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* Il presente lavoro, con lievi variazioni, è in corso di pubblicazione anche nel primo nume- ro della rivista “Dictynna” (Lille). 119 Gianpiero Rosati LA STRATEGIA DEL RAGNO, OVVERO LA RIVINCITA DI ARACNE. FORTUNA TARDO-ANTICA (SIDONIO APOLLINARE, CLAUDIANO) DI UN MITO OVIDIANO* Sperduto in questo tessuto – questa tessitura – il soggetto vi si disfa simile a un ragno che si dissolva da sé nelle secrezioni costruttive della sua tela R. Barthes 1. Araneola, un’Aracne più conciliante Fra i molti personaggi-simbolo che Ovidio ha consegnato alla cul- tura europea, c’è anche quello di Aracne, l’abilissima tessitrice di cui Minerva punisce l’insolente superbia trasformandola in ragno. La storia è narrata nel sesto libro delle Metamorfosi (1-145): ammirata da tutti per la sua perizia, Aracne nel suo orgoglio non si riconosce infe- riore nemmeno a Minerva, la dea tutelare di quest’arte, e respinge i consigli di moderazione: la sfida anzi a una gara di tessitura in cui le due rivali tessono due arazzi, ispirati da principî etici ed estetici opposti (senso della gerarchia, dell’ordine classico, del decoro nell’a- razzo di Minerva; anticonformismo, denuncia del pre-potere degli dei, fluidità ellenistica delle forme in quello di Aracne). La stessa Minerva è costretta ad ammettere l’eccellenza dell’opera della rivale, che dal confronto non esce quindi sconfitta, ma ciò nonostante (o pro- prio per questo) la dea beffardamente la punisce con una metamorfo-

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* Il presente lavoro, con lievi variazioni, in corso di pubblicazione anche nel primo nume-ro della rivista Dictynna (Lille).

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Gianpiero Rosati

LA STRATEGIA DEL RAGNO,OVVERO LA RIVINCITA DI ARACNE.

FORTUNA TARDO-ANTICA(SIDONIO APOLLINARE, CLAUDIANO)

DI UN MITO OVIDIANO*

Sperduto in questo tessuto questa tessitura il soggetto vi si disfa simile a un ragno che si dissolva

da s nelle secrezioni costruttive della sua telaR. Barthes

1. Araneola, unAracne pi conciliante

Fra i molti personaggi-simbolo che Ovidio ha consegnato alla cul-tura europea, c anche quello di Aracne, labilissima tessitrice di cuiMinerva punisce linsolente superbia trasformandola in ragno. Lastoria narrata nel sesto libro delle Metamorfosi (1-145): ammirata datutti per la sua perizia, Aracne nel suo orgoglio non si riconosce infe-riore nemmeno a Minerva, la dea tutelare di questarte, e respinge iconsigli di moderazione: la sfida anzi a una gara di tessitura in cui ledue rivali tessono due arazzi, ispirati da princip etici ed esteticiopposti (senso della gerarchia, dellordine classico, del decoro nella-razzo di Minerva; anticonformismo, denuncia del pre-potere deglidei, fluidit ellenistica delle forme in quello di Aracne). La stessaMinerva costretta ad ammettere leccellenza dellopera della rivale,che dal confronto non esce quindi sconfitta, ma ci nonostante (o pro-prio per questo) la dea beffardamente la punisce con una metamorfo-

1 Molto materiale in Scheid-Svenbro 1994.2 Da vedere il bel lavoro di Gorni 1979 (che per nella storia della metafora sottovaluta lim-

portanza della letteratura latina, a vantaggio di quella romanza). 3 Rinvio su ci a Rosati 1999.4 Cfr. Barolini 1987.5 Da vedere qui Barkan 1986, 5 ss.

si in ragno, condannandola cos a tessere per sempre, in perennericordo della sua sconfitta.

Aracne entra quindi nella tradizione letteraria come emblema del-larte raffinata della tessitura (Penelope melius, levius torquetis Arachnesuona un verso di Giovenale, 2. 56) e lo rester ben oltre i confini del-lantichit (cfr. ad es. Ariosto, Orlando 7. 23 Ruggiero entr ne profuma-ti lini / che pareano di man dAracne usciti). Ma quello della tessitura notoriamente un campo semantico che ha implicazioni culturali digrande rilievo nella cultura occidentale1, e in modo particolare lartemeticolosa e raffinata del tessere tradizionalmente assimilata a quel-la del comporre poesia; per cui ad Aracne tocca il destino di essereanche figura mitico-narrativa della metafora di testo. Una metaforaper noi cos diffusa e familiare da non esser pi percepita come tale (eperci morta, lessicalizzata)2: la storia ovidiana di Aracne non solo ne lillustrazione narrativa pi compiuta, ma costituisce una sorta diaition della metafora stessa (e di quella associata del poeta-ragno)3. Altempo stesso, quella storia anche un apologo sui rapporti fra arte epotere, sulla brutalit con cui il potere mortifica le ambizioni di auto-nomia dellartista; e Aracne diventa cos figura dellartista orgogliosoe consapevole, un ruolo che riaffiorer in varie fasi della cultura euro-pea e in artisti cos diversi come Dante4 o Velzquez5.

Non stupisce dunque che il personaggio di Aracne susciti unanuova e particolare attenzione fra i letterati della tarda antichit e del-lalto medioevo, quando la ricercatezza dellelaborazione poetica, e laconsapevolezza che la sostiene, raggiungono livelli davvero moltoavanzati. Vediamo ad es. che il personaggio di Aracne come figuradel poeta raffinato tessitore di ricami verbali sar ben presente allau-tocoscienza letteraria di un poeta del VI sec., che si mostra erede con-sapevole dellintera tradizione latina (lultimo poeta romano,secondo la nota definizione di F. Leo), come Venanzio Fortunato,

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6 Fra i migliori profili letterari di Sidonio cfr. Loyen 1943, Consolino 1974, Gualandri 1979,La Penna 1995.

7 La composizione dellepitalamio, anteriore a quella della lettera in prosa premessa allaprefazione che lo introduce (carm. 14), si data al 460 (cfr. Loyen 1960, XXXIII) o a pochi mesiprima (Schetter 1992, 353 n. 32; altre indicazioni in Kaufmann 1995, 336 e 281, con i dati pro-sopografici rispettivamente su Polemio e Araneola). Per uninformazione generale sul com-ponimento rinvio a Ravenna 1990.

8 Dove si verifica anche lallungamento, con conseguente spostamento dellaccento, dellapenultima, secondo un esito che avr ampia fortuna nelle lingue romanze.

9 Almeno a stare al ThlL II 395, 37 s.

autore fra laltro di quei veri arazzi di parole che sono i carmi figura-ti, per cui egli richiama espressamente la tecnica del ragno: quod velutaragnaea arte videmur picta fila miscere (carm. 5. 6 praef. 16; ma cfr. ancheVita Sancti Martini 2. 86 s. hic abacum picto bombycina flore decorant / artelaborata et vel qualia pensat Aragne e 4. 498 ss. quasi lintea lucet / aut quasfilo agilis contexit aranea telas / retia vel nexis per rara foramina filis). Ed proprio su un paio di episodi interessanti della fortuna tardo-anticadi Aracne che qui vorrei soffermarmi, cominciando da un componi-mento di Sidonio Apollinare, il poeta funzionario imperiale, e poivescovo di Clermont-Ferrand, che negli ultimi anni dellimperoormai agonizzante, di fronte allincalzare dei barbari, vede nellatti-vit letteraria in forme classiche una difesa della propria identitromana6.

Uno dei suoi due epitalami, il carmen 15 delle nostre edizioni (lal-tro il carm. 11), composto da 201 esametri e introdotto da una prefa-zione di 30 endecasillabi falecii, preceduta a sua volta da una letterain prosa indirizzata al dedicatario, celebra le nozze della nobileAraneola con Polemio, un aristocratico impegnato nellattivit politi-ca (sar praefectus praetorio Galliarum alcuni anni pi tardi) e protago-nista nei circoli di cultura nella Gallia del quinto secolo (oltre a van-tare una discendenza da Tacito, ha forti interessi per la filosofia neo-platonica)7.

Il fatto che tra i nomi di Arachne e di Araneola intercorrano differen-ze prosodiche (come la diversa quantit delle prime due sillabe, veri-ficabile, per il secondo idionimo, nellunica sua occorrenza metrica, aincipit dellesametro 147 di Sidonio)8 non un ostacolo a mettere inrelazione con il personaggio ovidiano lAraneola di Sidonio.Lidionimo Araneola, mai attestato altrove9 (mentre come nome comu-

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10 Nota giustamente Pease 1955-58, ad loc. che questa lunica occorrenza certa di diminu-tivo al femminile: laltra fornita dal ThlL II 395, 34, di Paul. Nol. carm. 16. 118 araneolis, potreb-be anche essere al maschile (da accostare cio a Culex 2 ut araneoli tenuem formavimusorsum).

11 Una funzione antonomastica simile a quella svolta nella caratterizzazione (peraltro oppo-sta) di Clorinda nel Tasso: Gerusal. liber. 2. 39 Costei glingegni feminili e gli usi / tutti sprezz sinda let pi acerba; / a i lavori dAracne, a lago, a i fusi / inchinar non degn la man superba.Sullesemplarit per la donna del lavoro del ragno cfr. sotto pp. 123 s.

12 Due parole la cui ressemblence est trop troite perch si possa ritenerle prive di con-nessione: cfr. Ernout-Meillet 1959, 42.

13 Ed forse al confronto con Ovidio che allude la professione di modestia di 14. 24 s. nec,quod detonuit Camena maior, / nostram pauperiem silere cogas (per altre ipotesi cfr. Ravenna 1990ad loc.). Un elenco di imitazioni ovidiane in Sidonio raccoglie il lavoro (anche poco informa-to) di Colton 2000 (136-79).

ne ricorre in Cicerone, nat. deor. 2. 123 in araneolis aliae aliae)10, ovviamente diminutivo di aranea, con spiccata funzione ipocoristico-affettiva, che avr voluto compendiare in emblema la quintessenzadelle virt femminili11: un nome insomma, ragnetto, che nelle inten-zioni di chi lo aveva assegnato era gi un elogio, e che il poeta nonpoteva, pur a prezzo di forzature metriche, non far entrare nel testo.Daltra parte la connessione anche linguistica fra Arachne e aranea indubbio che sia istituita dallo stesso Ovidio, il quale, chiudendo le-pisodio delle Metamorfosi, fornisce sia laition del ragno sia un rap-porto di continuit appunto anche linguistica fra il nome latino del-linsetto e quello greco (6. 145 antiquas exercet aranea telas); e del restoaltre analoghe anomalie linguistiche non impediscono oggi agli stu-diosi di ricondurre letimo del latino aranea al gr. racnh12.

Ma oltre a non esservi elementi impedienti, vedremo che sononumerosi e cospicui gli argomenti che inducono a vedere dietro il per-sonaggio di Araneola, e dellepitalamio che la celebra, lipotesto ovi-diano di Aracne e della sua gara con Minerva13, un ipotesto anzi che un presupposto necessario per la piena interpretazione di un epitala-mio che esige un lettore in grado di accompagnare Sidonio nei per-corsi della sua densa tramatura intertestuale. Il destino letterariodella giovane sposa Araneola era insomma gi iscritto nel suo nome.E trovandosi a dover celebrare un nome appunto cos carico dimemoria poetica, non si pu pensare che il letteratissimo Sidonio,pronto a scherzare sulle implicazioni colte anche del proprio (carm.

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14 Cfr. Mesturini 1982, 263 s. (e 267 ss. su Apollinaris).

13. 26 ss. hoc te Sidonius tuus precatur: / sic te Sidonio recocta fuco / mul-tos purpura vestiat per annos)14, perdesse loccasione di mettere a frut-to la circostanza per valorizzare tutte le potenzialit letterarie chequel nome in nuce condensava. A tale scopo doveva ovviamenteadattare la circostanza dellobbligo celebrativo alle peculiarit delpersonaggio ovidiano e della sua caratterizzazione: il nome diAraneola rendeva insomma inevitabile lassociazione, se non pro-prio lidentificazione, con Aracne, ma questi non era un personaggioda accostare o sovrapporre alla dedicataria di un epitalamio se nondopo qualche accorgimento.

Alla memoria letteraria del pubblico colto cui Sidonio si rivolgeAracne presentava infatti i tratti di una donna empia e ribelle allau-torit divina, che con gesto di hybris aveva sfidato Minerva nellartedi cui la dea stessa inventrice e nume tutelare; nella gara, per di pi,aveva composto unopera figurata in cui aveva irriso la maest divi-na rappresentando un catalogo di disonorevoli avventure erotichedegli dei pi famosi, a iniziare da Giove, a danno di indifese fanciul-le mortali. Un atteggiamento cos audace e oltraggioso da provocareappunto la dura reazione di Minerva e la condanna alla metamorfosiin ragno. Per poter dunque celebrare Araneola accostandola adAracne andavano neutralizzati, o comunque attenuati con lironia, itratti anti-teologici ed eversivi: un atteggiamento di aperta ribellioneallautorit costituita non era la premessa migliore per onorare lasposa di un esponente di spicco dellestablishment politico e socialedella Gallia come Polemio.

Daltro lato bisognava riscoprire altri aspetti, altre caratteristichedella figura di Aracne, e dellanimale che dalla sua metamorfosi eranato, il ragno, per esaltarne le qualit etico-ideologiche positive, edi-ficanti, di emblema delle virt femminili. Ed appunto questa com-plessa operazione che Sidonio realizza. Egli recupera dunque il filo diquella tradizione che identificava nellarte del ragno lemblema dellapazienza e della meticolosit (Front. Laudes neglegentiae, p. 219, 6-8v.d.H. texendi vero araneas diligentiores esse quam Penelopam ullam velAndromacham), facendone larte forse pi docta e ammirata nellintera

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15 Cfr. anche, sullars e la ratio della tessitura del ragno, Plin. nat. 11. 81 e in generaleCapponi 1994, 129 ss.

16 A proposito di Polemio, Ravenna 1990, 17 n. 33 suggerisce giustamente che una sim-metrica interpretazione etimologizzante potrebbe celarsi nellatteggiamento inizialmentebellicoso di Atena. Cfr. anche Roberts 1989b, 342.

sfera animale (Sen. epist. 121.22-3)15. Era stato il ragno che, secondoDemocrito (frg. 154 D-K), aveva insegnato allumanit larte della tes-situra, e secondo Plutarco la tela che esso tesse, ammirevole per lafinezza del filo, un modello di perfezione per le stesse tessitrici(Mor. 966 e stn gunaij rxtupon). Questo animaletto pacifico(file gr t z!on \n =sux diaplkein, Philostr. Imag. 2. 28. 24-5), chetesse la sua tela raffinata in luoghi tranquilli e appartati (Ov. am. 1. 14.8 deserta sub trabe), poteva insomma prestarsi a diventare un perfettosimbolo delle virt che la cultura antica associava stabilmente alladonna, un modello di laboriosit e di vita appartata nel chiuso spaziodomestico.

Mentre Araneola, che nel suo nome ha un destino, legata alla sferafemminile e alle attivit domestiche (la donna-ragno che svolge il suolavoro silenzioso nel chiuso della casa), Polemio un filosofo, un cul-tore della sapienza, oltre ad avere un nome che lo associa alla guerra,unattivit che viceversa eminentemente maschile e pubblica (lop-posizione tra fare la guerra e filare-tessere nitidamente fissata ginel sesto dellIliade). E come Minerva la divinit tutelare delle atti-vit femminili, allo stesso modo dea della sapienza nonch dellaguerra: questa dea dallappartenenza sessuale notoriamente proble-matica, da un lato la divinit dei lavori femminili, in primo luogo lafilatura-tessitura, ma al tempo stesso la belli metuenda virago (Ov.met. 2. 765), la dea virile per antonomasia e amante delle armi16. Ilruolo che Minerva viene quindi ad assumere allinterno dellepitala-mio assolutamente centrale, tanto da assurgere a dea pronuba, unruolo che nella tradizione dellepitalamio compete regolarmente aVenere. La dea delleros viene dunque sostituita nelle sue funzionidalla dea che alleros pi estranea e refrattaria (casta per antonoma-sia, assume spesso il ruolo di vendicatrice di vergini, come ci ricordail v. 2 Phoebados Iliacae raptum satis ulta pudorem); uninversione a cuisembra corrispondere uno scambio delle parti fra gli sposi (che ha

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17 Cfr. gi Morelli 1910, 390.18 Una tensione fra questi due mondi segnala Roberts 1989b, 342 s., che vede nelle rappre-

sentazioni di Araneola una critica del rapporto gerarchico che essi presuppongono.

fatto pi volte parlare di parodia)17: qui infatti lo sposo che, di fron-te alle nozze, trattenuto da scrupoli filosofici si mostra timido e pudi-bondo (192 haerentem; 196 vultu modesto), mentre la sposa vedremoche esibisce un atteggiamento pi libero e disinvolto (come rilever lastessa Minerva a 186).

La scena dellepitalamio Atene, la citt che da Atena-Minervaprende fin il nome: l essa sta tornando da unazione di guerra (ladistruzione della flotta dei Greci reduci da Troia in quanto colpevolidel ratto di Cassandra nel tempio della dea: siamo quindi poco dopola fine della guerra) con indosso la pesante armatura (di cui viene for-nita una dettagliata descrizione, con particolare insistenza sulle scenedella Gigantomachia raffigurate sullo scudo: 4-33) e tutti gli attributimilitari. Ad Atene si trovano due templi, il primo dei quali dedicatoalla filosofia; e di qui inizia un catalogo di filosofi (a partire dai SetteSapienti), e lillustrazione dei rispettivi campi speculativi, che culmi-na in Platone e nella sua scuola (36-117):

Hic duo templa micant, quorum supereminet unusut meritis sic sede locus, qui continet altascrutantes ratione viros

In questo tempio, accanto al suo Platone, vive Polemio sotto la pro-tezione della stessa Sapientia (118-25). A bilanciare lampia digressio-ne sul tempio della filosofia, emblema del mondo (ovviamentemaschile: cfr. 38 viros) di Polemio e dei suoi interessi, segue unana-loga rappresentazione dellaltro tempio, il textrinum Minervae, e delleattivit femminili che vi si svolgono (126 ss.). Ne risulta una struttu-ra bilanciata che giustappone i due mondi, rispettivamente dellosposo e della sposa18, tutti e due peraltro uniti dalla comune prote-zione di Minerva, dea della sapienza non meno che delle arti femmi-nili, il cui ampio spazio nellintroduzione dellepitalamio (1-35)funge appunto da elemento unificante nelleconomia generale delcomponimento.

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19 Sul gusto dei tessuti istoriati (e delle loro elaboratissime descrizioni) nella letteraturatardo-antica da vedere spec. Roberts 1989a, 111 ss.

20 Lidentificazione (in base alla lezione patrio a 132: cfr. Loyen 1960, ad loc.) del dio del maremi pare sicura.

21 Sui particolari, e sulla tecnica ecfrastica, rinvio a Ravenna 1990, ad loc.22 Sulla cui impropriet, almeno per il secondo, cfr. Ravenna 1990, ad loc.

La presentazione del laboratorio di Minerva introdotta dalla accu-rata descrizione di tre preziosi manufatti tessili19. Sui mantelli diGiove (127-31) e di Nettuno (132-4)20 sono effigiati i simboli dellerispettive sfere di potere (il fulmine per il dio del cielo, la tempestaper quello del mare); mentre pi complessa lekphrasis della terzavestis, quella di Ercole (135 ss.). A una prima parte (136-9), che illustraanaliticamente la rappresentazione dellimpresa delluccisione deiserpenti, fa seguito un secco catalogo (141-3) che in lunga serie asin-detica elenca singoli nomi o attributi come marchi di riconoscimentodelle varie imprese (che si presume quindi fossero tutte ricamate sultessuto)21.

Una formula riassuntiva indica come autrici di questi e di similimanufatti le fanciulle che lavorano nel textrinum; ma su questo sfon-do generico si staglia la figura della protagonista:

Hoc opus et si quid superest, quod numina vestit,virgineae posuere manus. Sed in agmine totointer Cecropias Ephyreiadasque puellasAraneola micat; proprias conferre laboratipsa Minerva manus, calathisque evicta recedenscum tenet haec telas vult haec plus tela tenere (144-9)

La scena di genere, cio lagmen delle ancelle (in qualche modomitizzate dagli epiteti22, oltre che dal fatto di tessere vesti divine) chefilano-tessono attorno alla loro domina, appunto funzionale a farrisaltare lentrata in scena di Araneola (che micat come Minerva al suoprimo apparire al v. 4). Accanto a lei (finora mai menzionata, nem-meno indirettamente) raffigurata Minerva che cerca la competizio-ne (laborat) diretta con lei e poi, evidentemente riconoscendosi scon-fitta (evicta), si allontana dal campo di battaglia (quello dei calathi, icestelli di lana, in cui avviene il confronto). Lenunciazione del nome

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Araneola comporta cio, automaticamente, come per un riflesso con-dizionato nella memoria del lettore colto, il ricordo della miticaAracne e della sfida fatale lanciata alla dea. Appena evocato, per, ilmodello letterario viene subito corretto: diversamente da Ovidio,dovera Aracne a cercare provocatoriamente la sfida (certet mecum,6. 25; cur haec certamina vitat?, 42), qui Minerva stessa che vuole(laborat) il confronto e che subito si riconosce sconfitta, ritirandosi pertornare a occuparsi piuttosto della sfera dei tela, del mondo maschi-le delle armi e della guerra. Lopposizione che struttura il v. 149 (tenethaec telas haec tela tenere) riflette la distinzione di campo fra le duefigure, ognuna titolare di una sfera di eccellenza (cui corrispondonorispettivamente i due poli della paronomasia telae/tela). Limmediatacorrezione del modello evocato serve a neutralizzare la tipologianegativa del personaggio, quella che il lettore conosce; e al tempostesso, rovesciando la situazione e attribuendo a Minerva lo sponta-neo riconoscimento del primato di Araneola nellarte tessile, sfruttaliperbole encomiastica per pagare linevitabile omaggio alla protago-nista e dedicataria dellepitalamio.

Mentre la presenza di Polemio nel tempio della filosofia non evocaalcuna idea di competizione, e tanto meno mette in discussione il pri-mato divino di Sapientia (che si prende cura di lui: 118 s.) o anche delsummus Platone (99; detto anche magister a 192), non cos accade perAraneola, che la dea stessa riconosce superiore sul suo stesso terreno,cio nel campo dellarte tessile. A dimostrazione di questa eccellenzaartistica vengono citati dei drappi tessuti da Araneola per il padreMagno, console designato: una toga consolare (150-3), delle clmidi(154-7) e una trabea, la cui decorazione viene poi descritta in dettaglio:

Attamen in trabea segmento luserat altoquod priscis inlustre toris. Ithacesia primumfabula Dulichiique lares formantur et ipsamPenelopam tardas texit distexere telas (158-61).

Il soggetto della decorazione il pi antico mito letterario di fedel-t coniugale, quello di Penelope, individuato attraverso gli elementisimbolici del luogo, la casa (lares), e dellazione di lei, che dis-tesse di

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23 Cui richiama la stessa definizione quod priscis inlustre toris (159); dove la menzione, die-tro la metonimia toris, delloggetto concreto, del letto, funge da richiamo allesempio pifamoso, nella letteratura latina, di una coperta da letto istoriata con antiche vicende mitiche(vestis priscis hominum variata figuris, 64. 50), quella offerta in dono in occasione di altre nozze,nozze semidivine, e descritta nel celebre carme catulliano.

24 La contraddittoriet con i quadri precedenti delle imprese di Giove rilevata gi daPurgold 1878, 113 (che la considera una conseguenza dellimitazione di Ovidio); non vedeinvece il problema Ravenna 1990, 83: Tra i miti celebrati, i primi quattro riguardano la fedel-t e lamore coniugale, gli altri tre (vv. 174-84) la seduzione, aspetti che lepitalamio gradisceentrambi. Morelli 1910, 392 accenna invece allipotesi che la sezione su Giove intenda indi-care la potenza damore che doma tutti gli dei.

notte la tela tessuta di giorno (rinviando cos sine die la scadenza dellenuove nozze volute dai proci). Ad esso seguono gli exempla di Orfeo(162-4), di Alcesti (165-7) e di Ipermestra (168-73), tutti intesi a cele-brare appunto lamore coniugale, un tema quanto mai appropriato inun epitalamio23 (che poi la trabea fosse destinata non allo sposo, ma alpadre futuro console, un particolare su cui qui sorvoliamo).

Assai meno opportuni in questo contesto nuziale, e contraddittoricon i soggetti precedenti, sono quelli che Araneola passa a rappre-sentare successivamente (174-6):

Iamque Iovem in formas mutat quibus ille tenereMnemosynam, Europam, Semelen, Ledam, Cynosuramserpens, bos, fulmen, cygnus, Dictynna solebat.

Il nuovo soggetto sono infatti le metamorfosi assunte da Giove perle sue avventure erotiche (a ognuna delle cinque vittime elencate pernome nel primo verso corrisponde nel secondo la forma assunta daldio per attuare linganno); un soggetto non certo appropriato per unanovella sposa, e soprattutto lo stesso soggetto scabroso con cuiAracne, nellipotesto ovidiano, aveva irriso la pretesa maest deglidei suscitando lira di Minerva24:

Maeonis elusam designat imagine tauri Europam: verum taurum, freta vera putares; ipsa videbatur terras spectare relictas et comites clamare suas tactumque vereri adsilientis aquae timidasque reducere plantas.

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25 E proprio la ripresa al v. 176 di Dictynna, lepiteto di Diana, il segnale del rinvio alle-pisodio ovidiano, dove si legge (2. 441) lunica occorrenza del termine nel poema.

26 Nella storia di questo nesso tracciata da Ravenna 1990 ad loc. va incluso, dietro il model-lo diretto di Claudiano (Cons. Olybr. 177), anche Stazio, Theb. 11. 401 Maeoniis Argia modis acpollice docto (relativo a unaltra tessitrice e sposa esemplare come Argia).

Fecit et Asterien aquila luctante teneri, fecit olorinis Ledam recubare sub alis; addidit, ut satyri celatus imagine pulchram Iuppiter inplerit gemino Nycteida fetu, Amphitryon fuerit, cum te, Tirynthia, cepit, aureus ut Danaen, Asopida luserit ignis, Mnemosynen pastor, varius Deoida serpens. (6. 103 ss.)

Tre delle cinque vicende amorose di Giove (oltre a quella di Danae,cui si accenner subito dopo) sono comprese nellinsolente catalogo diAracne, mentre le altre due, Semele e Callisto, erano narrate nei libriprecedenti del poema ovidiano, rispettivamente il terzo e il secondo25.Ad ogni modo colpisce, dopo un soggetto edificante come la devozio-ne coniugale, il brusco passaggio a una tematica cos diversa e soprat-tutto cos poco rispettosa della divina presenza di Minerva (una divi-nit che per di pi, come abbiamo detto, notoriamente allergica alsesso). Lo conferma limbarazzo, se non il fastidio, che la dea manife-sta di fronte a questi nuovi soggetti distogliendo lo sguardo dallospettacolo di Araneola al telaio per volgerlo altrove:

Iamque opus in turrem Danaae pluviamque metalliibat et hic alio stillabat Iuppiter auro,cum virgo aspiciens vidit Tritonida versolumine doctisonas spectare libentius artes;commutat commota manus ac pollice docto26

pingere philosophi victricem Laida coepit,quae Cynici per menta feri rugosaque collarupit odoratam redolenti forpice barbam (177-84).

A trattenere Araneola dal continuare a tessere il suo catalogo figu-rativo alla maniera di Aracne appunto il gesto di Minerva che pre-ferisce guardare in altra direzione (probabilmente verso laltro tem-

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27 Cos va inteso doctisonas artes secondo Ravenna 1990 ad loc. Pallade non pu essersirivolta se non verso ci che pieno di dottrina, ossia il tempio dei filosofi. Solo questo puspiegare il fatto seguente, per cui Araneola, dovendo cambiare argomento, si sente autoriz-zata a rappresentare proprio un filosofo (cfr. anche Roberts 1989b, 343). DiversamenteLoyen 1960, che traduce: quand Araneola, apercevant la Tritonide, vit quelle avait les yeuxtourns vers elle et considrait avec un vif plaisir ses ouvrages si pleins de science (ma cosfacendo annulla lopposizione implicita tra ci che Araneola sta tessendo e ci che Minervapreferisce guardare: se le doctisonae artes sono quelle di Aracne, bisogner piuttosto pensarealla prima parte del suo lavoro, e cio i soggetti di amore coniugale).

28 Sullaneddotica, diffusa nella filosofia popolare, relativa al rapporto fra Diogene e Laideinforma bene Uggeri 1966.

29 Ravenna 1990, ad loc.

pio, quello dei filosofi)27 esprimendo il disagio per quei soggettisconvenienti. Araneola, turbata, cambia allora nuovamente sogget-to e rappresenta la vittoria di Laide (la cortigiana per antonomasia,cio un emblema delleros) su Diogene (a sua volta emblema dellasuperiorit della sapientia sulle passioni terrene)28: ripiega cio su unsoggetto meno imbarazzante, ma non rinuncia a un atteggiamentodi ironia nei confronti della dea. Il taglio, da parte delletera, dellabarba maleodorante del filosofo pi di ogni altro ferus, ascetico eintransigente, rappresenta il momento in cui linflessibilit delfilosofo cede alle lusinghe amorose29, e dunque simboleggia la vit-toria delleros sulla presunta superiorit della filosofia.

Il nuovo soggetto rappresenta cio una versione attenuata, tra-sferita sul piano terreno e umano, dello stesso tema di Aracne, ciodel trionfo di amore su chi (come gli dei o i filosofi) si proclamasuperiore alle passioni umane e invece non sa resistere alla loroseduzione. Per quanto corretto e spogliato dei suoi tratti pi aggres-sivi e blasfemi, il modello di Aracne non viene cio obliterato deltutto, ma conserva qualcosa dellantica polemica contro la dea,stemperata qui dallironia. Di fronte allatteggiamento scherzosa-mente provocatorio, al piccolo dispetto (Morelli) di Araneola,Minerva sorride e la ammonisce:

Subrisit Pallas castoque haec addidit ore:Non nostra ulterius ridebis dogmata, virgophilosopho nuptura meo; mage flammea sumens

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30 Uggeri 1966, 248.31 Cos Ravenna 1990, ad loc.32 Gi Morelli 1910, 388, rilevava questo aspetto a proposito delle notazioni di carattere pro-

grammatico della lettera iniziale: ci mostra, in una specie di lali sofistica, gli strumentidella sua professione.

hoc mater sine texat opus. Consurge sophorumegregium Polemi decus, ac nunc Stoica tandempone supercilia et Cynicos imitatus amantesincipies iterum parvum mihi ferre Platona (185-91)

Anche quella di Araneola, come gi quella di Aracne, unirrisione seppure garbata e priva di ogni aggressivit dei dogmata, dei principdella dea che presiede alla sfera della razionalit e della castit, al rifiu-to della passione erotica; una sfida scherzosa da parte di una promessasposa la quale spera che le sue grazie non cadano nellindifferenza diun marito dal fiero cipiglio stoico30.

Ma chi questa madre tessitrice a cui Minerva, sorridendo bonaria,consiglia di lasciare la tessitura di quei soggetti cos inopportuni? Forsela madre naturale di Araneola, una madre per noi del tutto ignota e cuisi accredita unabilit nellarte in cui eccelle la figlia31. Ma perch a unatale madre quel tipo di soggetti pittorici dovrebbero essere pi confa-centi? Forse solo perch a una matrona esperta si pu concedere unatteggiamento pi disinvolto e meno castigato di quello che si esige dauna virgo? Io credo pi probabile unaltra spiegazione, e cio che quellamater altri non sia che la madre mitico-letteraria di Araneola, vale a direAracne, lempia e insolente tessitrice ovidiana il cui modello Minerva lesconsiglia di imitare. Nella piccola Aracne che Araneola la dea rico-nosce cio la discendente della sua antica rivale, ma la invita ad assu-mere un atteggiamento diverso e le offre loccasione di una riconcilia-zione, appunto le nozze con un suo adepto, il filosofo Polemio.

Lepitalamio di Polemio e Araneola nasconde cio sotto la veste cele-brativa un discorso letterario sul modello che sottost al personaggio diSidonio. Del resto non lunico indizio di un atteggiamento riflessivo,lunico gesto di autocoscienza dellautore che riflette sulla sua attivitpoetica32; il che non stupisce certo in un componimento che nel temadella tessitura (a cui appunto la stessa protagonista cos strettamen-

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33 Inoltre limmagine connessa del filare (delle Parche), che conclude il carme 15 cos comeiniziava il 14, incornicia tematicamente lintero dittico.

te vincolata, fin dal nome) ha il suo nucleo centrale33. Vediamo ad es.il modo in cui viene introdotta Araneola e con lei tutta la sezione sullatessitura, incluse le diverse ekphraseis:

At parte ex alia textrino prima Minervaepalla Iovis rutilat, cuius bis coctus aenoserica Sidonius fucabat stamina murex (126-8)

difficile resistere alla suggestione che, come gi a 13.26 s., quelSidonius racchiuda un pun su di lui, sul poeta stesso; che insomma sialui, Sidonio, il prezioso colore che attraverso la tessitrice Araneolad la vita ai fili di seta che intrecciano il suo testo.

Ma limmagine forse pi significativa in questo senso dellinterocomponimento quella di Araneola che tesse Penelope, la tessitricepar excellence, nellatto di dis-tessere la sua tela:

Penelopam tardas texit distexere telas (160).

La particolare intenzione espressiva rivelata anche da una lieveforzatura della lingua, cio la coniazione dellhapax assoluto distexe-re, che rispetto a retexere (sempre in relazione a Penelope ad es. in Ov.Am. 3. 9. 30 tardaque nocturno tela retexta dolo e in Cic. Luc. 95 quasiPenelope telam retexens) ha il vantaggio di non prevedere una possibi-le accezione iterativa (come tessere una seconda volta: cfr. ad es.carm. 9. 106), e insiste invece sul sema del dis-fare ci che stato fatto,sul percorso inverso a quello creativo. Limmagine di un testo che siforma rappresentandone un altro che si scompone la metafora piappropriata per una poesia cos consapevole della sua natura costrui-ta e riflessa; e al tempo stesso lemblema pi adeguato anche di uncomponimento che appunto costruito sulla decostruzione del suoipotesto ovidiano.

In questa immagine insomma condensato il massimo di riflessivi-t di questo testo: una tessitrice, la donna-ragno Araneola, che tesse latessitrice Penelope (cio replica il suo proprio modello) intenta a dis-

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34 Cfr. Bryson 1994, 266 ss.35 E che anche in grado di leggere: sulla dibattuta questione della sua conoscenza del

greco da vedere le ponderate considerazioni di Loyen 1964, 83 ss.36 Cfr. Purgold 1878, 109 ss.37 Secondo Bryson 1994, 270 laccostamento in sequenza dei quadri 2. 27 (Nascita di Minerva)

e 2. 28 (Telai) implicherebbe anzi un richiamo al mito di Aracne.38 Una ricchissima documentazione, anche bibliografica, fornisce ora G. Agosti nel comm.

a Nonno, Par. 5. 64 (in corso di stampa).

texere la tela che ha tessuto. C un altro testo antico in cui Penelope coinvolta, attraverso limmagine del tessere, in un rapporto di analo-gia metaforica con lartista che la ritrae34. Si tratta delle Imagines delgreco Filostrato, un autore che Sidonio conosce (lo menziona in epist.8. 3. 1)35, e della cui opera sono stati segnalati indizi di un influssodiretto sulle sezioni ecfrastiche di Sidonio36. Nella galleria diFilostrato (2. 28) viene descritto un quadro, intitolato Telai, in cui ilpittore funge da metafora (5 difhnen) di Penelope che tesse al telaio,la quale a sua volta assimilata al ragno (modello-archetipo della tes-situra) che accanto a lei fa la sua tela37. Unevidente insistita rappre-sentazione figurata della metafora di testo, della tessitura comeimmagine della creazione artistica, da dove Sidonio potrebbe avertratto lidea; anche se in realt limmagine e lintero campo semanticodella tessitura conoscono unamplissima diffusione in tutta la culturatardo-antica, sia pagana che cristiana38.

Esplorando attraverso il personaggio dellartista-ragno il camposemantico della testualit, il testo di Sidonio riproduce il processodella sua formazione ed enuncia insieme la sua poetica, dichiara lasua natura di poesia elaborata e riflessa. Come gi era accaduto inOvidio e come poi accadr in altri artisti, anche in Sidonio cio Aracnesembra fungere da figura dellartista e della sua autocoscienza,rispecchiare la sua funzione di creatore di un testo. Che unaltramaniera per Aracne di preservare quella dignit di cui la brutale ven-detta della Minerva ovidiana la voleva privare.

Nella sua erede Araneola lAracne di Ovidio conosce quindi unriscatto dalla sconfitta e dalloblio cui era stata condannata.QuestAraneola non aggressiva e blasfema come Aracne, ma ironica earguta, adotta nei confronti della sua eterna rivale una strategiadiversa, non di attacco diretto, violento, ma obliqua, sottilmente iro-

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39 Cfr. von Albrecht 1989.

nica, avvolgente, una strategia pi adatta a chi vuole misurarsi con unpotere superiore. Un atteggiamento conciliante e flessibile le permet-ter di riaffermare di fronte alla dea della sapienza la propria verit,e cio che la ragione, con le sue pretese di superiorit, non in gradodi sottrarsi al potere delleros.

2. La vendetta di Aracne

Un episodio anchesso significativo del destino di Aracne trasfor-mata in ragno lo troviamo in un altro testo tardo-antico, un poemettoepico di Claudiano anchesso fortemente segnato dallinflusso delleMetamorfosi ovidiane39. Nel primo libro del De raptu Proserpinae vienenarrato lantefatto del ratto vero e proprio (che avr luogo nel librosuccessivo): sotto le pressanti richieste di Plutone che pretende diavere anchegli una sposa, e minaccia altrimenti di muover guerra aisuperi e sovvertire lordine cosmico, Giove decide di destinare innozze al fratello la figlia di Cerere, la giovane Proserpina. Convocaquindi Venere e le affida lincarico di tramare linganno con cui farcadere la fanciulla nella rete del sovrano degli inferi. Accompagnatada Minerva e Diana, Venere si reca in Sicilia, alla reggia di Cerere,dove trova Proserpina intenta a tessere (la scena-emblema della virtfemminile, fissata nella memoria letteraria romana in associazionealla figura di Lucrezia): sta ricamando un peplo, pensato come donoper la madre (De rapt. 1. 246 s.), con scene di soggetto cosmologico(248-70), ma larrivo improvviso delle dee la induce ad abbandonareil lavoro, che stava completando (269 s.), e che rimane quindi incom-piuto: cernit adesse deas imperfectumque laborem / deserit et niveos infecitpurpura vultus (271 s.). Il mattino successivo Proserpina aderir allin-vito di Venere a recarsi a raccogliere fiori nei prati e l sar rapita daPlutone. Quando Cerere, atterrita da presagi funesti, corre a casa incerca di Proserpina, trova la reggia abbandonata e in preda allo squal-lore; ma la descrizione della generale desolazione si sofferma soprat-tutto sugli strumenti dellarte tessile: semirutas confuso stamine telas /

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40 Baster ricordare lantica immagine della ragnatela tessuta sulle armi, unimmagine pre-sente gi in Bacchilide ma nota soprattutto da Theocr. 16. 96-7 (i ragni sulle armi distenda-no le loro tele sottili, e della guerra non rimanga neanche il nome).

41 Cos Gruzelier 1993, 257 ad loc.42 Unimmagine che, secondo Gruzelier 1993, 143, coinciderebbe con la visione del mondo

dello stesso Claudiano.43 Secondo von Albrecht 1999, il solo studioso che non si limita a un accenno generico alle-

pisodio ovidiano di Aracne e Minerva, ma intuisce la rilevanza interpretativa del richiamo almodello, il peplo istoriato da Proserpina becomes in a sense a palinode of Arachnes tapestry;in fact, while in Ovid we have two competing views on world, society, and art, in Claudianthere is only one (321); e pi avanti: Proserpinas fabric in Claudian is an affirmative coun-terpart to Arachnes sacrilegious carpet in Ovid (327). In realt, io credo, limmagine dellaragnatela sul peplo abbandonato mostra che Claudiano non elide affatto la tensione presen-te nel testo tra le due opposte visioni del mondo.

atque interruptas agnoscit pectinis artes (3. 155 s.). In particolare, il peploche Proserpina stava tessendo e aveva dovuto bruscamente interrom-pere giace nel disordine e sta subendo linsulto delle ragnatele, il sim-bolo della trascuratezza e dellabbandono40:

Divinus perit ille labor, spatiumque relictumaudax sacrilego supplebat aranea textu (157 s.).

Stupisce in questa rappresentazione il fatto che, dal momento incui Proserpina ha interrotto il suo lavoro, sembra sia trascorso nonun tempo piuttosto limitato, ma quasi secoli di abbandono e trascu-ratezza41. Il ragno che tesse la sua tela sul raffinato peplo diProserpina come lemblema conclusivo del generale sovvertimen-to, che vede le forze brute della natura avere il sopravvento su quelprodotto artistico divino. Il peplo di Proserpina divinus non soloperch stato tessuto da una dea, ora per di pi sposa del dio sovra-no degli inferi, e non solo come epiteto che qualifica leccellenza arti-stica del manufatto, ma anche in un altro senso: perch il soggettodella rappresentazione una celebrazione dellordine cosmicogovernato dagli dei, un trionfo della teodicea42. Il peplo diProserpina cio del tutto simile allarazzo tessuto da Minerva inOvidio43: di quellarazzo condivide sia i criteri estetici (armonia eordine classico) sia quelli ideologici (ammirazione e rispetto dellau-torit degli dei). E quel peplo ora non solo giace nellincuria e nel-labbandono, ma addirittura perit, va gi incontro a una piena (e sim-

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44 Ma non credo, con Gruzelier ad loc., che vi si debba vedere lintenzione to create indi-gnation over the desctruction wrought on Proserpinas work.

45 A Proserpina vittima delleros divino Aracne dedicava spazio nellarazzo ovidiano (114Deoida), ricordando laccoppiamento con lei di Giove in forma di serpente (ununione quin-di addirittura incestuosa).

46 Charlet 1991, XLIII s.

bolica) distruzione, sancisce la sconfitta di quellordine e delli-deologia che lo sostiene.

Limmagine del ragno che completa la tela incompiuta diProserpina esprime cio due idee intimamente contraddittorie: da unlato lidea della continuit-identit fra il texere della fanciulla e il texe-re del ragno, ricordando alla memoria mitico-letteraria del lettore le-ziologia che riconduce lorigine del ragno alla vicenda di Aracne, ealla metamorfosi che beffardamente condannava labilissima maempia tessitrice a tessere in eterno sotto forma di ragno. Daltro cantoper audax e sacrilego (in forte opposizione a divinus, che rivela in que-sta chiave tutta la sua funzionalit) smentiscono lidea di continuitimplicita in supplebat, e rievocando la contesa fra lorgogliosa tessitri-ce mortale e la divina Minerva ci dicono che la tela tessuta dal ragno un segno di tuttaltra natura, il simbolo dellincuria e della dimen-ticanza44, della sconfitta dei valori di Minerva (e di Proserpina) e del-lordine di cui la teodicea dovrebbe essere garante. Quella continui-t insomma tuttaltro che pacifica: la tela che il ragno tesse empia-mente sul peplo divino, e sullideologia che esso celebra, loltrag-gio postumo che Aracne infligge al suo antico nemico, quasi il corri-spettivo delloffesa di Minerva che aveva distrutto larazzo blasfemodella sua rivale (Ov. met. 6. 131 rupit pictas, caelestia crimina, vestes). Laforza espressiva di perit ci dice che quel gesto la vendetta e la rivin-cita di Aracne su Minerva, la riaffermazione della critica di Aracne alpotere stabilito e ai princip morali che esso pretende di avere a fon-damento (una critica cui ora proprio il ratto di Plutone ai danni diProserpina, lennesimo esempio di sfrenato erotismo di un dio, offrenuovo alimento)45. Nella sua tela Proserpina reproduit lharmoniedu cosmos que son sacrifice va prserver46: ma il prezzo da pagareper la salvaguardia di questo cosmos vale a dire dei rapporti, e degliequilibri, di potere fra gli dei va ancora una volta a gravare su una

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47 Se poi Claudiano condivida personalmente la fiduciosa ideologia provvidenzialisticarappresentata nel velo di Proserpina, o piuttosto se non lanimosit almeno la realistica sfi-ducia di Aracne, che lo farebbe guardare con ansia al sovvertimento che sta sconvolgendo ilsuo stesso mondo, un questione su cui gli studiosi sono divisi: si vedano, in direzione oppo-sta, rispettivamente Charlet 1991, XLVII e Kellner 1997, 286 s. Una posizione equilibrata inWheeler 1995, spec. 132 s.

48 Lunica menzione significativa, oltre al cit. verso di Giovenale, si legge in Manilio 4. 136.

fanciulla innocente che alla logica di quella armonia viene appuntobrutalmente immolata; e loltraggio del ragno al testo nel quale lastessa vittima la esaltava artisticamente lestrema protesta di chi haosato denunciare quella logica ed stato perci condannato a unesi-stenza che un perenne ricordo della propria sconfitta e umiliazione47.

Non strano che Aracne, la sfortunata artista-ragno condannata atessere le sue fragili tele, conosca il suo riscatto e una nuova fortuna,dopo loblio che ne copre lesistenza a partire da Ovidio48, in poeti chedellarte silenziosa del tessere poesia hanno fatto una scelta quasi reli-giosa. Che poi questa rivincita avvenga in forma criptica e velata sipu capire in artisti che da Aracne hanno ereditato la perizia tecnicama non certo la stessa coraggiosa indipendenza di fronte allautoritdel potere.

Universit di Udine

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