Gesù è il Signore - SALESIANI DON BOSCO · correndo le orme dell’Esodo. Da due anni, nel nostro...

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RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXIX - MENSILE - N° 2 - FEBBRAIO 2008 Gesù è il Signore

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RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

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Gesù è il Signore

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Carissimi fedeli lettrici e lettori,

Anche in questo ultimo me-se, per chi ha potuto es-sere vicino alle opere sa-

lesiane e, in modo particolarequi a Valdocco, nella Casa Ma-dre, ha potuto cogliere di per-sona la dinamicità di iniziativeed attività scaturite dal dono diun carisma, quello salesiano.

Ripensare e fare memoria delnostro padre e maestro San Gio-vanni Bosco è sempre una pro-vocazione ed un impegno a fa-re del bene a migliaia di giova-ni e famiglie con la sola preoc-cupazione di guadagnare animea Dio. Il sogno continua nellamolteplicità degli aspetti checaratterizzano la Famiglia Sa-lesiana e ne arricchiscono laChiesa.

La diffusione del nostro sti-le di azione e l’incarnazione inpiù culture offre ad altri popolimotivi di speranza e di futuroper le nuove generazioni. An-che il ringraziamento per i cen-to anni di presenza dei salesia-ni a Panama, con la presenza delnostro Rettor Maggiore Don Pa-scual Chávez ha caratterizzatoparticolarmente la festa di DonBosco e ci ha fatto gioire in mo-do particolare nel collegamentodiretto avvenuto la sera del 31gennaio scorso, durante la San-ta Messa presieduta dal VicarioDon Adriano Bregolin, ascol-tando il messaggio del 9º suc-cessore di Don Bosco diretto ai

Il saluto del Rettore

Da mihi anima

giovani. Ancora un bell’esempiodi paternità e amore!

Il nostro Santuario, nel me-se scorso, ha realizzato ancheun’i niziativa culturale-turistica-re ligiosa interessante che hacoinvolto 45 pellegrini riper-

correndo le orme dell’Esodo.Da due anni, nel nostro pro-gramma formativo e pastoraleoffriamo l’opportunità di visi-tare i luoghi della Terra Santaguidati dalla mitica guida, assaipreparata e competente, Don

La paginadel Rettore

Il gruppo dei pellegrini in Terra Santa davanti ai resti archeologici di Petra edella piramide a gradoni di Saqqara.

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Gianni Zappino. In questianni sono state esperien-ze arricchenti vissute nel-lo spirito giusto dei pelle-grini e nella vera fraterni-tà. Anche quest’ultima, purcon qualche inevitabile im-previsto, ha soddisfatto co-loro che vi hanno parteci-pato.

I più audaci, poi, par-tendo alle due del matti-no, si sono recati sul Mon-te Sinai, non solo per ve-dere spuntare l’aurora (co-me altri 200 turisti hannofatto) ma riflettendo e medi-tando sul significato dell’Esodoe della consegna delle Tavoledella Legge a Mosè, una leggescritta non solo su delle tavoledi pietra ma soprattutto nel cuo-re dell’uomo.

Riteniamo che l’opportunitàdi questa esperienza significa-tiva di approfondimento dellanostra fede e di interiorizzazio-ne sia veramente un valore ag-giunto del nostro Centro Ma-riano. Tra l’altro hanno parteci-pato con noi delle belle fami-glie con i loro figli ed hannovissuto insieme la ricchezza diun cammino impegnativo.

Grazie a Don Gianni, a Gior-gio e a Guido che hanno con-tribuito alla riuscita di questainiziativa e arrivederci alla pros-sima tappa che ci vedrà impe-gnati, sempre nella Terra Santadal 3 al 12 giugno p.v., da Na-zaret a Gerusalemme, con quat-tro interventi di approfondi-mento di specialisti e archeolo-gi e di confronto con la comu-nità cristiana a Gerusalemme ei nostri fratelli Ebrei.

mas...

Un altro grande evento che civedrà coinvolti nei giorni dal23 al 25 febbraio prossimo sa-rà la presenza dei 230 capitola-ri che inizieranno il XXVI Ca-pitolo Generale qui a Valdoc-co. La scelta di ripartire dalle

origini della Congregazio-ne salesiana è per dare unulteriore impulso alla no-stra missione e consacra-zione che non può pre-scindere dalle radici stori-che e mantenersi fedele neltempo pur nell’attualitàdelle nuove esigenze e deinuovi contesti.

Chi desidera potrà se-guire in diretta su TELE-PACE la celebrazione dellaSanta Messa trasmessadalla nostra Basilica alleore 12,00. A tutti chiedia-mo di unirsi nella pre-ghiera affinché lo SpiritoSanto guidi i rappresen-tanti di tutti i salesiani delmondo a lavorare bene neiprossimi mesi per dare an-cora orientamenti di futu-ro e speranza alle nuovegenerazioni che attendono

sempre che Don Bosco conti-nui ad amarli attraverso coloroche hanno scelto di continuarel’opera di questo grande padree maestro.

Don Sergio PelliniRettore

Suor Teresina Mezzano FMA con il Gruppo dell’Apostolato della Preghieradella Diocesi di Ventimiglia -San Remo.

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Uno dei compiti della Chiesa è servire la Parola che custodisce enella quale si riconosce. È la Chiesa che riconosce ciò che è in ve-rità Parola di Dio, ma nello stesso tempo la Chiesa è chiamata a ser-vire la Parola e a lasciarsi giudicare dalla Parola che annuncia.

Nella sua lettera ai Colossesi, San Paolo afferma: «pregate an-che per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e pos-siamo annunziare il mistero di Cristo... che possa davvero manife-starlo, parlandone come devo» (4,3-4).

«Perché Dio ci apra la porta» indica che la predicazione è un’ope-ra che Dio stesso continua a compiere attraverso Paolo. Non è l’Apo-stolo che decide i tempi e i luoghi. Ma è Dio che lo guida. Paolo èsolo un mezzo attraverso cui il mistero di Cristo è fatto conoscere,poiché «è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza dellapredicazione» (1 Cor 1,21).

L’Apostolo si abbandona totalmente alla Parola, andando là do-ve lo Spirito lo guida (At 16,6-10). Questo non significa che nel suocammino trovi consolazioni umane, successo e trionfi. Anzi! Ma è pro-prio attraverso le umiliazioni subite da Paolo che la Parola di Diosi diffonde e si formano comunità di credenti. Perché la Parola di Dioè sempre viva ed efficace ed è capace di salvare chi vi aderisce confede, anche oggi.

La Parola di Dio è efficace e viva perché nella Chiesa è presenteed operante il Risorto. È questa presenza che impedisce alla Scrit-tura di trasformarsi in un puro documento letterario e storico; ed im-pedisce alla Tradizione della Chiesa di essere la semplice trasmis-sione di una dottrina o di una morale insegnateci da Gesù. Non èdunque per mezzo dei sapienti che interpretano scientificamente laScrittura, che Dio parla oggi ai credenti, ma è mediante l’apostoloche rende testimonianza. Fuori dalla Chiesa si trasforma inevita-bilmente Cristo nel cristianesimo, una Persona in un insegnamento.

L’ascolto della Parola di Dio non è un fatto riservato a pochi, unprivilegio di alcune anime elette. È un avvenimento che accade in ogni generazione (cfr Eb 3.12ss), poiché ogni uomo è chiamato adentrare nell’Alleanza. L’uomo ascolta la Parola di Dio dalla Chie-sa (cfr Rom 10,14-17). È da questo servizio che la Chiesa rende al-la Parola di Dio che dipende tutta la storia e la salvezza del mondo,fino a quando Cristo sarà tutto in tutti.

Il primo momento in cui la Parola si offre all’uomo è nella cele-brazione della liturgia. La Liturgia stessa è la Parola di Dio viva edefficace: essa realizza ciò che la Parola dice, oggi – qui – per noi.

Editoriale A servizio della P

Il primo momento in cui la Parola si offreall’uomo è la Celebrazione liturgica.

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Inoltre, la Parola fa conoscere ciò che accade nella Liturgia e nellostesso tempo l’avvenimento realizza ciò che la Parola dice. Questaunità di Parola-Evento è l’azione liturgica: in modo eminente la ce-lebrazione eucaristica. Per cui, il primo momento per comprenderela Parola e vederla in azione è la Liturgia della Chiesa.

Nella Liturgia, la Parola proclamata non è un semplice suono diparole bibliche, da ascoltare religiosamente poi, caso mai, da me-ditare in silenzio. E nella Liturgia non si hanno neppure solo suonidi parole «Liturgiche» a cui si partecipa maggiormente con il can-to dell’assemblea. La Liturgia che legge le Scritture fa riassumerein atto, ed in atti, «oggi qui per noi», le Realtà bibliche parlate e scrit-te, vissute ed operate, raccolte e tramandate nel passato salvifico lun-go le generazioni. Quel passato diventa memoriale, ossia attualitàoggi qui per noi dell’evento di salvezza che viene celebrato. Così laGrazia divina entra nell’oggi della storia e trasforma il quotidianodell’uomo nell’eternità di Dio.

La celebrazione, per sua natura, non può essere monotona, ripe-titiva, fatta tanto per essere fatta. Se così fosse, si compirebbe unaviolenza alla Parola di Dio in atto. La riduzione della sua gioiosacreatività alla stanchezza tediosa della nostra infertilità. Segno di que-sto servizio è il senso di rispetto con cui dobbiamo accostarci allaParola, il decoro con cui la dobbiamo proclamare, l’abbandono concui dobbiamo lasciarci avvolgere da essa. Mai noi siamo i padronidella Parola. Sempre servi.

Don Giuseppe Pelizza

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Parola

La Parola di Dio è come il seme del seminatore. Se noi siamo il terreno buono, essa matura e porta frutto.

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Panoramica del discorso

In questi meravigliosi capito-li, in cui Gesù appare solo con i suoi discepoli, siamo

invitati ad entrare in intimità conlui. Non sono certo capitoli facili,ma neppure troppo difficili: so-no un continuo stimolo a esami-nare la nostra relazione con Ge-sù. Li suddividiamo in cinquecapitoletti non di uguale dimen-sione e diamo loro come titolo lafrase per noi più significativa.1º “Li amò sino alla fine”: 13,1-32: Gesù si presenta come “ser-vo” e cerca di costruire la suacomunità-comunione, ma per-ché sia tale deve allontanare iltraditore.2º “Io sono la via, la verità e lavita” 13,33-14,31: la “via”, per-ché traccia il cammino da per-correre; la “verità” perché la suadipartita sarà il culmine della suaopera rivelatrice; la “vita” per-ché dopo la sua dipartita ritor-nerà ed essi potranno fare espe-rienza della vera vita.3º “Io sono la vera vite, voi i tral-ci” 15,1-16,4a: qui Gesù precisaquale sia la vera identità del di-scepolo.4º “E meglio per voi che io mene vada” 16,4b-33: non è un ab-bandono, ma sarà un tempo nuo-vo e di preghiera.5º “Che siano una cosa sola”17,1-26: è la frase più impor-tante per quanto riguarda la co-munità, ed è la frase più signi-ficativa della più bella preghie-ra di Gesù.Immergiamoci quindi nella me-ditazione delle nostre relazionicon il Signore.

Li amò sino alla fine (13.1-32)

Prima della festa di PasquaGesù, sapendo che era venutal’ora di passare da questo mon-do al Padre, avendo amato i suoiche erano nel mondo li amò si-no alla fine.

Siamo “prima della festa diPasqua”, perciò qui non si parladell’Ultima Cena, ma di un in-contro di Gesù con i suoi disce-poli, un incontro che avvienequando “l’Ora” è già in atto. Èquel tempo in cui Gesù compie ilsuo passaggio da questo mondoal Padre. Quindi si passa a parla-re della situazione di Gesù con“i suoi”, che in questo contestopossono essere solo i suoi disce-poli e si dice: “avendo amato i

suoi”, al passato perché la sua re-lazione con loro è sempre statauna relazione di amore. Poi si ag-giunge come vuole comportarsi:“Li amò sino alla fine”. Questafrase esprime come nell’Ora, du-rante il suo passaggio da questomondo al Padre, ha continuato adonarsi sino alla fine: la sua mor-te è stata un atto di amore. A que-sto punto è chiaro che si può af-fermare che questo lo ha fatto nonsolo per quelli con cui era lì riu-nito, ma per tutti i credenti di ognisecolo, anche per noi.

Gesù servo (13,2-11)

Si passa ora a raccontare ciòche è avvenuto “durante quella

Gesù rivela il Padre

Il discorso di addioCapitoli 13-17

Gesù ha amato i suoi sino alla fine. Chi sono costoro? I soli Apostoli? No, sia-mo tutti noi, perché il passaggio da questo mondo al Padre, Gesù lo ha com-piuto per tutti gli uomini.

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cena”. Si parla ancora della co-scienza di Gesù usando per la se-conda volta il participio “sapen-do”. Ecco il testo: Durante la ce-na, quando il diavolo aveva giàmesso in cuore a Giuda Iscario-ta di tradirlo. Gesù, sapendo cheil Padre gli aveva dato tutto nel-le mani e che era venuto da Dioe a Dio ritornava, si alzò da ta-vola, si tolse la veste, prese unasciugamano e se lo cinse at-torno alla vita. Poi versò del-l’acqua nel catino e cominciò alavare i piedi dei discepoli e adasciugarli con l’asciugamano dicui si era cinto.

Ora sappiamo che stanno ce-nando, un momento ideale percostruire comunità – comunio-ne. Ma poi ci accorgiamo che èpresente “il diavolo”, il grandeantagonista ed è lì perché ora-mai ha in suo potere Giuda, iltraditore. Forse la lotta per get-tarlo fuori è iniziata (12,31). Mail testo non ci fa perdere di vistaGesù che compie un altro gestoassai importante per i discepoli.Si veste da servo e si mette a la-vare loro i piedi: l’amore in luisi fa servizio. Venne dunque daSimon Pietro. E Pietro, a cui nonva giù un Messia servo, gli dis-se: “Signore, tu lavi i piedi ame?” Rispose Gesù: “Quello cheio faccio tu ora non lo capisci,lo capirai dopo”. Si intende do-po la sua glorificazione. Ma Pie-tro non vuole capire e gli dice:“Tu non mi laverai mai i piedi”.E Gesù di rimando: “Se non ti la-verò non avrai niente da sparti-re con me”. E allora Pietro chie-se di essere lavato totalmente,ma Gesù soggiunse: “Chi ha fat-to il bagno, non ha bisogno di la-varsi se non i piedi ed è tutto pu-ro, e voi siete puri, ma non tut-ti”. A questo punto per la se-conda volta (vedi v. 2) parla deltraditore: Sapeva infatti chi lotradiva; per questo disse: “Nontutti siete puri”. Poi Gesù tornòa tavola. È il momento ideale perriflettere sull’accaduto.

Vi ho dato l’esempio(13,12-16)

È importante per la vita co-munitaria quello che ora “diceGesù: Capite quello che ho fat-to per voi?”. Com’è difficile tra-durre questa frase. Si è soliti ren-derla come se tutto fosse già unpassato. Qui però c’è un perfet-to nell’originale greco e il per-fetto indica la continuazione nelpresente, almeno nei suoi effet-ti, di un atto compiuto nel pas-sato. Per questo abbiamo detto:“dice”. Infatti si potrebbe tra-durre così: “Comprendete quel-lo che io ho fatto e faccio (e fa-rò) per voi?” Li sta cioè amandoservendo e continuerà a farlo si-no alla fine. Il servizio è una leg-ge permanente della sua comu-nità e questo non contraddice ilsuo essere Signore e Maestro.

Autorità e umiltà non si con-trappongono, purché la prima siaintesa come servizio reale e noncome un privilegio. Insegnandoquesto il Signore e il Maestro ro-vescia il senso di ogni gerarchia

terrestre. Con il suo servizio Ge-sù travolge ogni autorità intesacome “rango” ed è questo cheimpone ai suoi discepoli. Nonsta dando dei consigli, ma deicomandi: “Se io il Signore e ilMaestro ho lavato i piedi a voi,anche voi dovete lavarvi i piedigli uni agli altri”.

“Dovete”: il servizio, il mutuoamore che diventa fatica, è ciòche costruisce la comunità, ed èin questi gesti che la comunità ri-corda e si unisce al suo Signore.“Vi ho dato l’esempio perché co-me ho fatto io, così facciate an-che voi”. L’imitazione di Gesùnell’amore, nel servizio, è ciò cheregge la comunità: mette il servoalla pari del suo Signore, e rendel’inviato simile a colui che lo hamandato. È la legge che regolal’annunzio e che deve realizzarsisullo stile di Gesù: fare, servire epoi dire la buona notizia del re-gno. Solo in quest’ottica vale:“Sapendo queste cose, sarete bea-ti se farete così”. La beatitudinenon è legata al parlare, ma al fa-re. Non tutti però lo capiscono.

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Con la sua donazione totale al Padre, Gesù si fa servo di tutti. Per tutti donase stesso. Per sempre. Anche noi, dunque, siamo stati amati da Gesù, sinoalla fine. Sino alla Sua fine, ma siamo anche amati sino alla nostra fine terre-na e in tutta la nostra finitezza umana.

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Gesù, Satana e Giuda(13,18-32)

Nel versetto secondo si è giàaccennato al diavolo che avevagià messo in cuore a Giuda ditradirlo. Ora vuole parlare dellapresenza del traditore a tutti i di-scepoli, ma lo fa con frasi gene-riche, chiare solo all’interessa-to. Gesù non svela ad altri chi è;nella sua bontà tenta contro ognisperanza di richiamare Giuda albene. Però è certo che quandotutto si sarà compiuto gli altri ca-piranno che egli camminava co-scientemente e liberamente ver-so il suo destino e crederannoche davvero è quello che si è ri-velato: il Messia, la Luce delmondo, il Figlio di Dio, l’invia-to del Padre. È questo il senso deivv. 18-19. Ecco ora la parola chesvela il Traditore: “Colui chemangia il mio pane ha alzatocontro di me il suo calcagno”. Ètolta dal Salmo 41,9 e dice, an-cora una volta, che in lui si com-piono le Scritture.

Poi si afferma che “si turbò”come là davanti alla tomba diLazzaro; è la sua reazione al-l’incredulità, la sua sofferenza

per quanto sta per avvenire, pe-rò non può tacere e, usando laformula solenne dice: “In veri-tà, in verità io vi dico: uno di voimi tradirà”. I discepoli si guar-darono l’un l’altro incerti di chistesse parlando. Più nessuno sisentiva tranquillo. Pietro cercadi saperlo e dice al “discepoloche Gesù amava” di chiederlo aGesù.

La frase non dice che Gesùaveva delle preferen-ze. Essa però caratte-rizza un profondorapporto personale.Quello di questo di-scepolo con Gesù èsimile a quello di Gesù con il Padre e,siccome il rapporto diGesù con il Padre ècaratterizzato dal-l’amore (10,17; 15,10),così si dice che Gesù

“lo amava”, come più tardi diràagli altri: “Voi siete miei amici”(15,13.15). È inutile chiedersi chisia. Si rimarrà sempre in un’ipo-tesi. Quello che interessa è chequesto discepolo funge da tipodi ogni vero discepolo, che perl’amore vive in intimità con ilsuo Maestro.

Ebbene al discepolo che Ge-sù amava, Pietro fa cenno per co-noscere il traditore. Questi lochiede a Gesù che gli risponde:“È colui per il quale intingeròun boccone e poi glielo darò”. Lodà a Giuda, gli dà il suo pane,simbolo della sua carne, cioè disé nella sua debolezza. È Gesùche si dona. Il gesto infatti di of-frire un boccone intinto ha unsenso di amicizia, di deferenza,di onore verso un ospite graditoal di sopra degli altri. Questo ge-sto è riservato a Giuda ed è un ge-sto di amore. Gesù non escludenessuno dal suo amore, neppurei nemici. Qui è l’ultimo richiamoche fa a Giuda, perché ama an-che lui, e lo fa perché ritorni a lui.Giuda prese il boccone, e si al-lontanò da Gesù. Ed ecco checosa avvenne: “Dopo quel boc-cone Satana entrò in lui”. Giu-da cessa di essere se stesso: è unindemoniato. Quello non è più

Gesù offre a Giuda il pane intinto nel vassoio quale gesto di amore e di acco-glienza. Anche questa è una forma di consegna che Gesù fa di se stesso al-l’uomo e alla storia.

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Giuda riceve i trenta denari,

Giotto di Bondone,Cappella

degli Scrovegni (1304-06), Padova.

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il suo posto e Gesù lo aiuta a la-sciare la sala senza vergogna. Glidice: “Quello che devi fare, fal-lo presto”. Quelli non capironoe noi non riusciremo mai a capirefino in fondo la bontà di Gesù.

Ritornando a Giuda leggiamouna frase sconcertante: Egli, pre-so il boccone, subito uscì. Ed eranotte. Si immerge nelle tenebre.È difficile prendere in senso ma-teriale questa parola. La sua por-tata simbolica posta sull’uscitadel traditore è evidente. In Lucaall’arresto sul monte degli OliviGesù dichiara: “Questa è l’oravostra e del potere delle tene-bre” (Lc 22,53), cioè di Satana.È lui che nella notte guida Giu-da. Lasciando Gesù, il discepo-lo ha preferito le tenebre alla lu-ce. “Giuda stesso era notte”(Agostino). È anche il regno del-la morte, a cui Gesù ha fatto al-lusione evocando la notte cheavrebbe messo fine al suo mini-stero (9,4). Nel nostro testo lanotte è il tragico regno del rifiu-to. “Era notte”, dice il testo. Unafinale che rappresenta una pau-sa lasciando al lettore il tempo difissare l’oscurità sulla quale su-bito sorge (vv. 31-32) un esplo-sione di gloria.

Appena uscì Giuda ci fu co-me un senso di liberazione e Ge-sù disse: “Ora il Figlio dell’uo-mo è stato glorificato e Dio èstato glorificato in lui. Se Dio èstato glorificato in lui, anche Diolo glorificherà da parte sua e loglorificherà subito”.

Alcuni dicono che questi dueversetti danno inizio al lungo di-scorso della Cena. A noi, invece,sembra che essi chiudano queldiscorso sulla “glorificazione”che è iniziato quando Marta eMaria avvisarono Gesù della ma-lattia di Lazzaro e Gesù disse:“Questa malattia non porterà al-la morte, ma è per la gloria diDio affinché per mezzo di essa ilFiglio dell’uomo venga glorifi-cato” (11,4). La similitudine del-le frasi da il senso di chiusura al

tema della “glorificazione” ab-bondantemente usato fin qui.

I due versetti suonano come ilgrido di vittoria di chi, coman-dando a Giuda di realizzare pre-sto i suoi piani ha affrontato lamorte. Qui si parla al passatoperché Gesù vede la morte die-tro a sé ed ormai si sente nellagloria del suo Dio. Come tantevolte nella Bibbia è così certoche la glorificazione avverrà, chese ne parla al passato. Comunqueesaminiamoli.

In azione non è solo il Figlio,c’è anche il Padre, uno non agi-sce mai senza l’altro. Come èstata in comune la passione, co-sì la glorificazione: Se Dio è sta-to glorificato per mezzo di lui,anche Dio manifesterà in lui (nelFiglio) la sua gloria. Il verboglorificare è usato all’attivo e hacome soggetto Dio, per questomotivo abbiamo tradotto: “Diomanifesterà in lui la sua gloria”.Il futuro è per farci guardareavanti, per farci leggere la Pas-sione, quasi dimenticando il bru-tale agire degli uomini. Ci dicecome Dio è in azione e sta pre-

parando una potente manifesta-zione della sua gloria nel Figliosuo, non solo esaltandolo al disopra dei cieli con la Risurre-zione, ma anche per dire con i fat-ti agli uomini quanto li ha ama-ti donando loro il proprio Figlioe fino a che punto il Figlio li haamati. È nell’amore che si ma-nifesta la gloria di Dio. Il tema“morte – glorificazione” si con-clude così nella massima spe-ranza.

Preghiamo

Signore Gesù, questa volta tisei presentato a noi come mo-dello di vita sotto tanti, tantiaspetti. Voglio soprattutto rin-graziarti per averci insegnato co-me costruire una comunità-co-munione e ad affrontare la sof-ferenza nella speranza, vivendola comunione con te e il Padre.O Signore, come ci sentiamo pic-coli e incapaci, ma se tu ci donila forza dello Spirito Santo, fon-te di amore, qualcosa riusciremoa fare. Aiutaci, Signore Gesù!

Mario Galizzi

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Anche il tradimento e l’abbandono di Gesù da parte dei suoi fa parte del pia-no di Dio per redimere l’umanità. Lasciato solo, persino dai suoi, Gesù mani-festa così che il suo amore è totale e gratuito. Per tutti e per sempre.

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Nella nostra catechesi, vo-gliamo considerare le origini della Chiesa, per

capire il disegno originario diGesù, e così comprendere l’es-senziale della Chiesa, che per-mane nel variare dei tempi. Vo-gliamo così capire anche il per-ché del nostro essere nella Chie-sa e come dobbiamo impegnar-ci a viverlo all’inizio di un nuo-vo millennio cristiano.

Verso la pienezza della Grazia

Considerando la Chiesa na-scente, possiamo scoprirne dueaspetti: un primo aspetto vienefortemente messo in luce da San-t’Ireneo di Lione, martire e gran-de teologo della fine del II se-colo, il primo ad averci dato unateologia in qualche modo siste-matica. Sant’Ireneo scrive: “Do-ve c’è la Chiesa, lì c’è anche loSpirito di Dio; e dove c’è lo Spi-rito di Dio, lì c’è la Chiesa edogni grazia; poiché lo Spirito èverità” (Adversus haereses, III,24,1: PG 7,966). Quindi esisteun intimo legame tra lo SpiritoSanto e la Chiesa. Lo SpiritoSanto costruisce la Chiesa e do-na ad essa la verità, effonde –come dice San Paolo – nei cuo-ri dei credenti, l’amore (cf Rm5,5). Ma c’è poi un secondoaspetto. Questo intimo legamecon lo Spirito non annulla la no-stra umanità con tutta la sua de-bolezza, e così la comunità deidiscepoli conosce fin dagli inizinon solo la gioia dello SpiritoSanto, la grazia della verità edell’amore, ma anche la prova,

costituita soprattutto dai contra-sti circa le verità di fede, con leconseguenti lacerazioni della co-munione. Come la comunionedell’amore esiste sin dall’inizioe vi sarà fino alla fine (cf 1 Gv1,1ss), così purtroppo fin dal-l’inizio subentra anche la divi-sione. Non dobbiamo meravi-gliarci che essa esista anche og-gi: “Sono usciti di mezzo a noi– dice la Prima Lettera di Gio-vanni –, ma non erano dei nostri;se fossero stati dei nostri, sa-rebbero rimasti con noi; ma do-veva rendersi manifesto che nontutti sono dei nostri” (2,19).Quindi c’è sempre il pericolo,nelle vicende del mondo e anchenelle debolezze della Chiesa, diperdere la fede, e così anche diperdere l’amore e la fraternità. Èquindi un preciso dovere di chicrede alla Chiesa dell’amore evuol vivere in essa, riconoscere

anche questo pericolo e accetta-re che non è possibile poi la co-munione con chi si è allontana-to dalla dottrina della salvezza(cf 2 Gv 9-11).

Amore e verità

Che la Chiesa nascente fosseben consapevole di queste ten-sioni possibili nell’esperienzadella comunione lo mostra benela Prima Lettera di Giovanni: nonc’è voce nel Nuovo Testamentoche si levi con più forza per evi-denziare la realtà e il dovere del-l’amore fraterno fra i cristiani;ma la stessa voce si indirizza condrastica severità agli avversari,che sono stati membri della co-munità e ora non lo sono più. LaChiesa dell’amore è anche laChiesa della verità, intesa anzi-tutto come fedeltà al Vangelo af-

I Dodici

La Catechesi di Benedetto XVI

Custodi e testimoni

La presenza del Signore Risorto e l’azione dello Spirito non cancellano nellaChiesa gli aspetti deboli e fragili portati dalla natura umana.

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fidato dal Signore Gesù ai suoi.La fraternità cristiana nasce dal-l’essere costituiti figli dello stes-so Padre dallo Spirito di verità:“Tutti quelli infatti che sono gui-dati dallo Spirito di Dio, costo-ro sono figli di Dio” (Rm 8,14).Ma la famiglia dei figli di Dio,per vivere nell’unità e nella pa-ce, ha bisogno di chi la custodi-sca nella verità e la guidi con di-scernimento sapiente e autore-vole: è ciò che è chiamato a fa-re il ministero degli Apostoli. Equi arriviamo ad un punto im-portante. La Chiesa è tutta delloSpirito, ma ha una struttura, lasuccessione apostolica, cui spet-ta la responsabilità di garantire ilpermanere della Chiesa nella ve-rità donata da Cristo, dalla qua-le viene anche la capacità del-l’amore.

Due volti un solo dono

Il primo sommario degli Attiesprime con grande efficacia laconvergenza di questi valori nel-la vita della Chiesa nascente:“Erano assidui nell’ascoltare l’in-segnamento degli apostoli e nel-l’unione fraterna (koinonìa), nel-la frazione del pane e nelle pre-ghiere” (At 2,42). La comunionenasce dalla fede suscitata dallapredicazione apostolica, si nutredello spezzare il pane e della pre-ghiera, e si esprime nella caritàfraterna e nel servizio. Siamo difronte alla descrizione della co-munione della Chiesa nascentenella ricchezza dei suoi dinami-smi interni e delle sue espres-sioni visibili: il dono della co-munione è custodito e promossoin particolare dal ministero apo-stolico, che a sua volta è dono pertutta la comunità.

Gli Apostoli e i loro succes-sori sono pertanto i custodi e i te-stimoni autorevoli del depositodella verità consegnato alla Chie-sa, come sono anche i ministridella carità: due aspetti che van-

no insieme. Essi devono semprepensare alla inseparabilità di que-sto duplice servizio, che in real-tà è uno solo: verità e carità, ri-velate e donate dal Signore Ge-sù. Il loro è, in tal senso, anzitutto

un servizio di amore: la caritàche essi devono vivere e pro-muovere è inseparabile dalla ve-rità che custodiscono e trasmet-tono. La verità e l’amore sonodue volti dello stesso dono, cheviene da Dio e che grazie al mi-nistero apostolico è custodito nel-la Chiesa e ci raggiunge fino alnostro presente! Anche attraver-so il servizio degli Apostoli e deiloro successori l’amore di DioTrinità ci raggiunge per comu-nicarci la verità che ci fa liberi (cfGv 8,32)! Tutto questo che ve-diamo nella Chiesa nascente cispinge a pregare per i Successo-ri degli Apostoli, per tutti i Ve-scovi e per i Successori di Pie-tro, affinché siano realmente in-sieme custodi della verità e del-la carità; affinché siano, in que-sto senso, realmente apostoli diCristo, perché la sua luce, la lu-ce della verità e della carità, nonsi spenga mai nella Chiesa e nelmondo.

Benedetto XVIL’Osservatore Romano, 06-04-2006

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La Chiesa apostolica è la Chiesa del-l’amore e nel contempo è anche laChiesa della verità, altrimenti non sa-rebbe fedele al Vangelo.

I Vescovi sono i custodi della testimonianza degli Apostoli. La loro fedeltà almandato evangelico e la comunione con Pietro sono il segno dell’autenticitàdel loro magistero.

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Bisogna parlare di speranza in un mondo svuotato dal-la fine delle ideologie e

in cui la «crisi della fede diven-ta crisi di speranza». È l’antido-to ai delitti dell’ateismo, alle di-struzioni delle rivoluzioni co-muniste, a una scienza senza di-mensione etica, a un’umanità chevive senza prospettive di futuroe di vita eterna perché «il cielonon è vuoto» e ci sarà il Giudi-zio di Dio: «La giustizia è l’ar-gomento essenziale in favore del-la vita eterna perché l’ingiustizianon può essere l’ultima parola».

«Spe salvi facti sumus. Nellasperanza siamo stati salvati» scri-ve Paolo ai Romani. L’enciclica«Spe salvi», promulgata il 30 no-vembre, è un dotto trattato bi-blico, filosofico, teologico. Lasperanza cristiana, come dono diDio, si trasforma in fiducia nel-

le possibilità dell’uomo perchénon si può vivere senza un gran-de orizzonte di senso che moti-vi l’impegno e sostenga la fidu-cia: «Ragione e fede hanno bi-sogno l’una dell’altra per realiz-zare la loro vera natura e la loromissione».

Negli 8 capitoli e 50 paragra-fi il Papa teologo cita gli scrittidi Paolo e Agostino, Ambrogioe Tommaso; si muove nella filo-sofia da Platone alla Scuola diFrancoforte; si confronta con lateologia protestante; critica Marx,Engels e Lenin; chiede al Cri-stianesimo di fare autocritica per-ché troppo concentrato sulla sal-vezza individuale e inadeguatoa spiegare la speranza cristiana;porta come esempi l’ex schiavasudanese Giuseppina Bakhita edue vietnamiti: il cardinale Fran-çois Xavier Nguyen Van Thuan,13 anni di carcere duro, e il mar-tire Paolo Le Bao-Thien.

Ateismo e Marxismo

L’ateismo provoca «le piùgrandi crudeltà e violazioni del-la giustizia»; il marxismo lascia«una distruzione desolante»; leideologie pretendono di portaregiustizia senza Dio: «Un mondoche si fa giustizia da solo è unmondo senza speranza». L’atei-smo del XIX e XX secolo si pre-senta come protesta contro le in-giustizie del mondo e della sto-ria ma con la pretesa di fare ameno di Dio: «Da tale premessasono conseguite le più grandicrudeltà e violazioni della giu-stizia». Marx «ha grande capacitàanalitica e acutezza ma il suo er-rore è non prevedere il dopo. Cre-

de che, messa a posto l’econo-mia, tutto vada a posto: il suovero errore è il materialismo. Larivoluzione proletaria dimentical’uomo e la sua libertà». Gesùinvece «non porta un messaggiosociale-rivoluzionario e non è uncombattente per una liberazionepolitica. Porta qualcosa di total-mente diverso: l’incontro conDio, con una speranza più fortedelle sofferenze e che trasformala vita e il mondo».

Ideologie e politica

Rilanciare la speranza controil vuoto di senso del mondo per-mette a tanti cristiani di opporsi«allo strapotere dell’ideologia e

Vita della Chiesa

Chiamati alla speranza

Le croci di chi ha perso la vita cer-cando la libertà dal muro di Berlino.Un segno del male che ha attraver-sato il secolo scorso travolto dallafollia di eliminare Dio dall’orizzontedella speranza umana.

Presentazione dell’Enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI

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della politica» perché la speran-za «è strettamente intrecciata al-la fede, è elemento distintivo deicristiani: hanno un futuro, sannoche la loro vita non finisce nelvuoto», perché il Vangelo «nonè solo una comunicazione di co-se che si possono sapere ma pro-duce fatti e cambia la vita», per-ché «chi ha speranza vive diver-samente».

Scienza senza etica

Scienza e progresso possonoperdere l’umanità. Osserva Theo-dor W. Adorno: con il progres-so «si arriva dalla fionda alla me-gabomba». Aggiunge il Papa:«Se al progresso tecnico non cor-risponde un progresso nella for-mazione etica dell’uomo, alloraesso non è un progresso ma unaminaccia per l’uomo e per ilmondo. Siamo testimoni di comeil progresso in mani sbagliate siadiventato un progresso terribilenel male».

Giudizio finale

Ci sarà il Giudizio finale diDio: non sarà quello dell’icono-grafia «minacciosa e lugubre»del passato, non sarà un colpo dispugna che cancella tutto ma

«chiamerà in causa le responsa-bilità di ciascuno». La grazia diDio non esclude la giustizia diDio «e i malvagi, nel banchettoeterno, non siederanno indistin-tamente a tavola accanto alle vit-time, come se nulla fosse stato».Quindi «il nostro modo di vive-re non è irrilevante. Possono es-serci persone che hanno distrut-to la verità e l’amore e che han-no vissuto per l’odio. È una pro-spettiva terribile, ma alcune fi-gure della storia mostrano que-sti spaventosi profili. In essi la di-struzione del bene sarebbe irre-vocabile: è questo che si indicacon Inferno». Ma con la graziadivina «la nostra sporcizia non cimacchia in eterno: il Purgatorioè nell’immagine del “fuoco” del-l’incontro con Dio che brucia eci salva». Se il Giudizio di Dio«fosse pura giustizia, potrebbe

essere solo motivo di paura», in-vece «è anche grazia, e ciò ciconsente di sperare e di andarepieni di fiducia incontro al Giu-dice che conosciamo come nostro“avvocato”».

La Vita eterna

«Forse molte persone rifiuta-no la fede perché non voglionola vita eterna ma quella presen-te». Nessuno vuole la morte, ma«non desideriamo neppure esi-stere illimitatamente». «Il cielonon è vuoto» e la vita «non è unsemplice prodotto delle leggi edella casualità della materia, maal di sopra c’è Cristo che inse-gna l’arte del vivere e del mori-re, che ha vinto la morte e miaccompagna nel passaggio allavita eterna».

Pier Giuseppe Accornero

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La celebrazione della Giorna -ta Mondiale del Malato nelle diocesi e nelle co-

munità cristiane è l’occasioneper una riflessione ad ampio rag-gio riguardo alle trasformazioniin atto nella nostra società e al no-stro modo di vivere la fede e an-nunciare il Vangelo.

Una buona prassi pastorale sinutre della capacità di osserva-re, ascoltare e comprendere icontesti vitali e i linguaggi del-le persone a cui si rivolge l’an-nuncio evangelico. Da tale pun-to di vista, la famiglia dell’am-malato riveste un ruolo partico-lare e richiede una speciale at-tenzione pastorale. Essendo co-sì vicina e legata all’ammalato,infatti, la famiglia è investita inmaniera diretta e più forte del-le conseguenze affettive e assi-

stenziali della malattia di un suomembro. Dal canto suo, la fa-miglia attraversa, nella nostrasocietà, una crisi senza prece-denti e manifesta una fragilitàstrutturale che la rende spessoincapace di reagire alle tante dif-ficoltà che la vita presenta. Ladura realtà della malattia puòcostituire per la famiglia un ca-rico troppo pesante, se essa nonviene sostenuta e valorizzata co-me il primo e più naturale luo-go di cura.

Curare le relazioni

Alla luce di queste conside-razioni, la Consulta Nazionaledella Pastorale della Sanità haindicato come tema La famiglianella realtà della malattia per la

riflessione della Chiesa italiananella XVI Giornata Mondiale delMalato.

La riflessione sulla famiglianella realtà della malattia ci of-fre l’opportunità di considerareuna serie di aspetti significativinella cura pastorale dei malati.Penso, in particolare, alle fami-glie con ammalati di particola-re gravità, quali quelli oncolo-gici, i disabili cronici o i malatimentali; penso all’importanza dipolitiche per la famiglia che sia-no di supporto alle situazioni difragilità; penso ancora al gran-de rilievo della presenza fem-minile nei ruoli di cura; penso,infine, alla necessità per le co-munità cristiane e la società ci-vile di una maturazione cultura-le, che sappia pensare anche larealtà della malattia a partire dal-l’uomo e dalle sue relazioni fon-damentali.

Il Santo Padre, ferma restan-do la ricorrenza annuale dellaGiornata, ha disposto che la suacelebrazione più solenne abbialuogo ogni tre anni, sia per con-formarsi ad altre Giornate Mon-diali, come quelle della Gioven-tù e della Famiglia, sia per con-sentirne una più accurata prepa-razione.

Il cammino di preparazionealla giornata, inoltre, si è arric-chito dal dono della nuova en-ciclica Spe Salvi di BenedettoXVI e dai suoi illuminanti pas-saggi sulla sofferenza come luo-go di apprendimento della spe-ranza.

Questa circostanza, unita allaricorrenza del 150º anniversariodella prima apparizione della Ver-gine Maria a Lourdes, ci sollecita

XVI giornata mondiale del malato

La famiglia nella realtà de

La malattia è una condizione della vita. La famiglia aiuta a viverla in modo uma-no nel rispetto e nell’amore.

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a guardare alle realtà semplici eai luoghi della sofferenza e del-la miseria come quelli in cui sirivela il mistero di Dio.

A tutti voglio augurare che lacelebrazione della prossima Gior-nata Mondiale del Malato costi-tuisca l’occasione di un rinno-vato incontro con Cristo nostrasperanza, presente nei nostri fra-telli ammalati e nelle loro fami-glie, e di una grande crescita nel-l’evangelizzazione e nella testi-monianza del Dio Amore al mon-do della sanità.

La vita vale più della sua qualità

Il tempo che stiamo vivendoè caratterizzato da una rapidatrasformazione della società.Sotto la spinta del progresso tec-nologico e delle logiche econo-miche del mercato, che appaio-no inarrestabili, assistiamo adun rimodellamento sociale chespesso annichilisce l’uomo e loriduce a mero elemento funzio-nale del sistema produttivo. Anche il concetto di salute e larealtà della malattia vengono, inquesto contesto, percepiti in unamaniera diversa dal passato. Ca-tegorie quali autonomia, benes-sere, qualità della vita rischianodi diventare prevalenti rispetto alvalore della vita stessa e quindil’ammalato vede aggiungersi,alla sofferenza generata dallamalattia, la frustrazione che vie-ne dall’impotenza, dalla solitu-dine, dall’apparente non sensodella sua condizione. La già do-lorosa realtà della malattia vie-ne così ad essere appesantita da

queste connotazioni, come anchedalla difficoltà di accesso ai ser-vizi di cura, a causa della crisieconomica e organizzativa in cuiversano le strutture assistenzia-li. La famiglia, come realtà piùvicina, sia dal punto di vista af-fettivo-relazionale, sia da quel-lo assistenziale, subisce tutti icontraccolpi di queste situazio-ni, caricandosi di fardelli assaionerosi, economicamente, assi-stenzialmente e psicologica-mente. Ancora una volta, essaappare come la prima e più vi-tale cellula della società, edemerge, soprattutto nei vissutidi sofferenza e di malattia, co-me voce che interroga la Chie-sa e le istituzioni e come pre-senza, forte e fragile, di soste-gno e di cura.

Il mondo sanitario attuale hapiù volte aperto grandi interro-gativi circa la malattia, il dolore,le terapie ma, spesso sembra di-menticare che ogni evento uma-no si svolge in un contesto dicondivisione e di relazionalità.

Considerare la famiglia difronte alla realtà della malattiasignifica imparare a guardare adun orizzonte più ampio che puòscardinare quel progetto auto-nomo di salute e salvezza cheacuisce notevolmente il drammadell’uomo moderno davanti aldolore.

La famiglia nel tempo dellamalattia si trova a dover rico-struire con fatica le sue certezzee a cercare nuovi equilibri. Que-sto faticoso cammino richiedecondivisione e sostegno da par-te della comunità cristiana, per-ché la famiglia rimane segno al-tissimo della comunione tra gliuomini.

Le storie di amore e di co-munione che tante famiglie scri-vono nel tempo della malattia, ilservizio delle comunità cristia-ne, la sensibilità femminile neiruoli di cura sono da considera-re scuola privilegiata dell’I care,di un prendersi cura che nasca

dall’ascolto, dalla condivisionee dalla tenerezza e che sappia re-stituire ai vissuti di sofferenza laloro altissima dignità.

L’intento, partendo dall’at-tenzione alle persone nel conte-sto relazionale familiare e pro-muovendo una pastorale inte-grata, nella linea indicata dalConvegno di Verona, è quello diannunciare la speranza di CristoCrocifisso e Risorto, special-mente a quelle famiglie che difronte alla malattia si sentono so-le e non aiutate.

Don Andrea MantoDirettore dell’Ufficio Nazionale CEI

per la Pastorale della Sanità

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dellamalattia

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Il Papa concede ai fedeli l’indul-genza plenaria in occasione del150° anniversario delle apparizionidella Madonna a Lourdes, secon-do le condizioni abituali.Tali condizioni implicano il penti-mento e la confessione dei pecca-ti, la comunione e la preghiera perle intenzioni del Papa.Le modalità per ottenere l’indulgenzaplenaria a Lourdes sono varie.– La prima modalità è per i fede-li che, “dal giorno 8 del mese di di-cembre 2007 a tutto il giorno 8 delmedesimo mese del prossimo an-no 2008, devotamente visiteranno,seguendo preferibilmente l’ordineproposto:1. il battistero parrocchiale utiliz-

zato per il battesimo di Berna-detta;

2. la casa detta «cachot» della fa-miglia Soubirous;

3. la Grotta di Massabielle;4. la cappella dell’ospizio, dove Ber-

nardetta fece la Prima Comunio-ne, e, ogni volta, si soffermeran-no per un congruo spazio di tem-po in raccoglimento con pie me-

ditazioni, concludendo con la re-cita del Padre Nostro, la Profes-sione di fede in qualsiasi formalegittima, e la preghiera giubila-re o altra invocazione mariana”.

– La seconda modalità è previstase i fedeli, “dal giorno 2 febbraio2008, nella Presentazione del Si-gnore, fino all’intero giorno 11 feb-braio 2008, nella memoria liturgicadella Beata Vergine Maria di Lour-des e 150° anniversario dell’Appa-rizione, devotamente visiteranno,in qualsiasi tempio, oratorio, grotta,o luogo decoroso, l’immagine be-nedetta della medesima Vergine diLourdes, solennemente esposta al-la pubblica venerazione, e dinanziall’immagine medesima partecipe-ranno ad un pio esercizio di devo-zione mariana, o almeno si soffer-meranno per un congruo spazio ditempo in raccoglimento con pie me-ditazioni, concludendo con la reci-ta del Padre Nostro, la professionedi fede in qualsiasi forma legittimae l’invocazione della BeatissimaVergine Maria”.

– Come terza modalità il docu-mento stabilisce che “gli anziani, gliinfermi, e tutti quelli che, per legit-tima causa, non possono uscire dacasa, potranno ugualmente conse-guire, nella propria casa o là dovel’impedimento li trattiene, l’Indul-genza plenaria”. La otterranno se, “concepita la de-testazione di qualsiasi peccato el’intenzione di adempiere, non ap-pena possibile, le tre solite condi-zioni, nei giorni 2-11 febbraio 2008,compiranno col desiderio del cuore,spiritualmente, una visita (ai luoghisopra indicati), reciteranno le pre-ghiere di cui sopra e offriranno confiducia a Dio per mezzo di Maria lemalattie e i disagi della loro vita”.Il Papa auspica che i fedeli sianopartecipi di questi celesti favori, perquesto, i sacerdoti, approvati perl’ascolto delle confessioni dall’au-torità competente, si prestino conanimo pronto e generoso ad acco-glierle e guidino solennemente larecita di pubbliche preghiere al-l’Immacolata Vergine Madre di Dio.

L’indulgenza plenaria nel 150º anniversario di Lourdes

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Nel testo “Sacramentum Caritatis” del 22 feb-braio 2007, il Santo Pa-

dre sottolineava la profonda re-lazione tra l’Eucarestia e il Sa-cramento della Riconciliazione.Egli parte dal fatto che, per ac-costarsi alla Santa Comunione, ènecessario essere in grazia di Dio,e quindi, almeno consapevol-mente, non dobbiamo avere pec-cati gravi che non siano stati per-donati.

Appare quindi la necessità diriscoprire il senso del peccato:se lo si cancella, si ha una certasuperficialità nell’intendere l’a -more stesso di Dio (n. 20): èun’ipocrisia credersi uniti a Cri-sto, anche se il nostro cuore ri-mane distante da Lui e dalla SuaParola.

Cos’è il peccato?

Non si tratta della trasgres-sione di un comando arbitrario odi una semplice usanza sociale;non si tratta neppure di un furtoai danni di Dio, o di un affrontoverso un re intollerante...

Il peccato è un’azione liberae consapevole, che è cattiva nonsoltanto per il motivo che Dio laproibisce, ma prima ancora per-ché di natura sua, porta alla di-struzione dell’uomo!

Ed è un’azione distruttiva per-ché nasce dall’egoismo ed esclu-de l’amore.

E proprio perché distruttivaper l’uomo, il Padre, che amadavvero i suoi figli, la segnalaalla nostra coscienza perché nonla compiamo, perché non ci fac-ciamo del male: infatti nessuno

conosce l’uomo così bene, co-me il suo inventore!

Ecco i primi capitoli del librodella Genesi, dove si presentanoi peccati iniziali dell’umanità:quando l’uomo vuol fare di testasua, quando non si fida di Coluiche lo capisce e lo ama, il mon-do cessa di essere un paradiso, ediventa un inferno! E non è cer-to Dio che crea il dolore e la mor-te: essi compaiono spontanea-mente, come frutto naturale delpeccato...

È quello che la Bibbia ci di-ce anche nel libro di Giobbe: ilpeccato non colpisce direttamenteDio, ma colpisce il peccatorestesso e l’intera umanità! E solocosì colpisce Dio: come può es-sere ferita una mamma, per lasciagura dei suoi figli.

Ebbene il peccato, in ogni ca-so, è un attentato verso gli altri.Fare il male è sempre far male aqualcuno... anzi, far male a tut-ti! Tanto che all’inizio della Mes-sa diciamo: “Confesso a Dio on-nipotente... e a voi fratelli”.

Alcuni peccati sono più evi-dentemente a danno del prossi-mo, come l’omicidio, il furto edaltri. Ma anche i peccati più inti-mi e nascosti, quando sono dav-vero peccati, non possono dirsi“affari personali” o “mancanzeprivate”, perché orientano ad agi-re contro gli altri, o a disinteres-sarsi di loro: per esempio, l’egoi-smo, la sensualità sfrenata, la pi-grizia che sviluppiamo in noic’impediranno di cogliere il bi-sogno di un fratello. Il nostro im-poverimento di valori ci rende

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Il peccato non colpisce Dio, ma l’uomo e l’intera umanità. Per questo è sem-pre un abbassamento della dignità umana e una limitazione alla gioia.

Meditazione

Il peccato e la confessione

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meno capaci di comprendere glialtri e meno disponibili a donare!

Anche quello che potrebbesembrare un no rivolto soltantoa Dio (come l’opposizione allaverità conosciuta, il disinteressealla preghiera, la bestemmia ecosì via) diventa in realtà un noai fratelli, perché è un distaccodalla fonte dell’amore, è un no-stro trasformarci in canne vuoteche non portano acqua... e que-sto, spesso, lo si può subito spe-rimentare: un maggiore contattocon Dio comporta facilmente unamaggiore o minore generositàcon gli altri!

E poi il peccato, è un far ma-

le a noi stessi, anzi è soprattut-to un far male a noi stessi: per-ché il peccato è un no all’amo-re, e quindi un no all’unico sen-so della nostra vita, al nostro de-stino nella famiglia dell’amore!«Chi vuol salvare la propria vi-ta (con il suo egoismo), la “per-de”, dice Gesù!».

Le conseguenze estreme diquesta distruttività del peccato,soprattutto per chi lo compie, simanifestano con la possibilitàdell’inferno. Ricordiamoci an-cora che non è Dio che crea l’in-ferno, non è Dio che vi condan-na il peccatore: è il peccatore chepuò costruirsi il suo inferno, mat-

tone per mattone, murandovisidentro a poco a poco appuntocon il suo peccato; l’inferno è lapossibile radicalizzazione diquell’esperienza umana che dalpeccato porta al fallimento e al-l’infelicità!

La conversione

Se il peccato colpisce Dio nonper se stesso, ma perché Egli ciama come una mamma, e nonvuole che noi ci distruggiamo;anche la sua guerra al peccato èdettata soltanto dall’amore: Dionon vuole la morte, ma la vita dichi ha peccato; Cristo non è ve-nuto per condannare, ma per sal-vare (Lc 9,56).

Ma come ci salva il Signoredai nostri peccati?

Anzitutto, Egli ci illumina, fa-cendoci capire tutto il rischio chenoi corriamo con le nostre scel-te negative: e ce lo fa capire noncerto per colpevolizzarci, ma per-ché cerchiamo la strada che por-ta alla vita.

E poi, Egli ci vuol perdonare.Ma che cosa significa il suo per-dono? Egli ci ama sempre, anchequando lo offendiamo: è comeil sole, che irraggia sempre lucee calore, anche se noi ci nascon-diamo tra le grotte. Quindi per-dono di Dio non significa cheEgli cambi atteggiamenti nei no-stri confronti, ma significa cheEgli, dopo aver sempre conti-nuato ad amarci, è riuscito a farbreccia nel nostro cuore, così chenoi, rispondendo liberamente alsuo continuo invito, cambiamoatteggiamento nei suoi confron-ti e nei confronti del prossimo,passando dall’egoismo all’amo-re, e lasciandoci finalmente pe-netrare da Lui!

Stando così le cose, non cipuò essere perdono senza la no-stra conversione, una conversio-ne suscitata da Dio stesso, maaccolta liberamente da noi. Chinon vuol convertirsi, non si lascia

La conversione è un ritorno sincero all’amore del Padre, un gettarsi fra le suebraccia, dichiarando la propria incapacità a vivere l’amore autentico, implorandola grazia divina necessaria per vivere autenticamente da figli.

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salvare da Dio; chi invece accet-ta di convertirsi, si lascia salva-re: e allora tutti i danni si aggiu-stano, subito i danni più gravi, apoco a poco tutti gli altri, perso-nali e sociali.

Ma è proprio il danno socia-le arrecato dal peccato, che ri-chiede l’aspetto sociale della con-versione!

Molti cristiani dicono: perchéoccorre confessarsi per essere per-donati? Non basterebbe inten-dersela personalmente con Dio?

Certo, basterebbe intenderse-la personalmente con Lui, se ilpeccato fosse un affare privatotra noi e Lui. Ma abbiamo vistoprecedentemente che il peccatocolpisce Dio solo indirettamen-te, solo in quanto danneggia isuoi figli, che Egli ama immen-samente. Così, come raggiun-giamo Dio soltanto attraverso ifratelli nel nostro peccato, cosìraggiungiamo Dio soltanto at-traverso i fratelli nella nostra con-versione.

E allora sì che si capisce per-ché Gesù ha detto agli Apostoli:

“Ricevete Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimettere-te resteranno non rimessi” (Gv20,22s). Naturalmente, quandola Confessione diventasse im-possibile e la Comunione ur-gente, basta un atto di contrizio-

ne, di un autentico atto d’amoreverso Dio perché lo possiamo ri-trovare (cf Codice di Diritto Ca-nonico, 916): la misericordia diDio è senza fine, ed è Lui chedesidera incontrarci prima anco-ra che lo desideriamo noi!

Per questo la Chiesa Cattoli-ca richiede la Confessione quan-do è possibile: come segno del-la nostra conversione all’amoredei fratelli, e quindi di Dio.

Ma molti si chiedono: il con-fessore non è un uomo come noi,povero e peccatore come noi?Proprio per questo! Perché il sa-cerdote rappresenta sì il Signo-re, ma rappresenta anche tuttiquegli uomini che abbiamo feri-to con il nostro peccato!

Dunque, se il peccato è il dan-no più grave che possiamo arre-care a noi stessi e al mondo in-tero, la conversione (general-mente manifestata dalla Confes-sione sacramentale) è l’atto piùcostruttivo di tutti!

Così la Comunione eucaristi-ca diventa autentica, e completala nostra unione con Dio; quelDio che da sempre ci aspettava,che da sempre ci sognava con in-finita tenerezza!

Antonio Rudoni

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CARLO FIORE

SPUNTI DI ETICA2000Per giovani, educatori, gruppigiovanili

Editrice Elledici, pagg. 270, € 12,50

Dopo l’11 settembre è possibile ancora la pace? Quale posto haDio nel nostro mondo? Fra web ei-Pod, dove stanno andando le gio-vani generazioni?Ecco un testo moderno per offriredegli spunti attuali sia della situa-zione giovanile che di quella eu-ropea, presentando gli apporti poco conosciuti che il cristianesimoha dato all’Europa e l’hanno modellata.

La preghiera nella forma comunitaria o privata è un grande aiuto per mante-nere vivo il desiderio di non allontanarsi dalla grazia di Dio.

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Mai come nell’anno 2007 si è avuta una prolife-razione e una produ-

zione mass mediatica che avevacome unico obiettivo quello diattaccare il Cristianesimo, e inparticolar modo la Chiesa Cat-tolica. Libri e libercoli, giornalie riviste, programmi televisivi esu Internet, ricerche pseudo sto-riche e pseudo scientifiche ac-comunati dall’unico fine di get-tare discredito sulla Chiesa. Nonè raro sentire o leggere afferma-zioni di questi signori che conpoche battute pretendono qualchevolta di azzerare duemila anni distoria del Cristianesimo o moltospesso semplicemente di gettarefango gratuito e acritico su di es-

so. Dimenticano il suo apporto al-la civiltà europea, il suo impul-so alla proclamazione e alla di-fesa dei diritti umani, la spinta alprogresso scientifico e artistico.E non solo.

Questi signori sembrano af-fermare che bisogna dubitare ditutto specialmente quando si par-la di religione (e di Cristianesi-mo) ma non delle loro afferma-zioni. Solo quelle sembrano es-sere assolute. Un po’ di umiltànon farebbe loro del male.

Tempo fa ho letto un articolodi rivista che diceva: “Cristia-ni, piccolo gregge pronto an-che al martirio”. Un titolo si-gnificativo e impegnativo, oltreche reale. I cristiani nel mondonon sono numericamente un pic-colo gregge: hanno una dimen-sione planetaria, e questo dà fa-stidio per determinati valori daessa predicati e testimoniati an-che con sangue. Per questi benpensanti (o malpensanti?) è co-me fumo negli occhi. È il solitolaicismo (e massoneria) amora-le, agnostico e relativista che nonsopporta niente di religioso. Poil’autore affermava: “Crediamoche debba tornare ad esserequesto il triplice segno distin-tivo dei cristiani: annuncio, te-stimonianza, disposizione almartirio” (M. Narducci, gior-nalista). Segni distintivi difficilitutti, specialmente il terzo. Ep-pure nella sequela di Cristo nonsi può (o non si dovrebbe) esclu-dere. Gesù Cristo è stato moltorealista e molto esigente con isuoi, dicendo: “Se hanno perse-guitato me...”, come dire: Nonaspettavi una sorte migliore del-la mia, non escludete la testimo-

nianza suprema cioè il martirio.A noi cristiani del terzo mil-

lennio moderni (o post moder-ni) fa molto effetto questa affer-mazione: essere disposti ancheal martirio. Eppure nei primi se-coli era molto più presente e mol-to più viva tra i cristiani. Anchese poi tra loro ci furono moltiche davanti alla persecuzione ead una prospettiva di un incon-tro ravvicinato e perdente con lamorte, si tirarono indietro (è ilfamoso problema dei ‘Lapsi’). Èstato così per la santa che ricor-diamo in questo mese: San-t’Agata, patrona di Catania. Peramore di Cristo decisa non soloa consacrargli la propria verginitàma anche disposta a pagare ilprezzo più alto per la propria fe-de: la vita.

Iconografia esuberante,tradizione poco attendibile

Anche per Agata si è costret-ti a dire quello che abbiamo det-to per altri santi, martiri e non,vissuti nei primi secoli, come Ca-terina di Alessandria, Lucia diSiracusa, Santa Barbara, SanGiorgio ed altri. Un culto va-stissimo in tutto il mondo, inOriente come in Occidente, unaiconografia imponente nellaquantità e notevole anche nellaqualità. Perplessità invece deglistorici e degli studiosi sulle no-tizie storiche tramandate su diessi. In altre parole: santi dallaiconografia e dal culto esube-ranti, ma dall’agiografia debole.Fatta questa premessa, bisognaperò aggiungere che non si trat-ta di santi e sante inventate di sa-na pianta, così per riempire il

Un mese un santo

Statua del XVIII secolo raffiguranteSant’Agata sulla facciata della Cat-tedrale di Catania.

5 febbraio: Sant’Agata, martire, patrona di Catania (fine III sec.)

Agata, buona della bo n

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Martirologio, di per sé giànutrito. Cosa che a noi mo-derni, sensibili alla documen-tazione storica rigorosa, urte-rebbe parecchio. Nel caso di Aga-ta si sono avuti reperti archeolo-gici, naturalmente a Catania, chene fanno risalire il culto a pochidecenni dal suo martirio, avve-nuto per alcuni nel 251, per altriverso la fine dello stesso secolosotto Diocleziano. Un nucleo se-rio attorno ad essa c’è ed è perquesto che la ricordiamo.

Dicevo prima del culto va-stissimo della Nostra. Anzituttoè un grande merito e segno di unagrande stima l’essere stata inse-

rita nel Canone Romano (ma an-che ambrosiano e ravennate), incompagnia di “Felicita, Perpe-tua, Lucia, Agnese, Cecilia, Ana-stasia”. Il suo culto era già a Na-poli nel secolo IV (Catacomba di

San Gennaro), e a Roma il PapaSimmaco (inizio VI secolo) le in-titolò una basilica sull’Aurelia.

Nel 1200 la Diocesi di Milanocontava ben 26 chiese a lei in-titolate. Agata è la protettri-ce di 44 comuni italiani, e14 di questi ne portano il no-me. È stata eletta compatro-na di Malta (insieme a SanPaolo), così come della Re-

pubblica di San Marino. An-che in Spagna il culto ad Aga-

ta gode di buona salute così pu-re in America Latina. A Barcel-lona è intitolata ad Agata la cap-pella del palazzo reale dove i recattolici, Isabella e Ferdinando, ri-cevettero l’ammiraglio genoveseCristoforo Colombo al suo primoritorno dall’America da lui sco-perta. Sempre in terra di Spagna,un particolare interessante. A Se-

Sant’Agata, dalla predella del polit-tico di Sant’Antonio. Piero della Fran-cesca (1415/20-1492)), Perugia, Gal-leria Nazionale.

Sant’Agata è veramente buonaLa commemorazione annuale di Sant’Agata ci ha qui radunati perché ren-dessimo onore a una martire, che è sì antica, ma anche di oggi. Sembrainfatti, che anche oggi vinca il suo combattimento perché tutti i giorni vie-ne come onorata e decorata di manifestazione della grazia divina. San-t’Agata è nata dal Verbo di Dio immortale e dall’unico suo Figlio, mortocome uomo per noi. Dice infatti San Giovanni: “A quanti lo hanno accol-to ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).La stola della santa porta i colori del sangue di Cristo, ma anche quellidella verginità. Quella di Sant’Agata, così, diviene una testimonianza diun’eloquenza inesauribile per tutte le generazioni seguenti.Sant’Agata è veramente buona, perché essendo di Dio, si trova dalla par-te del suo sposo per renderci partecipi di quel bene, di cui il suo nomeporta il valore e il significato: agata (cioè buona) a noi data in dono dallastessa sorgente della bontà, Dio.Infatti, che cos’è più benefico del sommo bene? E chi potrebbe trovarequalcosa degno di esser maggiormente celebrato con lodi del bene? OraAgata significa buona. La sua bontà corrisponde così bene al nome e al-la realtà...Agata ci attrae persino con il proprio nome, perché tutti volentieri le vada-no incontro ed è d’insegnamento con il suo esempio, perché tutti, senzasosta, gareggino fra di loro per conseguire il vero bene, che è Dio solo.

Dal Discorso su Sant’Agata, di San Metodio Siculo, (patriarca di Costantinopoli, ma originario di Siracusa)

Sant’Agata è veramente buona

o ntà di Dio

Particolare di una tavola (prima me-tà del XIV secolo) di Jacopo del Ca-sentino raffigurante Sant’Agata.

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govia, non lontano da Madrid,secondo una tradizione curiosa eanche bella il 5 febbraio, festadella Santa (Agueda), diventa lafesta delle donne: in quel giornocomandano loro, eleggono addi-rittura una sindachessa, mentregli uomini sbrigano le faccendedomestiche. Nel Medio Evo in-fine Agata era invocata come unadelle sante “ausiliatrici” da invo-care in particolari calamità e dif-ficoltà.

Fonte d’informazione sullaNostra Santa è la Passio SanctaeAgathae (c’è anche una redazio-ne in greco), che risale alla se-conda metà del V secolo, ma cheha la struttura particolare di unanarrazione edificante e pareneti-ca, pur contenendo probabil-mente anche alcuni elementi pro-priamente storici.

Agata (che significa Buona)apparteneva ad una ricca e nobi-le famiglia di Catania. Fu educatanella fede cristiana dai genitori,che ne curarono anche la prepa-razione e istruzione. Ancora mol-to giovane fece voto di vergini-tà a Cristo, dedicando a Lui tut-ta se stessa, presente e avvenire,

buona e cattiva sorte. Pare ancheche fosse diventata diaconessaperché nel mosaico di Sant’Apol -linare in Ravenna (VI sec.) ap-pare con l’abito del suo stato.Nella stessa città c’è anche unachiesa, Sant’Agata Maggiore.

Prolungato faccia a faccia col carnefice

Il procuratore romano dellaSicilia, Quintiano, funzionarioimperiale potente, prepotente earrogante, se ne era invaghito. Efin qui niente di male. Ma sicco-me non riusciva nel suo intentodi conquistarla con mezzi e pro-poste non indecenti, usò anzi abu-sò del proprio potere politico.Forzando un editto dell’impera-tore Decio l’accusò allora di vi-lipendio della religione dello Sta-to. Era un’accusa generica e noncircostanziata, che si faceva con-tro tutti i cristiani. Prima mossa:la fece sottoporre a custodia pre-ventiva. Venne cioè affidata aduna “maitresse” di nome Afro-disia e alle sue figlie, di non sa-ni costumi e dalla morale molto

rilassata e andante che “lavora-vano” naturalmente nel suo bor-dello. La prova fu durissima. MaAgata non cedette. Afrodisia la ri-consegnò sconsolata e sconfitta,dicendo al focoso governatore:“Questa ha la testa più dura del-la lava dell’Etna”.

Ma il Quintiano non si arre-se. E così arriviamo al processocontro di lei. Il seguente collo-quio, come viene riferito dallaPassio di Sant’Agata, molto im-probabilmente contiene elemen-ti storici, ma vuole rispecchiarequale erano i sentimenti dei ve-ri martiri dei primi secoli che af-frontavano con coraggio e co-stanza il martirio per il nome diCristo Signore. Un po’ come cer-ti discorsi, perfetti nello stile ecorposi nella sostanza, che lo sto-rico Tito Livio mette in bocca aigenerali romani prima di qual-che battaglia. Molto inverosimi-li ma teoricamente non impossi-bili, almeno nel pensiero. Ecco-ne qualche passo.

Il giudice: “Di che condizio-ne sei?”.

Agata: “Sono libera e nobiledi nascita, come dimostra tutta lamia parentela”.

E lui: “Ma se sei libera e no-bile, perché conduci una vita bas-sa come una schiava?”.

Agata: “Io sono serva di Cri-sto e solo per questo di condi-zione servile”.

“Se tu fossi libera e nobiledavvero, non ti umilieresti fino aprendere il titolo di schiava”.

Agata: “È nobiltà suprema es-sere schiavi di Cristo”.

Tutto sembrava inutile perconvincerla. Con le buone ma-niere. Ma con la maniera forte,condita di crudeltà raffinata? Co-me avrebbe resistito? E comin-ciarono così le varie torture, conelementi comuni e simili alla pas-sione di altri martiri. Un parti-colare nella tortura di Agata èche ad un certo punto il gover-natore, rabbioso e spazientito pertanta resistenza, ordinò che le

Il Duomo di Catania, costruito dai Normanni sui resti di antiche terme romane.Al suo interno si trova una grande cappella dove sono conservate alcune re-liquie di Sant’Agata.

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venissero strappati i seni. Al chela giovane Agata rispose: “Seiun crudele tiranno, perché nonti vergogni di mutilare così unadonna in quello che anche tu haisucchiato da bambino”. Elementoquesto molto presente e caratte-rizzante la sua iconografia. LaPassio racconta inoltre che, ri-portata in carcere, durante la not-te le apparve un angelo e SanPietro che la guarì. Quando poiil governatore le chiese comeaveva fatto a guarire, Agata ri-spose: “Mi ha guarito Cristo”.

Quintiano ormai sconfitto datanta resistenza, ordinò che fos-se posta su un letto di carboniardenti, con lamine e punte ar-roventate. Narra la tradizione,che Agata mentre bruciava, il ve-lo che portava non bruciava af-fatto. È per questo che il cosid-detto “Velo di Sant’Agata” di-ventò da subito la reliquia piùpreziosa della santa di Catania.Usata anche per fermare la lavadell’Etna, quando minacciava didistruggere i paesi alle pendici.

Durante questo supplizio pe-rò ci fu un terremoto. I catanesispaventati si ribellarono contro ilgovernatore. Allora questi la fe-ce togliere da quel tormento difuoco e riportare, già agoniz-zante, in carcere. Dove morì po-co dopo.

Le sue reliquie sono conser-vate nel duomo di Catania in unacassa argentea, opera di celebriartisti catanesi; vi è anche il bu-sto argenteo della “Santuzza”,opera del 1376, che reca sul ca-po una corona, dono secondo latradizione, di re Riccardo Cuordi Leone.

Proprio per questa protezio-ne accordata da Sant’Agata allacittà contro il pericolo dell’Et-na, è diventata la patrona di Ca-tania, una santa molto amata esolennemente celebrata dal 3 al5 febbraio di ogni anno, con im-ponenti, prolungate e molto par-tecipate celebrazioni.

Mario Scudu

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Processione per la festa di Sant’Agata per le vie di Catania. La festa della «san-tuzza» è considerata una delle principali feste cattoliche a livello mondiale.Qui sotto: marmi e stucchi ornano la cappella intitolata a Sant’Agata nel Duo-mo di Catania.

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CHI SONO I POVERI?

Nella seconda parte della preghiera che il Si-gnore ci ha insegnato, noi diciamo: Padre nostro,dacci oggi il nostro pane quotidiano. Gesù ci met-te nel cuore e sulle labbra la richiesta più umana ditutte, quella degli affamati: Abbiamo fame, chie-diamo un boccone di pane. È il grido dei bambini:Mamma, ho fame.

In questa supplica al Padre, il Signore mette l’ac-cento su ciò che è essenziale alla vita dell’uomo sul-la terra: il pane, che comprende anche il compana-tico e l’acqua, il vestito e le medicine, il lavoro ela casa, senza dimenticare l’istruzione e la sicu-rezza. Queste sono le cose necessarie per vivere ecoloro che, in parte o tutte, non le hanno, sono po-veri.

Dunque noi ci rivolgiamo a Dio come figli. Di-ciamo infatti: Padre nostro. E osiamo dirgli conmolta confidenza: Dacci oggi il nostro pane quoti-diano, quel pane che ci è dovuto da un Padre buo-no come sei tu.

Questa richiesta rivolta a Dio, viene ribaltata, inogni famiglia, sul padre e sulla madre. A loro in-fatti i figli chiedono il cibo quotidiano. Il drammascoppia quando essi non hanno nulla da dare ai lo-ro figli. Ricordo: eravamo bambini e più di una vol-ta in casa nostra, a mezzogiorno, il fuoco era spen-to e la tavola spoglia e noi ci guardavamo in fac-cia, silenziosi. Ma a sera abbiamo sempre trovato,appesa al portone, una sporta con il necessario perquel giorno.

Dio bussa con insistenza al cuore di chi ha in ab-bondanza, perché doni il superfluo a chi non ha. Sia-mo tutti responsabili, gli uni gli altri, infatti pre-ghiamo così: dacci il nostro pane.

Allarghiamo l’orizzonte: coloro che hanno famesi rivolgono ai responsabili della cosa pubblica. Aloro la richiesta pressante di pane e di lavoro e an-che della casa, perché gli affitti sono troppo cari.Questa non è prepotenza ma giustizia e quanti nonfanno di tutto per alleviare la condizione dei pove-ri, meritano il nome di oppressori della gente.

Oggi un grosso rischio colpisce la nostra terra:

all’interno di molte nazioni si stanno evidenziandoregioni ricche, molto industrializzate e quelle po-vere. La stessa cosa avviene a raggio mondiale: na-zioni ricche e ben sviluppate e nazioni sottosvi-luppate, quasi o del tutto ridotte alla fame.

Il grido dei poveri sale al cielo e le loro riven-dicazioni toccano la coscienza dei ricchi, dei re-sponsabili delle grandi concentrazioni del potereeconomico, senza mancare di scuotere i capi dellenazioni industrializzate. Bisogna fare giustizia, per-ché avvenimenti irreparabili non avvolgano la no-stra terra.

Noi invochiamo Dio: “Padre nostro”, e non “Pa-dre mio”, così chiediamo il “pane nostro” e non il“pane mio”.

Dio non ci ha creati come tante isole, ma ci halegati insieme, l’uno all’altro. Così non posso pen-sare solo a me stesso, egoisticamente, dicendo: “og-gi ho mangiato e tutto va bene, gli altri s’arrangi-no”. Chi ha pane in abbondanza deve in coscienzapensare concretamente alla condivisione.

San Giovanni Crisostomo dice che ogni bocco-ne di pane è in qualche modo un boccone di quelpane che appartiene a tutti.

Che cosa dice la Bibbia

Opprimere i poveri è un peccato gravissimo difronte a Dio. Un peccato che grida vendetta, comesi esprime il Catechismo di Pio X: Un peccato cheè un abominio al cospetto del Creatore, il quale of-fre i prodotti della terra a tutti gli uomini.

La difesa dei poveri e la condanna di ogni op-pressione stanno sommamente a cuore al Diod’Israele. Lo dimostra la visione del Roveto ar-dente. Mosè si prostrò a terra e udì una voce chediceva: “Ho udito il lamento degli Israeliti asservi-ti dagli Egiziani e mi sono ricordato della mia al-leanza. Per questo di’ agli Israeliti: Io sono il Si-gnore! Vi sottrarrò ai gravami degli Egiziani, vi li-bererò dalla loro schiavitù e vi libererò con brac-cio teso e con grandi castighi” (Es 6,5-6).

Il Profeta Isaia (6,17) usa parole chiare e forti in

I quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio /3

2/Oppressione dei poveri/2

Celebrazione

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favore dei poveri: “Imparate a fare il bene, ricercatela giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustiziaall’orfano, difendete la causa della vedova”.

Dice ancora Isaia che l’oppressione del fore-stiero, della vedova e dell’orfano provoca l’ira diDio e attira la sua punizione (cf Is 1,10-17).

Credenti e non credenti, tutti i responsabili del-la cosa pubblica devono prendersi cura, prima ditutto e in modo pratico e serio, dei poveri, dei sen-za lavoro, dei senza tetto, degli anziani e dei bam-bini, dei malati, delle famiglie che non sanno co-me arrivare alla fine del mese: si tratta sempre dioppressione dei poveri: un grido che dalla terra sa-le verso Dio.

Preghiamo con il Salmo 71

Rit.: Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.Dio, da’ al re il tuo giudizio,

al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. Rit.

Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. Rit.

Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto, avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. Rit.

Il suo nome duri in eterno, davanti al sole persista il suo nome. In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato. Rit.

Il pensiero dei Padri della Chiesa

Non possiamo dunque negare che la povertà siaun male, un grande male e anche una grande in-giustizia: in questo mondo ci sono ancora famigliesenza tetto, senza lavoro o con un lavoro da fame,senza medicine, con i bimbi laceri e sporchi e nu-di, in balia di se stessi. In favore di tutti i bisogno-si possiamo riascoltare le parole che San Basilio(320-379) rivolgeva ai ricchi del suo tempo:Il pane che a voi sopravanza

è il pane dell’affamato; la tunica appesa al vostro armadio è la tunica di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate sono scarpe di chi è scalzo;

il denaro che tenete nascosto è il denaro del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete.

Queste parole sono il commento pratico delleparole del profeta Amos (8,4-7), il quale precisa chel’attaccamento al denaro e ai beni terreni inaridi-sce il cuore, lo chiude davanti alle sofferenze deglialtri e provoca delle ingiustizie a danno dei più po-veri.

Preghiamo

O Padre nostro, guarda benigno i papà e le mam-me che non sanno come sfamare i loro figli e sonoin arretrato nel pagamento dell’affitto e senza lavoro.Aiutali a risolvere questi problemi assillanti.

Noi ti preghiamo.O Padre di misericordia, i responsabili delle mul-

tinazionali hanno sfruttato e sfruttano ancora le ter-re del terzo mondo: fa’ che provvedano a quella gen-te, cibo, casa, lavoro e medicinali.

Noi ti preghiamo.O caro Papà, ti presentiamo i bimbi abbandona-

ti di tutto il mondo, troppi sono nudi, affamati, col-piti da brutte malattie e lacerati dagli insetti, e nonpochi sono vittime della violenza. Abbracciali esalvali. Noi ti preghiamo.

Don Timoteo Munari

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Dio non ci ha creati come tante isole, ma ci ha le-gati insieme, l’uno all’altro, per questo la difesa deipoveri e la condanna di ogni oppressione stanno acuore al Dio della vita.

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Il vescovo Milingo si sposa e disobbedisce al Papa, mis-sionari uccisi in Africa, in

Polonia la Chiesa è in agitazio-ne perché membri del clero era-no state spie del governo comu-nista: quando i mezzi di comu-nicazione sociale riportano que-ste notizie ci sembra che la Chie-sa navighi in cattive acque. Que-sti episodi, pur sempre spiace-voli, non possono essere para-

gonati alla gravissima crisi chescosse la Chiesa intera nel IV se-colo dopo Cristo: una crisi di fe-de. Nonostante il Concilio ecu-menico di Nicea (325) avesse so-lennemente dichiarato che il Fi-glio di Dio era della sostanza di-vina del Padre, negli anni suc-cessivi, i credenti erano confusie divisi. L’arianesimo, l’eresiasecondo la quale il Figlio di Dioè solo una creatura, eccelsa, mapur sempre una creatura né divi-na né eterna, continuava a pren-dere piede. Persino la maggiorparte dei Vescovi, che si riuni-vano in numerosi sinodi, sem-brava propendere per questa ere-sia, che finiva per distruggerel’originalità e la verità del Cri-stianesimo.

Il coraggio della fedeltà

In mezzo a tanti sconvolgi-menti, si staglia, nobile e lungi-mirante, la figura di Sant’Atana-sio di Alessandria. Egli, benchélasciato solo da quasi tutti i suoiconfratelli Vescovi, continuavaa difendere con fermezza d’ani-mo e chiarezza di idee la divini-tà del Logos, cioè della secondapersona della Santissima Trinità,e ad illustrare, con argomentisempre più convincenti, la soli-dità di questo articolo basilaredella nostra fede. Atanasio pagòla sua fedeltà con l’esilio, che glifu imposto per ben cinque voltee si meritò il titolo di “pilastrodella chiesa” e “padre dell’orto-dossia”. La sua tenacità e il suocoraggio, alla fine, come sempreaccade nella vita dei santi, eb-bero la meglio e l’arianesimo fudefinitivamente sconfitto. Non ci

sorprende che anche questo Pa-dre della Chiesa, venerato comeuno dei dottori della Chiesa, cioècome un maestro eccelso in ma-teria di fede, abbia coltivato edapprofondito una riflessione teo-logica sulla Madonna di notevo-le importanza. Non ci sorprendeperché, quando è in gioco l’or-todossia della fede ed una suaesatta formulazione in concettie parole, la “mariologia”, cioè ladottrina sulla Beata Vergine Ma-ria, è il test più sicuro per di-stinguere la verità dall’errore.

Il test della fede

Chi custodisce la vera fede,ha anche un pensare corretto sul-la Madonna, concorde con la Ri-velazione cristiana. Al contrario,chi aderisce ad opinioni erroneesu qualsiasi aspetto della nostrafede, prima o poi finisce perprendere anche delle “cantonate”sulla Madre di Dio. Atanasiol’aveva compreso molto bene.Nel difendere la divinità del Ver-bo di Dio, che si fece carne nelseno della Vergine, egli mettebene in evidenza l’intima rela-zione tra questi due eventi stra-ordinari della salvezza. Chi ne-ga l’uno, nega pure l’altro esmentisce così il Vangelo. Chi,invece, crede nella Verginità diMaria, non può che riconoscerela divinità di suo Figlio. Ecco ilragionamento lucido e persuasi-vo di Atanasio d’Alessandria,contenuto in uno dei suoi capo-lavori, intitolato L’Incarnazionedel Verbo: “Quando venne tranoi, si formò un corpo prenden-dolo dalla Vergine per offrire unaprova non trascurabile della sua

Maria e i Padri

Atanasio di Alessandria († 373)

La verginità della Madre di Dio

Atanasio difese la divinità di Gesù, equindi la divina maternità di Maria.

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divinità. Doveva apparire evi-dente che colui il quale ha crea-to quel corpo è pure il creatoredegli altri corpi. Infatti, vedendoun corpo nascere dalla sola Ver-gine, senza intervento d’uomo,chi non capirebbe che colui cheappare in quel corpo è il creato-re e il padrone degli altri corpi?”.Atanasio, insomma, ci fornisceun metodo per conservare un’au-tentica fede nel Signore Gesù,nella sua divinità e nella sua ope-ra di salvezza: non sminuire maila dignità, la grandezza della Ma-donna e i suoi privilegi, tra cui lasua verginità.

Maria: madre e modello

L’insegnamento di Atanasiosi rivela sempre attuale perché,talvolta, nella Chiesa rinasconogli errori antichi. Non molti an-ni fa, per esempio, negli anni ’70,e persino dopo, alcuni teologi,pensando di essere moderni, han-no rinnovato le antiche eresie ehanno negato la divinità di Cri-sto. Inevitabilmente, hanno do-vuto pure rifiutare la verginità diMaria. Non solo Atanasio ci di-ce “chi è” Maria e in questo sen-so non si stanca di ricordarci cheè la Vergine Madre di Dio in-carnatosi. Egli ci mostra pure“che cosa fa” Maria per noi. El-la, come già Origene, illustre con-cittadino di Atanasio, aveva in-segnato un secolo prima, ci of-fre un modello sicuro, perma-nente ed insuperabile nella vitacristiana. Con un’affermazionelapidaria, che sintetizza tutto ilsuo pensiero su questo punto,Atanasio scrive: “La Scritturache ci istruisce e la vita di Ma-ria, la Madre di Dio, sono suffi-cienti come ideale di perfezionee norma di vita celeste”. È inte-ressante l’accostamento sugge-rito da Atanasio: la Scrittura eMaria. Non si tratta di una giu-stapposizione: la santità dellaMadonna è la Parola di Dio tra-dotta in vita per mostrare la bel-

lezza dei traguardi spirituali chesi possono raggiungere metten-dola in pratica. Viene in mente unparagone, già adoperato da Fran-cesco di Sales: c’è una bella dif-ferenza tra una partitura musi-cale e l’esecuzione della stessa!La Bibbia è come uno spartitomusicale, ma la vita della Ma-donna è l’esecuzione perfetta edimpareggiabile del concerto!

Maria: madre e modello

Quando parla della Madonna,Atanasio, a volte, ricorre a dellefonti diverse dai Vangeli cano-nici, che tutti conosciamo. Egliutilizza pure i cosiddetti “Van-geli apocrifi”, alcuni dei quali,pur non essendo Parola ispiratadallo Spirito Santo, contengonodei brani aggraziati ed animatida un autentico spirito cristiano.In questo modo, Atanasio vuolesoddisfare la sete di conoscenzache noi tutti abbiamo sui parti-colari della vita della Madonna,che i Vangeli canonici non cihanno trasmesso. Ebbene, pro-prio ricorrendo ad un vangeloapocrifo, Atanasio scrive: “Ellanon mangiò per il piacere delcorpo, ma unicamente secondo lenecessità della natura. Essa se-deva sempre con il volto rivoltoad oriente, perché pregava in con-tinuazione. Siccome gli angeli lavisitarono diverse volte, potero-no osservare il suo esemplare sti-le di vita e l’ammirarono. Il Si-gnore, che ben conosce la crea-zione intera, non vide nulla disimile in Maria. Perciò la scelsecome Madre”. Il racconto di que-sti particolari della Vita della Ma-donna, che affiorano negli scrit-ti di Sant’Atanasio, così comeaccade per le cosiddette “rivela-zioni private” approvate dall’au-torità ecclesiastica, non hannoun valore storico, nel senso chenon vogliono e non possono dir-ci con sicurezza ciò che è avve-nuto nella vita della Madonna. I Vangeli canonici ci dicono ciò

che è sufficiente ed essenziale.Questi testi, come quello di Ata-nasio, aumentano la nostra con-fidenza nella Madre di Dio e lanostra ammirazione per Lei,l’unica tra tutte le creature cheDio si è scelto come Madre. EdAtanasio non smise mai di inco-raggiare i suoi fedeli ad averevenerazione per la Madre di Dio.È stato lui il primo, di un’inter-minabile schiera di predicatori, aredigere un’omelia per la Ma-donna. I fedeli egiziani ne han-no gelosamente copiato il testo,per secoli e secoli. E così anco-ra oggi possiamo leggere, nel-l’antichissima lingua copta, laprima omelia dedicata intera-mente e solamente alla Madon-na. La compose Atanasio per tes-sere l’elogio di Maria e non pos-siamo che essere d’accordo conlui che scrisse: “In futuro, ti lo-derà per tutta l’eternità ogni ge-nerazione”.

Roberto Spataro Studium Theologicum Salesianum

Gerusalemme e-mail: [email protected]

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Il Verbo prese un corpo dalla Vergi-ne per offrire una prova della sua di-vinità, perché Colui che ha creatoquel corpo è pure creatore degli al-tri corpi.

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Il compositore russo Stravin -skij raggiunge con il ballet-to Petrouschka (Parigi, 13

giugno 1911), la fama interna-zionale. Il fantoccio fustigatoredei giudizi umani che si basanosull’apparenza era ancora legatoalla leggenda popolare, e pre-sentato con la massima delica-tezza sonora, doveva scatenarsinel violento politonalismo delsuccessivo balletto, Le sacre duprintemps, (La sagra della pri-mavera), Champs-Elyseés, 29maggio 1913, un’evocazione “ri-tuale” della Russia pagana, chesegna una pietra miliare nellastoria della musica contempora-nea. Al suo apparire, questo bal-letto suscitò nel pubblico unoscandalo senza precedenti, siaper il soggetto crudelmente pa-gano, sia per la sonorità incisiva,per il ritmo scatenato a blocchi

ossessivi, per la violenza polito-nale dell’armonia. Nell’enormedibattito culturale che ne seguì ciguadagnò ovviamente l’Autore,ma ben a ragione, perché unapartitura di tale potenza non esi-steva ancora nel patrimonio mu-sicale moderno. In una signifi-cativa convergenza tra la poeti-ca del comporre e il percorso spi-rituale del compositore, Le sa-cre du printemps riproduce unaritualità in cui intervengono ele-menti come il sacrificio e la ri-nascita a dare senso e valore al-la morte, sostituendo uno scena-rio arcaico e pagano al presuntoordine del progresso che, alle cu-pe avvisaglie del primo conflit-to mondiale, anche in Francia siandava sgretolando.

L’anno successivo, Stravinskijpresenta a Parigi la sua opera intre atti Le rossignol, tratta da una

favola di Andersen. Anche quisorprende la chiarezza del di-scorso armonico e la limpida pu-rezza della trasposizione in mu-sica della fiaba. In quello stessoanno, 1914, Stravinskij abban-dona Pietroburgo per stabilirsi inSvizzera, a Morges, sul lago diGinevra, dove compone L’hi-stoire du soldat (Losanna, 29 set-tembre 1918), su testo dell’ami-co Ramuz. La storia è quella diun soldato che si fida dell’in-ganno del diavolo, e scomparenel vortice preparato dal mali-gno. Teatro sperimentale e mu-sica moderna sono fusi in que-st’opera a un livello qualitativoeccezionale, ritenuto analogo al-la pittura di Picasso. Ma è ancorpiù facile vedere nella vicendadel giovane soldato l’espressio-ne della sensibilità umana e an-che religiosa dell’Autore, chepartecipa alla sventura del pro-tagonista con una pietà che giun-ge talora alla tenerezza, pur at-traverso l’essenzialità estremadel suono.

Verso la liturgia cattolica

In quegli anni era ormai notoil legame con quella che sarà laseconda moglie, Vera de Bosset,sposata poi a New York nel 1930;inoltre inizia la piena collabora-zione artistica con Pablo Picasso,il quale fu lo scenografo del-l’opera Pulcinella (Opéra di Pa-rigi, 1920), che costituisce l’in-gresso di Stravinskij nello stileneoclassico e che troverà il cul-mine nell’opera La carriera diun libertino. Nel 1930 componela prima opera di carattere mar-catamente sacro, La Symphonie

Musica e Fede

Alla scoperta del sac r

La prima opera religiosa scritta da Igor Stravinskij è stata una composizionemusicale sul testo dei Salmi. Da qui inizierà il suo interesse per la liturgia cat-tolica.

Stravinskij il «cattolico»

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de psaumes, che prende corposulle problematiche relative al te-sto salmico. Con questo spartitoafferma una nuova tendenza nel-la musica religiosa, che coltive-rà in modo particolare nel se-condo dopoguerra. Sarà una cri-si interna che lo condurrà a guar-dare con interesse alla fede cat-tolica, decidendo di cimentarsinella scrittura di una Messa(1944-48) cattolica, dopo che findagli anni Venti aveva provatodisgusto per la liturgia e la stes-sa fede ortodossa, a cui parteci-pava nella Chiesa russa di Nizza.

Nel 1934 aveva ottenuto la cit-tadinanza francese, e nel venten-nio tra le due guerre si svolse lasua attività più intensa. Del 1927è l’oratorio Oedipus rex, (Parigi,T. Bernhardt), su testo di JeanCocteau, ispirato alla tragedia diSofocle. Il dramma degli Atridi,ricostruito in modo da assumerele sembianze di un fatto di cro-naca, contiene una musica lapi-daria e dura, senza concessionealcuna al gusto del pubblico.Chiese poi all’amico Jean Da-niélou (il famoso cardinale) ditradurgli il testo in latino: chegioia, scrisse, comporre musicasu una lingua convenzionale, qua-si rituale, una lingua con un suostile che si impone da sé. Non ci

si sente più dominati dalla frase:parola e frase prendono formaentro uno stampo immutabile chebasta ad assicurare il valoreespressivo. Tale fu il suo entu-siasmo per la lingua latina!

Con Perséphone (Parigi, Opé-ra, 1934), su testo poetico nien-temeno che di Andrè Gide, con-tinua sul solco della mitologia,mostrando, attraverso la vicen-da della fanciulla rapita dal redegli inferi, quanto sia preferi-bile la luce della vita al potere purimmenso delle tenebre. Di qui,dopo alcune sinfonie, giunge al-la Carriera del libertino, certa-mente una delle sue opere piùnote e rappresentate (Venezia,Teatro La Fenice, 11 settembre1951). È un’opera di carattere“neoclassico”, come si è detto,composta di cori, arie, recitativie pezzi d’insieme in cui formemusicali e tonalità stanno nel-l’ambito della tradizione classi-ca. In quest’ottica, richiami aBach, a Handel, a Mozart e almelodramma ottocentesco coro-nano un trentennio di neoclassi-cismo stravinskiano e possonoessere letti come una pungenteautobiografia artistica del com-positore russo: è lui il vero li-bertino musicale (e non solo!)che, dopo aver gustati tutti glistili del passato, dopo averli lo-gorati e sconvolti, si immergenella crisi del presente.

Nel 1939 lo scoppio dellaguerra lo aveva indotto a stabi-lirsi in America, dove prese di-mora a Los Angeles trasferen-dosi poi a Hollywood e ottenen-do nel 1945 la cittadinanza sta-tunitense. Di qui ritornò fre-quentemente in Europa per diri-gervi concerti, e fu spesso in Ita-lia. Oltre ai Salmi e alla Messacattolica, compose anche un Pa-ter Noster (1926), un Canticumsacrum (1955) e una bellissimaElegy for John F. Kennedy (1964).

Nel 1962 fu invitato anche inUnione Sovietica (dalla cui diri-genza venne sempre visto consospetto per i suoi lavori di ca-rattere religioso) e vi diresse, su-scitando entusiasmi, concerti aMosca e a Leningrado. Inattivonegli ultimi anni di vita, morì aNew York il 6 aprile 1971. Per suaespressa volontà venne sepoltoa Venezia, città da lui forse piùamata, presso la tomba dell’an-tico suo primo amico Diaghilev.

La morale del libertino, nel-l’opera si Stravinskij, è sempreattuale: dopo avere gustato tuttii piaceri egli si ritrova nauseatoe oppresso da una libertà mal usa-ta. Quanto più noi crediamo divivere e agire per soddisfare i no-stri desideri, tanto più ci ritro-viamo miseri e vuoti dell’unicavera ricchezza e dell’unica liber-tà: l’adesione alla volontà di Dio.

Franco Careglio

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Igor Stravinskij (1882-1971), nono-stante una vita tumultuosa ed irre-golare, esprime nelle sue opere ilsenso morale della vita, la ricercadel bene e della libertà da usarsi perla crescita dello spirito.

c ro

Igor Stravinskij desiderò essere sepolto a Venezia, città da lui sempre amataper la sua imponenza e leggerezza, così simili al balletto, la forma espressivatipica delle sue opere.

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La devozione all’Ausiliatrice risulta un fattore in-tegrante del «fenomeno salesiano» nella Chiesaperché entra a formar parte vitale della sua totali-tà. Non avrebbe senso, anzi sarebbe deleterio, ten-tar di separare la nostra spiritualità dalla devozio-ne a Maria Ausiliatrice, così come non si può iso-lare, perché sarebbe assurdo, Don Bosco dalla Ma-donna.

La devozione all’Ausiliatrice è, dunque, un ele-mento imprescindibile del nostro carisma; ne per-mea la fisionomia e ne vitalizza le componenti.

Senza una sana vitalità della dimensione maria-na, la nostra spiritualità ne risentirebbe in vigore ein fecondità; mentre, per altro, la cura opportuna diun profondo rilancio mariano farà rinverdire tuttala vocazione salesiana.

Basti osservare come la nostra devozione al-l’Ausiliatrice è in strettissimo interscambio vitalesia con la «missione» salesiana che con lo «spiri-to» proprio del nostro carisma.

Innanzitutto, il suo intimo vincolo con la missionesalesiana: è Maria, la «Pastorella» dei sogni, chene designa l’indole propria e ne individua i desti-natari, assegnandoci un campo di «pastorale gio-vanile»; è la sua caratteristica di Ausiliatrice che aprela missione salesiana ai grandi orizzonti dei problemisocioreligiosi di attualità, e a una chiara scelta diservizio alla Chiesa universale e di collaborazionecon i suoi Pastori; è la sua materna bontà che ispi-ra la nostra criteriologia pastorale e ci insegna unmetodo d’approccio ai nostri destinatari.

Poi, il suo profondo rapporto con lo spirito sa-lesiano: esso trova in Maria, vista come Ausiliatri-ce, la sua ispirazione e il suo modello. Uno spiritocentrato sulla «carità pastorale», ispirato all’amo-re materno della Madonna e radicato nell’amorematerno della Chiesa, che implica un acuto ascol-to dell’iniziativa di Dio, un’adesione totale a Cri-sto e una piena disponibilità alle sue vie; uno spi-rito permeato di speranza (sicuro dell’«aiuto» dal-l’Alto) in un clima interiore di sostanziale ottimi-smo nella valutazione delle risorse naturali e so-

prannaturali dell’uomo; uno spirito di feconditàapostolica vivificato dallo zelo per la Chiesa; unospirito di operosa iniziativa e di duttilità appropriatoalle vicissitudini cambianti della realtà; uno spiri-to di bontà e di comportamento familiare con quel-la ricchezza e semplicità di atteggiamenti che ha lasua sede nella sincerità del cuore; uno spirito dimagnanimità (come nel «Magnificat») che ha l’umi-le ardimento di fare tutto il bene che si può, anchequando sembra temerario, lasciandosi guidare dalcoraggio della fede e dal buon senso, più in là de-gli estremismi o dei perfezionismi.

Possiamo concludere questi accenni dicendo che,così come nella vita di Don Bosco la devozione al-l’Ausiliatrice, esplicitata nella piena maturità del-la sua vocazione, è allo stesso tempo il punto ter-minale di un itinerario di crescita e la piattaformadi lancio di tutto il suo vasto progetto apostolico,allo stesso modo nella spiritualità salesiana essacostituisce la sintesi concreta delle sue varie com-ponenti e la fonte vitale del suo dinamismo e del-la sua fecondità. Quindi, ciò che essa è stata nel-l’ora della fondazione dovrà ritornare ad esserlo inogni ora di rifondazione.

(continua)

Maria rinnova la Famiglia Salesiana(Lettera del Rettor Maggiore Don Egidio Viganò del 25 marzo 1978)

INSERTOL’ADMA nel mondo

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE

(10a parte)

La devozione all’Ausiliatrice è unelemento essenzialedella spiritualità salesiana.

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MESSINA - San Luigi, SDB. Scuole supe-riori a indirizzo classico, Formazione profes-sionale, Accoglienza universitaria, Oratorio fe-stivo. Stavamo preparando il nostro inserto quan-do ci è giunta la triste notizia della scomparsa diDon Rodolfo Scambelluri, animatore spiritualedell’Adma di Messina. È la prima volta che ab-biamo un animatore dell’Adma che si presenta alPadre celeste. Ai parenti, ai Salesiani della Sici-lia, in particolare a quelli del San Luigi di Mes-sina, assieme agli Associati dell’Adma locale fac-ciamo le nostre più vive condoglianze e ci unia-mo ai suffragi come la Chiesa ha sempre racco-mandato. Abbiamo fiducia che Maria Ausiliatri-ce, Don Bosco e tutti i Santi della Famiglia Sa-lesiana abbiano già accompagnato Don Rodolfonella gloria di Dio.

A Don Franco La Rosa che ha assunto l’impe-gno di animazione dell’Adma del San Luigi, ilpiù vivo ringraziamento e l’augurio per un fecon-do apostolato. A tutti gli Associati dell’Adma delSan Luigi va la nostra esortazione a rimanere fe-deli agli insegnamenti di Don Rodolfo e a suffra-garlo con la preghiera nelle varie forme racco-mandate dalla Chiesa.

L’Adma locale è tra le prime nell’elenco ge-nerale dell’Adma Primaria. L’Oratorio di San Fi-lippo in Catania iniziò la sua attività nel 1890 el’Adma comparve già nel 1891! Nel 1902 venivaaggregata con il numero 66, allora era DirettoreDon Angelo Lovisolo che chiese il rinnovo dellamedesima il 23 maggio 1907. Il 28 dicembre 1908dei 150.000 abitanti di Messina, circa 60.000 per-sero la vita nel terribile terremoto che devastò lacittà. Il 3 settembre del 1943, poi, un’altra scia-gura si abbatté sulla città. Uno spaventoso bom-bardamento danneggiò quasi il 90% degli edifi-ci. Ma la città seppe superare anche questa pro-va. Con l’interessamento di Don Rodolfo, dal2004, tramite il Signor Paolo Rinaldi, sono ri-presi i contatti con l’Adma Primaria. Dal modocon cui mi parlava si capiva quale convinzione equanto entusiasmo sapesse infondere l’animato-re! Così il 24 maggio 2006, 32 Aspiranti hannofatto la Promessa durante la celebrazione del-l’Eucaristia presieduta dal Direttore dell’Istituto,Don Luigi Melilli. Don Rodolfo era esultante e ineo Associati gioivano con lui.

Le Associate sono 29 mentre gli Associati so-no 3: Saverio, classe 1966, sottufficiale di mari-na, Sergio Paolo del 1964, ferroviere e Salvatore,1946, impiegato. Parecchie Associate sono casa-linghe, alcune operaie e si contano anche alcune

studentesse. Don Rodolfo teneva due incontri men-sili, al 12 e al 24 del mese. È stato l’amore pro-fondo all’Ausiliatrice che lo ha portato negli ul-timi anni della sua vita a rilanciare l’Adma del San

L’AADDMMAA nel mondo

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MESSINA. Giostra. Parrocchia San Giovanni Bosco. DonFranco La Rosa, nuovo Animatore spirituale, successoredi Don Rodolfo con alcuni Associati del San Luigi.

MESSINA. San Luigi. Solennità di Maria Ausiliatrice, 24maggio 2006. Ha presieduto la Concelebrazione Eucari-stica, il Direttore, Don Giuseppe Melilli. Don Rodolfo Scam-belluri, in prima fila.

MESSINA. Don Roldolfo con L’Adma a Paravati.

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Luigi di Messina. Ad essa ha dedicato tempo eamore con una dedizione totale e appassionata. Haformato gli Associati con continue catechesi, in-fondendo l’amore e il senso d’appartenenza allafamiglia Salesiana. Le sue celebrazioni eucaristi-che erano un grande dono, poiché infondevanocoraggio, forza, gioia e voglia di donarsi. Il grup-po è cresciuto nell’unione fraterna e ogni incon-tro era atteso con trepidazione, perché Don Ro-dolfo portava in alto, verso Dio. La sua ultima ce-lebrazione eucaristica, il 24 ottobre, condotta condebole e stanca voce, è stata per tutti gli Associatila sua eredità di amore e testimonianza di doloreofferto e amato in Gesù.

WATSONVILLE (Stati Uniti - Ovest). SanFrancesco d’Assisi. Parrocchia, Scuola mediasuperiore, Oratorio-Centro giovanile. La par-rocchia è dedicata a Nostra Signora Aiuto dei Cri-stiani. L’Ispettore salesiano, Padre David Purdy,nel Decreto di erezione canonica dell’Adma lo-cale fa quattro considerazioni preliminari: «Con-siderando il fatto: 1) che nella Famiglia Salesia-na, L’Adma segue un cammino che conduce allasantità e all’apostolato salesiano; 2) che L’Adma

mette in speciale rilievo l’adorazione dell’Euca-ristia e la devozione a Maria Ausiliatrice in ogniforma possibile; 3) che Nostra Signora Aiuto deiCristiani è il nome della Parrocchia salesiana diWatsonville-California; 4) che un gruppo di fedelida qualche tempo sta preparandosi ad entrare a farparte dell’Adma: erigo canonicamente l’Admalocale...». E in un documento aggiunto chiede“l’aggregazione dell’Adma locale della Parroc-chia Maria Ausiliatrice in Watsonville all’AdmaPrimaria del Santuario di Maria Ausiliatrice diTorino-Valdocco”. Ed ecco come ebbe originel’Adma di Watsonville. Alla prima riunione indettada P. Justo Davilla, salesiano dell’Ispettoria delPerù, presente negli Usa per lo studio della lin-gua inglese, parlò dell’Adma e propose un’ade-sione al cammino di formazione per impegnarsicon Promessa nell’Adma. A questa proposta han-no risposto oltre 40 persone e dopo un anno di in-contri formativi con il P. Ubaldo Chueca, che ave-va sostituito P. Justo rientrato in Perù, il 24 mag-gio, in 10 hanno fatto la Promessa Adma con evi-dente gioia ed entusiasmo. Le Associate si riuni-scono ogni 24 del mese per recitare il Santo Ro-sario, partecipare alla Santa Messa e poi recarsiin sala parrocchiale per trattare temi della vitacristiana, mariana e salesiana: il trinomio fon-dante della loro formazione permanente! Dopoalcuni mesi dalla Promessa hanno formato un co-ro per animare la Santa Messa del Primo Vener-dì del mese e del 24, commemorazione mensiledi Maria Ausiliatrice.

Volentieri, tutte si prestano a collaborare neilavori materiali e negli impegni parrocchiali di va-rio tipo. A loro si affianca un gruppetto di volen-terose Aspiranti. Nel mese di luglio hanno for-mato il Consiglio locale. Il Presidente è Rodri-guez L.Yakira, laureata in chimica, che è la più gio-vane della Associate; la Vicepresidente e Segre-taria è la Signora Vega G. Laura, con studi se-condari; Ortiz Josefina, la tesoriera, è inveceun’operaia. Hanno molto apprezzato le pagellineper l’iscrizione, i distintivi e i fogli con le racco-mandazioni che a tutti inviamo per il corretto e fe-condo andamento spirituale degli Associati.

Tutte hanno voluto firmare la lettera inviata al-la Primaria per comunicare la notizia ufficialedella Promessa e ringraziamo di cuore. Graditis-sima la firma del Direttore della Comunità. P.John Itzaina, del Parroco, P. Albert Mengon, uni-tamente a quella dell’animatore spirituale, P. Ubal-do Chueca. Desideriamo evidenziare che P. Ubal-do non è nuovo all’apertura di gruppi Adma, aven-do già animato l’Adma della Casa salesiana diLaredo.

Don Sebastiano Viotti

WATSONVILLE (Stati Uniti). Le prime 10 Associate Ad-ma della Parrocchia nel giorno della Promessa ADMA il25 maggio 2007.

WATSONVILLE (Stati Uniti). Le nuove Associate Adma da-vanti alla copia del quadro di Maria Ausiliatrice.

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Un pensiero al giorno

1. Che lo sappiamo o no, lapreghiera è l’incontro della se-te di Dio con la nostra sete.Dio ha sete che noi abbiamosete di Lui. Sant’Agostino,

dottore della Chiesa

2. Dio non guarda ciò che si dona, ma ciò che si tieneper sé. Sant’Ambrogio

vescovo e dottore della Chiesa

3. Il lavoro che Dio fa in noi,raramente è ciò che ci aspet-tiamo. Quasi sempre lo Spiri-to Santo sembra agire alla ro-vescia, sembra perdere tem-po. Se il pezzo di ferro potes-se concepire la lima che losgrossa lentamente, quale rab-bia e quale noia! In questo mo-do Dio ci modella.

Bernanos, scrittore

4. Questo va verso Dio e quel-lo ne torna, perché ha le ma-ni ingombre e non può pren-dere ciò che Dio gli vuole do-nare. San Giovanni della Croce carmelitano e dottore della Chiesa

5. Dio parla in un modo o inun altro, ma non si fa atten-zione. Giobbe 33,14

6. Vuoi essere perdonato? Al-l’ora ama. L’amore copre lamoltitudine dei peccati.

San Giovanni Crisostomo vescovo e dottore della Chiesa

7. Con Dio nel cuore tutto sisoffre, nulla si teme, tutto sispera.

Beato Francesco Faà di Brunoscienziato e sacerdote, Fondatore

delle Suore Minime, Torino

Calmare le acque

San Francesco di Sales, fa-moso vescovo di Ginevra, in-contrò un giorno un ragazzo. Por-tava un secchio pieno d’acqua, sucui galleggiava un pezzo di legno.Chiese: «Ragazzo mio, a che ser-ve quel pezzo di legno sull’ac-qua del secchio?». Rispose il ra-gazzo: «Con quel pezzo di legno,l’acqua non si agita troppo men-tre cammino, e quindi non escedal secchio».

Questo fatto suggerì al san-to dottore un’utile considera-zione sulla vita dell’uomo: «Sul-le onde dei tuoi dubbi e dolori,o uomo, metti la croce di Cri-sto. Essa ti darà tranquillità enon perderai la pazienza nel tuosoffrire».

Da «Jesus salvator»

Don Bosco: per essere felici...

«Essere felici, far del bene elasciar cantare i passeri», con-sigliava Don Bosco.

Questo Santo aveva capito laforza contagiosa della gioia. Ilcristiano è una persona che su-scita serenità, buon umore.

Non si tratta di un compor-tamento sciocco e vuoto, ma delfrutto di un’anima in grazia edamica del Signore; possedendociò che conta, sa collocare tut-to il resto al posto dovuto, an-che le malinconie e i dispiaceriche possiamo incontrare nellagiornata.

Sii umile

Una confidenza di Papa An-gelo Roncalli, cioè GiovanniXXIII: «Quando fui eletto Papa,fui invitato a dare la prima be-nedizione papale ai fedeli in Piaz-za San Pietro. Dovetti salire sul-la sedia gestatoria per recarminell’Aula delle benedizioni. Chepena per me! Chiusi gli occhi echinai il capo affidandomi a Dio.

Mentre attraversavo l’Aulagremita di gente che acclamava,fra tante grida mi pareva di sen-tire una voce interiore e distintabene, conosciuta e suadente chemi diceva: “Angelo mio, sii umi-le, sii umile, sii umile!”. Ne so-no sicuro: quella voce ripeté trevolte “Sii umile”.

E sapete di chi era quella vo-ce? Di mia mamma!».

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esempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriA cura di Mario Scudu

Papa Giovanni XXIII.

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GENOVA QUARTOSantuario Nostra Signora delle Grazie Santa Maria della Castagna Monaci Benedettini Sublacensi

Indirizzo: Via Romana della Castagna,18 - Località Castagna Tel. 010.33.69.92Diocesi: Genova.Note: Nella Badia si accolgono gruppispirituali o singoli (uomini) per giorna-te di preghiera, convegni religiosi, ritirispirituali. Inoltre si tengono periodiciconcerti d’organo e di clavicembalo.Calendario: La prima domenica di mag-gio si venera la Madonna di Guadalupe.

Le prime notizie del tempiosacro risalgono al 1150. Trasfor-mato alla fine del Cinquecento, fuingrandito nel 1925-1936. La co-munità monastica attuale è col-legata con l’Abbazia di FinalePia. La devozione alla Madonnadella Castagna, dal nome dellafamiglia che possedeva una vil-la sul luogo, nacque da un piccoloquadro raffigurante una Madon-na con Bimbo con due angeli reg-gidrappo, dipinto da Andrea daAste nel 1424. Il quadretto fu por-tato nella chiesa della Castagnanel 1811 dal Convento dei Mino-ri Riformati, soppresso nel 1810.Racconta la tradizione che a tra-sferire l’icona sia stato un mura-tore, il quale avrebbe salvato il di-pinto ritrovato fra le rovine del-la chiesa. L’immagine venne col-locata prima su un altare latera-le e nel 1936 sull’altare maggio-re, anno in cui la chiesa fu di-chiarata Santuario mariano.

Santa Maria della Castagnaconserva, delle sue origini, unacolonna e tracce di pietre squa-drate sulla facciata. Nel primo

altare a destra, trasferita dall’at-tiguo settecentesco oratorio diSan Rocco nel 1920, si trova lapala giovanile di Luca Cambia-so, raffigurante i Santi Rocco,Erasmo, Sebastiano (1550). Nel-la lunetta sono dipinti la Vergi-ne e Gesù Bambino fra due an-geli. Nel secondo altare si trovala tela del martirio di San Lo-renzo, firmata ancora dal Cam-biaso. Sulla parete di destra delpresbiterio è murato un taberna-colo marmoreo del tardo Quat-trocento, con al centro una Pie-tà. Il dipinto della Madonna del-le Grazie è collocato nella nicchiamarmorea sopra l’altare mag-giore. Nella chiesa è conservata,non però visibile al pubblico, unaquattrocentesca statuetta dellaMadonna della Castagna, vene-rata sull’altare maggiore primache nel Santuario fosse introdottoil culto della Madonna delle Gra-zie. Sulla parete sinistra del pre-

sbiterio è appesa una tela, data-ta 1718, con la Madonna di Gua-dalupe. Intorno alla nicchia so-no collocati i quadretti con i Mi-steri del Santo Rosario.

LERICI (SP)Santuario Nostra Signora di Maralunga

Indirizzo: Via Matteotti, 3 Tel. 0187.69.72.45Diocesi: La Spezia-Sarzana-Brugnato.Calendario: Si celebra la festa patrona-le di Nostra Signora di Maralunga il 25marzo, preceduta da una novena conpredicazione straordinaria. Il 31 mag-gio si compie la processione al luogo delritrovamento del quadro (località Ma-ralunga).

Il Santuario fa parte della chie-sa parrocchiale intitolata a SanFrancesco ed è propriamente unacappella laterale di questa: la se-

Santuari mariani80

Santuari della Liguria /6

L’effigie della Madonna della Casta-gna venne dipinta da Andrea da Astenel 1424.

La doppia immagine di Nostra Si-gnora di Maralunga venne trasportatanella chiesa parrocchiale dopo chenel 1798 il governo francese sop-presse il convento dei Padri Agosti-niani dove il dipinto era originaria-mente custodito.

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conda cappella a sinistra, dovesi trova l’antico quadro, oggettodi devozione. Nel 1480 un bri-gantino, sfasciatosi durante unatempesta, naufragò abbandonan-do sugli scogli di Maralunga unatavola dipinta. L’effigie, raccol-ta da tre pescatori di Lerici, fuportata nel 1810 nella chiesa diSan Francesco, che dal 1980 ac-quistò il titolo di Nostra Signo-ra di Maralunga e divenne pa-trona di Lerici.

La chiesa parrocchiale venneedificata nel XVI secolo, preva-lentemente in stile barocco, am-pia e con una sola navata. Vi si no-tano varie opere d’arte negli al-tari laterali, fra cui la Visitazionedi Giovanni Bernardo Carbone(1647), una Madonna con Bam-bino di Domenico Fiasella (1659),una statua lignea dorata della Ma-donna del Rosario del Maraglia-no. È presente un pregevole or-gano dei fratelli Agati di Pistoiadel 1842; mentre il coro ligneo èdel 1700 e sopra di esso è collo-cato un San Francesco in marmobianco di Carrara del 1792.

Nella cappella del transettosinistro, e precisamente nella nic-chia sopra l’altare, cappella de-dicata a Nostra Signora di Ma-ralunga e rivestita in marmo nel1952, si trova l’antica tavola delQuattrocento: è dipinta una biforanella cui duplice apertura è sedutala Vergine con il Bambino; a de-stra la Madonna è circondata daAngeli e nella mano sinistra tie-ne una rosa, mentre il Bambinoha fra le mani un grande cuore.Sopra la colonna centrale è col-locata una colomba, simbolo del-lo Spirito Santo.

Sulle pareti della cappella fu-rono posti nel 1953 due bassori-lievi in marmo che rappresenta-no il Natale e l’Annunciazione.

LEVANTO (SP)Santuario Nostra Signora della Guardia

Indirizzo: Piazza Nostra Signora dellaGuardia, 6 - Tel. 0187.800.126Diocesi: La Spezia-Sarzana-Brugnato.Calendario: La festa patronale si cele-bra il 29 agosto.

Il Santuario è stato iniziatonel 1938 su disegno dell’archi-tetto Arturo Danusso su iniziati-va di Don Pellegro Daneri e dal-la volontà del Vescovo di La Spe-zia, Monsignor Giovanni Co-stantini.

La devozione popolare delSantuario ha origine dall’appa-rizione della Madonna a Bene-detto Pareto sul monte Vigognae dal Santuario genovese che fuproclamato da Papa BenedettoXV «Santuario principe della li-gure Terra».

Il Santuario è in stile ambro-

siano, interamente in mattoni sucemento armato, che rifiuta ognipittura, decorazione, quadro.L’interno è luminosissimo per lesplendide vetrate policrome e perla cupola ottagonale con vetratebianche infrangibili. Pure le sta-zioni della Via Crucis sono rea-lizzate con vetrate magnifica-mente lavorate e illuminate.

Nel 1990 fu costruito il piaz-zale in blocchetti di quarzo ma-cinato e compresso.

La guerra fece interrompere ilavori, che furono ripresi nel1958. La chiesa venne consacra-ta il 2 luglio dello stesso anno.Dal 1941 possiede una stupendastatua della Madonna della Guar-dia dello scultore Canepa di Ge-nova, donata da don Nicolò Bon-figlio, che aveva già compiutouna grande donazione per il com-pletamento della chiesa e per ilcampanile.

Cristina Siccardi

Il ritrovamento dell’effigie avvenutoper opera di alcuni pescatori.

Da allora la Madonna di Maralunga è stata considerata protettrice

della gente di mare.

Il Santuario di Nostra Signoradella Guardia di Levanto completato sul finire degli anni Cinquanta.

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Il culto della Vergine Annun -ziata nel Santuario di No -stra Signora delle Olivette

in Arenzano, Genova, risale allontano 1607, in una semplicecappella che con il tempo vieneampliata e trasformata nell’at-tuale edificio. Il luogo è chia-mato “Olivete” perché sulle ter-razze attorno al borgo di pesca-tori crescono prosperosi gli uli-vi dai frutti piccoli (Olivette), maabbondanti e gustosi.

L’interno del Santuario, ad unasola navata, si presenta diviso in

tre corpi che corrispondono alletre fasi dell’ampliamento e del-l’abbellimento realizzati nel vol-gere degli anni. La Cappella ori-ginaria è delimitata dalla balau-stra, e racchiude in una grandenicchia, sull’Altare, le statue cin-quecentesche della Vergine, del-l’Angelo e del Padre eterno tranubi ed angioletti. Un’antica tra-dizione vuole che le statue pro-vengano dalla Spagna; il San-tuario però è legato alla vita ma-rinara dei naviganti, come fannofede alcuni bassorilievi e le po-che tavolette degli ex voto rima-ste, che ritraggono tutte imbar-cazioni in balia delle onde delmare.

Due portano la data del 1858,del febbraio e del novembre, pro-prio nel periodo delle Appari-

zioni della Madonna Immacola-ta a Lourdes, a Santa Bernardet-ta, 150 anni fa.

Il 22 febbraio, undici giornisoltanto dopo la prima Appari-zione della Madonna nella grot-ta di Massabielle, il capitano Va-lentino Tixe di Arenzano sta na-vigando sul bastimento “La bel-la Allimena” nelle acque del Gol-fo del Leone, quando una vio-lenta tempesta si abbatte sul ma-re. A nulla valgono l’abilità el’esperienza dei marinai; la furiadelle onde sta per travolgere lanave ed inabissare ogni cosa. Ilcapitano e tutti i componentil’equipaggio si ricordano alloradella Vergine venerata nella Chie-sa delle Olivette, si raccoman-dano a Lei promettendole rico-noscenza, ritornati sani e salvi

Calendario mariano

22 FEBBRAIO 1858 - NOSTRA SIGNORA DELLE OLIVETTE - ARENZANO (G

Signora dei mar

In una nicchia – posta sopra l’unicoaltare – sono collocate le statue del-la Vergine, dell’arcangelo Gabriele edi Dio Padre tra nubi e angeli del Pa-radiso. Secondo la tradizione localequeste statue furono portate ad Aren-zano direttamente dalla Spagna.

La chiesa, posta su una sommità raggiungibile tramite una scalinata, è ad uni-ca navata e divisa in tre corpi ben distinti; tale divisione deriverebbe a segui-to delle tre fasi aggiuntive che portarono tra il Settecento e l’Ottocento ad unampliamento dell’attuale struttura. Un terzo corpo all’edificio verrà aggiunto trail 1852 e il 1858 su cui è addossata la facciata; una targa in marmo, posta so-pra all’ingresso principale, ricorda tale ampliamento.

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alla loro casa. All’improvviso ilvento cessa, il mare si fa bonac-cia ed il vascello può prosegui-re tranquillo la sua rotta. Giuntisalvi alla loro casa i marinaisciolgono il voto di riconoscen-za alla Madonna, lasciando raf-figurata la loro avventura sullatavoletta che il Santuario con-serva a perenne ricordo.

Quei marinai non sanno cer-to, né possono immaginare, cheproprio in quei giorni la Ma-donna, non lontano dal loro pae-se, è apparsa ad una povera fan-ciulla per esortarla ad avere fi-ducia in Lei, ed inizia la lunga se-rie di miracoli che rendono ce-lebre Lourdes.

Simile avventura accade, il 2novembre del medesimo anno,al Capitano Antonio Ghigliar-della ed all’equipaggio del va-scello Caterina. Dopo una lun-ga traversata giungono in vistadelle coste di Buenos Aires,quando improvvisa si scatena latempesta; nubi dense ed oscurecoprono ogni cosa, venti impe-tuosi sconvolgono le onde delmare, la nave è sballottata daimarosi minaccia ad ogni istantedi essere travolta e sommersa. Ilcapitano ed i marinai istintiva-mente ricorrono alla protezionedella Madonna che ricordano nelSantuario delle Olivette e pro-mettono riconoscenza se la bon-tà della Mamma concede loro dirientrare salvi alle loro case. Co-me Gesù sul mare di Tiberiade,agli Apostoli spaventati ridonafiducia, comandando alle ondeagitate di tornare alla normalità,così Maria rincuora i suoi figli di-rigendo la loro nave, tra le onderientrate nella calma, al porto si-

curo. «Il 4 novembre 1861 i ma-rinai, tra i quali Giovanni Baro-ne, Domenico Ravera detto ilMoretto, Andrea Delfino e Fi-lippo Calcagno, anche a nomedegli altri, sciolgono il voto, la-sciando i loro nomi a perenne te-stimonianza, su di una tavolettanel Santuario».1

Noi siamo ammirati per legrandi apparizioni della Madon-na a Lourdes, a Fatima, a Sira-cusa ed altrove, e per i miracoliivi compiuti a sollievo di tantesofferenze e povertà dell’umani-tà, e non pensiamo che la bontàmaterna di Maria ci accompagnasempre. Gli ex-voto del Santua-rio della Madonna delle Olivet-te ci fanno toccare con mano chela Madonna compie miracoli aLourdes, ma nel medesimo tem-po non manca di correre in soc-corso dei marinai in balia delleonde che invocano il suo aiuto.E così per tutti i suoi figli che aLei si rivolgono.

Questi fatti accrescono la no-stra fiducia in Maria e la certez-za che la nostra vita è seguitadalla sua bontà di Mamma.

Don Mario Morra

1 ANTONIO PITTO, La Liguria Mariana,ossia del culto e della protezione di Ma-ria SS. nella Liguria, Genova, Tip. Let-ture Cattoliche 1877.

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O (GE)

arinai

A.A. V.V.

LA BIBBIA PER TE Riprendersi la fede

Editrice Elledici, Velar, Isg, Messaggero, pagg. 476, € 22,00

Questo libro è, soprattutto per igiovani, un compagno e una gui-da alla lettura della Bibbia. Leeditrici che si impegnano da sempre per il pubblico giovane hannolavorato per oltre due anni alla realizzazione di quest’opera, che pre-senta 200 passi biblici fondamentali e propone chiavi di lettura e dicommento attraverso 700 quadri esplicativi e 25 dossier tematici. Unvero ed elegante volume per un regalo formativo.

Anticamente il Santuario conservava undiscreto numero di ex voto donati damarinai, mentre ad oggi se ne contanosolamente sette. Proprio la devozionedei naviganti verso il santuario delle Oli-vette fu in passato molto forte tanto chenumerosi giungevano da altre localitàvicine e dalle valli dell’entroterra per in-vocare l’aiuto divino.

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Con la festa di Don Bosco si è chiusa la 9ª Mostra di Presepi, allestita per il

Natale 2007. Anche quest’annonumerosi (10 mila circa) sonostati i visitatori, piccoli e grandi,ammirati per la varietà e la bel-lezza dei Presepi esposti che han-no superato il numero di 140.

Abbiamo potuto toccare conmano quanto interesse susciti an-cora nei bambini, nei ragazzi, neigiovani, e nelle persone adulte,il racconto della Natività di Ge-sù nel Presepio, creato con tan-to amore ed inventiva. E si vole-va cancellare il Presepio e così di-struggere una nota caratteristicadella nostra vita cristiana! Inve-ce sono state numerose le classiscolastiche che hanno visitato la

Mostra, e non sono mancati glialunni di religione non cristiana:tutti sono rimasti incantati e be-ne impressionati.

Oltre ai Presepi di movimen-to che presentano in azione levarie attività dei mestieri del tem-

po passato, attorno alla Capannadi Betlemme, e che attirano lacuriosità e l’attenzione dei piùpiccoli, diverse sono state le no-vità della 9ª Mostra.

Il signor Aldo Villa di Albia-te MI, ex allievo, ha realizzato unmagnifico Presepe, con effetti lu-minosi, ambientato in Valdocco.Ricorda come la Madonna abbiafatto vedere in sogno a Don Bo-

Centro di Documentazione

Mostra dei PresepiNatale 2007

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sco la sua opera: la Cappella Pi-nardi, la Chiesa di San France-sco di Sales, con Domenico Sa-vio, e la grande Basilica di Ma-ria Ausiliatrice. Non manca, inprimo piano, il famoso “Orto diMamma Margherita”. È l’omag-gio che l’autore ha voluto ren-dere alla memoria della propriaMamma, grande devota di MariaAusiliatrice e di Don Bosco.

Originale ed unico il Presepein vetro di Murano: un complessodi 90 pezzi che, oltre i perso-naggi tradizionali, gli animali, lepalme, dispiega una grande or-chestra di angeli musicanti, coni relativi e svariati strumenti, sot-to la bacchetta dell’abile diret-tore ed in accompagnamento del-l’angelo solista. In disparte, ilgruppo della Santa Famiglia cheintraprende la fuga verso l’Egit-to, per sfuggire alla cattiveria delre Erode.

Dal Giappone giunge unacreazione interessante, che non èpropriamente un presepe tradi-zionale, ma semplicemente la fe-sta per la nascita di un bimbo.

I personaggi sono di YoshikoKuriyama, un’artista giapponesedi bambole in carta, di Osaka,che non conosce il Natale cri-stiano. La capanna, (con le scar-pe fuori dall’uscio) accoglie Ge-sù, Maria e Giuseppe; gli altripersonaggi sono i tre samurai(Magi), il portalettere, una mam-ma con il bambino, l’erbivendo-lo con relative ceste di verdure,il venditore di girandole con va-ri bimbi festanti; il cartellino ri-porta la firma dell’autrice. Perindicare la solennità dell’even-to, i personaggi sono vestiti coni costumi del periodo giappone-se più splendente, il periodo Edo(1700-1850 ca.).

Imponenti i Presepi scolpitiin legno di olivo, provenienti dal-la Palestina e dalla Giordania, oquelli originali della Val Garde-na; le statue massicce scolpite inlegno colorato della Thailandia;quelli rivestiti con i costumi ca-

ratteristici delle regioni dalle qua-li provengono; le statuine classi-che di Caltagirone, di via SanGregorio Armeno a Napoli, del-la Spagna e dell’Asia.

Ingegnosi i Presepi costruiticon materiali svariati: canne di

bambù, foglie di mais, stelle fi-lanti e coriandoli, pane, paste ali-mentari, cioccolato e addiritturacon variopinti nettapipe. Tuttoserve per esprimere, con la fan-tasia, il proprio amore per il Bam-bino Gesù.

A completamento della Mo-stra di Presepi, è stata espostaparte della Raccolta di Franco-bolli mariani di svariati Stati delmondo, artisticamente decoraticon fine arte dattilografica. IlConfratello Salesiano di Bolo-gna, il sig. Giuseppe Marcati, inanni passati, ha adornato i valo-ri di una consistente raccolta Fi-latelica riguardante la Madonnaed il Natale, con fine gusto arti-stico, attraverso l’abile uso del-la macchina da scrivere; un la-voro di altri tempi, impensabileai giorni nostri! La preziosa Rac-colta è stata donata, attraversoDon Pietro Ceresa, al Centro Ma-riano, ed ora esposta all’ammi-razione dei visitatori.

Sabato 15 dicembre, primogiorno di apertura, i partecipan-ti alla Mostra si sono ritrovatinella Basilica di Maria Ausilia-trice per ricordare, durante la ce-lebrazione della Santa Messa del-le ore 18, Don Pietro Ceresa, neldecimo anniversario della mor-te, Natalina Bello, Michele Ra-polla e tutti gli amici defunti. Dalcielo hanno certamente parteci-pato alla gioia degli espositori edei visitatori della nostra Mostra.

Don Mario Morra

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Da umile famiglia, il 30 di -cembre 1912, a San Giu-seppe di Casto (Biella),

nasce Guido Acquadro. Dai suoigenitori, riceve luminosa edu-cazione cristiana. Sono gli an-ni della 1ª guerra mondiale e lasua fanciullezza è tutt’altro chefacile.

Il suo primo giorno di festanella vita è il 16 aprile 1919, quan-do a sette anni, neppur compiu-ti, accoglie nella sua anima perla prima volta Gesù Eucaristico.Si era preparato a quel primo in-contro, dice il suo biografo, co-me un angelo. Da allora, GesùEucaristico è il suo grande Ami-co: lo riceve sempre più spesso,e presto ogni giorno, preparatodalla Confessione frequente e re-golare, dalla preghiera e da un’in-tensa vita cristiana. Nel medesi-mo anno, il 19 agosto, Guido,giovanissimo riceve la Cresimadal Vescovo di Biella, Mons. Gio-vanni Garigliano.

Nell’Azione Cattolica

A scuola, in mezzo ai com-pagni e anche tra gli adulti cheincontra, testimonia Gesù. Si af-fida alla Madonna e comincia arecarsi a pregarla intensamente alvicino Santuario di Oropa. Ungiorno, scrivendo a un amico,tutto rinfrancato dalle due visitea Oropa, gli dirà: “Lassù ho pre-gato per te e ho pensato di por-tarti un piccolo Rosario. È il re-galo migliore che io sappia farea un amico caro. Impara, se nonlo sai ancora, a recitare bene ilRosario, affinché la Madonna tiaiuti a vivere bene e a fare del be-

ne e a morire bene, quando saràla nostra ora. La preghiera, il Ro-sario, dà la forza per combatte-re e vincere le tentazioni e su-perare tutte le difficoltà”.

Guido, il Rosario, ha impa-rato a dirlo fin da bambino e looffrirà alla Madonna per tuttala vita.

Il 1º novembre 1923, la fami-glia di Guido ritorna a ProlungoS. Eurosia e vi si stabilisce. Pro-lungo sarà la parrocchia di Gui-do, il luogo del suo apostolato.Un pomeriggio di domenica delnovembre 1923, sulla piazza del-la chiesa, incontra Alfonso Mo-sca, presidente del Circolo gio-vanile di Azione Cattolica “Con-tardo Ferrini”, che diventa suoamico e lo avvia all’apostolatonella vita e nell’associazione.

Accolto nell’Azione Cattoli-ca, si distingue per il suo stile difede e di intensa operosità apo-stolica. Gli costa sacrificio, sem-pre di più, anche, perché finite le

elementari, presto le sue giorna-te passano nel lavoro dal mattinoalla sera. Sarà, come operaio, nelsuo ambiente di lavoro, ciò che ilsuo conterraneo, Pier GiorgioFrassati, era stato nell’ambientedello studio e della cultura.

Nel novembre 1926, incontraper la prima volta, don AugustoViotto, andato a predicare a Pro-lungo. Il futuro assistente dioce-sano di Azione Cattolica gli apregli orizzonti nuovi di luce e di im-pegno e di santità nel mondo.Nel 1929, sarà il suo direttorespirituale. Di Guido Acquario,don Viotto scriverà la bella bio-grafia, oggi introvabile, che lodelinea come giovane cattolico,ricco di fede, di preghiera, pu-rezza, amore a Gesù Eucaristicoe alla Madonna.

A soli 16 anni, nel 1928, Gui-do è segretario dell’Associazio-ne, impegnandosi in un attivoapostolato della parola, del-l’azione, della preghiera e del-

Santi di ieri e di oggi

Dalla fabbrica al ParadisoGUIDO ACQUADRO (* 30-12-1912 - † 20-04 -1933)

Guido Acquadro frequenterà il Santuario di Oropa diverse volte e la sua vitaresterà sempre segnata dal clima spirituale del luogo.

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l’esempio. Gli vengono affidati,nello stesso anno, i più piccoli,gli “aspiranti”: è catechista e tra-scinatore in mezzo a loro, allasequela di Gesù. Si specchia nel-la loro innocenza e li forma al sa-crificio per Gesù. I “suoi” ragazzine sono affascinati, nel vederlotanto giovane – uno di loro infondo – ma così slanciato versole vette della santità.

Apostolato epistolare

La sua biografia riporta stu-pendi brani delle sue lettere airagazzi, agli amici, a diverse per-sone. Dà vita così a un meravi-glioso apostolato epistolare, cherivela la sua anima e il suo lavo-ro per portare Gesù ai fratelli:“Quando in fabbrica si tengonocattivi discorsi (era il suo am-biente di lavoro), io mi metto acanterellare qualche lode in ono-re della Madonna. Comunque,penso e prego il Signore e di-vento così assorto che non sen-to più nulla di quanto avviene at-

torno a me. Senza accorgermene,lavoro più in fretta e meglio”.

“Sii sempre allegro e non la-sciarti turbare quella gioia cherende così bella la vita. Sta’ conil Signore. Chi è con Lui, nellagrazia, riceve tanta forza, per sop-portare con gioia le avversità enon venir meno ai suoi doveri: eper questo è allegro”.

“Cerca di farti dei meriti per-ché il tempo passa veloce e digiorno in giorno si avvicina sem-pre più l’ultima ora”. “Che c’è dipiù bello che vivere, lavorare emorire per il Signore?”.

Allora i ragazzi venivanoeducati al senso della presenzacontinua di Dio, alla consape-volezza di dover rendere contoa Lui, all’impegno di evitare atutti i costi il peccato – e l’in-ferno cui il peccato conduce –e a guadagnarsi il Paradiso. Co-sì si educavano i santi. Guidosperimenta la precarietà dellasua esistenza, anche se ha solo20 anni.

In una lettera di fine 1932,scrive: “Anche se mi sento unpo’ malaticcio, tuttavia sonosempre sereno. Quando sono unpo’ turbato, rivolgo la mente aDio e provo un grande confor-to”. Nella primavera del 1933, ireumatismi di cui soffre da qual-che tempo, lo colpiscono conviolenza.

Incontro a Lui

Le cure del tempo sono scar-se. Il 18 aprile 1933, si mette a let-to, sicuro di non alzarsi più, an-che se ha compiuto 20 anni so-lo da pochi mesi. È il cuore a es-sere intaccato e non ci sono mol-te speranze di guarigione.

Unisce la sue sofferenze aquelle del Crocifisso. Prega con-tinuamente con il Rosario allaMadonna. Vuole tutti i giorniGesù Eucaristico nella Comu-nione, con grande fervore. Il 28aprile 1933, vigilia della sua mor-

te, Guido dice con semplicità divedere la Madonna che viene aprenderlo, e esclama tutto in fe-sta: “Maria, Madre mia!... Sal-ve Regina... Aspettami... cheprendo le ali anch’io... per venirecon Te”.

L’indomani, sabato 29 aprile1933, chiama il Parroco per gliultimi Sacramenti. Non smettepiù di pregare, invocando i No-mi santissimi di Gesù e di Ma-ria. Quando scende la sera, ver-so le 19.30, Guido Acquadro,contempla Dio.

Il 1º maggio 1933, inizio delmese della Madonna, Guido hail suo primo trionfo sulla terra,nel suo funerale, in cui le lacri-me si mescolano alla gioia, per-ché il Cielo ha un altro piccolosanto e i giovani un altro mo-dello da imitare.

Nella diocesi di Biella, è an-cora conosciuto, amato, invoca-to. Ma merita farlo conoscere piùlontano, accanto alla santità delBeato Pier Giorgio Frassati, alquale pure lui si è ispirato, e dialtri giovani esemplari, per am-mirare e rivivere anche nella no-stra vita un’altra meraviglia diGesù vivo nelle anime.

Paolo RissoStr. Lazzaretto, 5 - 14055 Costigliole (AT)

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Il forte senso della presenza di Dioera un elemento fondamentale sucui si è basata l’educazione di Gui-do Acquadro.

La devozione alla Vergine di Oropaè stata una caratteristica della spiri-tualità di Guido Acquadro. In tutta lasua giovane vita è stato un sinceroapostolo della devozione mariana.

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ddiimmeennssiioonnii nuove

Il regalo giusto

Dimensioni Nuovela rivista cristiana dei giovani e per chi vive con i giovani

Ogni mese: cultura, orientamento, formazione, attualità, inchieste, spiritualità

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Santuario Basilica di Maria AusiliatriceCappella Pinardi

Chiesa di San Francesco di SalesCamerette di Don Bosco

San Giovanni Bosco (Vita di)ADMA: Storia - ADMA on line - Notizie

CSDM: Centro Salesiano di Documentazione MarianaRivista «Maria Ausiliatrice» (Storia della)

– Info Valdocco –

Rivista «Maria Ausiliatrice»Archivio virtuale dal 2000

• Formazione cristiana• Formazione mariana

Liturgia della Domenica

Casa Madre

• Letture della domenica• Meditazione sulla Parola di Dio• Omelie di approfondimento spirituale

Il sito è entrato nell’8º anno di servizio. Durante il 2007 è stata fatta la revisione dellaparte riguardante i luoghi salesiani della Casa Madre. Sono state riviste la lingua italia-na, inglese, spagnola, tedesca e francese. Nel 2008 quella portoghese e polacca. Sonostate inserite quasi 200 immagini che illustrano il testo. Il capitolo riguardante le «Ca-merette di Don Bosco» è stato rifatto completamente sia nel testo che nelle immagini.Continua per il 3º anno la rubrica «Liturgia della Domenica» che ha avuto un’accoglienzamolto buona.L’archivio virtuale della rivista «Maria Ausiliatrice» è ormai arrivato a circa 2000 arti-coli. È un sussidio on line messo a disposizione dei singoli e dei gruppi ecclesiali per l’ap-profondimento spirituale personale e per la catechesi nelle parrocchie. Nel 2007 è ini-ziata anche la pubblicazione sul sito del sussidio «ADMA on line» rivolto ai soci e sim-patizzanti dell’ADMA nel mondo. MARIO SCUDU

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Salesiani Don Bosco (SDB) di Torino-Valdocco

www.donbosco-torino.it

.......... in italiano ............................................................................................................

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Mercedes

All’inizio del secolo scorso, un industriale tedesco, l’ingegner Daimler, decise di

produrre delle automobili che, come qualitàe prestazioni, fossero il meglio possibile inEuropa. Prima ancora di avviare lacostruzione dell’auto, c’era il nome datrovare. Daimler, cattolico, scelse quello disua figlia alla quale, malgrado fosse tedesco,aveva dato uno di quei nomi che lespagnole traggono dai titoli sotto i quali laMadonna è invocata. In questo caso,Mercedes, da Nuestra Señora de lasMercedes, Nostra Signora delle Grazie. Unnome che, come tutti sanno, ha riscosso talefortuna che persino i Papi (quelli attualicompresi) tradizionalmente usano le autochiamate come la figlia dell’ingegneretedesco.

Vittorio Messori in Ipotesi su Maria. Fatti, indizi, enigmi (Ares).

Gioventù bruciata dalla polvere bianca

Ennesimo grido di guerra: cresce di un milione in un anno il numero di

consumatori europei di polvere bianca, 70 milioni di persone provano lo spinello, 4 milioni e mezzo usano coca, quasi 8.000ogni anno muoiono per overdose.

Notizia consolante: nel 2005 sono statesequestrate 107 tonnellate di coca. L’Italia èin quarta posizione per i consumatori dicannabis, in terza per quelli di coca.

Secondo una ricerca dell’Osservatorioeuropeo delle droghe e delletossicodipendenze il 5 per cento dei giovaniitaliani tra i 15 e i 34 anni sniffa. Tra questepercentuali non appare l’eroina che almenonell’Italia del Nord è rientrata recentementecome tranquillante. Il Viminale equiparal’attuale consumo di eroina a quello del 1970.Fin qui alcuni numeri offerti dall’OEDT.

Aggiungo una nota: la marijuana scendedovunque in Europa tranne che in Italia.

Sono sempre stato contrario a questiallarmi apocalittici. Sarebbe ora cheseriamente, tutti, riflettessimo su quali antidotielaborare per evitare che le prossimegenerazioni siano fatte di uomini e donne«cotti e bruciati».

Già in passato abbiamo discusso digioventù bruciata. Allora le bruciature eranoideologiche. Adesso si tratta di fisiche, teste ecuori bruciati. Vogliamo di nuovoraccontarci di quarantenni debosciati eimpotenti, oppure ci convochiamoseriamente attorno a un tavolo per elaboraremetodi preventivi, educativi, familiari, sportivicapaci di impostare una rete di interventi a360 gradi? Invece, indovinate la curaprescritta dagli illuminati? Apriamo in fretta lesale del buco chiamate ancheelegantemente narcosale! Solo lì ci sarà lasalvezza, la risurrezione e la speranza per iragazzi di domani. Poveri illusi!

Don Antonio Mazzi, su Famiglia Cristiana, 2007

Diecimila firme per la Bibbia nella scuola

La Bibbia come libro di testo in tutte le

scuole. È la propostache l’associazionelaica di culturabiblica «Biblia» hapresentato lo scorsomese al ministrodella Pubblicaistruzione, GiuseppeFioroni, forte di unapetizione con oltre

notizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentiA cura di Mario Scudu

Pagina della Bibbiastampata nel 1455-56.Museo Gutenberg, Magonza, Germania.

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diecimila firme sottoscritta da cattolici,protestanti, ebrei, personalità del mondodella cultura italiana, credenti e non, tra iquali Massimo Cacciari, Enzo Bianchi, TullioDe Mauro, Umberto Eco, Gianfranco Ravasi,Margherita Hack, Gustavo Zagrebeisky, Tullia Zevi.

È dal 1989 che «Biblia» si batte «pervalorizzare, al di là delle ipotecheconfessionali, il grande codice dell’umanità».

Da Jesus, 2007

Qualche dato

Gli alunni stranieri delle scuole primarie e secondarie oggi in Italia sono circa

430 mila. I Paesi più rappresentati sono:Albania (69 mila); Marocco (60 mila);Romania (52 mila); Cina (22 mila); Paesi ex Jugoslavia (14 mila).

La percentuale dei ragazzi stranieri inalcuni Paesi europei è la seguente:

Svizzera 22,6 per centoRegno Unito 18,7 per centoGermania 9,9 per centoSpagna 7,6 per centoItalia 4,8 per centoFrancia 4,4 per cento

Da Città Nuova n. 12, 2007

Gli italiani e i super ricchi

Chi vorrebbe diventare super-ricco? Tutti direte voi. Invece agli italiani la

ricchezza non sembra fare tanta impressione.Solo uno su sette risponde sì a questadomanda, dicono i dati della società AstraRicerche che ha condotto un’indaginespecifica sui sentimenti degli italiani rispettoalla ricchezza. Chi ha commissionato laricerca fa corsi dal suggestivo titolo «I soldifanno la felicità» e forse sperava in risultatidiversi. Ma gli italiani che hanno voglia didiventar ricchi a palate sono minoritari, anzi il«Paese resta in grande misura ostile agli altiredditi e ai grandi patrimoni» che «per il 76%collega (un po’ o molto) al privilegio senzamerito, all’immoralità, all’evasione», se nonaddirittura «alla criminalità e alla brutalità».Tanto che il 45% degli italiani identifica laricchezza con «l’infelicità», dice il sociologoEnrico Finzi.

All’origine di una grande fortuna c’èsempre un grande delitto, avrebbe dettoSaint Just qualche secolo fa...

Lorenzo di Palma, su Espansione, dicembre 2007

L’immagine (pessima) dei ricchi italiani Gli italiani li vedono così

Fortunati senza merito 72%Hanno avuto successo grazie

a consulenti 63%Sono in maggioranza evasori fiscali 59%Ereditieri senza virtù 54%Arricchitisi sulla pelle della gente

che hanno imbrogliato o fatto soffrire 47%Disonesti 42%Materialisti innamorati del denaro 34%Infelici 28%Ladri 22%

Fonte: Astra Ricerche, 2007

E ora che sono ricco, cosa faccio? Di cosa avrebbe paura l’italiano che diventasse ricco

D’essere derubato o imbrogliato 54%Dell’assalto di persone interessate

solo ai soldi 53%Dell’ansia 35%Di perdere di vista

ciò che davvero conta nella vita 33%Di perdere il contatto

col mondo normale 30%Il rischio di perder tutto 29%Di divenir più infelice 24%Di cambiare in peggio

il proprio carattere 23%Di perdere se stesso 22%Di diventare avido ed egoista 19%Di tradire i propri ideali 17%Di comportarsi male 14%Di venir disprezzato da chi ti ama 14%

Fante: Astra Ricerche, 2007

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Mostra Scout a Valdocco

Il Centro Salesiano di Torino-Valdocco, ha ospi-tato la Mostra per il Centenario dello scouti-

smo. Il 24-25 novembre si è infatti svolta, nella Sa-la Gesù Maestro, la Mostra Filatelica Scout, pro-mossa dall’AGESCI piemontese e dalla Coopera-tiva Scout Piemonte, in collaborazione con alcuneassociazioni filateliche (tra cui la nostra), in occa-sione del centenario della fondazione dello Scou-tismo. A Valdocco, sin dagli anni ’20 era presenteil Gruppo Torino 20, la cui attività si svolse fino al1928, quando il fascismo sciolse l’ASCI. Tuttoramolti Gruppi, che hanno fatto la storia dello scou-tismo torinese: il Torino 24º, il Torino 48º, il Tori-no 40º, il Torino 17º, nella sola città di Torino, so-no ospiti di Oratori Salesiani.

Rilevante è la presenza dello scoutismo nelleparrocchie e nelle strutture educative dirette dai sa-cerdoti salesiani in Europa e nell’America Latina.

La pedagogia di Don Boscosi sposa con la metodologia idea-ta da Baden Powell cent’anni orsono. Entrambi furono dei gran-di educatori e i giovani devonoessere a loro riconoscenti di averindicato un percorso formativobasato sulla positività dei valo-ri proposti e non sull’elencazio-ne di divieti.

La formazione religiosa e l’esperienza scout vis-suta come Assistenti Ecclesiastici presso i Branchie i Riparti, fa parte del curriculum di alcuni impor-

tanti componenti del Sacro Collegio. Il portavoce delSanto Padre e direttore delle Comunicazioni dellaSanta Sede, Padre Federico Lombardi S.J., ha vis-suto, in età giovanile, la realtà dello scoutismo to-rinese nel Gruppo che ha sede presso l’Oratorio Sa-lesiano della Crocetta ed è tuttora assistente eccle-siastico del Movimento Adulti Scout Cattolici Ita-liani (F. Passigli).

Beatificazione di Zeffirino Namuncurá

Le poste dell’Argentina hanno emesso un fran-cobollo su Zeffirino Namuncurá, in occasione

della sua beatificazione che è avvenuta a Chimpay(Argentina) l’11novembre. La ce-rimonia è statapresieduta dal sa-lesiano Card. Tar-cisio Bertone sdb,Segretario di Sta-to della Città delVaticano, presen-te il Rettor Mag-

giore dei Salesiani, Don Pascual Chávez, ed è av-venuta all’aperto presso il Santuario “Ceferino Na-muncurà”. Zeffirino Namuncurá, giovane mapuche,è il primo rappresentante dei popoli dell’America delSud ad essere beatificato in Argentina.

Il francobollo riproduce il volto del nuovo bea-to, vestito secondo la tradizione mapuche e ripor-ta la sua firma, nella quale si possono notare anchele iniziali di Gesù e Maria. È stato emesso il 13 ot-tobre scorso con un annullo ufficiale che porta nuo-vamente la sua firma.

Sulla figura del giovane beato (Chimpay 1886 -Roma 1905), che voleva diventare salesiano ed erastato, nel 1904 nell’oratorio di Valdocco a Torinocon il vescovo Giovanni Cagliero, sono già statirealizzati alcuni servizi su questa rivista.

Angelo Siro

A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”

Filatelia religiosa

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SOMMARIO ➡➲FOTO DI COPERTINA:La Chiesa Ti saluta, Figlio di Dio, che sei venuto al mondo per sconfiggere la morte. Tu, che sei venuto ad illuminare la vita. Tu sei la nostra speranza. Tu solo hai parole di vita eterna. Tu, che sei venuto nel mondo, resta con noi! Tu, che sei la Via, la Verità e la Vita, guidaci! Tu, che sei venuto dal Padre, portaci a lui nello Spirito Santo.

Giovanni Paolo II

Salvator Mundi, Antonello da Messina (1429-1479), National Gallery, Londra.

Altre foto:Teofilo Molaro - Arch. Rivista - Arch. Dimen-sioni Nuove - Centro Docum. Mariana - Re-dazione ADMA - Guerrino Pera - AndreasLothar - Mario Notario - ICP - Ed. Elledici.

2 Da mihi animas... La pagina delRettore - SERGIO PELLINI

4 A servizio della Parola - Editoria-le - GIUSEPPE PELIZZA

6 Il discorso di addio - Gesù rac-conta il Padre - M. GALIZZI

10 Custodi e testimoniI Dodici - BENEDETTO XVI

12 Chiamati alla speranza - Vita del-la Chiesa - PIER G. ACCORNERO

14 La famiglia... - XVI Giornata Mon-diale del Malato - ANDREA MANTO

17 Il peccato e la confessioneMeditazione - ANTONIO RUDONI

20 Sant’Agata di CataniaUn mese un santo - MARIO SCUDU

24 I peccati che gridano vendetta/3 Celebrazione - TIMOTEO MUNARI

26 Atanasio di AlessandriaMaria e i Padri - ROBERTO SPATARO

28 Stravinskij e la scoperta del sacroMusica e Fede - FRANCO CAREGLIO

30 Maria rinnova la Famiglia Salesia-na - Adma - DON SEBASTIANO VIOTTI

33 Esempi e pensieriMARIO SCUDU

34 Santuari della Liguria/6 - Santua-ri mariani/80 - CRISTINA SICCARDI

36 La Madonna dell’aiuto - Calenda-rio Mariano - MARIO MORRA

38 Mostra dei Presepi, Natale 2007Centro di Doc. Mar. - MARIO MORRA

40 Dalla fabbrica al Paradiso - Santidi ieri e di oggi - PAOLO RISSO

44 Notizie ed avvenimentiMARIO SCUDU

46 Scout e ZefirinoFilatelia religiosa - ANGELO SIRO

47 Aiuta la Basilica di Don BoscoImmagini del restauro

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