Giostra Croci Leggero

download Giostra Croci Leggero

of 24

description

croci d'oro longobarde uso e significato

Transcript of Giostra Croci Leggero

  • Johan & Levi editore, 2010

  • Petala aureaLamine di ambito bizantino e longobardo

    dalla Collezione Rovati

    A cura di Marco Sannazaro e Caterina Giostra

    Johan & Levi editore, 2010

  • Assessorato alla Cultura

    Mostra promossa daComune di MonzaAssessorato alla Cultura

    SindacoMarco Mariani

    Assessore alla CulturaAlfonso Di Lio

    Dirigente Settore CulturaLaura Brambilla

    Responsabile Servizio Attivit e Beni CulturaliElda Paleari

    Responsabile Uicio Beni CulturaliDario Porta

    Responsabile Uicio Mostre

    Cinzia Ercoli

    In partecipazione con ConsorzioVilla Reale e Parco di Monza

    Consiglio di Gestione

    Marco Mariani, Maria Antonietta

    Crippa, Tino Cennamo

    Direttore Generale

    Pietro Petraroia

    Comunicazione e Promozione

    Corrado Beretta

    Progetto della mostra

    Giovanna Forlanelli

    Curatore

    Marco Meneguzzo

    Comitato scientiico

    Marco Sannazaro, Caterina Giostra

    Allestimento

    Progetto

    Marco Ferreri

    Realizzazione

    Metea Srl

    Comunicazione/Immagine

    Progetto graico

    Silvia Gherra

    Stampa

    Vigraica, Monza

    Uicio stampa

    Clarart

    Servizio guardiania

    copat, Torino

    Catalogo

    Johan & Levi editore

    A cura di

    Marco Sannazaro, Caterina Giostra

    Fotograie della collezione

    Marco Moscadelli

    Con il contributo di

    Media partner

    Si ringraziano:

    Ornella Cereda, Monica Lofredo,

    Micaela Acquistapace, Alessandra Ratti,

    Gabriella Villa, studio Consuline.

    Petala Aurea

    Lamine di ambito bizantino e longobardo da una collezione privata monzese

    Cappella della Villa Reale di Monza15 dicembre 2010/16 gennaio 2011

    Johan & Levi editore, 2010

  • Sommario

    9

    11

    15

    19

    117

    129

    141

    151

    159

    169

    175

    225

    231

    233

    Le motivazioni di un collezionista Luigi Rovati

    Le ragioni di unesposizione Marco Sannazaro

    Considerazioni di un critico darte contemporanea Marco Meneguzzo

    La collezione

    Studi

    Le brattee auree: pluralit di utilizzo Marco Sannazaro

    Le croci in lamina doro: origine, signiicato e funzione Caterina Giostra

    Temi iconograici: la croce, Cristo, limperatore Marco Sannazaro

    La lavorazione delle lamine auree Caterina Giostra

    Analisi xrf Letizia Bonizzoni, Mario Milazzo

    Considerazioni conclusive Caterina Giostra, Marco Sannazaro

    Schede

    Tavola sinottica

    Glossario

    Bibliograia

    Johan & Levi editore, 2010

  • Johan & Levi editore, 2010

  • 129

    Le croci in lamina doro: origine, signiicato e funzione

    Caterina Giostra

    In concomitanza con larrivo dei Longobardi in Italia, soprattutto nelle regioni del Regnum, nelle sepol-

    ture compaiono improvvisamente croci in lamina doro. Rinvenute in corrispondenza del volto o del

    busto dellinumato, si ritiene che esse fossero cucite al sudario mediante i forellini presenti alle estremit.

    Le inumazioni interessate dalla presenza di questi preziosi simboli sono sia maschili che femminili e, in

    minor misura, anche infantili, di livello di ricchezza medioalto1; i ritrovamenti provengono sia da contesti

    urbani che rurali e castrensi, non solo da sepolture legate a luoghi di culto cristiani, ma anche dalle am-

    pie necropoli aperte e dai piccoli nuclei funerari nobiliari. La difusione risulta piuttosto rapida in dalle

    prime generazioni longobarde stanziate nella penisola e capillare, interessando anche i territori pi mar-

    ginali; tuttavia, la massima concentrazione di crocette auree si registra nellattuale Lombardia (circa no-

    vanta esemplari) e in alcune particolari localit come Cividale del Friuli, prima sede di ducato e sito con

    il maggior numero di ritrovamenti longobardi, e Nocera Umbra, dove stata riportata alla luce unestesa

    necropoli (entrambe con almeno trenta attestazioni)2.

    Si tratta di manufatti che, pur presentando lievi varianti morfologiche e una gamma piuttosto ampia

    di stili ornamentali, costituiscono una tipologia coerente e ben caratterizzata per dimensioni medio-

    piccole, sagoma prevalente a croce greca, decorazione a sbalzo o supericie liscia e forellini perimetrali,

    con una marcata visibilit archeologica soprattutto in Italia centrosettentrionale3. Pur non potendo

    costituire un indicatore etnico, la frequente associazione a corredi darmi o monili di tradizione ger-

    manica, nonch lampia difusione di attestazioni nella Langobardia, rimandano allambiente culturale

    longobardo (o longobardizzato). Anche in Italia meridionale (Langobardia Minor e qualche area rima-

    Johan & Levi editore, 2010

  • 130

    Petala aurea

    sta sotto il controllo bizantino) e persino in Sardegna si registra la presenza di questa consuetudine fu-

    neraria; tuttavia, accanto alle attestazioni pi canoniche (per esempio alcune da Benevento) ve ne sono

    una quindicina in lamina dargento e qualche altra, pi sporadica, in rame o bronzo e anche in ferro

    (complessivamente, pi della met degli esemplari noti da queste aree). Inoltre, piuttosto frequente la

    sagoma a croce astile, priva di forellini marginali, assente nelle regioni centrosettentrionali (ig. 18)4. In

    questi casi, che non possono essere datati puntualmente e quindi non se ne pu veriicare leventuale

    priorit rispetto a quelle longobarde, possibile che luso della croce derivi dalla gi difusa volont di

    connotare in senso cristiano la sepoltura, con croci variamente rappresentate fra le oferte o sullin-

    volucro funebre5. Le possibili reciproche inluenze fra i due gruppi di crocette restano al momento di

    diicile deinizione6.

    Il consistente fenomeno di ambito longobardo trova un signiicativo parallelo oltralpe, soprattutto nellat-

    tuale Germania meridionale, presso popolazioni di stadio culturale aine, anche qui a partire dal tardo

    vi secolo. Le sepolture, in gran parte alamanne e in minor misura bavare, hanno restituito poco pi di

    un centinaio di crocette, quasi esclusivamente auree e con caratteristiche intrinseche al manufatto e

    di contesto decisamente confrontabili con quelle nord e centro-italiche. Tali somiglianze indicano un

    sicuro rapporto di inluenza cultuale che dallItalia passa le Alpi in direzione nord, nellambito di intensi

    rapporti di varia natura (culturali, economici, diplomatici) e di un parallelo processo di cristianizzazione

    di questi gruppi barbarici7.

    Le crocette longobarde non trovano invece nessun precedente nellultima sede di stanziamento dei Lon-

    gobardi prima della migrazione in Italia, la Pannonia. I pochi reperti ungheresi, infatti, in bronzo, argento

    o argento dorato decorati da semplici perlinature lineari o lisci, provengono da contesti di et vara8. Do-

    tati di ampi fori per il issaggio mediante chiodini, essi sono stati rinvenuti anche in coppia nella stessa

    sepoltura, luno sul capo e laltro ai piedi del defunto, con resti di legno sui chiodi: in questo caso dunque,

    si supposto che le lamine cruciformi fossero issate sul coperchio della bara lignea.

    Anche il gruppo di brattee cruciformi della collezione Rovati, nonostante non siano noti i contesti di rin-

    venimento, per caratteristiche morfologiche e stilistiche pu agevolmente essere ricondotto al tipo difu-

    so nelle sepolture della penisola (per lo pi di ambito longobardo) o germaniche transalpine.

    Oltre alle crocette di tipo funerario sono note altre lamine auree cruciformi: le croci votive. Alcune

    provengono dal Mediterraneo orientale e vengono attribuite al vi-vii secolo. Quasi tutte prive di de-

    corazione e dotate di fori alle quattro estremit, esse sono percorse da iscrizioni greche che veicolano

    preghiere sia in soccorso dei vivi che in sufragio dei morti (ig. 19)9. In mancanza di dati sul contesto di

    18.

    19.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 131

    Le croci in lamina doro: origine, signiicato e funzione

    rinvenimento, ci si chiesti se esse fossero tutte depositate nelle chiese, magari applicate su tessuti, o se

    venissero trattenute dai fedeli a ricordo dei pellegrinaggi e a volte deposte nelle sepolture, per le proprie-

    t curative o proilattiche e salviiche a esse attribuite10.

    Altre crocette votive provengono dalla Spagna visigota: il tesoro di Torredonjimno (Jan) comprendeva

    numerose croci in semplice lamina doro a forma greca o latina, prevalentemente lisce, pi raramente

    recanti castoni, perlinature o motivi a stampo e iscrizioni di contenuto votivo (ig. 20); lungo il margine

    superiore un foro con gancio o un appiccagnolo erano funzionali alla loro sospensione, testimoniandoci

    che dovevano essere appese, mentre altri fori o appiccagnoli al di sotto dei bracci orizzontali e lungo il

    margine inferiore dovevano servire per i pendenti. Linsieme di reperti, del vii secolo, stato interpretato

    come parte dellarredo liturgico (verosimilmente oferto da un donatore) e degli oggetti votivi di una

    chiesa, occultati in un momento di pericolo come potrebbe essere stata linvasione araba11. Nel Liber

    Ordinum, uninteressante fonte medievale spagnola che riporta la liturgia locale della cerimonia per la

    dedicazione delle croci oferte, alla formula impiegata nel caso di croci semplici si aggiunge una descri-

    zione qualora i simboli siano impreziositi da gemme: la circostanza ci permette di equiparare nella fun-

    zione le crocette lisce e quelle impreziosite da gemme, pi frequenti nei tesori liturgici e spesso sospese

    alle corone votive12.

    Crocette pendenti datate ai secoli vi-viii sono state recuperate anche durante scavi efettuati allinterno

    di chiese di area transalpina e balcanica; in lamina doro o dargento, esse recano un unico foro lungo il

    margine superiore, al quale spessono ancora agganciati la catenella o il gancio di sospensione13.

    Tra queste, una croce in argento con foro e gancio e con la scritta Petrus Votum Solvit stata ritrovata

    allinterno di una capsella argentea nella chiesa di San Pietro in Vincoli, a Barat presso Kanfanar (Istria),

    entrambe ritenute di ine vi-vii secolo. La croce pendente argentea decorata con incisioni geometriche

    di ipulji, Flur Crkvina presso Bugojno (Bosnia) proviene da una tomba allinterno di una chiesa edi-icata nel vi secolo, segnalando cos la possibile destinazione funeraria di manufatti in origine destinati

    alla sospensione14. Alla luce di tali attestazioni possibile che anche qualche esemplare italiano inserito

    nel novero delle crocette funerarie longobarde, ma privo di dati sul contesto di ritrovamento e dotato

    di un solo foro in alto, quando non anche del gancio di sospensione (come le crocette da Belluno e da

    harros, in Sardegna, entrambe conservate al British Museum di Londra) fosse sospeso in chiesa e non

    deposto nelle sepolture15.

    Anche la croce in lamina aurea con castoni consunti e privi di gemme ritrovata sul petto di un inumato

    nella cattedrale di Benevento verosimilmente da ritenere una croce in origine votiva per dimensioni

    (19,5 14,5 cm), presenza degli appiccagnoli per la sospensione del reperto e per laggancio di pendenti

    20.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 132

    Petala aurea

    ai bracci; la croce fu poi riusata per la deposizione, rilesso di una almeno occasionale interferenza fra i

    due ambiti votivo e funerario16.

    Dal quadro dei ritrovamenti di croci in lamina appena tracciato emerge una certa variet di fenomeni,

    che possono presentare tratti formali comuni e dare adito a qualche interferenza nelluso, quando non

    assommare pi signiicati. Su questo sfondo, la comparsa delle crocette longobarde pu aver visto il

    concorso di vari spunti formali, tecnici e devozionali, senza che al momento sia possibile, a mio avviso,

    quantiicare il peso di ciascuno: la volont difusa fra le comunit cristianizzate di sostrato di conno-

    tare materialmente con il segno della croce il sentimento di piet per i defunti in una dimensione salvii-

    ca (peraltro ancora poco documentata in Italia settentrionale); le croci votive, espressione di devozione

    e di richiesta dintercessione17; la grande familiarit con le brattee, gi note alla tradizione artigianale

    germanica e largamente impiegate nella penisola in svariati ambiti (a cominciare da quello ecclesiasti-

    co), come prova la stessa collezione Rovati. La vicinanza ad altre lamine impresse peraltro confermata

    dallimpiego, in qualche caso, dello stesso motivo sbalzato: questo il caso cividalese con intreccio con-

    tinuo antropomorfo delle crocette da Santo Stefano (tombe 11 e 12) presente anche sulle guarnizioni in

    lamina dargento per recipiente ligneo da San Mauro (tomba 41)18. Analogamente il volto umano ripro-

    dotto sulla crocetta proveniente da Pavia in tutto simile a quello sbalzato sulla croce della collezione

    Rovati numero 19 (ig. 21) e si ritiene impresso con lo stesso modano sulla lamina di bronzo della ibbia

    di cintura dalla tomba 107 di Saig (Kr. Mayen-Koblenz)19.

    Il problema dellorigine delle crocette longobarde, tuttavia, potrebbe forse essere compreso pi a fondo,

    cogliendone anche il grado di originalit e di speciicit, se si spostasse lattenzione dai possibili modelli

    ispiratori alle possibili ragioni e istanze sottese alla deinizione di un fenomeno decisamente particolare

    e al senso religioso pi difuso; se si legassero cio le origini al signiicato, anchesso ambiguo e ancora

    assai sfuggente, che a sua volta pu richiamare scelte formali e stilistiche, nonch la funzione stessa

    delloggetto.

    In primo luogo, un fenomeno tutto sommato discontinuo e disomogeneo come quello delle crocette in

    lamina meridionali lascia intravedere una forma di devozione forse piuttosto spontanea e legata a pi

    generiche consuetudini difuse e a una cristianizzazione ormai radicata. Di contro, in ambito longobardo

    limprovvisa comparsa di un simbolo cristiano con caratteri omogenei, quanto meno per materiale, for-

    ma e modalit dimpiego, con difusione capillare e adozione pressoch sistematica da parte dei ceti me-

    dioalti, stupisce in relazione a uno stadio religiosocristiano assai meno consapevole, almeno a livello in-

    dividuale, quale doveva essere quello delle prime generazioni di Longobardi stanziate in Italia (si tratt,

    21.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 133

    con ogni probabilit, di una conversione imposta per necessit politica, prima ancora di essere stimolata

    dal contatto con il sostrato autoctono). Sorge piuttosto il sospetto, ancora da approfondire, che lassun-

    zione della struttura (loggetto croce), del signiicato ideologico-religioso a essa sotteso e del pi ampio

    contesto culturale relativo sia stata rielaborata (da svariati possibili spunti formali e devozionali) in am-

    bienti ristretti e collegati fra di loro e sia stata difusa in maniera in qualche modo coordinata (anche se

    forse variamente recepita quanto a sentimento religioso e stadio culturale di riferimento). Ritenute in

    genere il rilesso dellavvenuta cristianizzazione del popolo longobardo, in realt le crocette potrebbero

    aver espresso, soprattutto inizialmente, ladesione alla conversione uiciale, agli orientamenti politico-

    culturali dei vertici della gerarchia sociale e a modelli culturali ostentati dalle aristocrazie, costituendo

    dunque un fenomeno non esclusivamente religioso, ma anche, indirettamente, con qualche valenza

    politica e sociale20. In questa prospettiva potrebbe risultare signiicativa la croce di Beinasco (Torino),

    dove liscrizione letta Ag(i)lu(l)f rex permetterebbe di riconoscere nel personaggio raigurato il sovrano

    longobardo (ig. 22)21.

    Anche la frequente adozione, soprattutto in Italia settentrionale, dei decori a intrecci di animali stilizzati

    e scomposti, tipicamente germanici, nonch lassociazione ad amuleti pagani22 tradiscono un processo

    di cristianizzazione tuttaltro che lineare e passato attraverso la superstizione e il sincretismo religioso.

    Ladozione di Cristo e della croce a volte non esente da attribuzioni di carattere magico spesso non

    avviene in maniera esclusiva, bens in una visione politeistica, alla ricerca della divinit pi potente. Lo

    stile animalistico germanico, nel quale si riconoscono serpenti, uccelli rapaci, cinghiali e altri quadrupedi

    tratti dalla mitologia che costituiscono attributi del divino o incarnano forze ultraterrene23, pu essere

    stato soggetto a uno slittamento semantico, con una valenza religiosa che gradualmente trascolora in

    quella cristiana24: forse questa la ragione per la quale lo ritroviamo anche sul reliquiario in lamina dar-

    gento di Trento25. Tuttavia, esso deve aver evocato a lungo la cultura pi tradizionale e pagana, se ancora

    nel 747 San Bonifacio disapprova aspramente i decori zoomori, emanazione dellAnticristo e simbolo

    del peccato, sulle vesti dei religiosi26. probabile che proprio a causa di tali rimandi lo stile animalistico

    germanico, allo stato attuale dei ritrovamenti, non compaia mai sulle crocette rinvenute in sepolture po-

    ste allinterno o in prossimit delle chiese27.

    Fra le croci in lamina della collezione Rovati, la numero 23 interamente interessata da un caotico in-

    treccio di nastri. Esso rimanda alla forma pi disorganica e convulsa dellornamentazione germanica,

    la Schlaufenornamentik (ine vi - primi decenni vii secolo), che ha per ormai perso i dettagli zoomori

    (teste e zampe)28. Verosimilmente si tratta dellespressione di una particolare visione formale dellartista

    e della comunit che fruisce del prodotto, inconscia e istintiva e intrisa di elementi irrazionali, la rappre-

    Le croci in lamina doro: origine, signiicato e funzione

    22.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 134

    Petala aurea

    sentazione delle forze che governano la natura e la vita, sostanze invisibili rese in forme interpretative

    astratte e scomposte. Anche in relazione al pi semplice e simmetrico decoro a nastri della crocetta

    numero 24 (ig. 23,1), non si pu escludere che esso costituisca la sempliicazione del ii stile animalistico

    A della classiicazione del Roth, ovvero della giustapposizione di due quadrupedi di proilo con corpo

    nastriforme che si interseca al centro, rappresentato per esempio sulla crocetta conservata in Vaticano

    (ig. 23,2)29.

    Un intreccio di animali che circondano volti umani invece larchetipo del motivo inciso a punta sui

    quattro bracci della crocetta numero 20 (ig. 24,1): al di sopra di essi, infatti, due fasce convergenti e un

    ulteriore nastro campito a tratteggio richiamano i volti stampati su tre crocette da Calvisano (ig. 24,2),

    che presentano gli stessi tratti, ma sono circondati da due animali identiicabili come cinghiali grazie alla

    rappresentazione della zanna. La composizione la parziale riproposizione del motivo rappresentato in

    maniera pi estesa sulla lamina di Pieve del Cairo (ig. 24,3) e completamente su quella dalle vicinanze

    di Milano (ig. 24,4): un primo volto racchiuso da un serpente bicefalo, con becco dal quale scaturisce

    un intreccio che termina con un secondo volto tra due cinghiali. Forse zoomori, ma non pi chiaramen-

    te leggibili, sono anche i dettagli pendenti ai lati del volto che campeggia al centro della crocetta numero

    19 (ig. 25,1): sono i confronti noti e in particolare la crocetta da Pavia (ig. 25,2) che ci permettono di

    completare limmagine e ipotizzare anche per lesemplare della collezione Rovati lassociazione del volto

    umano fra due animali30. Il soggetto lungamente rappresentato nella tradizione iconograica germa-

    nica: esso raigura in genere la divinit, in stretta relazione con animali connessi con il culto sacro, che

    richiamano episodi mitologici o che incarnano forze ultraterrene. Sulle crocette esso potrebbe aver su-

    bito un graduale slittamento semantico, con il passaggio da Odino a Cristo e dallincarnazione di esseri

    demoniaci pagani a creature infernali31.

    23,1

    25,1

    24,1

    23,2

    24,2 24,3 24,4 24,5

    25,2

    Johan & Levi editore, 2010

  • 135

    Se nellimmagine umana, parziale o completa, rappresentata su crocette e placche di scudo possono es-

    sere riconosciuti soggetti diferenti, dal guerriero al religioso, dal sovrano a Cristo, senza che questultimo

    sia mai chiaramente caratterizzato32, sulla crocetta numero 18 il volto con croce sicuramente identii-

    cabile con il Cristo: circostanza ancora unica nel panorama iconograico longobardo33. Dal repertorio

    decorativo mediterraneo derivano anche gli intrecci a stuoia e a matassa che ornano i bracci delle cro-

    cette numeri 22 e 25, come pure gli elementi loreali. Particolarmente difusi in Italia centromeridionale

    (ma con attestazioni anche oltralpe) sono i decori realizzati con puntinature e piccole bulle a rilievo (nu-

    meri 26-32), soluzioni pi sbrigative a imitazione di tecniche orafe quali iligrana e castoni, ampiamente

    adottati per monili come le ibule a disco (igg. 26-27).

    Le dimensioni di alcuni esemplari della collezione Rovati risultano superiori alla media (5-6 cm), arri-

    vando a volte a oltre 8 centimetri di lunghezza: lanalisi sistematica delle crocette in relazione ai contesti

    di rinvenimento ha provato che vi un rapporto diretto fra le attestazioni pi grandi e la isionomia so-

    ciale dellinumato, in genere un uomo adulto di elevato livello di ricchezza34. Nelle inumazioni privilegia-

    te, oltre alle dimensioni anche il numero delle lamine cruciformi pu riferire dello status del possessore:

    in questi casi, infatti, attorno alla croce principale se ne possono trovare quattro pi piccole. Le crocette

    minori della collezione (numeri 29-32), tuttavia, per disomogeneit di sagoma, decoro e titolo delloro,

    non dovevano far parte di uno stesso insieme.

    Nel vasto repertorio iconograico impiegato sulle croci, che spazia da soggetti e stili prettamente germa-

    nici a reminiscenze paleocristiane e acquisizioni mediterranee, anche la scelta della decorazione, legata

    allo stadio culturale e al retaggio etnico del gruppo familiare, pu dipendere dalla isionomia sociale del

    destinatario. Cos alcuni motivi come il monogramma e limpressione monetale, per la costante prove-

    nienza da contesti privilegiati, dovevano avere carattere di esclusivit ed essere riservati a personaggi

    preminenti35. Nella collezione Rovati, pur mancando tali soluzioni, la crocetta numero 23 ha visto lappli-

    cazione al centro di una moneta o pseudomoneta di Ratchis, re longobardo attivo intorno alla met del

    viii secolo; la moneta issata mediante due fori e un ilo doro chiuso sul retro, un espediente attestato

    solo eccezionalmente. Una circostanza degna di nota: tra la decorazione della lamina, riconducibile

    alla prima et longobarda, e la coniazione della moneta (744-749) intercorso pi di un secolo; purtrop-

    po, in assenza di dati sul ritrovamento non pi possibile disporre di qualche indizio per stabilire se la

    croce sia stata recuperata occasionalmente da un contesto pi antico e riutilizzata con laggiunta centra-

    le, oppure (forse con minor probabilit) sia rimasta cos lungamente in circolazione e abbia ricevuto il

    pi tardo adattamento.

    Il reperto (sullautenticit del quale grava qualche dubbio) ci impone una rilessione sulluso delle crocet-

    Le croci in lamina doro: origine, signiicato e funzione

    26.

    27.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 136

    Petala aurea

    te auree longobarde. In passato si ritenuto che esse potessero essere portate gi in vita, cucite allabito36;

    tuttavia, i movimenti le avrebbero danneggiate, data la loro fragilit, mentre in genere esse si ritrovano

    in buono stato di conservazione. Un uso in vita forse pi moderato stato comunque riproposto in virt

    della presenza di fori danneggiati e duplicati e soprattutto di alcuni appiccagnoli in aggiunta ai fori, a

    testimonianza di un duplice uso delloggetto37. Di recente lopinione pi accreditata che avessero esclu-

    sivamente funzione funeraria, anche sulla scia di osservazioni tecniche che hanno evidenziato lassenza

    di tracce di usura sulle superici e la frettolosit con la quale sono state realizzate molte delle crocette38.

    La loro esecuzione in occasione del decesso presuppone un agevole approvvigionamento di materia pri-

    ma, di strumenti di lavoro idonei (in particolare il modano da stampo, gi impiegato in altre produzioni) e

    di competenze tecniche: ci rimanda a una certa disponibilit di oro presso le classi pi abbienti e soprat-

    tutto a una difusione piuttosto capillare di artigiani39. Tuttavia, non si pu escludere che il velo funebre

    con le crocette cucite potesse essere confezionato in precedenza per qualche cerimonia religiosa. Una

    cronaca di viaggio in Palestina della seconda met del vi secolo, per esempio, spiega che alcuni oggetti del

    corredo funebre venivano scelti appositamente per questa funzione in dal momento del battesimo, poi

    accuratamente conservati in ambito domestico40. A tal proposito, risulta assai suggestivo il ritrovamento

    di una crocetta nellarea insediativa della Pieve del Finale, da un settore a carattere abitativo di ine vi - ini-

    zi vii secolo41: il contesto indica un uso privato del simbolo aureo, diverso da quello votivo o funerario.

    Per una migliore deinizione del momento di realizzazione delle crocette (e quindi della loro funzione e

    del loro signiicato) potr essere utile analizzare alcuni esemplari signiicativi, come per esempio quelli

    che, per stringenti analogie decorative (quando non impressi con lo stesso modano), rimandano verosi-

    milmente a uno stesso momento di lavorazione ma sono stati rinvenuti in sepolture non coeve, presup-

    ponendo diferenti periodi di vita e quindi escludendo la realizzazione allultimo minuto42. In questottica

    anche la crocetta numero 23 della collezione Rovati con lamina ben pi antica della moneta applicata

    costituisce un nuovo indubbio elemento di rilessione, qualora non si tratti di un recupero di un cime-

    lio da un contesto pi antico. La datazione della moneta, comunque, fa dellesemplare il pi tardo del

    complesso dei ritrovamenti inora noti e databili43, risalendo alla ine del Regnum dei Longobardi in Italia

    e chiudendo la serie di attestazioni in concomitanza con la ine di un importante segmento della storia

    medievale italiana.

    Note

    1. Il rapporto fra sepolture maschili e femminili con crocette in Italia circa di 2:1, mentre oltralpe di 3:1.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 137

    2. Anche da Castel Trosino proviene un consistente nucleo di reperti, analogamente a Fornovo San Giovanni (Bergamo) e al territorio

    di Calvisano (Brescia).

    3. Attualmente dallItalia sono note circa trecentoquaranta croci in lamina (comprendendo anche ventiquattro attestazioni meridio-

    nali anomale), alle quali vanno aggiunti gli esemplari della collezione Rovati, per alcuni dei quali, tuttavia, a rigore non si pu escludere

    una provenienza transalpina. Fra i contributi di sintesi pi recenti sul tema segnalo: Die Goldbrattkreuze 1975; Riemer 1999; Rotili

    2001, pp. 246-256. Per il presente lavoro ci si basati principalmente sulla sistematica raccolta di dati e sulla rassegna bibliograica

    presenti in Giostra 2000-2001, in corso di revisione in vista della pubblicazione.

    4. Sulla tipologia si vedano, in particolare: Peduto 1992, pp. 43-49; Pastore 1992, pp. 356-358; DAngela 2000.

    5. Nelle regioni del sud dItalia stata constatata piuttosto frequentemente la deposizione di monete, oggetti preziosi, lucerne e

    brocchette recanti il segno della croce, interpretati come oggetti salviici (Peduto 1992 e 1995). La croce pu essere graita sulla

    cassa, come in una sepoltura di Santa Maria Capua Vetere e una di Trani (Carettoni 1943, p. 148, ig. 6; DAngela 1978) o scolpita sul

    sarcofago, come registrato a Benevento (Rotili 1986). Tra le testimonianze pi curiose di croci funerarie si segnalano quelle ricavate

    da punte di lancia usate come braccio verticale dal sepolcreto altomedievale di Serri, Santa Maria della Vittoria (Serra 1990, ig. 16).

    6. La questione si pone dal momento che la pratica funeraria, pur presente in aree meridionali non controllate dai Longobardi, non

    trova ancora riscontro in altre regioni del Mediterraneo. In merito, la critica si spesso divisa fra gli assertori di una derivazione del

    fenomeno longobardo da una consuetudine romano-mediterranea (fra gli altri, Roth 1974; Bierbrauer 1984, p. 474; Rotili 2001, p.

    248) e chi ha rimarcato il carattere di originalit delle crocette longobarde, che avrebbero inluenzato le pratiche funerarie meridio-

    nali (di recente, Rupp 1996, p. 107; Riemer 1999, p. 622; Riemer 2000, p. 169). A mio avviso, un rapporto biunivoco fra i due fenomeni

    rischia di rendere in maniera riduttiva la complessit delle dinamiche culturali e la molteplicit dei possibili stimoli recepiti anche

    autonomamente, rielaborati per istanze e da sentimenti religiosi decisamente diferenti e che hanno dato esiti con caratteristiche

    proprie; questo senza escludere parziali reciproche contaminazioni. Cfr. anche infra.

    7. Lusuardi Siena, Giostra, De Marchi 2002; Keim 2007, pp. 127-132. Negli altri regni romano-barbarici i ritrovamenti sono spora-

    dici; fra i pi distanti si segnala quello della ricca tomba di Prittlewell in Gran Bretagna (he Prittlewell Prince 2004, p. 10).

    8. Kiss 1987; Brdos 2000, p. 87.

    9. Un reperto doro di localit ignota presenta liscrizione per la pace delle anime e per la remissione dei peccati di hekla e Augusta.

    Amen; altri due esemplari aurei da Cipro recano le invocazioni per il refrigerium di Chrestinos, Solomone e Sisinno e per la gua-

    rigione e la salvezza di Leontia. Le altre crocette sono dargento e provengono, una, dalla Palestina, con inciso Signore, rendi libera

    dal male la tua serva, il cui nome tu conosci, e le rimanenti dallAsia Minore, con la pi semplice formula (questa la) preghiera di

    Georgios, preghiera di Teodosio, [] di Paolo dallEgitto, preghiera di Isachio. La formula anonima il cui nome tu conosci potreb-

    be tradire una produzione di serie forse commercializzata nei pressi dei santuari. Vierck 1975; Weidemann 1975; Rom und Byzanz

    1998, p. 198, n. 282.

    10. Vierck 1975, p. 134.

    11. Hbener 1975 e 1981. Tre crocette in lamina doro con catenella di sospensione ancora inilata al foro superiore provengono

    da un pozzo rinvenuto a Villafvila. Lo studioso si chiede anche se tali oggetti, che dovevano essere conservati in un luogo di culto,

    fossero solo espressione della devozione personale o venissero utilizzati anche in occasione di particolari cerimonie, magari issate su

    indumenti o drappi (Hbener 1975, p. 90).

    12. Frotin 1904, cap. lviii. La preghiera spiega che il dono dei fedeli ha la forma della croce, segno della vittoria di Cristo e della

    redenzione dei cristiani, ainch anche le anime dei donatori siano liberate da ogni colpa attraverso la grazia di questo segno. Inoltre,

    essa parla del valore simbolico dei materiali impiegati: nelloro risplende la purezza delloferente, le perle rilettono il candore della

    Le croci in lamina doro: origine, signiicato e funzione

    Johan & Levi editore, 2010

  • 138

    Petala aurea

    fede, il colore verde del diaspro richiama la buona speranza e lametista la conversione nella vita spirituale.

    13. Si pensi alla croce aurea dalla chiesa di St. Michael di Burgfelden (Zollernalbkreis) (Christlein 1978, p. 82, ig. 9, 3) o a quelle

    argentee da St. Stefan a Beromnster (Cantone di Lucerna) (Bill 1987, pp. 129-130) e da St. Remigius a Nagold (Kr. Calw) (Knaut

    1994, p. 327). Anche le crocette argentee dallinsediamento di Kuar, presso Podzemelj, in Slovenia, ricondotta al vi secolo (Knific, Sagadin 1991) e dallIstria (Vinski 1968, pp. 153-154, tav. iv, 19) sono dotate di foro e gancio di sospensione.

    14. Vinski 1968, pp. 153-154, 161, tavv. vi, 28 e vii, 26.

    15. Alpago Novello 1977, p. 173; Serra 1990, p. 148, ig 21. Pi diicile valutare i casi di Castel Trosino, tomba 42, e Voghenza,

    tomba 18, nei quali la crocetta, dotata di un solo foro, sospesa a uno spillone sul petto mediante maglie metalliche allungate; croci da

    Belluno, Capua e Foligno, invece, recano due fori diametralmente opposti e due catenelle ai lati (Giostra 2000-2001, p. 225).

    16. Rotili 1986, pp. 215-217. Il diritto reca il nome +petrus in lettere onciali che ne indicherebbero una datazione pi tarda

    (carolingia) rispetto alle altre attestazioni in analisi, ma non agevole stabilire se stato inciso in origine o in concomitanza con il

    riutilizzo funerario.

    17. Per le crocette astili il modello formale pu essere stata la croce benedicente, del tipo ben noto per esempio grazie alla croce

    manale di Senise (da ultimo, Corrado 2000-2002, pp. 251-254). Per una derivazione dalle croci votive: Vierck 1975; in Riemer

    1999, p. 623, essa viene ritenuta improbabile, sulla base della diversa intenzione che vi in unoferta funebre, e si propende per

    uninvenzione longobarda; in Rotili 2001, p. 248, si legge invece: Il riferimento a modelli di cui i Longobardi non ebbero diretta

    esperienza risulta ipotetico e inadatto a giustiicare unusanza praticata dagli invasori germanici sin dalla prima generazione italia-

    na che sembra aver avuto, viceversa, lopportunit di conformarsi ad una signiicativa consuetudine romano-mediterranea rispetto

    alla quale il pur esiguo numero di croci in lamina dargento, ferro, rame rinvenute in tombe romane dellItalia assume, nonostante

    tutto, valore di adeguata testimonianza.

    18. Ahumada Silva 2006.

    19. Melzer 1986.

    20. Circa un valore sociale e politico, oltre che religioso della crocetta risultano suggestivi alcuni passi del De cerimoniis aulae by-

    zantinae di Costantino Porirogenito (913-959). Ai capp. 31 e 32 si descrive la distribuzione di crocette dargento da parte dellim-

    peratore bizantino ai pi alti dignitari di corte, la vigilia della domenica delle Palme e anche durante la stessa festivit allinterno del

    luogo di culto, nellambito delle cerimonie liturgiche; i simboli sono di diversa grandezza a seconda del rango di ciascuno di loro.

    21. Roth 1973, pp. 156-160, tav. 17,3. Non pi condivisibile, allo stato attuale delle conoscenze, ma sicuramente stimolante per

    lepoca lipotesi espressa in passato da Gian Piero Bognetti, in merito alle crocette quali espressioni della conversione nazionale

    allarianesimo da parte dei Longobardi, in contrapposizione ai cattolici autoctoni (Bognetti 1950).

    22. Nella tomba 47 di Collegno la giovane defunta aveva una crocetta sul petto ma anche un ciondolo a forma di testa di cinghiale

    appeso alla cintura, chiaro rimando alla mitologia germanica e a credenze pagane che vi collegavano, nel caso di una donna, lau-

    gurio di fecondit (Giostra 2004, pp. 64-65 e 81).

    23. Sullinterpretazione e la decodiicazione dei motivi rappresentati nellarte germanica: Die Goldbrakteaten 1985; Zur Problem

    1986.

    24. La stessa ambiguit investe anche soggetti raigurati interi e con tratti pi naturalistici come il cervo, la colomba e laquila. Il primo,

    infatti, presente fra gli animali del Walhalla, il paradiso dei valorosi guerrieri, ma ben presto viene a richiamare la metafora del Salmo

    42 della cerva che anela ai corsi dacqua come il fedele alla sorgente della vita; la colomba in ambito germanico rappresenta lanima

    del defunto e come tale viene posta in cima alle pertiche che segnalano le sepolture dei guerrieri morti lontano; anche laquila domina

    limmaginario di molte culture.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 139

    25. Il reliquiario conservato al Museo del Castello del Buonconsiglio di Trento (Roth 1973, p. 264).

    26. San Bonifacio, lettera al vescovo di Canterbury Cuthbert, MGH, Epistolae, iii, p. 355: [] Supervacuam et Deo odibilem vestimen-

    torum superstitionem omni intentione prohibere stude. Quia illa ornamenta vestium ut illis videtur, quod ab aliis turpitudo dicitur

    latissimis clavis vermium imaginibus clavata adventum antichristi, ab illo transmissa, precurrunt [].

    27. Giostra c.s.

    28. Le principali classiicazioni stilistiche si devono a Gnther Haselof e Helmut Roth (Haseloff 1956, 1970 e 1981; Roth 1973, 1975

    e 1978); lapproccio di tali studi risulta essere prettamente ordinatorio e classiicatorio, pi che improntato al metodo archeologico,

    con analisi delle localit e dei contesti di rinvenimento. Inoltre: Dorigo 1988, di taglio pi storico-artistico.

    29. Roth 1973, pp. 142-146.

    30. Se lanalisi stilistica aveva portato il Roth a datare il motivo fra ine vi e inizi vii secolo, il rinvenimento della ibbia con lamina

    impressa con lo stesso motivo nella tomba 107 di Saig in Germania, degli anni intorno al 600, ofre una preziosa conferma (Mel-

    zer 1986).

    31. Su questo tema iconograico nella tradizione germanica e le sue possibili valenze semantiche Giostra 1998.

    32. Dorigo 1988, pp. 44-47 e 70-73.

    33. Solo su una crocetta di provenienza ignota e attualmente dispersa, ma documentata ad Amburgo (Roth 1973, p. 185) vi era la

    rappresentazione della Madonna con Bambino.

    34. Giostra c.s.

    35. Giostra 2007, pp. 324-328.

    36. Fuchs 1938, pp. 18-22.

    37. Roth 1973, pp. 121-123.

    38. Foltz 1975, p. 15.

    39. In questa direzione Christlein 1975 sulle crocette alamanne.

    40. Itinerarium Antonini Placentini, cap. xi, 6: Terminato il Battesimo, tutti si immergono nel iume (Giordano) per la benedizione

    vestiti della sindone e con molti altri oggetti che conservano per la sepoltura (Milani 1977, pp. 126 e 242). Purtroppo il passo fa chiara

    menzione solo del sudario di tela, che, se portato nella tomba, testimonia la conservata purezza ottenuta mediante il battesimo, men-

    tre non vengono speciicati gli altri oggetti. Fra questi potrebbero esserci stati anche piccoli simboli della benedizione ricevuta: dalle

    fonti cristiane si ricava che la croce, segno materiale, posta sulla fronte mediante il battesimo (Peduto 1992, p. 48).

    41. Murialdo, Palazzi, Arobba 2001, pp. 50-52.

    42. questo il caso, per esempio, delle crocette di Trezzo, San Martino, tomba 13 (primo trentennio del vii secolo) e via delle Rocche,

    tomba 5 (met vii secolo ca.), in corso di studio da parte di chi scrive.

    43. Finora le attestazioni pi tarde sicuramente databili erano una crocetta di possibile provenienza beneventana esposta al Germa-

    nisches Nationalmuseum di Norimberga, con limpressione centrale di un tremisse di Leone iii (717-741), e due esemplari di piccole

    dimensioni, ricavati da due tremissi di Liutprando (712-744) e trovati nella chiesa di San Lussorio a Fordongianus (Oristano) (cfr.

    Sannazaro, supra).

    Didascalie e crediti delle illustrazioni

    18. Croce astile in lamina dargento da Pratola Serra (Avellino), San Giovanni, tomba 46 (da Magistra Barbaritas 1984)

    Le croci in lamina doro: origine, signiicato e funzione

    Johan & Levi editore, 2010

  • 19. Croci votive da Cipro (aurea) e Asia Minore (argentea) (da VIERCK 1975).

    20. Croci votive dal tesoro di Torredonjimeno (Andalusia) (Barcellona, Museu dArqueologia de Catalunya) (da Roma e i Barbari 2008).

    21. Coll. Rovati, croce n. 19, particolare del volto centrale.

    22. Croce aurea da Beinasco (Torino), con volto circondato da iscrizione al centro e stile animalistico germanico sui bracci (foto di C.

    Giostra).

    23. 1. Coll. Rovati (n. 24) (dis. C. Giostra); 2. Biblioteca Vaticana (da ROTH 1973).

    24. 1. Coll. Rovati (n. 20); 2. Calvisano (Brescia); 3. Pieve del Cairo (Pavia); 4. Milano (vicinanze); 5. Rodeano Alto (Udine). (1, 2: dise-

    gno C. Giostra; 3, 4, 5: da ROTH 1973)

    25. 1. Coll. Rovati (n. 19) (disegno C. Giostra); 2. Pavia, Campo Camino (da ROTH 1973).

    26. Fibula a disco da San Zeno (Brescia) (da Carta Archeologica della Lombardia 1991).

    27. Fibula a disco da Caste Trosino (Ascoli Piceno), tomba 115 (da PAROLI 1995).

    Johan & Levi editore, 2010

  • 233

    a

    Age of Spirituality, Late Antique and Early Christian Art. hird to Seventh Century

    (catalogo della mostra), a c. di K. Weitzmann, New York 1979.

    Ahumada Silva I. 2006, Nuove attestazioni di un motivo decorativo longobardo

    ricorrente in Friuli e in Piemonte, Forum Iulii, xxx, pp. 61-72.

    Alessandrini G., Bugini R. 1986, Indagini tecniche sui materiali. I metalli, in La

    necropoli 1986, Firenze, pp. 235-254.

    Die Alamannen (catalogo della mostra), Stuttgart 1997.

    Alpago Novello L. 1977, Tesoretto aureo longobardo proveniente da Belluno ora al

    British Museum, Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore, xlv, pp. 56-68.

    Ambrosioni A.M., Lusuardi Siena S. 1986, Trezzo e le terre dellAdda nellaltomedio-

    evo, in La necropoli 1986, pp. 167-234.

    Angiolini Martinelli P. 1969, Il costume femminile nei mosaici ravennati, in XVI

    Corso di Cultura e Arte Romana e Bizantina, Ravenna, pp. 7-63.

    Arrhenius B. 1977, Metallanalysen von Goldbrakteaten. Vorbericht ber ein laufen-

    des Forsungsprojekt, Frhmittelalterliche Studien, 11, pp. 74-84.

    Arslan E. A. 1978, Le monete di Ostrogoti, Longobardi e Vandali. Catalogo delle

    Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, Milano.

    Arslan E. A. 1993, La monetazione di Ratchis, re dei Longobardi: dubbi e problemi, in

    Homenatge al Dr. Leandre Villaronga = Acta Numismtica, 21-23, pp. 337-345.

    Arslan E. A. 2000, Lanello, il cavaliere e il duca. La tomba 33 di Campochiaro-Vicen-

    ne, Numismatica e Antichit Classiche. Quaderni ticinesi, xxix, pp. 333-356.

    Arslan E. A. 2002, La monetazione dei Longobardi, Studi Monzesi, 11-12, pp. 121-137.

    Arslan. E. A. 2010, I documenti monetari e paramonetari, in La necropoli longobar-

    da di S. Mauro a Cividale, c.d.s., pp. 167-193.

    Axboe M. 2004, Die Goldbrakteaten der Vlkerwanderungszeit: Herstellungsprobleme

    und Chronologie, Berlin-New York (Ergnzungsbnde zum Reallexikon der Germa-

    nischen Altertumskunde, 38).

    b

    Baldini Lippolis I. 1999, Loreiceria nellimpero di Costantinopoli tra IV e VII secolo, Bari.

    Bibliograia

    Brdos E. 2000, La necropoli vara di Zamrdi, in Loro degli Avari. Popolo delle

    steppe in Europa, (catalogo della mostra, Milano 2000), a c. di E.A. Arslan, M. Buo-

    ra, Milano, pp. 76-141.

    Ben Abed A. 2008, I Vandali a Cartagine, in Roma e i Barbari , pp. 331-333.

    Bernareggi E. 1980, I falsi nella serie monetale dei Longobardi in Italia, in Mlan-

    ges de Numismatique, dArchologie et dHistoire oferts Jean Lafaurie, Paris, pp.

    175-179.

    Bernareggi E. 1983, Moneta Langobardorum, Milano.

    Bertacchi L. 1969, Lorafo di Gonars, Aquileia Nostra, coll. 71-80.

    Bettelli Bergamaschi M. 1994, Seta e colori nellalto medioevo. Il siricum del

    monastero bresciano di S. Salvatore, Milano.

    Bierbrauer V. 1980, Zur chronologischen, soziologischen und regionalen Gliederung

    des ostgermanischen Fundstofs des 5. Jahrhunderts in Sdosteuropa, in Die Vlker an

    der mittleren und unteren Donau in fnften und sechsten Jahrhundert, a c. di H.

    Wolfram, F. Daim (Verfentlichungen der Kommission fr Frhmittelalterfor-

    schung, 4), Wien, pp. 131- 142.

    Bierbrauer V. 1984, Aspetti archeologici di Goti, Alamanni e Longobardi, in Magistra

    Barbaritas 1984, pp. 445-508.

    Bill J. 1987, Beromnster LU. Die archologischen Befunde in der Pfarrkirche St.

    Stefan, Archologie der Schweiz, 10, pp. 129-130.

    Bognetti G.P. 1950, Le crocette longobarde, Archivio Storico Lombardo, serie viii,

    vol. ii, pp. 335-346.

    Bhner K. 1976-77, Die Reliefplatten von Hornhausen, Jahrbuch des Rmisch-

    Germanischen Zentralm Mainz", 23-24, pp. 89-138

    Braun J. 1940, Die Reliquiare des christlichen Kultes und ihre Entwicklung, Freiburg

    im Breisgau.

    Brenk B. 2001, Imperiale - cristiano - pagano - privato. Dal contesto al signiicato,

    Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia, 15, pp. 149-162.

    Brepohl E. 1999, heophilus Presbyter und das mittelalterliche Kunsthandwerk, Kln.

    Brown K. R. 1970, Documents in Gold, he Metropolitan Museum of Art Bulletin,

    n.s., 28,6, pp. 232-239.

    Brown P.D.C., Schweizer F. 1973, X-Ray Fluorescent Analysis of Anglo Saxon Jewel-

    lery, Archeometry, 15/2, pp. 175-192.

    Johan & Levi editore, 2010

  • 234

    Brozzi M. 1985, La necropoli longobarda di Assisi, Memorie Storiche Forogiuliesi,

    65, pp. 27-30.

    Bruhn J. A. 1993, Coins and costume in late antiquity (Dumbarton Oaks Byzantine

    Collection), Washington.

    Bui C., Confalonieri L., Milazzo M., 1986-87, La spettrometria X e la difusione del-

    la radiazione gamma nellanalisi non distruttiva di materiale archeologico, Bollettino

    della Societ Adriatica di Scienze, lxix, 29-52, pp. 29-52.

    c

    Caffaro A. 2000, Teoilo monaco. Le varie arti. De diversis artibus. Manuale di tecni-

    ca artistica medievale, Salerno.

    Caffaro A. 2003, Scrivere in oro. Ricettari medievali darte e artigianato (secoli IX-XI).

    Codici di Lucca e Ivrea, Napoli.

    Callegher B. 2001, Tra Bizantini e Longobardi in Friuli: problemi di emissione e

    circolazione monetaria, in Paolo Diacono e il Friuli altomedievale (secoli VI-X), Atti del

    xiv Congresso internazionale di studi sullalto Medioevo (Cividale del Friuli, Botte-

    nicco di Moimacco, settembre 1999), Spoleto, ii, pp. 671-696.

    Caramel L. 1976, Dalle testimonianze paleocristiane al Mille, in Storia di Monza e

    della Brianza, a c. di A. Bosisio, G. Vismara, Milano, iv, 1, pp. 83-271.

    Carettoni G.F. 1943, Santa Maria Capua Vetere. Tombe cristiane scoperte nelle

    Carceri Giudiziarie, Notizie degli Scavi di Antichit, s. 7, 4. pp. 147-149.

    Carta archeologica della Lombardia. I. La provincia di Brescia, a c. di F. Rossi, Mode-

    na 1991.

    Casartelli Novelli S. 2007, La tipologia della croce dalle origini alla visione/rivela-

    zione di Costantino e l immaginario del sacro messianico cristiano, in La croce 2007,

    pp. 231-258.

    Cassanelli R. 1989, Sepolture altomedievali dipinte, in Monza. Il duomo nella storia

    e nellarte, a c. di R. Conti, Milano, pp. 71-74.

    Cassanelli R. 2002, Sovrani committenti e cultura igurativa nellalto Medioevo, in

    Monza. La sua storia 2002, pp. 76-87.

    Catarsi DallAglio M. 1993, Borgo della Posta, in I Longobardi in Emilia Occidentale

    (catalogo della mostra), a c. di M. Catarsi DallAglio, Parma, pp. 50-52.

    Cecchelli C. 1953, Due singolari cimeli del Museo di Aquileia I. Una igurazione

    gnostica, in Studi aquileiesi oferti a Giovanni Brusin, Aquileia, pp. 245-252.

    Christlein R. 1975, Verzeichnis der Goldblattkreuze nrdlich der Alpen, in Die Gold-

    blattkreuze , pp. 105-122.

    Christlein R. 1978, Die Alamannen. Archologie eines lebendigen Volkes, Stuttgart.

    Close-Brooks J. 1978, he Mote of Mark and Celtic interlace, Antiquity, l, pp. 48-51.

    Confalonieri L., Crippa R., Milazzo M. 1986, Analisi X.R.F. sulle monete auree

    longobarde delle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano, Rassegna di studi del

    Civico Museo Archeologico e del Civico Gabinetto Numismatico di Milano, 37-38,

    pp. 19-33.

    La Corona ferrea nellEuropa degli imperi, a c. di G. Buccellati, Milano 1998.

    Corrado M. 2000-2002, Manufatti altomedievali da Senise. Riesame critico dei dati,

    in Carta Archeologica della Valle del Sinni: zona di Senise, Roma 2000-2002 (Atlante

    tematico di Topograia Antica, x suppl., fasc. 4), pp. 226-258.

    Corrado M. 2003, Note sul problema delle lamine bratteate altomedievali dal sud

    Italia, in Terzo Congresso Nazionale 2003, pp. 110-114.

    La Croce. Iconograia e interpretazione (secoli I-inizio XVI), Atti del Convegno Interna-

    zionale di studi (Napoli, 6-11 dicembre 1999), Napoli 2007.

    Csallny Dezso D. 1933, Goldschmiedegrab aus der Avarenzeit von Kunszentmr-

    ton (Ungarn), Szentes.

    Cuscito G. 2002, Bronzi paleocristiani di Aquileia in Bronzi di et romana in Cisal-

    pina. Novit e riletture, in a c. di G. Cuscito, M. Verzar Bass, Trieste (Antichit Alto

    Adriatiche, li) , pp. 379-414.

    d

    DAngela C. 1978, A proposito di ritrovamenti longobardi di Trani, Archeologia

    Medievale, v, pp. 475-483.

    DAngela C. 2000, Una scoperta altomedievale nella cattedrale di Taranto, in Studi in

    onore di Giosu Musca, Bari, pp. 129-135.

    De Marchi P. M. 1988, Catalogo dei materiali altomedievali delle Civiche Raccolte

    Archeologiche di Milano, Notizie dal Chiostro del Monastero Maggiore, suppl. iv,

    Milano.

    Der J. 1955, Das Kaiserbild im Kreuz, Schweizer Beitrge zur Allgemeinen Ge-

    schichte, 13, pp. 48-110.

    Delbrck R. 1926-29, Die Consulardiptychen und verwandte Denkmler, Berlin.

    Delle Rose M. 1992, s. v. Bratteato, in Enciclopedia dellArte Medievale, iii, Roma, pp.

    705-711.

    Delogu P. 1988, Oro e argento in Roma tra il VII ed il IX secolo, in Cultura e societ

    nellItalia medievale. Studi per Paolo Brezzi, Studi Storici, 184-187, p. 273-293.

    Devoto G. 1997, Tecniche orafe di et longobarda, in LItalia centro-settentrionale in

    et longobarda, a c. di L. Paroli, Firenze 1997.

    Di Berardo M. 1994, Uso ornamentale e liturgico della croce, in Enciclopedia dellArte

    Medievale, v, Roma, pp. 543-550.

    doc, i = Catalogue of the Byzantine Coins in the Dumbarton Oaks Collection and in

    Petali doro

    Johan & Levi editore, 2010

  • 235

    the Whittemore Collection, i, Anastasius to Maurice, 491-602, a c. di A. R. Bellinger,

    Washington 1966.

    doc, ii , 1 = Catalogue of the Byzantine Coins in the Dumbarton Oaks Collection and

    in the Whittemore Collection, ii, 1, Phocas to heodosius III, 602-717, a c. di Ph. Grier-

    son, Washington 1868.

    Dorigo W. 1988, Larte metallurgica dei Longobardi, Arte medievale, ii serie, 2, pp. 1-74.

    Drescher H. 1966, Arbeitsversuche mit dem Pressblechmodel aus dem Rmischen

    Museum Augsburg, Jahrbuch des rmisch-germanischen Zentralmuseum Mainz,

    13, pp. 208-210.

    e

    Eger Ch. 2001, Vandalische Grabfunde aus Karthago, Germania, 79, pp. 347-390.

    Elbern V. H. 1955-56, Die Stele von Moselkern und die Ikonographie des frhen

    Mittelalters, Bonner Jahrbcher, 155-156, pp. 184-214.

    Evans H. C., Holcomb M., Hallman R. 2001, he arts of Byzantium, he Metropoli-

    tan Museum of Art Bulletin, 58, 4, pp. 4-68.

    f

    Farioli Campanati R. 1982, La cultura artistica nelle regioni bizantine dItalia dal VI

    al IX sec., in I Bizantini in Italia, Milano, pp. 137-426.

    Felletti Mai B. 1961, Intorno a una ibula aurea della necropoli longobarda di

    Nocera Umbra, Commentari, pp. 3-11.

    Frotin D.M. 1904, Le Liber Ordinum en usage dans lglise wisigothique et Mozara-

    be dEspagne du cinquime au douzime sicle, Monumenta Ecclesiae Liturgica, Paris.

    Foltz E. 1974, Beobachtungen bei der Restaurierung des langobardischen Goldblatt-

    kreuzes von Civezzano, Grab II, Archologisches Korrespondenzblatt, 4, pp. 173-175.

    Foltz E. 1975, Technische Beobachtungen an Goldblattkreuzen, in Die Goldblattkreu-

    ze, pp. 11-21.

    Francovich R., Farinelli R. 1994, Potere e attivit mineraria nella Toscana altome-

    dievale, in La storia dellalto medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dellarcheologia,

    a c. di R. Francovich, Gh. Noy, Firenze, pp. 443-465.

    Die Franken, Wegbereiter Europas (catalogo della mostra), Mainz 1996.

    Frazer M. 1988, Oreicerie altomedievali, in Monza. Il duomo e i suoi tesori, a c. di R.

    Conti, Milano, pp. 15-48.

    Frisi A. F. 1794, Memorie storiche di Monza e sua corte, Milano.

    Fuchs S. 1938, Die langobardischen Goldblattkreuze aus der Zone sdwrts der

    Alpen, Berlin.

    Il futuro dei Longobardi. LItalia e la costruzione dellEuropa di Carlo Magno (catalo-

    go della mostra), a c. di C. Bertelli, G. P. Brogiolo, Milano 2000.

    g

    garzya Romano C. 1996, I colori e le arti dei Romani e la compilazione pseudo-

    eracliana, Bologna.

    Gasparri S. 2002, Lalto Medioevo: da Teodorico a Berengario (secoli VI-X ), in Monza

    2002, Monza, pp. 48-73.

    Gerard Hirsch Antiken, Auktion 252, Mnchen 2007.

    Gerard Hirsch Antiken, Auktion 268, Mnchen 2010.

    Giannichedda E., Mannoni T., Ricci M. 2001, Produzioni di lusso a Roma da Giu-

    stiniano I (527-565) a Giustiniano II (685-695): latelier della Crypta Balbi e i materiali

    delle collezioni storiche, in Roma dallantichit al medioevo 2001, pp. 331-334.

    Giostra C. 1998, Una ibbia bizantina con decorazione germanica da Luni, Quader-

    ni del Centro Studi Lunensi, n.s., 4, pp. 171-204.

    Giostra C. 2000-2001, Le croci in lamina doro di et longobarda tra organizzazione

    artigianale, mutamenti ideologici e distinzione sociale, tesi di dottorato, Universit

    degli Studi dellAquila, tutor Prof.ssa S. Lusuardi Siena.

    Giostra C. 2003, Limpressione delle lamine in et altomedievale: il processo tecno-

    logico sulla base degli strumenti rinvenuti, in Terzo Congresso Nazionale 2003, pp.

    682-689.

    Giostra C. 2003a, Reperti di et longobarda poco noti provenienti dallUmbria, in

    I Longobardi dei ducati di Spoleto e di Benevento, Atti del xvi Congresso interna-

    zionale di studi sullalto Medioevo (Spoleto-Benevento, ottobre 2002), Spoleto, pp.

    1007-1043.

    Giostra C. 2004, Gli oggetti di corredo e Catalogo, in Presenze longobarde. Collegno

    nellalto Medioevo, catalogo della mostra, a c. di L. Peirani Baricco, Torino, pp.

    52-151.

    Giostra C. 2007, Luoghi e segni della morte in et longobarda: tradizione e tran-

    sizione nelle pratiche dellaristocrazia, in Archeologia e societ tra tardo antico e

    altomedievale (V-IX secolo), Atti del xii Seminario sul Tardo Antico e lAlto Medioevo

    (Padova, 29 settembre - 1 ottobre 2005), a c. di G.P. Brogiolo, A. Chavarria Arnau,

    Mantova (Documenti di Archeologia, 44), pp. 311-344.

    Giostra C. 2008, Gli scudi da parata da Lucca (Italia) e Stabio (Svizzera), in Roma e i

    Barbari 2008, pp. 384-387.

    Giostra C. 2010, La presenza vandala in Africa alla luce dei ritrovamenti funerari:

    dati e problemi, in Ipsam Nolam barbari vastaverunt. LItalia e il Mediterraneo

    occidentale tra il V secolo e la met del VI (Atti del Convegno Internazionale di studi,

    Bibliograia

    Johan & Levi editore, 2010

  • 236

    Cimatile, Nola, S. Maria Capua Vetere, 18-19 giugno 2009), a c. di C. Ebanista, M.

    Rotili, Cimitile, pp. 141-162.

    Giostra C. c.s., Laristocrazia del regno longobardo e i suoi segni: alcuni indicatori

    dagli oggetti di corredo, in Cristianizzazione e popolamento tra tarda antichit e me-

    dioevo, Atti del Seminario (Vercelli, 7 giugno 2004), a c. di G. Cantino Wataghin.

    Die Goldbrakteaten der Vlkerwanderungszeit, Ikonographischer Katalog, a c. di K.

    Hauck, Mnchen 1985.

    Die Goldblattkreuze des frhen Mittelalters, a c. di W. Hbener, Buhl-Baden 1975.

    Gonosov A., Kondoleon Ch. 1994, Art of late Rome and Byzantium in the Virgin-

    ian Museum of Fine Arts, Richmond.

    I Goti (catalogo della mostra), Milano 1994.

    Grabar A. 1943-46, Martyrium, recherches sur le culte des reliques et lart chrtien

    antique, Paris.

    Grabar A. 1958, Ampoules de Terre Sainte (Monza, Bobbio), Paris 1958.

    Grabar A. 1962, Recherches sur les sources juives de lart palochrtien, Cahiers

    Archologiques, 12, pp. 113-152.

    Grabar A. 1966, Let doro di Giustiniano, Milano.

    h

    Hartmann A., Wolf R. 1975, Vergleichende Spektralanalysen an einigen frhmittelal-

    terlichen Goldfunden und Goldblattkreuzen, in Die Goldblattkreuze 1975, pp. 23-30.

    Haseloff G. 1956, Die langobardischen Goldblattkreuze. Ein Beitrag zur Frage nach

    dem Ursprung von Stil II, Jahrbuch des Rmisch-Germanischen Zentralmuseums

    Mainz, iii, pp. 143-163.

    Haseloff G. 1970, Goldbrakteaten - Goldblattkreuze, Neue Ausgrabungen und

    Forschungen in Niedersachsen, 5, pp. 24-39.

    Haseloff G. 1975, Zu den Goldblattkreuzen aus dem Raum nrdlich der Alpen, in

    Die Goldblattkreuze 1975, pp. 37-70.

    Haseloff G. 1981, Die germanische Tierornamentik der Volkerwanderungszeit,

    Berlin-New York.

    Haseloff G. 1989, I reperti del sarcofago della regina Teodolinda a Monza, Studi

    medievali, 5, pp. 25-41.

    Hatt J.J., 1965, Une tombe barbare du Ve sicle Hochfelden (Bas Rhin), Gallia, 23,

    pp. 250-256.

    Helbern V. H. 1988, s. v. Reliquiario, in Enciclopedia dellArte Medievale, ix, Roma, pp.

    892-910.

    Hessen von O. 1964, Die Goldblattkreuze aus der Zone nordwrts der Alpen, in Proble-

    mi della civilt e delleconomia longobarda, a c. di A. tagliaferri, Milano, pp. 199-226.

    Hessen von O. 1975, Ancora sulle crocette in lamina doro, Numismatica ed antichi-

    t classiche. Quaderni Ticinesi, iv, pp. 283-293.

    Heurgon 1958, Le trsor de Tns, Paris.

    Hbener W. 1975, Goldblattkreuze auf der Iberischen Halbinsel, in Die Goldblatt-

    kreuze 1975, pp. 85-101.

    Hbener W. 1981, La cruces de lmina de oro de la temprana Edad Media, Ampu-

    rias, 43, pp. 253-276.

    j

    Jansenn W. 1981, Die Sattelbeschlge aus Grab 446 des frnkischen Grberfeldes von

    Wesel-Bislich, kreis Wesel, Archologisches Korrespondenzblatt, 11, pp. 149-169

    k

    Keim S. 2007, Kontakte zwischen dem alamannisch-bajuwarischen Raum und dem

    langobardenzeitlichen Italien, Rahden (Internationale Archologie, 98).

    Kiss A. 1987, Beitrge zur Verbreitung frhmittelalterlicher Folienkreuze im Karpaten-

    becken, Archologisches Korrespondenzblatt, 17, pp. 235-243.

    Klein-Pfeuffer M. 1993, Merowingerzeitliche Fibeln und Anhnger aus Pressblech,

    Marburg (Marburger Studien zur Vor- und Frhgeschicte, 14).

    Knaut M. 1994, Goldblattkreuze und andere Kreuzzeichen. Gedanken zu einer

    sddeutsch-italischen Beigabensitte, in Festschrift O.H. Frey 65. Geburstag, a c. di C.

    Dobiat, Marburg, pp. 317-330.

    Knific T., Sagadin M. 1991, Pismo Brez Pisave. Archeologija o prvih stoletjih krscan-

    stava na Slovenskem (he archaeology of the irst centuries of christianity in Slovenia),

    Narodni Muz. Ljubljana, pp. 34-78.

    Kondoleon Ch. 1987, A Gold Pendant in the Virginia Museum of Fine Arts, Dum-

    barton Oaks Papers, 41, pp. 307-316.

    Kuznecov V. A., Pudovin V. K. 1961, Alany v zapadnoj Europa v pohu velikogo pe-

    reselenije narodov (Gli Alani in Europa occidentale allepoca delle grandi invasioni),

    Sovetskaja archeologija, 2, pp. 79-95.

    l

    La Rocca E. 2000, Divina ispirazione, in Aurea Roma. Dalla citt pagana, alla citt

    cristiana (catalogo della mostra, Roma), a c. di S. Ensoli, E. La Rocca, Roma, pp. 1-37.

    Leclerq H. 1914, s. v. Croix et cruciix, in Dictionnaire dArchologie Chrtienne et de

    Liturgie, iii, 2, Paris, cc. 3045-3131.

    Petali doro

    Johan & Levi editore, 2010

  • 237

    Lipinsky A. 1962, Orai ed argentieri nella Roma pagana e cristiana. Epigraia latina

    minore, in Corsi di Cultura sull'Arte Ravennate e Bizantina, ix, pp. 315-365.

    Lipinsky A. 1981, Tre crocette bratteate auree longobarde nel Germanisches Museum

    di Norimberga. Contributo alla storia del falso in oreiceria longobarda, Koinonia, v,

    pp. 105-113.

    I Longobardi (catalogo della mostra, Codroipo - Villa Manin di Passariano) , a c. di

    G.C. Menis, Milano 1990.

    Lusuardi Siena S. 1989, Vicenza, in Il Veneto nel Medioevo. Dalla Venetia alla Marca

    Veronese, a c. di A. Castagnetti, G.M. Varanini, ii, Verona, pp. 108-217.

    Lusuardi Siena S., Giostra C. 2005, Una sepoltura privilegiata longobarda nella

    chesa di San Pietro de castro Reunia (Ragogna, Udine), in LItalia alto-medievale tra

    archeologia e storia. Studi in ricordo di Otto von Hessen, a c. di S. Gelichi, Padova, pp.

    187-203, 371-377, 422-423.

    Lusuardi Siena S., Giostra C., De Marchi P.M. 2002, Das frhe Mittelalter sdlich

    und nrdlich der Alpen. Die Beziehungen zwischen den germanischen Stmmen im

    Lichte der Grabbeigaben (sptes 6. und 7. Jahrhundert), in ber die Alpen. Menschen -

    Wege - Waren, Stuttgart, pp. 227-234.

    m

    Magistra Barbaritas. I Barbari in Italia, Milano 1984.

    Maguire H. 1997, Magic and Money in the Early Middle Ages, Speculum, 72,3, pp.

    1037-1054.

    Maioli M.G. 1992, Le necropoli ed i complessi funerari, in Rimini medievale. Contri-

    buti per la storia della citt, a c. di A. Turchini, Rimini, pp. 205-236.

    Manire Lvque A. M. 1997, Lvolution des bijoux aristocratiques fminins

    travers les trsors proto-Byzantins dorfvrerie, Revue archologique, 1997, 1, 79-106.

    Mansuelli G. 1972, Gregorio Magno e due riti pagani dei Longobardi, in Studi storici

    in onore di Ottorino Bertolini, ii, Pisa, pp. 437-440.

    Mansuelle G.A. 1988, La ine del mondo antico, Torino (Storia universale dellarte).

    MEC i = Ph. Grierson, M. Blackbourn, Medieval European Coinage, I. he Early

    Middle Ages, (5th-10 th Centuries) with a Catalogue of the Fitzwilliam Museum, Cam-

    bridge, Cambridge 1986.

    Melzer W. 1986, Eine Grtelschnalle mit hinterlegtem, igrlichem Pressblech aus

    dem Grberfeld von Saig, Archologisches Korrespondenzblatt, 16, pp. 105-106.

    Menghin W. 1974, Ein langobardisches Kriegergrab im Germanischen Nationalmu-

    seum Nrnberg, Archologisches Korrespondenzblatt, 4, pp. 251-256.

    Menghin W. 1977, Il materiale gotico e longobardo nel Museo Nazionale Germanico

    di Norimberga, (Ricerche di Archeologia Altomedievale e Medievale, 1), Firenze.

    Menghin W. 1985, Die Langobarden. Archologie und Geschichte, Stuttgart.

    Milani C. 1977, Itinerarium Antonini Placentini. Un viaggio in Terrasanta del 560-

    570 d.C., Milano.

    Milazzo M., Cicardi C. 1998, Analisi dei materiali, in La corona ferrea 1998, pp. 34-46.

    Monaco G. 1955, Oreicerie longobarde a Parma, Parma.

    Monza. La sua storia, a c. di F. De Giacomi, E. Galbiati, Monza 2002.

    Morelli A. L. 2009, Il gioiello monetale in et romana, in Oreiceria antica e me-

    dievale. Tecniche, produzione, societ, a c. di I. Baldini Lippolis, M. T. Guaitoli,

    Bologna 2009 (Ornamenta, 1), pp. 79-101.

    Morrison C. 2001, Byzantin Money: its Production and Circulation, in Economic

    History of Byzantium, Washington, iii, pp. 901-958.

    Mller W., Knaut M. 1987, Heiden und Christen. Archologische Funde zum frhen

    Christentum in Sdwestdeutschland, Stuttgart.

    Murialdo G., Palazzi P., Arobba A. 2001, Archeologia del paesaggio inalese nellan-

    tichit, in S. Antonino: un insediamento fortiicato nella Liguria bizantina, a c. di T.

    Mannoni, G. Murilado, Bordighera, pp. 39-64.

    Museo e Tesoro del Duomo di Monza. Guida breve, a c. di G. A. Vergani, L. Di Cora-

    to, Monza 2007.

    n

    La necropoli altomedioevale di Castel Trosino. Bizantini e Longobardi nelle Marche, a

    c. di L. Paroli Milano 1995.

    La necropoli longobarda di Trezzo sullAdda, a c. di E. Roffia, Firenze 1986.

    o

    Oro, il mistero dei Sarmati e degli Sciti (catalogo della mostra), a c. di J. Aruz, Milano

    2001.

    Orsi P. 1886-87, Di due crocette auree del museo di Bologna e di altre simili trovate

    nellItalia superiore e centrale. Contributo allarcheologia ed alla storia delloreiceria

    nellalto medioevo, Atti e Memorie della regia deputazione di storia patria per le

    province di Romagna, ser. iii, 5, pp. 333-414.

    p

    Panazza G., Tagliaferri A. 1966, La diocesi di Brescia, Spoleto (Corpus della scultu-

    ra altomedievale, iii).

    Bibliograia

    Johan & Levi editore, 2010

  • 238

    Parlasca K. 1966, Mumienportrts und verwandte Denkmler, Wiesbaden.

    Paroli L. 1994, Aspetti e problemi dellarcheologia della produzione in et longobar-

    da, in Arti del fuoco in et longobarda (catalogo della mostra), a c. di M. S. Arena, L.

    Paroli, Roma, pp. 11-18.

    Paroli L., Ricci M. 2005, La necropoli altomedievale di Castel Trosino, Firenze (Ricer-

    che di Archeologia Altomedievale e Medievale, 32-33).

    Pastore I. 1992, Doni funerari, in S. Giovanni di Pratola Serra 1992, pp. 349-366.

    Peduto P. 1992, Le scoperte di Pratola Serra e levoluzione dei Longobardi in Cam-

    pania. La caratterizzazione culturale attraverso lanalisi dei reperti funerari, in S.

    Giovanni di Pratola Serra 1992, pp. 43-49.

    Peduto P. 1995, Osservazioni sul rito in epoca medievale, in Caronte. Un obolo per

    laldil, Napoli, pp. 311-318.

    Peirce H., Tyler R. 1934, Lart byzantin, Paris

    Pel M.C. 1970, La decorazione musiva della basilica ravennate di S. Apollinare in

    Classe, Bologna (Studi di antichit Cristiane, 8).

    Perassi C. 2005, Un prodigioso ilatterio monetale nella Costantinopoli del XII secolo.

    Lepistola 33 di Michele Italico, Aevum, 79/2, pp. 363-405.

    Perassi C. 2007, Gioielli monetali antichi e moderni. La documentazione dei catalo-

    ghi dasta (con appendice a c. di F. FANELLI e M. PIZIALI), Rivista Italiana di Numismati-

    ca, 108, pp. 237-294.

    Peroni A. 1967, Oreicerie e metalli lavorati tardoantichi e altomedievali del territorio

    di Pavia, Spoleto.

    Peroni A. 1984, Larte nellet longobarda. Una traccia, in Magistra barbaritas 1984,

    pp. 229-297.

    Pesch A. 2007, Die Goldbrakteaten der Vlkerwanderungszeit: hema und Variation, Berlin-

    New York (Ergnzungsbnde zum Reallexikon der Germanischen Altertumskunde, 36).

    Pierobon-Benoit R. 2007, La croce come elemento decorativo o simbolo cristiano negli

    oggetti di uso comune in Oriente (secoli I-VIII), in La Croce 2007, i, pp. 307-374.

    Pilet C. 2008, Il tesoro di Airan (Francia), in Roma e i Barbari 2008, pp. 268-271.

    Pitarakis B. 2006, Les croix-reliquaires pectorales byzantines en bronze, Paris (Biblio-

    thque des Cahiers Archologiques, xvi).

    he Prittlewell Prince. he discovery of a rich anglo-saxon burial in Essex, London 2004.

    Zur Problem der Deutung frhmittelalterlicher Bildinhalte, Akten des 1. Internationa-

    len Kolloquiums in Marburg a. d. Lahn 1983, a c. di H. Roth, Sigmaringen 1986.

    r

    Ricci M. 2001, La produzione di merci di lusso e di prestigio a Roma da Giustiniano a

    Carlomagno, in Roma dallantichit al medioevo 2001, pp. 79-87.

    Riemer E. 1999, Zu Vorkommen und Herkunft italischer Folienkreuze, Germania, 77,

    pp. 609-636.

    Riemer E. 2000, Romanische Grabfunde des 5.-8. Jahrhunderts in Italien, Leidorf

    (Internationale Archologie, 57).

    Rom und Byzanz. Archologische Kostbarkeiten aus Bayern (catalogo della mostra), a

    c. di L. Wamser, G. Zahlhaas, Mnchen 1998.

    Roma dallantichit al medioevo. Archeologia e storia nel Museo Nazionale Romano

    Crypta Balbi, a c. di M. S. Arena, P. Delogu, L. Paroli, M. Ricci, L. Sagu, L. Vendi-

    telli, Roma 2001.

    Roma e i Barbari. La nascita di un nuovo mondo (catalogo della mostra), a c. di J. J.

    Aillagon, Venezia-Milano 2008.

    Ross M.C. 1957, A Byzantine gold medallion at Dumbarton Oaks, Dumbarton Oaks

    Papers, 11, pp. 247-261.

    Roth H. 1973, Die Ornamentik der Langobarden in Italien, Bonn.

    Roth H. 1974, Bemerkungen zur Deutung und Funktion der Goldblattkreuze in

    Baden-Wrttemberg, Fundberichte aus Baden-Wrttemberg, 1, pp. 642-649.

    Roth H. 1975, Die langobardischen Goldblattkreuze. Bemerkungen zur Schlaufenor-

    namentik und zum Stil II, in Die Goldblattkreuze 1975, pp. 31-35.

    Roth H. 1978, Loreiceria longobarda in rapporto con larte decorativa dellepoca, in I

    Longobardi e la Lombardia, Milano, pp. 269-276.

    Rotili M. 1980, Arte bizantina in Calabria e Basilicata, Cava dei Tirreni.

    Rotili M. 1984, Rinvenimenti longobardi dellItalia meridionale, in Studi di storia

    dellarte in memoria di Mario Rotili, Napoli, pp. 77-108.

    Rotili M. 1986, Benevento romana e longobarda. Limmagine urbana, Napoli.

    Rotili M. 2001, Forme di cristianizzazione dei Longobardi, in Umbria cristiana. Dalla

    difusione del culto al culto dei Santi (secoli IV-X), Atti del xv Congresso internazionale

    di studi sullalto Medioevo (Spoleto, ottobre 2000), Spoleto, pp. 53-87.

    Rotili M. 2007, Folienkreuze di et longobarda, in La croce 2007, iii, pp. 145-167.

    Ruggero G. 1908, Un tremissis di Ratchis, "Rivista Italiana di Numismatica", 21, pp.

    137-138.

    Rupp C. 1996, La necropoli longobarda di Nocera Umbra (loc. Il Portone): lanalisi

    archeologica e Catalogo, in Umbria longobarda. La necropoli di Nocera Umbra nel

    centenario della scoperta, Roma, pp. 23-40 e 89-130.

    Rupp C. 2005, Das langobardische Grberfeld von Nocera Umbra, Firenze (Ricerche

    di archeologia altomedievale e medievale, 31).

    Russel J. 1989, Christianity at Anemurium (Cilicia). Recent Discoveries, Atti del xi Con-

    gresso Internazionale di Archeologia Cristiana, Citt del Vaticano, pp. 1621-37.

    San Giovanni di Pratola Serra. Archeologia e storia nel ducato longobardo di Bene-

    vento, a c. di P. Peduto, Salerno 1992.

    Petali doro

    Johan & Levi editore, 2010

  • 239

    Sannazaro M. 1997, Utere felix. Laminette auree da Luni, Quaderni del Centro

    Studi Lunensi, n.s. 3, pp. 93-120.

    Sannazaro M. 2006, Postille a I Signori degli anelli, in Anulus sui eigii. Identit e

    rappresentazione negli anelli-sigillo longobardi (Atti della giornata di studio, Milano

    29 aprile 2004), a c. di S. Lusuardi Siena, Milano, pp. 41-51.

    Schiapparelli L.1903, I diploma di Berengario, i, Roma (Fonti per la Storia dItalia, 35).

    Sepiere M. Ch. 1994, Limage dun Dieu soufrant (IXe-Xe sicle). Aux origines du

    cruciix, Paris.

    Sepiere M. Ch. 2007, La cruciixion carolinginne, prcdents et spciits, in La Croce

    2007, iii, pp. 245-279.

    Serra P.B. 1990, Tombe a camera in muratura con volta a botte nei cimiteri alto-

    medievali della Sardegna, in Le sepolture in Sardegna dal IV al VII secolo, Atti del

    iv Convegno sullArcheologia tardoromana e medievale (Cuglieri, giugno 1987),

    Oristano, pp. 133-160.

    Serra P.B. 1995, Campidano Maggiore di Oristano: ceramiche di produzione locale

    e di importazione e altri materiali duso nel periodo tardoromano e altomedievale,

    in La ceramica artistica, duso e da costruzione nellOristanese dal Neolitico ai giorni

    nostri (Atti del i convegno di studi La ceramica racconta la storia, Oristano, 22-23

    ottobre 1994), Oristano, pp. 177-220.

    Smith C.S., Hawthorne J.G. 1974, Mappae clavicula: a little key to the world of medi-

    eval techniques, Philadelphia.

    Spadea R. 1991, Crotone: problemi del territorio fra tardoantico e medioevo, Mlan-

    ges de lcole Franaise de Rome, Moyen ge, 103, pp. 553-573.

    t

    Tagliaferri A. 1981, Le diocesi di Aquileia e Grado, Spoleto (Corpus della scultura

    altomedievale, x).

    Talbot Rice D. 1966, Opere darte paleocristiane e altomedievali, in Il tesoro del

    Duomo di Monza, a c. di L. Vitali, Milano, pp. 25-38.

    Terzo Congresso Nazionale di Archeologia Medievale (Salerno, 2-5 ottobre 2003), a c.

    di R. Fiorilla, P. Peduto, Firenze 2003.

    Tomay L. 2009, Benevento longobarda: dinamiche insediative e processi di trasforma-

    zione, in Il popolo dei Longobardi meridionali (570-1076). Testimonianze storiche e

    monumentali, (Atti del Convegno, Salerno, 28 giugno 2008), a c. di G. DHenry, C.

    Lambert, Salerno, pp. 119-151.

    Tortorella S. 1981, La decorazione a stampo delle produzioni esportate, in

    Ceramica africana, in Enciclopedia dellArte Antica, Atlante delle forme ceramiche, I,

    Ceramica ine romana nel bacino mediterraneo, Roma, pp. 122-136.

    Tosatti B.S. 2007, Trattati medievali di tecniche artistiche, Milano.

    u

    Ulianich B. 2007a, Note introduttive. Croce. Croceisso. Unit del mistero salviico, in

    La croce 2007, i, pp. 11-71.

    Ulianich B. 2007b, Il Cristo crociisso rivestito del colobium o della tunica (secoli

    VI-XIII), in La croce 2007, ii, pp. 169-185.

    v

    Valenti Zucchini G., Bucci M. 1968, I sarcofagi a igure e carattere simbolico, Roma

    (Corpus della scultura paleocristiana, bizantina e altomedevale di Ravenna, ii).

    Vierck H. 1975, Folienkreuze als Votivgaben, in Die Goldblattkreuze 1975, pp. 125-143.

    Vinski Z. 1968, Krstoliki nakit epohe seobe naroda u Jugoslaviji - Kreuzfrmiger

    Schmuck der Vlkerwanderungszeit in Jugoslawien, Vjesnik Arheolokog Muzeja u

    Zagrebu, 3, pp. 103-166.

    Volbach W. F. 1943, Un medaglione doro con l immagine di S. Teodoro nel museo di

    Reggio Calabria, Archivio storico per la Calabria e la Lucania, xiii, pp. 65-72.

    w

    Weidemann K. 1975, Byzantinische Goldblattkreuze, in Die Goldblattkreuze 1975,

    pp. 145-149.

    Wessel K. 1971, s. v. Flectband, in Reallexikon zur byzantinischen Kunst,ii, Stuttgart,

    cc. 555-586.

    Wessel K. 1978, s. v. Insignien, in Reallexikon zur byzantinischen Kunst, iii, Stuttgart,

    cc. 369-495.

    Wrielynk O. 2008, La dama di Grez-Doniceau (Belgio), in Roma e i Barbari 2008,

    pp. 358-359.

    y

    Yeroulanou A. 1999, Diatrita. Gold pierced-work jewellery from the 3rd to the 7th

    century, Atene.

    Bibliograia

    Johan & Levi editore, 2010