Giornalismo Politico -Economico 21/03/2016 Il caso Moroflash. del GR2, circa 20 minuti dopo...

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Giornalismo Politico-Economico 21/03/2016 Il caso Moro

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Giornalismo Politico-Economico

21/03/2016

Il caso Moro

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Il 1973 può essere considerato l’anno-simbolo 1. della conclusione di un ciclo, nel quale sierano combinati, seppure in modo confuso e incoerente, crescita economica e modernizzazione 2. dell’apertura di una stagione di contestazione armata che punterà «al cuore dello Stato», che si apre con il rapimento e l’uccisione del giudice Mario Sossi il 18 aprile del 1974, a Genova, e si chiude nel 1978, con i 55 giorni (dal 16 marzo al 9 maggio) in cui le Brigate Rosse tengono in ostaggio il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, rapito nel giorno in cui andava a varare il primo governo democristiano con l’appoggio del Partito Comunista e trovato morto in una Renault 4 in via Michelangelo Caetani, a metà strada tra via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù.

Elementi di contesto

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Il rapimento di Moro rende il voto di fiducia scontato, ma al tempo stesso sancisce la vittoria della linea della «solidarietà nazionale», con l’ingresso del PCI nella maggioranza ma la sua esclusione dal governo. Da quella stessa «solidarietà nazionale», poi, deriva la «linea della fermezza» e l’impossibilità di trattare per la vita di Moro:1. l’eccidio di cinque agenti della scorta rende immediatamente impossibile qualsiasi tentativo di trattativa aperta2. forme meno aperte di «scambio di prigionieri» vengono escluse per opposte ragioni da comunisti e democristiani, intenti i primi a sottolineare la loro estraneità dalle azioni dei terroristi «rossi», i secondi a dimostrare un senso dello Stato che travalica la necessità di salvare un dirigente del partito che quello Stato deve difendere.

A. Colombo, Un affare di Stato. Il delitto Moro e la fine della Prima Repubblica

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Il 6 febbraio 1976 scoppia lo scandalo «Lockeed». Le indagini si concentrano su un gruppo di alti funzionari dello Stato accusati di aver intascato tangenti per l’acquisto di aerei da trasporto C-130, molti dei quali inadatti a volare. L’affaire (che porta il nome dell’azienda aeronautica statunitense produttrice dei velivoli) coinvolge anche gli ex Ministri Luigi Gui (DC), Mario Tanassi (Psdi) e due ex Presidenti del Consiglio, i democristiani Mariano Rumor e Giovanni Leone.

Cit. in F.M. Battaglia, B. Benvenuto, Professione reporter: Il giornalismo d’inchiesta nell’Italia del dopoguerra, 2008

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L’attacco a Moro passò anche attraverso lo scandalo Lockheed, lanciato dall’ambiente americano, attraverso la voce che lo pseudonimo «Antelope Cobler» nascondesse l’identità dello statista democristiano […] Cobler era il nome in codice del governante italiano che aveva incassato la tangente di un milione di dollari pagata dalla società americana Lockheed in occasione della vendita di diciotto aerei militari Hercules all’Italia: sostenendo che si trattasse di Aldo Moro, si era provocata così la sua crisi e la sua morte politica.

F. Imposimato, I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia, 2013

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« […] A chiunque voglia travolgere globalmente la nostra esperienza, a chiunque voglia fare un processo morale e politico da celebrare, come si è detto cinicamente, nelle piazze, noi rispondiamo con la più ferma reazione e con l’appello all’opinione pubblica che non ha riconosciuto in noi una colpa storica e non ha voluto che la nostra forza fosse diminuita […] Non accettiamo di essere considerati dei corrotti perché non è vero [… ] Abbiamo certo commesso anche degli errori politici, ma le nostre grandi scelte sono state di libertà e di progresso. Per queste ragioni, onorevoli colleghi che ci avete preannunciato il processo sulla piazza, vi diciamo che noi non ci faremo processare».

Aldo Moro, 9 marzo 1973

Elementi di contesto

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I 55 giorni del sequestro e la tragica morte dello statista democristiano producono una radicale mutazione della sua immagine pubblica: «da incarnazione e maschera di un tipo politico italiano – il democristiano al potere – a personaggio prossimo ad Antigone, di profondissima, straziante umanità […] dalla satira grottesca e grandguignolesca alla Realpolitik e alla tragedia, fino ad arrivare al vero compianto»

I. Pezzini, Immagini quotidiane, 2008

Moro contro Moro

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Moro contro Moro

Todo Modo, regia di Elio Petri, 1976

Buongiorno, notte, regia di Marco Bellocchio, 2003

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Il ruolo dell’informazione in una situazione di emergenza16 marzo 1978

a cura di Mario Morcellini e Franco Avallone, RAI-VPT, 1978

• la mobilitazione dell’informazione pubblica e privata di fronte al rapimento di Aldo Moro: dimensione quantitativa; dal fatto alla notizia; valutazione politica degli editoriali;

• le aspettative dell’utenza e i modelli di comunicazione: profilo del comportamento dell’informazione nella fase dell’emergenza (tra privatizzazione e partecipazione)

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I primi elementi sui fatti di via Fani vengono trasmessi dalla radio alle 9,25 del 16 marzo con un breve flash del GR2, circa 20 minuti dopo l’attentato: il GR1 annuncia la notizia alle 9,36, il GR3 alle 10,45.

La funzione fatica del mezzo radiofonico si esplica a livelli diversi: • il GR2 enfatizza la funzione di primo sulla notizia, e tiene desta

l’attenzione dell’ascoltatore col tempestivo annuncio dei primi elementi di cronaca e la promessa di continui collegamenti;

• il GR1 fornisce le prime notizie con maggiori riservatezze e cautele, ponendosi in posizione mediana;

• nel GR3 la funzione fatica è quasi completamente assente, il notiziario è orientato alla riflessione più che alla tempestività.

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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I flash del GR2 sono connotati da un’aggettivazione prevalentemente emotiva («drammatica notizia che ha dell’incredibile» … «inaudito, incredibile episodio» … «incredibile notizia»).

Più secca la prosa del GR1: «una notizia di estrema gravità», con l’uso mitigatorio del «si attendono conferme e particolari».

Sulla sorte degli uomini della scorta, mentre il GR2 azzarda che «sarebbero tutti morti» il GR1 precisa che «la sala operativa della questura non è in grado di precisare ancora se tutti gli uomini della scorta sono stati uccisi» [N.B. uno dei cinque morirà in ospedale]

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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GR2 (9,25)

«… Interrompiamo le trasmissioni per una drammatica notizia che ha dell’incredibile e che anche se non ha trovato sinora una conferma ufficiale purtroppo sembra sia vera. Il Presidente della Democrazia Cristiana on. Aldo Moro è stato rapito poco fa a Roma da un commando di terroristi. Inaudito, ripetiamo incredibileepisodio è avvenuto davanti l’abitazione… I terroristi avrebbero sparato contro la scorta… avrebbero poi caricato a viva forza l’on. Moro e si sarebbero allontanati ( segue promessa di altri collegamenti ) C’è da aggiungere che la scorta dell’on. Moro era composta da 5 agenti. Sarebbero tutti morti. A risentirci più tardi».

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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GR2 (9,31)

«… Apriamo questo notiziario con una drammatica incredibile notizia che abbiamo dato pochi minuti fa interrompendo le trasmissioni. Il Presidente della DC Aldo Moro è stato rapito ( dinamica dell’agguato ). La scorta dell’on. Moro era composta da 5 uomini: sarebbero tutti morti. Mancano per ora altri particolari; c’è da dire anche che la notizia non è stata confermata ufficialmente ma purtroppo è vera. ( altre notizie ) Prima di chiudere… ricordiamo quell’incredibile notizia… l’on. Moro è stato rapito… un gruppo di terroristi ha aggredito la scorta che era composta da 5 uomini, tutti e 5 sarebbero rimasti uccisi…».

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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GR1 (9,36)

«… Una notizia di estrema gravità sulla quale di momento in momento si attendono conferme e particolari; Moro, questa la notizia, è stato rapito stamane a Roma… La sala operativa della questura non è in grado di precisare ancora se tutti gli uomini della scorta sono stati uccisi. Il commando ha sparato ed ucciso, trascinando via poi il Presidente della DC ( segue promessa di altri collegamenti )».

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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GR3 (10,45)

«Sgomenti, sdegno, stupore, questi i commenti e gli aggettivi ricorrenti nelle reazioni che si susseguono in tutta Italia per il rapimento dell’on. Moro e per l’uccisione di quattro uomini della sua scorta ( segue notiziario sul tema )».

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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Nel commento redazionale del GR1 e negli editoriali del GR2 (due, firmati dal direttore Gustavo Selva) e del GR3 (uno, firmato e letto dal direttore Mario Pinzauti) si registra un ampio ricorso a momenti esortativi, rivolti in diverse direzioni: • il GR1 si rivolge al «Paese», che «ha saputo difendere le

Istituzioni… attraverso la partecipazione popolare», che «darà le sue risposte»;

• nel GR3 l’attenzione è sull’opinione pubblica, a cui «si chiede di giocare il ruolo più importante», difendendosi dalla paura;

• nel GR2 l’interlocutore preferito è lo Stato, che «non può perdere questa sfida» e non può cedere al «ricatto dei rapitori».

La valutazione politica degli editoriali

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La notizia-titolo di entrambi i notiziari, il rapimento di Moro e l’uccisione di 4 dei 5 uomini di scorta, viene data con lo stesso risalto quantitativo: l’intera edizione.

Moro viene dato per ferito e ricoverato al Policlinico Gemelli dal TG2 alle 10.01 e dal TG1 alle 10.09, ma, mentre quest’ultimo corregge la falsa notizia dopo 5 minuti, la seconda testata trascura la smentita.

Il TG1 riferisce alle 10.21 della prima telefonata all’ANSA di Roma, che rivendica alle BR il sequestro di Moro e lo sterminio della scorta, «teste di cuoio» di Cossiga; da questo riferimento linguistico il conduttore, Bruno Vespa, effettua il primo parallelismo con il rapimento del presidente confindustriale tedesco Schleyer.

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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Il TG1 realizza alcuni collegamenti diretti con Montecitorio, che permettono di constatare le reazioni dei parlamentari. Il TG2 preferisce affidarsi al racconto di due inviati e alla lettura in studio delle dichiarazioni di La Malfa, De Martino, Anselmi, Saragat.

Dalle 10,45 il TG2 realizza un collegamento in tre parti, per complessivi 13 minuti, con il corrispondente da Torino, a proposito del processo alle BR. Il collegamento si sviluppa attorno alle considerazioni circa il grado di consapevolezza del rapimento da parte dei brigadisti in carcere.

Dal fatto alla notiziaGli elementi costitutivi della cronaca

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L’attenzione quasi esclusiva dedicata alle conseguenze dell’attentato così come vengono valutate nelle interviste a leaders politici fornisce prova dell’assoluta centralità attribuita al sistema politico (il quale si esprime con la reiterazione continua degli stessi concetti chiave: attacco allo Stato, stato d’assedio, fiducia subito al Governo).Il commento redazionale del fatto e delle conseguenze è in pratica assente o limitato al richiamo all’ordine democratico e repubblicano, solitamente «detto» durante le pause fra gli arrivi delle notizie, una sola volta dal TG1, più frequentemente dal conduttore del TG2.

[p. 63]

Analisi comparativadelle due testate televisive pubbliche

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Il filmato è brevissimo. L’obiettivo compie il percorso più attendibile per l’approccio alla vicenda, una ripresa «in soggettiva» che, unita alla voce emozionata dell’inviato, appare come lo sguardo stesso del cronista. Il montaggio segue la successione delle sue impressioni, il rumore profondo del respiro affannato è un linguaggio immediato e accessibile che comunica concretamente l’eccezionalità del fatto… La ricerca e la selezione delle immagini più significative vengono svolte con l’occhio fisso al mirino della telecamera, attraverso lo stesso obiettivo, che si fa occhio… È evidente l’abitudine dell’operatore al successivo supporto espressivo del montaggio… l’assenza, per chiare esigenze di tempestività, di quell’operazione di taglio e ricucitura, non facilita la lettura in termini logici degli elementi del fatto. Di contro, la scelta (o meglio non scelta, in quanto casualità) della ripresa soggettiva continua, privilegia i registri emotivi. [p. 74]

LINK: Il filmato di via Fani

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Brigate Rosse – StatoLo scontro spettacolo nella regia della stampa quotidiana

di Alessandro Silj, Vallecchi, Firenze, 1978

• 5 quotidiani: Corriere della Sera, l’Unità, La Stampa, il Giornale e la Repubblica

• 2 assi d’analisi: contenuto (pertinenza e completezza) e forma (evidenza data alle notizie, uso dei fattori emotivi, retorica) dell’informazione

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Viva l’Italia! 17 marzo 1978

(o) Ore gravi della Repubblica per la sanguinosa impresa delle Brigate Rosse

(t) DOPO IL MASSACRO, NESSUNA TRACCIA DI MORO / IL PAESE SI E’ FERMATO: DICE NO AL TERRORISMO

(s)

L’agguato al presidente dc, ieri mattina poco dopo le 9, compiuto da un reparto addestrato militarmente. Moro era appena uscito di casa a Monte Mario. Il commando era di 12 persone. I killers hanno sparato oltre 80 colpi sulla scorta poi hanno trascinato il leader dc su una «128»,

(f) Con i terroristi non si tratta

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Viva l’Italia! 17 marzo 1978

(o) Immediata risposta al rapimento di Moro e al barbaro accidio dei 5 agenti

(t)STRAORDINARIO SUSSULTO DEMOCRATICO / GLI ITALIANI SI STRINGONO A DIFESA DELLA REPUBBLICA / SI È FORMATA IN PARLAMENTO LA NUOVA MAGGIORANZA

(s)

In molte città gli operai abbandonano le fabbriche prima ancora della proclamazione dello sciopero generale. Immense folle alle manifestazioni. Serrata caccia nella capitale al commando … Uno dei killers parlava tedesco? Un piano minuziosamente preparato. Dibattito a Montecitorio. Votata con urgenza la fiducia al nuovo governo.

(f) ---

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Viva l’Italia! 17 marzo 1978

(o) Il più grave crimine politico degli ultimi trent’anni mentre si chiudeva la crisi

(t) MORO RAPITO, CINQUE UOMINI DELLA SCORTA MASSACRATI / IL PAESE RIFIUTA IL RICATTO DELLE BR

(s)

I terroristi, alcuni travestiti da aviatori, e con l’accento straniero, lo hanno atteso vicino a casa. Erano così organizzati che ieri notte hanno messo fuori uso il furgone del fioraio che ha un chiosco nel punto in cui è avvenuto l’agguato … Bloccate le macchine hanno sparato a colpo sicuro contro le guardie del corpo. Avevano anche una bomba. In un minuto esplosi ottanta proiettili … Le BR, secondo alcune telefonate, chiedono la liberazione dei «compagni» processati a Torino e dei nappisti detenuti. Il procuratore capo di Roma: «Si può dichiarare il pericolo pubblico».

(f) Reagire con forza

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Viva l’Italia! 17 marzo 1978

(o) Nessuna notizia del leader dc dopo la strage della sua scorta

(t) IL RAPIMENTO DI MORO / L’ITALIA HA REAGITO / SCIOPERO GENERALE, FIDUCIA AL GOVERNO

(s) ---

(f) Hanno colpito il cuore dello Stato

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Viva l’Italia! 17 marzo 1978

(o) Mai portato così a fondo l’attacco al cuore dello Stato: il leader della Dc rapito, massacrata la sua scorta

(t) MORO PRIGIONIERO DELLE BRIGATE ROSSE CHIESTA LA LIBERAZIONE DEI TERRORISTI DETENUTI

(s)

La sua auto, con due carabinieri, e quella che la seguiva, con tre poliziotti, sono state bloccate da quattro vetture, una delle quali targata Corpo diplomatico. Gli attentatori, sei o sette tra cui una donna, con divise da piloti civili, hanno fulminato quattro degli agenti di scorta e prelavato il presidente dc. Il quinto agente è spirato in ospedale. Trovati 77 bossoli. Una delle armi usate dai terroristi è di fabbricazione sovietica. Vertice al Viminale. Forse i banditi si nascondono ancora in città.

(f) Faccia a Faccia

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L’identikit dell’informazione quotidiana di venerdì 17 marzo, in ordine d’importanza:

1.L’ITALIA HA REAGITO, NO AL TERRORISMO2.LO STATISTA DEGLI EQUILIBRI DIFFICILI3.FIDUCIA LAMPO AL GOVERNO4.DRAMMATICA GIORNATA A MONTECITORIO (LE REAZIONI DEI PARTITI)

5.SIAMO TUTTI COLPITI SCRIVE CARTER (LA REAZIONE ALL’ESTERO)

6.I 5 AGENTI: ERANO TUTTI BRAVI RAGAZZI, SONO STATI FALCIATI7.IL GOVERNO CONSIDERA LO «STATO DI PERICOLO»8.OTTO ANNI DI VIOLENZA IN CRESCENDO9.IL POCESSO DI TORINO SI FARÀ10.ROMA ASSEDIATA11.UN’AZIONE ALLA TEDESCA [pp. 18-19]

Viva l’Italia!

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L’unità degli italiani «è il più forte argine all’attacco sferrato alla democrazia: lo dicono visivamente le bandiere , quelle rosse del movimento operaio, quelle bianche della DC, quelle degli altri partiti»

L’Unità

A Roma «la folla ha sottolineato con manifestazioni vibranti le richieste di difesa democratica che si levavano dal podio», c’erano «per la prima volta, molte bandiere bianche scudocrociate», ma se c’è stata «una parvenza di solidarietà nazionale» è accaduto perché «il nuovo delitto e lo sciopero… hanno messo il silenziatore alla crisi dei rapporti sindacali»

Il Giornale

Viva l’Italia!17 marzo 1978

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«Popolo, governo, partiti, i più alti esponenti delle istituzioni repubblicane, tutti stretti intorno alle bare dei cinque agenti… hanno dato ieri una ferma risposta agli assassini eversori… migliaia e migliaia di cittadini… segnati dalla preoccupazione, dall’angoscia, ma anche dalla volontà di non lasciarsi spaventare, avvilire «espellere» dalla vita politica, dalle battaglie democratiche…»

L’Unità

«Tutti piangevano, tutti applaudivano… giovani raccolti attorno a una selva di bandiere: bianche della DC, rosse dei comunisti, socialisti e socialdemocratici, verdi dei giovani repubblicani, quasi a ricomporre con quel casuale tricolore l’unità ritrovata del Paese…»

La Stampa

Viva l’Italia!19 marzo 1978

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A partire dal pomeriggio del 18 marzo, nessun dubbio è più lecito. Moro verrà processato dalle Brigate Rosse. La notizia, nella sua enormità, rasenta l’incredibile. Eppure la fotografia di Aldo Moro e il comunicato delle BR sono lì, sui tavoli delle redazioni. La foto dà credibilità al comunicato … e acquista drammaticità non soltanto per ciò che mostra … ma anche per quanto apprendiamo dal comunicato, e cioè che Moro verrà «processato».

[pp. 11-12]

È vivo, è composto e pensoso, subirà un assurdo processo19 marzo 1978

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«STOICA DIGNITÀ» titola Il Corriere della Sera, ponendo l’accento sulla «altissima lezione» di dignità e di stile di Moro.

«Potranno abbatterci coi loro mitra. Indurci a trattare con loro, mai» scrive il Giornale in un fondo intitolato «IN CHE MANI».

«Noi non abbiamo mai dubitato che, se mai essi potessero mettere le mani sul potere – ciò che non accadrà – sottoporrebbero a processi cruenti, a sanguinosi sterminii, le schiere de loro avversari, degli uomini onesti desiderosi di libertà» si legge su La Stampa, in un articolo intitolato «GLI ASSASSINI / COME GIUDICI».

È vivo, è composto e pensoso, subirà un assurdo processo

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L’Unità, organo del principale nemico/interlocutore delle BR, è il quotidiano che dedica meno spazio alla riproduzione della fotografia di Moro scattata dai suoi sequestratori, e l’unico a non dedicare al messaggio delle BR il titolo principale, destinato ai funerali dei cinque agenti di scorta.La foto di Moro appare sotto il titolo «UN UOMO TORTURATO», e il giornale si dice «costretto» a pubblicarla «per dovere di cronaca».

È vivo, è composto e pensoso, subirà un assurdo processo

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È vivo, è composto e pensoso, subirà un assurdo processo

Quotidiano Spazio dedicatoL’Unità 2,8%La Repubblica 6,8%Il Giornale 7,6%La Stampa 8,7%Il Corriere della Sera 14,1%

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La macchina fotografica lo ha riprodotto dietro lo striscione delle BR, con quella espressione composta e pensosa che più gli è consueta. Non c’è traccia di paura, e neppure un soprassalto d’orgoglio, di sfida, che è sempre un modo, seppur virile, di reprimere e di vincere l’agitazione e il turbamento. Proprio un laico può capire che soltanto chi crede, e chi è veramente in pace con la sua coscienza, può trovare la forza di guardare, in quel modo inconfondibile, coloro che non sanno quello che fanno… Moro avrà bisogno di un grandissimo coraggio per mantenere, anche nei prossimi giorni, nelle nuove fotografie che saranno fatte puntualmente pervenire ai giornali e alla Tv, quella stessa espressione composta e pensosa… Oggi i democristiani, come tutti gli italiani, possono soltanto guardare a quella fotografia, a quell’altissima lezione di dignità, di fermezza e di stile.

G. Piazzesi, Il Corriere della Sera

È vivo, è composto e pensoso, subirà un assurdo processo

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Riferendosi alla vittima, non si può parlare soltanto di leader politico, perché ciò equivarrebbe a riconoscere l’azione delle BR come un’azione politica, eseguita da un’organizzazione politica, e per di più con un’efficienza che le istituzioni della Repubblica non hanno mai avuto, nemmeno nei loro momenti felici. Ecco dunque la necessità, se le BR sono il «mostro», di sublimare la figura di Aldo Moro per farne l’«Eroe» il «Santo». Soltanto in questo modo è possibile ricondurre gli ultimi avvenimenti nello scenario di sempre, che non è politico, bensì mitologico, in cui non c’è spazio per i chiaroscuri ma può avere diritto di cittadinanza soltanto chi non rifiuta la scelta di campo. La grande tenzone è tra il Male e il Bene.

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La canonizzazione di MoroAtto Primo

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«È lecito pensare che, una volta assolti i suoi doveri di pietà quotidiana, Moro lasciasse la sua parrocchia dopo aver ribadito la certezza della nostra fragilità, della nostra soggezione alla volontà divina: di qui il bisogno di essere pronti all’evento incerto ma di cui ignoriamo le scadenze immediate. Ecco che in tal modo siamo in grado di innestare nella sorpresa e nell’orrore dell’eccidio quello che è stato certamente il pensiero di Moro, il suo atto di rassegnazione, quell’«eccomi pronto» che dovrebbe costituire la sola regola del cristiano»

Il Corriere della Sera, 19 marzo 1978

La canonizzazione di MoroAtto Primo

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«Aldo Moro appartiene alla schiera di coloro che, pur rendendosi conto del carattere non definitivo di certe conquiste e delle insidie che le minacciano, pur sapendo che non vi è nulla di irreversibile, ha avuto sempre presente la fondamentale importanza del progresso che si è venuto realizzando nell’unità civile e politica del nostro Paese»

L’Unità, 21 marzo 1978

La canonizzazione di MoroAtto Primo

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Martedì 21 marzo, sul Corriere della Sera appare un fondo intitolato «UN CASO DI COSCIENZA». L’articolista descrive i dubbi che hanno accompagnato la pubblicazione della foto di Moro:

«eravamo, e siamo, divisi tra due obblighi di coscienza: da una parte, di negarci ad ogni manipolazione della verità… di non imboccare mai la strada inclinata e maledetta della censura… dall’altro quello di non collaborare in nessun modo, sia pure inconsapevolmente, a un disegno ribelle…»

Le BR sparano con il «Corriere»

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La domanda viene poi girata a Eugenio Montale; il poeta, dopo qualche tentennamento, dichiara che il messaggio:

«sarebbe stato meglio non pubblicarlo… Bisogna averne la forza. Che poi sia facile proprio non lo so. Per fortuna, non dirigo alcun giornale… Basterebbe dire per quali motivi non si pubblica il messaggio, non ritenendo opportuno alimentare le fantasie di qualche altro potenziale delinquente… che mediante la pubblicità alle Brigate Rosse potrebbero venire le adesioni degli imbecilli… E d’imbecilli ce ne sono tanti»

Le BR sparano con il «Corriere»

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Mercoledì 22 marzo, Eugenio Scalfari scrive su la Repubblica:

«Ci s’invita alla cautela, all’accertamento scrupoloso di delle fonti, alla verifica dell’autenticità dei documenti? … Giusto ma ovvio. O ci s’invita a non pubblicare notizie sgradite, inquietanti, che possono dividere gli animi e accrescere lo smarrimento? … Ma quali potrebbero mai essere le notizie ‘che possono dividere gli animi’? Non quelle dei metodi efferati che i terroristi impiegano… Non le eventuali ‘confessioni’ che Moro potrebbe fare nel corso dell’infame processo… non costituirebbero comunque alcuna prova e non confermerebbero alcune tesi… Il timore è che, dietro il pretesto dell’eccezionalità, s’invochi e si pretenda un unanimismo che valga non solo per il presente, ma soprattutto per il futuro e per il passato»

Le BR sparano con il «Corriere»

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Il 20 aprile, le BR recapitano il loro ultimatum, insieme a una nuova foto di Moro, con in mano una copia del quotidiano diretto da Scalfari del giorno precedente.

«ORE CONTATE PER MORO» titola la Repubblica il 21 aprile; sinistro l’accostamento del nuovo titolo con quello di due giorni prima («MORO ASSASSINATO?») che compare nella foto

Falchi e colombe

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Il titolo del Corriere della Sera tende meno agli accenti emotivi e più alla sintesi dei fatti: «MORO È VIVO, L’ULTIMATUM DELLE BR PER DOMANI / CHIESTO ALLA DC E AL GOVERNO UNO SCAMBIO DI ‘PRIGIONIERI’».

Sulla stessa linea La Stampa, che precisa «OGGI RISPONDE IL GOVERNO» e parla di «MOLTI NO A UN CEDIMENTO».

Categorica L’Unità: «LA REPUBBLICA, LA SICUREZZA DEI CITTADINI, LA CONVIVENZA CIVILE / SONO UN PATRIMONIO DI TUTTI. NON POSSONO ESSERE BARATTATI»

Falchi e colombe

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Ogni editorialista dà le sue motivazioni a una linea intransigentista, così riassumibili: • Lo Stato non può aprire una trattativa politica

con un’organizzazione extrapolitica (Il Corriere della Sera)

• Non si può accettare che i brigadisti siano più che criminali comuni, perché una guerra con lo Stato richiederebbe il diritto di sospendere le garanzie istituzionali (la Repubblica)

• Trattare per Moro significherebbe condannarsi a trattare in avvenire (L’Unità, La Stampa)

• La logica dello Stato vieta di trattare, per evitare la catastrofe politica (Il Giornale)

Falchi e colombe

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Sabato 22 aprile, giorno in cui scade l’ultimatum, due sono i fatti nuovi: il documento della Direzione del PSI, favorevole alle trattative, e lo «scoop» de la Repubblica, che ha ricevuto il testo dell’ultima lettera di Moro a Zaccagnini:

Il mio sangue ricadrebbe su di voi, sul partito, sul Paese. Pensateci bene cari amici. Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopodomani. Pensaci soprattutto tu, Zaccagnini, massimo responsabile. Ricorda… la tua straordinaria insistenza per avermi presidente del Consiglio nazionale, per avermi partecipe e corresponsabile della fase nuova che si apriva e che si profilava difficilissima… se mi togli alla famiglia, l’hai voluto due volte… Che Iddio di illumini, caro Zaccagnini, ed illumini gli amici… Se la pietà prevale, il Paese non è finito…

Falchi e colombe

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L’Unità di sabato 22 aprile si concentra sull’attacco al «partito della trattativa» e lancia bordate contro Lotta Continua: «Ed è ripugnante il cinismo con cui adesso si proclamano difensori della vita di Moro, un uomo che essi disprezzano e odiano» e i socialisti: «che sembrano obbedire a calcoli politici di parte, che non tengono conto della dimensione vera dei problemi da affrontare».

Il giorno dopo, l’unico fatto nuovo, che consente ai giornali di non rimasticare solo questioni già note e commentate, è il Papa, con il suo appello alle BR: «Vi prego in ginocchio, liberate Moro!».

Falchi e colombe

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Il 9 maggio, in una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, viene ritrovato il corpo di Moro. I titoli dei giornali del giorno seguente rappresentano il «secondo atto» della «canonizzazione»:

«CONTRO IL TERRORE LE LEGGI DELLA REPUBBLICA» (la Repubblica)

«LA DEMOCRAZIA SCHIACCERÀ I SUOI NEMICI» (La Stampa)

«RITUALE BARBARICO» (Il Giornale)

Risoluzione Direzione PCI «LA RISPOSTA DA DARE» (L’Unità)

«È MORTO PERCHÈ QUESTA REPUBBLICA VIVA» (Corriere della Sera)

Gran finale

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Tutti i quotidiani, il 10 maggio, riservano almeno una, in alcuni casi due pagine a dettagliate biografie del leader democristiano, oltre naturalmente ai fondi e corsivi in prima pagina.

Per Il Giornale, Moro è «il grande protagonista dell’ultimo ventennio di vita politica italiana», anche se «a chiunque si disponga a raccoglierne l’eredità, raccomandiamo di accettarla con beneficio d’inventario».

Una «personalità complessa» dagli «estenuanti tempi di riflessione» e «l’impronta sul volto di una sofferenza misteriosa» sono alcuni dei tratti che per Corrado Augias su la Repubblica «avevano fatto raggiungere alla sua figura una statura quasi oracolare».

Gran finale

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La Stampa si cimenta in una sorta di preghiera: «Possano le sue ultime ore essere state confortate dalla fede, che l’ha ispirato per tutta la sua vita. Possa averlo sostenuto fino all’ultimo il sentimento della sua dignità intatta di uomo onesto: nessuna avvilente persecuzione scalfirà mai la sua coscienza di giusto».

Il Giornale si lancia piuttosto in un parallelo storico, che ripete sia mercoledì («STORIA DI OGGI CHE HA RADICI IN DELITTI LONTANI / QUEL GIORNO RICORDAMMO COME EBBE INIZIO IL MARTIRIO DI MATTEOTTI») che giovedì 11 («DA MATTEOTTI A MORO: DUE DELITTI CONTRO LA DEMOCRAZIA / UN MARTIRIO CHE NON RIUSCÌ A FERMARE LE TRAME DEL FASCISMO»).

Gran finale

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L'affaire Moro da un lato aliena alle BR gli appoggi dei movimenti non violenti e segna il distacco del movimento terrorista dalla sinistra extraparlamentare, e dall’altro produce un rinvigorimento della Democrazia Cristiana, che, identificata dai brigatisti come il partito-Stato, riesce in qualche misura a far fronte alla sua crisi d'identità, e a rinverdire la sua immagine di fronte all'opinione pubblica ed all'elettorato incerto.

Sul versante opposto, il PCI si trova schiacciato da due fronti accusatori, indicato come il principale responsabile del disastro italiano da un lato «perché si è abbeverato alle fonti inquinate di Marx e di Lenin, da cui sono stati intossicati anche questi figli spuri dei brigatisti», dall’altro, perché «vuole governare il paese in combutta con la DC».

F. Barbagallo, Enrico Berlinguer, 2014

Gran finale