Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro...

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Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse n. 9 aprile 2008 Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007 Convegni e seminari Camera dei deputati

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Commissioneparlamentaredi inchiesta sul ciclodei rifiuti e sulleattività illecite adesso connesse

n. 9aprile 2008

Senato della Repubblica

Giornata di lavorosui rifiuti speciali

Senatodella Repubblica

Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

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1. L'analisi di impatto della regolazionenel processo legislativo. Seminariodi aggiornamento professionaleorganizzato dal Servizio per la qualitàdegli atti normativi. Roma, 2002

2. Il federalismo nella democraziaitaliana. Atti del convegno dipresentazione dell'indagine conoscitivasugli effetti nell'ordinamentodelle revisioni al titolo V della parte IIdella Costituzione. Roma, 2002

3. Le regole del gioco. Atti del convegnodi presentazione dell'indagineconoscitiva sul settore dei giochie delle scommesse. Roma, 2004

4. Gli statuti regionali giuntial traguardo: un primo bilancioSeminario di studi, Roma 3 marzo2005, ottobre 2005

5. Atti del convegno di presentazionedell'indagine conoscitiva su aspettifinanziari, monetari e creditiziconnessi all'allargamentodell'Unione Europea, gennaio 2006

6. Fra tradizione e futuro:il lungo cammino delle donne.Atti del convegno,Roma 16 gennaio 2006, marzo 2006.

7. L’Italia a misura di bambinie adolescenti. Giornata nazionaleper i diritti dell’infanzia edell’adolescenza. Palazzo Giustiniani20 novembre 2006, febbraio 2007.

8. Le dichiarazioni anticipate di volontàsui trattamenti sanitari. Palazzodella Minerva 29 e 30 marzo 2007,settembre 2007

Convegni e seminari pubblicati dal Senato

Cameradei deputati

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Convegni e seminarin. 9

Senato della Repubblica

Camera dei deputati

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Convegni e seminari n. 9

aprile 2008

Senato della Repubblica

Camera dei deputati

Giornata di lavorosui rifiuti speciali

Atti del convegno organizzato dalla Commissioneparlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse

Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

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Il presente volume raccoglie gli atti della Giornata dilavoro sui rifiuti speciali, organizzata dallaCommissione parlamentare di inchiesta sul ciclo deirifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, svoltasia Palazzo della Minerva il 9 luglio 2007.

La pubblicazione del presente volume è stata curatadall’Ufficio di segreteria della Commissioneparlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulleattività illecite ad esso connesse.Traduzioni a cura dell’Unità operativa Attività ditraduzione e interpretariato del Servizio Affariinternazionali del Senato

Gli aspetti editoriali sono stati curati dall'Ufficio delle informazioni parlamentari,dell'archivio e delle pubblicazioni del Senato.

Le pubblicazioni del Senatopossono essere richieste alla Libreria del Senato- per posta: via della Maddalena 27, 00186 Roma- per posta elettronica: [email protected] per telefono: n. 0667062505- per fax: n. 0667063398

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INDICE

Roberto BARBIERI, Presidente della Commissione parlamentaredi inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecitead essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 5

PRIMA SESSIONE

LA STRATEGIA DELL’UNIONE EUROPEA IN MATERIADI RIFIUTI SPECIALI

Roberto BARBIERI, Presidente della Commissione parlamentaredi inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13, 23, 34, 41

Franco FRATTINI, Vice presidente della Commissione europea,commissario per la giustizia, la libertà e la sicurezza . . . . . . . . . . . . . » 13

Kartika Tamara LIOTARD, Membro della Commissione Ambiente,sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo . . . . » 25

Kees DEN HERDER, Ministero dell’ambiente, Paesi Bassi . . . . . . . . » 34

SECONDA SESSIONE

LE TECNOLOGIE E LE POLITICHE INDUSTRIALI

Roberto BARBIERI, Presidente della Commissione parlamentaredi inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45, 103

Rodolfo DE DOMINICIS, Consulente della Commissioneparlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attivitàillecite ad esso connesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45, 49, 61,

65, 70, 74, 88, 95, 100, 106

VGIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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Aurelio MISITI, Membro della Commissione parlamentare diinchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46

Paola FICCO, Consulente della Commissione parlamentare diinchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 50

Giancarlo VIGLIONE, Commissario straordinario dell’Agenziaper la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici . . . . . . . . . . . . . » 62

Fernando NAPOLITANO, Amministratore delegatodi Booz Allen Hamilton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 66

Alfredo ROMA, Coordinatore nazionale del progetto «Galileo»per la Presidenza del Consiglio dei ministri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71

Giorgio ALLEVA, Professore ordinario di Statistica pressol’Università di Roma «La Sapienza» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 75

Giuseppe PASINI, Presidente della Federazione delle ImpreseSiderurgiche Italiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 90

Luigi PAGANETTO, Presidente dell’ENEA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 96

Maurizio BERETTA, Direttore generale della Confindustria . . . . . . . » 100

Giancarlo LONGHI, Direttore generale del CONAI . . . . . . . . . . . . . . » 104

TERZA SESSIONE

PREVENZIONE E CONTRASTO DEGLI ILLECITI

IntroduzioneDomenico AIROMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 109

Roberto BARBIERI, Presidente della Commissione parlamentaredi inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 115, 202

Domenico AIROMA, Consulente della Commissione parlamentaredi inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse . . . . » 115, 123, 156, 160, 161, 162, 168, 173, 177, 181, 189, 195

VI CONVEGNI E SEMINARI

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Pietro FRANZOSO, Vice presidente della Commissione parlamen-tare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 117

Alfredo MONTAGNA, Magistrato dell’Ufficio Massimario dellaCorte di cassazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 125

Emanuele STICCHI, Vice comandante del Comando dei Carabinieriper la tutela dell’ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 156

Giuseppe VICANOLO, Capo del III reparto del Comando generaledella Guardia di finanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 163

Cesare PATRONE, Capo del Corpo forestale dello Stato . . . . . . . . . . » 168

Giuseppe PELEGGI, Direttore dell’ Ufficio antifrodedell’Agenzia delle dogane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 173

Gaetano MARTINEZ, Capo del Reparto ambientale marino delCorpo delle Capitanerie di porto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 177

Rosario AITALA, Capo del Dipartimento Giustizia penale dellaMissione di polizia della Commissione europea a Tirana . . . . . . . . . . » 183

Salvatore GUGLIELMINO, Direttore del Servizio di cooperazioneinternazionale di polizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 189

Piero GRASSO, Procuratore nazionale antimafia . . . . . . . . . . . . . . . . » 196

Camillo PIAZZA, Vice presidente della Commissione parlamen-tare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad essoconnesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 202

APPENDICE

DIAPOSITIVE ILLUSTRATE DAI RELATORIDEL CONVEGNO

The treatment of Special Wastes in the Netherlandsdi Kees DEN HERDER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 209

The treatment of special wastes in Austriadi Gernot LORENZ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 235

VIIGIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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La Resilience ed il progetto UIRNet. Un approccio integrato perla gestione dei trasporti di merci pericolosedi Fernando NAPOLITANO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 253

Le tecnologie satellitari a supporto della gestione dei rifiuti edello svolgimento delle indagini sulle attività illecite connesse alciclo dei rifiutidi Alfredo ROMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 277

Le tecniche per la gestione dei rifiuti specialidi Luigi PAGANETTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 287

La cooperazione internazionale nell’ambito dei crimini ambientalidi Salvatore GUGLIELMINO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 311

VIII CONVEGNI E SEMINARI

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AVVERTENZA

Gli interventi sono pubblicati nel testo risultante dalla trascrizionedelle rispettive registrazioni fonografiche, ad eccezione di quelli con-trassegnati con il segno (*), che sono invece pubblicati nel testo scrit-to consegnato dall’autore.

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GIORNATA DI LAVOROSUI RIFIUTI SPECIALI

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Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Buongiorno a tutti. Apriamo questa lunga giornata di lavoro incui si alterneranno, fra i relatori e gli interventi anche del pubblico,diverse professionalità e diversi interessi. L’importante è che si svi-luppi con coerenza nel corso della giornata la via di riflessione chenoi proponiamo.

Questo convegno viene a sei mesi dall’istituzione della nostraCommissione. Sono stati sei mesi in cui, in particolare, abbiamo dedi-cato tempo, con lo sforzo di tutti i commissari, attraverso audizioni,disegni di legge, relazioni territoriali - naturalmente sulla Campania,dove sussiste la vera emergenza nazionale in tema di rifiuti - a cercare,sia sul piano culturale che delle proposte operative, di introdurre inquesto Paese l’idea dell’organizzazione di un ciclo industriale dei rifiu-ti (in questo caso parlo naturalmente dei rifiuti municipali o rifiuti soli-di urbani), soprattutto per adeguarci, sia pure in ritardo, alle indicazio-ni comunitarie che sanzionano l’abuso della discarica e, nel 2020, san-zioneranno addirittura l’uso della discarica che invece, in alcune areedi questo Paese, è l’unico modo di gestire il (non) ciclo dei rifiuti.

Abbiamo ragionato in questi mesi di politiche industriali che pos-sono controllare a monte la produzione dei rifiuti, che spingono ad unaraccolta differenziata non ideologica, utile, operativa, che possa effetti-vamente portare al riutilizzo, al riciclo di materiali, ad abbassare laquantità di rifiuti da trattare e, sempre in linea con le indicazioni comu-nitarie, ad adottare le migliori tecniche disponibili per la gestione e losmaltimento dei rifiuti.

A tale riguardo vorrei fare qualche riflessione. Spesso in Italia,ideologicamente, si confrontano posizioni basate sul «sentito dire», chenon hanno a volte una base scientifica oggettiva. Una delle esigenze chenoi sentiamo, e che sarà all’ordine del giorno per i nostri prossimi pas-

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saggi di lavoro, è quella della creazione di una istituzione o, all’internodi una istituzione che già esiste, di una specializzazione tecnico-scienti-fica in grado di monitorare le tecnologie di smaltimento dei rifiuti.

In questo Paese viene vista spesso con allarme l’idea di unimpianto finale di smaltimento dei rifiuti, di termovalorizzatori avanza-ti o di ulteriori evoluzioni tecnologiche, poiché sembra possano arreca-re danno all’ambiente, mentre noi siamo convinti che gli impianti fina-li di smaltimento determinino lo spegnimento di molte più fonti diinquinamento (vedi la discarica e altre fonti) di quante ne possa accen-dere. Si parla di emissioni di diossina: ebbene, fornisco alcuni datiriguardanti i termovalorizzatori che mi sono stati resi da chi tecnica-mente si occupa di queste cose. La quantità massima di emissioni didiossina prodotte da un moderno termovalorizzatore è pari a circa il13,4 per cento della dose abitualmente assunta attraverso l’alimentazio-ne (manzo, margarina, pesce), l’8,2 per cento della dose assunta beven-do un bicchiere di latte, della dose assunta mangiando due grammi diburro, della dose che si assumerebbe se esposti per meno di un minutoai fumi di un barbecue, della dose assunta fumando una sigaretta.

Sono solo degli esempi, mi rendo conto, ma li porto anche perfare un discorso poco scientifico, di aneddotica, che fanno capire comesu questo tema, da un punto di vista tecnico-scientifico, in Italia lungaè la strada che ancora dobbiamo compiere.

Adesso, con questo convegno sui rifiuti speciali, noi ci poniamoun altro obiettivo, anzi, iniziamo il lavoro sui rifiuti speciali che - ripe-to - in questi mesi è stato dedicato soprattutto ai rifiuti solidi urbani.

È un settore, quello dei rifiuti speciali, che di fatto sintetizza almeglio il doppio ruolo della Commissione: un ruolo di indirizzo politi-co, di moral suasion, che noi tentiamo di esercitare, ma anche diinchiesta e stimolo alla riflessione sulle attività illecite.

Sui rifiuti speciali (intendendo per «rifiuti speciali» quelli che sioriginano dai cicli produttivi o da attività di servizio) non si può nonpartire da alcuni dati che sono eclatanti, che costituiranno poi l’ogget-

6 CONVEGNI E SEMINARI

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to della riflessione. I dati 2004, gli ultimi disponibili dell’Agenzia perla protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici, l’APAT (abbiamo ilpiacere di avere qui il Commissario straordinario dell’APAT, che ciparlerà del problema dell’attendibilità dei dati risultanti dall’attività dimonitoraggio svolta dall’Agenzia), indicano che abbiamo prodotto inItalia 108,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 56,5 milioninon pericolosi, 5,3 milioni pericolosi e 46,5 milioni da costruzione edemolizione.

Nell’attività di gestione di questi rifiuti speciali, stando ai datiattualmente censiti, circa il 54 per cento è avviato ad attività di recupe-ro di materia, il 23,9 per cento è smaltito in discarica, il 17 per cento èavviato in impianti di trattamento chimico, fisico, biologico o di ricon-dizionamento preliminare. Allo stato, gli impianti operativi (ma sentia-mo anche qui il bisogno di fare un censimento preciso) sono circa 630.

Mi piace iniziare da una frase, un’analisi, che ho ricavato dallarelazione fatta dalla precedente Commissione d’inchiesta sui rifiuti pre-sieduta dall’onorevole Russo: di 128 milioni di tonnellate prodotti, 12,5milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono inviati ad impianti di stoc-caggio e sono un vero e proprio serbatoio di illegalità: si procede condisinvoltura ad attività di miscelazione tout court di rifiuti speciali peri-colosi con altri non pericolosi, alla falsificazione e alterazione dei docu-menti di accompagnamento, allo smaltimento illecito di varie tipologiedi rifiuti che comporta una forte riduzione dei costi per le imprese.

Sommando questi 12,5 milioni di tonnellate di rifiuti a quel 24per cento di rifiuti prodotti di cui non si conosce la destinazione, eccoche arriviamo al cuore del problema. Nel nostro Paese ogni anno scom-paiono 28 milioni di tonnellate di rifiuti speciali che, probabilmente,seguono delle destinazioni - e ragioneremo su questo - che vanno dagliinterramenti clandestini alle esportazioni verso altri Paesi, in generePaesi arretrati. Spesso vengono anche certificati, da pubblici ufficialifraudolenti, come materie prime lecite e reimmesse, con pericoloovviamente, nei processi produttivi.

7GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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Teniamo presente che i profitti derivanti da questo traffico dirifiuti speciali sono secondi solo a quelli originati dal traffico di droga.

Vi è dunque la necessità di individuare quali sono i percorsi segui-ti da queste sostanze che chiamano in causa lavorazioni industriali, arti-gianali e commerciali, attività sanitarie e trattamento di rifiuti urbani.

Bisogna anche interrogarsi sull’aderenza dell’apparato normati-vo vigente all’attualità e alla complessità del fenomeno e, soprattutto,sull’efficacia degli strumenti investigativi e sanzionatori, nella consa-pevolezza che le attività criminose in materia di rifiuti, al pari e forsepiù di altri traffici illeciti, non si arrestano alle frontiere nazionali madeterminano un traffico transnazionale.

In tale prospettiva è stata organizzata questa giornata di lavoro,che vuole operare una ricostruzione puntuale e aggiornata dei fatti, edè stata assunta un’ulteriore iniziativa sulla quale ci siamo mossi in que-sti mesi come Commissione. È infatti una prospettiva di ricognizioneattenta e di stimolo alla circolarità delle informazioni che ha spinto laCommissione a concludere e a promuovere protocolli di cooperazionee di interscambio informativo con altre istituzioni coinvolte in questosettore (alcune delle quali sono qui presenti): dalla Direzione naziona-le antimafia all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavo-ri, servizi e forniture, con la quale stiamo siglando un protocollo d’in-tesa per creare, nelle stazioni appaltanti pubbliche, dei meccanismi pre-miali per le imprese che rispettano la tracciabilità dei loro rifiuti indu-striali. Credo quindi che in questo settore (ma la questione sarà affron-tata dai relatori nel corso della giornata) il problema non consista sol-tanto nella repressione ma, come nel caso del fisco, anche nel tentativodi creare condizioni di convenienza e cointeressenza alla legalità per ilsistema delle imprese.Altri protocolli d’intesa la Commissione ha concluso o promosso conl’Istituto superiore di sanità, con il Comando dei carabinieri per la tute-la dell’ambiente, con il Corpo forestale, con la Polizia di Stato, con laGuardia di finanza, con le Capitanerie di porto e, fra poco, con

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l’Agenzia delle dogane. Questa è la prospettiva operativa di lavoro.Segnalo anche i due identici disegni di legge depositati e firmati, alSenato e alla Camera, da tutti i quaranta membri della Commissione,che introducono l’associazione a delinquere semplice per reati ambien-tali e l’associazione a delinquere di stampo mafioso per reati ambien-tali, con il conseguente arricchimento degli strumenti che la poliziagiudiziaria e la magistratura hanno a disposizione nel combattere il cri-mine organizzato.

Oggi abbiamo voluto che parlassero coloro che riteniamo esserenon solo nella situazione migliore per farci comprendere meglio i fatti,ma anche nella condizione di poterci suggerire il miglioramento di que-sti percorsi legislativi e amministrativi che già stiamo percorrendo perun’inversione di rotta che conduca ad una governance dei rifiuti final-mente trasparente.

Riassumendo i temi della giornata, sono tre le parti, che mi augu-ro possano dare produttività al nostro lavoro. La prima considera la stra-tegia che l’Unione europea va realizzando in materia di rifiuti speciali,che è essenzialmente improntata ad un’elevata protezione dell’ambien-te e all’armonizzazione delle legislazioni nazionali, decisiva per evitarepericolose distorsioni delle regole del libero mercato ed eliminare lecondizioni per la pratica dello «shopping normativo», attuato spesso daparte di organizzazioni criminali che allocano le proprie attività lì dovesono meno strette le maglie repressive. A questo riguardo ascolteremo ilcommissario europeo Frattini, l’onorevole Liotard del Parlamento euro-peo, che si è interessata sempre di questi temi e che ci presenterà un’in-teressante relazione, nonché, come testimonianza, due esperienze nazio-nali significative, quella austriaca e quella olandese.

La seconda parte chiama in causa le tecnologie e le politicheindustriali allo scopo, per un verso, di tracciare un quadro aggiornatodei circuiti imprenditoriali di gestione dei rifiuti speciali, e, per l’altro,di individuare, anche con l’ausilio della migliore ricerca scientifica, legiuste metodiche per un’efficace tracciabilità dei rifiuti stessi.

9GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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L’ultima parte, invece, quella del pomeriggio, che vedrà protago-niste le Forze dell’ordine e la magistratura, intende fornire un quadrodelle strategie di contrasto degli illeciti connessi ai rifiuti speciali, conun obiettivo: capire se vi sono e quali sono le criticità che impedisco-no pienezza di efficacia all’azione di prevenzione e repressione e, infi-ne, in quale misura su tali criticità incida il quadro normativo affinchéanche la politica, cioè noi, possa far bene la propria parte.

Spero che questo sia solo l’inizio di un percorso di lavoro su untema che in Italia è considerato importante ma rispetto al quale non c’èancora una sintesi sistematica dei vari aspetti normativi, tecnologici erepressivi e mi auguro che questa giornata possa mettere in rete com-petenze e operatori, quindi essere utile.

10 CONVEGNI E SEMINARI

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PRIMA SESSIONE

LA STRATEGIA DELL’UNIONE EUROPEAIN MATERIA DI RIFIUTI SPECIALI

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Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Diamo inizio alla prima sessione dei nostri lavori che ha per tema«La strategia dell’Unione europea in materia di rifiuti speciali». Do laparola all’onorevole Franco Frattini, commissario europeo, che ringra-zio veramente di cuore per essere venuto a darci il suo contributo.

Franco FRATTINI(Vice presidente della Commissione europea,

commissario per la giustizia, la libertà e la sicurezza)

La ringrazio, presidente Barbieri. È un piacere potervi fornirequalche idea e un contributo su ciò che l’Unione europea sta facendoin questa materia che è oggetto della vostra giornata di lavoro, che defi-nirei un’audizione pubblica.

Certamente, come il presidente Barbieri ha detto, non possiamoconsiderare questo tema, così importante per tutte le sue implicazioni,come un’emergenza da affrontare con azioni episodiche. L’Unioneeuropea considera che quello dei rifiuti, e in particolare dei rifiuti spe-ciali, sia un problema che dovremmo affrontare con misure a breve ter-mine, di reazione immediata, ma anche di medio e lungo termine peradeguare la normativa, per attrezzare meglio la capacità di prevenzio-ne e di reazione al crescente profitto della criminalità organizzata eovviamente per un adeguamento - che richiede, ancora una volta, inve-stimenti di medio e lungo termine - della risposta scientifica e tecnolo-gica che possa attrezzarci al meglio.

Ecco perché l’Unione europea considera questa materia comeuna delle sue priorità nel quadro della propria politica di protezionedell’ambiente.

13GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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Il mio intervento si articolerà in due parti. Cercherò di dare contorapidamente della normativa comunitaria e dello stato di applicazionedella normativa stessa, e poi vi informerò degli sviluppi di un’iniziati-va che certamente già conoscete, che io ho adottato alcuni mesi fa e chemira all’armonizzazione del quadro penale europeo per gravi criminiconnessi alla violazione delle norme sulla gestione dei rifiuti e, più ingenerale, sull’inquinamento.

In primo luogo, sappiamo che non esiste un preciso riscontro,nella normativa comunitaria, della nozione, della specifica categoriache nella legge italiana si definisce come «rifiuti speciali»: nel sistemanormativo europeo si parla di «rifiuti pericolosi».

Comunque, conviene partire da un’analisi dei dati del quadrogenerale. Quali sono i dati di fronte ai quali si trova oggi l’Unione euro-pea? Una produzione annua di circa 1,3-1,4 miliardi di tonnellate dirifiuti, con 40 milioni di tonnellate considerati rifiuti pericolosi. Quindi,a prescindere da come le normative nazionali li definiscano, speciali opericolosi o in altro modo, quelli che l’Unione europea considera comerifiuti pericolosi sono 40 milioni su circa 1,4 miliardi di tonnellate.

Si tratta evidentemente di una priorità, che l’Unione europea haaffrontato e sta affrontando con un criterio: la gerarchia del trattamentodei rifiuti, che vuol dire, in primo luogo, prevenzione; in secondo luogo,riutilizzo, riciclo e recupero dei rifiuti; in terzo luogo, limitato ricorsoalla discarica. Quindi, nell’approccio europeo, il ricorso alla discaricadev’essere residuale.

Voglio manifestare pieno consenso alle valutazioni che ha espres-so il presidente Barbieri: noi incoraggiamo fortemente la produzionedei termovalorizzatori proprio perché, seguendo il criterio della gerar-chia del trattamento (prima prevenzione, poi riutilizzazione e, soltantoalla fine, discarica), nella parte centrale della nostra linea di azione,l’uso dei termovalorizzatori per il trattamento e il riutilizzo ha uno spa-zio estremamente importante.

Come si fa a realizzare questi obiettivi? Noi abbiamo adottato

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delle regole e anche delle iniziative legislative. C’è una legislazionequadro sull’organizzazione della gestione dei rifiuti, legislazione qua-dro che include una definizione armonizzata di «rifiuto» e una defini-zione di «rifiuto pericoloso», indipendentemente da come le legislazio-ni degli Stati membri possano definirlo; c’è un obbligo nazionale diadottare piani di gestione per tutti i rifiuti, non soltanto per quelli peri-colosi; c’è la necessità di un’autorizzazione per ogni tipo di trattamen-to di rifiuti; c’è la previsione, anch’essa derivante dalla legislazionequadro europea, di ispezioni sui siti di trattamento dei rifiuti e di con-trolli sul trasporto transfrontaliero.

Queste certamente sono le regole più significative, ma vi sonomolte direttive importanti (su cui ovviamente non entro perché le cono-scete), quelle che orientano il flusso dei rifiuti dal deposito in discarica– che, come vi ho detto, dev’essere davvero residuale – verso altri uti-lizzi che ne promuovano il riciclo e il trattamento. Noi, nelle direttiveeuropee che parlano di questo, abbiamo richiamato esplicitamente siail principio della raccolta differenziata sia il principio della responsabi-lità del produttore, il quale è chiamato ad inserire nella catena di pro-duzione materiali - di regola contenitori - che siano più facilmentedisponibili ad un trattamento di riutilizzo. Certamente l’attenzione èrivolta, al contrario, verso quei materiali che abbiano una bassa possi-bilità di riutilizzo e di riciclaggio e che, quindi, possano porre partico-larmente a rischio l’ambiente quando non vengano trattati in modoappropriato. Vi sono regole specifiche - ovviamente non entro nei det-tagli - sugli oli esausti, sulla rottamazione degli autoveicoli, sulle bat-terie: su tutto questo l’Unione europea ha dato delle regole; ma ha datodelle regole di standard minimo anche per le discariche.

Noi abbiamo in qualche modo stabilito princìpi minimi in termi-ni di protezione al di sotto dei quali gli Stati membri non possono anda-re mentre sono invitati ad attestarsi su standard più elevati, sia per lediscariche sia per quelli che la normativa europea definisce generica-mente inceneritori, gli impianti di trattamento dei rifiuti, per evitare che

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le emissioni di questi impianti siano pericolose per l’ambiente. Noi,come Commissione europea, abbiamo il compito di far rispettare taliregole.

L’Italia, anche in questo ambito, come sapete, non si trova in unacondizione particolarmente felice: abbiamo il più alto numero di infra-zioni proprio per l’inadempimento della legislazione europea in materiadi rifiuti; abbiamo attualmente tredici casi pendenti davanti allaCommissione, che è il numero più alto se paragonato agli altri Statimembri. Oltre alle procedure che sono state avviate nei nostri confron-ti, vi sono anche delle sentenze che devono essere tenute particolarmen-te a mente dalle istituzioni nazionali italiane: mi riferisco alle sentenzedella Corte di giustizia. Probabilmente conoscete l’ultima, la più preoc-cupante di tutte, pubblicata ad aprile di quest’anno, quindi tre mesi fa,che condanna l’Italia per aver tollerato la presenza di ben 4.866 discari-che illegali. La sentenza della Corte fa il punto sullo stato dell’arte dellarepressione e prevenzione concernente le discariche illegali e condannal’Italia per questa tolleranza che si è proiettata attraverso gli anni e perla quale si è arrivati ad un numero francamente enorme di discariche,che non ha paragoni con gli altri Stati membri (appunto, 4.866), unacerta quantità delle quali - non ricordo esattamente quante - contenentirifiuti pericolosi e in alcuni casi gravemente pericolosi.

Certamente noi vogliamo far fronte a questo sistema comeCommissione europea. Abbiamo già preso contatto con il Governo ita-liano, che abbiamo invitato a Bruxelles a discutere su un percorso cor-retto di uscita da questa situazione, francamente inaccettabile, perché èuna situazione che perdura, non è una situazione esaurita. Credo che icolloqui e gli incontri che noi abbiamo sollecitato con il Governo ita-liano siano urgenti e dovranno portare ad una soluzione rapida perchéciò è comune interesse, sia della Commissione europea che delGoverno italiano, per uscire da questa situazione.

L’ultima nata tra le procedure d’infrazione è quella per i rifiuti inCampania. Non entro in questa vicenda che è nota ormai a tutti. Siamo

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stati obbligati ad aprire una nuova procedura contro l’Italia; ci auguria-mo che ci arrivino delle risposte immediate. Non siamo ancora allaCorte di giustizia, siamo alla fase nella quale, come voi sapete, avver-tiamo l’Italia che si apre una procedura e chiediamo che cosa si fa inrisposta all’avvio della procedura. Speriamo che la risposta sia rapida esoddisfacente.

Quali sono i punti che la Commissione europea ha chiestoall’Italia? Il primo punto è un migliore allineamento alla normativaeuropea, in particolare sulla definizione dei concetti di «rifiuto», di«rifiuto speciale» e di «rifiuto pericoloso», perché le formule in qualchecaso si discostano da quelle, ben più rigorose, della normativa europea.

Abbiamo chiesto una migliore legislazione sulle discariche e unamigliore legislazione sulla rottamazione dei veicoli e dei prodotti dellacatena di produzione degli elettrodomestici: sono due settori altissima-mente inquinanti che non trovano ancora una legislazione nazionalepienamente soddisfacente; abbiamo invitato l’Italia ad adeguarsi e amigliorarla.

Ancora, abbiamo chiesto all’Italia una migliore definizione deipiani di gestione dei rifiuti. Questo è un altro obbligo europeo. Laregola è che questi piani devono assicurare, con elementi certi, chetutti i rifiuti prodotti in Italia vengano trattati secondo quella gerarchiadel trattamento rifiuti che l’Europa ha indicato. Ripeto ancora unavolta: anzitutto prevenzione, poi trattamento e solo residualmentediscarica. Dunque, i piani di gestione nazionali - abbiamo richiestoquesto - devono essere un po’ meglio definiti per allinearsi. È una cosache ovviamente si può fare.

Ciò che è più urgente, a seguito della sentenza dell’aprile 2007, èla bonifica delle discariche illegali. Questa è una violazione permanen-te che, come ho detto, continua. Siamo ad oltre 4.800 discariche illega-li; trattandosi di un numero enorme, alcune sono state rapidamentechiuse, altre no. È un invito che abbiamo formulato, ed è quello direipiù pressante per le autorità italiane.

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Vengo ora all’iniziativa, che io ho proposto, di una nuova e orga-nica armonizzazione della normativa penale europea per prevenire esanzionare in modo omogeneo, evitando quello che giustamente il pre-sidente Barbieri ha definito lo shopping normativo, cioè che si cerchilo Stato membro dove la normativa è più tollerante. Questo ovviamen-te l’Unione europea non lo può consentire, perché oggi vale il princi-pio per il quale chi inquina nel proprio Paese inquina anche noi, quin-di lo spazio comune europeo diventa uno spazio di comune tutela delbene ambientale.

Noi abbiamo ovviamente degli elementi (che io raccolgo anchecome responsabile europeo per la sicurezza) i quali ci dicono (e con-cordo ancora con l’analisi di pericolosità fatta nell’introduzione) che lacriminalità organizzata in materia ambientale si concentra in tre settoriche sono quelli maggiormente a rischio, e che sono, tra l’altro, quellipiù lucrosi per i loro profitti: il primo è il commercio illecito dellesostanze che hanno un effetto negativo di riduzione dell’ozono, quindila produzione di materiali gravemente inquinanti per l’aria e per l’at-mosfera; il secondo settore, dove registriamo un attivismo della crimi-nalità transnazionale, è il commercio delle specie animali in pericolo,con un rischio grave derivante dal commercio e dalla importazione ille-cita; il terzo è il trattamento illecito dei rifiuti pericolosi.

Queste tre aree hanno fruttato un profitto potenziale che soltantoin Italia possiamo stimare oltre i 22 miliardi di euro annui. Giustamenteil presidente Barbieri sottolinea che soltanto il traffico della droga ottie-ne un profitto potenziale e reale superiore.

Abbiamo individuato l’Italia come una delle vittime in Europa diquesta criminalità: per la sua posizione geografica; perché l’Italia è ilPaese in cui queste attività criminali vengono progettate e realizzate;ma anche perché è il Paese di transito dei trasporti illegali di rifiutipericolosi.

Abbiamo una eccellente collaborazione con le Forze di poliziadei Paesi membri, abbiamo promosso e stimolato una collaborazione

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con le autorità nazionali, in particolare con quelle che operano in Italia.Ho avuto occasioni di incontro anche diretto con il Procuratore naziona-le antimafia, perché evidentemente le ecomafie hanno una proiezionetransnazionale in alcune aree che sono a noi particolarmente vicine. Citol’area dei Balcani occidentali tra tutte, che è fra quelle che denotano unodei potenziali di pericolosità maggiori. Dal momento che noi abbiamouna esigenza di stretta collaborazione con le polizie e con i Governi diquei Paesi, ho promosso varie occasioni di incontro operativo.

Confermo i dati molto allarmanti sulla enorme quantità di rifiutiscomparsi ogni anno in Italia: non soltanto quasi 20 milioni di tonnella-te di rifiuti rappresentano una cifra enorme, ma il fatto che si arrivi a talecifra fa capire quanto la tracciabilità del processo di trattamento dei rifiu-ti sia scadente come qualità e come mancanza di regole facilmente veri-ficabili. I nostri esperti, infatti, con una simulazione, hanno reso l’ideadell’ammontare della quantità fisica di questi rifiuti, che corrispondepraticamente ad una montagna piuttosto grande e alta: quasi 1.900 metridi altezza, con una larga base di due o tre ettari. Si tratta quindi di unamontagna che è difficile far scomparire: ma così è avvenuto.

Cosa accade con la prevenzione e con la repressione? Accade chelo «shopping normativo» fa sì che le organizzazioni criminali mettanoin conto la sanzione penale nel processo di commissione di questi gra-vissimi crimini. Dico ciò perché i dati su queste attività criminali, cheora arrivano anche da Europol ma giungono dalle Polizie degli ormai27 Paesi europei, ci dicono che nello scorso anno il 71 per cento dei casidi reati commessi dalle cosiddette ecomafie ha carattere transnazionale.Quindi meno del 30 per cento dei crimini commessi in materia ha carat-tere esclusivamente nazionale. Perché? Perché si profitta, appunto,della legislazione più favorevole di questo o di quel Paese. Non abbia-mo strumenti adeguati in tutti i Paesi membri, evidentemente le diffe-renze sono enormi. Vi posso citare gli estremi: si oscilla, per la penadetentiva, nel massimo da sei mesi in un Paese a sei anni in un altroPaese, e si oscilla, per le sanzioni pecuniarie, da 3.000 a 850.000 euro.

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È chiaro che lo shopping normativo offre delle possibilità particolar-mente ricche.

Qual è l’obiettivo della proposta che ho formulato? È quello dieliminare in Europa i paradisi, i porti franchi, i luoghi dove questa atti-vità può essere commessa mettendo facilmente nel conto una leggerasanzione penale.

Abbiamo costituito una rete informale tra le autorità degli Statimembri che combattono e contrastano le ecomafie e abbiamo fatto loscorso anno delle ispezioni congiunte sul trattamento, quindi sulla spe-dizione transnazionale dei rifiuti, in ben 13 porti europei, compresiquelli più grandi: ebbene, la metà delle spedizioni erano illegali.Tredici porti non sono pochi, ma non sono neanche tanti; il numerodelle ispezioni è stato discreto, ma non enorme. Tuttavia l’ispezione,nei casi in cui è stata fatta, ci ha permesso, nel 50 per cento dei casi, diaccertare violazioni delle regole di spedizione.

È chiaro che questo fenomeno riguarda l’attraversamento degliStati membri e riguarda le attività di spedizione di rifiuti destinati a par-tire da un porto europeo verso Stati terzi. Ricorderete le vicende di spe-dizione da porti europei verso Stati terzi, in particolare Stati africani;ricorderete il tragico caso della Costa d’Avorio, dove una spedizionepartita dall’Europa ha portato alla morte di un certo numero di perso-ne: si trattava di violazioni gravissime nella spedizione e nel trattamen-to dei rifiuti tossici che da un porto europeo erano arrivati in Costad’Avorio.

Sapete che la Corte di giustizia delle Comunità europee ha affer-mato un principio molto importante, e cioè che questa materia non è«solamente da decisione quadro» ma è materia che può essere in modopiù penetrante affrontata con una direttiva, quindi con meno margini diflessibilità per gli Stati membri, con più armonizzazione nella preven-zione e nella repressione: ed è esattamente quello che io ho inteso farepresentando una proposta di direttiva europea. Si tratta di una direttivache armonizza le sanzioni amministrative, pecuniarie e penali anche

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detentive nei confronti della violazione delle regole che toccano il trat-tamento dei rifiuti, in particolare i rifiuti pericolosi, e della violazionegrave delle regole ambientali. Questa direttiva prevede l’individuazio-ne di un elenco europeo di condotte in materia ambientale che tutti gliStati membri devono criminalizzare, che cioè tutti gli Stati membrisono obbligati a punire penalmente; tra di esse abbiamo ovviamenteinserito il trattamento illegale di rifiuti, tutti i rifiuti, e il traffico di rifiu-ti, tutti i rifiuti: ovviamente il caso dei rifiuti pericolosi comportaun’aggravante.

È chiaro che questo darà una grande carta in più alle autoritànazionali di repressione ed investigazione. Avremo un elenco comunedi reati che in tutti gli Stati membri saranno considerati nello stessomodo: base per un’investigazione, per un processo penale, per dellesanzioni.

L’altro obiettivo è far sì che nei casi gravi possa scattare il man-dato d’arresto europeo: questo è l’altro grande salto di qualità che rien-tra nell’obiettivo della proposta che ho presentato. Se scatta il manda-to d’arresto europeo è chiaro che riduciamo i porti franchi di manovraper i responsabili di questi crimini gravi, e voi sapete che il reato per ilquale si procede deve avere una pena base di almeno 12 mesi. La nostraproposta è, quindi, che la pena per coloro che commettono queste vio-lazioni sia di almeno 12 mesi nella ipotesi base, con pene detentiveovviamente ben più gravi quando vi siano delle aggravanti che compor-tino, ad esempio, la morte, la lesione grave o un danno importante crea-to all’ambiente. È prevista una specifica aggravante, poi, se il reato diinquinamento è commesso nell’ambito di un’organizzazione criminale.Comunque, almeno la base penale deve garantire il mandato d’arrestoeuropeo, ed è chiaro che, quando sarà in vigore questa direttiva, avre-mo quella possibilità di cooperazione immediata e quindi anche dicoordinazione delle indagini che oggi purtroppo non abbiamo (abbia-mo le rogatorie, ma queste richiedono un’enorme quantità di tempo edi attività investigativa).

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L’altro salto di qualità che compiamo è: una regola chiara per laresponsabilità delle persone giuridiche. È un punto in cui le normeeuropee sono particolarmente lontane ed è, invece, un caso che regi-striamo molto frequentemente: oltre il 70 per cento dei reati ambienta-li transnazionali è commesso da o con il coinvolgimento di personegiuridiche. Questo richiedeva una regola europea perché, in molti Paesimembri, responsabilità di persone giuridiche non ne sono previsteaffatto: quindi è chiaro che si sfugge totalmente dal quadro normativo.Abbiamo ovviamente, proprio per questo, la necessità di armonizzarele sanzioni patrimoniali per le persone giuridiche. Noi immaginiamo uncaso base in cui la sanzione possa arrivare a 750.000 euro per il singo-lo fatto, ma prevediamo delle aggravanti che portino la sanzione fino aun milione e mezzo di euro. Questo evidentemente comincia ad essereun deterrente, specialmente perché - lo ripeto - la regola sarà applica-bile in 27 Paesi e non soltanto in qualcuno, diciamo così, a macchia dileopardo.

Ecco quindi la mia conclusione su questo punto. La direttiva èstata già discussa dal Parlamento europeo, che si è espresso in modomolto apprezzabile e molto costruttivo. È in discussione, in sede diConsiglio dei ministri, l’eventualità di un rallentamento dell’esamefino all’emanazione di una sentenza della Corte di giustizia su un altrocaso che riguarda l’inquinamento marittimo. Vi è in alcuni Stati mem-bri il dubbio - che io ritengo infondato - riguardo alla possibilità diattuare norme penali europee. Quello penale di regola non è il primostrumento da introdurre, ma io sono convinto che, quando l’interesse daproteggere è un interesse comunitario, in taluni casi, come in questodell’ambiente, solo con una norma penale armonizzata a livello euro-peo noi saremo in grado di fronteggiare una tale situazione, estrema-mente grave e preoccupante.

Ecco perché mi auguro, in primo luogo, che il Parlamento italia-no e la Commissione presieduta dal presidente Barbieri contribuiscanoall’armonizzazione delle norme nazionali in quei settori su cui già la

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Commissione europea ha invitato l’Italia a migliorare la normazione.In secondo luogo, auspico che l’Italia si adoperi non solo nel proprioConsiglio dei ministri ma ovviamente anche nel Consiglio dei ministrieuropei, con i suoi Ministri della giustizia e dell’interno, per far sì chesu questa direttiva si raggiunga presto l’accordo e che la stessa diretti-va entri assolutamente in vigore, dico assolutamente, prima delle pros-sime elezioni europee di giugno 2009. Se così non fosse, il lavorosarebbe perduto o quanto meno si dovrebbe cominciare tutto da capo,con una nuova Commissione ed un nuovo Parlamento, e ciò rappresen-terebbe un enorme vantaggio per le ecomafie a livello transnazionale.Io credo che tutte le istituzioni abbiano il dovere di adottare subito que-sta direttiva europea.

Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Ringrazio l’onorevole Franco Frattini per l’esempio di buonapolitica e il contributo concreto che ci ha voluto dare. Abbiamo ascol-tato ragionamenti importanti su cose concrete.

Come Commissione raccogliamo l’invito, soprattutto per quelche possiamo fare nell’ambito dei nostri compiti istituzionali, a lavora-re per l’armonizzazione con le indicazioni e le normative europee: que-sto tema sarà rapidamente inserito nel nostro programma di lavoro.

La dottoressa Anna Karamat, della Direzione ambiente dellaCommissione europea, che non è qui presente, ha collaborato alla rela-zione del commissario Frattini per la parte che le competeva.

Continuiamo i lavori della giornata con una parte che io ritengoassai interessante, che riguarda ciò che accade in Europa e con unadescrizione del quadro sulla proposta di direttiva sulla tutela penale del-l’ambiente con particolare riferimento, naturalmente, ai rifiuti speciali.

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A questo fine invito a prendere la parola la onorevole KartikaTamara Liotard, membro della Commissione Ambiente, sanità pubbli-ca e sicurezza alimentare del Parlamento europeo, la quale svolgeràuna relazione sul tema della tutela penale dell’ambiente con particola-re riferimento ai rifiuti speciali1.

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1 L'intervento dell'onorevole Liotard è di seguito riportato nella versione scrittaconsegnata dall'autrice.

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La proposta di direttiva sulla tutela penaledell’ambiente COM (2007) 51.

I rifiuti speciali(*)

Kartika Tamara LIOTARD(Membro della Commissione Ambiente, sanità pubblica

e sicurezza alimentare del Parlamento europeo)

PremessaOgni anno l’Unione europea produce circa due miliardi di ton-

nellate di rifiuti, inclusi alcuni tipi di rifiuti particolarmente pericolosi.E ogni anno la quantità di rifiuti prodotta dagli Stati membridell’Unione europea aumenta. Naturalmente, è necessario che tali rifiu-ti siano trattati, riciclati e in ultima istanza smaltiti. Non tutti gli Statimembri dell’Unione europea, tuttavia, hanno pieno accesso a impiantiadeguati per il trattamento dei rifiuti o a siti per lo smaltimento. Di con-seguenza, grandi quantità di rifiuti vengono trasportate attraverso gliStati membri verso luoghi dove esistono le strutture adeguate.

La crescita economica dell’Unione europea e la mondializzazionein generale hanno condotto a un aumento delle spedizioni di rifiutiattraverso i confini degli Stati. L’aumento si è registrato su tutti i fron-ti: su strada, per via aerea e attraverso i fiumi, i laghi e i mari degli Statimembri dell’Unione europea.

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(*) Il presente intervento è riportato nella versione scritta consegnata dall’autrice.

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Tali movimenti di rifiuti includono spesso rifiuti pericolosi, e iltrasporto di rifiuti pericolosi può creare rischi per la salute umana e perl’ambiente. Tuttavia, fortunatamente per la popolazione dell’Unioneeuropea, non tutti i movimenti di rifiuti riguardano rifiuti pericolosi.Alcuni tipi di rifiuti possono essere utilizzati per sostituire risorse natu-rali negli impianti industriali. E all’interno dell’Unione europea il riu-tilizzo di tali rifiuti è soggetto ad alti standard di tutela ambientale.

Durante la prima parte degli anni ‘80, la necessità di esercitarevigilanza e controllo sul movimento di rifiuti pericolosi è divenuta piùpressante. La Comunità europea ha avviato una prima armonizzazionedelle normative sulle procedure di controllo per le spedizioni di rifiutipericolosi nel 1984, con la Direttiva 84/631/CEE.

Nel 1989, con la Convenzione di Basilea sono stati introdottirequisiti di notifica a livello internazionale per il trasporto di rifiutipericolosi. Inoltre, i firmatari della Convenzione sono soggetti all’ob-bligo di ridurre al minimo la generazione di rifiuti pericolosi e di garan-tire che questi ultimi siano gestiti in modo compatibile con l’ambiente.Nel 1993 la Comunità europea ha incorporato la Convenzione diBasilea nella legislazione comunitaria con il Regolamento CEE n.259/93 del Consiglio, che oggi è denominato Regolamento dell’Unioneeuropea sulle spedizioni di rifiuti.

Nell’ambito delle leggi dell’Unione europea vi sono regimi legisla-tivi diversi che si applicano al trasporto di rifiuti destinati allo smaltimen-to e al trasporto di rifiuti destinati al recupero. Vi sono inoltre diversecategorie di rifiuti, le più importanti delle quali sono quella dei rifiutipericolosi e quella dei rifiuti non pericolosi immessi nella “lista verde”.

La spedizione di rifiuti pericolosi e di rifiuti destinati allo smalti-mento è generalmente soggetta a procedure di notifica, con il consensopreventivo di tutte le autorità pertinenti che si occupano della spedizio-ne, del transito e della destinazione dei rifiuti. I rifiuti appartenenti alla“lista verde”, invece, possono essere trasportati attraverso il territoriodegli Stati membri dell’OCSE come se fossero normali prodotti com-

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merciali e devono essere accompagnati unicamente dal modulo stan-dard contenente le informazioni riguardanti, ad esempio, il nome dellapersona responsabile del trasporto e di chi importa i rifiuti e il Paese didestinazione. Per la spedizione di rifiuti non pericolosi verso Paesi al difuori dell’OCSE, spetta di solito al Paese importatore decidere se accet-tare i rifiuti e quali norme e procedure debbano essere applicate al tra-sporto dei rifiuti stessi.

L’attuale Regolamento sulle spedizioni di rifiuti della Comunitàeuropea sta per essere sostituito dal nuovo Regolamento (EC) n.1013/2006, che snellisce le attuali procedure di controllo, incorporarecenti modifiche del diritto internazionale e rafforza le disposizioni sullarepressione e sulla cooperazione tra Stati in caso di trasporto illegale.

L’attuale sistema di trasporto di rifiuti dell’Unione europeaCome si può immaginare, non sempre i rifiuti sono gestiti nella

maniera appropriata. Accade spesso che i rifiuti, anche quelli moltopericolosi, siano trasportati e trattati in maniera contraria alle normedell’Unione europea e alle procedure nazionali in vigore. Ciò avvieneperché le modalità di spedizione e trattamento rispettose dell’ambientee previste dalla legge sono molto costose. E ci sarà sempre qualcunoche desidera ridurre i costi legati al trattamento dei prodotti di scartodei propri processi industriali smaltendoli nella maniera più economi-ca possibile e quindi ignorando il potenziale rischio che tale condottapuò comportare per la salute pubblica e per l’ambiente. Ricordereteforse il caso della nave Probo Koala, verificatosi l’anno scorso: la naveha viaggiato per l’Europa alla ricerca del modo più economico di sba-razzarsi dei rifiuti che trasportava. Alla fine ha trovato una compagniain Costa d’Avorio che ha smaltito i rifiuti scaricandoli nella città diAbidjan, il che è costato la vita a numerose persone, ha causato malat-tie a centinaia di altre ed ha provocato un grande disastro ambientale.

Talvolta i responsabili di questi reati vengono catturati. Nel 2005sono stati controllati 3587 documenti relativi all’esportazione di rifiu-

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ti. Sono stati inoltre controllati materialmente 393 carichi; 240 eranocarichi di rifiuti e 113 di essi erano trasportati illegalmente, il cheammonta a quasi la metà di tutte le spedizioni di rifiuti!

Lo scopo della politica dell’Unione europea in materia di rifiuti èfar sì che il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti avvengano, perquanto possibile, nel Paese d’origine, o ragionevolmente vicino adesso. Il Regolamento dell’Unione europea sulle spedizioni di rifiuti èstato creato principalmente per regolamentare i trasporti internazionalidi rifiuti che sono strettamente necessari, e l’intento di tale normativa èquello di armonizzare le norme e le procedure applicabili al trasportodi rifiuti. L’intento è inoltre quello di prevenire la formazione di flussiindesiderati di rifiuti, far rispettare alti standard di tutela ambientale etenere traccia dei flussi di rifiuti nell’ambito dell’Unione europea. Lanormativa mira inoltre ad armonizzare le norme e le procedure in mate-ria di spedizione dall’Unione europea verso Paesi terzi. Ciò che mancanella normativa è l’aspetto della supervisione internazionale sullagestione dei rifiuti.

Come già detto, nel caso dei rifiuti industriali è in gioco il profit-to degli industriali stessi, motivo per cui essi ricercano spesso il modopiù economico possibile di risolvere il problema. Ciò è vero special-mente per i rifiuti chimici, le batterie al piombo e i rifiuti commerciali.Nel caso delle batterie al piombo, avvalendosi della possibilità di tra-sportare rifiuti pericolosi, alcuni cercano gli Stati membri in cui sonoapplicati gli standard più bassi in materia di trattamento e tutelaambientale. Questa condotta conduce a scaricare le batterie in tali Statimembri, con tutte le conseguenze indesiderate per l’ambiente e per lasalute dei lavoratori degli impianti di trattamento di rifiuti, nonché perla salute di coloro che vivono in prossimità di tali impianti.Per quanto riguarda le spedizioni di rifiuti all’interno dell’Unione euro-pea, dobbiamo essere fermi su due punti:

1) occorre opporsi attivamente allo scarico illegale di rifiuti;2) occorre garantire la piena applicazione della normativa in

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vigore, tenuto conto che al momento esiste ancora un eccessivo spazioper eludere le leggi dell’Unione europea e degli Stati membri, il che dàvita a un circuito di spedizioni “semi-legali” di rifiuti.

Dato il modo di operare del mercato interno dell’Unione europea,i rifiuti sono diventati un bene commerciale. Nonostante l’esistenza del“principio di prossimità”, in base al quale gli Stati membri sono tenutia trattare i rifiuti entro la minore distanza possibile dal proprio territo-rio, gli Stati sono diventati sempre meno autosufficienti riguardo altrattamento e allo smaltimento dei rifiuti. Questa prassi dà luogo a unulteriore problema ambientale: i rifiuti vengono trasportati su distanzesempre maggiori in tutto il mondo. Considerando il volume dei flussidi rifiuti, questi ultimi entrano in un circuito in cui alla fine non è piùchiaro chi è responsabile del loro trattamento.

Noi riteniamo che il soggetto o l’azienda che produce i rifiuti siain ogni caso responsabile e debba provvedere a un trattamento adegua-to e rispettoso dell’ambiente, anche se ciò dovesse avvenire in un altroStato membro.

La prassiIn realtà, i rifiuti industriali sono quelli che pongono i maggiori

problemi. Si tratta quasi sempre di rifiuti prodotti in grandi quantità espesso pericolosi per la salute pubblica e l’ambiente. Tuttavia, conside-rando la specificità e la quantità dei rifiuti industriali e il limitato nume-ro di aziende che li producono, questi rifiuti sono solitamente molto piùfacili da rintracciare rispetto ai rifiuti urbani. Nel caso di questi ultimiè quasi impossibile risalire alla persona che li ha prodotti e quindi ilGoverno deve affrontare il problema con attenzione.

Attuale situazione europeaIl problema dei rifiuti è un problema europeo. L’inquinamento e

i danni ambientali non si fermano ai confini del singolo Paese, macostituiscono un problema che riguarda tutti noi europei nella stessa

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misura. L’Unione europea è peraltro competente, ai sensi degli articoli174 e 175 del Trattato, a legiferare in materia di rifiuti al fine di proteg-gere l’ambiente. Recentemente la Corte europea di giustizia ha emessouna sentenza, nell’ambito del caso C-176/03, secondo la quale laCommissione non deve astenersi dal varare leggi che permettano diadottare misure analoghe alle misure di diritto penale, al fine di garan-tire la piena efficacia delle leggi dell’Unione per la tutela dell’ambien-te. In breve, la Commissione può applicare misure penali per tutelarel’ambiente da determinate situazioni, come quella in cui la discarica dirifiuti pericolosi minacci di nuocere all’ambiente. Naturalmente laCommissione ha risposto prontamente ed ha emesso una proposta diDirettiva volta a tutelare l’ambiente ricorrendo al diritto penale.

L’idea appare indubbiamente ottima. Se la proposta dellaCommissione diventerà legge, sarà possibile punire società e individuidi tutta l’Unione europea responsabili di aver scaricato rifiuti pericolo-si rischiando di danneggiare la salute pubblica e l’ambiente. Sarebbesicuramente un’arma importante contro quelle aziende che, senza pre-occuparsi delle conseguenze, spediscono i rifiuti attraverso l’Unioneeuropea per smaltirli a costi ridotti, spesso scaricando rifiuti pericolosiin terreni di aree economiche povere.

C’è un problema, tuttavia. All’Unione europea non è mai stataattribuita competenza in materia penale. I padri fondatori hanno previ-sto una cooperazione economica, mentre la materia penale è considera-ta un aspetto che attiene alla competenza degli Stati membri. Nel casodella tutela ambientale e del perseguimento di coloro che scaricanomateriali pericolosi, avere una competenza in materia penale appareun’ottima cosa. Ma chi stabilisce poi che ci si ferma qui? Che succede-rebbe se la Commissione considerasse questo caso un precedente edecidesse di emanare misure in materia penale anche in altri campi?Desideriamo una situazione in cui la Commissione prevalga sullanostra sovranità di Stati membri in materia penale? No di certo.

Noi riteniamo che, se permettessimo alla Commissione di iniziare

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a emanare leggi che prescrivano sanzioni penali, per quanto nobile ne siala causa, essa tenterebbe di fare lo stesso in tutti i settori di propria com-petenza, e questo non deve succedere. Naturalmente la tutela dell’am-biente è di estrema importanza e dobbiamo impedire a individui e socie-tà di trattare e smaltire i rifiuti in maniera irresponsabile. Ma non abbia-mo bisogno di misure di natura penale per raggiungere questo obiettivo.Abbiamo molte altre vie per evitare movimenti e scarichi superflui e irre-sponsabili di rifiuti e tutelare così l’ambiente e la salute pubblica.Proponiamo le misure seguenti:

1. Dimostrare che lo Stato membro esportatore non possa effettuarelocalmente il trattamento dei rifiuti.

Il mio partito propone che nel dare attuazione alla normativadell’Unione europea sulle spedizioni di rifiuti, e nell’emettere licenzedi esportazione, si presupponga che il trattamento avvenga nello Statomembro o alla minore distanza possibile da esso. La logica dell’espor-tazione di rifiuti verso altri Stati membri o Paesi terzi non può esserebasata su considerazioni puramente economiche. Il rispetto degli obiet-tivi del Regolamento UE sulle spedizioni di rifiuti sarebbe più effica-cemente garantito se ciascuno Stato membro, prima dell’emissione diuna licenza di esportazione, fosse obbligato a dimostrare che il tratta-mento nel proprio territorio non è praticabile dal punto di vista ambien-tale-tecnologico. Qualora non vi siano ancora impianti o ditte per iltrattamento dei rifiuti in grado trattare i rifiuti in maniera efficace eresponsabile sotto il profilo ambientale, gli Stati membri hanno l’obbli-go di dichiarare quali misure essi intendono adottare al fine di diveni-re autosufficienti entro un ragionevole lasso di tempo.

2. Gli Stati membri sono responsabili dei propri rifiuti e sono tenuti adeffettuare i relativi controlli.

I Paesi esportatori di rifiuti dovranno assumersi la responsabilitàdi un’elevata tutela dell’ambiente e della salute pubblica nel trattare i

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propri rifiuti, anche se in base alla licenza di esportazione prevista dalRegolamento UE sulle spedizioni di rifiuti il trattamento può avvenirein un altro Paese. In base al principio di prossimità, in alcuni casil’esportazione di rifiuti può essere una soluzione logica.I Paesi esportatori di rifiuti potranno assumersi la propria responsabilitàsolo se le autorità di tali Paesi saranno libere di verificare l’igiene ambien-tale e gli effetti sulla salute pubblica in altri Paesi o Stati membri.L’azienda che produce i rifiuti o raccoglie i rifiuti è in linea di principioresponsabile per il trasporto degli stessi e quindi per il loro trattamento inmaniera consona alle leggi del Paese d’origine, anche se il trattamento allafine avrà luogo sul territorio di un altro Paese. Il Paese d’origine deveavere la possibilità di verificare se l’azienda si conforma a tali obblighi. IlPaese d’origine e l’azienda che effettua il trattamento dei rifiuti resteran-no responsabili per l’intero processo di trasporto e trattamento dei rifiuti.Il commercio intermedio di rifiuti è illegale.

3. Puntare a ridurre il trasporto di rifiuti.Sulla base del principio di prossimità, sarebbe necessario effettua-

re uno studio volto a prendere nota del tipo e della quantità di rifiuti perregione. Quindi, sulla base di una cooperazione a livello europeo, dovre-mo mirare a creare in tempi rapidi impianti di riciclaggio e trattamentonelle regioni in cui si registra il più alto volume di rifiuti, adesso e in futu-ro. Nel rendere possibile un processo di trattamento dei rifiuti compati-bile con l’ambiente dobbiamo anche tenere conto delle sollecitazioni chela spedizione di rifiuti comporta per l’ambiente. Dobbiamo evitare che lecarenze nelle condizioni di lavoro e nelle normative ambientali incorag-gino la spedizione non necessaria di rifiuti su lunghe distanze.

4. La creazione di un’Agenzia europea dei rifiuti.È necessario istituire un’Agenzia europea che registri i dati

riguardanti il trasporto e il trattamento dei rifiuti - mantenendo nelcontempo le misure di repressione a livello nazionale - al fine di veri-

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ficare la trasparenza dei diversi flussi di rifiuti nell’ambitodell’Unione europea e verso Paesi terzi. Tale Agenzia dovrebbe averei seguenti compiti:

- raccogliere tutti i dati sull’emissione di permessi e licenze perla spedizione internazionale di rifiuti in tutti gli Stati membri,in modo da poter seguire i flussi di rifiuti attraverso i diversiPaesi e verificare se essi arrivano alla corretta destinazione(tali informazioni devono essere pubbliche e accessibili);

- fornire su richiesta informazioni dettagliate agli Stati membriin merito a determinati flussi di rifiuti;

- raccogliere dati su tutte le violazioni riscontrate nell’ambito diispezioni su vasta scala sulle spedizioni di rifiuti;

- pubblicare la “lista nera” delle società di trasporto o trattamen-to di rifiuti per le quali è stata ripetutamente riscontrata l’ef-fettuazione di trasporto illegale di rifiuti.

Ci auguriamo che i legislatori europei accolgano le nostre proposte e leinseriscano in future normative dell’Unione europea in materia di rifiuti.

Vorrei infine sottolineare che il trattamento dei rifiuti effettuato inmaniera compatibile con l’ambiente può essere considerato anche nelcontesto di un progetto sociale. Considerando l’ampia produzione dirifiuti nell’Unione europea e la modesta disponibilità di adeguatiimpianti di trattamento, per i Paesi potrebbe essere conveniente impie-gare un certo numero di cittadini presso gli impianti di trattamento dirifiuti. In questo modo, sarebbe possibile garantire un alto grado ditutela dell’ambiente e della salute pubblica attraverso la creazione dimoderni impianti di trattamento e allo stesso tempo creare posti dilavoro per i propri cittadini.

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Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Ringraziamo la onorevole Liotard.Invito ora a prendere la parola, per due brevi interventi - e sotto-

lineo «brevi» - di qualche minuto ognuno, Kees den Herder, delMinistero dell’ambiente olandese, e Gernot Lorenz, del Ministerodell’Ambiente austriaco, per due testimonianze sul trattamento deirifiuti speciali rispettivamente in Olanda e in Austria.

Kees DEN HERDER(Ministero dell’ambiente, Paesi Bassi)

Innanzi tutto mi presento: mi chiamo Kees den Herder, lavoro peril Ministero dell’ambiente olandese e mi occupo di rifiuti ormai dasedici anni. Ho una formazione tecnica, ma vi renderete conto chequando si lavora per tutti questi anni nell’amministrazione dello Statosi diventa anche un po’ giuristi, in quanto bisogna esaminare vari tipidi incartamenti, anche a Bruxelles, e quindi è importante – ai fini del-l’elaborazione di una buona politica ambientale – unire competenzegiuridiche e conoscenze tecniche.

Nei Paesi Bassi mi occupavo di permessi per lo smaltimentodegli oli usati (autofficine, eccetera). Mi sono occupato anche dell’ela-borazione della regolamentazione sulla spedizione dei rifiuti, mi occu-po della Convenzione di Basilea, ne sono il coordinatore nazionale, evorrei ringraziarvi dell’opportunità che mi avete dato di condividerecon voi la nostra esperienza nei Paesi Bassi.

Parlarvi di venticinque anni di esperienza maturata nel campodella politica ambientale è molto difficile da fare già in un’ora, figurarsiin dieci minuti, quindi non sarò troppo dettagliato nel mio intervento:

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fornirò solamente alcuni spunti, rinviando per il resto alle diapositivedella mia presentazione che lascio anche in versione a stampa2.

Un’ultima osservazione prima di iniziare. La storia è moltoimportante, sempre e comunque. Quando non si vuole imparare dallastoria, allora si ripetono gli errori commessi altrove, ripetutamente, neivari Stati membri. Però, quando ho visto la statua dell’elefantino nellapiazza davanti all’ingresso del Senato, mi sono reso conto che è inuti-le ch’io venga a dire a voi quanto sia importante la storia.

Dando inizio alla mia presentazione, vorrei intanto offrire qual-che osservazione sul termine «rifiuti speciali». A livello comunitario irifiuti vengono classificati come «pericolosi» e «non pericolosi» e que-sti sono i termini che utilizziamo nelle nostre leggi. Ho letto uno studiodel Gruppo Abele-Nomos sul traffico illegale di rifiuti pericolosi inItalia e Spagna, e tra i rifiuti speciali troviamo polveri delle industriemetallurgiche, rifiuti tossici liquidi, rifiuti delle concerie, oli usati,metalli di scarto, cascami delle acciaierie, rifiuti ospedalieri e farma-ceutici, cianuro, mercurio, composti di arsenico ed altro. Per questomotivo considero la categoria dei rifiuti speciali come prevalentemen-te corrispondente a quella dei rifiuti pericolosi, per i quali lo smalti-mento in discarica rappresenta un pericolo. Questo vale pure, ad esem-pio, per gli pneumatici usati, che sono un problema nel mio Paese eprobabilmente anche in Italia.

L’Olanda ha un’alta densità abitativa (è molto importante saper-lo): abbiamo 12 province e 467 comuni e dobbiamo occuparci dellepolitiche dei rifiuti coinvolgendo i comuni e le province, come voi;

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2 Le diapositive illustrate dal dottor den Herder sono riportate in Appendice, nellaversione a stampa.

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produciamo 61 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Le falde acqui-fere sono molto alte, per cui le discariche finiscono inesorabilmente perinquinare le falde. Per questo guardiamo con sfavore alle discariche:già da molti anni cerchiamo di evitarle. Il nostro Paese è molto piatto,per cui il trasporto costa poco e, è importante sapere, abbiamo uno deipiú importanti complessi industriali petrolchimici del mondo, nei pres-si di Rotterdam.

Per quanto riguarda lo sviluppo storico della gestione dei rifiuti nelmio Paese, negli anni Sessanta i comuni già si occupavano della raccoltadei rifiuti domestici, però non c’era alcuna regolamentazione per i rifiutipericolosi. La cosa era lasciata al mercato, per cui lo smaltimento fu ina-deguato e spesso i rifiuti pericolosi venivano gettati nei fiumi o esportati.

Nel 1975 si pose la pietra miliare della prima direttiva quadroeuropea sui rifiuti, che ha generato due leggi nel mio Paese: una suirifiuti pericolosi e una sui rifiuti non pericolosi.

Principio generale: chi produce i rifiuti è responsabile dello smal-timento, cioè “chi inquina paga”. Il comune ha il dovere di raccoglieree trattare i rifiuti urbani prodotti dai privati cittadini, non quelli delleimprese. Le province devono predisporre i piani di gestione dei rifiutie controllare l’attività dei comuni e il Ministero dell’Ambiente rilasciale licenze per la raccolta dei rifiuti pericolosi – come abbiamo dettoprima – ad esempio oli usati e miscele di oli usati e acqua.

Fra gli anni ’70 e ’80, due grossi scandali portarono ad una modi-fica della legge: il primo avvenne nel 1979 a Lekkerkerk, dove venne-ro scoperti 1.600 fusti – di grandezza equivalente a barili di petrolio –pieni di vernice e solventi, che fino al 1970 erano stati interrati in unazona diventata poi residenziale. Ciò significa che le case erano statecostruite con pali di cemento armato gettati fra questi barili. Venneroevacuate trecento famiglie e si spesero 90 milioni di euro per bonifica-re il terreno e demolire le case.

Un altro scandalo avvenne poco dopo, nel 1983: un’azienda opera-va una miscelazione illegale di rifiuti di vario tipo, tra cui chimici, e tale

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miscela veniva poi scaricata direttamente nei fiumi e nel suolo. Questo harappresentato un punto di svolta nella nostra storia ambientale: venneapprovata una legge per la protezione del terreno, che ha fornito l’impul-so allo smaltimento dei rifiuti pericolosi, e nel 1986 il Ministero ha chie-sto al comune di Rotterdam e alle grandi aziende di creare un incenerito-re specifico per i rifiuti pericolosi e una discarica per i rifiuti inorganicinella zona di Rotterdam. L’impianto si chiama AVR Chemistry.

Un altro importante avvenimento dal punto di vista storico è statala definizione di un programma pluriennale per la gestione dei rifiutipericolosi. Sono state condotte delle ricerche proprio per trovare tecno-logie pulite atte ad evitare la produzione di rifiuti e a migliorare le tec-niche di riciclaggio all’interno delle aziende. Abbiamo creato dellesinergie con alcuni comparti industriali per diffondere queste cono-scenze. Questo programma è stato introdotto in quel periodo, ma anco-ra negli anni Novanta abbiamo svolto ulteriori ricerche cercando di tro-vare altre possibilità di trattamento. Alla fine degli anni Ottanta lediscariche erano tuttavia ancora permeabili e c’erano inceneritori per irifiuti solidi urbani che emettevano elevate quantità di diossine e chevennero quindi chiusi.

Il trattamento era comunque su scala ridotta, con aziende con unoo due dipendenti ed una tecnologia molto rudimentale, per cui non era-vamo in grado di gestire tutti i rifiuti ed esportavamo rifiuti sia perico-losi sia non pericolosi. La svolta avvenne negli anni Novanta, quandodecidemmo di istituire un organo consultivo a livello nazionale, datoche fino ad allora sia la competenza territoriale, sia le conoscenze eranoripartite a livello delle province. Abbiamo quindi fatto collaborare tuttiquesti diversi livelli amministrativi, per definire una politica nazionalesui rifiuti.

Dagli anni Novanta abbiamo smesso di tollerare comportamentiilleciti. Se prima eravamo disposti a concedere qualche dilazione,magari se l’azienda era in difficoltà, da allora le cose cambiarono.

Si registrò una professionalizzazione della gestione dei rifiuti,

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aumentò il numero delle società addette allo smaltimento e anche laloro professionalità. Infatti, gli inceneritori per rifiuti solidi costruitinegli anni Novanta erano molto grandi, forse i piú grandi nell’Unioneeuropea, perché riteniamo che un impianto di grandi dimensioni con-senta di utilizzare le migliori tecnologie.

Da quel momento in poi decidemmo, con una nuova legge, dicentralizzare la gestione dei rifiuti a livello nazionale.

Vorrei mostrarvi brevemente un diagramma relativo alla legisla-zione europea sui rifiuti: ecco tutte le norme che disciplinano la gestio-ne dei rifiuti. Sono molte, come vedete voi stessi, e non è facile distri-carsi, ma queste leggi vanno applicate in maniera logica.

Per motivi di tempo non entrerò nel merito dell’applicazione di que-ste norme nei Paesi Bassi. Vorrei proporvi direttamente le conclusioni delmio intervento, che troverete raffigurate nell’ultima riga. Non è opportu-no avere una legge distinta per ogni tipo di rifiuto: un decreto sugli oliusati, uno sui veicoli da rottamare, uno sulle batterie, eccetera. Ciò che sideve tendere ad avere è una legge-quadro sull’intera gestione dei rifiuti.

Uno strumento importante che utilizziamo è quello finanziario.Nel 1995 istituimmo una tassa sulle discariche, in modo da incoraggiareil riciclaggio e scoraggiare le discariche, dove volevamo che finisserosoltanto i rifiuti non riciclabili. Attraverso la leva fiscale, rendemmoquindi molto costoso l’uso delle discariche. La tassa adesso è di 86 europer tonnellata per i rifiuti combustibili e 14 euro a tonnellata per quellinon combustibili. Nel 2002, gettare in discarica rifiuti combustibilicostava 128 euro a tonnellata, inviarli all’inceneritore 106 euro: si ècreato quindi un differenziale nei costi, che è appunto ciò che vogliamo.

Il risultato di questa politica è che dal 1993 al 2003 abbiamo regi-strato una riduzione dei rifiuti finiti in discarica pari al 75 per cento.

Parliamo ora dell’incenerimento dei rifiuti pericolosi nei PaesiBassi. Nel 1986 abbiamo iniziato con un forno a tamburo rotante per irifiuti pericolosi che, già a metà degli anni ‘90, si rivelò sottodimensio-nato, al punto che cominciammo a dover provvedere allo stoccaggio di

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parte dei rifiuti. I prezzi erano molto elevati, si raggiungevano i 500euro a tonnellata per alcuni tipi di rifiuto, cosa che suscitò le rimostran-ze dell’industria. Si cercarono quindi delle soluzioni per ridurre la pro-duzione di rifiuti, magari riciclandoli internamente all’azienda.Conosco persone che hanno passato dieci anni della loro vita ad esco-gitare un modo per riciclare internamente i rifiuti, magari in una raffi-neria, riuscendoci in buona parte.

Avete visto che i risultati sono stati la prevenzione, l’utilizzo dialtre risorse e tecnologie, anche alternative (per esempio in Belgio eFrancia certi tipi di rifiuti venivano utilizzati nei forni per la produzio-ne di cemento) e la costruzione di stabilimenti ad hoc per solventi clo-rati e per PCB. C’è un impianto specifico per il trattamento dell’oliomotore usato, prima che venga esportato per essere usato come carbu-rante, e uno per l’incenerimento dei rifiuti ospedalieri. Grazie a tuttequeste misure, la quantità di rifiuti pericolosi è scesa dalle 100.000 ton-nellate del 1995 a 34.000 nel 2002.

Alcuni anni fa, l’ADR Chemistry cominciò a registrare perditeingenti. Il Ministro – che all’epoca era un socialista – valutando chenon fosse opportuno interrompere questa attività, decise di firmare unaccordo di concessione per il periodo 2002-2007, per offrire quelli chenoi definiamo «servizi di interesse economico generale per il Paese».

In pratica, pagammo l’azienda perché continuasse a far funziona-re questo impianto. Si trattava chiaramente di una sovvenzione statale,che tuttavia venne autorizzata dalla Commissione. Nonostante questiaiuti da parte dello Stato, le perdite dell’AVR nel 2002 e nel 2003 furo-no cosí ingenti che l’accordo venne rescisso a decorrere dal 1° genna-io 2005. L’AVR venne chiusa e lo Stato pagò il risarcimento per larevoca della concessione. Il costo totale per lo Stato, tra il 2002 e il2005, fu di 47 milioni di euro: è quello che bisogna pagare per delleattività non remunerative. Da allora abbiamo cominciato ad esportare irifiuti pericolosi combustibili in Germania (dove ci sono sette impian-ti specializzati) ed in Belgio (l’impianto della Indaver) e tutto va per il

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meglio perché – non so se lo sapete –nell’Unione europea c’è un ecces-so di capacità di incenerimento di rifiuti pericolosi. Ci sono molti gran-di inceneritori, dove non vedono l’ora di trattare i vostri rifiuti.

Insegnamenti: è importante che nella politica dei rifiuti siano pre-senti, in modo armonico, strumenti giuridici, finanziari e sociali.Bisogna educare i cittadini, perché il comportamento dei cittadini acasa ha un impatto rilevante su quello che succede all’interno delle fab-briche. Le persone hanno un atteggiamento unico: se, ad esempio, sonoabituati ad effettuare la raccolta differenziata di vetro, carta, tessili, pic-cole quantità di rifiuti pericolosi, eccetera, quando poi vanno in fabbri-ca e si dice loro di buttare tutto in un unico contenitore, se ne lamenta-no con il capo. La sensibilizzazione e l’educazione sono cruciali.Bisogna insegnare a tutti ad effettuare la raccolta differenziata per ilriciclaggio, e queste campagne devono essere condotte ogni anno, per-ché ogni anno ci sono nuovi consumatori, nuove persone che mettonosu casa e devono adattarsi a questo regime. Ovvio, bisogna utilizzare iveicoli giusti per raggiungere i cittadini. Nei Paesi Bassi ci siamoavvalsi di personaggi della televisione e di sportivi famosi per dire aicittadini: “un ambiente pulito inizia dal vostro comportamento a casa”.

Abbiamo mostrato il nesso fra questo messaggio e la salute, l’am-biente, la natura e l’alimentazione, per far capire che è importanteimpegnarsi per l’ambiente.

Ovviamente è importante ottenere risultati concreti, per cui allepolitiche imposte dall’alto vanno uniti progetti che provengono dalbasso, in cui si possono mostrare risultati concreti.

Nel contesto italiano, secondo me, potrebbe essere importanteridurre l’influenza di chi fa la raccolta. Va ripristinata la responsabilitàdell’industria verso i rifiuti, perché si tratta dei loro rifiuti. Per impara-re da altre industrie e da altri Paesi europei, gli industriali italianipotrebbero utilmente visitare altri Stati membri per osservare come sicomportano i loro omologhi. Forse c’è qualche idea buona da sfruttare.

Quello che ha funzionato bene nel nostro Paese è stata la diffe-

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renziazione dei piani di applicazione a seconda del tipo di rifiuto.Abbiamo iniziato da alcuni comparti industriali, per esempio la rotta-mazione delle auto, per vedere cosa si potesse fare per cambiare lasituazione. Questo ha portato a delle azioni concrete, non solo per ilGoverno, ma anche per l’industria e per le ONG. È importante trovareun terreno comune con tutte le parti coinvolte.

Un altro punto importante, secondo me, è che le autorizzazioni percreare impianti di trattamento dovrebbero essere concesse a richiesta, equeste dovrebbero essere corredate da valutazioni di impatto ambientale.Dico questo perché qualche anno fa mi sono occupato dell’esportazionein Italia di legname di risulta dalle demolizioni edilizie. Ogni settimanaesportavamo circa 5.000 tonnellate di legno usato, in treno, verso unadelle maggiori fabbriche di truciolati, ed era interessante vedere cosa erascritto nell’autorizzazione concessa a questo impianto. Questa autorizza-zione constava solamente di due pagine, in cui era scritto: “Io sottoscrit-to, direttore di questo impianto, dichiaro che la mia azienda opererà aisensi del decreto eccetera eccetera”. Punto e basta.

Questa forse è la prassi che vige in Italia, ma non credo che ciòsia in linea con le regole che normalmente si applicano nell’Unioneeuropea: le autorizzazioni dovrebbero riportare in modo chiaro le con-dizioni da rispettare.

L’ultimo insegnamento, chiaramente, è che le leggi vanno appli-cate, ma questo lo sapete bene.

Grazie per la vostra attenzione.

Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Chiedo scusa al dottor Gernot Lorenz, del Ministero dell’Ambientedell’Austria, al quale chiediamo di lasciare per iscritto il proprio con-

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tributo, che è un contributo importante, ma dobbiamo passare alla ses-sione successiva dei nostri lavori. La relazione del dottor Lorenz, chepresentava anche con riferimento al proprio Paese il caso concreto dellagestione dei rifiuti speciali, sarà pubblicata negli atti del Convegno3.

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3 Le diapositive predisposte dal dottor Lorenz sono riportate in Appendice, nellaversione a stampa.

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SECONDA SESSIONE

LE TECNOLOGIE E LE POLITICHE INDUSTRIALI

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Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Passiamo ora alla sessione su «Le tecnologie e le politiche indu-striali», che va dal tema della tracciabilità sul piano del diritto, delleprocedure e delle tecnologie, a quello delle tecnologie di smaltimento.

Questa parte viene coordinata dal professor Rodolfo De Dominicis,consulente della nostra Commissione, che segue con particolare compe-tenza professionale il tema delle tecnologie legate ai rifiuti speciali.

Do quindi la parola al professor De Dominicis.

Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

La ringrazio, presidente Barbieri. Da questo momento in poi,avendo giustamente dato spazio al vice presidente Frattini e ai nostriospiti stranieri, ci concentreremo su una serie di interventi che individua-no un fatto essenziale: qualunque attività di prevenzione in materia dirifiuti speciali è un’attività di sistema, è un’attività Paese; non vi è cioèpossibilità di fare prevenzione se non si interviene complessivamente.

È sicuramente un intervento di sistema quello riguardante il pro-blema delle bonifiche; è sicuramente un intervento di sistema quellovolto ad avere degli impianti per la distruzione (abbiamo ascoltatoqualche esempio nell’intervento del dottor den Herder, del Ministerodell’ambiente olandese); è sicuramente un intervento di sistema quelloconcernente il problema dell’incentivazione alle imprese etiche, perchénon c’è nessuna legge, non c’è nessun diritto penale che possa impedi-re un delitto di massa come quello che abbiamo davanti agli occhi.

Darei subito la parola all’onorevole professor Aurelio Misiti, il

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quale introdurrà l’argomento. Chiederei all’onorevole Misiti (fra italianice lo possiamo dire) di rispettare tempi minori o uguali di dieci minuti.

Aurelio MISITI(Membro della Commissione parlamentare di inchiesta

sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Buongiorno a tutti, in particolare a tutti quelli che ogni giornooperano per cercare di riportare in questo settore la legalità.

Io dovrei svolgere un’introduzione su un settore particolare: misembra però che quel settore sia già stato ampiamente toccato dall’in-troduzione, che io condivido completamente, fatta dal presidenteBarbieri, che ha praticamente tracciato gli indirizzi di questa giornata.

Credo che questa giornata di lavoro, che qualcuno ha definitoun’audizione pubblica, sia molto importante per due ragioni. La primaè rappresentata dal nostro tentativo, nel dibattere le questioni dei rifiu-ti italiani, di conoscere o di far conoscere alla Commissione, quindi poial Parlamento italiano, sempre di più quello che sta avvenendo a livel-lo di normative europee. L’intervento del commissario Frattini in talsenso è stato fondamentale, perché ha chiarito alcuni aspetti e ha ricor-dato alcuni fatti. Questo primo obiettivo riguarda il nostro incontro dioggi, perché chiaramente c’è un difetto nella situazione italiana, chedev’essere sanato.

Intanto, sembra secondario, ma anche il modo è importante; e atal proposito vorrei rivolgere all’APAT (in rappresentanza della quale èqui presente il Commissario straordinario) la raccomandazione che infuturo le indagini siano più uniformi rispetto alle regole europee. Lanormativa italiana è un po’ diversa: questa mattina il vice presidenteFrattini ricordava come a livello europeo non si parli di «rifiuti speciali»ma di «rifiuti» e di «rifiuti pericolosi», quindi quella cifra di 1 miliar-do e 300 milioni circa di tonnellate di rifiuti comprende tutto. Noi ten-

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diamo ad operare una suddivisione, ad erigere una parete tra i rifiutisolidi urbani e il resto dei rifiuti, ma non è così che bisogna fare: infatti,evidentemente dopo la produzione dei rifiuti – è una produzione anchequella – si innesta un processo. Si tratta della produzione di una certaattività, si fa soprattutto in famiglia, ma è comunque un’attività e, dopola produzione, così come avviene a livello delle altre attività, si svolgeun processo, che è un processo industriale: non è un procedimentodiverso, si deve definire in modo simile.

È evidente che più il livello è alto (sia dal punto di vista dellacomprensione, sia delle capacità, sia, se volete, del livello di vita), piùè avanzato il livello del processo industriale (ad esempio, si pensi almodo in cui si usano tutti i sistemi di qualità possibili), più la produzio-ne dei rifiuti, compresi quelli urbani, è una produzione quantitativa-mente e qualitativamente diversa: quantitativamente di sicuro minore,qualitativamente più elevata.

È necessario quindi che le tecnologie e le politiche industrialisiano parte integrante di tale questione. E questo nel nostro Paese lasciaancora un po’ a desiderare. Basti pensare alla questione delle discari-che, non viste come luoghi di collocazione di residui di rifiuti trattati,ma viste ancora, spesso, come luoghi di collocazione di rifiuti tali equali. Quindi il processo industriale evidentemente non è entrato inquesta situazione.

Ecco perché si parla della bonifica di circa 4.600 discariche, sullequali vi è stata una pronuncia della Corte europea. Ma devo dire di più,cioè che oltre alle circa 4.600 discariche che venivano segnalate, e per lequali siamo stati condannati in quanto sono discariche senza permessi ocomunque con permessi parziali e non gestite bene, ci sono da bonifica-re migliaia e migliaia di altre discariche dove sono stati collocati in pas-sato rifiuti (la Corte di giustizia delle Comunità europee non distingue irifiuti urbani dai rifiuti industriali), che sono chiuse (si tratta di discarichecosiddette esaurite), prive di regolare autorizzazione, eccetera. Intorno aRoma ce ne sono 1.500, quindi in Italia ce n’è un numero molto più alto.

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È chiaro quindi che il nostro problema, come diceva il dottor DeDominicis, è di sistema Paese, complessivo, di cultura, di allargamentodella cultura. Mi preoccupa anche la discussione che avviene a livelloeuropeo, in cui la posizione italiana è rappresentativa di questa situa-zione anche nel trattare la possibilità di inserire dei concetti all’internodelle direttive.

Condivido totalmente l’impostazione che veniva qui accennatadal presidente Barbieri, ma soprattutto quanto ha detto il commissarioFrattini sul fatto che l’Europa è orientata chiaramente sulla prevenzione,sul trattamento e poi, residualmente, sulla discarica. La prevenzionesignifica quello che ha detto lui. Questa mattina ci dobbiamo occuparedel trattamento.

Il trattamento può avvenire anche all’interno. I rifiuti industriali,quelli che provengono dall’industria, possono essere prodotti in quanti-tativi molto più bassi nella misura in cui l’organizzazione dell’industriasia più avanzata, nel senso che effettivamente si possono utilizzare resi-dui di industria per alimentare di materie prime un’altra industria.

Se ciò avviene, se il mercato viene gestito bene e se vengono fattealcune attività di sistema molto più ampie, allora l’aspetto della repres-sione diventa marginale. Noi dobbiamo tendere a questa marginalità,cioè a che ci sia poco da reprimere perché tutto funziona bene, tutto ènella legalità. Ecco l’obiettivo che, secondo me, si devono porre gli stu-diosi e anche i parlamentari che, oltre a fare delle leggi più rigorose (emi sembra giusto, tenendo conto di quanto diceva il Commissario euro-peo), dovranno collaborare anche loro affinché si sviluppi sempre dipiù la legalità e ci sia sempre di meno necessità di reprimere.

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Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiestasul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

La ringrazio, onorevole Misiti, per la qualità dell’intervento eanche per aver rispettato i tempi in maniera, direi, “svizzera”.

Darei ora la parola alla professoressa Paola Ficco, consulentedella Commissione4.

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4 L'intervento della professoressa Ficco è di seguito riportato nella versione scrittaconsegnata dall'autrice.

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Il trasporto illecito di rifiuti:tecnica e procedure di controllo.

Problematiche connesse(*)

Paola FICCO(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Il trasporto come punto nodale della illegalità.Quando si parla di trasporto dei rifiuti è facile ed immediato pen-

sare alle attività criminali organizzate. È un dato oggettivo che i ripe-tuti illeciti in materia di gestione dei rifiuti trovano nel trasporto il loromomento cardine, lo snodo fondamentale per la violazione delle dispo-sizioni di legge.

Tuttavia, la realtà delle cose cela anche piccoli ma capillarmentediffusi episodi di illegalità quotidiana.Il controllo su strada rappresenta, quindi, un punto nodale nel campodella vigilanza in materia di gestione e trasporto illecito e traffico dirifiuti (siano essi solidi o liquidi).

Molti rifiuti diventano illegali durante il tragitto; infatti, partonoma non arrivano ad una destinazione “legale”.

Altri, in virtù di sofisticate operazioni di “pulizia” formale si tra-sformano in materie prime durante il viaggio. Il che ne comporta la

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(*) Il presente intervento è riportato nella versione scritta consegnata dall’autrice.

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scomparsa giuridica. Tracciare il percorso, garantendo il rispetto delleregole sul formulario (e in qualche misura del registro) è un essenzialepresupposto per assicurare il rispetto delle regole relative alla gestione.

Per questo, il decreto legislativo n. 152/2006 (al pari dell’abro-gato decreto legislativo n. 22/1997), ricollega un particolare rilievo(previsionale e sanzionatorio) al formulario e a tutte le altre regole sultrasporto.

I rifiuti pericolosi o non pericolosi: il primo problema del controllosu strada.

Una volta fermato il mezzo su strada ed effettuato il controllodocumentale, spesso l’agente accertatore non è in grado di accertarenel concreto se quanto trasportato corrisponde a quanto dichiarato nelformulario.

Il punto non è banale, anzi. Esso rappresenta un serio ostacolo adogni volontà di accertamento, soprattutto perché manca di fatto unastruttura di riferimento immediatamente reperibile, efficiente ed opera-tiva a livello tecnico sanitario locale per intervenire con prelievi e/oesami tecnici immediati per un supporto diretto in questa delicatissimafase su strada.

L’iter non è facilmente gestibile bensì è ricco di problemi proce-durali. Il che vanifica il controllo su strada, soprattutto nei casi piùimportanti; ne deriva che i controlli di cui sono ricchi i rilievi statisticiriguardano, soprattutto, casi secondari facilmente accertabili.

Per risolvere tale situazione di stallo, al di là delle norme che - dasole - non sono risolutive, sarebbe necessaria una penetrante azionepolitico-istituzionale che garantisca realmente, e non solo sulla carta,una “rete di strutture tecnico-sanitarie” (almeno a livello regionale) diimmediata (o facile) reperibilità per l’espletamento di esami ed accer-tamenti immediati in loco.

In tal modo, anche gli agenti accertatori non specializzati potreb-bero contare su una evoluzione razionale della procedura iniziata. I tempi

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lunghi necessari alla richiesta ed all’ottenimento di certificato di anali-si non agevolano questo tipo di accertamento.

Di seguito, si riportano i protocolli oggi seguiti per stabilire lanatura di un rifiuto in casi sospetti.

Prima fase• se il trasporto viene eseguito senza formulario, l’agente accerta-

tore (se possibile) può condurre un primo rilievo ictu oculi ed incaso di palese ed evidente natura non pericolosa dei rifiuti (adesempio, sfalci di potatura) può da solo attestare la natura e pro-cedere - se del caso - con la verbalizzazione amministrativa (lad-dove non si tratti di rifiuti urbani e, comunque, salvo il reato incasi di maggiore gravità);

• se il rifiuto non è subito identificabile con certezza, è carente diformulario e sussista il dubbio che possa trattarsi di sostanze peri-colose l’agente accertatore procede (usando il principio di pre-cauzione) al sequestro di iniziativa del mezzo e del carico ipotiz-zando il rischio di un carattere pericoloso dei rifiuti. Dopo si pro-cede alla verifica tecnica in fase di sequestro. Nel frattempo sonoesperiti accertamenti urgenti sul sito di provenienza e/o di desti-nazione per capire da dove i rifiuti provengano e la loro natura;

• si procede ad una verifica immediata presso la sede del traspor-tatore per verificare se si tratta di un viaggio illegale isolato o seè presente la reiterazione e la sistematicità della condotta che pre-ludono ad illegalità di altro tipo.

Seconda fase• il trasportatore è dotato di formulario; tuttavia, sussistono forti e

fondati dubbi sul fatto che il carico rechi materiali diversi daquelli dichiarati e probabilmente pericolosi (si pensi agli inerticontenenti amianto). In questo caso, dovrà essere eseguito unfermo tecnico per il tempo strettamente necessario agli accerta-

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menti urgenti (non si tratta di un sequestro ma di una procedurasimile a quando un soggetto che esibisce patente che appaia vero-similmente falsa è trattenuto per il tempo necessario alla identifi-cazione personale e alla verifica della legittimità del documento).In questo caso è necessario attivare gli accertamenti sul sito diprovenienza e su quello di destinazione per appurare l’origine ela natura dei materiali e -contemporaneamente- chiedere ed otte-nere dall’ARPA un veloce e sommario prelievo (il tecnico ARPApuò essere nominato ausiliario di polizia giudiziaria; in tal casocostui viene posto sotto la diretta competenza operativa dell’au-torità di polizia giudiziaria che effettua il controllo);

• in caso di difficoltà con l’ARPA, è opportuno contattare il pub-blico ministero di turno per ottenere direttive specifiche;

• alla fine di tali accertamenti, si deciderà se i sospetti sono infon-dati (si consentirà la ripresa del viaggio al mezzo) oppure no (siprocederà a sequestro penale cautelativo);

• l’organo di controllo durante il fermo tecnico può anche nomina-re ausiliario di polizia giudiziaria anche un soggetto privatooppure (se dispone di personale idoneo e specializzato) procede-re in proprio alle verifiche analitiche.

Non si può tacere del fatto che l’incertezza procedurale per mancanzadi supporto tecnico immediatamente reperibile scoraggia il sequestro inflagranza di reato. Il che riduce l’efficacia dei controlli poiché si rinviaa verifiche successive e - nel dubbio - il mezzo viene liberato e conesso, il suo carico. Quando l’eventuale illecito viene poi accertato, ildanno si è prodotto. Il tutto può risolversi anche in censure di inadem-pimento a carico dell’agente accertatore che, pur potendo, non è inter-venuto tempestivamente offrendo il suo contribuito per la verifica.

La responsabilità del produttore/detentore iniziale dei rifiuti incaso di trasporto illegale.

La responsabilità del produttore/detentore nel trasporto dei rifiuti

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è disciplinata dall’articolo 188, comma 3, del decreto legislativo n.152/2006 il quale (al pari dell’abrogato articolo 10 del decreto legisla-tivo n. 22/1997) stabilisce che “La responsabilità del detentore per ilcorretto recupero o smaltimento dei rifiuti è esclusa:

a) in caso di conferimento dei rifiuti al servizio pubblico di raccolta;b) in caso di conferimento dei rifiuti a soggetti autorizzati alle atti-

vità di recupero o di smaltimento, a condizione che il detentoreabbia ricevuto il formulario di cui all’articolo 193 controfirma-to e datato in arrivo dal destinatario entro tre mesi dalla data diconferimento dei rifiuti al trasportatore, ovvero alla scadenza delpredetto termine abbia provveduto a dare comunicazione allaprovincia della mancata ricezione del formulario. Per le spedi-zioni transfrontaliere di rifiuti tale termine è elevato a sei mesi ela comunicazione è effettuata alla regione”.

Come è evidente, il produttore/detentore non si spoglia della respon-sabilità dei suoi rifiuti con la mera consegna al terzo trasportatore,ma (almeno in termini di vigilanza indiretta) conserva un onere sulbuon esito del viaggio verso quel determinato sito finale che costuideve necessariamente conoscere all’atto della partenza. Del che deveessere a conoscenza anche, ovviamente, il trasportatore. Se il produtto-re/detentore iniziale non riceve la quarta copia controfirmata dalresponsabile del sito di destinazione entro i 3 (o i 6) mesi previsti dallanorma, la responsabilità condivisa è ancora attiva e gli impone l’obbli-go di denuncia alla Provincia. Tale denuncia non è un mero adempi-mento formale; è, invece, il cardine per la esclusione della responsabi-lità penale del produttore/detentore. La relativa omissione integra gliestremi del comportamento (quantomeno) colposo.

Molti produttori di rifiuti continuano a conferirli a trasportatoriche affermano di potersi occupare di tutto (raccolta, trasporto, stoccag-gio, smaltimento, recupero). Il produttore/detentore, quindi, dovrebbesolo “mettere una firma” sul formulario. Costui ritiene così di escluder-si da ogni responsabilità sull’iter successivo dei rifiuti (dal viaggio alla

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destinazione). In virtù di tale supposta esclusione, molti produttoriritengono di poter omettere l’indicazione del “peso in partenza” rite-nendo sia sufficiente indicare (da parte del trasportatore) solo il “pesoverificato a destino”. Siffatta condotta è in totale contrasto con i prin-cipi del decreto legislativo n. 152/2006 (e prima, del decreto legislati-vo n. 22/1997) ed espone il produttore di rifiuti ad una responsabilitàpenale per smaltimento illegale dei propri rifiuti, in concorso con il“trasportatore” e il destinatario finale, poiché ha posto in essere un con-tributo casualmente agevolatore al verificarsi del fatto illecito.

Infatti, il produttore/detentore, in tal modo, spedisce i rifiuti conun formulario “in bianco” verso una destinazione ignota e/o con unpeso ignoto.

Il formulario con il solo “peso da verificarsi a destino”Spesso l’agente accertatore (in sede di verifica su strada) vede

esibirsi un formulario privo di dati sul peso dei rifiuti e ad un condu-cente che sostiene di riservarsi la verifica del “peso a destino” che puòmaterialmente effettuarsi solo una volta che il carico sia giunto all’im-pianto di destinazione.

La prassi, pur essendo contraria all’ordinamento, è capillarmen-te diffusa. Infatti, molti ancora ritengono che sia possibile spedire otrasportare i rifiuti omettendo l’indicazione in partenza del peso eriservandosi di aggiungere questa fondamentale “voce” del formula-rio dopo che i rifiuti siano giunti presso l’impianto di destinazione. Asostegno di ciò, viene asserito (soprattutto) che le imprese non hannopossibilità di pesare i rifiuti. Aderire a tale “teoria” significherebbelegittimare il viaggio incontrollato dei rifiuti perché la verifica del-l’agente accertatore non avrebbe alcun punto di riferimento perriscontrare quanti rifiuti siano oggetto del trasporto. Come si puòverificare qualcosa in difetto di un dato da sottoporre a verifica? Tale“teoria”, dunque, vanifica ogni sforzo legislativo di sottoporre il tra-sporto dei rifiuti a rigide regole formali.

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Del resto, già dal 1998, la Circolare Ambiente/Industria 4 agosto1998, esplicativa della compilazione dei registri di carico/scarico e deiformulari, al punto 1), lett. t), così si esprime:

“t) alla voce «quantità», casella 6, terza sezione, dell’allegato B,al decreto ministeriale n. 145/1998, deve sempre essere indicata laquantità di rifiuti trasportati. Inoltre, dovrà essere contrassegnata lacasella «(-)» relativa alla voce «Peso da verificarsi a destino.» nelcaso in cui per la natura del rifiuto o per l’indisponibilità di un siste-ma di pesatura si possano, rispettivamente, verificare variazioni dipeso durante il trasporto o una non precisa corrispondenza tra laquantità di rifiuti in partenza e quella a destinazione”.

Quindi, le due opzioni non sono alternative. Invece, è semprenecessario indicare la quantità di rifiuti in chilogrammi o in litri. Solose non c’è la concreta possibilità di misurare con precisione il peso delcarico è possibile barrare anche la seconda opzione che, in caso di dif-ferenze tra peso dichiarato e peso reale, è “liberatoria” anche e special-mente per evitare possibili episodi illeciti.

Dunque, il viaggio di rifiuti con il formulario privo del peso pre-sunto (in partenza) è un viaggio illegale in ordine al quale l’agenteaccertatore deve comportarsi come per un viaggio di rifiuti non assistitoda formulario.

Ovviamente, seguiranno verifiche presso la sede del trasportatoree produttore per accertare se si tratta di un caso isolato o di una condottareiterata e sistematica. Gli accertamenti riguarderanno anche il sito didestinazione che ha ricevuto irregolarmente i rifiuti (in quanto accompa-gnati da formulari irregolari), e oggetto di valutazione saranno non solole singole violazioni inerenti ogni singolo formulario ma anche il delittodi traffico illecito (cfr. Cass. Pen. Sez. III, 11 ottobre 2006, n. 21781).

Lo stoccaggio durante il trasporto.Spesso il trasportatore, dopo il prelievo dei rifiuti presso un pro-

duttore, dà luogo ad uno “stoccaggio intermedio”, il che integra gli

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estremi di tutta una serie di siti intermedi di scarico e di ricarico.Tuttavia, se il trasportatore è realmente solo un trasportatore, non

può esercitare attività di “stoccaggio” (a meno di espressa autorizzazione).Al riguardo, una più che discutibile (e fantasiosa) teoria sostiene

che si tratti di “deposito temporaneo extra aziendale in itinere” perchétale deposito si verifica ancora durante il ciclo aziendale ma è fisica-mente posto al di fuori del perimetro aziendale a causa di esigenze tec-niche; sicché il tragitto tra tale perimetro aziendale e il luogo del pre-sunto deposito temporaneo sarebbe una specie di “spostamento internoal ciclo aziendale” e non un “trasporto”.

Come è noto, il deposito temporaneo è lo stoccaggio del produt-tore effettuato nel luogo di produzione dei rifiuti, e questi non devonouscirne. Tutto quanto è diverso non è deposito temporaneo, bensì depo-sito preliminare o messa in riserva (che, a seconda dei casi, vanno sem-pre autorizzati in forma di atto di assenso preventivo o di accertamen-to costitutivo).

L’uscita dei rifiuti dal perimetro del luogo di produzione è già (diper sé) attività di trasporto (e quindi di gestione) che - come tale - vasempre autorizzata ed è soggetta a formulario. Questo significa che ilsito che viene presentato come “sito intermedio” è, invece, un sito fina-le di destinazione, e il relativo percorso deve sempre essere assistito daformulario (a parte i rari casi di cui all’articolo 193, comma 4 del decre-to legislativo n. 152/2006). Diversamente, i rifiuti possono scomparirein modo sistematico.

A sua volta, se il gestore del sito intermedio vuole nuovamentespostare i rifiuti, ne diventa detentore, e in quanto tale dovrà disporneper il recupero o smaltimento osservando tutte le regole del caso, com-preso il formulario.

I rifiuti trasformati in materie prime durante il viaggioL’agente accertatore spesso si trova dinanzi ad un trasportatore il

quale, pur trasportando oggettivamente rifiuti, sostiene che, invece, si

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tratta di materie prime; a suo supporto esibisce contratti e scritturecommerciali intervenute tra il cedente ed il cessionario. Tuttavia, uncontratto tra produttore, trasportatore, gestore del sito di destinazione,intermediario non può certamente “trasfigurare” un “rifiuto” in una“materia prima”.

Infatti i contratti o le scritture che prevedono tale “trasfigurazio-ne”, laddove il materiale risulti comunque “rifiuto” ai sensi del decre-to legislativo n. 152/2006, sono irrilevanti e non escludono né diminui-scono né trasferiscono le responsabilità dei singoli. Pertanto, il relativoaccertamento nel verbale deve approfondire la natura di “rifiuto” di talimateriali. Diversamente, si sarebbe dinanzi ad attività illecite assevera-te su base documentale. Anche in questi casi, dunque, è bene ispezio-nare la sede del produttore, del trasportatore e del destinatario finale alfine di verificare se si tratta di un episodio isolato o di un agire siste-matico. In questo secondo caso, potrebbero ravvisarsi gli estremi deltraffico illecito di rifiuti.

Il sequestro e la confisca definitiva dei veicoli.Per i reati previsti dal decreto legislativo n. 152/2006 in materia

di trasporto illecito di rifiuti, in caso di sentenza di condanna o in casodi sentenza di applicazione della pena ex articolo 444 del codice di pro-cedura penale (per il cosiddetto “patteggiamento”) è obbligatoria (enon facoltativa) la confisca del mezzo di trasporto.

Quindi, la polizia giudiziaria ha l’obbligo di sequestrare il mezzoin caso di flagranza di reato di trasporto illecito di rifiuti pericolosi,poiché il sequestro è propedeutico alla successiva confisca obbligatoriain sede dibattimentale.

In base all’articolo 354 del codice di procedura penale, il seque-stro assicura nella disponibilità dell’Autorità giudiziaria il corpo delreato e le cose ad esso pertinenti, poiché le sottrae al loro possessore;soprattutto, quando esista il pericolo che tali cose si alterino, si disper-dano o comunque si modifichino.

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Sulla base dell’articolo 321, n. 3/bis, del codice di procedurapenale, la polizia giudiziaria può procedere di iniziativa, quando, permotivi di urgenza, non è possibile aspettare il provvedimentodell’Autorità giudiziaria (pubblico ministero) per il sequestro dellacosa pertinente il reato se vi è pericolo che la libera disponibilità dellacosa stessa possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato oppu-re agevolarne la commissione di altri. Quindi, la polizia giudiziaria puòeseguire, di iniziativa, i due tipi di sequestro.

Il sequestro del mezzo e del carico all’atto del controllo su stradaè fondamentale perché, “paralizzando” - di fatto - la situazione, evitaulteriori sfoghi illeciti del percorso; inoltre, consente l’approfondimen-to di tutto il sistema relativo alle prove (a carico e discarico).

Al riguardo, si ricorda che la Corte di cassazione, sez. III penale18 dicembre 2000, n. 3145 ha stabilito che “le esigenze cautelari tute-late con il sequestro preventivo ex art 321 del codice di procedurapenale sussistono anche quando la condotta incriminata è cessata inquanto, anche dopo tale momento, è possibile che la libera disponibi-lità della cosa o agevoli la commissione di altri reati o consenta, siaper i reati cosiddetti di evento sia per i reati di mera condotta, la pro-secuzione delle conseguenze del reato già commesso”.

Alla profusione dei fenomeni dovuti al ciclo illegale dei rifiuti,sicuramente contribuiscono alcuni fattori come:

• carenza di vigilanza preventiva e repressiva;• contrasto di competenze, di ruoli, di funzioni amministrative e di

polizia giudiziaria tra vari organi;• non coincidenza tra competenze e funzioni.

In questa sorta di “torre di Babele” si nota che la violazione di legge nelcampo dei rifiuti è così diffusa da essere ormai considerata un “costu-me” e come tale “socialmente accettata”.

Per questo, il sequestro dei veicoli e del loro contenuto da partedella polizia giudiziaria (anziché investire della questione il pubblicoministero, con la richiesta di provvedimento; prassi spesso scelta per

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evitare oneri e rischi) è una procedura non solo doverosa, ma soprattut-to efficace per bloccare gli illeciti nel settore.

Infatti, se è ovvio e logico che il pubblico ministero sia il titola-re dell’azione penale, è anche ovvio e logico che il pubblico ministeronon sia ovunque e comunque presente (specie nei grandi distretti diCorte d’Appello). Quindi, a volte viene meno quella tempestivitànecessaria per eseguire ad horas i sequestri. Anche per questo, infatti,il codice di procedura penale, accanto alla funzione primaria del pub-blico ministero prevede l’iniziativa della polizia giudiziaria che, soltan-to in un secondo momento, sarà sottoposta al vaglio del magistrato perla convalida.

Quando il caso si presta, è necessario e doveroso che la poliziagiudiziaria operi. Se si pensa al furto, non è pensabile che la poliziagiudiziaria, individuati e fermati i responsabili, non proceda immedia-tamente e di iniziativa al sequestro della refurtiva e dei mezzi usati perl’esecuzione del reato. Invece, nella flagranza di un reato ambientale,accade il contrario. Le conseguenze sono - a volte - non rimediabili.

La scomparsa “giuridica” del rifiuto durante il trasportoNella gestione illegale nel settore si registrano due strategie:

1) i rifiuti trasformati cartolarmente in “materie prime” (si veda sopra);2) le false operazioni di “recupero” che dissimulano forme di veri e

propri smaltimenti.In entrambi i casi si tratta di illegalità che vengono portate avan-

ti in modo sofisticato, arricchite da numerosi documenti tesi a renderedifficile la percezione del fatto. Tutti (produttore, trasportatore, titolaredel sito finale di destinazione) si accordano contrattualmente e attesta-no vicendevolmente che si tratta di una normale compravendita dimaterie prime che hanno un notevole mercato e non di una operazionedi smaltimento/recupero.

I rifiuti perdono così la loro identità e non vengono più gestiti inomaggio alla regola legale. Fatture commerciali e documenti di accom-

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pagnamento al posto di registri e di formulari. È evidente che far scom-parire i rifiuti è facilissimo perché - di fatto - non sono mai venuti adesistenza. Del resto, non si può far scomparire ciò che non esiste. La contrattualistica nazionale (spesso agita da intermediari illegali)inventa compravendite e cessioni di ogni genere, insieme a fatture edocumenti di trasporto e “stabilisce” che quei rifiuti “non sono rifiuti”(allignando nella nota confusione interpretativa ed applicativa sulladefinizione).

In questi casi è necessario attivare indagini complesse ed articola-te che risalgano, dal singolo trasporto sospetto, alla fonte ed approdinoal destino finale per far luce sul complesso meccanismo di alterazione.

Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Mi perdoni, professoressa Ficco, ma purtroppo il mio è un ruoloingrato, anche perché la sua relazione meritava più tempo di quello adisposizione; il discorso delle reti regionali in particolare, insieme alfatto che, se le discariche sono troppo lontane dai distretti produttivi, latracciabilità è impossibile, quindi occorre una rete regionale di labora-tori e un sistema di discariche vicine ai distretti industriali. Le due coseinsieme provano a risolvere un problema.

Oggi le forze dell’ordine sono talmente brave che riescono ariconoscere se il carico è buono o cattivo addirittura con il naso. Nonscherzo: annusando il carico riescono a capire se si tratta di ciò che èscritto sul modulo oppure no.

Darei subito la parola al dottor Viglione, commissario straordina-rio dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici,l’APAT, che in sostanza ci può dire qualcosa anche in relazione a que-sta opportunità di una rete regionale di laboratori, oltre che parlare di

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tutte le importanti attività che svolge l’APAT per il Paese.Anche a lei, dottor Viglione, chiedo purtroppo tempi contenuti.

Giancarlo VIGLIONE(Commissario straordinario dell’Agenzia per la protezione

dell’ambiente e per i servizi tecnici)

Innanzitutto ringrazio il presidente Barbieri e la Commissione.In questo periodo parliamo tanto, giustamente, anche se purtroppo, deirifiuti urbani. È opportuno iniziare a parlare con la stessa attenzioneanche dei rifiuti speciali. Questa è un’occasione che la Commissioneoffre e ho sentito anche dal suo intervento, presidente Barbieri, chevuole essere un avvio verso una riflessione che non posso non trovareassolutamente opportuna.

L’APAT cosa fa? L’APAT ha tra le sue missioni quella dell’infor-mazione ambientale. E l’informazione ambientale di che cosa necessi-ta e che cosa consente? Da un lato necessita di acquisire i dati, dall’al-tra consente di offrire questi dati, restituirli alla collettività.

L’onorevole Misiti, giustamente, prima esortava l’APAT a resta-re in contatto con le normative europee, cosa che noi facciamo; è chia-ro però che i dati noi li restituiamo come la normativa italiana ci obbli-ga a fare. In buona sostanza, anche se in Europa esiste una distinzionetra rifiuti pericolosi e non pericolosi, è evidente che noi in Italia nonpossiamo non restituire i dati nella distinzione tra rifiuti urbani e rifiu-ti speciali, operando poi soltanto all’interno dei rifiuti speciali la distin-zione tra quelli pericolosi e non pericolosi.

Perché è importante l’informazione? Lo sappiamo tutti: l’infor-mazione è importante perché obbliga le istituzioni a pianificare e averificare le proprie politiche ambientali, e obbliga i cittadini, nel casodei rifiuti urbani, e le aziende, nel caso dei rifiuti speciali, a modifica-re probabilmente quelle che sono le proprie abitudini. Allora le istitu-

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zioni si dicono: sì, ho fatto bene, proseguo; no, ho fatto male, modifi-co. Le aziende si dicono: modifico dove c’è da modificare.

All’APAT si chiedono i dati; e io stamattina qui mi limito a for-nire i dati.

Quanti rifiuti speciali produciamo? Noi produciamo 108 milionidi tonnellate di rifiuti speciali. Questi sono i dati al 2004. Quando unosente riportare i dati del 2004 può pensare che sono dati vecchi; effetti-vamente, siamo nel 2007 e io vi sto dando i dati del 2004. Ma devo dire(mi dispiace che il commissario europeo Frattini sia andato via) che, seè vero che abbiamo tutte le procedure di infrazione che abbiamo anostro carico, l’Italia è però in Europa il Paese che dà i dati più aggior-nati. Oggi noi diamo i dati al 2004; se gli altri Paesi europei partecipas-sero a questo stesso convegno, darebbero i dati del 2000 o del 2001.

Dicevo, 108 milioni di tonnellate di rifiuti speciali: pensate che irifiuti urbani sono invece 31,7 milioni di tonnellate. Come riusciamo afornire questo dato, da dove proviene? Deriva da un insieme di tre ele-menti: le dichiarazioni del MUD, il modello unico di dichiarazione; leinformazioni del catasto, pure obbligatorio; le stime dell’APAT.

Sappiamo bene che con i rifiuti speciali non si può ragionarecome facciamo con i rifiuti urbani, rispetto ai quali diciamo che ogniitaliano, neonati compresi, produce 538 chili di rifiuti; ma, se volessi-mo utilizzare questo criterio, potremmo dire in buona sostanza che 108milioni di tonnellate significano che ogni italiano produce 2 tonnellatedi rifiuti speciali. La cosa importante è che, rispetto al precedente rap-porto, i rifiuti speciali aumentano del 18 per cento.

Parlavamo prima di suddivisione. Ecco velocemente come si suddi-vidono, secondo i dati APAT, i 108 milioni di tonnellate: 57 milioni di ton-nellate sono rifiuti non pericolosi, 46 milioni di tonnellate sono rifiuti dacostruzione e demolizione, 5 milioni di tonnellate sono rifiuti pericolosi.

Questa produzione è omogenea nel territorio nazionale? No: alNord si produce il 63 per cento dei rifiuti, al Centro il 19 per cento e alSud il 18 per cento.

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La domanda importante, che questa mattina aleggia un po’ in tuttigli interventi, quella della tracciabilità, diventa ancor più calzante se sipensa ai 108 milioni di tonnellate, che io ho fornito come dato, e aquanti rifiuti noi sappiamo essere stati gestiti. Noi produciamo 108milioni di tonnellate; a fronte di questi 108 milioni di tonnellate noisappiamo che sono certamente gestite 95 milioni di tonnellate: in buonasostanza, ne perdiamo circa 20 milioni di tonnellate. Come sono gesti-ti questi rifiuti? 44 milioni di tonnellate sono avviati al recupero dimateria, 20 milioni di tonnellate vanno in discarica. A proposito didiscariche, il presidente Barbieri questa mattina, nella sua premessa, haintrodotto il tema del numero delle discariche parlando di 630 discari-che: esatto. Come si dividono queste discariche? 443 al Nord, 62 alCentro, 125 al Sud. Ancora, 14 milioni di tonnellate sono avviate altrattamento, 3 milioni di tonnellate sono utilizzate come fonte di ener-gia, 1 milione di tonnellate va avviato all’incenerimento e 13 milionisono immagazzinate per essere trattate.

Quello dell’immagazzinamento è uno dei problemi, perché que-sti impianti si configurano a tutti gli effetti come semplici centri diintermediazione, dove in buona sostanza il rifiuto permane, però talvol-ta per molto tempo, cosa che dunque non consente di seguire in manie-ra mirata il flusso dei rifiuti dall’origine alla destinazione finale.

Vi ho fornito i dati. Adesso vi dico come l’APAT li produce. L’APAT detiene per legge il catasto nazionale, creato dal decreto legisla-tivo n. 22 del 1997, che è alimentato dal MUD, il modello unico di dichia-razione, e da tutte le informazioni aggiuntive che per legge o per sua ini-ziativa essa riesce a raccogliere: autorizzazioni, dati su adeguamenti diimpianti, particolari flussi di rifiuti. Ecco, queste sono le fonti da cui ven-gono ricavati quei dati che ci consentono di dire qual è la produzione.

È inutile che mi soffermi ancora a dire perché è importante ilsistema informativo. Il sistema informativo è importante perché il siste-ma dei controlli ambientali viene adeguato ed è efficace solo, chiara-mente, se è alimentato da una solida base conoscitiva, specie in un set-

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tore fortemente a rischio dal punto di vista degli illeciti (vedo qui tra glialtri il vice comandante del NOE dei Carabinieri, il quale sa bene quan-to sia importante questo).

L’APAT utilizza anche studi di settore per poter arrivare alla produ-zione dei dati, studi di settore che sono altrettanto importanti, come devodire sono importanti i dati che comunque vengono dal MUD. Sul MUDsi può riflettere, si può magari immaginare di operare delle semplificazio-ni; comunque, devo dirvi che come APAT noi lo riteniamo un sistema checi ha consentito di fornire dei dati oggettivi. Io condivido la considerazio-ne di chi dice che probabilmente bisogna riflettere sulla semplificazioneche forse si può dare al MUD e alle incombenze delle aziende.

Devo dire, da ultimo, che all’APAT arrivano questi dati su sup-porto cartaceo e spesso, in questo momento, su compact disc, però stia-mo anche rafforzando il catasto rendendolo telematico: ormai la gara èstata aggiudicata, siamo in fase di sperimentazione e noi riteniamo dipoter definire tutto il percorso del catasto telematico nel giro di poco.Così metteremo veramente a sistema tutti quegli interlocutori che, seoggi forniscono i dati ad APAT in maniera cartacea (e questo va dun-que sicuramente a scapito della velocità), domani potranno trasmetter-li con un sistema più veloce, probabilmente anche più sicuro, e noipotremo rendere un servizio più immediato e fornire dati non dico piùefficaci, più veritieri (perché riteniamo che i nostri già lo siano), mamolto più aggiornati: e sicuramente in questo settore, come dicevoprima, l’immediatezza è uno degli elementi importanti.

Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

L’intervento del commissario Viglione è stato estremamente inte-ressante: con il catasto telematico si risolverà il problema della trasmis-

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sione delle informazioni con un intervento complessivo sul sistemaPaese che consentirà finalmente la tracciabilità dei rifiuti speciali. Deveessere chiaro che la tracciabilità non è solo un fatto tecnico o tecnolo-gico ma è, prima di tutto, una questione di volontà del Paese. Infattioccorre in primo luogo una tracciabilità passiva, cioè a prescindere,mentre dall’altra parte occorre un minimo esercizio di coazione perché,come potete comprendere, nessuno si vuole far tracciare. Essere trac-ciabili vuol dire essere trasparenti e questo si inserisce in un concettodi Paese etico al quale dobbiamo ancora arrivare.

Nel discorso della tracciabilità complessiva si inserisce il proble-ma dei rifiuti pericolosi, che potrebbero diventare devastanti soprattut-to se vengono bruciati e magari nascosti dentro discariche di tipo ordi-nario. Chiederei in proposito al dottor Napolitano di spiegarci come staandando avanti il progetto voluto dal Governo sulla tracciabilità dellemerci pericolose, che può sicuramente e facilmente essere esteso airifiuti pericolosi, creando un collegamento con il catasto telematico dicui prima parlava il commissario Viglione.

Fernando NAPOLITANO(Amministratore delegato di Booz Allen Hamilton)5

Signor Presidente, innanzitutto noi parliamo di un modello di resilien-za, cioè di come il sistema può gestire in maniera unificata le emergen-ze. Dagli ultimi dieci anni - e non solo – come dimostra la catastrofedelle torri gemelle, noi viviamo in un mondo assolutamente turbolento,

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5 Le diapositive illustrate dal dottor Napolitano sono riportate in Appendice, nellaversione a stampa.

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caratterizzato sia da disastri naturali che da gravi eventi terroristici, equesti fenomeni sono in aumento. Questo ovviamente ha delle implica-zioni, non solo per quanto riguarda il problema dei rifiuti in senso stret-to, perchè potenzialmente delle menti terroristiche, utilizzando questamateria prima che, a loro modo di vedere, è assolutamente pregiata,potrebbero realizzare gravi attentati.

Si tratta di un settore dove abbiamo un tipo di probabilità e di pre-visione del disastro assolutamente bassa ma con potenzialità estrema-mente alte. L’impatto della catastrofe delle torri gemelle, ad esempio, èassolutamente sottostimato, si parla di 65 miliardi di dollari, ma ovvia-mente è stato ben più devastante su un sistema che, lo ricordo, è sem-pre più basato su reti aperte. Quindi l’impatto che può derivare da unamancata resilienza, cioè dalla mancata capacità del sistema di reagirerapidamente, può essere solamente devastante.

Un esempio è l’evento che l’Italia ha vissuto in occasione della«notte bianca» a Roma a fine settembre 2003, quando si verificò ilblack out. Per sei ore non si è capito se si fosse trattato di un black out,di un attacco terroristico od altro.

Occorre superare il sistema tradizionale della raccolta dei rifiutiin silos, perchè si tratta di procedure non più sufficienti. Si parlava pre-cedentemente di educazione e di informazione, passiamo da un lessicoad un altro. Passiamo da un sistema tradizionale, inperniato sulla sicu-rezza fisica, informatica, contro i furti di proprietà intellettuale, la rot-tura dei mezzi di produzione, i danni, a un sistema centrato sui rischilegati al business, all’information assurance (certezza delle informa-zioni), alla gestione della continuità delle operazioni, alla protezionedelle infrastrutture critiche, alla gestione delle crisi delle infrastrutture.Tutto questo attraverso un crisis managment con capacità nuove. Nonè possibile ovviamente presidiare fisicamente, in un Paese come ilnostro, in Europa, ne parlavamo recentemente con Frattini, tutte leinfrastrutture, ma bisogna dotarsi di strutture che consentano un’anali-si e una prevenzione del rischio.

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Da un punto di vista economico, perché siamo in un’economiache vuole produrre un PIL sempre maggiore, ormai è un dato statisticoche le aziende che si sono dotate di sistemi resilienti producono piùvalore per gli azionisti. E questa sta diventando una leva sempre piùimportante, perché a nostro avviso l’elemento che farà scattare il siste-ma - e quindi è importante che l’Italia si prepari per tempo - saranno ipremi assicurativi. Noi abbiamo avviato un dialogo con assicurazioniin giro per il mondo, e ovviamente si cominceranno ad avere dei premiscontati sulle aziende che dimostreranno di essere equipaggiate a gesti-re i rischi incrementali.

Come si fa questo? Non è solo una questione di strumenti tecno-logici: è vero, sono importanti, ma la cosa più importante sono le capa-cità umane e l’allineamento culturale. Abbiamo una serie di carenzeche dobbiamo recuperare attraverso una partecipazione nuova tra pub-blico e privato. Non è possibile continuare a gestire i rischi incremen-tali avendo attività isolate. Noi abbiamo studiato questo, che chiamia-mo una business assurance, composta ovviamente da un anello cultu-rale permeante un decision support system per le architetture e da unaserie di nuove e importanti capacità. Sono due i fattori critici fonda-mentali: la prima, e per questo ringrazio il professor De Dominicis el’organizzazione del convegno, è la sensibilità delle istituzioni. Èimportante che a livello politico - perché qui è il primato della politica- ci sia adeguata informazione ed educazione sugli aspetti strategici perpoi poter avviare un processo. L’altra sfida enorme sono le capacità. Lecapacità tecnologiche, informatiche, di realizzazione per fare sistemidel genere sono assolutamente rare. Coloro che hanno letto il rapportoNine-Eleven sanno che il sistema aveva al suo interno le informazioni.

Il problema dell’homeland security è integrare questi sistemi, equindi necessitano capacità ingegneristiche, tecnologiche e di softwareche sono molto rare nel mercato.

Le varie istituzioni si stanno avviando: per parlare del contestoeuropeo, il Regno Unito, l’Italia con la protezione civile, l’Unione

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europea (il presidente Frattini questa mattina ha illustrato parte dellasua iniziativa), quindi qualcosa si sta muovendo, ma dovremmo farloin maniera assolutamente più rapida.

Parliamo delle infrastrutture che si stanno portando avanti.Raccolta, trasporto, smaltimento o recupero: questi sono ancora trecomparti non integrati. Abbiamo diversi attori, abbiamo un presidiocentralizzato che deve essere creato, abbiamo una regolamentazionearticolata, come è stato illustrato anche precedentemente dal rappresen-tante olandese, e le tecnologie sul monitoraggio diffuso, abbiamo biso-gno di integrarle e metterle a sistema. Non mi soffermo sul problemadi quali siano le merci pericolose, né sui dati numerici, sono stati giàrichiamati abbondantemente.

Parliamo invece di UIRNET. Credo che sia un tentativo estrema-mente illuminato a livello Paese, che vuole fornire un sistema di sicu-rezza con efficienza per avere una logistica nazionale integrata, servizidi supporto, servizi al trasportatore, servizi su portali e aziende attra-verso una piattaforma nuova. Questo non è solo un esperimento oun’attività tecnologica ma soprattutto un’attività che consentirà alnostro Paese di sviluppare, spero, in unione con le Università, nuovecapacità di gestione ingegneristiche ed informatiche. Gli obiettivi sono:sicurezza ed efficienza. Mettere in sicurezza i trasporti pericolosi, offri-re soluzioni-sicurezza per il trasporto alle aziende, ridurre i tempi equindi i costi overhead del trasporto (anche qui parliamo di produttivitàPaese) incrementando il trasporto intermodale: innovazione e crescita,ovviamente ambiente, ovviamente internazionalizzazione.

Integrarsi con grandi poli intermodali. Questa è una grandeopportunità per investimenti diretti esteri nel nostro Paese. UIRNEToffrirà tre tipologie di servizi ai trasportatori: localizzazione, gestionedi comunicazione, invio Alert. Organizzatori del trasporto, lato doman-da e offerta, gestione delle infrastrutture.

Vado rapidamente alle conclusioni. Per quanto riguarda il model-lo di sicurezza, UIRNET soprattutto avrà regole standard, avrà processi

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ben strutturati, avrà delle infrastrutture tecnologiche e, ultimo ma nonmeno importante, risorse e informazioni per poterlo portare a termine. Per essere concreti, perché tutto questo lavoro deve mirare a concretez-za, i servizi saranno: individuazione dei veicoli e siti su cui è trasporta-to il carico, monitoraggio continuo, possibilità di monitoraggio intempo reale dei parametri critici, allarmi automatici, collegamento tratrasportatori e gestori, logistiche, interfaccia con le autorità pubbliche.

Quindi, in altre parole, si tratta di realizzare un sistema one stopshop estremamente articolato, producendo nuove capacità e ricchezzeper il Paese.

Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Grazie, dottor Napolitano, per il suo intervento, che si inseriscenel discorso estremamente importante della sicurezza complessiva delsistema. Tale obiettivo viene perseguito anche attraverso la tracciabili-tà delle merci pericolose e, in particolare, dei rifiuti pericolosi. Il pro-fessor Roma è coordinatore nazionale, presso la Presidenza delConsiglio dei ministri, del progetto Galileo, l’unico progetto europeo inmateria. Purtroppo ha avuto qualche battuta di arresto negli ultimi anni,per motivi che il professor Roma ci illustrerà. Nel progetto Galileo siinserisce il nostro sistema complessivo di tracciabilità. È un sistema adaltissima tecnologia: moltissime delle cose che sentiremo sono border-line. Quindi le applicazioni nel settore dei rifiuti speciali sono applica-zioni avanzate, basate su tecnologie all’avanguardia per la gestione del-l’informazione e del controllo del trasporto di rifiuti pericolosi, comeha detto il presidente Frattini.

Lascio quindi la parola al professor Roma.

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Alfredo ROMA(Coordinatore nazionale del progetto «Galileo» per la Presidenza

del Consiglio dei ministri)6

Grazie, presidente.Tutti conoscete il GPS americano, che è un sistema militare e

quindi non garantito per gli usi civili nella costanza del segnale.L’Europa ha deciso, già dieci anni fa, di fare il proprio sistema di navi-gazione satellitare che è appunto il Galileo. Si tratta di un sistema di 30satelliti, di cui soltanto uno è in orbita. Siamo in ritardo di quattro anni,perché si è voluto fare un partenariato pubblico-privato che non ha fun-zionato. La Commissione europea, nell’ultimo Consiglio dei ministridei trasporti del 7-8 giugno, ha deciso comunque di finanziare intera-mente con soldi pubblici il progetto, che verrà approvato definitiva-mente con il reperimento dei fondi dal lato della ricerca all’inizio diottobre. Comunque il sistema dovrebbe essere operativo dal 2012.

Sarà invece operativo dal 2008, essendo già in fase di sperimenta-zione, un sistema limitato a quattro satelliti, che utilizza attualmente ilsegnale GPS: non appena i primi quattro satelliti saranno in orbita, que-sto sistema potrà utilizzare il segnale Galileo. Devo anche dire che aRoma, solamente a Roma e in Germania, c’è un Galileo test range cioèuna zona nella quale sono stati posti dei sensori per sperimentare l’uti-lizzo del segnale. Questo significa che, per esempio, nella zona delLazio sarà possibile controllare meglio il transito delle merci pericolosee dei rifiuti. Si tratta quindi di uno strumento abbastanza importante.

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6 Le diapositive illustrate dal professor Roma sono riportate in Appendice, nellaversione a stampa.

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Dalla relazione del vice commissario Frattini abbiamo visto ineffetti quale importanza abbia il controllo dei rifiuti e direi che propriodallo spazio e non solo dal programma Galileo, ma anche dall’altrogrande progetto europeo che è il GMS osservazione della terra, posso-no arrivare delle informazioni fondamentali: la soluzione al problemadella tracciabilità delle merci pericolose e quindi anche dei rifiuti.

L’altro importante sistema europeo, oltre al Galileo, è l’osserva-zione della terra con il grande progetto GMS. Voi conoscete tuttiGoogle, ormai ognuno ha visto la propria casa con Google: il sistemaGMS sarà molto più preciso. Il primo satellite di COSMO-SkyMed, unprogetto sviluppato in Italia, farà parte del sistema GMS e prevedequattro satelliti: per adesso si vede solo la zona europea ma entro unpaio di anni si avranno informazioni e immagini, insieme con le tele-comunicazioni e con l’altro sistema che già opera presso le Regioni, ilgeographic information system. Quindi si possono utilizzare i sistemitradizionali insieme con i sistemi spaziali per il controllo e la tracciabi-lità dei rifiuti.

Come dicevo, il Galileo è un sistema di navigazione satellitareche con l’ausilio di sensori che ricevono il segnale o attraverso un ter-minale più complesso, può permettere di seguire, e quindi di posizio-nare, un veicolo, una persona, qualsiasi oggetto in movimento.Quindi si è pensato all’utilizzo del Galileo per le merci pericolose. Siè pensato per esempio, in un Paese come l’Italia, ad un progetto perseguire le opere d’arte che si spostano. Quindi sarà un sistema che, seintegrato con gli altri sistemi informativi e con i data-bank esistenti,potrà dare una serie di informazioni costanti agli organi di sicurezza.Tali dati potranno essere forniti dall’agenzia che ci ha appena presen-tato la sua attività, comprese tutte le informazioni necessarie per latracciabilità dei rifiuti. Con i satelliti per l’osservazione della terraavremo immagini precise, avremo immagini associate al posiziona-mento delle merci e quindi inserite in un sistema informatico. Questoci permetterà di seguire il rifiuto dall’origine alla destinazione finale,

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di tracciare e registrare le operazioni di presa in carico, gli eventualiscambi e le consegne, di ottimizzare i processi di prelievo e, soprat-tutto, di proteggere gli aspetti ambientali, seguendo percorsi ottimiz-zati, promuovendo il riciclo e la preselezione del rifiuto per la desti-nazione finale e quindi evitando la falsificazione e la modifica deidocumenti relativi ai carichi e ai pesi. Ci permetterà inoltre di indivi-duare le discariche abusive: il vice presidente Frattini ci ha detto chene esistono 4.600 illegali nel nostro Paese. Questo sistema ci consen-tirà infine di verificare la situazione giorno e notte e in qualsiasi con-dizione meteorologica.

Sarà possibile individuare anche lo scarico e gli inquinanti delleacque superficiali, verificare le discariche, accertare i volumi dei rifiu-ti di discarica e controllare il servizio di smaltimento dei rifiuti degliinceneritori; quindi raccogliere immagini che, insieme con i dati, forni-scano più agevolmente le prove degli eventuali illeciti. Ovviamentetutto questo va inserito in un quadro normativo nazionale che, comedicevamo prima, permetta di seguire determinate merci utilizzando isensori del Galileo inseriti nel sistema europeo.

Chi segue queste attività spaziali dal punto di vista della ricercaè l’Agenzia spaziale italiana che, come dicevo, ha già realizzato un pro-getto di gestione delle merci pericolose. Con la Presidenza delConsiglio abbiamo studiato anche un progetto chiamato Synthesis, peril controllo e la sicurezza dei punti sensibili del Paese quali porti, aero-porti, stazioni ferroviarie, centrali elettriche: servirà a scopi di “prote-zione e difesa civile”. Tutto questo, come vedete, rappresenta l’integra-zione di sistemi: Galileo, osservazione della Terra, telecomunicazioni esistemi di informazione già esistenti, anche per quanto riguarda il pro-blema dei rifiuti pericolosi o dei rifiuti in genere: sarà senz’altro unvalido aiuto per la soluzione del problema.

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Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Il dottor Roma ha fatto un’interessantissima illustrazione del pro-getto Galileo, ci auguriamo che anche il progetto presentato dal dottorNapolitano nel suo intervento possa essere la prima applicazione suvasta scala di Galileo. È inutile dire che questi sistemi si devono inte-grare con le banche dati dell’APAT, ma anche con la cartografia geore-ferenziata che è già presente presso il NOE. Non so fino a che punto siastata estesa, perché quella che conosco io è una cartografia estrema-mente importante per il lavoro di integrazione del sistema complessivoche dovremo fare, ovviamente all’interno di una normativa che ci con-senta di attuare i provvedimenti necessari.

C’è un problema ulteriore soprattutto per quei prodotti che nonvengono progettati per essere riciclati e che, non a caso, finiscono spes-so in discarica. Questo è un grandissimo problema: occorre pensare alprodotto e al suo ciclo di vita, tenendo conto anche del costo dellosmaltimento e del riciclo.

Chiedo quindi al professor Alleva di venirci a raccontare, possi-bilmente rientrando nei dieci minuti, quali possibilità abbiamo per certetipologie di materiali e di prodotti industriali più o meno pericolosi, perevitare che vadano sic et simpliciter in discarica7.

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7 L'intervento del professor Alleva è di seguito riportato nella versione scrittaconsegnata dall'autore.

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La fase del recupero dei prodotti al termine dellaloro vita utile:

l’impatto sulle imprese delle nuove normativee il contributo atteso dalla ricerca e dall’innovazione

(*)

Giorgio ALLEVA(Professore ordinario di Statistica presso

l’Università di Roma «La Sapienza»)

1. INQUADRAMENTOPremetto che nel mio intervento faccio riferimento ad uno speci-

fico segmento della vita del prodotto, quello finale, e in particolare trat-to il tema del recupero dei prodotti al termine della loro vita utile. Sitratta di un tema di forte interesse, che può essere inquadrato all’inter-no della Reverse Logistics, collegato con l’esigenza di garantire che laforte crescita nella domanda di beni si accompagni ad un maggiorecontrollo nella fase di smaltimento dei prodotti. Tale controllo è fina-lizzato alla riduzione delle quantità da smaltire, promuovendone ilreimpiego, il riciclaggio e altre forme di recupero. Prolungare in que-sto modo la vita utile dei prodotti o dei loro componenti consente anchedi preservare le risorse naturali ottimizzando il loro impiego nel tempo.L’impatto atteso dalle normative sul ciclo dei rifiuti è in generale quel-lo di tutelare l’ambiente, da una parte, e di tutelare la salute, ad esem-

75GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

(*) Il presente intervento è riportato nella versione scritta consegnata dall’autore.

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pio mediante la riduzione dell’uso di sostanze pericolose, dall’altra.La problematica della tracciabilità dei rifiuti speciali può essere

ricondotta all’esigenza di programmazione e controllo nella gestionedel ciclo dei rifiuti e in generale rappresenta uno dei temi sui quali con-centrare la ricerca finalizzata all’introduzione di innovazioni volte almiglioramento del sistema di gestione dei rifiuti, ma certamente nonl’unico.

Nel mio intervento vorrei sottolineare che l’impatto delle nuovenormative sul ciclo dei rifiuti, in termini di costi ed opportunità per leimprese, rende necessaria la ricerca di un nuovo equilibrio tra i diversisoggetti. In tale ambito riveste grande importanza la ricerca finalizzataall’introduzione di nuove tecnologie ed innovazioni di processo. Faròuna breve rassegna di alcune linee di ricerca a mio avviso rilevanti perla gestione del recupero dei prodotti.

2. L’IMPATTO DELLA NORMATIVACon riferimento alle normative sui rifiuti speciali sono diversi i

soggetti coinvolti:¡ le imprese produttrici;¡ le imprese distributrici;¡ i titolari degli impianti di stoccaggio, recupero e smaltimento;¡ le istituzioni, il Ministero dell’Ambiente, l’APAT, i Comuni e

le Province.

Considerando i cosiddetti RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettricheed Elettroniche), la componente high tech dei rifiuti speciali, il decretolegislativo n. 151/2005 prevede specifici obiettivi quantitativi da rag-giungere, indicandone le scadenze temporali e fornisce nel dettaglio ilquadro degli adempimenti per i diversi soggetti coinvolti.

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Il quadro degli adempimenti per i soggetti coinvolti dalla norma-tiva sui RAEE

SOGGETTI ADEMPIMENTIMinistero dell’Ambiente Istituisce con decreto il Comitato

d’indirizzoMinistero dell’ Ambiente Istituisce con decreto il Comitato di

vigilanza e controlloMinistero dell’Ambiente Istituisce il Registro nazionale dei

soggetti tenuti al finanziamento deisistemi di gestione dei RAEE

Produttori Si iscrivono al Registro nazionale deisoggetti tenuti al finanziamento deisistemi di gestione dei RAEE

Produttori Costituiscono fideiussioni a garanziadei loro adempimenti

Produttori Forniscono apposite istruzioni per l’uso dei RAEE e informazioni per il riciclo dei RAEE

Comuni Assicurano la funzionalità e adeguatezzadi sistemi di raccolta differenziatagratuita dei RAEE

Distributori Assicurano il ritiro gratuito del RAEE usata

Produttori Provvedono al ritiro e invio ai centri di trattamento dei RAEE (gli storici in base alle quote di mercato i nuovi per quelli immessi sul mercato)

Titolari impianti di stoccaggio Si adeguano alle prescrizioni tecniche recupero e trattamento degli allegati 2 e 3 d. lgs 151/05Province Verificano l’idoneità impiantiProduttori Istituiscono sistemi di trattamento dei RAEE

77GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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Province Effettuano ispezioni ai centri di trattamento almeno una volta l’anno

APAT Recepisce dati ispezioniMinistero dell’Ambiente Riceve elaborazioni dati APAT e li trasmette

alla CEProduttori Istituiscono sistemi di recupero dei RAEEAPAT Assicura il monitoraggio del raggiungimento

degli obiettivi di recuperoMinistero dell’Ambiente Adegua gli obiettivi di recupero alle

decisioni comunitarie e promuovel’introduzione di nuove tecnologie direcupero, riciclaggio e trattamento

Le previsioni delle quantità prodotte e delle quote da raccoglieree da trattare a fine vita sono imponenti. Secondo le stime dell’ANIE(Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche),l’ammontare di RAEE raccolti e trattati nel 2013 sarebbe di circa650.000 tonnellate e di oltre 800.000 nel 2018, senza peraltro conside-rare diverse tipologie di apparecchiature domestiche e professionali.

A fronte delle attività previste, molti sono i costi attivati dallanormativa che i diversi soggetti debbono sostenere.

Da un lato infatti emergeranno i costi di gestione del sistema, dal-l’altro questo potrà produrre dei risparmi di costi di produzione legatial reimpiego e al riciclo di materiali. Sono prevedibili quindi ripercus-sioni sui costi di produzione e di distribuzione, sui prezzi e sulle quotedi mercato. Gli effetti andranno valutati anche in base alle soluzionilogistiche e tecnologiche che verranno adottate per i vari comparti mer-ceologici interessati dalla legislazione.

Per l’attività di gestione delle imprese si tratta sia di aggravi dialcuni costi, in particolare amministrativi, sia dell’introduzione di verie propri nuovi centri di costo.

Inoltre, come costi finanziari indiretti, si può prevedere che gli

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operatori sosterranno anche quelli connessi allo sviluppo di nuove tec-nologie e nuovi sistemi logistici che le suddette prescrizioni renderan-no necessari.

Anche le istituzioni è previsto che sopportino nuovi costi.

3. L’ESIGENZA DI UN NUOVO EQUILIBRIOLa domanda che pongo non è quella di retroguardia: come pos-

sono le povere imprese farsi carico di costi aggiuntivi e nello stessotempo rimanere competitive? Domanda che dà implicitamente un giu-dizio negativo su una normativa che stabilisce procedure complesse esembrerebbe scaricare sui produttori tutti gli oneri, e nello stesso tempoconsidera le imprese incapaci di riposizionarsi nella competizione glo-bale tenendo conto dei nuovi paradigmi dello sviluppo sostenibile.Oppure, come garantire che le imprese produttrici non scarichino inte-ramente i costi aggiuntivi sui consumatori aumentando i prezzi e vani-ficando così il contributo positivo derivante dai benefici collettivi allabase della normativa? Ma non credo che le imprese si illudano di rima-nere competitive in tal modo, scaricando sui prezzi i maggiori costi.Come se il mercato fosse locale e non invece un mercato globale in cuioccorre comunque confrontarsi con la competizione internazionale.

E allora, la domanda che occorre porsi è un’altra: a fronte di unbeneficio collettivo atteso, di natura ambientale e di salute, che gli eco-nomisti definiscono di tipo intangibile, non monetario, come creare lecondizioni che il sistema regga nel suo complesso, si mantenga compe-titivo, anche se per alcuni soggetti vi sono prescrizioni che implicanomaggiori costi?

La scommessa si gioca tutta sulla capacità di rendere effettiva-mente convenienti, da un punto di vista economico, le varie attività direcupero, il riuso, la riparazione, la rimanifattura, la “cannibalizzazio-ne”, il riciclo, lo smaltimento, in modo da garantire che lo sviluppo ditali attività, promosso dalla normativa, consenta di bilanciare i maggio-ri costi delle imprese produttrici. La convenienza naturalmente non

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deve essere solo dell’intero sistema ma per ciascun soggetto che locompone: i produttori, i distributori, i soggetti interessati al trattamen-to e allo smaltimento, le istituzioni preposte alla programmazione e alcontrollo. Questo implica che debbano essere promosse forme di accor-do, di aggregazione, orizzontali (per settore) o verticali (produttore-distributore-recuperatore-smaltitore), delineando, nel medio periodo,un nuovo disegno industriale, organizzativo e logistico, competitivo esostenibile.

4. IL RUOLO DELL’INNOVAZIONEOccorre promuovere iniziative che favoriscano questo processo.

Studiando il tema del recupero a fine vita dei prodotti ho maturato unaforte convinzione: per assicurare la sostenibilità della normativa, ossiaper promuovere lo sviluppo di un sistema competitivo, è necessario unsalto tecnologico e organizzativo, una discontinuità, sia nelle caratteri-stiche dei prodotti, sia nei processi. Se non si innescano attività in gradodi produrre innovazioni, se non si implementano tali innovazioni, è dif-ficile immaginare che la normativa raggiunga gli obiettivi prestabiliti.

L’innovazione è solo il frutto della ricerca. Promuovere, attivare,in modo efficiente, la filiera ricerca-innovazione-competitività devedivenire obiettivo portante di quanti preposti al governo del sistemarifiuti. Mettere insieme enti di ricerca e imprese, coinvolgere le istitu-zioni, dovrebbe consentire di individuare i punti critici del sistema, ifabbisogni di innovazione e programmare le attività volte alla loro rea-lizzazione, sperimentazione e implementazione nei processi produttivie decisionali. Questo implica programmare investimenti, creare siner-gie, mettere insieme soggetti diversi, valutare ex ante gli effetti e stima-re la redditività attesa degli investimenti effettuati dai diversi soggetti.Naturalmente è importante tenere conto delle esperienze nazionali giàmaturate, così come di quanto avvenuto nei Paesi europei che hannogià introdotto normative che hanno prefigurato il regime stabilito dalladirettiva europea per la gestione della RAEE. Si tratta di Belgio,

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Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Svizzera.Occorre individuare casi di successo e casi di insuccesso, stu-

diarli e diffonderli.

5. LE LINEE DI RICERCAA partire dalla consapevolezza del ruolo strategico che assume

l’innovazione per assicurare la competitività di un sistema produttivocon nuovi vincoli nello sfruttamento e trattamento delle risorse natura-li, possono essere individuate una serie di linee di sviluppo lungo lequali concentrare gli sforzi nella ricerca e nella sperimentazione dinuove soluzioni tecnologiche e organizzative.

E allora, quali sono i settori di ricerca che possono risultare deci-sivi e su cui occorre maggiormente investire? Da una prima riflessioneritengo che questi possono essere elencati nei seguenti:

A. la gestione del ciclo di vita del prodotto: il cosiddetto Design forEnvironment (DfE);

B. la logistica, attraverso lo sviluppo di “reti governate”;C. la rintracciabilità di filiera;D. le tecnologie informatiche e telematiche per la Reverse Logistics;E. le tipologie di trattamento e separazione a partire dalla composi-

zione dei rifiuti.

Accanto a questi temi, uno sforzo specifico deve essere condottocon riferimento alla previsione e valutazione della domanda delle varieforme di recupero e della redditività di possibili scenari di interventocon riferimento ai diversi attori coinvolti. Si tratta del tema della valu-tazione della sostenibilità economica e organizzativa di singoli proget-ti o di sistemi organizzativi volti all’ottimizzazione nel recupero deiprodotti al termine della loro vita.

All’interno di ciascuna delle precedenti tematiche occorre indivi-duare le singole linee di ricerca da sviluppare, finalizzandole all’indi-

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viduazione delle innovazioni che possono essere implementate all’in-terno del sistema produttivo.

A. La gestione del ciclo di vita del prodotto: il Design For EnvironmentLe problematiche di impatto ambientale e la ricerca di prodotti

sempre più competitivi, in termini di performance e di eco-compatibili-tà, stanno portando allo sviluppo di metodi innovativi di progettazioneche consentono valutazioni ambientali fin dalle prime fasi di progetto.

Tra queste metodologie di “Eco-Design”, quella con maggiorvalenza è il DfE (Design for Environment): un approccio progettuale siste-matico con il fine di ridurre, fino ad eliminare, gli impatti ambientali deri-vanti da un prodotto, processo o attività durante il suo intero ciclo di vita.

Il DfE propone numerosi strumenti, ognuno dei quali cura unafase particolare della vita di un bene. Tra questi:

• la progettazione per il riciclo;• la progettazione per il disassemblaggio;• la progettazione per la rifabbricazione;• la progettazione dell’efficienza energetica;• il Life Cycle Assessment.

Le motivazioni che spingono all’utilizzo del DfE sono collegate aibenefici attesi in termini di maggiore competitività del prodotto, incre-mento di valore, maggiore attrazione della clientela.

Temi di ricerca sulla gestione del ciclo di vita del prodottoLe possibili evoluzioni di lungo periodo nella progettazione di

nuovi prodotti eco-compatibili riguardano diversi aspetti: l’evoluzionedei materiali, dei sistemi di assemblaggio, dei sistemi CAD/CAM(Computer-Aided Design/Computer-Aided Manufacturing).

Di conseguenza le principali linee di ricerca possono essere iden-tificate nelle seguenti:

• Definizione di sistemi di valutazione quantitativa dell’eco-compatibilità di un prodotto. In un’ottica di ottimizzazione,

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trovare il giusto trade-off tra costi di produzione e grado di eco-compatibilità richiede la definizione di un sistema affidabile dimisura.

• Definizione di sistemi di supporto alle decisioni. In particolare,valutare l’opportunità di riutilizzare componenti usati piuttostoche realizzare prodotti nuovi; sviluppare modelli e metodologiedi CAM che assistano il progettista ad una valutazione on-line/real-time nella scelta dei materiali e dei sistemi di assem-blaggio in ottica ambientale.

• Sviluppo di tecnologia dei materiali. La ricerca di materiali“green” che risultino riciclabili e, ove possibile, biodegradabilie che nel contempo mantengano predeterminate caratteristichefisiche.

• Rendere il ciclo di vita di un prodotto più lungo. È certamen-te uno degli obiettivi dell’eco-design, e comporta la ricerca dinuovi modelli quantitativi che integrino sinergicamente le politi-che tradizionali di manutenzione preventiva con politiche finaliz-zate ad un riutilizzo/rifabbricazione/riciclaggio del prodotto ocomponente.

B. La Logistica: lo sviluppo di “reti governate”Nella logistica diretta, la produzione e la distribuzione dei pro-

dotti vengono pianificate in modo da non avere nei magazzini prodottiin eccesso. Un’errata gestione delle scorte corrisponde a maggiori costiper l’azienda e al rischio di obsolescenza o deperimento del materialestoccato. Nella logistica inversa, invece, è difficile fare previsioni inquanto non è possibile determinare il momento di fine vita del prodot-to. Di conseguenza l’ottimizzazione del recupero dei prodotti diventadifficile, soprattutto per la difficoltà di conoscere i luoghi e i tempi incui tali prodotti dovranno essere raccolti.

Tale livello di complessità può essere affrontato soltanto sullabase di un sistema di gestione basato su una rete integrata, distribuita

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opportunamente sul territorio, costituita da nodi “fisici” e nodi “logici”.Ciò implica che la rete sia supportata da sistemi informativi interconnessi.

La maggior parte dei sistemi operativi correnti sono chiusi nell’ambi-to dei singoli operatori, circoscritti cioè alle diverse funzioni di una singolaorganizzazione: un magazzino, un interporto, uno spedizioniere, eccetera.

La prima delle due dimensioni chiave di una rete di logistica inte-grata web based è perciò l’interconnessione dei sistemi operativi/infor-mativi che consente di interfacciare le attività logistiche sulle differen-ti scale geografiche.

La seconda dimensione chiave, che ne consegue, è lo sviluppo diun “Integratore logistico intelligente”, una piattaforma di interoperabili-tà capace di combinare un insieme di servizi che accompagnano il movi-mento di ogni singolo prodotto o componente e ne certificano la storia.

Dunque un importante obiettivo di ricerca è rappresentato dallosviluppo di una rete logistica che sia in grado di recuperare i prodotti afine vita in tutto il territorio italiano e di trasportarli con la massimasaturazione evitando i viaggi a vuoto o a carico incompleto, e permet-ta di consegnare questi prodotti presso piattaforme di raccolta e tratta-mento ad alto valore tecnologico distribuite sul territorio.

Quindi il passo successivo è progettare e sviluppare le reti, comesistemi organizzativi complessi e non solo come supply chain. Leabbiamo chiamate reti governate, ossia non solo progettate ma anchedotate di un sistema di governance più ampio e condiviso. Le reti diimprese in questo caso sono vere e proprie strutture di impresa.

Temi di ricerca sulla logistica• Modelli di gestione integrata del ritiro-recupero-ridistribuzione

delle merci tarati sulla configurazione territoriale ed infrastrutturale.• Distribuzione dei “nodi logici” e dei “nodi fisici”.• Piattaforme informatiche ad intelligenza distribuita e interfacce

avanzate di comunicazione fìssa e mobile per l’integrazione inrete dei diversi processi e dei singoli operatori coinvolti.

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C. La rintracciabilità di filiera nella Reverse LogisticsLa tracciabilità, definita come capacità di raccogliere e tener trac-

cia delle informazioni relative al flusso dei materiali (materie prime,additivi, semilavorati, imballaggi) lungo il processo produttivo e distri-butivo e la rintracciabilità, cioè la capacità di ricostruire, a partire daidati di tracciabilità, la storia di un prodotto partendo da un qualsiasipunto della filiera produttiva, assumono certamente un ruolo importan-te sia per i diversi soggetti coinvolti nel ciclo produttivo e distributivo,sia per i consumatori, sia infine per i soggetti preposti al controllo e allaregolamentazione dei flussi sul territorio.

Come è noto, tra i benefici attesi della tracciabilità possiamoconsiderare:

per i produttori• l’affinamento dei controlli sui processi;• una migliore gestione del magazzino e del ritiro merci;• la promozione della collaborazione e il conseguente vantaggio

competitivo per gli attori della filiera;• la fidelizzazione della clientela e la valorizzazione prodotti

(aumento della trasparenza e della fiducia sul prodotto);

per i consumatori• un maggior controllo sulle caratteristiche del prodotto;• l’aumento della sicurezza alimentare o la tutela della salute;

per i soggetti preposti al controllo• una maggiore efficacia delle misure anticontraffazione;• una riduzione delle collusioni clienti/fornitori.

Nella cultura corrente il termine rintracciabilità è associato aglispostamenti fisici di un singolo oggetto e risponde alla domanda: “chepercorso ha seguito questo oggetto?”.

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Per questo, tipicamente, le etichette bar code, i tag a radio fre-quenza o i localizzatori sono le tecnologie di riferimento per il mondoinorganico.

Pensiamo che questa vista, forse più legata alle tecnologie di rac-colta dati, possa essere proiettata verso il mondo della governance delledinamiche industriali e delle politiche di uso delle risorse e del territo-rio. A tal fine si rendono necessarie due estensioni:

a) un’estensione verticale: l’oggetto è una materia prima o un semi-lavorato che costituisce un input per la produzione di un altrooggetto o sostanza le cui caratteristiche possono essere derivate oereditate da altri oggetti a valle del processo. In questa ottica la(rin)tracciabilità deve riferirsi alla filiera, cioè a tutti i livelli delladistinta base e a tutti gli attori che concorrono a costruire lesostanze o i pezzi necessari a costruire l’oggetto finale di interes-se;

b) un’estensione orizzontale: due copie dello stesso oggetto posso-no essere costruite seguendo percorsi geografici molto diversi.

La tracciabilità di filiera deve essere dunque “per prodotto/luogo diproduzione”. Nell’ambito della Reverse Logistics la rintracciabilità difiliera è lo strumento richiesto per poter gestire in modo articolato, e perintervenire in modo selettivo sui flussi e sui trattamenti dei materiali.

La rintracciabilità di filiera è diventata un po’ la parola d’ordinedi molti interventi programmatici, ma l’applicazione delle tecnologie siè fermata a seguire i materiali all’interno di uno stesso sito produttivo,limitando così il principio di responsabilità al singolo operatore.

Temi di ricerca sulla rintracciabilità di filiera• Lo sviluppo di tecnologie

- di raccolta dati personali a costo marginale;- di elaborazione di grandi quantità di micro dati.

• Lo sviluppo di strumenti di gestione della trasformazione conti-

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nua dei modelli di rintracciabilità, come la pianificazione percategoria della filiera già durante la progettazione del prodotto.

• La gestione della globalizzazione “ad arcipelago” nella costru-zione di bacini di ricchezza, attraverso metodologie di bilancia-mento dei flussi lungo le filiere e la ottimizzazione delle risorsee delle scorte lungo le filiere.

• La definizione di nuovi indici di riutilizzabilità dei nuovi prodotti.

D. L’ICT per la Reverse LogisticsLe tecnologie informatiche e telematiche rivestono un ruolo

importante per la Reverse Logistics, innanzitutto perché mettono adisposizione degli strumenti adatti a gestire la complessità di reti diattori eterogenei e distribuiti geograficamente.

In particolare tra i temi di ricerca si possono evidenziare:

La definizione di sistemi di supporto alle decisioniAd esempio la convenienza di smontare completamente un pro-

dotto a fine vita e riciclare il materiale che vi è contenuto, rispetto allapossibilità di rottamare oppure a quella di recuperare solo certe parti.

Definizione di basi di conoscenza e ontologie di processi distribuitiI processi indotti dalla Reverse logistics coinvolgono general-

mente diversi attori in differenti fasi. Uno dei criteri per limitare i costiè avere una visione globale dell’intero percorso, in modo da poter pia-nificare e controllare l’insieme delle attività. È questo un tipico scena-rio nel quale si possono realizzare basi di conoscenza e applicare le tec-niche di confronto di ontologie di processo e di coreografia di servizio.

Interoperabilità dei sistemi informativiIl modello distribuito genera complesse problematiche di scambio e dicondivisione di documenti fra gli attori del sistema, anche rispetto alleautorità preposte al controllo. L’informatica può contribuire mettendo

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a punto strumenti avanzati di comunicazione fra sistemi informativiaziendali e pubblici, di natura diversa e realizzati con tecnologie diver-se, per la conversione automatica dei documenti e la traduzione auto-matica dei loro contenuti sfruttando tecniche di rappresentazione dellaconoscenza.

Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Vorrei chiarire che il concetto esposto dal professor Alleva con-cerne la tracciabilità interna alle strutture, invece la tracciabilità di cuiabbiamo parlato fino adesso è legata allo spazio, nel senso del territorio.Si tratta di due cose molto importanti, perché se l’oggetto viene personell’azienda poi non lo si può recuperare. Ma il problema che noi abbia-mo rispetto a quanto ha detto il professor Alleva, è di sapere dov’è inquel momento il materiale, se si è fermato effettivamente dove si dove-va fermare, se non ha cambiato natura in una stazione intermedia, sequella stazione intermedia non è servita a cambiare i documenti. Infattiil MUD è importante, però poi che cosa succede durante il cammino?

È ovvio che per i materiali non riutilizzabili c’è il problema dismaltirli. I rifiuti pericolosi sono difficilmente smaltibili, non sonocome i rifiuti solidi urbani che si smaltiscono con facilità, almeno inteoria. Ad esempio, per smaltire i rifiuti di amianto occorre la lancia alplasma a 4.000-5.000 gradi, e potete immaginare che non è lo stessoche fare le ecoballe, sono due cose un po’ diverse. Diciamo che un ter-movalorizzatore è un oggetto meno tecnologico, per quanto tecnolo-gico sia, di un sistema di distruzione ad alta temperatura di rifiuti peri-colosi e speciali.

Da ciò si evince che la tracciabilità esterna e quella interna rappre-sentano nuovi costi per l’impresa. L’impresa però deve essere spinta a

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caricarsi di questi costi perché questo è l’unico modo per procedere inun contesto che riconosca questi sforzi dell’impresa.

Io ho visto troppe imprese nella mia vita che avevano un sistemadi creazione del valore basato tutto su MBO, sui dirigenti in cui ilprimo trattino era construction. Ora construction va bene, ma il primomodo per ridurre i costi, ad esempio, soprattutto per aziende di proces-so, è quello di ridurre i costi di trasporto a discarica. Quale discarica,quale trasporto? Volevo chiedere al dottor Pasini di raccontarci che suc-cede nell’industria siderurgica per quanto riguarda lo smaltimento8.

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8 L'intervento del dottor Pasini è di seguito riportato nella versione scritta consegnatadall'autore.

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Le tecnologie di smaltimento(*)

Giuseppe PASINI(Presidente della Federazione delle Imprese Siderurgiche Italiane)

Vorrei prima di tutto rivolgere un particolare ringraziamento alpresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo deirifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, senatore RobertoBarbieri e al vicepresidente, onorevole Camillo Piazza, per averci datol’opportunità di partecipare a questo appuntamento sul tema dellagestione dei rifiuti speciali.

Vorrei poi, molto sinteticamente, ricordare che dal 1988Federacciai rappresenta le imprese siderurgiche italiane, contando aoggi 160 aziende associate, che realizzano e trasformano oltre il 95 percento della produzione italiana di acciaio. Una produzione peraltro rile-vante, tanto da fare del nostro Paese il secondo produttore - e consuma-tore - di acciaio in Europa, alle spalle della sola Germania.

Con un fatturato superiore a 45 miliardi di euro e oltre 100.000addetti diretti e indiretti, la siderurgia italiana sta dando un grande con-tributo alla ripresa dell’economia italiana. Le nostre imprese, oggi, for-niscono acciaio a settori che producono oltre il 45 per cento del valoreaggiunto dell’intero comparto industriale del Paese.

La competitività della siderurgia è un elemento strategico anche

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(*) Il presente intervento è riportato nella versione scritta consegnata dall’autore.

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per i settori utilizzatori di acciaio come l’automotive, gli elettrodome-stici, la meccanica, l’edilizia, eccetera. E alla nostra competitività èlegata quella di una gran parte dell’export italiano in settori altamenteremunerativi, che appunto utilizzano l’acciaio quale componenteimportante del loro ciclo produttivo.

L’obiettivo della Federazione è quello di tutelare, supportare emettere in relazione le aziende produttrici, trasformatrici e distributricidi acciaio e di prodotti siderurgici.

Federacciai, come principale portavoce delle aziende del settore,promuove altresì il dialogo fra tutti i principali attori del mondo del-l’acciaio italiano e internazionale e sostiene attivamente le politicheindustriali attraverso la partecipazione a iniziative economiche e poli-tiche. Questo incontro ne è un significativo esempio.

Ma entro immediatamente nel merito del tema dell’incontro, untema che riteniamo di grande attualità, cioè quello del recupero degliscarti industriali.E sottolineo il termine “recupero”.

È indubbio che negli ultimi tempi stiamo assistendo a un feno-meno che - se debitamente sostenuto e rafforzato - porterà a una svol-ta di fondamentale importanza per il futuro delle nostre politicheindustriali.

Il recupero degli scarti industriali può essere una risorsa preziosa.Ma per recuperare, anziché smaltire, occorrono prima di tutto normechiare e coerenti.

Tra l’altro, il fenomeno del recupero, è bene dirlo, è oggi ben sup-portato da una tendenza normativa che, sia a livello nazionale checomunitario, si sta muovendo da un lato verso la riduzione della produ-zione dei rifiuti (fatto di per sé positivo), e dall’altro verso una riduzionedei rifiuti destinati allo smaltimento, il che comporta un ulteriore ridi-mensionamento del numero degli impianti di smaltimento - notoria-mente mal visti da gran parte dell’opinione pubblica - e un conseguen-te maggior recupero di materiale.

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Un aspetto, quest’ultimo, ancor più fondamentale in un Paesepovero di materie prime quale il nostro.

Nello stesso tempo, tuttavia, il recupero viene poco consideratodall’attuale normativa, che invece di promuoverlo grazie a una discipli-na chiara, organica ed esaustiva, si limita spesso a risolversi nell’ema-nazione di decreti e norme incoerenti fra di loro, con il risultato di osta-colare di fatto il recupero di materiale, a vantaggio dell’uso di materieprime vergini e dell’utilizzo di discariche sul territorio.

È, per esempio, il caso della normativa sulle bonifiche e deldecreto sul recupero in procedura semplificata dei rifiuti (decreto mini-steriale del 5 febbraio 1998).

Fatta questa premessa, ci sembra fondamentale che la politicaprenda atto della necessità di una semplificazione delle norme, nonchédi un loro più coerente coordinamento.

Il tutto senza naturalmente perdere di vista gli obblighi ambien-tali - ormai recepiti e ampiamente condivisi da tutto il nostro compar-to - e la conseguente incentivazione della ricerca di nuove tecnologievolte a uno smaltimento ecocompatibile.

Vorrei portare un altro esempio concreto, che mi auguro possachiarire con immediatezza la posizione della siderurgia nell’ambitodello smaltimento e del recupero di materia: si tratta della cosiddetta“scoria di acciaieria da forno elettrico”.

Non mi addentro in tecnicismi, cercherò di usare un linguaggio ilpiù comprensibile possibile anche per i non addetti ai lavori.

La scoria è un materiale misto, composto per lo più da calce, sili-ce e altri elementi che vengono aggiunti durante la fusione del rottameferroso per mantenere integre determinate caratteristiche del bagno difusione. Si tratta perciò di un materiale di composizione sostanzialmen-te naturale, prodotto dalle acciaierie nazionali in ragione di oltre 2,5milioni di tonnellate l’anno.

La produzione di acciaio al forno elettrico, e quindi della scoria chene deriva, è attuata per la maggior parte nel nord Italia, con impianti

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situati in tutte le regioni, dal Friuli alla Valle d’Aosta, e con una forte con-centrazione in Lombardia e in particolare nella provincia di Brescia.

A differenza del resto d’Europa, dove il materiale viene sostan-zialmente recuperato in proporzioni molto alte (in alcuni casi - come inGermania - siamo vicini al 100 per cento), in Italia questo materialefinisce per la maggior parte in discarica, anche a causa delle risultanzedi un test ambientale per la verità palesemente errato, contenuto nellanorma del 5 febbraio 1998, che ha impedito di fatto, per diversi anni,l’utilizzo del materiale di scarto in funzione di un riciclo, e che, nono-stante l’evidenza e le reiterate e ben motivate richieste della FEDE-RACCIAI, è stato corretto con il decreto ministeriale 5 aprile 2006, n.186, la cui modifica più significativa riguarda la conduzione del test dicessione, previsto per alcune tipologie di rifiuto - tra cui la scoria diacciaieria.

Tuttavia, ci rammarica sottolineare che nonostante questa modi-fica al decreto, il risultato dal punto di vista ambientale non è ancorasoddisfacente, perché nella prassi si continuano a riempire le pochediscariche esistenti con la scoria di acciaieria, con costi suppletivi pernoi produttori e riutilizzando al suo posto materiale vergine di cava,cioè la comune ghiaia.

Per quanto riguarda le potenziali destinazioni della scoria, vadetto che questo materiale si presterebbe a un gran numero di possibi-li utilizzi, sia diretti che come ingrediente di manufatti.

Come importanti esempi in tale senso, possiamo citare le espe-rienze fatte dalle Autovie Venete, ma anche da altri, per l’utilizzo dellascoria come granella del manto stradale mista all’asfalto, composto cheporta, tra l’altro, a manti drenanti di elevata qualità e migliore resisten-za all’usura.

Ma non solo: si può anche utilizzare come sottofondo stradale oferroviario, sia direttamente che sotto forma di conglomerati cementi-zi, come pure per fondazioni di costruzioni civili e industriali, frangi-flutti marini e molto altro ancora.

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Un ulteriore utilizzo potrebbe essere quello per la costruzionedella linea ferroviaria ad alta velocità nella tratta Milano-Trieste, chepassa sostanzialmente ai piedi di alcune delle maggiori acciaierie elet-triche italiane: l’utilizzo della scoria, se non in sostituzione del granitoposto subito sotto i binari, sicuramente potrebbe essere valutato per imanufatti oppure per le massicciate, con evidenti benefici nei contieconomici della realizzazione (vista la vicinanza tra fonte di produzio-ne e utilizzo), e con notevoli vantaggi di tipo ambientale, grazie al man-cato utilizzo del territorio per le cosiddette “cave di prestito” lungo lalinea per pari quantitativi di materiale.

Come spero di aver dimostrato, ancorché con la necessaria sinte-si, l’uso delle scorie non solo è possibile, ma andrebbe a completobeneficio sia dell’industria che dell’ambiente.

Ecco perché un primo passo importante di indirizzo politico-eco-logico potrebbe essere quello di imporre alle pubbliche amministrazioni,ad esempio per la realizzazione delle opere pubbliche, l’utilizzo dimateriale recuperato.

Porto due esempi:• Nella realizzazione di una nuova strada o nella riasfaltatura di

quelle esistenti (operazioni che avvengono normalmente nellavita delle comunità) un comune potrebbe essere obbligato ad uti-lizzare la granella di scoria anziché la ghiaia.

• Oppure, per il sottofondo di quelle stesse strade potrebbe esserereso obbligatorio l’utilizzo - almeno in parte - di un materiale direcupero come la scoria di acciaieria o, più in generale, residuiindustriali o da demolizione opportunamente preparati.

Inoltre, alcune clausole obbligatorie in tal senso potrebbero, esse-re inserite anche nei capitolati dei lavori ferroviari.

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ConclusioniLa domanda, in definitiva, è questa: è possibile perseguire un

concreto processo che porti a uno smaltimento sempre più contenuto?La risposta è senz’altro affermativa, ma solo se questo processo saràstimolato, accompagnato da una semplificazione normativa e dall’in-centivazione del recupero, grazie anche all’introduzione di modalità eclausole obbligatorie per la pubblica amministrazione, che trovino con-cretizzazione nelle costruzioni e nelle opere di pubblico utilizzo.

Salvaguardare l’ambiente e la qualità della vita delle persone èun dovere a cui la nostra siderurgia non si sottrae, anzi: l’utilizzo delrottame ferroso derivante dalle lavorazioni meccaniche, dalle demoli-zioni e da altre destinazioni, è già una via al servizio delle strutture einfrastrutture pubbliche, ma anche la creazione di sottoprodotti ingrado di far risparmiare significative risorse ambientali, è un opportu-nità maestra che si colloca coerentemente con la nostra attenzione perl’ambiente e le persone.

Un impegno concreto che dimostra, ancora una volta, come ilmondo siderurgico sia capace di lavorare sul fronte del progresso eco-nomico e del benessere sociale, ponendo grande attenzione allo svi-luppo sostenibile.

Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Ringrazio il dottor Pasini per il suo intervento, che ci riporta den-tro le problematiche delle imprese. Vorrei chiamare il professor Paganetto, presidente dell’ENEA.

L’ENEA svolge un ruolo importantissimo in questo Paese, mapuò svolgere e si può prestare a svolgere un ruolo fondamentale di cer-niera di questo sistema di cui stiamo parlando questa mattina.

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Luigi PAGANETTO(Presidente dell’ENEA)9

Intanto sono lieto di essere qui e di avere ricevuto l’invito a que-sto dibattito. Voglio cogliere l’occasione per dire che il senatoreBarbieri, come presidente della Commissione, sta facendo un lavoro digrande importanza: in questo Paese c’è molto bisogno che sul tema deirifiuti si faccia chiarezza.

Poco prima di arrivare qui, stavo discutendo del modo in cuiconiugare le ragioni della tecnologia con quelle delle regole e delleinformazioni al pubblico. Credo che queste occasioni siano importantiper aumentare la consapevolezza di questi temi e delle difficoltà che siincontrano nel risolverli.

Un aspetto importante, che negli interventi precedenti è statomesso in evidenza, riguarda la possibilità di affrontare il problema,come dicevano il professor Alleva e il dottor Pasini, sia dal punto divista del ciclo dei rifiuti che dal punto di vista della tracciabilità. Èchiaro che, per seguire i rifiuti man mano che si producono e dove sicollocano, il GPS e le tecnologie conseguenti sono di grande importan-za. È anche vero però che, riducendo fin dall’inizio lo spostamento deirifiuti speciali, si può creare una situazione più favorevole, ad esempiomediante una definizione della logistica complessiva, come diceva ilprofessor Alleva, o di caratteristiche tecnologiche tali da consentire unciclo che non finisca necessariamente in discarica o in combustione.Infatti in Europa, come tutti sappiamo, anche perché ci sono stati inter-

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9 Le diapositive illustrate dal professor Paganetto sono riportate in Appendice, nellaversione a stampa.

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venti dei rappresentanti europei, c’è un forte impulso a ridurre la pro-duzione o comunque a creare le condizioni perché una volta che sonoprodotti rifiuti ci sia poi la maniera di far fronte a questi rifiuti con l’im-pegno di coloro che li hanno prodotti, come avviene per gli imballaggio per le batterie, che in alcuni Paesi vengono ritirate direttamente daiproduttori.

Allora, qui il problema è se sia bene seguire l’una o l’altra stra-da, ma io credo che bisogna seguirle entrambe, tenendo conto del fattoche più si riduce la produzione dei rifiuti, tanto minori saranno le diffi-coltà. E allora poiché ho la responsabilità di chi si occupa di innovazio-ne e di tecnologia, direi che molto si può fare sia sul piano della trac-ciabilità, con le tecnologie che seguono i rifiuti nei loro spostamenti,sia per quanto riguarda l’innovazione nel ciclo di vita dei prodotti chesia adeguata e legata alla tracciabilità dei rifiuti che si producono.

Consentitemi, detto questo, di soffermarmi, nei pochi minuti cheabbiamo a disposizione, su un versante ulteriore che non è stato tocca-to questa mattina: quello rappresentato, come vedete in questa tabella,dall’altro corno del problema, cioè non tanto e non solo tracciabilità,ma la trasformazione dei rifiuti. Mi riferisco a un trattamento che nonsia quello, ovviamente, della semplice compattazione o trattamentomeccanico, biologico e quindi non sia qualcosa che implica il ricorsoalla discarica, che tra l’altro è diminuito come ci ha mostrato l’APATdal 45 al 18 per cento, e neanche quello del solo recupero di materia,che peraltro è salito dal 25 al 45 per cento. È opportuno tenere presen-ti queste fasi che ho riassunto in maniera rapida. Nel seguito della pre-sentazione sono illustrate le tecnologie e i trattamenti che erano presen-tati nella tabella precedente, e cioè i trattamenti chimico-fisici con ridu-zione a ossido, precipitazione, sedimentazione, centrifugazione; i trat-tamenti meccanico-biologici. Poi ci sono, e su questo mi vorrei soffer-mare, i trattamenti termici: combustione, gassificazione e pirolisi.

Qui c’è un punto, che secondo me è di un qualche rilievo, perchéil discorso dei rifiuti va visto nel suo complesso: non è così vero che i

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rifiuti speciali viaggino per conto loro, tant’è che anche la normativaprevede il trattamento contestuale contemporaneo. La questione è: senoi guardiamo al tema innovazione e tecnologia, cosa succederebbe -non oggi ma domani - una volta che noi accettassimo processi di gas-sificazione, pirolisi e combustione adeguati e non inquinanti?

Io propongo uno schema in cui si vede cosa succede con la piro-lisi che, come tutti sanno, è un trattamento che modifica le caratteristi-che dei rifiuti a 400-500 gradi in assenza di ossigeno e produce un deri-vato da cui si possono ottenere varie cose, e vedremo come. Allo stes-so tempo è possibile produrre del gas, che normalmente chiamiamosyngas, a sua volta disponibile per vari utilizzi.

Tuttavia, nella misura in cui non si producono quei rifiuti chevanno a discarica, si crea un ciclo di rifiuti che finisce necessariamen-te per escludere il recupero di materiale, che è un aspetto importante.Come diceva il rappresentante dell’industria siderurgica dottor Pasini,in alcuni Paesi questo processo arriva a livelli molto elevati e la norma-tiva può prevedere che il recupero di materiali diventi un modo per evi-tare la rincorsa verso il collocamento a discarica. Ma è anche vero chela gassificazione e la pirolisi oggi hanno potenzialità definite in manie-ra assolutamente non soddisfacente - e qui vorrei evitare di indurrequalsiasi dubbio sul tema proposto. In proposito abbiamo scritto che,con pirolisi e con gassificazione, potrebbero essere conseguiti unimpatto ambientale potenzialmente migliore, un recupero energeticopotenzialmente superiore, un recupero dei sottoprodotti residui miglio-re rispetto alla combustione ma restano delle problematiche irrisolte -e noi lo dichiariamo.

Soprattutto c’è una questione che viene evidenziata nel diagram-ma successivo e cioè che scegliere una strada oppure l’altra vuol direavere un’idea precisa di quali siano i pattern, cioè i sentieri tecnologi-ci che noi vogliamo assegnare alla materia rifiuti. Non c’è dubbio cheil trattamento dei rifiuti può essere una strada per ottenere prodotti ele-mentari come quelli indicati qui che possono essere idrogeno, metano-

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lo e ammoniaca, ma anche per intervenire sul recupero di energia nonidonea per gli impieghi tradizionali ma utile ad esempio per le fuelcells. Ricordo che c’è un progetto europeo di grande importanza che èil JTI Joy technology initiatives, su fuel cells e idrogeno, un progettofinanziato in maniera forte dall’Europa di cui io mi sto occupando. Sedomani le fuel cells diventano una fonte utilizzata in maniera concretaa cominciare dalle automobili, per poi passare anche all’utilizzo dome-stico, si porrà l’esigenza di disporre di un combustibile adeguato. E sot-tolineo che il syngas ottenuto dai rifiuti è un gas sporco ma va bene perle fuel cells. Allora se noi, come vedete nella presentazione alla miasinistra, partiamo dal CDR, cioè combustibile da rifiuti, dai pneumati-ci, dai mix di plastica, e applichiamo un trattamento, otteniamo deirisultati se abbiamo in mente qual è il percorso tecnologico che inten-diamo seguire. Non dobbiamo trascurare il fatto che a seconda dei per-corsi otterremmo risultati diversi. Quindi, visto che si sta parlando difuel cells nella prospettiva del 2020, non del 2050, per lo menol’Europa ne parla in questi termini di fiducia in un prossimo utilizzo, iocredo che sia importante cominciare a pensare a come le alimentarle.Se i rifiuti speciali, insieme a quelli urbani, possono diventare un ele-mento per la produzione di syngas, io credo che in qualche manieravalga la pena interrogarci su questo percorso.

Dico subito che ENEA è impegnata significativamente in questoprogetto, così come è impegnata anche nel discorso della logistica deirifiuti. Noi abbiamo un progetto: si chiama “Progetto rifiuti” e natural-mente riguarda le tecnologie emergenti che io vi ho rappresentato quisu cui non voglio dilungarmi oltre. Credo sia importante quello che èstato detto in premessa da De Dominicis e cioè l’idea che ricerca einnovazione possono mettere insieme i loro sforzi per realizzare qual-cosa che riguarda sì la tracciabilità ma anche la dinamica dell’utilizzodelle risorse che possono venire dai rifiuti nei termini che ho appenafinito di illustrare.

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Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Grazie, professor Paganetto. Io mi auguro anche che l’ENEAentri direttamente e quanto più possibile anche nella partita della trac-ciabilità, perché credo che il ruolo dell’ENEA possa essere essenzialein questo discorso. Purtroppo è arrivata la comunicazione che per moti-vi di Governo il ministro Bersani non può essere presente, io chiedereial dottor Beretta di svolgere il suo intervento, tenuto conto che leimprese ovviamente hanno un ruolo fondamentale in questa partita, miriferisco alle imprese etiche.

Maurizio BERETTA(Direttore generale della Confindustria)

Intanto ringrazio, non solo per l’invito, direi, ma anche per ilmetodo di lavoro, un metodo di confronto che noi apprezziamo molto.Il mio intervento è brevissimo, viene dopo due relazioni molto più pre-cise e specifiche, quelle del presidente Pasini e del presidentePaganetto, quindi vi farò pochissime sottolineature e qualche riflessio-ne, partendo da due sollecitazioni del professor De Dominicis: i costi ele imprese etiche. Io dico, che al di là dei possibili approfondimenti checercherò di suggerire, noi abbiamo innanzitutto la necessità di avereimprese competitive che giochino ad armi pari e l’idea di procedere perpercorsi nazionali, spesso, diciamo così, originali, al limite della stra-vaganza, non aiuta il sistema italiano e non aiuta le imprese.

Il problema va letto con grande attenzione, perché le questioni dicui discutiamo oggi, come quelle più generali di carattere ambientale,interessano tutti ma, ripeto, il problema va letto in una logica di capa-cità competitiva e in una logica almeno europea. Noi abbiamo assistito

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negli anni ad una condizione che non posso che definire imbarazzantedi questa situazione italiana che è sempre alla ricerca di una via origina-le che complica quasi sempre la vita, spesso ha degli aggravi unilatera-li e poi magari, come purtroppo spesso succede, si concretizza in unanormativa teoricamente molto più rigida, complicata, burocraticamentepesantissima per le imprese, per le realtà e le situazioni oneste. E poichènon riusciamo a fare i controlli, la vita è difficile per chi accetta le rego-le della competizione e diventa invece paradossalmente favorevole perchi decide che delle regole si può fare a meno e non le rispetta: alla gran-de complessità dei modelli di funzionamento corrisponde una scarsissi-ma capacità di repressione dei fenomeni criminali e fraudolenti.

In questo modo non si aiutano le imprese sane, non si favorisceuna competizione trasparente e soprattutto si perpetua l’idea che que-sto sia un Paese che ha sempre bisogno di soluzioni Tailor-made. Masiccome noi ambiremmo ad avere delle dimensioni corporee assoluta-mente omogenee a quelle degli altri grandi player europei, ci piacereb-be non avere dei meccanismi troppo differenziati.

Questo vale per tante cose, a cominciare da uno degli argomentiche ho sentito approfondire in maniera molto interessante: la tracciabi-lità. Possiamo anche qui ragionare insieme - e ribadisco in maniera nonretorica l’apprezzamento per un appuntamento di confronto come quel-lo di oggi. Vorrei però avanzare un piccolo warning: siamo fortunata-mente in un regime di libertà di scambi e di circolazione delle merci,siamo in un’Europa a 27 dove si circola ormai senza limitazioni, deci-diamo seriamente una politica delle scelte tecnologiche di tracciabilità,cerchiamo di farlo in sintonia con l’Europa. Se proporremo delle coseaccettabili e ragionevoli saranno certamente patrimonio comune; se pro-porremo delle cose irrealizzabili in Europa, lo saranno anche per noi.

Cito questo come uno dei tanti esempi, ne potrei fare moltissimi,in cui relativamente a molte materie, ma segnatamente a queste dicarattere ambientale, troppe volte abbiamo pensato che il nostro Paesepoteva consentirsi di tutto, dalle fughe in avanti al non rispetto delle

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direttive europee, sulla cui attuazione abbiamo sfidato le istituzionicomunitarie affermando che i nostri programmi potevano essere diversi.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un altro di questi passag-gi su cui è bene interrogarci. Lavoriamo da un anno su ipotesi di ride-finizione del codice ambientale che non sono proponibili: non lo dicesolo Confindustria, lo hanno detto le Regioni, lo hanno detto leCommissioni parlamentari. Ma, quando in sede europea si vota all’una-nimità un documento programmatico che è totalmente allineato su que-ste tesi, lo vota anche il Governo italiano. Mi chiedo, allora, che cosa èsuccesso. Abbiamo lavorato un anno su un percorso che poi, giusta-mente, non è condiviso l’Europa e alla fine sembra che non sia condi-viso nemmeno da noi.

Cerchiamo almeno di porre fine a questo strano percorso chiu-dendo finalmente questo amaro capitolo della correzione ai decretiambientali trovando delle soluzioni, ripeto, ragionevoli e soprattuttoomogenee rispetto a quanto accade negli altri Paesi.

Insisto su questo, ripeto, in questa materia, ma non solo, perchéun Paese come il nostro è fortemente europeista a parole, nelle suemanifestazioni retoriche, ma poi è tra quelli a più basso tasso di adesio-ne per coerenza con le norme e per l’applicazione delle direttive euro-pee. Io penso invece che noi dovremmo fare un grande sforzo in que-sta direzione, ripeto, con un faticoso lavoro che metta le imprese sane,trasparenti, virtuose, tecnologicamente avanzate, pronte a fare ricerchee applicazioni, in condizioni non diverse da quelle dei concorrentieuropei. Allora avremo delle aziende etiche, che non guarderannoesclusivamente (ma non lo fanno nemmeno oggi) alla riduzione deicosti. Ma è certo che non possiamo pensare che il sistema imprendito-riale italiano vada a competere sui mercati con dei pesi diversi, pena-lizzanti, spesso irrazionali e irragionevoli rispetto a quelli dei loro con-correnti: ciò vuol dire mandare le aziende a combattere in condizioniinaccettabili e credo che questo il Paese non se lo può permettere ancheperché, aggiungo, i dati parlano da soli. Noi fatichiamo disperatamen-

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te a raggiungere l’1,9-2 per cento in una fase di grande ciclo espansi-vo: basta vedere cosa stanno facendo i tedeschi, i francesi, gli inglesi eforse qualche conclusione balza agli occhi in maniera molto semplice.

Per cui, ripeto, plaudo al meccanismo, credo che abbiamo moltobisogno di confronto, abbiamo bisogno di sapere che cosa succede dav-vero sui mercati, di come si apprezzano i player per competere a livel-lo internazionale. Abbiamo bisogno, quindi, di un confronto scevro dapregiudizi, costruttivo e, una volta che tutti insieme abbiamo individua-to una direzione e uno sbocco possibile, abbiamo anche bisogno didecidere. Quando con tutti gli elementi ci si rifiuta di decidere, arrivia-mo al paradosso di una situazione come quella della Campania, dovesembra, che i cittadini preferiscano montagne e cumuli di immondiziache portano disagi e malattie ad un ciclo ordinato di meccanismi dismaltimento, di riciclaggio e di incenerimento sui quali possiamo discu-tere ma certamente credo che nessuno possa trovare un’alternativa peg-giore a quella di navigare su montagne di rifiuti.

Grazie quindi per il confronto, grazie per questo percorso, vorreidire attenzione a cosa fanno i migliori, attenzione a cosa si fa inEuropa. Deve essere un confronto di merito privo di pregiudizi e, quan-do arriviamo alla capacità di decidere, ciò deve avvenire non nell’inte-resse dell’ultimo veto marginale, ma di un sistema Paese che è compo-sto da quasi 60 milioni di abitanti.

Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Ringraziamo il dottor Beretta. Le riflessioni e le indicazioniesposte trovano piena corrispondenza nel lavoro della Commissione,che ha come obiettivo l’armonizzazione con l’Europa e soprattutto dimettere le imprese italiane nelle stesse condizioni delle imprese con-

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correnti. Condivido anche le osservazioni nel merito per quanto riguar-da la revisione del codice ambientale e le faccio mie ritrovandole anchenei pareri che la Commissione ambiente della Camera e laCommissione ambiente del Senato hanno dato sulle stesse proposte direvisione del codice ambientale.

A questo punto, anche per ringraziarlo della sua presenza, do laparola, anche se non previsto dal programma, al dottor Longhi che è ildirettore generale del CONAI. Desidero preannunciargli (ma in realtàgià lo sa) che la nostra Commissione tra qualche giorno inizierà unaserie di audizioni con tutto il sistema CONAI e uno dei temi sarà pro-prio quello della tracciabilità.

Giancarlo LONGHI(Direttore generale del CONAI)

Grazie, Presidente. Farò un intervento rapido. Ho chiesto la paro-la semplicemente perché, fra i rifiuti speciali, gli imballaggi occupanocomunque uno spazio rilevante perché, al di là del principio dell’assi-milazione che riduce fortemente le quantità in gioco, parliamo comun-que di un 55 per cento circa degli imballaggi che vengono immessi sulmercato, che sono di pertinenza del mondo delle imprese, quindi rac-colti su superficie privata e come tali rientranti in qualche modo nel cir-cuito dei rifiuti speciali. Si tratta di 6 milioni di tonnellate che, ripeto,trovano una loro logica nell’ambito di un circuito “virtuoso”, perché diquesto materiale in discarica ne finisce veramente poco.

Sono tre gli aspetti che volevo toccare: in primo luogo, si è par-lato di progettazione e quindi della necessità che venga assicurata lariciclabilità attraverso una compatibilità e una sostenibilità alla fonte.Questo è un aspetto che gli imballaggi perseguono da tempo. Noi rite-niamo che la riciclabilità, e quindi il riciclo di questi materiali garan-tendo una nuova vita agli imballaggi, sia il metodo migliore per fare

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prevenzione, perché siamo certi, non soltanto che questo materiale nonfinirà in discarica ma soprattutto che creerà nuove occasioni di lavoro,nuove occasioni di investimento. Non a caso la stessa Unione europeaha dedicato ampio spazio alla questione, facendo notare come per ogni10.000 tonnellate di rifiuti trattati il riciclo garantisca 250 posti di lavoro,quindi ciò è molto importante dal punto di vista ambientale, ma anchedal punto di visto economico.

È una strada che, come produttori e utilizzatori di imballaggio,stiamo perseguendo da tempo.

In secondo luogo, il presidente dell’ENEA ha fatto riferimentoalla tecnologia della classificazione: io volevo solo informare che noistiamo sostenendo un progetto sperimentale a Caserta, predispostodall’Ambra che è l’organizzazione delle cinque università campane.Attraverso questo processo di classificazione a letto fluido realizzato daserie ricerche stiamo ottenendo dei risultati eccellenti, soprattutto per iltrattamento delle plastiche, dove addirittura con dei catalizzatori parti-colari riusciamo a recuperare il 30 per cento di metano e di idrogeno, ilche vuol dire che siamo molto vicini a quel traguardo - per il momen-to è ancora sperimentale - cui il presidente dell’Enea faceva riferimen-to. Invito l’ENEA – e non solo questo ente - a visitare, questo impian-to che è disponibile per gli studiosi e che non si sta occupando solo delriciclo ma anche della valorizzazione a 360 gradi dei rifiuti.

Il terzo aspetto è la tracciabilità. Anche per noi questo è un argo-mento molto importante: stiamo facendo partire un progetto sperimen-tale sugli imballaggi riciclabili, perché l’utilizzo di microchip, che è latecnologia che noi vorremmo introdurre, presenterà certamente dei pro-blemi per quanto riguarda il riciclo di questi materiali, data la presenzadi elementi estranei. Vogliamo comunque verificare prima quali sianogli impatti da questo punto di vista, sia sugli imballaggi riciclabili, siasugli imballaggi riutilizzabili, quindi anche nel casi in cui si tratti di uncircuito che si chiude su se stesso.

Questi erano i tre aspetti che volevo sottolineare.

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Rodolfo DE DOMINICIS(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Ringrazio tutti voi per la pazienza e devo dire che la mattinata èstata molto interessante per me; gli interventi sono stati tutti moltosistematici e anche ben collegati fra loro. Secondo me la Commissione(io non ho nessun merito) ha fatto un buon lavoro: per questo ringra-ziamo il presidente Barbieri.

Sospendiamo ora i lavori del Convegno, che riprenderanno, dopouna breve pausa, per l’ultima sessione.

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TERZA SESSIONE

PREVENZIONE E CONTRASTO DEGLI ILLECITI

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Introduzione

(*)Domenico AIROMA

Definire le strategie di contrasto degli illeciti connessi allagestione dei rifiuti speciali è operazione che richiama alla mente il fati-coso percorso che ha preceduto l’introduzione nel nostro sistemapenale, dapprima, del delitto di associazione per delinquere di stampomafioso e, poi, delle riforme processuali, organizzative ed ordinamen-tali necessarie per conferire effettività alla pretesa punitiva.

Ed infatti, come per le condotte significative dell’appartenenza asodalizi di tipo mafioso, si è scontato, per lungo tempo, una difficoltàermeneutica, che, prima ancora che culturale, denotava l’incapacità dileggere compiutamente il fatto mafioso, così si deve ammettere che lagestione dei rifiuti speciali è fenomeno in buona parte ancora ignotoagli organi deputati alla prevenzione ed alla repressione delle attivitàillecite in campo ambientale. E ciò –si badi- soprattutto per l’impossi-bilità di utilizzare, nell’attuale cornice sistematica, strumenti di inda-gine più penetranti e strutture investigative professionalmente attrezza-te per contrastare contesti di criminalità organizzata.

Particolarmente significativa, a tale riguardo, è la vicenda rela-tiva alla fattispecie delle attività organizzate per il traffico illecito dei

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(*) La presente nota introduce i lavori della Terza sessione. I relativi interventi sonoriportati alle pagine successive.

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rifiuti, introdotta nel corpo del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22, dalla legge 23 marzo 2001.

Si tratta di un fenomeno – quello del traffico organizzato deirifiuti – che si è imposto all’attenzione del legislatore per la sua con-clamata pericolosità, derivante innanzitutto dalla sua complessitàsociologica, dal fatto, cioè, di essere caratterizzato da un articolatoapparato organizzativo, finalizzato all’aggiramento delle prescrizioni– e dei relativi costi – connessi alla gestione dei rifiuti, con conseguenteprofitto di tutti i soggetti coinvolti.

L’introduzione di tale fattispecie delittuosa ha rappresentato unasvolta significativa nel contrasto alle attività illecite in materia di rifiu-ti; per la prima volta, infatti, si è offerta la possibilità agli operatori diutilizzare una previsione normativa che rispecchia, abbastanza fedel-mente, il fenomeno nel suo concreto atteggiarsi. Con la conseguenza diregistrare un incoraggiante riduzione dello scarto fra il “fatturato”della criminalità e quello degli organi repressivi; si è assistito, infatti,alla messa in moto di una sorta di circolo virtuoso, alimentato dallaincisività delle misure adottabili e dal conseguente successo delle ini-ziative investigative.

È accaduto, quindi, che l’affinamento delle tecniche investigative,reso possibile anche e soprattutto dal mutato scenario normativo, havieppiù chiarito la dimensione organizzativa del traffico di rifiuti, ilsuo essere espressione, in altri e più chiari termini, di criminalitàorganizzata.

Tuttavia, tale epifanìa non ha condotto ad una coerente rimodu-lazione del quadro sistematico, con particolare riferimento alla disci-plina processuale ed alle esigenze di coordinamento investigativo e digestione delle informazioni.

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Sicché, se, per un verso, il traffico organizzato di rifiuti presentauna fenomenologia piuttosto chiara, ascrivibile alla categoria dellemanifestazioni criminali organizzate, ed una strutturazione normativaancora più netta, dominata com’è dall’organizzazione come requisitostrutturale della condotta, eppure rimane del tutto assente dal noverodelle fattispecie di reato presuntivamente ritenute dal legislatore sinto-matiche di una criminalità di tipo organizzato.

Non vi è, infatti, alcun richiamo al traffico organizzato di rifiutinell’articolo 51 comma 3 bis del codice di procedura penale, che asse-gna la competenza per le ipotesi di criminalità organizzata di maggioreallarme sociale alla procura distrettuale antimafia; né tale fattispeciedelittuosa è considerata nell’ambito dei reati menzionati dall’articolo407 comma 2 lettera a) del medesimo codice di rito, che amplia il ter-mine di durata massima delle indagini preliminari per tutte quelle ipo-tesi di reato considerate espressive di criminalità organizzata; né, con-seguentemente, risultano attivabili i poteri di coordinamento investiga-tivo previsti dall’articolo 118 bis delle disposizioni di attuazione delcodice di procedura penale né, ancor meno, può essere invocata la fun-zione di impulso e coordinamento del Procuratore NazionaleAntimafia, richiamando l’articolo 371 bis del codice di procedurapenale, al comma primo, le ipotesi di reato elencate nell’articolo 51comma 3 bis del medesimo codice ed, al comma terzo, la nozione dicriminalità organizzata siccome delimitata, nell’attuale assetto codici-stico, dai reati elencati nel richiamato articolo 407 comma 2 lettera a).

Tutto ciò ha comportato ricadute negative nella definizione diadeguate strategie di contrasto al traffico illecito dei rifiuti e, più ingenerale, agli illeciti connessi alla gestione dei rifiuti speciali, essen-do quest’ultima incentrata sulla esigenza di movimentare i rifiuti inmodo che ne risulti lo smaltimento secondo modalità apparentementein linea con le prescrizioni normative.

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Due sono le principali direttrici lungo le quali si è venuta deline-ando la portata pregiudizievole di tale incompiutezza sistematica.

La prima attiene – secondo quanto già si è accennato in esordio –alla adeguatezza del livello di conoscenza del fenomeno negli operatori.Va considerato, infatti, che, a causa dell’assenza di poteri di coordina-mento investigativo, i fatti-reato rimangono spesso nell’esclusivopatrimonio conoscitivo di un singolo ufficio di procura (talora di unsingolo pubblico ministero), rimanendo pertanto disancorati – nellapercezione degli investigatori – dal contesto criminale complessivo delquale, viceversa, è espressione significativa.

Ne consegue una visione assolutamente parziale di un fenomenocriminoso caratterizzato viceversa da una dimensione operativa spes-so nazionale se non transnazionale e, quel che più conta, un’attivitàrepressiva blanda e scarsamente incisiva.

La seconda attiene al livello di coinvolgimento di tutti gli organiinvestigativi, alla capacità di innescare utili sinergie fra gli stessi, nelrispetto delle peculiarità professionali di ciascuno.

L’assenza di soggetti muniti di poteri di coordinamento ed impul-so, capaci di raccogliere, analizzare e mettere in circolo le informazionirelative alle singole attività di indagine, priva gli organi investigativi diquel necessario feed back valutativo che è premessa indispensabile perindirizzare al meglio le attività di investigazione.

Ciò, a voler tacere del fatto che la mancata previsione di una fun-zione di raccordo informativo ed operativo fa sì che organi aventi com-petenze solo indirettamente incidenti nel settore dei rifiuti (si consideri,ad esempio, il caso delle Capitanerie di Porto o delle Autorità Doganali)rimangano di fatto esclusi dalla possibilità di fornire importanti contri-buti conoscitivi in ambiti nevralgici (qual è, rimanendo nell’esempiosopra indicato, quello del traffico marittimo e transnazionale).

Le stesse banche-dati, poi, pur di straordinaria utilità, perdono

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la capacità di fornire il valore aggiunto conseguente all’interconnes-sione dei dati, per il fatto di rimanere nel raggio di esclusiva sovrani-tà delle singole istituzioni.

Il quadro complessivo che ne viene fuori descrive una condi-zione di strutturale inferiorità degli organi deputati al contrastodelle condotte illecite.

La scena vede contrapposti, da un lato, soggetti criminali chesfruttano al meglio la propria struttura organizzativa, diversamentemodulandola a seconda delle esigenze tecniche e normative, e, dall’al-tro, una compagine repressiva fatta di monadi, non comunicanti fraloro e, soprattutto, non in sintonia investigativa con le strategie crimi-nali più avanzate.

Occorre, pertanto, per ritornare alla analogia che si è propostain avvio a proposito dell’associazione mafiosa, completare un percorsonormativo che è stato proficuamente avviato con l’introduzione dellafattispecie di illecito traffico organizzato di rifiuti, inserendola final-mente nel circuito sistematico proprio della criminalità organizzata.

Altri fenomeni criminosi hanno, d’altronde, seguito, nel recentepassato, la medesima evoluzione; si pensi al contrabbando di sigarettesvolto in forma organizzata ovvero alla tratta di essere umani, inseritia pieno titolo nel novero delle fattispecie espressive di criminalitàorganizzata una volta che il loro concreto atteggiarsi aveva denunziatoin modo evidente siffatta intima connessione e, soprattutto, una voltache ci si è resi conto che un’efficace repressione non poteva essere affi-data ad iniziative prive di respiro strategico.

Non può, inoltre, essere sottaciuto l’apporto decisivo delle isti-tuzioni europee.

113GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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La protezione dell’ambiente è interesse primario della comunitàeuropea, tanto da essere presente, con le sue esigenze imperative, intutti gli altri settori di intervento degli organismi comunitari.

Attribuendo alla protezione dell’ambiente ed, in modo particolare,alla corretta gestione dei rifiuti industriali, una posizione di sempremaggiore centralità nelle politiche comunitarie, l’Unione europea harichiamato gli Stati membri all’adozione di un approccio strategicoalle tematiche ambientali.

Particolare rilievo è accordata, in tale prospettiva, alla protezio-ne dell’ambiente attraverso il diritto penale, non solo in termini di fat-tispecie incriminatici (come testimoniato dalla proposta di direttivaadottata dalla Commissione europea il 9 febbraio di quest’anno), maanche come necessità di apprestare una tutela omogenea in tutto il ter-ritorio europeo, in considerazione del carattere e degli effetti transna-zionali delle aggressioni all’ambiente.

La stessa comunità internazionale, peraltro, ha dato impulso anumerose convenzioni dirette alla salvaguardia delle risorse ambientali,tutte fondate sull’esigenza di predisporre misure adeguate per dare unarisposta il più possibile globale ad una minaccia che globale si è fatta.

Se questo è lo scenario –confermato ed arricchito ulteriormentedai preziosi contributi forniti da tutti i relatori intervenuti nel corsodella sessione dedicata al contrasto agli illeciti nella gestione dei rifiu-ti speciali-, occorre al più presto dar corso ai necessari interventi siste-matici, dando coerenza – e finalmente, strategia – a piani che la crimi-nalità di impresa ed organizzata vuole rimangano scompaginati.

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Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Iniziamo i lavori della terza e ultima sessione. Abbiamo affrontatoprima il quadro europeo e poi gli aspetti tecnologici della tracciabilità edello smaltimento dei rifiuti speciali.

Dobbiamo ora affrontare le questioni che attengono alla preven-zione e al contrasto degli illeciti. Devo dire che, come Commissione, cisentiamo su questi aspetti “a casa”, dati i poteri d’inchiesta che ci sonopropri secondo quanto previsto dalla legge istitutiva e dallaCostituzione. Fra i nostri consulenti abbiamo in proposito l’opportunitàdi avvalerci di un esimio magistrato, che coordina alcuni altri collabo-ratori della Commissione appartenenti ai Carabinieri, alla Guardia difinanza, al Corpo forestale dello Stato e alla Polizia di Stato, che ven-gono insieme a comporre un nucleo che è molto attivo nel promuove-re una migliore circolazione dell’informazione relativa alle indagini incorso fra i soggetti che vi hanno titolo. Ciò, anche al fine di recepire lespinte e gli stimoli che gli operatori danno alla politica per cercare,attraverso l’iniziativa legislativa, di offrire strumenti sempre più ade-guati per il contrasto e la prevenzione degli illeciti.

Do quindi la parola, per coordinare questa sessione, al dottorAiroma, magistrato distaccato a tempo pieno presso la Commissione,che coordina questa area di lavoro della Commissione stessa.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Grazie, signor Presidente. Ringrazio voi tutti per essere presentialla sessione pomeridiana della nostra giornata di lavoro. Riprendiamo

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i nostri lavori non senza prima aver sottolineato la straordinaria densi-tà dei contributi che abbiamo ascoltato questa mattina.

Chi, in qualche modo, si è interessato e si interessa di questo set-tore, deve fronteggiare innanzi tutto un rischio, che è quello cosiddettodello specialista; un rischio che conduce ad essere prigionieri dell’otti-ca della esclusione, che determina la estromissione pregiudiziale ditutta una serie di contributi che, viceversa, sono importanti per avereuna cognizione precisa ed esaustiva del fenomeno.

In questo settore, come si è rilevato questa mattina, noi scontiamoun gap essenziale, che è quello di una descrizione puntuale, precisa, rea-listica dei fenomeni. Basterebbe il dato citato relativo ai rifiuti speciali chesi perdono nel nulla, dei quali non riusciamo a rintracciare i percorsi, percapire l’importanza di adeguare i nostri strumenti di indagine per captarei percorsi carsici che compiono i rifiuti nel nostro Paese, e non solo.

Dobbiamo anche prendere atto di un ulteriore gap che riguarda ilnostro Paese, quello dell’adeguamento rispetto alla normativa comunita-ria. Vi è in particolare un’esigenza non soltanto di adeguamento ma anchedi comprensione dell’importanza di una legislazione in materia ambienta-le che sia realmente armonizzata in ambito comunitario per evitare distor-sioni sul mercato (abbiamo ascoltato il contributo di Confindustria sulpunto). Tuttavia, quel che appare prioritario è un atteggiamento non pri-gioniero di schemi ideologici; è necessaria - in altri termini - un’aperturaverso tutti quei soggetti che possono fornire contributi, innanzitutto diesperienza, in primo luogo il mondo dell’impresa e il mondo della ricer-ca scientifica, che nella sessione della mattina hanno fornito importanticontributi e ci hanno indicato dei percorsi che possono utilmente essereseguiti per migliorare l’approccio al tema del trattamento dei rifiuti.

Prima di entrare in medias res, consentitemi una notazione in par-ticolare, che traggo dalla mia esperienza di badilante del diritto, primamaturata quale investigatore nella Direzione distrettuale antimafia aNapoli e poi quale esperto dell’Unione europea nella tematica del con-trasto al crimine ambientale.

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È vero - ed è stato giustamente sottolineato questa mattina - noi cidistinguiamo in Europa per avere il maggior numero di discariche, peressere in qualche modo tormentati dai traffici di rifiuti; ma è anche vero unaltro dato (e questo lo dico con un pizzico di orgoglio): noi abbiamo delleforze investigative, e anche una magistratura, che in tutti questi anni hannoaffinato le capacità investigative e sono state capaci di far venir fuori, diesaltare, di evidenziare quei percorsi carsici che, viceversa, in molti altriPaesi d’Europa rimangono ben lungi dall’essere portati alla luce.

Grazie alle Forze dell’ordine, grazie all’esperienza della magistra-tura, abbiamo messo in campo delle capacità investigative notevoli checi sono invidiate in ambito europeo. Quando partecipo a riunioni concolleghi europei, ma anche nei Paesi dei Balcani nei quali ho lavorato,anche in collaborazione con l’amico Rosario Aitala, che è qui con noi eche coordina un’importante missione in quei Paesi (la missione“PAMECA”), una missione di assistenza alle Forze di polizia, mi accor-go che l’esperienza investigativa italiana è guardata con un pizzico d’in-vidia negli altri Paesi. Credo che di ciò dovremmo esserne orgogliosi.

Sottolineare l’importanza dei risultati conseguiti nel nostro Paesesignifica, inoltre, richiamare la centralità che la comprensione dei feno-meni, nel loro concreto atteggiarsi, riveste nell’attività di prevenzionee contrasto; soltanto se comprendiamo per bene i fatti possiamo giudi-carli bene e quindi agire con efficacia.

Passo a questo punto la parola all’onorevole Franzoso che ciintrodurrà nei temi del pomeriggio.

Pietro FRANZOSO(Vice presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul

ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Dopo aver affrontato questa mattina i temi della strategiadell’Unione europea sul problema dei rifiuti speciali e delle tecnologie

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e politiche industriali, introduciamo ora un tema importante, comequello della prevenzione e del contrasto degli illeciti ambientali, conparticolare riferimento a quelli che possono essere commessi a propo-sito dei rifiuti speciali. Non è lavoro semplice, così come non è sempli-ce definire l’ambiente già sul piano giuridico, indicando quali siano ipresupposti della sua tutela.

Il concetto di ambiente si scontra giocoforza con una cultura tuttaprotesa verso il riconoscimento dei diritti individuali di libertà e cheappare sempre più insensibile ad assegnare al diritto il compito didifendere e salvaguardare dei valori.

È anche vero che esiste la Costituzione, con i valori che contienee che tende a tutelare, ma è altrettanto vero che le norme costituzionalisi prestano per forza di cose ad una certa interpretazione che si evolvecon il passare del tempo.

L’ambiente, in effetti, deve essere valutato come un bene giuridicodi valore costituzionale, che costituisce un punto di partenza insostitui-bile per la costruzione giuridica della tutela ambientale.

L’ambiente, in altri termini, è un fatto sconvolgente per il diritto.Le nozioni di soggetto (l’uomo), di oggetto (l’ambiente) ed il rapportotra soggetto ed oggetto andranno infatti visti nella cornice di una comu-nità più ampia che comprende l’uomo e la natura.

A livello internazionale, già dal 1972, con la Dichiarazione diStoccolma, si affermava che debbono essere preservate le risorse natu-rali del Globo, ivi comprese l’aria, l’acqua, la terra, la flora, la fauna e,in particolare, i campioni rappresentativi degli ecosistemi naturali.

L’ambiente, che è oggetto di una poderosa legislazione a livellosia comunitario che nazionale, è dunque un bene giuridico in sensolato. Si deve precisare che la nozione di bene giuridico non è una nozio-ne astratta ma è la cosa riguardata in relazione a determinate qualità ea corrispondenti interessi, nonché alla relativa disciplina giuridica.

È da sottolineare, tuttavia, che l’ambiente è anche un bene giuri-dico fornito di valore ed è, come costantemente precisato dalla giuri-

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sprudenza costituzionale, esso stesso un valore costituzionale. Essoinoltre, nonostante così lo abbiano ripetutamente qualificato dottrina egiurisprudenza, non è affatto un bene immateriale, ma un bene materia-le costituito da più componenti in rapporto di interdipendenza fra loro.

Il diritto all’ambiente è un diritto soggettivo, assoluto e fonda-mentale. Questo, in effetti, è il problema centrale, che riguarda anche itemi del nostro incontro: quello del rapporto tra uomo ed ambiente,che, trasposto sul piano giuridico, diventa il problema del dirittoall’ambiente. È evidente che svolgere un’attività di inchiesta sul ciclodei rifiuti significa compiere uno studio approfondito: in primo luogo,sulle dinamiche e sulle tecnologie produttive; in secondo luogo, sullavalutazione ed investigazione dei flussi di materiali che, prodotti ingrande quantità dal mondo imprenditoriale, nella pratica possono segui-re percorsi diversi: quelli cosiddetti tradizionali, cioè di destinazioni piùo meno conosciute; pratiche di smaltimento definitivo in discarica ed inaltri impianti analoghi; quelli di trasformazione previo trattamento, cioèdi recupero attraverso lo svolgimento di un certo diverso e distinto cicloproduttivo; quello del riutilizzo tal quale, spesso all’estero, di materialiche nella pratica vengono definiti puliti e che vengono utilizzati in Paesiemergenti disposti a riceverli per i fini più vari.

A tal proposito, è opportuno ricordare che a breve (se non sba-glio, fra due o tre giorni) entrerà in vigore un nuovo regolamento comu-nitario che disciplinerà ulteriormente la già complessa materia dellecosiddette spedizioni transfrontaliere.

In altre parole, il lavoro della nostra Commissione parlamentared’inchiesta si presenta difficile e faticoso, perché da un lato presuppo-ne una conoscenza del mondo delle imprese e della sua mutevolezza e,dall’altro, comporta la necessità di un lavoro di analisi e di raccolta didati, che a sua volta sconta la necessità di orientarsi in un quadro nor-mativo sempre più complesso e talvolta incerto.

Dal mio canto, desidero introdurre il tema della prevenzione edel contrasto degli illeciti in materia di gestione dei rifiuti speciali, for-

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nendo alcuni brevi spunti di riflessione su temi importanti che gli auto-revoli relatori che mi succederanno - avendo un ruolo di primo pianonel compito della prevenzione e della repressione degli illeciti in mate-ria ambientale in generale e dei rifiuti speciali in particolare - vorrannoopportunamente cogliere.

Per prima cosa, un aspetto rilevante è quello della prevenzionedegli illeciti ambientali attraverso la predisposizione, da parte dell’or-dinamento, di obblighi di tipo documentale. La legge italiana, forse piùdi quelle di altri Stati membri, è fortemente caratterizzata da una seriedi oneri che tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei rifiuti, soprattut-to speciali, debbono obbligatoriamente assolvere: l’obbligo di annota-zione su registro, di compilazione e trasmissione del modello unico didichiarazione, nonché l’obbligo di accompagnare ciascun trasporto conformulario costituiscono un complesso di adempimenti che consente,sì, di svolgere controlli a ritroso sui flussi di rifiuti prodotti, interme-diati, gestiti e smaltiti. Ma ritengo sia altrettanto vero che le sanzioniche la legge prevede per la inesatta o imprecisa compilazione aggravi-no ingiustamente alcune piccole gestioni, mentre i fenomeni di crimi-nalità più allarmanti si manifestano attraverso condotte che sfuggonototalmente a qualsivoglia documentazione.

Probabilmente, la nostra attenzione dovrebbe concentrarsi di piùsulla conoscenza della qualità dei rifiuti prodotti dai grandi produttoriindustriali, piuttosto che sulla gestione in fase di intermediazione o tra-sporto dei rifiuti stessi.

A tal proposito, come è stato notato dai primi commentatori deltesto unico ambientale, mi sento di esprimere una certa insoddisfazione.Il decreto non ha definito esattamente le funzioni di controllo in capoalle ARPA (Agenzie regionali per la protezione ambientale). Se ciò èaccaduto puntualmente per la materia delle bonifiche dei siti contami-nati, altrettanto non può dirsi per le funzioni di controllo in materia dirifiuti, di aria e di scarichi.

Il ruolo delle ARPA appare penalizzato da questa mancanza di

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pianificazione, che si risolve nella difficoltà di operare, in modo siner-gico soprattutto, tra le autorità ispettive (il NOE dei Carabinieri, ilCorpo forestale dello Stato, le polizie provinciali e, appunto, le ARPA).

Una precisa definizione di compiti, di specifiche competenze e dirapporti istituzionali avrebbe certamente giovato alla migliore cono-scenza dei grandi processi industriali di cui si parlava poco fa.

La parola d’ordine per il futuro della prevenzione degli illecitideve essere, quindi, «pianificazione e organizzazione del sistema com-plessivo di controllo».

In secondo luogo, l’attività delle forze dell’ordine, delle procuree delle altre forze istituzionali, tra cui anche la nostra Commissione diinchiesta, si dibatte sull’applicazione di nozioni giuridiche e istituti cheil legislatore, a mio parere, disciplina a volte in modo ambiguo o, percosì dire, contrastato. Mi riferisco, ad esempio, alla nozione di “sotto-prodotto”, esclusa espressamente dal campo di applicazione del decretolegislativo n. 152 del 2006, ma i cui contorni, a proposito della neces-sità del riutilizzo tal quale nello stesso o in altro ciclo produttivo, hannogià prodotto nella pratica applicativa alcuni casi dubbi, oggetto diattenzione da parte della magistratura.

È chiaro che questo è un caso emblematico su cui il mondo del-l’impresa reclama chiarezza: se la nozione di “sottoprodotto” è forsegiustamente additata dai suoi detrattori come un concetto giuridico cheidentificherebbe materiali che verrebbero così ad essere sottratti ai con-trolli ambientali, è pur vero che l’opportunità del riutilizzo in cicli pro-duttivi, da tempo noti e in modo comodo, semplice ed economicamen-te vantaggioso, rappresenta per il mondo imprenditoriale un elementodi utilità economica e di possibile rilancio dell’economia di certi setto-ri, purché si sia certi di tenere una condotta lecita.

In terzo luogo, un altro spunto di riflessione ritengo debba esse-re quello del concetto stesso di materiale recuperato, partendo da unrifiuto speciale codificato dal Ministero dell’ambiente in modo che ilprodotto dell’attività di recupero rappresenti il risultato intenzionale di

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una certa condotta dell’imprenditore che vuole lavorare per ricollocaresul mercato un bene o una materia prima, intesa come prodotto finitonelle forme usualmente commercializzabili.

Questo aspetto è legato all’ampiezza stessa della nozione di rifiu-to, e cioè se per rifiuto debba intendersi soltanto ciò che viene smalti-to, oppure anche ciò che a fine ciclo viene riutilizzato dagli impianti direcupero che operano nel cosiddetto regime semplificato come materiaper riprodurre beni diversi.

Da ultimo, ma non per importanza, vorrei chiedere a tutti un con-tributo sull’efficacia del sistema di norme che l’ordinamento italiano siappresta a varare.

È noto a tutti che da tempo si parla di necessità di introdurre nelcodice penale un maggior numero di fattispecie incriminatrici punitedalla legge con maggior gravità di sanzioni, con il rango di delitti piut-tosto che di contravvenzioni.

Mi chiedo, però, se l’esperienza italiana - oggi ancora legataall’unico delitto contemplato dal decreto n. 152, all’articolo 260, e giàdal decreto Ronchi all’articolo 53-bis, noto come “attività organizzatefinalizzate al traffico illecito di rifiuti” - abbia effettivamente introdottouno strumento di prevenzione e di repressione efficace e quindi realmen-te tale da funzionare come forte deterrente per la commissione di reati.

A parte le conseguenze giuridiche in materia di conduzione delleindagini preliminari da parte delle procure, allorché si proceda conte-stando questo tipo di reato, l’operatore del diritto e il soggetto rappre-sentante delle istituzioni non possono non riflettere sulla genericità dellaformulazione della norma. Credo che su ciò occorra effettuare un’atten-ta riflessione parlamentare anche in sede di discussione del disegno dilegge che abbiamo presentato in forma bipartisan sia alla Camera che alSenato e che già è stato iscritto e riportato all’ordine dei lavori dellaCommissione giustizia della Camera come proposta di legge n. 2569.

Il Rapporto ecomafia 2006 di Legambiente, infine, forniscenumeri preoccupanti: 4.797 infrazioni del ciclo dei rifiuti accertate

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dalle forze dell’ordine, con un incremento del 16,5 per cento rispetto al2004, 1.906 sequestri, 180 persone arrestate per traffici illeciti, 533denunciati, 125 aziende coinvolte, 18,8 milioni di tonnellate di rifiutispeciali di cui viene stimata la produzione, ma di cui non si conosceformalmente il destino (risultano scomparsi nel nulla).

Dopo questa breve e sintetica – e sicuramente non esaustiva –introduzione, credo e mi auguro di dover ascoltare approfondimenti inmerito a questi aspetti da parte di chi verrà a relazionare subito dopo dime. Concludo, ringraziandovi per l’attenzione.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Ringrazio l’onorevole Franzoso soprattutto per la molteplicità dispunti e interrogativi, che giro direttamente a coloro che dovrannointervenire.

Partirei subito da un primo quesito, che ha posto l’onorevoleFranzoso, e che attiene al quadro normativo. È stato rilevato, giustamen-te, che vi è un quadro normativo complesso ed incerto. Aggiungerei che èlo stesso nucleo centrale del quadro normativo che richiede di essere chia-rito, e cioè la nozione stessa di rifiuto. Non è cosa da poco. Voi compren-derete senz’altro le ricadute in termini di investigazioni e quindi di attivi-tà preventiva e repressiva, che determinano tali situazioni di incertezza.

Un grande giurista diceva, qualche tempo fa, che il diritto dellavoro era un pò l’area sismica dell’ordinamento giuridico italiano.Oggi, molto probabilmente, è il diritto dell’ambiente ad aver occupatoquesto terreno, ad essere davvero il campo in cui si scontrano visionidifferenti e nelle quali forse il nostro legislatore - e ciò è emerso già daquanto è stato detto questa mattina dal commissario Frattini - ha in que-sti anni avuto un atteggiamento difensivo.

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È giunto il tempo di cambiare atteggiamento; un primo passo puòessere quello di una definizione il più possibile non incerta della nozio-ne di rifiuto. Un compito facile facile, si fa per dire, che tuttavia abbia-mo voluto affrontare in questa giornata di lavoro affidandolo al collegaAlfredo Montagna, consigliere della Corte di cassazione, un’autorità inmateria10.

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10 L'intervento del dottor Montagna è di seguito riportato, nella versione scrittaconsegnata dall'autore.

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Prevenzione e contrasto degli illeciti concernentii rifiuti speciali:

il ruolo del giudice di legittimità(*)

Alfredo MONTAGNA(Magistrato dell’Ufficio Massimario della Corte di cassazione)

1. Il duplice percorso culturale del giudice di legittimitàL’analisi, ed il successivo intervento della Corte di cassazione, in

questi ultimi anni, ed ancor più dopo l’entrata in vigore del decretolegislativo 3 aprile 2006, n. 152, si sono andate sviluppando su duedirettrici: la prima, sul versante del rapporto tra il diritto interno ed ildiritto comunitario, la seconda, tesa a definire precisi ambiti interpreta-tivi delle nuove disposizioni, a fronte delle quali, come sempre accadein caso di successione di norme nel tempo, si sono proposte, in sede diricorso per cassazione, le più varie, a volte fantasiose, letture.

2. L’analisi di compatibilità comunitaria ed il successivo, eventuale,ricorso al giudice costituzionale

La questione della compatibilità costituzionale delle disposizioniambientali introdotte dal legislatore nazionale per violazione degli arti-coli 11 e 117 della Costituzione, stante la loro ontologica non rispon-denza alle previsioni comunitarie, è emersa negli ultimi tempi come

125GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

(*) Il presente intervento è riportato nella versione scritta consegnata dall’autore.

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“l’ultima spiaggia” cui l’interprete del diritto può guardare per poterepoi applicare una normativa nazionale coerente e “sistematicamente”funzionale.

Pur tuttavia la risposta del giudice delle leggi, da un lato per l’en-trata in vigore medio tempore del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, dall’altro per altre ragioni che si evidenzieranno in prosieguo, nonha sino ad oggi prodotto gli effetti sperati; vedremo conseguentementequali spazi residuino ed in relazione a quali aspetti specifici.

La ricostruzione prende le mosse dagli ultimi interventi dellaCorte di cassazione che, per l’autorevolezza dell’organo remittente erappresentando il punto di approdo di una lunga elaborazione concet-tuale, hanno fatto sperare (ed in parte continuano a farlo) in un risul-tato favorevole.

Infatti la Corte di cassazione aveva sollevato, con ordinanza 14dicembre 2005, depositata il 16 gennaio 2006 con il n. 1414/2006,Rubino, e con riferimento agli articoli 11 e 117 della Costituzione, unaprima questione di legittimità costituzionale in riferimento all’artico-lo 14 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138 (Interventi urgenti inmateria tributaria, di privatizzazioni, di contenimento della spesa far-maceutica e per il sostegno dell’economia anche nelle aree svantag-giate), convertito, con modificazioni, nella legge 8 agosto 2002, n.178, e che, con un sistema legislativo ampiamente criticabile in quan-to utilizza occasioni normative del tutto diverse per introdurre modi-fiche a disposizioni eterogenee, aveva introdotto “l’interpretazioneautentica” della nozione di rifiuto di cui all’articolo 6 del decretolegislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (Attuazione delle direttive91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEsugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio). Ciò era avvenuto in unprocedimento nel quale il ricorso per cassazione era stato proposto dadue imputati avverso la sentenza del Tribunale di S. Maria CapuaVetere che li aveva dichiarati colpevoli del reato continuato di cuiall’articolo 51, comma 1, del decreto legislativo n. 22 del 1997 per

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aver smaltito e trasportato, in tempi diversi, rifiuti non pericolosisenza la prescritta autorizzazione; i fatti erano consistiti segnatamen-te nella vendita, da parte del primo dei ricorrenti, del siero di lattederivante dall’attività produttiva di un caseificio - sostanza che erastata qualificata come rifiuto, in quanto residuo del processo di lavo-razione - all’altro imputato, titolare di azienda zootecnica, che loaveva destinato ad alimento per bovini.

Una ulteriore occasione di rimessione si era avuta con l’ordi-nanza 24 novembre 2005, dep. 24 marzo 2006 n. 10328, Italiano, dellastessa terza sezione, con la quale era stata sollevata la questione dilegittimità costituzionale dell’articolo 30, comma 4, del decreto legisla-tivo 5 febbraio 1997, n. 22, come modificato dall’articolo 1, comma 19,della legge 9 dicembre 1998, n. 426, anche in questo caso per contra-sto con gli articoli 11 e 117 della Costituzione. La disposizione citataimpone l’obbligo dell’iscrizione all’Albo nazionale delle imprese eser-centi servizi di smaltimento rifiuti solo per “le imprese che svolgonoattività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi prodotti da terzie le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi”.

Chiamata a valutare una ipotesi nella quale il trasporto era rela-tivo a materiali di risulta dell’attività edilizia svolta in forma professio-nale dall’imputato, la Corte aveva osservato che la direttiva91/156/CEE prevede, all’articolo 12, che “gli stabilimenti o le impreseche provvedono alla raccolta o al trasporto di rifiuti a titolo professio-nale, o che provvedono allo smaltimento o al recupero di rifiuti perconto di terzi (commercianti o intermediari) devono essere iscritti pres-so le competenti autorità qualora non siano soggetti ad autorizzazio-ne”. Peraltro a tale punto della direttiva si era data esatta attuazione conil decreto n. 22, allorché era stato previsto che “le imprese che svolgo-no a titolo professionale attività di raccolta e trasporto di rifiuti e leimprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi, anche se daesse prodotti... devono essere iscritte all’Albo”.

Il legislatore nazionale ha però operato la modifica di tale dispo-

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sizione con l’articolo 1, comma 19, della legge n. 426 del 1998, che haportato alla disposizione sopra riportata (tra l’altro riportata nel nuovodecreto legislativo n. 152 del 2006). La Corte ha mostrato di condivi-dere sul punto le perplessità già espresse dalla Corte di Giustizia con lasentenza 9 giugno 2005 che, nella procedura di infrazione promossadalla Commissione, aveva affermato che il nostro Paese era venutomeno agli obblighi imposti con le direttive in materia di rifiuti consen-tendo l’esercizio in tale ipotesi senza obbligo di iscrizione all’Albo,ritenendo di rimettere la questione alla Corte costituzionale per ildedotto contrasto con i principi costituzionali.

3. L’atteggiamento della suprema Corte sulla nozione di rifiutoVa a questo punto ricordato, sia pure in maniera sintetica, che nel

nostro Paese le caratteristiche che, in ambito comunitario, individuanola nozione di “rifiuto”11 erano state riprodotte originariamente nell’ar-ticolo 6, comma 1, lett. a), del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22 (che ha recepito le modifiche del 1991 alle due direttive comunita-rie sui rifiuti) secondo cui “è rifiuto qualsiasi sostanza od oggetto cherientra nelle categorie riportate nell’Allegato A e di cui il detentore sidisfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”.

Il primo elemento essenziale della nozione di “rifiuto” era costi-tuito, pertanto, dall’appartenenza ad una delle categorie di materiali esostanze individuate nel citato Allegato A), ma va sottolineato chel’elenco delle 16 categorie di rifiuti in esso contenuto non era esaustivoed aveva un valore puramente indicativo, poiché lo stesso Allegato “A)

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11 Per una trattazione sistematica della nozione e della disciplina sui rifiuti sirinvia a A. Montagna, voce Rifiuti (gestione dei), Enc. Giur. Treccani,Aggiornamento 2004.

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- Parte 1” comprendeva due voci residuali capaci di includere qualsiasisostanza od oggetto, da qualunque attività prodotti.

Il secondo elemento, collegato all’atteggiamento del detentore, erelativo alle tre diverse previsioni del concetto di “disfarsi”, aveva tro-vato “interpretazione autentica” nell’articolo 14 del decreto-legge 8luglio 2002, n. 138, pubblicato in pari data nella Gazzetta Ufficiale econvertito nella legge 8 agosto 2002, n. 178, secondo il quale per:

a) “si disfi” deve intendersi: qualsiasi comportamento attraverso ilquale in modo diretto o indiretto una sostanza, un materiale o unbene sono avviati o sottoposti ad attività di smaltimento o direcupero, secondo gli allegati B) e C) del decreto legislativo n. 22del 1997;

b) “abbia deciso di disfarsi” deve intendersi: la volontà di destina-re sostanze, materiali o beni ad operazioni di smaltimento e direcupero, secondo gli allegati B) e C) del decreto legislativo n. 22del 1997;

c) “abbia l’obbligo di disfarsi” deve intendersi: l’obbligo di avvia-re un materiale, una sostanza o un bene ad operazioni di recupe-ro o di smaltimento, stabilito da una disposizione di legge o da unprovvedimento delle pubbliche autorità o imposto dalla naturastessa del materiale, della sostanza e del bene o dal fatto che imedesimi siano compresi nell’elenco dei rifiuti pericolosi di cuiall’Allegato D) del decreto legislativo n. 22 del 1997 (che ripro-duce la lista di rifiuti che, a norma della direttiva n. 91/689/CEE,sono classificati come pericolosi).

La stessa normativa prevedeva, introducendo una doppia deroga allanozione generale di rifiuto, che le fattispecie di cui alle lettere b) e c)non ricorressero - per beni o sostanze e materiali residuali di produzio-ne o di consumo - ove sussistesse una delle seguenti condizioni:

1) riutilizzo nel medesimo o in analogo o diverso ciclo produttivo odi consumo, senza subire alcun intervento preventivo di tratta-mento e senza recare pregiudizio all’ambiente;

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2) possibilità ed effettivo e oggettivo riutilizzo nel medesimo o inanalogo o diverso ciclo produttivo o di consumo, dopo aver subi-to un trattamento preventivo, senza che si renda necessaria alcu-na operazione di recupero tra quelle individuate nell’Allegato C)del decreto legislativo n. 22 del 1997.

Rispetto a tale situazione normativa, ed una volta sottolineato come lederoghe introdotte dal secondo comma dell’articolo 14 riguardano solole ipotesi “abbia deciso” e “abbia l’obbligo di disfarsi” e non anchel’ipotesi “si disfi”12, si erano determinate una serie di posizioni inter-pretative che affrontavano, anche a livello di giurisprudenza di legitti-mità, l’argomento della nuova definizione di rifiuto applicabile nell’or-dinamento interno.

Secondo un primo orientamento la normativa nazionale del 2002non si sarebbe potuta applicare in quanto in contrasto con la definizio-ne di rifiuto elaborata dalla giurisprudenza comunitaria, e fra l’altrocontenuta nel Regolamento del Consiglio CEE 1° febbraio 1993, n. 259(sui trasporti transfrontalieri), attesa la natura della fonte (regolamento,e come tale direttamente applicabile nell’ordinamento degli Stati mem-bri ai sensi dell’articolo 249 (ex 189) del Trattato che la contiene13, cri-ticata in modo esplicito sul punto da una successiva pronuncia dellastessa terza sezione14. Una posizione condivisa dalla Corte in più occa-sioni con l’affermazione che “la definizione di rifiuto comunitaria nonpossa essere interpretata secondo i criteri dettati dalla nostra norma-tiva nazionale”15.

130 CONVEGNI E SEMINARI

12 Cass. Sez. III 12 novembre 2003 n. 1723, dep. 3 febbraio 2004, Puppo, inedita.13 Cass. Sez. III 27 novembre 2002 n. 2125, Ferretti, in CED Cass. 223291.14 Cass. Sez. III 4 marzo 2005, dep. 13 maggio 2005 n. 17836, Maretti, ivi, 231640.15 Cass. Sez. III 10 febbraio 2005 n. 9503, Montinaro e Cass. Sez. III 22 febbraio

2005 n. 11127, Conti, inedite.

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Diversamente si era sostenuto come le nuove disposizioni fosse-ro vincolanti per il giudice in quanto introdotte con atto avente pariefficacia legislativa della precedente normativa sebbene fosse statamodificata la nozione di rifiuto dettata dall’articolo 1 della direttiva91/156/CEE e ripresa come tale dalla previgente disposizione naziona-le del 199716 .

L’argomentazione si fondava sul rilievo che la direttiva 91/156non fosse autoapplicativa (self executing) e che in proposito non potes-se adirsi direttamente la Corte di Giustizia per acquisire una interpreta-zione pregiudiziale ex articolo 234 (ex 177) atteso che a dovere essereinterpretata era non già la norma europea, bensì quella nazionale; conla conseguenza che unico strumento operativo, peraltro attivato, rima-neva quello della procedura di infrazione contro lo Stato italiano ed ilsuccessivo ricorso alla Corte di Giustizia in caso di non adeguamentodello Stato al parere motivato della stessa Commissione, ai sensi del-l’articolo 226 (già 169) del Trattato di Roma17.

Una ulteriore e articolata metodica di approccio al problemarisultava in altra pronuncia della Corte18, che muoveva dalla letturadelle numerose decisioni della Corte di Giustizia delle Comunità euro-pee le cui decisioni (siano esse di condanna per inadempimento delloStato oppure interpretative del diritto comunitario) sono immediata-mente e direttamente applicabili in Italia. Ma la Corte di cassazionemostrava di avvicinarsi a quella che sarà la terza e definitiva opzioneinterpretativa con la decisione Maretti (cit., e che si presenza come una

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16 Cass. Sez. III. 13 novembre 2002 n. 4052, Passerotti, in Ced Cass, n. 223532; atale impostazione hanno aderito successivamente ulteriori decisioni del giudice dilegittimità, sovente in modo acritico come Cass. sez. III 27 ottobre 2004, dep. 25novembre 2004 n. 45582, p.m. in proc. Sollo, inedita.

17 In senso conforme al dictum della decisione Passerotti si sono espresse poi Cass.Sez. III 29 gennaio 2003 n. 4051, Ronco, ivi, 223604; Cass. Sez. III 22 gennaio2003, Costa; 11 febbraio 2003, Mortellaro; 31 luglio 2003, Agogliati e 9 ottobre2003, De Fronzo, tutte su specifiche questioni di merito.

18 Cass. Sez. III 15 gennaio 2003 n. 17656, Gonzales, in Ced Cass. 224716, ripresada Cass. Sez. III 11 novembre 2004 n. 48402, p.g. c/ Brugnolaro.

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evoluzione delle tesi illustrate nella pronuncia Passerotti, dello stessoestensore), ove si osservava come la pronuncia che precisi o integri ilsignificato di una norma comunitaria abbia la stessa efficacia di que-st’ultima, così da essere direttamente ed immediatamente efficace nel-l’ordinamento nazionale se e in quanto lo sia anche la norma interpre-tata; conseguentemente se tale efficacia sussiste il giudice nazionalenon può più applicare la norma interna, ma ove l’interpretazione abbiariguardato una norma comunitaria priva di efficacia diretta il giudicenazionale dovrebbe ancora applicare la norma interna a meno di nonsollevare eccezione di illegittimità costituzionale per violazione degliarticoli 11 e 117 della Costituzione (per la cui opzione la decisioneMaretti propende, anche se nel caso specifico giudica la questione irri-levante avendo nel merito condiviso la natura di rifiuto dei materiali inquestione).

Ed è così che l’ulteriore punto di approdo diviene la rimessionealla Corte costituzionale operata dalla Corte con le ordinanze n. 1414,Rubino e 10328, Italiano, di cui sopra.

4. Le perplessità già avanzate dalla giurisprudenza di meritoL’approdo cui il giudice di legittimità mostra di essere giunto agli

inizi del 2006 era stato preceduto da una serie di ordinanze della magi-stratura di merito. Infatti con ordinanze del 2 febbraio 2005 delTribunale di Terni nel procedimento penale a carico di F.A. ed altro, del14 marzo 2005 del Tribunale di Venezia nel procedimento penale acarico di G.L., del 29 giugno 2005 del Tribunale di Terni nel procedi-mento penale a carico di A.N. e del 9 novembre 2005 del Giudice perle indagini preliminari del Tribunale di Asti nel procedimento penale acarico di M.B., erano state sollevate questioni di legittimità costituzio-nale sia dell’articolo 14 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, comeconvertito, con modificazioni, nella legge 8 agosto 2002, n. 178, maaltresì dell’articolo 1, commi 25, 26, 27, 28 e 29, della legge 15 dicem-bre 2004, n. 308 (Delega al Governo per il riordino, il coordinamento

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e l’integrazione della legislazione in materia ambientale e misure didiretta applicazione).

Infatti, la legge n. 308 del 2004, mentre manteneva espressa-mente fermo il disposto dell’articolo 14 del decreto-legge n. 138 del2002 (articolo 1, comma 26, della legge), già medio tempore censura-to dalla Corte europea, escludeva nel contempo taluni materiali, qua-lificabili come rifiuti dalla relativa disciplina; ciò, con l’articolo 1,comma 29, che, aggiungendo una lettera q-bis) all’articolo 6, comma1, del decreto legislativo n. 22 del 1997, poneva un principio esatta-mente contrario, qualificando come “materia prima secondaria perattività siderurgiche e metallurgiche” i “rottami ferrosi e non ferrosiderivanti da operazioni di recupero e rispondenti a specifiche CECA,AISI, CAEF, UNI, EURO o ad altre specifiche nazionali e internazio-nali, nonché i rottami scarti di lavorazioni industriali o artigianali oprovenienti da cicli produttivi o di consumo, esclusa la raccolta dif-ferenziata, che possiedono in origine le medesime caratteristicheriportate nelle specifiche sopra menzionate”, così che in pratica, rei-terando la regola già respinta dalla Corte di giustizia, i rottami ferro-si dovevano essere sottoposti al regime delle materie prime e non aquello dei rifiuti, in presenza di determinate caratteristiche merceolo-giche e se destinati in modo oggettivo ed effettivo all’impiego neicicli produttivi siderurgici o metallurgici.

In relazione al più noto di tali procedimenti va ricordato come aseguito di ricorso in via pregiudiziale, ex articolo 234 del Trattato CE,proposto dallo stesso giudice a quo, la Corte di giustizia delleComunità europee, con sentenza 11 novembre 2004, causa C-457/02,ha ritenuto l’anzidetta “interpretazione autentica” contrastante con ladefinizione di cui all’articolo 1, lettera a), della direttiva 75/442/CEE,in quanto atta a sottrarre alla qualificazione come rifiuto dei residui diproduzione o di consumo corrispondenti a detta definizione. In partico-lare nel caso Niselli il giudice remittente aveva rilevato l’esistenza diun contrasto tra la disposizione penale interna e gli obblighi di matrice

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comunitaria contenuti in direttive, peraltro sprovviste di effettidiretti19, ipotizzando un potere disapplicativo della legge penale con-trastante con l’obbligo comunitario, e ciò in quanto la norma penale“viziata” aveva sostituito una precedente disposizione nazionale con-forme al diritto comunitario.

La tesi del giudice remittente, argomentata con sottile finezzagiuridica dall’Avvocato generale Kokott, partiva dal dato che in questocaso non si sarebbe creato un vuoto normativo effetto della disapplica-zione, bensì la riespansione della norma penale nazionale (compatibile)abrogata dall’intervento di modifica incompatibile con il diritto comu-nitario, la conseguenza sarebbe stata la sanzionabilità di condotte nonin ragione delle previsioni della direttiva, ma della legge penale previ-gente, illegittimamente abrogata ed illegittimamente sostituita20.

5. Le non risposte della Corte costituzionalea) Purtroppo già nel caso sottoposto all’esame della Corte costituzio-

nale dal Tribunale di Asti, il giudice delle leggi ha ordinato la resti-tuzione ai giudici rimettenti degli atti alla luce del sopravvenutomutamento normativo operato con il decreto legislativo n. 152 del2006, che reca una nuova disciplina della gestione dei rifiuti, inte-gralmente sostitutiva di quella già contenuta nel decreto legislativon. 22 del 1997, rilevando l’espressa abrogazione della norma censu-rata di cui all’articolo 14 del decreto-legge n. 138 del 2002, e laintroduzione, nel contempo, di una nuova definizione del concetto di“materia prima secondaria per attività siderurgiche e metallurgi-

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19 Questa condizione delle direttive originava un’ulteriore problematicità, in quantoper una direttiva inidonea a creare posizioni giuridiche per il cittadino, in quantosenza effetti diretti, si pretendeva di generare un effetto di diretta applicazione nel-l'ordinamento interno. Per una più approfondita disamina dei rapporti dirittocomunitario-diritto nazionale si rinvia a A. Montagna, Il difficile cammino versoun diritto penale europeo minimo, in Cass. pen., 2007,2.

20 Come espressamente affermato nelle conclusioni al paragrafo 58 della pronuncia.

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che”, che riconduce in tale nozione anche “i rottami ferrosi e nonferrosi derivanti da operazioni di recupero”, solo a condizione chequest’ultimo sia “completo” (articolo 183, comma 1, lett. u), così darendere inevitabile una nuova valutazione della rilevanza e della nonmanifesta infondatezza delle questioni sollevate.21

Infatti il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in mate-ria ambientale), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 apri-le 2006, emanato in attuazione della delega conferita dall’articolo 1della legge n. 308 del 2004, reca, nella parte quarta (Norme in temadi gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati), una nuova disci-plina della gestione dei rifiuti, integralmente sostitutiva di quella giàcontenuta nel decreto legislativo n. 22 del 1997; più specificamente,per quanto in questa sede più interessa, il citato decreto legislativo n.152 del 2006 ha da un lato espressamente abrogato, all’articolo 264,comma 1, lettera l), la norma di interpretazione autentica di cui all’ar-ticolo 14 del decreto-legge n. 138 del 2002, direttamente coinvoltanello scrutinio di costituzionalità, e dall’altro introdotto, all’articolo183, comma 1, lettera u), una definizione del concetto di “materiaprima secondaria per attività siderurgiche e metallurgiche” contras-segnata da elementi di novità rispetto alla corrispondente definizionedi cui alla lettera q-bis) dell’articolo 6, comma 1, del decreto legisla-tivo n. 22 del 1997, censurata da tutti i rimettenti: risultando tale defi-nizione arricchita di requisiti aggiuntivi, destinati, come tali, a circo-scrivere la portata del concetto definito e, correlativamente, il nove-ro dei materiali sottratti al regime dei rifiuti.

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21 Ordinanza 20 giugno 2006, n. 288, Est. Flick.

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Oltre alla puntualizzazione per cui la definizione attiene alla mate-ria prima secondaria “la cui utilizzazione è certa e non eventuale”, edal rinvio ad apposito decreto del Ministro dell’ambiente e della tute-la del territorio, di concerto con il Ministro delle attività produttive,per l’individuazione delle “specifiche nazionali e internazionali”(ulteriori rispetto alle specifiche “CECA, AISI, CAEF, UNI, EURO”,di cui alla precedente definizione) cui i rottami debbono rispondereal fine di poter fruire della qualificazione in parola, la disposizionedel decreto legislativo n. 152, al numero 1), riconduce alla nozione di“materia prima secondaria per attività siderurgiche e metallurgi-che” i “rottami ferrosi e non ferrosi derivanti da operazioni di recu-pero”, solo a condizione che quest’ultimo sia “completo”, elementoche non figurava nella disposizione precedente.

Inoltre, la definizione in esame si presenta correlata a quella, dinuova introduzione, di “materia prima secondaria” (di tipo genera-le, senza ulteriori specificazioni), contenuta nella lettera q) delmedesimo articolo 183, comma 1, ove si qualifica come tale la“sostanza o materia avente le caratteristiche stabilite ai sensi dell’ar-ticolo 181”, ossia della norma che regola il recupero dei rifiuti, laquale, a sua volta, al comma 12, prevede che “la disciplina in mate-ria di gestione dei rifiuti si applica fino al completamento delle ope-razioni di recupero”22. In proposito va altresì ricordata l’abrogazio-ne della direttiva 75/442/CEE ad opera della nuova direttiva inmateria di rifiuti 2006/12/CE del 5 aprile 2006 del Parlamento euro-peo e del Consiglio, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione

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22 La Corte di cassazione ha ribadito come tra le operazioni di recupero siano com-prese la cernita o la selezione, sino al compimento delle quali si conserva lanatura di rifiuto (Cass. Sez. III 15 giugno 2006, dep. 9 ottobre 2006, n. 33882,p.m. in proc. Barbati.

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europea del 27 aprile 2006, ed entrata in vigore il 17 maggio 2006,la quale reca, all’articolo 1, paragrafo 1, lettera a), una definizionedi rifiuto differenziata dalla precedente solo per una variante (sosti-tuzione della espressione “abbia deciso ... di disfarsi” con l’altra“abbia l’intenzione ...di disfarsi”).

Da ciò la conseguente restituzione degli atti ai giudici emittenti aifini di una nuova valutazione circa la rilevanza e la non manifestainfondatezza delle questioni sollevate alla luce dello ius superveniens.

b) Analogamente è avvenuto con riferimento alla prima delle ordinan-ze della Corte di cassazione, atteso che, con ordinanza n. 458 del 13dicembre 200623, il giudice delle leggi ha restituito alla Corte di cas-sazione, ai fini di una nuova valutazione circa la rilevanza e la nonmanifesta infondatezza della questione sollevata, la questione dellacompatibilità costituzionale della disciplina nazionale sui rifiuti neisuoi rapporti con il diritto comunitario, affinché la stessa operi unanuova valutazione della questione alla luce delle nuove disposizioniintrodotte dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Sotto questopiù generale profilo, va ricordato come, oltre alla citata abrogazio-ne, ex articolo 264, comma 1, lettera l), della norma di interpretazio-ne autentica di cui all’articolo 14 del decreto-legge n. 138 del 2002,il medesimo decreto legislativo abbia introdotto, all’articolo 183,comma 1, lettera n), una nuova definizione di “sottoprodotto”, sot-tratto a determinate condizioni all’applicazione della disciplina suirifiuti; una definizione che si pone in parte in linea di ideale conti-nuità con la disposizione censurata, ma se ne discosta sotto diversi

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23 Dep. il 28 dicembre 2006 e pubblicata sulla g. u. del 3 gennaio 2007.

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profili, sul piano della formulazione e dei contenuti precettivi, edella quale, peraltro, si prevede una abrogazione totale.

c) Una terza occasione di intervento si era avuta a seguito della que-stione di legittimità costituzionale dell’articolo 53-bis del decreto n.22 del 1997, introdotto dall’articolo 22 della legge 23 marzo 2001,n. 93 (Disposizioni in campo ambientale), nella parte in cui punivacon la reclusione da uno a sei anni “chiunque, al fine di conseguireun ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento dimezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, ocomunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti”, sol-levata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari.

Secondo il giudice a quo, la configurazione della fattispeciedelittuosa in termini di reato di pericolo, soggettivamente connotatodal dolo specifico dell’ “ingiusto profitto”, avrebbe richiesto il rigo-roso rispetto dei canoni di tipicità e determinatezza in riferimentosia alla descrizione della condotta, sia alla previsione dell’elementopsicologico, diversamente da quanto riscontrabile nella disposizionein oggetto, la cui indeterminatezza non sarebbe stata emendabile invia interpretativa, con conseguente violazione dei principi di tassa-tività della fattispecie penale e del diritto di difesa; con riferimentoal primo profilo, il rimettente aveva sostenuto inoltre come la for-mula “ingenti quantitativi”, descrittiva di uno degli elementi costi-tutivi della fattispecie, risultava talmente indeterminata da rimettereall’arbitrio dell’interprete l’identificazione del comportamentoincriminato, e con essa il contenuto precettivo della norma, di modoche condotte identiche sarebbero potute essere considerate penal-mente rilevanti, o non, in ragione della scelta del singolo giudice.Inoltre, a giudizio del Gip di Bari, la formulazione della normasarebbe risultata generica con riguardo sia alla modalità di realizza-zione dell’illecito, indicata con l’utilizzo dell’avverbio “abusiva-mente”, senza specificazione a quali tra i divieti previsti dalla nor-mativa a tutela dell’ambiente si dovesse fare riferimento, sia all’og-

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getto della condotta, stante la mancata precisazione della tipologiadei rifiuti cui si riferiva, sia, infine, al connotato tipizzante le “atti-vità continuative ed organizzate”, di fatto non distinguibili dal “pre-vio allestimento di mezzi” già previsto nella norma come elementodi connotazione della condotta medesima.

Anche in questo caso la Corte costituzionale ha dichiarato mani-festamente inammissibile la questione, con ordinanza 7 giugno 2006n. 271, est. Silvestri, in quanto purtroppo il giudice rimettente, dopoaver affermato di aver fatto applicazione della norma censurata nelgiudizio a quo, non aveva chiarito quali provvedimenti fosse anco-ra chiamato ad adottare sulla base della medesima disposizione, néaveva precisato in quale fase si trovasse il processo principale;omissioni, queste, che hanno impedito alla Corte costituzionale divalutare la rilevanza della questione esaminabile per la coincidenzadella disposizione censurata con lo ius superveniens di cui al decre-to legislativo n. 152 del 2006.

d) Ancora la Corte costituzionale ha dichiarato, con ordinanza 21 giu-gno 2006 n. 245, est. Tesauro, il non luogo a provvedere sull’istan-za di sospensione degli articoli 63, 64, 101, comma 7, 154, 155, 181,commi da 7 ad 11, 183, comma 1, 186, 189, comma 3, 214, commi3 e 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recanti disposi-zioni concernenti le autorità di bacino distrettuale, gli accordi di pro-gramma per la definizione dei metodi di recupero, e per le procedu-re semplificate di smaltimento di taluni rifiuti, gli scarichi derivantidalle imprese agricole e le tariffe per il servizio idrico, propostadalla Regione Emilia-Romagna nel giudizio di legittimità costitu-zionale in via principale promosso in riferimento agli articoli 11, 76,117 e 118 della Costituzione, ed ai principi di leale collaborazione edi ragionevolezza, nonché ai principi ed alle norme del diritto comu-nitario. In questo caso, nel sollecitare l’esercizio del potere disospensione delle norme impugnate, la Regione ricorrente, a giudi-zio della Corte, ha prospettato in maniera sostanzialmente assertiva

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la sussistenza dei relativi presupposti, omettendo di svolgere argo-menti in grado di indurre la Corte costituzionale ad eventualmenteadottare, d’ufficio, i provvedimenti di cui agli articoli 35 e 40 dellalegge n. 87 del 1953.

e) La Corte costituzionale ha dato, inoltre, una “non risposta” alla giàcitata ordinanza 24 novembre 2005, dep. 24 marzo 2006 n. 10328,Italiano, della terza sezione della Corte di cassazione24, con la qualeè stata sollevata la questione di legittimità costituzionale dell’artico-lo 30, comma 4, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, comemodificato dall’articolo 1, comma 19, della legge 9 dicembre 1998,n. 426, disposizione che impone l’obbligo dell’iscrizione all’Albonazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento rifiuti soloper “le imprese che svolgono attività di raccolta e trasporto di rifiu-ti non pericolosi prodotti da terzi e le imprese che raccolgono e tra-sportano rifiuti pericolosi”. Una previsione ripresa dal vigente arti-colo 212, comma 5, del decreto 3 aprile 2006 n. 152, il quale preve-de che “l’iscrizione all’Albo è requisito per lo svolgimento delleattività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi prodotti daterzi, di raccolta e trasporto di rifiuti pericolosi...”.

Infatti con ordinanza n. 126 del 16 aprile 2007 la Corte costitu-zionale25 ha ordinato la restituzione degli atti alla Corte di cassazio-ne osservando che il citato decreto legislativo n. 152 regola in modoparzialmente diverso la materia dell’iscrizione delle imprese eser-centi attività di gestione dei rifiuti nell’apposito Albo; e ciò sul pre-supposto che il contenuto del successivo comma ottavo dello stesso

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24 In G. U. 11 ottobre 2006, 1 serie speciale, pag. 69.25 In G. U. 26 aprile 2007, 1 serie speciale, pag. 21.

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articolo 212 possa in qualche modo rimettere in discussione la valu-tazione “negativa” di compatibilità ambientale già operata dal giu-dice di legittimità.

In realtà le cose non sembrano potere stare in questo senso, inquanto l’ordinanza 126 esalta la disposizione per la quale “le impre-se che esercitano la raccolta ed il trasporto dei propri rifiuti non peri-colosi come attività ordinaria e regolare (nonché le imprese che tra-sportano i propri rifiuti pericolosi in quantità non eccedenti specifi-ci limiti) ... sono iscritte all’Albo nazionale gestori ambientali aseguito di semplice richiesta scritta”. La disposizione in questione,che prevede altresì l’ulteriore agevolazione della non sottoposizionealla prestazione delle garanzie finanziarie di cui al precedentecomma settimo, prevede che la richiesta di iscrizione all’Albo nonsia soggetta a valutazione relativa alla capacità finanziaria e alla ido-neità tecnica, ed esenta altresì le imprese in questione dall’ulterioreobbligo della nomina del responsabile tecnico.

Ma a questo punto si pongono dubbi di costituzionalità non sol-tanto dell’attuale comma 5 dell’articolo 212 del decreto legislativon. 152 del 2006, ma altresì del comma 8, che prevedendo una iscri-zione all’Albo a seguito di semplice richiesta, ed esonerando “leimprese che esercitano la raccolta ed il trasporto dei propri rifiutinon pericolosi come attività ordinaria e regolare” dalle garanziefinanziarie, si pone in contrasto con la ratio legis della direttiva91/156/CEE, che non poteva che prevedere l’iscrizione come stru-mento di verifica della professionalità dell’operatore, e non comesemplice passaggio formale, come sembra averla ridotta la nuovaprevisione legislativa. Un contrasto che si evidenzia maggiormenteallorché, procedendo nella lettura del testo normativo, si nota la pre-visione, al comma 10, della emanazione di un decreto del Ministrodell’Ambiente per definire requisiti, termini e modalità di iscrizioneall’Albo, che le disposizioni sopra riportate sembrano volere inqualche modo aggirare.

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6. Le occasioni che residuanoa) La dottrina e la giurisprudenza sono peraltro in attesa della valutazio-

ne di un’ulteriore questione, ovvero quella attinente al regime dellecosiddette terre e rocce da scavo, rispetto al quale la CommissioneTributaria regionale della Toscana ha sollevato eccezione di legitti-mità costituzionale con ordinanza 12 giugno 200626, in procedimen-to riguardante lo smaltimento di terra e rocce da scavo prodotte inconseguenza dell’attività di costruzione del tratto Bologna- Firenzedella linea ad alta velocità Milano-Napoli (cosiddetto TAV).

La disciplina in materia trova nel decreto del Presidente dellaRepubblica 10 settembre 1982, n. 915 la sua fonte originaria, inquanto questo aveva classificato “i materiali provenienti da demoli-zioni, costruzioni e scavi” come rifiuti speciali, ai sensi dell’artico-lo 2, comma 3, punto 3.

Con l’entrata in vigore del decreto legislativo 5 febbraio 1997 n.22 “i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, non-ché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo” sonostati classificati come rifiuti speciali. Lo stesso decreto Ronchi pre-vedeva poi all’articolo 8 (relativo alle esclusioni) che “i materialinon pericolosi che derivano dall’attività di scavo” fossero esclusidalla normativa sui rifiuti (ex comma 2, lett. c). Questa esclusione fuoggetto di critica da parte della Commissione europea, così che conil cosiddetto Ronchi-bis (decreto legislativo n. 389 del 1997) icommi 2, 3 e 4 dell’articolo 8 del decreto legislativo n. 22 del 1997venivano abrogati (ex articolo 1, comma 9). Il quadro di coerenza

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26 In G. U. 7 febbraio 2007, 1 serie speciale, pag. 115.

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della disciplina nazionale con quella comunitaria prevedeva così chei materiali provenienti dall’attività di scavo rientrassero fra i rifiuti,con la ulteriore specificazione che quelli pericolosi avessero la qua-lificazione di rifiuti speciali.

Con una circolare ministeriale veniva operata una prima deroga alladisciplina, prevedendosi che le terre e rocce da scavo fossero qualifi-cate come rifiuti allorché superassero limiti di concentrazione di inqui-namento stabiliti dal decreto ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471, ed inpresenza di specifiche condizioni di riutilizzo (e sul punto basti richia-mare il principio di legalità, ed in particolare di riserva di legge, peruna valutazione sulla legittimità di tale modifica normativa).

A fronte di una giurisprudenza di legittimità che aveva visto laterza sezione della Corte di cassazione adottare una interpretazioneritenuta restrittiva in tema di terre e rocce da scavo, il legislatoreinterveniva, con una tecnica che in materia di rifiuti si è ripetutainnumerevoli volte, con la legge 23 marzo 2001, n. 93, che introdu-ceva due ulteriori ipotesi di esclusione dal regime dei rifiuti (ex arti-colo 10), e tra queste la lettera f-bis), che escludeva, in quanto disci-plinate da specifiche disposizioni di legge, “le terre e le rocce dascavo destinate all’effettivo utilizzo per reinterri, riempimenti, rile-vati e macinati, con esclusione di materiali provenienti da siti inqui-nati e da bonifiche con concentrazione di inquinanti superiore ailimiti di accettabilità stabiliti dalle norme vigenti”.

La materia subiva poco dopo un ulteriore intervento con la legge21 dicembre 2001, n. 443 (cosiddetta legge obiettivo o leggeLunardi), che forniva l’interpretazione autentica dell’articolo 7,comma 3, lett. b, del decreto Ronchi (vigente sin dalla sua entrata invigore) e dell’articolo 8, comma 1, lett. f-bis, (introdotto dalla citatalegge n. 93 del 2001). In realtà, fornendo l’interpretazione delle ipo-tesi in cui le terre e rocce da scavo non costituiscono rifiuti, la leggeLunardi non poteva fornire altra interpretazione se non quella del-l’articolo 8, relativo alle esclusioni, in quanto l’articolo 7 attiene alla

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classificazione dei rifiuti (urbani o speciali, pericolosi o non perico-losi), con la conseguenza che la legge n. 443 del 2001 fornisce l’in-terpretazione autentica della esclusione al regime dei rifiuti introdot-ta con la legge n. 93 del 2001 (indipendentemente dalle ulterioriconsiderazioni sulla natura o meno di interpretazione o di innova-zione di tale intervento).

Il quadro veniva nuovamente sottoposto ad ulteriore interpreta-zione con la legge comunitaria 2003 (legge 31 ottobre 2003, n. 306),che modificava nuovamente la lettura delle due citate disposizioni (equi valgano analogicamente le medesime osservazioni).

Sostanzialmente il quadro normativo non è mutato con l’entratain vigore (il 29 aprile 2006) delle Norme in materia ambientaleintrodotte dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152; infatti l’arti-colo 186 prevede che: “le terre e rocce da scavo, anche di gallerie,ed i residui della lavorazione della pietra destinate all’effettivo uti-lizzo per reinterri, riempimenti, rilevati e macinati non costituisco-no rifiuti....solo nel caso in cui, anche quando contaminati, duranteil ciclo produttivo, da sostanze inquinanti derivanti dalla attività diescavazione, perforazione e costruzione siano utilizzati, senza tra-sformazioni preliminari, secondo le modalità previste nel progettosottoposto a valutazione di impatto ambientale...”.27

Pertanto la Commissione, richiamata la giurisprudenza comuni-taria sulla nozione di rifiuto, avvalorata dalla esistenza di una ver-tenza tra la Commissione europea e la Repubblica italiana, causa C-194/05, per violazione della direttive in materia in relazione alla

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27 Una ulteriore questione di legittimità costituzionale, in riferimento all'articolo 183,comma 1, lett. n) del decreto legislativo n. 152 del 2006, è stata sollevata dalTribunale di Venezia (sezione di Dolo) che ha ritenuto il quarto periodo di dettadisposizione, nella parte in cui sottrae alla disciplina dei rifiuti le ceneri di pirite,in contrasto con la normativa comunitaria e quindi con gli articoli 11 e 117, comma1 della Costituzione. [Tribunale di Venezia, sezione di Dolo, 20 settembre 2006, inGiur. Mer., 2007, p. 1089 ss., con nota di commento di L. Ramacci, ivi p. 1094 ss.].

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disciplina sopra illustrata introdotta dalle leggi n. 93 del 2001 e n.443 del 2001, ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondatala questione di legittimità costituzionale dell’articolo 186 del decre-to legislativo 3 aprile 2006, n. 152 per violazione degli articoli 11 e117 della Costituzione.

b) Ma già si affacciano all’orizzonte ulteriori questioni: basti prendereatto di quanto la Corte ha già anticipato con la sentenza 21 dicem-bre 2006, dep. 11 aprile 2007, n. 14557, Palladino, nella quale siafferma che “In tema di rifiuti, la definizione di sottoprodotto intro-dotta dall’articolo 183 lett. n) del decreto legislativo 3 aprile 2006,n. 152, ai sensi della quale viene qualificato come sottoprodotto sot-tratto alla disciplina dei rifiuti anche il residuo produttivo commer-cializzato a favore di terzi per essere utilizzato, senza trasformazio-ni preliminari, in un ciclo produttivo diverso da quello di origine, sipone in contrasto con la nozione comunitaria di rifiuto, come inter-pretata dalla Corte di giustizia, per la quale, per distinguere il sotto-prodotto dal rifiuto, è necessario che il riutilizzo sia certo, cheavvenga nel medesimo processo produttivo e senza trasformazionipreliminari” (nell’occasione la Corte non ha sollevato la questionedi costituzionalità della norma nazionale per contrasto con gli arti-coli 11 e 117 della Costituzione per la mancanza, nel caso di specie,della certezza del riutilizzo).

c) Infine il caso Italiano, restituito alla Corte di cassazione con la giàcitata ordinanza n. 126 del 16 aprile 2007 della Corte costituziona-le, si è di nuovo presentato all’esame del giudice di legittimità nel-l’udienza del 21 giugno 2007, e, come era facile prevedere stante la“non novità” del nuovo quadro normativo, la Corte di legittimità hanuovamente sollevato la questione di legittimità costituzionale, que-sta volta con riferimento all’articolo 212 del decreto legislativo n.152 del 2006, con provvedimento del quale sono ancora in corso distesura le motivazioni.

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7. Le ragioni per una risposta positiva per l’ambienteIndubbiamente, in relazione alle questioni non ancora affrontate

dalla Corte costituzionale, è legittimo attendersi una risposta nel meri-to, in quanto l’intervenuta abrogazione delle pregresse disposizioni, adopera dell’articolo 264, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 3aprile 2006, n. 152, non costituisce impedimento all’esame della que-stione di legittimità costituzionale sollevata dalla CommissioneTributaria di Firenze, la cui ordinanza è sia successiva all’entrata invigore del citato decreto legislativo n. 152 sia riferita ai nuovi contenu-ti normativa, così come di quelle sollevate dal Tribunale di Venezia eda ultimo dalla Corte di cassazione.

Ciò ancor più in quanto già nei procedimenti restituiti al giudiceremittente la Corte costituzionale avrebbe potuto affrontare le questio-ni dedotte dalla Corte di cassazione (in particolare con l’ordinanzaItaliano), in quanto le disposizioni oggetto di censura sono state inte-gralmente trasfuse nel medesimo decreto.

In questi casi la giurisprudenza della Corte ha in più occasioniaffermato come il proposto giudizio incidentale di costituzionalitàdovesse essere deciso con riferimento alla nuova disposizione; ed inquesti termini risulta essersi espressa28 nel dichiarare inammissibilela questione di legittimità costituzionale dell’articolo 61, commi 4 e5, del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (Codice della pro-prietà industriale), sollevata, in riferimento agli articoli 3, 41 e 42della Costituzione, dalla Commissione dei ricorsi contro i provvedi-menti dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, lì dove la dichiarazione

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28 Corte costituzionale, sentenza n. 345 del 2005.

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risulta infatti effettuata con riferimento alla nuova disposizione, sosti-tutiva del precedente articolo 3, comma 8, del decreto-legge 15 apri-le 2002, n. 63 (Disposizioni finanziarie e fiscali urgenti in materia diriscossione, razionalizzazione del sistema di formazione del costo deiprodotti farmaceutici, adempimenti ed adeguamenti comunitari, car-tolarizzazioni, valorizzazione del patrimonio e finanziamento delleinfrastrutture), convertito, con modificazioni, nella legge 15 giugno2002, n. 112, abrogata dall’articolo 246, comma 1, lett. mm), dellostesso decreto n. 3; e ciò anche in ipotesi di “sostanziale” riproduzio-ne, come affermato in precedenza con le sentenze n. 135 del 2003 en. 25 del 2002.

8. Gli ambiti interpretativi delle nuove disposizioniIl secondo percorso sul quale la Corte di cassazione si sta parti-

colarmente impegnando è quello degli ambiti interpretativi delle nuovedisposizioni, dopo una lunga, ed ad oggi, vana attesa degli interventicorrettivi promessi sin dall’inizio della legislatura.

Ci si riferisce alle tanto sospirate e mai adottate disposizioni cor-rettive ed integrative del predetto decreto legislativo n. 152, consentitein base all’articolo 1, comma 6, della legge 15 dicembre 2004, n. 308,che ha delegato il Governo alla redazione del cosiddetto Testo Unico.In tema, un primo, modesto intervento correttivo si è avuto con ildecreto legislativo 8 novembre 2006, n. 284, in G. U. 24 novembre2006, n. 274, concernente l’introduzione di un regime transitorio con-seguente alla soppressione dell’Autorità di bacino disposta dall’artico-lo 63, comma 3, la soppressione dell’Autorità di vigilanza sulle risorseidriche e sui rifiuti, la proroga del termine per l’adeguamento delloStatuto del Conai ai principi del “testo unico”.

Un secondo intervento era sembrato dover giungere di lì a poco,in quanto si intendeva determinare la chiusura di numerose proceduredi infrazione comunitaria allo stato pendenti nei confronti dell’Italia edevitare così il rischio di pesanti condanne da parte della Corte di

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Giustizia, ma per il quale in realtà si sta soltanto concludendo l’esameda parte della Conferenza unificata.

A questo secondo intervento ne dovrebbero seguire altri, comepreannunciato dalla Commissione per la riforma del codice ambienta-le, di cui un primo (il terzo della serie) per la Parte II, relativa alle pro-cedure per la valutazione ambientale strategica, per la valutazioned’impatto ambientale e per l’autorizzazione ambientale integrata, e daultimo un secondo (il quarto della serie) con modifiche di nuovo allaParte IV sui rifiuti, ma altresì alla disciplina delle acque, delle immis-sioni nell’atmosfera, in tema di danno ambientale, ed infine alla parteiniziale dei principi (che ci saremmo aspettati precedesse le riflessionidi settore)29.

La Corte, che come qualunque soggetto che si occupa di ambien-te ha sviluppato l’arte della perseveranza, abituata da tempo a convive-re con un panorama normativo in continua evoluzione (o involuzione),frutto più di spinte corporative che di quella “piena e coerente attuazio-ne delle direttive comunitarie” declamata dall’articolo 1, comma otta-vo, lett. e), della legge delega ambientale n. 308 del 2004, ha così dovu-to affrontare, e spesso contrastare, quelle spinte interpretative, di cui abinitio, e che, utilizzando le pieghe di un testo ove l’attività di “copia eincolla” ha spesso tradito l’operatore, hanno cercato di scardinare l’as-setto che il “diritto vivente” aveva dato alle tematiche ambientali; ope-razione non riuscita, ma che non ha potuto non portare disorientamen-to nella giurisprudenza di merito.

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29 In questo continuo assestamento normativo non va dimenticata la legge 27 dicem-bre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), nel cui articolo unico una serie di dispo-sizioni interessa gli operatori ambientali, quali i commi 183, sulla tassa sui rifiutisolidi urbani, 184, contenente proroga del decreto discariche, 868, in tema di dannoambientale, 1110, relativo al protocollo di Kyoto, 1117, sulle fonti energetiche rin-novabili, per tacere di altri minori riferimenti.

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9. Lo stato evolutivo del “diritto vivente” in tema di rifiutiIl primo ambito nel quale si è esercitata la funzione nomofilatti-

ca del giudice di legittimità è stato quello della perimetrazione dei con-fini della nozione di rifiuto, ed in questo senso esemplificative sonoalcune delle più recenti decisioni, come allorché si è precisato che imateriali di dragaggio dei porti conservano la propria natura di rifiutisino alla loro cernita e dilavamento, atteso che la disciplina in materiadi rifiuti si applica sino al completamento delle operazioni di recupero,ex articolo 181, comma dodicesimo, del decreto legislativo 3 aprile2006, n. 152, e che l’articolo 185 del citato decreto n. 152 esclude dalcampo di applicazione della disciplina sui rifiuti esclusivamente ilmateriale litoide estratto dai corsi d’acqua, bacini idrici ed alvei, ed aseguito di manutenzione disposta dalle competenti autorità. 30

In altra occasione, trattando il tema dello smaltimento di materia-li da raccolta urbana e da lavori stradali, si è precisato che la disciplinaintrodotta dagli articoli 181, 183 e 184 del decreto legislativo 3 aprile2006, n. 152 non contiene previsioni più favorevoli rispetto alla disci-plina prevista dall’articolo 7 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22, e successive modifiche, considerando che il concetto di “materiaprima secondaria” previsto dall’articolo 181 del decreto legislativo n.152 del 2006 va correlato al termine delle operazioni di recupero ed alvenir meno della necessità di ulteriori trattamenti in vista di successi-va destinazione ad attività produttiva, destinazione che deve esserecerta e non meramente eventuale (nella fattispecie, la Corte ha ritenu-to che la raccolta di elettrodomestici in disuso e di circa 30 mc di

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30 Sez. 3, Sentenza n. 21488 del 21/03/2006 Cc. (dep. 21/06/2006) Rv. 234470, Poggi.

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“basole di pietra” provenienti da lavori stradali non fosse riconducibilein alcun modo al concetto di materia prima secondaria, posto che le pie-tre, per essere eventualmente riutilizzate in sede stradale, avrebberodovuto essere soggette ad ulteriore lavorazione e, quindi, ad operazionedi recupero, riconducibile ai punti R5 e RI 3 dell’Allegato C) del decre-to legislativo n. 22 del 1997 ed ora regolata dalla disciplina degli artico-li 181, comma dodicesimo e 183, lett. h) del decreto legislativo n. 152del 2006, che non contiene criteri più favorevoli per la parte privata)31.

Ancora in senso restrittivo la Corte si è pronunciata sull’utilizzodi materie fecali in agricoltura, ricordando come queste siano sottopo-ste alla disciplina sui rifiuti di cui al decreto legislativo n. 22 del 1997(oggi sostituito dal decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, parte quar-ta), in quanto non sono stati emanati i decreti ministeriali attuativi pre-visti dall’articolo 38, comma primo, del decreto legislativo n. 152 del1999, soltanto a seguito dei quali si sarebbe potuta applicare la diversadisciplina in tema di acque di cui al decreto legislativo n. 152 del 1999(oggi sostituito dal decreto legislativo n. 152 del 2006, parte terza)32,così come per le acque di sentina, rientranti nella nozione di rifiuto aisensi degli articoli 183 e 232 del decreto legislativo n. 152 del 2006, eche vanno considerate tali fino alla ultimazione della procedura di recu-pero che, ai sensi dell’articolo 183, comma terzo lett. h) del citatodecreto n. 152, può portare a generare combustibili (nell’occasione laCorte ha ulteriormente affermato che le acque di sentina non possonoessere considerate “medio tempore” quali prodotti, in quanto il combu-stibile in esse contenuto non è suscettibile di destinazione diretta al

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31 Sez. 3, Sentenza n. 37401 del 28/06/2006 Ud. (dep. 13/11/2006) Rv. 235074.Pietrocola.

32 Sez. 3, Sentenza n. 42201 del 08/11/2006 Ud. (dep. 22/12/2006) Rv. 235412, P.M.in proc. Della Valentina.

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consumo, e che pertanto non può essere soggetto ad accisa se non dopol’ultimazione della procedura di recupero)33.

In altra occasione si è affermato che i materiali residuanti dalla atti-vità di demolizione edilizia conservano la natura di rifiuti sino al comple-tamento delle attività di separazione e cernita, in quanto la disciplina inmateria di gestione dei rifiuti si applica sino al completamento delle ope-razioni di recupero, tra le quali l’articolo 183 lett. h) del decreto legisla-tivo 3 aprile 2006, n. 152 indica la cernita o la selezione (nell’occasionela Corte ha ulteriormente affermato che il materiale in questione non puòneppure essere qualificato quale materia prima secondaria, in mancanzadel decreto ministeriale di attuazione previsto dall’articolo 181, commasesto, del citato decreto legislativo n. 152 del 2006)34.

Una perimetrazione che si è resa necessaria anche in senso oppo-sto, come allorché si è ricordato che dopo la entrata in vigore della legge31 luglio 2002, n. 179, la qualifica di rifiuto va attribuita ai soli pneuma-tici fuori uso, come confermato dall’Allegato A, voce 160103, del decre-to legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e non anche ai pneumatici usati maancora ricostruibili35; così come per i fanghi ed i limi derivanti dallaprima pulitura mediante lavaggio del materiale ricavato dallo sfruttamen-to delle cave, che non rientrano nel campo di applicazione della discipli-na sui rifiuti di cui alla parte quarta del decreto legislativo n. 152 del2006, in quanto l’articolo 185, comma primo, lett. d) del citato decretoesclude dalla disciplina in questione i rifiuti risultanti dallo sfruttamentodelle cave, e non possono essere ritenuti tali soltanto quelli risultantidalla pulitura effettuata mediante grigliatura a secco o setacciatura 36.

151GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

33 Sez. 3, Sentenza n. 31396 del 27/06/2006 Cc. (dep. 21/09/2006) Rv. 234936. P.M.in proc. Scavo e altro.

34 Sez. 3, Sentenza n. 33882 del 15/06/2006 Cc. (dep. 09/10/2006) Rv. 235114, P.M.in proc. Barbati e altri.

35 Sez. 3, Sentenza n. 8679 del 23/01/2007 Ud. (dep. 01/03/2007) Rv. 236086, Vitalee altro.

36 Sez. 3, Sentenza n. 5315 del 11/10/2006 Cc. (dep. 08/02/2007) Rv. 235640,Doneda.

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Altri temi “classici” sui quali si è soffermata la giurisprudenza sonostati quelli delle varie fasi di gestione di rifiuti, ove si è affermato che, alfine di qualificare il deposito quale temporaneo, a seguito dell’entrata invigore dell’articolo 163, lettera m), del decreto legislativo n. 152 del2006, il produttore dei rifiuti può alternativamente e facoltativamente sce-gliere di adeguarsi al criterio quantitativo o a quello temporale, ovveropuò conservare i rifiuti per tre mesi in qualsiasi quantità, oppure conser-varli per un anno purché la loro quantità non raggiunga i venti metricubi37. Sempre in tema di deposito, si è aggiunto che, allorché questomanchi dei requisiti fissati dall’articolo 6, lettera m) del decreto legislati-vo n. 22 del 1997 (ora articolo 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006,n. 152), per essere qualificato quale temporaneo, si realizza secondo icasi: a) un abbandono ovvero un deposito incontrollato sanzionato,secondo i casi, dagli articoli 50 e 51, comma secondo, del citato decretolegislativo n. 22 (ora sostituiti dagli articoli 255 e 256, comma secondo,del decreto legislativo n. 152 del 2006); b) un deposito preliminare,necessitante della prescritta autorizzazione in quanto configura una formadi gestione dei rifiuti; c) una messa in riserva in attesa di recupero,anch’essa soggetta ad autorizzazione quale forma di gestione dei rifiuti.Per le ultime due ipotesi la mancanza di autorizzazione è sanzionata exarticolo 51, comma primo, del decreto legislativo n. 22 del 1997 (ora arti-colo 256, comma primo, del decreto legislativo n. 152 del 2006)38.

In altra occasione la Corte ha precisato che l’attività di autosmal-timento non può essere effettuata con procedura semplificata, ai sensidell’articolo 32 del decreto legislativo n. 22 del 1997 (ora sostituito

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37 Sez. 3, Sentenza n. 39544 del 11/10/2006 Ud. (dep. 30/11/2006) Rv. 235705,Tresolat e altro.

38 Sez. 3, Sentenza n. 39544 del 11/10/2006 Ud. (dep. 30/11/2006) Rv. 235705,Tresolat e altro.

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dall’articolo 215 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), attesoche per tale tipo di attività non risultano adottati i decreti ministerialicontenenti le previste norme tecniche, con la conseguente necessità diottenere la preventiva autorizzazione39.

Ancora, in un caso di mancata ottemperanza all’ordinanza sinda-cale emanata ai sensi dell’articolo 14, comma terzo, del decreto legi-slativo n. 22 del 1997, ora sostituito dall’articolo 192, comma terzo, deldecreto legislativo n. 152 del 2006 con la quale si intima al proprieta-rio (o possessore) dell’area ove risulta giacente un deposito incontrol-lato di rifiuti la rimozione degli stessi, si è ribadita la configurabilità delreato di cui all’articolo 50, comma secondo, del citato decreto legisla-tivo n. 22 del 1997, ora sostituito dall’articolo 255, comma terzo, deldecreto legislativo n. 152 del 2006, senza che possa avere rilevanza ilfatto che l’accumulo dei rifiuti non sia ascrivibile al comportamento deldestinatario dell’intimazione40.

Relativamente al potere di emissione delle ordinanze contingibi-li ed urgenti, ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo 5 febbraio1997, n. 22, ora sostituito dall’articolo 191 del decreto legislativo 3aprile 2006, n. 152, si è precisato che questo non compete al presiden-te di un consorzio intercomunale, anche se tale incarico è stato assuntoda uno dei sindaci dei comuni interessati, in quanto attribuito esclusi-vamente al sindaco, al presidente della provincia o a quello regionalenelle loro qualità (nell’occasione la Corte ha ulteriormente osservatoche il sindaco del singolo comune partecipante al consorzio è legittimatoall’emissione dell’ordinanza, ma nei limiti territoriali comunali)41.

153GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

39 Sez. 3, Sentenza n. 41290 del 08/11/2006 Ud. (dep. 18/12/2006) Rv. 235466Rando.

40 Sez. 3, Sentenza n. 2853 del 12/12/2006 Ud. (dep. 25/01/2007) Rv. 235876,Lefebre.

41 Sez. 3, Sentenza n. 34131 del 23/05/2006 Ud. (dep. 12/10/2006) Rv. 235119,Caracciolo.

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Per quanto attiene alla fase successiva all’accertamento di respon-sabilità, la Corte ha ulteriormente affermato che, anche dopo la entratain vigore del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in caso di condan-na per il reato di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercioed intermediazione dei rifiuti in difetto di autorizzazione di cui all’arti-colo 256 del citato decreto n. 152, va disposta la confisca del mezzo ditrasporto ex articolo 259, comma secondo, dello stesso decreto42; cosìcome che la nuova disposizione di cui all’articolo 257 del decreto legi-slativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di bonifica dei siti, è meno gravedella previgente disposizione di cui all’articolo 51-bis del decreto legi-slativo 5 febbraio 1997, n. 22, atteso che viene ridotta l’area dell’illeci-to ed attenuato il trattamento sanzionatorio. Infatti, mentre precedente-mente l’evento poteva consistere nell’inquinamento del sito o nel peri-colo concreto ed attuale di inquinamento, il citato articolo 257 configu-ra il solo evento di danno dell’inquinamento; inoltre, per aversi inquina-mento è ora necessario il superamento della concentrazione soglia dirischio (CSR), che è un livello di rischio superiore ai livelli delle con-centrazioni soglia di contaminazione (CSC); infine la sanzione penale èora prevista con pena pecuniaria o detentiva alternativa, diversamentedalla precedente disposizione che prevedeva la pena congiunta43.

Gli altri temi sui quali è intervenuta la Corte di cassazione in que-sto primo anno di vigenza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152sono stati le terre e rocce da scavo, ove si è precisato che la verificarelativa al rispetto dei livelli di sostanze inquinanti presenti, fissati daldecreto ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471, e tali da sottrarle alladisciplina sui rifiuti, deve essere effettuata con riferimento alla compo-

154 CONVEGNI E SEMINARI

42 Sez. 3, Sentenza n. 42227 del 15/11/2006 Cc. (dep. 22/12/2006) Rv. 235406,Gironda.

43 Sez. 3, Sentenza n. 9794 del 29/11/2006 Cc. (dep. 08/03/2007) Rv. 235951,Montigiani.

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sizione media dell’intera massa estratta e non mediante accertamentosui siti di destinazione dei materiali una volta omogeneizzata con altrielementi44; il traffico illecito di cui all’articolo 260, ove si è ribaditoche il delitto di traffico illecito di rifiuti, di cui all’articolo 53-bis deldecreto legislativo n. 22 del 1997, introdotto dalla legge n. 93 del 2001(ed attualmente sostituito dall’articolo 260 del decreto legislativo n.152 del 2006), riguarda qualsiasi forma di gestione dei rifiuti, ancheattraverso attività di intermediazione e commercio, che sia svolta inviolazione delle disposizioni in materia, e non può ritenersi agganciatoalla nozione di “gestione” di cui all’articolo 6, comma primo, lett. d)del citato decreto legislativo n. 22 (sostituito dall’articolo 183, lett. d),del decreto legislativo n. 152 del 2006), né limitato ai casi in cui l’atti-vità venga svolta al di fuori delle prescritte autorizzazioni45.

Infine il tema della partecipazione al circuito giudiziario da partedei cittadini, singoli e/o associati è stato oggetto di interventi nei qualisi è affermato che la legittimazione a costituirsi parte civile spetta nonsoltanto ai soggetti pubblici, ai sensi dell’articolo 311 del decreto legi-slativo 3 aprile 2006, n. 152, in nome dell’ambiente come interessepubblico, ma altresì alla persona singola o associata, in nome dell’am-biente come diritto fondamentale di ogni uomo e valore a rilevanzacostituzionale46; così come che le associazioni di protezione ambientalesono legittimate in via autonoma e principale all’azione di risarcimen-to per danno ambientale quando sono statutariamente portatrici di inte-ressi ambientali territorialmente determinati e concretamente lesi dauna attività illecita, con un diritto al risarcimento commisurato alla spe-cifica lesione degli interessi collettivi rappresentati47.

155GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

44 Sez. 3, Sentenza n. 22038 del 10/05/2006 Ud. (dep. 23/06/2006) Rv. 234482,Berrugi e altri.

45 Sez. 3, Sentenza n. 28685 del 04/05/2006 Cc. (dep. 09/08/2006) Rv. 234931,Buttone.

46 Sez. 3, Sentenza n. 36514 del 03/10/2006 Ud. (dep. 03/11/2006) Rv. 235059, Censie altri.

47 Sez. 3, Sentenza n. 33887 del 07/04/2006 Ud. (dep. 09/10/2006) Rv. 235048,Strizzolo e altro.

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Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Ringrazio il collega Montagna per la sua brillante esposizione,soprattutto per averci dato il quadro attuale della giurisprudenza inmateria di nozione di rifiuto.

Direi che ha tracciato una sorta di strada mediana tra il partito delrifiuto ed il partito del non rifiuto, che poi è la strada che da tempo laCorte di cassazione ha intrapreso, e anche gran parte della giurispru-denza di merito.

La parola adesso a coloro che operano sul campo con l’obiettivo,in particolare, di far emergere quel percorso carsico cui ho accennatoin esordio: l’individuazione delle strade che prendono i rifiuti nelnostro Paese, i traffici nazionali, i traffici transnazionali, i problemiapplicativi, di interpretazione della normativa, di contrasto di un crimi-ne che ha fatto del traffico dei rifiuti un elemento costitutivo della pro-pria ragione sociale in questi ultimi anni.

Prego il colonnello Emanuele Sticchi, vice comandante delComando dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente, di intervenire.

Emanuele STICCHI(Vice comandante del Comando dei Carabinieri per la tutela

dell’ambiente)

Grazie, signor Presidente, per l’invito ad intervenire a questoimportante convegno.

Il Comando dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente costituisceil reparto speciale dell’Arma dei carabinieri destinato al contrasto delleillegalità nel settore ambientale. Un reparto che nasce con la stessalegge istitutiva del Ministero dell’ambiente, la n. 349 del 1986. Il repar-

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to ha la peculiarità di essere alle dipendenze funzionali del Ministro perle attività di vigilanza, prevenzione e repressione delle illegalità com-messe a danno dell’ambiente. È quindi un compito che si sostanzia nelcontrasto ai fenomeni di illegalità ambientale. Fenomeni di illegalitàambientale che individuiamo secondo due tipologie precise: una èquella costituita dalla illegalità diffusa, cioè quelle illegalità poste inessere in modo episodico e dal singolo autore a prescindere dal com-portamento di altri soggetti e indifferentemente rispetto al comporta-mento di altri soggetti; a fronte di questo, c’è una espressione di crimi-nalità, che mi piace definire criminalità ambientale, che invece sisostanzia nel perseguimento delle illegalità in forma strutturata, inassetto imprenditoriale, quindi con caratteristiche di professionalità, eche normalmente richiede il concorso, l’intesa, la collaborazione disoggetti diversi.

Il contrasto all’illegalità diffusa noi lo operiamo essenzialmentemediante campagne tematiche, destinate a monitorare e ad effettuarecontrolli a campione di singoli settori della realtà produttiva e di gestio-ne del ciclo dei rifiuti; in questo sfruttiamo molto la sinergia con glialtri reparti dell’Arma dei carabinieri. Direi che il punto di forza delnostro reparto è proprio quello di essere una componente di quellagrande istituzione che è l’Arma dei carabinieri, la cui peculiarità essen-ziale sta nella capillare presenza sul territorio.

Parlando di tutela del territorio, è chiaro che la capillarità dellapresenza sul territorio costituisce la migliore garanzia, sia sul pianodell’informazione, e quindi della conoscenza delle problematicheambientali, sia sul piano dell’intervento e della repressione.

Anche l’illegalità diffusa, ove sistematica e ripetitiva, può pro-durre, per la legge dei grandi numeri, degli effetti di danno apprezzabi-li, consistenti per l’ambiente; di qui l’importanza di fronteggiare anchequesta forma di illegalità.

L’impegno prevalente del reparto, al quale il reparto stesso stadedicando maggiore attenzione, è quello del contrasto alla cosiddetta

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criminalità ambientale, cioè a quella strutturata; infatti, è chiaro che lepotenzialità di danno o di pericolo espresse da questa forma di crimi-nalità sono di gran lunga maggiori.

La pericolosità di questa forma di criminalità deriva dal fatto chele ragioni che la motivano, che la sostengono, che l’alimentano sonoragioni di carattere economico; quindi, hanno le potenzialità che sonodell’economia. Settori del mondo produttivo sono chiaramente prote-si all’ottimizzazione del profitto mediante il contenimento dei costi epurtroppo la gestione e le problematiche ambientali per tutte le azien-de vanno sempre ascritte sul capitolo dei costi. Ergo, la possibilità dicontenere i costi costituisce uno stimolo, un’attrazione non sempreresistibile.

Le illegalità si manifestano un po’ in tutto il ciclo dei rifiuti,anche nella fase della produzione: il produttore che ha il problema dicontenere i suoi costi molto spesso disinvoltamente affida i suoi rifiutia soggetti sui quali non va ad investigare, non si interroga eccessiva-mente sulla loro affidabilità, quando poi non ci sia addirittura un affi-damento consapevole dell’esito, anche perché le condizioni economi-che particolarmente vantaggiose molto spesso sono indicative di unaconoscenza esistente, quindi di una complicità che si origina in quellafase. Altre volte il produttore dichiara solo una parte del rifiuto prodot-to e un’altra parte del rifiuto la smaltisce clandestinamente.

Una non secondaria azienda siderurgica della Lombardia usavaservirsi di aziende operanti nel settore dell’edilizia per smaltire notte-tempo e clandestinamente nei cantieri polveri di abbattimento fumi escorie di fonderia. È una operazione di qualche anno fa che abbiamocondotto insieme con il Corpo forestale dello Stato nella zona delmilanese.

C’è poi il problema della contenuta assunzione in carico di rifiu-ti nel momento della produzione anche per via di interpretazioni esten-sive, forse accomodate, del concetto di sottoprodotto, del concetto dimateria prima secondaria, sicché quando parliamo del fenomeno dei

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rifiuti scomparsi, che significativamente esprime in termini anchequantitativi il business della criminalità ambientale, dobbiamo conside-rare che teniamo conto solo dei rifiuti che nascono come tali, che quin-di sono stati originariamente dichiarati tali. Ma tutto quello che giàall’origine viene sottratto non figura; quindi, forse dovremmo sommar-lo ai quantitativi di rifiuti cosiddetti scomparsi, sicché la dimensionedel fenomeno forse si ingrandisce un po’ di più.

Quando l’illecito non viene confezionato all’origine, ci sono lefasi successive di gestione del ciclo dei rifiuti, in particolare quelle deltrasporto, dello stoccaggio e del trattamento, perché in queste fasi ilrifiuto, soprattutto il rifiuto pericoloso, viene gradualmente modificatonelle sue caratteristiche fino a diventare un rifiuto recuperabile, o unamateria prima o seconda, riutilizzabile pertanto anche in attività direcupero.

In genere ci sono soggetti intermediari nella gestione dei rifiuti,che sono coloro che hanno la conoscenza e i contatti con i diversi ope-ratori e quindi mettono in collegamento il produttore, lo stoccatore, losmaltitore o il recuperatore, e così via. Dunque, molto spesso sono que-sti i soggetti che tessono la trama dell’illecito nella gestione dei rifiuti.

Alla fine, l’esito finale di tutti questi artifici, di tutti questi accor-gimenti, di tutto questo intelligente adoperarsi, nei quali un ruolo nontrascurabile hanno anche le false certificazioni, documenti di analisicon i quali si attribuiscono certe caratteristiche e quindi dei codici e sirendono meno recuperabili certe materie, si traduce, in definitiva, nel-l’utilizzo, quindi nello smaltimento su terreni agricoli di fanghi didepurazione, pericolosi in ragione dei contenuti di metalli pesanti o dicompost realizzato con le medesime condizioni.

È di questi giorni l’operazione condotta in Campania che ha por-tato al fermo di polizia giudiziaria di 38 persone. In fondo, anche qui ilmeccanismo era quello dello smaltimento illecito di fanghi pressoaziende agricole. Non è un fatto nuovo e non è soltanto collegabileall’area campana. Intanto, nella stessa Campania questa operazione è

159GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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stata preceduta da altre due operazioni, denominate “Madreterra 1” e“Madreterra 2”, relative a questa tipologia di illecito.

È chiaro che lo smaltimento in aziende agricole, su terreni agri-coli, ha degli effetti, sotto il profilo ambientale e della salute, di indub-bio e consistente danno.

Intanto, per percolamento, si può provocare l’inquinamento dellefalde e anche l’assimilazione degli inquinanti da parte della vegetazio-ne; i due effetti vengono a sortire poi l’effetto dell’inquinamento, deldanno, del pericolo per tutta la catena alimentare.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Colonnello, mi permetto di interromperla anche per cercare di racco-gliere una sollecitazione che faceva prima l’onorevole Franzoso. L’attualequadro normativo, gli attuali strumenti esistenti nel nostro ordinamento, viconsentono una efficace azione repressiva, cioè l’attività di tracciamentodei rifiuti attualmente presenta delle criticità? Se sì, quali sono?

Emanuele STICCHI(Vice comandante del Comando dei Carabinieri per la tutela

dell’ambiente)

Sul piano delle possibilità di contrasto, l’azione contro la criminalitàambientale è stata resa apprezzabilmente efficace con l’introduzione,nel 2001, dell’articolo 53-bis del decreto Ronchi: «Attività organizzateper il traffico illecito dei rifiuti», norma oggi recepita nell’articolo 260del Testo unico ambientale e che costituisce l’unica ipotesi delittuosanell’ambito della normativa di tutela dell’ambiente.

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Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Forse è un po’ poco.

Emanuele STICCHI(Vice comandante del Comando dei Carabinieri per la tutela

dell’ambiente)

In ragione della pena edittale, questa norma consente anche lo svi-luppo di attività investigative appropriate. Quindi la possibilità di ricorre-re alle intercettazioni telefoniche, alle intercettazioni ambientali e quan-t’altro indubbiamente ha offerto alle Forze di polizia operanti degli stru-menti una volta forse inimmaginabili; non solo, ma di fatto questo ci haconsentito nel tempo, in questi anni di applicazione della disposizione, diacquisire una conoscenza, di illuminare un po’ il campo, individuandodiverse centinaia di operatori economici che operano nell’illegalità.

L’aver operato una repressione in misura non trascurabile ha fun-zionato anche in chiave di prevenzione; per certi aspetti, forse, bisognaaffermare che la migliore prevenzione è fatta dalla repressione. Di que-sto recepiamo l’eco anche nelle conversazioni che intercettiamo tra glioperatori. Sotto questo aspetto, è sicuramente efficace.

Sotto l’aspetto della tracciabilità il problema di pervenire ad unadefinizione, ad un’accezione del concetto di rifiuto...

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Sarebbe sicuramente di grande giovamento.

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Emanuele STICCHI(Vice comandante del Comando dei Carabinieri per la tutela

dell’ambiente)

Un’accezione, dicevo, che sia meno equivoca, quindi meno suscettibi-le di interpretazioni accomodanti, sicuramente costituirebbe un obiettivo alquale tendere. Per questo, forse, il riferimento è quello della normativacomunitaria; quindi, è in sede comunitaria che bisogna affrontare i problemi.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Non si possono affrontare soltanto in chiave nazionale.

Emanuele STICCHI(Vice comandante del Comando dei Carabinieri per la tutela

dell’ambiente)

E non possono essere risolti a livello domestico. Sono livelli,oggi, di dimensione globale, per cui quella comunitaria e quella euro-pea è già una prima approssimazione; credo che i problemi debbanoessere affrontati in questa prospettiva.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

La ringrazio. Mi piace riprendere, in particolare, un aspetto tra

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quelli citati dal colonnello Sticchi, cioè il fatto che i reati ambientalisono essenzialmente reati di profitto: da questa affermazione bisognatrarre tutte le conseguenze e porsi anzitutto il problema di come aggre-dire i profitti provenienti da questo tipo di reati.

Per trattare questo argomento do la parola al generale GiuseppeVicanolo, comandante del III reparto del Comando generale dellaGuardia di finanza.

Giuseppe VICANOLO(Capo del III reparto del Comando generale della

Guardia di finanza)

Grazie per l’invito, signor Presidente, anche a nome delComandante generale.

Vorrei portare a questo tavolo un contributo di carattere pragma-tico. Stamattina sono stato molto preso da due affermazioni molto fortie vere, e cioè che i proventi dei traffici illeciti di rifiuti sono secondi,come fonte di alimentazione della criminalità organizzata, soltanto aitraffici di stupefacenti; la seconda affermazione che abbiamo sentito èstata fatta dal presidente Frattini, e cioè che il 70 per cento dei trafficidi rifiuti ha portata transnazionale; quelli che si limitano allo Statomembro sono appena il 30 per cento del totale.

Ebbene, queste due peculiarità del fenomeno chiamano in causadirettamente la Guardia di finanza per il proprio ruolo di polizia econo-mica e finanziaria con un compito che è complementare e specialistico.Complementare con l’Arma dei carabinieri e il Corpo forestale delloStato, che - lo ricordo a me stesso - nell’ambito del decreto del Ministrodell’interno del 28 aprile 2006 sul riordino dei comparti di specialitàdelle Forze di polizia, sono stati individuati come responsabilità centra-le ai fini del contrasto dei crimini ambientali. La Guardia di finanzaperò esercita fino in fondo il proprio ruolo, dando un apporto speciali-

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stico soprattutto per gli aspetti economici e patrimoniali dei traffici ille-citi: contrastare la criminalità agganciando alle indagini sul territorio,alle investigazioni sulle organizzazioni, anche l’indispensabile appro-fondimento dei profitti illeciti realizzati attraverso i traffici, per poiseguire l’accumulo e il reinvestimento dei profitti nell’economia lega-le, è un passaggio fondamentale. Dal momento che la leva del profittoillecito rappresenta il fattore criminogeno principale, la valenza dellospossessamento dei profitti illeciti realizzati attraverso i traffici è sicu-ramente, dal punto di vista dell’impatto sul fenomeno criminale, di unaportata di prevenzione e deterrenza da non trascurare, senz’altro nonsecondaria a quella penale vera e propria.

Il secondo aspetto, quello della transnazionalità, ci chiama incausa perché nell’ambito delle Forze di polizia italiane noi, Guardia difinanza, abbiamo una speciale responsabilità per i traffici marittimi.Siamo stati già designati da tempo in quanto la nostra flotta aeronava-le è seconda solo a quella dell’Aeronautica militare nel comparto delleForze di polizia e delle Forze armate del Paese e, di conseguenza, conil decreto ministeriale dell’aprile 2006 è stato sottolineato ancora unavolta l’obbligo da parte nostra di continuare a vigilare, prevenire ereprimere i traffici in materia di rifiuti avvalendoci della nostra compo-nente aeronavale e delle tecnologie applicate, che sono state nel temporealizzate in questa direzione.

Vorrei, allora, dire soltanto qualcosa di specifico riguardo aldispositivo della nostra struttura territoriale e dei risultati conseguitiper cogliere, infine, l’invito ad evidenziare anche qualche criticità checi è stato rivolto in premessa dal dottor Airoma.

Sotto l’aspetto organizzativo, i nostri reparti operativi aeronavali(unità che a livello regionale, di tutte le regioni costiere, sono prepostealla lotta ai traffici via mare), sono le strutture specializzate dellaGuardia di finanza ai fini dell’attuazione della collaborazione con ilMinistro dell’ambiente previste dall’articolo 8 della legge istitutiva.

Il nostro comparto aeronavale è dotato di sistemi tecnologici

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avanzati, in cui non mi voglio addentrare perché non sono un tecnico;molto importante come utilità concreta è il sistema Dedalus, un siste-ma di ricerca a bordo di nostri aerei Piaggio, che effettua la scansione,in ultravioletto e in infrarosso termico, di fasce di territorio ampie duechilometri con riprese a mille metri di altezza. Questo strumento,Dedalus, è stato particolarmente utile e valorizzato nei rapporti trareparti aeronavali e Regioni (abbiamo stipulato dei protocolli di intesacon nove Regioni su venti sul territorio nazionale), perché ha rivelatotutta la sua utilità ed efficacia concreta per l’identificazione di discari-che abusive e siti inquinanti.

In secondo luogo, sotto l’aspetto investigativo, la peculiaritàdella nostra struttura, siamo interessati sotto due aspetti: come poliziaerariale, in quanto preposti alla tutela del Demanio e del patrimoniodello Stato (in questa veste siamo chiamati in causa dall’articolo 312del Testo unico dell’ambiente emanato con decreto legislativo n. 152del 2006, sugli organi competenti a svolgere le istruttorie per conto delMinistro dell’ambiente o dei prefetti delegati, ai fini della quantifica-zione del danno di cui poter avanzare richiesta di risarcimento nei con-fronti dei soggetti che ledono questo bene pubblico) ma, soprattutto,polizia investigativa.

Quando - e mi fa piacere sottolinearlo - le direzioni distrettualiantimafia hanno perseguito dei reati e dei traffici di portata consistentea livello regionale o anche più ampio, avvalendosi molte volte, primadi tutto, dell’Arma dei carabinieri che ha aperto la pista; quando hannoavuto bisogno di un apporto, anche lì, di squadra, di lavoro di équipeper investigare sulle tracce documentali della fatturazione di operazio-ni inesistenti che molte volte viene utilizzata a copertura di trafficisimulati (concentramenti presso termovalorizzatori, discariche, opera-tori specializzati, quindi necessità di approfondire l’ispezione docu-mentale, amministrativa e contabile); quando è stato necessario incide-re sui reati contro la pubblica amministrazione compiuti con la forza diintimidazione dei clan che hanno acquisito il controllo diretto e indiret-

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to di imprese operanti nel settore, esercitando una pressione suiComuni e sugli enti locali per ampliare discariche abusivamente o pergestire in modo del tutto monopolistico il traffico e la raccolta di rifiutisolidi urbani nell’ambito delle realtà maggiormente inquinate, quando siè determinata l’esigenza di un approfondimento investigativo economicoe patrimoniale, i nostri reparti non si sono lasciati passare il testimoneinvano, nel senso che hanno dato una mano, hanno dato un apportopeculiare in questo campo e i frutti si sono poi visti in concreto.

Venendo quindi a qualche accenno sui risultati, citerò soltantodue episodi, per essere un po’ più concreto. Nell’aprile scorso, aMondragone, un nostro reparto si è trovato, nell’ambito di un’indaginediretta dalla Direzione distrettuale antimafia, di fronte ad un fenomenodi controllo diretto da parte del clan dei Casalesi e del clan La Torre suuna società, la “Eco 4”, che gestiva la raccolta dei rifiuti solidi urbaniin 18 comuni del circondario Casertano. L’indagine, supportata da col-laboratori di giustizia e dichiarazioni molto importanti, che sono statepoi oggetto di riscontro puntuale, si è conclusa con 10 arresti e i seque-stri patrimoniali di 15 immobili e sei aziende coinvolte.

Sottolineo la valenza dei sequestri patrimoniali, perché è per noi,Guardia di finanza, l’obiettivo primario, se volete, accanto a quellodella disarticolazione dei clan, soprattutto quando si tratta di criminali-tà organizzata.

Un’altra operazione di portata rilevante è stata condotta inCalabria nel 2006 con i ROS dei Carabinieri nei confronti del clanLibrizito, calabrese, e del clan Romano, della Campania, che si eranocoalizzati per la gestione delle discariche sulle quali confluiva la rac-colta dei rifiuti di tutta la regione Calabria. Questa esperienza ha por-tato a 19 arresti dei soggetti coinvolti in questa organizzazione, maanche al sequestro delle quote di partecipazione in cinque società gesti-te dai clan per esercitare l’inquinamento di settore.

Concludo con i risultati per dire che, al di là di queste punte avan-zate, che vorremmo sempre più accentuare come successo concreto, la

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testimonianza dell’attenzione della Guardia di finanza al settore dellatutela ambientale, nel ruolo complementare e specialistico che ci com-pete, è data da oltre 4.000 denunce fra il 2005 e il 2007, 1.130 discari-che individuate e sequestrate, 180.000 tonnellate di rifiuti specialioggetto di sequestro; questo però non è il punto d’arrivo, questo è quel-lo che siamo oggi, quello che vorremmo essere. Accolgo l’invito a sot-tolineare le criticità con uno spirito positivo finalmente.

Infatti, il disegno di legge presentato dalla Commissione bicame-rale lo scorso aprile contiene, sotto l’aspetto della lotta ai traffici di rifiu-ti sul versante patrimoniale, una svolta epocale. Lo dico con estremofavore, come capo del III reparto operazioni della Guardia di finanza,perché abbiamo finalmente gli strumenti investigativi per incidere suquesto fenomeno, ai fini del sequestro e della confisca dei profitti illeci-ti realizzati, che raccoglie e sintetizza - lo dico veramente con grandesoddisfazione - i migliori istituti che nel campo della lotta alla criminali-tà organizzata sono stati incrementati nel tempo. Mi riferisco alla confi-sca obbligatoria di profitti, prodotti e prezzo del reato; la confisca obbli-gatoria non solo dei beni immediatamente realizzati con gli illeciti, maanche la confisca per equivalente dei beni patrimoniali posseduti dai sog-getti responsabili di valore corrispondente a quello dei profitti realizzati.

Laddove i profitti siano andati a beneficio non delle persone fisi-che responsabili dei reati, ma di società che ne hanno tratto interesse ovantaggio, è prevista dal disegno di legge l’applicazione a carico dellesocietà (persone giuridiche) di responsabilità amministrative per quotedi pagamento fino a 300 complessive, se non ricordo male.

È previsto l’inserimento nell’articolo 12-sexies (quello, per inten-derci, che si applica per i reati di criminalità organizzata e solo per i piùgravi dei reati connessi: contrabbando di tabacchi, contrabbando di stu-pefacenti e quant’altro) della previsione che anche la commissione deltraffico illecito organizzato di rifiuti comporterà la possibilità di aggre-dire il patrimonio dei soggetti indiziati quando sproporzionato rispettoalle fonti di reddito lecite.

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Concludo quindi - e chiedo scusa se forse vi ho tediato - con unasottolineatura che da parte nostra è veramente di impegno e, se ci è con-sentito, anche di maggiore capacità operativa investigativa in questosettore, soprattutto quando, dopo il varo da parte del legislatore di que-sti nuovi strumenti di intervento, sapremo e potremo fare ancora di piùla nostra parte di contributo per cercare di contenere e possibilmentevincere questa lotta.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Grazie davvero, generale Vicanolo.Ho qui davanti a me l’ingegner Cesare Patrone, che è stato chia-

mato direttamente in causa dal generale Vicanolo, perché al Corpoforestale dello Stato è attribuita una responsabilità centrale nell’attivitàdi contrasto del crimine ambientale.

Prego, ingegner Patrone.

Cesare PATRONE(Capo del Corpo forestale dello Stato)

Grazie, signor Presidente. Rivolgo un saluto a tutti, in particola-re agli amici delle Forze di polizia. Per quanto riguarda i riferimentinormativi qualcosa è già stato citato dai rappresentanti della Guardia diFinanza e dell’Arma dei Carabinieri. In ogni caso, il decreto delMinistero dell’interno, a mio modo di vedere, è molto importante per-ché mette a sistema le Forze di polizia. Ritengo, e lo preciserò alla fine,che ci sia un punto importante: in tempi di mancanza di soldi, in tempidi declamazioni da parte del Corpo forestale sul ripianamento degli

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organici (ma questo avverrà con molta difficoltà), ritengo che metterea sistema tutte le Forze di polizia - e già sono state adombrate, daiCarabinieri e dalla Finanza, secondo me, delle soluzioni - può favorireun’azione più efficace da parte delle stesse. Le relazioni tra Corpo fore-stale e questa Commissione - è del 13 giugno scorso un protocollo dicooperazione tra la Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e ilCorpo forestale dello Stato, per uno scambio di informazioni - sonoassolutamente importanti.

La struttura del Corpo forestale è una struttura diffusa su tuttoil territorio. Abbiamo delle strutture precise, i NIPAF (NucleiInvestigativi Provinciali di Polizia Ambientale e Forestale), strutturedi investigazioni e di intervento sulle province - 76 - che fanno aggiosui 1.160 comandi del Corpo forestale dello Stato e sono coordinati alivello centrale dal NICAF (Nucleo Investigativo Centrale di Poliziaambientale e Forestale). È vero che alla luce di questa distribuzionesul territorio, ma anche di una evoluzione tecnica e scientifica, abbia-mo pensato di inventarci qualcosa, anche a basso costo, come peresempio il laboratorio mobile, per permettere di andare sul luogo deldelitto e fare delle analisi con i nostri chimici, funzionari del Corpoforestale, non sempre funzionari, che “si riciclano” per poter dare poiinformazioni più esatte all’autorità giudiziaria e quindi essere piùefficaci.

In generale, per quel che riguarda il fenomeno dello smaltimentoillecito, notiamo, anche alla luce dei nostri monitoraggi su tutto il ter-ritorio (abbiamo un monitoraggio delle discariche abusive addirittura,se non erro, del 1985), che i fenomeni più rilevanti sono rappresentatial Sud dalla criminalità organizzata e al Nord, come si dice forse conun eufemismo, dall’imprenditoria deviata.

Notiamo che in questi fenomeni in realtà c’è un affinamento daparte dei trasgressori (lo abbiamo già detto al presidente Barbieri nel-l’ambito dell’audizione di qualche tempo fa), cioè l’attività si svolgeoggi attraverso sofisticate mimetizzazioni e formule apparentemente

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legali basate su una serie di connivenze e complicità tra soggetti cheoperano su diversi segmenti.

Attraverso bolle di documentazione di accompagnamento falsifi-cate si fanno sparire grandissime quantità di rifiuti, perché c’è una sem-plice sclassificazione delle stesse. In altre parole, si fanno passare que-sti rifiuti per qualcosa che in realtà non sono, simulando trattamentimai effettuati. Rifiuti pericolosi che avrebbero elevati costi di smalti-mento vengono fatti transitare all’interno di un fittizio centro di recu-pero o riutilizzo e sono fatti poi magicamente fuoriuscire con un nuovocodice identificativo che non attesta più la pericolosità: quindi, i costidi smaltimento sono nettamente inferiori.

Lo stesso dicasi, come sottolineava il vice comandante deiCarabinieri, per quello che riguarda i fanghi che vengono fatti transita-re in impianti di compostaggio, senza che in realtà abbiano avuto alcuntipo di trattamento e vengono rimessi in circolazione per attività con-nesse all’agricoltura, quindi all’alimentazione.

Il discorso del monitoraggio, della banca dati è molto importante.Abbiamo un sistema detto SIM; è un sistema di individuazione satellita-re, con un monitoraggio finito qualche anno fa, che ha anche dato adito aduna procedura di infrazione da parte dell’Unione europea. L’ultima inda-gine parla di circa 4.900 siti per circa 20 milioni quadrati di superficie.

Alla stessa stregua, a proposito di aspetti tecnologici citati prima,come sull’aereo Piaggio, c’è un esempio interessante che riguarda certi eli-cotteri che riescono, con delle telecamere particolari, a trovare i cosiddet-ti “fusti tombati”, che rappresentano degli illeciti e dei pericoli notevoli,come nel caso del Pescarese, dove è stata rilevata una discarica enorme.

Tralascio tutta una serie di dati presentati alla Commissione,mentre voglio arrivare velocemente alle conclusioni e, permettetemi,raccogliere alcune stimolanti sollecitazioni, anche dovute, delConsigliere di cassazione.

In primo luogo, voglio dire che il discorso del sistema tra Forzedi polizia alla luce dei sempre migliori rapporti, alla luce delle consi-

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stenze finanziarie, quindi alla luce delle leggi finanziarie che non sem-pre, nonostante tutto, tengono conto di quelli che sono i problemi delleForze di polizia, penso che occorra mettere a sistema le nostre banchedati. Se il traffico dei rifiuti è secondo solo a quello della droga, perquanto riguarda i movimenti di denaro, la malavita organizzata, michiedo se non sia ora di costituire, senza costi aggiuntivi, delle commis-sioni miste tra le diverse Forze di polizia che analizzino insieme e fac-ciano confluire i dati dei loro sistemi per fare in modo che, in un atteg-giamento sistemico e paritario, si possa aggredire con maggior effica-cia la malavita organizzata, e non solo.

Un altro punto su cui mi interessa premere per quanto concernel’aggressione del profitto riguarda il danno ambientale, profilo chesecondo me non dobbiamo assolutamente sottacere.

Il danno ambientale è stato introdotto dalla legge n. 349 del 1986,articolo 18, che riprende alcune direttive della Comunità europea. Inuna cultura dove il danaro è così importante, occorre una aggressionefinanziaria anche sotto il profilo della costituzione di parte civile daparte dello Stato per quanto riguarda il danno ambientale. Io ritengo(tenendo conto che il danno ambientale prevedeva, all’articolo 18, nonsolo i costi di ripristino, ma anche il profitto conseguito dal trasgresso-re, seppure calcolato per via equanime dalla magistratura) che l’azioneper danno ambientale - diciamo la verità - allo stato attuale è inefficien-te da parte dello Stato, anche perché è farraginosa, tra Avvocatura ePresidenza del Consiglio; quindi, una procedura che, in realtà, giàprima della costituzione di parte civile da parte dello Stato diventamolto difficile, lunga, articolata.

Penso che per aggredire il profitto, anche sotto il profilo dellacostituzione di parte civile - anche se in ogni caso nella discarica, negliinceneritori, e così via, il danno ambientale, quando c’è ed è infrazio-ne di legge, è ben evidente - occorrerebbe creare delle task force diavvocati che lavorino per lo Stato e agiscano velocemente, anche nellecause di tipo penale.

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Un altro punto che mi preme sottolineare - e qui arrivo alle sug-gestioni che mi sono state offerte - per la risoluzione di problemi cosìimportanti, devastanti sotto il profilo anche dell’immagine del territo-rio nazionale, è quello della collaborazione da parte degli enti autono-mi e degli organi amministrativi, che probabilmente sono quelli chefanno meno la loro parte.

Un atteggiamento più attento da parte dei sindaci, non solo nellacultura del no, una risposta più attenta, e che quindi non faccia aggiosolo sulle azioni delle Forze di polizia e della magistratura, secondo merappresenta un altro punto importante a cui - mi permetto di dirlo allapolitica - si dovrebbe prestare molta attenzione.

L’ultima suggestione mi deriva dalla valutazione che faceva pocofa il consigliere della Corte di cassazione, quando parlava di deep eco-logy. Ormai deve essere chiaro che non possiamo più scegliere la cul-tura della deep ecology, dell’ecologia profonda, che predica un ritornoalla natura che ha degli aspetti forse suggestivi, ma che a livello politi-co-amministrativo, secondo me, sfiora addirittura l’utopia: l’unico tipodi ecologia che può essere concretamente applicato è una ecologia cheutilizza la tecnologia per individuare le soluzioni.

Occorre un salto culturale per fare in modo che le nostre discari-che, i nostri siti di smaltimento dei rifiuti diventino non più una sorta diluogo infestato, dove tutti i sindaci operano contro, ma dei luoghi che,con una tecnologia adeguata (si parla di strutture di terza, quarta e quin-ta generazione), possano diventare strutture ipertecnologiche affinché ilrifiuto venga utilizzato e considerato come una risorsa di tipo energetico.

Questo è un salto culturale; non può la politica non preoccuparsidi trasformare culturalmente la discarica in luogo di produzione dienergia, perché se così non avviene le Forze di polizia si troverannosempre a dover aggredire i profitti illeciti e, addirittura, a svolgere,come è il caso del Corpo forestale in Campania, funzioni di ordine pub-blico nelle manifestazioni di protesta contro le discariche.

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Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Grazie all’ingegner Patrone, anche per aver puntato il dito sualcune questioni, sicuramente poco piacevoli, ma davvero centrali se siintende dare maggiore efficacia all’azione di repressione e contrastodel crimine ambientale. La prima sollecitazione da accogliere è quellarelativa alla circolarità delle informazioni. Da questo punto di vista, laCommissione sta operando attraverso lo strumento dei protocolli diintesa e di interscambio informativo per mettere in comunicazione, perquanto è possibile, banche dati già esistenti nel nostro ordinamento.

Vorrei toccare un ulteriore aspetto, che pure ha affrontato l’inge-gner Patrone, e cioè la necessità di valorizzare tutti i soggetti e tutte leagenzie che direttamente o indirettamente sono impegnati sul fronte delcontrasto al crimine ambientale.

Mi viene in mente l’Agenzia delle dogane. Dottor Peleggi, lei èil responsabile dell’Ufficio antifrode. La prego di fare un po’ di pubbli-cità a questo ufficio. Abbiamo parlato di percorsi carsici, di rifiuti di cuinon conosciamo gli esiti, ma molto spesso non conosciamo neanchel’esistenza, e dunque le capacità, i meriti e le potenzialità di agenzieche viceversa sono in grado di fornire un contributo efficace nell’azio-ne di prevenzione e repressione.

Giuseppe PELEGGI(Direttore dell’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle dogane)

È esattamente il contrario di quello che volevo fare; non volevoparlare delle dogane, ma sono costretto a farlo.

Probabilmente le dogane sono più conosciute all’estero. Ci cono-scono molto nella Comunità europea. Siamo una tra le dogane più

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attrezzate nel contrasto alla contraffazione e purtroppo vinciamo spes-so il primato sui sequestri anticontraffazione. Dico purtroppo perchéquesto significa peraltro che non esiste un’armonizzazione nelle tecni-che di contrasto tra i Paesi comunitari. Questo significa che noi faccia-mo più pressione sui nostri porti, questo significa che esiste la possibi-lità di fare concorrenza al ribasso doganale; ovvero, le merci tenderan-no a far crescere economicamente quei porti dove è minore il control-lo doganale e ciò non è concepibile laddove il territorio è comunitario.

Esiste quindi, anche in questo senso, lo shopping del porto, loshopping doganale (parlavamo stamattina dello shopping normativo),dove si cercano legislazioni più compiacenti e più semplici da superare.

Cosa fanno le dogane e cosa sono? Difficile spiegarlo in dueparole. Diciamo che non siamo forze di polizia, ma possiamo esserlonella misura in cui dobbiamo contrastare il contrabbando, che è unreato penale. Quindi possiamo fare sia polizia tributaria che poliziagiudiziaria.

Siamo relativamente pochi e abbiamo più di 300 uffici sparsi sulterritorio. Il vantaggio qual è? Avere un sistema integrato che ha pochieguali nel mondo, un sistema che tratta in tempo reale 12-13 milioni didichiarazioni doganali. Il 5 per cento è cartaceo (cioè ci viene conse-gnato su supporto cartaceo), per il resto ormai si ricorre al sistema tele-matico: quindi, gli utenti dialogano con noi.

Cosa abbiamo messo in capo a questo sistema? Un sistema dianalisi dei rischi, che consente di selezionare in base al rischio.

Come abbiamo costruito il sistema di analisi dei rischi negli ulti-mi cinque anni? Con sistemi vari. Teoria dei giochi: la simmetria infor-mativa di chi controlla. Rispetto a chi froda, è evidente che abbiamouno svantaggio. Per noi è uno svantaggio ulteriore: lavoriamo in temporeale, cioè arriva un container, è chiuso, è un “testa o croce” (cosa c’èdentro, cosa non c’è dentro, apro o non apro). Per ridurre il “testa ocroce”, ovvero la possibilità, che poi tra l’altro è falsata (perché nonpossiamo controllare un container sì ed uno no), dobbiamo sviluppare

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questo sistema: cosa ci dà la probabilità di rischio? Tutte le informazio-ni possibili. Naturalmente, alcune variabili sono più importanti, comel’origine e soprattutto la frequenza degli esiti positivi già riscontrati.

Il sistema si autoalimenta, la frequenza dei precedenti controllicon esito positivo aumenta la probabilità di rischio. In questo senso,potrebbe essere utile mutuare, anche per il contrasto al traffico illecitodei rifiuti, la certificazione delle filiere virtuose.

Abbiamo certificato alcune imprese, dopo averle setacciate perun paio d’anni, che ci hanno dato garanzie a livello doganale; questeimprese hanno uno sconto nel controllo. Dico uno sconto perché l’in-dulgenza plenaria non l’abbiamo data a nessuno, anche perché il siste-ma è costruito con una soglia random. Pertanto, quella è la deterrenzabase del sistema e i profili aumentano a seconda di ciò. Ad esempio, perquanto riguarda la contraffazione, un tessile proveniente dalla Cina hail 40 per cento di probabilità di subire una visita merce.

Esistono poi, parallelamente ai rischi oggettivi, altri tipi di profi-li: ad esempio, un prodotto ha un valore dichiarato all’entrata, un valo-re unitario inferiore al valore unitario al chilo della materia prima,ovvero quattro t-shirt di cotone puro sono dichiarate a un valore infe-riore al prezzo di un chilo di cotone grezzo nel mercato internazionale.È un profilo di rischio: subito si apre, si contesta, e così via. L’originedel tessile è cinese - il 92 per cento delle merci contraffatte sequestra-te è di origine cinese - è già una tracciabilità.

Un altro elemento è la provenienza: il tessile che proviene daDubai è qualcosa che non funziona.

Alcuni profili sono molto semplici, perché si leggono dai dati eintercettano in modo oggettivo. I profili soggettivi sono evidenti; l’an-no scorso abbiamo intercettato 286 container di rifiuti speciali in espor-tazione. A fronte di questi 286 container, vi sono state 86 notizie direato e 70 aziende inquisite. Quelle 70 aziende sono nei nostri profilisoggettivi cioè ogniqualvolta li si trova in entrata o in uscita, è eviden-te che questi vengono fermati, controllati, viene fatto il prelievo, si

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chiama l’ARPA; se serve, vi sono 13 laboratori storici (la merceologiaviene dall’attività doganale dei secoli scorsi) altamente specializzati ecertificati a livello europeo.

In questo senso, quindi, l’operazione forte è quella di avere, forsecome unica forza, un’analisi centrale. A questo associamo un altrolivello di tecnologia, che è quello della scienza statistica; le traiettorie,come trattarle, l’analisi delle corrispondenze, l’analisi dei componentiprincipali, la clusterizzazione delle traiettorie.

Se ho una destinazione che è Milano e sbarco a Napoli, dopodi-ché ho il tragitto gommato, quella traiettoria ripetuta fa sì che quelcomportamento riveli un’indicazione antieconomica. Guardo prima letraiettorie più ripetute; chi frequenta la piazza di Milano come destina-zione di merci in entrata, difficilmente continua a sbarcare a Napoli.C’è qualcosa che non torna. Può usare Genova, La Spezia, Livorno, ecosta meno il viaggio in nave che non il viaggio su gomma.

Clusterizzando i comportamenti, nel gregge gli animali che viag-giano al margine sono quelli da sottoporre a controllo. Questi diventa-no profili di rischio per il carotaggio di eventuali nuove frodi.

Questi studi particolari, che sono anche settoriali (come quelli sulvalore) ci consentono di fare una sorta di guerriglia doganale nel con-trasto alla frode, che si affianca invece alla lotta di sistema.

Tutto ciò perché se al controllo vi sono 2.000 persone per 300uffici, e gli uffici operano 24 ore su 24, per aumentare l’orizzonte delcontrasto non possiamo non fare come quel nano che deve salire finoall’ultimo scalino della gradinata dove la gradinata è la scienza statisti-ca e la tecnologia informatica: stando seduto sull’ultimo gradino puòavere un orizzonte più ampio di quello del gigante che sta sul primogradino: questa è la fatica forte.

Altre affinità: filiera virtuosa del prodotto, quindi tracciabilità.Abbiamo un’esperienza simile. Anni fa fummo premiati per un pro-gramma che si chiamava “Strada”, che poi è stato ripreso. Facevamo icapofila comunitari e oggi è il sistema di transito in vigore nella

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Comunità europea per tutte quelle merci che arrivano, ad esempio, aCivitavecchia e in transito, senza essere sdoganate a Civitavecchia,sono dirette in Austria o a Milano o a Parigi.

In questo caso, la tracciabilità è telematica, ovvero il containerviene segnato in entrata, è sigillato e nel momento in cui arriva alla doga-na di destinazione deve avere i requisiti, cioè le indicazioni del sigillo;quella dogana ci segnala poi in via telematica l’arrivo del container.

È evidente che non stiamo parlando ancora del futuro: il futuro è ilsigillo in microchip, il segnale attraverso satellite della percorrenza delcontainer, quindi una tracciabilità totale. Questa è la direzione che ci sem-bra stia prendendo la Comunità europea. Cercheremo anche in questocaso di farlo per primi, come abbiamo fatto con la tracciabilità telematica.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Anche per completare il panorama di quei soggetti che probabil-mente non sono adeguatamente valorizzati nel contrasto al crimineambientale, vorrei spostarmi sul versante marittimo. Invito pertanto ilcapitano di vascello Gaetano Martinez a fornirci informazioni sull’im-portante contributo che, in materia, sono in grado di fornire leCapitanerie di porto.

Gaetano MARTINEZ(Capo del Reparto ambientale marinodel Corpo delle Capitanerie di porto)

Grazie per l’invito, signor Presidente, anche a nome del nuovocomandante generale, l’ammiraglio Raimondo Pollastrini, che da

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pochissimi giorni ha sostituito l’ammiraglio Luciano Dassatti.Desidero leggere una brevissima relazione.

Nella filiera della movimentazione dei rifiuti la sosta nei porti deltrasporto in mare costituisce un passaggio delicato, per i vari profili disicurezza e di tutela dell’ambiente.

La materia, per ciò che attiene i controlli di polizia, è destinata adiventare uno dei settori portanti del Corpo alla luce di quanto previstodall’articolo 195 del Testo Unico Ambientale, che assegna alleCapitanerie di porto un preminente ruolo di intervento. La dispostaparificazione di trattamento dei rifiuti pericolosi alle merci pericolose,prevista dal regime transitorio del citato Testo Unico, estende gli stru-menti di riconoscimento e di controllo di queste ultime ai rifiuti, per iquali prevalgono però anche esigenze di tracciabilità.

Mi permetto di aprire una parentesi. Stamattina ho notato, duran-te i lavori del convegno, che il principio di tracciabilità è diventato unelemento importante per quanto riguarda la trasparenza della filiera deirifiuti, nonché un principio di criticità nei confronti del nostro sistemanormativo. Notiamo, infatti, per quanto riguarda la sfera nautica, chetutto è stato detto da parte del legislatore sul rifiuto prodotto dalla nave- e per rifiuto prodotto dalla nave si intendono i residui di carico, quel-lo che viene consumato dai naviganti per l’alimentazione, i rifiuti ospe-dalieri, per i quali c’è una sufficiente normativa – mentre, sul rifiutotrasportato come merce, siamo da ben dieci anni sotto un regime tran-sitorio, che ha origine dal cosiddetto decreto Ronchi.

Tuttavia, nel segmento di unione nave-porto ed eventualmente diintermodalità, quindi nave, ferrovia e gomma, c’è una confusionemolto significativa; è quindi auspicabile che quanto prima venga postorimedio a questa situazione, proprio per dare uniformità a tutta unaserie di documentazione amministrativa, che può permettere la traspa-renza del rifiuto viaggiante.

L’attività di polizia richiede dunque spiccata capacità di interpre-tazione dei documenti e delle certificazioni che accompagnano le

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merci, sia sotto il profilo della sicurezza, sia per gli aspetti di gestionedei rifiuti. Tanto maggiore sarà l’efficacia dei controlli, tanto più essipotranno spingersi in stretta collaborazione con le dogane e con esper-ti istituzionali, al di là della verifica documentale, fino al controllo acampione dei colli contenenti rifiuti prima o dopo l’imbarco.

A tal proposito e in tale contesto è stato operato il riassetto orga-nico periferico con la creazione delle Sezioni ambiente presso ogniCapitaneria di porto, ed è stato recentemente istituito a livello centraleil Nucleo speciale di intervento, che attraverso la Direzione centrale ela relativa articolazione territoriale indirizzerà e coordinerà possibilifiloni di indagine o operazioni di polizia complesse.

È stata inoltre creata una specifica banca dati ed è in fase di spe-rimentazione l’utilizzazione a livello nazionale di un sistema informa-tico per la gestione e il controllo della filiera e dei rifiuti prodotti dallenavi, sia solidi che liquidi.

L’azione di raccordo tra il Ministero dell’ambiente e il Comandogenerale del Corpo delle capitanerie è esercitata dal Reparto ambienta-le marino, organo posto alle dipendenze funzionali del predettoDicastero per le linee tecniche, operative e giuridiche attinenti alla sal-vaguardia dell’ambiente marino costiero.

Per quanto attiene agli indirizzi operativi del Corpo in materia digestione dei rifiuti, è stata avviata una campagna mirata a verificare lacorretta applicazione della normativa in materia di rifiuti durante levarie fasi del ciclo: dalla produzione al trasporto fino al recupero, allosmaltimento finale, con una particolare attenzione, al controllo delleprocedure messe in atto dai cantieri navali e dai rimessaggi in meritoalla gestione di eventuali depositi temporanei; alla raccolta, al traspor-to e alla destinazione finale dei rifiuti prodotti attraverso una verificasistematica dei requisiti previsti dalla Parte IV del decreto legislativo n.152 del 2006; al registro di carico e scarico, ai formulari di identifica-zione, alla compilazione del MUD, all’iscrizione all’Albo gestoriambientali qualora prevista, eccetera; al monitoraggio del territorio, in

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particolare le aree demaniali comprese le aree marine costiere sensibi-li e quelle prospicienti, al fine di individuare eventuali discariche abu-sive o depositi incontrollati di rifiuti; alla verifica del trasporto via maredei materiali di scarto, con particolare attenzione alle spedizioni tran-sfrontaliere, ai codici utilizzati per identificare i differenti materiali chevengono movimentati.

La verifica include inoltre la corretta gestione dei rifiuti pro-dotti dalle navi, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n.182 del 2003, nonchè la gestione dei rifiuti di porto da parte delleunità stanziali, con particolare riferimento ai motopescherecci e alleunità di diporto, assicurandosi del corretto utilizzo delle isole ecolo-giche e della compilazione del registro di carico e scarico dei rifiutiqualora previsto.

Nell’ambito di tali controlli sono inoltre richiesti: la verifica dieventuale presenza di amianto nelle strutture di porto; il controllo sultrasporto via mare delle merci pericolose nocive - l’attività rientra nel-l’ambito del normale esercizio ispettivo degli ufficiali PSC (Port StateControl) - prevedendo tuttavia una implementazione dello stesso attra-verso le verifiche alle unità in corso di navigazione, non solo nelleacque territoriali, ma anche nelle aree in cui si esercita la giurisdizionenazionale, utilizzando eventualmente i contributi forniti dai sistemi dimonitoraggio e dai mezzi aeronavali del Corpo; la verifica della pre-senza nelle zone costiere di relitti ai fini della tutela dell’ambientemarino e costiero. L’attività si articolerà attraverso una capillare raccol-ta di notizie sui relitti, l’analisi e lo studio dell’informazione organiz-zati in un database nazionale, la predisposizione di un programma diindagini tese alla localizzazione dei relitti, anche con spedizioni subac-quee, nonché all’accertamento del grado di pericolosità degli stessi edell’eventuale carico.

Il forte impegno che il Corpo delle capitanerie di porto sta pro-fondendo nel campo della tutela ambientale, mediante le unità territo-riali e periferiche, le direzioni marittime, le varie Capitanerie di porto,

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gli uffici circondariali e marittimi, gli uffici locali e marittimi e le dele-gazioni di spiaggia, ai quali vanno affiancate le unità navali, gli aero-mobili e i nuclei operativi subacquei facenti capo ai reparti dellaGuardia costiera e della Capitaneria di porto, che sono distribuite sulterritorio rispettivamente in 118 basi, in tre nuclei aerei ed in una sezio-ne di volo elicotteri, si riscontra nei lusinghieri risultati finora raggiun-ti. Nell’anno 2006 sono state accertate 4.009 infrazioni e sono stati ope-rati 1.632 sequestri, di cui 349 attinenti al ciclo dei rifiuti.

Detti risultati, conseguiti peraltro attraverso grandi sforzi, egrazie alla dedizione ed alla professionalità del personale, non devo-no tuttavia far nascere una forma di appagamento ma, al contrario,devono servire da sprone per una sempre più intensa e qualificataattività.

È evidente che la delicatezza e l’importanza dei campi di attivitàa cui la materia ambientale si riferisce esigono che tali sforzi sianoaffrontati in modo tale che la sistematicità e la continuità dell’azione diprevenzione, educazione e controllo e, quando necessario, di repressio-ne dovranno costituire la regola.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Vorrei adesso iniziare ad affrontare la seconda parte di questanostra sessione.

Abbiamo detto che il 70 per cento dei traffici ha una dimensionetransnazionale. Cerchiamo allora di comprendere anche le principalirotte di questi traffici, nonché le criticità, i percorsi, gli strumenti dicontrasto, il livello della cooperazione internazionale fra autorità giudi-ziarie e di polizia.

Invito pertanto Rosario Aitala, magistrato particolarmente esper-

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to nel settore, incaricato dalla Commissione europea di una missione(PAMECA) per la cooperazione internazionale fra le forze di polizia,con riferimento in modo particolare all’area dei Balcani, di fornirci ilsuo contributo di conoscenza e di esperienza, ma anche di lettura deifatti48.

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48 L'intervento del dottor Aitala è di seguito riportato, nella versione scritta consegnatadall'autore.

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Le prospettive della cooperazione penale internazionalenel contrasto al traffico transnazionale

dei rifiuti pericolosi fra repressione e prevenzione(*)

Rosario AITALA(Capo del Dipartimento Giustizia penale della Missione di polizia

della Commissione europea a Tirana)(Police Assistance Mission of the Europan Commission

to Albania - PAMECA)

1. (Oggetto dell’indagine) – Sebbene questa giornata di lavoro siadedicata ai rifiuti speciali, oggetto di questo breve intervento dicarattere transnazionale saranno i rifiuti pericolosi (hazardouswaste, categoria concettuale peraltro con la prima di fatto largamen-te coincidente, anche stante la fluidità della nozione di rifiuto peri-coloso: di seguito RP). Questa scelta ha diverse ragioni. Si conside-ri, per un verso, che il concetto di rifiuti speciali non è come talenoto al diritto comunitario né al diritto internazionale convenziona-le; per altro verso che i RP sono privilegiati dai criminali poichécomportano costi di smaltimento per il soggetto generatore (genera-tor) particolarmente elevati e garantiscono di conseguenza più con-sistenti profitti al mediatore (broker) ovvero all’agente (disposalagent) che ne curino lo smaltimento illecito in territorio estero.

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(*) Il presente intervento è riportato nella versione scritta consegnata dall’autore.

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Infine, occorre considerare che il traffico di RP presenta specificiprofili geopolitici di grande interesse poiché implica lo sfruttamen-to di Paesi poveri, specialmente quando in situazione di crisi politi-ca (cosiddetti failed States), da parte dei Paesi più industrializzati;l’ineguale distribuzione di costi/rischi della produzione industrialeglobalizzata e gravi pregiudizi per le risorse naturali, e dunque perlo stesso sviluppo dei Paesi destinatari.

2. (Stato delle cose e risposte della comunità internazionale) - Se èvero, come scrisse a diverso proposito John Locke, che “l’unicadifesa contro il mondo é conoscerlo bene”, occorre verosimilmenteconcludere che ad oggi non siamo in condizione di difenderci effi-cacemente dal traffico transfrontaliero dei rifiuti pericolosi.Prevenzione e repressione di questi traffici sembrano scontare unaconoscenza insoddisfacente delle proporzioni del fenomeno e dellesue varie (complesse e non di rado confliggenti) implicazioni (eco-nomiche, politiche, geopolitiche, criminali, ambientali). Più in gene-re, tardano ad affermarsi piena consapevolezza e univoca determi-nazione della comunità internazionale, e il dibattito è complicato daquestioni di sovranità nazionale, interessi economici e politicheambientali confliggenti, divergenti visioni del potenziale inquinantedi certe sostanze e cinico disinteresse per il futuro del pianeta. Siconsideri, per quanto attiene alla latitudine del fenomeno, che anchesecondo le stime più caute il giro d’affari del crimine ambientale siattesta su decine di miliardi di euro per anno (secondo Interpol que-sta fonte illecita di guadagni è seconda solo al traffico di droga); eche gli studi scientifici (fra cui uno dell’UNEP, il Programma delleNazioni Unite per l’ambiente) evidenziano i gravissimi danni anchedi lungo periodo alla salubrità dell’ambiente e delle persone. Peraltro verso si guardi allo stato caotico della legislazione internazio-nale nella materia, che conta centinaia di convenzioni sovente incontrasto fra loro, già a partire dalla stessa definizione di rifiuto

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pericoloso, e soffre della mancata adesione di molti dei Paesi piùindustrializzati: un caso paradossale in cui l’eccesso di normazione(e il difetto di volontà politica) determina un grave vuoto di tutelainternazionale. Con riguardo poi alla prevenzione e repressionedella criminalità ambientale transnazionale, la comunità internazio-nale ha reagito con lentezza e scarsa determinazione. Si consideriche solo nel 1992 Interpol ha costituito un gruppo di lavoro ad hoc,il quale solo nel 2006 é pervenuto alla conclusione, troppo cauta,che “sussistono elementi di prova iniziali a fondamento dell’esisten-za di legami fra crimine ambientale e crimine organizzato”. E anco-ra, che gli sforzi preventivi (ad esempio i controlli doganali nellearee portuali) restano affidati alla buona volontà dei singoli Stati emancano di uniformità e coordinamento, anche all’internodell’Unione europea. Le imprese di conseguenza finiscono sempli-cemente con il selezionare gli scali ove i controlli sono meno fre-quenti e seri, di talché gli scali più sicuri perdono competitività e sidetermina il mero spostamento delle rotte, piuttosto che la riduzio-ne del fenomeno tout court.

3. (Globalizzazione, fattori determinanti) - Il complesso di fenomenivariamente riconducibili alla globalizzazione ha determinato, ingenerale: (a) la crescente interconnessione dei mercati economici efinanziari, che offrono a determinati soggetti ampia facoltà di sceltadi prodotti e servizi a livello globale; (b) la tendenza delle organiz-zazioni criminali ad ampliare in senso transnazionale lo spettro ter-ritoriale della propria azione, sfruttando le caratteristiche dei merca-ti globali e la loro scarsa regolazione per conseguire profitti, celarlie reinvestirli (fenomeno massimamente favorito dalle eterogeneitàdelle normative e della efficienza repressiva fra i diversi Paesi, dal-l’insufficiente coordinamento fra le autorità nazionali preposte oltreche da ostacoli politici ed economici). Inoltre, per quanto qui rileva,altri connessi fattori determinanti sono: (c) l’imponente aumento di

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sottoprodotti (by-products) della produzione industriale e di altreattività umane (ad esempio, medica e di ricerca), potenzialmente lesi-vi della salute umana e dell’ambiente se non adeguatamente trattati,conservati, trasportati e smaltiti; (d) la conseguente incidenza nei pro-cessi produttivi di elevati costi per lo smaltimento di rifiuti di talenatura secondo adeguati protocolli imposti dalla legge, con conse-guenti riflessi sulla competitività delle imprese; (e) la spregiudicataricerca, nei mercati globali, di alternative meno dispendiose e il cor-relativo aumento di flussi di rifiuti pericolosi verso Paesi non OECD,poveri ovvero failed States: in questi Paesi i costi di smaltimento pos-sono essere fino a cento volte inferiori, le norme regolatrici sonomeno stringenti, e il connubio di povertà, corruzione e ignoranza assi-cura la compiacenza delle autorità locali e l’impossibilità di conoscen-za e reazione dei popoli; (f) il diffondersi di gravi illeciti, sovente acarattere transnazionale, legati allo smaltimento irregolare dei rifiutipericolosi - spinti dalla prospettiva di immensi profitti e da trascura-bili rischi penali (soprattutto se raffrontati a quelli implicati da altrelucrose attività criminali come il traffico di sostanze stupefacenti).

4. (Modalità dei traffici illegali transfrontalieri) - Nella maggior partedei casi i soggetti che generano RP (waste generator) mancano dellacapacità e della tecnologia per trasportare e trattare adeguatamente ipropri rifiuti pericolosi e si affidano ai servizi di un intermediatorespecializzato (waste broker), che mette a disposizione capacità elogistica per la raccolta, l’eventuale deposito temporaneo e il tra-sporto dei rifiuti e si serve di un agente per lo smaltimento (disposalagent), ed eventualmente anche di uno spedizioniere specializzato(hazardous waste shipper). L’esperienza investigativa/giudiziariainternazionale mostra che fatti illeciti possono intervenire in uno diquesti stadi secondo varie modalità:(a)Illeciti del Generatore - sono meno frequenti i casi in cui lo stes-

so generatore esporta illegalmente i propri rifiuti in modo diret-

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to; in altre situazioni il generatore dichiara falsamente la naturanon pericolosa dei rifiuti al broker; in molti casi concorre negliilleciti commessi dal broker, direttamente ovvero per avere cor-risposto un prezzo palesemente inferiore a quello di mercato;

(b)Falsa Dichiarazione del broker - aumenta i margini di profitto delbroker se in frode al generatore; può avvenire con l’accordo delgeneratore (che dunque corrisponderà un prezzo inferiore diquello previsto per lo smaltimento legale);

(c)Smaltimento illegale o improprio dell’Agente - anche qui puòesservi o no concorso del generatore e/o dell’intermediario;

(d)Falsa etichettatura e falso riciclaggio - consiste nella falsa dichia-razione di non nocività dei rifiuti, ovvero nella falsa dichiarazio-ne che i rifiuti verranno riciclati (riguarda circa due terzi delleesportazioni di rifiuti), mentre essi sono destinati ad esseredispersi in mare o altre acque, intombati (seppelliti), bruciati odispersi su terreni agricoli. Molti casi sono stati osservati dicosiddetto sham o dirty recycling (riciclaggio fittizio o sporco): iRP (frigoriferi, pneumatici, estintori, eccetera) sono dichiaraticome di possibile uso per Paesi in via di sviluppo dove vengonoinvece illegalmente smaltiti rilasciando le sostanze pericolosecontenute.

5. (Rotte dei traffici transnazionali) - Le organizzazioni criminali acarattere transnazionale fissano le rotte dei traffici illegali in base adattente valutazioni e strategie geopolitiche, ricercando regimi ineffi-cienti, deboli e corrotti, failed States e buchi neri geopolitici al finedi perseguire il massimo profitto con il minimo rischio. La materiache ci occupa non fa eccezione. L’analisi delle indagini degli ultimidue decenni evidenzia che i traffici verso i Paesi dell’est europeo,assai consistenti negli anni 80-90 (soprattutto verso Cecoslovacchia,Romania, Bulgaria, Polonia, Albania, Paesi Baltici), si sono forte-mente ridotti in stretta correlazione agli straordinari sviluppi geopo-

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litici nell’area ed al complessivo miglioramento della situazioneeconomica, politica e di sicurezza della regione. L’Africa resta tut-tora una destinazione privilegiata, grazie alle guerre civili, all’insta-bilità politica, alla corruzione della classe politica e alla miseria. Increscita sembrano i terminali asiatici, ove alla turbinosa, sregolatacrescita economica non si accompagna un’adeguata consapevolezzaecologica o cura statuale per l’ambiente e la salute pubblica.

6. (Gli ostacoli alla prevenzione e repressione del fenomeno):(a) in primis la scarsa conoscenza e consapevolezza della diffusionedel fenomeno e dei seri e irreversibili danni che esso determina; ilcinismo di alcuni dei Paesi OECD, che in nome del profitto e inspregio al destino dei Paesi ricettori e del pianeta si tengono fuoridal diritto internazionale; la miope politica che, vanamente, si illudedi tenere esente solo il proprio territorio dai rischi, disinteressando-si dei carichi che abbiano lasciato i propri porti; (b) la difficoltàoggettiva di ispezioni e controlli, dovuta agli immensi volumi, allaperdurante (e interessata) assenza di definizioni condivise, allanecessità di procedere ad indagini chimiche, di non veloce e facileesperimento, alla mancanza di un’efficace circolazione delle infor-mazioni fra Paesi e sovente alla carenza di informazioni attendibilitout court anche in ambito nazionale; (c) la carenza di strumentilegislativi internazionalmente condivisi e, correlativamente, dicomuni protocolli ispettivi e investigativi (nonostante i buoni pro-gressi segnati dall’Ecomessage Interpol). Si segnalano gli interes-santi sviluppi in ambito europeo, tuttavia frenati dalle esitazioni dialcuni Paesi membri, ricordati oggi dal presidente Frattini.

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Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Do adesso la parola al dottor Salvatore Guglielmino, direttore delServizio di cooperazione internazionale di polizia, perché arricchisca ilquadro della criminalità transnazionale in materia di rifiuti con l’im-portante contributo del Servizio di cui è il direttore.

Salvatore GUGLIELMINO(Direttore del Servizio di cooperazione internazionale di polizia)49

Buon pomeriggio a tutti.Come ultimo intervenuto tra i rappresentanti delle Forze di poli-

zia, ho il compito di trarre alcune conclusioni, e mi fa piacere, perchémi sembra opportuno riassumere, ricollegare quanto è stato detto fino-ra, anche se non ho avuto la possibilità di ascoltare per intero i relatorichi mi hanno preceduto (purtroppo altri impegni mi hanno tenuto lon-tano da questa importante riunione odierna).

Uno dei primi problemi che sono stati evidenziati riguarda ilcoordinamento, che non si pone soltanto a livello nazionale - un aspet-to molto importante che tutti noi delle Forze di polizia viviamo quoti-dianamente sulla nostra pelle - ma è un problema anche a carattereinternazionale.

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49 Le diapositive illustrate dal dottor Guglielmino sono riportate in Appendice, nellaversione a stampa.

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Ecco perché su queste problematiche devono intervenire organi-smi internazionali, molto importanti, a respiro mondiale, o regionale(come diremo tra poco) che cerchino in qualche modo di avviare que-sto tipo di cooperazione e di coordinamento tra i vari Paesi che si occu-pano, per loro disgrazia, di questa materia.

Come direttore del Servizio di cooperazione internazionale dipolizia sono anche responsabile dei settori Interpol, Europol e Sirene,la cooperazione in ambito Schengen.

L’organismo effettivamente interessato in prima battuta a questeproblematiche, come diceva giustamente il relatore che mi ha precedu-to, è l’Interpol che, come voi sapete (ne do una brevissima traccia) èl’organizzazione di Polizia internazionale, di Polizia giudiziaria piùantica - questo è importante dirlo - a livello internazionale (fondatainfatti nel 1923), e comprende ben 186 Paesi membri.

La sua creazione è stata voluta per contrastare il crimine interna-zionale, in tutte le sue forme, assistere le Autorità e i Servizi che sioccupano della lotta al crimine internazionale. L’obiettivo principale, ilpiù difficile, di cui ho già parlato, è il coordinamento tra le Forze dipolizia a livello mondiale.

L’Interpol agisce su tutte le materie, ad eccezione dei settori cheriguardano gli aspetti politici, gli aspetti religiosi o razziali, quindi nes-sun reato che riguarda questo tipo di materie può essere perseguito oanalizzato a livello Interpol.

L’Interpol ha questi organismi: l’assemblea generale, che è l’or-ganismo di governo e si riunisce annualmente, ha dei propri delegati, sioccupa della vita essenziale dell’organismo; il Comitato esecutivo, for-mato da 13 membri eletti dall’assemblea generale, che coprono le quat-tro regioni mondiali (Africa, America, Asia ed Europa); il Segretariatogenerale, che ha sede a Lione, ha un centro operativo che funziona 24ore su 24, riceve da tutto il mondo le informazioni di polizia crimina-le, quindi le iniziative criminali che riguardano il crimine transnaziona-le e le attività che riguardano due o più Paesi.

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Gli Uffici centrali Interpol a livello nazionale sono i cosiddettiNCB (National Criminal Bureau), i gangli nazionali dell’Interpol (iodirigo quello italiano). La caratteristica del nostro centro Interpol italia-no è quello di essere costituito da esponenti di tutte le Forze di poliziaa competenza generale, quindi polizia di Stato, Guardia di finanza,Arma dei carabinieri. Abbiamo inoltre personale della Polizia peni-tenziaria e, recentemente, si è unito a noi un esponente del Corpoforestale dello Stato.

I compiti dell’Interpol sono vari, però andrei fuori tema se par-lassi di questi aspetti.

Per quello che riguarda la materia che ci interessa oggi, quindigiungiamo al cuore della nostra trattazione, è dal 1992 - come diceva ilrelatore che mi ha preceduto - che l’Interpol effettivamente si occupadi questo crimine, che viene percepito come un problema serio, connes-so alla cosiddetta evoluzione della società moderna. Dalla grande pro-duzione di materiali nocivi soprattutto tossici, di materiali nucleari,eccetera, deriva la necessità di disfarsi di tutte queste sostanze, crean-do impatti negativi sull’ambiente nel quale tutti noi viviamo.

Circa un mese fa a Lione è stata organizzata una riunione: 28delegati di 16 Paesi hanno partecipato al gruppo di lavoro sui criminidi inquinamento, che ha elaborato un manuale per pubblici ministerioperanti in materia di reati ambientali. Questa è una chicca che vogliodiffondere in questa sede (mi fa piacere cogliere l’occasione di questaimportante riunione odierna) per dimostrare che non è vero che a livel-lo internazionale si è dormito, si è taciuto il problema relativo ai reatiambientali: assolutamente no. Magari prima non c’erano gli strumenti,sicuramente non c’era una volontà comune di affrontare queste proble-matiche. Oggi però, visto l’impatto che esiste in tutti i Paesi del mondocon gravissime ripercussioni sulla salute umana, quella importanteorganizzazione che si chiama Interpol ha ritenuto necessario doveraffrontare questa problematica.

In questa sede, come dicevo, è stato elaborato un manuale per i

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pubblici ministeri. Ho già provveduto, anzitutto, ad inviarlo a tutti gliuffici che sono presenti a questo convegno. Mi è arrivato un paio digiorni fa (ne avrete una copia anche voi tra qualche istante), ma a livel-lo ufficiale è stata trasmessa una nota, da parte del mio Ufficio, alMinistero della giustizia, alla Procura nazionale antimafia e alle Forzedi polizia, ai quali abbiamo inviato copia di questo manuale e di unaltro documento di cui parlerò tra poco. Il manuale non è altro che una elaborazione effettuata dal gruppo dilavoro sui crimini di inquinamento che dà alcuni suggerimenti di carat-tere operativo e fornisce alcune indicazioni (quindi deve essere presoin quanto tale, non è cogente) su come i pubblici ministeri, che sonotitolari di indagini su questo gravissimo fenomeno, devono comportar-si. Ovviamente va visto con una lente particolare perché è stato elabo-rato da un magistrato americano, titolare del gruppo di lavoro sui cri-mini di inquinamento, che utilizza tecniche tipiche del processo ameri-cano ma comunque è la dimostrazione di uno sforzo, di una grossa ini-ziativa, di una presa di coscienza da parte di quell’importante organi-smo che è l’Interpol di un simile problema. Fornire un indirizzo comu-ne ai 186 Paesi membri: questo è il vero significato del lavoro svolto.

In questo manuale si studiano i problemi attinenti ai possibililegami tra il traffico di rifiuti speciali e la criminalità organizzata, di cuiabbiamo sentito parlare poco fa. Il progetto si focalizzerà sulla espor-tazione illegale in particolare di rifiuti elettronici, ad esempio tutti icomputer dismessi, e si collega al progetto denominato IMPEL(Implementation and Enforcement of Environment Legislation)dell’Unione europea. Ci sarà quindi un collegamento anche con gliuffici dell’Unione europea e questo è un punto molto importante.

Un altro punto importante che voglio sottolineare è il seguente.A Lione, il 2-3 giugno 2005, 100 rappresentanti di 46 Paesi membrihanno partecipato alla V Conferenza sul crimine ambientale. In talesede il delegato italiano ha informato che il commercio illegale dirifiuti è secondo, a livello di profitti, solo al traffico di sostanze stupe-

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facenti. Da studi compiuti, si è stimato che il 99 per cento di tutti i rifiu-ti trasportati nei Paesi in via di sviluppo è dichiarato materiale designa-to per il riciclaggio. È chiaramente una truffa vera e propria: voi sape-te meglio di me come questi materiali pericolosi vengono poi sfruttati.

Il secondo elemento di cui volevo parlarvi è l’Ecomessage.L’Ecomessage è un sistema nuovo, già adottato in ambito Interpol, ed èun vero e proprio messaggio elettronico. All’interno dell’Ecomessage, leForze di polizia che rilevano sul territorio un qualsiasi reato attinente altraffico di rifiuti tossici, non tossici, di qualunque genere, devono segna-larlo al nostro ufficio (terminale italiano per quello che riguardal’Interpol), e noi provvederemo ad inviarlo per via elettronica-informati-ca al Segretariato generale dell’Interpol. Farà parte quindi di un databa-se internazionale che l’Interpol finalmente si è decisa a costituire per rac-cogliere tutte le informazioni salienti relative a questo grave fenomeno.

Nell’Ecomessage, come vi sarà dato modo di vedere, vengonoindicati tutti i punti principali del delitto di cui noi ci stiamo occupando,quindi il materiale che è stato disposto, i luoghi, il tipo di sotterramentoo di distribuzione sul terreno, sul territorio, di questo materiale e, soprat-tutto, il nome dei soggetti, individui o organizzazioni, che si sono pre-occupati di fare questo “regalo” alla natura. Tenevo molto a parlarvi del-l’importanza di questa iniziativa anche perché, così come accade peraltre esperienze che facciamo quotidianamente a livello di repressionedei reati tramite l’Interpol, questo diventerà sicuramente uno strumentodi cui l’Italia dovrà assolutamente servirsi. Rivolgo pertanto un invito atutte le Forze di polizia: quando andremo a regime anche noi conl’Ecomessage, la preghiera è quella di trasmettere tutte le comunicazio-ni al nostro Ufficio proprio per avviare questo tipo di attività.

Per ciò che riguarda l’Interpol, la situazione, in estrema sintesi, èquesta. L’Interpol non è l’unico organismo europeo o internazionaleche si occupa di traffico di rifiuti speciali. C’è anche l’Europol, costi-tuita nel 1992, che ha istituito nel proprio seno gruppi specifici che sioccupano del traffico di rifiuti.

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Ci sono differenze tra Europol e Interpol, che tenterò brevemen-te di illustrare. L’Interpol è un organismo di polizia giudiziaria interna-zionale: quindi, il recepimento delle prove assunte e acquisite dall’au-torità giudiziaria straniera può automaticamente entrare a far parte delprocesso penale italiano. Questo non accade con l’Europol, che haessenzialmente una funzione di raccolta e di scambio delle informazio-ni e naturalmente di analisi del dato: è comunque anche questo unostrumento che potrà essere utilizzato in tale ambito. In particolare,tengo a sottolineare che l’Europol, costituito nel 1992 e divenuto uffi-ciale con l’approvazione della sua Convenzione istitutiva nel luglio del1995, tra le prime materie di propria competenza specifica annoveravail traffico di materiali o di sostanze radioattive e nucleari. Quindi giàall’epoca, più di dieci anni fa, ci si preoccupava di questi spunti, di que-sti elementi. Queste fotografie che vi sto mostrando riguardano sostan-ze o materiali particolarmente dannosi.

Oltre all’Europol, esiste l’International Atomic Energy Agency(IAEA), di cui tutti conoscete le funzioni, che nel marzo del 2006 haproceduto alla revisione tecnica dell’Handbook, manuale sul contrastoal traffico illecito di materiali nucleari e radioattivi. Questo è un docu-mento guida fondamentale per aiutare i funzionari delle dogane, dellaPolizia di frontiera e di altre Forze di polizia ad elaborare misure perprevenire e reprimere tutto ciò riguardi il traffico illecito di materialinucleari e radioattivi.

Moltissimi anni fa ebbi l’occasione ed il piacere di partecipare, aNapoli, ad una Conferenza nazionale delle dogane. Uno dei problemiprincipali su cui ci si è soffermati riguardava il rischio della radioatti-vità; le notizie provenivano soprattutto dai Paesi dell’ex UnioneSovietica, dove non esistevano controlli sulle centrali nucleari dismes-se. Sostanze, anche di laboratorio, venivano importate nel nostro terri-torio, insieme a materiali ferrosi dati poi alle fonderie italiane che face-vano pentole, autovetture, materiali di uso quotidiano, eccetera, congrave nocumento e pericolo per la salute umana. Onore al merito, quin-

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di, al lavoro che fa la dogana su questo particolare argomento.Desidero terminare ricordando le principali operazioni svolte

negli ultimi anni, che le Forze di polizia qui presenti conoscono moltobene: nel 2003, traffico illecito di rifiuti verso l’Olanda ed il Belgio conesportazione di concimi fertilizzanti; nel 2004, traffico illecito di rifiu-ti pericolosi ed esportazioni verso la Norvegia di residui di industriesecondarie di alluminio; nel 2006, traffico illecito di rifiuti versol’Austria con esportazione di compost e fertilizzanti per l’agricoltura;nello stesso anno, traffico illecito di rifiuti pericolosi provenienti dalrifacimento delle linee ferroviarie verso la Germania mediante traspor-to transfrontaliero di rifiuti per recupero e smaltimento; sempre nellostesso anno, traffico illecito di sostanze chimiche in Belgio elencatenella Convenzione di Parigi come armi chimiche o loro precursori.

Sono tutti successi investigativi delle nostre Forze di polizia. Ilcompito del mio Ufficio, della mia struttura, è solo quello di essere unaporta verso l’estero. Raccomando a tutti, anche ai membri dellaCommissione, di servirsi per tutte le loro esigenze future della nostrastruttura, che è a completa disposizione di tutti sia per trasmettereinformazioni verso l’estero tramite l’Ecomessage, di cui abbiamo par-lato, sia per ricevere informazioni al fine di un coordinamento assolu-tamente necessario anche in questo importantissimo settore.

Domenico AIROMA(Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Lasciatemi fare una breve nota autobiografica, prima di lasciarela parola al procuratore nazionale antimafia, a dimostrazione dell’effi-cacia dell’approccio Interpol.

Ero presente alla Conferenza di Lione del 2005 ed ho partecipa-to anche ai lavori relativi all’introduzione dell’Ecomessage nel memo-

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randum di intesa fra i pubblici ministeri dell’area balcanica, citata sta-mattina dal commissario Frattini come una delle aree particolarmente arischio in tale settore. Questo per sottolineare l’importanza della circo-lazione non solo delle informazioni ma anche delle best practices inambito europeo.

Quando parliamo di circolazione di informazioni e di coordina-mento di attività investigative, il pensiero va alla Direzione nazionaleantimafia. Chi meglio del procuratore nazionale Piero Grasso, quindi,può concludere i lavori di questa giornata?

Piero GRASSO(Procuratore nazionale antimafia)

C’è ben poco da concludere, perché le esposizioni delle varieForze di polizia hanno dato atto di tutto quello che è l’attività freneticache si compie in tutti i settori delle nostre Forze di polizia.

L’ottica in cui si pone il mio Ufficio è sempre quella, come giu-stamente è stato osservato, di partire dalla criminalità organizzata,anche perché abbiamo sempre constatato che le indagini di maggiorsuccesso sono quelle che partono dalla base dell’organizzazione crimi-nale per ricostruirne le varie attività e quindi anche quella del ciclo deirifiuti. Spesso questo è avvenuto al contrario, ma in maniera menoricorrente.

Il ciclo dei rifiuti ed anche il ciclo del cemento oggi rappresenta-no ambiti di attività che costituiscono, come ormai è accertato, un set-tore di azione privilegiato delle cosiddette ecomafie. Da un esame glo-bale delle indagini e dei risultati si può trarre qualche conclusione, nelsenso che è riscontrabile un coinvolgimento dei gruppi di criminalitàorganizzata di tipo mafioso che, nel territorio e attraverso il controllodel territorio, avendo a disposizione cave, terreni, manodopera a bassis-simo costo, hanno favorito, anni fa, l’iniziale decollo di questa attività.

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Man mano che si è andati avanti con le indagini, si è potuto osser-vare che c’è stata una evoluzione del mercato dei rifiuti, in quantoabbiamo notato che il settore si è andato via via popolando di una sem-pre maggiore varietà di soggetti che nella maggior parte dei casi non haprecedenti penali, ma si collega con i criminali, costituendo il suppor-to di queste attività illecite. In generale, si tratta di imprese legali, moltedelle quali sono localizzate nel Nord o nel Centro-Nord, di rispettabiliuomini d’affari, di funzionari pubblici, di operatori del settore dei rifiu-ti, di tecnici di laboratorio, di medici, di faccendieri vari, di imprendi-tori del settore dei trasporti; tutti soggetti che sono inseriti nei gangliessenziali di questo mercato, in questa filiera che poi produce quell’ef-fetto finale. Ma questi soggetti apparentemente legali, non necessaria-mente pertinenti come soggetti vitali della criminalità organizzati, ini-ziano a fare della illegalità, della frode, della simulazione, dell’evasio-ne sistematica di qualsiasi regola, della corruzione le regole ispiratricidella propria condotta.

L’impressione generale che si trae avendo una visione globaledell’ecomafia, intendendo tutto il sistema dei reati ambientali, è che ilgrosso affare dell’emergenza rifiuti non sia soltanto il frutto di un’atti-vità occasionale a cui si dedicano le singole organizzazioni criminali,ma piuttosto un sistema criminale, sia a livello nazionale che interna-zionale, così come i dati espressi in questa sede hanno dimostrato, cheorienta addirittura alcuni settori del mondo produttivo, desiderosi,com’è logico e come è stato affermato più volte, di ridurre i costi eaumentare i profitti.

In questo contesto si inserisce la criminalità organizzata che hatrovato delle nuove strade per realizzare nuovi profitti con pochi rischidi sanzioni e pochi rischi di responsabilità.

Penso di aver disegnato quello che è il quadro in cui dobbiamointervenire efficacemente. Parlando a livello nazionale, si assiste a que-sto collegamento ben preciso oggi in Italia tra criminalità organizzata eimprese del Nord, alcune delle quali hanno anche delle innovazioni tec-

197GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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nologiche da mettere sul tappeto dello smaltimento dei rifiuti e un knowhow che le abilita a occuparsi dei rifiuti. Tali imprese spostano le pro-prie dépendance in territori del Sud dove cominciano a realizzare untraffico illecito d’accordo con la criminalità organizzata. Tante indagi-ni hanno fatto scoprire, proprio nel Sud - che diventa spesso una sortadi discarica nazionale – prodotti o sottoprodotti, chiamiamoli comevogliamo, rifiuti tossici o no, speciali o no, radioattivi o no, che pro-vengono dagli scarti e dagli esiti delle industrie del Nord, soprattuttodel Nord-Est o del Centro-Nord del nostro Paese: questo purtroppo èun dato di fatto.

Sempre di più, dall’esame di tutte le nostre indagini - almeno diquelle che vengono sotto la nostra percezione perché la procura nazio-nale ha il compito di coordinare, ma se si vanno a spulciare le indaginie il lavoro dei pubblici ministeri che più si dedicano a questo fenome-no notiamo che molto spesso sono le procure ordinarie che agisconosotto il profilo del reato ambientale – ci rendiamo conto che tutti i datiche si riferiscono al complesso delle indagini in materia ambientalesfuggono alla nostra raccolta e al nostro coordinamento - mi riferisconaturalmente ai dati giudiziari e non ai dati di polizia, che raccolgonoaltri sistemi centrali.

Abbiamo cercato sempre di più di sensibilizzare i colleghi e leprocure ordinarie attraverso i procuratori generali per procedere a pro-tocolli di intesa al fine di riversare nelle nostre banche dati anche irisultati di quelle indagini perché altrimenti neanche noi potremo avereun’esatta dimensione dei fenomeni. Nella nostra banca dati è presente,ad esempio, un’indagine su un’associazione criminale che emerge sottoil profilo ambientale soltanto se vi è connessa un’attività di smaltimen-to dei rifiuti. Non vengono invece incrociati tutti quei dati che potreb-bero fornire ulteriori elementi proprio perché provengono da altre partidel territorio, da altre procure ordinarie.

Abbiamo fatto un esperimento con il Comando dei carabinieriche ci ha fornito tutta una serie di dati, ed abbiamo iniziato a cercare,

198 CONVEGNI E SEMINARI

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sulla base di quei dati e di quelle indagini, quanti soggetti si trovavanonelle nostre banche dati. Abbiamo estrapolato alcuni dati significativi,anche se con il limite che vi ho già esposto, cioè che non ci sono effet-tivamente tutti i dati possibili.

Abbiamo intanto individuato alcune categorie di imprese che sidedicano a queste attività. Distinguendo in tre elenchi le ditte che ope-rano nel settore, siamo riusciti a censire 377 società, individuando 45società appartenenti agli smaltitori di rifiuti, 166 ai riciclatori e 166 aitrasportatori: in totale sono stati analizzati 2.893 soggetti e, dall’incro-cio e dal riscontro con la nostra banca dati, si è accertato che un 10 percento di quei soggetti (circa 257) e ben 28 società erano coinvolti inindagini collegate con organizzazioni criminali.

Questo è un dato che non rende l’esatta dimensione del fenome-no, ma è una tecnica che va incrementata, soprattutto arricchendo labanca dati di tutti gli elementi che provengono dalle procure ordinarie,nonché con tutte le indagini svolte in materia ambientale su soggetti dicui spesso non si coglie l’entità criminale soggettiva, ma di cui si pos-sono cogliere, attraverso un sistema come il nostro fatto di relazioniinterpersonali, i rapporti con l’autore del reato ambientale o con chi sioccupa di attività di smaltimento dei rifiuti. Secondo me, questo è ilfuturo verso cui ci dobbiamo proiettare.

Ci sono state anche delle indagini interessanti sotto il profilotransnazionale che, per merito soprattutto delle Forze di polizia che bensi sono sapute coordinare anche all’estero, hanno condotto all’esecu-zione di provvedimenti di cattura contemporaneamente in Italia eall’estero. Questo dato per noi è un fiore all’occhiello, in una materiain cui spesso le legislazioni non sono omogenee e pagano queste diffe-renze di legislazione.

Per noi quindi, come procura nazionale antimafia, il problema èquello di raccogliere tutte queste informazioni e non solo dell’attivitàrepressiva. In linea generale, non si può pensare che un’attività repres-siva delle Forze di polizia su tutto il territorio possa cercare di risolve-

199GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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re il problema. Occorre un maggior controllo ed una maggiore preven-zione: l’idea della banca dati che si autoalimenta è certamente positivaperché permette di fondere al centro tutti i dati che provengono dalle 26direzioni distrettuali antimafia sparse sul territorio, creando così gliindicatori, i sensori, dando poi (noi che non facciamo indagini per isti-tuzione) impulso ad altre indagini trasferendo alle Forze di polizia i datielaborati.

Abbiamo svolto un interessante convegno con il Comandantedelle Capitanerie di porto, con gli Enti porto, con le Dogane, con laFinanza, soprattutto per approfondire tutti gli elementi informativi daiquali si può evincere l’attività portuale. È proprio vero quello che sidiceva prima: dove aumentano i controlli, spariscono i clienti. Questoè un guaio nell’ambito comunitario. Dobbiamo cercare di bilanciare, diequilibrare, anzi di pretendere a livello europeo e internazionale che glistessi controlli siano eseguiti in tutti i porti, perché altrimenti finiremocon l’essere tagliati fuori dai traffici internazionali.

Per noi è importante avere anche i dati delle Dogane incrociaticon i dati della Finanza, con le operazioni sul territorio, con i dati cheprovengono dall’azione internazionale, dall’Interpol; solo così possia-mo contrastare al massimo questo fenomeno.

In conclusione, sottolineo che per fortuna riceviamo anche tantesegnalazioni; pian piano la cultura dell’ambiente (e questo è anchemerito di tutte le iniziative, ed è anche merito della vostraCommissione) si va diffondendo sempre di più perché si fa strada laconsapevolezza del fatto che i primi a difendere il territorio da questimali devono essere proprio i cittadini, segnalando i casi. A Palermo horicevuto alcune segnalazioni che mi hanno fatto ben sperare, perché seavviene a Palermo speriamo avvenga molto di più in altre parti d’Italia.Il WWF, Legambiente, tutte le associazioni similari e tutti gli osserva-tori sul territorio devono anch’essi collaborare per cercare di dareimpulso a indagini e attività; soprattutto oggi possiamo svilupparenuove tecnologie - che prima non avevamo - con cui si riesce, senza

200 CONVEGNI E SEMINARI

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bisogno di fare scavi, ad individuare depositi di materiali particolariattraverso rilevazioni con colorazione. Non intendo approfondire taleargomento, ma sappiamo benissimo che esistono nuovissime tecnolo-gie fatte con metodi di rilevamento particolari, come ad esempio ilcalore, che possono aiutare moltissimo.

Vi è però un problema di mezzi e di risorse; è importante scanda-gliare tutto il territorio - visto che non sempre possiamo rivolgerci aicittadini - per individuare i punti da cui partire per un’indagine sul ter-ritorio stesso.

Esiste poi il problema vero della repressione, che non è tantoquello di mandare in carcere gli inquinatori (anche se questo èimportante) quanto il ripristino del guasto causato all’ambiente; senon entriamo in questa ottica, le carceri saranno piene ma il proble-ma del nostro Paese non verrà risolto. Tutte le norme contenute neldisegno di legge presentato, che hanno avuto anche il nostro contri-buto, con audizioni presso la Commissione parlamentare, vannoverso questa linea. L’introduzione di sanzioni penali, di strumentiprocessuali e investigativi, che non elencherò perché sono noti atutti, rappresentano la soluzione efficace e dissuasiva sotto il profi-lo repressivo, ed anche la possibilità di ricevere forme di collabora-zione attiva dal punto di vista processuale. Ad esempio, la gravitàdella pena che però diminuisce in caso di ripristino ambientale.Questo è il meccanismo che deve funzionare, questo è il ravvedi-mento operoso che va attuato. A questo punto, prevederei anche unasanzione pecuniaria: non il carcere, ma il ripristino dell’ambiente.Questa gravità può diventare tenuità se si riporta l’ambientecom’era prima: questo è il meccanismo che dobbiamo cercare diintrodurre.

Ringrazio quindi la Commissione che con questo disegno dilegge ha portato avanti tale discorso. Penso che non sia più eludibileuna risposta del Parlamento a questi problemi, che non sia più procra-stinabile una riforma per avere prima adeguati strumenti legislativi e

201GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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poi, attraverso le varie istituzioni, applicare e dare attuazione a que-sti strumenti, se vogliamo evitare che la nostra meravigliosa terradiventi invivibile.

Roberto BARBIERI(Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo

dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Vi prego di prestare ancora un attimo di attenzione. Ringrazio ilprocuratore Grasso, con cui collaboriamo pressoché quotidianamente, esperiamo che il nostro lavoro comune vada ancora avanti con efficacia.

Vorrei dare adesso la parola per un brevissimo saluto finale alvice presidente Piazza, che nella Commissione di inchiesta ha laresponsabilità per i rifiuti speciali, e che purtroppo oggi è stato quasisempre assente ai nostri lavori, ma non per sua colpa. Infatti, essendomembro della Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, oggi hapartecipato alla Camera di consiglio per la discussione di un argomen-to molto delicato, i cui risvolti leggerete domani sui quotidiani. È quin-di giustificato per la sua assenza, e gli do la parola per un breve saluto.

Camillo PIAZZA(Vice presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul

ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse)

Grazie, signor Presidente. È vero che ero assente, ma stamattinaho seguito in parte i lavori del Convegno. La questione riguardantel’onorevole Previti era fondamentale e domani mattina leggerete ilresoconto dei lavori della Giunta sulla stampa.

Vorrei ringraziare il presidente della Commissione d’inchiestache da sei mesi a questa parte sui temi legati ai rifiuti urbani e industria-

202 CONVEGNI E SEMINARI

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li sta conducendo un ingente lavoro che sicuramente porterà a risultatipositivi in due sensi: da una parte, è prevista la modifica della notalegge n. 152 che, come sapete, è ormai imminente (la Commissioneambiente della Camera dei deputati, di cui faccio parte, ha espresso unparere definitivo al Governo su un testo che entro 30 giorni dovrà esse-re sottoposto al Consiglio dei ministri per l’approvazione); dall’altra, ilprogetto di legge di cui parlava il procuratore nazionale antimafia,riguardante i delitti ambientali.

Affrontare il tema dei rifiuti industriali in Italia non rappresentasoltanto una battaglia di civiltà, ma è veramente una cosa fondamenta-le per il bene del Paese. Come ricordava stamattina il commissarioFrattini, abbiamo 4.826 discariche abusive non tutte ancora bonificate,il che è una vergogna. Ma non solo: i dati forniti stamattina dell’APAT- e anche quelli in possesso della Commissione e che sono stati esami-nati in questi mesi - dimostrano che più di 20 milioni di tonnellate dirifiuti industriali non sono recepiti dagli impianti di smaltimento auto-rizzati. In Lombardia, la mia Regione, soltanto il 70 per cento dei rifiu-ti prodotti viene smaltito in maniera corretta.

Pertanto credo di poter concludere, anche per non dilungarmi,che su questo argomento sia stato fatto un passo avanti importante.

Noi andremo avanti nel nostro lavoro come Commissione - e rin-grazio il Presidente di avermi affidato la delega sui rifiuti speciali - edaffronteremo questo argomento nei prossimi anni. Andremo avantidando la certezza del diritto, facendo in modo di prosciugare le fontiche alimentano l’ecomafia nell’unico modo possibile: togliere i rifiutidal sistema illegale. Pertanto chiederemo alle Regioni di approvare unpiano industriale dello smaltimento dei rifiuti prodotti nel proprio ter-ritorio, in modo tale che sui 103 milioni di tonnellate di rifiuti prodottiin Italia vi siano 103 milioni di sistemi di trattamento di questi impian-ti. Rischiamo infatti che ci manchi la possibilità di smaltire in manieraautorizzata. Anche il mondo ambientalista, a tal proposito, deve fare lapropria parte, permettendo che ai piani industriali regionali vengano

203GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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date delle certezze immediate: è l’unico modo per consentire finalmen-te l’avvio di un ciclo integrato dei rifiuti.

Occorre poi dare un grande impulso al sistema della tracciabilità,nel senso che non è così complicato sapere quanti rifiuti vengono pro-dotti dall’impresa e non è nemmeno complicato sapere quanti rifiutiquesta impresa smaltisce.

Credo quindi sia importante che, insieme all’APAT, alle Forzedell’ordine, alla Commissione d’inchiesta si arrivi in tempi brevi, forsegià nel prossimo autunno, a far sì che una banca dati gestita insiemeagli organi di Governo possa dimostrare che in Italia si vuole realmen-te uscire da queste illegalità. L’unico modo è far sì che alcune solidebasi relative alla fase dello smaltimento finale vengano realizzate.

Da parte mia, come componente della Commissione d’inchiestasul ciclo dei rifiuti, mi impegnerò (ovviamente chiedendo a voi didarmi una mano) perché queste cose si realizzino nel più breve tempopossibile.

204 CONVEGNI E SEMINARI

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APPENDICE

DIAPOSITIVE ILLUSTRATE DAI RELATORIDEL CONVEGNO

205GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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The treatment of Special Wastes in the Netherlands

di Kees DEN HERDER

207GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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The treatment of special wastes in Austria

di Gernot LORENZ

233GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI

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Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

GernotLorenz,Federal

MinistryofAgriculture,

Forestry,Environment

andWaterManagement

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Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

AustrianWasteManagementAct2002(AWG2002),Austrian

OrdinanceonLandfillSites:

!Hazardouswastemayonlybelandfilledinunderground

landfills;Austria:noundergroundlandfill–exportstoGermany

!Prohibitiontolandfillcertainkindsofwaste:sludgy,pasty,fine

grainedwastes,liquidwaste,infectiouswaste,Totalorganic

Carbonisabove5%;pre-treatment/incinerationofwasteswit

aTOCabove5%

!FederalWasteManagementPlan2006;

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Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

REGULATION(EC)No2150/2002OFTHE

EUROPEANPARLIAMENTANDOFTHE

COUNCILof25November2002

onwastestatistics:

!DJManufactureofbasicmetalsandfabricatedmetal

products

!DK+DL+DMManufactureofmachineryand

equipment+Manufactureofelectricalandoptical

equipment+Manufactureoftransportequipment

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Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

WStatR–Wastegenerationbyeconomicsector(1000tonnes)

(accordingtoAnnexIofWStatR)

NACERev1.1>

EWC-StatVersion3

\/

Code

Description

01.1

Spentsolvents

!W

0,000

M0,000

0,049

0,117

B0,015

0,255

1,680

0,009

B13,334

0,070

1,347

1,936

0,412

0,070

B0,091

1,636

0,012

B0,076

B5,422

S0,213

26,744

01.2

Acid,alkalineorsalinewastes

"W

0,000

M0,000

0,007

6,105

0,203

0,412

0,975

0,000

2,042

0,128

107,913

28,239

0,718

0,128

0,361

0,000

M0,000

0,001

0,000

0,000

M147,231

01.2

Acid,alkalineorsalinewastes

!W

0,001

0,000

0,007

B0,057

0,002

0,063

1,096

0,000

14,613

B0,338

71,532

B19,228

0,082

0,256

B0,439

B6,755

0,002

B0,026

B0,304

0,050

114,851

01.3

Usedoils

!W

8,000

0,000

0,700

0,221

0,061

0,381

0,609

0,283

B4,953

0,805

22,561

13,379

0,205

0,942

1,908

10,218

0,194

B0,309

13,084

S1,974

80,787

01.4

Spentchemicalcatalysts

"W

0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

01.4

Spentchemicalcatalysts

!W

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,605

B0,261

0,000

0,000

0,001

B0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,867

2Chemicalpreparationwastes

"W

0,000

M0,000

0,006

0,071

0,416

0,747

0,609

0,033

3,699

0,476

1,808

1,949

0,625

0,020

0,519

0,087

0,000

0,000

0,000

0,000

M11,064

2Chemicalpreparationwastes

!W

0,003

0,000

0,028

0,092

0,121

B0,857

1,157

0,021

B8,876

0,302

1,668

2,794

0,480

0,058

0,476

3,216

0,000

0,132

0,307

4,997

25,585

03.1

Chemicaldepositsandresidues

"W

0,000

0,000

0,062

4,975

1,377

0,495

32,705

1,067

12,225

3,490

223,456

28,327

2,041

0,210

1,244

0,062

0,018

0,000

0,003

0,000

M311,758

03.1

Chemicaldepositsandresidues

!W

0,148

0,000

3,381

B0,649

0,142

0,904

0,968

0,855

B10,367

1,875

18,714

15,378

0,300

4,126

B4,351

36,777

0,027

B2,063

B19,071

S0,925

121,021

03.2

Industrialeffluentsludges

"W

0,000

0,000

0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

0,000

0,000

M0,000

L0,000

03.2

Industrialeffluentsludges

"D

0,000

0,000

0,006

0,451

0,040

0,012

19,690

0,324

0,346

0,642

3,227

0,410

3,421

0,030

0,049

0,005

0,000

0,000

19,998

0,000

L48,651

03.2

Industrialeffluentsludges

!W

0,000

M0,000

0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

M0,000

0,000

M0,000

M0,000

L0,000

03.2

Industrialeffluentsludges

!D

0,001

B0,000

0,198

B0,020

0,140

B0,034

B0,234

1,105

B1,864

4,461

B8,251

5,291

0,052

B0,494

B0,609

B2,333

0,000

0,053

11,049

S0,000

L36,189

5Healthcareandbiologicalwastes

"W

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L59,120

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L59,120

5Healthcareandbiologicalwastes

!W

0,000

L0,000

L0,000

L0,007

B0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,136

B0,000

L0,000

L0,008

B0,000

L0,000

L0,000

L1,627

0,000

L0,000

L0,056

B0,000

L1,834

6Metallicwastes

"W

1,600

0,000

M7,128

11,471

39,810

10,769

15,586

0,456

19,705

18,479

527,760

463,208

10,935

21,259

50,535

37,239

255,367

10,605

0,186

131,200

1633,297

6Metallicwastes

!W

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,011

B0,293

B0,004

0,105

B0,000

0,000

0,003

B0,070

B0,000

0,000

0,001

B0,000

0,487

07.1

Glasswastes

"W

0,000

M0,000

M0,008

12,615

0,035

0,382

1,728

0,012

2,771

26,141

1,237

1,624

0,333

0,055

5,745

13,764

0,649

0,152

0,022

185,277

252,550

07.1

Glasswastes

!W

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,001

B0,000

0,004

B0,078

B0,000

0,091

B0,000

0,001

B0,000

0,205

B0,000

0,016

B0,345

0,525

1,266

07.2

Paperandcardboardwastes

"W

2,320

0,010

0,475

31,480

12,391

3,361

296,850

0,264

12,682

4,699

17,166

27,106

7,637

1,302

20,256

303,777

0,446

66,764

6,785

601,100

1416,871

07.3

Rubberwastes

"W

3,900

0,000

1,116

0,751

0,180

0,309

0,170

0,000

24,330

0,345

0,679

7,259

0,376

0,175

3,910

0,011

10,999

0,005

0,040

0,000

M54,555

07.4

Plasticwastes

"W

8,950

0,010

0,677

42,512

14,676

5,754

23,368

0,263

135,696

14,997

31,091

55,497

39,130

1,330

52,174

0,000

M35,841

0,231

0,138

127,000

589,335

07.5

Woodwastes

"W

25,700

0,000

2,986

6,068

1,390

4490,635

318,249

0,198

9,499

9,128

8,165

22,894

59,734

1,488

362,941

44,994

1,118

3,373

0,000

121,300

5489,858

07.5

Woodwastes

!W

0,000

0,000

0,001

B0,000

0,000

0,019

B0,000

0,034

B0,029

B0,000

0,062

0,007

0,000

0,301

0,297

B5,310

B0,000

0,086

B3,092

B0,005

9,243

07.6

Textilewastes

"W

0,000

0,000

0,000

0,791

86,458

0,022

0,158

0,000

0,237

0,288

1,050

10,451

0,993

0,014

4,503

10,141

0,000

0,011

0,004

23,000

138,121

07.7

WastescontainingPCB

!W

0,000

0,000

0,000

0,003

B0,001

0,001

B0,000

0,000

0,000

0,000

0,001

0,007

0,000

0,007

0,004

B0,018

0,001

B0,003

B0,051

0,002

0,099

08(excl.08.1,08.41)Discardedequipment

"W

0,000

M0,000

M2,127

1,483

0,250

0,266

1,378

0,193

2,063

0,967

6,221

24,199

0,612

2,538

19,718

0,000

6,994

0,000

0,000

0,000

M69,010

08(excl.08.1,08.41)Discardedequipment

!W

0,011

0,000

0,047

0,426

0,046

0,073

0,168

0,003

B0,386

B0,105

0,274

0,793

0,031

3,489

1,176

7,945

0,000

0,174

5,555

31,054

51,756

08.1

Discardedvehicles(ELVs)

"W

0,000

M0,000

M0,071

0,000

0,000

0,044

0,000

0,000

0,035

0,383

0,007

4,076

0,001

0,035

0,684

83,980

4,059

0,000

0,620

0,000

L93,996

08.1

Discardedvehicles(ELVs)

!W

0,006

0,000

0,028

0,012

B0,000

0,099

B0,006

0,000

0,005

0,003

0,084

0,152

0,000

0,028

B0,205

19,081

1,657

B1,421

0,815

32,539

56,141

08.41

Batteriesandaccumulatorswastes

"W

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

08.41

Batteriesandaccumulatorswastes

!W

2,550

0,000

0,067

0,149

0,028

0,091

0,132

0,014

B0,116

0,062

0,244

2,766

B0,009

0,400

0,372

9,425

0,010

B0,276

B1,359

S2,383

20,453

09(excl.09.11,09.3)Animalandvegetalwastes

"W

9,478

0,000

M0,580

1419,332

1,064

1,076

4,810

0,641

10,224

6,357

4,592

9,402

1,015

24,412

25,597

1222,591

0,000

16,847

21,460

546,300

3325,778

09.11

Animalwasteoffoodprep./prod.

"W

0,000

0,000

M0,077

351,348

18,882

0,000

0,000

0,000

3,956

0,137

0,000

0,642

0,026

0,188

0,043

0,000

0,000

0,000

0,000

0,000

375,300

09.3

Animalfaeces,urineandmanure

"W

312,200

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L312,200

10.1

Householdandsimilarwastes

"W

93,700

0,000

M3,595

84,848

19,427

17,321

67,440

0,709

40,557

59,756

46,374

62,391

38,102

4,962

254,030

257,224

7,462

12,737

4,109

1613,256

2688,001

10.2

Mixedandundifferentiatedmaterials

"W

0,000

0,000

0,188

4,446

1,018

0,908

3,534

0,037

2,125

3,131

2,430

3,270

1,997

0,260

13,312

0,018

0,391

0,000

0,000

17,698

54,765

10.2

Mixedandundifferentiatedmaterials

!W

0,000

0,000

0,008

B0,001

0,018

B0,191

B0,218

1,730

B0,570

B0,096

B1,960

0,118

0,028

B0,054

B0,527

B0,554

0,002

B0,013

B7,900

B0,240

14,228

10.3

Sortingresidues

"W

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L40,223

122,888

0,000

L444,489

0,000

L607,600

10.3

Sortingresidues

!W

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

0,000

M0,000

L0,000

M0,000

L0,000

11(excl.11.3)

Commonsludges(excl.dredgingspoils)

"W

0,000

0,000

5,310

319,373

11,549

1,016

100,369

7,321

28,106

5,516

26,953

18,826

4,771

113,075

18,265

442,376

5,363

0,000

701,363

0,000

L1809,553

12(excl.11.3)

Commonsludges(excl.dredgingspoils)

"D

0,000

0,000

1,593

95,812

3,465

0,305

30,111

2,196

8,432

1,655

8,086

5,648

1,431

33,922

5,480

132,713

1,609

0,000

210,409

0,000

L542,866

11.3

Dredgingspoils

"W

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

12(excl.12.4,12.6)

Mineralwastes

"W

0,040

0,000

588,105

3,391

0,211

9,376

5,053

7,763

16,668

427,923

569,643

48,332

21,505

82,506

27049,277

440,000

4,555

24,333

122,551

0,000

29421,232

12(excl.12.4,12.6)

Mineralwastes

!W

0,000

0,000

0,002

B0,000

0,000

0,000

0,000

0,007

B0,044

5,495

B0,273

B0,079

B0,000

0,306

B12,455

B0,116

0,000

0,000

0,075

B0,003

18,855

12.4

Combustionwastes

"W

0,000

L0,000

L0,006

0,041

0,303

7,795

156,536

1,978

8,029

5,114

3384,413

2,577

0,840

97,930

0,276

0,000

0,000

0,000

697,927

0,000

L4363,764

12.4

Combustionwastes

!W

0,000

L0,000

L0,000

0,000

0,004

B0,018

0,000

0,000

0,352

0,000

109,928

B0,504

B0,000

13,971

0,000

1,047

B0,000

0,000

40,906

S0,000

L166,730

12.6

Contaminatedsoilsandpoll.dredgingspoils

!W

0,001

B0,000

8,595

B0,093

B0,029

B0,181

B0,157

B7,312

B3,018

B4,055

B1,745

B0,576

B0,000

67,917

B41,699

B103,956

0,000

0,381

B26,876

S0,000

266,591

13

Solidified,stabilisedorvitrifiedwastes

"W

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,300

0,000

L0,300

13

Solidified,stabilisedorvitrifiedwastes

!W

0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,000

L0,001

LB

0,000

L0,000

L0,000

M0,000

L0,001

Total,non-hazardous

"D

457,888

0,020

608,814

2077,991

201,596

4549,986

978,949

16,135

315,322

584,235

4945,318

807,501

191,472

272,767

27870,652

2645,949

452,397

135,058

1529,042

3366,131

52007,223

Total,hazardous

!D

10,721

0,000

13,111

1,847

0,607

3,167

6,426

11,978

58,939

18,038

238,648

63,213

1,599

92,420

64,612

210,290

1,905

5,029

136,268

74,910

1013,728

Total,general

!"

D468,609

0,020

621,925

2079,838

202,203

4553,153

985,375

28,113

374,261

602,273

5183,966

870,714

193,071

365,187

27935,264

2856,239

454,302

140,087

1665,310

3441,041

53020,951

Notes:

Whitecells:

Dataismandatory.Estimatesmaybeusedthoughtheyshouldbebasedonempiricaldataandexplainedinthedescriptionofthemethodology.

Yellowcells:

Dataiscalculatedbutcellcanbeeditedaswell.

Hazardous

Wet/Dry

Total

2004

HH

2004

90

2004

51.57

2004

37

2004

G-Q

2004

F

2004

E

2004

DN

2004

DK+DL+DM

2004

DJ

2004

DI

2004

DG+DH

2004

DF

2004

DE

2004

DD

2004

DB+DC

2004

DA

2004

A

2004

C

2004

B

2004

Page 248: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

W!

Metallicwastes

6

W"

Metallicwastes

6

W!

Healthcareand

biologicalwastes

5

W"

Healthcareand

biologicalwastes

5

D!

Industrialeffluent

sludges

03.2

W!

Industrialeffluent

sludges

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Industrialeffluent

sludges

03.2

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Industrialeffluent

sludges

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W!

Chemicaldepositsand

residues

03.1

W"

Chemicaldepositsand

residues

03.1

W!

Chemicalpreparation

wastes

2

W"

Chemicalpreparation

wastes

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W!

Spentchemicalcatalysts

01.4

W"

Spentchemicalcatalysts

01.4

W!

Usedoils

01.3

W!

Acid,alkalineorsaline

wastes

01.2

W"

Acid,alkalineorsaline

wastes

01.2

W!

Spentsolvents

01.1

Description

Code

W

e t / D r y

Ha

z a r d o u s

NACERev1.1>

EWC-StatVersion

3 \/

0,004

527,760

L0,000

L0,000

8,251

M0,000

3,227

M0,000

18,714

223,456

1,668

1,808

0,000

M0,000

22,561

B71,532

107,913

1,347

2004

DJ

Page 249: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

!Analysisofthewastemanagementsituation;

!Theregionaldistributionofwastedisposalfacilities;

!Thetargetsderivedfromtheobjectivesand

principlesoftheWasteManagementAct

1.Toreducethequantitiesandcontaminantsinwaste,

2.Torecoverwasteinanenvironmentallyfriendlyand

economicallyviablemanner,

3.Todisposeofwastethatisunavoidableandnon-

recoverable,

4.ToshipthewasteoutofAustriaortoAustriafor

recoveryordisposaland

5.Topromoterecoveryofwaste,especiallyinviewof

resourceconservation;

Page 250: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

!Thefederalmeasuresplannedto

achievethesetargets;

!Specialprecautionsforcertaintypesof

waste,particularlytreatment

requirementsandprogrammes.

!Thebasisofanyplanningisamost

detailedstocktaking

!72,76,84

Page 251: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

Page 252: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

RecoveryandDisposalPlants

!ThermalTreatmentFacilities(excl.IncinerationPlantsfor

MunicipalSolidWaste)

!IncinerationPlantsforMunicipalSolidWaste

!Physico-ChemicalTreatmentFacilities

!TreatmentPlantsforSpecificWaste

!ShredderPlants

!TreatmentPlantsforDemolitionandConstructionWaste

!Mechanical-biologicaltreatmentfacilities(MBT)

!AerobicBiotechnicalTreatmentPlants(CompostingFacilities)

!AnaerobicBiotechnicalTreatmentPlants

!SortingPlants

!PlantsforRecoveryofSeparatelyCollectedWasteMaterials

!Landfills

Page 253: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

!Treatmentfacilitiesexclusivelyforthermaltreatmentofwaste(e.g.,

FernwärmeWien/SimmeringerHaideplant);

!plantsforco-incineration”(e.g.,companiesofthecementindustry,

powerindustry,pulpandpaperindustry,andthechipboard-and

fibreboardprocessingindustry),which,besidesconventionalfuels,

suchasoil,coal,woodetc.,partiallyapplythermaltreatmentto

processedwastelikeplastics(e.g.sortedlightweightfractionor

beveragecompositepackages)orrubber(e.g.oldtyres).

Inthethermaltreatmentfacilities,thefollowingtypesofwasteare

primarilyburnedfortheirenergyvalue:

!-Residualmaterialsfromwoodworking/processingandwastewood

!-Residualmaterialsfrompaperandpulpproduction

!-Plasticsandpackingmaterials

!-Oldtyresandotherrubberwaste

!-High-calorificfractionsfromthesortingofwaste

!-Sewersludgeandothersludge

!-Shredderresidue

!-Hazardouswasteandwasteoil

!-Animalmealandanimalfat

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Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

!Table:Thermaltreatmentplants(excl.incineration

!plantsformunicipalsolidwaste)

FederalProvinces

Number

CapacitiesIntonnes/year

Burgenland

760,100

Carinthia

15

228,000

LowerAustria

24

33,200

UpperAustria

41

906,000

Salzburg

24

105,000

Styria

40

1,301,500

Tyrol

15,400

Vorarlberg

431,000

Vienna

24

257,000

Austria(rounded)

180

2.9million

Datasource:FederalEnvironmentAgencyplant

database(datafromApril2006)

Page 255: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

Ofthe180thermaltreatmentplants,128facilities

burnonlywastegeneratedinternally.

Theother52plants,withaminimumcapacityof

approx.2.0milliontonnesareavailabletothepublic,

buttheyalsotakeonwastefromcertainpartner

companies(so-called“selectedthirdparties”).16of

those52plantswithaminimumcapacityofapprox.

270.000tonnes/yearburnmainlyhazardouswaste.

Page 256: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

Physico-ChemicalTreatmentFacilities

Theobjectivesofphysico-chemicaltreatmentofwasteare

!toreclaimtherecoverableportions

!topre-processwasteforsubsequentrecyclingorthermaltreatment

!toseparateharmfulsubstancesfromaqueoussolutions

!toreducehazardousness

!toreducetheweightofwastetobelandfilled

!toimmobiliseharmfulsubstancespriortolandfilling

Therearepresently37physico-chemicaltreatmentfacilitiesfortheprocessingof

organicwaste(PCO)and/orinorganic(PCI)wasteinoperation.

Intotal,theyhaveatreatmentcapacityofapprox.0.51milliontonnes.

!Mostoftheinputintophysico-chemicalplantscanbeclassifiedintothefollowing

categories:

!Liquid,semi-solidandorganicallycontaminatedwaste;e.g.,emulsions,solidsandoily

water,contentsofoilandpetrolseparators,residuesfromtankcleaning,etc.Theindicated

typesofwastemostlycomefromcompaniesinthemetal-andmineraloil-processing

industry,aswellaspetrolstationsandvehiclerepairshops.

!Liquid,semi-solidandinorganicallycontaminatedwaste;e.g.,acids,lyes,cyanide,nitrite,

chromaticandheavymetal-containingwastewaterandthinslurriesfromthemetal-

processingindustry,electrotechnicalandgalvano-technicalindustry.

Page 257: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

TreatmentPlantsforSpecificWaste(examples):

!capacityofmorethanonemilliontonnes

!25plantswithatotalcapacityofapprox.onemilliontonnesfor

treatmentofhazardousexcavatedmaterial(biotechnological,

physiochemicalor,toalesserextent,thermalprocessing)

!31disassemblyplantsforwasteelectricalandelectronic

equipment

!1thermaltreatmentplantwithacapacityof3,000tonnesfor

Zinc-carbonbatteriesandalkali-manganesebatteries

!ninerecoveryfacilitieswithanannualcapacityofmorethan

35,000tonnesforplasticwaste

Page 258: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

!twoplantsinArnoldstein(Carinthia)forprocessingoflead

accumulators,storagebatteryacids,zinc-andlead-containing

dust,ashanddross,acidsandacidmixtures

!Metallicsalt-containingconcentratesandsolventsare

processedinBrückl(Carinthia)andinInzing(Tyrol)

!sixshreddercompaniesrunpartsoftheirfacilitiesfor

processingofend-of-lifevehiclesaswellashouseholdscrap

andothermixedscrap

!123sortingplantsinregularortrialoperationwithacapacityof

atleast1milliontonnes

Page 259: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Thetreatmentofspecialwastesin

Austria

!PlantsforRecoveryofSeparatelyCollectedWasteMaterials

!Forrecyclingofseparatelycollectedwastefromhouseholdsand

similarestablishmentsandfromtradeandindustry,43plantsare

availablenationwide

!withacapacityofatleast1.2milliontonnes.

Thefollowingcomponentsweredeliveredforreclaimingmaterialsin2005:

!-Wastepaper,cardboard,corrugatedboardandcardboardpackaging

in14plants

!Wasteglassin6plants

!Scrapmetal(ferrousandnon-ferrous-metal)in7plants

!Wasteplasticsin13plants

!Wastetextilesin1plant

!Wastewoodin2plants

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GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI 251

La Resilience ed il progetto UIRNet.Un approccio integrato per la gestione dei trasporti

di merci pericolose

di Fernando NAPOLITANO

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Page 262: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

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1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

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2001

2002

2003

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vid

isco

nti

nu

ità.

..

Info

Ass

ura

nce

Per

son

nel

Sec

urity

ITD

isas

ter

Rec

ove

ryP

lan

Ph

ysic

alS

ecur

ity

Bus

ines

sC

ontin

uity

Pla

n(B

CP

)

Ope

ratio

nal

Ris

kM

gt

Str

ate

gic

Ris

kM

gt

Bus

ines

sR

esum

ptio

nP

lan

Cris

isC

omm

unic

.

Em

erge

ncy

Ma

nage

men

t

Inci

den

tC

omm

and

Sys

tem

Fin

anci

alR

isk

Ma

nage

men

t

Situ

atio

nal

Aw

aren

ess

Bu

sin

ess

Res

ilien

ce

Inte

grat

ed

Sec

urity

Bu

sin

ess

Co

nti

nu

ity

En

terp

rise

Ris

kM

anag

emen

t

Cri

sis

Man

agem

ent

Cu

ltu

ral

Alig

nm

ent

Dec

isio

nS

up

po

rtA

rch

ite

ctu

re

Info

Ass

ura

nce

Per

son

nel

Sec

urity

ITD

isas

ter

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Ma

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Bu

sin

ess

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ilien

ce

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grat

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Bu

sin

ess

Co

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t

Cri

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Man

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Cu

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ent

Dec

isio

nS

up

po

rtA

rch

ite

ctu

re

Mo

del

loB

oo

zA

llen

diR

esili

ence

Page 271: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

…an

che

leis

titu

zio

nis

pin

go

no

sem

pre

più

per

app

rocc

iost

rutt

ura

toe

inte

gra

tosu

llasi

cure

zza

Dis

aste

rR

eco

very

Inst

itu

teIn

tern

atio

nal

Bu

sin

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Co

nti

nu

ity

Inst

itu

te

Th

eE

mer

gen

cyP

lan

nin

gS

oci

ety

Am

eric

anS

oci

ety

for

Ind

ust

rial

Sec

uri

ty

Inte

rnat

ion

alA

sso

ciat

ion

of

Em

erg

ency

Ma

nag

ers

Ese

mp

idiL

inee

Gu

ida

per

Cri

sis

Man

agem

ent

Ass

oci

azio

ni

(US

A)

(UK

)

(Ita

ly)

Iniz

iati

veg

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rnat

ive

“Eu

rop

ean

Pro

gra

mfo

rC

riti

calI

nfr

astr

uct

ure

Pro

tect

ion

”(N

ove

mb

er20

05)

(EU

)

Page 272: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Alc

un

eev

iden

ze

(*)

Uni

ted

Nat

ions

–In

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atio

nalS

trat

egy

for

Dis

aste

rR

educ

tion,

Nat

iona

lMem

oria

lIns

titut

efo

rth

epr

even

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ofT

erro

rism

Sou

rce:

Boo

zA

llen

anal

ysis

,Bus

ines

sC

ontin

uity

Inst

itute

,Bus

ines

sC

ontin

uity

Res

earc

hR

epor

t,20

05

Cri

sis

Man

agem

ent

Cri

sis

Man

agem

ent

Mos

tofg

over

nmen

tsha

vesy

stem

sin

plac

e

70%

ofco

mpa

nies

have

cris

ispl

ans

60%

ofde

velo

pmen

tand

mai

nten

ance

isdo

neat

boar

dle

vel

30%

ofco

mpa

nies

have

dedi

cate

dcr

isis

man

agem

entp

rogr

ams

20%

ofco

mpa

nies

have

ast

rate

gyfo

rpr

otec

ting

the

com

pany

’sbr

and

Mos

tofg

over

nmen

tsha

vesy

stem

sin

plac

e

70%

ofco

mpa

nies

have

cris

ispl

ans

60%

ofde

velo

pmen

tand

mai

nten

ance

isdo

neat

boar

dle

vel

30%

ofco

mpa

nies

have

dedi

cate

dcr

isis

man

agem

entp

rogr

ams

20%

ofco

mpa

nies

have

ast

rate

gyfo

rpr

otec

ting

the

com

pany

’sbr

and

Ter

rori

smo

Bla

cko

ut

Eve

nti

nat

ura

liIn

cid

enti

Page 273: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Ind

ice

Sic

urez

zae

Res

ilien

ce

UIR

NE

Te

lasi

cure

zza

deir

ifiut

ispe

cial

i

Page 274: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Rac

colt

aR

acco

lta

Rac

colt

a

Azi

ende

Osp

edal

i

Citt

adin

i

Tra

spo

rto

Tra

spo

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Tra

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Sm

alti

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too

Rec

up

ero

Sm

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toS

mal

tim

ento

ooR

ecu

per

oR

ecu

per

o

Car

icat

ori

Tra

spor

tato

ri

Soc

ietà

dilo

gist

ica

Ges

tori

tras

port

oin

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odal

e,…

Siti

dist

occa

ggio

Dis

caric

a

Ince

nerit

ore

/T

erm

odis

trut

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Rec

uper

o/R

icic

lagg

io

Nes

sun

pres

idio

cent

raliz

zato

Reg

olam

enta

zion

ear

ticol

ata,

ma

limita

tise

rviz

iper

favo

rire

l’im

plem

enta

zion

e

Tec

nolo

gie

per

ilm

onito

ragg

iodi

ffuse

am

acch

iadi

leop

ardo

La

ges

tio

ne

dei

rifi

uti

spec

iali

coin

volg

ed

iver

siat

tori

,ad

og

gip

oco

inte

gra

ti…

Page 275: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

…es

igen

zed

isic

ure

zza

emer

go

no

anch

ep

eril

tras

po

rto

dim

erci

no

ncl

assi

fica

teco

me

per

ico

lose

Altr

em

erci

94.8

%

Mer

cipe

ricol

ose

5.2%

Iltr

asp

ort

od

elle

mer

cip

eric

olo

sein

cid

esu

un

aq

uo

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itat

ad

eitr

asp

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i

–Le

mer

cipe

ricol

ose

rapp

rese

ntan

oris

petti

vam

ente

il5,

2%de

ltot

ale

delle

mer

citr

aspo

rtat

esu

stra

da,i

nte

rmin

idit

onne

llate

,ed

il5,

3%in

term

inid

iton

nella

te-k

m

–Le

mer

cepe

ricol

ose

inci

dono

sul2

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gli

inci

dent

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ezzi

pesa

nti

An

che

ilre

sto

del

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po

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ha

esig

enze

di

sicu

rezz

ain

cres

cita

:

–In

base

alD

ecre

toLe

gisl

ativ

on.

286/

2005

richi

ede

che

ilco

mm

itten

te,i

lcar

icat

ore

edil

prop

rieta

riode

llam

erce

rispo

ndon

ode

llavi

olaz

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delle

disp

osiz

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legi

slat

ive

ere

gola

men

tari

post

ea

tute

lade

llasi

cure

zza

della

circ

olaz

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stra

dale

ede

llasi

cure

zza

soci

ale

–Le

info

rmaz

ioni

sulla

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rezz

ae

stat

ode

itr

aspo

rtip

osso

nom

iglio

rare

l’effi

cien

zade

ltr

aspo

rto

(min

oric

osti,

info

rmaz

ioni

sutr

affic

o,ris

chi,

inci

dent

i…

Page 276: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

UIR

NE

Tin

teg

raif

luss

iin

form

ativ

idel

lalo

gis

tica

per

mig

liora

resi

cure

zza

edef

fici

enza

Mis

sio

ne

Uir

net

Mig

liora

rel’e

ffic

ien

zae

lasi

cure

zza

del

sist

ema

log

isti

con

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nal

esv

ilupp

ando

Ser

vizi

asu

pp

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od

ell’i

nte

rmo

dal

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Ser

vizi

per

id

eitr

asp

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ato

ri

Ser

vizi

asu

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od

elle

azie

nd

e

attr

aver

sou

na

pia

ttaf

orm

ain

teg

rata

per

lalo

gis

tica

Page 277: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Gli

ob

iett

iviU

IRN

ET

son

osi

cure

zza

edef

fici

enza

Met

tere

insi

cure

zza

itra

spo

rtip

eric

olo

si

Off

rire

solu

zio

nid

isic

ure

zza

per

tras

po

rtat

ori

eaz

ien

de

Dec

on

ges

tio

nar

evi

abili

tàg

ran

dia

ree

met

rop

olit

ane

Fav

ori

retr

asp

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osu

mez

zia

min

or

imp

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sull’

amb

ien

te

Rid

urr

eit

emp

ieo

verh

ead

del

tras

po

rto

Incr

emen

tare

iltr

asp

ort

oin

term

od

ale

Inte

gra

rsic

on

igra

nd

ipo

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od

alie

uro

pei

eas

iati

ci

Off

rire

alte

rnat

ive

altr

asp

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ofr

anco

fab

bri

ca

Fav

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relo

svilu

pp

oe

l’in

no

vazi

on

ed

elle

imp

rese

Sp

ing

ere

gli

inve

stim

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inin

fras

tru

ttu

red

itra

spo

rto

Eff

icie

nza

Eff

icie

nza

Sic

ure

zza

Sic

ure

zza

Am

bie

nte

Am

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Inn

ova

zio

ne

ecr

esci

taIn

no

vazi

on

ee

cres

cita

Inte

rnaz

ion

aliz

zazi

on

eIn

tern

azio

nal

izza

zio

ne

Obiettiviadaltapriorità

Page 278: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

UIR

NE

To

ffre

3ti

po

log

ied

iser

vizi

UIR

NE

TA

lert

SE

CU

IRN

ET

So

luti

on

s

UIR

NE

TW

ebS

ervi

ces

Org

aniz

zato

ride

ltr

aspo

rto,

lato

dom

anda

eof

fert

a

Ges

tione

docu

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tale

prat

iche

ditr

aspo

rto

Ges

tione

wor

kflo

wpr

enot

azio

ne,

acce

ttazi

one,

…S

cam

bio

info

rmaz

ioni

Tar

get

Fu

nzi

on

alit

à

Tra

spor

tato

riLo

caliz

zazi

one

Ges

tione

com

unic

azio

ni(v

oce

eda

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vio

Ale

rt

Ges

tori

infr

astr

uttu

relo

gist

iche

(es.

inte

rpor

ti)

Sor

vegl

ianz

ane

icen

tril

ogis

tici

Mon

itora

ggio

neic

entr

ilog

istic

iC

omun

icaz

ioni

Page 279: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Dep

osi

to/

So

sta

Dep

osi

to/

So

sta

Via

gg

ioV

iag

gio

Ilm

od

ello

dis

icu

rezz

ap

rop

ost

om

ette

insi

cure

zza

lefa

sifo

nd

amen

tali

del

tras

po

rto

Acc

etta

zion

eca

rico

dapa

rte

delt

rasp

orta

tore

(pol

icy

ispe

zion

iesi

gilli

)M

onito

ragg

iope

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code

lvia

ggio

(pos

izio

ne,s

tatu

s)M

onito

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iope

riodi

codi

varia

bili

fisic

hedi

mer

cipe

ricol

ose*

Seg

nala

zion

epe

ricol

i/ric

hies

tedi

aiut

oda

part

ede

ltra

spor

tato

reIn

vio

aler

talt

rasp

orta

tore

susi

tuaz

ioni

criti

che

Invi

odi

spos

izio

nidi

emer

genz

aal

tras

port

ator

ee

gest

ione

rispo

sta

Sca

rico

con

acce

ttazi

one

dell’

inte

grità

delc

aric

oric

evut

oda

part

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lric

even

te

Aut

entic

azio

netr

aspo

rtat

ore

che

entr

ane

lcen

tro

logi

stic

o(o

area

sorv

eglia

tada

lsi

stem

a)M

onito

ragg

iopu

ntua

lesp

osta

men

titr

aspo

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ore

nelc

entr

olo

gist

ico

Mon

itora

ggio

punt

uale

spos

tam

enti

ope

rato

rine

lcen

tro

logi

stic

oA

lert

daop

erat

orie

tras

port

ator

inel

cent

rolo

gist

ico

susi

tuaz

ioni

anom

ale

Ass

icur

azio

neco

rret

toab

bina

men

totr

atr

aspo

rtat

ore

eca

rico

Iden

tific

azio

nein

gres

so/u

scita

mer

cipe

ricol

ose

Mon

itora

ggio

punt

uale

varia

bili

fisic

hem

erci

peric

olos

ein

depo

sito

nelc

entr

olo

gist

ico

edev

entu

ale

aler

tA

lert

susp

osta

men

tidi

mer

cine

lcen

tro

logi

stic

o(f

urto

,sab

otag

gio,

intr

usio

ne)

Ale

rtsu

ingr

essi

dim

ezzi

non

auto

rizza

tine

lcen

tro

logi

stic

o

Page 280: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

…e

rip

ren

de

ilp

roce

sso

dis

ecu

rity

def

init

oin

US

(C-T

PA

T)

llco

nduc

ente

arriv

ada

lclie

nte

prim

adi

caric

are

lam

erce

cond

uce

con

ilcl

ient

est

esso

una

7po

inti

nspe

ctio

n(t

utti

ilat

idel

cont

aine

re

l’int

erno

),se

pres

enta

anom

alie

,vie

nerif

erito

alre

spon

sabi

lese

curit

yde

lcen

tro

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stic

oV

iene

segn

ato

sulla

chec

klis

tlo

stat

ode

lcon

tain

erpo

ivie

neca

ricat

oil

caric

oe

chiu

soco

nil

sigi

llonu

mer

ato

(cer

tific

ato

dast

anda

rddi

sicu

rezz

a)e

segn

ato

sulla

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klis

t

Des

criz

ion

ep

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sso

dis

ecu

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Fas

idel

Pro

cess

o

Isp

ezio

ne

alp

un

tod

ip

arte

nza

Isp

ezio

ne

alp

un

tod

iIs

pez

ion

eal

pu

nto

di

par

ten

zap

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nza

Esem

plifi

cativ

o

Vie

nese

gnal

ata

ora

dipa

rten

zade

lcar

ico

alla

sala

dico

ntro

lloll

caric

opu

òes

sere

segu

itotr

amite

sist

emia

vanz

atiq

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GP

Sop

pure

tram

itepr

atic

hedi

sicu

rezz

a(a

ccet

tate

anch

eda

lC-T

PA

T)

com

ede

finiz

ione

deit

ragi

ttie

dei

tem

pi,c

omun

icaz

ione

perio

dica

con

lasa

lace

ntra

ledi

cont

rollo

che

può

avve

nire

tram

itete

lefo

nate

oin

vio

dim

essa

ggis

tica

pred

efin

ita

Via

gg

ioV

iag

gio

Via

gg

io

llca

rico

vien

eco

ntro

llato

dall’

adde

ttode

lcen

tro

logi

stic

oil

qual

ene

verif

ica

l’esa

ttezz

ade

idat

irip

orta

tisu

llach

eckl

iste

l’int

egrit

àde

isig

illi

Ilca

rico

vien

epo

sizi

onat

one

lpun

topr

esta

bilit

oda

lcen

tro

logi

stic

oe

lach

eckl

ist

pass

ain

man

oal

l’ad

detto

delc

entr

ope

rle

fasi

succ

essi

ve

Isp

ezio

ne

alp

un

tod

iar

rivo

Isp

ezio

ne

alp

un

tod

iIs

pez

ion

eal

pu

nto

di

arri

voar

rivo

Page 281: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

UIR

NE

Tsi

do

terà

dir

ego

le,p

roce

ssi,

riso

rse,

infr

astr

utt

ure

per

pre

ven

ire

eg

esti

reir

isch

iR

ego

lee

stan

dar

dP

roce

ssi

Iden

tify

requir

emen

ts/co

nduc

ttrain

ingass

essme

nt

Deve

lop/

cond

uctC

OOP

orien

tation

sessio

ns

Devel

op/

cond

uctta

bletop

exerc

ises

Devel

op/

condu

ctfun

ction

alex

ercise

s

Train

ingan

dExe

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Prog

ram

Devel

opme

ntIn

tegrat

edTr

aining

andE

xerci

sePr

ogra

m

•Syn

chron

izedw

ithoth

erpro

grams

•Real

istic,

opera

tional

-focu

s•P

rogres

sives

cope

and

comp

lexity

•Esta

blish

traini

ngba

seline

and

priori

ties

•COO

Pfam

iliarity

•Targ

eted,

hand

s-on

usertr

aining

forsel

ected

person

nel

•Real

-worl

dscen

arios

•Faci

litated

discu

ssion

s•A

ftera

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Page 282: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

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Page 283: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

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Page 284: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI 275

Le tecnologie satellitari a supporto della gestione dei rifiutie dello svolgimento delle indagini sulle attività illecite

connesse al ciclo dei rifiuti

di Alfredo ROMA

Page 285: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007
Page 286: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007
Page 287: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007
Page 288: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Tecnologieapplicabili1/2

Isatellitivengonoutilizzaticomepuntidiriferimentoconiquali

calcolarelaposizionedell’utenteconprecisionialivellometrico

LaNavigazioneSatellitareconsentedisviluppareapplicazioniinsvariatisettoridelle

attivitàumane,daltrasportoaduninnumerevoleinsiemedialtreattività(geodesia,

agricoltura,mappaturadelterritorio,tempolibero,supportoalleemergenze,

…INCLUSOILTRASPORTODEIRIFIUTI

Leposizionideisitidiprelievo,deimezziditrasporto,deipuntidipresaincarico,dei

sitidiconsegnasonogarantiteedutilizzateincentriserviziconstrumentiGIS

(GeographicInformationSystem)

IsistemidiNavigazioneSatellitare,comeilGPSedilGalileo,

sonorealizzatiattraversocostellazionidisatellitiestazioniterresti

IlGISpermettel'acquisizione,laregistrazione,l'analisi,la

visualizzazioneelarestituzionediinformazioniderivantidadati

Geograficigeo-referenziati.IlGISconsentedimettereinrelazione

tradilorodatidiversi,sullabasedellorocomuneriferimento

geograficoinmododacrearenuoveinformazioniapartiredaidati

esistenti

Page 289: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Isatellitipermettonodimettereinattounasorveglianzaglobale,ogni-tempoe

discretadell’areachesirichiededianalizzare;permettonodiraccoglieredati

topografici,scientifici,misurareglieffettidell’inquinanentoeregistrarelevariazione

deldatomisuratoneltempo

Isatellitiperl’OsservazionedellaTerratrasportanouninsieme

distrumentisviluppatiperraccogliereun’elevatissimaquantitàdi

informazionidall’areadiosservazione,raccogliendodatinel

visibileeinaltrefrequenze

Leinformazioniraccoltevengonogeoreferenziatee

contribuisconoadincrementarelabancadatideiSistemiGIS

utilizzatidalleapplicazioni

Tecnologieapplicabili2/2

Page 290: Giornata di lavoro sui rifiuti speciali - PARLAMENTO · Senato della Repubblica Giornata di lavoro sui rifiuti speciali Senato della Repubblica Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

LoSpazio

perlaGestionedelRifiuto

GESTIONEDEIRIFIUTI”ovvero"laRaccolta,ilTrasporto,ilRecuperoelo

SmaltimentodeiRifiuti,compresoilControllodiquesteoperazioninonché

ilControllodelleDiscarichedopolalorochiusura".

LaNavigazioneSatellitareelaGestioneInformaticaIntegratadei

processidiraccolta,trasportoetrattamentoconsentonodi:

!Seguireilrifiutodall’originealladestinazionefinale,tracciandoeregistrandole

operazionidipresaincarico,eventualiscambieconsegna

!Ottimizzareiprocessidiprelievo,garantendounservizioefficienteabasso

impattoambientale(prelievosoloquandonecessario,percorsiottimizzati,rapidità

discarico)

!Promuoverepolitichechepremianoilricicloe/olapreselezionedelrifiutoperla

destinazionefinale,fornendoglistrumentidimisuranecessariperattuaretali

politiche

!Evitarechepossanoesseremodificatiidocumentiallegatiaicarichiefalsificatii

pesi,riducendoletruffe,anchedinaturafiscale,elapossibilitàditrasformare

illecitamentelanaturaeladestinazionedelrifiuto,producendoundanno

ambientale

"

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ASI–AttivitàSpazialiNazionali

!L’Agenzia

Spaziale

Italiana

(ASI)

ha

laresponsabilità,nell'ambito

delle

competenzedelMinistero

dell’UniversitàedellaRicercaScientificaedin

coordinamentoconnumerosidicasterieconlaPresidenzadelConsigliodei

Ministri,dipromuovere,coordinareecondurreleattivitàspazialinazionali

!L’ASIcuralosviluppodiprogettiapplicatividellaNavigazionesatellitare,finanziati

attraversoifondidellalegge10/2001,traqualiunprogettosulTrasportodelle

MerciPericolose,giàinfasedidisegnodidettaglio,chesviluppatematiche

applicabiliallaGestionedeiRifiuti

!ASIhasviluppato,congiuntamenteconlaDifesa,ilsistemaCosmoSkyMed(1°

satellitepostoinorbita8giugno2007),costellazionecompostada4satellitiradar

perl’OsservazionedellaTerraperuso“duale”(civileistituz.,mil.ecomm.)avente

loscopodimonitorareesorvegliaretuttoilgloboaifinidiProtezioneCivile

(Gestionerischiambientali),strategici(DifesaeSicurezzanazionale),scientificie

commercialieinparticolareperapplicazioninelcampodellaGestionedeiRischi

ambientali,delleemergenze,dellaDifesaeSicurezzaNazionale

!L’ASIfinanziaeguidaaltriprogrammidiOsservazionedellaTerraalivello

nazionaleedinternazionaleenepromuovelosviluppoinambitoistituzionale

!Seritenutodiinteresse,personaleASIèdisponibileafornireulterioriinformazioni

edapprofondimentisullapossibileapplicabilitàdelletecnologiespaziali,edin

particolarediquellederivatedainiziativeistituzionalieprogettiincorso,che

potrebberogiàforniresupportorelativamenteaitemitrattatidallaCommissione

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GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI 285

Le tecniche per la gestione dei rifiuti speciali

di Luigi PAGANETTO

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Letecnicheperlagestione

deirifiutispeciali

Prof.LuigiPaganetto

Presidente

ENTEPERLENUOVETECNOLOGIEL’ENERGIAEL’AMBIENTE

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TecnichedigestionedeiRS

!Discaricacontrollata

!Incenerimento(con/senzarecuperoenergetico)

!Trattamentipreliminari(movimentazione,miscelazione,selezione,

omogenizzazione,riduzionepezzatura,ecc.)

!Produzioneedutilizzodicombustibilialternativi

!Inertizzazione,solidificazione,stabilizzazione

!Trattamentifinalizzatialrecuperodimateria(chimico-fisici,

meccanico-biologici,compostaggio)

!Stoccaggio/recuperodirifiutiprodottidaterzi(depositopreliminare

/messainriserva)

!Trattamentoespandimentoinagricolturadeifanghi

SonoquelleindividuatenegliallegatiIIAeIIBdelladirettiva

2006/12/CE(“Direttivaquadrosuirifiuti”)comeoperazionidirecupero

(R1-R13)edismaltimento(D1-D15)edincludono:

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OperazionidismaltimentoexAll.IIADirettiva2006/12/CE

D1Depositosulonelsuolo(adesempiodiscarica,ecc.)

D2Trattamentoinambienteterrestre(adesempiobiodegradazionedirifiutiliquidiofanghi

neisuoli,ecc.)

D3Iniezioniinprofondità(adesempioiniezionedeirifiutipompabiliinpozzi,incupolesaline

ofagliegeologichenaturali,ecc.)

D4Lagunaggio(adesempioscaricodirifiutiliquidiodifanghiinpozzi,stagniolagune,ecc.)

D5Messaindiscaricaspecialmenteallestita(adesempiosistematizzazioneinalveolistagni

separati,ricopertieisolatigliunidaglialtriedall'ambiente,ecc.)

D6Scaricodeirifiutisolidinell'ambienteidricoeccettol'immersione

D7Immersione,compresoilseppellimentonelsottosuolomarino

D8Trattamentobiologicononspecificatoaltrovenelpresenteallegato,chediaoriginea

compostioamiscuglichevengonoeliminatisecondounodeiprocedimentielencatineipunti

daD1aD7edaD9aD12

D9Trattamentofisico-chimicononspecificatoaltrovenelpresenteallegato,chediaoriginea

compostioamiscuglieliminatisecondounodeiprocedimentielencatineipuntidaD1aD8e

daD10aD12(adesempioevaporazione,essiccazione,calcinazione,ecc.)

D10Incenerimentoaterra

D11Incenerimentoinmare

D12Depositopermanente(adesempiosistemazionedicontenitoriinunaminiera,ecc.)

D13RaggruppamentopreliminareadunadelleoperazionidicuiaipuntidaD1aD12

D14RicondizionamentopreliminareadunadelleoperazionidicuiaipuntidaD1aD13

D15DepositopreliminareadunadelleoperazionidicuiaipuntidaD1aD14(esclusoil

depositotemporaneo,primadellaraccolta,nelluogoincuisonoprodotti)

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OperazionidirecuperoexAll.IIBDirettiva2006/12/CE

R1Utilizzazioneprincipalecomecombustibileocomealtromezzoperprodurreenergia

R2Rigenerazione/recuperodisolventi

R3Riciclo/recuperodellesostanzeorganichenonutilizzatecomesolventi(compresele

operazionidicompostaggioealtretrasformazionibiologiche)

R4Riciclo/recuperodeimetalliodeicompostimetallici

R5Riciclo/recuperodialtresostanzeinorganiche

R6Rigenerazionedegliacidiodellebasi

R7Recuperodeiprodotticheservonoacaptaregliinquinanti

R8Recuperodeiprodottiprovenientidaicatalizzatori

R9Rigenerazioneoaltrireimpieghideglioli

R10Spandimentosulsuoloabeneficiodell'agricolturaodell'ecologia

R11UtilizzazionedirifiutiottenutidaunadelleoperazioniindicatedaR1aR10

R12ScambiodirifiutipersottoporliadunadelleoperazioniindicatedaR1aR11

R13MessainriservadirifiutipersottoporliaunadelleoperazioniindicateneipuntidaR

1aR12(esclusoildepositotemporaneo,primadellaraccolta,nelluogoincuisono

prodotti)

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ProduzionedirifiutispecialinellaUE15

2,2%

2,5%

33,4%

8,6%

47,9%

0,9%

4,5%

Agricolturaeforeste

Miniereecave

Industriamanifatturiera

Produzioneenergiaelettrica,distribuzioneedepurazioneacque

Costruzione

Altro

Rifiutispecialipericolosi

Totale:1043,6Mt

Fonte:EUROSTAT(2006)

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TrenddellaproduzioneegestionedeiRSinItalia

Trattamento

1997

1999

2001

2003

2004

Mt

%Mt

%Mt

%Mt

%Mt

%

Messainriserva

n.d.

n.d.

9,57

13,20

11,84

13,11

11,45

11,38

10,82

9,98

Depositopreliminare

n.d.

n.d.

2,32

3,20

2,31

2,56

1,63

1,62

1,97

1,81

Trattamentibiologici

1,22

2,00

5,40

7,45

7,38

8,17

6,37

6,34

6,50

6,00

Trattamentichimico-

fisici

n.d.

n.d.

3,53

4,87

6,68

7,39

4,95

4,93

5,42

5,00

Recuperoenergetico

n.d.

n.d.

1,45

2,00

2,17

2,40

2,82

2,80

3,36

3,10

Incenerimento

0,76

1,24

0,60

0,83

0,89

0,98

0,86

0,85

1,14

1,05

Recuperodimateria

15,22

25,00

30,94

42,65

36,58

40,50

46,50

46,23

47,58

43,87

Discaricacontrollata

27,40

45,00

17,17

23,67

21,80

24,14

19,71

19,60

18,59

17,14

Altro

16,29

26,76

1,54

2,12

0,67

0,74

6,29

6,26

13,07

12,05

TOTALE

60,89

100

72,54

100

90,31

100

100,58

100

108,44

100

ElaborazioneENEAsudatiAPAT

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ProduzionedeiRSinItalia(2004)

52,1%

42,8%

4,9%

0,2%

Nonpericolosi

Inerti

Pericolosi

Nonclassificati

Totale108,44Mt

ElaborazioneENEAsudatiAPAT

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ProduzioneRSperattivitàeconomica(2004)(1)

(1)Rifiutispecialinonpericolosi;sonoesclusiirifiutipericolosiequellidacostruzioneedemolizione

0,8%

61,1%

22,7% 4,8%

1,0%

7,4%

1,5%

0,7%

Agricoltura,cacciaesilvicoltura

Estrazionediminerali

Attivitàmanifatturiere

Energiaelettrica,acquaegas

Costruzioni

Pubblicaamministrazione

Servizi

Trattamentorifiuti

Totale:56,5Mt

Fonte:APAT

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GestionedeirifiutiinItalia(2004)

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GestionedeiRSinItalia(2004)

10,0%

1,8%

6,0%

5,0%

3,1%

1,0%

43,9%

17,1%

12,1% Messainriserva

Depositopreliminare

Trattamentobiologico

Trattamentochimico-fisico

Recuperoenergetico

Incenerimento

Recuperomateria

Altritrattamenti

Smaltimentoindiscarica

Totale108,44Mt

ElaborazioneENEAsudatiAPAT

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AndamentodelrecuperodiRSinItalia

R1Utilizzazioneprincipalecomecombustibile-R2Rigenerazione/recuperodisolventi

R3Riciclo/recuperodellesostanzeorganiche-R4Riciclo/recuperodeimetalli

R5Riciclo/recuperodialtresostanzeinorganiche-R6Rigenerazionediacidiobasi

R7Recuperodeiprodotticheservonoacaptaregliinquinanti-R8Recuperodeiprodotti

provenientidaicatalizzatori-R9Rigenerazioneoaltrireimpieghideglioli-R10Spandimentosul

suolo-R11Utilizzazionedirifiuti-R12Scambiodirifiuti-R13Messainriserva

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AndamentodellosmaltimentodiRSinItalia

D1Discarica-D8Trattamentobiologicononspecificatoaltrove-D9

Trattamentofisico-chimicononspecificatoaltroveD10Incenerimento-D12

Depositopermanente-D13Raggruppamentopreliminare-D14

Ricondizionamentopreliminare-D15Depositopreliminareadunadelle

operazionidicuiaipuntidaD1aD14

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Analisidellasituazioneattuale

!Traspareunatendenza,seppurenonmarcata,alrecupero

dirisorse(materia/energia)

!Ladiscaricarimanetuttoralaformaprincipaledi

smaltimento

!L’incenerimentosvolgeunruolomarginale,soprattuttoper

quantoconcernelatermodistruzionedirifiutipericolosi

!L’utilizzodicombustibilialternatividarifiutiinimpianti

industrialirisultaancorapiuttostolimitato

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Principalitecnologieditrattamento

!Trattamentichimico-fisici(stabilizzazione/solidificazione,

neutralizzazione,ossido-riduzione,precipitazione,

sedimentazione,centrifugazione,scambioionico,

distillazioneecc.)

!Trattamentimeccanico-biologici(aerobici,anaerobici,

biolisciviazione)

!Trattamentitermici(combustione,gassificazione,pirolisi)

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ENERGIA

R1

0

R=

ARIA

EFFETTIVA(O2)ALIMENTATA

ARIA

STECHIOMETRICA(O2)NECESSARIA

FUMI

CO2,H2O,N2

COMBUSTIONE

GASDERIVATO

OLIO

("TAR")

RESIDUO

PIROLISI

("Char")

("Syngas")

GASDERIVATO

CO,H2,N2

GASSIFICAZIONE

Itrattamentitermici

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Trattamentitermiciaconfronto

Combustione

Gassificazione

/pirolisi

Impattoambienta

le:

Moltobuono

Pote

nzialm

ente

miglio

re

Recupero

energ

etico:

Buono

Pote

nzialm

ente

superiore

Recupero

sottopro

dottie

residui:

Insvilu

ppo

Miglio

reanchese

merc

ato

nonstabile

.Pote

nziale

recupero

di

mate

ria.

Asp

ettite

cnici

Tecnologia

conso

lidata

ed

affidabile

Pro

blematichetu

ttora

irriso

lte

(1)

Asp

ettigestionali:

(2)

Definitiecontrolla

bili

Non

ancora

dim

ostra

ti

Costidiinve

stim

ento

ed

ese

rcizio:

Piuttosto

eleva

ti,ma

definiti

Nonfa

cilm

ente

de

finibili,

masimila

ria

combustione

o

superiori

(1)Pulizia

delga

sdisintesi,alim

entazionerifiutiescarico

residui,difficoltàdi“sca

leup” ,eleva

ticonsum

iend

ogeni,ecc.

(2)

Controllo

delprocesso,

affidabilità

,rich

iestadimanute

nzione

,sicure

zza

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Il“futuro”deitrattamentitermicideiRS ID

ROGENO

AMMONIA

CA

METANOLO

DME

VAPO

RE

FUELCELLS

OSSIGENO

REAGENTI

TURBIN

EA

GAS

CICLO

AVAPO

RE

METALLI

INERTI

EFFLUENTI

LIQUIDI

Recu

pero

mate

ria_e

nerg

ia_ga

ssific

azion

e.xls

PRETRATTAMENTO

GASSIFICAZIO

NE

RIFIU

TI

TRATTAMENTO

SYNGAS

MIX

PLASTICHE

RECUPERO

SCORIE

TRATTAMENTO

EFFLU

ENTI

RECUPERODIMATERIA

RECUPERO

METALLI

CICLI

COMBIN

ATI

IMPIANTO

INDUSTRIALE

RECUPERODIENERGIA

FANGHI

CDR

IMPIANTO

DIGASSIF

ICAZIO

NE

SYNGAS

(CO

+H

2)

POST-

TRATTAMENTI

SPECIFICI

PNEUMATICI

OLI

USATI

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Produzioneedimpiegodicombustibilialternativi

ImpiegodeiSRF

Requisitirichiesti

Ricevimentodeirifiuti

Criteridiaccettazione

CENTC343

Puntodiconsegna

Produzionedeicombustibili

solididirecupero(SRF)

Rifiutinon

pericolosi (1)Cementifici,Centralitermoelettriche,Industriasiderurgica,ecc.

(1)

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IndirizzinellagestionediRS

!Riduzionedelruolodelladiscaricaadunlivellomarginale

!Massimizzazionedelrecuperodimateriaedenergia,

(MateriePrimeSecondarieecombustibilialternativi)

!Riduzionedellapericolositàdeirifiuti,anchesenon

destinatiarecupero

!Messaapuntoditecnichealternativeall’incenerimentoper

ladistruzione/rimozione/stabilizzazionediinquinanti

organiciedinorganici

!Applicazionedistandardtecnicieproceduredigestione

dellaqualitàall’interociclodigestionedeirifiuti

!ConsolidamentodelLifeCycleThinking

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Tecnologieemergenti:esempi

!TrattamentodirifiuticontaminatidaPOPstramite

trattamentichimico-fisici,(idrogenazionecatalitica,

ossidazioneelettrochimica,sali/metallifusi,fotocatalisi,

ossidazioneUV,ecc.)

!Rigenerazionedioliusatitramitesolventiselettivi,cracking

catalitico,trattamentiincondizionisupercritiche,ecc.)

!Rigenerazionidicarboniattivitramiteprocessiossidativi

e/oditipobiologico

!Produzionidimisceleliquido/solide(“slurries”)da

impiegarecomecombustibilialternativi

!Stabilizzazionechimico-fisicadeiresiduidatrattamento

fumi(tramiteCO2,acidofosforico,solfatodiferro,ecc.)

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Attivitàdell’ENEAnelsettoredeiRS

1/2

AttivitàdiR&S

AttivitàdiR&S

E’“storicamente”incentrataprincipalmentesuitrattamentitermiciesulrecupero

energetico,permotivazionivarie(maggiorecontenutotecnologico,ampispazidisviluppo

tecnico-scientifico,miglioripotenzialitàapplicative,ecc.)

Essahariguardatoeriguarda:

!Recuperoenergeticodaparticolariflussidirifiutiqualicombustibiliderivatidarifiuti

(CDR),pneumaticifuoriuso(PFU),plastichemistedaimballaggi,residuidarottamazione

auto(“car-fluff”)

!Recuperodimateriamediantiprocessiditrattamentotermico(pirolisi,gassificazione)per

laproduzionedicombustibilialternativi(gassosi,liquidi)e/omaterieprimepersintesi

industriali(“feed-stockrecycling”)

!Recuperoe/osintesidimaterialiadaltovaloreaggiunto(fibredicarbonio,composti

ceramici)damaterialidiscartoosottoprodottitramitetrattamentiditipotermico

!Recuperodimaterialipregiatidabenidiconsumoe/oresiduidatrattamentodirifiuti

tramitetrattamentiditipochimico-fisico

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Attivitàdell’ENEAnelsettoredeiRS

2/2

AttivitàdiNormazione,standardizzazioneesupportotecnico

AttivitàdiNormazione,standardizzazioneesupportotecnico

!SupportoallaP.A.nelladefinizionedegliaspettitecniciconnessicon

l’emanazionedellanormativadisettore,ladefinizionedipianidigestione,

nonchépartecipazioneadattivitàdinormazionetecnicainambitonazionale

(UNI)edinternazionale(CEN)

!Sviluppodimetodicheperlacaratterizzazionechimico-fisicadirifiutie

combustibiliderivati,conparticolareriguardoalladeterminazionedellaloro

“frazionebiodegradabile”(CV,Emissiontrading)

!Attivitàdianalisi,valutazioneevalidazionediprocessi,tecnologie,tecnichee

sistemiditrattamentoperquantoconcernegliaspettidicaratteretecnico-

economicoedenergetico-ambientale

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GIORNATA DI LAVORO SUI RIFIUTI SPECIALI 309

La cooperazione internazionale nell’ambito dei crimini ambientali

di Salvatore GUGLIELMINO

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www.senato.it

euro 5,00

Commissioneparlamentaredi inchiesta sul ciclodei rifiuti e sulleattività illecite adesso connesse

n. 9aprile 2008

Senato della Repubblica

Giornata di lavorosui rifiuti speciali

Senatodella Repubblica

Palazzo della Minerva, 9 luglio 2007

Conv

egni

e s

emin

ari

1. L'analisi di impatto della regolazionenel processo legislativo. Seminariodi aggiornamento professionaleorganizzato dal Servizio per la qualitàdegli atti normativi. Roma, 2002

2. Il federalismo nella democraziaitaliana. Atti del convegno dipresentazione dell'indagine conoscitivasugli effetti nell'ordinamentodelle revisioni al titolo V della parte IIdella Costituzione. Roma, 2002

3. Le regole del gioco. Atti del convegnodi presentazione dell'indagineconoscitiva sul settore dei giochie delle scommesse. Roma, 2004

4. Gli statuti regionali giuntial traguardo: un primo bilancioSeminario di studi, Roma 3 marzo2005, ottobre 2005

5. Atti del convegno di presentazionedell'indagine conoscitiva su aspettifinanziari, monetari e creditiziconnessi all'allargamentodell'Unione Europea, gennaio 2006

6. Fra tradizione e futuro:il lungo cammino delle donne.Atti del convegno,Roma 16 gennaio 2006, marzo 2006.

7. L’Italia a misura di bambinie adolescenti. Giornata nazionaleper i diritti dell’infanzia edell’adolescenza. Palazzo Giustiniani20 novembre 2006, febbraio 2007.

8. Le dichiarazioni anticipate di volontàsui trattamenti sanitari. Palazzodella Minerva 29 e 30 marzo 2007,settembre 2007

Convegni e seminari pubblicati dal Senato

Cameradei deputati

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