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Scuola Media Statale « Giovanni XXIII » Modica (RG) Misura 3.08 P.O.R. « Ricamare: un’arte da difendere e tutelare » Filet all’uncinetto Docente: Maria Mazzarella

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Scuola Media Statale « Giovanni XXIII »

Modica (RG)

Misura 3.08

P.O.R.

« Ricamare: un’arte da difendere e tutelare »

Filet all’uncinetto

Docente: Maria Mazzarella

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Sc. M. “Giovanni XXIII”-POR 3.08 — Filet all’uncinetto — Docente: Maria Mazzarella

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Il ricamo in Sicilia L’arte del filare doveva essere conosciuta fin dai tempi più remoti. Dal ’300 gli sfilati e i merletti hanno impreziosito i capi del corredo e la biancheria delle fanciulle siciliane. Gli inventari dotali rivelano appieno la bellezza e la ricchezza della biancheria isolana, raccontando la storia di questi intrecci preziosi che fanno di un semplice filo di seta o di cotone, d’oro o d’argento, un ricamo inimitabile o una impalpabile trina. Le lenzuola di tela, le coperte di vario colore e tipo, i guanciali, le tovaglie e le cortine delle alcove sono decorate finemente con ricami in oro e in seta, che raffigurano piccoli animali molto stilizzati, reminiscenza di antichi motivi medievali di origine aristocratica. Lo “sfilato siciliano e filet” sono due delle più note manifatture del ricamo siciliano. Lo sfilato siciliano risale alla fine del XIV secolo nella Sicilia orientale, mentre il Filet nasce in Francia e da lì passando per l’Europa arriva fino in Sicilia. Sia lo Sfilato siciliano che il Filet, nel ’500 ebbero parecchio successo presso i Signori in Italia ed in Francia, ma tali manifatture furono molto apprezzate pure dal Clero che le impiega tuttora per ornamenti sacri. Entrambe le tecniche sono ormai da tempo entrate a far parte del più pregiato corredo e arredo che si tramanda di generazione in generazione. Fu sotto la dominazione araba che si diffuse l’arte del ricamo, e dello sfilato in particolar modo, trovando terreno fertile nella particolare situazione delle donne siciliane di allora, relegate in casa, senza apertura verso lo studio o verso attività professionali. La loro cultura era limitata ed esse, nella pace del convento, apprendono l’uso dell’ago per l’utilità della casa e vengono iniziate da preparatissime suore, all’arte del ricamo, dove eccellono per abilità ed intelligenza creativa. Studi dimostrano come l’arte del ricamo in Sicilia, praticata già al tempo dei Musulmani, sia stata dai Normanni poi coltivata e incentivata fino a farne una delle maggiori attività degli Opifici del Palazzo Reale di Palermo. Il ricamo si diffuse rapidamente in tutta la Sicilia con lavorazioni di ogni genere, da quelle preziose con fili d’oro, perle e coralli per vestimenti principeschi e curiali, per arredi aulici, per paliotti e gonfaloni e altri apparati ecclesiastici, all’abbigliamento popolare e arredamento per la casa. Nel XV secolo entrano in vigore le Leggi Suntuarie che proibiscono i ricami con fili d’oro e d’argento per frenare l’uso di materiali eccessivamente sfarzosi; in alternativa si evolve rapidamente come modalità di abbellimento il “ricamo in bianco”, eseguito su tela bianca con filo bianco. Tra ’500 e ’600 l’arte del ricamo diviene esercizio per giovani dame che imparano a ricamare prima di sposarsi o entrare in convento; la capacità di ornare i tessuti diviene requisito necessario nella classe elevata per una perfetta educazione femminile. Il ricamo è diffuso però in tutti i ceti sociali ed anzi era attività privilegiata delle giovani orfane ospiti dei conventi e degli orfanotrofi oppure di giovani che venivano date in affidamento a famiglie nobili o ricche che, in cambio di vitto e alloggio, le impiegava per tutta la vita alla realizzazione dei corredi. Nell’800 il ricamo in bianco è onnipresente nella biancheria personale e da casa, con grande varietà di punti e fantasia dei motivi decorativi. L’attitudine al ricamo è stata tramandata di generazione in generazione fino ai nostri giorni, insieme alle diverse tecniche di ricamo in bianco. Le prime scuole di questi ricami sorsero a Palermo ed a Ragusa soltanto dopo la prima guerra mondiale. L’organizzazione è quella tipica del lavoro a domicilio. Nel passato, alcune donne più intraprendenti si organizzarono come “imprese” distribuendo alle ricamatrici la stoffa ed il materiale, perché ognuna di esse, nell’ambito della propria casa, si dedicasse a questo lavoro nei ritagli di tempo. Ecco, dunque, sorgere le categorie della ricamatrice, della sfilatrice, ecc. L’imprenditrice raccoglieva questo lavoro e si incaricava essa stessa di venderlo o in casa propria o attraverso i negozianti. I due tipi di “ricamo in bianco” caratteristici della tradizione siciliana sono il “filet” e lo “sfilato”. Il filet è un’autentica rete sulla quale possono essere ricamati motivi di ogni tipo. Lago utilizzato per questo tipo di ricamo è il “modano” e possiede una cruna in ciascuna delle due estremità, dalle quali passa il filo che, una volta introdotto, viene annodato al forellino. Lago ha due diverse dimensioni:

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quello da 10 cm, per lavori più fini, e quello da 30 cm, per lavori con maglie più grosse. La realizzazione della rete richiede un’abile utilizzo delle dita secondo una tecnica specifica; sulla rete, che può avere forma trapezoidale, rettangolare o quadrata, verrà poi realizzato il ricamo desiderato. Lo sfilato è un ricamo tipico della Sicilia, difficile da trovare in altre regioni. È anch’esso molto elaborato e comprende cinque tecniche: la sfilatura del tessuto, la realizzazione della rete, il cordoncino, il ricamo ’400, il ricamo ’700.

Il filet all’uncinetto Rappresenta una variante del filet classico, il ricamo avviene annodando il filo secondo una tecnica particolare attraverso l’ausilio di un uno strumento con un piccolo uncino sulla punta mediante il quale si aggancia il filato per la lavorazione. Da questo strumento deriva il termine di “filet all’uncinetto” o, più semplicemente “uncinetto”, conosciuto anche con il nome francese di “crochet” (prn. croscé). Come la maglia si lavora un filo continuo ed un punto per volta, ma con un solo strumento, l’uncinetto appunto. La tecnica dell’uncinetto ha avuto una enorme diffusione in tutto il mondo: sono stati trovati esemplari in tutta Europa, ma anche in Turchia, Africa, America e persino in Cina. Forse perché se si lavora un filo sottile si ottiene un merletto mentre se si utilizza un filato più spesso si ottengono lavori molto resistenti ed utili. Il tipo di lavoro a trama fitta è però stato il più comune. I cinesi, per esempio, lo utilizzavano per creare bambole tridimensionali; in Africa venivano preparati cappelli per i capi tribù; in Turchia si confezionavano cappelli e in Scozia cappucci e mantelli pesanti portati dai pastori. Esiste un tipo di tecnica, l’uncinetto tunisino, che si lavora in modo simile alla maglia. Nella Vecchia America, quando la lana scarseggiava, si utilizzavano avanzi per confezionare medaglioni variopinti poi cuciti per dare origine alle famose creazioni “Old America” tanto di moda negli anni ’70 e ritornati oggi d’attualità. Questa tecnica, tanto di moda alla fine degli anni ’70 e negli anni ’80, si presta per realizzare di tutto: abiti, borse, fiori, tende, centri, tappeti da tavolo, paralumi… Come molte altre tecniche è tornata di moda quando si è fatta più attenzione alla propria casa, andando alla ricerca anche qui, della qualità della vita. Il classico filet si distingue per la leggerezza della rete e la varietà dei punti scelti per riempire i quadretti, mentre il filet all’uncinetto risulta più pesante e la scelta dei punti è piuttosto limitata. Da qualche anno poi, sono state inventate macchine capaci di riprodurre il lavoro a uncinetto con vera maestria, tanto che sui capi c’è sempre un’etichetta: “fatto a mano”. Tanto è apprezzata questa tecnica che qualcuno ha pensato di riprodurre i lavori persino in plastica!

I ferri del mestiere Il lavoro all’uncinetto è considerato uno dei lavori più versatili e soddisfacenti e tutto quello che occorre per realizzare articoli originali e creativi è un uncinetto e un po’ di filo. Permette di realizzare pizzi, centrini, capi di abbigliamento, ecc. lavorando un unico capo filato continuo. L’uncinetto è costituito da un normale bastoncino munito ad una estremità di un uncino che serve per prendere e guidare il filo, di solito è schiacciato al centro per permettere una migliore impugnatura. Oggi essi sono fatti a macchina, normalmente in alluminio o acciaio rivestiti di plastica, ma possono anche essere in legno e persino in avorio. Hanno numerose dimensioni, secondo l’International Standard Range (ISR) e vanno da 0,60 mm di diametro dell’uncino, per cotone fine, a 10,00 mm per filato molto grosso. In altre parti del mondo viene usato un sistema di numerazione differente.

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Dal momento che l’uncinetto non serve per reggere i punti, come il ferro per il lavoro a maglia, ma solamente l’occhiello di lavorazione, hanno tutti una lunghezza standard che è di circa 20 cm. Esistono poi gli uncinetti per punto Tunisi che hanno lunghezza di 30 cm. Ogni materiale lavorabile, dalla seta alla fettuccia, dal rame alla rafia, può essere impiegato, ma naturalmente l’effetto migliore si ottiene con il cotone (preferibilmente di colore bianco, per rimanere nella tradizione), che si titola con una numerazione da 5 (filo con diametro maggiore) a 100 (filo con diametro minore). L’uncinetto per la sua lavorazione è in acciaio se sottile (da 0,60 a 2,0 mm) per lavorare filati particolarmente fini, mentre viene realizzato in legno, plastica, ecc. se di misura superiore (da 2,50 a 12 mm) per lavorare filati più grossi. Poiché questo modulo vuole essere solo un piccola introduzione al mondo del filet all’uncinetto, non verranno qui trattati tutti i punti base, ma solo quei pochi indispensabili alla realizzazione di lavoretti molto semplici: catenella e maglia alta. Prima di iniziare i punti “base” dell’uncinetto, la prima cosa da imparare è come tenere in mano uncinetto e filo. Il filo va tenuto nella mano sinistra, mentre con la destra si impugna l’uncinetto.

Con la mano sinistra tenere il filo come in figura, quindi lavorare tenendo fermo il filo tra l’indice e il pollice.

Con la mano destra impugnare l’uncinetto come una penna, guidandolo nel movimento con il medio cui è appoggiato.

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Preparato un occhiello, inserire l’uncinetto e agganciare il filo facendolo girare dal dietro in avanti intorno all’uncinetto. Estrarre il filo e tirarlo bene formando un cappio.

La catenella Qualche volta è ancora chiamato “maglia in aria” o “maglia volante” in quanto lo si esegue dal basso verso l’alto, e staccato dal resto del lavoro: è la base d’inizio di ogni lavoro. Inoltre è usato per la composizione di molti punti.

1. Tenere il cappio fra il pollice e l’indice della mano sinistra, filo sull’uncinetto, cioè sollevare il filo, dopo averlo appoggiato sull’indice, passando con l’uncinetto fra l’indice e il filo, dal dietro verso il davanti: questo movimento viene anche chiamato “gettato”.

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2. Agganciare il filo con l’uncinetto e farlo passare attraverso il cappio, formando così la prima catenella o maglia volante.

3. Riportare il filo sull’uncinetto dal dietro in avanti, quindi estrarlo dall’asola. Ripete adesso l’operazione per tutte le catenelle che occorre ottenere.

La maglia alta Le maglie alte sono uno dei più versatili ed utili punti dell’uncinetto. Servono per realizzare molti motivi ed ottenere effetti particolari. Punto di partenza è ovviamente la catenella. Avviare un numero di catenelle a piacere. La prima maglia si lavora nella quarta catenella dall’uncinetto.

1. Mettere il filo sull’uncinetto.

3. Estrarre 1 maglia (in totale si avranno 3 maglie sull’uncinetto).

2. Inserire l’uncinetto nella prima maglia di base, cioè la 3ª maglia a sinistra dell’uncinetto, filo sull’uncinetto.

4. Filo sull’uncinetto.

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5. Passare il filo attraverso 2 delle 3 maglie sull’uncinetto.

7. Chiudere la maglia passando il filo attraverso le ultime 2 maglie sull’uncinetto.

6. Mettere il filo sull’uncinetto

8. Riprendere dal passaggio 4 entrando ogni volta nella 1ª maglia sulla sinistra.

2ª riga (o giro) e successivi…

1. Al posto della 1ª maglia alta della riga o del giro eseguire tre catenelle.

2. Lavorare la 2ª maglia puntando nella penultima delle maglie lavorate nella riga o del giro precedente

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FILET Il lavoro a filet si caratterizza per la presenza di splendidi disegni ottenuti dall’alternanza ordinata di vuoti e pieni, rispettivamente chiamati spazi e gruppi, vediamo come ottenerli.

Rete a maglia alta – spazi

Il fondo a rete, su cui si forma il disegno, è formato da maglie alte e catenelle.

1. Per formare il primo spazio (foro) della rete, avviare un numero di catenelle volanti multiplo di 3 più 7, poi lavorare 1 maglia alta puntando nell’8ª catenella contando dal nodo.

3. Voltare il lavoro; 5 catenelle (= 1 maglia alta più 2 catenelle per lo spazio).

5. Terminare la riga eseguendo l’ultima maglia alta nella 3ª catenella sottostante. In ogni riga successiva ripetere dal passaggio 3.

2. 2 catenelle volanti, saltare 2 maglie di base, 1 maglia alta nella maglia di base seguente. Ripetere il passaggio 2 fino all’ultima catenella.

4. Lavorare una maglia alta puntando nella maglia alta sottostante, 2 catenelle volanti. Ripetere fino alla fine della riga.

Lavoro finale: maglia a rete in cui si alternano vuoti (spazi) e pieni (gruppi).

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Rete a maglia alta - gruppi I gruppi presenti all’interno della rete a filet sono formati da maglie alte e vanno realizzati in maniera differente a secondo che il gruppo vada a posizionarsi sopra uno spazio oppure sopra un altro gruppo.

Gruppo su uno spazio

Lavorare 1 maglia alta sulla maglia alta della riga precedente e 2 maglie alte puntando l’uncinetto sotto l’arco formato dalle 2 catenelle volanti della riga seguente (ogni gruppo è formato da 3 maglie alte).

Gruppo su un altro gruppo

Lavorare 1 maglia alta in ognuna delle 3 maglie alte che formano il gruppo della riga precedente.

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Bibliografia AA. VV., Facilissimo a filet, De Agostini, Novara, 1999. http://www.saporiegustidisicilia.it/artigianato/pagina.asp?page=24 http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/info/news/REI/ricamo-saperi.html http://www.nonsoloricamo.net\uncinetto.htm http://www.fantasiadiricami.it/ http://www.coatscucirini.com