Giorno della memoria - icgussago.edu.it · Giorno della memoria Il 27 gennaio del 1945 l’esercito...

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Giorno della memoria

Le classi quinte

hanno guidato un momento comune

di narrazione

e di riflessione

per non dimenticare

Giorno della memoriaIl 27 gennaio del 1945 l’esercito sovietico varcava i cancelli di Auschwitz, il

più grande dei campi di concentramento costruiti dai nazisti nel corso

della Seconda Guerra Mondiale, aprendo gli occhi a un mondo che non aveva

visto, costringendo alla realtà dei fatti tutti coloro che sapevano e avevano taciuto,

portando i responsabili materiali del più grande omicidio di massa di sempre dinnanzi

al tribunale degli uomini e della Storia.

Più di ogni altro sapere, furono gli studi di chimica a salvargli la vita e a farlo diventareuno scrittore. Ian Thompson, nella biografia a lui dedicata, racconta che il giovaneuniversitario prese parte alle lezioni di tedesco del professore Ponzio per potercomprendere in originale i libri di chimica che uscivano in Germania. La tragedia dellaShoah non cambiò la sua disposizione verso la lingua tedesca. Era consapevole che cifossero profonde differenze fra la lingua usata nel lager e quella di Goethe o delle cantatedi Bach. L' importanza della lingua tedesca nella sua vita è spiegata nel suo primo libro, Sequesto è un uomo, e precisamente nel capitolo "L' esame di chimica". Fu proprio quell'esame a risparmiarlo dalla morte e a farlo entrare nel Commando 98 - Commando diChimica. Il professore nazista interrogò Levi in tedesco, supponendo che un ebreo di originiitaliane dovesse parlarlo alla perfezione. Superata la prova, il nazista gli mostrò il volumedi Ludwig Gattermann e il giovane Levi comprese che si trattava dello stesso testo classicoche aveva studiato all' università. Ne “I sommersi e i salvati”, suo ultimo libro, Levi tornò aconnotare la conoscenza del tedesco come ciò che separa la vita dalla morte, «sapere iltedesco significava vita».

C'E' UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE

C'è un paio di scarpette rossenumero ventiquattroquasi nuove:sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica"Schulze Monaco"

c'è un paio di scarpette rossein cima a un mucchio di scarpette infantilia Buchenwaldpiù in là c'è un mucchio di riccioli biondidi ciocche nere e castanea Buchenwald

servivano a far coperte per soldatinon si sprecava nullae i bimbi li spogliavano e li radevanoprima di spingerli nelle camere a gas

c'è un paio di scarpette rosse per la domenicaa Buchenwalderano di un bambino di tre anni e mezzochi sa di che colore erano gli occhibruciati nei fornima il suo pianto lo possiamo immaginaresi sa come piangono i bambinianche i suoi piedini

li possiamo immaginarescarpa numero ventiquattroper l'eternitàperchè i piedini dei bambini morti non crescono

c'è un paio di scarpette rossea Buchenwaldquasi nuoveperchè i piedini dei bambini mortinon consumano le suole.

Joyce Lussu

"La farfalla"

L'ultima, proprio l'ultima,di un giallo così intenso, cosìassolutamente giallo,come una lacrima di sole quando cadesopra una roccia biancacosì gialla, così gialla!L'ultimavolava in alto leggera,aleggiava sicuraper baciare il suo ultimo mondo.Tra qualche giornosarà già la mia settima settimanadi ghetto: i miei mi hanno ritrovato quie qui mi chiamano i fiori di rutae il bianco candeliere del castagnonel cortile.Ma qui non ho visto nessuna farfalla.Quella dell'altra volta fu l'ultima:le farfalle non vivono nel ghetto.

(Pavel Friedman - deportato a Terezin, una città della Repubblica Ceca, che fu un ghetto ebraico, e poi morto nel campo di sterminio di Auschwitz)

Ogni caso

Poteva accadere.

Doveva accadere.

E’ accaduto prima. Dopo.

Più vicino. Più lontano.

E’ accaduto non a te.

Ti sei salvato perché eri il primo.

Ti sei salvato perché eri l’ultimo.

Perché da solo. Perché la gente.

Perché a sinistra. Perché a destra.

Perché la pioggia. Perché un’ombra.

Perché splendeva il sole.

Per fortuna là c’era un bosco.

Per fortuna non c’erano alberi.

Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,

un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.

Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.

In seguito a, poiché, eppure, malgrado.

Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,

a un passo, a un pelo

da una coincidenza.

Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?

La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.

Ascolta come mi batte forte il tuo cuore.