ha detto essere cieche perchè non gli serve la vista se sono al buio, hanno le antenne e si muovono con il tatto. Il loro nome scientifico è ortotteri trogiofili. Poi ci spiega che la temperatura in grotta è sempre la stessa per tutto l’arco del-l’anno ed è di 12°, ma dipende dalle dimensione della grotta, ci dice anche che ci sono pochis-simi crostacei di terra: uno è Landronicus subterraneus, e vive sul pino morto. Poi vediamo una colata bianca e la guida ci dice che l’acqua drenata dal Biancone: l’acqua sciogli il calcare e forma questa colata bianca. Ci giriamo e torniamo indietro, ma vediamo un ragno grande che è un ragno Ischiropsalis Ra-vasinii cioè Olimpionidi. Usciamo, ci sediamo e aspettiamo gli altri gruppi.Finito il giro dei gruppi torniamo in dietro e troviamo una Faina morta, proseguendo troviamo un rospo che sembrava incinta, ma non era vero. Ci spie-ga anche che gli scorpioni non ci sono in primavera, ma ci sono quando fa più freddo. Il loro no-me scientifico è Chtonius Vessi-niesis.Tornati in casera andiamo a dormire. (Penzo Nicola)

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Oggi, venerdì 10, ore 17.00, andiamo nel giardino delle essenze assieme a Laura, per questo giorno nostra gui-da.

E’ un giardino molto particolare per-ché ci sono tutte le erbe mediche, consideriamo che fanno bene, ma in piccole quantità.

Mentre stiamo prendendo le foglie per fargli infusi di tisane vediamo un ramarro, è molto bello, è verde chia-ro nelle parti superiori mentre nelle parti inferiori è verde scuro.

Abbiamo preso le foglie, fatte a pez-zetti, messe in un bicchiere di plastica, aggiunta acqua calda e zucchero, mescolato il tutto, passato un minuto l’abbiamo bevuta.

Io ho fatto due tisane, la prima l’ho fatta con l’erba di S. Pietro, ha un colore verde intenso; mentre la seconda l’ho fatta con la Santoreggia, ha un colore verde chiaro.

Il gusto delle tisane si ricava dalle foglie come la menta, dal frutto come il papavero, dal fiore, dal seme e dal gam-bo.

Davide: ”Sento le varie profumazioni e sorseggio le tisa-ne: che buone!”

I miei compagni hanno fatto le tisane con altri tipi di er-be: Luca T. l’ha fatta con l’erba di Santoreggia e un mix con Santoreggia e Menta dolce; Anthony con Finocchio e Melissa; Sara l’ha preparata con Melissa e un mix con Menta dolce e Timo; Giulia l’ha preparata con Melissa e un mix con Mentha spicata, Timo e Finocchio; Silvia l’ha pre-parata con Melissa e Menta dolce; Federica l’ha prepara-ta con Melissa e un mix con Melissa e Santoreggia; Lisa L’ha preparata con Santoreggia e un mix con Melissa e

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Maggiorana; Martina l’ha pre-parata con Salvia e un mix con Menta e Timo.

Dopo aver bevuto le tisane , Laura ci ha detto con che er-be le avevamo preparate e le loro proprietà.

Ad esempio abbiamo impara-to che il frutto del papavero va usato come anestetico.

Proprietà della Santoreggia: va usata per funzioni antispa-stiche e digestive, per uso esterno ha un effetto cica-trizzante, stimolante e serve per far regredire piccole ulcere presenti all’interno della bocca.

Proprietà della Maggiorana: viene utilizzata come condimento in cucina, stimola i succhi ga-strici stimolando l’appetito, bevanda di conforto per far passare raffreddori.

Proprietà della Ruta: aromatica , facilita la digestione, effetto di contrazione, bevuta in gran quantità si rischia la morte, protegge i vasi sanguigni, favorisce l’abbronzatura ed elimi-na i pori.

Proprietà della Menta: funziona per far passare il mal stomaco, ha proprietà aromatiche che trovano impiego in cucina, nella preparazione di dentifrici, cosmetici, farmaci e preparati fi-sioterapici.

Proprietà della Valeriana: viene usata contro l’insonnia, l’ansia, emicranie ed è contro le di-storsioni.

Proprietà della Salvia: balsamica, utilizzata per curare la glicemia, utilizzata ampiamente co-me spezia in cucina.

Proprietà del Timo: antisettico.

Federica dice: “Immaginavo una cosa molto diversa, dal tipo trovarsi con la guida ed ascolta-re. Quando sarò a casa comprerò le erbe mediche e farò il mio angolo delle essenze”

Luca B.”Mi sento vicino alla natura, è stato molto bello assaggiare le tisane”.

Elena:” Pensavo ad una lezione all’aperto, ma noiosa”.

Miriana:”Ho imparato cose nuove sulle erbe officinali”.

Secondo il mio parere è stato molto interessante assaggiare gli infusi di tisane, sentire le varie profumazioni e conoscere gli effetti delle erbe.

Ore 18.00, finita questa lezione, salutiamo Laura e andiamo alla casera per lavarci e prepa-rarci per poi andare a cenare. (Salvano Brigitta)

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Sabato ci siamo trovati alle 8.00 all’Arena per partire per il monte grappa. Io sono partita con i genitori, delle mie amiche di classe e le mamme erano entusiaste di vedere i propri figli. Alle 8.10, dopo un po’ dalla par-tenza mi sono messa le cuf-fiette. Dopo due ore di auto-bus siamo arrivati e io non vedo l’ora di vedere la mia amica Silvia.

Noi siamo arrivati alle 10.05 e alle 10.30 siamo andati a vedere le stanze da letto: erano da 2,4,5 posti. Silvia l’ho trovata dove si fa ceramica, e lei mi ha fatto vedere delle cose come: piatti, tazze, animali, e scaccia pensieri: erano fatti in ceramica. Poi, siamo anda-ti giù, e Silvia mi fa vedere delle erbe aromatiche, aspre, dolci. Lei mi ha detto che con que-ste erbe si erano fatti le tisane e che erano molto buone. Poi loro vanno a prendere le valige per mettere in autobus per poi partire alle 11.00-11.30 per andare alle grotte di Oliero. In autobus io e Silvia eravamo davanti e guardavamo il paesaggio alle grotte di Oliero.

Arrivati i ragazzi mangiano a sacco e chi vuole va a mangiare in ristorante come certi genitori mangiare siamo stati dalle 11.30 fino 13.00. poi il prof. Mosca è andato a fare i biglietti per la grotta di Oliero, e pagavano euro 4.50. noi siamo partiti all’13.00 per arrivare in anticipo e siamo stati li 5 minuti ad aspettare e poi abbiamo vi-sto le guide: si chiamano:Manuel, Francesco e Sandro. Ci hanno guidati nella grotta in un certo punto; l’acqua era profonda 15 metri perché c’era una fossa che si era creata e vivono

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alla riva era profonda 1 metro e vedevi i sassi del fondo. Poi le gui-de ci spiegano le stalagmiti e le stalattiti. Poi essere scesi dalla barca dentro la grotta e ci fanno vedere: stalagmiti, stalattiti, o-recchio dell’elefante, lingua della suocera, forma della strega e una piccola concrezione nella pietra che sembrava un presepe. Poi san-no usciti dalla grotta; erano pronti altre persone noi ci siamo guar-darti intorno per vedere cosa ci circonda. Io, Silvia, Nicola.P., An-thony, Nicola.D, Brando, Rafael,

Lisa, Federica, Luca, xu xinle;siamo andati sui sassi vicino allo specchio d’acqua, io sono cadu-ta niente di che dopo che tutti hanno guardato la grotta alle 15.00 siamo andati via. Siamo saliti in autobus per andare a Bassano a visitare il museo della ceramica e il ponte di Bassa-no. Abbiamo visto prima il museo di Bassano con tutte quelle ceramiche bellissime, dopo es-sere usciti, alle 16.30 siamo andati al ponte di Bassano e nel fiume c’erano le trote un cigno reale e dei pescatori che pescavano erano le 17.30. io, Silvia, sua mamma , suo zio e sua zia siamo andati a comprare dei souve-nir per portarli a casa; dopo averli compra-ti erano le 17.50: era ora di andare al ri-trovo, all’autobus. Partiamo alle 18.15. dopo due ore lunghe di autobus siamo a Valli e esaltiamo: evviva a casa. L’autobus è arri-vato all’arena alle 20.10 e poi io sono corsa a casa perché avevo una fame da matti. Quando mia mamma mi ha visto mi ha chie-sto come era andata e io: era favoloso, era bellissimo, non sapevo come descrivere quel giorno. Alla prossima uscita del prossimo anno, dove andremo non si sa.

(Boscolo Veronica)

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Mi alzo alle 7.30 verso Bassa-no del Grappa , il posto dove i miei compagni sono andati in visita d’istruzione.

Dopo 2 ore e mezza di viaggio arrivo nella casera dove i miei compagni e genitori mi saluta-no.

Mi mostrano le loro camere, poi, insieme a Martina, Miria-na, Lisa e Federica, raggiungo gli altri nell’aula di ceramica: stanno lavorando per fare de-gli scacciapensieri.

C’era aria di vendetta!

Tutti rubano componenti per lo scacciapensieri agli altri, c’è un continuo litigio (soprattutto tra le ragazze).

La guerra un po’ si è calmata e nel frattempo l’albero di ceramica di Edoardo si è incollato al tavolo.

Finalmente, dopo molti ten-tativi, riesco a staccarlo.

Dopo un po’ arrivano i geni-tori di Giulia e poco dopo anche il resto.

C’è un momento dove geni-tori e ragazzi si abbraccia-no, poi andiamo fuo-ri,compreso Edoardo che esce trionfante con il suo albero di ceramica ancora intatto.

Con i genitori andiamo a vi-sitare le camere della case-ra, dopo, certi in corriera e

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certi in macchina, andiamo verso le grotte di Oliero.

Ci troviamo tutti in un bar vi-cino alle grotte dove pranzia-mo e prendiamo qualche sou-venir.

Poi ci incamminiamo per un sentiero in salite che ci porta alla sorgente del fiume Oliero dove troviamo anche le grot-te.

Aspettiamo la guida, poi salia-mo su una barca che ci porta dentro alla grotta.

Provi una strana sensazione quando sei sotto:pensare che tocchi il fondo della montagna ti fa venire i brividi (anche per-ché dentro faceva piuttosto freddo).

La guida ci dice che la grotta è occupata per la maggior parte da aracnidi.

Poi ci fa vedere gli “scalini sul soffitto”, il profilo della strega, il presepe fatto da piccole stalagmiti, ed altri giochi di luce ed ombre tra stalattiti e stalagmiti.

Usciamo e, mentre il resto del gruppo visita le grotte, ci fermiamo fuori, chi a giocare e chi a riposarsi sulle panchine affacciate al fiume.

Ritorniamo al bar, poi, dopo una breve sosta andiamola museo civico di Bassano.,m che è rite-nutoli più grande dei “piccoli” musei italiani.

Usciti andiamo a fare una passeggiata per Bassano con i genitori che passano per i ne-gozi della piazza a fa-re acquisti.

Con i professori siamo d’accordo di ritrovarci tutti alla corriera alle 18.00.Così questa fan-tastica giornata è fini-ta e torniamo a Sotto-marina.

(Chiereghin Mirta)

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“Bellissimo!!! Mi è piaciuto tanto quando l’impasto è lievitato perché sembrava il doppio!!! “

(Boscolo Giulia Buleghin)

“Avevo già fatto il pane, però con l’ impastatrice meccanica e quel pane aveva un sapore e una consistenza diversa da quello che abbiamo fatto.”

(Tiozzo Francesca)

“Io non avevo mai fatto il pane ed è stato bellissimo, mi è piaciuto soprattutto impastare, mi sembrava di essere una macchina!!!!”

(Duse Elena)

“È stato molto bello vedere tutte le parti del fiore, le differenze tra le varie specie. E solo il fatto di vedere allo stereoscopio mi faceva sembrare una scienziata e mi faceva sentire “partecipe” alla vita del fiore.”

(Tiozzo Federica)

“Vedere quei fiori allo stereoscopio è stato formidabile perché io personalmente non avevo mai visto i fiori con questo “tipo d’occhio”.

(Zambon Martina)

“È stato bello perché si vedevano i fiori ingranditi. Ho visto tutto quello che mi aspettavo”

(Salvagno Brigitta)

“A me è piaciuto vedere come gli alberi centenari eliminavano alcune parti del loro corpo per restare il vita”

(Penzo Nicola)

“Questa lezione è stata interessante perché capisci quanto “male” fa l’uomo alla natura”

(Ballarin Sara)

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“La ceramica non mi è piaciuta perché io non sono molto bravo a modellarla e fare delle for-me, però mi sono piaciuti gli argomenti da fare con la ceramica perché erano divertenti.”

(Tiozzo Luca)

“Era molto avventuroso ed era anche divertente perché era bello vedere tutti quegli anima-letti”

(Mosca Edoardo)

“A me è piaciuto quando ci siamo stesi sul prato e ascoltato i rumori e guardando il panora-ma”

(Penzo Nicola)

“Il silenzio è stata una esperienza bellissima e mi ha cambiato la vita perché non avevo mai fatto così silenzio in vita mia e adesso so cosa vuol dire silenzio!!!

(Lombardo Davide)

“È stato bello perché ogni mattina, prima della colazione venivano lette delle poesie che ti facevano capire il senso della vita e della natura. Erano poesie molto belle e molto interes-santi.

(Miriana Boscolo Cegion)

Prima di andare a fare colazione ci si sedeva sull’erba del prato o sulle panchine, spesso in cerchio, sotto il grande cedro, dove venivano lette delle poesie che parlavano della natura… per me era una sensazione fantastica.

(Silvia Fanizza)

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“A me è piaciuta questa uscita e mi è sembrata interessante anche se un po’ noiosa. Mi è sembrato giusto ricordare le persone morte che hanno avuto molto coraggio a combattere”

(Duse Elena)

“ Non mi è piaciuto perché l’argomento “guerra” non mi interessa più di tanto e per questo motivo abbiamo camminato per tre ore per sentire un uomo che ci ha parlato per un ‘ora e un quarto”

(Miriana Boscolo)

“Immaginavo una cosa del tutto diversa, del tipo: trovarsi con la guida e ascoltare. Invece abbiamo scelto le piante e abbiamo fatto noi le tisane. Mi sono divertita molto a sperimenta-re e fare intrugli, tanto che a casa mi comprerò io le piante e farò il mio giardino delle es-senze!!!

(Tiozzo Federica)

“ Mi sono divertito molto perché bevendo le tisane mi sentivo insieme alla natura:”

(Boscolo Luca)

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L’intento di questo bollettino

interno è proprio quello di rac-

cogliere e rendere visibili, co-

muni, le iniziative e i risultati

dei lavori degli insegnanti e de-

gli alunni che si riferiscono al

settore geo-scientifico.

Per contributi indirizzare a:

[email protected]

ANNO XVIII N° 175 GIUGNO 2007

CLASSE 2B S.M.ST. PASCOLI-GALILEI

SOTTOMARINA

LA LUCCIOLA, accendiamo la nostra fantasia. Corso B scuola media Galileo Galilei, Sottomarina.

Direttore: Duse Elena Capo Redattori: Boscolo Giulia, Tiozzo Federica, Tiozzo Luca, Tiozzo Francesca.

Redattori: Ballarin Sara, Barbato Rafael, Boscolo Veronica, Boscolo Miriana, Boscolo Luca, Cester Lisa, Chiereghin Mirta, Doria Nicola, Filippas Anthony, Fanizza Silvia, Lombardo Davide, Mosca Edoardo, Penzo Nicola, Salvagno Brigitta, Stinco Ylenia, Xu Xinle, Zambon Martina.