giornale METE

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che sono là per difendere il tempo della loro vita; che è scandaloso compensare un lavoro con 500 euro al mese ; che è inaccettabile un siste- ma che lascia una intera ge- nerazione senza tutela; che è immorale un paese che spre- ca fiumi di denaro in una poli- tica corrotta e inconcludente ma tollera una evasione fi- scale di 300 miliardi di euro l’anno. Che poi a evadere si affrettino pure i manager af- fossatori e super pagati è la classica ciliegina sulla torta. miliardi di euro l’anno. Senza presente, né futuro di Aida Graziano Sono una madre di tre figli, di età diverse, che si preoccupa legittimamente del loro futuro. Professio- nalmente, un’insegnante che conduce i propri alun- ni a tagliare il traguardo finale del percorso scola- stico superiore. Mi sforzo, per entrambi i ruoli che ricopro,di immaginare le loro carriere, ma nono- stante mi impegni , non riesco a scrutare un oriz- zonte lavorativo .Sarà che mi urge acquistare nuove lenti o che il pro- blema è più preoccupante di quanto non sembri? Sono sconcertata, ma lo sono stata tanto di più apprendendo la proposta di legge di un tale Ceroni Remigio, ignoto deputato marchigiano che ha sco- dellato un nuovo incipit costituzionale forse per rompere l’anonimato, vo- lendo togliere dall’articolo 1 della nostra Costituzione la parola “lavoro”, come elemento fondante della Repubblica. Suddetta pro- posta è stata avanzata nel momento in cui proprio il lavoro costituisce il proble- ma più drammatico del nostro paese: il lavoro perso e il lavoro che i gio- vani, in misura crescente, non trovano. Al di là di tutte le motivazioni politico- costituzionali che giustificano l’attuale formulazione dell’ar- ticolo 1 della Carta, proprio il dramma dei disoccupati, dei sottoccupati, dei lavoratori in nero, dei precari a vita do- vrebbe sconsigliare di tra- stullarsi con quel termine. Tanto più che sul tema del lavoro abbondano gli specia- listi, o presunti tali, che am- manniscono spiegazioni, soluzioni, moniti. Si ripete, ad esempio, che gli italiani e i giovani in particolare da tempo non vogliono fare certi lavori, nei quali sono impie- gati ormai soltanto immigrati. Si afferma anche che i giova- ni si tengono lontani dai lavo- ri manuali, settore nel quale ci sarebbero, soprattutto al Nord, migliaia di vuoti nei laboratori artigiani, nelle pic- cole e medie imprese Talora si denuncia la mancanza di efficaci incentivi agli artigiani e ai piccoli imprenditori per- ché assumono nelle loro imprese. Ma si sorvola sulla ragione principale di questa contraddizione tra domanda e offerta lavorativa: il preca- riato , la facilità con la quale è possibile sfruttare i giovani con paghe e trattamenti umi- lianti, senza che loro abbiano la possibilità di progettare il proprio futuro. E adesso pro- vo a fare un viaggio nel mon- do previdenziale italiano tra i privilegi scandalosi riservati agli alti manager (per non parlare dei politici). Provo ad esaminare per caso i guada- gni (o l’appannaggio) del banchiere Geronzi, ex pre- sidente delle Assicurazioni Generali; dall’altra la busta paga di uno fra i tanti preca- ri. Non è un confronto, ovvio, non c’è materia. Il primo, si è messo in tasca uno stipen- dio annuo di tre milioni e trecentomila euro; il precario senza nome, una retribuzio- ne di 5-600 euro al mese, per un totale di 5mila, forse 6mila euro l’anno. Non ba- sta: il presidente esaminato aggiungerà al suo stipendio la liquidazione di 16 milioni di euro. Il precario, auspi- cando che lavori tutti i giorni e tutti i mesi, non avrà liqui- dazione alcuna. Sarebbe un peccato non approfittare di una coincidenza tanto fortui- ta quanto rivelatrice: da un lato la crisi nella dirigenza di una grande compagnia assi- curativa italiana,col conse- guente cambio di timone; dall’altro il popolo dei preca- ri, ovvero l’esercito invisibile dei ragazzi(ma più spesso si tratta di non giovanissimi) che prestano la loro opera nelle scuole, nei laboratori di ricerca,nei call center, nei mille luoghi dove si pianifica e si esercita lo sfruttamento nelle forme più arcaiche e moderne che sia dato imma- ginare. E di fronte a questi episodi ci si chiede: ma che razza di paese , che razza di mondo è questo?”Il nostro tempo è adesso” gridano i giovani precari. Come a dire Maggio 2011 Anno IX - Numero 7 Editoriale 1 All’interno del “Capitolo” 2 - 3 News 4 - 5 - 6 - 7 Opinioni a confronto 8 - 9 Pagina verde 10 Appuntamen- to 11 Spazi nostri 12 Sommario

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Maggio 2011

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che sono là per difendere il tempo della loro vita; che è scandaloso compensare un lavoro con 500 euro al mese ; che è inaccettabile un siste-ma che lascia una intera ge-nerazione senza tutela; che è immorale un paese che spre-ca fiumi di denaro in una poli-tica corrotta e inconcludente ma tollera una evasione fi-scale di 300 miliardi di euro l’anno. Che poi a evadere si affrettino pure i manager af-fossatori e super pagati è la classica ciliegina sulla torta. miliardi di euro l’anno.

Senza presente, né futuro

di Aida Graziano

Sono una madre di tre figli, di età diverse, che si preoccupa legittimamente del loro futuro. Professio-nalmente, un’insegnante che conduce i propri alun-ni a tagliare il traguardo finale del percorso scola-stico superiore. Mi sforzo, per entrambi i ruoli che ricopro,di immaginare le loro carriere, ma nono-stante mi impegni , non riesco a scrutare un oriz-zonte lavorativo .Sarà che mi urge acquistare nuove lenti o che il pro-blema è più preoccupante di quanto non sembri? Sono sconcertata, ma lo sono stata tanto di più apprendendo la proposta di legge di un tale Ceroni Remigio, ignoto deputato marchigiano che ha sco-dellato un nuovo incipit costituzionale forse per rompere l’anonimato, vo-lendo togliere dall’articolo 1 della nostra Costituzione la parola “lavoro”, come elemento fondante della Repubblica. Suddetta pro-posta è stata avanzata nel momento in cui proprio il lavoro costituisce il proble-ma più drammatico del nostro paese: il lavoro perso e il lavoro che i gio-vani, in misura crescente,

non trovano. Al di là di tutte le motivazioni politico-costituzionali che giustificano l’attuale formulazione dell’ar-ticolo 1 della Carta, proprio il dramma dei disoccupati, dei sottoccupati, dei lavoratori in nero, dei precari a vita do-vrebbe sconsigliare di tra-stullarsi con quel termine. Tanto più che sul tema del lavoro abbondano gli specia-listi, o presunti tali, che am-manniscono spiegazioni, soluzioni, moniti. Si ripete, ad esempio, che gli italiani e i giovani in particolare da tempo non vogliono fare certi lavori, nei quali sono impie-gati ormai soltanto immigrati. Si afferma anche che i giova-ni si tengono lontani dai lavo-ri manuali, settore nel quale ci sarebbero, soprattutto al Nord, migliaia di vuoti nei laboratori artigiani, nelle pic-cole e medie imprese Talora si denuncia la mancanza di efficaci incentivi agli artigiani e ai piccoli imprenditori per-ché assumono nelle loro imprese. Ma si sorvola sulla ragione principale di questa contraddizione tra domanda e offerta lavorativa: il preca-riato , la facilità con la quale è possibile sfruttare i giovani con paghe e trattamenti umi-lianti, senza che loro abbiano la possibilità di progettare il proprio futuro. E adesso pro-vo a fare un viaggio nel mon-do previdenziale italiano tra i privilegi scandalosi riservati agli alti manager (per non parlare dei politici). Provo ad

esaminare per caso i guada-gni (o l’appannaggio) del banchiere Geronzi, ex pre-sidente delle Assicurazioni Generali; dall’altra la busta paga di uno fra i tanti preca-ri. Non è un confronto, ovvio, non c’è materia. Il primo, si è messo in tasca uno stipen-dio annuo di tre milioni e trecentomila euro; il precario senza nome, una retribuzio-ne di 5-600 euro al mese, per un totale di 5mila, forse 6mila euro l’anno. Non ba-sta: il presidente esaminato aggiungerà al suo stipendio la liquidazione di 16 milioni di euro. Il precario, auspi-cando che lavori tutti i giorni e tutti i mesi, non avrà liqui-dazione alcuna. Sarebbe un peccato non approfittare di una coincidenza tanto fortui-ta quanto rivelatrice: da un lato la crisi nella dirigenza di una grande compagnia assi-curativa italiana,col conse-guente cambio di timone; dall’altro il popolo dei preca-ri, ovvero l’esercito invisibile dei ragazzi(ma più spesso si tratta di non giovanissimi)che prestano la loro opera nelle scuole, nei laboratori di ricerca,nei call center, nei mille luoghi dove si pianifica e si esercita lo sfruttamento nelle forme più arcaiche e moderne che sia dato imma-ginare. E di fronte a questi episodi ci si chiede: ma che razza di paese , che razza di mondo è questo?”Il nostro tempo è adesso” gridano i giovani precari. Come a dire

Maggio 2011 Anno IX - Numero 7

Editoriale 1

All’interno del “Capitolo”

2 - 3

News 4 - 5 - 6 - 7

Opinioni a confronto

8 - 9

Pagina verde 10

Appuntamen-

to

11

Spazi nostri 12

Sommario

All’interno del “Capitolo”

Un viaggio da sogno sulla Costa Vittoria

Finalmente è arrivato il tanto agognato giorno della partenza che ci vedrà protagonisti di una crociera indi-menticabile, il 7 maggio; sono le 2 :30 del mattino, sia-mo tutti ( o quasi ) davanti la scuola e ci raggiunge a sorpresa anche il Dirigente Scolastico per augurarci buon viaggio. Dopo mezz’ora di ritardo finalmente arri-va il pullman diretto a Policoro . Con il cuore a mil-le,riuniti e pieni di entusiasmo si va diretti a Metaponto, dove partiremo alla volta di Bari. Alle 6 del mattino saliamo sul treno, direzione Bologna,per poi dirigerci su Venezia: è una corsa contro il tempo. A causa di vari imprevisti riusciamo per un pelo a salire sul treno sul quale facciamo conoscenze interessanti tra le quali il commentatore televisivo juventino, Idris, con il quale abbiamo il piacere di scambiare due chiacchiere. Arri-vati a Venezia ci ritroviamo con Filippo Cipriani ( per tutti « Pippo » ) , organizzatore insieme al prof. Nicola D’ammaro del viaggio d’istruzione, che ci accompagna al porto. Riusciamo ad imbarcarci per una manciata di secondi: manchiamo solo noi sulla nave! Nel giro di pochi minuti ci ritroviamo sulla «nostra» Victoria. Siamo tutti eccitati e la stanchezza del viaggio non pesa. Tutti in gruppo iniziamo l’esplorazione della nave e, alla sco-perta della piscina, ci riuniamo per un tuffo liberatorio. Dopo la cena abbiamo trascorso la serata nei vari locali della nave per poi ritrovarci in discoteca. Il primo scalo è stato Ancona dove si imbarcano altri passeggeri, tra cui uno dei nostri. Abbiamo trascorso l’intera giornata all’insegna del divertimento e del relax destreggiandoci tra le varie attività proposteci dalla “Costa”. Siamo riu-sciti sin da subito a stringere amicizia con il personale di bordo composto da persone squisite e gentili sempre a nostra disposizione. La serata è trascorsa tranquilla-mente tra casinò, teatro e l’immancabile discoteca. Il giorno seguente è stato interamente all’insegna del relax tra corsi di ballo e giochi di gruppo organizzati dalla troupe d’animazione. La sera si è tenuta la famo-sa serata di Gala che ci ha visti prendere parte, tutti tirati a lucido, al cocktail offerto dal comandante per darci il benvenuto a bordo. Il giorno successivo, a cau-sa di uno sciopero generale dei trasporti, siamo stati costretti a cambiare itinerario, facendo tappa ad Atene dove ci aspettava una guida che ci ha offerto una pa-noramica storico-artistica della città, conducendoci dapprima allo stadio Olimpico e poi all’Acropoli, culmi-nando il nostro viaggio al Partenone, antichissima e bellissima dimora degli Dei. Al ritorno sulla nave, dopo il consueto bagno in piscina, si è tenuta una serata a tema in discoteca in compagnia degli animatori. Il terzo giorno ci siamo recati a Mykonos dove abbiamo avuto la possibilità di visitare gran parte dell’isola a bordo di scooter o quad. La serata, organizzata « all’italiana » ci ha visto tutti indossare i colori della nostra bandiera nazionale. Fieri della nostra Nazione , abbiamo anima-

to la cena e, con il nostro “tenore” Antonio Rubolino

2 METE - Maggio 2011

abbiamo intonato l’inno nazionale ed alcune delle più belle del repertorio italiano. Dopo aver ballato, chiacchierato e scherzato fino a tarda notte, ci siamo spostati al nostro ponte, dove c’era un viavai di gente infinito. Il quinto gior-no, tra lo stupore generale, siamo scesi in perfetto orario a Corfù dove abbiamo visitato l’intera città vecchia, distri-candoci con maestria tra i vicoli della città vecchia. Arriva-ta la penultima sera, ma cercando di non pensare all’immi-nente ritorno alla routine quotidiana, ci siamo divertiti al massimo. L’ultima escursione si è svolta nella splendida città di Dubrovnick nel mare cristallino della Croazia. Pur-troppo dopo tutti i bei momenti trascorsi, è arrivata l’ora di fare le valigie, puntualmente lasciate davanti le porte delle nostre cabine all’una di notte. Dopo essere stati ringraziati personalmente dal capitano per aver animato una settima-na che altrimenti sarebbe stata all’insegna della monoto-nia dettata dal periodo primaverile, prediletto dai pensio-nati, per di più stranieri; decidiamo di invadere una parte della nave riservata alle persone più anziane, animandola con balli e canti. Arrivano le sette e le sveglie suonano, è il momento di andare a fare colazione, pagare il conto ed è soprattutto il momento di scendere. Dopo essere scesi inizia una vera e propria odissea: il viaggio di ritorno lungo 22 ore. Dopo un paio d’ore passate a girovagare per la stazione di Venezia, arriva il treno che ci porterà fino a Roma. Sul treno c’è più o meno la stessa situazione dell’andata, quello che cambia sono le nostre facce passa-te dalla trepidazione ansiosa dell’andata al completo di-spiacere perché quella settimana dapprima tanto agogna-ta, era invece volata!!! Alle 19 e 30 scendiamo alla stazio-ne Termini di Roma, dove alcuni di noi hanno l’opportunità di incontrare parenti e amici durante le 4 ore di sosta nella capitale. Finalmente arriva il treno che ci condurrà notte-tempo a Metaponto, da dove faremo ritorno alle rispettive famiglie e tutti assieme, dal giorno dopo, alla routine sco-lastica che ci condurrà tra meno di un mese agli esami di

stato.

Un ringraziamento va devoluto al D.S., al prof. D’Ammaro, ai genitori che ci hanno consentito di vivere questa espe-rienza “speciale” ed interessantissima. La porteremo nel

tempo, tra i ricordi migliori.

Leonardo D’Oronzio V B Igea

All’interno del “Capitolo”

3 METE - Maggio 2011

“Azione B - Una Scuola Inclusiva”

Nel nostro Istituto quest’anno è stato presentato dalla referente del gruppo H, prof.ssa Padula e approvato dalla Regione Basilicata un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo “Azione B - Una Scuola Inclusiva” mirante all’integrazione dei ragazzi con bisogni educativi speciali. Partito il 28 Marzo avrà una durata complessiva di 15 settima-ne durante le quali ragazzi diversamente abili avranno occasione d’incontrarsi con quelli normo-dotati per valorizzare le proprie capacità, partendo dai punti di forza di ciascuno e non da ciò che è a loro precluso. Il progetto si propone di favorire l’in-tegrazione, l’autonomia personale e sociale, la for-mazione di un’identità positiva e collaborativa, il potenziamento della comprensione e delle facoltà motorie, la promozione della comunicazione verba-le e scritta, il rafforzamento dello spirito di condivi-sione, il rispetto delle regole e degli altri, al fine di fare acquisire abilità e competenze utili alla vita quotidiana. L’azione formativa è individualizzata sulla base delle capacità di ciascuno, tutti lavorano allo stesso compito ma con funzioni diverse a livel-lo di complessità, in un clima sereno e collaborati-vo, dove l’intesa tra allievi e docenti coinvolti è for-te. Risultato di tale collaborazione sarà la realizzazio-ne di semplici lavori manuali come, il decoupage, il disegno, la pittura e varie altre forme di espressio-ne della creatività, che verranno esposti a conclu-sione del progetto. Durante le attività progettuali si fa spesso ricorso al tutoring e ai lavori di gruppo. In gruppo, infatti, tutti gli studenti ottengono migliori risultati, lavorano di più, sviluppano relazioni positi-ve, rapporti di amicizia e sostegno reciproco. La presenza degli alunni diversamente abili ha co-stituito per tutti l’occasione per riflettere sul proprio lavoro, sui propri atteggiamenti ed ha rappresenta-to un’opportunità di crescita intesa come possibilità di vivere la diversità e il disagio, di crescere nello spirito di accoglienza e di reciproco aiuto e in parti-colare di scoprire modalità comunicative e linguag-gi diversi. Questi ragazzi possiedono infatti, soltanto una di-versità particolare all’interno di un contesto ricco di altre diversità. In conclusione, vengono adottate tutte quelle stra-tegie e quei metodi, che rendano al meglio l’inte-grazione dei ragazzi con bisogni educativi speciali senza dimenticare però, che come dice San Fran-cesco: “abbiamo cominciato col fare ciò che era necessario, poi con ciò che è stato possibile e stia-mo riuscendo a fare l’impossibile…”

Giuseppe Zito V A Geom Halvin Modarelli V B Iter

“Ho scritto d’amore”

Voce di una mamma

Cosa si prova quando si perde una delle persona più care che si ha? Cosa si prova nel vedere finire una vita che tu hai generato, nel vedere svanire una presenza che saresti stata sicura avrebbe vissuto più di te? Queste le emozioni che Fausta Losquadro ha voluto racchiudere nel libro “Ho scritto d’amore”. Nel cuore dell’esperienza dolorosa della morte del proprio figlio l’autrice invece di chiudersi in se stessa decide di dare voce ai suoi sentimenti, di affrontare ciò che sarebbe-ro state le conseguenze pur sapendo che la strada da percor-rere non era facile, ma con l’aiuto di Dio era sicura di trasfor-mare in qualcosa di buono. Un libro sofferto che si altalena tra il dolore più atroce e la cura più dolce derivante dalla fede, che Fausta definisce come la medicina dell’anima. Di sicuro colpisce il lettore che quando si è deboli, quando è facile cro-giolarsi nel proprio dolore, quando è facile trovare scuse o accuse, riuscire a creder che in fondo c’è qualcosa di più grande dietro a tutto, un percorso che è tutto da vivere senza paura perché al nostro fianco c’è chi ci ama e ci protegge, Dio, aiuta ad andare avanti. Fausta ha presentato il proprio libro il 13/5/2011 presso l’auditorium del nostro Istituto, a cui hanno preso parte, il sindaco, avv. Giuseppe Labriola, il diri-gente scolastico, prof Angelo Castronuovo, il professor Do-menico Miolla, la poetessa Rosa Maria Fusco, l’autrice del libro, il vescovo Mons. Francesco Nolè . Moderatore dell’in-contro, il prof. Giuseppe Coniglio. “Io non potevo cedere, do-vevo farmi forza per dare forza, ai miei figli, a mio nipote, a mia nuora. Se io cedevo cedeva l’impalcatura della mia fami-glia. Spero di aver trasmesso quello che provavo se così è il lettore cadrà con me e si rialzerà con me”. Queste le parole che più mi hanno colpito di Fausta alla presentazione del libro ma che io avevo già sentito pronunciare. Infatti le classi, la 4°A e 5°A geometri hanno avuto il piacere di conoscere l’autrice in un incontro precedente e più intimo di quello uffi-ciale. L’incontro, voluto dalla prof.ssa Carmela Romano a cui ha preso anche parte il d.s., avvenuto il 13 marzo ha per-messo a Fausta, accompagnata dal proprio marito, di farsi conoscere e di raccontarsi cercando di arrivare al cuore dei ragazzi e devo ammettere che c’è riuscita. Per due ore il no-stro auditorium ha contenuto parole di sofferenza ma anche di gioia in un strano mix che solo Fausta ha saputo fare. Do-po l’ascolto attento da parte nostra, molte mani si sono alzate per porgere domande all’autrice. Le amorevoli attenzioni nei nostri confronti non sono terminate quel giorno, per Pasqua abbiamo ricevuto un suo biglietto di auguri con cui attesta tutto il suo affetto e il suo ricordo. Abbiamo risposto anche noi con affabilità, provando che non ci siamo dimenticati di lei e dei suoi insegnamenti. Auguriamo a Fausta tutta la serenità che merita perché il suo cuore è puro e candido dalla grande

prova che ha dovuto superare e che continua a raccontare…

Lucia Larocca IV A Geom.

NEWS

4 METE - Maggio 2011

Tra le pieghe di una triste storia la

luce della speranza

Ancora una volta la cronaca ci consegna la tri-ste storia di un sacerdote che ha abusato di almeno una decina di minorenni. Gli abusi si sarebbero consumati tra soldi, droga e prepo-tenze dell’adulto sui minori, provenienti da un vissuto fragile e povero. Ancora una volta però la povertà e i limiti di un uomo di Chiesa getta-no fango su una Istituzione altamente aulica. Si, perché, anche se il don in questione è un prete e appartiene a pieno titolo alla Chiesa, lui non è la Chiesa. Essa è costituita anche da prelati deboli, che a causa di un discernimento vocazionale sbagliato o superficiale, o perché colpiti da variegate patologie psico-spirituali entrano a far parte di una realtà così ricca di umanità, spiritualità e carità. Per contro sono tanti i sacerdoti che ogni giorno, per rimanere fedeli alla loro vocazione perdono la vita, offro-no se stessi sugli Altari, nei confessionali e per le strade polverose del mondo. Sacerdoti che vengono trucidati perché fedeli al loro stato di vita e felici di essere Cristo nel mondo di oggi. Di questi la cronaca ignora i nomi, cognomi, i tratti del volto, e restano altresì sconosciute le

ragioni profonde dei loro sacrifici.

Sacerdoti schierati in prima linea contro la ma-fia e le ingiustizie, impegnati come formatori e creatori di percorsi rieducativi per tossico dipen-denti, onde facilitarne il reinserimento nella so-cietà. Sacerdoti impegnati a istruire, a educare e difendere i Diritti fondamentali di uomini e donne che hanno avuto lo svantaggio di nasce-re e crescere in lembi della nostra società an-cora sottosviluppati. Sacerdoti che si impegna-no nel quotidiano, che accompagnano il percor-so accidentato dei fedeli distratti dai mali del mondo, che sono vicino ai giovani, agli anziani,

agli ammalati e diversamente abili.

Ci si auspica che per ogni fatto di cronaca nera che vede come protagonista un prete, apparis-se accanto un solo trafiletto in cui compaiono le gesta di umanità riuscita e felice di uomini che vivono la misura alta della sua vocazione, con

quotidiana fedeltà e fierezza cristiana.

Per la loro missione, per la loro fede, vogliamo stringerci intorno alle loro figure per testimonia-re la gratitudine e la stima imperitura che il po-

polo di Dio ha nei loro confronti.

Marco Lasalandra IV A Geom

Il successo di Barack Obama

Osama Bin Laden, la mente criminale dietro alla potente Al - Qaeda nonché il terrorista più ricercato al mondo dopo gli atten-tati dell’11 settembre 2001, è stato ucciso dalle forze militari sta-tunitensi, in un’operazione mirata ad Abbottabad, una cittadina. ad un paio di ore di macchina a nord dell’altopiano di Islamabad, con la stretta collaborazione del Pakistan.. In un discorso alla nazione, il presidente Obama ha annunciato la notizia, e una grande folla festante si è raccolta davanti ai cancelli della Casa Bianca, a Washington DC, intonando l’inno nazionale. La cattura di Bin Laden è avvenuta ad otto anni di distanza da quando il presidente George Bush ha dichiarato che voleva Bin Laden “vivo o morto”. Ma il merito ed il riconoscimento degli sta-tunitensi verrà attribuito a Barack Obama che ha annunciato la vittoria finale degli Stati Uniti. È, decisamente, un punto di svolta nella guerra al terrorismo globale iniziata l’11 settembre. Inutile dire che una simile notizia è molto importante sia per la politica estera degli Stati Uniti, che, dal 2001 ha avuto come obiettivo fondamentale il disarmo e lo smembramento di al-Qaeda sia per dare una forte ipoteca alla rielezione di Obama nel 2012. Co-me candidato durante la campagna elettorale del 2008, Obama ha ripetutamente promesso: “Faremo uccidere Osama Bin La-den”. E così è stato. Nella capitale pakistana, Islamabad, un di-plomatico occidentale ha descritto la notizia come un “cambio di gioco”, non solo per Al - Qaeda, ma anche per la politica estera degli Stati Uniti in Pakistan ed in Afganistan, una regione scon-volta dai tumulti e dalle violenze da 10 anni. Alcuni analisti temo-no che morte di Bin Laden possa innescare un ritiro precipitoso degli Stati Uniti dalla regione, lasciando irrisolta la guerra contro i talebani in Afghanistan. Probabile è anche una riconfigurazione dei rapporti con il Pakistan, dove la CIA è impegnata in una cam-pagna contro i più importanti esponenti di Al - Qaeda. “È morto”, ha detto un funzionario dell’Inter-Services Intelligence, rifiutando di fornire altri particolari se non per dire che era stata “un’operazione di intelligence altamente sofisticata”. Il funzionario ha dichiarato di non potere fornire ulteriori dettagli sull’uccisione, né sul livello di coinvolgimento nell’operazio-ne sui rapporti con l’intelligence pachistana. “Daremo maggiori informazioni in seguito”. Si tratta di un evento, simbolicamente molto importante ma i reali effetti che può scatenare sono davve-ro imprevedibili. Gli scenari che si aprono ora sono i più disparati: dalla fine della guerra decennale ad un suo ulteriore inasprimento con ripercussioni contro gli uccisori del leader carismatico con una nuova spirale di attentati, di violenze, di vittime. Se è vero che, così si dovrebbe chiudere il cerchio aperto l’11 settembre, è, però, umanamente, naturale chiedersi se la vita di un terrorista sia davvero in grado di compensare le migliaia di morti civili, se non si tratti di altro sangue versato. Certo l’ambivalenza è molta e la risposta difficile perché, con molta probabilità, Bin Laden avrebbe potuto progettare altri attentati, istigare altri terroristi a mietere vittime innocenti… Certo, la guerra non è mai la risposta, ma come spiegarlo a chi ha perso i propri cari per mano dei terroristi affiliati a Bin Laden?

Vincenzo D’Alcantara V A Igea

NEWS

5 METE - Maggio 2011

Tg delle 20 a confronto: problema disinformazione

Il rapporto 2010 sulla libertà di stampa, redatto dalla Ong Freedom House, classifica l’Italia al 72° posto, un gradino sotto Sudafrica e Tonga, come paese “parzialmente libero”. Bisogna osservare che tale classi-fica tiene conto di tutti i media, non solo della televisione che, se fosse considerata singolarmente, farebbe preci-pitare il nostro Paese di molte posizioni. Si tenga inoltre presente che l’83% degli italiani si informa principalmen-te attraverso la televisione, quindi mediante i tg, rispetto al 34% che legge ogni giorno un quotidiano (sondaggio Demos realizzato nell’ottobre 2010). Analizzando i sin-goli telegiornali si evince da subito l’imparzialità dei tre tg mediaset (l’ammiraglio tg5, il fedelissimo tg4, il gos-sipparo Studio Aperto, di gran lunga meno serio di un tg satirico quale Striscia la notizia) riconducibili direttamen-te all’attuale presidente del consiglio. Tenendo poi pre-sente che la rai è da sempre terreno fertile per pratiche di lottizzazione politica: se prima rai uno, rai due e rai tre erano sotto il rispettivo controllo della DC, del PSI e del PCI, oggi esse sono riconducibili al PDL, alla Lega Nord ed al PD ed editorialmente dipendenti dai suddetti partiti politici. E’ possibile allora tirare una prima somma tra i 6 canali televisivi principali in termini di share: 5 su 6 sono riconducibili all’attuale maggioranza di governo. Una salvifica eccezione, seppur minoritaria, è costituita dai cosiddetti all news (Sky tg 24 del gruppo Murdoch e Rai News 24) e dal tgLa7 (del gruppo Telecom Italia) che si sottraggono alle grinfie politiche in maniera più o meno rilevante. Restringiamo definitivamente la nostra indagine ai quattro tg che vanno in onda alle ore 20: Tg1, Tg5, TgLa7 e SkyTg24. Si osservi che i primi due tg sono seguiti in media da circa il 40% dei telespettatori mentre gli altri due superano di poco il 10% in quanto non visibili in analogico o perché a pagamento. Que-st’ultima percentuale è però in costante aumento, a di-scapito dei tg diretti da Minzolini e Mimun accusati di essere eccessivamente filo-berlusconiani e pertanto subissati dai richiami dell’autorità garante delle comuni-cazioni. Il nostro giornalino ha così deciso di dedicarsi ad un arduo compito, quello di comparare i titoli dei sud-detti 4 tg per il mese di aprile, usufruendo di un servizio messo a disposizione dal sito businesspeople.it Da tale esame si evince come i primi due tg in alcune serate si occupino prevalentemente di cronaca interna, esimen-dosi dal trattare dignitosamente argomenti di attualità politica e giudiziaria “scomodi” che invece trovano am-pio spazio negli altri due notiziari televisivi. Caratteristi-ca comune ai primi due tg è inoltre quella di occuparsi sin dopo il primo quarto d’ora di notiziario del meteo (nel caso del tg1) e di notizie eufemisticamente frivole. Se quelle dal tg5 potrebbero anche essere giustificate data la sua appartenenza ad una tv commerciale, ciò non è ammissibile per un tg del servizio pubblico, i cui abbo-nati pagano un canone non indifferente (110,50 € que-st’anno).

Ecco allora che nel mese di aprile, come testimonia la rubrica “minzoparade” del Fatto Quotidiano, si assiste in ordine cronologico ad un servizio sui “Pomodori vertica-li: a Milano la verdura si raccoglie sui tetti”; al quesito amletico “La vespa è di destra o di sinistra?”; ai consigli vitali su “Come evitare le puzzette del bebé: no alle tisa-ne al finocchio”; all’educativa “La vera storia del pesce d’aprile”. Andando a ritroso nei mesi precedenti ci si imbatte nei seguenti servizi di eccezionale demenza: “Il decalogo contro l’infertilità maschile: non mettete il cellulare nella tasca dei pantaloni”; “Il momento magi-co dell’aceto: è indispensabile per sgrassare e profuma-re il salame”; “Come difendersi dal freddo: copritevi e non uscite di notte” (ma guarda un po’); “ I vasetti per la pupù dei bimbi alla moda” sino ad arrivare alla notizia “Le patate alla lavastoviglie e la triposata”. Forse ades-so ci si spiega come l’evasione del canone rai abbia raggiunto il 30%.

Gulfo Salvatore M. V B Igea

Comprensione verso tutti

L’omofobia sembrava uno spettro ormai lontano. Teatro dell’ultimo episodio di questa categoria, la Bocconi, im-pero degli studi economici, regno della Milano borghese e moderata. Al quarto piano di via Sarfatti, un ragazzo è stato aggredito verbalmente e minacciato mentre cerca-va di evitare che strappassero i suoi manifesti. Unica colpa, far parte di un’associazione studentesca in difesa della diversità di genere e di orientamento sessuale, la Bocconi Equal Student. In seguito alla richiesta di spie-gazioni di quel gesto, il ragazzo è stato aggredito ver-balmente e intimorito con un atteggiamento aggressivo e fisicamente minaccioso. È stata pronta la solidarietà dell’ateneo che ha deciso di non lasciare spazio a dub-bi, inviando una lettera a studenti, professori e persona-le. I ragazzi nella lettera, hanno spiegato, che è neces-sario all’interno della comunità riflettere su questi gravi comportamenti di intolleranza, pur nella certezza che si

tratti di singoli e isolati casi.

Ma questo, non è l’unico caso di omofobia. Dopo il caso di Catania, dove a un giovane viene sospesa la patente <<per disturbo dell’identità sessuale>>, ora è toccato a un ragazzo di Brindisi, il quale si è visto negare il rinno-vo della patente perché, secondo i documenti, risulte-rebbero patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida. Tutto ciò produce un grave danno al cittadino pugliese, in particolare in ambito la-vorativo, per l’impossibilità di potersi muovere. Questo non è che un esempio di forma di discriminazione che avviene ancora oggi in Italia contro una persona omo-sessuale. Sono anni ormai che l’omosessualità non è più considerata una patologia e sarebbe ora che tutti ne

prendessero coscienza.

Filomena Marra V A Iter

6 Maggio 2011

“Si” al nucleare

Dopo 23 anni gli italiani saranno chiamati nuovamente ad

esprimersi contro il nucleare. E’ stato infatti pubblica-

ta sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, il Giudizio di

Ammissibilità con Sentenza 12 gennaio 2011, n.28 dalla

Corte sul Referendum popolare avente ad oggetto ”nuove

centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazio-

ne parziale di norme”. È un problema che interessa an-

che noi della Basilicata perché ancora una volta, a distan-

za di 9anni, la minaccia del nucleare incombe sul nostro

territorio. Il consigliere regionale del Pd, Santochirico af-

ferma: “Con l’articolo 8 della legge regionale 19 gennaio

2010, avevamo previsto che ‘in ossequio ai principi di

sussidiarietà, ragionevolezza e leale collaborazione, in

mancanza di intesa tra lo Stato e la Regione Basilicata,

nel territorio lucano non possono essere installati impianti

di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazio-

ne di combustibile nucleare, di stoccaggio di combustibile

irraggiato e di rifiuti radioattivi, né depositi di materiali e

rifiuti radioattivi’ . La stessa Corte, nel novembre scorso,

dichiarò illegittima questa norma (come altre simili della

Puglia e della Campania). Il nuovo orientamento della

Corte ci rafforza nel proposito di proseguire un impegno

coerente, puntuale e incisivo per evitare che una scelta

anacronistica e sbagliata, come quella del ritorno al nu-

cleare, possa rivelarsi particolarmente dannosa per la

nostra regione… Ci opporremo in ogni modo! ’’ La trage-

dia di Fukushima ha forzatamente riportato il Mondo nel

dibattito sull’atomo. Un dibattito tortuoso e difficile da af-

frontare se si escludono i SI e i No dettati dall’ideologia o

dalla paura della catastrofe. La tecnologia nucleare ha

fatto passi da gigante soprattutto in termini di sicurezza

ma non ha ancora trovato una vera risposta allo smalti-

mento delle scorie nucleari, come ha affermato lo stesso

premio Nobel Rubbia “le nascondiamo pensando che non

ci saremo per risponderne personalmente, ci si libera di

un problema passandolo in eredità al futuro”. Sia i refe-

rendum sul nucleare che sull’acqua da noi in Basilicata

hanno una rilevanza particolare, così sabato 21 maggio

dieci catene umane, organizzate dal Comitato ‘’Vota Sì

per fermare il nucleare’’, cingeranno altri siti nucleari. Dal-

le catene umane si leverà anche un grido di protesta con-

tro il nucleare e la non informazione dei cittadini, che non

si rendono conto di ciò che sta accadendo. In Basilicata la

catena umana si realizzerà a Scanzano Jonico, già candi-

data al nucleare 9anni fa, nonostante sia stata dimostrata

la sua non idoneità per ragioni geologiche. Ricordiamoci

di andare a votare Si ai referendum del 12 e 13 giugno!!!

Anna Giusy D’Onofrio VB Igea

NEWS

Bellezza a tutti i costi

Il fenomeno dei concorsi di bellezza per bambini è mol-to diffuso, sopratutto all’estero, ma spesso sono i geni-tori a volere che i figli diventino delle superstar e allora si innesca un meccanismo davvero molto pericolo-so .Un caso in particolare sta facendo davvero molto scalpore sul web ultimamente, quello di Britney Camp-bell, una bimba di 8 anni sottoposta dalla madre esteti-sta Kerry, di 34 anni, a continue sedute estetiche per iniettarle il botox (una sostanza usata nella chirurgia estetica per “lisciare” le imperfezioni della pel-le).Ovviamente la madre, dice lei, lo fa per la figlia, per-ché è certa, afferma la donna, che un giorno Britney diventerà una grande star. La donna ha anche afferma-to che lei avrebbe tanto voluto stare al posto della fi-glia. Forse dovremmo chiederci che fine farà la società se i primi a istigare i figli alla sola apparenza, sottopo-nendoli, in questo caso, a barbari e dolorosi tratta-menti, sono i genitori .Oltre al botox, la madre ha an-che tatuato le sopracciglia della piccola, dopo averne imparato la tecnica da uno dei suoi ex compagni.Ecco il risultato della “fame di fama” che si respira ovunque. E la piccola Willow, diventata già celebrità, presa ad esempio e da modello da altre bambine. Incredibilmen-te, Kerry non è la sola mamma a volere una figlia sen-za rughe per tutta la vita. In America questo comporta-mento sta diventando sempre più una tendenza, so-prattutto per le bambine che partecipano ai concorsi di bellezza.Dal sapore agghiacciante, il comportamento di Kerry rientra comunque negli standard della legge americana. Infatti, pare che non ci sia alcuna legge che nei proibisca la somministrazione ai bambini. Questo fa si che i concorsi di bellezza americani siano pieni di bambine imbottite di botulino. I bambini diventano così oggetti dei genitori, oggetto della moda e delle tenden-ze, oggetto dei media. Bambini il cui unico valore che viene loro inculcato è l’idea della bellezza e della perfe-zione a tutti i costi. Spesso, l'intervento di chirurgia estetica è solo un modo per riempire dei vuoti esisten-ziali e va ad aggravare i problemi che invece si voleva-no risolvere. I modelli televisivi propongono donne e uomini che non mutano nel tempo, il cui aspetto resta invariato nel corso degli anni. Se naturale questo feno-meno è apprezzabile, ma se ottenuto col massiccio impiego di chirurgia diviene anche artificioso e alquan-to insolito. La vita è costituita dallo scorrere del tempo, e le conseguenze biologiche di ciò devono essere ac-cettate. La bellezza interiore è qualcosa che resta inal-terata nel tempo anzi in molti casi cresce. La bellezza esteriore è solo una immagine statica. Quella interiore è l'essenza dinamica.

Angela Viola VB Igea

SlutWalks

“Dicono che non dovrei dirlo, ma evitate di vestirvi

come puttane se non volete diventare vittime”.

Ecco la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lo SlutWalks, letteralmente “marce delle puttane”, è una protesta iniziata in Canada in seguito a delle frasi offensive di un poliziotto , Micheal Sanguinetti, e da lì diffusasi grazie al social network, diventando così un movimento globale. Le fondatrici dello SlutWalks hanno creato una pagina su facebook in cui definiscono la tesi del poliziotto ridicola, in quan-to la donne stuprate tutti i giorni nel mondo indossa-no jeans, tailleur, tute da ginnastica o persino bur-

qua.

Migliaia di persone, uomini e donne, molte delle quali reduci di violenze sessuali, decise a fare que-ste marce per protestare contro una società che cri-minalizza le donne per gli stupri subiti e per rivendi-care e riappropriarsi del termine “slut”, inteso come

ragazza impudente, di facili costumi.

Una donna è libera di vestirsi come meglio crede, di reclamare il diritto ad essere bella, sensuale, provo-cante, senza per questo finire preda di assalti ses-suali. È l’uomo che deve stare al suo posto se rifiu-tato. Per enfatizzare questo messaggio, infatti, mar-ciano tutte vestite senza pudore con calze a rete, tacchi, minigonne e alcune addirittura in biancheria intima, intonando slogan come “Gesù ama le putta-ne”, “anche loro sognano” oppure , questa vera più

che mai, “GLI UOMINI VERI NON STUPRANO”.

Ad alimentare il tutto, i giornali americani tornano a parlare dello scandalo del 1999, quando un giudice della Corte Suprema, in Italia, affermò che una don-na in jeans non poteva essere vittima di violenza “senza consenso”, data l’impossibilità di sfilare sen-za aiuto i pantaloni. O ancora il caso dello stupro di gruppo ai danni di una ragazzina di una scuola del Texas, che è stata dichiarata colpevole di truccarsi e vestirsi in una maniera più adeguata ad una donna

di 20 anni.

Non è ammissibile tale comportamento. Non c’è nul-la di male in una donna che mette in mostra la pro-pria femminilità. È un modo di sentirsi belle e bene con se stesse. Ciò non vuol dire andare in cerca di “guai”, né da il permesso a un uomo di ottenere con

la violenza ciò che gli viene negato.

Stefania Rago V A Igea

7 METE - Maggio 2011

News

L’Europa in festa

Il nostro continente è ricco di storia, di cultura, e da circa un

sessantennio respira un clima di pace, anche se ultimamen-

te è ritornato ad essere investito dai venti di guerra. Mezzo

miliardo di persone diverse tra di loro, ma unite per volontà

politica hanno raggiunto a fatica un clima di benessere e di

pace. Pertanto, ogni 9 maggio si è orgogliosi di poter cele-

brare la “Festa dell’Europa”. Questa data è riconducibile al

1950 quando nasce l’Europa comunitaria, che coincide an-

che con il giorno che ha segnato la fine della seconda guer-

ra mondiale. Rifacendo il percorso storico, il 9 maggio 1950

la stampa era stata convocata al Quai d’Orsay (sede del

Ministero degli Esteri) per una comunicazione importantissi-

ma.

Le prime righe contenute nella dichiarazione redatta da Ro-

bert Schuman diedero idee riguardanti propositi ambiziosi

per salvaguardare la pace. Veniva così proposto di creare

l’istituzione Europea sovrannazionale. I capi di Stato e di

Governo hanno deciso di festeggiare questa data come

giornata dell’Europa nella riunione tenutasi a Milano nel

1985. Ogni Paese che ha scelto di aderire all’U.E. adotta i

valori di pace e di solidarietà su cui si fonda la costruzione

comunitaria. Questi valori si realizzano grazie allo sviluppo

economico e sociale e all’equilibrio delle varie nazioni. I sim-

boli che rappresentano l’unità del continente europeo sono

molteplici: la bandiera (un cerchio di 12 stelle dorate su

sfondo blu), la moneta (l’Euro), la data in cui viene celebrata

(9 maggio) e il significativo motto dell’Unione: “Unita nella

diversità”. In onore del 61° anniversario dalla sua nascita le

Istituzioni Europee hanno organizzato numerose attività.

Nell’occasione, il duomo di Milano è stato teatro di un even-

to straordinario: il concerto per l’Europa, che si è tenuto per

onorare i valori di libertà, pace e solidarietà. La serata si è

proposta come punto di partenza di un grande progetto pen-

sato per l’Europa e soprattutto per i giovani che ne rappre-

sentano il futuro. Si sono esibiti per l’occasione cori di bam-

bini provenienti dall’Austria e dalla Croazia che hanno can-

tato il famosissimo “Inno alla gioia” adottato nel 1972 dal

Consiglio d’Europa.

“Senza parole, con il linguaggio della musica, questo inno

esprime gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti

dall’Europa. Solo l’unione dei popoli può garantire all’Europa

la sovranità sul suo destino e il suo prestigio nel mondo” e

per me che apprezzo la musica, è il massimo.

Helenia De Felice VB Igea

Opinioni a confronto Sacro

8 METE - Maggio 2011

Si è speso fino in fondo per far capire che non si può stru-mentalizzare il nome di Dio per giustificare l’odio. I temi sociali portati avanti da Sua Santità sono sempre attuali: la famiglia, i giovani, il lavoro. Nel dicembre del ’78 la sua famosa frase: “Aprite le porte a Cristo” ha tuonato fortemente su tutte le coscienze. I suoi oltre cento viaggi in tutto il mondo hanno visto la partecipazione di enormi folle (tra le più grandi mai riunite per eventi a carattere religioso). Con i suoi viaggi apostolici, Giovanni Paolo II ha coperto una distanza molto maggiore di quella coperta da tutti gli altri papi messi assieme. Questa grande attività di contatto fu da molti interpretata come segno di una seria intenzione di costruire un ponte di relazioni tra nazioni e religioni diverse, nel segno dell'e-cumenismo, che era stato uno dei punti fermi del suo pa-pato. Giovanni Paolo II ha avuto un legame particolare con i giovani; infatti, sotto il suo pontificato si sono svolti impor-tanti incontri mondiali, come la Giornata mondiale della gioventù, che si tiene ogni tre anni e che viene svolta, a turno, nelle città più importanti del mondo. I giovani soprattutto hanno nutrito particolare affezione per il papa polacco, gli stessi che sono cresciuti nei grup-pi cattolici con i suoi messaggi di apostolato. Più volte ho avuto modo, a Roma di ascoltare i suoi mes-saggi di fede e di preghiera. Indimenticabile un’esperienza vissuta nel 2004 a Loreto e ad Ancona. Con centinaia di migliaia di giovani, Paolo II , pur già provato da molto tem-po per la sua malattia, si è sacrificato e ha trascorso una giornata splendida, con fede ed allegria. In estate, a Madrid si terrà la GMG 2011, dove si daranno appuntamento milioni di giovani di tutto il mondo che lo ricorderanno con immenso affetto e andranno avanti nel suo ricordo. Karol Wojtyla ha vissuto intensamente la sua vita fatta di fede e di sacrifici, facendolo diventare uno dei messaggeri di Cristo più amati dall’umanità intera, e la sua beatifica-zione rappresenta il cammino di fede di un uomo semplice che ha conquistato il cuore di noi tutti, non solo come uo-mo religioso ma come uomo vero.

Michele Lagala

VA Geom

Beatificazione di Giovanni Paolo II

Il I maggio 2011 Karol Wojtyla è stato pro-clamato beato: un processo durato 5 anni nel quale la Chiesa cat-tolica , nella somma ve-ste di papa Benedetto XVI ha ap-provato e concesso la richiesta

che tutto il mondo cattolico sperava. E’ stato un appun-tamento imperdibile per i fedeli che lo hanno amato. Una folla oceanica presente in Piazza San Pietro, di tutte le nazionalità e di tutte le età, ha assistito alla ceri-monia, mentre in diretta mondovisione hanno seguito, coloro i quali impossibilitati a parteciparvi. Circa 90 le delegazioni internazionali che hanno pre-senziato. Il feretro del Papa, riesumato per l’occasione dalle Grotte Vaticane il 29 aprile, è stato nuovamente esposto presso l’Altare della Confessione di San Pie-tro, ricevendo l’omaggio ininterrotto dei pellegrini sino al 2 maggio, quando la cassa contenente il corpo del beato Giovanni Paolo II è stata tumulata, in forma pri-vata,presso la cappella di San Sebastiano. Il 1 maggio il mondo giovanile si è diviso, tra i fan della musica che si danno appuntamento annualmente a Roma e i papaboys che hanno voluto testimoniare con la loro presenza, l’affetto che li lega a papa Woityla. Un immenso e lunghissimo applauso ha salutato l'im-magine del beato Giovanni Paolo II mentre veniva sco-perta dal balcone della Loggia delle benedizioni della Basilica Vaticana. Tutti lo ricorderemo sempre Papa ed uomo di grande spessore sotto il suo lungo apostolato (27 anni) si so-no susseguiti notevoli cambiamenti sociali. Primo Papa non italiano eletto dopo 455 anni, venuto dall’Est, al di là della cortina di ferro. Con lui il mondo è cambiato: il comunismo sovietico e il Muro di Berlino sono crollati. Giovanni Paolo II ha difeso la libertà religiosa, la dignità dell’uomo, la pace. Ha tuonato contro i regimi totalitari dell’Est ma non ha fatto sconti al capitalismo selvaggio nell’era della globalizzazione.

9 METE - Maggio 2011

La cultura musicale è fatta di tanti affluenti, il fiume è la musica. La musica classica e sinfonica non si sente solo all’Auditorium bisogna andare dove si fa musica e il pri-

mo maggio fa musica”.

Sentir suonare pezzi della cultura operistica italiana in una piazza come quella di Piazza San Giovanni il 1 maggio, una piazza gremita di gente che canta in coro con Gino Paoli “Và pensiero” da Il Nabucco di Giuseppe

Verdi, è stata un’esperienza esaltante.

Il pezzo sgombrato dai pregiudizi e dalle recenti stru-mentalizzazioni e riconsegnato al suo valore di capola-voro operistico italiano, semplicemente, da brividi. Qua-si simbolo di unione, di collettività tutt’altro che dimentica delle radici storiche della Nazione. Il “popolo” ha gioito degli ospiti illustri della serata: i Subsonica (anche loro a più riprese negli anni presenti alla scaletta del Primo Maggio); un irrefrenabile Caparezza che ha scaldato pubblico e palco, ballando e cantando con un’energia davvero ineguagliabile; e il mitico duo Dalla-De Gregori che è stato il clou della serata: da “Se io fossi un ange-lo” a “Balla balla ballerina”, dalla “Donna Cannone” a “Rimmel”, passando per “Disperato erotico stomp”, “L’anno che verrà” e “Viva l’Italia”. Nel frattempo è calata la sera, un altro Primo Maggio è passato, e tra bicchieri di vino, quattro chiacchiere in compagnia ed il gusto tut-to speciale di godere della musica in un modo così sem-

plice, popolare.

Oggi mi sono venuti i brividi pensando a questa bellissi-ma esperienza, e mi è venuto anche da chiedermi quan-ti Primi Maggio ci vorranno ancora, prima che ci si renda effettivamente conto che davvero “C'è troppo precariato e poca dignità nel lavoro”, in fondo anche Caparezza quando si è presentato sul palco ha esordito dicendo: “volevo ringraziare e salutare tutte le persone che stan-no festeggiando per il loro lavoro e cioè tutti gli italiani che se ne sono andati dall’Italia e hanno trovato un po-sto di lavoro […] La gente che n’è andata fuori non se la

cava male”: “Goodbye Malinconia”…

Ilenia Laragione

III A Geom

Opinioni a confronto Profano

''La patria, la storia, il lavoro”:

lo slogan del Primo Maggio 2011

eh.. si! io c'ero…

Quest'anno, nell'anno della coabitazione forzata con la beatificazione di Giovanni Paolo II le difficoltà che ab-biamo incontrato per raggiungere piazza più “rossa d’I-talia” sono state tantissime, ma bellissime; ritrovarsi in mezzo a un fiume in piena di ragazzi diretti alla stessa meta, i piedi potevano fare anche a meno di camminare poiché la direzione e l’intensità della rotta era ben scan-dita! Che spettacolo..dopo ore e ore di attesa inizia il

gran concerto.

Prima gli artisti del panorama emergente italiano, tra cui la giovanissima Erica Mou, poi l’apertura illuminata di un grande musicista come Eugenio Finardi, seguito a ruota dal duo Giuliano Palma e Nina Zilli, che hanno, per primi, reso scoppiettante l’ambiente. All’inizio si può dire che il palco è stato affidato ad artisti più o meno affermati, per arrivare alla parte serale di quello che non

a caso è definito “il Concertone”.

Il pomeriggio fino a notte inoltrata è stato un susseguirsi di iniziative dove la musica era padrona assoluta della scena, coadiuvata dall’aiuto illuminato ed illuminante di un Neri Marcorè che si è rivelato secondo me un abile

conduttore.

A ruota libera sul palco sfilano nel corso del pomeriggio: Edoardo Bennato che ripresenta anche un pezzo stori-co del suo repertorio musicale, come “L’Isola che non c’è”; Daniele Silvestri che non si esime dal presentare lo storico pezzo che a Sanremo fece scalpore “E salirò”; la Bandabardò, ormai habituè della scaletta romana (quasi a dire che senza di loro non è Primo Maggio), accompa-

gnata da un intramontabile Peppe Voltarelli.

Con loro la piazza oltre che spensierata spinge il pen-siero anche a quell’impegno politico che, in qualche modo, in questo Primo Maggio voleva essere bandito. E in questo vengono in aiuto, invece, gli striscioni e le bandiere di tanti ragazzi: “Vota Sì ai referendum previsti per i prossimi 12 e 13 giugno”, sembra gridare la piazza in coro. E le voci si sommano alle voci e la musica di-viene la colonna sonora del dissenso, ma anche del calore che circonda il nostro Bel Paese, così bistrattato,

così politicamente scorretto, così censurato.

E si arriva a sera. Dopo la pausa prevista intorno alle 19 per dare spazio al TG3, si ricomincia alle 20 con l’Orchestra Roma Sinfonietta, il M° Ennio Morricone, per la prima volta sul palco del Primo Maggio, a dimostra-zione che: “la musica rock (come ha spiegato lo stesso Morricone.) non è l’unica musica del nostro tempo, il rock esiste solo se esiste il solista che lo propone. Non disprezzo il rock però non pensate che il rock sia la mu-

sica della gente.

10 Maggio 2011

La nascente bio-tecnologia:

architettura sostenibile e rinnovabili

L’evento più atteso sull'energia solare, sulle fonti rinno-

vabili e sull'efficienza energetica in edilizia nella XII

edizione della Fiera di Verona tenutasi dal 4 al 6 mag-

gio 2011; con 71.950 visitatori certificati, in tre giorni

“Solarexpo & Greenbuilding” si conferma ancora una

volta l’evento fieristico numero uno del settore a livello

italiano e tra i primi tre al mondo. La prima, Solarexpo,

fiera leader dedicata alla sostenibilità energetica e alla

green economy, che ha come punto di fondamentale

importanza lo sviluppo del mercato delle nuove tecno-

logie destinate a giocare un ruolo fondamentale

nell’ambito del processo globale di riduzione delle

emissioni di gas serra; l'altra mostra-convegno, Green-

building, è un appuntamento internazionale su efficien-

za energetica e architettura sostenibile, significativo

per il mondo dell'architettura e del costruire, concepiti

secondo le regole dell'efficienza e dell'innovazione tec-

nologica. La sfida lanciata da queste due mostre ha lo

scopo di fornire soluzioni e strategie per rispondere in

maniera efficace ai cambiamenti climatici e alla neces-

sità di sostituire le fonti energetiche “tradizionali”.

Obiettivi, questi, in grado non solo di promuovere l’at-

tenzione all’ambiente e all’utilizzo critico delle risorse,

ma anche di favorire la crescita del mercato di questi

settori: fotovoltaico, solare termico e tutte le tecnologie

rivolte in particolare al settore edilizio e impiantistico.

Tali mostre si sono definitivamente imposte come vetri-

na per la promozione dei propri prodotti nell’ambito

delle rinnovabili da parte di SOLAREXPO e nei settori

dell’architettura sostenibile e dell’efficienza energetica

per GREENBUILDING.

Questi sono i due argomenti alla base delle recenti

politiche ambientali tendenti all’uso di tecnologie alter-

native quali pannelli solari, pannelli fotovoltaici, ma non

solo, anche impianti di riscaldamento radiante a parete

o a pavimento per un uso razionale del calore domesti-

co, uso di materiali compatibili ecc. Importantissima è,

infatti, la cosiddetta “architettura sostenibile” promossa

dalla Greenbuilding; si tratta cioè della progettazione

di edifici che siano “casa attiva”. Esse oltre ad essere

in grado di ridurre la quantità di energia utilizzata che è

lo standard edilizio dominante nel panorama progettua-

le d’avanguardia, può arrivare a generare energia elet-

trica in modo da annullare i costi energetici per la co-

struzione della casa attiva stessa, lasciando un’ im-

pronta inesistente sulla terra, delle risorse utilizzate per

essa.

Giovanna Costanza V A Geom.

Pagina verde

Aiutando l’ambiente

Negli ultimi anni la terra ha subito ulteriori sconvolgimenti, il terremoto in Giappone, lo tsunami nell’Oceano Indiano, il terremoto in Abruzzo e l’elenco non si ferma qui. Ma nono-stante queste calamità naturali, l ‘uomo contribuisce a sconvolgere l’ ambiente . Inoltre ,gli effetti di oltre un cin-quantennio di esasperazione delle politiche consumistiche hanno condotto a fenomeni legati al degrado delle risorse ambientali ,alla crisi energetica,agli squilibri sociali e molti altri. Nel terzo millennio l’uomo si sta accorgendo di aver bisogno di razionalizzare il suo rapporto con la natura .La crisi economica che lo ha investito in questi ultimi anni lo ha condotto a riflettere sul peso delle sue azioni , sia sull’ambiente che sui suoi risparmi . Di conseguenza di-verse iniziative proposte , impostate verso il risparmio eco-nomico e verso la diminuzione dell’ inquinamento .Per quanto riguarda le quattro ruote è stata proposta dalla Francia un’auto più pulita ed ecologica , la eolo o airpod, un veicolo ad aria compressa che non inquina ed e silen-ziosa . Questo mezzo consente di trasportare tre persone e sarà provvisto di un joystic per sostituire il classico vo-lante . Con lunghezza di circa 2 metri , ha la capacità di recuperare energia anche dalle frenate . La sua velocità è di 70 km/h per autonomia di 220 km . Il tempo di ricarica sarebbe intorno al minuto , con un costo di circa 50 cente-simi di euro ogni 100 km . Questa macchina per la sua propulsione a zero emissioni nocive , non usa nessun tipo di carburante ma solo aria compressa in grado di alimen-tare motori di piccole dimensioni . Ma ci sono anche pro-blemi come la fabbricazione di aria compressa che viene prodotta da compressori che purtroppo hanno bisogno di energia elettrica per funzionare , valutare i costi in termini di emissioni nocive per l’ ambiente e i suoi abitanti L’air-pod sarà il primo esemplare del suo genere ad entrare in

produzione su larga scala tanto che si programma un nu-mero di circa 150 veicoli al mese fino ad arrivare a produr-ne 700 . Il suo prezzo iniziale è di 4 500 euro , e potrà es-sere pronta per il prossimo marzo . Forse per problemi tecnici , economici , forse colpa delle lobbyes, non si sa ancora con certezza se sarà disponibile a breve .Il sogno di tutti, avere una macchina che non inquina e che non consuma molto . Questo si che sarebbe un bel regalo per i neopatentati diciottenni . Alle iniziative proposte impostate verso il risparmio economico e verso la diminuzione dell’ inquinamento , unitamente alla voglia di fare una vita me-no sedentaria , fatto sta che in Italia è nato il fenomeno della “bici boom” . Sulla scia del giro d ‘Italia , gli amanti della bici hanno organizzato il primo giretto d’Italia dove si

sono sfidate ben 27 città italiane.

Ragazzi prendiamo esempio e con la buona stagione , saltiamo anche noi in sella alle due ruote senza motore e

pedaliamo godendoci la natura.

Domenico D’Amore III A Geom

11 METE - Maggio 2011

Appuntamento con la storia

a cura di Giuseppe Zito e

Salvatore M. Gulfo

Spazi nostri

12 METE - Maggio 2011

Direttore Responsabile Prof.ssa Aida Graziano

Caporedattore Salvatore Maria Gulfo V B Igea

Vice caporedattore Giuseppe Zito VA Geom

Redazione Anna Giusy D’Onofrio V B Igea

Stefania Rago V A Igea

Maria Sarlo IV A Iter

Amalia Lauria IV A Iter Eleonora Di Vincenzo IV A Iter

Lucia Larocca IV A Geom,

Giovanna Costanza V A Geom

Serena Bellapianta V B Igea

Marilisa Vinciguerra V B Igea

Helenia De Felice V B Igea

Web Designer Rocco Pontevolpe

Hanno collaborato:

prof.ssa Aida Graziano

Leonardo D’Oronzio VB Igea Giuseppe Zito VA Geom– Halvin Modarelli VBIter Lucia Larocca IV A Geom

Marco Lasalandra IvA Geom.

Vincenzo D’Alcantara VAIgea Salvatore Maria Gulfo VBIgea

Filomena Marra VA Iter

Anna Giusy D’Onofrio VBIgea

Angela Viola VBIgea Stefania Rago VAIgea

Helenia De Felice VBIgea

Michele Lagala VA Geom. Ilenia Laragione IIIA Geom

Giovanna Costanza - V A Geom

Domenico D’Amore IIIA Geom.

Rosilena Gulfo II A Igea Maria Grazia Tarulli II A Igea

La nostra prima esperienza

da hostess

Ciao a tutti, siamo due alunne frequentanti il secondo anno del corso IGEA. Già dall’anno scor-so, la prof.ssa Mormando, ci ha coinvolto in esperienze extra-scolastiche. In alcune occasioni abbiamo ricoperto il ruolo di ho-stess e quest’anno abbiamo par-tecipato alle giornate dedicate all’accoglienza delle prime classi e dei loro genitori illustrando loro le qualità dela nostra scuola. Il 19/05/11 scorso in occasione del torneo di calcio intitolato al patro-no di Tursi “San Filippo Neri”, abbiamo accolto l’invito della ditta Rabite, e accompagnato le squa-dre di calcio dei “pulcini” prove-nienti da paesi limitrofi, in visita al centro storico di Tursi “la Rabata-na”. La prima sosta è stata fatta presso la chiesa di “Santa Maria Maggiore”; qui tutti hanno potuto ammirare il famoso presepe in pietra di “Altobello Persio”. I bam-bini sono rimasti veramente affa-scinati da tutto ciò. In seguito abbiamo proseguito la nostra passeggiata scendendo dalla “Petrizza”, la scala di pietra che collega la Rabatana al rione San Michele, ammirando il panorama, fino a giungere alla casa dell’illu-stre poeta tursitano “Albino Pier-ro”. Proprio lì, la signora Carme-la Rabite ha recitato alcuni versi di una delle più celebri poesie del poeta “A Ravaten,” in cui egli descrive la Rabatana come un luogo caro per i tantissimi ricordi della sua infanzia. Questa bellis-sima giornata, all’insegna del divertimento e della spensiera-tezza ,è terminata poco dopo quando abbiamo guidato i ragaz-zini al campo di calcio per dispu-tare il loro torneoCi teniamo a dire che oltre alla piacevole gior-nata trascorsa, è stata per noi una magnifica esperienza che vorremmo ripetere presto.

Rosilena Gulfo II A Igea

Maria Grazia Tarulli II A Igea

Un revival di

noi maturandi

Sono i nostri ultimi giorni di scuola. Le ultime volte che oltrepasseremo la soglia dell’Istituto. Le ultime volte che entrere-mo in classe. Le ultime volte che ango-sciati, diremo”ragà, da oggi si fa sul se-rio!” sapendo già di non portare a termi-ne questo progetto. Sembra ieri che sia-mo entrati per la prima volta nel “Capitolo”, eppure siamo arrivati in quin-ta, alla vigilia degli esami di stato. Abbia-mo fatto sul serio?Dipende dai punti di vista. Il tempo ci ha raggiunto e supera-to,tanto velocemente da non darci modo di accorgercene, o forse siamo stati noi a fare di tutto, pur di non pensare a ciò che ci aspettava. Adesso anche nelle classi non c’è più la stessa aria spensie-rata che fino ad ieri la faceva da padro-na. Siamo tutti un po’, …un po’ esauriti, ecco! Tutti a cercare di migliorare i propri voti…..si fa per dire!Le false amicizie si sgretolano, come un vecchio mobile esposto alle tarme, quelle vere si raffor-zano. Le maschere che, per il bene della comunità, abbiamo indossato per 5 lun-ghi anni, adesso vengono lasciate fuori dall’aula, perché ormai non ha più sen-so. Adesso tutti parlano di percorsi, di tesine, della terza prova, dell’università, della scelta per il futuro, dell’imminente e terribile Esame di Stato. “Ma siamo dav-vero così maturi per compiere questo passo?””Ci sono passati tutti, perché a noi dovrebbe succedere qualcosa? Così porta sfiga!” “Cosa faremo la notte prima degli esami?” “Io studio” “Io ripeto” “Io esco” “Staremo soli?” “No, staremo in-sieme. Tutti per uno, uno per tutti!”Tutti cerchiamo consigli per possibili collega-menti e proviamo, di non intaccare le tematiche degli altri. I nostri problemi ora sembrano essere “lavoro multimediale o tradizionale?” e intanto la clessidra fa scorrere la sua sabbia. Siamo agli sgoc-cioli. Stiamo per raggiungere il primo

vero traguardo della nostra vita.

Cosa ne sarà di noi? Come dice una vecchia canzone: “lo scopriremo solo

vivendo”!

Le quinte

Un mega “in bocca al lupo” ai ragazzi del quinto anno ed un super “buone

vacanze” a tutti. ...e anche quest’anno scolastico è finito!

Per la prof.ssa Vittoria Bruno

Cara Vittoria, siamo giunti anche que-

st’anno a conclusione di un altro anno

scolastico e per te sono gli ultimi scam-

poli di un percorso lavorativo che ti ha

vista impegnata per molti anni. Riserva-

ta, discreta, puntuale nell’assolvere gli

obblighi scolastici, ti sei sempre distinta

per signorilità e per professionalità. Il

D.S., i colleghi, il personale A.T.A ti

augurano un sereno prosieguo sul sen-

tiero della vita accanto alla tua fami-

glia.A te, sempre rigorosamente nei

ranghi, che il meritato riposo possa re-

galarti “un dolce far...tutto”. Arrivederci e

… buona fortuna!