Gestione Industriale della Qualità Docente: Alfonso Paoletti
description
Transcript of Gestione Industriale della Qualità Docente: Alfonso Paoletti
1
Gestione Industriale della QualitàDocente: Alfonso Paoletti
Corso di Laurea Magistrale: Ingegneria Gestionale (Anno di Corso: I) Corso di Laurea Magistrale: Ingegneria Meccanica (Anno di Corso: II) CFU: 9 Semestre: II
Collegamenti culturali e finalità del corsoIl corso si propone di illustrare i concetti fondamentali del controllo di qualità, di fornire le basi per l’utilizzo degli strumenti dicontrollo statistico di processo, di illustrare i sistemi per la gestione industriale della qualità al fine del miglioramento della qualità edella uniformità dei prodotti.
Programma del corsoIntroduzione: concetti e definizioni di qualità, valore e costo della qualità, i principi della qualità totale, il ciclo di Deming.Sistemi di gestione per la qualità: aspetti normativi del controllo qualità, principi della certificazione, la normativa ISO 9000, ilmanuale della qualità, gli enti di accreditamento.Controllo statistico di processo: variabilità delle caratteristiche del prodotto, i sette strumenti statistici del controllo qualità,controllo campionario, capacità del processo, test d’ipotesi, analisi della varianza.Controllo di accettazione: piani di campionamento singolo, doppio, multiplo e sequenziale, curve caratteristiche operative, norme perla definizione dei piani di campionamento. Progetto e miglioramento del processo produttivo tramite la programmazione statistica degli esperimenti: i principi di base dellaprogrammazione degli esperimenti (D.O.E.), esperimenti fattoriali e frazionari, ottimizzazione del processo.
Modalità di svolgimento dell'esame: prova unica “scritto-orale”.
Libri consigliati• Douglas C. Montgomery, Controllo Statistico della Qualità, John Wiley & Sons.• D.J. Wheeler and D.S. Chambers, Il Controllo Statistico dei Processi, Franco Angeli.• A. V. Feigenbaum, Total Quality Control, 3rd Ed. 1991, McGraw Hill.• P. Andreini, Certificare la Qualità, Hoepli.• Taguchi, Introduzione alle Tecniche per la Qualità, F. Angeli.• Norme UNI e ISO. • Lucidi del corso.
2
All’interno:
Complementi di Controllo Qualità [3 CFU]
Programma del corso
Sistemi di gestione per la qualità: aspetti normativi del controllo qualità, principi della certificazione, la normativa ISO 9000, il manuale della qualità, gli enti di accreditamento.
Progetto e miglioramento del processo produttivo tramite la programmazione statistica degli esperimenti: i principi di base della programmazione degli esperimenti (D.O.E.), esperimenti fattoriali e frazionari, ottimizzazione del processo.
3
VINCOLI:
• Dimensionali
• Quantitativi
• di prestazioni
QUALITA’VINCOLI
Requisiti tecnologici
Esigenze commerciali
AZIENDA
PRODOTTI / SERVIZI
Natura del prodotto
Requisitinormativ
i
4
POLITICA AZIENDALE
BILANCIAMENTOCONVENIENTE
• QUALITA’ DEL PRODOTTO
• PROFITTO
ACQUISIZIONI DI QUOTE STABILI DI MERCATO
RICAVI COSTI
5
MERCOLEDI’ 10 FEBBRAIO 2010
HONDA ritira 430.000 autovetture per difetti all’airbag
6
Il ciclo di conformità
Le VENDITEcollocano il prodotto
sul mercato
Il MERCATOesprime un bisogno
La PRODUZIONErealizza un prodotto
conforme allespecifiche di progetto
Il MARKETINGrivela ed interpreta il
bisogno sintetizzandoloin un brief
La PROGETTAZIONEricodifica il brief in
specifiche di progetto
Timeto
market
GAP dipercezione
GAP di progetto
GAP diconformit
à
7
SIGNIFICATO DI QUALITA’
1. QUALITA’ COME ADERENZA ALL’USO
2. QUALITA’ COME SPECIFICHE PROGETTUALI
3. QUALITA’ COME CONFORMITA’ ALLE SPECIFICHE
1. ADERENZA ALL’USO[FITNESS FOR USE]
CLIENTE PRODUTTORE
MOMENTOSTORICOMERCATO
CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO
- Funzionali- Non funzionali
8
2. SPECIFICHE PROGETTUALI
SCELTE POLITICHE AZIENDALI
MERCATOSPECIFICHE
PROGETTUALI
3. CONFORMITA’ ALLE SPECIFICHE PROGETTUALI
PRODUZIONE(STRATEGIE)
PRODOTTOSPECIFICHE
PROGETTUALI
• CONTROLLO A VALLE• FUNZIONE QUALITA’ • CONTROLLO DIFFUSO
9
OBIETTIVO AZIENDALE“QUALITA’”
- PERCEPIRE - IDENTIFICARE - PROMUOVERE
- TRADURRE - DETERMINARE IL PRODOTTO
REALIZZARE
ADERENZA ALL’USO
SPECIFICHE PROGETTUALI
CONFORMITA’ ALLE
SPECIFICHE
10
R&S Marketing Acquisti ProduzioneDistribuz. e assistenza
QUALITA’
POLITICA AZIENDALEDI
COINVOLGIMENTO TRASVERSALE
11
GAP di PERCEZIONE: dovuto alla incapacità / intempestività del marketing a cogliere ed interpretare i bisogni del mercato o a sintetizzarlo in brief
GAP di PROGETTO: dovuto alla incapacità della funzione progettazione di trasferire i desiderata del cliente in specifiche di progetto
GAP di CONFORMITA’: differenza tra le caratteristiche qualitative del prodotto e le specifiche di progetto
12
Misura del GAP
• Indicatori della qualità di progetto
Una o più caratteristiche del prodotto
(durezza, resistenza, potenza di un motore,…)
• Indicatori della qualità di conformità
(rispondenza del prodotto alle specifiche di progettazione)
Qualità di conformità
Rilevata internamentealla fabbrica “in house” -incidenza di scarti o pezzi difettosi sulla quantità prodotta. -tempo di rilavorazione sul totale delle ore di lavorazione.- …..
Rilevata dopo la venditadel prodotto “in field” -ore di assistenza in garanzia / numero unità vendute.- …..
13
Definizione secondo ISO 8402
“L’INSIEME DELLE PRESTAZIONI E CARATTERISTICHE DI UN PRODOTTO O SERVIZIO CHE DENOTANO LA SUA CAPACITA’ A SODDISFARE BISOGNI (*) DICHIARATI O IMPLICITI ”
(*) SPECIFICATI in un contesto contrattuale, RICERCATI e DEFINITI in altri contesti
Le otto componenti della Qualità (Garvin, 1987)
1. Prestazioni2. Affidabilità (attitudine di un
prodotto a mantenere inalterate nel tempo le specifiche di funzionamento)
3. Durata4. Manutenibilità (facilità di
ripristino delle specifiche di funzionamento)
5. Aspetti formali
6. Funzionalità
7. Livello di qualità percepito
8. Conformità alle normative
14
altre componenti di qualità
• ASSISTENZA TECNICA• RIPARABILITA’
• DISPONIBILITA’
Indicatori di qualità
AFFIDABILITA’ MTBFTempo medio intercorrente tra guasti
MANUTENIBILITA’ MTTRTempo medio di riparazione
ASSISTENZA TECNICATempo di intervento
Tempo intercorrente tra la chiamata e l’intervento, tra la richiesta e l’invio di un ricambio,…
15
QUALITA’ / ECCELLENZA
Per un dato prodotto occorre:• individuare le prestazioni qualificanti• verificare la rispondenza alle prestazioni
I livelli delle prestazioni qualificantideterminano l’ECCELLENZA
Il ruolo dei metodi statistici nel controllo di qualità
Molte organizzazioni trovano difficile e costoso fornire ai propri clienti prodotti con caratteristiche sempre uguali.Causa di ciò è la VARIABILITA’ da cui consegue che non esistono due prodotti identici.I METODI STATISTICI hanno un ruolo centrale nelle attività di controllo e miglioramento della qualità.
16
Altra definizione più recente:
La qualità è inversamente proporzionale alla variabilità.
Miglioramento della qualitàRiduzione della variabilità
Capacità QUALITATIVA di un sistema produttivo
• variabilità dei materiali• macchine• personale• …
17
PRODOTTO
SPECIFICHE
CONFRONTO
• Prodotto qualitativamente accettabile
• Gradazioni della qualità
• QUALITA’ PER IL MERCATO
• DIFFERENZE TRA SETTORE MANIFATTURIERO E QUELLO DEI SERVIZI
18
CARATTERISTICHE DI QUALITA’classificazione
• FISICHE - lunghezza, peso, tensione elettrica, viscosità,...• SENSORIALI - sapore, aspetto, colore• COMPORTAMENTO NEL TEMPO - affidabilità, durata
TECNICHE DELLA QUALITA’
Insieme di attività operative, gestionali e tecnologiche, che un’azienda utilizza per assicurarsi che le caratteristiche di qualità di un prodotto siano quelle di livello nominale o richiesto.
19
VALORE E COSTO DELLA QUALITA’
COSTI DELLA QUALITA’
QUALITA’ Maggiore attenzione conformità alle specifiche
• Materiali migliori• Tolleranze• Macchinari• Cicli lavorazione
VALORE DELLA QUALITA’
QUALITA’ Immagine dell’azienda Vantaggio di un mercato competitivo
QUALITA’ Prezzi più alti Penetrazione in livelli differenti di mercato
20
SEGMENTI DI COSTO DELLA QUALITA’
PREVENZIONE: costi associati col personale impegnato a progettare, implementare e mantenere in efficienza il “sistema qualità”.
VALUTAZIONE: costi associati con la misura, la valutazione e la verifica dei prodotti, componenti e materiale acquistato per assicurare la conformità con gli standard di qualità e con le prestazioni richieste.
DIFETTI INTERNI: costi associati con prodotti difettosi, componenti e materiali che non raggiungono le richieste di qualità e che consentono perdite di produzione.
DIFETTI ESTERNI: costi generati da prodotti difettosi spediti ai clienti.
21
STRUTTURA DEI COSTI DELLA QUALITA’
PROCESSO
VERIFICA Difetti identificati
COSTI di DIFETTOSITÀ
INTERNA
COSTI di VALUTAZIONE
COSTI di PREVENZIONE
Difetti non identificati
COSTI di DIFETTOSITÀ
ESTERNA
22
COSTI DI PREVENZIONE
1. PIANIFICAZIONE DELLA QUALITA’ (attività di pianificazione, manuali, “auditing”)
2. REVISIONE PER I NUOVI PRODOTTI (valutazione dei progetti dal punto di vista della qualità, DFM,
DFA, programmi sperimentali per valutazione prestazioni)
3. PROGETTAZIONE DEL PRODOTTO / PROCESSO (scelta processo)
4. FORMAZIONE
5. CONTROLLO DI PROCESSO
23
COSTI DI VALUTAZIONE
• PROVE CONTROLLI E COLLAUDI DEI MATERIALI / PRODOTTI ENTRANTI
(accettazione, prove c/o i fornitori, visite ispettive del S.Q. fornitori; inclusi i fornitori interni)
• PROVE CONTROLLI E COLLAUDI IN PRODUZIONE (costi per verificare la conformità del prodotto in tutte le fasi di
fabbricazione, prova di durata, affidabilità, ecc...)
• MATERIALI DI CONSUMO
• CALIBRAZIONE APPARECCHIATURE DI PROVA
24
COSTI PER DIFETTOSITA’ INTERNA
• SCARTO: lavoro, materiali, spese generali risultanti da prodotto
difettoso non economicamente riparabile
• RILAVORAZIONE RE-TEST
• ANALISI DELLE CAUSE DI DIFETTOSITA’
• FERMATE DELLA MACCHINA / LINEA (DOWNTIME)
• PERDITE PER VARIABILITA’ ECCESSIVA
• DEGRADO DEL VALORE DEL PRODOTTO (es. prodotti industrie tessili, elettroniche, ecc...)
25
COSTI PER DIFETTOSITA’ ESTERNA
• RECLAMI DEI CLIENTI
• PRODOTTI / MATERIALI RIMANDATI INDIETRO (ricezione, movimentazione, sostituzione)
• COSTI DI GARANZIA
• RESPONSABILITA’ (contenziosi per responsabilità da prodotto)
• COSTI INDIRETTI (atteggiamento dei clienti verso l’azienda, perdite di quote di
mercato)
• Indagini• Riparazioni
26COSTI LOGISTICI: USO e MANUTENZIONE
COSTO vs ADERENZA ALL’USODeterminazione del grado ottimale di qualità per il consumatore razionale
Costo totale d’uso
Costi logistici
Costi di acquisto
Costo
Livello di qualità(aderenza all’uso)
27
Qualità prodotto(aderenza all’uso)
OTTIMO
1
2
Costo della
qualità
Valore della qualità
PUNTO OTTIMALE: differenza massima tra e1 2
N.B.• Vanno considerati i volumi di vendita e produttivi ai diversi livelli di
qualità di cui il diagramma non tiene conto
• Oltre l’ottimo il valore della qualità percepita dal cliente decresce (come incremento)
• Il costo del prodotto è crescente con la qualità
28
Costo totale
Costi di basedella produzione
Costi di controllo
Perdita per produzione
difettosa
100% difettosi Livello di qualità 100% buoni (conformità alle specifiche)
Costo
COSTO DELLA QUALITA’ COME LIVELLO DI CONFORMITA’
29
FATTORI CHE INFLUENZANO IL LIVELLO OTTIMO DELLA QUALITA’ DEL PRODOTTO
(ADERENZA ALL’USO)
• DIMENSIONI DELL’AREA E DELLE QUOTE DI MERCATO [RICAVI PIU‘ ELEVATI]
• ELEVATI VOLUMI PRODUTTIVI : RIDUZIONE DEI COSTI PER L’ECONOMIA DI SCALA
DOMANDA / OFFERTA
D / O < 1 :
D / O > 1 :
- LA QUALITA’ E’ PIU’ RICERCATA E RICHIESTA.- LIVELLI QUALITATIVI PIU’ ELEVATI SONO
OTTENIBILI IN COSTANZA DI PREZZO.
- ALLO STESSO PREZZO E’ VENDIBILE QUALITA’ INFERIORE.
30
Terminologia impiegata per fare riferimento ad un nuovo modo di gestire l' azienda o, più in generale, qualsiasi ente organizzato con finalità private o pubbliche.
Coniato negli Stati Uniti da A.V. Feigenbaum “Total Quality Control“ (TQC)
In Giappone (1968) si diede all'approccio la denominazione:
“Company Wide Quality Control” (CWQC)
QUALITA' TOTALE
31
Sviluppo del pensiero sulla qualità
Walter A. ShewartBell Laboratories della AT&T, inventore delle carte di controllo (1926)
William E. DemingConsulente giapponese nel dopoguerraFilosofia dei 14 puntiFautore del controllo diffuso e dei metodi statistici
Joseph M. JuranAutore del libro “Quality Control HandbookFautore dei cambiamenti organizzativi, legge di Pareto
Armand V. FeigembaumAutore del libro “Total Quality Control” (1951)
32
FILOSOFIA DEI 14 PUNTI DI DEMING
• Creare una costante tensione focalizzata a migliorare prodotti e servizi, sia in termini di prestazioni, sia in fase di progetto. Gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione procurano vantaggi economici di lungo periodo per l’organizzazione.
• Adottare una nuova filosofia che rifiuti con decisione la scarsa professionalità, i prodotti difettosi e i disservizi. Il costo per produrre un pezzo difettoso è pari (se non superiore) a quello di un pezzo buono. Il costo dei rifiuti, delle rilavorazioni e di tutte le attività necessarie a trattare le difettosità rappresenta un enorme spreco di risorse aziendali.
• Non limitarsi al semplice controllo ispettivo, che mette in evidenza le difettosità solo a posteriori; un tale approccio risulta dispendioso, tardivo e spesso inefficace. La qualità deriva da un’azione di prevenzione delle difettosità, attraverso il miglioramento del processo produttivo e non solo di filtro dei difetti.
• Non considerare il prezzo come l’unico strumento di trattativa con i fornitori; esso rappresenta una valutazione significativa del prodotto solo se abbinato a una misura della qualità. In altri termini, il miglior offerente non è sempre il fornitore abbinato al costo globale minore. Occorrerebbe scegliere quei fornitori che usano i metodi più moderni di miglioramento della qualità e che possono dimostrare la capacità del loro processo.
33
… filosofia dei 14 punti di Deming
• Migliorare costantemente e ininterrottamente il proprio sistema di produzione o il servizio, coinvolgendo tutte le forze lavoro e usando i metodi statistici.
• Istituire metodi moderni di addestramento, dedicati a tutti gli addetti aziendali, riguardanti gli aspetti tecnici delle varie attività, i concetti base della qualità e i metodi di miglioramento della produttività. Si dovrebbe incoraggiare l’applicazione quotidiana dei metodi di miglioramento della qualità.
• Istituire metodi moderni di supervisione, che non consistano solo nel semplice controllo passivo dell’operato altrui, ma risultino di ausilio per la soluzione dei vari problemi. Compito del manager è essenzialmente quello di condurre il processo di cambiamento con competenza e da una posizione di riconosciuta leadership.
• Sconfiggere la paura. Molti dipendenti sono spesso restii a fare domande, presentare problemi o evidenziare le condizioni che ostacolano la qualità e l’efficienza del sistema. In molte organizzazioni solo il management può intervenire per abbattere il costo derivante da questi timori.
• Abbattere le barriere tra le aree funzionali aziendali. Per incrementare la qualità di un sistema è essenziale operare con gruppi di lavoro costituiti con elementi provenienti da tutte le unità organizzative coinvolte nelle varie attività.
34
… filosofia dei 14 punti di Deming
• Abolire gli slogan, gli obiettivi numerici e le esortazioni. Un obiettivo quale “zero difetti” risulta inutile se non abbinato a un preciso piano aziendale che indichi come raggiungerlo. Slogan e programmi senza informazione possono addirittura rivelarsi controproducenti.
• Abolire gli standard e le quote di produzione, storicamente fissati senza riferimento alla qualità. Gli standard di lavoro sono spesso sintomo di incapacità manageriale derivante da una perfetta conoscenza del processo produttivo e delle tecniche di miglioramento.
• Rimuovere le barriere che impediscono ai dipendenti di eseguire bene il proprio lavoro. Il management deve saper ascoltare i suggerimenti dei dipendenti, i loro commenti e le loro lamentele. Chi svolge un certo lavoro ne conosce tutti gli aspetti operativi e pratici e spesso sviluppa idee apprezzabili sul modo di svolgerlo meglio. La forza lavoro è un patner importante dell’impresa, non solo controparte di rivendicazioni sindacali.
• Incoraggiare programmi di formazione e addestramento, offerti a tutti i livelli operativi aziendali, dalle semplici tecniche statistiche agli strumenti di SPC più sofisticati, quali le carte di controllo. La loro diffusione in azienda non può migliorare la capacità di interpretare le indicazioni che tali strumenti possono offrire, in termini di individuazione delle cause di non qualità o dei margini di miglioramento del processo. La formazione è un modo di rendere ognuno partecipe del processo di miglioramento aziendale.
• Creare una struttura nel top management che si faccia carico di promuovere tutti i 13 punti precedenti.
35
Messa a punto del nuovo approccio in Giappone: 1950 - 1965
Inizio diffusione negli Stati Uniti ed in Europa: 1980
Interesse per la qualità in occidente:
- sprechi crescenti (es. ritirate dalle industrie automobilistica USA 71.000.000 autovetture dal 1966 al 1978 per difetti riguardanti la sicurezza)
- invasione dei prodotti giapponesi (radio, televisori, semiconduttori, automobili, acciaio)
1980: programma televisivo della rete americana NBC sui risultati delle conferenze di Deming in Giappone
NOTE STORICHE
36
- caso XEROX (fine anni '70)
- 1984: Proclama di Reagan (inaugurazione del mese della qualità):
"La qualità nell' industria e nei servizi contribuirà ad aumentare la
produttività, a ridurre i costi e a soddisfare i consumatori" - 1986 IBM (110.000 dipendenti): il 30% dei costi di produzione sono imputabili al
"non fare le cose giuste la prima volta" - 1981: in Italia compaiono i primi Circoli della Qualità
… note storiche
37
In Giappone, le prime aziende che iniziarono ad applicare le tecniche del Controllo Qualità si accorsero che:
• le stessa tecniche potevano essere estese a tutte le attività aziendali
• per essere veramente efficaci le tecniche dovevano essere utilizzate da tutto il personale e non soltanto dagli specialisti della qualità
Con il CWCQ la parola QUALITA' entra a pieno titolo
nel vocabolario dei manager.
L' espressione CWQC sta ad indicare che i concetti e le tecniche del controllo Qualità sono estesi e vengono applicati da tutti i settori dell' azienda
38
IL MODELLO TRADIZIONALE OCCIDENTALE PER LA QUALITA’
1. QUALITA' E DIREZIONE
AZIENDALE
a) Coinvolgimento marginale dei massimi dirigenti.
b) Si preferisce sacrificare la qualità quando è in contrasto
con i costi e le consegne.
c) La qualità non è importante finché non diventa un
problema.
d) La qualità ha un costo e quindi un livello ottimale oltre il
quale non è possibile andare.
e) Qualità e produttività sono due obiettivi antitetici.
f) Viene accettata una certa % di prodotti difettosi.
g) I difetti tendono ad essere nascosti sia all’interno che
all’esterno.
2. QUALITA' E MARKETING I reali fattori che determinano la soddisfazione del Cliente
non sono ben studiati.
39
3. ORGANIZZAZIONE E
RESPONSABILITÀ PER
LA QUALITÀ
1. Visione funzionale della Qualità (funzione Controllo
Qualità).
2. Tendenza ad attribuire la responsabilità dei difetti ai
supervisori.
3. Attività di prevenzione limitate.
4. Attività di Quality Assurance essenzialmente di tipo
burocratico.
4. FATTORE QUALITA’
NELLE DECISIONI
RIGUARDANTI IL
SETTORE PRODUTTIVO
a) Nelle decisioni strategiche (es. capacità produttiva) non si
trova la parola qualità.
b) La qualità è presa in considerazione nelle decisioni
operative di breve e medio termine (settimane o mesi):
tuttavia:
• i problemi vengono affrontati man mano che si
presentano;
• spesso i problemi non sono ben definiti;
• diatribe e accuse specifiche.
40
5. QUALITA’ NEI RAPPORTI
CON I FORNITORI
a) Rapporto tra avversari.
b) Rapporto puramente contrattuale e spesso di breve
termine.
c) La qualità delle materie prime / componenti
acquistati non bene evidenziate.
6. MIGLIORAMENTO DELLA
QUALITA’
a) Attività scarsamente organizzata.
b) Non esiste stimolo della Direzione (che si concentra
sulla produttività).
c) Quasi esclusivamente affidato alla funzione
Controllo Qualità.
d) Gli stimoli al miglioramento sono i reclami del
cliente.
7. FORMAZIONE ALL’USO
DELLE TECNICHE DEL
CONTROLLO QUALITÀ
Esclusivamente riservato ai tecnici ed agli specialisti
(Il Controllo Qualità è considerato “cosa tecnica”, cioè
per addetti ai lavori).
41
SIGNIFICATO DI QUALITA‘ nel CWQCPremessa:
- la qualità è una funzione del tempo
- il tasso di variabilità di questa funzione è in continuo aumento Definizioni tradizionali: conformità alle specifiche, idoneità all'uso
Qualità è l' insieme di:
Qualità prodotto, costi, produttività, consegne, manutenibilità, sicurezza,
attenzione all' ambiente (nel prodotto e nella produzione), ...
- qualità del lavoro di ogni persona dell' azienda
- qualità dell' immagine dell' azienda nel mercato
- qualità nei rapporti tra le persone
QUALITA' = SODDISFAZIONE DEL CLIENTE
42
QUALITA' POSITIVA e QUALITA' NEGATIVA nel CWQC
Qualità negativa: ogni scostamento tra ciò che si ottiene e ciò che si sarebbe dovuto ottenere [detta anche "qualità reattiva"]
livello 0
area del CWQC
QUALITA' LATENTE
Quando si dà al cliente qualcosa che non si aspetta, anche se potenzialmente il bisogno sussiste [qualità eccitante]
Il CWQC opera prevalentemente nell' area dellaqualità positiva:
miglioramento del prodotto
soddisfazione del cliente
43
STRATEGIA DELLA SODDISFAZIONE DEL CLIENTE
La Qualità Totale è l’approccio che opera una grande valorizzazione dell’essere umano
• come cliente• come collaboratore• come fornitore
IL CLIENTE È IL PADRONE DELL’AZIENDA
• ricerca continua della qualità latente• finalizzare ogni azione interna all’azienda verso il cliente• “plasmare” il prodotto in relazione alla soddisfazione del
cliente
44
LE SCELTE NEL CWQC
1. Utilizzare modelli di riferimento da cui mutuare le idee per le proprie azioni. 2. Applicare la legge universale delle priorità. 3. Utilizzare al massimo le risorse disponibili.
Il PROFITTO è la condizione necessaria di un' azienda, ma NON LA PRIORITA' ASSOLUTA: esso deve essere la conseguenza di altre scelte prioritarie.
Priorità assoluta : IL CLIENTE
le cui aspettative del cliente sono: qualità, prezzo, servizio, sicurezza.
45
Nelle aziende tradizionali
Impostare l’azienda in funzione della qualità
Attività operativa più importante: IL CONTROLLO
10 – 15% del personale
Esempi di MODELLI DI RIFERIMENTO
Catena di montaggio (Ford 1914)
Sistema Just in Time (Taiichi Ohno, Toyota)
46
Modello a spirale del ciclo di durata di un prodotto
1. RICERCA DI MERCATO
2. SVILUPPO PRODOTTO
3. PROGETTAZIONE
4. PIANIFICAZIONE PER LA PRODUZIONE
5. ACQUISTI
6. PRODUZIONE (CONTROLLO DI PROCESSO)
7. CONTROLLI E PROVE
8. VENDITE
9. INFORMAZIONIO DI RITORNO
10. RICERCA DI MERCATO
The Spiral of Progress [Juran]
•
•
•
•• •
••••
10
9
8
7
6 5
4321
INFORMAZIONI DI RITORNO
MANUTENZIONE
USO
VENDITE
47
Il SISTEMA CWQC
MECCANISMI MENTALI (relazioni causa-effetto)LOGICHE MANAGERIALI
PREMESSE DI BASE
CULTURA DELLA QUALITA’
PROCESSI FONDAMENTALI
LEADERSHIP DEL MASSIMO DIRIGENTE
VALORISTRATEGIA OPERATIVA FONDAMENTALENUOVO SIGNIFICATO DI QUALITA’MIGLIORAMENTO CONTINUOPARTECIPAZIONE TOTALE DEL PERSONALECONCETTO di BREAKTHROUGH
D.P.P.D.R.W.GESTIONE DEL PRODOTTOGESTIONE DELLE RISORSE UMANERAPPORTO CLIENTE-FORNITORE DIAGNOSI del PRESIDENTEFORMAZIONE INTENSIVACIRCOLI della QUALITA’
48
PREMESSE DI BASE
• i clienti
• il personale dell’azienda
• i fornitori
1. I VALORI:
2. STRATEGIA OPERATIVA FONDAMENTALE:
la qualità viene per prima
49
Soddisfazione del cliente
Prevenzione
Attenzione per i clienti interni (che sono a valle)
Produttività
Flessibilità
Efficienza
Miglioramento continuo dei processi
Investimento (fare le cose giuste la prima volta)
Immagine verso l’esterno
3. IL NUOVO SIGNIFICATO DI QUALITA’
50
4. LA STRATEGIA DEL MIGLIORAMENTO CONTINUO
Consiste nel continuo miglioramento di tutti gli aspetti che concorrono alla qualità nel suo significato più ampio (essenziale per l’applicazione del CWQC)
Un grande miglioramento
Tanti piccoli miglioramenti KAIZEN
KAIRYO
(miglioramento ottenuto
con le innovazioni)
51
Il KAIZEN è un processo che va avviato lentamente ed il cambiamento è graduale e costante.
Il KAIRYO è improvviso e discontinuo.
KAIZEN KAIRYO
Richiede molto sforzo e limitati investimenti
Solo sostanziali investimenti
Coinvolge tutto il personale dell’azienda Coinvolge un’elite ristretta
Richiede il riconoscimento degli sforzi prima dei risultati
Viene realizzato solo in base ai risultati attesi
Studio dei problemi con metodo Si ottiene con breakthrough
tecnologici / organizzativi
52
5. PARTECIPAZIONE TOTALE DEL PERSONALE
Rappresenta la componente più difficile e critica.
Compito di ogni persona nell’azienda è:
• Svolgere il proprio lavoro.• Migliorare il modo con cui lo svolge.
53
6. SCHEMA DI BREAKTHROUGH
TEMPOA B C D
COSTI
OBIETTIVO
54
CULTURA DELLA QUALITA’
Il corretto approccio ad un problema richiede un approfondito studio delle cause. Spesso, tuttavia:
• gli effetti sono confusi con le cause,
• ci si concentra subito sull’effetto senza studiarne bene le cause.
1. Who Chi2. What Che cosa3. WhereDove4. When Quando5. Why Perché6. How Come
• Le relazioni causa-effetto
Metodo dei 5W e 1 H
55
56
Esempio: “Determinare la causa dell’arresto di una macchina”
1 D.: Perché la macchina si è fermata?
R.: Perché c’era un sovraccarico.
2 D.: Perché c’era un sovraccarico?
R.: Perché la lubrificazione dei cuscinetti era insufficiente.
3 D.: Perché la lubrificazione era insufficiente?
R.: Perché la pompa non funzionava bene.
4 D.: Perché la pompa di lubrificazione non funzionava correttamente?
R.: Perché l’asse era usurato.
5 D.: Perché era usurato?
R.: Perché vi era entrato del fango.
VERA CAUSAVERO RIMEDIO: mettere un filtroalla pompa di lubrificazione
57
Il metodo PDCA
Metodo per affrontare e risolvere un problema di qualsiasi natura, da impiegare a tutti i livelli.
PLANACT
CHECK DO
CICLO DI DEMING
58
1. PLAN: definizione dei contorni precisi di un problema - studio delle relazioni causa / effetto - definizione della cause prioritarie - definizione delle contromisure
2. DO: sperimentazione per verificare che la soluzione proposta sia corretta1. mettere a punto dei test2. indicare come i test devono essere svolti3. spiegare alle persone che dovranno condurre le prove
3. CHECK : fase di verifica
4. ACT: fase di standardizzazione della soluzione; la soluzione precedentemente confermata a livello sperimentale dovrà essere applicata al caso reale
59
STANDARDIZZAZIONE E
CONSOLIDAMENTO
LE SOTTOFASI DEL CICLO PDCA
A P
C D
IDENTIFICAZIONE DEL PROBLEMA
E PIANIFICAZIONE
OSSERVAZIONE ED ANALISI
ISOLARE LE CAUSE REALI
DEFINIRE LE AZIONI
CORRETTIVE
PREPARAZIONE
APPLICAZIONE
VERIFICA DELL’APPLICAZIONE
VERIFICA DEI RISULTATI
DELLE AZIONI INTRAPRESE
CONFRONTO CON
GLI OBIETTIVI
PREPARAZIONE DEL SUCCESSIVO
STADIO DEL PLAN
60
• Le logiche manageriali
• Industrializzazione del miglioramento
(riproducibilità, standardizzazione, rapido apprendimento)
• Focalizzazione sui processi
• Riconoscimento degli sforzi del personale
• Qualità come integrazione
[coinvolgimento delle unità organizzative interessate trasversalmente da
una stesso processo, es.: sviluppo di nuovi prodotti, evasione degli ordini,
flusso dei materiali]
• Gestione a vista
(è necessario “vedere” i problemi per poterli risolvere)
61
I SETTE STRUMENTI MANAGERIALI della QUALITA’
(i sette “nuovi” strumenti statistici)
• Diagramma delle affinità (KJ)
• Diagramma delle relazioni (simile al diagramma causa/effetto)
• Diagramma ad albero
• Diagramma a matrice
• Diagramma di analisi dei dati a matrice
• Diagramma a frecce (PERT: Program Evaluation and Review Technique)
• Diagramma PDPC (Process Decision Program Chart)
62
1. Diagramma delle affinità (metodo Kj: Kawakita Jito)
Viene utilizzato per organizzare una molteplicità di idee o aspetti in categorie ed impiegato sia per definire il problema sia per arrivare ad una soluzione.
E’ uno schema sul quale vengono riorganizzate idee ed opinioni riguardanti un argomento oggetto di discussione, raggruppandole in base ad un possibile nesso logico.
Talvolta esso viene utilizzato per organizzare le idee frutto delle sedute di brainstorming.
Solitamente lo strumento viene applicato in presenza di problemi molto complessi.
Esso viene utilizzato principalmente nei programmi di miglioramento aziendale e di reingegnerizzazione dei processi.
63
Brainstorming
(“tempesta di cervelli” o “generatore di idee”)
Strumento ideato da F.A. Osborn nel 1939, con lo scopo di produrre messaggi pubblicitari non convenzionali.
Viene utilizzato per generare una lista di idee in un periodo limitato nel tempo.
Il brainstorming, il cui obiettivo è quello di far emergere più idee possibili,
si snoda in tre fasi principali che si sviluppano, generalmente in un
periodo di tempo che può variare dai dieci e ai venti minuti, con l’ausilio di
una figura che funge da “facilitatore”.
64
65
Diagramma delle affinità:
• Fase di costruzione: si forma un gruppo di persone in grado di dare un
contributo alla soluzione di un problema e si designa un leader. Ognuno
scrive su foglietti (data card) idee, dati, considerazioni a ruota libera sul
problema, in un tempo limitato (es.: 20 minuti).
Fase logico-deduttiva: il leader raccoglie i data card, li legge ad alta voce
e li aggrega in base alle affinità. Si usano foglietti di altro colore (affinity
card), sui quali si sintetizzano le informazioni di ogni raggruppamento di
data card.
66
67
68
69
70
2. Diagramma delle relazioni
Rappresentazione della “mappa” di un determinato problema con tutti i possibili fattori che lo influenzano e le reciproche relazioni.
Il tema deve essere riportato al centro del foglio di lavoro (70 x 110 cm) e racchiuso con una linea marcata di forma rettangolare o ellittica.
Si definiscono i sottosistemi del problema (o le cause) e si individuano le relazioni logiche (in termini di causa/effetto).
Si pone la domanda: perché è successo questo? E per ogni risposta, cioè una causa, si pone nuovamente.
Ogni elemento (causa) deve essere posizionato sul tabellone e deve essere individuato e segnalato con una freccia il legame causa/effetto. (Il numero delle frecce che escono da un fattore generalmente evidenzia la cause che condizionano in misura maggiore il problema).
71
Il diametro della causa è proporzionale alla sua importanza nel generare il problema o altre cause sostenenti l’effetto finale.
Quando due linee si incrociano, per evitare confusioni, l’intersezione viene segnalata come nella figura sotto riportata.
72
3. Diagramma ad albero
Strumento per rappresentare con un livello di dettaglio più minuzioso l’insieme dei metodi, procedure e attività più idonei per conseguire un obiettivo.
E’ possibile passare da un obiettivo generico ad un piano di azioni estremamente dettagliato e coerente, specificando le condizioni e gli obiettivi intermedi da realizzare. Il problema viene “disarticolato” e ne viene resa visibile la struttura ed i dettagli.
Indicazioni pratiche per lo sviluppo:
1. Assicurarsi che ogni persona sia d’accordo sull’obiettivo principale prima di iniziare.2. Essere succinti.3. Pensare ai compiti principali necessari per il raggiungimento dello scopo e aggiungerli all’albero.4. Per ogni nodo compito, pensare a dei sub-compiti che si rendono necessari, poiaggiungere questi all’albero.5. Chiedersi se si sia dimenticato di qualcosa.6. Man mano che si lavora sul progetto, cambiare i colori dei nodi completati, in modo da avere un’indicazione dello stato dell’evoluzione.
73
• Per definire le azioni atte a raggiungere un dato obiettivo
• Per dettagliare dal generale al particolare
74
4. Diagramma a matrice
Consente di identificare relazioni complesse tra cause ed effetti in situazioni multi-causa e multi-effetto, ossia quando sussistono problemi intercollegati e generati da un gran numero di cause interagenti.
B \ A A1 A2 …. An
B1 1
B2 2
..
Bn 4
Tipi di diagramma: L, T, X, Y, C, tetto.
75
Cliente D
Cliente M
Cliente R
Cliente T
Purezza% > 99,2 > 99,2 > 99,4 > 99.0
Traccia metalli (ppm)
<5 - <10 <25
Acqua (ppm) <10 <5 <10 -
Viscosità 20-35 20-30 10-50 15-35
Colore <10 <10 <15 <10
Diagramma a L(2 gruppi)
Diagramma a T(3 gruppi)
Prodotti - Clienti - Sedi di produzione
Requisiti - Clienti
76
Diagramma a Y(3 gruppi)
Diagramma a C(3 gruppi)
Modelli - Clienti - Siti produttivi
Responsabilità per le prestazioni alle esigenze del cliente
77
Siti di produzione – Prodotti – Linee - Clienti
Diagramma a X(4 gruppi)
Diagramma a tetto(1 gruppo)
78
5. Diagramma analisi dati a matrice
Le relazioni causa-effetto sono non solo identificate ma anche "quantificate" e "pesate". Si misura l'entità di ogni relazione causa-effetto e si dedicano attenzioni primarie alle entità più ragguardevoli.
Consente di quantificare ed interpretare con dati numerici le relazioni espresse.
B \ A A1 A2 …. An
B1 3,75
B2 0,5%
..
Bn 2/5
79
6. Diagramma a frecce (PERT: Program Evaluation and Review Technique)
Metodo grafico di programmazione lineare (ricerca operativa) utilizzato per la
programmazione della produzione industriale nella fase di esecuzione.
Consente una approfondita analisi delle varie attività e dei singoli compiti che
contribuiscono al raggiungimento dei fini del progetto operativo. Il diagramma reticolare
evidenzia le fasi che sono legate a vincoli (restrizioni temporali) e le fasi che consentono
invece risparmi di tempo. Si utilizzano i concetti di cammino critico di reticolo (CPM).
Mentre il PERT considera soprattutto il fattore tempo e punta all’individuazione del
cammino critico, il CPM attribuisce importanza sia al tempo sia al costo.
Il CPM fa riferimento all’esperienza passata nei lavori da svolgere per il completamento
delle singole attività. Mentre il PERT è più adatto per lavori non ripetitivi, il CPM è più
adatto per lavori ripetitivi in quanto riutilizza l’esperienza accumulata nei casi risolti in
passato.
80
CPM:
81
Es.: produzione scafo in fibra di vetro
82
83
Fornisce un metodo semplice per identificare sia i rischi che le contromisure.
Se la pianificazione viene rappresentata con un diagramma ad albero, successivamente vengono aggiunti i rischi e le contromisure identificati.
7. Diagramma Process Decision Program Chart (PDPC)
84
Obiettivo: pianificazione di una vacanza
PDPC grafico
85PDPC testuale
Obiettivo: pianificazione di una vacanza
86
Diagramma di Gantt
Strumento di supporto alla gestione dei progetti, (H.L. Gantt, 1917).
Usato nelle attività di project management, il diagramma è costruito partendo da un asse orizzontale (arco temporale totale del progetto) e da un asse verticale (attività del progetto).
Barre orizzontali di lunghezza variabile rappresentano le sequenze, la durata e l'arco temporale di ogni singola attività. Le barre possono sovrapporsi durante lo stesso tempo ad indicare la possibilità dello svolgimento in parallelo delle attività. Al progredire del progetto, barre secondarie possono essere aggiunte al diagramma, per indicare le attività sottostanti completate. Una linea verticale è utilizzata per indicare la data di riferimento.
Un diagramma di Gantt permette la rappresentazione grafica di un calendario di attività, utile al fine di pianificare, coordinare e tracciare specifiche attività in un progetto dando un’illustrazione dello stato d'avanzamento del progetto.
Altri strumenti
87
88
Flow-chart (diagramma di flusso)
Strumento grafico che scompone il processo in una serie di fasi. Si è sviluppato nell’ambiente informatico per poi diffondersi in tutti gli altri campi che prevedevano la gestione di processi e progetti. La scomposizione in fasi del processo può essere utile per identificare le cause di un particolare problema e trovarne le soluzioni.
Nella stesura devono essere osservate alcune regole:1. L’ordine di lettura del diagramma è dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra, quando non specificato diversamente.2. Per migliorare la chiarezza del diagramma possono essere aggiunte delle frecce ad indicare il verso della sequenza.3. La sequenza è rappresentata da linee continue congiungenti i simboli cherappresentano le operazioni da compiere.4. La convergenza di due linee di flusso può avvenire senza che vi sia una descrizione specifica, mentre la divergenza deve sempre avvenire in corrispondenza di un simbolo esplicativo o di una nota descrittiva.5. Per rendere più chiaro il significato di una operazione, quando il simbolo non esaurisce quello che si voleva esplicitare, è necessario fare uso di note esplicative o rinvii.
89
90
LEARDESHIP DEL PRESIDENTE
Motore della CWQC
Il massimo dirigente deve:
• assumere la leadership della qualità
• definire gli obiettivi da raggiungere
• guidare tutta l’azienda verso il raggiungimento di tali obiettivi
Responsabilità del massimo dirigente:
• direzione per politiche
• assicurare le risorse per l’attività di formazione
91
I PROCESSI FONDAMENTALI DEL SISTEMA CWQC
• Direzione per Politiche (DPP)
• Daily Routine Work (gestione giornaliera)
• Diagnosi del presidente (audit)
• Formazione intensiva
• Circoli della Qualità
• Gestione del prodotto / servizio
• Gestione delle risorse umane
• Rapporti cliente / fornitore
92
• DIREZIONE PER POLITICHE
Rappresenta lo strumento gestionale col quale si perseguono i grandi miglioramenti: processo chiave del CWQC che si attua con cicli annuali.
Con la DPP• si definiscono le politiche annuali derivandole da
quelle a medio / lungo termine e• si attuano queste politiche con azioni concrete
coinvolgendo l’intera struttura aziendale
93
… DIREZIONE PER POLITICHE
Elementi costitutivi
• Area di azione (es.: riduzione costi)
• Obiettivo quantitativo raggiungibile (es.: 5%)
• Modalità di conseguimento (es.: agendo sul sistema logistico)
Peculiarità
• Mobilitazione di tutto il personale
• Polarizzazione dell’attenzione sui legami causa-effetto
• Deployment delle politiche: comunicazione delle Politiche traducendole sempre più nel dettaglio
• Applicazione estensiva del ciclo PDCA in tutte le fasi e procedure
94
• DAILY ROUTINE WORK
Gestione giornaliera
Scopo: garantire prestazioni stabili nel tempo e costantemente adeguate alle necessità.
Richiede:
- identificazione dei processi e
- definizione dei parametri che ne misurano l’output
- definizione degli obiettivi per l’output
- stabilire il sistema giornaliero di controllo
Concetti base
- orientazione al cliente interno
- standardizzazione delle attività
95
• DIAGNOSI DEL PRESIDENTE
“audit”
Attività sistematica di verifica direzionale svolta direttamente dal
massimo dirigente o dai primi livelli gerarchici nei confronti dei loro
collaboratori.
• FORMAZIONE INTENSIVA
- Deve essere considerata come un vero e proprio investimento.
- Deve essere condotta in base a periodi di lungo termine.
96
Piccolo gruppo di operatori (4 - 10) che svolge VOLONTARIAMENTE
attività di miglioramento nello stesso reparto/ufficio.
• Compiti: identificare, analizzare e risolvere problemi riguardanti la propria
area di lavoro
• Scelta: del tema: generalmente autonoma
• Frequenza delle riunioni: 2/3 al mese
• Durata: 1 – 1.5 ore
• Momento: orario di lavoro
• N° progetti / anno: 2 / 3
• Tipologia dei progetti: QUALITA’, COSTI, PRODUTTIVITA’,
SICUREZZA,
CONSEGNE.
• CIRCOLI DELLA QUALITA’
97
… CIRCOLI DELLA QUALITA’
Costituiscono l’elemento principale per il
coinvolgimento del personale operativo nelle attività di
miglioramento.
La direzione e i quadri acquisiscono forte consapevolezza sul funzionamento dei processi aziendali.
Il personale acquisisce consapevolezza sui processi su cui è impegnato e sul modo di tenerli sotto controllo.
Flusso “bottom-up” (informazioni, suggerimenti, idee) Flusso “top-down”
98
Importanza / complessità dei problemi: medio / piccola
Conclusione di ciascun progetto: PRESENTAZIONE ALLA DIREZIONE LE
MODALITA’ DI SVOLGIMENTO E I
RISULTATI OTTENUTI
Coordinamento del gruppo [leader]: generalmente il capo area
… CIRCOLI DELLA QUALITA’
99
Risultati notevoli ottenuti
• Miglioramento dei rapporti tra il personale
• Motivazione verso il lavoro
• Miglioramento della leadership e capacità gestionali dei capi intermedi
• Strumento di “PEOPLE BUILDING”
• Possono essere considerati una “azienda dentro l’azienda”
• Nucleo per la Qualità Totale a livello di reparto.
… CIRCOLI DELLA QUALITA’
100
Progettazione e sviluppo di nuovi prodotti
- Time to market
- Quality Control Deployment
- Affidabilità
- Manutenibilità
- Revisione del progetto
- Prevenzione per responsabilità da prodotto.
Fabbricazione
- Controllo del processo (SPC)
- Manutenzione
- Logistica
Fornitori- Group-Wide Quality Control (vedere ogni business nella sua globalità considerando
l’intero gruppo di aziende coinvolte).
- Fornitura Just -in-Time (coordinare i tempi di effettiva necessità dei materiali in
produzione cercando di alleggerire le scorte di materie prime).
• GESTIONE DEL PRODOTTO
101
• GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
Nella CWQC è di fondamentale importanza stabilire una diversapriorità nel rapporto
CAPO – COLLABORATORE
Considerazioni:
• Il successo dell’azienda dipende dalla capacità e dalle motivazioni del personale.
• Le risorse umane non hanno limiti.
• Per sviluppare le risorse umane occorre rinforzare le doti positive.
• Richiede periodi lunghi.
102
… GESTIONE DELLE RISORSE UMANEModello tradizionale: OBIETTIVI - RISULTATI
ma ...• Gli obiettivi sono il risultato di un processo.• Per ottenere risultati occorre sostenere sforzi.
Nuovo modello di gestione: PROCESSO - SFORZI
Priorità al PROCESSO FORMAZIONE
Priorità agli SFORZI Riconoscimento degli stessi prima del risultato
GESTIONE DEL PERSONALE PER FORMAZIONE
Modello tradizionale: GESTIONE PER CONTROLLO
103
PROCESSO DI “PEOPLE BUILDING”
1. AUTOSVILUPPO
Sicurezza del proprio lavoro ed esistenza di possibili
spazi di sviluppo nell’azienda (promozione / contributivo).
2. COOPERAZIONE NEL REPARTO / UFFICIO
Nascita del “Circolo della Qualità”.
3. AUTONOMIA
Fase propositiva.
104
• RAPPORTO CLIENTE - FORNITORE
• Il livello di qualità dipende dalla qualità delle materie prime / componenti acquistati all' esterno.
• Sviluppo e progettazione di nuovi prodotti richiedono collaborazione fin dalle prime fasi.
• Capacità di innovazione tecnologica miglioramento continuo del fornitore sono fattori fondamentali.
Strategia dell' acquirente verso i fornitori:
“Massima collaborazione su un quadro a lungo termine e sulla base di una completa fiducia reciproca per assicurare in senso dinamico la massima soddisfazione dei propri clienti“.
105
COMAKERSHIP: Il fornitore viene coinvolto nei rischi e nelle opportunità potenziali del business del cliente con responsabilità specifica di co-produttore (COMAKER).
106
Il PROCESSO
L' AZIENDA VISTA COME PROCESSO
PROCESSOINPUT OUTPUT
TRASFORMAZIONE
MATERIALI
ENERGIA
PERSONE
PRODOTTI
ENERGIA TERMICA
GUADAGNO + STRESS
107
ERRORE
POSIZIONE ERRATA
POSIZIONE CORRETTA
PROCESSOOUTPUTINPUT
DISTURBI
LA PRIORITA' QUALITA' NELL'AMBITO DEL PROCESSO RICHIEDE CHE LE VARIABILI
ESSENZIALI DEVONO RIMANERE ENTRO UN CERTO CAMPO
GESTIONE DEL PROCESSO
CONTROLLO DEL PROCESSO
GESTIONE DI UN PROCESSO
108
CONTROLLO DI PROCESSO BASATO SULL' ERRORE
PROCESSO× REGOLATORE
DISTURBI
OUTPUTINPUTER
SENSORE
SCHEMA DI CONTROREAZIONE (FEEDBACK) DI PRIMO LIVELLO
L'errore è deciso dal CLIENTE (che può essere anche INTERNO)
109
PROCESSO× REGOLATORE
DISTURBI
OUTPUT
INPUTER
SENSORE
FEED-BACK di LIVELLO SUPERIORE
MEMORIA
SELEZIONE
ANALISI