Gesù medico e sapiente

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Gesù medico e sapiente 1 Gesù medico e sapiente Le guarigioni di Gesù secondo Anne Catherine Emmerich Traduzione e note in corsivo di Cristoforo Andreoli Dalla versione francese dell’Abbé de Cazalès : “Vie de N.S. Jesus Christ” (1860)

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Gesù medico e sapiente

Le guarigioni di Gesù secondo Anne Catherine Emmerich

Traduzione e note in corsivo di Cristoforo Andreoli

Dalla versione francese dell’Abbé de Cazalès : “Vie de N.S. Jesus Christ” (1860)

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Gesù e la sapienza antica e moderna

[Questo episodio, raccontato dalla veggente nel 1822, è solo la

piccola parte di una straordinaria narrazione che riferisce “dal vivo”

il passo evangelico dove Gesù, appena dodicenne, stupisce con la

sua scienza i sapienti del tempio di Gerusalemme (Lc, 2, 41-51).

In questo racconto, la veggente ci informa che si trattava del quinto

viaggio di Gesù e la sua famiglia a Gerusalemme. Tra i vari dettagli,

non inclusi nel brano che riportiamo, ci viene descritto il tempio e la

folla che lo stipava, il seggio troppo grande, rispetto alla taglia del

“maestro”, appena adolescente, che lo occupava, ma soprattutto lo

sdegno dei sapienti di fronte alla “saccenteria” di Gesù. Questi

ultimi, una volta allontanatosi Gesù, conclusero che costui avesse sì

un gran talento, ma doveva ancora essere educato “come si deve”.]

…Dal momento che Gesù usava esempi tratti da ogni genere di cose

e spesso appartenenti ai campi della fisica, delle arti e delle

scienze, si era riunita lì [al tempio di Gerusalemme] un gruppo di

esperti in diversi settori della conoscenza umana. Costoro

mostravano l’intenzione di disputare con Gesù; perciò questi disse

loro che, benché non fosse quello il luogo più adatto a tali

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discussioni, la volontà di suo Padre era che lui rispondesse a tutte

le loro domande.

…Gesù rispose e diede loro insegnamenti sulla medicina,

descrivendo l’intero corpo umano in un modo mai udito prima da

quei sapienti. Lo stesso dicasi per l’astronomia, l’architettura,

l’agricoltura, la geometria, l’aritmetica e il diritto, che Egli espose

facendoli combaciare mirabilmente con la Legge, i profeti, la

Promessa, il tempio e i misteri del culto e del sacrificio.

…Un medico gli chiese se sapeva distinguere di un uomo il suo

temperamento1 secco o umido, il suo pianeta natale, quali erbe

sono necessarie a curare le sue malattie e come era composto il

suo corpo. Gesù rispose con grande saggezza, rivelando la

composizione dei temperamenti di alcuni fra quelli che lo

assistevano, le loro malattie e le cure ad esse appropriate.

Descrisse poi le parti del corpo umano in un modo del tutto nuovo

per loro. Parlò della sostanza spirituale e del modo in cui essa

agisce sul corpo, sostenendo che alcune malattie potevano essere

guarite solo con la preghiera e la conversione, mentre altre

avevano bisogno delle cure del medico. Tutto ciò era trattato con

una profondità ed un linguaggio così affascinanti che il medico,

stupito, riconobbe che la sua arte veniva sorpassata da una simile

scienza mai vista prima. Credo che egli in seguito si sarebbe fatto

suo discepolo. Gesù descrisse il corpo umano con le varie membra,

1 Secondo la medicina antica, il corpo umano era composto a livello energetico da quattro “umori”, che costituivano altrettanti aspetti dell’energia vitale. La diversa combinazione degli umori in ciascun individuo dava luogo al suo “temperamento”, che indicava sia un certo carattere psicologico prevalente che un corrispondente aspetto fisico e fisiologico, nonché una specifica tendenza a sviluppare determinate malattie.

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le vene, i nervi e gli intestini, le loro funzioni e i loro relativi rapporti

con una precisione estrema, benché la spiegazione fosse piuttosto

succinta. La sua conoscenza era così profonda che il medico si sentì

intimidito dinanzi a lui. Vi era lì anche un astronomo, con cui Gesù

parlò del corso degli astri, dell’azione reciproca delle stelle, delle

loro influenze diverse, delle comete e dei segni del cielo.2

L’origine della malattia e del dolore

…Vidi ritornare molti ammalati che si erano rivolti a Gesù già

diverse volte, ma non ne avevano ricevuto che un sollievo

temporaneo. Mi fu spiegato che questi ammalati erano anime

tiepide, incostanti e pigre, le quali si convertono più difficilmente

dei grandi peccatori dotati di passioni estreme.

Lo stesso accade per certi mali troppo terribili e violenti che Gesù,

nella sua saggezza, fece sparire all’istante da coloro che, essendone

afflitti, erano ormai impossibilitati a esercitare la loro volontà

oppure erano dominati in modo irresistibile dalle sofferenze, come

nel caso di certe malattie gravi. Quanto alle persone malaticce,

impedite a peccare solo dalla debolezza fisica, ma che non sono

davvero convertiti, ho visto sovente Gesù rinviarle esortandole a

correggersi, oppure alleviare un poco il loro dolore per rendere più

docile il loro animo, alleggerendo un pò il peso delle loro catene.

2 In sostanza, Gesù qui utilizza sia le conoscenze della medicina “moderna” che quelle della scienza tradizionale antica, “astrologia” compresa. Il suo scopo non sembra infatti quello di conferire o negare validità all’una o all’altra, ma di dimostrare come tipi differenti di conoscenza umana possono essere ugualmente compatibili con le verità spirituali della Rivelazione.

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Gesù potrebbe guarire immediatamente anche costoro, ma Egli non

guariva che coloro i quali credevano in lui e facevano penitenza,

avvertendo loro di guardarsi dalle ricadute. L’ho visto anche guarire

immediatamente alcuni affetti da malattie lievi, se ciò era di

vantaggio per la loro anima. Egli non guariva per rendere più facile

il peccato, ma guariva i corpi per salvare e riscattare le anime.

In ogni specie di malattia vi è una disposizione divina e l’immagine

simbolica di un debito personale o esteriore che pesa sull’individuo

e che questi deve pagare, scientemente o meno. In altri casi, la

malattia è come un capitale di prove che viene affidato all’uomo

affinché lo faccia fruttificare per mezzo della pazienza. Insomma,

propriamente parlando, non vi è nessuno che soffra senza averlo

meritato.

Nessuno infatti può dirsi perfetto, dal momento che è stato

necessario che il Figlio di Dio prendesse su di sé i nostri peccati

affinché fossero cancellati e noi stessi, a nostra volta, dobbiamo

portare la nostra croce al seguito di Gesù per imitarlo in tale

purificazione.

La pazienza, che nel mezzo delle afflizioni si spinge fino alla gioia,

assieme all’unione delle nostre sofferenze con quelle di Gesù, sono

alcune fra le condizioni della perfezione. Il desiderio di non soffrire

mai invece, è già in sé una imperfezione.

Il fatto è che noi siamo stati creati perfetti e dobbiamo rinascere

perfetti [e la malattia è un’occasione per diventare tali]. Per questo

motivo ogni guarigione è una pura grazia e una misericordia

gratuita. Noi peccatori, infatti, [per giungere alla perfezione]

dovremmo passare attraverso la stessa morte toccata a nostro

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Signore, ma le malattie e le avversità ci risparmiano tale tremendo

destino.

…Così, vidi Gesù che, dinanzi a molti ammalati che ancora potevano

tenersi in piedi, passava oltre. Fra costoro vi erano alcuni che

avevano già ricevuto da lui un certo sollievo dalle loro sofferenze,

ma che non si erano convertiti seriamente ed erano ricaduti col

corpo e con l’anima. Quando Gesù passava loro dinanzi, essi

gridavano: “Signore, Signore, voi guarite tutti tranne noi! Abbiate

pietà, sono di nuovo ammalato!” Allora Gesù rispondeva: “Perché

non tendete le mani verso di me?” Tutti allora lo facevano,

dicendo : “Signore, ecco le nostre mani ! ” Egli però affermava: “E’

vero, voi mi tendete le mani, ma sono le mani del vostro cuore che

non riesco a raggiungere. Le tenete chiuse e rattrappite, perché in

voi non c’è che tenebra!”

Come guariva Gesù

…Egli visita tutti i malati, lebbrosi compresi. Li consola, riassesta i

loro giacigli, li esorta alla preghiera e indica loro prescrizioni e cure.

…Gesù guarì in modi differenti. Qualcuno fu curato a distanza da

uno sguardo o una parola. Altri venivano toccati o benedetti,

oppure vi venivano messe le mani sul capo o vi si soffiava contro o

se ne strofinava gli occhi con della saliva. Molti che toccarono Gesù

furono guariti, ma Egli restituì la salute anche ad alcuni che erano

distanti, senza neanche voltarsi verso di loro. Mi sembra che negli

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ultimi tempi della sua vita guarisse più rapidamente. Ero portata a

credere che le guarigioni si operassero secondo modi così differenti

per mostrare che la sua azione non era legata a una maniera

prefissata di procedere e che il suo potere era lo stesso, in

qualunque modo lo si prendesse. Gesù disse egli stesso in un passo

del Vangelo che vi sono diverse classi di demoni. Di certo egli

guariva ciascun malato secondo il modo appropriato al suo male, al

suo grado di fede e alla sua natura; così come oggi egli castiga o

converte in modo differente ciascun peccatore.

Egli non stravolgeva l’ordine naturale, bensì lo liberava dai suoi

legami. Non tranciava il nodo, lo scioglieva. E non ve ne era alcuno

che non poteva essere sciolto, poiché Egli aveva le chiavi di tutto.

In quanto era divenuto Uomo-Dio, egli agiva secondo i modi umani,

che santificava. In precedenza mi era stato insegnato che i diversi

procedimenti che Egli usava erano simbolici e figurativi allo scopo di

insegnare ai discepoli i modi che essi dovevano seguire in ciascuna

circostanza. A ciò si rapportano le diverse forme di benedizioni, le

consacrazioni e i sacramenti della Chiesa.

Ho visto Gesù operare le sue guarigioni in modi assai diversi. E’

probabile che facesse così per mostrare ai suoi discepoli come essi

stessi, e più tardi la Chiesa fino alla fine dei tempi, avrebbero

dovuto agire in casi simili. Tutte le sue azioni avevano un che di

naturale e spontaneo. Non vi era niente di clamoroso e non si

trattava di improvvise metamorfosi. Le sue guarigioni operavano

delle modificazioni conformi alla natura delle rispettive malattie e

dei peccati commessi dai malati. Coloro sui quali pregava o

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imponeva le mani restavano calmi e raccolti in se stessi per qualche

momento. La guarigione era preceduta da un leggero svenimento. I

paralitici si alzavano lentamente prosternandosi dinanzi a Lui e, pur

trovandosi guariti, solo dopo un certo tempo i loro arti ritrovavano

tutta la loro forza e agilità. In qualcuno ciò accadeva nel giro di

qualche ora, in altri dopo qualche giorno. Alcuni idropici erano

capaci di trascinarsi presso di lui, mentre altri dovevano essere

trasportati dai familiari. Egli, per la maggior parte del tempo,

metteva loro la mano sulla testa e lo stomaco. Quando Gesù finiva

di parlare, essi erano già in grado di alzarsi e camminare

sentendosi più leggeri, mentre il liquido andava via col sudore. I

lebbrosi, subito dopo la guarigione, perdevano le scaglie, sostituite

da macchie rossastre. Coloro che recuperavano la vista, l’udito o la

parola si risentivano inizialmente di essere stati privati dell’uso dei

sensi per così tanto tempo. Furono anche guariti alcuni malati gonfi

per la gotta. Essi non avevano più dolore e potevano camminare,

ma il gonfiore non spariva all’istante, bensì si riduceva poco a poco,

per quanto visibilmente. Quelli in preda alle convulsioni erano

guariti sul momento. La febbre spariva, ma l’ammalato non

diventava subito fresco e ben disposto. Egli guariva come una

pianta appassita che rinverdisce dopo essere stata bagnata dalla

pioggia. Di norma, i posseduti perdevano coscienza per qualche

istante e, dopo essersi risvegliati, si sentivano liberati, ma stanchi,

per quanto il loro viso apparisse disteso. Tutto procedeva con

ordine e in modo tranquillo. I prodigi di Gesù non avevano nulla che

potesse indurre spavento, se non per i suoi nemici e per gli

increduli.

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…Non guarisce tutti allo stesso modo. A volte dà dei comandi, altre

impone le mani o si curva sui corpi, altre ancora ordina di bagnarsi

o mescola la polvere con la saliva e friziona gli occhi. A certi dà dei

consigli, ad altri rivela i loro peccati. Ve ne sono anche alcuni che

rifiuta di guarire.

…Vi erano due sordi ai quali Gesù mise le dita nelle orecchie per

guarirli. Altri due malati potevano a stento camminare ed avevano

le braccia rigide e immobili, mentre le loro mani erano molto gonfie.

Gesù posò la mano su di essi recitando una preghiera, poi prese le

loro mani muovendole dall’alto in basso; sicché i due furono guariti.

Il gonfiore non disparve all’istante, ma nello spazio di due ore. Egli

poi li esortò ad usare le mani al servizio di Dio, poiché era a causa

dei loro peccati che si trovavano in quello stato.

…Molti malati avevano una o due mani paralizzate : Egli passava le

sue mani sulle loro braccia facendole muovere dall’alto in basso.

Agli idropici metteva la mano sulla testa e sul petto. Altri erano

affitti da consunzione o avevano ulcere benigne. Ad alcuni di loro

diceva di bagnarsi, mentre ad altri rivelava che sarebbero stati

bene entro qualche giorno e prescriveva loro delle opere da

compiere.

…Essi scoprirono il viso e le mani, da cui le croste della lebbra si

staccarono. Gesù li esortò parlando loro dei peccati che erano stati

la causa di quella malattia e sul modo in cui, d’ora in avanti,

avrebbero dovuto vivere.

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La guarigione per mezzo del ritratto

[Questa visione conferma una antica tradizione cristiana, quella del

Mandylion, o ritratto di Cristo non eseguito da mano umana, ma da

Dio stesso. Nella Chiesa occidentale si venera la cosiddetta

“Veronica”, ossia l’immagine di Gesù che si sarebbe impressa su un

lenzuolo durante la via crucis. Nell’ortodossia orientale invece si dà

credito a due vicende simili riportate da Eusebio di Cesarea (Storia

ecclesiastica, libro 1, cap. 13) e da san Giovanni Damasceno

(Esposizione della fede ortodossa, libro 4, cap. 16).

La visione della Emmerich è sovrapponibile a quest’ultimo racconto,

che qui riassumiamo: “Abgar, re di Edessa, invia un pittore per fare

un ritratto di Cristo. Il pittore fatica a riprodurre il volto del Signore

a causa del suo splendore eccessivo. Gesù allora si copre il volto col

mantello, sul quale rimane impressa la sua immagine.” Suor

Emmerich conferma persino le tradizioni storiche locali che narrano

di come il ritratto fosse stato murato e in seguito riportato alla luce

durante l’assedio del re persiano Cosroe nel 544. In quella

occasione la storia riporta anche il particolare dell’immagine

impressa su un mattone sul quale il ritratto era stato deposto. La

cattedrale di santa Sofia di Edessa sarebbe stata costruita proprio

per conservare il santo ritratto. La storia racconta anche che nel

945 Costantino Porfirogenito accolse con una cerimonia il ritratto a

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Costantinopoli, da dove sarebbe stato trafugato dai crociati nel

1204.3]

Vidi una scena che aveva luogo in un paese remoto. Un re malato

che era in una città non lontano da Damasco soffriva di una

malattia della pelle che, diffusasi sino ai piedi, lo aveva portato a

zoppicare. Il re, che era un uomo buono, si fece raccontare da

alcuni viaggiatori molte cose su Gesù, i suoi miracoli, le

testimonianze di Giovanni battista e il furore provocato dal

Salvatore durante la Pasqua a Gerusalemme. Il re maturò un

grande affetto per Gesù e desiderò vederlo. Volendo essere

guarito, decise di scrivergli una lettera per pregarlo di andare da

lui. Egli chiamò un giovane della sua corte che sapeva dipingere e,

consegnandogli la lettera, gli ordinò che nel caso Gesù non avesse

potuto recarsi da lui di persona, gli avrebbe dovuto fare un ritratto.

Il re preparò anche dei doni, che furono portati da sei servitori che

montarono dei muli; il giovane pittore viaggiava su un cammello.

Vidi il pittore fermarsi col suo seguito a qualche distanza dal luogo

dove Gesù insegnava. Vi erano in quella zona altre tende di

pellegrini che il giovane provò inutilmente ad oltrepassare. Quando

il Salvatore insegnava infatti, era proibito parlargli. L’uomo allora,

3 In occidente sono venerati due Mandylion. Il più conosciuto è conservato nella chiesa di s. Bartolomeo degli Armeni a Genova. L’altro, visitato dal Papa Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato, è nel santuario abruzzese di Manoppello. Ques’ultimo pare essere la “Veronica” di cui solo nel 2000 la curia romana ha ammesso la scomparsa da s. Pietro, dove si credeva fosse ancora custodita. I due ritratti sarebbero sovrapponibili tra loro (secondo le moderne tecniche di identificazione fisionomica); ma il secondo mostra un’espressione diversa del Salvatore. Nulla vieta l’origine differente dei due ritratti: l’uno proveniente dal gesto della “Veronica”, l’altro dalla pietà del re di Edessa. Quanto all’origine pittorica dei ritratti, si tenga presente che i volti originali potrebbero essere stati riprodotti già in epoca antica. Per non parlare delle riproduzioni ufficiali “a tiratura limitata” eseguite in s. Pietro nel XVII secolo. Esiste infine una teoria che fa coincidere il Mandylion con la sindone di Torino. Anch’essa poggia sulla sovrapponibilità fisionomica dei volti riprodotti. Tuttavia, come si può immaginare, tale sovrapponibilità può solo

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volendo almeno udire le sue parole e fargli il ritratto, fece molti

tentativi di avvicinarsi da varie direzioni, senza riuscire a farsi

spazio tra la folla attenta. Fu così che Gesù disse ad un discepolo di

Giovanni battista, che gli stava più vicino, di fare spazio all’uomo

conducendolo presso un banco poco lontano da lui. In tal modo,

l’inviato e il suo seguito, assieme ai loro doni, consistenti in stoffe,

piccole placche d’oro e diverse coppie di agnelli, furono sistemati

dove potessero vedere e udire Gesù.

L’inviato, pieno di gioia per aver potuto vedere Gesù, non perse

tempo e si accinse a fargli il ritratto. Collocò i suoi attrezzi da

pittore sulle ginocchia guardando attentamente il Salvatore e si

mise al lavoro. Aveva dinanzi una tavoletta bianca, forse di bosso,

sulla quale tracciò con una matita lo schizzo della testa e della

barba di Gesù omettendo il collo. In seguito la ricoprì con una

materia compatta simile a cera, applicandovi sopra con forza come

delle forme. Dopodiché diede ancora diversi tocchi con la matita e

pressò fortemente sulla superficie indurita. Egli continuò a lungo

questo lavoro, senza tuttavia esserne soddisfatto, perché ogni volta

che guardava Gesù notava qualcosa di nuovo sul suo viso che lo

induceva a correggere l’opera. San Luca non aveva la stessa

tecnica pittorica : egli infatti impiegava anche il pennello. Quel

ritratto invece sembrava avere dei rilievi sensibili al tatto.4

Gesù insegnò ancora per un certo tempo, dopodiché mandò a

chiamare l’inviato concedendogli di avvicinarsi per portare a

termine il ritratto. L’uomo allora, seguito dai servi con i doni, lasciò

rivelare l’identità del volto in carne ed ossa da cui sarebbero nate tutte queste riproduzioni, non certo l’uguaglianza delle riproduzioni stesse. 4 Questa affermazione conferma alcune tradizioni che indicano in san Luca evangelista un pittore. In un'altra pubblicazione presenteremo ulteriori sorprendenti rivelazioni della veggente su di lui e sugli altri apostoli ed evangelisti.

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il suo posto per raggiungere Gesù. Egli aveva una veste corta senza

mantello, simile a quella di uno dei re magi. La tavola dove

disegnava era a forma di cuore, come uno scudo, ed era appesa

con una corda al suo braccio sinistro. Nella mano destra egli teneva

il messaggio del re, che sembrava arrotolato così (la suora piegò in

un certo modo il suo lenzuolo). L’inviato, imitato dai servitori, si

inginocchiò dinanzi a Gesù inchinandosi profondamente, poi disse:

“Il vostro servo è l’inviato di Abgar, re di Edessa, che è malato e vi

invia questa lettera pregandovi di accettare i suoi doni.” Le persone

del seguito si fecero avanti con le offerte. Gesù rispose che i buoni

sentimenti del suo padrone gli erano graditi e ordinò ai discepoli di

distribuire i doni ai più poveri fra i presenti. Poi il Salvatore dispiegò

la lettera e la lesse. Ciò che ricordo è che, fra le altre cose, vi era

scritto che il re pregava Gesù, il quale aveva potere di resuscitare i

morti, di andare da lui a guarirlo. La lettera sembrava più rigida

nella parte dov’era lo scritto, mentre ai lati era morbida, come se la

parte centrale, la lettera vera e propria, fosse attaccata su stoffa,

pelle o seta da cui pendeva anche un filo. Quando Gesù ebbe finito

di leggere, voltò la lettera e, presa tra i suoi oggetti una spessa

matita, ne cavò fuori qualcosa, come quando la gente di campagna

prende un’esca dalla scatola dei fiammiferi. Egli poi scrisse sul retro

della lettera poche parole in grossi caratteri, infine ripiegò il foglio.

Si fece poi portare dell’acqua, con la quale si lavò la faccia, e

premette la copertura molle della lettera contro il suo viso,

restituendo poi il tutto all’inviato. Questi, applicando la lettera sul

suo disegno, come credo gli avesse detto di fare Gesù, trasformò il

ritratto in qualcosa di perfettamente somigliante all’originale. Il

pittore, pieno di gioia, mostrò il disegno a tutti quelli che gli erano

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più vicini, dopodiché si prosternò dinanzi a Gesù e subito dopo

ripartì.

Alcuni suoi servitori restarono indietro e seguirono Gesù che, dopo

l’insegnamento, oltrepassò il Giordano per recarsi al secondo luogo

usato da Giovanni per amministrare il battesimo e da questi ormai

abbandonato. Lì quei servi si fecero ben presto battezzare. L’inviato

di Abgar passò invece la notte dinanzi a una città, presso lunghe

costruzioni simili a forni per mattoni. Il mattino dopo, alcuni operai

vi si recarono prima del solito attirati da una luce brillante simile a

un incendio e da qualcosa di straordinario che era capitato al

ritratto. Vidi l’inviato mostrare ad una folla raccoltasi lì attorno il

tessuto che Gesù aveva applicato sul suo viso e che ora ne

conservava l’impronta. Tuttavia, non ricordo più il fenomeno legato

al ritratto che aveva attirato lì gli operai.

Vidi anche l’inviato giungere presso il re, il quale, andatogli incontro

dopo aver attraversato il giardino, fu indicibilmente scosso nel

vedere il ritratto e nel leggere la lettera. Egli perciò cambiò vita

congedando le molte donne con cui si intratteneva nel peccato.

Avevo anche visto come, dopo la morte del figlio di quel re, durante

il regno di un suo indegno successore, il ritratto di Gesù che era

stato esposto al pubblico fu nascosto a lungo per ordine di un santo

vescovo. Questi fece murare l’entrata della nicchia, la quale fu

riaperta di nuovo dopo un lungo intervallo di tempo. In

quell’occasione, si vide che anche sulla pietra che aveva oscurato la

nicchia si era impressa l’impronta del volto del Salvatore.

Ricordo tutto ciò confusamente.

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Resurrezione di un fanciullo5

…Erano circa le nove del mattino quando giunsero nei pressi di

Naim. Fui informata che Gesù aveva ritardato il suo ingresso in

quella città pur sapendo che il giovane era già ammalato. Egli infatti

non voleva guarirlo, ma richiamarlo dalla morte, in modo che quel

prodigio contribuisse a propagare la fede in Lui.

Allorquando i discepoli, seguendo uno stretto sentiero, si

avvicinarono alla porta della città, il corpo morto del giovane passò

trasportato da un gruppo di Giudei abbigliati a lutto. Ho sempre

sentito dire che i Giudei, nelle loro cerimonie funebri, usavano

correre tumultuosamente. Ed era proprio così che ora essi

facevano, agitandosi attorno alla salma come uno sciame d’api.

Quattro portatori trasportavano la bara su dei bastoni ricurvi nel

mezzo. La bara, leggera come un cesto di vimini e chiusa da un

coperchio, aveva la forma del corpo umano. Gesù, oltrepassando i

discepoli che si erano disposti in due file, si piazzò dinanzi a coloro

che accompagnavano il corpo dicendo: “Fermatevi.” Dopodichè,

mettendo la mano sulla bara, aggiunse: “Deponete il feretro.” I

portatori allora lo deposero a terra e fecero qualche passo indietro.

La madre del defunto, che seguiva il corteo con molte altre donne,

era appena uscita dalla porta della città e si arrestò a qualche passo

dal Signore. Tutte le donne erano velate e in preda ad una grande

afflizione, mentre la madre, dinanzi a loro, senza dubbio pensava

che Gesù fosse giunto troppo tardi. Il Signore allora disse alla

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donna con un tono grave, ma affettuoso: “Donna, non piangere.”

Egli era commosso per il dolore dei presenti, che amavano quella

vedova a causa della sua grande carità manifestata nei confronti

degli orfani e dei poveri di ogni specie. Vi erano tuttavia tra la folla

anche persone malvagie e altre ne sopraggiungevano ancora dalla

città. Gesù chiese che gli fosse portata dell’acqua e un ramo

d’albero. Un discepolo gli procurò entrambi, cogliendo un ramo

d’issopo in un giardino poco distante. Gesù allora disse ai

portatori : “Aprite il feretro e togliete le bende al corpo. ” Mentre fu

eseguito quanto diceva, Egli levò gli occhi al cielo e pregò : ” Lode a

te, o Padre, signore del cielo e della terra, poiché avete celato tutto

questo ai saggi e ai sapienti per rivelarlo ai semplici. Tale è la

vostra volontà. Tutto è stato messo in mio potere dal Padre e

nessuno conosce il Padre se non il Figlio e coloro ai quali il Figlio

vorrà rivelarlo. Venite a me, voi che siete stanchi e afflitti : Io vi

ristorerò ! Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me l’umiltà

del cuore e la dolcezza : troverete riposo per le vostre anime,

poiché il mio giogo è dolce e il mio fardello è leggero. ” La salma,

adorna di fiori, giaceva nella bara mentre le venivano tolte le

bende, finché il capo e le mani furono scoperte e il corpo restò

rivestito solo da un lenzuolo. Gesù allora benedì l’acqua

immergendovi il ramo d’issopo, col quale asperse gli astanti. Vidi

così delle piccole figure tenebrose simili a insetti, scarabei, rospi,

serpenti e piccoli uccelli fuoriuscire da molti di loro, benché nessuno

sembrava avvedersene. Vi fu però un cambio repentino nelle

emozioni dei presenti, come se tutti divenissero più sereni e puri.

Gesù poi asperse il giovane facendo su di lui con la mano il segno

5 Lc, 7, 11-17.

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della croce. Una forma nera simile a una nube uscì dal corpo del

defunto, dopodichè Gesù disse: “Alzati”; e il ragazzo si mise a

sedere guardandosi attorno stupito e incuriosito. Il Signore poi

disse: “dategli dei vestiti”. Quando dunque fu avviluppato in un

mantello, il giovane si alzò del tutto dicendo: “cosa è successo? Che

ci faccio qui? ” Gli furono portati dei calzari, sicché egli poté

camminare. Gesù allora lo prese per mano conducendolo fra le

braccia della madre, che accorse in tutta fretta, mentre il Signore le

diceva: “Ecco, vostro figlio vi è stato restituito, ma ve lo richiederò

quando sarà rinato nel battesimo.” La madre andò quasi fuori di sé

per la gioia, lo stupore e la devozione, al punto che non riusciva

nemmeno a ringraziare il Signore, ma teneva stretto a sé il figlio

versando lacrime copiose. Mentre la folla intonava canti gioiosi,

Gesù fu invitato presso la famiglia del giovane. Il Signore e i

discepoli giunsero dunque presso la casa della vedova, che era

grande e circondata di corti e giardini. Giunsero amici e conoscenti

da ogni dove, accalcandosi all’entrata della casa per vedere il

giovane. Costui fece un bagno e fu rivestito da un abito bianco con

una cintura. Furono aspersi i piedi a Gesù e ai discepoli e fu offerto

loro del cibo. Subito dopo furono fatte ricche offerte ai poveri che si

affollavano lì intorno presentando le loro felicitazioni. Furono donati

abiti, biancheria, frumento, pane, agnelli, uccelli e anche del

denaro. Gesù fece un discorso alla folla raccoltasi nel cortile di casa.

Marziale [il fanciullo], col suo vestito bianco, faceva elemosine e

correva qua e là richiamato dai presenti. Era in preda ad una gioia

infantile, mentre i suoi compagni di scuola, portati dai loro maestri

nel cortile di casa sua, lo guardavano spaventati come fosse uno

spirito. Egli si divertiva a rincorrerli e a metter loro paura facendo la

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voce grossa. Alcuni di essi, più coraggiosi, si burlavano di quelli che

arretravano impauriti prendendo il ragazzo per mano e guardandoli

con aria spavalda. Era come quando un ragazzo più grande tocca

un cavallo o un altro animale che fa paura ad altri più piccoli di lui.

Tutti i presenti presero parte al pasto che fu preparato nel cortile.

La vedova era figlia del fratello del suocero di Pietro. Quest’ultimo

infatti, in virtù di questa parentela, testimoniava in modo

particolare la sua gioia e si muoveva a suo agio per la casa,

comportandosi quasi come il capofamiglia. Più di una volta Gesù

fece venire presso di sé Marziale in presenza della folla, parlandogli

in modo da farsi udire dai presenti. Ciò che Egli diceva faceva una

grande impressione su tutti. Non lo udii parlare del giovane come di

uno che era morto. Il Signore piuttosto disse che la morte,

introdotta nel mondo dal peccato, aveva incatenato il giovane per

trascinarlo poi nella tomba. Egli, gettato nelle tenebre ad occhi

chiusi, aveva riaperto le palpebre troppo tardi in un luogo ove non

c’era più possibilità di misericordia e di soccorso. Prima di entrare in

quel luogo tuttavia, Dio lo aveva liberato dalle catene a causa della

pietà dei parenti e di qualche suo antenato. Ora era ritornato in vita

per essere liberato a mezzo del battesimo, in modo da non ricadere

in una schiavitù ancora più terribile. Come le virtù dei genitori

beneficano in seguito i loro figli, Dio, in considerazione dei

patriarchi, aveva fino a quel momento risparmiato Israele. Ora però

questo popolo, avviluppato dalla morte del peccato, si trovava in

una condizione analoga a quella di Marziale. La misericordia del

Signore era venuta per l’ultima volta a visitare il suo popolo.

Giovanni battista gli aveva preparato la strada, gridando con voce

potente per risvegliare i cuori dal sonno della morte. Il Padre aveva

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Gesù medico e sapiente

19

avuto pietà per l’ultima volta di loro, aprendo la strada a tutti coloro

che non avrebbero ancora una volta chiuso gli occhi con

ostinazione. Egli paragonò quel popolo accecato dal peccato al

corpo del giovane avvolto nel drappo mortuario e chiuso nella bara,

dinanzi al quale la salvezza era giunta fin presso la tomba, quando

il cadavere stava per essere portato via dalla città. Se i portatori

non avessero udito la voce del Signore e non avessero deposto e

aperto la bara liberando il corpo dalle bende che lo avviluppavano,

se si fossero ostinati a passare oltre, sarebbe stato sepolto un

popolo ancora vivo, benché incatenato dalla morte. Quanto era

orribile e spaventoso tutto ciò! Gesù paragonò ai portatori del

feretro i falsi sapienti, i farisei che allontanavano il popolo dalla

vera penitenza avviluppandolo nei legami della loro legge e

gettandolo nella tomba per sempre. Egli scongiurò i suoi uditori di

accogliere l’offerta del loro Padre celeste, esortandoli a scegliere la

vita, la penitenza e il battesimo. In quella occasione vi fu qualcosa

di speciale nel modo in cui Gesù fece uso dell’acqua benedetta. Con

essa, Egli scacciò gli spiriti malvagi che esercitavano il loro dominio

su alcuni dei presenti, i quali erano scandalizzati, divorati

dall’invidia o animati da una segreta gioia maligna credendo che

Gesù non avrebbe potuto fare più nulla per il giovane. Vidi quella

cattiva disposizione d’animo uscire dai presenti sotto forma di

insetti di ogni genere; e quando il giovane tornò in vita, al

momento dell’aspersione con l’acqua benedetta, vidi una nube fatta

di figure o di ombre repellenti di diverse dimensioni uscire dal suo

corpo e sparire nella terra. Ricordai allora ciò che avevo visto in

altre occasioni in cui Gesù aveva risuscitato dei morti. Quelle volte,

Gesù aveva richiamato l’anima del morto che io vedevo già

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Gesù medico e sapiente

20

separata e allontanata dal corpo nella dimensione in cui doveva

subire la sua pena. L’anima allora si disponeva al di sopra del corpo

e vi si reintroduceva, dopodichè il morto si risvegliava. Nel caso di

Marziale invece, la cosa era andata diversamente. L’anima non si

era separata dal corpo. Piuttosto vidi la morte ritirarsi, per così dire,

dal corpo dopo aver pesato su di esso come un fardello soffocante.

Guarigione della figlia di Giairo e dell’emorroissa6

Vidi alcune donne velate, afflitte da perdite di sangue, scivolare tra

la folla dietro Gesù, baciargli l’orlo della veste e subito essere

guarite. In altre città più importanti queste donne erano solo

obbligate a mantenere una certa distanza, mentre nei piccoli centri

come questo non le si poteva avvicinare in quel modo.

La ragazza [la figlia di Giairo] non era molto sviluppata e la malattia

l’aveva fatta dimagrire. Doveva avere circa undici anni, ma era

piccola per la sua età, considerato che in quei luoghi ragazze di

dodici anni erano già del tutto formate. Stesa sul suo giaciglio, era

avviluppata in una lunga veste. Gesù la prese con dolcezza fra le

braccia, ponendola sul suo petto, e soffiò su di lei. Vidi allora

qualcosa di straordinario. Alla destra del corpo vi era una piccola

forma diafana in una sfera luminosa. Quando Gesù soffiò sulla

ragazza, quella luce si arrestò su di lei ed entrò nella sua bocca

sotto le sembianze di una piccola forma umana. Gesù depose

nuovamente il corpo sul letto e prese il polso della ragazza come

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Gesù medico e sapiente

21

avrebbe fatto un medico. Poi le disse: “Alzati”; al che lei si mise a

sedere sul letto, mentre Gesù continuava a tenerle la mano. La

ragazza in seguito aprì gli occhi e scese dal letto; così Gesù la

portò, ancora debole e barcollante, fra le braccia dei genitori.

Costoro avevano assistito alla scena dapprima con freddezza, poi

tremando di paura ed ora fuori di sé dalla gioia. Gesù esortò a dar

da mangiare alla ragazza, avvertendo di non divulgare inutilmente

quanto era successo. Dopo aver accettato i ringraziamenti del

padre, Egli infine se ne tornò in città. La madre, confusa e

inebetita, riuscì a stento a ringraziarlo. L’eco di quel miracolo si

diffuse subito fra coloro che si erano recati a piangere la ragazza

morta. Essi lasciarono i loro posti, alcuni confusi, altri

sghignazzando in modo ignobile, ed entrarono in casa per vedere la

ragazza mangiare.

Sulla via del ritorno, Gesù disse ai discepoli che quella famiglia non

aveva avuto né una fede sincera, né intenzioni davvero oneste. Egli

tuttavia aveva reso la vita alla ragazza per il suo bene e per

onorare il regno di Dio. La morte della ragazza non era una sua

colpa, tuttavia doveva guardarsi dalla morte della sua anima.

[Lo scrittore Clemens Brentano, che raccoglieva la parole della

veggente, talvolta riassumeva le parole della suora proferite in

occasioni differenti o nel corso di un dialogo con lui] …Benché nel

Vangelo di Matteo la guarigione dell’emorroissa sia collocata nel

momento in cui Gesù, invitato da Giairo, si recava alla dimora di

costui, suor Emmerich disse di non aver visto tale episodio in quella

occasione, nemmeno fra le guarigioni meno importanti accadute

6 Mt, 9, 18-26 ; Mc, 5, 21-43; Lc, 8, 40-56

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Gesù medico e sapiente

22

quel medesimo giorno. Del resto, il Vangelo parlava di una

guarigione avvenuta in mezzo ad una gran folla. Quando Gesù si

recò da Giairo, vi era al contrario poca gente lungo il cammino,

come pochi furono coloro che erano presenti quando si risvegliò la

figlia di Giairo. Suor Emmerich disse di ricordare l’episodio

dell’emorroissa come di qualcosa accaduta prima. La frase usata da

Gesù, quando disse di aver sentito uscire da lui una forza, fu

spiegata dalla suora in questo modo: la donna aveva già percepito

in precedenza la potenza divina che risiedeva in Gesù ed aveva

invocato a lungo e con ardore questa forza. Toccando il mantello di

Gesù, ella desiderava di essere guarita ed aveva la certezza che ciò

sarebbe accaduto. Fu in quel momento che quel potere divino le era

venuto in soccorso e Gesù lo aveva percepito come una virtù

fuoriuscita da lui. Suor Emmerich diceva di conoscere bene quella

donna ed aveva descritto tempo prima un monumento miracoloso

che la donna fece erigere.

…Ho visto una statua di Gesù fatta erigere dall’emorroissa a

Cesarea come segno di riconoscenza. Era di bronzo e raffigurava il

momento in cui la donna toccava il bordo della veste di Gesù, il

quale si voltava verso di lei. La statua poggiava su uno zoccolo

poco elevato nel mezzo di un piccolo giardino. Quando le piante

crescevano fino a toccare il bordo della veste della statua, esse

venivano raccolte da donne afflitte da perdite di sangue, perché

avevano la virtù di guarirle.

…Ora ricordo che la figlia di Giairo, come punizione dei suoi genitori

e parenti che anche dopo la sua guarigione avevano accolto Gesù

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Gesù medico e sapiente

23

con risa di scherno, aveva subito una ricaduta, tanto che Gesù dové

ritornare ancora a soccorrerla. Fu allora, se non sbaglio, che ebbe

luogo la guarigione dell’emorroissa. Non so fino a che punto la figlia

di Giairo avesse preso parte ai peccati della sua parentela, ma

quando tornò di nuovo in vita, tutti si mostrarono ancora una volta

poco colpiti. La madre in particolare si comportò in modo assai

sconveniente.

L’emorroissa non è completamente guarita. Da tempo abita a

Cafarnao e fa uso di molte medicine. Nonostante ciò, è in uno stato

di deperimento completo. Si tratta di una donna pagana, vedova di

un giudeo di Panea o Cesarea, capitale di Filippo. Fino a quel

momento non ha una fede ferma ed è nelle mani dei medici.

Tuttavia viene a conoscenza della Vergine in una delle sue visite ai

malati; ed è quest’ultima che la consola rafforzando la sua fede.

…Oggi ho visto il motivo per cui la figlia di Giairo ha subito quella

ricaduta. Giairo, senza essere malvagio, è un uomo tiepido,

indolente e del tutto privo di volontà. Egli ha trentasei anni, mentre

la moglie, donna vana e sensuale, ne ha venticinque. La loro figlia è

delicata, debole ed è stata allevata in abitudini molli e ricercate. I

genitori hanno preso molto alla leggera la guarigione della figlia e

non hanno modificato la loro condotta. Il loro peccato principale è la

mancanza di ritegno, dinanzi alla figlia, delle loro parole e azioni,

che hanno risvegliato nella morbosità di ques’ultima nuove

bramosie che l’hanno condotta a quella ricaduta.

I genitori dell’emorroissa sono ancora qui, ma non hanno rapporti

con lei, dal momento che vive secondo le leggi giudaiche.

Analogamente, a causa di impurità legali, lei ha dovuto lasciare

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Gesù medico e sapiente

24

Paneas e trasferirsi qui. La sua fede compie sempre nuovi

progressi.

…Giairo, il capo della sinagoga [di Cafarnao], era presente [al

discorso di Gesù in sinagoga], ma molto triste e divorato dai

rimorsi. Uscendo di casa, aveva lasciato la figlia moribonda e

minacciata di una morte ancora più terribile, a punizione dei peccati

propri e dei suoi genitori. La madre, la zia e la nonna della fanciulla,

che abitavano la sua stessa dimora, avevano preso con molta

leggerezza la guarigione operata da Gesù, non mostrandosi affatto

riconoscenti, né accennando alcuna intenzione di volersi emendare.

Giairo aveva una certa pietà religiosa, ma era tiepido, incostante e

dominato dalla moglie, bella e molto vana, alla quale aveva affidato

il ménage familiare. Tutte le donne della casa erano molto mondane

e si abbigliavano come le pagane, secondo l’ultima moda. Da

quando la fanciulla era tornata in vita, esse, imitate dalla

giovanetta, non avevano fatto che sghignazzare burlandosi di Gesù.

La fanciulla, che era nel suo undicesimo anno di età, era nubile ed

aveva fino a quel momento preservato la sua innocenza. Più tardi,

tuttavia, la mancanza di ritegno dei parenti in sua presenza, i

festini tenuti dopo la guarigione, nei quali lei era comparsa

riccamente abbigliata, le frequenti visite dei giovani che le facevano

la corte, nonché le familiarità, le occhiate e i desideri immodesti

diretti nei suoi confronti, avevano fortemente attentato alla sua

purezza. Così, il sabato precedente, era ricomparsa una febbre

ardente accompagnata da una forte sete; finché la settimana

successiva ella cadde in un delirio nel quale si lamentava

incessantemente delle sofferenze causatele dai corteggiatori. Ora

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Gesù medico e sapiente

25

infine, essendo la fanciulla pressoché moribonda, i suoi familiari si

convinsero di trovarsi di fronte ad una punizione per le stoltezze

commesse dall’inizio della settimana, confessandosi a vicenda tale

timore. Perfino la madre provò una tale vergogna che, in preda ad

un forte turbamento, non poté trattenersi dal chiedere a Giairo se

Gesù non avrebbe avuto ancora una volta pietà di loro, spingendo

così il marito a rivolgere un’altra umile richiesta al Salvatore. Giairo

tuttavia non osava presentarsi di fronte a Gesù. Egli era convinto

che, se lo avesse voluto, il Salvatore avrebbe potuto aiutarlo in

qualsiasi momento, ma forse non osava presentarsi a lui

implorandolo in pieno giorno. Così, egli attese il discorso che Gesù

avrebbe tenuto il sabato. Quando dunque Gesù, al tramonto, uscì

dalla sinagoga, circondato da una folla numerosa e da molti

ammalati, Giairo si avvicinò, inginocchiandosi pieno di afflizione e

supplicandolo di avere ancora una volta pietà della figlia morente.

Mentre Gesù prometteva di andare da lui, venne un uomo inviato

dalla moglie di Giairo ad annunciare la morte imminente della

fanciulla. La moglie infatti, preoccupata dal ritardo del marito,

credeva che Gesù si fosse rifiutato di intervenire in suo soccorso.

Quest’ultimo invece ripeté a Giairo di avere fiducia in lui.

Era ormai sera, quando i discepoli di Gesù, i farisei e molti curiosi si

accalcavano intorno al Salvatore impazienti di ascoltare le sue

parole. L’emorroissa, che abitava nei pressi della sinagoga,

approfittando dell’oscurità, si era mescolata alla folla, sostenuta per

le braccia dalle dame di compagnia. Altre donne affette dallo stesso

male, anche se meno gravi di lei, erano guarite toccando la veste di

Gesù mentre, circondato dalla folla, era salito su una barca.

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Gesù medico e sapiente

26

Nell’intrattenersi con costoro, una viva fede era sorta nella donna,

la quale sperava, col favore della notte, di riuscire a toccare il

Maestro senza essere vista, mescolandosi alla calca che usciva dalla

sinagoga assieme a Gesù. Questi era consapevole delle intenzioni

della donna, perciò, soffermandosi a parlare, aveva rallentato il

passo, sicché lei, assieme alla figlia, a un’altra donna di nome Lea e

allo zio del marito, si trovò nelle sue vicinanze. L’inferma allora si

inginocchiò e, poggiandosi su una mano, infilò l’altra tra la folla,

toccando l’estremità della veste di Gesù. Nel fare ciò, ella si sentì

del tutto guarita. Tuttavia Gesù si fermò e, voltandosi verso i

discepoli, disse: “Chi mi ha toccato?” Pietro e gli altri risposero:

“Volete sapere chi vi ha toccato? Vedete bene che la folla vi pressa

da ogni parte!” Gesù allora ribatté: “Qualcuno mi ha toccato,

perché ho sentito una virtù uscire da me.” Egli dunque si guardò

attorno e, fattosi un po’ di vuoto dinanzi a lui, l’inferma comparve

alla sua vista, avvicinandosi timidamente, gettandosi ai suoi piedi e

confessando ciò che aveva fatto. La donna disse di essere afflitta da

molto tempo da perdite di sangue, ma ora le sembrava di essere

guarita. Perciò lo pregò di perdonarlo per quanto aveva osato fare.

Gesù allora rispose: “Abbiate fiducia, figlia mia, la vostra fede vi ha

aiutato. Andate in pace e siate libera dalle vostre sofferenze.” La

donna, di nome Enué, era poco più che trentenne, alta, ma molto

magra e pallida. Il marito era giudeo ed aveva una sola figlia,

allevata presso uno zio che in quel momento, accompagnato dalla

nipote e da una cognata di nome Lea (il cui marito era tra i farisei

nemici di Gesù), si trovava a Cafarnao per ricevere il battesimo.

Enué, divenuta vedova, aveva contratto un’alleanza che aveva

contrariato la famiglia di origine, molto agiata, perché ritenuta

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Gesù medico e sapiente

27

troppo modesta. Rimproverata per la sua condotta, la donna aveva

lasciato il paese per trasferirsi a Cafarnao.

Gesù avanzò il passo per recarsi da Giairo. Pietro, Giacomo,

Giovanni, Saturnino e Matteo erano con lui. Il vestibolo della casa

era nuovamente stipato di gente; ma ora nessuno più si burlava di

Gesù. Molti di costoro anzi erano in lacrime e si lamentavano. Gesù,

passando tra la folla, non disse più che la fanciulla dormiva. La

madre di Giairo, la moglie di costui e la cognata andarono incontro

al Salvatore abbigliate a lutto e versando timide lacrime di

continenza. Gesù lasciò Matteo e Saturnino nel vestibolo ed entrò

nella stanza mortuaria con Pietro, Giacomo, Giovanni, la madre, il

padre e la nonna della defunta. Si trovarono così in una stanza

posta sul retro del focolare che era differente da quella dov’era la

fanciulla la prima volta. Gesù, brandendo un piccolo ramo che

aveva fatto cogliere in giardino, si fece portare un bacino con

dell’acqua, che benedisse. Il corpo della fanciulla era già rigido, ma

il suo aspetto non era più sgradevole dell’altra volta. In quella

occasione vidi la sua anima in una sfera luminosa vicino al corpo.

Ora invece non vidi nulla: la fanciulla era proprio morta.

Gesù, servendosi del ramo, asperse il corpo con l’acqua benedetta

pregando, dopodichè, prendendole la mano disse: “Fanciulla, ti

ordino di alzarti!”

Mentre Gesù pregava, vidi l’anima della morta in un globo

tenebroso che si avvicinava alla bocca di lei e vi si introduceva. La

fanciulla allora aprì gli occhi, che seguirono la mano di Gesù mentre

la chiamava a sé, poi si raddrizzò e scese dal giaciglio. Il Salvatore

infine la consegnò ai genitori, che la accolsero versando lacrime

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28

abbondanti e si inginocchiarono ai piedi di Gesù. Questi ordinò di

dare da mangiare alla fanciulla del pane e dell’uva. Così fu fatto;

sicché la giovane mangiò mentre Gesù dava severi ammonimenti ai

genitori, esortandoli a ricevere con riconoscenza la grazia che Dio

elargiva loro e a rinunciare del tutto alle vanità e ai piaceri terreni,

impegnandosi nella via di penitenza loro prescritta e cessando di

educare per la morte la loro figlia nuovamente rinata. Li rimproverò

per il loro comportamento precedente e la leggerezza con la quale

essi avevano accolto la prima grazia che era stata loro concessa.

Egli rammentò loro tutto ciò che avevano fatto dopo averla

ricevuta, descrivendo come in così poco tempo la fanciulla era stata

capace di esporsi al rischio di una morte molto peggiore, ossia, alla

morte dell’anima. La giovane, di nome Salomè, vivamente toccata

da quelle parole, versò delle lacrime; al che Gesù le raccomandò di

guardarsi dalle bramosie dello sguardo e dal peccato. Dopo che

ebbe mangiato il pane e l’uva che Gesù aveva benedetto per lei, il

Salvatore le disse che in futuro non avrebbe dovuto vivere secondo

la carne, ma avrebbe dovuto nutrirsi del pane di vita, della parola di

Dio, avendo fede, pregando, facendo penitenza e impegnandosi in

opere sante. I genitori furono molto commossi, mentre un profondo

cambiamento si operò in loro. Il padre promise di rinunciare a tutto

per seguire Gesù, mentre la donna e tutti gli astanti, pregando e

rendendo grazie, fecero voto di correggersi. Giairo era

completamente trasformato. Quella sera stessa donò ai poveri gran

parte dei suoi beni.

Dinanzi alla casa si era assemblata una gran folla. Gesù allora disse

a Giairo di non diffondere troppo la notizia di ciò che era accaduto,

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Gesù medico e sapiente

29

né di impegnarsi in propositi inutili per commemorare l’evento. Egli

spesso chiedeva queste cose a coloro che aveva guarito. E ciò per

diversi motivi. Anzitutto intendeva evitare chiacchiere senza fine

che rendevano vana la grazia ricevuta, dissipando l’emozione

interiore che ne conseguiva e impedendo di riflettere sulla

misericordia di Dio. Egli desiderava che chi veniva guarito si

tenesse in raccoglimento e pensasse ai modi in cui avrebbe potuto

migliorare se stesso, invece di correre qua e là utilizzando la vita e

la salute ritrovati per scopi egoistici, esponendosi facilmente a

ricadute nel peccato.

Altre volte invece il suo scopo era di mostrare ai discepoli che

bisogna evitare la vanagloria e che il bene va fatto esclusivamente

per amore e in vista di Dio.

Talvolta Gesù evitava solo di incrementare il numero dei curiosi e

degli importuni, scoraggiando anche gli ammalati che non si

rivolgevano a lui per un impulso interiore della fede, ma per

provare un’esperienza qualsiasi. Essi infatti, com’era successo alla

figlia di Giairo, ricadevano poi nel peccato e nella malattia.

Accompagnato dai cinque discepoli, Gesù uscì da casa di Giairo per

una porta sul retro, in modo da evitare la calca. La dimora che

stava lasciando si trovava nella zona nord di Cafarnao. Gesù allora

si diresse a nord ovest, verso le mura di cinta della città. Due

ciechi, seguiti dalle persone che facevano loro da guida, si erano

messi sulle sue tracce e sembravano aver avvertito la sua

presenza, in quanto gli si avvicinarono urlando: “Gesù, figlio di

David, abbi pietà di noi!” Gesù invece entrò nella casa di un uomo

che conosceva, frequentata spesso dai discepoli, la quale faceva

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Gesù medico e sapiente

30

corpo con le mura di cinta ed aveva un’uscita che permetteva di

allontanarsi dalla città. L’uomo che la abitava era il guardiano di

quella zona di Cafarnao. I due ciechi tuttavia entrarono anch’essi

continuando a ripetere: “Abbi pietà di noi, figlio di David!” Gesù,

allora, voltandosi verso di loro, disse: “Credete che io sia in grado

di fare ciò che chiedete?”, “Si, Signore!”, risposero quelli. Al che

Gesù trasse dal suo abito un’ampolla contenente un balsamo o

dell’olio, che versò in un piattino grande quanto una moneta, di

colore bruno e poco profondo. Dopo aver posato il piattino sul

palmo della mano sinistra, egli vi versò un po’ di terra, che mescolò

al liquido col pollice e l’indice della mano destra, dopodichè toccò gli

occhi dei due ciechi dicendo: “Che sia fatto ciò che desiderate.” In

quel momento essi aprirono gli occhi recuperando la vista. Quando

si inginocchiarono per ringraziare Gesù, questi, ancora una volta,

raccomandò di non diffondere la cosa. Voleva infatti evitare che la

calca lo seguisse anche lì, ed inoltre si preoccupava di non irritare

troppo i farisei. Le grida che i due ciechi avevano in precedenza

indirizzato verso di lui mentre lo seguivano avevano però già tradito

la sua presenza in quel luogo. Essi inoltre, tornando sui loro passi,

non fecero che parlare incessantemente della loro buona sorte. La

folla, così, giunse di nuovo presso Gesù.

…Egli andò da Giairo, al quale fece degli incoraggiamenti e diede dei

consigli per la sua famiglia. Prese poi la mano di Salomè, la

fanciulla resuscitata, raccomandandole una vita ritirata, condotta

nell’obbedienza, nella castità e nella preghiera. Tutta la famiglia era

ora interamente convertita. Vidi poi che più tardi Salomè sarebbe

andata in sposa ad uno scriba di Nazaret che, dopo la morte di

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Gesù medico e sapiente

31

Gesù, si sarebbe riunito alla comunità cristiana di Gerusalemme. Il

nome dello scriba è Sarazet. Egli era fra coloro che erano accorsi da

Nazaret assieme a degli ammalati da poco guariti da Gesù. Credo

che egli abbia una alleanza alla lontana con la famiglia di Gesù.

…Uno scriba di Nazaret, chiamato Sarazet, si era offerto a seguirlo

ovunque egli sarebbe andato. Gesù gli disse: “Le volpi hanno le loro

tane…” eccetera. L’uomo sarà il futuro sposo di Salomè e dopo la

morte di Gesù si riunirà alla comunità cristiana.

Guarigione della suocera di Pietro7

[Per dare un’idea della precisione con cui Suor Emmerich ricostruiva

i legami di parentela tra i vari protagonisti del Vangelo, abbiamo

fatto precedere l’episodio vero e proprio da altre affermazioni della

veggente che chiariscono i rapporti parentali tra Maria di Cleofa, gli

apostoli Matteo e Pietro, altri discepoli di Gesù e la Vergine Maria.]

…Maria di Cleofa [nipote della Vergine], che era una donna di bella

presenza, parlò a Gesù dei suoi cinque figli, pregandoli di prenderli

con lui. Lei disse che uno di loro, Simone, era uno scriba incaricato

di fare gli arbitrati, mentre Giacomo minore e Giuda Taddeo erano

pescatori. Questi erano figli di Alfeo, il suo primo marito, che aveva

anche un figlio più grande, Matteo, per il quale ella piangeva

amaramente, perché era pubblicano. Da Sabas, il suo secondo

marito, aveva avuto Giuseppe Barabba, anche lui pescatore,

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Gesù medico e sapiente

32

mentre dal suo terzo matrimonio col pescatore Giona aveva avuto

un bambino di nome Simeone. Gesù la consolò, dicendole che essi

sarebbero venuti a lui, e la rassicurò a proposito di Matteo (che

aveva già avuto a che fare con lui durante un suo viaggio a

Sidone), predicendole che sarebbe stato fra i migliori.

…Già da molti giorni è giunta a Cafarnao una gran quantità di

ammalati, provenienti dai paesi più remoti. La resurrezione del

giovane a Naim e altre guarigioni clamorose avevano infatti

provocato un gran movimento di folle. Il vestibolo, gli alloggi e il

capannone della casa di Pietro sono pieni di gente. Durante

l’assenza del padrone di casa, sua moglie e i suoi familiari sono

obbligati a sistemare tutti allestendo tende e capanne di fogliame e

approvvigionandoli di viveri. La vedova di Naim, Maroni, parente di

Pietro, alloggia lì, come anche Maria di Cleofa, alleata a lui da parte

del suo terzo marito. E’ lì che Maroni l’ha presa a carico [Maria di

Cleofa] assieme al piccolo Simeone, un bimbo di otto anni nato dal

suo terzo matrimonio.

…Maria di Cleofa era così gravemente ammalata che la Vergine in

persona inviò qualcuno a pregare Gesù di soccorrerla. Egli dunque

si recò da lei a casa di Pietro, dov’erano anche la Vergine, la vedova

di Naim e i figli dell’ammalata [discepoli di Gesù] con i loro fratelli

[discepoli di Giovanni]. Più di tutti, era il figlio minore, Simeone, a

soffrire per la salute della madre. Egli era nato dal suo terzo

matrimonio con Jonas, fratello minore del suocero di Pietro, che era

7 Mt, 8, 14-15; Mc, 1, 29-31; Lc, 4, 38-39.

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Gesù medico e sapiente

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stato impiegato da quest’ultimo sul suo battello, ma era morto da

sei mesi circa.

Gesù si avvicinò al letto dell’ammalata e le impose le mani

pregando. Egli poi le prese la mano dicendole di non essere più

ammalata, poi ordinò di darle da bere e da mangiare. Egli faceva

così al cospetto di quasi tutti gli ammalati guariti; e appresi che ciò

alludeva al Santo Sacramento. Spesso infatti quello che veniva loro

offerto veniva dapprima benedetto.

Una guarigione ignota ai Vangeli

…Quando Gesù [ad Azor o Hazor] terminò il suo insegnamento,

molti presenti, compreso il capo della città, ritornarono alle loro

faccende. Un vecchio giudeo dalla lunga barba, di gran taglia e di

bell’aspetto, andò sfrontatamente verso Gesù dicendogli : “Anch’io

vorrei intrattenermi con voi: avete esposto ventitré argomenti veri,

quando ve ne sono in realtà ventiquattro.” Al che egli enunciò una

serie di aforismi iniziando a disputare con Gesù. Questi gli rispose:

“Tollero la vostra presenza al solo scopo di convertirvi, ma avrei

potuto rimandarvi a casa davanti a tutti, perché non siete stato

invitato. Dite che vi sono ventiquattro verità e che io ne ho

insegnate ventitré. Tuttavia, ne avete considerate tre di troppo,

perché non ve ne sono che venti.” Così Gesù enumerò le venti

verità seguendo le lettere dell’alfabeto ebraico da lui stesso

elencate.8 Egli aggiunse poi delle parole sul peccato di coloro che

8 Interessante questo scorcio sulle tecniche della dialettica antica. Si pensi alle analogie con la dialettica greca e quella presente tuttora in altre culture. In altre pubblicazioni vedremo come Gesù impartisse molti suoi insegnamenti seguendo

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34

aggiungono qualcosa alla verità e sul castigo loro riservato. Tuttavia

il vecchio giudeo, spalleggiato con maligna soddisfazione da alcuni

presenti, non volle in alcun modo riconoscere il suo torto. Finché

Gesù disse: “Portatemi la frutta più sana e bella del vostro

meraviglioso giardino. Essa marcirà per provarvi la vostra cattiva

condotta. Anche il vostro corpo, così dritto e sano, diverrà deforme

a causa del vostro torto. In tal modo vedrete come ciò che vi è di

migliore si corrompe e si altera quando si aggiunge qualcosa alla

verità. Se siete in grado di operare segni analoghi, allora mi

dimostrerete che le ventiquattro verità sono esatte.” Quel giudeo

allora, assieme ai suoi seguaci, si affrettò a recarsi al suo giardino

poco distante. Lì vi era tutto ciò che si poteva trovare di raro e

prezioso nella zona in fatto di frutta, fiori e piante. Inoltre, in alcune

gabbie, vi erano anche bestie e uccelli non comuni, mentre un

piccolo bacino ospitava pesci insoliti. Con l’aiuto dei suoi amici, egli

colse la frutta più bella, certi pomi gialli e dell’uva matura con cui

riempì due piccoli canestri. Altra frutta più piccola fu collocata su un

piatto che sembrava fatto con filamenti di vetro colorato intrecciati.

Egli prese anche degli uccelli di specie diverse e animali rari della

grandezza di una lepre e di un piccolo gatto.

Gesù stava continuando ad insegnare sull’ostinazione e sugli effetti

funesti che si producono quando si aggiunge qualcosa alla verità,

quando il vecchio giudeo e i suoi seguaci tornarono deponendo le

ceste e le gabbie piene di quelle rarità nei pressi del seggio dove

insegnava. Essi provocarono una certa agitazione nella assemblea.

Dal momento che il vecchio si ostinava nelle sue affermazioni

una tecnica simile a quella dei symbola (enigmi), tecnica molto diffusa nell’antichità e di cui abbiamo conoscenza soprattutto grazie alla descrizione di Giamblico in relazione alla scuola pitagorica (Vita pitagorica, XXIII).

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Gesù medico e sapiente

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errate, le parole di Gesù iniziarono ad avverarsi. Un moto interiore

iniziò a compiersi nella frutta, da cui uscì ogni sorta di vermi e

insetti orrendi che iniziarono a divorarla, finché di una mela non

restò che un frammento del picciolo oscillante sulla testa di un

verme. I piccoli animali nelle gabbie si afflosciarono su loro stessi

emettendo del pus in cui si formarono dei vermi che li divorarono

fino a renderli pezzi di carne informi. Era tutto talmente disgustoso

che molti presenti fuggirono con orrore levando alte grida. Tanto

più che anche il giudeo diventava livido e giallastro, contorcendosi

su se stesso fino a deformarsi. Il prodigio provocò nella folla un

gran tumulto, mentre il giudeo, piangendo, riconobbe i suoi torti e

pregò Gesù di avere pietà di lui.

[…] Quando il giudeo deforme gridò al cielo per chiedere grazia […]

pregai Gesù di guarirlo, invocando perdono anche per tutti coloro

che alterano ostinatamente la verità.

Vi fu un tale tumulto che il capo della città fu richiamato per

ristabilire l’ordine. In quel momento, il vecchio, supplicando i

presenti di pregare per lui, confessò di aver aggiunto qualcosa alla

verità. Gesù allora lo benedì assieme alle cose che aveva portato,

sicché la frutta, gli animali e l’uomo che si prostrava dinanzi a lui,

ritornarono al loro stato anteriore.

Quel vecchio si convertì fino a diventare uno dei più fedeli seguaci

di Gesù, riportando anche altri alla vera fede. Per espiare i propri

peccati, egli distribuì ai poveri gran parte dei frutti del suo giardino.

Guarigioni e polemiche

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Mentre predicava, otto uomini per metà infermi che ne trainavano

altri quattro afflitti da una malattia impura si tenevano nel vestibolo

della sinagoga, dove potevano assistere e udire i discorsi di Gesù.

Erano nobili di Cafarnao che, a causa della loro malattia, non

potevano entrare al tempio se non da un versante che al momento

era invaso dalla folla. Per questa ragione, coloro che li trainavano li

avevano disposti dall’altro lato di un caseggiato facendosi spazio fra

la gente, la quale, del resto, si scansava dinanzi a loro perché erano

impuri. Quando i farisei lo notarono, si scandalizzarono e

mormorarono contro costoro, indicandoli come pubblici peccatori

afflitti da un male impuro. Essi inoltre si lamentarono del disordine

che si era creato nella sinagoga, a causa del quale uomini di tal

sorta osavano presentarsi nelle vicinanze. Quando queste

considerazioni, passando di bocca in bocca, giunsero alle orecchie

degli ammalati, causarono in essi una gran contrizione. Essi

temevano che Gesù, avendo saputo di quale malattia erano infermi,

non li avrebbe guariti. Del resto, il loro pentimento era sincero e

faceva loro sospirare tutto il tempo.

Quando Gesù intese le mormorazioni dei farisei, si voltò fissando lo

sguardo su quei malati proprio nel momento in cui essi si sentivano

così scoraggiati. Li guardò gravemente, ma con affetto, gridando

loro: “I vostri peccati vi sono rimessi!”; al che quei poveretti

scoppiarono in lacrime, mentre i farisei disputavano con astio anche

maggiore: “Come osa proferire quelle parole? Come può rimettere i

peccati?”.

Gesù tuttavia disse ai farisei: “Seguitemi e vedete quello che faccio!

Perché vi scandalizzate se faccio la volontà di mio Padre ? Se non

volete la salvezza, almeno non toglietela a coloro che si pentono! Vi

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scandalizzate se guarisco di sabato; ma l’Onnipotente cessa forse il

sabato di fare il bene e di punire il male? Oppure cessa di nutrire, di

guarire e di benedire? Non vi invia le malattie, non vi lascia morire

di sabato? Non scandalizzatevi dunque se il Figlio di sabato compie

la volontà e le opere del Padre.” Giunto vicino a quegli ammalati,

Gesù fece disporre i farisei molto distanti da essi, dicendo: “restate

là, perché essi sono impuri per voi; ma per me non lo sono, poiché i

loro peccati sono stati rimessi. Ditemi ora, è più difficile dire ad un

peccatore pentito che i suoi peccati gli sono rimessi oppure dire ad

un malato di alzarsi e portare via il suo giaciglio?”9 I farisei non

risposero; sicché Gesù si avvicinò ai malati ponendo le mani sulla

loro testa e recitando una breve preghiera, dopodiché li fece alzare

prendendo le loro mani e ordinò loro di ringraziare Dio, di non

peccare più e di portar via i loro letti. Essi si misero a sedere,

mentre gli otto assistenti, anch’essi ammalati, recuperavano

interamente le loro forze prendendo ad aiutare i quattro a

sbarazzarsi delle coperte che li avviluppavano. Questi ultimi

sembravano appena un po’ stanchi e stupiti: essi assemblarono gli

assi dei loro giacigli mettendoseli sulle spalle, poi andarono via

assieme agli otto facendosi largo tra la folla stupita ed euforica. Essi

cantavano: “Sia lodato il Signore, il Dio di Israele che ha fatto in noi

grandi cose, ha avuto pietà del suo popolo e ci ha guariti per mezzo

del suo profeta.”

…Quella mattina, Gesù era ancora ai bagni di Betulia, dove lo vidi

nuovamente impartire insegnamenti in modo familiare. Molte

9 Non è lo stesso episodio citato nel Vangelo (Lc, 6, 6-11). Spesso la veggente cita eventi simili a quelli evangelici o altri in cui Gesù ha pronunciato frasi analoghe a quelle presenti in episodi testimoniati dagli evangelisti..

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persone erano disposte in cerchio attorno a lui, che stava nel mezzo

e si avvicinava ora all’uno, ora all’altro. Ad una certa distanza si

tenevano timidamente alcuni colpiti da paralisi che erano venuti a

fare un bagno, ma non avevano osato avvicinarsi. Il Salvatore

ripetè in termini generali ciò che aveva già detto la vigilia e l’anti-

vigilia, esortandoli a purificarsi dei loro peccati. Tutti i presenti si

erano affezionati a lui ed erano stati colpiti dalle sue parole. Molti di

essi dicevano: “Signore, quando ascoltiamo i vostri insegnamenti

non riusciamo a resistervi.” Al che, Gesù li interrogò in questi

termini: “Voi avete sentito spesso parlare di me ed ora mi avete

ascoltato di persona. Ora, chi pensate che io sia?” Alcuni risposero :

“Siete un profeta. ”, altri : ”Siete più di un profeta.”, altri ancora :

”Nessuno parla come voi o compie le opere che voi fate.” Qualcuno

restò in silenzio; ma Gesù, che conosceva i loro pensieri, li indicò e

disse : ”Costoro hanno ragione.” Uno di loro aggiunse: “Signore, voi

potete tutto. E’ vero, come molti dicono, che avete resuscitato dei

morti, ad esempio la figlia di Giarre?” Parlavano del Giarre che

abitava in una città vicino Gaaba, là dove Gesù aveva predicato

presso un popolo molto perverso. “Si,”, rispose il Signore. L’uomo

chiese allora il motivo per cui Giarre vivesse in una contrada così

male abitata. Come risposta, Gesù parlò delle sorgenti nel deserto,

affermando tra l’altro che era un bene che i deboli avessero

qualcuno che li guidasse. Gli interlocutori erano in una certa

confidenza con lui, perciò egli chiese loro nuovamente: “Cosa siete

venuti a sapere di me? Quali malvagità si dicono di me? ” Qualcuno

rispose : ”Vi si accusa di non cessare di operare e di guarire il

giorno di sabato.” Al che egli, mostrando loro uno stagno lì vicino

dove piccoli pastori pascolavano agnelli ed altri giovani animali,

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rispose: “Vedete quei piccoli pastori così deboli e quegli agnelli così

delicati? Se un agnello cadesse nella palude e si mettesse a belare,

gli altri non correrebbero attorno a lui emettendo grida e gemiti? Se

poi quei giovani pastori non fossero abbastanza forti per trarlo in

salvo e di sabato passasse di là il figlio del padrone del gregge

inviato per pascolare e custodire quegli agnelli, non avrebbe forse

pietà tirando fuori l’agnello dal pantano?”

Coloro che lo ascoltavano levarono le mani come i bambini al

catechismo e gridarono: “ Si, si, lo farebbe!”, Gesù allora riprese:

“E se non si trattasse di un agnello, ma dei figli decaduti del padre

celeste, se fossero vostri fratelli, se foste voi stessi! Il figlio del

Padre celeste dovrebbe forse astenersi dal soccorrerli di sabato?”,

al che i presenti ripeterono: “No, no!”. Gesù poi, mostrando loro

quelli che erano colpiti da paralisi e che si tenevano lontani, disse:

“Guardate questi fratelli malati! Non dovrei forse aiutarli, se mi

domandassero soccorso di sabato? Non dovrebbero ricevere la

remissione dei loro peccati, se si pentissero di sabato confessandosi

e gridando al Padre che è nei cieli?”. Tutti i presenti alzarono

nuovamente le mani gridando: “Si, si! ”. Dopodiché Gesù fece un

segno a quei malati, i quali si trascinarono a fatica verso il cerchio

di persone. Egli parlò loro della fede, poi recitò una preghiera

dicendo: “Stendete le braccia!”, ed essi le stesero verso di lui. Egli

poi passò le mani su quelle braccia malate soffiando per un istante

sulle loro mani. Sicché, subito essi si sentirono guariti e

recuperarono l’uso delle membra. Gesù infine prescrisse loro di

bagnarsi avvertendoli di astenersi da certe bevande.

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Il potere di guarigione dei sacerdoti

…e Gesù mise la mano sul capo di Andrea, Giovanni e Giuda

Barsaba, prese le loro mani fra le sue ordinando loro di fare in suo

nome ciò che lui faceva ai malati. Essi seguirono le sue istruzioni

guarendone molti.

…Così, ad esempio [mi fu dato] questo insegnamento su una

questione molto precisa: perché i sacerdoti non hanno il potere di

operare guarigioni e perché non riescono più ad esercitare questo

carisma? Il dono del sacerdozio, così come la sua origine, mi furono

mostrati durante una visione riguardante l’epoca dei profeti. Vidi ad

esempio Eliseo [il discepolo e successore di Elia] dare il suo bastone

a Giezi [o Gechasi, suo servitore], affinché lo deponesse sul figlio

della Sunamita [Rs, 4, 29-37], il quale era appena morto. Quel

bastone racchiudeva in modo del tutto spirituale l’intera potenza e

missione di Eliseo.

Quel bastone era come il prolungamento del suo braccio: era il suo

braccio stesso. In quella occasione vidi l’origine della pastorale dei

vescovi, dello scettro dei re e del potere ad essi collegato. La fede,

collegando [tali oggetti] a coloro che sono investiti di una certa

missione, li mantiene in un certo modo al di fuori da tutto il resto.10

10 Il passo è un pò oscuro, ma sembra voler affermare la possibilità che un certo potere e una certa funzione spirituale si trasmettano da un individuo all’altro anche per mezzo di un supporto materiale (il bastone dei vescovi o lo scettro regale). Allo stesso modo, come verrà detto in seguito, il potere di guarigione, strettamente connesso con la grazia della resurrezione della carne, può essere trasmesso da Gesù ai sacerdoti e a tutti i cristiani dotati di una fede salda. In tal caso, il supporto potrebbe essere sia l’ordinazione stessa, nel caso dei sacerdoti, che il battesimo e l’eucaristia, nel caso dei laici. Notiamo di sfuggita che in questa stessa visione, sintetica e concisa, la veggente sembra anche avallare l’esistenza di un effettivo “carisma regale” trasmesso da Dio ai re del passato. Non sappiamo se la suora si riferisse solo ai re dell’Antico Testamento o anche alle stirpi regnanti nel medioevo o in altre epoche. Le visioni emmerichiane riguardanti san Luigi sembrano suggerire che tale carisma potesse essere presente in queste ultime. Considerando

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Tuttavia Giezi non aveva fede in questo potere; così come la madre

in lacrime immaginava che solo Eliseo in persona potesse

soccorrerlo. Di conseguenza, questi dubbi causati dall’ignoranza

umana fecero da ostacolo alla potenza di Dio comunicatasi ad Eliseo

e al suo bastone. Allora Eliseo, come vidi, si stese sul ragazzo,

bocca su bocca, mano su mano, petto su petto e con la sua

orazione riportò l’anima nel corpo di costui. In quella occasione, fui

istruita su questo tipo di taumaturgia, che prefigurava la morte di

Gesù ed era in relazione con essa. In Eliseo infatti la fede e la

grazia divina aprirono nuovamente le porte della salvezza e della

redenzione che erano state chiuse dal peccato. Queste porte erano

al capo, al costato, alle mani e ai piedi dell’uomo.11 Eliseo, come

una croce vivente, si stese sul ragazzo, immagine della croce

oscurata con le porte serrate. Per mezzo della sua preghiera e della

sua fede, egli fece scorrere nel corpo del ragazzo la vita e la salute,

riparando ed espiando le colpe commesse dai suoi genitori per

mezzo della testa, del cuore, delle mani e dei piedi. Erano tali colpe

infatti ad aver causato la morte del fanciullo.

Nello stesso momento vidi come tutto ciò era il simbolo della morte

di Gesù sulla croce e delle sue sante piaghe; e vidi l’armonia che

sussiste in queste cose. Ho contemplato la pienezza del dono della

resurrezione e della guarigione spandersi, dopo la morte di Cristo,

tuttavia l’estrema confusione delle vicende che in Europa hanno riguardato le discendenze regali e le investiture ad esse collegate, non ci sentiamo di confermare del tutto questa ipotesi. Infine, segnaliamo l’importanza della collocazione, da parte della Emmerich, del simbolo del sacerdozio e di quello della regalità in una medesima espressione. Sarebbero incalcolabili le ipotesi cui questo particolare potrebbe scatenare in merito alla questione dei rapporti tra l’autorità sacerdotale e quella regale, nata in tutto l’Occidente a partire dall’Impero Cristiano e discussa in molti concili, nonché da Dante e da altri fino ai giorni nostri. 11 In un’altra sorprendente visione, riguardante lo stato umano nel Paradiso terrestre prima della caduta, la suora riferisce che nel corpo degli uomini primordiali queste parti facevano effettivamente da “porte” per la comunicazione

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nel sacerdozio della sua Chiesa e in particolare nei cristiani dalla

fede molto salda. Infatti è nella misura in cui noi viviamo in Cristo e

siamo crocifissi in lui che le porte delle sue piaghe possono riaprirsi

in noi. Ho appreso molte cose sull’imposizione delle mani, sulla

potenza della benedizione e sulla sua azione a distanza. Tutto mi è

stato spiegato con precisione attraverso l’esempio del bastone di

Eliseo, che era in qualche modo il prolungamento della sua mano e

il supporto della sua potenza.

…Mi è stato mostrato sotto forma di simboli il motivo per cui i

sacerdoti di oggi elargiscono così raramente le grazie della

benedizione e della guarigione.

Vidi tre artisti che modellavano delle figure in cera. Il primo

utilizzava della buona cera bianca, era molto abile e lavorava con

destrezza. Tuttavia aveva la testa piena di orgoglio e non portava

l’immagine di Cristo nel suo cuore. Per tale motivo, la sua opera fu

abortita.

Il secondo modellava della cera pallida e, pieno di amor proprio,

prendeva così poco a cuore la sua opera che non fece nulla di

buono.

L’ultimo, molto maldestro, impiastricciava con pazienza e ingenuità

della volgare cera giallastra, lavorando con molta difficoltà. Tuttavia

la sua opera fu pregevole e molto espressiva, per quanto

grossolana.

Allo stesso modo, i sacerdoti imbevuti di scienza profana e falsa

saggezza, occupati a dissertare su argomenti terreni, non

diretta delle grazie divine. In sostanza, le stimmate e le piaghe di Cristo non fanno che costituire la concreta e reale riapertura di queste “porte”.

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producono nulla di buono; mentre qualcuno di essi, attraverso la

semplicità e la povertà di mezzi, manifesta tutta la potenza del

sacerdozio contenuta nella benedizione e nella guarigione.

…Vidi in seguito un quadro che trattava di molte guarigioni

miracolose di Gesù nei dintorni di Gerusalemme. Mentre riflettevo

sulla grazia delle guarigioni nel nome di Gesù accordata

specialmente ai sacerdoti, e mentre pensavo alla manifestazione di

questa grazia nella nostra epoca nella persona del principe di

Hohenlohe, vidi un sacerdote delle mie parti fare uso di questo

dono. C’erano molti malati guariti dalle sue preghiere; e fra questi,

alcuni di essi mostravano da sotto i loro stracci delle ulcere infette.

Non so più se erano davvero ulcere o piuttosto simboli di antichi

peccati rimasti sulla coscienza. Anche nelle vicinanze di casa mia

vidi altri sacerdoti che avevano allo stesso grado questo potere di

guarigione, ma che il timore pei giudizi altrui, la dissipazione, la

preoccupazione verso le cose mondane e la mancanza di energie

impedivano loro di farne uso. Ne vidi soprattutto uno che aveva

soccorso alcune persone il cui cuore era morso da bestie orribili. Le

dissipazioni del sacerdote gli impedivano di soccorrerne altri

accovacciati qua e là in preda a malattie corporali. Vi erano molti

ostacoli, in lui, che glie lo rendevano difficile.

In quella occasione vidi la sacralità dell’acqua benedetta e avrei

voluto che fosse presente il professor R., che una volta mi parlò con

tanta leggerezza a questo proposito. Mi è stato detto che il

medesimo potere di guarigione è stato concesso ai sacerdoti. Coloro

che guariscono, come il principe di Hohenlohe, fanno precisamente

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ciò che faceva Gesù. La poca fede che possiede il maggior numero

di sacerdoti a tale proposito, mostra come siamo decaduti.