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Giornale studentesco del liceo A. Scacchi Anno 10 Numero 2 Aprile 2011

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Giornale studentesco del l iceo A. ScacchiAnno 10 Numero 2Aprile 2011

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Esiamo arrivati anche all’ultimo editoriale di quest’anno, nonché mio ultimo editoriale: ebbene si, perché nonostante la nostra volontà di replicare l’impresa dell’anno scorso pubblicando ben 3 numeri di questo nostro giorna-le (di cui, l’ultimo davvero molto corposo e ricco di ar-ticoli), questo sarà l’ultimo numero ufficiale dell’anno. Ne sono successe di cose dall’ultima volta, lettori: i numerosi scioperi non solo studenteschi (vogliamo dimenticare l’abolizione delle gite, che soprattutto per noi di quinto è stato un duro colpo), la breve occupazione della scuola, un’autogestione davve-ro positiva nel comples-so, con corsi interessanti e interventi di specialisti esterni. La fine del quadri-mestre e l’inizio dell’ultimo rush. L’avvio dei tanti pro-getti, la maggior parte cre-ati da noi studenti, Coro Scolastico, Cineforum; l’arrivo a scuola delle tre camere del Rivelatore di

Raggi Cosmici (finalmen-te siamo entrati nel pieno del progetto EEE – Extre-me Energy Events , dopo circa 6 anni di duro lavoro) e una mostra di strumen-ti scientifici che sono stati sottratti alla polvere e che hanno incuriosito numero-si studenti, spesso anche provenienti dalle scuole medie.Le emozioni, quelle pic-cole e semplici del vivere quotidianamente con i so-liti e insostituibili compagni di classe, le ansie pre – in-terrogazioni e le certezze dei compiti andati male a dispetto delle nostre aspettative, quelle non si possono riassumere in po-che righe e cambiano da persona a persona. Ergo, andiamo oltre.Fra queste pagine trove-rete le vecchie e care ru-briche, Attualità con rifles-sioni su fatti di cronaca e Spazi Vostri dove chiun-que può dare sfogo alle proprie riflessioni, pas-sando da Musica e Giochi (quelli non mancano mai,

Sommario

tranquilli): ma la cosa che mi ha fatto più pensare in questo periodo è stata la scarsissima partecipazio-ne a questo giornale che dovrebbe essere sentito come una parte importan-te di noi scacchisti.Ma c’è qualcosa che non va, me ne rendo conto. Forse sbagliamo qualco-sa, non so.Non sono più sicura se basterà la volontà d’azio-ne di quei redattori che ri-marranno qui allo Scacchi l’anno prossimo: cosa ne sarà di SkakkiNostri? Spe-ro, anzi prego che l’anno prossimo le cose cambi-no, almeno un po’.Concludo con dei brevi ma significativi ringraziamenti: prima di tutto ringrazio co-loro che hanno reso pos-sibile la preparazione e la pubblicazione di questo numero, tutti coloro che hanno scritto, che hanno disegnato, le belle e brave redattrici che hanno impa-ginato con tanta pazienza. E anche tutto il personale che ci ha aiutato. Ringra-zio tutti quei ragazzi che leggeranno queste pagi-

ne e soprattutto quelli che decideranno di prendere parte a questo progetto in futuro. Ringrazio poi tutti i miei compagni di viaggio in questi cinque anni: tutti, nessuno escluso perchè sono stati degli amici, dei confidenti ma soprattutto perché mi hanno aiutato a crescere. Ringrazio inol-tre tutti quei ragazzi che nel corso di questi anni ho conosciuto, quelli che or-mai non frequentano più questa scuola e quelli che come me ancora ci stanno vivendo, quelli che hanno lavorato con me ad esem-pio nel corso dell’Autoge-stione, i compagni attori di “…Passaggi…” e i ragazzi canterini del Coro. E se mi sono dimenticata di ringra-ziare qualcuno, beh, per-donatemi.Arrivederci Scacchi,

Antonella Pagano VP

Editoriale

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I raggi cosmici e il progetto EEE

I raggi cosmici sono particelle e nuclei atomici ad alta ener-gia che, viaggiando quasi alla velocità della luce, colpiscono la Terra da tutte le direzioni. Come suggerisce il loro nome, provengono dal cosmo, ov-vero dallo spazio circostante. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare a causa del-la loro capacità di trasmettere radiazioni, essi non hanno al-cun effetto su di noi, dato che, nel corso delle ere e dei secoli, gli organismi si sono evoluti sviluppando dei meccanismi di difesa biologici e biochimici che hanno loro permesso di rimanere immuni alle stesse radiazioni. Queste particelle contribuiscono invece note-volmente a fenomeni come, ad esempio, l’annuvolamen-to, oppure il buco dell’ozono.Ma non risiede qui la loro vera importanza. Nell’impatto con l’atmosfera, i raggi cosmici danno origine, scomponendo-si, a sciami di particelle che prendono il nome di “shower”. Quando gli shower sono par-ticolarmente estesi, significa che è avvenuto un evento det-to “ad altissima energia”: ad esempio, l’esplosione di una stella. Sta di fatto che un even-to di questo tipo corrisponde ad una situazione simile a quella verificatasi nel momen-to del Big Bang. Più esteso è lo shower, maggiore è l’ener-gia prodotta, più l’evento che ha appena avuto luogo è simi-le a quello della Grande Esplo-sione. Il progetto EEE, ideato dal professor Zichichi e pro- 3

mosso dal Centro Fermi, ha come obiettivo proprio la rile-vazione di un grande shower, che consenta di risalire ad un evento ad altissima energia, in modo tale da poter ricostru-ire approssimativamente cosa era successo al momento del Big Bang. Il progetto non deve il suo nome al caso: E.E.E. è l’abbreviazione di “Extre-me Energy Events”, che, tradotto in italiano, significa “Eventi ad Altissima Energia”. Lo sciame di raggi cosmici può essere opportunamente rile-vato mediante uno strumen-to detto rivelatore. Tuttavia, per poter rilevare uno sciame molto esteso, sarebbe neces-sario un rivelatore gigantesco. Poiché questo non è possi-bile, il progetto EEE prevede l’installazione in Italia di 100 rivelatori, opportunamente sincronizzati mediante GPS, che, se e una volta rilevato lo shower, dovranno comuni-

care simultaneamente i dati ottenuti dalla rilevazione ai la-boratori del Gran Sasso e del CERN: si capisce allora l’im-portanza di questo progetto. Ma la vera particolarità dell’EEE sta nel fatto che esso mira a coinvolgere studenti e docenti, ma soprattutto stu-denti, delle scuole superiori d’Italia: ecco perché ciascun rivelatore verrà ospitato all’in-terno di una scuola: 100 rive-latori per 100 scuole. Le scuo-le coinvolte in Puglia sono due licei di Lecce, un istitutov comprensivo di Trinitapoli, un liceo classico di Altamura e, a Bari, il nostro liceo scien-tifico, lo Scacchi, che, entro breve tempo, disporrà della strumentazione completa. Ad esempio le camere (ovvero i dispositivi in cui avviene la pri-ma parte della rilevazione), le quali, è importante ricordare, sono state costruite diretta-mente al CERN da un grup-

po di studenti dello Scacchi che ha partecipato al proget-to, sono in fase di trasporto. Per quanto riguarda i finan-ziamenti, il centro Fermi ha provveduto alla parte elettro-nica, a quella che controlla il flusso di gas, necessario per la rilevazione, e al front-end, che trasmette i dati ad un ap-posito computer. Il resto è fi-nanziato dal fondo di istituto. Chi frequenta lo Scacchi ed è interessato a prendere parte al progetto, sappia che l’aula in cui il rivelatore verrà ospi-tato diverrà un vero e proprio laboratorio di fisica moderna.Il progetto nella nostra scuola prevede tre corsi preliminari: il primo di questi è dedicato all’apprendimento di nozio-ni fondamentali di fisica mo-derna, di quelle grandezze e particelle con le quali gli studenti interessati dovranno lavorare; il secondo è orga-nizzato in lezioni tenute dalla professoressa universitaria Antonella Regano sul funzio-namento del software da lei messo a punto, mediante cui i dati ottenuti dal rivelatore ver-ranno tradotti in chiave multi-mediale; l’ultimo è un corso di statistica, necessario per interpretare i dati che verran-no presentati sullo schermo.Una volta completata questa sezione, gli studenti avranno la possibilità di mettere mano sul rivelatore e curarne l’im-piego: dovranno controllare il corretto afflusso di gas nel-le camere, la rilevazione dei dati, il funzionamento della strumentazione elettronica, e, soprattutto, tenere sot-to controllo i tipi di informa-zioni che arriveranno, alla ricerca del grande Evento!

Salvatore De Gaetano VP

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E’ strano proclamarsi difen-sori del diritto allo studio, at-taccando il ministro Gelmini, quando poi una cinquantina appena di ragazzi impedisce di fare lezione agli altri 1600. E per di più rifiuta ogni con-fronto serio con gli esperti proprio sui contenuti della riforma contestata.La vicenda dello Scacchi, il liceo scientifico barese dove nelle ultime due settimane si sono già perse tre giornate di lezione per le manifestazioni degli studenti, è emblemati-ca. Ieri una trentina di ragazzi si è asserragliata nell’istituto alle 7 di mattina. Il presi-de, Giovanni Magistrale, ha dovuto avvisare le forze dell’ordine che, a loro volta, per entrare hanno chiamato i vigili del fuoco per rompere le catene.Il professor Magistrale è persona molto aperta alle istanze dei ragazzi e ha cer-cato in ogni modo di favorire l’approfondimento dei temi oggetto di contestazione, per capire esattamente che cosa non va.

I ragazzi sostengono che la Gelmini attacca il diritto allo studio? Bene, il preside ha in-vitato i docenti di Storia, Ita-liano, Filosofia e anche Reli-gione ad approfondire con gli studenti i temi della riforma della scuola e dell’università durante le ore di normale le-zione, e ha invitato i ragazzi a indicare i nomi di esperti a loro graditi. Ma, dice il pre-side, non se n’è fatto nulla perché chi guida queste pro-teste ha bisogno di una sorta di “trasgressione” per avere successo. Discutere seria-mente in ambito scolastico, aiutati dagli stessi docenti, non è certo “trasgressione”. Non andare a scuola la matti-na o meglio ancora occupare l’istituto magari anche di not-te invece ottiene il consenso di più gente, e modifica forse i comportamenti di quel 90 per cento di studenti che non condivide la protesta ma non può dire no a qualche giorno di vacanza. Non è certo un caso se proprio prima delle feste di Natale in Italia au-mentano le cosiddette ‘auto-

gestioni’ (praticamente non si fa lezione). Chiaramente un modo di anticipare e allunga-re le vacanze.Ma c’è un altro dato che fa ri-flettere: gli studenti non ama-no tenere le loro assemblee di pomeriggio. Eppure così si garantirebbe il diritto allo studio di chi la mattina vuole fare lezione, quel diritto allo studio che i giovani dicono di voler difendere contro “l’in-degna Gelmini”. La ragione di questo comportamento è semplice: nelle assemblee pomeridiane si presenta ap-pena una ventina di ragazzi, al massimo trenta. Rispetto ai

1600 che frequentano l’istitu-to è poca cosa!Comunque il preside dello Scacchi un risultato lo ha ot-tenuto: lunedì e martedì pros-simi per metà mattinata si farà lezione e per l’altra metà assemblea di approfondimen-to. Ma entro sabato, spiega il dirigente, i ragazzi dovran-no presentare un dettagliato programma. Altrimenti non saranno approfondimenti, ma solo chiacchiere.

Nello Mongelli http://www.lucaturi.t/uplo-

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Cari Skakkisti, di certo ricorderete il “gentile e veritiero” articolo scritto da Nello Mongelli, direttore del Nuovo Corriere Barisera, in occasione dell’occupazione del nostro liceo (14 dic 2010). riportiamo qui il suddetto articolo e alcune delle risposte- commento scritte da noi Skakkisti

Il diritto allo studio si difende facendo lezione la mattina e assemblea il pomeriggio

ED ECCO LE RISPOSTE DELLO SCACCHI!Alla cortese attenzione della Redazione tutta,Buongiorno,Sto cercando alcuni chiarimenti in merito alla funzione dei giornali e dell'informazione dato che forse non mi è chiara, a quanto mi risulta i giornali dovrebbero riportare i fatti che accadono all'interno della loro sfera d'azione, sia essa nazionale o cittadina come nel vostro caso. Da ciò ho sempre inteso che significasse riferire le notizie così come sono, e non così come fa comodo interpretarle per amicizia o deferenza al 'potere'. Con questo mi riferisco all'articolo del vostro esimio direttore riguardante l'occupazione della mia scuola in data 13 dicembre. Devo dire che una simile accozzaglia di menzogne mi era sempre risultata difficile da trovare persino in testate di regime quali quelle che infangano il buon nome del giornalismo oggi come mai prima d'ora.Avendo avuto modo di collaborare con il vostro giornale in precedenza non credevo di leggere mai qualcosa di si-mile e mi addolora venire a sapere che anche nella nostra, volendo piccola, città ci siano persone di un ignoranza, di una chiusura mentale e di una scorrettezza simili a quelle dell suddetto esimio.Non una delle parole che ho letto in quella caricatura di articolo corrispondono al vero, e sono solo un pessimo e

poco credibile travisamento della realtà, palesemente filtrato dalla persona decisa-mente di parte del nostro preside. E' anche notevolmente manifesta la volontà da 4

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parte del vostro giornale di riportare solo una parte della realtà, tacendo rilevanti verità che sarebbero potute venir fuori se, come insegna la prassi giornalistica sempre più dimenticata in questi tempi bui, si fossero ascoltate en-trambe le parti responsabili degli eventi, o perlomeno si fosse ascoltata qualche persona diversa dal solo preside il quale altro non è che la figura preposta alla gestione burocratica di un ufficio pubblico anche se con mansioni particolari, e certo non la sintesi del pensiero di quella moltitudine di soggetti che intrecciano le loro vite in una scuola.Malauguratamente non credo si prefigurino gli estremi sufficienti all'avvio di un procedimento legale, procedimento che mi sarebbe molto piaciuto poter avviare, fosse anche solo per ricordare a certa gente quale sia la funzione di un giornalista.Purtroppo mi rendo perfettamente conto che essendo questa la posizione della dirigenza del giornale ci risulterà ben difficile ottenere lo spazio che spetta a tutte le altre interpretazioni del gesto, ma non per questo desisto dal richiedere la possibilità di scrivere un articolo di risposta.

Con molta cordialità e altrettanta indignazione,Andrea ScuteriRappresentante d’Istituto del L.S.S. Scacchi

Aspiravo a diventare giornalista qualche tempo fa, ma que-sta è l'ennesima conferma di quanto questo mestiere sia infangato dagli stessi che dovrebbero erigerlo alla sua fon-damentale funzione: l'informazione. La mera, disinteressata, precisa e capillare informazione. I cittadini la meritano ed è uno degli elementi più importanti in democrazia. Ancora di più l'informazione è voluta da quelli che fanno qualcosa in cui credono e che hanno bisogno della critica della gente. Per esser costruttiva e non semplice strumentalizzazione dell'opinione pubblica non deve esser condizionata da nulla, neanche dai pensieri personali di un preside precisamente schierato o dal disprezzo ingiustificato di un giornalista che non ha capito nulla.L'articolo del sig.Mongelli circa la protesta dello Scacchi (che, ci tengo a precisare, va avanti da mesi, e non si compone solo dell'occupazione, ma di POMERIGGI spesi a scuola o in altre sedi d'incontro per riflettere, studiare il problema e farsi una coscienza, cosa che da qualche anno è impossibile maturare leggendo semplicemente i devianti giornali, come questo ennesimo articolo conferma ) è fuori luogo. E' peggio di quello che avrebbe scritto la più gretta e disinformata delle persone circa la delicata questione. Man-ca delle informazioni essenziali e non lascia un barlume di dignità agli studenti. Non siamo una massa di ignoranti e, per quanto non possiamo generalizzarlo utopicamente a tutto il liceo, le posso garantire che tante e tante persone, anche tra gli occupanti, credono nella loro causa e lottano per il proprio futuro dall'inizio del proprio percorso di studi continuo e ap-passionato. Il Sig.Mongelli, è invitato formalmente a scuola durante l'autogestione, la stiamo preparando con molta cura e tutto senza ricavarne nulla. Organizzare una cosa del ge-nere è molto più impegnativo di "resistere" quegli altri 3 giorni a scuola prima delle vacanza di Natale! Ci si aspetta dalla sua visita e dall'intervista di studenti direttamente interessati un Articolo. Quello sull'occupazione dello Scacchi non lo era.

Viviana SebastianoUna dei quattro Rappresentanti che credono nella causa.

Egregio direttore Nello Mongelli, in merito all'indignazione che il suo pessimo articolo ha suscitato in me, membro attivo del collettivo studentesco del liceo "A.Scacchi", non aggiun-go niente di più di quanto non sia già stato scritto dai miei compagni. Caro sig. direttore, vorrei solo informarla che i dati da lei riportati sono frutto della sua mesta immaginazio-ne, (anche se questo credo lei già lo sappia) in quanto quel "90% di studenti che non condivide la protesta" non è mai esistito e non mi dispiace affatto informarla che la protesta del suddetto liceo altro non è stata che il risultato di una partecipatissima assemblea POMERIDIANA che a maggio-ranza ha deciso di occupare il liceo. Cordiali saluti,

Miriana Di BariPs: torno a studiare.

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Mi rivolgo direttamente al di-rettore Nello Mongelli. Con mio grande dispiacere al giorno d'oggi si fa un grande abuso dell'articolo d'opinio-ne. Questo avviene perché risulta molto facile fare l’opi-nionista (utilizzando il potere personale per imporre una propria idea), piuttosto che seguire l'arduo compito del giornalista, ovvero quello di far parlare i fatti. Ciò non giustifica il carattere mistifi-catorio ed infondato del Suo articolo d'opinione. Nessu-no Le può negare il diritto di esprimere le Sue idee, pur-ché queste siano fondate su FATTI realmente avvenuti. La prego, dunque, di revi-sionare il proprio operato, sopratutto alla luce del ruo-lo che Lei assume nella re-dazione di questo giornale. Credo sia profondamente im-barazzante, per il direttore di una testata giornalistica, che dei ragazzi così disinteressati allo studio, le ricordino come debba essere svolto il Suo lavoro.Distinti Saluti.

Daniela Di PascaleUna studentessa del L.S.S. A. Scacchi

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Alla Redazione tutta del giornale "Barisera", Sono anche io uno Studente del Liceo Scien-tifico Scacchi di Bari. Un Liceo che da anni è considerato una delle officine, assieme ad altri licei della città, che forgiano la classe dirigente barese del futuro. L'articolo scritto dal "carissimo" Nello Mongelli, riguardante la protesta degli studenti del Liceo Scientifico Scacchi, è un sunto perfetto di quella che è la situazione della informazione a livello na-zionale. L'informazione delle mezze verità, o delle palesi menzogne. Informazione non più libera ma che è ormai tristemente una forma di servilismo, nei confronti dei poteri forti ma anche del Dio Denaro, che spesso porta a farcire di bugie i giornali, per qualche copia in più. L'articolo conteneva una tale mole di menzogne, che può essere definito, senza al-cun timore, uno "stupro" all'etica giornalistica in generale.Si dice il falso quando si afferma che gli stu-denti cercano in tutti i modi di ottenere le assemblee in mattinata, perché da qualche anno a questa parte gli studenti del liceo, possiedono una forma di riunione chiamata "Agorà" , nome usato con piena cognizione di causa, che specialmente in questo ultimo e concitato periodo ha registrato affluenze re-cord.Il gesto dell'occupazione è un movimento tanto di forza quanto di testa, che è arrivato in concomitanza con gli studenti di tutta italia, che non manifestano soltanto contro la rifor-ma Gelmini, ma che sono stanchi di anni di riforme sbagliate, figlie dell'economia del ri-sparmio, in cui la parola "Meritocrazia" non è mai apparsa. Lo scacchi non è solo il Sig. preside Giovan-ni Magistrale, lo scacchi siamo sopratutto

noi studenti, che ci sentiamo tutti indignati per questo pezzo di "alto" giornalismo, in cui sono state riportate voci parziali riguardo la giornata del 13 Dicembre e in cui sono stati completamente dimenticati i "protagonisti" di quella giornata, noi studenti. Non delinquenti oziosi, che vogliono allungare le vacanze, ma "cervelli pulsanti" timorosi che qualcuno gli rubi il futuro.A conclusione io invito lei o chiunque della redazione a seguire uno di quei approfondi-menti che noi studenti presiederemo nei gior-ni 21 e 22 Dicembre, poiché è troppo facile fare giornalismo dietro ad una scrivania.Distinti saluti, non solo da uno studente ma sopratutto da un giovane che vuole intra-prendere proprio quella martoriata carriera giornalistica e che ancora crede che si possa perseguire un giornalismo sano, ma sopratut-to libero!

Freancesco Loconsole

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Spero di meritare qualche minuto di attenzione della gentile redazione del vostro giornale.Sono una studentessa del Liceo scientifico statale "Arcangelo Scacchi".Ho letto il vostro articolo riguardo l'occupazione e i risultati ottenuti da noi studenti e non posso fare a meno di manifestare il mio dissenso. Innanzitutto volevo rendervi par-tecipi del profondo sconforto e dell'amarezza che mi hanno pervasa quando ho letto il suddetto articolo. Personalmente nutro ancora fiducia nella figura del giornalista, un giornalista che raccolga informazioni da tutte le parti contendenti in una discussione. Al contrario, in questo caso, ho potuto notare che il punto di vista secondo il quale è stata raccontata la vicenda è esclusivamente quel-lo del nostro preside e di quanti, come lui, riconoscono gli studenti (in questo caso par-ticolare quelli del nostro istituto) come un am-masso di nullafacenti e perdigiorno.La nostra protesta è stata mossa da un urgente biso-gno di far sentire la nostra voce alle sfere alte del governo e continua ad essere pregna di ideali che non sono di certo la nullafacenza. Mi dispiace dover insistere precisando che il nostro scopo non era quello di "allungare le vacanze natalizie" o perdere qualche ora di lezione. Siamo in un periodo di profonda cri-si della cultura e dell'istituzione scolastica e adesso, come mai prima, sentiamo il bisogno di fare qualcosa per difendere il nostro futuro. Non posso accettare che il lavoro che è stato fatto e che stiamo continuando a fare in virtù dei nostri ideali sia sminuito, se non vanificato e addirittura completamente stravolto nel significato, da falsità come quelle che avete scrit-to nero su bianco sulla vostra pagina di giornale. Sicuramente non rivestiamo cariche rilevanti come quella di un preside o di un direttore di un' importante testata giornalistica, ma credo che le nostre opinioni valgano esattamente quanto le vostre, ergo credo siano parimenti meritevoli di poche righe pubbli-che del vostro giornale.Il mio è un appello affinchè ci venga data la possibilità di repli-care, in modo che i nostri movimenti, manifestazioni, autoge-stioni o occupazioni che siano, riacquistino agli occhi di tutti un po' di quel significato del quale sono carichi. Con la speranza che agli studenti del liceo che frequento sia concesso diritto di replica,vi saluto cordialmente

Serena Giannini

Mi rivolgo alla Redazione tutta del giornale, in primis al Diret-tore. Leggendo il vostro articolo sul conto del Liceo Scientifico Scacchi, scuola da me frequentata, sono davvero rimasta alli-bita dall'ingente quantità di falsità e di aneddoti evidentemen-te facenti parte dell'immaginazione dell'autore. Essere studenti non significa SOLAMENTE frequentare il pro-prio Istituto per 5 o 6 ore al giorno, toranare a casa e fare i compiti. Essere studenti, persone prima di tutto con una coscenza, vuol dire interessarsi al mondo che ci circonda e pretendere sempre il meglio dallo stesso. Non siamo automi. Il manifestare (in mattinata in questo caso) non implica una mancanza di conoscenze. Chi la mattina scende in piazza, 7

occupa o autogestisce, il pomeriggio e la notte studia. Non c'è dubbio alcuno Le assemblee pomeridiane, per sua informazione, hanno una valenza fondamentale e sopratutto nelle ultime settimane sono state partecipate eccome. Se non in tutti c'è un inte-resse innato per ciò che accade fuori dalle mura scolastiche, questo interesse bisogna coltivarlo. E' questa la nostra in-tenzione, non certamente quella di non permettere il norma-le svolgimento delle lezioni. Prima di pubblicare sfacciati ed inattendibili articoli sul suo giornale, la invito ad informarsi. I numerosi incontri ed assemblee tenute nei giorni precedenti

(e non ancora terminate) sono servite ad organizzare molte-plici corsi che terranno studenti ed esperti vari, al fine di cre-are spazi per dibattiti, divulgazione di informazioni e quant'al-tro per tutte le componenti del nostro Liceo, in primis per gli studenti. E' un lavoro di gruppo il nostro, il lavoro che richiede tempo, spazio e tanto impegno. Sminuire in questa maniera tutto il nostro operato è davvero pessimo, tantopiù da parte di un direttore di un quotidiano abbastanza noto quanto il suo. Infine quando lei parla dell'autogestione come "Un modo di allungare le vacanze", mostra ancora una volta superficialità nell'esposizione dei fatti. Quest'autogestione, infatti, ci è stata concessa per quei determinati giorni dal Preside. Evidente-mente però le scelte non erano così varie. Siamo giunti al 14 Dicembre a prendere questa decisione, giorno come lei ben saprà CRUCIALE. La sospensione delle attività didattiche parte dal giorno 23 Dicembre. Lo spazio temporale è certa-mente esiguo. C'è bisogno di qualche giorno per studiare ciò che poi si dovrà discutere, contattare esperti e organizzare le numerose commissioni. Ne converrà che la scelta intrapresa di quei due giorni è stata quasi obbligata, ma in ogni caso concordata con il Dirigente scolastico, per ovvi motivi!Le rinnovo la richiesta da parte degli Studenti del Liceo Scac-chi a darci la possibilità di replica sul suo giornale.Saluti, Serena Gianniniuna studentessa del Liceo Scientifico Statale Scacchi.

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Chiudiamo proponendo alcuni testi su cui il direttore (e tanti altri) dovrebbero riflettereGiorgio Gaber in " mi fa male in mondo" appartenente a " e a pesare che c'era il pensiero"

Mi fa male la carta stampata, gli editori… tutti.Nooo, non mi fa male la libertà di stampa. Mi fa male la stampa!Mi fa male che ci sia ancora qualcuno che crede che i gior-nalisti si occupino di informare la gente.I giornalisti, che vergogna! “Cosa mettiamo oggi in prima pagina?” “Ma sì, un po’ di bambini stuprati, è un periodo che funzionano”.Mi fanno male le loro facce presuntuose e spudorate. Facce libere e indipendenti ma estremamente rispettose dei loro padroni, padroncini… Facce da grandi missiona-ri dell’informazione che il giorno dopo guardano l’indice d’ascolto, sì, alla televisione… facce completamente a loro agio che si infilano le dita nelle orecchie e si grattano i co-glioni. Sì, questi geniali opinionisti che gridano, litigano, si insultano, sempre più trasgressivi, questi coraggiosi lecca-culo travestiti da ribelli!È ‘questa’ libertà d’informazione che mi fa vomitare!

Giorgio Gaber "Mi fa male il mondo"

Mi fa male la democrazia, questa democrazia che è l'uni-ca che io conosco.Mi fa male la prima repubblica, la seconda, la terza, la quarta.Mi fanno male i partiti, più che altro… tutti. Mi fanno male i politici, sempre più viscidi, sempre più brutti. Mi fanno male i loro modi accomodanti, imbecilli, ruffiani. E come sono vicini a noi elettori, come ci ringraziano, come ci amano. Ma sì, io vorrei anche dei bacini, dei morsi sul collo... per capire bene che lo sto prendendo nel culo. Tutti, tutti, l'abbiamo sempre preso nel culo... da quelli di prima, da quelli di ora, da tutti quelli che fanno il mestiere della politica.Che ogni giorno sono lì a farsi vedere. Ma certo, hanno bisogno di noi che li dobbiamo appoggiare, preferire, li dobbiamo votare, in questo ignobile carosello, in questo grande e libero mercato delle facce… facce, facce, facce che lasciano intendere di sapere tutto e non dicono nien-te. Facce che non sanno niente e dicono… di tutto! Facce scolpite nella pietra che con grande autorevolezza sparano cazzate!Non c'è neanche una faccia, neanche una che abbia dentro il segno di qualsiasi ideale. Una faccia che ricordi il coraggio, il rigore, l'esilio, la galera. No, c'è solo l'egoismo incontrollato, la smania di affermarsi, il potere, il denaro, l'avidità più schifosa, dentro a queste facce impotenti e assetate di potere.Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandona-re i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male, dai disagi quotidiani, dalle insofferenza comuni, dal nostro rifiuto! Perché un uomo solo che grida il suo no, è un pazzo. Milioni di uomini che gridano lo stesso no, avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo.

tutto il materiale è stato gentilmente raccol-to e riordinato da Miriana Di Bari

Vi informo che ho provato molto sconforto questo pomeriggio leggendo l'articolo del direttore Nello Mongelli. Giudicare in questo modo il nostro lavoro significa sminuire gli sforzi di centinaia e dico centinaia di ragazzi che hanno creduto fortemen-te in questa causa. Lo spropositato numero di assurdità menzionate nel Vostro articolo mi fanno fortemente dubitare sulla veridicità del Vostro lavoro. Uno scacchista perdigiorno.

Gaetano Loconsole

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Quest’anno si celebra 10° anni-versario dell’Anno Internazionale del Volontariato delle Nazioni Uni-te, un appuntamento molto im-portante ed un’occasione per va-lorizzare e ricordare l’impegno dei più di 100 milioni di europei im-pegnati in attività di volontariato. Il volontariato, infatti, è una delle dimensioni fondamentali della cit-tadinanza attiva e della democra-zia, nella quale assumono forma concreta valori europei quali la solidarietà, la non discriminazio-ne, la generosità e la condivisio-ne, contribuendo allo sviluppo armonioso delle società europee.

A questo proposito abbiamo intervistato la dott.ssa Valen-tina Colonna – Responsabi-le Regionale dell’Associazio-ne Ai.Bi. – Amici dei Bambini.

Chi è Ai.Bi. e di che cosa si occupa?

Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini è un’organizzazione di volontariato (ONLUS ed Or-ganizzazione non Governativa) costituita nel 1986 da un movi-mento di famiglie adottive e affi-datarie. Quest’anno, infatti, siamo orgogliosi di festeggiare il nostro 25esimo anno di attività a livello internazionale operando in Italia (con 10 sedi regionali) e in altri 25 Paesi del mondo (Africa, Ameri-che, Asia e Europa), per tutelare il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia. Attraverso progetti di Cooperazione e Adozione inter-nazionale, Ai.Bi. lotta ogni giorno al fianco di milioni di bambini ab-bandonati, costretti a trascorrere la loro infanzia in istituti o centri di accoglienza, per garantire loro il fondamentale diritto di essere figli e combattere l’Emergenza Ab-bandono. L’associazione realizza così interventi volti a: - supporta-re famiglie in difficoltà e bambini a rischio di abbandono, - gestire case famiglia e programmi di af-fido, - portare a compimento rein-

serimento di minori nella famiglia di origine, adozioni nazionali (all’e-stero) e internazionali, - accom-pagnare l’inserimento degli adole-scenti fuori famiglia nella società. Per portare avanti le sue nume-rose attività, l’associazione si avvale del supporto di personale specializzato ma soprattutto di numerosi volontari che, in Italia e nel mondo, mettono a disposi-zione il loro tempo e la loro pas-

sione per aiutarci a diffondere una cultura dell’accoglienza e a portare avanti la nostra “mission”. Perché, secondo lei, i gio-vani dovrebbero accostar-si al mondo del volontariato? Io ritengo che il volontariato sia in generale un’esperienza im-portantissima ed estremamen-te arricchente ad ogni età ed in ogni fase della propria vita ma credo che ancora più importan-te possa essere sperimentare e sviluppare i valori che sono alla base del fare volontariato sin da giovani. Il volontario, infatti, è colui che coniuga la dimensione della gratuità, della generosità, della condivisione con quella politica nel senso dell’impegno a contri-buire al miglioramento della so-cietà, individuando e cercando di superare le cause che generano emarginazione e sofferenza in un’ottica di cittadinanza attiva. In una esperienza di volontariato, in-fatti, si intrecciano l’aspetto dell’al-

truismo come comportamento so-ciale che produca benessere altri; un’attività sociale che porti ad es-sere e a sentirsi parte attiva di un tessuto di relazioni non aggancia-te al proprio passato ne soggette a pressioni economiche; il mette-re a disposizione le proprie attività e il proprio tempo per cause che si ritengono personalmente im-portanti. In proposito cito quanto indicato nella Carta dei valori del

volontariato che definisce il volon-tario come colui il quale: “mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera operando in modo libero e gratuito promuo-vendo risposte creative ed effica-ci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni”. Come la scuola e la fami-glia potrebbero contribuire a promuovere il volontariato?Sia la famiglia che la scuola gio-cano un ruolo fondamentale nella promozione del volontaria-to. Luoghi centrali di riferimento dell’educazione dei giovani, rap-presentano – prima la famiglia e successivamente la scuola - le strutture primarie nelle quali ogni persona impara a stare in relazio-ne con altre persone, diverse per genere, età, carattere, etc., senza le quali la capacità di stare in re-lazione con altri risulta fortemente

minata. Sono luoghi in cui si ge-nera capitale sociale, incubatri-ci dei valori che sono alla base del volontariato verso un ruolo di cittadinanza attiva e di parte-cipazione democratica. Ritengo essenziale che la scuola promuo-va e favorisca esperienze di vo-lontariato tra i ragazzi dando loro l’opportunità di conoscere la gio-ia che si prova aiutando gli altri. Chi fosse interessato come potrebbe diventare volonta-rio della vostra associazione? E’ possibile contattarci ai nostri recapiti telefonici o via mail per fissare un incontro di presenta-zione delle attività della nostra associazione affinché si possa in-dividuare un percorso di volonta-riato quanto più rispondente alla motivazione e all’attitudine di cia-scun volontariato candidato. La nostra associazione organizza, inoltre, periodicamente incontri di sensibilizzazione e formazione al volontariato ai quali è possibile partecipare gratuitamente. Un’al-tra opportunità molto interessan-te di attivazione è rappresentata dal nostro progetto “Bambini in Comune ” con il quale, attraver-so il versamento di una quota simbolica di minimo € 1 al mese, è possibile entrare a far parte di una squadra di sostenitori che - in un’ottica di cittadinanza attiva - sostenga le attività di Ai.Bi. a favore dei bambini abbando-nati ospiti di un istituto o di una casa famiglia. Anche su questo progetto specifico di sostegno a distanza comunitario è possibile contattare direttamente la no-stra associazione (080.5668043 – [email protected] ) o visitare il no-stro sito internet (www.aibi.it).

C’è posto anche per te

Sabrina Colonna ID

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‘’Giovani in politica’’ è un tema impegnativo e molto attuale in un momento della storia che vede gente allontanarsi dalla politica perché sfiduciata. I bisogni della gente si fanno sentire: gente che non riesce a vivere decentemente fino alla fine del mese ,che non riesce a trovare un lavoro soddisfacente e nemmeno un lavoro precario. Sono questi i motivi principali che allontanano la gente dalla politica e che creano un senso di incertezza e amarezza che sfociano in turbamento tra i più giovani. Ma se proviamo un attimo a pensare ai giovani d’oggi e ai giovani degli anni ’70 possiamo chiaramente notare una forte differenza per quanto riguarda l’interesse politico. Non tutti i ragazzi d’oggi gridano con tutta forza i loro pensieri, non tutti si mettono in gioco nelle situazioni, non tutti s’imbattono in dibattiti scolastici per diffondere la propria idea. Perché succede tutto questo? Una risposta ci sarebbe: gli adolescenti si sentono lontani dalla politica non perché non vogliano prenderne parte, ma perché non gli è concesso. La politica è diventata noiosa, i giovani si sentono esclusi per colpa di una classe politica

priva di nuove idee. La politica deve essere rinnovata: i giovani devono sentirsi parte attiva della vita parlamentare e politica. Chi meglio dei giovani può decidere cosa sia meglio per il LORO futuro? Quindi bisognerebbe investire sui giovani che si vogliono impegnare in politica, per costruire una nuova classe dirigente matura e preparata capace di ascoltare. Occorre avvicinarli alla concezione di ‘’politica’’, principalmente attraverso un progetto che abbia l’obiettivo di lavorare con un metodo partecipativo sul tema della politica attiva, connettendo in modo concreto la classe politica con gruppi rappresentativi di giovani così da rafforzare la partecipazione di questi alla vita della propria comunità, al sistema della democrazia partecipativa e al sostegno alle varie forme di insegnamento della partecipazione.

CARMEN

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La politica ai ragazzi!

Mola, morto un ragazzo di soli sedici anni travolto da un treno in corsa. Stando alle prime ricostruzioni, il giovane ha cercato di attra-versare i binari invece che utilizzare il sottopassaggio […]- Da www.rsnews.it Poche righe, lette da me il 09/02/11, caoticamente, an-siosamente. La conferma dell’accaduto, il dolore per la perdita di un amico, i fu-nerali, lo straziante pianto dei genitori, i tristi abbracci fra amici e poi la mia osses-siva ricerca. Ho scoperto che non è la prima volta che morti similari avvengono nella stessa stazione, non ho dati certi ma so con si-curezza che si parla più di un altro caso. Risulta facile parlarne e dare la colpa al ra-gazzo distratto e incoscien-te, accusa che comunque è inattaccabile e vera, ma in più di un mese il mondo sembra essersi spaccato a metà. C’è chi da la colpa alla manutenzione e gestio-ne della stazione, come dice Domenico, dal sito barise-ra.net, il quale si identifica nei genitori della vittima in quanto anch’esso padre: “la stazione ferroviaria di mola di bari la denomino la stazione dei fantasmi: non esiste un responsabile ad-detto al controllo e vendita biglietti è una vergogna, ci è andata di mezzo la morte di un ragazzino”. E c�è chi da la colpa al ra-gazzo, come Francesco: “Ho 21 anni prendo il treno tutti i giorni da Polignano e vi assicuro che i ragazzi di mola sono degli sconside-rati proprio oggi stavano giocando con una pallina da tennis in stazione e la face-vano passare da un binario all�altro e quando cadeva attraversavano per ripren-

derla [ ] tutto ciò è causa della loro incoscienza!!!!”.Solo in pochi riescono a guardare obiettivamente la situazione: “nessuno capi-sce vero? – scrive Stefano - il problema non sono né i controllori né i ragazzini o i genitori qui il �problema� se così si può chiamare e che è morto un ragazzo, che io conoscevo tra l�altro, la cosa migliore da fare a mio parere è tacere e non com-mentare stupidamente”. Il caso da’ molto su cui riflette-re, a partire dal fatto che esi-ste una effettiva mancanza di sicurezza in una stazione, che in questo caso è quel-la di Mola ma cercando sul web si intuisce che la situa-zione non cambia di molto in altre località italiane, poiché esiste un fenomeno che sta prendendo piede ultima-mente: l�automatizzazione delle ferrovie. Questo preve-de lo svuotare di personale le stazioni e sostituirli con apparecchiature automati-che, escludendo a priori un possibile intervento (Quale il bloccare il ragazzo che attra-versa i binari ad esempio). So perfettamente che non dovrebbe essere un uomo desistere un ragazzo da un tentativo del genere, che do-vrebbe essere la coscienza ad imporglielo, ma ridurre i costi di personale vale delle vite umane?

Fabrizio Fumarola IIN

Tra telecamere e incoscienza ci scappa il morto

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Bari undergroundQuante volte,in pomeriggi nuvolosi e senza compiti,ci siamo ritrovati senza aver nulla da fare?E quante volte siamo rimasti davanti ai nostri computer,navigando su internet,pur sapendo che il tempo passava e noi lo stavamo sprecando?Eppure la soluzione è a portata di mano: mostre,biblioteche attrezzate,centri d’arte e non,esposizioni ed eventi culturali sono a nostra disposizione ogni giorno di ogni anno,senza che però la maggior parte di noi ne venga a conoscenza.Sia per la poca pubblicizzazione,sia per uno scarso interesse nella ricerca di qualcosa di nuovo,questi eventi rimangono taciuti e con un numero sempre meno affluente di ragazzi pronti ad assistervi.Per un mese intero,lo scorso gennaio,Bari ha dedicato trenta giorni alla cultura underground degli anni ‘70-’80,portan-do sulla scena una mostra con le migliori foto dell’artista newyorkese Paul Zone,che durante gli anni della moda punk,ha ritratto i musicisti di maggior successo - confermando il suo talento per la fotografia - del calibro dei Ramones,Kiss e David Bowie.E che dire dell’allestimento di vestiti,accessori,proiezioni e musica di qualche decennio fa,all’atelier 1900?E della mostra d’arte contemporanea al teatro Margherita,con nomi d’artisti a livello europeo?Centri creativi sparsi per l’intera città e nei paesi vicini offrono la possibilità di portare la nostra arte fuori di casa,con mostre di fumetti,dipinti,fotografie e video amatoriali,con l’unico inconveniente di dover pagare qual-che euro per vederli esposti sul muro,con la speranza di essere ripagati con qualche apprezzamento da personaggi importanti e noti sulla scena artistica regionale.Bari propone un nuovo modo di vedere la cultura,non più solo sui banchi di scuola o nei libri stampati,ma anche di viverla,partecipando ed essendo noi stessi protagonisti indiscussi della serata.

Paola Dabbicco IVC

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La situazione ambientale del nostro pianeta è am-piamente compromessa e noi, di certo, non faccia-mo nulla per salvarla. Il tema del nucleare e della catastrofe giapponese oc-cupano spazi sempre più ampi nei telegiornali e sui giornali. Questa catastro-fe ci riporta alla memoria un nome: Chernobyl. Ab-biamo aspettato che tutto riaccadesse, anche se a Fukushima, per tornare ad interessarci di un problema tanto importante. In Giap-pone si trovano le centrali nucleari più sicure del pia-neta, o forse si trovavano... sta di fatto che l’agenzia giapponese per la sicurez-za nucleare ha indicato la pericolosità delle scorie a livello 6 nella scala INES (International Nuclear and

Radiological Event Scale), una scala che trova il suo apice nel settimo livello. Fortunatamente in Ger-mania come in Francia e in molti altri Paesi hanno affrontato con decisione il problema e le centra-li nucleari, almeno quelle più datate, sono in fase di chiusura. Tutti l’han-no capito: il futuro non è il nucleare, c’è ben altro di più pulito e più sicuro. Tutti? Forse no... c’è un Paese europeo che nuota contro corrente e dichia-ra “la nostra posizione sul nucleare non cambia”. Questo Paese è l’ Italia. Le riflessioni da fare, a que-sto punto, sono diverse. Costruire ora una centrale nucleare vuol dire attende-re venti anni prima che que-sta possa entrare in funzio-ne. Ma, nel 2020 le fonti di energia rinnovabili produr-ranno circa 150miliardi di

kilowattora, tre volte l’obiet-tivo delle centrale nucleari, senza togliere il fatto che, con molta probabilità, l’u-ranio è destinato ad esau-rirsi in una decina d’anni. Un altro punto importante è quello dei costi: secon-do il dipartimento USA sull’ energia, il costo di una cen-trale si aggira attorno ai 7,5 miliardi di dollari, escluse le spese di bonifica e di smal-timento delle scorie. Tasto dolente è, per noi, proprio lo smaltimento, infatti, fino a Settembre del 2010 non sapevamo come smaltire rifiuti “quotidiani” e ora vo-gliamo smaltire in maniera sicura e pulita delle sco-rie altamente tossiche?! Ma per quale motivo si vuo-le in nucleare? Quali sono gli obiettivi o meglio gli inte-ressi personali che ruotano attorno ad esso? L’amore per il Paese? Nooo! L’a-more per la propria gente?

NUCLEARE? BASTA PENSARCI....

Nooo! La volontà di produr-re un bene utile alla popo-lazione? No, di certo. Die-tro questo volontà vi è una bagarre di interessi econo-mici, ma soprattutto politici. Allora è necessario: MEDI-TARE, SOPPESARE, RI-FLETTERE, PRENDERE POSIZIONE!

Luca Longo IIIG

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Dopo ciò che è avvenuto a Fukushima, in tutta Europa si è riaperto il dibattito sull’ energia nucleare. In Italia essa è stata sfruttata dal 1963 alla fine degli anni 80,quando,in seguito a quanto era successo a Chernobyl, fu istituito un referendum in cui vinse il “si” all’ abrogazione di alcune leggi riguardanti appunto le centrali nucleari. Esso, in realtà,non vietava la costruzione di nuove centrali e non obbligava la chiusura di quelle funzionanti, ma impediva allo Stato di decidere di posizionarne una in un sito indipendentemente dalla volontà del comune in questione e di dare a questi comuni un cosiddetto “onere compensativo”,cioè un contributo in denaro. In sostanza,in seguito all’ aumento del prezzo dei combustibili fossili,il governo ha avviato un piano per la costruzione di centrali nucleari, sospeso

recentemente per 12 mesi. I motivi ufficiali sono: arrivare all’ autonomia energetica e ridurre l’ utilizzo di combustibili fossili,dannosi per l’ ambiente. Tuttavia,anche inserendo,come da programma 10 reattori si riuscirebbe a coprire appena il 25% del fabbisogno totale. Per quanto riguarda la riduzione dell’ uso di combustibili fossili,è vero che le centrali nucleari inquinano di meno,ma il rischio di incidenti non è nullo,soprattutto in un paese sismico come l’ Italia,ed è sotto gli occhi di tutti ciò che può provocare un incidente nucleare. Ma il vero problema è rappresentato dallo smaltimento delle scorie nucleari. Ogni centrale nucleare produce ogni anno 30 metri cubi di scorie. Queste scorie non possono essere liquidate come normali

rifiuti, in quanto sono radioattive;inoltre,è inutile sperare che esauriscano la propria radioattività,poiché la maggior parte di esse,non sarà più radioattiva tra migliaia di anni. Quindi, è necessario isolarle in depositi,che possono essere geologici o artificiali. Ma un ostacolo è rappresentato dalla possibilità che vi sia una penetrazione di acqua,che causerebbe una fuga,estremamente dannosa per la popolazione. Quindi,tra i depositi geologici gli unici assolutamente sicuri sono le miniere di sale,che ha la proprietà di impedire la penetrazione dell’ acqua. In Italia ve ne sono pochi. Una volta esauriti, bisognerebbe crearne degli altri. Per rendere adatta una zona ad essere un deposito geologico,sono necessari al minimo 40 anni e 8 miliardi di euro. Gli U.S.A. hanno provato a costruirne uno,per poi rinunciare dopo 20 anni per motivi economici. quindi le scorie sarebbero un problema enorme,sia dal punto di vista ambientale che da quello economico. Inoltre,una centrale nucleare si dovrebbe dare in gestione ad un’ impresa privata,che può essere soggetta a crisi economiche,che potrebbero portare anche alla creazione di un racket delle scorie:pur di liberarsene, gli imprenditori potrebbero darle alla criminalità

organizzata,che già controlla il mercato di alcuni rifiuti “normali”. Una centrale nucleare “vive” per 20 anni:finito quel tempo, anche i materiali di cui è composta la centrale diventano scorie,e smantellarla è veramente difficile e costoso. Infine,se si costruissero 10 centrali oggi,bisognerebbe ricostruirle tra 20 anni,e nuovamente tra 40 anni,ecc…Conti alla mano, il nucleare sarebbe un vero e proprio suicidio economico e ambientale. (Dati presi dal sito ENEA)

Francescopaolo Lopez I N

Nucleare:si o no?

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Sappiamo che lo sviluppo economico di un paese de-termina le condizioni di vita dei suoi abitanti. Il Terzo Mondo presenta problemi di sovrappopolamento,elevata mortalità,malnutrizione,analfabetismo,carenza di strut-ture principali e inefficienza dell’apparato statale. In una parola si trova in una con-dizione di estrema povertà. L’insufficienza del reddito costringe intere famiglie a vivere in condizioni di affol-lamento antigienico e di ca-rente alimentazione,e così si diffondono gravi malattie che a loro volta rendono incapa-ce l’individuo di migliorare se stesso. Nonostante l’aumento della durata di vita situazioni

L’Africa :il continente più sottosviluppato

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drammatiche restano in que-sti paesi africani con tassi di mortalità infantile dieci volte superiori a quelli dell’Europa occidentale e del Nord Ame-rica .A sua volta la quantità e la qualità dell’alimentazione segue lo stesso destino: l’ap-porto calorico è esclusiva-mente dovuto ad alimenti di origine vegetale piuttosto che animale particolarmente pre-ziose per l’organismo umano .Mentre nei paesi del Nord prevale l’aumento dei beni a disposizione di ciascun individuo,in questi paesi del Sud,a fronte di un rapido au-mento della popolazione,le risorse alimentari non cre-scono, ma anzi tendono a diminuire. Dai recenti fatti di cronaca avvenuti in Nigeria e legati allo sfruttamento delle risorse naturali di quel paese,

soprattutto del petrolio, di cui il grande stato sub-sahariano è l’ottavo produttore mon-diale ,possiamo capire che il continente nero è in real-tà ricchissimo. Nel delta del Niger, si stanno moltiplican-do gli assalti di compagnie e multinazionali straniere di tut-to il globo. Il problema dello sfruttamento di quelle terre, e della assoluta povertà dei suoi abitanti, viene lasciato passare in secondo piano, presentato come un argo-mento secondario slegato dalla realtà. A nessuno viene in mente di spiegare perché un paese che produce così tanta ricchezza sta morendo di fame? La risposta è ovvia: non lo si vuole fare. Troppo forti gli interessi dei poten-ti per fermarsi di fronte alla morte di “qualche povero ne-

gro”, abituato da secoli allo sfruttamento e perciò degno di tale cattiva sorte. Gli inte-ressi economici primeggiano sempre: inglesi e francesi, portoghesi, tedeschi e italia-ni hanno considerato il cuore del mondo come terra di con-quista da inquinare e svuota-re.

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Collaboratore del grandioso processo di rinnovamento seicentesco comunemente definito “rivoluzione scientifica”, Galileo Galilei è entrato nella storia come uno di quei personaggi che, mettendo in discussione un insieme di tradizioni ormai radicate da secoli, hanno nettamente trasformato il modo di vedere la realtà. La sua opposizione al dogmatismo farà di lui un grandioso esempio per gli illuministi, che non smetteranno mai di apprezzarlo, la gloria che le sue scoperte conferirono all’Italia porterà Foscolo a tessergli un elogio nei Sepolcri; e il recupero di Galilei non si ferma certo qui: nel ventesimo secolo, il famoso drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, affascinato dalla sua figura, gli dedicherà un dramma, Vita di Galileo.L’importanza di quest’opera

teatrale è dovuta al fatto che essa, raccontando le avventure dello scienziato a partire dalla sua ricerca delle prove della fondatezza del sistema copernicano fino alla sua morte, affronta un tema molto interessante, il quale può essere spunto di molte riflessioni: il rapporto tra Scienza e Potere.C’è chi vede in Galileo uno dei principali sostenitori dell’autonomia che la scienza deve assumere da qualsiasi forma di autorità, sia essa religiosa o politica. In effetti, questa autonomia dovrebbe essere una delle condizioni fondamentali perché si possa davvero parlare di rivoluzione scientifica, come afferma anche il filosofo Paolo Rossi: “nei luoghi in cui (i gruppi di uomini e donne che mettevano in discussione il sapere tradizionale) si riunivano, le Accademie […], fu stabilito un patto: in questo luogo non si parla

né di politica né di religione. […] qui c’è assoluta libertà di parola. Qui non vale l’autorità di chi parla. […] Qui vale solo quello che una persona dice”. C’è invece chi vede in una serie di scelte compiute da Galileo, tra cui soprattutto quella dell’abiura, la prova della sua sottomissione al potere: ciò emerge in modo particolare nell’autocritica che lo scienziato compie alla fine dell’opera brechtiana, in cui egli prende atto del fatto che, abiurando, ha subordinato la scienza non agli interessi del popolo, come lui avrebbe voluto, ma a quelli dei potenti, che, in questa maniera, ne faranno uno strumento di dominio, di guerra, ecc.A questo punto, la domanda sorge spontanea: quale di queste due tesi ci dice il vero su Galileo?Consideriamo il monologo che lo scienziato compie alla fine della scena 14: “la gran parte della popolazione è tenuta dai suoi sovrani, dai suoi proprietari di terra e dai suoi preti, in una nebbia madreperlacea di superstizioni e di antiche sentenze, una nebbia che occulta gli intrighi di costoro. […] Finché l’umanità continuerà a brancolare nella sua madreperlacea nebbia millenaria, fatta di superstizioni e venerande sentenze, […] non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate”. Nello stesso monologo, Galileo afferma che “la scienza abbia come unico scopo quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana”, fatica di cui, del resto, sono causa i potenti. Basta questo a

dimostrarci che, secondo lui, la scienza deve essere del tutto svincolata dal potere. Ma qual è allora la ragione dell’abiura?Per rispondere, possiamo far riferimento ad uno spezzone di dialogo anch’esso presente nella scena 14: dopo che Andrea chiede a Galileo perché quest’ultimo ha abiurato, lo scienziato risponde: “ho abiurato perché il dolore fisico mi faceva paura”. Ma è davvero possibile che Galilei, pur di evitare le sofferenze corporali dell’Inquisizione, avrebbe rinunciato ad “alleviare la fatica dell’esistenza umana”? In realtà, lo scienziato non vi rinuncia affatto: egli si dedica in privato alla composizione dei Discorsi per poi affidarli ad Andrea, quando quest’ultimo, prima di lasciare l’Italia, si reca a fare visita al suo precettore, ormai vecchio, stanco e malato. Sarà poi compito di Andrea diffondere il pensiero di Galilei presso l’opinione pubblica, visto che ormai lo scienziato non ne è più in grado.L’abiura, dunque, non rappresenta niente: in un modo o nell’altro, Galileo raggiungerà il suo scopo, affermandosi in pieno come “il teorico dell’autonomia della scienza da ogni altra autorità”.

Salvatore De Gaetano, V

P

Galilei, simbolo dell’autonomia della scienza dal potere

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Certamente qualcuno si sarà chiesto o si starà doman-dando: per arrivare dove siamo arrivati, per dove sia-mo passati? Ma soprattut-to, per quale motivo oggi ci ritroviamo in questa si-tuazione? Il primo pen-siero va alla politica. Sì, perché ai vari inquinamen-ti di carattere chimico ed energetico si è sommato quello politico. Quello che piomba in casa con il pri-mo tg1 o tg4 in onda in televisione. Quello che, per la grande ed invisibi-le mano di un piccolo - solo fisicamente - uomo, grazie a Studio aperto, cava l’at-tenzione dagli occhi della gente, facendone abbas-sare la guardia, e la pilota in direzione delle questioni più frivole, superficiali e co-munque necessarie all’in-dividuo italiano medio. In ogni caso, il potere che la fazione scarlatta non possiede attraverso i media se lo guadagna per strada o a scuola. Indubbia-mente la modalità con cui giunge alle persone è mol-to più onesta e demo-cratica, e persino il fine parrebbe più nobile. E’ un peccato però che si va-dano a rinfoltire fila di militanti politici che in real-tà non hanno un vero ide-ale, quanto un interesse a partecipare a comunità e sentirsi parte di un grup-po, soddisfacendo così le proprie paranoie. Queste esperienze di mi-litanza sono spesso in-centivate dai vari “onori - incarichi”, che puntual-mente vengono affidati - o tacitamente imposti - dai capi in questione ai ragaz-zi, per proiettarli in ma-

niera fittizia come parte attiva ed essenziale della comunità. Questi incarichi spesso non sono altro che delegazioni, che vengo-no rese agli occhi di colo-ro a cui sono affidate come ruoli di prestigio, nei qua-li non si può fallire, poi-ché si instaura un senso di reciproca fiducia, che viene loro concessa, insie-me all’onore di svolgere queste mansioni. Nonostante queste precise cronache, ciò che dovreb-be essere sottoposto all’ attenzione comune, per quanto riguarda la politi-ca vista da fuori, è che le opinioni devono accontenta-re la coscienza di ognuno. Inoltre, la rappresentanza non è mai il volto di un’in-tera maggioranza di vo-tanti, quanto una cricca di uomini d’affari (propri), che piegano la Costitu-zione, e quindi la volontà comune, ai propri interes-si. Ecco perché la libertà è sì partecipazione, ma la partecipazione stessa tal-volta non è libera. E per questo motivo i governi non fanno altro che rendere la

politica un pendolo che tra-sporta il popolo tra noia e dolore. Però la colpa di questo elen-co di nefandezze non va attribuita esclusivamente alla politica, e quindi ai suoi esponenti, ma do-vrebbe essere accollata ai soggetti che non si infor-mano adeguatamente e im-parzialmente riguardo i vari rappresentanti e le diver-se ideologie. Perché l’I-talia vacilla dalla destra alla sinistra? Non che que-sto non sia giusto, ma è quasi sottinteso che molti, non avendo né un ideale né un partito preso, inten-dano votare la faccia che si presenta più spesso in te-levisione, o quella che si presta maggiormente al ruolo di trascinatore. Infatti ciò che i partiti cer-cano è perlopiù visibili-tà con apparizioni sugli schermi, che permetto-no la condivisione anche sensibile dei volti e dei simboli, e per questo molti gruppi e partiti, in prossimità di eventi e manifestazioni, cerca-no in tutti i modi di ac-

caparrarsi ogni sorta di partecipazione di gente, perché - si sa - il numero è un cartello pubblicitario con presat diretta per i mass media e sulla massa. Quanto alle diverse opinio-ni, è come se queste fos-sero disposte sui diversi gradoni di una piramide, in base alla loro generaliz-zazione; quelle più varie e discutibili sono ai livelli più bassi e, man mano che acquisiscono razionalità, divengono più rare. Ma quella piramide è gran-de quasi quanto il mondo.

Marcello Saracino V N Gaetano Capriati IV C

L’inquinamento politico

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English cornerLast week these letters arrived to our “ Problem Column” and we answered immediately. Do you agree with our replies? Have you ever been in a situation similar to the ones described ?Would you like to discuss about other teen problems? Write to Dear teenager!

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Question:I’m 16 years old and I have a family problem. Last year my parents split up and this was a big shock for me, because I didn’t know there were problems. Now I Live with my mother .Her house is far from my father’s house ,and I see him once a week ,on Sunday .After the separation ,my mother had to find a new job and so I spend a lot of time with my brother at my grandparent’s house. I don’t accept their divorce and I hate their behaviour because when I go out with my father ,he talks badly about my mother and it’s the same with her.I can’t stand this situation and I’d like that they’ll be back together but I know that it’s impossible.I’m looking for some advice! Thanks.

Answer :Dear x You should organize a lunch with your parents and you should tell them your embarrassment about this situation. Remember that they love you ,and so-all together- you’ll find an adequate solution .

Question:Hi, I’m 17 years old I have a problem :I’m shy and insecure ,so I’m scary to exhibit my personality and I don’t know what to do.For example, if I do an exam , I’m not able to speak or answer.Moreover, what should I do if I like a girl but I don’t know if she feels the same to me? I can’t support the eyes of other people and I don’t know if she likes me. Can you give me a bit of advice?In this moment I need to speak with somebody.Help me please!Hunphy-A-Shy girl.

Answer:Dear hunphy-a-shy girl.Everyone has his\her own personality. There isn’t anything wrong with being shy.Moreover, if you like a girl and you don’t know if she likes you ,try to tell her your feelings.To face your insecurity is an important step for your growth.Good Luck .I hope you succeed to say to your teacher ,your friends and girlfriend what you feel or think.

Classe II I

Question:I think that one of the most serious problem of teenager is alcohol.This problem is very dangerous for teenagers because they drink for being popular and fashionable.For example last Saturday I went to a pub with my friends, we drunk a lot and we got drunken .What can I do to forget alcohol ?

ANSWER:vvAlcohol is a problem of some teenagers, they usually drink it in discos .You should meet friends and have fun with them, or find a hobby, for example reading, doing sports ,playing chess and so on.Remember that you don’t need alcohol to be popular !!!

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Facebook e la scuola

Facebook è uno dei social network più diffusi tra noi giovani. Si tratta di un sito all’interno del quale è possi-bile chattare e chiacchierare con i propri amici, avendo anche la possibilità di vedere foto e video.Ma cosa succede se un in-segnante diventa amico del proprio alunno? La domanda è lecita dato che, secondo un recente sondaggio online pubblicato dal sito Skuola.net, l’8% degli intervistati ha come amico virtuale un pro-fessore.E’ giusto lo scambio tra mae-stro e allievo in rete? Non è facile rispondere. Lo scam-bio avviene essenzialmente per discutere di “roba di ser-vizio” e per essere informati su eventuali interrogazioni, compiti e altro. Non viene, quindi, compromesso il rap-porto che si instaura durante la mattinata. Un aspetto che però va considerato è quello della “dipendenza da autom-atismo compulsivo”: gli alun-ni, cioè, non devono pensare di poter infischiarsene delle cose dette in classe, perché le possono chiedere anche in Fb; inoltre l’uso dei Social Network non deve autorizza-re l’allievo a una confidenza

eccessiva con il prof. Questa comunità virtuale più di una volta ci è stata utile: noi siamo su Facebook e tra i nostri amici c’è anche la nos-tra insegnante di matemati-ca; diverse volte ci è capitato di ricevere dei messaggi nel gruppo della classe in cui la professoressa ci assegnava dei compiti perché in quei giorni a scuola era assente. Secondo noi, è molto impor-tante l’amicizia dei profes-sori su Facebook; in questo modo, quando questi devono comunicare qualcosa di ur-gente, possono contattare in qualsiasi momento i propri alunni. Inoltre questo strumento a nostro parere permette di instaurare con i docenti un

rapporto meno formale e ba-sato sullo scambio continuo e produttivo di opinioni; così facendo lo studio diventa più piacevole e i ragazzi ven-gono maggiormente motivati e coinvolti.In ogni caso è per noi im-portante mantenere netta la separazione dei ruoli: un insegnante rimane sempre un insegnante e, pur most-randosi disponibile e attento ai bisogni dei propri studenti, non deve mai trasformarsi in un loro amico dal momento che un atteggiamento troppo confidenziale rischierebbe di rendere inefficace l’azione educativa. Non si può stabilire con certezza cosa sia giusto fare: accettare o rifiutare la richies-ta di amicizia dei propri prof è una scelta difficile perché magari si ha paura di essere conosciuti più a fondo. Noi però non ci troviamo nulla di male: il rapporto che ci deve

essere tra gli insegnanti e gli alunni, a nostro parere, deve essere limpido e pertanto

non dobbiamo avere paura di mostrarci sempre come siamo nascondendoci dietro un banco di scuola o dietro lo schermo di un computer.

Serenella Fanelli Serena Stancarone Alberto Terracciano

II N

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Nonostante le discussioni, lo sciopero nazionale dei trasporti, il poco tempo, i pomeriggi passati su Treni-talia.it anziché sui libri, la titubanza di genitori, nonni, zii, parenti di terzo grado (per queste decisioni vanno coinvolti proprio tutti, io lo so bene!), insomma, nonostante tutto e grazie all’aiuto del dirigente scolastico e della scuola… ce l’abbiamo fatta!Anche quest’anno all’interno dell’ ijf 2011 (International journalism festival), si è svolta la terza edizione del Convegno Italiano di Stampa Studentesca (CISS). E noi c’eravamo!Così, sprezzanti del pericolo e delle nove ore di viaggio (se tutti i treni fossero partiit regolarmenti) che li aspettavano, un gruppo di integerrimi e valorosi “giornalisti”, sono salpati dalla stazione di Bar, alla volta di Perugia…Va bene, lo ammetto, al di là della versione romanzata della vicenda, il viaggio è stato massacrante... ma questo è secondario.Dopo tutto però, è stato rassicurante tornare nel capoluogo umbro, abbiamo trovato tutto esattamente come l’avevamo lasciato: il solito via vai di giovani, il solito sguardo estasiato di noi “giornalisti” in erba alla vista dei “pezzi grossi” dell’informazione, e le solite file chilometriche fuori dai teatri, per assistere a un intervento del Saviano o Travaglio di turno.20 scuole (di cui 6 nuove) da ogni parte d’Italia, più di 100 partecipanti, riuniti per discutere, confrontarsi e crescere (giornalisticamente parlando) al fine di migliorarsi e migliorare gli altri.Momenti di lavoro e produttività si sono alternati a momenti di svago; un perfetto equilibrio volto a dimos-trare ai “grandi” come anche noi siamo in grado di produrre qualcosa che va oltre il materiale: una col-laborazione e un sostegno vicendevole tra le scuole, una fitta rete virtuale a livello nazionale, capace di unire da Nord a Sud tutta l’Italia

Angela Casavola IVB

Say CIS(S)...!

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La crisi originata dalla rivoluzione industriale

Il male di vivere dell’uomo del Novecento è originato in primo luogo dalla crisi dell’individuo, che ha le sue radici profonde nella riv-oluzione industriale di fine Ottocento che, partendo dall’Inghilterra, si diffonde in tutta Europa.

Con il diffondersi dei mac-chinari nell’industria, l’uomo è ridotto anch’esso ad una macchina che riproduce in-cessantemente gli stessi movimenti e perde così, pro-gressivamente, la consapev-olezza della propria individu-alità. Questo è quanto è stato teorizzato da Marx ne “Il cap-itale”. L’operaio non solo è costretto a ritmi serrati e sem-pre uguali, ma perde la possi-bilità, che aveva l’artigiano, di riconoscere tramite il lavoro, il proprio valore, in quanto questo, è negato dalla pro-duzione di oggetti industriali tutti uguali, dove la diversità è bandita, e dall’inadeguatezza del salario. Il male di vivere nasce dalla meccanizzazione dell’uomo stesso.

Anche Pirandello dà spazio a questo “uomo nuovo” in “Serafino Gubbio, operatore” dove l’incessante movimento rotatorio del cinematografo fa perdere la lucidità mentale al protagonista. Charlie Chaplin in “Tempi Moderni” oltre allo straniamento che l’operaio subisce, mette in scena la contraddizione insita nella società per cui l’operaio pre-ga per un qualsiasi lavoro, anche il più straniante, per la sopravvivenza.

Nell’Inghilterra di fine Ot-

tocento W. Blake mette in luce la crisi dlel’uomo dovuta alla nascits della società in-dustriale, condannando la disumanità in cui l’uomo è caduto, in poesie quali “The chimney sweeper”, in cui viene condannato lo sfrutta-mento del lavoro minorile.

La battaglia per il recupero della propria dimensione umana viene combattuta at-traverso la formazione del primi sindacati oltre alla ne-cessità economica di pro-teggersi dai soprusi degli imprenditori, l’uomo operaio sente la necessità di trovare un essere umano nel quale riconoscersi, raggiungendo così la forza dell’unione.

La crisi dell’individuo

Nel Novecento si incomincia anche ad indagare l’uomo nelle sue mille sfaccettature. Si prende coscienza del fatto che siamo “Uno, nessuno e centomila”, ovvero, si hanno

gli strumenti necessari per comprendere l’uomo in tutta la sua complessità. La crisi del Positivismo porta ad una crisi delle certezze e alla ricerca delle mille sfumature di cui è composto l’uomo. Prima di arrivare alla decodi-ficazione della psiche umana di Freud, scrittori quali Piran-dello e Svevo descrivono le mille personalità dell’uomo disgregandolo e analizzan-done le parti. Anche in Inghil-terra con Joyce nell’ “Ulisse” si cerca di decifrare l’oscuro flusso di pensieri che attra-versa l’inconscio della psiche umana. E’ la manifestazione della perdita delle certezze della cultura positivista e della piena fiducia nella razi-onalità umana degli scienziati illuministi e di Kant.

Oggetto della ricerca de-gli uomini di cultura e quindi anche alla malattia mentale, ovvero l’inspiegabile prevari-cazione del lato oscuro della psiche sulla razionalità. Ne il “Bar delle Folies Bergere” di Manet o ne “L’assenzio” di Degas viene dipinta la crisi

di due donne, perse nei loro pensieri, completamente estraniate dalla realtà cir-costante. In particolare, ne “Il bar..” la donna in primo piano con gli occhi assenti e fissi davanti a sé è circonda-ta dall’allegra folla, tuttavia, tutto ci sembra essere silen-zioso in quanto l’ambiente emerge solo da un gioco di specchi.

Soffrono di nevrosi autori stessi come Virginia Woolf e Umberto Saba. La prima scrive, come afferma lei stes-sa nella lettera che lascia al marito prima di suicidarsi, di aver perso i pochi momenti di lucidità che gli avevano permesso di scrivere capola-vori quali “Gita al faro”, “Or-lando” e “Mrs. Dalloway”. In particolare, in quest’ultimo, trova nell’empatia tra gli uomini, nel “sentire comune”, la soluzione al male di vivere dell’uomo. Nella sua stessa vita, Virginia Woolf cerca cos-tantemente un “altro da sè” in cui riconoscersi e trovare conforto, che sarà suo marito Leonard Woolf.

Saba, sofferente di nevrosi, cerca una cura nella psicana-lisi di Edoardo Weiss, allievo di Freud. La ricerca delle origini della malattia si tra-duce in un significato più pro-fondo in Saba in quanto di-venta forza motrice della sua poetica: ricercare la verità, l’essenza delle cose che si traduce nella ricerca del lin-guaggio più semplice possi-bile, schiettamente vero, così come solo il linguaggio dei bambini può esserlo, sem-plice, ma capace di toccare il cuore più profondo della cose (“Amai trite parole/che non uno osava” cfr. “Amai”, “Il Canzoniere”).

Oltre alle parole, Saba uti-

Solidarietà: la cura del male di vivere

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lizza anche immagini sem-plici che per chiarire i conc-etti, conferiscono loro nuova ricchezza. Questo procedi-mento è comune anche a poeti quali Ungaretti e Mon-tale. In particolare Ungaretti riesce a raggiungere la fibra essenziale della poesia, lib-erandola, come un fossile dalla terra, di tutte le impu-rità. Questa poetica risponde evidentemente alla ricerca di chiarezza dentro di sé e nella società, al bisogno di descri-vere linearmente la realtà per comprenderla. Il poeta entra attraverso la propria poesia nell’essenza delle cose così come in “La capra” si unisce al belato dell’animale, che gli sembra esprima il suo do-lore. Il poeta entra in empatia con le creature naturali più semplici. In “A mia moglie” celebra la comunione con la donna, omaggiandola per la sua purezza, il suo es-sere chiaramente terrena: la moglie viene celebrata per la sua unicità, in quanto Lina, lontana dalla Beatrice angeli-cata di Dante.

La moglie è la cura ai suoi tormenti, colei che scioglie

i nodi della psiche del po-eta. Ancora una volta quindi l’uomo malato, in crisi per la perdita delle certezze, trova pace nel rapporto con l’altro. Ne “La capra” , inoltre, il do-lore individuale diventa il lamento di “ogni altro male/ogni altra vita”. E’ un dolore universale comune a tutti gli uomini.

La crisi nella storia

Nel Novecento oltre alla perd-ita delle certezze contribuisce alla crisi dell’individuo la drammatica situazione stor-ica. Le due guerre segnano profondamente l’anima euro-pea, che fa vivere gli uomini in un clima di incertezza e or-rore.

Soldati

Si sta comed’autunnosugli alberi

le foglie

In “Soldati” di Ungaretti trova espressione l’inquietudine dell’uomo e la sua sospen-

sione su una realtà as-surda e straniante. Stesso stato d’animo viene dipinto in “Noia” , della raccolta “L’allegria” . L’uomo nel clima di incertezza vive come sono nella poesia le ombre dei fili tranviari sull’asfalto bagnato: ondeggianti, come le teste stanche dei tranvieri. Il loro tentennare rimanda alla con-dizione di precario equilibrio dell’uomo nella notte della guerra. Oltre all’incertezza la conseguenza delle guerre sull’uomo e la scarnificazi-one di questo e della società, che Montale esprime a com-inciare dal titolo, in “Ossi di seppia”. Attraverso il procedi-mento del correlativo ogget-tivo il poeta descrive l’animo umano come un “cavallo stramazzato” (crf. “Spesso il male di vivere ho incontrato”). L’uomo è straziato, disgrega-to dall’assurdità di una guer-ra portata avanti da dittatori, sostenuti dalle masse, che tentano di risolvere la crisi delle certezze del Novecento con l’instaurazione di totali-tarismi, plastiche sembianze dell’ordine della società. L’uomo , con le guerre, perde completamente la sua uman-

ità, la logica si capovolge. Ciò che resta è il bambino straniato, cresciuto troppo presto de “Il sentiero dei nidi di ragno” di Calvino, e la disgregazione della società dipinta dal Cubismo (un es-empio su tutti “Guernica” di Picasso).

La distruzione, l’aridità las-ciata dalla guerra viene de-scritta anche in “Candido” di Sciascia. Il dolore straziante lasciato dalla guerra risuona da “L’urlo” di Munch. I colori brillanti e allo stesso tempo angoscianti sono il terrore, il dolore, la confusione di cui l’uomo dle Novecento è pregno. Neanche gli elemen-ti naturali diventano estranei all’uomo, che ha perso la sua naturalità. La luna nella poe-sia di Quasimodo contempla gelida il relitto della società umana, mentre “ogni cosa corre senza luce alla morte”.

Nel disastro lasciato dal Novecento l’uomo sembra non trovare soluzione.

Tuttavia leggendo la poesia “Il teatro degli Artigianelli” di Saba l’uomo sembra di nuo-vo pervaso da un sentimento di comunione con l’altro in un pacifica e sofferta serenità. Le lacrime sono visibili su tutti i volti e permettono agli uomini di riconoscersi gli uni negli altri per ritrovare la pro-pria umanità.

Anche oltre i disastri naturali e storici, l’uomo consapevole di se stesso sa ritrovare, an-cora un volta, la propria forza nell’empatia, nella solidari-età.

Giulia Spagnolo VP

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LA RUBRICA DEL COLIBRI’Scoppia un incendio nella foresta e tutti gli animali fuggono dalla parte opposta al fuoco. Tutti tranne un piccolo colibrì che porta nel becco una goccia d’acqua. –“Cosa credi di fare?” gli chiede il leone, “vuoi fermare il fuoco da solo?” –“No” risponde il colibrì, “ma faccio la mia parte!”

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1) A che età ha cominciato ad impegnarsi in politica? È stato un percorso senza os-tacoli riuscire ad avere la sua visibilità nel nostro territorio?

Quando è nato il mio fratellino avevo circa due anni è ho im-mediatamente compreso che agli uomini è concesso un bo-nus nella vita che a noi donne è negato. Ho incominciato da lì a capire che qualcosa non funzionava ed a combattere. Poi la vera pratica politica è iniziata nel vostro liceo, che è anche il mio, con enormi difficoltà! Noi ragazze era-vamo sempre poco credibili, il metro di giudizio passava sempre dal punto di vista estetico e, l’impegno politico era sempre “sopportato” in quanto temporaneo: il nostro vero destino era fare le mogli

e le madri!2) Ritiene che le parlamentari come ad esempio il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna abbiano un pas-sato troppo televisivo per es-sere credibili?

Non è questo il distinguo da fare, importante è compren-dere come, queste donne, siano giunte in posizioni di potere: sempre nominate da un uomo che ne fa un con-torno gradevolmente estetico per abbellire il suo vero po-tere.È il sultano che sceglie le an-celle e questo non serve a nulla nel cammino difficile del riconoscimento della ricche-zza politica delle donne.

3) La nostra generazione tende a vivere il presente.

Ma dobbiamo riconoscere che negli anni settanta, le femministe hanno lottato per la parità dei diritti di cui tutte noi godiamo. Nella nostra epoca però c’è un messag-gio che preoccupa e che demotiva: è inutile studiare e faticare perché esistono scorciatoie… Secondo lei ci vorrebbe una nuova ondata di femminismo?

Il presente lo viviamo tutti perché ci hanno rubato la possibilità di immaginare un futuro. Ci stanno negando la storia e ci fanno vivere nell’ora e adesso senza regole e senza morale. Ma non è vero: scorciatoie non ne esistono, tutto si paga e tutto ha un prezzo. Le donne del Presidente sono quelle che ora stanno pagando il

prezzo più alto, soprattutto in termini di futuro! Se non ca-piamo questo siamo ostaggio di questa brutta pagina politi-ca ! Il femminismo è stato im-portante soprattutto perche ci ha fatto sentire meno sole all’interno di famiglie e soci-età soffocanti ed ci ha offerto un pensiero condiviso che ci ha reso forti e consapevoli. Ha generato un mare di idee, ci ha fatto scoprire la fecon-dità della relazione con le al-tre.Ora penso ad un nuovo femminismo che metta tutto questo patrimonio a dispo-sizione in una nuova relazi-one con gli uomini.

4) La manifestazione del 13 febbraio “Se non ora, quan-do?” ha visto scendere in 230 piazze italiane circa un

L’antica fiaba indiana ci fa riflettere su come ognuno di noi può avere un ruolo per contribuire a costruire qualcosa di diverso. Nei mesi trascorsi dal primo numero del giornalino la stampa e la televisione si sono occupati a lungo dell’immagine della donna nella società e del brutto spettacolo che ci hanno offerto le più alte cariche dello stato. Penso che abbiano toccato pro-prio il fondo. Siamo ormai tutti annoiati e persino indifferenti nei confronti di coloro che dimostrano una totale incoerenza tra valori proclamati in pubblico e comportamenti privati. Molti di noi dovranno affrontare la maturità, una tappa della vita senza trucco, dove si spera di raccogliere un risultato dopo 5 anni di liceo. Con le nostre notti sui libri abbiamo scelto la strada dell’impegno e del sacrificio. Noi studentesse con felpe e sciar-pone, sappiamo essere femminili indossando anche tacchi e miniabiti ma per partecipare a feste “normali”... e di certo non per perdere la nostra dignità usufruendo di facili scorciatoie. A dispetto dei politici che organizzano “festini” e “bunga bunga”, la maggior parte della gente fa la sua parte: rispetta le proprie donne, lavora seriamente, crede nel futuro e nell’amore. An-che se non è facile, non possiamo far altro che continuare a sperare di svegliarci un giorno in un paese più giusto e pulito di cui andare fieri. Come già sapete, lo scopo di questa rubrica è stabilire un collegamento tra il mondo della scuola e quello della politica, per cui abbiamo pensato di intervistare il capo della commissione pari opportunità, l’assessore Magda Terre-voli che ha gentilmente dato la piena disponibilità:

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milione di persone. Una mo-bilitazione in difesa della dig-nità delle donne o soprattutto un’espressione democratica di dissenso nei confronti del governo?

È stata la più grande rappre-sentazione di una Italia che non si riconosce nei sondag-gi, nei giornali di gossip, in tutta quella mercificazione di corpi e cervelli che quotidi-anamente sopportiamo .Quel milione di persone diceva che c’è una Italia migliore davvero!!

5) Oggi, l’occupazione femminile nel nostro paese si attesta al 47%(tra le più basse d’europa). Il lavoro non c’è e le donne sono le più penalizzate. Come si potrebbero sostenere le donne che anche in tempo di crisi, vogliono intraprendere un’attività lavorativa?

Cambiando l’organizzazione del lavoro che è disegnata esclusivamente su un mod-ello maschile. In altre nazioni d’ Europa è stato fatto ed

hanno raggiunto percentuali di occupate altissime. Penso alla Norvegia alla Svezia ....In Puglia la percentuale di donne occupate è di circa il 29% ! Ben lontana dal quel 60% che l’Europa, nel 2005, a Lisbona, indicava come obiettivo per il 2010. In questi anni molte sono le leggi che hanno soste-nuto il lavoro femminile at-traverso l’incremento di asili nido, sostegno economico per l’assunzione di donne ma non hanno portato reali cambiamenti perché , erano solo degli aggiustamenti che di fatto non incidevano sulle politiche dell’occupazione femminile !

6) Le cronache di oggi di-mostrano come la violenza sulle donne sia sempre cres-cente. In italia oltre il 90% di chi subisce violenza non sporge nemmeno denuncia. Spesso non si ha fiducia nelle forze dell’ordine e nelle isti-tuzioni che non sono in grado di intervenire e assistere le vittime. Con l’approvazione della legge contro lo stalk-

ing si sta procedendo nella direzione giusta?

La legge sullo stalking è una buona legge ma non basta. Bisogna che le donne si sentano protette nel denun-ciare le violenze che, come sapete, nel 84% dei casi si subiscono in Famiglia. Senza un reale cambiamento di at-tenzione nei posti di polizia , negli ospedali, difficilmente una donna avrà il coraggio di denunciare, ma sarà neces-saria una grande campagna di formazione nelle scuole per una costruzione di un nuovo rapporto tra uomini e donne.

7) Che ne pensa delle pro-poste di legge che garantis-cono uno stipendio a madri o casalinghe che si sono trovate di fronte alla scelta difficile: carriera o avere un figlio?

Non deve mai essere diffi-cile la scelta tra carriera ed avere un figlio. Ammetterlo significherebbe sconfessare quello contro cui ci mobilitia-mo e cioè che il lavoro è roba per uomini. Poi aggiustamen-ti per favorire l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro sono sempre auspicabili.

L’Italia sta andando verso un lento suicidio demografico.

Le donne italiane rinviano il momento della maternità fino al punto di non essere più fertili. D’altra parte come si può pensare a un figlio con contratti a tempo determi-nato? Quali politiche a favore della famiglia si potrebbero adottare?

È il paradosso italiano . Più una nazione sviluppa politiche che rendono im-possibile conciliare i tempi di vita/lavoro più le donne smet-teranno di fare figli. Si pensa di difendere la famiglia ed al contrario la si distrugge In Francia al contrario attraver-so una legislazione attenta alla maternità si è avuto un balzo in avanti nelle nascite , circa 3 figli per coppia al con-trario del nostro 1 figlio per coppia

9) È stata approvata la legge sulle pari opportunità, visto che sembrava ci fosse per le donne un blocco al vertice della piramide del potere. Con le quote rosa si potrà favorire l’ingresso in settori da sempre monopolio mas-chile?

Per ora è slittata al 2013 l’ingresso delle quote rosa nei Cda delle aziende,vedremo che accadrà. Ma mi addo-

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lora vedere che un ingresso, come quello delle donne , che è valutato in maniera positiva da tutti gli esperti del settore, ai vertici delle aziende, sia regolato con una imposizione. Pensate che il Sole 24 ore parla di aumento

del valore e della competitiv-ità sul mercato delle imprese che sono governate da don-ne e uomini in egual misura !

10) Si può parlare di vitto-ria considerando che il più grande sindacato italiano e

la principale organizzazione dell’industria italiana sono guidate da donne? Ma sop-prattutto, chi arriva ai vertici porta effettivamente dei cam-biamenti?

Diciamo pure che quando non si sa più come rilanci-are un settore, una azienda, un sindacato, un partito si scopre che le donne sono brave e che le loro capacità di pensare allo sviluppo in termini diversi dal conflitto porta sempre a dei risultati positivi. Continuare ad igno-rare la ricchezza delle donne, la loro capacità di accordare i propri interessi , professionali e materiali , con quelli delle persone care, alla loro com-petenza relazionale è una

cecità che la nostra nazione non si può più permettere.

Adriana Di Rienzo II B

scrittore, questa discipli-na è suddivisa in quat-tro branche. Le prime due sono l’aritmetica e la geometria: esse costitui-scono quella parte della matematica sviluppatasi soprattutto nell’antichità; le altre sono l’algebra, ovvero lo studio di equa-zioni, e l’analisi, ossia lo studio di funzioni: è quella parte che ha avuto modo di svilupparsi in tempi più recenti. Perché Odifreddi sceglie di cominciare dal-la storia della geometria? Innanzitutto perché è una

Piergiorgio Odifreddi:“C’è spazio per tutti”

Ore 19:00, giorno 20/12/2010: è questa la data in cui il famoso ma-tematico Piergiorgio Odi-freddi presenta all’inter-no della sala conferenze dello Sheraton Nicolaus Hotel il suo ultimo libro, che racconta in circa 250 pagine la storia della geo-metria euclidea: “C’è spa-zio per tutti”.Il nuovo intento di Odi-freddi è in realtà quello di raccontare in più volumi la storia dell’intera mate-matica. Come spiega lo

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di quelle due branche della matematica che si è sviluppata in tempi più antichi; in secondo luo-go, perché la geometria è una disciplina che “si vede”: è quella più intui-tiva, quella meno astrat-ta: le forme degli oggetti con cui noi abbiamo a che fare non sono altro che l’unione di più figu-re geometriche (cerchio, quadrato, ecc.); perché la stessa spiegazione di molti teoremi è compren-sibile “a occhio”, e non necessariamente me-

diante la serie di passag-gi logici che noi studiamo oggigiorno, introdotti per la prima volta in Grecia al tempo della democrazia, “quando gli ordini [comin-ciarono ad essere] dati ed eseguiti solo dopo un patto di mutuo consenso, preceduto da discussio-ni relativamente aperte, che si [sarebbero tradotti] in matematica nel meto-do della dimostrazione”, contrariamente a quanto avveniva invece in Egit-to, in cui “le soluzioni ai problemi venivano enun-

ciate senza dimostrazio-ni”, cosa che “rifletteva, in una certa misura, la struttura politica e socia-le” della terra dei faraoni, in cui “chi comanda non ha il dovere di giustifica-re i propri ordini, né chi obbedisce ha il diritto di discuterli”.La cosa più interessante è che, nello scrivere que-sto libro, Odifreddi non si preoccupa unicamente di ricostruire la storia della geometria. È chiaro che questo è l’intento princi-pale: è con grande preci-

sione che il matematico, partendo dalle radici di questa disciplina, rintrac-ciabili nell’antico Egitto e, nello specifico, nel problema delle inonda-zioni del Nilo, ripercorre “lo sviluppo nel tempo del concetto di spazio”, chiarendo l’origine di una serie di nomi (come lo stesso geometria, che deriva da geo, “terra”, e metrein, “misura”, il cui significato originale è dunque “agrimensura”, misura dei campi, ossia il modo in cui la geome-tria nasce), corredando la ricostruzione di una serie di interessanti no-zioni culturali, come per esempio l’inquadramento del contesto in cui famo-si matematici emergono nella storia con le loro più geniali scoperte, oppure il significato di certi culti o costumi, punteggiando di ironia (in particolare quando si tratta della re-ligione) questo cammino “ricco di sorprese e di cu-riosità” che non finiscono mai di stupirci: credo che ben pochi (ovviamente non parlo di matematici), ed io tra questi, prima di leggere il libro, sapesse-ro che, ad esempio, così

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come il quadrato, anche il pentagono, l’esagono, il semicerchio e qualsiasi altra figura costruita sull’i-potenusa di un triangolo rettangolo è uguale alla somma rispettivamen-te dei pentagoni, degli esagoni, dei semicerchi, delle corrispondenti figu-re simili costruite sui due cateti.Ma ciò a cui il matema-tico mira nel tracciare questo percorso è anche rilevare le innumerevoli tracce lasciate dalla ge-ometria “nelle opere d’ar-te di tutte le epoche e di

tutti i popoli”, nella natura, nella chimica, nella biolo-gia, per mostrare quanto nella stessa geometria vi è di concreto. Il classico esempio è quello del ret-tangolo aureo: in geome-tria, quel rettangolo che, “quando gli si sottrae il quadrato costruito sul lato minore, lascia come residuo un rettangolo si-mile a quello da cui si è partiti”; in arte, la figura geometrica sulla quale è costruita, per esempio, la scena dipinta in basso a sinistra della Flagella-zione di Cristo di Piero della Francesca. Oppu-re il pentagono regolare:

in geometria, il poligono suddividibile nei cosid-detti “triangoli aurei”, cioè quelli ai quali sottraendo “un triangolo isoscele co-struito sul lato, si ottiene ancora un triangolo simi-le”; in arte, la figura su cui è costruita, ad esempio, la Leda atomica di Salva-dor Dalì; o, se vogliamo generalizzare, in anato-mia, la figura che meglio definisce le proporzioni dvel corpo umano. Anco-ra, il tetraedro regolare, uno dei solidi platonici: da non dimenticare che, ad esempio, nel metano (CH4), “il carbonvio [di-spone] automaticamente

i suoi quattro legami in maniera tetraedrica”, che “i quattro atomi di idroge-no stanno esattamente ai vertici di un tetraedro”. L’elenco potrebbe conti-nuare per pagine intere. Ma, come già detto, tutto questo è solo una piccola parte di una storia anco-ra più grande: il prossimo volume tratterà della ge-ometria non euclidea, un tipo di geometria un po’ particolare, perché, a dif-ferenza di quella trattata in questo volume, “non si vede”. Per adesso non ci resta che “vedere”.

Salvatore De Gaetano, V P

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Anche se nel 1989 sia stata firmata dall’ ONU la convenzione per i diritti dell’infanzia, essa continua a non essere rispettata.Possiamo riscontrare ciò confrontando le statistiche con gli articoli della convenzione. Per esempio, nonostante l’art. 18 dichiari il diritto allo studio, ancora 140 milioni di bambini in età scolastica non frequentano la scuola. Per non parlare della discriminazione fra bambini e bambine! L’art. 2 dice espressamente che “ogni bambino e ragazzo ha i diritti elencanti nella convenzione, senza distinzione di sesso, razza, religione e famiglia d’origine”, eppure, ancora oggi, secondo molte culture, la nascita di una femmina è considerata una sventura: la percentuale di bambine che muoiono, non vengono dichiarate all’anagrafe, non ricevono istruzione, cure mediche o cibo, infatti, è nettamente superiore a quella dei bambini. Anche se nell’art. 32 della convenzione “Gli stati parti riconoscono il

diritto di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto a nessun lavoro”, i bambini che lavorano, spesso in pessime condizioni, sono ancora 250 milioni, ovvero quattro volte la popolazione italiana!Per assurdo, poi, l’unica nazione che, con la Somalia, non ha firmato la convenzione, è proprio l’USA, un paese che si dichiara democratico e civile.Concludendo è evidente che molti stati che hanno adottato la convenzione non la fanno rispettare pienamente. E forse, la scossa e gli incentivi per farla rispettare dovrebbero partire da noi Paesi Europei.

Asia Iurlo, 2^ I

Infanzia violataUltimamente sono sempre di più i film di animazione per bambini che mostra-no, sì in maniera leggera e divertente, un argomen-to che sta a cuore a tan-ti animalisti (e non) nel mondo: la situazione degli zoo. La trama è sempre la stessa: un gruppo di ani-mali rinchiusi in uno zoo in qualche modo vengono a sapere che anche fuori c’è un mondo e decidono di raggiungerlo. Peccato che nella realtà non ci sia il lie-to fine con tutti che ballano in un suggestivo tramonto rosso sangue nel pieno della savana africana, ma solamente animali segre-gati in gabbie, con la loro dignità venduta come uno spettacolo “educativo” al solo fine dell’arricchimento di pochi.Perché, ebbene si, an-che gli animali hanno una dignità, provano dolore, soffrono. E questa digni-tà è quasi paragonabile a quella umana, non dimen-ticandoci che anche l’uo-mo è un animale, o, come diceva Darwin, un partico-lare caso di verme. Pro-prio questo stesso tema fu affrontato da Pitagora, che lo giustificò dicendo che negli animali è presente impronta divina, e chi por-ta l’impronta è simile a chi l’ha impressa. E di nuovo Peter Singer nel 1975 dis-se che il principio di ugua-glianza richiede che la sof-ferenza sia valutata alla pari in qualsiasi essere.A volte, per proteggere questi musei dell’orrore, viene detto che tutelano

la biodiversità e la conser-vazione delle specie: ma come si può tutelare una specie strappandola dal suo habitat naturale?Infine, se guardiamo la Di-chiarazione Universale dei Diritti dell’Animale, emes-sa dall’UNESCO nel 1985, possiamo leggere nell’art. 4 che ogni animale che appartiene ad una specie selvaggia ha il diritto di vivere nel suo ambiente; ogni privazione di libertà anche se a fini educativi è contraria al diritto. E quin-di, può l’uomo arrivare a calpestare perfino un di-ritto universale, per il suo puro, unico, lucro? Può con la sua avidità ignora-re la dignità degli animali? Può chi si ritiene dotato di un’intelligenza superiore, utilizzarla per sopprimere ed arricchirsi sulle spalle delle altre specie e non per difenderle?

Asia Iurlo, 2^ I

Pro o contro gli zoo?

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Mi ero proposto col fine di trattare di un solo album, ma, pensandoci, non è possibile scrivere di un intero genere solo attraverso un lato di esso. Ecco perché ho deciso di recensire l’intero funk, seppure per sommi capi. Personalmente, sono arrivato ad amarlo, e quindi a studiarlo, cominciando ad ascoltare i Red hot chili peppers qualche anno fa. In realtà, questi sono solo una sorta di summa, nei loro primi lavori, di quelli che furono i grandi esponenti di questa corrente musicale. Il funk nacque a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta soprattutto dal soul, e quindi dal blues. In certi casi, lo troviamo anche unito al jazz. Per la coincidenza cronologica, spesso e volentieri viene accostato al rock, e tra i primi esponenti vi è anche Jimi Hendrix, la cui produzione in tal caso è sterile, a causa della sua prematura scomparsa. Ne furono convinti ed accesi esponenti James Brown (il padre del genere), Funkadelic, Parliament, Sly and the family Stone, Tower of power e Average white band. Alcuni di questi sono riconoscibili per una possente sezione ritmica, altri per la massiccia presenza dei fiati (trombe, tromboni e sassofoni) e altri ancora per le sonorità psichedeliche. Più o meno tutti, comunque, sono caratterizzati da una grandissima tecnica ed evidenti capacità musicali. Ciò che determina l’unicità del genere, e provoca un dirupo tra chi lo ama e chi lo odia, è una struttura molto “colorata”, dovuta

ad un groove incalzante e all’uso di suoni dissonanti, che contribuiscono all’ampliamento del vocabolario musicale del funk. D’altro canto, i continui spostamenti d’accento seguono, paradossalmente, schemi ben precisi, poiché i tempi dei vari pezzi sono sempre tempi semplici, nonostante la loro ritmica sia essenzialmente elaborata. Per chi ama la musica nera è un dovere morale avvicinarsi a questo genere, poiché riguarda circa una decade di musica molto ricercata, prima che sfociasse - ahimè - nella disco, oppure prima del suo coinvolgimento in altri sottogeneri nell’ambito rock.

La danza della mente Edera, Elisa ed Emozioni

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Passeggio per Via della Conciliazione, Roma. La città stasera ha ancora più da offrirmi di Castel Sant’Angelo in penombra, di San Pietro che distende la sua cupola al cielo. C’è folla fuori dall’ Auditorium Conciliazione (come credo sia solito esserci) e c’è Elisa Toffoli in concerto. Il palco ha già l’odore dell’edera; una sedia etnica in legno scuro presiede la scena, accanto un pianoforte, un chitarra, una batteria, leggii tirati fuori nella loro forma dal legno, parlano da sé. Il tappeto colora il pavimento con un esplosione floreale. Ci sono percussioni. Ci sono suoni su quel palco vuoto, c’è vita che aspetta di essere trasformata in note e grida d’amore universale. Decine di chiavi oscillano impercettibilmente dalla noce di cocco a cui uno spago le lega. Attesa, dolce immaginazione. Ma le luci si spengono e una foresta compare sullo sfonfo. Ivy, flowers, you, hold, dusk, eyes, father, need. Le parole che ritornano spesso nelle sue canzoni e nella filosofia di una musica che si avvicina al tribale, all’onirico e alla natura. Si sentono gli odori del bosco e un attimo dopo il mare, la voce ti accompagna ed è più bella di quella registrata. L’inglese diventa la tua lingua madre e le parole si formano sotto il palato e tra le labbra e spingono per uscire. La folta chioma lunga di capelli castani scende con naturalezza sulle spalle della

cantante e una tunica da gitana, nata da più tessuti e tanta fantasia non permette di notare altro, se non un paio di All Star. <<Miracolosamente non ho smesso di sognare>> , per tutto il tempo. Ci sono pezzi dell’ultimo album che già conoscevamo. Non mancano le collaborazioni perfette con i Negramaro, c’è Ligabue che l’accompagna ne “Gli Ostacoli del Cuore” e la ispira per “Ho Messo Via”. Si percepisce l’anima rock di “1979” e “I Never Came”. Tre tracce inedite: “Fresh Air”, “Nostalgia” e “Some Time Ago”. Elisa si ascolta per cantarci su, per pensare e per emozionarsi. Le sue canzoni sembrano avventurarsi nel profondo della tua anima e cullarla, chiedono di essere capite, come a volte tutti ne sentiamo il bisogno. Denunciano situazioni di solitudine, richiamano alla solidarietà e all’amore. Contengono speranza e fiducia nel presente. Spesso si rivolgono alla Terra, mettono a nudo la debolezza dell’essere. Riprendono i suoni degli insetti tra l’erba, delle tribù intorno al fuoco, delle onde del mare. C’è un forte legame tra il sole e un acuto, una foglia e un lamento. <<When everything gets hallow, I look at the sky>> , accendo lo stereo e ascolto Ivy

Viviana Sebastiano VPI.

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Cosa succederebbe se in una Mosca dei primi del '900 arrivasse il Dia-volo in persona? E' da qui che parte il grande capolavoro di Bulga-kov (Kiev 1891- Mosca 1940), "Il Maestro e Margherita". Un even-to che mette a nudo una Mosca incatramata nell'ateismo sovietico, in perbenismi e stereotipi, in idee "già pensate" da qualcuno, in una cultura creata a tavolino. Eppu-re, in questa Mosca, può nascere un Maestro, che scrive del dramma interiore di Ponzio Pila-to con una visione più umana dei personaggi, e può nascere una Mar-gherita, borghese con repressi sogni di libertà, e addirittura può nasce-re un amore clandestino tra i due."Il Maestro e Margheri-ta" partendo da un pen-siero comune tenuto su da nessuna argomen-tazione, lo distrugge presentando le prove necessarie, per poi rico-struirlo sulle stesse basi con cui l' ha distrutto. In-fatti, dall'ateismo comu-ne della Mosca sovieti-ca, si passa alla prova dell'esistenza di un Dio portando il Diavolo e raccontando la storia di Pilato, per poi distrug-gere questa tesi: infatti il Gesù del Maestro non

è altro che un filosofo, ed il Diavolo ha nel suo seguito di anime dan-nate giovani donne che non potendo mantenere il loro bambino, nato da un abuso, si sono uccise con il figlio.Il romanzo è stato scrit-to tra il 1928 ed il 1930, ma viene pubblicato so-lamente nel 1966 per via della censura del regime sovietico. Indubbiamen-te l’opera più famosa di Bulgakov, “Il Maestro e Margherita” riesce a trattare temi molto forti con accesa ironia, arti-colando una storia dalla scorrevole e appassio-nante lettura nonostante risalga a quasi un seco-lo fa.

Asia Iurlo 2^ IMichele Rosamilia 4^ M

IL DIAVOLO A MOSCA

Il regista Giambattista Avellino utilizza lo stile della commedia per denunciare quello che è una vera vergogna per l’Italia: il meccanismo delle raccomandazioni. Si sorride però con amarezza perché si affronta una piaga paragonabile a un tarlo che si è inserito ormai dapperttutto e che sicuramente sta frenando lo sviluppo del paese.Il fi lm è ambientato a Firenze dove tre giovani talentuosi, un giornalista, una dottoressa e un giurista già precari da anni subiscono l’ingiustizia più crudele:il loro posto viene assegnato immeritatamente ad altri . I tre si rincontrano dopo 15 anni ad una reimpatriata tra compagni di scuola e scoprono di aver avuto lo stesso ignobile trattamento in un mondo lavorativo in cui la selezione non ha nulla a che fare con la meritocrazia.A questo punto la rabbia si trasforma in voglia di vendetta; e questi “pirati del merito “ decidono di farsi giustizia da soli. Procedono

con le più svariate forme di molestia (molte delle quali divertentissime) con l’intento di turbare le coscienze di chi ha approfittato della sua posizione per favorire “ gli amici, l’amante, il figio di..” . Ottima la scelta degli interpreti (Paola Cortellesi, Luca Argentero, Miriam Catania) che reduci dai successi televisivi oltre ad essere molto popolari dimostrano di essere bravi attori, coinvolgendo il pubblico nella voglia di riscatto dei loro personaggi. Infatti si assiste al film con lo stesso spirito di solidarietà con cui si partecipa oramai alle manifestazioni in piazza, in cui studenti, universitari, precari, tutti insieme scandiscono vari slogan. Uno di questi potrebbe essere proprio il titolo del film: “ C’E’ CHI DICE NO!”. Diciamo basta appunto ai raccomandati che scavalcano i meritevoli.

Adriana Di Rienzo II B

C’è chi dice NO!

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“...Ma preparati, soprattutto, ad incontrare molti politici.Un consiglio: se sono di destra tu ridi, ridi su ogni cosa che dicono, perchè a loro piace tanto sembrare simpatici!Se invece sono di sinistra tu annuisci in continuazione perchè loro hanno bisogno di sentirsi intelligenti …” Questa è semplicemente una delle tante frasi che,per chi lo ha visto,vengono recitate nel film (un po’ troppo realistico) “Nessuno mi può giudicare”. E’ la storia di Alice,donna sposata,ricca,un marito imprenditore,un figlio,tre domestici extra-comunitari e una vita che potrebbe far invidia a chiunque. Ma come spesso avviene per le belle favole, le cose belle e gli incantesimi finiscono.. e la vita vera non è poi sempre cosi bella. Una sera mentre la lussuosa villa della Roma Nord di Alice è addobbata a

festa, arriva la tragica notizia della morte improvvisa del marito. Ma il dolore della morte sarà cosi forte da alleviare il dolore dei debiti delle spese lasciate dal defunto? Alice viene costretta così a lasciare la sua adorata abitazione,le amiche griffate e la bella vita,per trasferirsi in una catapecchia del quartiere di Aziz,suo fidato domestico. Qui trova Giulio (di cui si innamorerà subito dopo), responsabile di un punto internet per gli extra comunitari che vogliono mettersi in contatto con i lori familiari,scopre come vivono i più umili, i meno agiati, quelli “normali. La vita da Alice viene stravolta,anche a perché deve andare alla ricerca di un lavoro per mantenersi: incontra Eva,donna bellissima e all’apparenza piena di amici,superficiale e cinica, che la aiuta facendola entrare nel mondo del lavoro “ più vecchio del mondo”. Eva è un’escort

professionista, le consiglia la clientela da seguire e come comportarsi se vuole avere davvero successo. Non abituata a questo tipo di lavoro, Alice è impacciata, si vergogna e fa tutto questo in gran segreto. Insomma, se il detto “ L’abito non fa il monaco” molto spesso viene considerato falso, in questo caso penso che sia quello più reale e più significativo. Soprattutto ai nostri giorni come per la nostra Alice molte donne sono costrette a fare mestieri poco dignitosi per questioni di vita,per tirare avanti la baracca,per portare quei pochi soldi indispensabili per arrivare a fine mese,senza fare salti mortali. Ma il problema più attuale riguarda quelle donne che, per volontà propria, arrivano a fare questi lavori pur di farsi strada nel mondo dello spettacolo, per farsi conoscere, per diventar qualcuno. Ma diventare qualcuno non significa,dimenticare chi si era prima. Oggi,quante volte sentiamo parlare di donne. Ma ci chiediamo mai per cosa?Si, per stupri, tragedie familiari,per essere vittime della gelosia morbosa del partner,ma cosa più interessante e soprattutto all’ordine del giorno, per il caso “Bunga-bunga”. Da quando sono venute allo scoperto le intercettazioni di questo caso si vede sotto un’altra luce la DONNA. Io sono del parere che “non si può fare di tutta l’erba un unico fascio” ecco perché voglio dire che le donne si devono far rispettare,facciamoci sentire,non siamo inferiori a 30

C’è chi dice nonessuno,meno che mai agli uomini. DONNE, questa parola può rappresentare già tutto. Siamo importanti, e lo diventeremo ancor di più se ci facessimo rispettare!

Roberta Pagano 2 D

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Eccentrica, geniale, par-ticolare. Questi sono solo alcuni degli aggettivi che si possono usare per descri-vere la nuova collezione p/e 2011 di Adidas, firma-ta dal designer americano Jeremy Scott.Fa parte del progetto Adi-das Originals, avviato già nel 2009, e in corso tutto-ra.Riguarda tutto l’abbiglia-mento: partendo dalle scarpe per finire agli oc-chiali; e ancora, dai ve-stiti agli orologi. Il tutto mischiato con particolari fumetteschi, come corni-ci di quadri, ali, saette e fiamme.Ancora una volta il genio di Jeremy Scott partorisce una collezione creativa, che da alla celebre marca del brand tedesco di sport-swear, una nota divertente e giovane, stravolgendo quello che è il suo solito style.Molti pezzi della collezione sono caratterizzati dalle ali -segno di riconoscimento della mano creativa dello stilista- che sono applica-te su sneakers, monta-

ture, gilet e ballerine. Ma non solo, sono presenti anche teneri Teddy Bear che spuntano all’altezza della tomaia di un modello di sneakers (chiamate ap-punto sneakers peluche).Che dire? Vi auguro un buon divertimento nell’in-dossare questi simpatici indumenti!

Leny

JEREMY SCOTT PER ADIDAS

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Cosa troveremo nei negozi che popolano il centro delle città e i centri commerciali? Ovviamente, essi ci offrono pezzi tratti dalle sfilate che abbiamo visto qualche mese fa in tutte le passerelle delle città più all’avanguardia, come Milano, Parigi e New York.Il nuovo trend che più spunta all’occhio è sicuramente quello del Color Block.Vi sarà sicuramente capitato di vedere colori sgargianti campeggiare nelle nuove collezioni di tutti i brands. Ma cos’è questo Color Block?Letteralmente significa “colore del blocco”. Infatti, consiste nell’abbinare questi blocchi di colori fatti da un accostamento di

tinte creato da minimo due di essi.Potete osare e divertirvi come volete. Mischiare il blu elettrico con l’arancio, il verde con il giallo e il fucsia e il rosso, e chi più ne ha più ne metta.Colori più basici come il bianco, il nero, o polverosi come cipria e beige potranno essere ugualmente usati, basta che siano mixati con almeno un colore più appariscente.Ma il Color Block non è il solo protagonista delle nuove stagioni.Un altro style che sta prendendo sempre più piede (e che già timidamente l’estate scorsa ha cercato di essere presente sulle nostre crocette) è sicuramente quello Gardening.Un’implosione di fiori

che spuntano su vestiti, borse e foulard. Meglio se svolazzano su un velo leggero, proprio come vengono elogiati da D&G nei suoi vestiti lunghi fino ai piedi, che donano a chi li indossa le sembianze di una ninfa catturata in una tela di Botticelli.Saranno presenti anche varie fantasie, come quelle delle righe in stile marina, del country scozzese, e quelle animalier, notate particolarmente nelle mise create da Blumarine e Roberto Cavalli.Inoltre debutteranno lo stile oriental, e quello romvantico-bon ton, fatto da pizzi, ricami, merletti e trasparenze, come se fossero abiti di altri tempi. Attenzione però, che siano solo di colori chiari e candidi.Insomma, in queste due

stagioni dovrete dire addio al monocolore, e creare outfits frizzanti, divertendovi, ma facendo attenzione a calibrare sapientemente la cromaticità, e le varie fantasie.

Leny

PRIMAVERA/ESTATE 2011: I NUOVI MUST

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Qualche tempo fa mi è capitato di prendere parte ad un evento mol-to singolare, una piace-volissima serata presso il negozio MyTeaCup, in Via Dante 45 a Bari.Una serata davvero spe-ciale: infatti in questo negozio favoloso, che vi invito calorosamente a scoprire perchè trovere-te tantissime cose fanta-stiche (ne potete vedere alcune in queste foto), si sono esibiti in una per-formance davvero nuo-va e inusuale la make - up artist di fama interna-zionale Luna Taddonio e il pittore contemporaneo Antonio De Summa, che forse conoscete per i suoi quadri che ritraggo-no personaggi delle fia-be immersi in un’atmo-sfera surreale e comple-tamente anti - fiabesca.In poco più di un quarto d’ora, i due artisti hanno mixato arte e make- up: è stato bellissimo vede-re l’artista Antonio De Summa dipingere con quei trucchi che di solito

sono le nostre ancore di salvezza la mattina ap-pena sveglie. E natural-mente Luna Taddonio è stata bravissima!Ecco a voi quindi un po’ di foto scattate quella sera!

Antonella Pagano VP

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Prendendo spunto dalla poesia di Alberto Arbasino “Io attraverso la strada col semaforo rosso”, abbiamo provato anche noi, divertendoci, a riflettere sull’importanza del rispetto delle regole.

Io attraverso la strada col semaforo rosso – perché sono ‘mba Ciccio, cozzalo di Bari, e devo passare prima io perché mi devono tutti rispettare e anche perché mi devono notare tutti che sono firmato dalla testa ai piedi. Io attraverso la strada col semaforo rosso – perché sono Patrizia, studentessa, e devo andare al liceo, non perché voglio studiare, ma perché chi va al liceo è figo. Io non rispetto il semaforo rosso – perché sono J.B., universitario mantenuto da mamma e papà, perché è sabato sera e torno dalla discoteca, abbiamo bevuto tutti e per rompere la monotonia guido a tutta velocità sotto l’effetto dell’alcool. Io non attraverso la strada col semaforo rosso – perché sono Rita Levi Montalcini, premio nobel per la medicina e senatrice a vita, e credo nella culture che rende civili e anche perché ho centodue anni, se mi mettono sotto è la fine. Io non attraverso la strada col semaforo rosso – perché sono Michele, clochard di Piazza del Ferrarese, e anche se lo fanno in molti, io non lo faccio, vado in piazza per giocare e scherzare con la gente e so che la vita è bella perché si ride.

Piergiorgio Ladisa II N

Io non faccio la raccolta differenziata – perché sono Roberto, trent’anni imprenditore, e chi ha tempo di separare carta, plastica e vetro? L’orologio ticchetta e il mondo lo salverà qualcun altro. Io non faccio la raccolta differenziata – perché sono nonno Marco, con tre nipotini, ma del loro futuro non c’è bisogno di preoccuparsi poi tanto, sono sani e robusti e tra quarant’anni se la sapranno benissimo cavare da soli. Io non faccio la raccolta differenziata – perché sono Giovanni, operaio edile, e della foresta equatoriale non ho mai quasi sentito parlare. E poi sinceramente un bonobo in più o un macaco in meno che differenza potrà mai fare? Io non faccio la raccolta differenziata – perché sono uno dei più di sette miliardi di abitanti sul pianeta e perché dovrei essere proprio io a prendermi la responsabilità di tutti gli altri? ...Sono Ivan, un ragazzo del 2111, e da domani...”Addio Terra”...

Gerry Ricco II N

I colori del mondo

Che sia nero,giallo o verde che importanza ha?Che parli inglese,giapponese o albanese che impor-tanza ha?Non ha forse un cuore che palpita?Ma continuano a chiamarlo ‘’diverso’’.Non ha forse un bocca per nutrirsi?Ma continuano a chiamarlo ‘’diverso’’ Non ha forse i nostri stessi diritti?Ma continuano a chiamarlo ‘’diverso’’ .Non nutre forse la nostra stessa speranza in un mondo migliore?Forse no,non la stessa : lui sogna di sentirsi uguale e noi continuiamo a chiamarlo ‘’diverso’’.

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ARIETEQuesto è il vostro mese quin-di godetevelo finchè siete giovani anche perché il resto dell’anno non sarà molto po-sitivo, sempre se credete a queste previsioni. Il problema è che a furia di essere sem-pre delle teste dure, attenti a ciò che vi spunta sulla testa: aprite gli occhi!

TOROMercurio in questo mese passa purtroppo per voi in Leone ma non abbiate paura il Sole e la Luna vi sorrido-no perciò se non succederà niente chiedetevi cosa ave-vano tanto da ridere. Anche per voi però attenzione: le vostre corna non sono sem-pre naturali.

GEMELLIUn consiglio: non credete di essere il genio della situa-zione perché non è assolu-tamente vero! Non dovete vantarvi neanche della vostra fortuna: i giorni No vanno dall’ 1 al 14, dal 16 al 27 e gli ulti-mi due giorni. Forse sarebbe meglio barricarsi in casa se siete troppo creduloni.

CANCROE’ primavera e i vostri istin-ti animaleschi più profondi prenderanno il sopravvento perciò una volta ogni anno che succede non abbiate paura e svegliatevi dal vostro lungo letargo senza però non prestare attenzione a chi vi capita di incontrare: ponde-rate bene sulle vostre scelte.

LEONETi consideri un leader nato senza però sapere che gli altri ti considerano uno stu-pido, ma la perfezione non esiste perciò non siete pro-prio dei perfetti idioti dato che nessuno è perfetto. Venere e Nettuno transitano nel vostro segno, la Luna vi è amica ma

sono troppo pigra per vedere cosa accade con gli altri pia-neti.

VERGINEIl vostro uomo/donna ideale sta suonando alla porta..pec-cato che è quella del vostro vicino/a ma se fate in fretta e uscite sul pianerottolo potre-ste cercare di sedurla/o sem-pre se il vostro aspetto non sia poco gradevole. Pietra portafortuna: quella che usa-te per l’ipnosi.

BILANCIAElemento: acqua. Colore: rosso. Metallo: oro. Giorno fortunato: giovedì. Giorno Sfortunato: sempre giovedì, dipende da cosa intendete voi per fortuna/sfortuna ov-viamente. Animale: la gallina.

Ho semplicemente scelto tut-to a caso s’intende. Numeri Sfortunati: 0,1,2,3,4,5,6,7,8,9 e le varie combinazioni.

SCORPIONESiete depressi perché nes-suno vi considera? Pensate di essere inutili? Vi ritenete antipatici e ripugnanti? Bè è tutto vero perciò non pensate di trovare parole di conforto anche perché questo è un “oroscopo” e non una rubrica di consigli. Parola rassere-nante: non esiste.

SAGITTARIOSiete sempre così vivaci, al-legri, divertenti, spensierati, gioiosi, sorridenti, sognatori e chi più ne ha più ne metta. Cercate però di godere della vita anche non essendo sem-pre attaccati alla bottiglia: un bicchiere di vino al giorno fa bene alla salute, non l’intera bottiglia in meno di un’ ora.

CAPRICORNOUn mese molto fortunato per voi dopo tanto tempo: nuovi amori esplosivi, entrate di de-naro che vi permetteranno di

fare il viaggio dei vostri sogni, fortuna nel gioco, salute al massimo..aspettate! questo era aprile di tre anni fa, ho sbagliato, va bè ormai l’ho scritto: sognatelo almeno.

ACQUARIOGiove e Marte transitano con Venere, mentre la Luna gira intorno alla Terra, cosa forse ritenuta scontata ma dovevo riempire lo “spazio”. Saturno vi mette i bastoni tra le ruote

ma per fortuna Urano lo tie-ne tranquillo. Accadrà anche che..e poi anche.. Basta non posso dirvi tutto, come siete curiosi!PESCIOk mi dispiace ma ora basta, mi sono scocciata di fare le previsioni per voi, ho anche io una vita, non so più nean-che cosa scrivere, la mia fan-tasia ha un limite, se vi inte-ressano queste cose andate a leggere altri oroscopi. Però non prendetevela, leggete anche il mio perché ho biso-gno di lettori altrimenti il mio direttore mi licenzia!

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SUDOKU

REBUS

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DirettriceAntonella Pagano V P

Caporedattori Viviana Sebastiano V PValerio Iacovone V PAngela Casavola IV BPaola Dabbicco IV C

RedazioneTracy Amoruso V L

Gaetano Capriati IV CSonia Ragno V E

Antonella Recchia IV IMichele Rosamilia IV M

Silvia Mazzotta V LRoberta Pagano II D

Adriana Di Rienzo II B

Hanno collaborato per questo numero

Marilù Rainò - Salvatore De Gaetano - Francescopaolo Lopez - Sabrina Colon-na - Gerry Ricco -Pier-giorgio Ladisa - Ilenia Giglione - Asia Iurlo - Giulia Spagnolo - Se-renella Fanelli - Serena Stancarone - Miriana Di Bari - Alberto Terraci-no - Marcello Saracino - Fabrizio Fumarola -

Carmen

ATTENZIONE Ci è giunto del materiale anonimo, ci scusiamo con gli au-tori degli articoli/poesie per non aver pubblicato il nome. Ricordate sempre

di firmarvi!

[email protected]

mandateci i vostri articoli, riflessioni, compiti in classe,

racconti, esperienze, figuracce, poesie,

fumetti, giochi e tutto quello che la vostra

fantasia può produrre: noi vi pubblicheremo!!!

“Vademecum” per scrivere un articolo- Adesso non avete più scuse -

Senza pretese, data la diffi-coltà che abbiamo ogni volta a riempire il fascicoletto che avete tra le mani, mi sono permessa di abbozzare un ‘vademecum’ per aiutarvi a scrivere un articolo quan-tomeno leggibile (meglio di niente!).Suggerirei, prima di tutto, di avere un topic, ossia un argo-mento di cui parlare (esisto-no anche articoli a proposito di aria fritta, ma vi assicuro che non li legge nessuno) e so bene che questo è l’osta-colo maggiore da superare. In primis sappiate che in que-sto giornale potete spaziare su tutto, potete dire la vostra, esprimere un parere su un avvenimento scolastico o di attualità o sbalordirci con un meraviglioso saggio breve su come vostra nonna non fa bruciare la torta in forno. In quanto a censura, non c’è da preoccuparsi (eccessi-vamente), mi sembra inutile dire di non inviare materia-le improponibile, offensivo o troppo “spinto”, perché ne andrebbe della vostra imma-gine, e di quella del nostro tanto amato giornale.Ma come trovo un topic? Niente di più facile. Sappiate che non vi è richiesto di chiu-dervi in casa per 12 ore, pie-gati su una scrivania alla luce

di un lumino, magari con una macchina da scrivere davanti ed una tazza di caffè al lato, semplicemente vivete la vo-stra vita con maggior spirito di osservazione: non c’è fon-te migliore!Un articolo, per riscuotere successo, deve essere di-verso dagli altri! Tutti siamo a conoscenza delle catastrofi che imperversano sul nostro pianeta, la bellezza della ric-ca quanto stupida Paris Hil-ton, e della malvagità a dei mass media! Pochi sanno, invece, il modo migliore per tradurre Seneca o Cicerone (e in effetti, sono davvero po-chi), o qualcos’altro di utile che magari il resto del mondo ignora. Con questo non vo-glio dire che l’attualità non è importante, anzi: oggi come oggi, più sai, più vai avanti, però, perché non produrre un articolo alternativo, che non parli delle solite notizie e pro-blematiche esistenziali (che spesso e volentieri ci porta-no “la main à la bouche” per nascondere uno sbadiglio)? Dunque, siate informati, ma anche fantasiosi!Non so se quella volta in cui la professoressa d’italiano spiegò la struttura dell’artico-lo di giornale siete stati atten-ti, ma uno dei primi punti “im-pone” un inizio interessante. Bisogna dire tutto e niente, far capire e confondere, far letteralmente annegare il

lettore in un fiume di parole, come se scivolasse a pan-cia all’aria su un tappeto di palline, fino a farlo arrivare a metà articolo senza che ne-anche se ne accorga!Inoltre, se arrivati a questo punto non sapete cos’altro scrivere, come nel mio caso, vi basterà ampliare ogni sin-golo punto (anni passati ad allungare temi d’italiano per evitare un 4 vi aiuteranno, fi-datevi). Scavate nella vostra memoria e cercate episodi, iniziative, eventi, elementi si-mili al topic da voi trattato in modo da per allargare il vo-stro punto di vista e rendere tutto più variegato e interes-sante.Quindi, dopo aver impiega-to tutto questo tempo a farvi capire la sostanza, non mi dilungo più di tanto sulla for-ma: il registro è medio, il lin-guaggio sciolto, abbordabile e dinamico.Infine, tra una cosa e l’altra, dovrete, ahimè, inventare una conclusione. Che sia d’effetto, mi raccomando! Che lasci senza parole! Con-cludete con una di quelle ci-tazioni da urlo, oppure una di quelle riflessioni profon-de, da premio Oscar! Quelle considerazioni sui massimi sistemi, sulla pace nel mon-do e l’importanza del Nata-le! Cercate una conclusione sbalorditiva, destabilizzante e megagalattica!Scrivete un bel finale, insom-ma, non come me, che con-cluderò proprio, così.

Angela Casavola IV B

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