Giornale studentesco del liceo A. Scacchiliceoscacchibari.revertseo.com/import_scacchi/Skakkinostri...

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Cari Skakkisti, Ci ritroviamo ormai a metà anno, con le vacanze nata- lizie alle spalle, e un nuovo quadrimestre da affronta- re. Prima di cominciare vorrei anticiparvi una novità che troverete all’interno di questo numero:sin dalle prime pa- gine vi imbatterete nello Speciale “Parole di Legalità”, con articoli incentrati sul tema della legalità e della mafia. Infatti “SkakkiNostri” partecipa al concorso “Parole di Legali- tà – Rassegna Nazionale della Stampa Studentesca” indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con il Liceo Scientifico ‘G.Peano’ di Cuneo. Questo numero verrà anche pubblicato sul sito(www.parole- dilegalità.it) e chiunque potrà votare fra il 1 Febbraio e il 1 Marzo 2010 tutti i lavori pubblicati dalle diverse testa- te giornalistiche. Quindi contiamo anche sul vostro voto! Il tema della lotta alla mafia non è mai stato così attuale come nell’ultimo periodo: numerosi sono i latitanti arresta- ti dalla Polizia di Stato(circa 161 solamente nel 2008, e 436mila sono le persone che vengono costantemente con- trollate dalle forze dell’ordine). Visitando un po’ di siti sull’ argomento, mi sono ritrovata nel portale del Ministero de- gli Interni, dove alla voce ‘latitanti’ compare la lista com- pleta di tutti quelli di “massima pericolosità”. Tanti sono i nomi, tra cui troviamo anche Attilio Cubeddu, ricercato dal 1997 per non essere tornato, dopo un permesso, nel car- cere dove stava scontando la pena per sequestro di perso- na, omicidio e lesioni gravissime; Nicola Panaro, ricercato dal 2003 per associazione a delinquere di stampo mafioso e per tanti altri reati come furto e lesioni. O ancora Cesa- re Pagano, latitante da quest’anno e ricercato per associa- zioni a delinquere di tipo mafioso e traffico internaziona- le di sostanze stupefacenti; e la lista potrebbe continuare. Sempre nella rete, dal sito del Sole24Ore, mi è balzata all’occhio una notizia del 1 Dicembre 2009: a Bari sono sta- ti arrestati dalle Fiamme Gialle 83 persone appartenenti a una cosca mafiosa pugliese (tra questi figura il capoclan ‘Savinuccio’ Parisi, assieme ai suoi luogotenenti e grega- ri, e il boss Antonio Di Cosola, egemone dell’omonimo clan contrapposto agli Strisciuglio). E nell’inchiesta sono coin- volti direttori di banca, avvocati, amministratori pubblici e professionisti, tutti responsabili principalmente di asso- ciazione a delinquere, tentato omicidio, riciclaggio, usu- ra, traffico internazionale di stupefacenti e concussione. E a quanto pare, è questo il vero volto della nuova mafia bare- se: sono personaggi della Bari bene che sempre più spesso ven- gono coinvolte in indagini sulla criminalità organizzata. A presto, Antonella Pagano IV P Anno 9 Numero 2 Febbraio 2010 Giornale studentesco del liceo A. Scacchi

Transcript of Giornale studentesco del liceo A. Scacchiliceoscacchibari.revertseo.com/import_scacchi/Skakkinostri...

Cari Skakkisti,Ci ritroviamo ormai a metà anno, con le vacanze nata-lizie alle spalle, e un nuovo quadrimestre da affronta-re. Prima di cominciare vorrei anticiparvi una novità che troverete all’interno di questo numero:sin dalle prime pa-gine vi imbatterete nello Speciale “Parole di Legalità”, con articoli incentrati sul tema della legalità e della mafia.Infatti “SkakkiNostri” partecipa al concorso “Parole di Legali-tà – Rassegna Nazionale della Stampa Studentesca” indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con il Liceo Scientifico ‘G.Peano’ di Cuneo. Questo numero verrà anche pubblicato sul sito(www.parole-dilegalità.it) e chiunque potrà votare fra il 1 Febbraio e il 1 Marzo 2010 tutti i lavori pubblicati dalle diverse testa-te giornalistiche. Quindi contiamo anche sul vostro voto!Il tema della lotta alla mafia non è mai stato così attuale come nell’ultimo periodo: numerosi sono i latitanti arresta-ti dalla Polizia di Stato(circa 161 solamente nel 2008, e 436mila sono le persone che vengono costantemente con-trollate dalle forze dell’ordine). Visitando un po’ di siti sull’ argomento, mi sono ritrovata nel portale del Ministero de-gli Interni, dove alla voce ‘latitanti’ compare la lista com-pleta di tutti quelli di “massima pericolosità”. Tanti sono i nomi, tra cui troviamo anche Attilio Cubeddu, ricercato

dal 1997 per non essere tornato, dopo un permesso, nel car-cere dove stava scontando la pena per sequestro di perso-na, omicidio e lesioni gravissime; Nicola Panaro, ricercato dal 2003 per associazione a delinquere di stampo mafioso e per tanti altri reati come furto e lesioni. O ancora Cesa-re Pagano, latitante da quest’anno e ricercato per associa-zioni a delinquere di tipo mafioso e traffico internaziona-le di sostanze stupefacenti; e la lista potrebbe continuare.Sempre nella rete, dal sito del Sole24Ore, mi è balzata all’occhio una notizia del 1 Dicembre 2009: a Bari sono sta-ti arrestati dalle Fiamme Gialle 83 persone appartenenti a una cosca mafiosa pugliese (tra questi figura il capoclan ‘Savinuccio’ Parisi, assieme ai suoi luogotenenti e grega-ri, e il boss Antonio Di Cosola, egemone dell’omonimo clan contrapposto agli Strisciuglio). E nell’inchiesta sono coin-volti direttori di banca, avvocati, amministratori pubblici e professionisti, tutti responsabili principalmente di asso-ciazione a delinquere, tentato omicidio, riciclaggio, usu-ra, traffico internazionale di stupefacenti e concussione. E a quanto pare, è questo il vero volto della nuova mafia bare-se: sono personaggi della Bari bene che sempre più spesso ven-gono coinvolte in indagini sulla criminalità organizzata. A presto,

Antonella Pagano IV P

Anno 9 Numero 2Febbraio 2010Giornale studentesco del l iceo A. Scacchi

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Sommario

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22-23SkakkiMatti

“La mafia è un fenome-no storico e come ogni fenomeno ebbe un ini-zio e avrà una fine ! “Questa è la frase con cui G. Falcone identificava la mafia. Affidandosi alle di-chiarazioni di un pentito tentò di istituire un ma-xiprocesso con il quale tentava di smascherare tutto il sistema mafioso, ma le sue indagini intac-cavano alcuni pezzi gros-si della politica , tanto la mafia era intrinseca allo stato. Venne prima dif-famato su tutti i giornali e poi fatto saltare in aria con la famiglia nel 1992. Il tutto ebbe origine dopo la conquista del regno di Napoli (Gari-baldi) e la sua annessio-ne al regno di Savoia . Ciò fu una fonte di mal-

Mafia: Dalle Origini

contento per tutti i cit-tadini del Sud Italia , so-prattutto per i contadini che, non ricevendo nes-sun privilegio dal nuo-vo sovrano(un perfetto sconosciuto),decisero di organizzarsi in bande armate di briganti sot-to il comando dei vec-chi conti , duchi e mar-chesi un tempo fedeli al vecchio re Borbone. Si costituì così un sistema Anti-Stato, troppo debo-le per liberare di nuovo il sud Italia dal comando del re ma abbastanza po-tenti da recare seri distur-bi alle istituzioni renden-do pericoloso anche per-correre le strade del Sud. Si ritrova questo ele-mento nello stesso ro-manzo de “I Promessi

Sposi “ nel quale è chia-ro l’ esempio dei Bravi, disposti a svolgere ogni genere di lavoro spor-co per il loro Signore.Uno dei massimi espo-nenti del brigantaggio fu Salvatore Giuliano, latitante dal 1943 , or-ganizzatore di un vero e proprio esercito cri-minale che agiva in Si-cilia che partecipò al progetto indipendenti-sta siciliano e organiz-zatore della strage di Portella della Ginestra . Il termine “mafia” prese però vita solo dopo il pe-riodo Giolittiano quando l’ abilità di questi aristo-

cratici dell’ ex regno Bor-bonico permise loro di istaurarsi nella vita politi-ca e all’ interno degli stes-si organi burocratici delle città del Sud e allo stesso tempo eliminò i conflitti fra il Meridione e i banditi . Nonostante il rapporto pacifico con il Mezzo-giorno il conflitto rima-se aperto con il Nord. Si verificò un cambia-mento della situazione soltanto durante il ven-tennio fascista: Mussolini infatti adottò il pugno di ferro nei confronti della situazione creatasi inviando degli impiega-ti statali in tutte le città

Da cosa è nato tutto? Perchè? Breve storia delle organizzazioni mafiose. di Michele Rosamilia III M

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del sud che cercarono di eliminare la mafia dal-la scena politica e socia-le ma scatenarono una guerra senza frontiere. Questa faida, dopo un periodo piuttosto lun-go, riuscì a far sparire in gran parte la mafia nel sud Italia, ma in seguito al pesante clima creato-si, molti malavitosi deci-sero di emigrare negli Stati Uniti, come “Lucky” Luciano, facendo di questo nuovo continen-te una succursale della Sicilia e del meridione. La mafia scomparve quindi dall’ Italia per tut-ta la prima e per quasi tutta la seconda guer-ra mondiale quando gli Americani decisero di ac-cettare la collaborazione di Lucky Luciano , ormai in carcere , per ricevere agevolazioni durante il famoso sbarco in Sicilia. I consigli del mafioso e le sue conoscenze furono

molto utili alle truppe sta-tunitensi che riuscirono a sbarcare senza proble-mi e attraversare tutta l’ Italia raccogliendo un successo dopo l’ altro . Nel dopoguerra l’ azio-ne criminale della mafia si legò sempre di più a certi settori delle forze politiche di maggio-ranza, rendendosi re-sponsabile del disastro speculativo di Palermo. In tanto i pochi parlamen-tari rimasti incontaminati dalla corruzione mafio-sa tentarono nel 1982-1988 alcune riforme anti mafia alle quali i mafiosi rispondevano con vio-lenti attentati nei centri abitati fino ad arrivare all’ assassinio di Paolo Bor-sellino, solo dopo il quale venne ritenuto un eroe. Ora si è parlato delle ori-gini della Mafia, ma si po-

Mondi vicini...seppur apparentemente lontani...

La ridicola devozione dei Mafiosi.di Tracy Amoruso IV L

trà mai parlare della fine ?

Per quanto possa apparir scontato il marcato confi-ne esistente tra l’ambiente mafioso e omicida e quello religioso e pervasoda fede, la sola informazione è capace di farlo scomparire del tutto.La testimonianza di Ga-spare Mutolo,uomo d’ono-re della famiglia Mondello e divenuto collaboratore di giustizia nel 1992, ad esem-pio, conferma quanto detto in precedenza: egli si ritenne uomo di fede, simpatizzante nonchè ammiratore dei mis-sionari e dichiarò di provar piacere nel fare del bene.Risulta difficile trova-re coerenza in un simile ragionamento,considerando i venti,o forse piu’,omicidi confessati; ma questa non è l’unica voce capace di conciliare violenza e fede.Anzelmo,anch’egli collabo-ratore di giustizia affermo’in un’intervista:”Mi sentivo in colpa per quello che facevo...La religione era un confor-to e dopo un omicidio me ne ieva in chiesa e ci ieva a dummannari pirdunu o’Si-gnori. Era una cosa che mi dava la forza di continuare.”Cerco di sfruttare al meglio

la mia capacita’visiva scru-tando con attenzione ciò che mi circonda e vedo gente che crede, gente che illusa pensa di credere realemente, gen-te pervasa da ignoranza che si abbandona a credenze fi-glie della propria cultura,non soffermandosi neppure per un attimo a cercar conferma tramite pensieri propri. Se-condo il mio modesto parere questo avviene perchè la fede è un mezzo attraverso il quale svaniscono innumerevoli in-terrogativi, oltre ad essere pura e semplice autoconsolazione (basti pensare alla ricorren-te frase “adesso è in un posto migliore” cosa potrebbe esse-re se non uno strumento per sentirsi più sollevati?). Quella dei mafiosi è una visione ancor più deforme e modellata a loro piacimento: non è for-se vero che adottano come filosofia il comandamento “onora tuo padre e tua ma-dre” e sorvolano sul “non uccidere”? Fede contrad-dittoria e basata sul nulla la loro, con la quale vorrebbero equilibrare i piatti della bi-lancia e attribuire sacralità e legittimità ai loro atti, pen-sando invano di riuscirci...

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Quanto ne sappiamo?Un piccolo sondaggio tra le classi del nostro Liceo su ciò che sappiamo riguardo alla Mafia. di Viviana Sebastiano IV P

Il grafico riporta le risposte date ad un questionario ano-nimo sulla Mafia (sulle sue origini, sul tipo di organizza-zione, sui danni per la socie-tà, ecc...) posto ad alcuni stu-denti. Per evidenziare la dif-ferenza generazionale (se di questo si può parlare con uno scarto di soli cinque anni)ho preso a campione una classe per il primo e l’ultimo anno. Le domande erano molto ge-neriche e lo stesso vale per le risposte. I risultati non sono totalmente negativi: general-mente pochi sanno collocare l’inizio del fenomeno nella storia (e d’altra parte non è chiaro a nessuno in che acce-zione del termine si riconosce la presenza della Mafia sin dall’Unità d’Italia). Si nota un’importate differenza sulle rispettive idee riguardo al nu-mero delle vittime: i ragazzi

più grandi tendono a vedere questo come un fenomeno con molte più morti (10-100 mila) e hanno quindi un mar-gine di errore più alto sulla risposta a questa domanda.Una seconda parte dei quesiti (non inserita nel grafico) è a

carattere personale su quanto si crede di essere informati sull’argomento e su quanto la scuola sia servita in questo. I “primini” si dividono equa-mente tra la convinzione di saperne abbastanza e quella di saperne poco, e nessuno,

sembra, voglia saperne di più. La metà dei ragazzi di quinto vorrebbe invece approfondire l’argomento. L’opinione sul ruolo della scuola è più omo-genea e tutti concordano che si apprende e si discute poco.

*I valori sono in percen-tuali e si riferiscono alle risposte esatte.

Ricordate i giorni in cui aprivate la vostra manina e la posavate su quella troppo grande e vissuta del vostro papà?Ricordate i giorni in cui lo abbracciavate e vi rendevate conto di essere solo la metà della sua gamba?Le sere in cui di ritorno da lavoro vi abbracciava e vi trasmetteva quella sen-sazione di sicurezza che neanche lui sapeva di avere? Io no.Solo l’eco di un rumore,un odore acre e quel senso di sod-disfazione nell’aria.I soli ricordi che un bambino ha del pa-dre.Tutto ciò che mi rimane di lui.Anzi no,aspettate,mi è rimasto qualcos’altro : quei sussurri,quelle frasi lasciate in sospeso,gli sguardi indagatori della gente passando per le vie di questo piccolo paese.Dicono di lui che fosse stato un brav’uomo,una persona onesta ma che non sapeva stare al suo posto,che in fondo se l’era cercata.E allora rivivo la sua storia attraverso le foto rinchiuse in scatoloni consumati dal tempo e dalla polvere seduto nell’angolo di quel buio scantinato.

Eccolo lì,il volto sorridente di un ventenne con ancora sogni non infranti da un’ingiusta

realtà: capeggia un esercito di giovani anime furenti,pronte a infrangere barriere invisibili, che se incontrate lascia-no ferite più profonde. Molti avevano rinunciato ai propri ideali,avevano smesso di lottare, ma lui aveva continuato im-perterrito a credere in quella che gli altri definivano utopia. Continua a pag.7

Il tassello Mancante di Arianna Misceo IIID & Paola Dabbicco IIIC

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La Mafia nei videogiochiI videogiochi sono diven-tati un fenomeno di co-stume. Sono entrati nelle case di appassionati e non, evolvendosi da sem-plici pixel combinati fino a diventare opere capaci di lasciare un messag-gio, una riflessione a chi vi si dedica con passione.Spesso le tematiche trat-tate coprono anche pro-blematiche importan-ti per la nostra società.Proprio la Mafia viene spes-so usata come spunto, seppure con l’inevitabile scatenarsi del dissenso co-mune. Sono pochi, infatti, i giochi che riescono a di-stinguersi in questo gene-re, dimostrando una ma-turità sulla criminalità e un impianto di gioco solido.Scorriamoli brevemente:

Grand Theft Auto(GTA)

La serie di GTA è la più famosa del genere,colonna portante del gangster game, tanto cara agli appassionati quanto odiata da giornali, genitori, ma anche da politici come Hilary Clinton.Diventato famoso con GTA III, il gioco permette di impersonare un malavi-toso che, per un motivo o per l’altro, si ritrova a percorrere una personale epopea, tra vendetta e redenzione, prendendo in mano un arsenale in grado di sbaragliare la concorrenza.Il plot narrativo abbracciava una scanzonata accondiscendenza nei confronti dell’illegalità, ma con l’ar-rivo del quarto capitolo ufficiale le cose sono leggermente cambiate.Qui impersoneremo un veterano della Guerra in Bosnia, Niko Bellic,attirato in America dalle promesse del sogno ame-ricano, raccontategli dal cugino Roman.Niko scoprirà presto che la realtà è ben diversa e sarà costretto a rimet-

tere mano alla pistola per poter sal-vare il cugino Roman dai debiti e le minacce di morte di strozzini, mafia russa e italo-americana compresa.In questo caso si evince la vera natu-ra di Liberty city, rappresentazione di New York:tutti sono schiavi dei soldi, siano essi sotto forma di sesso, droga

o diamanti.

Mafia

Nato nel 2002, pur non aven-do la po-polarità del rivale GTA,

Mafia:The City of Lost Heaven si impo-se come una pietra miliare del genere.Pur avendo aspetti in comune con il rivale della Rockstar, la serie punta su un maggiore realismo delle vetture, su una storia intensa e appassionante e su una minuziosa ricostruzione storica.Il primo capitolo, ambientato negli anni ’30, narra di Tommy Angelo (guarda caso un italo-americano) tassista che rimane coinvolto in un inseguimento tra bande e finisce per entrare a far parte della banda di Don Salieri. Sca-lando la gerarchia mafiosa, Tommy scoprirà un legame tra la sua famiglia, uccisa in un agguato quando il pro-tagonista aveva 11 anni, e il suo boss, Salieri, ma evitiamo di spifferarvi altro, per lasciarvi il gusto di scoprirlo da soli.Attualmente previsto per inizio 2010, il seguito vedrà invece protagoni-sta Vito Scaletta, altro giovane ita-liano che dopo la Seconda Guerra Mondiale, cercherà di scappare da-gli orrori del conflitto rifacendosi un nome nella criminalità organizzata.L’idea chiave che accumuna i due giochi è la voglia di ricominciare da zero, per sfuggire ad un passa-to doloroso, per poi raggiungere ricchezza e benestare sociale e la mafia rappresenta per i protagoni-sti un mezzo ideale per i loro scopi.

Il Padrino

Con “Il Padrino” Francis Ford Coppola iniziò una saga che entrò nella storia del cinema moderno,grazie a un cast sfavillante e una regia d’eccezione.Dopo quasi 30 anni dal primo glorio-

so episodio, Electronic Arts decise di portare nelle console casalinghe e PC le stesse atmosfere dei film. Così fece capolino “Il Padrino” nei nostri negozi e successivamente sui nostri scaffali.Il gioco sfoggiava un gameplay preso in parte dal già citato GTA, ma con una componente strategica di buon livello, che vedeva il protagonista ge-stire i possedimenti e le attività della banda, il tutto impreziosito da un’ at-mosfera e un doppiaggio italiano che fece la gioia dei fan della trilogia. Nell’ Aprile dell’ormai passato 2009 uscì il seguito, che accompagnava i pregi delle atmosfere e la buona compo-nente strategica ai difetti del primo, ovvero una grafica non al passo coi tempi e una struttura di base del free-roaming poco varia e monotona.Nonostante la sua qualità non al top, la serie gode comunque del fascino dei film e merita quindi una citazione e una possibilità da tutti i fan dell’originale.

Max Payne

Max Payne è un poliziotto che tor-nando a casa trova la moglie e la figlia brutalmente massacrate da criminali sotto l’effetto di una dro-ga sconosciuta chiamata Valchiria.

Distrutto dalla perdita, Max inizia a in-dagare sullo spaccio della droga e su chi c’è dietro, ma rimane coinvolto in un complotto mafioso ma non solo.Il gioco è entrato nell’olimpo dei gio-chi d’azione grazie alle sue atmosfere da “noir” e al carisma del personaggio, ma soprattutto grazie alla tecnica del bullet time, il rallentamento tempora-le reso famoso dalla trilogia di Matrix.La serie, fortemente consigliata a tutti, ha all’attivo due giochi e un 3° in svi-luppo. Dalle prime voci sembra che il gioco sarà ambientato in Brasile, 10 anni dopo gli eventi del 2° capitolo, alla guida di un Max dilaniato dai suoi demoni e senza nulla da perdere.Dopo aver visto personaggi che compivano, volentieri o non, il lavo-ro sporco, Max Payne rappresenta un’altra faccia della mafia:la vittima.Max Payne è essenzialmente la storia di un martire che dopo la morte del-la famiglia, inizia a cercare vendetta fino a farsi divorare dai demoni inte-

riori che prima l’hanno spinto a trova-re il responsabile dell’omicidio e poi lo hanno fatto cadere nel baratro da cui,

forse, uscirà nel 3° attesissimo capitolo.

Alla fine di questo pic-colo sguardo viene da chiedersi perché gli svi-luppatori hanno scel-to di trattare la mafia e perché le loro decisioni hanno avuto successo.In parecchi dei giochi sopra descritti il conte-sto esplorabile è ampio e variegato, con una grande interattività e una grafica che permette al gioco di scorrere fluido.Indubbiamente aprire un mondo vasto e vivo,con possibilità estreme di interazione,lascia impres-sionati molti giocatori.Inoltre la mafia rappre-senta per il consumatore un qualcosa di scono-sciuto e pericoloso,che non vorrebbe mai re-plicare nella realtà, ma che esercita comun-que un fascino su di lui. Anche se ciò potrebbe far pensare a un lavaggio del cervello dei giocatori,il videogioco lascia un mes-saggio: sebbene il cri-mine possa sembrare la via d’uscita da una triste situazione,alla fine il prota-gonista pagherà un caro prezzo per le sue scorri-bande e si ritroverà con-tro problemi più grandi dei precedenti, da cui non potrà uscire se non tor-nando sulla giusta strada.

di Enrico Sciacovelli I F

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A nessuno di certo verrebbe in mente che la Mafia sia un problema risolto: Sa-viano, i boss ancora in latitanza, questo stesso “Parole di Legalità”. I segnali ci sono. E’ richiesta ancora attenzione: è un del-itto dimenticare, ma peggio negare. Non si può non riconoscerne l’esistenza, ma si percepisce un’insana rassegnazione al riguardo. Non esserne coinvolti in prima persona crea quel distacco necessario al disinteresse giustificato. L’evento che ci ha riportato all’attenzione è Gomorra (film e libro). La realtà di paesi come Secondi-gliano stravolge, ma la vita che noi con-duciamo è così diversa... Come porsi nel vivo del problema? Sembra che la sepa-razione dal quel mondo sia insuperabile. Nessuno si immergerebbe in quel luoghi dove vige la regola dei colpi in canna. Eppure si parla di “impero economico e sog-“impero economico e sog-impero economico e sog-no di dominio della Camorra”; la quantità di denaro del circuito mafioso raggiunge cifre inimmaginabili e chi ha il denaro, si sa, detiene anche il potere. Migliaia di affiliati in tutto il mondo, contatti internazionali da far invidia alle nostre civilissime organizzazi-oni mondiali. Troppe sono le multinazionali stramiliardarie che se ne servono insospet-tabilmente e troppo pochi i con-trolli ( o forse, troppa la corruzione). La Mafia è nel mercato mondiale.Capiamo di cosa si parla. Che storia c’è dietro? Solo il termine “Mafia” ha tante possibili derivazioni. Quella più ovvia ricalca un termine tipico del di-aletto Siciliano “maffius”, ma ci sono studiosi pronti a ritrovare radici arabe( d’altronde la Sicilia ne è stata la culla), altri ci vedono del dialetto toscano. Insomma, questione ancora aperta o, come per altre ricerche etimologiche, senza fine. Quella più curiosa però ri-salirebbe addirittura alla discesa di Mazzini (e sarebbe un acronimo : Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti. Sconvolti?)Quante varianti e sottogruppi della Mafia credete ci siano? Si può parlare di Camorra per la Campania, Cosa Nostra, Stidda per la Sicilia, ‘Ndrangheta per la Calabria e di ben tre Organizzazioni per la Puglia (Società Foggiana, Camorra barese, Sacra Corona Unita). Non ci si limita al Sud, persino la Ma-fia del Veneto ha un nome (Mala del Bren-

ta). Non ci sono

neppure confini nazionali e le storielle o l’amata se-’amata se-amata se-rie di film “Il Padrino”raccolgono più informazio-ni di quante ci lascino cre-dere. Esiste la Mafia rom-ena, nigeriana, giapponese (Yakuza), russa, estone, gre-ca (Nowohucka), colom-Nowohucka), colom-, colom-biana, corsa, turca, cinese, messicana, albanese, ameri-cana, cecena, francese,ecc…E, se c’è bisogno di nu-’è bisogno di nu-è bisogno di nu-meri, si parla di circa 300 000 persone co-involte. I morti supera-no il migliaio e i danni all’economia di alcuni paesi sono incalcolabili.L’illegalità mafiosa si costituisce soprattutto del traffico di droga e di fatto la storia della mafia moderna inizia nel 1957, quando in una riunione segreta a Palermo tra i capi-clan internazionali viene concessa alla mafia siciliana la gestione esclusiva del traffico di eroina. Successivamente numerosi arresti e tacite collaborazioni con imminenti politici. Nel 1984, la prima legge sui pentiti che pre-vedeva protezione e

gros -si sconti sulla pena in caso di

collaborazione con la giustizia. Grazie ad essa si sono avute importanti informazioni e molti boss sono finiti in galera, ma sono an-che stati sostituiti con immediatezza e senza la perdita di troppe lacrime. Non è facile de-finire i ruoli, la fedeltà e i comportamenti del-la Mafia. Esiste un codice proprio, ma come tutte le leggi non scritte si presenta un po’ incerto e facile da violare al primo pretesto.In passato è stata proposta la forma-zione di Commissioni antimafia, sor-prendentemente mai approvate dal-le stesse Camere che ci governano.

Il binomio Mafia-Politica è inscindibile. Mol-te delle entrate annuali per diversi paesi provengono da essa. Di che ci si meravi-glia se non se ne può fare a meno? Tutti però riconoscono un periodo in cui ciò era arrivato davvero al limite. Siamo nel 1992, Strage di Capaci e Strage di Via D’Ame-lio, morti Falcone e Borsellino con scorte e parte delle famiglie, Questo fu l’evento che scosse allora e non può passare inos-servato ancora oggi. Le cose sembrarono placarsi dopo le numerose proteste, cortei e manifestazioni antimafia, spesso di ini-ziativa popolare. Anche i politici scesero in piazza contro i continui omicidi. Noti-zie di questa portata non se ne sentono più, ma ciò non segna la fine della mas-siccia presenza di questo sistema. I dati non sono confortanti, gli affiliati non diminuiscono e quello che è palese in cittadine in cui la polizia non osa ad-dentrarsi, agisce di nascosto in quel-le più grandi, ma in maniera efficace. Abbiamo preso parte in massa, come scuola, alla manifestazione di due anni fa contro le Mafie, spinti dallo sdegno

e dalla forza popolare che inconsapevol-mente possediamo. Gridavamo: “fuori le mafie dalle nostre vite”,”pace e legalità”. E’ necessario proseguire, con coraggio e con la consapevolezza che il rispetto del-la legge e la convivenza civile non sono utopie da idealista. Che la fine a tutto que-sto possiamo porla noi, il giorno in cui ci troveremo a denunciare un sopruso, quando ai vertici del governo vareremo una legge o quando, come oggi, finito un pesante articolo, rifletteremo su come iniziare la nostra personale lotta alla Mafia.

Attacco alle Mafie contemporanee. di Viviana Sebastiano IV P

Mai smettere di lottare

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Foto di mia madre, dei miei nonni, cene con i parenti, compleanni, ma eccone un’altra, color seppia, in fondo allo scatolone.Sembra quasi dimenticata,come se volesse essere cancellata dai ricordi: la causa dei sussurri, degli sguardi in-dagatori. Nessuno mi aveva mai accennato a ciò a cui lui as-pirava, il suo fine ultimo.Ricorderò questa foto per sempre, due uomini con gli stessi ideali, con le stesse speranze, due uomini fermati dal meccanismo brutale della mafia,vite spez-zate per aver cercato di cambiare quel sistema.Un uomo con i baffoni, con un sorriso formale sul quel volto pieno, l’altro palesemente emozionato da quell’incontro: si davano la mano.Vestiti di giacca e cravatta come in un qualsiasi incon-tro ma il contesto era chiaro. Adesso ho realmente compreso la sua lotta quotidiana, il suo andar contro l’autorità dettata

dalle pistole di cui egli stesso fu vittima. Non capisco come mia madre non abbia mai trovato il coraggio di parlarmene, come gli altri abbiano potuto disprezzare il sacrificio di uo-mini come lui, non aver sentito dentro quella rabbia che saliva pian piano dal petto. Non mi aspetto che tutti voi mi capiate, ma ho preso la mia decisione disposto a sacrificare anche me stesso per continuare ciò che lui aveva iniziato. Andrò con-tro il volere di molti, incontro al dispiacere di altri ma lot-terò per realizzare il nostro sogno,quello mio e di mio padre.Metto a posto tutte le vecchie fotografie di famiglia,ma ecco che ne cade una. E’ sempre lui, con una nuova scintilla negli occhi, una mano tiene suo figlio,l’altra saluta la mac-china fotografica. La sua mano. Il tassello mancante del puzzle dei miei ricordi, il tassello che non è mai esistito.

Continua da pag. 4

La mafia è “cosa nostra”.Ci interessa per primi lo sviluppo della criminalità organizzata(davvero?!) che ha arruolato adepti consenzienti o meno dalla lontana Little Italy fino ad ora.Little Italy,è da lì che è partito tutto.Negli anni ‘30 molte persone emigrarono dall’Italia verso l’America (es-perienza personale, mia zia è in Argentina) in cerca di un futuro migliore,poiché il caro vecchio zio Sammy voleva loro ! Fatto sta che si andò a creare in città come New York la plurinomi-nata “Little Italy” ovvero una periferia che conteneva tutti

gli emigrati italiani con i loro negozi e le loro case e i loro dialetti. Ma c’erano parecchie difficoltà nell’ambientarsi,nel farsi rispettare e conoscere..e da qui iniziarono i veri problemi.Alcuni individui cominciarono ad interessarsi dei problemi comuni dietro lauti compensi e finora tutto bene perchè non solo portarono il nome di Little Italy in tutta l’America ma si occuparono della protezione dei negozi a gestione italiana.Ma “tu vuò fa l’americano” non durò molto perché i poliziotti corrotti cominciarono a farsi vedere e questi individui comin-ciarono a chiedere compensi

sempre più alti e i negozianti non riuscivano a rispettare i tempi di consegna “pizzo” cosi venivano picchiati,malmenati e al compenso si aggiungevano gli interessi. Questo clima di terrore quando si camminava per strada portò i nuovi negozi aperti a non voler pagare per impedire la crescita di quella assurda criminalità :ed ecco che i negozi (e non solo) saltavano in aria,che si trovavano minacce nel letto(famosa testa di cavallo) e aumentarono gli omicidi.Con l’aumento del crimine la mafia cominciò a pagare i poliziotti per “chiudere un’occhio”. Nel giro di due anni si crearono varie

famiglie mafiose (vedi Corleone e Tattaglia ne “ Il Padrino”) e Little Italy prese il controllo di altre periferie e cominciò la guerra fra bande; per conquistare territori si arrivò addirittura a uccidere,proteggere,picchiare persone dietro pagamento.Non ci fu mai periodo più in tensione di questo: si sparava ad ogni ora del giorno e della notte,e neppure i politici dell’epoca si risparmiarono dall’essere por-tetti da quella mafia;ogni fami-glia aveva il suo protetto e per-ciò le leggi a riguardo furono

Ancora Mafia... di Regina Grimaldi II B

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messe da parte. La mafia prese potere dappertutto e crebbe fino a diventare ciò che conosciamo tutt’ora:un misto di organizza-zione estremamente decadente eingenuità.Ingenuità perché persistono nel credere che nel credere che lo stato,l’UE,il mondo intero non si stia mo-bilitano per far cessare questo abominio ! I dati ci dicono che 21 dei 30 criminali più perico-losi al mondo sono stati cattu-rati e che la percentuale della criminalitò organizzata ha avuto un ribasso.E’ inutile ricordare quante persone hanno perso la vita nell’intento di fermare le azioni criminali (troppo nomi-nati ma male celebrati Borsel-lino e Falcone) per non parlare del ragazzo che morì nello

stesso giorno di Moro,9 mag-gio ‘78,Peppino Impastato,figlio della mala,che ha combattuto con una forma di comuncazione comune,”Radio AUT”,e ha can-zonato la mafia,il suo paese,suo padre,perchè lui con la mafia non c’entrava,perchè lui ha preferito rimanere e combattere ,non doveva scappare ,erano loro a doversene andare.Ma Peppino fu ucciso,e tutto fu coperto dalla polizia corrotta..un suicidio lo definirono..si perché Peppino ha sbattuto la testa mille volte contro una pietra e dopo essersi legato addosso 5 kg di esplosivo si è fatto saltare in aria sui binari della sua città,di Cinisi. E ora chiedetevi.Chi di voi conosceva questa storia? Chi ha mai cerca-to di conoscere le vittime della

Una grande famiglia racchiusa tra due mura

porta pace nei paesi aiutando gli indifesi

con la sua delicata premura. Giunta dalla terra del sole

sino alle ricche e lontane Americhe il cor degli abitanti non duole

sì che s’ intende d’ imprese economiche. Ma un uomo grigio e scuro

di profonda lealtà non si sente più al sicuro da tutte quelle oscenità.

Tra uccisioni e sparatorie vorrebbe liberare tante storie

di sangue, pistole e repressioni ma omertà e silenzio son sue imposizioni.

Or solo una donna piange il suo amato Che da quel potere non era scappato.

Ma neanche sfogarsi poteva Perché in città il segreto vigeva.

Ecco la devota famiglia nascosta tra due mura

Che porta pace nei paesi Aiutando gli indifesi,

con la sua spietata premura.

Silvia Mazzotta IV L

mafia? Ma perché dovremmo farlo ? Tanto non ci succederà mai.. Ed è qui che vi sbagliate ! Ogni giorno le persone che hanno degli ideali lottano con-tro la mafia,c’è chi gira senza scorta,c’è chi ha dedicato la vita intera alla lotta alla mafia(vedi l’onorevole MariaCeleste Nar-dini) e chi invece ci gira con la scorta da 5 anni ! (vedi Ro-berto Saviano) e tutto questo per cosa? Perché il mondo deve sapere ,deve sapere la verità che la mala ci nasconde,non deve voltare le spalle a ques-ti soprusi perchè noi,noi in primis,cittadini baresi,siamo vittime di questa mafia,siamo i burattini di questo assurdo teatrino.Quanti altre bustarella passeranno sotto le mani di dep-

utati e quanti ancora coprono le nefandezze di una criminalità a cui si è data fin troppa corda?Quanti altri padri di famiglia dovranno morire per non es-ser riuscito a pagare la somma? Quanti altre verità ci verranno nascoste ? Quante altre volte girerete le spalle facendo fin-ta che non ci interessi,non ci riguardi?E concludo citando un Dylan del 63 “how many deaths will it take till he knowsThat too many people have died?” quante morti ci vorrannoprima che l’uomo capisca che troppa gente è morta? .. La storia della mafia non si con-clude di certo,perchè sta a noi,cittadini del mondo,porre la parola fine a questa storia.

La Combriccola

La storia è fatta di nomi. Ce-sare, Napoleone, Hitler. Nomi in grado di incutere profon-do rispetto o grande timore; nomi come Salvatore Riina o Bernardo Provenzano, pro-tagonisti indiscussi della cri-minalità organizzata della seconda metà del ‘900. Grandi leader della cosca siciliana, non saranno mai veramente dimenticati dal mondo che continua ancora oggi a denun-ciare la realtà della mafia. E quale potrebbe essere il modo migliore per mettere il mon-do a conoscenza delle atrocità commesse da organizzazioni come Cosa Nostra o Camor-ra se non la letteratura? Tra i più diffusi scritti sulla mafia, spicca la raccolta di interviste a Giovanni Falcone per merito

della giornalista francese Mar-celle Padovani intitolata “Cose di Cosa Nostra”; col solo fine di

svolgere al meglio il suo ruo-lo, per anni il magistrato icona dell’ integrità morale ha stu-diato a lungo la psiche mafio-sa, e descrive questi criminali non come gli uomini brutali che occupano l’immaginario comune della gente ma come persone estremamente fedeli alle proprie credenze e capaci di grande umanità, come lui stesso afferma nel libro: “Che calore, che senso di amicizia quando ci siamo salutati con i pentiti Buscetta, Mannoia e Calderone”. Lo stesso Bu-scetta, uno dei primi grandi pentiti della mafia grazie al quale fu possibile l’istruzione del maxiprocesso ai danni di Cosa Nostra, in collaborazione con Lodato Sa-verio, è autore di un recente trattato, “La Ma-fia ha vinto” pu-blicato nel 2007 ad opera della Mondadori, in cui traccia un percorso della propria vita ri-costruendo il percorso della lotta alla crimi-nalità organizzata, dai tempi dell’assassinio di Borsellino e Falcone, fino ai giorni nostri. Lodato, nome noto in ambito di trattati mafiosi, si è occupa-to inoltre della produzione di molti altri scritti, tra cui “Ho ucciso Giovanni Falcone”, in cui troviamo la confessione di Giovanni Brusca, che racconta la sua vita, dal primo omici-dio fino alla strage di Capaci; “Il ritorno del Principe”, un paragone tra la politica ma-chiavellica, in cui tutto è leci-to, e i retroscena della politica italiana legata alla mafia; ed ancora “Trent’anni di mafia” ricostruisce tre decenni di

latitanze, omertà, delitti ma anche di vittorie dello Stato.Ma le vicende malavitose ita-liane non sono solo soggette a studi storici. Esempio lam-pante è il romanzo di Mario Puzo che nel 1969 fu autore de “Il Padrino” opera di grande successo non solo negli Stati Uniti, dove fu pubblicato per la prima volta, ma anche in tutto il resto del mondo; Puzo racconta le vicende di un ita-liano, Vito Andolini, nato a Corleone in provincia di Pa-lermo, immigrato in America presso una famiglia di amici, che compie una rapida ascesa nella piramide mafiosa, diven-tandone il capo in pochissimo

tempo. Il ro-manzo ispirò tre film, diretti dal grande Francis Ford Coppola, ed è ancora oggi protagonista di un grande fenomeno cul-turale. Tra i ro-manzi a sfondo mafioso spicca anche “Il giorno della civetta” di Leonardo Scia-scia, pubblica-

to nel 1961; il protagonista, il commissario Bellodi, deve indagare sull’omicidio di Sal-vatore Colasberna, ucciso da una organizzazione mafiosa; dal racconto che trae spunto dall’omicidio del sindacalista comunista Accursio Miraglia, è tratto un omonimo film del 1968. Meno di cinquant’anni fa la mafia era un tabù, qualcosa che c’era ma che non si doveva nominare, che non si combat-teva per la paura di perdere la vita o peggio quella dei propri cari; la criminalità organizzata inquina la vita di tutti noi, non importa che ne siamo legati o meno, in qualche modo ci

tocca sempre e mai positi-vamente. Ci sono nomi che non possiamo dimenticare, nomi di persone come Gio-vanni Falcone, Paolo Borsel-lino e Rosario Livatino grazie ai quali significative vittorie sono state ottenute dalla giu-stizia. Ma servono milioni di persone per creare un nome, ed è importante ricordare che nella lotta alla mafia ognuno di noi può fare la differenza.

La mafia nei libri: da Falcone al Padrino di Valentina Favia IV G

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Non è facile avere il coraggio di denunciare o,nel caso del cinema, raccontare quello che succedeva nelle famiglie Mafiose della Sicilia degli anni 60/70’. Ma Marco Tullio Giordana ha dedicato un film,I Cento Passi,alla vita e all’omicidio di Peppino Impastato,impegnato nella lotta contro la mafia nella sua Sicilia.Ambientato a Cinisi,cento sono i passi che occorre fare per arrivare da casa della famiglia Impastato all’abitazione del boss Gaetano(Tano)Badalamenti. Luigi Impastato,padre di

Peppino,è legato per paura alla mafia,facendo così respirare ai suoi figli,fin da piccoli, e soprattutto a Peppino l’aria della malavita e dell’ingiustizia. Ma Peppino fin da subito è animato da uno spirito di giustizia e ribellione,tanto che con l’aiuto, anche se involontario, del fratello Giovanni,riesce ad attaccare e denunciare pubblicamente il tanto temuto “Don Tano”. Infatti Peppino decide di far sentire anche la sua opinione dopo aver sopportato e vissuto in prima persona questa

esperienza di vita:la morte dello zio capomafia,il rifiuto del padre biologico ma anche,negli anni successivi, l’incontro con il pittore Stefano Venuti. Divenuto un comunista disse questa frase:”Noi comunisti perdiamo perché ci piace perdere”,quasi ad indicare che la sua fine presto o tardi sarebbe giunta. Peppino morì in un tragico e oscuro incidente quando ormai era diventato troppo scomodo per i mafiosi ma anche perché era stato lui stesso a creare “Radio Aut”. Morì nel 1978 nel giorno del “Delitto Moro”.Infatti,Peppino credeva che la

sua radio fosse l’unico modo per farsi sentire e per denunciare quella forma di vita cosi sbagliata,cosi “inutile”,di cui lui non faceva parte ,o meglio non voleva mai averci avuto niente a che fare. Pellicola girata in Sicilia nel 2000,che vede protagonisti volti come: Luigi Lo Cascio,Lucia Sardo,Andrea Tidona,Claudio Gioè,Tony Sperandeo, Luigi Maria Burruano,Paolo Briguglia. Claudio Gioè e Tony Sperandeo combattono,ancora,a fianco agli enti competenti contro la mafia. La critica ha definito questo film…”Questo non è un

film sulla mafia,non appartiene al genere. E’ piuttosto un film sull’energia,sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell’illusione di cambiarlo…”. Credo che la parola”illusione”in questa critica,non è giusta;perché per me l’illusione non vuol dire combattere sapendo di dover perdere,illusione per me vuol dire non combattere,non provarci nemmeno a dire la propria,perché cosi si è sicuri di perdere,ma non perdere solo con gli altri ma anche con se stessi. A dimostrazione di quanto ho detto Peppino Impastato nella pellicola,dice:”Mio padre,la mia famiglia,il mio paese!Voglio fottermene!io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda!Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo!Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi!Prima di abituarci alle loro facce!Prima di non accorgerci più di niente!” Questo è lo spirito di uno che vuole vincere,forse non pienamente sicuro di farcela,ma di uno che ha voce,faccia e forza di gridare al mondo,che non possiamo vivere da

spettatori a tutto quello che ci succede,dobbiamo lamentarci se vediamo che le cose vanno male,dobbiamo complimentarci se vanno bene,non dobbiamo tacere se coloro che governano ci comandano…perché se no,non saremo mai liberi o veri cittadini. Saremo solo degli ometti,burattini pronti a dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire,fare ciò che gli altri fanno..ci assomiglieremo tutti a vicenda. In conclusione,dico questo,proviamo anche noi a fare come Peppino,lasciare alle spalle ciò che dicono gli altri e provare a dire la propria…certamente non da soli,perché se no non ce la faremo mai... Sempre però senza rischiare!

Storia di un uomo che ha lottato per allungare i Cento passi…di Roberta Pagano I D

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E non serve altro per sinte-tizzare l’Ariosto, eppure,

leggendo questo o l’intero ca-polavoro non si vivrebbe l’opera così come accade alla Vallisa, con la voce, i gesti, l’anello e la spada di Paolo Panaro. Non si coglie ovunque il senso nasco-sto, quel sorriso e quella rifles-sione scaturita da opere ormai secolari e ancora così vicine. Abbiamo imparato ad avvicinar-ci ai personaggi, a dar loro for-ma fisica e a vederli lì, immersi nei loro strazi e gioie. Li abbiam visti morire, vincere, piangere e dichiararsi amore eterno. Tut-to questo è il Teatro di Panaro, unico attore su un palco vuoto. L’ammirazione e la curiosità ci ha spinto a intervistarlo nei re-troscena di quell’ex chiesetta nel pieno della Città Vecchia.Nel 1988 si è diplomato in interpretazione ed espressione scenica. Ha sempre voluto fare l’attore? Cosa le piace del suo lavoro?

Si, ho sempre avuto questo desiderio. Subito dopo il li-ceo ho frequentato una scuola teatrale. Da ragazzo ero convin-to che questo lavoro mi portasse a viaggiare, poi mi sono accorto che non era così: i motivi di que-sta scelta sono cambiati e ma-turati. La cosa migliore del mio mestiere è l’essere sempre a con-tatto con la Poesia e la Letteratu-ra. Non ho mai avuto il coraggio di scrivere, non potendo esser al pari dei grandi del passato. Mi affascina come lo scrittore rie-sca ad esprimere con le parole in maniera così precisa l’universo

umano. È stata una fortuna poter, grazie al mio lavoro, dar voce a queste parole attraverso l’in-terpretazione e la resa sonora.Che tipo di pubblico preferisce? E’ più a suo agio nell’intimità della Vallisa o nella gloria dei grandi teatri? Per il tipo di opere che porto in scena questo spazio è più che sufficiente. Mi piace che si crei quella situazione che in termi-

ni tecnici si chiama Teatro da Camera che ci riporta alla tra-dizione dei cantastorie rinasci-mentali, in quei luoghi molto piccoli, per permettere al narra-tore scenico di trasmettere nello specifico ogni emozione colle-gata alle sfumature della lingua. Inoltre nel mio caso non è ne-cessaria la scenografia, la cor-nice (nella Vallisa manca l’arco di proscenio) come per alcuni quadri di arte contemporanea.Abbiamo seguito anche le sue performances dell’anno scorso su Boccaccio. Cosa l’ha spin-ta a scegliere come tema di quest’anno il poema epico – ca-valleresco? Questi poemi sono la mia grande passione: una delle cose che più m’interessano è il rapporto tra lettura e narrazione, la capacità di seduzione e la ricerca musica-le di una lingua bellissima quale era l’italiano del cinquecento. Molti dei testi che propongo sono stati pensati per essere letti ad alta voce, non sarebbero va-lorizzati altrimenti. Siamo rimasti molto colpiti dal-la quantità di testi che è riuscito a memorizzare! È un extrater-restre, ha studiato Giordano

Bruno o è parente di Pico Della Mirando-la? Non ci credere-te ma io parto da una capaci-tà mnemonica non molto for-te: per imparare un testo fatico molto Sebbene io conosca le

tecniche di Giordano Bru-no e le altre sviluppate nel corso del tempo, queste purtroppo non sono ap-plicabili nel mio caso:ho bisogno della memoria musicale, non di quella concettuale di Pico. Quin-di sono costretto a lavorare

duramente per potermi esibire.Parlando del nostro amato Ario-sto, chi è secondo lei il vero eroe/eroina del poema? Qual è l’aspetto che preferisce di quest’opera?Conosco la Gerusalemme Libe-rata da più tempo mentre ho gi-rato intorno all’Ariosto per quasi vent’anni perché temevo di non essere ancora pronto. Apprezzo dell’Orlando Furioso lo sguardo un po’ sarcastico con cui si guar-da alla realtà: l’ironia è strumen-to dell’intelligenza; non posso però fare a meno di compiacermi della passione e dell’erotismo di Tasso: egli parla di un amore impossibile e malato in modo efficace e soprattutto tragico. Molti di noi vedono la lettera-tura troppo distante dalla nostra realtà e non riescono a provare quella passione che emerge da ogni sua interpretazione. Sperando che possa servire da esempio, può dirci com’è nata questa passione?C’è tutto un percorso da com-piere per poter veramente ap-prezzare la letteratura: la pas-sione per le arti è una questione in qualche modo spirituale e

comunque soggettiva. Io amo la letteratura così come il cinema e la pittura perché parlano del-la mia vita.Gli scrittori riescono a rendere quello che hanno in mente e già questo mi affascina tantissimo, essere al loro servi-zio trasmettendo le loro parole è un onore. Inoltre, leggendo alcuni autori come Proust, Tol-stòj, Dostoèvskij , Shakespeare, Cervantes, Baudelaire ho risco-perto nelle loro opere cose che avevo pensato, ma che non ero riuscito a definire con preci-sione, imparando idee nuove e condivisibili. Dunque la lette-ratura mi ha aiutato a compren-dere meglio anche me stesso.Cosa ha in mente per il futuro? Vorrei lavorare sulle memorie di Goldoni. In seguito probabil-mente mi occuperò delle Me-tamorfosi di Ovidio che ho già letto, anche Shakespeare vi si è ispirato: probabilmente il mon-do sarebbe diverso senza la tra-gedia greca.

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Intervistare un attore non ha prezzo...

di Viviana Sebastiano & Valerio Iacovone IV P<<Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,le cortesie, l’audaci imprese io canto…>>

problemi che assillano la loro vita, creandosi così un utopia del loro vivere in comunità e del loro saper affrontare i problemi dell’adolescenza”. Credo sia sufficiente. Eviterò di sottolineare che i suddetti “cartoni animati manga” han-no un nome, ossia “anime”. Ad ogni modo sono convin-to che il nostro ex compa-gno (nel 2007 frequentava la VG) avrebbe per lo meno potuto informarsi un po’ me-glio sugli anime prima di criti-carli così duramente. È vero, spesso i manga e gli anime contengono scene di violen-za, ma non si tratta, come si vorrebbe insinuare, di vio-lenza in-sensata e gratui ta. C o n a n , R a m b o , R o c k y , B a s t a r -di sen-za glo-ria, ecc.: q u e s t i s o n o dei veri e s e m p i di violen-za gratuita trasmessa in TV. Si tratta dei soliti americani strafighi, irruenti e senza cer-vello che possono uccidere con un solo dito e continuare a sparare anche se trafitti da una decina di lance. I manga sono completamente diversi. Li ritengo istruttivi per alme-no due loro caratteristiche. Come diceva Italo, si ispira-no a storie e leggende giap-ponesi, e basta leggere un paio di manga per accorgersi

di quanto varia e interes-sante sia la gamma di miti

su cui si basano questi fu-metti. È grazie ai manga che ho conosciuto un po’ della cultura giapponese ed è ba-

stato quel poco a farmi in-namorare della sua mitologia

(a mio parere più vasta e af-fascinante di quella greca). Inoltre le bat-taglie combat-tute nei manga non sono mai finalizzate solo (dico solo per-ché pur sempre di un businnes si tratta) mero d ive r t imen to degli spetta-tori (almeno

in quelli di qualità): Rambo non combatte per dei veri ideali e vince perché “è il più figo” mentre, tanto per citare uno degli anime peggiori e ciò nonostante non privo di morale, Goku lotta per pro-teggere l’umanità e le perso-ne che ama e vince sempre proprio grazie alla sua pu-rezza. C’è poi da chiedersi quale show, film o libro non costituisca una fuga dalla realtà che aiuta i giovani e non a dimenticarsi tempora-

neamente dei propri proble-mi per occuparsi di quelli di personaggi inventati. Forse i cartoni animati Disney sono

più utili ai giovani ed inse-gnano loro come affrontare i problemi della realtà: La Bel-la Addormentata, per esem-pio, insegna a tutte le ragaz-zine che semmai dovessero pungersi con un fuso incan-tato dovranno solo aspettare che il principe azzurro scon-figga il drago malefico (pas-satemi questa battuta per in-tenditori) e corra a svegliarle con un bacio… che morale! Che contenuto istruttivo!

Sono un amante dei man-ga. L’avrete già capito

dal nomignolo con cui firmo, kyubi (o forse avrete pensa-to che sono un po’ scemo, fate voi). Mi rivolgo ai lettori, i pochi rimasti, che nel 2007 hanno letto il nostro amato giornalino e che magari si ri-cordano l’articolo di Italo Bel-lizzi “Manga & co. La piaga della gioventù?”. Ne riporto alcuni passaggi significativi:

“Ispirati a storie e leggende giapponesi, questi personag-gi immaginari prendono vita sul teleschermo riscuotendo grande successo tra i giovani d’oggi. Ma proprio questi fu-metti sono a nostra insaputa spesso frutto della violen-za che anima i caratteri e i comportamenti dei più piccoli che, credendo di poter es-sere come i loro idoli a 2 o 3D, compiono atti sconside-rati e causano erroneamen-te brutti incidenti […] è op-portuno sicuramente trovare un sostituto di questi mostri dai colori sgargianti a basso contenuto istruttivo[…] i ra-gazzi vedono in essi solo un modo per poter fuggire dai

Un rimedio alla piaga della gioventù? Chiedete alla !di Valerio Iacovone IV P (kyubi)

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Vi sembrerà una domanda stupida. Vi ricordate come iniziò la guerra in Iraq? “Ovviamente” dopo l’attacco alle torri gemelle del 2001. Più di 3000 americani morti. E gli USA “ovviamente” re-agirono: non potevano permet-tere che si ripetessero stragi del genere. I talebani, ufficialmente incolpati dell’attacco, risiedeva-no e risiedono tuttora in Afgha-nistan. Ma allora perché Bush attaccò anche l’Iraq? La prima giustificazione che ricordo soste-neva che Saddam supportasse i talebani e il terrorismo interna-zionale. Un sospetto ragione-vole, ma comunque un sospet-to, non una certezza. E cosa avrebbe autorizzato gli USA ad “intervenire” così direttamente su un problema di stampo mon-diale senza consultare le altre nazioni e ottenere prima il loro consenso? In un secondo mo-mento Saddam fu accusato di aver iniziato a produrre armi chi-miche di distruzione di massa: la tensione aumentò e l’attacco nei confronti dell’Iraq fu intensi-ficato. Poi Hans Blix, il capo degli ispettori dell’Onu, rilasciò questa dichiarazione: “Non abbiamo trovato nessuna arma di distru-

zione di massa in Iraq. In molte occasioni - prosegue Blix - ab-biamo sentito dire dagli Usa che gli iracheni dispongono di unità mobili per la produzione di armi biologiche. noi abbiamo ispe-zionato alcune di queste unità ma abbiamo accertato che non servono alla produzione di armi biologiche”. Dunque serviva una nuova giustificazione uffi-ciale, oltre a quella “segreta” del presidente-figlio devoto che cer-ca di riparare le falle nella dife-sa degli USA lasciate aperte dal padre dopo la Guerra del Golfo. Ecco un estratto dell’intervista di Condoleezza Rice(segretario di stato dell’amministrazione Bush) condotta da Fabio Fazio:Fazio: “Dopo le chiare dichiara-zioni di Hans Blix, lei pensa che la

guer -ra in Iraq sia stato un errore?”Rice:”No, io credo che fosse la cosa giusta da fare per riuscire a sconfiggere Saddam Hussein. Adesso gli iracheni hanno la pos-sibilità di vivere una vita più pa-cifica e non hanno più un capo che ha ucciso 300000 persone. Ma certo: gli USA facevano solo gli interessi del popo-lo irakeno. Ma ecco un’altra

parte della stessa intervista:Rice: “Bisogna riconoscere questo: che le decisioni che il presidente Bush e la sua am-ministrazione hanno preso nel 2001 per cercare di difendere il nostro paese siano state pre-se solamente quando si era certi, sulla base di ciò che dice-va il dipartimento di giustizia, che le cose da fare fossero le-gali. La cosa più importante è che continuiamo a proteggere gli Stati Uniti perché i terroristi cercheranno di attaccarci an-cora. Ovviamente gli Stati Uniti d’America hanno sempre difeso i più alti principi e noi abbiamo dovuto difenderci nell’ambito dei nostri valori più profondi”Finalmente un po’ di verità, una delle vere ragioni della guerra “personale” degli USA, oltre alla conquista dei pozzi di petrolio, è il più profondo valore ameri-cano: non si parla dei diritti de-gli irakeni, non della sconfitta del terrorismo, ma di orgoglio nazionale. Come può la na-zione più potente del mondo essere colpita nel suo stesso territorio, permettendo che il suo controllo venga sfidato? Non può, ed ecco la guerra. Finalmente la guerra finirà, pensavo dopo le elezioni, ora che Obama ha promesso di far ritirare le truppe. Non potevo aspettarmi di meno dal primo presidente di colore. Me ne con-vinsi ancora di più ascoltando il suo discorso al Letterman Show. Nonostante il comandante sul

Lo STRANO CASO delle promesse infrante in MEDIO Oriente

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di Valerio Iacovone IV P

campo, generale Stanley Mc-Chrystal, avesse chiesto subito più truppe Obama aveva rispo-sto: “Non manderò altri soldati a morire se non sarò convinto che la nostra strategia in Iraq e Afghanistan funziona”. Final-mente, come scrisse Vittorio Zucconi su la Repubblica, sem-brava che l’America si fosse stancata della guerra e avesse detto basta mettendo da parte l’orgoglio. Solo dopo mi accor-si della “sottile” differenza tra la promessa di ritirare le truppe e quella di non mandarne altre, per altro infranta anche questa. In realtà Obama non era preoc-cupato per il sacrificio dei tanti americani (per non parlare di

irakeni e afgani) scioccamen-te immolati per vendicare quei 3000 morti del 2001, ma piut-tosto dell’infruttuosità di que-sto sacrificio. Infine l’orgoglio americano deve aver sopraf-fatto anche Obama. Chissà se pensava alla grandezza del suo paese mentre con una mano riceveva il nobel per la pace e con l’altra firmava e approvava l’invio di altre truppe. Non resta che chiedersi se sia veramen-te cambiato qualcosa Aspet-terò ad esultare quando e se avremo un papa omosessuale.

: nasce ad Honolulu, nelle Hawaii, mentre i suoi geni-tori, Ann Dunham (americana di discendenza in-glese) e Barack Obama Sr.(kenyano), studiavano all’ East-West Center of the University of Hawaii: in seguito alla separazione dei genitori e al secondo matrimonio della madre, il giovane Obama si trasferisce a Jakarta, dove nasce la sua sorellastra Soetoro Ng. Studia nella città apprendendo la lingua indonesiana: ritorna nelle Hawaii per vivere con i suoi non-ni materni e ricevere un’istruzione migliore: si diploma con lode alla Punahou Academy dove c’erano solo altri due neri; cresce in lui la cons-apevolezza del razzismo nella società e nelle dif-ficoltà che incontra un Africano-americano : muore suo padre naturale in un incidente d’auto: si laurea in scienze politiche con specializzazione in relazi-oni internazionali alla Columbia University a New York : si sposta a Chicago dopo aver lavorato per la “Business International Corporation” e NYPIRG. E’ qui che Obama inizia a frequentare la Trinity United Church of Christ.: lascia Chicago per studiare giurisprudenza ad Harvard: conosce Michelle Robinson durante uno stage estivo in uno studio legale: diventa il primo presidente afroamericano della celebre “Harvard Law Review”: si laurea magna cum laude:sposa Michelle Robinson nella Trinity United: inizia a lavorare presso uno studio legale e si impegna so-prattutto in difesa di quelle organizzazioni che si preoccupa-vano di diritto di voto e diritto civile. Insegna diritto costituz-ionale presso la facoltà di legge della University of Chicago: Pubblica il libro “Dreams From My Father” in cui rac-conta l’esperienza di crescere con i suoi nonni materni e dell’età adolescenziale in cui fa anche uso di Marijuana e Cocaina. Pochi mesi dopo muore la madre per cancro: si propone come candidato del partito democrati-co per l’Illinois ma viene sconfitto da Bobby Rush: diviene senatore federale per l’Illinois: annuncia la propria candidatura per le elezioni presidenziali: ottiene il quorum necessario per la nomination democratica : supera il candidato repubblicano John McCain e diventa il primo presidente nero nella storia degli Usa. Riceve il pre-mio Nobel <<per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli>>

I passi di Obama di Viviana Sebastiano IV P1962

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Ovvero come Obama è riuscito a deludermi

La fruizione del diritto allo studio, in Puglia, è attualmente regolata dalla L.R. 12 maggio 1980 n. 42. Il contesto culturale, sociale e normativo era molto diverso da quello odierno, varie normative nazionali sono venute ad intervenire sulla scuola e la sua organizzazione, i flussi migratori erano tendenzialmente in uscita e non in entrata, non si parlava assolutamente di reddito per i soggetti in formazione, etc. La proposta di legge portata avanti dal presidente della commissione cultura regionale, consigliere Carlo De Santis, vuole quindi riformare e declinare al contesto attuale pugliese la materia del diritto allo studio.

Vediamo ora di seguito le finalità preposte dalla legge: • Riequilibrare l’offerta formativa rispetto alla discriminante dell’ubicazione delle scuole (trasporti);• Combattere la dispersione scolastica;• Favorire l’esercizio del diritto allo studio per immigrati e rom;• Promuovere l’offerta formativa in materia di cittadinanza attiva (legalità, pace, diritti umani)• Sostenere l’autonomia scolastica attraverso l’estensione e qualificazione dei tempi scuola e l’adozione di modelli

didattici innovativi;• Estendere il sistema di formazione permanente per gli adulti;• Realizzare raccordi con le attività culturali e di servizio del territorio (cinema, teatri, istituzioni culturali,

musei, sport, volontariato, ..)

Ma vediamo soprattutto come queste finalità verranno realizzate:• Finanziamento di fondi da istituire nelle singole scuole che permettano il comodato d’uso per i libri di testo

negli istituti. Attraverso questo provvedimento le scuole acquistano i libri per gli studenti, che glieli devono restituire in buono stato alla fine dell’anno, gli stessi libri vengono forniti agli studenti dell’anno successivo scardinando in parte rilevante il problema del caro libri per le famiglie;

• Facilitazione nei servizi di mensa e di trasporto. Si ipotizza attraverso sistemi di agevolazioni sugli abbonamenti mensili ai trasporti e buoni pasto per chi è costretto a rimanere a scuola per attività pomeridiane;

• Facilitazione agli studenti ospitati nei convitti annessi alle scuole;• Servizi individualizzati per soggetti disabili;• Borse di studio straordinarie finanziate dalla regione;• Carta Studenti per accesso agevolato alle iniziative culturali;• Misure di integrazione per favorire l’inserimento scolastico di immigrati e rom, attraverso anche l’utilizzo di

mediatori culturali;• Promozione di progetti didattici di interesse sociale e culturale quali: legalità, ambiente, educazione

civica, salute, patrimonio storico, artistico, architettonico regionale, comprensione, tolleranza, solidarietà, multiculturalità; introduzione e utilizzo di nuove tecnologie e metodologie didattiche;

L’unione degli Studenti Puglia.

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Legge Regionale sul diritto allo studioEstratto dal sito dell’ UDS.

Nella tarda mattinata del 25 novembre 2009 un grande cambiamento è avvenuto per gli studenti pugliesi. Dopo due mesi di mobilitazioni, infatti, è passata all’approvazione del Consiglio Regionale della Puglia la nuova legge regionale sul diritto allo studio proposta dal presidente della commissione cultura regionale Carlo De Santis. Ciò ci permette finalmente di avere una legge regionale sul diritto allo studio adeguata agli studenti pugliesi del 2009 (la precedente legge risaliva a 30 anni fa) e che garantisce realmente un’inalienabile bisogno sociale: l’accesso ai saperi. Con la nuova legge, si spera al più presto possibile, gli studenti pugliesi potranno usufruire di innovazioni come il comodato d’uso dei libri di testo, agevolazioni sui trasporti e mense, borse di studio straordinarie, servizi di integrazione per studenti rom o immigrati, e una carta studenti realmente utile. Questa è però solo una legge di indirizzo che determina unicamente gli ambiti in cui la legge agirà e dunque il lavoro da fare è ancora lungo. Nel frattempo, ecco una scheda tecnica della legge:

Joanne Angelina, in arte Lady Gaga, è una cantautrice di origini italiane. Influen-zata dalla musica pop degli anni ottanta di artisti come Madonna e Michael Jack-son, e dal glam rock di artisti come David Bowie e i Que-en, a quest’ultimi si è ispira-ta per creare il proprio nome d’arte, un chiaro riferimento alla canzone Radio Ga Ga. Inizia a studiare pianoforte all’età di quattro anni e la sua prima composizione per pia-noforte risale all’età di tredici anni. A diciassette anni è una delle venti persone al mondo ad aver ottenuto l’ammissione

anticipata alla New York Uni-versity, dove studia musica. Inizia ad esibirsi con gruppi musicali ma per mantener-si lavora come cameriera e spogliarellista. Intenta a trovare un proprio stile mu-sicale, decide di fare qual-cosa di nuovo e provocato-rio sulla scena underground e rock ‘n roll newyorke-se, ovvero la musica pop. Dopo la collaborazione con cantanti del calibro di Akon inizia a mettere mano sul proprio materiale, lavorando assiduamente al suo album di debutto, al fianco di un team di produttori. Dopo aver ini-zialmente incentrato la sua

musica sulla dance elettronica d’avanguardia, trova un suo per-corso musicale avvicinandosi al pop melodico. Ha debuttato nel 2008 con l’al-bum The Fame, da cui vengono estratti singoli di grande suc-cesso, soprattut-to in Australia, America, Canada, Nuova Zelanda e Italia, dove i suoi pezzi più conosciuti sono Just Dance, Poker Face, Bad Ro-mance e Paparazzi. Grazie a

questo album ha raggiunto il record negli Stati Uniti con ben 4 singoli dell’album di esordio piazzati alla numero 1 nella Billboard Pop 100.

LA VALCHIRIA ITALO-AMERICANA IN CIMA ALLA TOP di Francesco Girone V H

Rolling Stone Italia nomi-na Silvio Berlusconi “Rock-star dell’anno 2009,sbara-gliando rockstar del calibro di Beyonce e Madonna.

In occasione dell’uscita del numero di dicembre, il mensile incorona il perso-naggio che si è distinto nel corso dell’anno per il suo carattere e temperamento decisamente “rock&roll”. Secondo classificato, sul po-dio di Rolling Stone Italia Barack Obama per ovvi me-riti, mentre al terzo gradino si posiziona Papa Ratzinger.

Per celebrare l’evento Rol-ling Stone ha dedicato al cavaliere la copertina del prossimo numero, realizza-ta per l’occasione dal de-signer americano Shepard

Farey, ormai famoso in tut-to il mondo per i suoi ma-nifesti di Barack Obama

creati per la candidatura a Presidente degli Stati Uniti.

Il direttore di Rolling Sto-

ne, Carlo Antonelli, ha così motivato la scelta nel suo editoriale: “Ciò che conta, per noi, dovendo ogni dicem-bre eleggere una “rockstar dell’anno”, è che quest’an-no la votazione sia avvenuta all’unanimità, per evidenti

meriti dovuti a uno stile di vita per il quale la definizio-ne di rock&roll va persino stretta. I Rod Stewart, i Brian

Jones, i Keith Richards dei tempi d’oro sono pivellini in confronto. La “Neverland” di Michael Jackson è una man-sardina in confronto a Villa Certosa, e via così. Siamo ben fuori dal dispensare giu-dizi da destra o da sinistra.

Siamo solo osservatori che constatano ciò che è avve-nuto e avviene ogni giorno. I comportamenti quotidiani di Silvio, la sua furia vitale, il suo stile di vita inimitabi-le, gli hanno regalato, specie quest’anno, un’incredibile popolarita’ internazionale”.

Dal canto suo, Shepard Fai-rey (Designer americano della campagna elettorale di Obama)si è così espresso su Berlusconi: “A volte nel mio lavoro cerco di mettere in dubbio personaggi autorevo-li, specialmente quando que-sti sembrano avere ragioni ambigue alla base delle loro azioni. Tutto quello che ho sentito e letto su Berlusconi mi porta a credere che lui si adatti a questa descrizione”.

Rolling Stone e Il Nostro Cavaliere Rock&Roll di Francesco Girone V H

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Cari lettori, in una calda mattina di lu-glio ho appreso di essere uno tra i giurati del Cinema Festival di Roma(un concorso istituito dalla nostra scuola per promuovere il cinema e su oltre 1000ra-gazzi dello scacchi erava-mo in tre).La notizia non mi ha scosso par-ticolarmente fin quando non mi sono ritrovato davanti all’Auditorium(Roma).Tutta la zona era stata rimessa a nuovo con cartel-loni pubblicitari,tappeti rossi,stand di gran-di marchi;non mancavano auto lussuose, ragazzi e ragazze acconciati a cerimonia e tanto altro.Ero impressionato nel vede-re così tanti giornalisti,cameraman,telec

amere,fotografi e quant’altro riguardasse il mondo delle comunicazioni e del cine-ma tutti concentrati in uno stesso luogo.Le giornate erano sempre molto intense e movimentavate ma mai stressanti e noiose. La mattina solitamente si guardava un film della nostra sezione “Alice nella città” in concorso e alla fine del film si svolgeva un dibattito sotto il profilo tecnico e sociale con la delegazione; prima di uscire dalla sala si consegnavano delle schede di valutazione con un voto compreso tra uno e cinque. Nel primo pomeriggio si facevano varie attività come conferenze stampe su dei film,incontri con attori,registi,sceneggiatori come ad esempio James Ivory, Melissa Rosen-berg, Terry Gilliam,Beppe Fiorello,Maria Sole Tognazzi e tanti altri ,oppure si as-sisteva a mostre molto interessanti tra le quali quella dedicata a Sergio Leone. Nel tardo pomeriggio si assisteva al se-condo film non in concorso e si faceva il Red Carpet con attori del calibro di George Clooney, Richard Gere e Helen Mirren. E qui incominciava la vera festa: fans impaz-ziti pur di strappare una foto o un autografo al loro beniamino,giornalisti accalcati pur di fare qualche domanda alle star che sol-cavano il red carpet,un muro di fotografi pronti a scattare foto non appena avvista-ta l’ombra della star di turno…insomma tutto questo è Roma Cinema Festival! La serata di gala per la premiazione ha ra-dunato nell’ auditorium star più o meno im-

portanti, politici e giornalisti per una serata conclusiva degna del festival. Il Marc’Au-relio D’oro è stato assegnato al film danese di Nicolò Donato “Brotherhood”, storia gay molto tormentata tra due militanti neonazi-sti. Il festival si è poi concluso con la sempre più verde e affascinante Meryl Streep, che ha ritirato il Marc’Aurelio d’oro alla Carrie-ra e ha presentato una commedia diverten-te tratta da una storia vera, “Julie & Julia”. Come tutte le esperienze piacevoli anche questa è finita in fretta, però posso dire che questa esperienza mi ha dato molto perché è

stata una splendida occasione per relazionar-si con altre persone che la pensano in modo differente dal mio e mettermi in discussione, scoprendo affinità che ognuno di noi non sa-peva di avere. Questa esperienza ha aiutato tutti noi a sviluppare il nostro spirito critico poiché le nostre affermazioni sono state sem-pre basate su tesi logiche e non solo su par-venze come, solitamente si è portati a fare.

Un inviato di giurato al RomaCinemaFestival! di Francesco Girone V H

‘The September Issue’ il do-cumentario su Anna Wintour (Direttrice Vogue America) e la produzione del numero di Settembre del 2007; una del-le più gandi uscite nella storia dei magazine, con 840 pagine.

Il regista R.Cutler ci mostra in novanta minuti, avendo avuto un accesso senza precedenti al dietro le quinte del magazine Vogue, il lavoro e i meccanismi dietro uno dei più importanti magazines al mondo, e il mondo

di Anna Wintour, la donna che dal 1988 , nascosta dietro i suoi

enormi occhiali neri, guida Vo-gue America e buona parte del mondo della moda. La Wintour è stata definita “una papes-sa” ,”una regina delle nevi”, una ‘dominatrix”, ” un’aliena caduta dallo spazio” e soprat-tutto come ‘Il Diavolo” nel film “Il Diavolo Veste Prada”.

Anna Wintour ,appare nel docu-mentario fredda e dittatrice,non si trattiene da critiche e com-menti e permette ai non esper-ti di moda di vedere quanta passione venga messa nel-la creazione di un giornale.

ALLA CORTE DI QUEEN ANNA(WINTOUR)

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Lo “Street Style” è traducibile come lo “stile di strada” e si tratta di uno modo di fare moda, alla base vi è solo della gente comune. Con questa idea è nata su Internet un imponente serie di siti e di blog che raccolgono le im-magini di gente fotografata per stra-da. Infatti,internet dà l’opportunità di conoscere lo “Street Style” di ogni parte del mondo, permettendo a chiun-que di trovare idee moda tutte nuove legate al look suggerito da gente nor-malissima fotografata per le strade del mondo: New York, Parigi, Londra,

Tokio, Singapore, Berlino, Milano, Oslo, Stoccolma e tante altre città. Il più famoso tra tutti è “The Sartoria-list”.Da anni Scott Schuman ha smes-so di fare il buyer per dare vita a The Sartorialist, il blog che ha documenta-to tutte le ultime tendenze nel campo della moda scattando fotografie alla gente vestita in modo più originale tra le strade di tutto il mondo. Un’idea semplice che si è subito trasformata in un successo planetario, consacrato dal Times’magazine che ha inserito The Sartorialist tra i primi 100 “design in-fluencers” mondiali.

Lo stile non arriva dalle passerelle ma dalle stradedi Francesco Girone V H

Tra le modelle più belle e fa-mose è impossibile non anno-verare Agyness Deyn,grande protagonista dell’anno 2009. Questa stupenda supermodella britannica nasce nel Lancashire nel 1983 con il nome Laura Hol-lins. Infatti il nome che l’ha resa una delle più conosciute e paga-te modelle è in realtà un nome d’arte. Dopo aver consultato un amico della madre esperto in numerologia,il quale la informò riguardo al fortuito spelling del nome "Agnes",cambiò il suo nome in Agyness. Sembra che per lo stesso motivo decise con la madre e la sorella minore di cambiare cognome,così da ri-sultare oggi Agyness Deyn! La sua vita lavorativa non comincia assolutamente nel campo della moda. Infatti all’età di tredi-ci anni è costretta dalla povera situazione familiare a lavorare come cameriera part-time in un fish & chips a Ramsbotton. Nel 1998 però lavora al Villa-ge Chippy dove incontra Henry Holland, proprietario e fonda-tore della casa di moda House of Holland. È l’inizio della sua carriera nel campo della moda! A sedici anni vince la gara “face of ‘99” indetta da Rossdale Free Press e si trasferisce a Londra dove firma un importante con-tratto con l’agenzia Models 1. La sua carriera decolla defi-nitivamente nel 2006 quando diviene testimonial della linea Blugirl di Blumarine. Questo

lavoro in particolare è un tram-polino di lancio per Agyness,che si ritrova a lavorare per griffe sempre più famose nelle ma-gnifiche città della moda : New York,Londra,Milano e Parigi. È uno dei volti di Vogue Italia e altre importanti riviste come Grazia e Pop; ben presto è an-che su Vogue accanto a Dout-zen Kroes, Caroline Trentini, Raquel Zimmermann, Sasha Pivovarova, Jessica Stam, Coco Rocha, Hilary Rhoda, Chanel Iman e Lily Donaldson. Infatti la Deyn e le altre modelle sono state scelte per la copertina dal-la direttrice della rivista Anna Wintour che le nomina "super-modelle di nuova generazione”! Poco dopo la Deyn appare an-che in varie campagne pubbli-citarie internazionali per case di moda come: Anna Sui, Burber-ry, Cacharel, Gianfranco Ferrè, Giorgio Armani, Paul Smith, Vivienne Westwood e Jean-Paul Gaultier solo per citarne alcune. L’elenco di griffe per le quali ha sfilato fa invidia anche alle più note modelle! Missoni,Max Mara,Etro,Roberto Cavalli,Marc Jacobs,Moschino,Dior [..]. Ma d'altronde parliamo di una modella bellissima,alta 1.77 e con misure eccellenti: 78-61-89! E poi,non è mica proprio lei la modella che ha reso il taglio alla garconne un cult?

Le modelle più famose: Agyness Deyn!

Una notizia degli ultimi giorni riguarda un’interessan-te ribellione da parte di un gruppo di modelle ai vertiginosi tacchi creati da Alexander McQueen. Per quanto si possa con-siderare questa scarpa un’opera d’arte,il tacco da 30,4 centimetri spa-venta non poco anche loro,le bellissime modelle delle griffe più famose. In particolare,anche se i nomi non sono noti,la ribellione riguardereb-be tre famose modelle di fama internazionale che di fronte all’eccentrica scarpa dello stilista hanno espresso senza indulgi il loro disaccordo. Le tre modelle preoccupate per la loro salute e re-putazione si sono rifiutate con forza di partecipare alla sfilata di Ale-xander McQueen,già famoso per altre estremizzazioni in campo della

moda. Infatti tra le modelle in ribel-lione ci sarebbe anche la Kershaw che durante una sfilata nell’anno passato era addirittura svenuta sul-la passerella. Ciò era accaduto per colpa di un corsetto davvero trop-po stretto,opera ancora una volta di McQueen. Il caso ha suscitato molto clamore e interesse nel cam-po della moda,poiché rappresenta il primo tipo di ribellione da parte

delle modelle. La giornalista Patty Huntington scrive: "Finora avevo

solo sentito di qualche caso isolato ma è la prima volta che tre top mo-del si mettono d'accordo per prote-stare contro una cosa del genere. Di-rei che è molto interessante, perché ci sono già stati tentativi di creare dei sindacati di modelle e questo è il segnale che queste ragazze stan-no finalmente prendendo coscienza dei rischi legati alla loro salute e alla loro sicurezza". Dello stesso parere anche Emma Hope,designer inglese di scarpe "è come cammi-nare su un righello e questo è l'op-posto di quello che vuole fare la gente comune.” e Ellie Levenson, autrice di "The Noughtie Girl's Guide to Feminism “Penso che il loro rifiuto si ricolleghi al femmini-smo…nel senso che il femminismo consente finalmente di dire di no. Gli stilisti influenzano le donne su come vestirsi e credo sia davvero irresponsabile incoraggiarle ad in-dossare abiti eccessivi e pericolosi".Tutti concordano con loro quindi,tranne ovviamente gli stilisti più creativi che ben presto si trove-ranno a dover rispettare dei criteri

Ah, parlando di “armadillo shoes”di Claudia Grassi IV A

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Bari, 23 Giugno 2009. Un giorno apparentemente normale. Un giorno come gli altri. Eppure qualche cosa già mi diceva che non sarebbe stato un classico martedì di inizio estate. Infatti, mi ero svegliato in maniera inusuale, di buonora, come se dovessi attendere una notizia, una risposta importante. Il campionato di serie B era terminato da poco meno di un mese, e si era concluso con una roboante vittoria per 4 a 1 contro il Treviso. Partita emblematica che rispecchia la grande stagione 2008/09 dei Biancorossi. Alla guida di quel Bari c’era un leccese che aveva fatto innamorare tutti noi Tifosi del Galletto e, permettetemi questo appunto, sottolineo Tifosi per indicare coloro che hanno sostenuto la squadra anche e soprattutto nei momenti più difficili, anche a Venezia nel 2004, il punto più basso degli ultimi 20 anni, l’anno della retrocessione in serie C. Sicuramente uno dei momenti meno dolci della mia vita, io che vado allo stadio, anzi no, in Curva Nord, da quando avevo 3 mesi, io che c’ero a quel famoso Bari-Cittadella degli arcinoti 67 paganti. Ritornando a quanto si diceva prima, l’allenatore che aveva fatto battere a ritmi accelerati il nostro cuore faceva Antonio di nome e Conte di cognome.Bè, quel fatidico 23 Giugno, la prima pagina della Gazzetta titolava così: << Conte-Bari: Rottura!>>.

Sembrava la fine di un sogno, la fine di un progetto già ben avviato, insomma la fine di tutto. Avevamo aspettato otto lunghi anni per tornare nella serie A, la serie che spetta ad una squadra e ad una città come la nostra amata Bari, e addesso… era svanito tutto! E come se non bastasse avevamo dovuto aspettare una settimana intera per sapere il sostituto di mr. Conte, sorbendoci tutti i nomi possibili (e a dir la verità anche quelli impossibili) affibbiatici dalla stampa. Il 30 Giugno, però, arriva la tanto

attesa notizia: il grande Giorgio Perinetti assegna a Giampiero Ventura le redini della squadra. Il nuovo allenatore arriva nel capoluogo pugliese con un compito difficilissimo: farsi accettare da un gruppo forgiato dal marchio Conte e da noi Tifosi. Il buon Giampiero da Genova (ma sottolineo di fede Doriana) esordisce durante la prima conferenza da allenatore del Bari con una frase rappresentativa: << Io alleno per libidine!!! >>. Sicuramente a posteriori

leggere le sue dichiarazioni ci fa “godere” ancora di più,

ma lì per lì non erano, diciamo, molto confortanti. Nonostante tutto noi Tifosi eravamo lì, nei giorni caldi d’Agosto, a sostenere la squadra durante la preparazione. Noi, a dispetto dell’ennesima delusione targata Matarrese, pensavamo solo a incitare tutti, perché non potevamo riperderlA. E affidiamo le nostre speranze al più vecchio degli allenatori della serie A. I giorni passavano e saliva l’adrenalina: esordio stagionale contro l’Inter a Milano il 23 Agosto. E finalmente quel giorno arriva;

un viaggio interminabile: ben 13 ore per giungere alla Scala del calcio. La partita si giocava alle ore 18, ma già un’ora prima del fischio d’inizio il settore ospiti era stracolmo. Da brividi. 5000 pazzi (perché solo così ci possiamo definire) a sostenere la squadra. All’urlo di “BARI . . . BARI” ebbe inizio il match contro i campioni d’Italia. La storia della partita penso la conosciate tutti: minuto numero 73, Langella scatta sulla fascia, mette al centro per Kutuzov ed è… GOOOOL!!!! I 50000 del Giuseppe Meazza

muti ad osservare il nostro delirio, figlio di tanti bocconi amari digeriti per tanto tempo. La nostra libidine! La partita finirà 1 a 1, ma appena finito l’incontro, il pensiero rifugge, come per volontà del destino, a quello spareggio salvezza del 2004. Quanto era lontana, adesso, Venezia e tutte le lacrime che avevo versato; mi guardavo intorno e vedevo i miei “fratelli” piangere dalla gioia… ci eravamo presi una bella rivincita! La prima vittoria in serie A, si faceva attendere, ma arrivava alla quarta giornata: 4 a 1 all’Atalanta, come l’ultimo successo in serie B. Da quel momento in poi nessuno avrebbe più fermato il “trenino” Biancorosso, tranne qualche fermata occasionale. È inutile starvi a raccontare il resto della stagione fino a questo punto perché credo sia sotto gli occhi di tutti la realtà che siamo diventati. Per concludere, però, ci tengo a dire un’ultima cosa; vorrei fare un applauso a tutti Noi ragazzi della Nord, indomiti seguaci delLa Bari (come si dice da queste parti!) nella buona e nella cattiva sorte, in C come in B come in A. Perché è semplice andare adesso allo stadio, magari solo per vedere le squadre strisciate, con la sciarpa al collo, e dirsi “Tifosi del Bari”. Ovunque andrai, ti seguirò, e mai ti lascerò… FINO A CHE MORTE NON CI SEPARI! AVANTI BARI, AVANTI ULTRAS CURVA NORD!!!

No, non sarà un’avVentura! di Sabino Memola & Fabio Trigiante V I

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Our historyEverybody goes on and says:

I can change nothing,I can’t do anything.

Everybody can put off its mind and think:

All go how all must go,Other people can decide for me;

But I am tired,I want shout loud what I am,Do something to change the

world,Try to share my ideas,

Try to make a new way,Came on and change our history!

Gaetano “Gaguz” Capriati III C

Un pomeriggio d’autunnoCerte volte apri la finestra per caso,

ti fermi ad osservare, quanto è bello il cielo!

E’ un pomeriggio d’autunno,il tramonto,

alle 17 e qualche minuto, già il tramonto.

E’ un pomeriggio d’autunno, ti fermi ad osservare il cielo,

il sole rosso,dietro le nuvole,

il tramonto, rosso il cielo in fiamme,

fuoco ormai lontano,caldo di una giornata d’estate,

il sole calante,mangiato dalle nuvole,crea un gioco di colori,

quasi quasi rimarresti lì per sempre, e in un attimo è buio,

tutto è finito,chissà quando ritornerà,

così in alto, fiero,

il sole.

Gaetano “Gaguz” Capriati IIIC

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REBUSMANIA

ORIZZONTALI: 1 severo avvertimento;6 stipendio; 10 rivolgersi al giudice; 12 enormi camion; 13 la guidò Mao; 14 nacque per creare un’unione doganale; 16 coda di renna; 17 l’acido ribonucleico; 18 vino di mele; 19 due nullità; 20 scherzi, burle; 21 oggi agli estremi; 22 si effettua comprimendo i grappoli di uva; 24 comitato europeo di ricerche nucleari; 26 discordia sull’Olimpo; 27 processo di formazione delle catene montuose; 30 coda di pavone; 31 sfidare il pericolo; 32 fra S e V; 33 ha odore soffocante; 34 eroe spagnolo; 35 iniziali di Bongiorno; 37 la madre di Horo; 38 proibizioni; 39 qui… a Paris; 41 la vittima della Corday; 42 antico cantore; 43 frutto dalla buccia… pericolosa.

VERTICALI: 1 si occupa di fenomeni monetari su larga scala; 2 il padre del mitico Thor; 3 una caravella; 4 E’ un vero peccato; 5 una bevanda dissetante; 7 antico testamento; 8 si usa per cocktail; 9 lo stato asiatico con La Mecca(6,7); 11 si frequenta dopo le elementari; ricchi come… il signor Bonaventura!; 15 un’antica civiltà greca; 18 seguente in breve; 20 li hanno certi mezzi militari; 21 quadri napoletani; 22 vantaggio monosillabico; 23 nel paradiso di Maometto; 25 periodi storici; 28 gretti; 29 si cita con Leandro; 32 missile balistico degli USA; 34 un prodotto dell’alveare; 36 banca centrale europea; 38 prima di Dyck e Gogh; 40 in cuore… ride; 41 chi lo dice è perplesso.

CruciVerba

Parole: 7, 10Parole: 7, 7, 7

N.B. Le soluzioni di questi giochi li troverete nel prossimo numero!

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SudokuFacile Medio

Parole in comune 1) LENTO; PAGLIA; SCHERZARE; VIGILE; BATTESIMO.

2) RAGNO; ACQUA; OSSO; NERO; CIAMBELLE.

Soluzioni ai giuoki del numero

precedente:

PAROLE IN COMUNE1°- Nido; 2°- PelleREBUSMANIA

Facilitato: IN/creme/NT/are/leve/N/DI/te = incrementare le vendite

Impossibile: solo una enne (solen-ne) messa nell’angolo (in canto) =

solenne messa in canto

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15 Marzo 2008 . XI I I g iornata dell ’ impegno e della memoria delle vittime della Mafia : quasi tutti no i Skakkisti , con pro fessori ed altre centomila

persone provenienti da tutta italia , abb iamo sfilato per d ire “NO ALLE MAFIE ” .

Alle 10 il Corteo ha inizio . . .

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Tutti in marcia per protestare perchè anche no i s iamo contro la Mafia , contro questa realtà che ci sta stretta . . .Marciamo per le settecentomila

persone che hanno perso la vita .

G iuseppe D ’Angelo , Salvatore Vaccaro Notte , G iuseppe Montalbano, f il ippo basile , vincenzo vaccaro notte , d omenico geraci , gaspare stellino , antonino

politroni , antonio barbera , g iuseppe d i matteo , g iuseppe montalto , carmela minniti , d omenico buscetta , agata zucchero , l il iana caruso ,

cosimo fabio mazzola , p ino puglis i , caterina nencioni , angela fiume, fabriz io nencioni , dario capolicchio , beppe alfano, g iuseppe borsellino , gaetano

giordano, paolo ficarola ,g iovanni l izz io , r ita atria , paolo borsellino , emanuela lo i , walter cusina, vincenzo l i muli , claudio traina , agostino catalano,

g iovanni falcone, francesca moruillo , antonio montinaro , rocco d icillo , vito schifani , g iuliano guazzelli ,salvo l ima, peppino impastato . . .

DirettriceAntonella Pagano IV P

CaporedattoriAngela Casavola III B Paola Dabbicco III CValerio Iacovone IV P

Viviana Sebastiano IV P

RedazioneTracy Amoruso IV L

Gaetano Capriati III CAlessia Giuliani IV LClaudia Grassi IV A

Federica Loiacono V ISilvia Mazzotta IV LRoberta Pagano I DSonia Ragno III E

Michele Rosamilia III M

Hanno collaborato per questo numeroValentina Favia IV GSimona Fiore IV H

Francesco Girone V HRegina Grimaldi II BSabino Memola V I

Arianna Misceo III DEnrico Sciacovelli I FFabio Trigiante V I

WebmasterLuca Leonardo [email protected]

Continuate a scrivere, pastrocchiare e

disegnare!Potete proporre nuove rubriche, imparare ad

impaginare ed entrare in Redazione!A presto!

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[email protected]

Cito l’Agente J per quanti di voi avranno amato i “Men In Black”. “La larva è l’aspetto della prima fase dello sviluppo di molti animali [...]. Alcune larve possono vivere come parassiti nell’uomo, provocando gravi disordini e alterazioni. Si installano nelle vie lacrimali, nelle narici, nelle orecchie,ecc...oltre che nella pelle e nel tessuto cellulare sottocutaneo.” (Enciclopedia del Sapere)Non è l’avvio di un articolo zoologico, ma un’immagine alla quale pensavo durante lo scorso Comitato. Vi guardavo: muti, distratti, presi dalla decima sigaretta della giornata. La metafora è venuta spontanea, perché quello che vedevo non era il risultato di una degenerazione. Ma l’inizio di un sistema larvale all’interno dei nostri cervelli. I nostri insetti sono della specie neglegentia populi e pigritia gentium (mi perdonino i padri della lingua Latina!). Dite che sono tragica? Si, lo penso anche io. Ma con l’inizio del 2010 ho letto diversi articoli di Fantapolitica, di denuncia a situazioni

sociali “immaginarie”. Quando invento, mi viene da esser tragica. Allora penso ad una scuola in cui l’ultimo giorno è stata indetta un’Assemblea mai tenuta, un Comitato di studenti con “la testa al cazzeggio” (tanto per citare la situazione). Penso a questa idea del Blog per Skakkinostri, alla quale ero contraria e che preferisco veder realizzata prima di aver il diritto di dire la mia. Spazio illimitato, articoli in tempo reale, maggior informazione e accessibilità per tutti. Addirittura in rete abbiamo la possibilità di inserire demo delle band che parteciperanno alla Giornata dell’Arte. E’ meraviglioso ragazzi, davvero. Ma l’idea di queste larve che ci rallentano, ci impigriscono, va un po’ contro tutto ciò, non credete? Chi se ne occuperà? Chi scriverà? Chi farà crescere la Scuola così come i rappresentanti auspicano? Curiamoci, debelliamo questi fastidiosi insetti allo stadio primordiale, perchè il Sistema può ancora funzionare. Viviana Sebastiano IV P

La Reda

->Concorso di Scrittura<-SALVE SKAKKISTI! Con questo secondo numero finalmente possiamo dare il via al concorso a premi di Skakki Nostri! Avete capito bene, ci sarà un premio! Si tratta di un concorso di scrittura: voi ci invierete tutti gli articoli che riuscite a scrivere e noi li valuteremo insieme a tre professori (la prof.ssa Sassanelli, la prof.ssa. Frega e il prof. Lopez). Potranno partecipare tutti gli attuali studenti dello Scacchi (ad eccezione, ovviamente, dei facenti parte la giuria).Gli scritti che ci invierete potranno trattare qualsiasi tema senza alcuna limitazione e potrete utilizzare la forma di articolo (testo argomentativo) o di racconto di esperienze reali o fantastiche. Tenete presente che i criteri di valutazione saranno:

1. Rispetto dello stile richiesto a seconda della scelta di una delle due tipologie ammesse (testo argomentativo o racconto);

2. Chiarezza nella narrazione e/o nell’esposizione;

3. Correttezza grammaticale e lessicale (gli articoli saranno ovviamente corretti prima della pubblicazione);

4. Originalità dei contenuti.

L’articolo vincente sarà pubblicato con priorità assoluta sul prossimo numero di Skakki Nostri. Anche gli altri articoli saranno pubblicati fino ad esaurimento dello spazio a disposizione del nostro giornalino. Il vincitore avrà diritto ad un buono di 75 euro spendibile in una delle librerie della città. Il concorso si apre il 1° febbraio e voi potrete inviarci gli articoli fino a maggio… cosa state aspettando?! Scrivete, scrivete, scrivete!

La Reda

<<C’è un problema larvato nel Sistema>>