GERMANIA Se lIva sui wÜrstel diventa un quiz Giardina a pag. 14 315 MILA € Un premio a chi...

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GERMANIA Se l’Iva sui wÜrstel diventa un quiz Giardina a pag. 14 315 MILA € Un premio a chi predice la fine dell’euro servizio a pag. 14 VOTAZIONI Libia, prima elezione libera nella storia Bianchi a pag. 13 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Rischia di essere sciolta l’amministrazione comunale di Serramazzoni (Mo) Comune mafioso in Emilia Aldo Schiavone, storico, grande firma di Repubblica, è stato rinvia- to a giudizio per peculato. L’accusa dice che, a spese del Sum, istituto di alta formazione universitaria, viag- giava in tutto il mondo, talvolta con un’amica, altre con la moglie, spes- so per «fittizi incontri istituzionali». Dormiva solo in grandissimi alber- ghi: il De la Ville a Milano, il Villa Sassi a Torino, l’Eden di Roma, il Cadogan di Londra, il Lutetia di Parigi, l’Union Square di New York. I ristoranti erano il Cibreo, la Cantinetta Antinori, l’Olives, il Chez Maître. Non ha mai pensato, lui di sinistra, che i soldi usati ve- nivano anche della ritenuta fiscale del 23% sulla busta paga di 1.300 euro di un metalmeccanico? DIRITTO & ROVESCIO Monti taglia sul serio Province ridotte del 50%. Eliminati 37 tribunali, dirigenti statali Per spingere gli enti locali a ce- dere il loro patrimonio, in vista di un’incisiva riduzione del debito pubblico, bisogna passare alle ma- niere forti. La soluzione può consi- stere nel conteggiare come debito pubblico i debiti che le p.a. locali hanno nei confronti delle aziende. In questo modo, per il presiden- te della Cassa depositi e prestiti Franco Bassanini, si costringereb- bero regioni ed enti locali a priva- tizzare con rapidità i loro asset. Naturalmente nel meccanismo può rientrare la stessa Cassa, di- sponibile a gestire fondi nei quali potrebbero essere conferiti alcuni di questi asset, come peraltro de- lineato dagli ultimi provvedimenti governativi. La proposta Bassani- ni è già sul tavolo del governo. Sansonetti a pag. 5 I crediti delle imprese verso la p.a. locale vanno considerati come debito pubblico Mario Monti taglia la spesa pubblica. Mario Draghi taglia da 1 a 0,75% i tassi di interesse della Bce . Jens Weidmann , presidente della Bundesbank, denuncia che l’ultimo Consiglio euro- peo non ha chiarito le modalità delle politiche fiscali e così torna a dire nein. Risultato: lo spread è risalito fino a 472, la borsa italiana, e non solo, ha chiuso malissimo la settimana in cui si dovevano vedere gli effetti positivi delle decisioni del Consiglio europeo e degli altri provvedimenti europei come quelli della Bce, e dei compiti a casa, come i tagli alla spesa pub- blica in Italia. Un film già visto, proiettato sugli schermi europei e italiani in particolare ormai da quasi un anno: se il governo dell’Europa sembra fare un passo avanti e nei singoli Paesi arriva uno sprazzo ORSI & TORI DI '!&$& '!%"(!# continua a pag. 46 LUNEDÌ CON IO7 Q LUNE € 2,50* Lunedì 9 Luglio 2012 L Sette IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE IN EVIDENZA * con guida «La Mia Pensione» a € 2,00 in più; con guida «Il decreto legge sulla crescita» a € 6,00 in più; con guida «La riforma dl lavoro» a € 6,00 in più • Nuova serie - Anno 21 - Numero 161 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 7 Luglio 2012 e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURA da pag. 21 da pa 21 2 Province dimezzate Spariranno entro il prossimo anno la metà degli enti locali. E arrivano dieci città metropolitane Addio a 37 tribunali Tagli e accorpamenti per 37 tribunali e 38 procure. Saltano tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale Sanità Via 18 mila posti letto entro novembre. Appalti tagliati del 5%. Raddoppia lo sconto al Ssn a carico dei farmacisti Scuola Ai docenti in esubero cattedre vuote e supplenze brevi. Iscrizioni e pagella viaggeranno online Agricoltura Agea a dieta, chiude l’Inran. Salvi gli enti pagatori regionali. Tre mesi in più per gli accatastamenti dei fabbricati Pubblico impiego Uffici dirigenziali ridotti del 20%, il resto del personale tagliato del 10%. Pagella agli statali e buoni pasto a 7 euro Assicurazioni Vigilanza, addio a Isvap e Covip. Arriva l’Irvap. E le Casse professionali tornano sotto il controllo del Minlavoro Fisco Aumento dell’Iva rinviato a metà del 2013. L’aggio a favore dei concessionari della riscossione potrà scendere di 4 punti Ponziano a pag. 11 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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GERMANIA Se l’Iva sui wÜrstel diventa un quizGiardina a pag. 14

315 MILA €Un premio a chi predice la fine dell’euroservizio a pag. 14

VOTAZIONILibia, prima elezione libera nella storiaBianchi a pag. 13

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

Rischia di essere sciolta l’amministrazione comunale di Serramazzoni (Mo)

Comune mafioso in Emilia

Aldo Schiavone, storico, grande fi rma di Repubblica, è stato rinvia-to a giudizio per peculato. L’accusa dice che, a spese del Sum, istituto di alta formazione universitaria, viag-giava in tutto il mondo, talvolta con un’amica, altre con la moglie, spes-so per «fi ttizi incontri istituzionali». Dormiva solo in grandissimi alber-ghi: il De la Ville a Milano, il Villa Sassi a Torino, l’Eden di Roma, il Cadogan di Londra, il Lutetia di Parigi, l’Union Square di New York. I ristoranti erano il Cibreo, la Cantinetta Antinori, l’Olives, il Chez Maître. Non ha mai pensato, lui di sinistra, che i soldi usati ve-nivano anche della ritenuta fi scale del 23% sulla busta paga di 1.300 euro di un metalmeccanico?

DIRITTO & ROVESCIO

Monti taglia sul serioProvince ridotte del 50%. Eliminati 37 tribunali, dirigenti statali

Per spingere gli enti locali a ce-dere il loro patrimonio, in vista di un’incisiva riduzione del debito pubblico, bisogna passare alle ma-niere forti. La soluzione può consi-stere nel conteggiare come debito pubblico i debiti che le p.a. locali hanno nei confronti delle aziende. In questo modo, per il presiden-te della Cassa depositi e prestiti Franco Bassanini, si costringereb-bero regioni ed enti locali a priva-tizzare con rapidità i loro asset. Naturalmente nel meccanismo può rientrare la stessa Cassa, di-sponibile a gestire fondi nei quali potrebbero essere conferiti alcuni di questi asset, come peraltro de-lineato dagli ultimi provvedimenti governativi. La proposta Bassani-ni è già sul tavolo del governo.

Sansonetti a pag. 5

I crediti delle imprese verso la p.a. locale vanno considerati come debito pubblico

Mario Monti taglia la spesa pubblica. Mario Draghi taglia da 1 a 0,75% i tassi di interesse della Bce . Jens Weidmann , pres idente de l la Bundesbank, denuncia che l’ultimo Consiglio euro-peo non ha chiarito le modalità delle politiche fiscali e così torna a dire nein. Risultato: lo spread è risalito fino a 472, la borsa italiana, e non solo, ha chiuso malissimo la settimana in cui si dovevano vedere gli effetti positivi delle decisioni del Consiglio europeo e degli altri provvedimenti europei come quelli della Bce, e dei compiti a casa, come i tagli alla spesa pub-blica in Italia. Un film già visto, proiettato sugli schermi europei e italiani in particolare ormai da quasi un anno: se il governo dell’Europa sembra fare un passo avanti e nei singoli Paesi arriva uno sprazzo

ORSI & TORIDI '!&$& '!%"(!#

continua a pag. 46

LUNEDÌ CON IO7

Q

LUNE€ 2,50*

Lunedì 9 Luglio 2012

DI MARINO LONGONI

[email protected]

La sconfitta dell’Italia nella finale degli

Europei di calcio è una ferita all’orgoglio

nazionale destinata a rimarginarsi in breve tem-

po. Più difficile sarà evitare il deragliamento di

un mondo, quello del pallone, che sembra aver

smarrito il senso della realtà. Non è solo que-

stione di calcio scommesse o di bilanci più o

meno taroccati: tutto sommato questi fenomeni

ci sono sempre stati. Il problema è che il calcio

italiano (ma nel resto d’Europa le cose non cam-

biano di molto) non riesce più a sostenere le spese

folli alle quali si è assuefatto.

Gli ultimi dati disponibili, relativi alla

stagione 2010-2011, segnalano infatti

un valore complessivo della produ-

zione che nel mondo del pallone è

pari a 2,5 miliardi di euro, contro

costi complessivi di quasi 3 mi-

liardi. Una perdita secca di quasi

mezzo miliardo l’anno, con società di

serie A indebitate per 12,6 mld (+14%

rispetto alla stagione precedente). Con ri-

cavi in calo del 10% e costi invariati. Oltretutto,

in alcuni casi i costi relativi agli stipendi sono superiori

alle entrate complessive delle squadre di serie A. Come caso

emblematico, pubblichiamo la busta paga di un calciatore di

soli 19 anni di un grande club italiano: appena arrivato in

prima squadra guadagna 500 mila euro l’anno.

Ma anche gli spettatori sono in calo: del 4,4%. Quest’ultimo

è forse il dato più allarmante, perché se è vero che la vendita

l 10% delle entrate è anche vero che li lt i

www.italiaoggi.it

Sette

IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

IN EVIDENZA

* * *

Spending

review - Le

imprese che

hanno con-

tratti di for-

nitura con le

p.a. devono tagliare i prezzi.

È una delle misure previste

dal decreto spending review

Fisco - Società a ristretta

base sociale, presunzioni fi-

scali a doppio taglio. I giudizi

di legittimità e di merito

sulla distribuzione

degli extra utili

I presa/1 - Li-

* con guida «La Mia Pensione» a € 2,00 in più; con guida «Il decreto legge sulla crescita» a € 6,00 in più; con guida «La riforma dl lavoro» a € 6,00 in più

• Nuova serie - Anno 21 - Numero 161 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 7 Luglio 2012 •

e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURAdapag.21

dapa212

Province dimezzateSpariranno entro il prossimo anno

la metà degli enti locali. E arrivanodieci città metropolitane

Addio a 37 tribunaliTagli e accorpamenti per 37 tribunali e38 procure. Saltano tutte le 220 sezionidistaccate di tribunale

SanitàVia 18 mila posti letto entro novembre. Appalti tagliati del 5%. Raddoppialo sconto al Ssn a carico dei farmacisti

ScuolaAi docenti in esubero cattedre vuote e supplenze brevi. Iscrizioni e pagella viaggeranno online

AgricolturaAgea a dieta, chiude l’Inran. Salvi gli enti pagatori regionali. Tre mesi in piùper gli accatastamenti dei fabbricati

Pubblico impiegoUffi ci dirigenziali ridotti del 20%,

il resto del personale tagliato del 10%. Pagella agli statali e buoni pasto a 7 euro

AssicurazioniVigilanza, addio a Isvap e Covip.

Arriva l’Irvap. E le Casse professionali tornano sotto il controllo del Minlavoro

FiscoAumento dell’Iva rinviato a metà del 2013.

L’aggio a favore dei concessionari della riscossione potrà scendere di 4 punti

Ponziano a pag. 11

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2 Sabato 7 Luglio 2012

Un taglio della spesa di 26 mi-liardi, se effetti-vamente realizzato, avrebbe un

impatto serio non solo sui conti pubblici (per i quali è indispensabile un intervento sul debito attraverso la valorizzazione e la dismissione del patrimonio) ma anche, se non soprattutto, sui sistemi di potere che paralizzano la società italiana. Tutti sanno che il settore pubblico è costoso e inefficiente, che il livello dei servizi for-niti è spesso inversamente proporzionale all’affollamento delle dirigenze e degli uffici. Tuttavia è lì che sta il centro del sistema di potere delle confederazioni sindacali e dei partiti. Si tratta, beninteso, di un si-stema di potere legittimo, che però è il frutto di una lunga stagione partitocra-trica che ha dato anche ri-sultati positivi, ma che si è esaurita nella sua spinta propulsiva a metà degli anni 70, per poi crollare all’inizio degli anni 90.

Quel sistema di potere resta comunque assai forte e ramifi cato, anche se ha per-duto la sua funzione storica, e resisterà caparbiamente al cambiamento. È lecito domandarsi se la strana maggioranza che sostiene l’esecutivo tecnico e la stessa compagine governativa saranno in grado di reggere a questa prova. Il punto debole, questa volta, è il Partito democratico, che è il più integrato con il sistema di potere basato sulla funzione pubblica. Le dichia-razioni di Pierluigi Bersani, che confon-de un po’ troppo platealmente i «servizi

pubblici» con la pletora di amministratori, diri-genti e dipendenti che li

fanno funzionare così male, sembrano la premessa di una sorta di ostruzionismo parlamentare contro i decreti di taglio della spesa. Paradossalmente è la pessi-ma situazione dei mercati fi nanziari, che hanno cancellato in un paio di settimane l’euforia passeggera che aveva seguito il vertice europeo a mettere un freno a que-sta tendenza paralizzante.

Si vedrà in settembre, quando i decreti arriveranno alla discussione conclusiva in Parlamento, sempre che per quella data siano state davvero riviste le piante

organiche per defi nire i tagli di personale. Mario Monti ha deciso di agire per decreto, non sembra abbia sentito l’esigenza di consultare preventi-vamente i partiti della maggioranza: gioca cioè

la partita più difficile senza garanzie, convinto che nessuno si vorrà assumere la responsabilità di far cadere il governo in una fase ancora assai pericolosa, ma la sua è una scommessa, non una certezza. Logica vorrebbe che questa volta fosse il centrodestra a sostenere con maggiore decisione scelte che in sostanza sono in continuità con i tentativi messi in atto dal precedente governo per mettere sotto controllo l’effi cienza della pubblica ammi-nistrazione. Ma in politica la logica spesso subisce delle distorsioni incomprensibili, e anche nel centrodestra la sirena della pro-testa demagogica ha un’eco molto forte.

IL PUNTO

Il settore pubblico cercheràdi resistere ai tagli di Monti

DI SERGIO SOAVE

ni 70, per poi la partita più d

Il Pd di Bersaniè il partito che remerà contro

L’operazione di rianimazione della Lega alla quale è stato chiamato il nuovo

segretario, Bobo Maroni, è molto diffi-cile. Sinora, però, il percorso di Maroni è stato senza falli. Si è infatti insediato in chiarezza al vertice della Lega, preci-sando (anche statutariamente) che è lui l’apice del partito e che Umberto Bossi viene tenuto in una nicchia dorata ma di inattività e di irresponsabilità.

La cancellazione del fondatore del-la Lega è poi oggi agevolata dalla moderna tecnolo-gia. Ai tempi della nomenclatura so-vietica, invece, ogni volta che cadeva in disgrazia un le-ader, bisognava ri-correre allo sbian-chettatore che era uno specialista nel truccare le foto in bianco e nero di un tempo, togliendo da esse i personaggi diventati, di volta in volta, imbarazzanti o impresentabili. Adesso basta un sem-plice click per cancellare, in un attimo, tutte le foto che si vogliono dimenticare. È infatti questa l’operazione che è stata subito fatta nel sito della Lega che è stato immediatamente debossizzato.

Maroni inoltre ha anche subito deciso di abolire l’annuale raduno sul prato di Pontida dove si davano convegno, in ca-nottiera, i sostenitori più imbarazzanti

del partito, che estraeva-no barriti primitivi dai corni di bue, agitavano

spadoni di legno verniciati in acciaio e si facevano accompagnare da matrone con le improbabili parrucche con la vi-stosa treccia bionda che cadeva sul loro petto vissuto. Questa paccottiglia va al macero.

Non si è ancora parlato dei riti cel-tici che si tenevano alla sorgente del Po, accompagnati dagli imbarazzanti

rumori digestivi da bagna cauda espressi dall’eu-roparlamenta-re verde, Mario Borghezio, ma c’è da star certi che Maroni, che non li ha mai frequen-tati nemmeno quando le «sacre ampolle» andava-no di moda, non li condivide certo. E

quindi li eliminerà. Insomma, la Lega di Maroni perde in

folclore ma guadagna in autorevolezza. Deve però riuscire a mantenere e, per certi aspetti, rafforzare, la sua fi siono-mia contestatrice, anti-sistema. In caso contrario, la Lega non riuscirà a bloccare l’imponente emorragia di voti che si è già verifi cata, in occasione delle ultime ele-zioni amministrative, verso il movimento 5Stelle di Beppe Grillo, così com’è stato evidenziato da tutte le indagini sui fl ussi elettorali.

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

Maroni ce la faràa recuperare la Lega?

PUNIL PUNTO

I C O M M E N T I

DI ANTONIO CALITRI

Nella melassa delle ce-lebrazioni allo sconfitto allenatore dell’Italia Ce-sare Prandelli, spunta una supposta per Matteo Renzi da parte del capo dell’opposizione al comu-ne di Firenze, Giovanni Galli. Che ha proposto al suo sindaco di offrire la cittadinanza onoraria all’allenatore galantuo-mo per cinque anni alla guida del club cittadino, onorificenza che lo met-terebbe in confl itto con il suo testimonial sportivo numero uno che risponde al nome di Pep Guardiola, l’ex allenatore del Barcel-lona. Galli sembrava pre-so dall’entusiasmo che ha contagiato tanti italiani famosi per Prandelli, che nonostante la sconfitta subita dagli spagnoli per 4-0 ha avuto gli onori del Quirinale e tanti ricono-scimenti, e ha presentato a palazzo Vecchio una mo-zione per insignirlo della cittadinanza onoraria.«Vogliamo dimostrare al

nostro ct che la città di Fi-renze gli è vicina non solo quando si vince, come è giusto che sia nello sport» ha detto Galli presentan-

do l’iniziativa, «nella fat-tispecie del campionato europeo appena concluso poi, è anche importante capire come si perde. E una volta di più Prandel-li ha dimostrato non solo maestria tecnica, ma an-

che grande dignità, equi-librio e autentico spirito sportivo». Nella mozione Galli ha ricordato che «il 23 settembre 2009 diventa l’allenatore più vincente nella storia viola, a quota 99 successi. Nel 2006 e nel 2008 riceve per ben due volte il premio Panchina d’Oro che da lustro a tut-ta la città». E siccome il sindaco sembrava ammi-rarlo e lo aveva defi nito «un galantuomo» tutto doveva essere in discesa. E invece l’iniziativa ha messo in fortissima dif-fi coltà Renzi che ha già il suo allenatore testimo-nial, che esalta appena può. All’ultimo Big Bang poi aveva annunciato che «volevo farvi vedere un video di Pep Guardio-la quando ha lasciato il Barcellona; invece non lo

farò. Guardiola ve lo por-terò di persona, durante la campagna elettorale». E ora che l’Italia è impaz-zita per Prandelli, Guar-diola rischia di diventare un testimonial scomodo.

© Riproduzione riservata

IL CASO DEL GIORNO

Firenze, l’ex portiere Galli è per la cittadinanza a Prandelli, ma c’è di mezzo Pep Guardiola

DI MARCO BERTONCINI

Il taglio delle spese (insuf-ficiente, visto che, sia pure l’anno prossimo, si prevede un nuovo aumento dell’Iva, in luogo di un decremento di tasse che il governo è impo-tente anche solo a promette-re, non si dice ad assicurare) dipenderà in buona sostanza dalle reazioni dei troppi in-tolleranti.

Le prime reazioni di Pier Luigi Bersani non hanno bi-sogno di eccesivi commenti: si preoccupa delle situazioni in cui verranno a trovarsi la sa-nità e gli enti locali. Ossia si duole proprio di due fra i set-tori che maggiormente richie-dono interventi (strutturali, beninteso, come fi nora non si fatto) per diminuire drastica-mente le spese. Se non s’inci-de su colossi di spesa come re-gioni, enti locali, usl, dove mai bisognerebbe tagliare? Certo, anche sui partiti (la debolez-za con la quale il parlamento ha agito porterà altra acqua al mulino dei grillini), anche sui sindacati (centrali intoc-cabili da noi), anche su enti che ci s’intestardisce a tene-

re in vita senza utile alcuno, come il Cnel, zombi di quel ferrovecchio che è rappre-sentato dalla Costituzione; ma insomma proprio sanità ed enti locali richiedono pota-ture vigorose e perpetue.

Assisteremo nel volgere di pochi giorni agli assalti con-dotti da regioni, province, comuni, e poi dal Pd e, ve-rosimilmente, da non pochi elementi del Pdl, spinti da ragioni territoriali o corpo-rative o dalla fi sima del «so-ciale». Del resto, uno dei più convinti sostenitori dell’ese-cutivo, ossia Gianfranco Fini, già ha versato le proprie la-crime per i tagli ai servizi as-sicurati dalla sanità. Si ha la sensazione che la somma di troppi convergenti interessi per serbare intatta una ex pretura, un’infermeria fat-ta passare per un ospedale pomposamente ridenomi-nato presidio sanitario, una provincia, fi nirà con lo snatu-rare l’intera operazione, già debole rispetto al bisogno (vedasi il silenzio sull’aboli-zione di camere di commercio e comuni).

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

I tagli provocherannouna reazione rabbiosa

Cesare Prandelli

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3Sabato 7 Luglio 2012Sabato 7 LugP R I M O P I A N O

Dopo la sentenza, cambio ai vertici della polizia. La prima volta di Maroni segretario della Lega

Spending review, misure indigesteCritiche anche dai partiti che appoggiano il governo Monti

DI EMILIO GIOVENTÙ

La spending review è un piatto indigesto anche per stomaci forti. Han-no difficoltà a digerirlo

anche i partiti che sostengono il governo del professor Mario Monti. Fanno quadrato i mini-stri. «Tante le cose che vengono ridotte o chiuse e carrozzoni non ne stiamo creando», dice il mi-nistro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. «Provvedi-mento epocale. Noi tutti, cittadi-ni, magistrati e avvocati, siamo chiamati a contribuire a una giustizia più efficiente», così il Guardasigilli, Paola Severino. «Il provvedimento ha comportato l’abolizione di 674 giudici pace, senza che questo venga a pesare sulla economia dell’amministra-zione della giustizia». «Recupero dell’efficienza del pubblico im-piego, maggior equilibrio delle piante organiche, riordino delle competenze, eliminazione delle duplicazioni», così per il ministro della Funzione pubblica, Filip-po Patroni Griffi, «lo Stato si migliora».

Il monito di Bersani

«Attenzione a non dare una mazzata al Servizio sanitario nazionale», avverte il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.

Per la Lega è «fuffa»

La spending review «pare che sia come al solito tante chiacchie-re, tanta fuffa e poca sostanza e il governo non ha il coraggio di tagliare dove serve», la bocciatu-ra è del segretario federale della Lega Roberto Maroni.

Insorgono gli enti locali

Gli enti locali alzano le barri-cate. Luigi de Magistris, primo cittadino di Napoli: «Non vengono colpiti i grandi capitali e i patri-moni illeciti, ma le persone che lavorano». Gli fa eco il governato-re pugliese nonché leader di Sel, Nichi Vendola: ««Un decreto ammazza Italia». Guida la rivolta il presidente della Regione Lom-bardia. «Ho sentito i miei colleghi presidenti di Regione, vogliamo chiedere con urgenza un incon-tro con Monti per segnalare i pro-blemi gravi su sanità e trasporto pubblico locale», annuncia Ro-berto Formigoni. Per Renata Polverini, presidente della Re-gione Lazio: «Se sarà necessario chiederemo un intervento del Capo dello Stato».

Categorie sul piede di guerra

Federfarma minaccia «la chiu-sura di tutte le farmacie italiane per un giorno». «Colpo di grazia alla sanità pubblica», commenta l’Anaao Assomed, il principale sindacato dei medici. «Operazione illegittima e inopportuna», così il Consiglio nazionale forense. «Ora è rivolta e le responsabilità sono

chiare», aggiunge l’Organismo unitario dell’avvocatura.

Sindacati contro

«Un’altra manovra recessiva», per Susanna Camusso (Cgil). ««Ci mobiliteremo per dare sere-

nità ai lavoratori che continuano ad essere insultati», Raffaele Bonanni (Cisl).

Di Pietro morde

«Ancora una volta il governo non ne combina una giusta»,

Antonio Di Pietro.

Alfano vigila

«Vigileremo per evitare sbilan-ciamenti e squilibri, ma la strada di fondo è giusta», promette An-gelino Alfano del Pdl.

Casini approva

«Cura dimagrante dello Sta-to, taglia sprechi e burocrazia inutile. Noi con Monti», dice Pier Ferdinando Casini.

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4 Sabato 7 Luglio 2012 P R I M O P I A N O

L’intesa prevede l’alleanza Pdl-Pd-Udc per sostituire il governo tecnico con uno d’emergenza

Il Pdl verso la grande coalizioneIl tracollo elettorale ha consigliato questa diffi cile resa

DI MARCO BERTONCINI

È vero che il Giornale non sempre esprime quel che Silvio Berlu-sconi desidera. In particolare, Vittorio Feltri è sempre stato un

battitore libero, in più occasioni capace di assestare al Cav colpi dolorosi. Tuttavia l’appoggio dato dal quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi a Fi prima, al Pdl poi, è sempre stato smaccato e sovente ec-cessivo, specie nelle titolazioni. Bisogna quindi considerare ade-guatamente l’editoriale che ieri Feltri ha firmato sotto il titolo che parla da sé: «Tutti insie-me, per carità». Partendo dalla constatazione che il partito del predellino è ormai fisso al 20% e che sul collo sente il fiato di Beppe Grillo, ritenendo che la sinistra non intenda ricorrere all’ammucchiata che le dareb-be la vittoria elettorale, Feltri punta dritto dritto alla grande coalizione: Pd, Pdl e Udc. Pur ammettendo di nutrire riser-ve sull’operazione (come molti nei due maggiori partiti), la considera l’unica fattibile, per evitare di cadere vit-time di Vendola e Di Pietro. Il segnale va considerato. Finora il nume tutelare della grande coalizione, sotto l’etichetta di «Tutti per l’Italia», era l’isolato (in ori-gine) Giuliano Ferrara. C’erano poi gli ex terzopolisti, con spezzoni del Pd (scarsini, invero) e del Pdl. Questi ultimi, più fitti,

sono rappresentati da personaggi come Beppe Pisanu. Diremmo che a smuovere settori più consistenti del partito in di-rezione del nuovo compromesso storico siano stati due fenomeni collegati.

Il primo è il risultato delle ammi-nistrative: tracollo del Pdl, ritorno della Lega a percentuali considerate

antiche (anche se solo di un lustro ad-dietro), successo dei 5Stelle.

Il secondo è costituito dai sondaggi: per quanto i giornali vicini a Berlusconi esaltino oltre ogni convenienza i timidi recuperi del Pdl, il partito è infognato in percentuali che non gli consentireb-bero di vincere nemmeno con Lega e Udc, senza l’aggiunta di forze propul-

sive nuove. Cresce, quindi, il numero di quanti pensano che convenga al Pdl tenersi una fetta di potere, trattando col Pd, eventualmente sotto il rinnova-to usbergo di Mario Monti. Piuttosto che andarsene all’opposizione, meglio stendere un’intesa con i democratici, per costituire un governo 2013-‘18,

non più tecnico, bensì dichia-ratamente politico, pur se giustifi cato dall’immancabile emergenza. È verosimile che una simile ipotesi trovi l’as-senso di uno dei Berlusconi. Come tale s’intende il Cav in una delle sue multiformi incarnazioni, altre essendo, per esempio, quella dell’oppo-sizione frontale al Pd, quella del filogrillismo antieuro, quella dello spacchettamento del partito. Anche i dubbi che ormai si agitano nel partito in tema di primarie indicano che il ritorno di Berlusconi in pri-ma persona nell’agone politi-co potrebbe (anche) coincidere con la prospettiva dell’intesa di legislatura da lui (transito-

riamente?) sostenuta. Resta, ovviamen-te, insoluto il dubbio sul recepimento di una campagna elettorale condotta all’insegna di quello che, per milioni di attuali e soprattutto di ex elettori berlusconiani, sarebbe semplicemente un inciucio: quanti voterebbero ancora per i «traditori»?

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DI ALESSANDRA RICCIARDI

Niente promozione se non c’è il posto. Anche se si hanno i titoli previsti dalla legge per accedere all’avanza-mento di carriera. Il premier Mario

Monti in quanto a spending review non fa sconti, neanche in casa: con un decreto che firmerà nei prossimi giorni, blocca a Palazzo Chigi la carriera dei dirigenti di seconda fascia che stavano per scattare in prima, agguantan-do la qualifica più alta per la funzione, quella di direttore generale. Derogando dunque, con un dpcm, a quanto prevede la legge che fissa in cinque anni, prima erano tre anni, il tempo necessario per il passaggio. Il provvedimento mette a dieta i ruoli dirigenziali, operando d’imperio e subito quel taglio generalizzato del 20% previsto a livello generale per la diri-genza delle altre amministrazioni dal decreto legge sulla spending review. Taglio che mieterà vittime tra capi dipartimento, scenderanno da 30 a 23, tra i direttori generali, che dovranno essere 64 rispetto agli 80 origi-nari, e i semplici dirigenti, da portare a quota 171. E si preve-de che, fin quando il processo di riorganizzazione non sarà ultimato, non ci saranno altri incarichi di prima fascia. Chi ha maturato i requisiti resterà in attesa, fin quan-do non si libera il posto di prima fascia nel nuovo

organico. Anzi, seppure il dirigente dovesse avere incarichi di livello generale, se conferiti su posti che non sono in organico non serviran-no neanche a maturate il periodo utile ai fini del passaggio in prima. Tempi duri poi per i dirigenti esterni: sono vietati nuovi incarichi a chi non è già di ruolo e non si potrà procedere al rinnovo di quelli in scadenza.

Nulla si dice invece per le strutture di missione, una decina quelle in funzione presso la Presi-

denza del consiglio dei ministri. Strutture con incarichi fi du-

ciari che lavorano su pro-getti specifi ci, dal rilancio dell’immagine dell’Italia alla comunicazione. E che potrebbero, non richiamati nel decreto, evitare la man-naia del taglio ai dirigenti.Dall’attuazione del decre-

to si prevedono risparmi di 12,760 milioni di euro all’anno.

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Decreto in arrivo sui dirigenti, salve le strutture di missione

Monti blocca la carrieradei travet di Palazzo Chigi

Vignetta di Claudio Cadei

Mario Monti

Sentenza Diaz, Manganelli si scusa e cambia i vertici

Dopo la sentenza della Cassazione sui fatti della scuola Diaz, il capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli chiede scusa e cambia i vertici investigativi. Dice Manga-nelli: «Sono orgoglioso di essere il capo di donne e uomini che quotidianamente garantiscono la sicurezza e la demo-crazia di questo Paese. Ora, di fronte al giudicato penale, è chiaramente il momento delle scuse ai cittadini che hanno subito danni e anche a quelli che, avendo fi ducia nell’istitu-zione-polizia». Poi le nuove nomine, Dopo l’interdizione dai pubblici uffi ci di Francesco Gratteri e Gilberto Caldarozzi, la Direzione centrale anticrimine e il Servizio centrale ope-rativo hanno due nuovi direttori: Gaetano Chiusolo e Anna Maria Pellizzari.

Maroni, prima da segretario della Lega

«Leggo con stupore che avrei deciso di non fare più Pontida: Pontida non sarà mai cancellata, è la nostra identità, il nostro cuore, il nostro popolo. Il problema e’ che la Lega sta ripren-dendo fortemente consenso tra la gente, i sondaggi dicono che siamo tornati sopra il 6% e siamo in crescita, e allora le cercano tutte», così si presenta Roberto Maroni al primo appuntamento dopo l’elezione a segretario unico della Lega. L’intento della Lega è quello di «tornare a produrre idee, progetti e proposte» e per questo il nuovo Carroccio guidato da Maroni Con sarà organizzato in dipartimenti e consulte, sull’esempio della «Lega delle origini».

Immigrati, permesso di soggiorno a chi denuncia sfruttatori

Permesso di soggiorno per sei mesi allo straniero vittima di grave sfruttamento che denuncia il suo datore di lavoro, pene più severe per chi assume e sfrutta un immigrato irregolare. E poi sanatoria per chi mette in regola il dipendente extra-comunitario, stipulando un contratto regolare. È questo il risultato del decreto legislativo che il Consiglio dei ministri ha approvato in via defi nitiva. Il decreto approvato su proposta del ministro per gli Affari europei e del ministro del Lavoro, recepisce fi nalmente la normativa comunitaria in materia.

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SEGUE DA PAGINA 3

DI PUCCIO D’ANIELLO

L’europarlamentare Silvia Costa si fa sempre notare: anche quando, come ieri sera, guidava nella romana Trastevere una vecchia Nissan. «Ma non potrebbe mettersi al volante di una vettura del vecchio continente?» ha commentato un’arguta signora.

* * *

Panico alla Farnesina per il blocco, de-ciso dal governo di Mario Monti, delle consulenze agli ex dipendenti. Al mi-nistero degli Affari esteri è stata una «gloriosa» tradizione, quella di «inte-grare» con una consulenza la differen-za tra l’ultimo stipendio e la pensione. Nel dicastero si commenta la manovra dicendo che «dopo le elezioni tutto tor-nerà come prima».

* * *

Gli appuntamenti erano segnati nelle agende di numerosi funzionari di pa-lazzo Chigi: Dimensione Suono Due e Fondazione Musica per Roma han-no presentano alla Casina Valadier «Soft&Jazz», quattro serate enogastro-nomiche musicali, l’ultima delle quali si è svolta giovedì. Particolarmente ap-prezzati i musicisti Maurizio Giam-marco e Roberto Gatto, oltre allo chef Massimo D’Innocenti.

INDISCREZIONARIO

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5Sabato 7 Luglio 2012Sabato 7 LugP R I M O P I A N O

I crediti verso la Pa vanno considerati debito pubblico. Solo così regioni e comuni cederanno gli asset

Patrimonio, piano choc di BassaniniL’obiettivo è costringere gli enti locali a privatizzare rapidamente

DI STEFANO SANSONETTI

Un progetto «che ho già espres-so a chi di dovere». Perché se si intende procedere all’ab-battimento del debito pubbli-

co, con passaggi graduali ma incisivi, bisogna convincere gli enti locali a cedere il loro patrimonio. E per farlo, secondo il presidente della Cassa de-positi e prestiti, Franco Bassanini, è necessario che i debiti commerciali verso le imprese «siano conteggiati nel debito pubblico, perché di fatto sono debito pubblico. Questo costringereb-be regioni ed enti locali a ragionare in termini molto più rapidi e coraggiosi sulla privatizzazione dei loro asset». La proposta, a quanto pare già invia-ta all’attenzione del governo, è stata messa nero su bianco da Bassanini due giorni fa al Cnel, in occasione di un seminario dedicato alle strategie di abbattimento dello stock del debito pubblico nostrano, ormai vicino ai 2 mila miliardi di euro (120% del Pil). Con Bassanini c’erano tutti i maggiori esperti del settore: da Edoardo Revi-glio della stessa Cdp ad Angelo Gu-glielmi di Mediobanca Securities, da Mario Sarcinelli, presidente di De-xia Crediop, a Guido Salerno della fondazione Ugo Bordoni. La premessa da cui è partito Bassanini è che per ridurre il moloch del debito pubblico occorra «un’operazione graduale». Detto questo nel mirino finiscono gli enti periferici. «Ci sono asset patri-

moniali degli enti locali che non sono strumentali», ha esordito Bassanini, secondo il quale, però, «qualche ope-razione potrebbe essere fatta anche su quelli strumentali, come hanno fatto per esempio le grandi banche italiane». Quello che è sicuro è che ci sono «asset patrimo-niali non strumentali e partecipazioni che possono essere gra-dualmente messi sul mercato, utilizzando magari la Cassa de-positi e prestiti per anticipare e favorire i necessari processi di ristrutturazione». Si tratta di una dire-zione, a ben vedere, verso la quale il go-verno guidato da Ma-rio Monti e la stessa Cassa stanno andan-do, almeno secondo il contenuto degli ul-timi provvedimenti che aprono la strada alla costituzione di fondi mobiliari e immobiliari.

Quello che Bassanini ha aggiunto ha l’obiettivo di mettere pressione sugli enti locali, eliminando quella sorta di «libertà contabile» che oggi permette di non considerare come de-bito pubblico i debiti della Pa verso le aziende. Il contesto è quello di una direttiva europea che impone alla Pa

stessa di pagare i suoi debiti entro 30 giorni. Un obiettivo quasi utopistico, per l’Italia, dove oggi in media si paga dopo 180 giorni, se va bene. Ma più che le scadenze, il presidente della Cdp prende in considerazione il trat-tamento di tali debiti. «Io su questo

ho una convinzione che ho già espresso a chi di dovere», ha spiegato, «ovvero che la mossa che si do-vrebbe fare, in con-temporanea con l’im-minente arrivo della direttiva europea sui tempi dei pagamenti dei debiti commer-ciali delle pubbliche amministrazioni , sia di stabilire uni-lateralmente che i debiti commerciali, alla scadenza dei 30 giorni previsti dalla direttiva, sia-no conteggiati nel debito pubblico». La

conclusione, appunto, è che regioni ed enti locali sarebbero costretti «a ragionare in termini molto più rapi-di e coraggiosi sulla privatizzazione dei loro asset». Certo, realizzare tutto questo in un contesto in cui i debiti della Pa verso le imprese ammontano a qualcosa come 90 miliardi di euro non sarà facile.

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Le «funzioni non tariffate», oggetto nelle ultime settimane di forti pole-miche, non sono state utilizzate dalla Regione Lombardia per premiare gli

ospedali privati. Ne hanno infatti beneficiato soprattutto le strutture pubbliche e, in misu-ra minore, i privati non profit. Esse servono a rendere sostenibili dei servizi che non sono remunerabili attraverso le tariffe Drg, ma si distinguono dai fondi erogati in virtù della legge Daccò che, invece, mirava a tutelare i privati non profit indipendentemente dai meriti strettamente aziendali. Lo dimostra Lucia Quaglino, fellow dell’Istituto Bruno Leoni (IBL) nel Focus «Le funzioni non ta-riffate: il caso lombardo». Scrive Quaglino, autrice della ricerca: «Se andiamo a con-siderare la ri-partizione delle prestazioni non tariffate, due dati emergono chiaramente: 1) sono stati soprattutto (in misura par i all’80% in me-dia tra il 2003 e il 2010) i sogget-ti pubblici i veri beneficiari di tali fondi; 2) nel privato, quasi il 40% del totale è stato assorbito da due sole realtà non profit». Tale percentuale sale a circa il 48% se si con-siderano i fondi assegnati sulla base dei cri-teri della legge Daccò. In sostanza, prosegue Quaglino, «il caso delle funzioni non tariffate non deve indurre a conclusioni affrettate che condannano il ruolo dei privati e del modello sanitario lombardo nel complesso, ma piut-tosto dovrebbe indurre riflessioni in merito alla necessità di introdurre quanto più possi-bile anche in questo settore i meccanismi di mercato, che tendono a premiare, attraverso la ricerca dei profitti e la responsabilizzazio-ne in caso di errori e fallimenti, l’efficienza e la trasparenza».Commenta Alberto Mingardi, direttore generale dell’IBL: «L’esperienza delle fun-zioni non tariffate fornisce lo spunto per alcune importanti riflessioni. In primo luo-go, la competizione tra strutture su cui si basa il modello lombardo fa emergere con chiarezza le inefficienze e gli sprechi. Se-condariamente, i fondi disponibili in modo semi-discrezionale sono stati impiegati principalmente a favore di soggetti pubblici o privati non profit: ciò suggerisce che, in sanità, l’obbligo di rispettare il vincolo di bi-lancio, tipico del privato for profit, produce conseguenze virtuose. Terzo, ne deriva una lezione per la spending review: per razio-nalizzare la spesa sanitaria non bisogna ta-gliare discriminatoriamente i trasferimenti a soggetti privati, ma definire regole non discriminatorie che remunerino le presta-zioni indipendentemente da chi le effettua, privato o pubblico. Sarà poi il mercato a dire quali strutture possono sopravvivere e quali, invece, non sono in grado di rendere un servizio sostenibile». Il Focus di Lucia Quaglino, «Le funzioni non tariffate: il caso lombardo», è liberamente scaricabile dal sito www.bruno leoni.it/.

PER EVITARE SPRECHI NELLA SANITÀ

Modello lombardodi spending review

DI GIULIO ZANELLA*

Dei cosiddetti «esodati» (persone che hanno per-so il lavoro dopo i 50-55 anni e che sono ancora troppo giovani per ritirarsi dal mercato del la-voro con una pensione pubblica) si parla quasi

ogni giorno ma se ne sa veramente poco. Ebbene, esisto-no da anni anche in America. Un’interessante ricerca di Kevin Milligan ce li descrive. Vediamo come fanno negli Usa e magari ci viene qualche idea utile. Anche in America si perde il lavoro dopo i cinquant’anni e anche lì esiste una pensione pubblica, che si chiama Retirement Insurance Benefits, che però non si può ricevere prima dei 62 anni in misura ridotta e prima dei 65 anni in mi-sura piena. Un americano che perde il lavoro a 55 anni è un «esodato» fino al compimento dei 62 anni.

(…) Come evitano la povertà gli esodati america-ni? Questo lo scopriamo dando un’occhiata alle tabelle 5 e 6 del paper di Milligan, che riportano le proporzioni di donne e uomini che sono sollevati dalle difficoltà eco-nomiche per tipologia di reddito. Guardando agli esodati americani nel gruppo di età 55-61 anni, impariamo che circa la metà di questi non ha difficoltà economiche gra-zie al reddito del coniuge. La frazione è un po’ più alta per le donne (56%) che per gli uomini (50%). Il 27% delle donne esodate, poi, evita le difficoltà economiche grazie a redditi non da lavoro (risparmi, immobili, ecc.). La cor-rispondente cifra per gli uomini è 42%. Non tutti, natu-ralmente, riescono a evitare la povertà con mezzi propri o del coniuge. Infatti il 19% circa degli uomini esodati e il 6% circa delle donne ci riesce grazie all’assistenza pubblica (pensioni di invalidità, sussidi di disoccupazio-ne, eccetera). La metà di questo 19% per gli uomini è costituito dalle pensioni di invalidità, il che suggerisce che non pochi esodati maschi negli Stati Uniti entrano in questo stato a causa di disabilità che portano alla perdita del lavoro. Gli esodati che restano sotto la soglia

di povertà sono circa il 20% del totale, sia tra gli uomini sia tra le donne. Notare che le percentuali sommano a più di 100 perché un esodato può evitare lo stato di povertà grazie a diverse tipologie di reddito.

Che cosa impariamo?

La prima cosa che impariamo è che ci vogliono dati pubblicamente disponibili, e che questi dati vanno ana-lizzati. Questo l’ho già detto poc’anzi e l’hanno detto bene anche Tito Boeri e Agar Brugiavini su La Voce: la gestione privata di informazioni pubbliche non è accet-tabile in un’economia moderna.

La seconda cosa che impariamo è che è sbagliato as-sumere (come implicitamente si sta facendo in Italia) che gli esodati debbano essere tutti a carico del welfare pubblico. Credo che siamo tutti d’accordo che non c’è bisogno di preoccuparsi di un esodato che possiede tre appartamenti oppure di un’esodata il cui marito ha un reddito annuo di 80mila euro. Insomma, come minimo la soluzione al problema degli esodati dovrebbe essere means-tested. Questo semplice punto è completamente assente dal dibattito. Il problema, essenzialmente, sono gli esodati il cui stato conduce alla soglia di povertà. Per questi bisogna intervenire urgentemente. Se fossero il 20% come negli Stati Uniti (potrebbero essere di più, potrebbero essere di meno: ci vogliono dati pubblica-mente disponibili che tutti possono analizzare) allora staremmo parlando di poco meno di 20mila persone. Il problema è che in Italia ci riempiamo la bocca di parole come equità, solidarietà, eccetera e poi non abbiamo strumenti fondamentali di un welfare moderno come programmi per dare un reddito minimo a quelli che sono veramente alla fame e non hanno alternative. Che ci pensi la solidarietà privata è ammirevole, ma questa non può arrivare ovunque.

* www.noisefromamerika.org

CHE COSA C’È DA IMPARARE DELLA LEZIONE STATUNITENSE (DOVE PERALTRO CI SONO LE CIFRE)

Bisogna soccorrere solo gli esodati senza mezzi

Franco Bassanini

Alberto Mingardi

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6 Sabato 7 Luglio 2012 P R I M O P I A N O

Che descrive i fatti in un modo che è l’esatto opposto di quel che è successo davvero

La politica delle tre tavoletteBasterebbe ricordare il caso Mancino o quello del cda Rai

DI CESARE MAFFI

Si moltiplicano i tenta-tivi di coprire la na-tura politica di alcuni importanti atti con un

dichiarato rispetto puntuale di leggi, regolamenti, disci-plina normativa. Si finge che un’iniziativa di rilevante va-lenza politica costituisca in-vece una semplice e dovuta applicazione di disposizioni, perfino neutrale.

Esempio classico: l’ormai celebre lettera inviata al pro-curatore generale presso la Cassazione dal consigliere giu-ridico del capo dello Stato, per venire incontro alle pressanti doglianze di Nicola Manci-no. Si prendano le giulebbose paginate apparse giovedì su la Repubblica, con la pseudo in-tervista di Eugenio Scalfari a Giorgio Napolitano, più zuccherosa perfi no della con-simile chiacchierata di Marco Travaglio con il sodale Bep-pe Grillo.

Ebbene, il primo peana steso da Scalfari riguarda proprio quella lettera, per consentire al capo dello Stato di ribadire la «correttezza» dei comporta-menti che «ha trovato il più largo riconoscimento». Pecca-to che la perfezione formale

dell’intervento, irreprensibile, celasse una ben diversa real-tà, ossia l’invito a venire in-contro alle insistite richieste dell’ex ministro dell’interno, ex presidente del senato ed ex vicepresidente del Csm.

Similmente si può dire del tentativo di nominare Flavia Nardelli nel consiglio di am-ministrazione della Rai. For-malmente, si asseriva trattar-si di aver valutato il curricolo dell’aspirante consigliera e di volerla nominare per i suoi ac-certati meriti. Tutto regolare. Di fatto, si trattava di fottere il Pdl con una manovra par-tita da Fli, sostenuta da Idv e infine avallata da qualche malfidato nello stesso Pdl.

Identico discorso riguarda la reazione del presidente del senato. Sul piano delle norme parlamentari, Renato Schi-fani aveva ragioni da vendere con la puntuale ricostruzione operata da lui in assemblea, per replicare alle riprensioni feroci giunte con una lettera di infuriati capigruppo. Tutto perfetto: bisognava rimedia-re all’illegittima assenza del gruppo di Coesione nazionale dalla commissione di vigilan-za. La natura politica dell’at-to di Schifani, però, è palese dalle conseguenze avute, cioè

l’azzeramento della manovra pro Nardelli.

Volendo sbizzarrirsi, abbon-dano i paragoni storici. Quan-do Nikita Chruscev nell’otto-bre del 1964 fu giubilato, il corrispondente romano della Pravda, poveretto, si consumò nel chiarire come si trattasse di un ordinario cambiamento d’incarichi, avendo l’interes-

sato presentato le dimissio-ni. Sul piano formale, nulla da dire. Peccato che il silu-ramento fosse pesantemente politico, con conseguenze non irrilevanti pure per la storia mondiale.

Restando in casa nostra, anche il 25 luglio del ‘43 ci fu quello che può essere indica-to come un ordinario evento

costituzionalmente previsto: il capo del governo, Benito Mussolini, si dimise e il re, secondo le prerogative sta-tutarie, nominò un altro pri-mo ministro nella persona di Pietro Badoglio. Il comunica-to ufficiale era nella sostanza identico a quelli emessi per qualsiasi altro mutamento ai vertici del governo. L’evento politico, naturalmente, era tutt’altro.

Orbene, sarebbe il caso che i vari Napolitano, Fini, Schifani ecc., con i laudatori occasiona-li o permanenti come Scalfari, si rendessero conto di un fatto semplice semplice. Per dirla in partenopeo verace, cà nisciun è fess. Si affatichino pure que-sti esimi signori a segnalare il pieno rispetto delle leggi, la correttezza formale dei rispet-tivi interventi, l’asettica neu-tralità dei loro comportamenti. Non credano, però, di celare la verità politica. Nessuno pen-sava che Chruscev e Mussolini si fossero dimessi per motivi personali e che la loro sostitu-zione fosse un ordinario fatto costituzionale. Nessuno pensa che il caso Quirinale-Mancino e il rinnovo della Rai siano neutri eventi. Perché, appun-to, cà nisciun è fess.

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DI DIEGO GABUTTI

Ce l’ha fatta. Rischiava un destino peggiore della morte, come le eroine dei fotoromanzi, ma la «strana

maggioranza» è corsa in soccorso d’Elsa Fornero e non ha permesso che la mozione per le sue dimissioni presentata dai dipietristi ne spulzel-lasse l’amor proprio allontanandola dal Caro Leader e dai suoi amati la-voratori dipendenti, per i quali non ha mai smesso di piangere.

* * *«Forse il passato prossimo e remoto ci sembreranno più chiari e più vi-cini e maggiormente intelligibili se riusciremo a dissipare le ideologie che della storia facevano una Bibbia senza dio. Quasi certamente i perio-di storici che più hanno preoccupa-to gli scienziati saranno riguardati con molta semplicità e naturalezza, specie se se si darà la dovuta par-te all’azione degli uomini rappre-sentativi, alla volontà individuale, all’arbitrio e al caso. Può darsi che presso la nuova generazione le Vite di Plutarco trovino maggior fortuna della Filosofia della storia di Hegel» (Mario Missiroli, Opinioni, Longa-nesi & C. 1956).

* * *Scoperta dal Cern, a Ginevra, la cosiddetta Particella di Dio, detta anche «bosone di Higgs», dal nome dello scienziato che ne postulò l’esi-stenza un bel giorno di 48 anni

fa, durante una passeggiata nella campagna scozzese, forse siamo sul punto di capire perché le cose hanno sostanza, quando potrebbero benis-simo non averne. Ma una volta capi-to come funziona il bosone, non si po-trebbero bosonare di più le cose che meritano d’avere maggiore sostanza, per esempio gli stipendi e la salute, e invece sbosonare del tutto le cose che non meritano d’avere sostanza, per esempio le segreterie dei partiti, i tre quarti dell’impiego pubblico e tutti quanti i gabellieri?

* * *Dio deve aver avuto le sue ragioni, naturalmente, per bosonare e dare sostanza a tutto quel che esiste, sempre che non esistano anche cose invisibili, bosonicamente svantag-giate, ma anche gli umani hanno le loro ragioni per invocare lo sbosona-mento dei tesorieri di partito e dei politici che negano con forza d’aver mai preso un soldo da loro, di Beppe Grillo e dei suoi intervistatori sala-meleccosi, delle diete, delle palestre, degli esami clinici, di metà se non di tutti i libri che mi tocca leggere per mestiere e carattere, delle fiction te-levisive, di Massimo D’Alema e del suo eterno nemico Walter Veltroni, delle «iene dattilografe» e del loro eterno nemico Massimo D’Alema, di tutti i film italiani nessuno escluso ma in particolare dei film di Roberto Benigni e Carlo Verdone, di Massi-mo D’Alema e dei suoi eterni nemi-ci detti rottamatori, dei Festival di

Sanremo e delle feste di partito e di giornale-partito, delle liste civiche e del loro eterno nemico Massimo D’Alema.

* * *«Lavorare sulle religioni non sarà mai perdita di tempo perché esse ri-marranno i programmi globali più semplici per permetterci di capire il funzionamento sociale delle men-ti umane. Resteranno per sempre la flora e la fauna strana creata dalle menti dei nostri antenati» (Ioan P. Couliano, A che serve la religione, in Leggere n. 32, giugno 1991).

* * *Sbosonerei, potendo, anche chi vuole sbosonare per qualche anno il campionato di calcio taroccato e menzognero, come per un momento, nell’illusione mai così malriposta di rendersi simpatico ai sempliciotti, s’era proposto il Caro Leader, sal-vo poi presentarsi a Kiev o dov’era, la sera della finalissima europea, praticamente travestito da Sandro Pertini a Madrid nel 1982 e fingendo interesse per un gioco di cui non gli potrebbe importare di meno (il polo semmai, o la caccia alla volpe). Ma sbosonorei, sempre potendo, anche il campionato di calcio. Anche lo stes-so calcio, potendo, sbosonorei. Basta con gli undici pallonari in mutande! Basta con i misteri del fuori gioco!

* * *E se sbosonassimo anche l’infelicità, il fanatismo, il malumore, i giorni tristi, i molestatori sul treno e quelli

via Facebook, le domeniche al cen-tro commerciale, le passeggiate in campagna, il cibo naturale, il caffè come lo fanno solo in centro? Qual-cuno s’oppone se neghiamo sostanza (già ne hanno poca, del resto) an-che ai fondi extralarge che EugenIo Scalfari infligge all’universo, ogni domenica mattina, quale anticipo sull’entropia che alla fine si porterà via tutto, non soltanto voi e me, le galassie, Rosy Bindi, ma anche Peter Higgs e i suoi bosoni?

* * *«Quando compare sulla scena un le-ader gnostico a proclamare che Dio o il progresso, la razza o la dialettica l’ha eletto capo esistenziale, un go-verno non deve abdicare tradendo la fiducia in esso riposta. Questa re-gola non ammette eccezioni, tanto meno per governi che operano nel quadro d’una costituzione democra-tica e d’una carta dei diritti. [Ma] la Carta dei Diritti non è un patto suicida [e] non si può pretendere che un governo democratico si faccia corresponsabile del proprio rovescia-mento consentendo ai movimenti gnostici di diffondersi e prosperare al coperto d’una confusa interpre-tazione dei diritti civili. Esso deve rimuovere il pericolo con l’impiego della forza e, se necessario, deve violare la lettera della costituzione per salvaguardarne lo spirito» (Eric Voegelin, La nuova scienza politica, Borla 1968).

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COME, NELL’ILLUSIONE DI RENDERSI SIMPATICO AI SEMPLICIOTTI, AVEVA PENSATO DI FARE IL CARO LEADER

Sbosonerei chi vuole sbosonare il campionato di calcio

Vignetta di Claudio Cadei

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7Sabato 7 Luglio 2012Sabato 7 LugP R I M O P I A N O

L’ex presidente del senato spiega il suo nuovo patto degli italiani per salvare l’Italia

Per la Costituente serve NapolitanoPera: i partiti dovrebbero chiedergli di restare un altro anno

DI LUIGI CHIARELLO

La Costituente per «dare la parola ai giovani». Per evitare che l’Italia unita sparisca, ingoiata dalla com-binazione tra crisi finanziaria, crisi

dei partiti e crisi istituzionale. Riscrivere la Costituzione «per eliminare la parti-tocrazia», per avere uno stato con regole nuove; ma riscriverla fuori dal Parlamento per avere un paese con regole «magre», per evitare che il «Parlamento riscriva da sé una Costituzione grassa». L’ex presidente del senato, Marcello Pera, spiega così a ItaliaOggi il senso della sua proposta di Assemblea Costituente. Il disegno di legge costituzionale è stato de-positato in Parlamento. Poi, nei giorni scorsi, Pera ha lanciato il dibattito con una missiva al Corriere della Sera. A stretto giro, la sua proposta è stata raccolta dal Presidente della Repubblica, Gior-gio Napolitano; il gradi-mento del Colle è emerso nel corso di una intervista pubblicata da Eugenio Scalfari su la Re-pubblica. A Napolitano, Pera ha chiesto di accompagnare il processo costituente. Il Capo dello Stato, invece, ha auspicato che la nuova Assemblea inizi i lavori nel 2013, terminato il suo settennato. Ora, dalle co-lonne di ItaliaOggi, Pera rilancia: «Rispetto la decisione del Presidente, ma credo sia dovere di tutte le forze politiche chiedere a Napolitano il sacrificio di un altro anno di mandato. È l’unico, per l’autorevolezza acquisita, che può accompagnare questo processo».

Domanda. Napolitano ha detto sì alla sua proposta di Costituente. La considera una proposta ponderata, capace di partorire una riforma equi-librata dello stato. Dopo anni di falli-menti accumulati dalle commissioni parlamentari.

Risposta. Ringrazio il Presidente per avere usato una espressione con cui ha mo-strato attenzione e interesse. Prendo atto della sua dichiarazione di voler chiudere il mandato a primavera prossima. La sua perma-nenza, però, era una par-te essenziale della mia proposta. Ma rispetto la sua volontà.

D. Ecco, lei conside-ra imprescindibile la presenza di Napolita-no. Perché?

R. Per due ragioni ben precise. La pri-ma motivazione è oggettiva: credo sia in-congruo eleggere in primavera un nuovo Presidente della Repubblica, farlo giurare su una Costituzione, e poi, dopo un anno, cambiare la stessa Costituzione su cui ha giurato. Vede, dalla Costituente potrebbero essere cambiate anche le prerogative del Presidente della Repubblica. A quel punto, il nuovo Presidente eletto con la vecchia Carta si troverebbe, un anno dopo la sua elezione, con una Costituzione diversa e con prerogative cambiate.

D. In pratica, teme che un Presi-dente eletto in regime parlamentare possa ereditare, dopo la sua nomina, i maggiori poteri attribuiti da un si-stema presidenziale?

R. Esatto. Questo è un caso di scuola. L’Assemblea Costituente, cambiando la forma di governo, potrebbe trasformare quello che è stato eletto come un Presiden-te di garanzia in un Presidente di indirizzo

politico. Il tutto in corso d’opera.D. La seconda motivazione a cui

alludeva?R. L’altra ragione è altrettanto impor-

tante: l’attuale Presidente, Giorgio Napo-litano, gode di prestigio e ampio consenso. Chi meglio di lui potrebbe accompagnare e garantire il passaggio a una nuova Costitu-zione? È grazie alla sua fi gura, per l’auto-revolezza che si è guadagnato in questi sei anni, che Napolitano può essere considera-to il migliore garante della transizione.

D. Perché, secondo lei, Napolitano non vuole accompagnare il processo riformatore?

R. Non lo so, potrebbe essere stanco. Ciò è più che comprensibile. Oppure potrebbe essere massimamente rispetto-so del limite temporale del suo mandato. E an-che questo fa parte del-la sua personalità. Ma ritengo che sia dovere di tutte le forze politiche chiedere a Napolitano il sacrificio di un altro anno di mandato. Tutte

dovrebbero farlo. Io, naturalmente, rispetto la sua decisione. Però, vorrei che tutte le forze politiche capissero l’importanza della proposta che ho presentato. E chiedessero al Presidente un sacrifi cio. Lui è l’unica fi gura che può fare questa cosa.

D. Lei, Presidente Pera, ha anche detto che oggi la sfi da più grande è il mantenimento della nostra identità di italiani. In una lettera al Corriere, ha detto che in futuro questa «do-vrebbe restare». Ha usato il condizionale. L’identità del paese è a serio rischio?

R. Temo che la combinazio-ne della crisi economico fi nan-ziaria, della crisi politica dei partiti e della crisi istituzio-nale, causata dall’inadegua-tezza dell’attuale Costituzio-ne, espongano a seri rischi l’unità nazionale. Non solo. C’è anche un altro rischio, già

palesemen-te visibile: è il distacco che si sta s e m p r e più aggra-vando tra il popolo italiano e

i partiti politici presenti in Parlamento. Per questo, con la mia proposta di Costituen-te, io chiedo al popolo italiano di riunirsi in assemblea. Sia il popolo a decidere la propria identità e il proprio futuro. Meglio riunirsi e discutere le ra-gioni dello stare assieme che lamentarsi continuamente e lanciare invettive.

D. E perché il Parlamento dovrebbe accettare di ridare il boccino al po-polo?

R. Il popolo italiano ha molte ragioni per essere deluso dai partiti politici; quale mi-gliore occasione per il Parlamento se non di approvare la mia proposta, che ridà di-rettamente la parola al popolo italiano. E non ai partiti politici.

D. La Costituente sarebbe eletta col proporzionale puro?

R. Certamente sì.D. Così, alle elezioni per la Costi-

tuente anche i partiti presentereb-bero i loro uomini

R. Tutti potranno concorrere. Chiunque potrà essere rappresentato. Io immagino e auspico che le giovani generazioni, quelle dei trentenni e dei quarantenni, possano mettersi in lizza. È la mia fede! Questi gio-vani, ora senza prospettive, troveranno il modo di rappresentare se stessi. È soprat-tutto a loro, non ai partiti, che voglio dare la parola. Bisogna avere fi ducia, abbiamo dei gio-vani straordinari.

Domanda. La sua idea di riforma dello stato?

R. I miei desiderata sono prematuri. Intanto, vorrei che si discutesse dell’opportunità del-lo strumento Costituente. Per questo io adesso non sono favorevole alle votazioni su Presidenzialismo e Senato Federale, su cui si sta esprimendo il senato. Perché, con esse, i partiti anticipano quello che il popolo dovrebbe far da sé, dopo.

D. Certo, ma lei per qua-le forma di governo propende?

R. Io sono per il pre-sidenzialismo; espressi questa opinione già ai tempi della Bicamerale. E fu la prima ragione del mio ingresso in po-

litica.D. E la sua idea

di legge elettorale?R. Beh, questa questione devono sbri-

garsela adesso i partiti, in Parlamento. Per me è materia minore. Tutte le leggi elet-torali hanno elementi di criticità; in tutto il mondo, in un modo o nell’altro, dove più dove meno, le liste e i candidati dipendono dai partiti. Io non la ritengo ora la cosa più

importante.D. La Costituente

dovrà affrontare an-che la materia dell’au-togoverno della magi-stratura?

R. La Costituente dovrà riscrivere il testo dell’intera Costituzione. Io voglio un nuovo Patto

degli italiani, sottoscritto in prima persona dagli italiani. Niente è intoccabile.

D. Così si esce dalla crisi della po-litica?

R. La mia è una domanda semplice: questo popolo italiano, che attraversa la triplice crisi che ho detto, ha o non ha le energie morali, politiche e professionali, per darsi un nuovo patto?

D. Ha anche una risposta?R. Bene, se si coinvolgeranno i giovani

in una assemblea Costituente, io ritengo di poter rispondere di sì. Le ha. Bisogna solo costruire l’occasione affi nché il popolo si esprima liberamente.

D. E dalla crisi dei partiti come se ne esce? Per Napolitano i partiti sono insostituibili per la democrazia. Sono nella Costituzione.

R. I partiti sono indispensabili. D. C’è chi pensa, però, che siano per-

vasivi. Che dovrebbero ridursi a meri cartelli elettorali.

R. I partiti sono necessari alla vita democratica. Poi, se saranno organizzati centralmente, o in maniera decentrata, o federale o come semplici cartelli elettora-li, è questione importante ma secondaria. Certo, non possono essere sostituiti con i talk-show delle televisioni o con internet.

D. Però, a quanto si vede, anche sta-volta la Rai è stata lottizzata…

R. I partiti sono necessari, la Rai lottiz-zata e la partitocrazia sono mali da elimi-nare. Regole nuove possono indurre virtù nuove. Se non avessi questa convinzione, sarei solo disperato.

D. Come? Con la via Costituente?R. Vede, se si scrive una nuova Costitu-

zione, si potrà anche stabilire cosa faranno e cosa non potranno fare i partiti. Regole nuove daranno nuovi ruoli ai partiti. Ruoli assai più «magri», si spera…

D. Magri?R. Sì, magri. È per questo che voglio che

la Costituzione se la scriva il Popolo e non il Parlamento. In Parlamento si scrivono regole grasse, non magre.

D. Lei pensa che l’Unione politica europea debba fondarsi sugli stati nazionali o che questi debbano dis-solversi cedendo il passo alle macro-regioni?

R. La mia idea di Europa Unita non è quella delle macroaree economiche. Senza gli stati nazionali non c’è democrazia.

D. La sua Europa è federale?R. No, è confederale. Una federazione

degli stati nazionali. Ma ho forti dubbi che ci si arriverà, almeno in breve tempo. La storia degli stati non può essere cancellata con una direttiva o con un disegno scritto a tavolino. È anche pericoloso farlo, perché le identità cancellate per editto esplodereb-bero in forme incontrollabili e forse anche violente.

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La combinazione tra crisi economico-fi nan-ziaria, crisi dei partiti e crisi istituzionale, cau-sata dall’inadeguatezza dell’attuale Costituzio-ne, espongono a seri

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I partiti sono necessari, la Rai lottizzata e la

partitocrazia sono mali da eliminare. Regole nuove per virtù nuove

Marcello Pera

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8 Sabato 7 Luglio 2012 P R I M O P I A N O

Sono i Pdl Denis Verdini e Paolo Amato. Entrambi vengono dalla corte di Giovanni Spadolini

Due amici diventati feroci nemiciFanno scintille che sono arrivate ad investire il cda Rai

DI FRANCESCO STAMMATI

C’è chi ha cercato di ridurre tutto in una gherminella fami-listica: il diverso

orientamento di Paolo Ama-to, senatore Pdl in commissio-ne vigilanza Rai, rispetto al suo partito sulle nomine, avrebbe mirato, nientemeno, che a un avanzamento di carriera per il fidanzato-manager della collega Deborah Bergamini. Vicenda sdegnosamente smentita da tutti gli interessati. L’episodio, in realtà, svela le divisioni dei berlusconiani della Toscana. Solchi profondi, che minano sin dalla nascita il partito del pre-dellino. Gli odii generatisi nella terra dell’ex-coordinatore De-nis Verdini non hanno infatti a che fare con l’opportunismo di molti che, in varie parti d’Italia, annusata la malaparata, cerca-no riposizionamenti. E neppure si tratta delle vecchie divisioni fra Fi e An: qua, anzi, il matri-monio è stato felice e consuma-to in abbondanza, con Altero Matteoli, leader della destra, che era, ed è, un cuor solo e

un’anima sola con Verdini. No, i rancori nascono proprio

intorno a quest’ultimo, plenipo-tenziario di B., che, da tre anni, governa in Toscana attraverso un suo uomo, quel Max Pari-si, deputato e già giornalista del suo Giornale della Toscana. Malumori politici ma che hanno un risvolto umano e personale: quello delle amicizie fi nite in pezzi. Perché Amato, come Ver-dini, viene dalla vivace famiglia repubblicana di Firenze.

Nei primi anni ‘80, quando Giovanni Spadolini diventa premier e guida col suo faccione rassicurante il Pri a risultato record, Amato, classe 1956, nato all’estero ma pisano e Verdini, di cinque anni più vecchio, mas-sese trapiantato nella cintura fi orentina, s’affacciano spesso a Pian dei Giullari, nella villa fi o-rentina dello statista. Col giova-ne Cosimo Ceccuti, già lanciato verso la carriera accademica alla Cesare Alfi eri di Firenze, Amato e Verdini, ascoltano le grandi elucubrazioni storico-politiche di Spadolini.

È il rito del sabato, quando il senatore torna a casa, di fronte

al caffè che Cosetta, storica go-vernante, prepara a tutti.

Quando l’astro del Pri declina, le loro strade si dividono: Amato fa carriera manageriale in Con-fartigianato, Verdini si dedica alla conquista della banca di cui era socio, il Credito cooperativo a Campi Bisenzio (Fi) e prova, con scarso successo, a far poli-tica col Patto Segni. Nel 1994 impara a sue spese la durezza dell’uninominale che lo lascia a piedi nel collegio di casa: lezion-cina che lo avvicinerà a Forza Italia, di cui intuisce la novità esplosiva.

In Toscana l’ha messa in piedi Roberto Tortoli, uno dei ma-nager di Pubblitalia cui il Ca-valiere ha chiesto di convertirsi alla politica. Da Tortoli, depu-tato e capo del partito, Verdini si farà candidare ed eleggere in Regione (1995), chiamando l’amico Amato a fare il funzio-nario del gruppo forzista. Da lì la coppia di rampanti maz-ziniani ripartirà assieme: Ver-dini verso i vertici del partito nazionale, Amato di quello lo-cale: coordinatore nel capoluo-go toscano. Sono gli anni in cui

c’è da tener testa agli odiati dc che, con Roberto Formigoni e Raffaele Fitto, si son fatti forzisti. Con l’eurodeputato Pa-olo Bartolozzi, andreottiano di ferro, che, da quelle parti, s’è messo in testa di prendersi il partito.

Il salto di qualità lo fa Denis, organizzando la funambolica campagna elettorale di Giu-liano Ferrara nelle suppletive del Mugello contro Antonio Di Pietro del 1997. Fa fi lotto: si segnala dalle parti di Arcore e diventa azionista del Foglio.

È in questa fase che Verdini compie il suo capolavoro: nel suo doppio ruolo di coordinatore e capogruppo azzurro in Regione, concorda coi Ds la riforma elet-torale regionale che abolisce il voto di preferenza. Così azzera d’uno colpo gli avversari interni che, uno dietro l’altro, vengono a Canossa per entrare in lista. E Paolo? Verdini lo lancia nella politica fi orentina: capogruppo forzista a Palazzo Vecchio. Il salto, per lui, arriva con le po-litiche del 2006: senatore. Poi riconfermato nel 2008.

Ma è in questo frangente che

i rapporti si sfi lacciano. Verdini sta ormai nell’empireo berlusco-niano, consiglia B., muove le leve del Pdl. E in Toscana, anziché di lasciare campo all’amico sena-tore, s’appoggia ai giovani leoni come Parisi. Amato non s’esalta col laticlavio: rimpiange gli anni carbonari della conquista del partito. S’immalinconisce fi no alla fronda, alleandosi a un’al-tra scontenta come la Bergami-ni, passata dalla collaborazione stretta con B. allo scranno da peone a Montecitorio. E tutti fanno lega con Tortoli, escluso da tempo, e con Massimo Baldini, senatore viareggino arrivato dal vecchio Psi.Tutti antiverdiniani critici ma così berlusconiani da non essere stati tentati da Fli, e che oggi, nella pre-diasporta del partito, studiano i movi-menti di Beppe Pisanu, visio-nario post-pidiellino. Dunque la fronda-affronto in commissione di vigilianza di Amato non è stata un’alzata d’ingegno, né un messaggio in codice. È fi glia d’un’amicizia perduta, in politi-ca e per la politica. Come spesso succede. In politica.

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DI MARCO CASTORO

Flavia Perina si è battuta come un leone per far eleggere Flavia Piccoli Nardelli nel cda della Rai. Per sparigliare i soliti noti, annun-

ciati da Pdl, Pd e Udc. Ma per un solo voto l’ex direttore del Secolo, finiana doc, non è riuscita a fare filotto.

Domanda. Che cosa risponde a chi dice che è fallito il golpe alla Rai?

R. Che in realtà il golpe è riuscito. È sta-to quello di Schifani.

D. Se l’aspettava una sostituzione di un commissario della Vigilanza così a tempo di record?

R. La decisione di Schifani ha sorpreso tutti. L’altro giorno in commissione, duran-te la votazione che non si è svolta, girava già la voce che il Pdl non avrebbe votato perché puntava a sostituire il commissario dissidente, ma perfi no tra le fi la del parti-to c’era scetticismo sulla messa in pratica del provvedimento. Tutti avevano detto che era fuori da ogni formalità e invece si è fatto lo stesso.

D. Ha parlato con Fini dopo l’inter-vento di Schifani? Era furioso?

R. Certo che ci ho parlato. Non era furio-so perché non si tratta di un problema di emotività, ma di uno strappo istituzionale senza precedenti che dimostra due cose: 1) seppure tutti da 6-7 mesi parliamo dell’evoluzione del Pdl oltre il berlusco-nismo, in sostanza quando si arriva allo snodo questa evoluzione non c’è. È solo di facciata. Addirittura si fa scendere in campo la seconda carica dello stato per tutelare i propri interessi; 2) la conquista della maggioranza da parte del Pdl nel cda Rai non era soltanto il problema di avere un consigliere in più o di accontare un ami-co, c’è dell’altro: oggi esiste il rischio che

venga fatta saltare l’elezione del presidente Anna Maria Taranto-la. I nuovi poteri che il premier Mario Monti le ha conferito, e le nuove misure adottate nei con-fronti dei componenti del cda, ta-gliano le unghie ai consiglieri di viale Mazzini, non permettendo loro di assumere più nemmeno un usciere. Non a caso ora si parla della possibilità che la Tarantola non venga eletta e che il cda vada avanti con la presidenza del più anziano, Rositani.

D. Quindi il golpe conti-nua…

R. È evidente che la battaglia di Monti per sottrarre la Rai alla lottizzazione dei partiti si scontra con la volontà del Pdl di arrivare alle elezioni nelle stesse condi-zioni di quando era al governo Berlusconi.

D. Perché eravate orientati sulla Nardelli?

R. Ha un profi lo di donna qualifi cata, faceva parte di una rosa di nomi di alto spessore.

D. Come ha convinto Di Pietro a votarla?

R. All’Idv hanno fatto un ragionamento interno, nel quale si sono resi conto che la non partecipazione al voto, da loro decisa in opposizione alla legge Gasparri, alla fi ne avrebbe consegnato la maggioranza del cda Rai al Pdl. Inoltre la Nardelli era una opzione credibile su cui potevano con-vergere.

D. Politicamente la Nardelli a chi è vicino?

R. Confesso di averci parlato al telefono ripetutamente ma di non averla mai in-contrata. Conosco la sua biografi a, il suo

cv. Sul suo nome si è realizzata una conver-genza signifi cativa, anche con i voti della Melandri, dell’Idv e di Amato del Pdl.

D. Certo, il non voto del radicale Marco Beltrandi, peraltro annunciato da giorni, è stato decisivo…

R. Ha determinato delle cose. Abbiamo fatto diversi appelli a Pannella e Bonino ma non c’è stato niente da fare.

D. Quanto le manca il Secolo?R. Mi manca il giornalismo, il mio lavoro.

È da una vita che lo faccio e una direzione così libera come quella che ho avuto per anni mi manca: è stata un’esperienza gior-nalistica, politica e culturale irripetibile. Realizzare un progetto che ha funzionato mi ha dato grande soddisfazione, mi dispia-ce di non averlo portato a termine.

D. Oltre ai politici anche i giornalisti hanno davanti il calendario maya?

R. La situazione è preoccupante. Per

troppo tempo il mercato è stato so-vradimensionato. Un mercato ora bloccato dalla mancanza di innova-zione nel settore: in tutta Europa si vende il triplo di giornali rispetto a quanti se ne vendono da noi. Quindi tutta la catena, da chi scrive a chi distribuisce e vende, è da rivedere.

D. A Luca Telese, che si appre-sta a far uscire un nuovo gior-nale, che consiglio darebbe?

R. Il consiglio che do a tutti è di essere coraggiosi, di affrontare le categorie del rischio e delle scelte con grande dose di coraggio.

D. Monti è coraggioso?R. Sì. Il primo atto di coraggio è

stato quando ha assunto un incari-co che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque.

D. Anche Michele Santoro lo è?

R. Direi di sì. Ha allestito una trasmis-sione che ha funzionato fuori dai circui-ti tradizionali di distribuzione e che alla fi ne l’ha premiato con un contratto a La7. Mettersi in proprio è sempre un atto di coraggio, di fi ducia nelle proprie capacità e nel pubblico.

D. Il suo talk preferito in tv?R. Mah. I talk sono improvvisamente in-

vecchiati. Da quando è arrivato il governo Monti non è invecchiata soltanto la politi-ca. Ho la sensazione che stiano diventando come il Grande fratello, un reality che ha appassionato per lungo tempo, ma ora è giunto alla fi ne di un’epoca. Così come è fi nito il periodo in cui i talk in tv suscita-vano interesse e passione. Adesso devono immaginarsi in un altro modo: perché ve-dere i politici che discutono non appassiona più nessuno.

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Flavia Perina non ha dubbi: su Viale Mazzini è in atto un tentativo di golpe cominciato con la Vigilanza

Cda Rai, il morso del Pdl sulla Tarantola

Flavia Perina

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9Sabato 7 Luglio 2012Sabato 7 LugP R I M O P I A N O

Scegliendo Federico Caner ha evitato di allarmare il Nord-Est che gli resta diffidente

Maroni nomina suo vice un venetoE tenendo con un basso profi lo Tosi vuol tenersi buono Zaia

DI GOFFREDO PISTELLI

Pochi hanno colto il detta-glio, tutti presi dal misu-rare la debossizzazione galoppante della Lega

Nord, dal sito internet alla festa di Pontida ora archiviata, ma Bobo Maroni ha risolto brillan-temente la prima gra-na nominando il suo vice proveniente dal Veneto. La scelta è in-fatti caduta su Federi-co Caner, classe 1973, trevigiano, consigliere regionale, brillante boc-coniano, cui Maroni ha anche affi dato la delega alla formazione, prati-camente il compito di creare le Frattocchie padane, sul modello della storica scuola di partito del Pci. Ambito in cui Caner vanta una positiva esperienza, avendo già avviato, in Veneto, un master per gli amministratori locali pa-dani commissionato alla Bocconi. Scegliendo Caner però Maroni anche buttato acqua sul fuoco del leghismo veneto. Fra le legioni della ex-Liga veneta, Maroni in-

fatti non ha scelto l’amico Flavio Tosi, l’alleato di sempre, quello che il Senatùr voleva cacciare, e per il quale corse dal Viminale a Verona abbracciandolo in pubblico e che aveva difeso più e più volte da quanti lo volevano fuori dal Carroccio, Manuela Marrone in Bossi in primis. Se avesse scelto

il forte sindaco di Ve-rona che ha sbancato da poco il Carroccio veneto, Maroni avreb-be dato il la alla resa dei conti con Luca Zaia, governatore pa-dano di quella regione. Zaia s’è infatti salvato dalle scope maronia-ne e non ha riportato danni dall’impetuosa presa del partito vene-to da parte dei tosiani

perché, da presidente, aveva evi-tato di legarsi a questo o quello schieramento. Un’equidistanza che non lo metteva in diffi coltà prima, quando segretario nazio-nale, vale a dire veneto, era il falco bossiano Gian Paolo Gobbo, ma che non ha autorizzato nessuno, nel momento che i Bossi sono ca-duti a picco, a chiedergli conto di

alcunché. Tosi però, che ha salvato la Lega in Veneto col suo successo personale alle amministrative di maggio, vuole adesso esercitare il potere che gli spetta, anche in Regione. Né è stata la riprova, la dura schermaglia sul Piano socio sanitario regionale che il sindaco ha cercato di far emendare dall’as-sessore alla Sanità, suo fedelissi-mo, provocando il risentimento di Zaia e la creazione di una tem-poranea maggioranza montiana (Pdl, Pd, Udc) a Palazzo Balbi, a difesa del piano uscito dalla com-missione. Secondo molti, tra cui l’ex-governatore forzista Gian-carlo Galan, sarebbe già iniziata la lunga marcia del neosegretario maroniano alla conquista del go-verno regionale. Non solo, se Ma-roni avesse scelto Tosi, avrebbe rinfocolato gli animi dei bossiani del Veneto, quelli che, nei giorni in cui i maroniani agitavano le ra-mazze, minacciavano di infi larle nel didietro dell’attuale segretario, allora in pectore, se si fosse pre-sentato da quelle parti. Scegliendo Caner, uno che si è fatto da sé, che ha avuto l’intelligenza di aggan-ciarsi a Giancarlo Gentilini nelle ultime elezioni, quando il

gruppo dirigente leghista locale lo considerava un trombone, Maroni ha mandato un messaggio disten-sivo ai bossiani. E forse, puntando su un giovane, competente e scal-

tro, l’ex-ministro ha mandato an-che un messaggio all’amico Tosi. Ché in politica, sono tutti amici. Soprattutto di se stessi.

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Bobo Maroni comincia con uno svarione la sua carriera di neose-gretario padano. Convinto d’essere diventato re per merito, mentre in realtà non c’è arrivato nemmeno per caso ma di sguincio, profit-tando delle disgrazie altrui, Bobo deve credersi così popolare tra gli elettori leghisti da potersela prendere col governo suscitando applausi ed evviva anche quando il governo, per una volta, non aumenta le tasse o l’Iva ma taglia le spese. È una strategia in-sensata anche per un capotribù leghista. Maroni semplicemente non capisce che il Caro Leader, quando taglia la spesa corrente come i contribuenti (gemendo e strappandosi i capelli) chiedono da anni alla classe politica, piace di nuovo a tutti, anche agli elettori leghisti, come nei primi giorni dopo la caduta di Papi il Grande. Per un leader dell’opposizione con la testa sul collo questo è il momento d’abbassare la voce e d’armarsi di pazienza nell’attesa che l’esecutivo (com’è inevitabile) faccia una mossa falsa. Bobo no. Bubu Roi... in italobergamasco, Bobo Re alza la voce, e poco ci manca che, agitando la scopa spazzatrote che ormai crede uno scettro, non pretenda dal governo nuove gabelle.

IL CORSIVO

La scopa spazza troteusata come uno scettro

Roberto Maroni

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10 Sabato 7 Luglio 2012 P R I M O P I A N O

Il tribunale accoglie il ricorso dell’ex segretario contro Bersani

Stop dei giudici al PdIl congresso di Napoli non s’ha da fare

DI ANTONIO CALITRI

Il tribunale di Napoli congela il congresso provinciale del Partito democratico e fa tre-mare Pier Luigi Bersani.

Non solo perché gli impedisce il definitivo repulisti che da un anno e mezzo sta tentando di fare nel capoluogo campa-no, ma anche perché svela la debolezza e l’attaccabilità dello statuto del suo partito. Un documento che per due volte è stato forzato dalla segreteria nazionale e per due volte è stato riportato all’or-dine dai giudici dopo i ricorsi dell’ex segreta-rio Nicola Tre-mante.

E adesso una domanda incubo rimbomba nella testa del segre-tario ma anche a tutti i luogo-tenenti del partito: e se dopo la decisione di forzare lo statuto per permettere a Matteo Ren-zi e ad altri di confrontarsi alle primarie in chiaro confl itto con le regole stabilite, qualcuno do-vesse fare ricorso e vincere, la fi guraccia che ne deriverebbe po-trebbe vanifi care tutto il lavoro fatto fi no ad ora per puntare alla vittoria alle prossime politiche?

Nell’attesa di risolvere l’amle-

tico dubbio, adesso la fi guraccia si limita alla provincia di Napoli. Ma ugualmente preoccupa. Già perché, al contrario del cogno-me che porta, l’ex segretario Tremante sta riuscendo a far tremare la direzione regionale e nazionale del Pd e gli sta fa-cendo molto male. Tutto nasce dall’esautorazione del segreta-

rio ritenuto re-s p o n s a b i l e del caos delle primarie per il sindaco nel-la primavera del 2011. Dopo che il bassoli-niano Andrea C o z z o l i n o sconfisse Um-berto Ranie-ri, il candidato più gradito a Roma, si parlò di competizio-ne truccata e di brogli e Bersani

commissariò il partito mandan-do a «ricostruirlo» il suo fi dato Andrea Orlando. A Tremante questo defenestramento non è mai andato giù e ha deciso di ricorrere alla magistratura che qualche mese fa gli ha dato ra-gione spiegando che non poteva essere destituito così e che for-malmente restava lui il segreta-rio del partito.

La cosa è stata praticamente ignorata dalla segreteria nazio-nale che ha dato il via libera ad Orlando di continuare la sua

ricostruzione. Il giovane turco, dopo tanti tentativi e due inter-venti diretti di Bersani, è riusci-to a indire i congressi locali e il congresso provinciale previsto per il prossimo week-end dove doveva essere votato il candida-to unico, Gino Cimmino.

Sembrava una passeggiata quindi per riprendersi Napoli e invece Tremante si è rivolto di nuovo ai giudici, facendo notare che se esiste una segreteria pro-vinciale, solo questa può indire il congresso e non altri soggetti.

E così la giudice Francesca Reale ha sancito che il congres-so non si può celebrare perché è stato indetto in violazione sia dello statuto nazionale che di quello regionale. E ieri dopo ani-mate discussioni tra la direzione nazionale e quella campana, alla fi ne si è decido di congelare tut-to perché da una parte il partito che difende più di tutti i giudici non può disattendere le loro sen-tenze, dall’altra poi si rischiava di ingigantire il caso creando una fi guraccia nazionale. E

così, in attesa di capire il da farsi per uscire da questa situa-zione, il segretario regionale Enzo Amendola sul sito del partito ha diramato poche ri-ghe che ammettono la sconfi tta: «a seguito della sentenza della VII sezione del Tribunale civile di Napoli di oggi riteniamo op-portuno sospendere i Congressi programmati per questo fine settimana».

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Pier Luigi Bersani

DI ISHMAEL

Ci è toccato Beppe Grillo con i suoi «vaffa» e i suoi sindaci fuor d’acqua. Ma poteva andarci peggio, come in Perù, anzi come in India: una guerriglia ma-

oista inestirpabile. Per Grillo e la sua rivolta, consiglierei di leggere Ve lo do io Beppe Grillo, Mondadori, pp. 374, € 12,00, ristampa d’un li-bro forse un po’ compiacente di Andrea Scalzi, giornalista in forza al Fatto quotidiano, mentre per la guerriglia maoista, della quale ci è già capitato di parlare qualche tempo fa a proposi-to d’un libro Feltrinelli, In marcia con i ribelli, di Arundhati Roy, stavolta andrei sul libro di Piero Pagliani, Naxalbari-India, Mimesis, pp. 360, € 23,00, ancora più utile e informato. Grillo, con i maoisti, c’entra nulla, si capisce. Così come l’Italia c’entra, se possibile, meno ancora con In-dia e Perù, remoti da noi come il pianeta Mongo. Ma il problema è che queste nazioni, storicamen-te e geograficamente separate tra loro, diverse per tradizioni e costumi, in una cosa si somi-gliano: si reggono, tutte, su istituzioni fragili. Se c’è qualcosa che oggi, passata la boa del mil-lenium, fonda il mercato globale, cioè la nuova civiltà mondialista in divenire, è la fragilità delle istituzioni su cui si reggono le nazioni. Mentre a Ovest sono fradice e traballanti le istituzioni dette democratiche, a Est sono traballanti e fra-dice, insieme alle poche democrazie residuali, anche le più tradizionali satrapie esiatiche, dal

Vietnam alla Cina alla Corea. Si pensava che, caduta senza tanto fracasso l’Unione sovietica, il mondo si sarebbe finalmente messo comodo: pane, giustizia, film d’azione, Sky e libertà di mercato per tutti. Dopo di ché è venuto il fon-damentalismo islamista (e ancora non se ne è andato). Poi le guerre contro il terrorismo. E infine il tracollo, più o meno lento, delle socie-tà sopravvissute alla furia dei tempi: processo ancora in corso, ma inarrestabile. Beppe Grillo (con i suoi invasati e la sua ammirazione per la repubblica islamica iraniana) e la guerriglia ma-oista (con i suoi ostaggi e le sue bandiere rosse spiegate al vento e i suoi militanti in posa per la fotografia col mitra imbracciato) raccontano la stessa storia. È una novella delle moderne Mille e una notte, magari narrata da due diverse Sheherezade a due diversi califfi, però una sola storia, con una sola morale: pentitevi, ché si pre-para l’Apocalisse, però senza fuoco e fiamme, il mondo non finirà con uno sbadiglio, come nella Terra desolata, ma finirà nel ridicolo, come nelle barzellette del Cavaliere. Poteva, per tornare da dove siamo partiti, andare anche peggio di così. Ci potevamo ritrovare con i maoisti al posto dei grilliti, o con i neonazisti in parlamento, come in Grecia. Sempre che il peggio non sia ritrovarsi con un governo tecnico e lo sguardo delle ban-che tedesche che ci tiene inchiodati alla parete d’una grotta tremanti di paura come l’Occhio di Sauron nel Signore degli Anelli.

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PANE, GIUSTIZIA, SKY E LIBERTÀ DI MERCATO PER TUTTI

Si pensava che, caduta l’Urss, il mondo si sarebbe finalmente messo comodo

DI PAOLO SIEPI

I politici, assieme ai loro sgherri televisivi e di altro tipo, sono imbottiti di privilegi che nemmeno la nobil-tà medioevale aveva. Massimo Fini. Il Fatto.

Ma il bosone di Higgs non era il Cav? Stefano de Michele. Il Foglio.

L’antagonista della destra di oggi non è il comunismo operaio e il proletariato ma la nuova borghesia radicale. Anzi, per essere più precisi, l’antagonista della destra è il patto tra la sinistra politico-ideologica e la destra tecnico-economica, che idealmente fu sancito a Bologna tra Monti e il partito de la Repubblica; a una cosa del genere, che potremmo chiamare la Bolognetta, dopo la svolta della Bolognina voluta da Occhetto, siamo arrivati tramite Napolitano, con Ca-sini e Fini nel ruolo di mosche cocchiere. Marcello Veneziani. Il Giornale.

L’arrivo di Eugenio Scalfari a Castelporziano per intervistare il presidente della Repubblica è quanto mai accidentato e irto di insidie: «Un cinghialotto ci passa davanti e scompare nel bosco». Dev’essere Mancino, detto lo stalker, reduce dalla quotidiana visita per denunciare quei maledetti pm di Palermo. E non solo: «Sulle strisce di prato ai lati del viale saltella qualche merlo e un’upupa. L’ilare uccello cammina impettita con la piccola cresta sul capo. Sarà pure ilare, io invece sono preoccupato». Nemmeno il tempo di ascoltare il tradizionale monito dell’upupa presidenziale e il preoccupato Scalfari raggiunge Napolitano: «Chiedo il permesso di togliermi la giacca». Magnanimamente accordato. «Lui m’aiuta a sfi larmela. Indossa una maglietta azzurra». Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.

Oggi è diffi cile tenere posizioni di garantismo perché si rischia di passare per protettori della casta. Però sono innegabili una so-vraesposizione delle Procure, complici anche i mass media e una strumentalizzazione distorta dell’avviso di garanzia, che oggi è quasi diventato una sentenza di condanna. Sono patologie che van-no eliminate, ma consentendo, nello stesso tempo, ai magistrati di continuare a esercitare il controllo di legalità. Ugo Raja, avvoca-to, consigliere comunale Ds per 10 anni a Napoli. Corriere del Mezzogiorno.

Non ci sono più innocenti ma solo colpevoli fi no a prova contraria. Manlio Cancogni. Espresso.

Insabbiare: bocciare una legge senza bocciarla. Salvatore D’Agata: «Dizionario impolitico» (Bompiani).

Negoziatore: i contratti si applicano erga omines. Patrizio Ca-puzzo: «Stupidario».

Gorbaciov, offrendo alla Germania la prospettiva di una rapida riunifi cazione nel cuore della Mitteleuropa, ha distolto la Bunde-srepublik dalla Ue, l’ha attirata in una nuova orbita di interessi, ha resuscitato le antiche aspirazioni tedesche a una identità se-parata, e offerto alle banche e alle industrie pletoriche di Franco-forte, Amburgo e Monaco, sbocchi praticamente inesauribili per la collocazione di capitali, tecnologie, know how, con la speranza (non si sa se fondata) di farle partecipare alla ricostruzione della morente economia sovietica. E intanto ha tenuto il mondo con il fi ato sospeso, scompaginando piani, politiche e prospettive, sia della Ue che degli Usa. Saverio Vertone. «Il ritorno della Germa-nia». Rizzoli

C’è un particolare, nelle sterminate implorazioni scritte da Aldo Moro dalla sua prigione, che mi mette a disagio. Non risulta mai che Moro si sia chiesto, a meno che sia stato censurato dai suoi assassini, cosa ne fosse stato dei cinque uomini della sua scorta. Era angosciato per la sua salvezza personale, e lo si capisce. Ma, in base a quelle lettere, solo per la sua. Mario Cervi. Il Giornale.

Fellini ha visto la Bergman, è venuta a Roma per passare le feste con i bambini. Le ha chiesto cosa farebbe se Roberto, di qua a qualche mese, venisse, pentito, a bussare alla porta della sua casa. «Gli offrirei di restarci come cuoco», ha risposto Ingrid Bergman, candidamente, senza nessuna cattiveria. «Ma il tragico è», concluse Fellini, «che Roberto accetterebbe». Indro Monta-nelli: «I conti con me stesso». Rizzoli.

Io sono uno spilorcio nato e conto sempre centesimo per cente-simo. Il business del ristoratore è un business dove si fanno i soldi ammucchiando spiccioli e centesimi. Joe Bastianich, cuoco a New York in «Restaurant Man».

A un capitano di fanteria: grazie della compagnia. Gino Patroni: «Crescete e moltiplicatevi». Rizzoli.

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PERISCOPIO

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11Sabato 7 Luglio 2012Sabato 7 LugP R I M O P I A N O

È l’ipotesi che adesso pende sul capo dell’amministrazione Pd di Serramazzoni (Modena)

Comune emiliano sciolto per mafiaL’infiltrazione è avvenuta grazie ai soggiorni obbligati

DI GIORGIO PONZIANO

Potrebbe essere il primo consiglio comunale emi-liano sciolto per mafia, Ullo di Serramazzoni

in provincia di Modena e se ne andrebbe a casa anche il sindaco Pd. Le indagini sono state avviate dopo una serie di intimidazioni, in particolare l’incendio di una villa di un imprenditore edile e degli spogliatoi della locale squa-dra di calcio.

Avvertimenti mafiosi che gli inquirenti hanno messo in re-lazione con una serie di appalti pubblici. Che in questa ridente lo-calità appenninica di 8 mila abi-tanti, dove i modenesi acquistano ville per sfuggire alla calura della città, ci fossero personaggi chiac-chierati era noto: qui arrivò in soggiorno obbligato da Polistena, Rocco Antonio Bagli, indicato nei rapporti dei carabinieri vicino alla ‘ndrina Longo Versace e re-ferente delle cosche operanti nel modenese: «Diventato elemento di rispetto dell’Emilia Romagna», è scritto in un rapporto, «a cui fan-no riferimento tutte le cosche che abbiano interessi nella zona».

Negli anni Novanta, Bagli fu arrestato per un arsenale seque-strato sull’appennino modenese e poi ebbe guai per la banca-rotta fraudolenta di una sua società, Mida’s. Possibile che il sindaco, Luigi Ralenti, ex-Dc, ex-Margherita, ora piddino, in-trattenesse stretti rapporti (gli incontri sono stati documentati dai fi nanzieri) con una persona con cotanto pedigree ?

Dovrà spiegarlo ai magistrati, che gli hanno contestato la corru-zione e la turbata libertà di scelta del contraente. Avvisi di garanzia sono anche stati recapitati a un dirigente del Comune e ad altri indagati. L’ex-confi nato è accu-sato di corruzione del sindaco e dell’incendio della dimora di un potenziale concorrente, il costrut-tore Giordano Gibertini.

Gli appalti per ora sotto inchie-sta sono l’ampliamento del polo scolastico (costo 230mila euro) e la ristrutturazione dello stadio (1 milione e 100mila euro) affi data in project fi nancing a un’associa-zione temporeanea di imprese, di cui in pratica sarebbe referente il Bagli.

Qui non c’è abitudine alle co-sche e la gente è sotto choc. La vicenda sta provocando anche un terremoto politico: Sel e Ri-fondazione lanciano j’accuse ver-so il Pd, che sarebbe reo di poca chiarezza sulla questione. I due partiti, alleati in molte giunte emiliane col Pd, di fronte pure al sequestro da parte dei fi nanzie-ri di documentazione cartacea e informatica negli uffi ci comunali, non accettano che cali il silenzio. Il Pd invece sembra abbracciare i due pesi e le due misure: quando nel mirino nei magistrati entrano personaggi politici del centrode-stra il garantismo viene buttato alle ortiche, in questo caso è la trincea entro cui ci si barrica.

Dicono Stefano Lugli e Nan-do Mainardi, segretari provin-ciale e regionale di Rifondazione Comunista: «La situazione è in-tollerabile e inaccettabile. Le isti-tuzioni, la politica e la collettività devono dare un segnale netto e inequivocabile di distanza da questi episodi: il sindaco del Pd Luigi Ralenti deve andarsene»

Perfi no un assessore regionale della giunta guidata da Vasco Errani, il vendoliano Massimo Mezzetti, contesta il silenzio Pd: “Le forze politiche, se voglio-no fare della lotta alle mafi e un terreno vero di impegno, devono agire concretamente di conse-guenza, fi no ad assumere il corag-gio di chiedere lo scioglimento di un consiglio comunale in cui sono maggioranza, se la situazione lo dovesse richiedere”.

Pure dall’interno del Pd c’è chi chiede più coraggio e più traspa-renza. Roberto Adani, ex-sinda-co di Vignola, denunciò in passato i pericoli della criminalità orga-nizzata: «Al coordinamento provinciale per la sicu-rezza mi dissero che esageravo e che i boss in soggiorno obbligato erano andati via da un pezzo. Il partito, che a quell’epoca aveva ancora diver-se anime, si spaccò: da alcuni ebbi soli-darietà, altri (leggi Margherita)

mi dissero che infangavo il buon nome del territorio, ricco e ben governato. Ora fa molto rifl ette-re sentire la ricomparsa di questi personaggi. Ritengo che incontra-re un soggiornante obbligato non sia proprio da fare. E se fossi nei dirigenti del Pd direi qualcosa».

Il sindaco risponde: «Ho sem-pre agito secondo la legge, si tratta di un appalto aggiudicato in forma privata, non pubblica. Noi abbiamo solo l’onere di sor-vegliare la corretta realizzazione dei lavori».

Tomaso Tagliani, che guida la minoranza di centrodestra, non è di questo avviso: «È sorprendente che nel nostro territorio si possa-no realizzare connubi mafiosi» e inoltre «sono quattro anni che richiediamo la composizione di commissioni per valutare l’affi -damento di appalti e la gestione dei lavori pubblici».

L’operazione ‘Parola d’onore’, così l’hanno chiamata gli investi-gatori, va avanti, ma gli appalti di Serra che stanno mettendo in pe-

ricolo il consiglio comunale, sembrano assai più di epi-sodi isolati in una località dell’appennino emiliano. Non a caso si stanno in-tensifi cando i rapporti di collaborazione tra i magistrati del Sud che

si occupano di crimina-lità organizzata e quelli

dell’Emilia.© Riproduzione riservata

DI ANDREA BEVILACQUA

C’era una volta l’America Latina, «paese della speranza» - così lo definì Papa Giovanni Paolo II – della Chiesa cattolica. Culla

delle nuove vocazioni, si diceva, riferendosi al Brasile. C’era una volta ma oggi sembra poterci non essere più. Secondo i dati diffu-si dall’Ibge, Istituto brasiliano di geografia e statistica e rilanciati da missiononline.it il numero di cattolici continua a diminuire, a vantaggio delle differenti denominazioni evangeliche. Un fatto che conferma come la questione della nuova evangelizzazio-ne si ponga con forza anche per il paese che ha il maggior numero di cattolici del mondo. Secondo i dati in mano all’Istituto brasiliano riferiti al 2010 – la percentuale di cattolici nel paese sudamericano oggi è

pari al 64,6% della popolazione, nove pun-ti in meno rispetto al 2000 e quasi venti rispetto al 1980, quando l’83% della popo-lazione si dichiarava cattolico. Di questo passo il Brasile, che oggi conta circa 123 milioni di fedeli su 190 milioni di abitanti, fi nirà per perdere il primato di paese più cattolico del mondo. La giornata mondiale della gioventù che si celebrerà a Rio de Janeiro nel luglio del prossimo anno, alla presenza di Papa Benedetto XVI, ha tra i suoi obiettivi impliciti anche quello di rafforzare le fondamenta del cattolicesimo brasiliano. Tra l’altro la città di Rio, sede della Gmg 2013, è proprio quella che oggi conta con la minor percentuale di cattolici di tutto il paese, solo il 45,8%. L’emorragia di fedeli che colpisce la chiesa brasiliana va a vantaggio soprattutto delle differenti denominazioni evangeliche, che tra il 2000

e il 2010 sono passate dal 15,4 al 22,2% e contano oggi un totale di oltre 42 milioni di credenti. Cresce anche il numero di atei, agnostici e persone senza una religione defi -nita, passati dal 4,7 all’8%, circa 15 milioni di persone. Tra queste la stragrande mag-gioranza si dichiara priva di una religione specifi ca, mentre gli atei sono 615.096 e gli agnostici 124.436. Il 2% per cento della popolazione si professa di religione spiri-tista, mentre lo 0,3 % aderisce a credo di origine africana. I dati della diminuzione dei cattolici non scoraggerano i vescovi del paese riuniti a Roma il prossimo ottobre in un summit ristretto che precede il si-nodo dei vescovi di tutto il mondo sulla nuova evangelizzazione. Nel pre summit valuteranno come organizzarsi in vista di un futuro eventuale conclave.

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Vaticaneide - In 30 anni calo dall’83% al 64,4% della popolazione

Emorragia di cattolici nel Brasile della speranza

Vasco Errani

Sono disponibili i dati di Fiat Auto per aree geografi che (quat-tro): Europa-M.O.-Africa; Nord America; Sud-America; Resto del Mondo. Il «trading profi t» risulta negativo in Europa, positivo nelle altre tre. Si può dire che il valore di Fiat Auto, al netto dei debiti e degli inte-ressi di minoranza, sia coerente con la capitalizzazione di borsa. Altri analisti si esercitano sul-lo «spin off» della Ferrari e la fusione Fiat Auto-Chrysler, con una serie di complesse strate-gie societarie, centrate sulla «frugale» Olanda (poco esosa con le tasse), che dovrebbero proteggere sia Exor che la «cas-sa» Chrysler, vero «tabernacolo» societario. Ora sappiamo che uno stabilimento italiano è di troppo, alcuni ne fanno addirit-tura il nome.Per chi studia i comportamenti organizzativi del management la situazione attuale è motivo di curiosità professionale avendone individuato il percorso in tem-pi lontani. Fin dall’acquisizione della Chrysler (coi quattrini di Obama) lo schema era chiaro; molte delle mosse sono stata compiute, altre si preannuncia-no implacabili, i giochi paiono quasi fatti, la separazione dopo il matrimonio (centenario) fra Italia (femmina) e Gruppo Fiat (maschio) si sta lentamente consumando, resta in sospeso il classico «chi paga chi». Come al solito, la parte debole è fem-minile, sola, senza quattrini,

migliaia di operai vecchi e stan-chi le si rivolgeranno per essere «accompagnati» alla pensione. Di certo, non sentiremo più parlare di «Fabbrica Italia», di cicli di rinnovo dei prodot-ti, il tema Fiat da «strategico» sta diventando «logistico»: nel frattempo, sono cambiati i look e gli atteggiamenti degli attori. Si percepisce un senso di stanchezza, di frustrazione, appena 15 mesi fa i filo-Fiat e i filo-Fiom si scannavano sull’allegato 7, sulla «postura» degli addetti, sul metodo «Ergo Uas», si parlava allora persino degli organi fi sici degli operai, con locuzioni tipo «ottimizzare le azioni dell’arto superiore, ad alta frequenza e basso carico», secondo le indicazioni del pro-fessor Yamashina, concentrato nel privilegiare lo «Yang» (ef-ficienza) rispetto allo «Ying» (assenteismo). Siamo passati da una visione di efficienze produttive proiettate a modelli avanzati del lavoro (Yang) alle chiusure di stabilimenti (Yin), la strategica decisione di dove ubicare cuore-cervello di Fiat ormai è Yin. L’atteggiamento di Sergio Marchionne è chiaro: assumere lo status dell’investi-tore internazionale che valuta costi e benefi ci di una presenza produttiva italiana. In 15 mesi il mondo si è rovesciato, «ne ve-dremo delle belle», diceva Em-met Brown nel fantascientifi co «Ritorno al futuro».

[email protected]

A CIASCUNO IL SUO

Chrysler (maschio) e Fiat (femmina)divorziano. Chi è che starà peggio?

DI RICCARDO RUGGERI

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12 Sabato 7 Luglio 2012 P R I M O P I A N O

La sua campagna per conquistare il Pd nazionale analizzata attraverso i suoi tweet

Boeri parla solo agli happy hoursCon i suoi concetti e il suo linguaggio non andrà lontano

DI GOFFREDO PISTELLI

Un pensiero politico collettivo che cresce fuori dai pregiudizi e le pastoie. Super». È

sembrato tornare un po’ grup-pettaro, Stefano Boeri, asses-sore Pd della Cultura in quel di Milano e ora candidato alle primarie del suo partito. L’ul-timo commento Twitter che ha raccontato la serata milanese al’Umanitaria, giovedì sera, in cui Boeri ha riunito un po’ del suo mondo, dall’impresa all’arte, alla ricerca, pare in-fatti pescare nel lessico della sinistra radicale anni ‘70, ex-traparlamentare si diceva allo-ra, quando l’assessore militava nel Movimento studentesco. Chi ha seguito tramite il social net-work veloce la performance di Boeri, vera e propria discesa in campo alla conquista del Naza-reno, sede nazionale democrat, s’è imbattuto in concetti che certamente del pensiero post-sessantottino avevano l’aura e l’astrusità. Ma qui va detto che non potrebbe essere tutta colpa di Boeri, interpolato da alcuni sconosciuti twittatori qualifi ca-tisi come «redazione» (una nota distintiva e certo più democrat rispetto al termine «staff», uti-lizzato dallo stesso Pier Luigi

Bersani, segretario Pd, quando a scrivere sono i collaboratori). Senza dimenticare che anche la necessità di condensare in 140 caratteri frasi di senso compiu-to ha sempre una certa diffi col-tà di fondo, di cui la chiarezza espositiva potrebbe anche sof-frire.Perché Boeri aveva comin-ciato in maniera chiara, quasi banale: «Dal tunnel della crisi si esce accettando la scarsità di risorse e ritrovando pratiche e valori». Messaggio invero un po’ troppo pauperista per chi accusava i suoi concorrenti alle primarie, lo stesso Bersani e Matteo Ren-zi, sindaco di Firenze, di non saper rappre-sentare «le imprese e i distretti dell’export», ma tant’è.

L’assessore aveva gio-cato poi facile, su un tema familiare come il design, ri-cordando la lampada ad arco dei fratelli Castiglione «come metafora dell’innovazione del prodotto industriale e del bello semplice». Ma già dopo, invocan-do un ritorno all’agricoltu-ra «come di-fesa dall’os-s e s s i o n e all ’espan-

sionismo», letterale, aveva par-lato nientemeno che di «rige-nerazione economica, urbane e politica delle infrastrutture insieme». Programma così mi-steriorso da sembrare quasi mistico. Quindi, privilegiando concetti immaginifi ci a discapi-to della sintassi, era comparso un cinguettio di questo tenore: «Non capìta per tanti anni, a Milano, l’importanza economica della cultura. Investire in scuole, musei, teatri». Oggettivamente

incomprensibile al po-polo di Twitter ma è

probabile che sia mancata la sinte-si.Dal che si era passati all’invo-cazione di «una regia pubblica che si metta sul lato della

domanda di cul-tura», in quanto

«oggi le

risorse sono diverse con molte potenzialità», d’una vaghezza sconfortante. Ma il colpo della staffa era arrivato con la poli-tica: «Deve coinvolgere tutto», era stato il Boeri-tweet-pensiero, «logica di simultaneità. Ognuno porti in questa (cioè nella poli-tica, ndr), utilità sociale della propria vita». Obiettivamente criptico salvo scorgere forse de-gli echi quasi giovannei, nel sen-so di papa Giovanni XXIII che per il Pd andrebbe bene, della carezza da portare a casa ai bambini. La domanda che sor-ge spontanea è se questi accenti e queste queste suggestioni, al netto della sintesi spinta del medium e forse dell’imperizia dei collaboratori, torneranno buone per le primarie. Se cioè basteranno contro «il conserva-torismo di Bersani e il liberismo di Renzi», pensieri e personaggi contro i quali Boeri vuole inno-vare il Pd. Un linguaggio quasi cifrato, buono forse per un certo mondo creativo che l’architetto di grido pratica ma che, nelle ex-case del popolo riconverti-te in circoli Pd, potrebbe tra-gicamente suonare come la «supercazzola» che Mario

Monicelli faceva recita-re a Ugo Tognazzi in Amici Miei.

© Riproduzione riservata

Anche Golfari e Guzzetti non guardavano a destra

L’affermazione (pag. 7 del numero 159 del 5.7 di Italia Oggi) se-condo cui Piero Bas-setti «è stato il primo e unico governatore del-la Regione Lombardia con lo sguardo a sini-stra. Poi solo centro-destra», è storicamen-te falsa.

Viene in fatt i del tutto dimenticata la presidenza di Cesare Golfari «politico edu-catore» e presidente della Regione Lombar-dia dal 1974 al 1979, e di Giuseppe Guzzetti, presidente per ben 8 anni, dal 1979 al 1987, quando venne eletto senatore della Repub-blica italiana per la decima e poi per l’un-dicesima legislatura. Entrambi i successori di Bassetti) erano della Dc (ed entrambi della sinistra di Base) e non possono essere, stori-camente, inquadrati, né come soggetti politi-ci né come attività po-litica, come esponenti del centro destra.

Avv. Paolo Mantegazza,Como

LETTERA

DI LUIGI LABRUNA*

Si sa. Il potere costruito sul cari-sma è fragile. È intrinsecamente fragile giacché le qualità e gli at-tributi del leader, che sono consi-

derati eccezionali dai fan, hanno invece bisogno di continue verifiche e conferme. Senza successi visibili, il leader perde il carisma. E, con esso, la devozione, la infatuazione, dei seguaci. Immaginate perciò quanto sia ancora più fragile il potere di quei parvenus che, senza un consolidato prestigio professionale o po-litico, utilizzando la delusione, l’apatia, la disperazione dei cittadini, riescono a ottenere cariche insinuandosi negli interstizi generati dalla assenza di credibilità, congiunta, degli op-positori e dei politici già al potere. Per ottenere il ri-sultato, fanno ri-corso a promesse, spesso irrealizzabi-li, di soddisfacimen-to delle necessità e delle aspirazioni più immeditate e con-

traddittorie di tutti ed eccitano le passioni più semplici e primitive. Cavalcano le tendenze, anche le più irrazionali, prime fra tutte quelle di «scassare» senza distin-zioni. E, per continuare a esistere, sono costretti a rilanciare sempre più senza tener conto della praticabilità delle pro-messe e delle esigenze della sana amm inistra-zione e della legalità. Creando «un clima ostile alla manifestazione del-le idee e delle opinioni dissenzienti», instaura-no una democrazia mi-stificata.Capita così che anche chi si pone al ser-vizio delle loro ambizioni «con lo spi-rito di servitore delle istituzioni» non può non rimanere, dopo breve espe-

rienza, nella migliore delle ipotesi, amareggiato, offeso, frustrato. E

constatare che, a dispetto dei proclami e delle concioni, le

azioni politiche essen-ziali di tali capi impro-

babili si collocano, su «aspetti decisivi»,

su «una linea di assoluta con-

tinuità» con le «vecchie logiche» che dicevano di

voler scassare.Stupisce che, nell’ac-cettare («richiedere», secondo de Magistris), in dispregio delle re-gole del buon senso e dell’etica, la carica di assessore nella città in cui esercitava le funzio-ni di pm, Narducci di tutto questo (oltre che del dissenso di giuristi, del Csm, dello stesso Capo dello Stato) non abbia tenuto conto. E che solo ora che l’opera sua viene giudicata dal sindaco «irrilevante» si accorga (ancora parole sue) della «miserabilità» di certi comportamenti e

della pericolosità di visioni giuridiche e politiche che «hanno determinato il consolidarsi di assetti illegali della vita civile, sociale ed economica della città, calpestando il diritto della collettività e dei singoli, a esclusivo vantaggio degli interessi, prepotenti e invadenti, solo di qualcuno». Glielo ha rinfacciato Va-squez accusandolo anche lui di una «in-transigente difesa del formalismo giuri-dico» (cioè delle norme essenziali della convivenza e magari del codice penale), ricordandogli la sua totale condivisione «del programma» demagistresco che an-dava in direzione opposta (« Narducci non può scoprirlo ora.

*dal Corriere del Mezzogiorno

NON STUPISCE LA SUA DELUSIONE MA SEMMAI IL FATTO CHE ABBIA VOLUTO FARE L’ASSESSORE

Il pubblico ministero deluso da De Magistris

Stefano Boeri

Giuseppe Narducci

Luigi De Magistris

di Pierre de Nolac

Monti elimina37 tribunali.

Berlusconi li avrebbe aboliti tutti.

* * *

Bersani: «Sulla sanitài tagli sono troppo pesanti».

Succede, quandosi usa il bisturi.

* * *

Vasco Rossi:«Le mie nozzesono un atto tecnico».

Anche il cantanteè diventatoun fan di Monti.

* * *

Pisapia assumerà150 educatrici.

Ma non con quellidel «colpirne unoper educarne cento?»

PILLOLE

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13Sabato 7 Luglio 2012ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

Si fronteggiano i Fratelli musulmani e la coalizione che si rifà all’ex primo ministro Jibril

Prima elezione libera nella storiaSi svolgerà oggi in Libia: è un salutare salto nel futuro

DI ETTORE BIANCHI

Per la Libia, dopo il rovesciamento del regime di Gheddafi, è arrivata l’ora della

verità: oggi si svolgeranno le prime elezioni libere nella sto-ria del paese. Gli osservatori si domandano se l’esito di que-ste consultazioni sarà simile a quello verificatosi in Egitto e in Tunisia, dove si sono af-fermate le formazioni politiche islamiche.

A Tripoli e nel resto del pa-ese si fronteggiano due coali-zioni: quella dei Fratelli mu-sulmani, incarnata dal partito Giustizia e ricostruzione, che presenta il maggior numero di candidati, e l’Alleanza del-le forze nazionali del vecchio primo ministro Mahmoud Jibril. Quest’ultima, tutta-via, non ha la stessa forza dei musulmani.

I sondaggi sono inesistenti ed è rischioso fare pronostici. L’antica distinzione tribale e geografica, combinata al si-stema proporzionale per l’ele-zione di 80 dei 200 deputati,

fa pensare che nessun partito godrà della maggioranza e che, quindi, si dovrà costruire una coalizione di governo.

Sul fronte islamico, Alamin Belhaj, membro del Consiglio nazionale di transizione e por-tavoce dei Fratelli musulmani, afferma che tutti i valori sono riferiti al Corano. Sì, dunque,

all’apertura al voto democra-tico e anche all’elezione di una donna, ma in presenza di un supplemento d’anima da por-tare all’umanità. La nuova Li-bia, prosegue Belhaj, si appog-gia su due elementi: religione e business. Semaforo verde, dunque, alla libera economia, con uno Stato che non deve

controllare tutto. Un discorso che non dispiacerà agli Stati Uniti ed è caro al Qatar, che ha fi nanziato la lotta contro Gheddafi .

Il partito Giustizia e rico-struzione ammette la sua vici-nanza a Abdelhakim Belhaj, ex combattente in Afghanistan che si è riconvertito in funzio-

ne anti-Gheddafi ed è al verti-ce della formazione al-Watan. In caso di alleanze, è probabile quella con la Fratellanza.

Gli avversari di questi grup-pi hanno come unico collante il fatto di rifarsi all’ex premier Jibril. Rappresentanti di in-fl uenti tribù, comprese quelle sconfi tte nella guerra civile, coabitano con personalità che si sono impegnate insieme ai vincitori. Tutti uniti per com-battere il vecchio regime.

Infi ne, il Fronte nazionale è il partito d’opposizione fon-dato nel 1991. Molti dei suoi quadri hanno vissuto in esilio. Esso, insieme ai Fratelli mu-sulmani, è l’unica formazione a essere stata perseguitata dalla dittatura. E, dopo la scomparsa di Gheddafi , ha ri-fi utato la mano tesa del fi glio Seif. Ma quello che conta è che un’altra nazione sconvolta dalla rivoluzione è chiamata a pronunciarsi liberamente su chi dovrà instradarla su nuo-vi percorsi che, in ogni caso, dovranno essere di sviluppo economico e di libertà.

© Riproduzione riservata

DI ELISABETTA IOVINE

Nell’anno in cui l’Algeria festeggia mezzo secolo di indipendenza dal-la Francia, due testimoni di quella guerra si sono incontrati. Lei, Hélène

Erlingsen-Creste, giornalista francese, e lui, Mohamed Zerouki, algerino. I loro padri mo-rirono durante il conflitto. Essi hanno confron-tato i loro ricordi dolorosi e ne è nato un libro (Nos pères ennemis, I nostri padri nemici). Nel mese di ottobre la Erlingsen potrà vedere due vecchi mujaheddin, sopravvissuti che facevano parte del gruppo di combattenti che nel 1958 uccisero il sergente Clovis Creste, suo padre. Essi le racconteranno gli ultimi istanti della vita di quell’uomo. Uno dei 25 mila militari che furono uccisi nel paese nordafricano. La donna, oggi sessantenne, dice che a quel punto sarà in pace con quel terribile passato e con la sua stessa storia.

Invece Zerouki, 68 anni, si trova dall’altra parte della barricata: suo padre morì come martire dell’indipendenza algerina. Ma di lui si persero le tracce: si sa soltanto che scompar-ve improvvisamente, senza lasciare tracce, un giorno del 1959. E questo è sempre stato motivo di angoscia per il fi glio. Allora Mohamed aveva 16 anni: racconta che divenne un uomo molto in fretta, ma saltando la giovinezza. Ma quello che conta è il fatto che, purtroppo, non si è mai saputo dove suo padre fosse sepolto. La memo-ria è stata troncata. I padri di Hélène e di Mohamed si tro-vavano a operare nella stessa zona, tra Algeri e Oran. Magari si saranno trovati faccia a fac-cia in qualche occasione, ma è impossibile saperlo.

Durante un soggiorno in Algeria, Hélène ascoltò il racconto di un uomo che aveva perso 14 membri della sua famiglia durante i com-battimenti. Da qui nacque l’idea di relazionarsi con la controparte, con il dolore di chi, soltanto teoricamente, aveva interessi contrapposti, per-ché il dolore di chi ha dovuto privarsi di un fa-miliare non ha colori politici. Alla fi ne ci si trova sulla stessa barca. Poi l’incontro con Mohamed, le lunghe conversazioni sulle rispettive memo-

rie. Il desiderio di mettere tut-to ciò per iscritto. Un modo per fi ssare i rispettivi ricordi, ma anche per testimoniare un de-siderio di riconciliazione sorto dal dolore.

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Una francese e un algerino rievocano la guerra in un libro

Si incontrano 54 anni dopo l’uccisione dei padri

In Ucraina non accennano a diminuire le polemiche con la Russia. Il nuovo terreno di scon-

tro riguarda la lingua: l’op-posizione ha protestato du-ramente dopo l’approvazione di una legge che intende raf-forzare il russo, facendone la se-conda lingua del paese. Si riaccende così la rivalità tra la parte occidenta-le della nazio-ne, che guarda a l l ’Europa , e quella orientale che è più conser-vatrice e vicina a Mosca. Centi-naia di opposi-tori, che sosten-gono l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko, tuttora in carce-re, hanno fatto sentire la loro voce. Questa ini-ziativa è stata voluta dal pre-sidente Viktor Ianukovich, la cui popolarità è sempre sta-ta molto forte a Est. Ma ora, a causa della crisi economica, anche questa fascia di popo-lazione comincia a contestare il governo. La Tymoshenko ha fatto circolare il suo pensiero

attraverso un comunicato: vi si legge che Ianukovich non ha dichiarato guerra alle forze di minoranza o ai valori demo-cratici, ma all’indipendenza stessa dell’Ucraina.

Si tratta di una sconfitta per l’intera nazione.

Il testo di legge fa del russo una lingua regionale in 13 del-le 20 regioni amministrative del paese, laddove il russo è parlato almeno dal 10% degli abitanti, comprese la capitale Kiev e la regione di Sebasto-poli, dove Mosca possiede una base militare.

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L’opposizione, contraria, alza i toni

Ucraina, il russo è ancora imposto

Yulia Tymoshenko

Le due pagine di «Este-ro - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di

Sabina Rodi

Mohamed Zerouki e Hélène Erlingsen-Creste

Una veduta di Tripoli e, a destra, Abdelhakim Belhaj

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14 Sabato 7 Luglio 2012 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

La percentuale può essere del 19 o del 7%. Non è questione di qualità, ma di come lo si mangia

Iva würstel: in Germania è un quizAlle volte dipende persino da chi è proprietario delle sedie

da Berlino ROBERTO GIARDINA

I tedeschi hanno un proble-ma con i loro würstel. De Gaulle disse che era dif-ficile governare un paese

in cui esistono 234 qualità di formaggi. E in Germania le va-rietà di salsicce sarebbero più di 1.500, un record mondiale, divise per zone geografiche. La Weisswürtslinie, il confine del Würst bianco, è più impor-tante del Limes dei romani, e segna la divisione tra il Nord e il Sud, dove si trova la can-dida salsiccia bavarese che an-drebbe consumata come prima colazione. Ai tempi della Corti-na di ferro, uno dei pochi vanti della Ddr era la salsiccia della Turingia, alla cui superiorità dovevano inchinarsi i capitali-sti dell’Ovest.

Secondo un’antica battuta, Dio sa tutto tranne quello che si trova in un würstel, ma il problema non è teologico e non è riuscito a risolverlo neanche la Corte europea. Quanta Iva devono pagare i clienti che li vogliono gustare, senza temere

per il loro colesterolo? Il 19% o appena il 7? Non sempre gli esperti fi scali dimostrano buon senso o logica; anzi, quasi mai, nemmeno in Germania, patria di Kant e di Hegel.

La percentuale dell’imposta non dipende dal prezzo o dalla qualità del Würst, ma da dove e da come si mangia. Neppure ci si può basare sul locale, se di lusso o una semplice baracca. A volte può dipendere da chi è il proprietario delle sedie, che può essere anche persona di-versa da chi griglia le salsicce. Una valutazione che complica la vita anche agli italiani che

offrono pizza al taglio, o ai ci-nema che vendono Coca-Cola e popcorn insieme con il biglietto d’ingresso.

La domanda fondamentale è: come valutare un Imbiss, un chiosco o un semplice loca-le dove si mangia alla svelta, il cui numero negli ultimi anni è aumentato da 24 mila a 30 mila, in concorrenza con risto-ranti, osterie e catene di ham-burger? Ricordate Il cielo sopra Berlino? Peter Falk, il tenen-te Colombo, viene trasformato da Wim Wenders in un ange-lo che scende sulla terra. Per prima cosa va a una baracca di

würstel sotto il Muro. Questo sarebbe un Imbiss e l’angelo pagherebbe oggi 2,40 euro, in media, per un Currywürst, di cui il 7% andrebbe al fi sco per l’Iva. Ma se un chiosco mette a disposizione una semplice panca per i clienti stanchi, secondo il Finanzamt diventa un ristorante e deve versare il 19%. Una differenza che natu-ralmente può condurre alcuni gestori al fallimento. I clienti tedeschi sono parsimoniosi e stanno attenti ai cent, oltre che alla qualità di salsicce e patatine. Giuristi ed esperti delle fi nanze stanno discuten-do anche su che cosa si possa considerare una sedia: basta una panca o è necessario an-che uno schienale? La famiglia Bielfeld aprì il primo storico Imbiss il 19 luglio 1945 innan-zi alla Rathaus, il municipio di Amburgo. Un evento per la città in rovina dopo la guerra. Tutto bene, fi nché sono arrivati gli ispettori: il chiosco metteva a disposizione degli avventori un attaccapanni e posate di metallo, non di plastica. Era dunque un ristorante, e hanno

preteso 93 mila euro di tasse arretrate. La famiglia Bielfeld è ricorsa fino alla Corte eu-ropea in Lussemburgo, ma la sentenza non è stata chiara. La vertenza continua e intanto la licenza per l’Imbiss non è sta-ta rinnovata. Si ribella anche Heinz Lohmann, gestore di 40 sale cinematografi che. Alla cassa si vendono popcorn, che vengono consumati all’interno comodamente seduti. Per il Finanzmat, «come in un risto-rante», e pretende dunque il 19% di Iva. Herr Heinz per il momento paga, ma con riserva, in attesa di essere rimborsato. Giudizi paradossali. Allo stadio del Kaiserslautern la pizza al taglio è tassata diversamente a seconda di dove si trovano i tifosi: in curva al 7% perché seguono la partita in piedi, in tribuna al 19% perché hanno gradini su cui sedersi. Il pizza-iolo Rosario Monteleone non riesce a capire: «Le gradinate non mi appartengono: perché devo pagare io se i miei clien-ti mangiano la margherita in piedi o seduti?».

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Un premio di 250 mila sterline, pari a circa 315 mila euro, a chi predirà la fine della

moneta unica. La domanda che fa da sfondo è la seguente: se uno Stato membro della Ue dovesse abbandonare la divisa comuni-taria, quale procedura andrebbe adottata per rendere ciò meno doloroso possibile? Così è nata l’iniziativa del Wolfson Economi-cs Prize, creato da Lord Simon Wolfson. Come spiega quest’ulti-mo, fino a poco tempo fa nessuno ha lavorato a piani di soccorso in caso di affondamento dell’eurozo-na. Invece, più ci si prepara in an-ticipo, meno devastanti saranno le conseguenze.

Ad aggiudicarsi il riconosci-

mento è stata Capital Economi-cs, una società di ricerca indi-pendente. Essa raccomanda che i responsabili dell’area moneta-ria del continente si riuniscano in gran segreto, un mese prima dell’annuncio della fi ne dell’euro, e che non avvisino i partner e le altre istituzioni fi nanziarie che tre giorni prima, preferibilmen-te di venerdì (ma la superstizione non c’entra nulla). Un annuncio a sorpresa immediatamente se-guito dalla chiusura di tutte le banche, giusto in tempo affi nché la nuova moneta sia lanciata a un rapporto di parità con la moneta unica. Fantascienza? Col passare del tempo, purtroppo, sembrereb-be proprio di no.

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Per addolcire l’addio alla moneta unica

315 mila € a chi ne predirà la fine

DI ELISABETTA IOVINE

Sono 200 mila i proprietari di casa inglesi tassati dal fisco in Francia. Ora il problema è che il nuovo governo di Pari-

gi, alle prese con difficoltà finanzia-rie, ha deciso di inasprire la tassa-zione per gli stranieri. I britannici, negli anni scorsi, hanno acquistato casa soprattutto nelle regioni della Bretagna, della Limousin e del Péri-gord. Essi potrebbero essere costret-ti a sborsare il 15,5% dei loro redditi fondiari provenienti da beni situati in Francia, oltre che delle plusvalen-ze immobiliari. E questo andrebbe ad aggiungersi alle imposte già pa-gate a livello locale, dove si trovano gli edifici.

Secondo Graeme Perry, partner di Sykes Anderson, società di consulenza per gli acquisti residenziali in Francia, queste misure sarebbe-ro diffi cilmente accettabili per gli inglesi, sem-pre meno numerosi a cercare casa nel paese vicino dopo il ribasso della sterlina.

Qualche esperto ha già fatto i conti. Per una rivendita i britannici dovranno pagare il 34,5% di tasse in Francia rispetto al 28% della Gran Bretagna: ecco perché Oltremanica ci penseran-no due volte prima di fare altre operazioni. Ci si domanda se, prima che la legge diventi esecu-tiva, si assisterà a un fuggi fuggi degli inglesi. In realtà è probabile che i diretti interessati si preoccupino innanzitutto di tutelare la loro pro-prietà, mentre in futuro si tenderà a comprare una casa di campagna nel Regno Unito.

Finora le reazioni degli inglesi non sono sta-te scomposte. C’è chi, come il proprietario di

un’abitazione a Cannes, deplora il fatto di dover pagare per il posto di lavoro di 15.500 funzio-nari francesi. Altri dicono di comprendere che Parigi stia cercando di rastrellare denaro dove può. Un militante di sinistra auspica che la stessa cosa succeda in Inghilterra, ma questo non avverrà mai perché i ministri hanno tutti la seconda casa. Infi ne, qualcuno dubita che questa iniziativa vada in porto, perché sarebbe illegale.

Stando al quotidiano Daily Telegraph, che cita fonti del ministero del Tesoro di Londra, il governo sarebbe pronto a opporsi a tutto quanto sia contrario alle leggi del mercato unico. An-che se, con l’aria che tira, i contrasti in Europa sembrano accentuarsi ed è diffi cile riuscire a far convivere interessi economici divergenti. Ogni nazione cerca di mettersi in salvo come può, anche a scapito delle altre.

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Sulle loro residenze secondarie in Bretagna e nella Limousin

Sono 200 mila i proprietari inglesi tassati in Francia

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21Sabato 7 Luglio 2012

IL PRIMO GIORNALE DEGLI IMPRENDITORI, DEGLI OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

MAROon

LA RIFORMDEL LAVOR

in edicola coAgricoltura

I OPERATORI E DEI PROFESSIONISTI DELLA TERRA E DELL’AGROINDUSTRIA

onin edicola co

Oggi

SPENDING REVIEW/ Nel decreto legge una nuova governance per via Salandra

Agea a dieta, l’Inran chiudeSalvi il Sin, Agecontrol e gli enti pagatori regionali

DI LUIGI CHIARELLO

L’Inran, cioè l’Istituto na-zionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, non c’è più. Il decreto

legge sulla spending review (n. 94/2012, pubblicato sulla Gazzet-ta Ufficiale n. 156 del 6/7/2012), approvato nella notte tra giovedì e venerdì dal consiglio dei mini-stri, lo ha soppresso. Compiti e funzioni saranno ereditati, qua-si interamente, dal Cra, il Consiglio per la ricerca e la spe-rimentazione in agricoltura. Quasi, perché le sole competenze nel settore semen-ti elette verranno trasferite all’Ente risi. Agea, invece, perde poteri nella gestione dei fondi europei all’agri-coltura; un bottino di circa sei-sette miliardi di euro l’anno, i cui compiti di coordinamento passa-no, armi e bagagli, sulle scriva-nie del ministero delle politiche agricole. L’Agenzia per le eroga-zioni agricole mantiene, però, la gestione dei fascicoli aziendali, attraverso la controllata pubbli-co-privato Sin spa, che non viene toccata dalla riforma. Così come non viene toccata l’altra controlla-ta Agea, Agecontrol, che svolge diverse attività di monitoraggio. Il decreto sulla spending review, infatti, nella disposizione che pre-vede la messa in liquidazione e la vendita delle società in house, che svolgono servizi nei confronti

della sola p.a, prevede testualmente che la

sforbiciata non colpisce le società che soddisfano

«l’esigenza di assicurare l’effica-cia dei controlli sulla erogazione degli aiuti comunitari del settore agricolo». Sarà ora un decreto del presidente del consiglio a indica-re i nomi delle società in house che scamperanno alla scure del taglia spese. Dai tagli si salvano infine gli organismi pagatori re-gionali, finiti in un primo momen-to sotto accusa per gli alti costi di gestione.

COME CAMBIA AGEA. Il de-creto legge, come detto, dispone che le funzioni di coordinamento relative al finanziamento della Politica agricola comune vengano svolte direttamente dal ministe-ro delle politiche agricole. Il dica-stero guidato da Mario Catania agirà come unico rappresentante

dello stato italiano nei confronti della Commissione europea per tutte le questioni relative al Fe-aga, il Fondo europeo agricolo di garanzia, e al Feasr, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Sono, queste, le due casse che foraggiano la Politica agricola comune in vigore. Contemporane-amente, il consiglio dei ministri ha modificato anche il modello di governance dell’Agea. Attualmen-te, essa prevede un presidente (oggi, Dario Fruscio) e un con-siglio di amministrazione (in cui siedono Carlo Liviantoni, Ma-ria Antonietta Mazzone, Gior-gio Piazza e Guido Tampieri). Questi due organi spariranno e, al loro posto, verrà istituito un unico direttore dell’Agenzia, che sarà scelto in base a criteri di alta professionalità e conoscenza del settore agroalimentare, sul mo-dello delle agenzie collegate al ministero dell’economia e delle

finanze. L’esempio che il dicaste-ro delle politiche agricole indica per l’operazione è l’Agenzia delle Entrate. Per quanto riguarda, in-vece, la dotazione organica, Agea subirà un taglio del 50% per il personale dirigenziale di prima fascia e del 10% per il persona-le dirigenziale di seconda fascia. Entro i prossimi tre mesi, il mi-nistro delle politiche agricole, at-traverso propri decreti, scritti di concerto col dicastero dell’Econo-mia, individuerà le risorse uma-ne, strumentali e finanziarie da trasferire al Mipaaf, a seguito del trasferimento di funzioni.

ANCHE SE ESISTE SOLO DA DUE ANNI ED È DIVENTATO OBBLIGATORIO DAL 1° LUGLIO IL LOGO UE per i prodotti da agricoltura biologica è riconosciuto già dal 24% dei cittadini europei. Più lenta ma costante l’affermazione dei marchi Dop, Igp e Stg. Lo confermano i dati di Euro-barometro. Come anticipato da ItaliaOggi il 14/4/2012, il 14% dei consumatori Ue mostra di avere consapevo-lezza dei marchi Dop e Igp, con punte rispettivamente del 36% e del 32% in Italia. Il logo Stg raggiunge il 15%, arrivando al 25% in Spagna. Percentuali che crollano tra il 3 e il 6% in Paesi come Da-nimarca e Olanda. Il logo bio è invece riconosciuto dal 24% dei cittadini Ue, con i danesi più consapevoli (39%) e gli italiani nella media.

IL MARTEDÌ SENZA RISO. FA DISCUTERE IN INDONESIA il programma governativo «No Rice Day» che, dopo un anno di sperimentazione a livello locale è stato adottato come politica nazionale. Jakarta giustifica l’iniziativa con la necessità di rendere più varia la dieta degli indone-siani, tra i più forti consu-matori al mondo di riso (139 kg pro capite l’anno). Ma è anche una questione di food security: l’urbanizzazione e l’aumento della domanda hanno trasformato il Paese, autosuffi ciente fi no agli anni ‘80, in un importatore netto di riso, e le stime prevedono un aumento dell’import del 40% in più nei prossimi 25 anni.

SCENDE ANCORA L’INDICE FAO dei prezzi alimentari, che a giugno si è attestato a 201 punti, circa il 15% in meno del picco record raggiunto a febbraio 2011, e il livello più basso dal settembre 2010. Ma la stessa organizzazione delle Nazioni unite si aspetta un «rimbalzo» in luglio. A preoccupare è soprattutto il raccolto dei cereali, con previ-sioni che virano al ribasso in seguito alle ondate di calore che stanno colpendo gli Usa e alla paventata riduzione della produzione di grano russo.

SOLO IL 50% DEGLI ALLEVA-MENTI DI SUINI si è adeguato alla normativa Ue sul benes-sere animale che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2013. La maggiore richiesta per gli animali porterà alla diminu-zione delle scrofe (30%).

Angelo Di Mambro

DA BRUXELLES

Tre mesi in più per richiedere la variazione nelle categorie specifi che A/6 (abitativi) e D/10 (stru-mentali) degli immobili rurali. Nel decreto legge sulla spending review, approvato dal consiglio dei ministri, spunta la proroga, destinata ai proprieta-ri e ai titolari di diritti reali dei fabbricati rurali, del termine (30/06/2012) fi ssato dal comma 8, dell’art. 29, dl n. 216/2011 (milleproroghe), conver-tito con modifi cazioni nella legge n. 14/2012.

Lo scorso 2 luglio (il 30 giugno cadeva di sabato) è scaduto il termine per richiedere l’attribuzione

delle categorie specifi che per i fabbricati rurali, disposta dal dl n. 70/2011, attraverso una

specifi ca modalità (provvedimento del 14/09/2011 e circolare n. 6/T/2011 del Territorio), ma il decre-to citato riapre il termine al 30 settembre prossimo. La variazione è necessaria per sanare i periodi pre-gressi ai fi ni dell’Ici, dopo il noto intervento della Suprema Corte (sentenza n. 18565/2009), cui il legislatore si è allineato, ma non è obbligatoria ai fi ni dell’imposta municipale (Imu), stante il fatto che tale tributo non richiede categorie particolari per le costruzioni di questo tipo, facendo riferimen-to esclusivamente al rispetto dei requisiti indicati nei commi 3 e 3-bis, dell’art. 9, dl n. 557/1993.

Fabrizio G. Poggiani

Case rurali, tre mesi in più per i cambi catastali

Passeremo un fi ne settima-na di sole su tutto il Paese, se escludiamo il rischio di locali acquazzoni al pome-riggio sulle Alpi. Le tempe-rature torneranno a salire soprattutto al Centro-Sud, a causa del ritorno dell’alta pressione dal nord Africa. In particolare su Puglia, Lucania e zone interne delle isole maggiori si potranno sfi orare i 40 gradi. Sarà più gradevole il clima al Nord e lungo i litorali. Per l’inizio della settimana è prevista ancora una fase di caldo moderato al Centro-Sud, mentre al Nord tornerà il rischio dei temporali sulle Alpi, e grazie ad essi il clima sarà più gradevole.

METEO

Primo raccolto di grano sotto i pannelli fo-tovoltaici. È quello fatto in settimana nell’im-pianto agrovoltaico realizzato da R.E.M., a Monticelli d’Ongina, provincia di Piacenza. Il frumento era stato seminato a novembre. L’im-pianto integra, su una superfi cie di 21 ettari, l’attività agricola con la produzione di energia pulita, grazie a pannelli a inseguimento solare, realizzati su strutture mobili a 4,5 m di altezza, connesse fra loro da un sistema di controllo e comunicazione wireless.

La mietitura solare

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

Via libera defi nitivo ai due decreti con i nuovi incentivi per il fotovoltaico (Quinto Conto Ener-gia) e le rinnovabili elettriche non fotovoltaiche (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, bio-gas). Ieri i ministri dello sviluppo economico Corrado Passera, dell’ambiente, Corrado Clini e dell’agricoltura, Mario Catania, han-no fi rmato i testi. Il nuovo regime permetterà di raggiungere e superare gli obiettivi Ue delle energie rinnovabili attraverso un sistema di in-centivazione, adeguato agli andamenti dei costi di mercato delle tecnologie (calati radicalmente nel corso degli ultimi anni). Viene introdotto un sistema di controllo e governo dei volumi in-stallati e della relativa spesa complessiva (aste per impianti grandi e registri per impianti di taglia media). Il nuovo sistema entrerà in vi-gore 45 giorni dopo il superamento (previsto a breve) della soglia di 6 mld di incentivi per il fotovoltaico, e il primo gennaio 2013 per il non fotovoltaico, per il quale è previsto comunque un periodo transitorio di quattro mesi.

Bioenergie, gli aiuti

Altri servizi da pagina 27

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22 Sabato 7 Luglio 2012 AT T U A L I TÀIl ministro dell’agricoltura insiste sull’equità nella i liera. Passera: nuove piattaforme di distribuzione

A Bruxelles, per l’etichetta d’origine Catania promette a Coldiretti un forte impegno sulla trasparenza

DI GIUSY PASCUCCI

Un impegno forte a Bru-xelles per il definitivo riconoscimento dell’eti-chettatura d’origine. In-

terventi per garantire più equità nella filiera e nei rapporti con la distribuzione, eliminando tutti i passaggi di intermediazione pa-rassitaria. Ulteriori misure per la semplificazione burocratica e amministrativa. E, infine, un per-corso di internazionalizzazione e penetrazione dei mercati per il Made in Italy. Sono questi i pun-ti principali su cui Coldiretti ha incassato l’impegno dei ministri delle politiche agricole e dello svi-luppo economico Mario Catania e Corrado Passera. Che, all’as-semblea nazionale dell’organiz-zazione agricola, al Palalottoma-tica di Roma, hanno assicurato davanti a una platea di quindi-cimila delegati delle federazioni regionali e provinciali, che la loro azione nei prossimi nove mesi di governo sarà orientata nel senso di cambiare il volto dell’agricoltu-ra italiana e rimetterla al centro di un modello di sviluppo e cre-scita del paese. «Prendo atto degli

impegni che il ministro Catania e il ministro Passera hanno preso. Bastano queste cose nei prossi-mi mesi: etichettatura, semplifi-cazione, internazionalizzazione e distribuzione. Facciamole in-sieme fino in fondo. E su questo misureremo la vostra azione» ha

detto chiudendo i lavori il pre-sidente della Coldiretti, Sergio Marini che, nella sua relazione, aveva prima lamentato la scarsa applicabilità dei provvedimenti agricoli e, poi, chiesto ai ministri di lavorare per ridare un «valore all’agricoltura». In primis acce-

lerando l’iter dell’etichettatura. «Non è accettabile che manchi ancora la legge sull’etichettatu-ra», ha detto Marini chiedendo a Catania una decisa presa di po-sizione a Bruxelles e assicurando il pieno sostegno di Coldiretti in questa battaglia. Punto su cui il ministro ha garantito una linea senza mediazioni. «Chiederemo a Bruxelles una normativa per il riconoscimento in modo evidente dell’origine del prodotto e ci pren-deremo tutti gli spazi in sede na-zionale. È una battaglia etica e su questo non farò mediazioni». Sen-za mezze misure anche la posizio-ne sulla Pac. «Ci metto io la fac-cia», ha detto Catania ribadendo che si batterà perché «le risorse vadano solo a chi fa agricoltura» e per uno sviluppo rurale «diverso centrato sull’impresa». Il ministro ha poi affrontato lo spinoso tema dell’accorciamento della filiera. E lanciato un appello a Vincenzo Tassinari, presidente di Coo-pItalia, presente sul palco.»Non sono affatto contento di come fun-ziona la filiera italiana. Tutti noi dobbiamo fare di più per elimina-re i troppi passaggi dall’origine al consumo e l’intermediazione pa-

rassitaria». Su questo argomento si è soffermato anche il ministro Passera. A parere del quale per superare i problemi legati alla de-bolezza strutturale dei rapporti con la distribuzione, è necessaria un’alleanza tra trasformazione e distribuzione e la creazione di nuove piattaforme di distribuzio-ne. Favorendo poi le aggregazioni, le reti e i consorzi. Cosciente del problema dell’internazionalizza-zione delle imprese, il ministro ha ricordato come la ricostruzione dell’Ice, con un rappresentante diretto del settore agricolo, vada in questo senso». Mentre sulla semplificazione ha garantito l’im-mediata disponibilità del governo a lavorare su altri decreti per in-trodurre nuove misure. Passera si è detto convinto del ruolo centrale che può svolgere l’agricoltura con-tro la crisi. «Il mondo agricolo ha dimostrato grande capacità im-prenditoriale. E lo sviluppo eco-nomico si sente molto impegnato sulle questioni che lo riguardano. L’Italia, ha aggiunto, dimostra di avere almeno nel settore agroali-mentare una forte ricetta per la crescita, quella rappresentata dal made in italy».

BALSAMICO SALVO

Il terremoto non spaventa FederzoniUn terremoto come regalo per il centenario in Monari Federzoni se lo sarebbero volentieri rispar-miato. Ma Sabrina Federzoni, da 12 anni alla guida dell’azien-da, non si perde d’animo. E conta di poterla riportare al 100% del-la sua operatività nell’arco di un mese. «Nella sfortuna, siamo sta-ti fortunati», osserva l’ad di quest’azienda leader nella produ-zione di aceto balsamico di Mode-

na con sede a Bomporto, a metà strada fra l’epicentro dei

delle due più forti scos-se: 19,7 mln euro di fatturato nel 2011,

113 min hl di aceto prodotto ogni anno, 74 ha di vigneti

coltivati. «A cadere è stato il capannone che

riparava le macchine agri-cole, non quello delle botti e dei tini del prodotto in invecchiamen-to, che ha avuto relativamente pochi danni: abbiamo perso solo un centinaio d’hl d’aceto già in-vecchiato di tre anni. Danni mag-giori ha subito il magazzino delle materie prime ove i tini in acciaio si sono accartocciati come lattine e sono riversati al suolo circa 800 hl di vino, aceto di vino e mosti». In totale è il 5-6% della produzio-ne a essere andato perso. E i dan-ni, dalle prime stime, dovrebbero aggirarsi sul milione d’euro.

CANTINA MELINI

Chianti, il Givlancia la lineaper i giovani

Melini, storica cantina toscana del gruppo Giv, ha lanciato una nuova linea di vini Chianti pensati per ve-nire incontro ai gusti delle nuove generazioni di con-sumatori di vino. La linea si chiama Re-Chianti, sarà commercializzata nel canale supermercati, e si compone di due vini. Il primo è il Chianti Docg prodotto con un innova-tivo metodo di vinifi cazione: una parte di grappoli integri è infatti aggiunta al vino appena svinato per conferir-gli una maggiore freschezza, esaltarne gli aromi varietali e sottolinearne il fruttato. Il secondo è il Chianti Gover-no all’uso toscano, vinifi cato utilizzando un metodo antico che si basa sulla lenta rifer-mentazione del vino ottenuta grazie all’aggiunta di uve di sangiovese leggermente ap-passite che gli conferiscono ricchezza e carattere. Il QR code stampato sul pendaglio della bottiglia dalla forma particolare a neocampana, mostra il mondo del Chianti che Melini vuol far rivivere: gli affascinanti paesaggi di Siena e Firenze, i vigneti del Chianti dove vengono coltiva-te le uve sangiovese utilizzate per produrre questi vini.

Con la crisi economica in ulteriore peggioramento, la Francia ad esempio ha appena rivisto al ribasso la sua cresci-

ta 2012 allo 0,3% mentre le situazioni di Italia e Spagna in termini di crescita attesa sono state oggetto di revisioni in diminuzione, la ricerca di asset recession-resistant rimane di stretta attua-lità fi nanziaria. Gli investimenti nel comparto dell’alcol da sempre sono ritenuti anticiclici e quindi ideali per sterelizzare un ciclo negativo in termini di ribasso dei rendimenti borsistici. Nella precedente recessione del 2000-2001 negli Usa, ad esempio, mentre nel periodo lo S&P 500 perse il 14,05% il segmento Alcoholic Beverages registrò una crescita del 46,02%, a riprova del fatto che i consumi di prodotti alcolici pagano meno gli effetti di una recessione. Ma, secondo ricerche recenti, non è vero che questa tipologia di inve-stimenti sono completamente recession-proof cioè al riparo da ogni impatto del ciclo econo-mico e quindi anticiclici. Più sem-plicemente hanno una capacità di resistenza alla crisi del pil molto migliore rispetto a quella offerta da altre categorie di investimenti merceologici.

Uno studio effettuato con rife-rimento all’industria della birra, un bene alternativo al vino alme-no per una classe di consumatori, ha provato proprio il fatto che in-vestire in società attive del busi-ness dei prodotti alcolici protegge molto durante una fase recessiva senza però garantire un upside anti-ciclico. Donald G. Freeman della texana Sam Huston University ha misurato che il consumo di birra paga leggermente i ci-cli economici negativi producendo quindi un impatto altrettanto negativo sui fattu-

rati periodali del settore. Nel suo paper « Beer in Good Times and Bad: A U.S. State-Level Analysis

of Economic Conditions and Alcohol Consumption presentato nel maggio 2009 alla Beeronomics Conference di Leuven in Belgio ha dimostrato che, a differenza di quanto ritenuto normalmen-te, la birra è normal good, cioè un normale bene di consumo, pro ciclico che risponde a livello dei consumi al variare del contesto economico gene-rale. Un risultato che smentisce la credenza che la birra sia un bene di consumo inferiore e anti-ciclico. In pratica gli effetti reddito prodotti da

una recessione si trasferiscono in parte anche sulla domanda di consumi di birra come accade per gli altri beni di consumo evidenziando il fatto che l’industria dell’alcol non è immune o protetta dall’andamento del ciclo del business. Va comunque evidenziato il fatto che il signifi -cato economico del risultato è relativo perché il valore delle elasticità stimate è così basso che

anche una profonda e prolungata recessione è o sarebbe in grado di produrre un impatto signifi cati-vo sui ricavi dei principali pro-duttori di birra. Ciò signifi ca che la birra va considerata recession proof ma più semplicemente re-cession-resistant.

Risultati e valutazioni molto utili anche per il caso del vino

un’ industria con caratteristiche simili a quelle della birra e rispetto

alla quale possono essere applicate le stesse logiche economiche. Con la

recessione che prosegue investire in aziende vitivinicole può rappresentare

comunque uno scudo protettivo verso l’an-damento del ciclo generale del business.

*Twitter@EdoNarduzzi© Riproduzione riservata

L’ANALISI

Se l’alcol protegge dalla recessione

DI EDOARDO NARDUZZI*

p ,strada fra l’epicentro

delle due più forti sse: 19,7 mln eurofatturato nel 20

113 min haceto prodogni anno,ha di vign

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23Sabato 7 Luglio 2012SaM E R C AT O A G R I C O L O

Confagricoltura e Cia contro il Consorzio della mozzarella

Bufala di CagliataSdoganato l’uso di materia congelata

DI ANDREA SETTEFONTI

È guerra aperta tra Cia e Confagricoltura da una parte e Consorzio di tu-tela della Mozzarella

di Bufala Campana dall’al-tra. Oggetto del contendere il cambio del disciplinare e l’in-troduzione, secondo le due asso-ciazioni, della possibilità di fare uso di «cagliata congelata». Ma per il presidente del Consorzio, Domenico Raimondo si tratta soltanto di «interpretazioni de-magogiche da parte di chi, come Confagricoltura non è neppure rappresentata nel Comitato Pa-ritetico che ha lavorato per dieci per arrivare alle modifi che». Per Cia e Confagricoltura, invece, i rischi sono reali e si potrebbe compromettere la qualità e sna-turare uno dei simboli del made in Italy oltre che danneggiare i produttori. «Confagricoltura parla di un solo articolo in modo sbagliato in quanto da nessuna parte c’è scritto cagliata conge-lata», commenta Raimondo a ItaliaOggi. In realtà il nuovo di-sciplinare concede la possibilità di mettere in cella la cagliata.

Lo spiega lo stesso presidente del Consorzio. «Una delle fasi di lavorazione si chiama coagu-lazione a cui seguono fi latura e formatura. Se io ho effettuato la coagulazione ed entro quat-tro ore posso passare alle altre fasi, che so per uno sciopero dei trasporti, per una nevicata che mi annulla un ordine a Milano, che ne faccio della cagliata? Ecco la possibilità di metterla in cella per riutilizzarla, sempre all’interno dello stesso caseifi cio, senza scambi e vendite con altri. È questo quello che spaventa». La Cia, però, va oltre quella che è una semplice paura. «Si possono pregiudicare la quali-tà del prodotto e avere pesanti turbative sul prezzo del latte», commenta. «Se la cagliata potrà essere lavorata successivamente senza limiti di tempo, anche con-servandola a una temperatura tale da bloccare la fermenta-zione lattica, si apre il pericolo all’uso di «cagliata congelata». E a anche Confagricoltura non ci sta. «Da iniziative volte solo ad allentare i vincoli produttivi non possono che derivare danni all’immagine del prodotto». Ma

il cambio di disciplinare, per il quale Raimondo si dice «dispo-sto a una trattativa anche con Confagricoltura, ma non ho avu-to proposte né soluzioni», intro-duce anche altre modifi che. «Per chi fa il doppio prodotto, mozza-rella Dop e non, la Ue prevede la separazione degli stabilimenti. Noi diciamo invece che tutto il latte deve provenire dall’area della Dop. Poi, a valle, il caseifi -cio decide quale mozzarella fare. Ma intanto salvaguardiamo gli allevatori». Tra le modifiche, la possibilità di produrre «una mozzarella Dop artigianale e quella della surgelazione in Iqf con azoto per il mercato hore-ca straniero. In questo modo si abbattono i costi di spedizione, non si manda il liquido, e si al-lunga fi no a sei mesi la shelf life del prodotto. Questo ci consente anche di ammortizzare l’eccesso di latte dovuto alla stagionali-tà della produzione». I soci del Consorzio intanto hanno appro-vato il Codice etico con il quale si prevede la presentazione del certifi cato antimafi a ogni anno e lo stop a fenomeni di concor-renza sleale.

IL GRUPPO PORTOGHESE CORTICEIRA AMORIM, capo gruppo della holding Amorim Cork ha acquisito il 90,91% dell’azienda catalana Trefi nos, leader nella produzione di tappi per spumanti per 15,1 mln euro. In seguito all’operazione operazione Juan Ginestra, ad di Trefi nos, è entrato a far parte del cda di Amorim Cork. [email protected]

IL GRUPPO LOMBARDO BERETTA (594 mln euro di fatturato) ha perfezionato l’acquisto del 100% del marchio Framon e dello sta-bilimento Framon di produzione e stagionatura di prosciutti di San Daniele (160 mila pezzi nel 2011) dal salumifi cio vercellese Franchi. Gruppo Beretta avrebbe sborsato oltre 9,5 mln euro.

MARCO GABUSI, SINDACO DI CANELLI, ha sottoscritto un accor-do con Kuang Xianyaun, capo delegazione della città cinese di Ganzhou, nella provincia meridionale di Jiangxi, in base al quale collaboreranno per creare una bevanda a base di Moscato e arancia da distribuire sul mercato cinese. [email protected]

LA MULTINAZIONALE TEDESCA BAYER CROPSCIENCE ha sotto-scritto l’impegno d’acquisire l’americana Agra Quest, produttore di soluzioni innovative per il controllo delle patologie di ortaggi e frutta a base di microorganismi naturali, per una cifra vicina ai 500 mln $. Agra Quest distribuisce i suoi prodotti in 30 paesi, Italia inclusa.

L’ANTITRUST ITALIANO HA DELIBERATO CHE COOP ESTENSE ha abusato della posizione dominante detenuta nel mercato dei super-mercati e degli ipermercati della provincia di Modena, ostacolando o, quanto meno, ritardando fortemente l’ingresso o l’espansione del concorrente Esselunga in tale provincia. E ha condannato Coop Estense a versare un’ammenda di 4,6 mln euro.

IL GRUPPO LATTIERO-CASEARIO GRANAROLO (848,6 mln euro di fatturato) ha stretto un accordo con il produttore sardo di formaggi duri (principalmente pecorino sardo) Ferruccio Podda. Daranno vita a una newco Caseria Podda di cui Granarolo avrà il 65%. Il gruppo bolognese entra così nei segmento dei formaggi duri.

ANAHUSER-BUSH INBEV il più grande produttore di birra del mondo sarebbe interessato a rilevare il restante 50% del gruppo messicano Modelo, il cui marchio più famoso è Corona. L’opera-zione è soggetta la via libera dell’Antitrust considerato che con i marchi già in suo possesso Anhauser-Bush Inbev ha importanti quote di mercato in Usa.

LA NASCITA DELL’ORGANIZZAZIONE INTERPROFESSIONALE della pera, prevista per il prossimo settembre, è accolta come una svolta dal comparto frutticolo dell’Emilia-Romagna all’indomani dell’in-sediamento del comitato promotore. Vi aderiranno gli operatori di tutta la fi liera: dai produttori ai distributori all’ingrosso e al dettaglio all’industria di trasformazione cooperativa e privata.

LA MULTINAZIONALE SVIZZERA SYNGENTA ha sottoscritto un accor-do di collaborazione nel breeding dell’orzo con la società cementiera australiana InterGrain. Le due realtà metteranno in comune il materiale genetico per sviluppare cultivar innovative da mettere a disposizione degli agricoltori di tutto il mondo.

LA UE HA SIGLATO UN ACCORDO CON SEI PAESI DELL’AMERICA CEN-TRALE: Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama. Riguarda più strette relazioni politiche, nuove forme di cooperazione e la costituzione di un’area di libero scambio (a partire dalla fi ne del 2012). L’accordo dovrebbe consentire alle imprese europee di risparmiare diritti doganali per 90 mln euro.

RISIKO AGRICOLO

DI ALBERTO GRIMELLI

Il calo produttivo, previsto soprattutto in Spagna, dovrebbe tamponare lo stato di crisi del settore oleario. È quanto emerso nel corso dell’incontro dell’Advisory group on Olives and Derived Pro-

ducts a Bruxelles lo scorso giugno. Il comitato, che riunisce tutti gli operatori e lobbisti del comparto, ha guardato ai prossimi mesi con cauto ottimismo, considerato lo scena-rio della campagna 2012/13. A causa della siccità la Spa-gna dovrebbe avere un calo produttivo del 50% rispetto all’anno precedente e quin-di non dovrebbe superare le 800mila tonnellate. Potreb-bero così tornare a crescere le quotazioni che, nel 2011, hanno subito una fl essione del 20%. Anche in Portogallo il raccolto appare parzialmente compro-messo. In Italia e in Grecia la sic-cità ha infl uito negativamente sull’allegagione dei frutti ma saranno determinanti le pros-sime settimane. Se continuerà il caldo torrido e le magre precipitazioni al centro sud si potrebbe avere una sensibile riduzione del-la produzione. Tra i paesi oliandoli europei a non risentire del clima dovrebbe essere solo la Francia che confermerebbe le proprie 6 mila tonnellate. Se queste prime previsioni sono caratterizzate da una buona dose di incertezza, così non dovrebbe essere per la produzione della scorsa campagna olearia. L’Italia è fi nita sul banco degli imputati per una signifi cativa differenza tra quanto dichiarato dai produttori, 480 mila tonnellate, e invece quanto ri-sulta alle autorità: 397 mila tonnellate. L’accusa che

viene velatamente mossa al nostro paese è quella di voler truccare i conti per ottenere maggiori con-tributi europei nell’ambito della prossima politica agricola comunitaria. Particolarmente accesa anche la polemica per la fi rma del trattato Mercosur, l’area di libero scambio con il Marocco. L’advisory group, dopo aver protestato per essere stato poco coinvolto nella decisione politica, ha ottenuto ampie rassicu-razioni circa una pronta informativa sugli sviluppi

n e - goziali, che non sono affatto terminati. La Commissione Ue ha infatti comunica-to che non è ancora stata defi nita né

una data di attuazione né le linee guida per il settore olio d’oliva. A preoccupare gli operatori anche l’atteggiamento ostativo di Usa, Brasile e Australia alle impor-tazioni di olio d’oliva europeo. Sebbene la questione vada

defi nita in sede di Consiglio oleicolo in-ternazionale, l’advisory group ha solleci-

tato un intervento più deciso da parte dell’Europa affi nché non siano messi

a repentaglio i fl ussi di olio per cavilli burocratici. In particolare il Brasile sembre-

rebbe particolarmente lento nel comunicare l’elenco dei laboratori accreditati presso cui far analizzare l’olio prima dell’immissione in commercio nel paese sudamericano. Ad allarmare questi paesi sarebbero i limiti troppo tolleranti sulla qualità dell’olio o la loro assoluta assenza. È il caso degli oli minerali, contaminanti che possono inquinare l’olio d’oliva al momento della produzione, dell’imbottigliamento o anche del trasporto. L’Ue attualmente non contem-pla alcuna soglia per tali residui, ma l’Ente per la sicurezza alimentare è al lavoro. Si prevede che a settembre potrà iniziare la discussione sulla neces-sità di introdurre un livello massimo di oli minerali per l’olio d’oliva in territorio comunitario.

I dati dell’Advisory group. In alto mare il libero scambio col Marocco

Olio, spagnoli in calo. Italiaaccusata di truccare i conti

Sergio Zingarelli (nella foto), proprietario dell’azienda Rocca delle Macie di Castellina in Chianti (Si), è il tredicesimo presiden-te nella storia del Consorzio del Chianti Classico, il più antico del settore vitivinicolo d’Italia fondato nel 1924. Cinquantatreenne, romano, Zingarelli succede a Marco Pallan-ti. Quella per il vino è una per passione di famiglia, la stessa del padre Italo, famoso produttore cinematografi co, cui fanno da corollario quelle per la musica lirica, per l’arte e per la cucina. La nomina è avvenuta con il consenso delle differenti categorie rappresentate nel cda del Consorzio (produttori imbottigliatori, cantine sociali e industriali), che hanno condiviso un approccio strategico basato sulla necessità di accrescere ulteriormente sia il contenuto qualitativo del prodotto che le garanzie nei confronti dei consumatori quali veicoli per affrontare un mercato sempre più competitivo e complesso. Sono stati eletti come vicepresidenti, Filippo Mazzei (Marchesi Mazzei) e Giovanni Manetti (Fontodi).

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24 Sabato 7 Luglio 2012 TECNOLOGIA & INNOVAZIONE

L’azienda francese presto aprirà un terzo stabilimento

Il Diamant sul vinoI tappi Diam seducono i big player

Pagina a cura DI LUISA CONTRI

I tappi Diam, in particolare quelli con il brevetto Dia-mant, stanno convincendo i produttori di vini di tutto il

mondo. Da quelli dei paesi di lun-ga tradizione vitivinicola: Fran-cia innanzitutto, che assorbe il 35% del miliardo di pezzi annui prodotti, ma anche Ita-lia (20%) e Stati Uniti (10%), tre mercati in pieno sviluppo, a quelli del nuovo mondo: Ar-gentina, che assorbe 50 mln pezzi, Cina, che sta incrementando gli acquisti a fronte di una superfi cie vitata ormai pari a quella francese, e resto del mondo (20%). E la progressione delle vendite negli ultimi sei anni è stata tale: +58% i volumi dei tappi per vini fer-mi (767 mln pezzi), +463% quelli per vini spumanti (152 mln) e + 38% quelli per i liquo-ri (69 mln), che la francese Diam Bou-chage (75 mln euro di fatturato nel 2011) ha in programma di realizzare un terzo impianto per raddoppiare i volumi produttivi a 2 mld di tappi l’anno. Entro pochi mesi l’azionista di riferimento, os-sia la famiglia Hériard Dubreu-il (proprietaria della Remy Mar-tin), scioglierà le riserve circa la location del nuovo stabilimento, che affi ancherà quelli di Céret,

nella catalogna francese, e di San Vicente de Alcántara, in Estremadura quasi al confi ne con il Portogallo, e darà il via ai lavori d’allestimento del nuovo stabilimento che richiederanno due anni di tempo e 30 mln euro d’investimento. «Il segreto del nostro successo», dichiara a Ita-liaOggi Dominique Tourneix, direttore generale di Diam Bou-

chage, «è l’affi dabilità e qua-lità costante della

nostra gamma di tappi, che pur essendo costituiti per l’80-85% da su-ghero, sono garan-titi al 100% esenti da Tca. Affi dabilità che s’abbina a una maggiore convenien-za rispetto ai migliori tappi in sughero tra-dizionali, in particola-re se confrontati con quelli a corpo unico (i prezzi dei tappi Diam sono compresi fra i 7 e i 40 cent, quelli dei tappi in sughero fra 1 cent e 2 euro a pezzo, ndr) e a un’omogeneità e permeabilità uniforme, dovuta alla tipologia di

lavorazione».Le caratteristiche delle chiusu-

re Diam sono il frutto del parti-colare procedimento produttivo. Diam Bouchage, infatti, riduce il sughero in granella più o meno fi ne e di questa utilizza soltan-to la parte più nobile (quella più leggera ed elastica). Questa è quindi sottoposta al trattamento di pulizia brevettato Diamant: all’interno di apposite autoclavi

è purifi cata con CO2 supercriti-ca (a pressione di circa 100 bar e 40°C) così da estrarre le molecole sia di Tca che di altre sostanze che potrebbero alterare il gusto del vino. La granella così trat-tata è quindi mescolata con un legante sintetico (poliuretano) e con delle palline di nylon che nella fase di cottura e stampaggio di ciascun tappo s’espandono, ne aumentano la memoria meccani-ca e ne riducono la permeabilità. In funzione del dosaggio degli ingredienti, della dimensione della granella di sughero e della forma Diam Bouchage ottiene tappi indicati per vini fermi de-stinati a un invecchiamento più o meno prolungato (i Diam 2, 3, 5, 10 e il Diam 15 di prossima immissione sul mercato), per vini frizzanti (Mytik Diam Classic per champagne e spumanti di maggior pregio e Diam spuman-te per quelli più mass market) e Altop Diam per i liquori. Per mantenere il vantaggio competi-tivo rispetto alla concorrenza in vista dello scadere del brevetto Diamant nel 2020, Diam Boucha-ge sta portando avanti un’intensa attività di ricerca per migliorare il processo produttivo e renderlo più sostenibile. «Stiamo studian-do sia metodologie per incremen-tare il livello di sfruttamento del sughero», racconta Tourneix. «Oggi infatti soltanto il 40% del sughero lavorato è utilizzabile nella produzione dei nostri tap-pi. Stiamo inoltre valutando la possibilità di sostituire il legante sintetico con uno d’0rigine vege-tale, ma che risulti altrettanto neutro». E mentre la ricerca & sviluppo di Diam Bouchage stu-

dia sistemi per rimanere un pas-so avanti rispetto ai competitor, il commerciale va alla conquista di grandi marchi che, adottando i tappi Diam, possano stimolare altre aziende a fare altrettanto. Nel suo portafoglio clienti può già contare brand prestigiosi di vini fermi come Bouchard Père

& Fils, Louis Jadot, Hugel e Baron Philippe de Rothschild in Francia e Antinori, Cavit ed Erste+Neue in Italia, Billecart Salmon, Mumm Perrier Jouet e Moët et Chandon fra i vini di champagne e Henessy, Remy Martin, Courvoisier, Diageo e Pernod-Ricard nei liquori.

LA CATENA DI SUPERMERCATI UNES (gruppo Finiper) ha rilevato Sadas, socio storico del gruppo Despar che in Lombardia con 29 supermercati diretti e 68 affi liati per un fatturato alle casse di 152 mln euro. Un ulteriore rafforzamento per Unes che a marzo scorso aveva acquisito la piemontese Luigi Viale, attiva in Piemonte.

LE DUE COOPERATIVE VINICOLE FRANCESI VAL D’ORBIEU E UCCOAR hanno deciso di unire le forza dando vita a un’entità che con 17 mila ha di vigne, 2.500 soci viticoltori, 3 mln hl di vino commercia-lizzato e oltre 300 mln euro di fatturato sarà il maggior produttore di vino in Francia e uno dei primi cinque nel mondo.

LA CORTE D’APPELLO DI PARIGI ha ritenuto eccessiva l’ammenda di 4 mln euro comminata dall’Autorità antitrust ai produttori d’in-divia che avrebbero fatto cartello sui prezzi (3,6 milioni a carico di 11 op e 320 mila euro di sette associazioni di produttori e di categoria). L’esito della vertenza è rimandato all’appello a ottobre prossimo davanti all’Antitrust.

IL MINISTRO FRANCESE DELL’AGRICOLTURA STÉPHANE LE FOLL ha revocato l’autorizzazione all’impiego del conciante per il colza Cru-iser di Syngenta di fronte al fatto che le prove portate dall’azienda all’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria non sono state ri-tenute suffi cienti perché quest’utima lo considerasse sicuro. Su un sito internet creato dal ministero saranno disponibili informazioni sulle soluzioni alternative adottabili dai coltivatori.

L’AZIENDA VITIVINICOLA SICILIANA DONNAFUGATA e il produttore cremonese di latte e panna freschi Padania Alimentari fi gurano fra le sei aziende fi naliste alla terza edizione premio «Le Tigri del 2011», dedicato alle Pmi che hanno dimostrato le qualità necessa-rie, testimoniate da dati economici e fi nanziari, per il superamento della crisi. Premio andato al produttore di rubinetterie Crs.

RISIKO AGRICOLO

ITALIA /Un team multidisciplinare di ricercatori della Fondazione Edmund Mach-Iasma ha sequen-ziato il genoma del drosophila suzukii, moscerino originario del Sudest asiatico diffusosi dal 2008 in Europa e Usa e che aggredisce i piccoli frutti. Le informazioni su quest’insetto sono state depositate in una banca dati internazionale per condividerli con la comunità scientifi ca mondiale.

UE /Dodici centri di ricerca partecipano al progetto triennale europeo Algadisk, che intende sviluppare un fotobioreattore per la produzione di biomassa proteica da microalghe da utilizzare nell’alimentazione animale. Sostituirebbe altre materie prime proteiche disponibili in quantitativi più limitati e dai prezzi volatili.

MONDO /Un team internazionale di ricercatori ha individuato cosa determina il fatto che i po-modori contengano meno zuccheri e abbiano un sapore meno buono nonostante l’apparente perfetta maturazione. Il difetto si deve a una mutazione del gene GLK2 che fa sì che interferisce con la corretta fotosintesi dei pomodori in fase di sviluppo.

UK /Ricercatori dell’università di Bristoll smen-tiscono che nell’alimentazione corretta dei conigli fi gurino le carote. Molti conigli d’affezione presen-tano carie dentali proprio perché i padroni indotti dal cartone animato Bugs Bunny li alimentano con carote. La dieta corretta di questi animali è a base di fi eno, con aggiunta di verdure verdi scuro (cavoli, cavoli rapa e broccoli).

SPAGNA 1 /Una ricerca dell’Istituto catalano di ricerca e tecnologia agro-alimentare cui collabora l’azienda energetica Iberdrola hanno scoperto che si può utilizzare biossido di carbonio derivante da centrali di cogenerazione come fertilizzante delle colture in serra.

SPAGNA 2 /Nella sua tesi di dottorato il ricerca-tore Javier Matías Prieto ha dimostrato l’enorme potenziale del topinambur (helianthus tuberosus) come biomassa per la produzione di bioetanolo. Si tratta di un tubero ad alto contenuto di carboi-drati e non richiede l’impiego di alti quantitativi di fertilizzanti.

MESSICO /Il servizio veterinario messicano ha confermato un focolaio d’infl uenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H7N3 in tre allevamenti di galline dello stato messicano di Jalisco, il più importante del paese per la produzione d’uova. L’epidemia potrebbe riguardare più di 1 milione di capi, di cui 200 mila sono già morti e 60 mila già distrutti.

UE /L’Efsa ritiene che le tradizionali prassi di ispezione delle carni di pollame non sono suffi -cienti ad affrontare appieno i pericoli biologici più signifi cativi per la salute pubblica, vale a dire salmonella, campilobacter, escherichia coli. L’Efsa suggerisce che sarebbero più effi caci interventi basati sul rischio, unitamente a un uso migliorato delle informazioni condivise tra allevamenti e macelli.

RICERCA

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Cambio di strategia in Guala Closures Group. La multina-zionale italiana specializzata nella produzione di chiusure anti-rabbocco e anti-scalzamento, in primis i tappi brevettati 1031 per superalcolici (8,4 mld pezzi prodotti nel 2011 per un fatturato globale di oltre 400 mln euro), ha deciso di distribuire in prima persona anche i tappi 1031 TE olio, concepiti più di recente per l’anticontraffazione dell’olio extravergine d’oliva di qualità.

«Avere un contatto diretto con il cliente fi nale», spiega a Italia-Oggi Gabriele Lusignani, direttore commerciale e marketing Italia di Guala Closures Group, «ci consentirà di cogliere meglio le esigenze di questo tipo di clientela sia in fatto di livello di sicurezza tecnica che d’estetica».

Nati poco più di tre anni fa, i tappi 1031 TE olio di Guala pre-sentano oggi un sistema di val-vole composto da cinque elementi che impediscono il rabbocco e con-taminazioni acci-dentali dell’olio e un sigillo anti-manomissione, hanno un costo di 0,08 euro/pz contro 0,04 euro/pz delle chiusure tradizionali e possono esse-re montati solo su bottiglie compatibili (che sono peraltro già uno standard nel settore).

Lo scorso anno Guala Closures ne ha prodotti 5 milioni di pezzi che sono stati impiegati da una cinquantina di piccoli produt-tori italiani d’olio extravergine d’oliva d’alta qualità. «Il nostro obiettivo è acquisire clientela fra i medio e grandi produttori e imbottigliatori», prosegue Lusignani, «che fi nora non si sono avvicinati alle nostre chiusure per una questione di costi, in un mercato in cui i margini sono effettivamente risicatissimi: il 70% dell’olio extravergine d’oliva è venduto in Italia in gdo, che spesso e volentieri utilizza l’olio come prodotto civetta. Al di là dell’anticontraffazione, le nostre chiusure danno garanzie di sicurezza igienica. Mettono quindi al riparo dai danni d’imma-gine ed economici che potrebbero colpire marchi coinvolti loro malgrado in episodi di contaminazione».

Guala, chiusure salva-origine

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25Sabato 7 Luglio 2012SabP O LT R O N E I N E R B A

Il progetto dell’imprenditrice che lanciò il marchio Napapjiri: slow food, i liera corta, aromi locali

La moda, il design, i sapori nordiciGiuliana Rosset apre ad Aosta Bjork, la prima brasserie svedese

DI CLAUDIA CERVINI

Proporre cucina svedese nel cuore delle Alpi. È il progetto di Giuliana Rosset, l’imprenditrice

che lanciò il marchio Napapijri, e che a settembre aprirà Bjork, la prima swedish brasserie. Il luogo scelto è l’Hotel Village, albergo diffuso di Quart, dieci chalet alle porte del capoluogo valdo-stano, da oltre quarant’anni di proprietà della famiglia Rosset. «Gli ingredienti del progetto sono una fi liera corta, con materie pri-me acquistate direttamente dai produttori grazie alla collabora-zione di Husmansbord Gastro-nordic, marchio gastronomico nordico che certifi ca la qualità dei prodotti locali», spiega l’im-prenditrice. «Uno chef svedese,

Mattias Sjöblom, diplomato all’accademia di cucina di Gryt-tythan e un design minimale ispirato allo stile scandinavo, grazie al know how dell’archi-tetto Nicola Quadri».

Un bel salto quello della Rosset, passata dalle borse e dall’abbi-gliamento sportivo di Napapjiri al food, dove il comune denomina-tore è uno solo: la cultura nordica. In realtà l’imprenditrice aostana non è di passaggio nel mondo del cibo, ma di casa. «Iniziai la mia carriera nella distilleria di fami-glia St. Roch nel centro di Aosta», racconta. «Lavorai anni all’Hotel Village, mi dedicai all’altro risto-rante di famiglia a Chamonix, e qualche anno fa coronai il sogno di un podere in Toscana: 20 ettari a San Casciano Val di Pesa nelle terre del Chianti dove produco

olio extravergine d’oliva e, a par-tire da quest’anno, vino». Queste bottiglie le troveremo anche sui tavoli della brasserie, in edizione speciale con un’etichetta Bjork, a intervallare sapori e profumi della Scandinavia.

Il progetto della brasserie sarà accompagnato dall’exe-cutive chef italiano Paolo Bertholier. «Protagonisti, appunto, i sapori terrestri scandinavi, dall’aneto al rabarbaro, dallo zenzero all’erba cipollina», racconta Rosset. «Mentre per quan-to riguarda i piatti si spazia dalle arin-ghe marinate alla selvaggina, dai gamberi di lago al salame d’alce, dalle birre del

Nord alle snaps di acquaviti fi no ai cracker di Leksand serviti al posto del pane».

L’ambizione è quella di espor-tare il format al-

trove andando ben oltre i 50 coperti della brasserie di Quart. «Ab-biamo già contatti in

alcune cit-tà italiane, ma nulla ancora di

uffi ciale

quindi preferisco non sbilanciar-mi. In progetto c’è anche di espor-tare il marchio nel Sud dell’Euro-pa adattando la cucina ai mercati di riferimento». Il tutto dipenderà dall’apprezzamento, dai numeri e dalla capacità di comunicare il progetto.

Una capacità che non le è mancata nel settore della moda quando è riuscita a trasforma-re una piccola azienda che rea-lizzava zaini tecnici, acquistata negli anni Novanta, nel marchio Napaijri di accessori, articoli di viaggio e abbigliamento sportivo che infi ne vendette, nel 2004, a Vf Corporation quando l’azien-da fatturava ormai 80 milioni di euro. Ma questo è il passato, ora si pensa a Bjork e a un futuro nella ristorazione.

© Riproduzione riservata

LUTTO NEL MONDO DELL’AGLIO. Domenica scorsa si è spento Carlo Delfanti, fonda-tore dell’omonima azienda di Monticelli d’Ongina (Pc). Aveva 85 anni ed era da tempo malato. Aveva avviato negli anni 60 la sua attività di coltivazione e com-mercio d’aglio e cipolle, che ora porteran-no avanti i fi gli Francesco e Mauro.

ALBERTO ALLODI, 65 anni, presidente di Skretting Italia, società operativa del gruppo Nutreco specializzata nella produzione di mangimi per piscicoltu-ra, è stato eletto presidente di Assalzoo, l’associazione nazionale dei produttori di alimenti zootecnici per il biennio 2012-2014. Succede a Silvio Ferrari, presidente di Cargill Italia. [email protected]

IL 41ENNE ANTONIO CANALELLA è stato promosso amministratore delegato di Simba, controllata della savonese GF Group specializzata nell’importazione e distribuzione di banane e ananas a mar-chio Fratelli Orsero nel bacino del Medi-terraneo. Canalella, in Simba dal 2001, ne era fi nora direttore commerciale.

MONICA ARTOSI È IL NUOVO DIRETTORE GENERALE DI CPR SYSTEM, il leader italiano degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili e riciclabili per l’or-tofrutta e le carni. In azienda dal 1998, 41 anni, Artosi prende il posto di Gianni Bonora, che continierà a collaborare con

Cpr System come consulente. [email protected]

PIERPAOLO ROSSI È STATO NOMINATO AMMINISTRATORE DELEGATO DI MARR, foodservice provider del gruppo Cremo-nini. Rossi succede a Ugo Ravanelli, che rimane presidente della società. Con-testualmente Antonio Tiso è nominato chief accounting offi cer e Loris Piscaglia controller. [email protected]

NICOLA LEVONI SUBENTRA A FRANCESCO NEGRONI come presidente dell’Isit, l’isti-tuto salumi italiani tutelati. Presidente dell’azienda di famiglia e consigliere di Mec Carni, Levoni è anche vice presidente del Consorzio del salame cacciatore e membro del cda e del comitato esecutivo del Consorzio del prosciutto di San Da-niele. [email protected]

IL CONSORZIO DI TUTELA DELLE DOC JEREZ-XÉRÈS-SHERRY, MANZANILLA DE SANLÚCAR e Vinagre de Jerez ha proposto all’assessore all’Agricoltura dell’Anda-lusia la nomina di Beltrán Domenecq Williams a nuovo presidente, in sostitu-zione di Antonio Fernández. Domenecq dovrebbe prendere funzioni a fi ne luglio prossimo. [email protected]

ETTORE RIELLO È STATO CONFERMATO PER IL TRIENNIO 2012-2015 alla pre-sidenza di Veronafi ere, sede di diverse manifestazioni di rilevanza agricola

Vinitaly Fieragricola, Eurocarne, Fie-racavalli. Sarà affi ancato dai vicepresi-denti Guidalberto di Canossa e Damiano Berzacola e dai consiglieri Barbara Blasevich e Marino Breganze. riello@veronafi ere.it

NUNZIO SAVASTA, EX DIRETTORE COM-MERCIALE DEL GRUPPO CONGEDI (acque Uliveto e Rocchetta), è il nuovo coordi-natore di tutte le attività commerciali e marketing delle controllate e partecipate di LGR Holding, la società che controlla l’impianto d’imbottigliamento dell’acqua minerale Ferrarelle. [email protected]

FRESHFEL, L’ASSOCIAZIONE DEI PRODUT-TORI EUROPEI DI FRUTTA FRESCA con sede a Bruxelles, ha un nuovo consiglio. Philippe Henri (Creno/Uncgfl , Francia) è il nuovo presidente, mentre Luc Clerx (Zespri) è il nuovo vicepresidente e Jérôme Fabre (Compagnie Fruitière) il tesoriere per il pe-riodo 2012-2014. L’associazione festeggia dieci anni di vita. [email protected]

FRANCESCO ZORGNO È IL NUOVO AM-MINISTRATORE DELEGATO della branch italiana di Electrawinds, gruppo belga nel settore delle energie rinnovabili. Elec-trawinds Italia, che ha sede a Pontedera (Pi) ha recentemente aperto un uffi cio a Milano e ha ora sette persone dedicate alla realizzazione di impianti di energia verde in Italia. [email protected]

FIRMATA L’INTESA PER OL PERA, l’orga-nizzazione interprofessionale che nascerà a settembre. L’organismo interprofessio-nale della pera è il secondo che vede la luce in Emilia-Romagna dopo quello del pomodoro da industria, e avrà il supporto tecnico della Regione Emilia-Romagna e del Cso, Centro servizi ortofrutticoli.

BIAGIO MATALUNI, PRESIDENTE DEGLI OLEIFICI MATALUNI DI MONTESARCHIO (Bn), è stato eletto all’unanimità presi-dente di Confi ndustria Benevento. Ma-taluni, 51 anni, una laurea in Sociologia della comunicazione, è alla guida del gruppo di famiglia dal 1980. Succede a Giuseppe D’Avino, che è stato presidente per due anni. [email protected]

Paolo Mazzoni è stato confermato alla guida della Coldiretti Ascoli Fermo. Trent’anni, titolare a Porto San Giorgio dell’agriturismo Marche Life e pro-duttore di olio extravergine di qualità, Mazzoni guiderà un consiglio con molti giovani imprenditori. Ne fanno parte Paolo Antognozzi, Francesco Balestra, Antonio Biancucci, Luigi Buondi, Gia-como Centanni, Giovanni De Carolis, Luca Di Rosa, Stefano Galli, Enio Gri-sostomi, Robertino Luccerini, Antonio Ricciotti, Giuseppe Vallesi. [email protected]

Luisa Contri e Andrea Settefonti

GIRI DI POLTRONE

l’Hotel Village

Giuliana Rosset

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26 Sabato 7 Luglio 2012 U I L A

Debole sulla politica economica e sul mercato del lavoro

Governo da bocciareSciopero generale sempre più vicino

DI STEFANO MANTEGAZZA

La riforma del mercato del lavoro è legge e, al netto di qualche miglioramen-to introdotto, molti difetti

d’origine sono sopravvissuti al dibattito parlamentare.

Sopravvive il groviglio di bal-zelli fi scali e contributivi che, al danno dell’aumento del costo del lavoro e della riduzione delle tutele, aggiunge la beffa di non poche distorsioni indotte nell’uso del lavoro. Una per tutte, la di-scriminazione contributiva per cui il lavoro stagionale diretta-mente dipendente dall’impresa sarà più caro di quello sommi-nistrato, non dipendente dalla stessa impresa.

Sopravvive anche la misce-la esplosiva, dell’allungamento dell’età pensionabile e del pro-gressivo venir meno della mobi-lità, che minaccia di esplodere in faccia e sulla vita di centinaia di migliaia di lavoratori «esodati» ed «esodandi» che, tra non molto, potrebbero ritrovarsi senza più stipendio né pensione.

Nel frattempo il governo di-mezza la detassazione delle voci

incentivanti della retribuzione, con danno, uguale e simmetrico, sul potere d’acquisto dei lavo-ratori e sulla produttività delle aziende, e raddoppia molte impo-ste, in primis sulla casa, mentre addizionali e imposte locali sono ai massimi storici.

Misure, tutte forte-mente recessive, che allontanano il paese da qualsiasi oppor-tunità di sviluppo, con ricadute nega-tive anche sui conti pubblici. Non sap-piamo se qualcuno sia davvero convinto che il sovraccarico di contributi incoraggi nuove assunzioni, che l’accumulo di tasse stimoli gli in-vestimenti e che sa-lari sempre più striminziti pos-sano rilanciare i consumi interni. Temiamo sia lo stesso «qualcuno» che, per esorcizzare lo spettro di un prossimo aumento dell’Iva, annuncia e minaccia riduzioni della spesa pubblica che fi niran-no per essere, parimenti, ecces-sive per un’economia stremata

dalla recessione e insufficienti rispetto all’accresciuta mole del debito accumulato. Ci chiediamo se questo «qualcuno» si renda conto di quanto poco giovi, alla credibilità internazionale del pa-ese e al suo merito di credito sui mercati fi nanziari, una riforma

del mercato del lavo-ro che, approvata in gran fretta per esse-re esibita al recente vertice europeo, è già in corso di revisione. A quel «qualcuno» un sommesso sugge-rimento: se revisione deve esserci, sia una revisione complessi-va della politica eco-nomica del governo, per correggerne i difetti che impedi-scono ogni crescita e

non per rendere ancor più costo-so ciò che già costa troppo, per togliere altre tutele a chi ne ha già poche, per chiedere ai lavora-tori più del troppo che hanno già dato. La misura per il sindacato è colma da tempo e lo sciopero generale diventa sempre più una scelta obbligata.

Il 4 luglio si è svolto a Parma l’incontro del coordinamento nazionale Fai-Flai-Uila della Parmalat per la presentazio-

ne del piano industriale del grup-po, così come richiesto il 22 giugno presso il ministero dello sviluppo economico. Un’esigenza sempre più urgente dopo l’acquisizione, da parte di Parmalat, di Lactalis-America, utilizzando una parte del «tesoretto»; operazione sulla quale Fai-Flai-Uila hanno mani-festato forti perplessità.

«Il piano presentato», ha di-chiarato il segretario nazionale Uila Tiziana Bocchi, «è assolu-tamente insoddisfacente, innan-zitutto per le “razionalizzazioni” proposte, con la prevista chiusura di tre stabilimenti (la centrale di Genova e i siti di Villaguardia e Cilavegna, con circa 90 lavoratori coinvolti) e un esubero di circa 30 lavoratori su Collecchio dove, fra l’altro, si prospetta anche un’azio-ne che riguarda gli impiegati dell’amministrazione. Ma il pia-no risulta carente anche su altri aspetti, a partire dalla quantità degli investimenti stanziati».

La congiuntura economica, ha spiegato l’azienda, è caratteriz-

zata dal perdurare della crisi e, in Italia, da una forte riduzione del pil. Parmalat conferma la volontà di continuare a valoriz-zare i marchi locali, indicando un generico impegno a sviluppare la produzione di latte. «Fai-Flai-Uila», spiega ancora Bocchi, «pur condividendo l’analisi dell’azien-da, avvertono da parte del grup-po una mancanza di visione sul futuro. Manca infatti la defi ni-zione di chiare linee di sviluppo e delle vocazioni produttive dei singoli stabilimenti; manca un progetto per l’innovazione dei prodotti. Non è chiaro quale sia la sostenibilità futura di un gruppo che opera in un settore oggi in forte diffi coltà».

Fai-Flai-Uila hanno quindi chiesto un nuovo piano indu-striale che risponda meglio a tali preoccupazioni. Un nuovo incontro è previsto il 24-25 lu-glio. Al contempo Fai-Flai-Uila ribadiscono che il tavolo mini-steriale debba restare aperto e centrale nel percorso di rilancio della Parmalat. Si è anche deciso di proclamare due ore di sciope-ro da tenersi in tutti i siti del gruppo.

Prevista la chiusura di 3 siti produttivi

Parmalat/Lactalisun piano deludente

Da quando è nata, nel 1958, ha accumulato montagne di burro e latte in polvere, ha schiacciato sotto i trattori migliaia di ton-nellate di arance, si è persa nelle alchimie di maratone agricole, monete verdi, montanti compensativi e restituzioni all’esportazione. Ma la Politica agricola comune (Pac) malgra-do ciò, è riuscita ad assicurare all’Europa la sovranità alimentare, sia negli anni in cui gli aiuti del Piano Marshall ne hanno consentito la ricostruzione, sia nei decenni successivi, fi no alla caduta del muro di Berlino, quando le truppe americane ne hanno garantito la difesa militare. In tutti questi anni, l’Europa, economicamente e militarmente dipendente dall’estero, sarebbe stata ancor meno indipendente se la pur difettosa Pac non ne avesse assicurato l’autosuffi-cienza alimentare.

Ancora oggi la Pac, tutt’altro che perfetta, è più che mai indi-spensabile all’Europa. Da essa dipende il reddito di milioni di lavoratori e di produttori agricoli e la sopravvivenza di centinaia di migliaia di im-prese agricole e alimentari. Ma soprattutto, senza di essa, l’Unione europea, oggi in debito di solidarietà con sé stessa, in fi brillazione da spread e sotto l’incubo del tracollo bancario, sarebbe costretta a chiedere all’estero anche di che nutrirsi.

La Pac, quindi, nel comune interesse di tutti gli europei, non deve essere smantellata ma adeguata alle nuove sfi de della competizione globale, con l’obiettivo di produrre di più e

con maggiore qualità, valorizzando il lavoro che ne è il motore.

È quindi fondamentale che alla sua riforma venga garantita una adeguata dote fi nan-ziaria. A tutt’oggi, invece, mancano risorse certe, mentre le proposte del commissario Dacian Ciolos non vanno nella giusta di-rezione. Le scelte formulate sono modeste, contraddittorie e, in più di un caso, dannose. Lo confermano le critiche ricevute da tutti i paesi e da tutte le parti sociali europee.

In questi giorni l’Europarlamento ha presentato una sorta di controriforma: gli aiuti diretti non sarebbero erogati solo in base alla superfi cie ma anche calcolando il differenziale del costo della vita nei diversi paesi; verrebbe rafforzato il ruolo delle organizzazioni di produttori, intro-dotte nuove misure per gestire i rischi e prorogati i regimi di contenimento della produzione per vino e zucchero; sarebbe prevista anche una maggiore fl essibilità per il disimpegno automatico dei fondi

europei per gli stati a pro-grammazione regionalizzata; per le imprese sotto i 20 ettari sarebbero previsti obblighi ridotti mentre la transizione verso il nuovo sistema di aiuti forfettari per ettaro godreb-be di un più lungo periodo di armonizzazione. Infine sarebbero gli stati membri a definire la platea degli agricoltori attivi, fissando specifi ci requisiti.

Le modifiche proposte dal parlamento sono importanti e condivisibili perché correg-gono molte scelte sbagliate del commissario Ciolos ma, pur-troppo, non cambiano il profi lo complessivo della riforma. Con queste proposte l’Europa agri-cola non sarà protagonista nel mondo, come invece dovrebbe essere, e non sarà in grado di difendere i suoi cittadini nel futuro scenario di scarsità alimentare. Continueremo quindi ad operare per un’altra Pac che sia motore e stimolo della non più rinviabile unità politica europea.

RIFORMA PAC

Dall’Europarlamento segnali positivi, ma insufficientiBarilla cede Number1a gruppo Fisi«La Uila lavorerà affi nché vengano riconosciute giu-ste garanzie e tutele ai la-voratori della Number1», è quanto ha dichiarato il se-gretario nazionale Uila Pie-tro Pellegrini commentando la notizia della vendita, da parte di Barilla, del 100% di Number1 al gruppo Fisi, leader italiano nel settore della logistica. Rassicura-zioni sono comunque venu-te dall’Ad di Fisi Giampaolo Calanchi che ha dichiarato: «I nostri progetti preve-dono investimenti per la crescita di Number1, fare-mo di Parma l’headquarter del gruppo, preserveremo i livelli occupazionali e va-lorizzeremo al meglio le professionalità esistenti». Soddisfatto Pellegrini che replica «avremo modo di va-lutare, insieme ai lavorato-ri, la bontà delle intenzioni del gruppo Fisi nel corso della prossima riunione del coordinamento il 17 luglio a Parma». Nel frattempo però, Fai-Flai-Uila hanno dichiarato lo stato di agi-tazione dei lavoratori.

Per il comparto forestale italiano rischia di essere «notte fonda», con gravi conseguenze per migliaia di lavoratori e le loro famiglie che ricavano da quest’attività l’indispensabile sostentamento ma anche per il patrimonio boschivo del paese, messo a repentaglio dall’assenza o dalla carenza di interventi preventivi e dagli incendi. 11 milioni di ettari (il 36% della superfi cie del paese); un immenso patrimonio che, a causa di una cattiva gestione, anziché ingenerare sviluppo e lavo-ro produttivo, alimenta sprechi e parassitismi, lasciando in stato di abbandono vaste aree del paese, preda del dissesto idrogeologico che devasta il territorio e che procura tragedie umane e danni economici, per sanare i quali si spendono, ogni anno milioni di euro. Una vera assurdità alla quale non si ri-esce a porre fi ne. Da anni il sindacato chiede alle istituzioni del paese un’assunzione di responsabilità per trasformare il comparto forestale da «problema» da risolvere a «opportu-nità» di sviluppo economico. Fai, Flai e Uila per rilanciare questo percorso hanno convocato, il prossimo 9 luglio a Roma, un convegno per presentare un «manifesto/vertenza» per il rilancio della forestazione produttiva. Insieme ai segretari generali Cianfoni, Crogi e Mantegazza, parteciperanno, tra gli altri, il ministro per le politiche agricole Mario Catania, il coordinatore nazionale degli assessori regionali all’agricol-tura Dario Stefàno, i presidenti di Fedagri Maurizio Gardini e di Federforeste Gabriele Calliari.

Fai-Flai-Uila: rilanciarela forestazione produttiva

Pagina a cura di

Stefano Mantegazza

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27Sabato 7 Luglio 2012

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IL DECRETOLEGGE SULL

CRESCITAi di l

Dirittonin edicola con

& Fisco

SPENDING REVIEW/ Il decreto legge 94 pubblicato in Gazzetta Ufi ciale: entra in vigore oggi

Manovra da 26 mld in tre anniScure su sanità e statali, province dimezzate, pagelle on line

Scure sulla sanita’: entro il 30 novembre via 18mila posti letto negli ospedali. Cura dimagrante anche

per gli statali: assunzioni ridot-te, taglio del 10% del personale e del 20% dei dirigenti. Dimezzate le province. E’ quanto prevede il decreto sulla spending review, il dl 94/2012, pubblicato ieri sulla G.U. n. 156 e da oggi in vigore. L’opera-zione consentira’ risparmi per 26 miliardi in tre anni: 4,5 miliardi per il 2012; 10,5 per il 2013 e 11 per il 2014. Sterilizzato l’aumento dell’Iva che scattera’ dal primo lu-glio 2013, mentre a decorrere dal 2014 il rincaro sara’ dello 0,5%. Ecco le principali novità.

IVA. L’aumento dell’Iva scatte-ra’ dal primo luglio 2013, mentre a decorrere dal 2014 il rincaro sara’ dello 0,5%.

STATALI. TAGLI E ASSUN-ZIONI RIDOTTE. Tagli del 20% degli uffi ci dirigenziali e del 10% del personale. Ridotti anche gli organici dei militari, non meno del 10%.

ARRIVA LA PAGELLA PER GLI STATALI. Verranno indivi-duati per decreto della Presiden-

za del Consiglio dei Ministri, di concerto con l’Economia, i criteri per «la valutazione organizzati-va e individuale» dei dipendenti pubblici.

BUONI PASTO. Non potran-no superare i 7 euro a partire dal 1 ottobre.

LIBRI SCUOLA GRATIS, 103 MLN DAL 2013. Al fi ne di assicurare la prosecuzione degli interventi previsti dall’articolo 27, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e’ autorizzata la spe-sa di 103 milioni di euro a decor-rere dall’anno 2013.

AUTO BLU. Nel 2013 la spesa per le auto blu non dovra’ supera-re il 50% di quanto speso nel 2011. Stretta anche per la Consob.

SCUOLA. Arrivano pagel-la e note on line e le iscrizioni alle scuole statali di ogni grado dall’anno scolastico 2012-2013, per gli anni successivi, potranno essere solo via web.

UNIVERSITA’. 90 milioni in piu’ per prestiti d’onore e borse di studio da ripartire tra le regioni per il 2013.

SCURE SU REGIONI E CO-MUNI. Le risorse dovute dallo Stato alle regioni a statuto ordina-rio sono ridotte di 700 milioni per il 2012 e di 1 miliardo dal 2013. Per i Comuni il taglio e’ di 500 mi-lioni per il 2012 e 2 miliardi per il 2013. Per le province riduzione di 500 milioni per il 2012 e 1 mi-liardo per il 2013.

SANITÀ. Confermato il taglio di tre miliardi di euro per il fondo sani-tario

nazionale nel 2012-2013, con un miliardo in meno quest’anno e due miliardi a decorrere dal 2013. Tagliati del 5% gli appalti di for-nitura di beni e servizi in sanita’. Raddoppia lo sconto sui farmaci a carico dei farmacisti convenziona-ti, che passa dall’1,82% al 3,65%.

VIA 18MILA POSTI LET-TO. Entro il 30 novembre di quest’anno le Regioni dovranno ridurre i posti letto nelle strut-ture sanitarie, un taglio di circa 18mila posti, pari a 0,3 per mille abitanti.

ESODATI. Vengono salvati ulteriori 55.000 lavoratori

esodati rispetto ai 65 mila gia’ interessati e potranno esserne interessati altri 1.600.

POLIZIA. I dipendenti delle forze di polizia di eta’ inferiore a 32 anni, salvo casi ecceziona-li, devono es-sere utilizzati a servizi ope-rativi.

LIQUIDATORI. I commis-sari liquidatori di enti pubblici potranno avere un incarico non superiore ai 3 anni, che potra’ essere prorogato una sola volta per un periodo massimo di 2 anni, quindi per complessivi 5 anni.

TERREMOTO. Saranno ga-rantite risorse pari a 1 mld per il 2013 e altrettanto per il 2014.

INTERCETTAZIONI. Ta-gliati i costi delle intercettazioni. I risparmi sono stimati per 20 milioni nel 2012 e 40 milioni nel 2013.

PROVINCE. Via le province piu’ piccole e meno popolate con l’obiettivo di dimezzarle. Salve le province nel cui territorio si trova il capoluogo di regione e quelle confinanti con regioni diverse da quella di appartenenza. En-tro l’1 gennaio vengono istituite 10 citta’ metropolitane; Roma, Torino, Milano, Venezia, genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria.

Mario Monti

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge “disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati” (spending review). Fin dall’insediamento, il Governo ha deciso di procedere non mediante tagli lineari, bensì con interventi strutturali rivolti a migliorare la produttività delle diverse articolazioni della pubblica amministrazione.Con gli interventi il risparmio per lo Stato sarà di 4,5 miliardi per il 2012, di 10,5 miliardi per il 2013 e di 11 miliardi per il 2014.Una prima serie di interventi è stata deliberata con il “Provvedimento della PCM e del MEF sullo “snellimento delle strutture e la riduzione degli organici” (Comunicato stampa del 15 giugno 2012). Le nuove disposizioni di revisione della spesa pubblica mirano a tre obiettivi:- Il primo obiettivo è quello di iscrivere il funzionamento dell’apparato statale – e le relative funzioni – entro un quadro razionale di valutazione e program-mazione. Si tratta di un’operazione strutturale, il cui buon i ne è legato alla ottimizzazione delle procedure e delle articolazioni dello Stato, inclusa quella giudiziaria, all’accorpamento o alla dismissione degli enti non necessari e alla progressiva riduzione degli organici, privilegiando la distribuzione razionale delle risorse umane e materiali a disposizione delle pubbliche amministrazioni.- La riduzione della spesa non incide in alcun modo sulla quantità di servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni a favore dei cittadini ma mira a mi-gliorarne la qualità e l’efi cienza. Stimola, così, la crescita e la competitività del Paese, in linea con le best practices europee e con le sollecitazioni degli investitori internazionali.- L’eliminazione degli eccessi di spesa – ed è questo il terzo obiettivo – produrrà una serie di benei ci concreti per i cittadini. Permetterà, anzitutto, di evitare l’aumento di due punti percentuali dell’IVA per gli ultimi tre mesi del 2012 e per il primo semestre del 2013.

Grazie al risparmio ottenuto sarà inoltre possibile estendere la clausola di salva-guardia in materia pensionistica prevista dal decreto legge “Salva Italia” ad altri 55.000 soggetti, anche se maturano i requisiti per l’accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011. Complessivamente, l’importo a favore dei lavoratori “salvaguardati” è di 1,2 miliardi ( a partire dal 2014).Sono ini ne previsti stanziamenti per la ricostruzione delle zone danneggiate dal sisma. 500 milioni sono stati già stanziati con il decreto d’urgenza per le zone terremotate. La spending garantirà ulteriori risorse: 1 miliardo per il 2013 e 1 miliardo per il 2014.Sarà adottato un terzo provvedimento di spending review. Esso riguarderà le agevolazioni i scali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici sulla base delle analisi effettuate, per incarico del Governo, dal Professor Giu-liano Amato e dal Professor Francesco Giavazzi. La riduzione degli eccessi di spesa delle pubbliche amministrazioni, per la parte relativa ai beni e servizi, è frutto dell’analisi svolta del Commissario straordina-rio per la spending review, Enrico Bondi. L’analisi ha permesso di individuare un benchmark di riferimento – o indicatore di valore mediano di spesa – in base al quale stimare l’eccesso di spesa in capo alle amministrazioni (lo Stato centrale, le Regioni, le Province, i Comuni e gli enti pubblici non territoriali). L’indicatore, che tiene conto delle peculiarità di ciascuna amministrazione, costituisce la base analitica per superare una metodologia di riduzione della spesa che colpisce nella stessa proporzione i soggetti virtuosi e quelli meno virtuosi, disincentivando il perseguimento di comportamenti efi cienti. Il nuovo metodo allinea i centri di spesa meno performanti a quelli efi cienti ed è, quindi, la premessa per operare riduzioni di spesa selettive. Per calcolare la mediana sono stati prese in considerazione 72 merceologie (prendendo spunto anche dalle lettere dei cittadini). Tra queste, ad esempio, le spese

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge “disposizioni urgenti per Grazieal risparmioottenutosarà inoltrepossibileestendere laclausoladi salva-

LA SPENDING REVIEW SPIEGATA DAL GOVERNO

Segue alle pagine 28, 29, 30, 31, 32 e 33

Altri servizi da pag. 28

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28 Sabato 7 Luglio 2012 S P E N D I N G R E V I E W

Le disposizioni sulla scuola. Iscrizioni e pagelle on line. Sfumato il taglio del 50% dei bidelli

Docenti in esubero, giorni contatiCopriranno le cattedre vuote e faranno le supplenze brevi

DI ALESSANDRA RICCIARDI

Giorni contati per i do-centi in esubero. Sono circa 10 mila e il gover-no ha deciso, pur di non

tenerli inoccupati, che copriran-no le cattedre vuote, anche se non hanno la necessaria abilitazione per insegnarvi. Potranno anche essere utilizzati per le supplenze brevi. Niente più indugi poi sui prof inidonei all’insegnamento per motivi di salute: oltre 4 mila docenti che saranno trasferiti d’uf-fi cio tra il personale tecnico e am-ministrativo. Sono alcune delle no-vità del decreto legge di revisione della spesa pubblica per il settore della scuola. Decreto che taglia an-che i distacchi e i comandi dei prof all’estero e manda in soffi tta dal prossimo settembre le iscrizioni e le pagelle cartacee. Andrà tutto on line. E’ sfumato invece il taglio del 50% dei posti di bidello. Cam-bia poi il rapporto tra le scuole e i propri fondi: la metà dei soldi in cassa passa dai conti correnti di appoggio delle istituzioni scolasti-che alla Tesoreria unica. A decor-rere dal 1° gennaio 2013, inoltre, le contabilità speciali scolastiche

non saranno più alimentate: cir-ca 100 milioni di euro annui, che passano a bilancio dello Stato. Il decreto di spending review non ha applicato al settore della scuola, già vessato dai tagli di tremontia-na memoria (-8 miliardi di euro di spesa in tre anni), la riduzione del 10% dei dipendenti deciso invece per tutte le altre am-ministrazioni. Tagli che nello stato, gra-zie alle procedure di uscita previste dallo stesso provvedimento, Funzione pubblica e Tesoro hanno stimato non dovrebbe portare a nessun licenziamen-to: perché le piante organiche in alcuni casi sono più capienti dei dipendenti, e dunque si può tagliare posti senza tagliare teste, e poi perché i meccanismi di pensionamento e di prepensio-namento appositamente studiati consentiranno di accompagnare “dolcemente” fuori dalla pubblica amministrazione il personale di troppo. Senza ricorrere alla mes-sa in mobilità: l’80% di stipendio per due anni e poi la risoluzione del rapporto di lavoro. Il rischio

licenziamento invece esisteva, in base alle norme previgenti, per i docenti di ruolo della scuola, fi niti in soprannumero dopo la riforma Gelmini. Ora il decreto prevede che chi è in eccesso, rispetto alla propria classe di concorso, se non trova piena ricollocazione in sede di mobilità annuale, dovà essere

assegnato a posti o cattedre disponibili per i quali possieda il titolo di studio di accesso. Anche se non hanno l’abili-tazione specifi ca. E così potrà accadere che un docente di economia aziendale (classe A017), se ha

la laurea prevista per insegnare geografia (A039), potrà essere assegnato per un anno su una cattedra di geografi a invece che di economia aziendale. Oppure, se si tratta di una maestra ele-mentare, l’amministrazione po-trà tentare anche la ricollocazione nella scuola dell’infanzia. Il tutto con assegnazioni d’uffi cio. L’inse-gnante potrà anche essere collo-cato sui posti di sostegno purché abbia almeno frequentato un cor-

so di formazione specifi co. Se non dovesse essere possibile avere un posto pieno, dovranno essere as-segnati a coprire le frazioni orarie libere e, in ultima istanza, a fare le supplenze brevi e saltuarie nella provincia di appartenenza. Nel caso in cui l’assegnazione avven-ga in una scuola di grado inferiore, con stipendi dunque più bassi, si salverà lo stipendio originario. Se invece il grado è superiore, la dif-ferenza ce la metterà la scuola. A disciplinare le operazioni saranno gli uffi ci scolastici regionali. L’ope-razione consentirà anche risparmi grazie al fatto che non si ricorrerà a supplenti sulle cattedre coperte dai colleghi in esubero, si stima un risparmio annuo di circa 350 milioni. Che fi ne faranno? Con-correranno al raggiungimento degli obiettivi di risparmio fi ssati dalla manovra Tremonti (decreto legge 112/2008), che per l’anno in corso per esempio non sono stati pienamente conseguiti. Si evita così la mannaia della clausola di salvaguardia: blocco alla fonte dei trasferimenti all’Istruzione, fi no a raggiungimento del mancato risparmio. Il decreto chiarisce an-che che, per le mansioni superio-

ri svolte , i prof nulla avranno a pretendere dallo stato, al massimo dal fondo di istituto. Trasferimen-ti d’uffi cio anche per i docenti di ruolo non più idonei per malattia alla docenza: le procedure per il trasferimento nei ruoli dei tecnici e degli amministrativi erano già state avviate dal precedente go-verno, ma senza molto successo, ora si stabilisce un trasferimento forzoso entro 30 giorni dall’en-trata in vigore del decreto legge, prioritariamente sui posti vacanti della provincia di appartenenza o comunque richiesta dall’interes-sato. Stessa sorte per i docenti tecnico-pratici. Ridotti poi i posti per i docenti all’estero, scendono da mille a 624, i comandati presso istituzioni del ministero dell’estero da 100 a 30: circa 400 prof tor-neranno in Italia a insegnare. E’ invece saltata, nella lunga notte del consiglio dei ministri, tra giovedì e venerdì, il taglio del 50% dei bidelli. A partire dal prossimo settembre infi ne le iscrizioni a tutte le scuole si potranno fare solo on line, così come l’invio delle pagelle. Le fa-miglie potranno però chiederne gratuitamente copia cartacea.

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Trasferimen-ti d’uffi cio

anche per gli insegnanti non idonei

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LA SPENDING REVIEW SPIEGATA DAL GOVERNOdi cancelleria e quelle per i carburanti; il consumo di energia elettrica; le spese di pulizia e quelle postali, i buoni pasto, le spese per pubblicità, quelle per la somministrazione di pasti nelle scuole e ospedali. Per ciascuna di queste merceologie è stata confrontata la spesa di ciascuna amministrazione con quelle omologhe, prendendo in considerazione il numero di dipendenti e la popolazione residente. Per la parte restante, relativa alla riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni, la razionalizzazione del patrimonio pubblico, l’organizzazione degli enti pubblici e la soppressione di enti e società, la riduzione della spesa si basa sull’elaborazione svolta dai Ministeri, ciascuno per la parte di propria competenza. Un valido supporto è giunto ini ne dagli oltre 135.000 messaggi di cittadini che hanno aderito alla consultazione pubblica sulla spending review, segnalando al Governo sprechi e inefi cienze. Singoli cittadini e associazioni hanno scritto individuando, in modo puntuale ed esaustivo, i disservizi nell’azione delle pubbliche amministrazioni. Nella distribuzione geograi ca – che vede un sostanziale equilibrio tra Nord e Sud – il primato per numero di segnalazioni spetta a Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Campania e Sicilia. Amministrazioni territoriali (37% del totale), spese sanitarie (14% delle segnalazioni), acquisti di beni pubblici (8%), per-sonale (7%), efi cienza energetica (6%): sono questi i temi delle segnalazioni che hanno contribuito a orientare l’azione di ricognizione del Commissario e dei Ministeri. Tra le iniziative segnalate più frequentemente come esempi di buone prassi spiccano “Cielobuio” (che propone una riduzione dei tempi e dei punti di illuminazione negli edii ci pubblici), l’esternalizzazione del trasporto pubblico locale (già sperimentata con successo da alcune amministrazioni locali) e la riduzione del parco auto (con oltre il 20% della segnalazioni) ricor-rendo a soluzioni alternative come il car sharing o il car pooling. Di seguito, in sintesi e suddivisi per argomento, gli interventi previsti dal decreto:

A – RIDUZIONE PER L’ACQUISTO DI BENI E SERVIZI• E TRASPARENZA DELLE PROCEDURE

Il primo insieme di interventi riguarda l’attività negoziale delle pubbliche ammi-nistrazioni, riducendo la spesa per l’acquisto di beni e servizi e incentivando la trasparenza delle procedure. Dall’analisi svolta dal Commissario Enrico Bondi è emerso un divario signii cativo tra il volume di acquisti presidiati da Consip – la società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze che gestisce il Pro-gramma per la razionalizzazione degli acquisti nella P.A. – e gli approvvigionamenti che le amministrazioni effettuano in autonomia. Per ridurre il gap tra i due valori e attribuire a Consip (come prevede la legge) il ruolo di “centrale acquisti” dello Stato, sono previste le misure elencatedi seguito (che non si applicano al servizio sanitario nazionale, per il quale è prevista una specii ca regolamentazione):

- viene stabilita la nullità dei contratti che non siano stati stipulati attraverso gli strumenti di acquisto messi a disposizione da Consip. Sono naturalmente fatti salvi i contratti stipulati tramite diverse centrali di committenza, se questi prevedono condizioni più favorevoli per le Amministrazioni pubbliche;- si prevede che il Commissario straordinario Bondi istituisca, tramite Consip, un albo delle varie centrali di committenza e che riceva notizia in tempo reale dell’avvenuta stipula dei contratti stipulati dalle stesse centrali di committenza. Consip provvederà a pubblicare i dati relativi a detti contratti e convenzioni;- con riferimento a determinate categorie di beni e di servizi – per il momento si tratta dei seguenti, con facoltà per il futuro di aumentare il numero: energia elettrica, gas, carburanti - rete ed extra-rete, combustibili per riscaldamento e telefonia - i ssa e mobile – viene stabilito l’obbligo assoluto per le pubbliche amministrazioni di acquistare attraverso gli strumenti di acquisto e di nego-ziazione messi a disposizione da Consip ovvero dalle centrali di committenza regionali. I contratti stipulati in violazione di tale regola sono nulli e costi-tuiscono illecito disciplinare e sono causa di reponsabilità amministrativa;- le amministrazioni pubbliche possono effettuare acquisti autonomi esclusi-vamente per la durata e la misura strettamente necessarie, in attesa della stipula della convenzione messa a disposizione dalla Consip e dalle centrali di committenza regionali;- nei contratti in essere, validamente stipulati, viene inserita ex lege una clausola che attribuisce alle amministrazioni il diritto di recesso, qualora le imprese non adeguino il contenuto delle prestazioni ancora da effettuare alle migliori condizioni previste in convenzioni Consip successive alla stipula dei contratti stessi. Il mancato esercizio del diritto di recesso è comunicato dalla Amministrazione alla Corte dei Conti al i ne del controllo successivo sulla gestione del bilancio e del patrimonio;- viene poi introdotto un meccanismo di riduzione delle condizioni economi-che in favore delle amministrazioni che fanno ricorso alle convenzioni-quadro Consip e delle centrali di committenza regionali;- i piccoli comuni potranno, in alternativa all’obbligo di costituire una centrale di committenza, utilizzare gli strumenti elettronici di acquisto gestiti da Consip o da altra centrale di committenza;- Le Amministrazioni statali centrali già dal 2012 assicurano una ridu-zione di spesa per l’acquisto di beni e servizi per importi, che sono ac-cantonati e resi indisponibili degli stati di previsione dei singoli Ministeri, indicati in un apposito allegato. Resta salva la facoltà per i titolari dei singoli Dicasteri di indicare entro il 10 settembre una differente ripartizio-ne della riduzione degli importi nell’ambito del proprio stato di previsione;

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29Sabato 7 Luglio 2012SabaS P E N D I N G R E V I E W

Il nucleo di valutazione della spesa previdenziale soppresso dall’entrata in vigore del dl

Assicurazioni, vigilanza accorpataDa Covip e Isvap ecco Ivarp. Casse professionali al Lavoro

DI DANIELE CIRIOLI

Addio Isvap, addio Covip. Nasce l’Ivarp, l’istituto unico per la vigilanza sulle assicurazioni pri-

vate e sul risparmio previden-ziale (fondi pensione). Il rispar-mio pensionistico obbligatorio (le pensioni pubbliche obbliga-torie) resta invece sotto l’occhio del ministero del lavoro. Infatti, il dicastero oggi guidato da Elsa Fornero, avoca nuovamente a sé le funzioni di controllo sulle cas-se professionali (e sugli enti pri-vati e privatizzati di previden-za) che esattamente un anno fa, il predecessore, Maurizio Sacco-ni, trasferiva alla Covip. Addio, infi ne, al nucleo di valutazione della spesa previdenziale, che viene soppresso dalla data d’entrata in vigore del decreto spending review. L’operazione garantirà il risparmio di costi pari ad almeno il 10% delle at-tuali spese di funzionamento di Isvap e Covip.

Banca d’Italia, supervisor. Il nuovo organismo dovrà diven-tare operativo entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decre-

to su spending review. L’Ivarp assumerà per-sonalità giuridica di diritto pubblico, e non sarà sottoposto alle direttive di altri sog-getti pubblici e priva-ti. Svolgerà le funzioni attualmente affidate all’Isvap e alla Covip e funzionerà in stretta sinergia con le struttu-re della Banca d’Italia, in modo da assicurare la piena integrazione dell’attività di vigilan-za nei settori fi nanzia-rio, assicurativo e del risparmio previden-ziale, anche attraverso uno più stretto collega-mento con la vigilanza bancaria. Il presidente dell’Isti-tuto, infatti, sarà il direttore generale della Banca d’Italia, e unico sarà il direttorio (quello della banca d’Italia assumerà anche le funzioni per il nuovo Ivarp), salva l’integrazione con due nuovi consiglieri. Nello spe-cifi co, al direttorio spetta l’atti-vità di indirizzo e di direzione strategica dell’Ivarp nonché la

competenza ad assumere tutti i provvedimenti aventi rilevanza esterna relativi all’esercizio del-le funzioni istituzionali in ma-teria di vigilanza assicurativa e previdenziale.

Le casse restano al mini-stero. Il controllo delle casse professionali torna, invece, in mano al ministero del lavoro, nel rispetto della nuova idea

di vigilanza che sem-brerebbe spartire su due organi i controlli della previdenza: quel-la privata (assieme a risparmio fi nanziario e contratti assicurativi) in mano al nuovo or-gano, all’Ivarp; quella pubblica obbligatoria, invece (Inps, casse, enti privati e privatizzati di cui al dlg n. 509/1994 e al dlgs n. 103/1996), in mano al governo, al mi-nistero del lavoro. Nello specifi co, il decreto sulla spending review stabi-lisce che le competenze già affi date alla Covip dall’articolo 14 del dl n. 98/2011 sono esercita-

te dal ministero del lavoro. La disposizione, si ricorda, aveva attribuito giusto un anno fa alla Covip (che già esplicava funzioni di vigilanza in materia di previdenza integrativa pri-vata) il controllo sugli investi-menti delle risorse fi nanziarie, nonché sulla composizione del patrimonio dei predetti enti di previdenza, controllo da eserci-

tare anche mediante ispezione presso gli stessi enti, e/o richie-dendo la produzione degli atti e documenti ritenuti necessari.

La transizione. Come ac-cennato, il nuovo Ivarp dovrà diventare operativo entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto sulla spen-ding review. A tale data gli organi dell’Isvap e della Covip decadono e i rispettivi presi-denti assumono funzioni di commissari di ordinaria e stra-ordinaria amministrazione dei rispettivi enti. I commissari dovranno riferire con cadenza almeno quindicinale al diretto-re generale della banca d’Italia in ordine all’attività svolta e ai provvedimenti eventualmente assunti. Il tutto per 120 giorni durante i quali verranno no-minati i consiglieri del nuovo organismo, mentre il direttorio della banca d’Italia predisporrà lo statuto dell’Ivarp. Alla data di entrata in vigore dello sta-tuto, i commissari straordinari decadono automaticamente, e Isvap e Covip sono defi nitiva-mente soppressi.

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LA SPENDING REVIEW SPIEGATA DAL GOVERNOB – RIDUZIONE DELLE DOTAZIONI ORGANICHE•

DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONIAlla riduzione della spesa per l’acquisto di beni e servizi seguono le misure relative alle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni, la cui i nalità principale è il recupero dell’efi cienza della macchina burocratica e, per i casi virtuosi, l’otti-mizzazione nell’allocazione delle risorse umane. Il programma di riduzione – che non si applica al comparto scuola e AFAM, per cui restano valide le specii che discipline di settore, alle strutture del comparto sicurezza, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al personale amministrativo operante presso gli Ufi ci giudiziari e al personale della magistratura – si articola nei seguenti interventi:- le Amministrazioni dello Stato, incluse quelle ad ordinamento autonomo, le agenzie, gli enti pubblici – economici e non – e gli enti di ricerca, fermo restando la riduzione degli organici da operare ai sensi del decreto legge 138 del 2011, devono procedere ad una ulteriore riduzione degli ufi ci di livello generale e di livello non generale, e delle relative dotazioni organiche, non inferiore al 20% di quelli esistenti. Devono inoltre procedere a una rideterminazione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale non inferiore al 10%. La riduzione favorirà l’equilibrio nelle piante organiche, migliorando la gestione dei l ussi decisionali. Lo conferma il fatto che, alle riduzioni, il decreto associa l’obbligo di razionaliz-zare gli assetti strutturali. Il riassetto organizzativo è realizzato con un ampio ventaglio di interventi. Anzitutto, con il riordino delle competenze degli ufi ci e l’eliminazione delle duplicazioni. Si prevede poi una riorganizzazione degli ufi ci periferici su base regionale o interregionale, una unii cazione delle strutture con funzioni logistiche e strumentali (gestione del personale e dei servizi comuni) e si procede alla tendenziale eliminazione degli incarichi di studi e ricerca ai dirigenti non titolari di ufi ci.- le Forze armate ridurranno il totale generale degli organici in misura non infe-riore al 10%.- Un capitolo importante del decreto riguarda la gestione del personale in sopran-numero. Per costoro si procede, in primo luogo, alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che, in base alla disciplina vigente prima dell’entrata in vigore dell’ultima riforma introdotta dal decreto legge n. 201 del 2011, avrebbero ottenuto la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014. Il trattamento di i ne rapporto sarà corrisposto al momento della maturazione del diritto alla corresponsione. In subordine, si applicheranno le regole ordinarie previste per la mobilità.

C – RIDUZIONE DI SPESE IN MATERIA DI PUBBLICO IMPIEGO• Le razionalizzazione delle piante organiche delle amministrazioni non esaurisce le misure di spending review dedicate al pubblico impiego. Il decreto, infatti,

prevede un insieme di misure complementari che, pur nella diversità di contenuto che le caratterizza, perseguono lo stesso obiettivo: la migliore allocazione delle risorse disponibili, nell’ottica dell’efi cienza e del buon andamento dell’azione amministrativa. Gli interventi riguardano le spese in materia di parco auto, gli incarichi consulenziali, la disciplina dei buoni pasto, delle ferie, dei riposi spettanti al personale, oltre al sistema di paga-mento dei cedolini.Per quanto riguarda il parco auto si introduce, a partire dal 2013, un limite pari al 50% della spesa sostenuta per il 2011 da applicarsi all’acquisto, manutenzione, noleggio ed esercizio di autovetture, oltre che all’acquisto di buoni taxi. Il limite può essere derogato, per il solo 2013, esclusivamente per i contratti pluriennali già in essere. Altre eccezioni sono previste per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e per i servizi istituzionali di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. I contratti di locazione o noleggio in corso possono essere ceduti alle Forze di polizia e gli autisti sono assegnati a differenti mansioni ovvero, qualora provenienti da altra amministrazione, sono restituiti all’amministrazione di appartenenza.Si introduce poi il divieto di attribuire incarichi di studio e consulenza a sog-getti, già appartenenti ai ruoli dell’amministrazione e collocati in quiescenza, che abbiano svolto, nel corso dell’ultimo anno di servizio, funzioni e attività corrispondenti a quelle oggetto dell’incarico di studio o consulenza. Viene inoltre abrogata la normativa in materia di vice dirigenza.Per quanto riguarda il valore dei buoni pasto attribuiti al personale, anche di qualii ca dirigenziale, viene stabilito a 7 Euro il limite al valore nomina-le. Tutte le disposizioni normative e contrattuali più favorevoli cessano di avere applicazione a partire dal 1 ottobre 2012. Le ferie e i riposi spettanti al personale, anche di qualii ca dirigenziale, sono obbligatoriamente fruiti secondo quanto prevedono gli ordinamenti dell’amministrazione di appar-tenenza e in nessun caso danno diritto alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi. La violazione della norma comporta il recupero delle somme indebitamente erogate ed è fonte di responsabilità amministrativa e disciplinare per il dirigente responsabile.L’ultimo intervento di razionalizzazione riguarda i cedolini. In base all’analisi svolta dal Commissario Bondi, la disomogeneità nei servizi di pagamento delle retribuzioni dei dipendenti pubblici contribuisce all’aumento della spesa pubblica. Per eliminare l’anomalia il decreto stabilisce che le amministrazioni stipulino convenzioni con il MEF per omogeneizzare il sistema di pagamento degli stipendi, oppure rinegozino i contratti vigenti, con un abbattimento del costo del servizio non inferiore al 15%.

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30 Sabato 7 Luglio 2012 S P E N D I N G R E V I E W

Dal 2013 costo delle locazioni ridotto del 15%. Massimo 25 mq di spazio per ogni travet

La p.a. in affitto blocca il canoneGià da quest’anno niente aumenti Istat per i proprietari

DI ANTONIO G. PALADINO

Sulle locazioni passive del-la pubblica amministra-zione, già da quest’anno non si pagheranno gli

aumenti Istat. Sempre sulle locazioni, dal prossimo anno, i canoni di affi tto saranno ridot-ti del quindici per cento. Infi ne, saranno ridefiniti i parametri di riferimento del rapporto tra dimensione degli uffi ci pubblici e numero di dipendenti. In prati-ca, per ogni travet a disposizione uno spazio compreso tra 20 e 25 metri quadrati.

Queste alcune delle dispo-sizioni contenute all’articolo 3 del decreto legge sulla spending review, rubricato, «razionalizza-zione del patrimonio pubblico e riduzione dei costi per locazioni passive».

In primo luogo, una notizia che non farà certo piacere ai soggetti che ad oggi hanno lo-cato immobili alla pubblica am-ministrazione. Infatti, si legge al primo comma, in considerazione dell’eccezionale situazione eco-nomica che sta attraversando il Paese e tenuto conto degli obiet-

tivi di contenimento della spesa pubblica, a partire da quest’anno e sino a tutto il 2014, le p.a. non corrisponderanno l’adeguamen-to Istat sulle locazioni passive di immobili utilizzati per fini istituzionali. A questa decisio-ne unilaterale, il proprietario. Uno scambio di «cortesie», poi, viene messo nero su bianco al comma 2. Viene previsto infatti, l’uso gratuito (e viceversa) allo Stato di beni di proprietà di enti territoriali.

Inoltre, sempre per assicura-

re il massimo risparmio di spe-sa possibile, dal prossimo anno, i canoni di locazione passiva sugli immobili in uso alle amministra-zioni centrali, saranno tagliati del 15%. La riduzione si inserirà automaticamente nei contratti in corso, anche in presenza di clausole di natura difforme. Vie-ne poi messo nero su bianco che la prosecuzione del contratto di locazione passiva soggiace a due distinte condizioni. La prima, è legata alla disponibilità di risor-se fi nanziarie per il pagamento

dei canoni, degli oneri e dei co-sti d’uso, per il periodo di dura-ta della locazione. La seconda, è legata alla permanenza dell’im-mobile nel fabbisogno della stes-sa amministrazione. Qualora la locazione non dovesse soddisfare queste esigenze, il contratto è ri-solto alla sua naturale scadenza, mentre le stesse amministrazio-ni dovranno trovare soluzioni allocative che siano più vantag-giose per l’Erario. L’eventuale prosecuzione alle «vecchie» con-dizioni, dovrà necessariamente

essere autorizzata con decreto del ministro competente.

Il decreto, poi, interviene an-che sull’ottimizzazione degli spa-zi degli uffi ci pubblici. In pratica, il parametro di riferimento tra dimensione dell’uffi cio e impie-gati dovrà attestarsi al livello tra 20 e 25 metri quadrati per addetto. Il piano di razionaliz-zazione degli spazi sarà cura-to dall’Agenzia del demanio a breve e dovrebbe debuttare nel prossimo triennio 2013/2015. A tali principi dovranno anche uniformarsi le regioni e gli enti locali, ma nel rispetto dei propri ordinamenti.

I tagli comprenderanno anche le dimensioni degli archivi delle amministrazioni statali. Il cosid-detto «scarto d’archivio», ovvero la dematerializzazione dei docu-menti non più utili e contenuti nei locali ad uso archivio, dovrà avvenire ogni anno. Le ammi-nistrazioni, così, informeranno l’Agenzia del demanio, degli spa-zi che si sono resi disponibili così da permettere a quest’ultima di creare dei «poli logistici» quali ar-chivio di più amministrazioni.

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LA SPENDING REVIEW SPIEGATA DAL GOVERNOD – RAZIONALIZZAZIONE DEL PATRIMONIO PUBBLICO• E RIDUZIONE DEI COSTI PER LE LOCAZIONI PASSIVE

Il quinto ordine di misure riguarda il patrimonio pubblico, che viene razionaliz-zato, e i costi delle locazioni passive, che vengono ridotti. In particolare:- per il triennio 2012 – 2014, non si applica l’aggiornamento all’indice Istat del canone dovuto da tutte le amministrazioni pubbliche (comprese le Regioni, gli enti locali, gli enti pubblici e le autorità indipendenti) per l’utilizzo in locazione passiva di immobili per i nalità istituzionali, prevedendo la facoltà del locatore di recedere dal contratto;- si consente l’uso gratuito in favore dello Stato degli immobili di proprietà degli enti territoriali a condizioni di reciprocità;- si avvia la rinegoziazione delle locazioni passive di immobili ad uso ufi ci di proprietà di terzi (di norma almeno un anno prima della loro scadenza) al i ne di giungere alla riduzione del 15% dei canoni. La rinegoziazione presuppone la permanenza delle esigenze allocative all’esito dei piani di riorganizzazione delle strutture amministrative previsti dalle norme vigenti e la presenza di adeguate disponibilità i nanziarie;- si riducono gli spazi ad uso ufi cio a disposizione delle amministrazioni statali. Negli ufi ci di nuova costruzione (o che, in generale, abbiano strutture tali da consentire una notevole l essibilità nella coni gurazione degli spazi interni) il parametro di riferimento è compreso tra i 12 e i 20 metri quadrati per addetto. Negli ufi ci che non sono di nuova costruzione (o hanno limitata l essibilità nell’articolazione degli spazi interni) il parametro di riferimento è i ssato tra i 20 e i 25 metri quadrati per addetto. Spetterà all’Agenzia del demanio il compito di dei nire gli strumenti e le indicazioni metodologiche di supporto alle amministrazioni per il monitoraggio e la redistribuzione;- si introducono norme tese a ridurre gli spazi destinati agli archivi delle am-ministrazioni statali. Le amministrazioni procedono, entro il 31 dicembre di ogni anno, allo scarto di atti di archivio e comunicano annualmente all’Agenzia del demanio gli spazi resi disponibili;- si procede ad una ricognizione degli immobili di proprietà degli enti pubblici non territoriali afi nché sia verii cata la possibilità di utilizzarli in locazione passiva dalle Amministrazioni dello Stato per proprie i nalità istituzionali, prevedendo il pagamento di canoni agevolati (30% valore locativo);- si accelera la procedura di vendita degli alloggi di servizio di proprietà del Ministero della difesa;- l’Agenzia del demanio opera quale centrale di committenza che stipula accordi quadro con operatori del settore per la realizzazione di interventi manutentivi posti a carico del conduttore sui beni immobili di proprietà

dello Stato ovvero di terzi utilizzati a qualsiasi titolo dalle Amministrazioni, al i ne di conseguire risparmi connessi alle maggiori economie di scala ed all’abbattimento dei costi amministrativi;- una parte degli avanzi di gestione dell’Agenzia del demanio sono destinati all’acquisto di immobili per soddisfare le esigenze allocative delle Ammini-strazioni dello Stato, oppure interventi di manutenzione per il recupero di immobili statali;- si rendono più efi caci talune disposizioni relative alla valorizzazione ed uti-lizzazione a i ni economici di beni immobili di proprietà dello Stato;- si estende il regime i scale di favore previsto per le SIIQ (società di investi-mento immobiliare quotate) alle società di gestione e valorizazione di immobili pubblici promosse dall’Agenzia del demanio;

E –SOCIETÀ PUBBLICHE E IN HOUSE•

Un capitolo importante del decreto per la revisione della spesa pubblica fa riferimento all’articolazione complessiva della macchina dello Stato, incidendo in particolare sulle società pubbliche. Le misure principali sono le seguenti:- Vengono previste disposizioni sulla composizione dei consigli di amministra-zione delle società a totale partecipazione pubblica. I CDA di queste società dovranno essere composti da non più di tre membri. Di questi, due devono essere dipendenti dell’amministrazione titolare della partecipazione, in caso di società a partecipazione diretta; oppure due dipendenti della società con-trollante, per le società a partecipazione indiretta. Il terzo componente ha funzioni di presidente e amministratore delegato. Viene, comunque, consentita la nomina di un amministratore unico;- è fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di detenere partecipazioni in società controllate, direttamente o indirettamente che abbiano conseguito per l’anno 2011 un fatturato da prestazione di servizi a favore di pubbliche ammi-nistrazioni superiore al 90%. Le società a partecipazione totalitaria verranno sciolte entro il 31 dicembre 2013, ovvero, in caso di mancato scioglimento, non potranno ricevere afi damenti diretti di servizi;- a decorrere dal 1° gennaio 2013 le pubbliche amministrazioni possono acquisire a titolo oneroso servizi di qualsiasi tipo, anche mediante la stipula di convenzioni, da enti di diritto privato soltanto in base a procedure previste dalla normativa nazionale e comunitaria. In tal caso gli enti privati non possono ricevere contributi a carico delle i nanze pubbliche. Restano escluse da tale disposizione le fondazioni istituite con la i nalità di promuovere lo sviluppo tecnologico e l’alta formazione tecnologica;- dalla data di entrata in vigore del decreto (e i no al 31 dicembre 2015) i limiti per le assunzioni previsti per le società controllanti si applicano

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31Sabato 7 Luglio 2012SabaS P E N D I N G R E V I E W

Auto blu ridotte del 50%. Addio alla monetizzazione delle ferie. E limiti alle consulenze

Dipendenti pubblici messi a dietaDal 1° ottobre buono pasto per gli statali ridotto a 7 euro

DI ANTONIO G. PALADINO

Dal prossimo anno si ridurranno del 50% le spese sostenute dalla pubblica amministra-

zione per l’acquisto o il noleggio delle auto di servizio. Inoltre, il buono pasto per gli statali, dal prossimo 1° ottobre, non potrà superare il valore nominale di sette euro, mentre si celebra il de profundis della monetizzazione delle ferie. Infatti, il personale statale dovrà necessariamente fruire delle ferie, dei riposi e dei permessi che gli spetta, senza che sia possibile la concessione di trattamenti economici sosti-tutivi. Stop alla possibilità, poi, di conferire incarichi di consu-lenza a personale pubblico col-locato in quiescenza.

È quanto descritto all’articolo 6 del decreto legge sulla spen-ding review in materia di ridu-zione di spese per il pubblico impiego.

AUTO BLUDal prossimo anno, le ammi-

nistrazioni pubbliche, incluse le Authority, non potranno ef-

fettuare spese per un ammon-tare superiore al cinquanta per cento di quella sostenuta nel 2011, per l’acquisto, la manutenzione e il noleggio di autovetture di servizio. Limite che potrà essere derogato, solo per il 2013, nell’uni-co caso di contratti pluriennali ancora in vigore e che non sarà applicato per le vetture utilizzate dai servizi a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, della Difesa nonché dal Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. La disposizione, poi, prevede che, in caso di riduzione del par-co autovetture, il per-sonale già adibito a mansioni di autista, se appartiene ad al-tre amministrazioni, dovrà fare immediato ritorno a quella di appartenenza, mentre il perso-nale in organico dovrà essere adibito ad un profilo profes-sionale coerente con le nuove mansioni.

BUONO PASTODal prossimo 1° ottobre, pasti

light per gli statali. Il valore no-minale del buono pasto, infatti, non potrà superare i 7 euro. An-che se sono previste disposizio-ni normative e contrattuali più

favorevoli, queste cesseranno di avere effi cacia a partire da tale data. I risparmi ottenuti dalla predetta riduzione (per i dipen-denti del comparto ministeri non cambia nulla essendo già il valore del buono pasto fermo a

7 euro) però, non andranno ad incrementare la contrattazione integrativa degli stessi travet pubblici (come sembrava in un primo momento), ma confl uiran-no tra le economie di bilancio delle singole amministrazioni.

FERIE OBBLI-GATORIE

Addio alla mone-tizzazione delle ferie. Ovvero a quell’istitu-to, in verità poco uti-lizzato, che permet-teva al dipendente pubblico, di avere la corresponsione eco-nomica delle ferie che non era riuscito a godere nell’anno di riferimento. La di-sposizione contenuta all’articolo 6 non la-scia margine ad al-cun dubbio. Le ferie,

così come i riposi e i permessi che spettano al personale delle amministrazioni pubbliche, an-che dirigenziale, sono obbligato-riamente fruite secondo quanto previsto nei rispettivi contratti e, in nessun caso «danno luogo

alla corresponsione di tratta-menti economici sostitutivi». Monetizzazione che non potrà essere corrisposta nemmeno se il dipendente è «a credito» con la p.a. per mobilità, dimissioni o pensionamento. I dirigenti do-vranno prestare la massima at-tenzione, in quanto la violazio-ne di queste disposizioni è fonte di responsabilità disciplinare e anche erariale, dovendosi pro-cedere al recupero delle somme indebitamente erogate.

LIMITI ALLE CONSULENZEPer porre un freno alla pras-

si, spesso consueta, di conferire incarichi di consulenza a sog-getti oggi in quiescenza, ma già incardinati nella p.a., l’articolo in esame fa espresso divieto a tutte le p.a., di attribuire incari-chi di consulenza a soggetti, già appartenenti ai ruoli delle stes-se e oggi pensionati, che abbia-no svolto, nel corso dell’ultimo anno di servizio, «funzioni ed attività corrispondenti a quelle oggetto dello stesso incarico di studio e consulenza».

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LA SPENDING REVIEW SPIEGATA DAL GOVERNOanche alle società controllate inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione;- sempre dalla data di entrata in vigore del decreto è fatto divieto, a pena di nullità, di inserire clausole arbitrali in sede di stipulazione di contratti di servizio intercorrenti tra società a totale partecipazione pubblica e le ammi-nistrazioni statali;- al i ne di evitare distorsioni della concorrenza e del mercato e di assicurare la parità degli operatori nel territorio nazionale, a decorrere dal 1° gennaio 2014 le pubbliche amministrazioni devono acquisire sul mercato di beni e servizi mediante le procedure concorrenziali previste dal codice appalti;- dal 1° gennaio 2014 l’afi damento diretto può avvenire solo a favore di società a capitale interamente pubblico nel rispetto della normativa comunitaria per la gestione in house, a condizione che il valore economico del servizio o dei beni oggetto di afi damento sia pari o inferiore a 200mila euro annui.

F – RIDUZIONE DELLA SPESA DEI MINISTERI•

Il decreto contiene un capitolo relativo alla riduzione della spesa dei singoli Ministeri, realizzata prevalentemente attraverso la riduzione dell’ammontare dei contributi erogati a fondi e agenzie. Per i Ministeri e gli enti statali sono stati eliminati eccessi di spesa per un importo di 1 miliardo e mezzo per il 2012 e 3 miliardi a partire dal 2013 Per quanto riguarda in particolare il Ministero dello Sviluppo economico e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti le misure di razionalizzazione prevedono:- soppressione dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di in-teresse collettivo (ISVAP) e della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP). Le funzioni dei due enti saranno accorpate dall’IVARP, che nasce come unico istituto per la vigilanza sulle assicurazioni e sul risparmio previ-denziale, nel pieno rispetto delle indicazioni comunitarie in materia. Il nuovo ente funzionerà in stretta sinergia con le strutture della Banca d’Italia, così da assicurare una piena integrazione dell’attività di vigilanza nei settori i nanzia-rio, assicurativo e del risparmio previdenziale, anche attraverso un più stretto collegamento con la vigilanza bancaria. L’istituto diventerà operativo entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto, realizzando un risparmio di costi pari ad almeno il 10% delle spese di funzionamento dei due enti soppressi.- soppressione dell’Ente nazionale per il Microcredito, dell’Associazione Luzzatti e della Fondazione Valore Italia. La soppressione dell’Ente nazionale per il Microcredito avverrà entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto. Soppres-sione immediata per l’Associazione italiana studi cooperativi “Luigi Luzzatti”, ente strumentale del ministero dello Sviluppo Economico – che dunque ne assorbe le competenze – per promuovere la cultura cooperativa.

Con l’entrata in vigore del decreto, viene soppressa anche la Fondazione Valore Italia, il cui scopo era la promozione del design italiano, anche attraverso la realizzazione di un’esposizione permanente. Le sue attività vengono trasferite nell’ambito dell’attività ordinaria del ministero dello Sviluppo economico.- soppressione della società Arcus spa, società vigilata dal Mibac e dal Mit, la cui mission è la promozione di iniziative legate ai beni culturali e al mondo dello spettacolo. Le attività i nora svolte dalla società saranno eseguite dalle competenti strutture del ministero dei Beni culturali.- ulteriori misure riguardano l’annullamento dell’accordo tra Mit, Comune di Catanzaro, Provincia di Catanzaro e Regione Calabria relativo a Centro Tipologico Nazionale; la razionalizzazione Comitato Centrale per l’albo degli autotrasportatori; la riduzione dei compensi degli organi delle Autorità por-tuali; ini ne, la riorganizzazione assetto operativo ufi ci periferici non coperti da dirigente.

G – RIDUZIONE DELLA SPESA DEGLI ENTI TERRITORIALI• Un capitolo ulteriore riguarda gli enti territoriali. Si riducono di 700 milioni di euro per l’anno 2012 (e di 1.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013) i trasferimenti dello Stato alle Regioni a statuto ordinario, escludendo dalla riduzione le risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale. La ripartizione tra le Regioni di tale riduzione sarà determinata dalla Conferenza Stato-Regioni, considerando la virtuosità e gli eccessi di spesa di ciascuna Regione rilevati dal Commissario straordinario per la spesa pubblica, Enrico Bondi;Analoghe misure sono previste nei confronti dei Comuni e delle Province. Per questi la Conferenza Stato Città provvede alla ripartizione della riduzione dei trasferimenti. Per i Comuni la riduzione è pari a 500 milioni di euro per l’anno 2012 e 2.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013. Per le Province la riduzione è di 500 milioni di euro per l’anno 2012 e 1.000 milioni di euro a decorrere dal 2013.La partecipazione delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano alla realizzazione degli obiettivi di i nanza pubblica avviene, secondo modalità stabilite in attuazione dei rispettivi statuti, per un importo di 500 milioni di euro per l’anno 2012, di 1.000 milioni di euro per l’anno 2013 e di 1.500 milioni di euro a decorrere dal 2014 (prevedendo, in fase di prima applicazione, un accantonamento annuale a valere sulla compar-tecipazione ai tributi erariali, sulla base di un accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni).Inoltre, si riduce ulteriormente il limite entro cui gli enti territoriali possono procedere alla spesa per assunzione di personale e si pone il divieto per le Province di assumere personale a tempo indeterminato, i no a che non sarà

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32 Sabato 7 Luglio 2012 S P E N D I N G R E V I E W

Risparmi per un mld. Ma i costi per tenere in vita enti privi di competenze potrebbero essere superiori

Nuove province, scatoloni inutiliE il passaggio di risorse rischia di far sballare i conti dei comuni

DI LUIGI OLIVERI

Province, enormi scatoloni quasi vuoti di competen-ze e funzioni. Il decreto sulla spending review (dl

94/2012) ha un effetto paradossa-le sugli enti di livello intermedio: non li sopprime, ma sostanzial-mente li priva di qualsiasi utili-tà, contestualmente rendendoli grandi quasi quanto regioni, sì da pregiudicare organizzazioni effi cienti.

Basti l’esempio della Tosca-na, destinata ad avere un’unica provincia quella di Firenze, per altro a sua volta da sopprimere per fare il posto alla città metro-politana. Non si capisce se la città metropolitana avrà l’estensione dell’intera regione e se si limiterà alla sola gestione delle poche fun-zioni rimaste alla provincia, o se, al contrario, sostanzialmente Fi-renze, quale città metropolitana capoluogo, fagociterà come città metropolitana l’intero territorio toscano, trattandolo come se fos-se la circoscrizione territoriale del super comune che nascerebbe.

Un guazzabuglio non da poco. Che si accompagna ai rilevantis-

simi problemi scaturenti dalla scelta di lasciare alle province superstiti un lotto ben misero di competenze: l’ambiente, i traspor-ti e le strade. Con tre aggravanti. La prima: la rete dei trasporti di ciascuna singola provincia divie-ne immensa, ben al di sopra di un bacino territoriale che abbia una certa logica (formativa, scolastica, produttiva, orografi ca); lo stesso vale per le strade. La seconda: le risorse per la rete dei trasporti dipendono tutte dai trasferimen-ti regionali, falcidiati dal decre-to. La terza: l’ammontare degli appalti per i servizi di trasporto o per i lavori di manutenzione e costruzione delle strade diverrà gigantesco, con immani proble-mi di allungamento dei tempi di gestione e sicura crescita del contenzioso.

Le altre funzioni che lo Stato ha assegnato alle province an-dranno ai comuni. Si brucia così un complicatissimo processo di decentramento partito sostan-zialmente con la legge 23/1996 in tema di organizzazione ed edilizia scolastica e passato per il dlgs 469/1997 che ha assegnato alle province le competenze sul-

le politiche attive per il lavoro, per fi nire con il dlgs 112/1998 e conseguenti leggi regionali, che hanno attribuito molte altre com-petenze in tema di commercio, at-tività produttive, beni culturali, programmazione. Un lustro di attività formative del personale, di assorbimento di quantità rile-vantissime di dipendenti passati da Stato e regioni alle province (circa 10 mila), di sistemi infor-matici e reti di comunicazione an-drà letteralmente in fumo, polve-rizzato tra le migliaia di comuni che dovranno subentrare.

Già, ma con quale criterio? Il decreto sulla spending review non può far altro che rinviare a successivi decreti attuativi. I quali hanno l’improbo compi-to di individuare un minimo di razionalità nella scelta di come frazionare competenze attual-mente conglobate nelle province tra decine e decine di comuni. Per esempio, i servizi di programma-zione scolastica e di edilizia sco-lastica. Si sceglierà di assegnare a ciascun comune sul quale sorge un edifi cio ospitante una scuola superiore la conseguente com-petenza? Ma in una provincia il

personale addetto complessiva-mente è sempre molto esiguo, nemmeno una decina di unità, mentre le sedi comunali molte di più. Come si farebbe ad assicu-rare ai comuni subentranti una dotazione di personale adeguata alle nuove incombenze? Sfugge, poi, come un comune, concentrato ovviamente sulle esigenze della propria comunità, possa curarsi più di tanto di scuole superiori, per loro natura destinate a ospi-tare moltissimi allievi non resi-denti. Infatti, gli edifi ci scolastici superiori gestiti dai comuni pri-ma della legge 23/1996 vennero consegnati alle province in sta-to a dir poco scandaloso: senza prevenzione incendi, al limite dell’agibilità.

Compito altrettanto improbo sarà ripartire non solo il persona-le provinciale, ma anche le risorse. Conseguenza della soppressione delle funzioni è il passaggio del-le intere dotazioni strumentali, finanziarie ed organizzative. Migliaia di beni patrimoniali do-vranno passare dalle province ai comuni; migliaia di contratti di servizi e di appalto cambieranno committente; i bilanci dei comu-

ni si vedranno improvvisamente gravati di nuovi costi di personale e di utenze, proprio mentre, con assoluta incoerenza, il decreto sulla spending review falcidia i trasferimenti ai comuni di ben 2,5 miliardi, che si sommano all’altro taglio di 1,5 miliardi ai bilanci delle stesse province.

Il rischio è di dare un colpo de-fi nitivo agli equilibri fi nanziari precarissimi dei comuni, a meno che il tutto non si accompagni con una revisione urgentissima del-la normativa sulla fi nanza loca-le, sulle modalità di computo del patto di stabilità e sul calcolo dei tetti di spesa al personale.

Di tutto ciò, nel decreto non vi è traccia. Né è quantifi cato il risparmio che deriverebbe dalla manovra, limitato alla sola stima di un miliardo di minori spese, che sarebbe, però, conseguenza dell’accorpamento degli uffi ci sta-tali decentrati su sedi provinciali. Ma, tale risparmio lo Stato avreb-be potuto ottenerlo egualmente accorpando comunque i propri uffi ci, senza scatenare l’enormità dei problemi derivante dall’azio-ne sulle province.

© Riproduzione riservata

LA SPENDING REVIEW SPIEGATA DAL GOVERNOdata attuazione alla riduzione e razionalizzazione delle Province stesse. A partire dal 1° gennaio 2011 i crediti maturati nei confronti delle regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale per somministrazione, forniture e appalti, possono essere compensati con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo. A tal i ne il creditore acquisisce l’apposita certii cazione e la utilizza per il pagamento, totale o parziale, delle somme dovute a seguito dell’iscrizione a ruolo. Viene ora previsto che qualora la Regione, l’ente locale o l’ente del Servizio sanitario nazionale non versino all’agente della riscossione l’importo oggetto della certii cazione le somme sono recuperate mediante riduzione delle risorse dovute, a qualunque titolo, dallo Stato all’ente territo-riale inadempiente.

H – RIDUZIONE E ACCORPAMENTO PROVINCE• Il decreto interviene anche sulle province, prevedendone la riduzione e l’accor-pamento, con l’obiettivo di dimezzare il numero attuale. La riduzione avverrà sulla base di due criteri: il primo è la dimensione territoriale, il secondo è la popolazione. La dei nizione esatta dei parametri per la dimensione territoriale e la popolazione sarà completata entro 10 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, con apposito provvedimento del Consiglio dei Ministri.All’accorpamento e riduzione si giunge attraverso una procedura che vede il ruolo attivo degli Enti territoriali. Il Governo trasmette al Consiglio delle au-tonomie locali, istituito in ogni regione, la propria deliberazione con i criteri. Successivamente, ogni Consiglio approva il piano di riduzione entro 40 giorni. Entro la i ne dell’anno sarà completato il piano di accorpamenti.I Comuni capoluogo di Regione sono esclusi dagli interventi di accorpamento e riduzione. Le province che “restano in vita” avranno le seguenti competenze:ambiente (soprattutto per il settore discariche); trasporti e viabilità (anche per quanto attiene la costruzione, la classii cazione e la gestione delle strade).In attuazione del decreto “Salva Italia”, vengono devolute ai Comuni tutte le altre competenze che i nora lo Stato aveva attribuito alle province.Entro il 1° gennaio 2014 vengono istituite le Città metropolitane, dieci in tutto: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria. Contestualmente, verranno soppresse le relative province.

I – PUBBLICA ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ, ENTI DI RICERCA• Per quanto riguarda la pubblica istruzione, l’Università e gli Enti di ricerca le misure principali sono le seguenti:- servizi di tesoreria per le scuole e fondo per il loro i nanziamento. Viene isti-tuito un servizio di tesoreria unica per le scuole nel quale conl uiranno tutte le risorse i nanziarie attualmente depositate presso istituti bancari privati.

In questo modo Banca d’Italia disporrà di una maggiore disponibilità di cassa di circa 1 Miliardo di euro, con conseguente economia data dal miglioramento dei saldi di cassa e una minore spesa di interessi sul debito pubblico quantii cabile in circa 8 milioni per il 2012 e 29 milioni a regime. Le scuole a questo punto potranno gestire la propria liquidità come fanno già ora gli enti di ricerca.- Contabilità speciali scolastiche. Attraverso un’opera di razionalizzazione nella gestione delle risorse i nanziarie del ministero, 30 milioni verranno messi a disposizione delle scuole per le proprie spese di funzionamento mentre una ulteriore somma di pari importo andrà a contribuire ai miglioramenti dei saldi di cassa.- controllo di regolarità amministrativa e contabile. In linea con un orientamento di maggiore equità, la spesa per compensi aggiuntivi al personale impegnato nell’attività di controllo sull'attività amministrativa e contabile delle istituzioni scolastiche porterà un risparmio annuo alle scuole quantii cabile in 8 milioni.- personale del Miur presso scuole estere e MAE. Si opera una riduzione del personale scolastico comandato presso il MAE con funzioni di coordinamento e gestione delle scuole italiane all'estero. Di concerto, si opera una ulteriore riduzione anche del personale dei docenti impiegati presso le scuole italiane all'estero. Da entrambe queste misure sono attesi risparmi per 2,6 nell'anno in corso e di 16 Mln a regime.- personale inidoneo a insegnamento. Con questa norma si prevede di impiegare il personale dichiarato inidoneo all'insegnamento ma con mantenuta capacita lavorativa, in attività amministrative presso le stesse scuole, nell'ambito regio-nale. Da questa misura si ottiene una riduzione di spesa nell'immediato di 38,5 milioni, che a regime supereranno i 100.- visite i scali. Viene trasferita alle regioni una somma forfettaria di 23 milioni circa che consentiranno alle scuole di poter usufruire senza oneri i nanziari e amministrativi delle visite i scali.- utilizzo del personale docente in esubero. In linea di continuità con il processo che mira al pieno impiego di tutto il personale scolastico, viene previsto l'utiliz-zo in particolare dei docenti senza cattedra per attività di docenza in materie afi ni. Fermo restando l'accertamento delle competenze necessarie a garantire il risultato didattico atteso. In particolare verii cando il possesso degli idonei titoli di studio.- vincoli al turn over per il sistema universitario statale e per gli enti di ricerca. Si prevede per le università e gli enti di ricerca l'adeguamento alla normativa già in vigore preso le altre pubbliche amministrazioni, in materia di limitazione alle nuove assunzioni.- Altre disposizioni di carattere i nanziario ed esigenze indifferibili. Vengono stanziati 10 milioni per le università non statali. Questa cifra è inferiore a quella

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33Sabato 7 Luglio 2012SabaS P E N D I N G R E V I E W

Le amministrazioni superstiti resteranno enti di secondo livello. Al via dieci città metropolitane

Province dimezzate. Senza criteriDeciderà il cdm tra 10 giorni. Poi il confronto con le autonomie

DI FRANCESCO CERISANO

Soppressione delle pro-vince sulla fiducia. Chi si aspettava di capire qualcosa di più sulle am-

ministrazioni a rischio, leggen-do il testo defi nitivo del decreto legge sulla spending review (dl n.94/2012), rimarrà deluso. Per-ché rispetto al progetto Patroni Griffi , che individuava tre criteri minimi (350 mila abitanti, 3000 kmq di superfi cie e almeno 50 comuni) e chiedeva agli enti di soddisfarne almeno due per so-pravvivere, il governo Monti, nel blitz di giovedì notte, ha deciso di nascondere le carte, assumen-dosi, con una disposizione a for-te rischio di incostituzionalità, la responsabilità di individuare entro dieci giorni i parametri da

cui dipenderà il destino delle 107 province italiane. «Ne resteranno solo 50», ha promesso il ministro della funzione pubblica, ma ca-pire quali, in assenza di criteri certi, è per ora un rebus.

La spendig review parla gene-ricamente di «dimensione territo-riale e popolazione residente», ma nulla dice di più. La congiunzione induce a ritenere che debbano coesistere entrambi, ma se così fosse si aprirebbero ulteriori pro-blemi. L’eliminazione del numero minimo di comuni mette infatti in discussione la sopravvivenza di 24 province di piccola estensio-ne o scarsamente popolate che si sarebbero salvate solo per il fatto di avere sul proprio territorio più di 50 comuni. Stiamo parlando di Chieti, L’Aquila, Catanzaro, Avel-lino, Caserta, Viterbo, Cremona,

Bergamo, Varese, Monza-Brian-za, Mantova, Sondrio, Como, Pavia, Pesaro Urbino, Novara, Lecce, Treviso, Padova, Vicenza, Belluno, Nuoro, Sassari e Orista-no. Nessuno di questi enti può garantire contemporaneamen-te una popolazione di 350 mila abitanti e una superfi cie di 3000 kmq. Cosa accadrà?

Quel che è certo, si legge nella spending review, è che le provin-ce capoluogo di regione o confi -nanti solo con province di regioni diverse da quelle di appartenen-za saranno comunque salve. Due circonlocuzioni per dire che, co-munque vada, Ancona, Campo-basso, Venezia, Trieste, Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano non potranno essere toc-cate. Tutto il resto è nella mente di Monti e Patroni Griffi .

Le scelte dell’esecutivo saran-no concertate con regioni ed enti locali che entro 40 giorni dovran-no elaborare un proprio piano di riduzioni e accorpamenti. Se non lo faranno ci penserà il governo. E, calendario alla mano, tra fi ne settembre e la prima settimana di ottobre (il dl parla di «venti giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto») per le province «in esu-bero» scatterà il de profundis.

Il decreto detta anche i tempi per il trasferimento delle funzio-ni provinciali ai comuni. Dovran-no essere individuate con dpcm entro il prossimo 6 settembre, previa intesa in Conferenza stato-città. Per il trasferimen-to di beni, personale e mezzi ai sindaci se ne riparlerà a gennaio 2013 (180 giorni dall’entrata in

vigore del decreto). Con un’avver-tenza che mette al riparo i comu-ni da brutte sorprese: l’esercizio delle funzioni trasferite partirà dall’effettivo trasferimento delle risorse.

Dopo questo graduale proces-so di spoliazione alle province resterà ben poco: pianifi cazione territoriale e tutela dell’ambiente (per quanto di competenza), tra-sporto pubblico e gestione delle strade provinciali. Ma almeno, si dirà, le province si saranno salvate dalla trasformazione in enti di secondo livello. Manco per sogno. Sulla falsariga di quanto previsto dal dl Salva Italia, la spendig review ribadisce che le province superstiti dovranno ri-nunciare alle giunte e resteranno

Le amministrazioni superstiti resteranno enti di secondo livello Al via dieci città metropolitane

1 CHIETI

2 L’AQUILA

3 CATANZARO

4 AVELLINO

5 CASERTA

6 VITERBO

7 CREMONA

8 BERGAMO

9 VARESE

10 MONZA BRIANZA

11 MANTOVA

12 SONDRIO

13 COMO

14 PAVIA

15 PESARO URBINO

16 NOVARA

17 LECCE

18 TREVISO

19 PADOVA

20 VICENZA

21 BELLUNO

22 NUORO

23 SASSARI

24 ORISTANO

1 CHIETI 13 COMO

LE PROVINCE PRIMA AL SICUROE ORA A RISCHIO

1 Pescara2 Teramo3 Matera4 Crotone5 Vibo Valentia6 Benevento7 Cesena8 Ferrara9 Forlì

10 Modena11 Piacenza12 Ravenna13 Reggio Emilia14 Rimini15 Latina16 Rieti17 Imperia

18 La Spezia19 Savona20 Lecco21 Lodi22 Ascoli Piceno23 Fermo24 Macerata25 Isernia26 Asti27 Biella28 Verbano-Cusio Ossola29 Vercelli30 Barletta-Andria-Trani31 Brindisi32 Taranto33 Arezzo34 Grosseto

35 Livorno36 Lucca37 Massa-Carrara38 Pisa39 Pistoia40 Prato41 Siena42 Terni43 Rovigo44 Caltanissetta45 Enna46 Ragusa47 Siracusa48 Trapani49 Gorizia50 Pordenone51 Trieste

1 Pescara 18 La Spezia 35 Livorno

LE PROVINCE A RISCHIO

Continua a pagina 34

LA SPENDING REVIEW SPIEGATA DAL GOVERNOassegnata negli scorsi anni agli atenei privati, pari a 20 milioni. Si destinano 90 milioni in più per il diritto allo studio. In questo modo si riporta lo stanziamento al valore storico. Ini ne, si destinano 103 milioni per la gratuita dei libri di testo nella scuola secondaria di primo grado ( per le primarie i libri di testo sono assicurati gratuitamente dai Comuni). In questo caso lo stanziamento rimane invariato rispetto a quello degli scorsi anni.

L – SANITÀ• L’analisi della spesa sanitaria delle diverse Regioni, delle singole Aziende sanitarie locali e ospedaliere ha evidenziato una notevole variabilità dei costi sostenuti per l’acquisto di beni e servizi (sanitari e non sanitari) di farmaci e di dispositivi medici. Si è quindi deciso di concentrare gli sforzi per una riduzione dei costi sanitari su 4 capitoli di spesa:- condizioni di acquisto e fornitura di beni e servizi. Si prevede anzitutto la rideterminazione degli importi e delle prestazioni previsti nei singoli contratti di fornitura nella misura del 5%, a decorrere dall’entrata in vigore del decreto legge e per tutta la durata del contratto. Tale misura straordinaria - i nalizzata ad anticipare già nel 2012 le misure sui beni e servizi previste dal decreto legge n. 98 del 2011 – produrrà pienamenti i suoi effetti a decorrere dal 2013 e sarà basata sull’obbligo per le centrali di acquisto di tenere conto dei nuovi contratti dei prezzi di riferimento che via via l’Autorità di controllo sui contratti pubblici renderà noti e disponibili. Per i contratti già stipulati è prevista invece una rinegoziazione tra Azienda sanitaria e fornitori, oppure la possibilità di recesso da parte della struttura pubblica, nel caso di signii cativi scostamenti (20%) tra i prezzi in vigore e quello di riferimento (in deroga all’articolo 1171 del Codice civile).- spesa per farmaci. Per il 2012 è previsto un aumento dello sconto

obbligatorio che le farmacie e le aziende farmaceutiche praticano nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale. Lo sconto passa, per le farmacie, da 1,82% a 3,85% ed è variabile, a partire dall’entrata in vigore del decreto, per il 2012, 2013, e 2014. Per le aziende farmaceutiche lo sconto passa da 1,83% a 6,5%, per il solo anno 2012, a partire dall’entrata in vigore del decreto. Per gli anni successivi la revisione della spesa viene operata tramite una ridei nizione delle regole che prevedono un tetto di spesa sia per la farmaceutica convenzionata territoriale che per la farmaceutica ospedaliera. Per la farmaceutica territoriale viene individuato un nuovo tetto di spesa pari all’11,5% (rispetto al precedente 13,3%). Per la farmaceutica ospedaliera il nuovo tetto è del 3,2% (rispetto al precedente 2,4%). Nel caso di sfondamento del tetto della farmaceutica territoriale viene confermato il meccanismo di ripiano totalmente a carico della i liera farmaceutica (aziende, grossisti, farmacisti); per lo sfondamento della spesa farmaceutica ospedaliera, che i no ad oggi è stato tutto a carico delle Regioni, viene introdotto un meccanismo di ripiano che pone a carico delle aziende farmaceutiche il 50% del totale.- spesa per dispositivi medici. Per il solo secondo semestre 2012 viene pre-visto un abbattimento del 5% degli importi e dei volumi di fornitura. Mentre nel 2013 la revisione della spesa viene realizzata tramite la i ssazione di un tetto di spesa pari al 4,8% per tali dispositivi. Le Regioni sono chiamate a garantire tale tetto di spesa sia attraverso l’utilizzo dei prezzi di riferimento, sia attraverso interventi di razionalizzazione nella fase di acquisto, immagaz-zinamento e utilizzo degli stessi nelle attività assistenziali.- acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati. La misura prevista consiste in una riduzione del budget assegnato alle singole strutture pari all’1% per il 2012 e al 2% per il 2013, rispetto al budget 2011.

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34 Sabato 7 Luglio 2012 S P E N D I N G R E V I E W

Ma gli enti potranno scegliere le modalità più opportune per svolgere insieme le funzioni fondamentali

Piccoli comuni, unioni in libertà Gestioni associate obbligatorie. Si parte dal 1° gennaio 2013

Pagina a curaDI MATTEO BARBERO

Obbligo di dare vita ad unioni o convenzioni per gestire la gran par-te delle proprie funzioni,

oggetto di una mappatura più precisa di quella contenuta nella legge delega sul federalismo fi -scale. Ma senza essere costretti a rinunciare del tutto alla pro-pria autonomia. Il decreto sulla spending review corregge profon-damente la normativa vigente in materia di gestione associata obbligatoria dei piccoli comuni, accogliendo molte delle propo-ste dei sindaci che infatti hanno espresso grande soddisfazione (si veda altro articolo in pagina)

Il provvedimento varato ieri dal governo (come anticipato da ItaliaOggi il 13/6/2012) recupera ampi stralci del codice delle au-tonomie, da tempo fermo in par-lamento, agendo in una triplice direzione. In primo luogo, esso fornisce un nuovo, più accurato elenco delle funzioni fondamen-tali dei comuni che sostituisce quello (piuttosto approssimativo) contenuto nell’art. 21, comma 3,

della l 42/2009. In secondo luogo, modifi ca la disciplina in materia di gestione associata obbligatoria delle funzioni comunali dettata dagli artt. 14 del dl 78/2010 e 16 del dl 138/2011. Infi ne, riscrive la disciplina dell’unione di comu-ni di cui all’art. 32 del Tuel. Per effetto di tali modifi che, la netta segmentazione dei piccoli comu-ni, prevista dalle norme previ-genti, in due fasce demografi che (fi no a 1.000 e fra 1.001 e 5.000 abitanti) tende ad attenuarsi for-temente, come richiesto da tem-po e a gran voce dall’Anci. Ora si prevede che tutti i comuni con popolazione fi no a 5.000 abitan-

ti, ovvero fi no a 3.000 abitanti se appartengono o sono appartenuti a comunità montane, esercitino obbligatoriamente in forma asso-ciata, mediante unione di comuni o convenzione, la quasi totalità delle funzioni fondamentali (ri-mangono fuori solo anagrafe, stato civile e servizi elettorali e statistici). Per i comuni con meno di 1000 abitanti, pertanto, viene meno l’obbligo di costituire le unioni c.d. «municipali» ex art. 16 del dl 138/2011 per gestire la totalità delle funzioni e dei servizi di propria competenza. Tale opzione diviene meramen-te facoltativa e, verosimilmente,

verrà scelta in pochissimi casi. Essa, infatti, comporta per i mu-nicipi il sostanziale svuotamen-to della propria autonomia, oltre che l’assoggettamento al Patto di stabilità interno. È prevedibile, pertanto, che le preferenze dei sindaci andranno alle altre due forme organizzative, ovvero le unioni «classiche» ex art. 32 del Tuel (modificato, come detto, dalla disciplina in commento), ovvero le convezioni ex art. 30 del Tuel. Queste ultime, che dovran-no avere durata almeno trien-nale, dovranno, però, conseguire comprovati livelli di effi cacia ed effi cienza nella gestione, secondo modalità stabilite con decreto del Ministro dell’interno da adotta-re entro i prossimi sei mesi. In mancanza, i comuni interessati saranno obbligati ad esercitare le funzioni fondamentali esclusiva-mente mediante unione.

Le gestioni associate dovranno avere una dimensione demogra-fi ca minima di 10.000 abitanti. Per i mini comuni che sceglieran-no il modello dell’unione «muni-cipale», la soglia scende a 5.000 abitanti (3.000 in montagna). Le regioni potranno individua-

re limiti diversi entro i tre mesi antecedenti il primo termine di esercizio associato obbligatorio delle funzioni fondamentali.

La tempistica, in effetti, rap-presenta un’altra, importante novità: superate le vecchie sca-denze, i comuni devono ora prov-vedere a dare vita alle gestioni associate entro il 1° gennaio 2013 con riguardo ad almeno tre delle funzioni fondamentali ed entro il 1° gennaio 2014 con riguardo alle restanti funzioni. Rimane confermato il divieto di svolgere singolarmente le funzioni fonda-mentali svolte in forma associata, ovvero di dare vita a più di una forma associativa per svolgere la medesima funzione. Ogni comu-ne, inoltre, potrà far parte di una sola unione. Le unioni, tuttavia, potranno stipulare convenzioni tra loro o anche con singoli comu-ni. Rimane confermata, invece, l’estensione del Patto (a decor-rere dal 2013) nei confronti dei comuni con popolazione com-presa fra 1.000 e 5.000 abitanti. Rimangono, però, fuori Patto le unioni «classiche», mentre, come detto, il Patto si applicherà alle unioni «municipali» ex art. 16.

in carica solo i consigli e i presidenti. Ma non vi è traccia di una norma che abroghi il resto dell’art.23, a cominciare dal comma 16 che fa eleggere i consiglieri provinciali non dai cittadini, ma dai consigli comunali. Come dire, oltre il danno la beffa.

Le reazioni. Il ministro della funzione pubblica, Filippo Pa-troni Griffi , la vede però diversamente. «Con il taglio delle pro-vince l’Italia compie una vera e propria svolta nell’assetto dello stato. Basta con i microfeudi, ora è il momento di una riorganiz-zazione che deve essere il fulcro per uno stato nuovo, innovativo, snello e più utile ai cittadini». Ma dai diretti interessati inizia-no a piovere critiche. «Sono state tolte ai nostri enti importanti funzioni come il lavoro, l’istruzione, la formazione e l’edilizia scolastica, che diffi cilmente possono essere amministrate dai comuni in un’ottica di area vasta», ha commentato il presidente della provincia di Pisa (una di quelle destinate ad accorparsi) e di Upi Toscana Andrea Pieroni. La cui preoccupazione restano i tagli ai trasferimenti: «Se dovessero essere confermate le cifre (500 milioni quest’anno, un miliardo dal 2013 ndr) ci troveremo di fronte ad un generale dissesto fi nanziario e allora rischiamo di trovarci di fronte non ad una riforma, ma al venire meno di funzioni essenziali per i cittadini».

Città metropolitane. Dopo più di vent’anni di attesa (erano state previste dalla legge 142/1990) vengono fi nalmente istituite le città metropolitane. Il debutto è fi ssato al 1° gennaio 2014 in dieci città italiane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bo-logna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) dove le relative province saranno soppresse per far posto ai nuovi enti. Previste solo due eccezioni: Genova e Roma dove la città metropolitana debutterà rispettivamente alla scadenza dell’attuale commis-sario e alla cessazione del consiglio provinciale. Il nuovo ente sarà retto da due organi: il consiglio metropolitano e il sindaco metropolitano. Il consiglio sarà composto da rappresentanti (12 nelle città metropolitane con popolazione compresa tra 800 mila e 3 milioni di abitanti, 16 in quelle con più di 3 milioni di abitanti, 10 in quelle con meno di 800 mila abitanti) eletti tra i sindaci dei comuni del territorio della città metropolitana. Ad eleggerli sarà un collegio formato dai sindaci e dai consiglieri dei medesimi comuni. Sulle modalità di elezione del sindaco metropolitano, invece, deciderà lo statuto. Potrà essere di diritto il sindaco del comune capoluogo oppure essere eletto con le modalità stabilite per l’elezione del presidente della provincia o ancora essere scelto a suffragio universale e diretto. Potrà esserci un vicesindaco, ma non una giunta. Il sindaco potrà infatti attribuire deleghe ai singoli consiglieri. Oltre alle funzioni delle province, le città me-tropolitane svolgeranno le seguenti funzioni: pianifi cazione ter-ritoriale generale, reti infrastrutturali, gestione e organizzazione dei servizi pubblici, viabilità, sviluppo economico e sociale.

SEGUE DA PAGINA 33

Soddisfazione per le novità sui piccoli comu-ni. Determinazione nel proseguire la batta-glia per la revisione del Patto di stabilità in-terno. Assoluta contrarietà ai nuovi tagli ai bilanci comunali previsti dal governo.Sono questi i sentimenti prevalenti degli ammini-stratori riuniti ad Arona, sul lago Maggiore, dove da ieri è in corso di svolgimento l’assemblea nazionale dei piccoli comuni dell’Anci, che si chiuderà oggi con gli in-terventi di Sergio Chiam-parino e del coordinatore nazionale Anci, Mauro Guerra.Ad esprimere a 360 gradi il punto di vista dei comuni è stato, nel-la mattinata di venerdì, il presidente dell’Anci, Graziano Delrio.Dal sin-daco di Reggio Emilia è arrivato, innanzitutto, un forte apprezzamento per la nuova disciplina in materia di gestione as-sociata delle funzioni da parte dei piccoli comuni (si veda l’altro articolo in pagina). «Possiamo dire», ha affermato Delrio, «che la battaglia di Milano, quella iniziata con la manifestazione del 29 agosto 2011, dopo l’approvazione della manovra del governo sia stata vinta; abbiamo evitato un disastro che poteva avere gravi ripercussioni per il Paese, il sistema dei piccoli comuni rappre-senta un presidio che va rafforzato perché non solo rappresenta la storia del Paese, ma soprattutto il futuro, territori che per qualità della vita, controllo democratico, generosità, senso di comunità sono un pa-trimonio fondamentale». Ma l’analisi del presidente dell’Anci si è

estesa anche ad altri temi, a partire dal Pat-to di stabilità interno. «La nostra prossima battaglia», ha evidenziato Delrio, «sarà in-centrata sull’ottenere una forte revisione del Patto e quindi, considerando che vo-gliamo una sua revisione, non vogliamo che sia esteso, nella maniera più assoluta, ai

comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitan-ti». Delrio ha ricordato, però, che su questo pun-to una buona notizia c’è: «L’accordo con le regioni che dovrebbe liberare 1 miliardo di euro sia re-lativamente al patto orizzontale sia a quello verticale e che proba-bilmente ci consentirà di sostenere un secondo semestre dell’anno più leggero».Fortemente critico, in-vece, il giudizio sulla spending review: «I co-muni», secondo del Rio, «non possono accettare una nuova manovra con altri 2 miliardi di tagli, anche perché i nostri bilanci scoppierebbe-

ro». «La percezione spesso che si ha», ha evidenziato ancora, «è che chi amministra non conosca il Paese, diciamo ok alla spen-ding review, ma i soldi, invece di toccarli su comparti che hanno già dato in questi anni, li si ottenga da altre parti». E ha fatto due esempi: la possibile riduzione del 20% dei tassi sulle commissioni che le banche propongono ai comuni, oppure il rapporto che le compagnie assicurative hanno con i comuni. «Insomma», ha concluso Delrio, «c’è da lavorare tanto ancora per portare avanti le nostre ragioni».

Da Arona l’Anci promuove la riforma, ma annuncia battaglia contro i tagli

della l 42/2009. In secondo luogo, ti, ovvero fi no a 3.000 abitanti se

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34 Mercoledì 13 Giugno 2012 ENTI LOCALI E STATO

Le novità del prossimo dl sull’associazionismo che darà anche il via alle città metropolitane

Mini-enti, matrimoni senza strappiFusioni gestionali optional. Accanto a unioni e convenzioni

PAGINA A CURA DI FRANCESCO CERISANO

Unioni facoltative nei co-muni fi no a mille abitan-ti e via libera dopo oltre 20 anni di attesa all’isti-

tuzione delle città metropolitane. La strada verso l’esercizio asso-ciato di tutte le funzioni e i ser-vizi pubblici tracciata dall’art.16 della manovra di Ferragosto 2011 (che secondo molti avrebbe realizzato una fusione di fatto dei piccoli centri) diventa meno vin-colante. La micro-unione infatti sarà solo un’opzione per gli enti fi no a 1.000 abitanti. Un’opzione che si affi anca alle altre forme as-sociative previste dal Testo unico enti locali, ossia la convenzione e l’unione, per così dire, «tradi-zionale» nella quale i comuni si mettono insieme mantenendo la

«I comuni devono puntare tutto sull’auto-nomia. Fiscale, patrimoniale, istituziona-le. Solo così si realizza davvero il federali-smo e ci si mette al riparo dai tagli unilaterali delle manovre di turno». E’ un Graziano Delrio partico-larmente raggiante quello che commenta con Italia-Oggi gli esiti dell’incontro di lunedì a palazzo Chigi. Il governo ha preso con l’Anci «impegni precisi in tempi rapidissimi» a cominciare dalla promes-sa che dal 2013 tutto il gettito dell’Imu resterà nelle casse municipali. Ma anche su federalismo demaniale, associazionismo e bilanci sono in arrivo novità che autorizzano a guar

muni in cambio della rinuncia ai trasferi-menti. Ci guadagnerete nello scambio?

Risposta: Certamente. I comuni devo-no puntare tutto sull’au-tonomia finanziaria. Il gettito Imu garantisce entrate certe e poi non è statico essendo legato alle dinamiche del merca-to immobiliare. I trasfe-rimenti invece sono sog-getti a tagli unilaterali. Una pratica in cui si sono esercitati tutti i governi degli ultimi anni.

D. L’Imu erariale a cui il governo rinuncerà vale 9 miliardi, il fondo di ri-equilibrio che fi nanzia i

comuni 6,8. Non c’è il rischio di creare un buco nei conti pubblici?

prima rata di giugno. D. Nell’incontro di lunedì sono arrivate

anche certezze in materia di associazioni-smo. Sembra che le città metropolitane dopo 20 anni possano vedere la luce. Cosa ne pensa?

R. Siamo a un passo dalla meta. Il go-verno ci ha promesso di intervenire in tempi rapidi e questo spiega la decisione di estrapolare le norme dalla Carta delle autonomie che di sicuro non riuscirà a es-sere approvata entro settembre. Le novità disegnano un quadro normativo uniforme e più rispettoso delle scelte degli enti.

D. Anche il federalismo demaniale, dopo aver corso il rischio di essere affossato, sembra tornato in auge.

R. L’allarme era fondato. Il governo però si è reso conto che i comuni vogliono i beni demaniali non per svenderli ma per valorizzarli In questo senso va il Fondo

Delrio: verso la proroga dei bilanci al 31 agosto

Graziano Delrio

Graziano Delrio

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35Sabato 7 Luglio 2012SabaS P E N D I N G R E V I E W

Se il fondo di riequilibrio non basterà comuni e province perderanno parte del gettito Imu e Rc auto

Enti locali, il conto cresce ancoraTagli a quota 7,5 mld. Più sacrifi ci alle regioni autonome

DI MATTEO BARBEROE FRANCESCO CERISANO

Cresce il conto della spen-ding review per gli enti locali. E a pagare que-sta volta sono le regioni

a statuto speciale. Nel testo ap-prodato alla firma del Quirinale è spuntato un maggiore sacrifi-cio per i territori autonomi (100 milioni in più quest’anno e 200 in più l’anno prossimo per un to-tale di 1,8 miliardi nel biennio) che porta il conto definitivo della «manovra» (tale è, per i tagli line-ari che contiene, il dl 94 ancorché il termine non piaccia al premier Mario Monti) per le autonomie a 7,5 miliardi per il 2012-2013 (5,5 a regime dal 2014). Le regio-ni ordinarie, oltre a subire una nuova sforbiciata delle risorse destinate a fi nanziare Asl e ospe-dali, lasciano sul terreno 700 mi-lioni quest’anno, che diventano un miliardo a partire dal 2013. Invariati, invece, i numeri per gli enti locali. Le province subisco-no un ulteriore taglio del fondo sperimentale di riequilibrio per complessivi 500 milioni quest’an-no, che raddoppieranno a partire dal 2013. In caso di incapienza del fondo, le risorse saranno recuperate a valere sul gettito (anche futuro) dell’imposta sulla Rc auto. Una misura analoga è prevista per i comuni (compresi, a quanto sembra, quelli con meno di 5 mila abitanti), con un taglio che vale 500 milioni per il 2012 e 2 miliardi a decorrere dal 2013 e

che, in caso di in capienza del fon-do, sarà applicato ai versamenti a titolo di Imu.

Occorre precisare che i tagli annuali non dovrebbero inten-dersi come progressivi e non cumulativi: come accaduto per quelli imposti dal dl 78/2010, infatti, la riduzione a regime dovrebbe «incorporare» quella prevista per gli anni precedenti. Ad esempio, per i comuni il taglio da 2 miliardi previsto dal 2013 dovrebbe «inglobare» anche i 500 milioni sforbiciati quest’anno.

La distribuzione delle riduzio-ni all’interno di ciascun compar-to è rimessa, in prima battuta, all’accordo fra gli enti interessati, da sancire, per regioni e province autonome, in Conferenza stato-regioni e per gli enti locali in Conferenza stato-città. Nel caso di regioni ordinarie, province e comuni, l’accordo dovrà basarsi anche delle analisi della spesa ef-fettuate dal commissario straor-dinario Enrico Bondi, nonché,

per gli enti locali, degli elementi di costo nei singoli settori merce-ologici, dei dati raccolti nell’ambi-to della procedura per la determi-nazione dei fabbisogni standard e dei conseguenti risparmi poten-ziali di ciascun ente.

Laddove i predetti accordi non vengano raggiunti entro il pros-simo 30 settembre (evenienza tutt’altro che improbabile consi-derata la ristrettezza dei tempi ed alla luce proprio dell’espe-rienza applicativa della mano-vra estiva 2010, che prevede un meccanismo analogo che fi nora non ha mai funzionato) a deci-dere il riparto sarà lo Stato, che provvederà con apposito decreto (del Mef per le regioni, dell’inter-no per gli enti locali) ripartendo le riduzioni «in proporzione alle spese sostenute per consumi in-termedi desunte, per l’anno 2011, dal Siope». È evidente che, in tal caso, la differenza fra spending review e taglio lineare rischia di attenuarsi fortemente.

Per le autonomie speciali, in-vece, si rinvia ai meccanismi previsti dall’art. 27 della legge 42/2009, ma nel frattempo le somme decurtate saranno ac-cantonate annualmente a valere sulle quote di compartecipazio-ne ai tributi erariali, sulla base, anche in questo caso, di apposito accordo sancito in sede di Stato-regioni entro il 30 settembre 2012, ovvero, anche in tal caso, sulla base del medesimo criterio proporzionale valido per gli altri livelli di governo.

Oltre ai tagli, arriva un nuovo giro di vite sulla spesa di perso-nale. Alle province, nelle more dell’attuazione delle disposizioni sulla loro riduzione e razionaliz-zazione, è imposto il blocco tota-le delle assunzioni a tempo in-determinato. Per gli altri enti la stretta sarà attuata con un dpcm da emanare entro il 31 dicembre 2012 (quindi con effetti non pri-ma del 2013) che dovrà stabilire i parametri di virtuosità per la determinazione delle dotazioni organiche, tenendo prioritaria-mente conto del rapporto tra di-pendenti e popolazione residente. A tal fi ne, dovrà essere determi-nata la media nazionale del per-sonale in servizio presso gli enti, considerando anche le parteci-pate. Gli enti che risulteranno collocati a un livello superiore del 20% rispetto alla media non potranno effettuare assunzioni a qualsiasi titolo, quelli sopra me-dia del 40% dovranno ridurre le dotazioni organiche (si veda altro

pezzo in pagina). Il decreto, oltre alla modifi ca dell’art. 28-quater del dpr 602/1973 per raccordarne il contenuto a quello dei decreti appena varati sullo sblocco dei debiti della pa, contiene anche una norma di interpretazione autentica dell’art. 204, comma 1, del Tuel richiesta dell’Anci, che chiarisce che gli enti locali possono assumere nuovi mutui e accedere ad altre forme di fi -nanziamento purché il limite massimo fra interessi ed entrate correnti sia rispettato nell’anno di assunzione del nuovo indebi-tamento.

Infi ne, viene prorogato al 10 settembre il termine (scaduto il 30 giugno) entro cui i comuni possono aderire al patto orizzon-tale nazionale, con slittamento al 30 settembre della scadenza en-tro cui il Mef dovrà rimodulare gli obiettivi degli enti interessa-ti. Al riguardo, ieri il presiden-te dell’Anci, Graziano Delrio, ha annunciato la sottoscrizione di un accordo con le regioni per favorire l’attuazione dello stru-mento, fi n qui rivelatosi un totale fallimento: ai governatori andrà una quota (si parla di 300 milio-ni) del fondo da 500 milioni stan-ziato per incentivare le cessioni di quote di obiettivo. Le regioni otterranno cassa per ridurre il loro debito e in cambio dovranno mettere a disposizione dei comu-ni, attraverso il Patto regionale verticale, equivalenti spazi fi nan-ziari per effettuare pagamenti di residui di parte capitale.

Tagli alle dotazioni organiche del 20%, relativamente ai dirigenti e del 10% per gli altri dipendenti, stabiliti dalla spen-ding review applicabili alle amministra-zioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, alle agenzie, agli enti pub-blici non economici, agli enti di ricerca, nonché agli enti pubblici di cui all’ar-ticolo 70, comma 4, del dlgs 165/2001. Queste amministrazioni dovranno ride-terminare le dotazioni in fretta, entro il 31 ottobre 2012. In caso contrario, non potranno, a partire da quella data, effet-tuare assunzioni di personale a qualsia-si titolo e con qualsiasi contratto. Il de-creto congela le dotazioni organiche, fi no alla loro rideterminazione, fi ssandole in misura pari ai posti coperti alla data di entrata in vigore; sono fatte salve le pro-cedure concorsuali e di mobilità e non manca il solito trattamento di favore per gli incarichi a contratto dirigenzia-li: le procedure, infatti, già avviate per incaricare i destinatari potranno essere portate a termine.

Comuni a tutte le amministrazioni, anche se immediatamente interessate saranno quelle statali, sono le regole per la gestione degli esuberi di personale, derivanti dai processi di ridetermina-zione delle dotazioni. Occorrerà attivare l’articolo 33 del dlgs 165/2001 ponendo in esubero in primo luogo i lavoratori in

possesso dei requisiti anagrafi ci e contri-butivi che sarebbero andati in pensione con i criteri ante riforma-Fornero entro il 31 dicembre 2014, tenendo conto dei requisiti anagrafi ci e di anzianità con-tributiva nonché del regime delle de-correnze pensionistiche. Un sostanzia-le prepensionamento. Nei loro confronti le amministrazioni potranno recedere dal rapporto di lavoro senza necessità di motivazione. Sono previste forti rinvii per la corresponsione del trattamento di fi ne servizio. Gli enti, entro il 31 dicem-bre 2012, dovranno elaborare una pre-visione delle cessazioni di personale in servizio per verifi care i tempi di riassor-bimento dei lavoratori in sovrannumero. Quelli non riassorbibili entro due anni a decorrere dal 1° gennaio 2013, saranno oggetto di processi di mobilità, anche intercompartimentale presso altre che presentino «consistenti» vacanze di or-ganico. È bene precisare che nel lavoro pubblico «mobilità» non è la condizione del lavoratore coinvolto in processi di licenziamenti collettivi e sorretto da benefi ci previdenziali. La «mobilità» nel lavoro pubblico è il trasferimento da un ente all’altro, anche di diverso comparto. Operazione di tutela del rapporto di la-voro, resa, però, diffi cile dalla presenza di tetti alle spese di personale, i quali costituiscono un fortissimo disincenti-

vo per le amministrazioni ad acquisire personale in mobilità.

Al personale trasferito si conserverà il trattamento economico fondamentale ed accessorio, limitatamente alle voci fi sse e continuative; laddove esso fosse più elevato rispetto a quello previsto presso i nuovi enti di destinazione, sarà attri-buito per la differenza un assegno ad personam riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi ti-tolo conseguiti. I dpcm che regoleranno i trasferimenti dovrebbero contenere una tabella di corrispondenza tra le qualifi che e le posizioni economiche del personale assegnato. Si prevede, comun-que la possibilità di defi nire, sentite le organizzazioni sindacali, criteri e tempi di utilizzo di forme contrattuali a tempo parziale del personale non dirigenziale che risulti in eccedenza, come strumento di accompagnamento alla pensione.

I dipendenti non riassorbibili e non collocabili in part-time saranno posti in esubero, non oltre il 30 giungo 2013, e andranno in disponibilità (con stipen-dio all’80% del tabellare, senza premi e salario accessorio) per 24 mesi, aumen-tabili fi no a 48 mesi laddove il personale collocato in disponibilità maturi entro il predetto arco temporale i requisiti per il trattamento pensionistico. La «dispo-nibilità» è un istituto ibrido tra la cassa

integrazione e la mobilità operanti nel settore privato.

Il decreto sulla spending review asse-gna alla Funzione pubblica il compito di pubblicare sul suo sito i posti vacanti presso le amministrazioni pubbliche. I dipendenti in disponibilità potranno presentare domanda di ricollocazione nei posti indicati nell’elenco: le ammini-strazioni interessate saranno obbligate, a quel punto, le istanze, sulla base di criteri di scelta predeterminati, nei limi-ti delle disponibilità in organico fermo restando il regime delle assunzioni pre-visto mediante reclutamento. Dunque, queste assunzioni «obbligatorie» non incideranno sulle comunque limitate possibilità di assumere.

Il procedimento previsto dal decre-to per applicare l’articolo 33 del dlgs 165/2001 varrà anche nel caso di esuberi dovuti a ragioni funzionali o fi nanziarie. Nel frattempo sono sospesi i concorsi per i dirigenti di seconda fascia.

Il decreto, per accelerare i processi di revisione delle dotazioni, deprime le relazioni sindacali. Le amministrazio-ni e i dirigenti dovranno attivare solo l’informazione per le misure organiz-zative e un non meglio precisato «esa-me congiunto» nel caso di interventi sui rapporti di lavoro.

Luigi Oliveri

A RISCHIO UN DIRIGENTE SU 5 E UN DIPENDENTE SU 10

P.a., organici da rivedere entro fine ottobre. Poi via ai tagli

che in caso di in capienza del fon per gli enti locali degli elementi

2012 2013 DAL 2014

Regioni ordinarie 700 1.000 1.000

Regioni speciali 600 1.200 1.500

Province 500 1.000 1.000

Comuni 500 2.000 2.000

Totale 2.300 5.200 5.500

2012 2013 DAL 2014

I TAGLI

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36 Sabato 7 Luglio 2012 S P E N D I N G R E V I E W

Si parte con un taglio di un punto per i ruoli emessi dal 2013. In arrivo decreto sulle agevolazioni

Cartelle di Equitalia più leggereL’aggio ridotto fi no a 4 punti se la società risparmierà

DI CRISTINA BARTELLI

Cartelle di Equitalia più leggere. L’aggio, una in-tegrazione che incassa la società della riscossione,

sul tributo iscritto a ruolo sarà ridotto di un punto per il ruoli emessi a partire da gennaio 2013 ma la riduzione potrebbe essere ben più consistente e lievitare di ben quattro punti percentuali. Ma a una condizione, che Equi-talia porti sul piatto, entro il 30 novembre 2012, un piano di ridu-zione dei costi. È questo il mecca-nismo disegnato nel decreto legge 94, spending review, approvato giovedì dal consiglio dei ministri, e pubblicato sul supplemento or-dinario della Gazzetta Uffi ciale n. 156 del 6 luglio 2012 e che entra in vigore oggi. Attualmente il bal-zello è fi ssato al 9%, ma l’onere a carico del contribuente può varia-re a seconda della tempestività con cui la cartella viene pagata: entro i 60 giorni dalla notifica l’aggio è a carico del debitore per il 4,65%, mentre il restante 4,35% grava sull’ente creditore; oltre i 60 giorni il debitore paga l’intero 9% che dunque subirà, a partire

dai ruoli emessi dal 1° gennaio 2013, una decurtazione di un punto arrivando all’8%. La ridu-zione dell’aggio era stata messa in cantiere già nel dl 201/2011 (manovra Monti), l’obiettivo del-la norma era far sparire l’aggio e assicurare alla società di riscossione l’at-tribuzione di costi fi ssi a fronte della presentazio-ne di un bilancio certifi -cato. A stabilire il dovuto un decreto annuale del ministero dell’economia (si veda ItaliaOggi del 16/12/2011). La norma del decreto legge 94, spen-ding review, riformula il meccanismo aprendo a una ulteriore riduzione di quattro punti percentuali. È previsto infatti che: «Ferma re-stando la diminuzione, sui ruoli emessi dall’1 gennaio 2013, di un punto della percentuale di aggio sulle somme riscosse dalle società agenti del servizio nazionale della riscossione le eventuali maggiori risorse rispetto a quanto consi-derato nei saldi tendenziali di fi -nanza pubblica, correlate anche al processo di ottimizzazione ed

effi cientamento nella riscossione dei tributi e di riduzione dei co-sti di funzionamento del gruppo Equitalia spa, da accertare con decreto del ministro dell’econo-mia e delle fi nanze da emanarsi

entro il 30 novembre 2012, sono destinate alla riduzione, fi no a un massimo di ulteriori quattro pun-ti percentuali, dello stesso aggio. Il citato decreto stabilisce, altresì, le modalità con le quali al gruppo Equitalia spa è, comunque, assi-curato il rimborso dei costi fi ssi di gestione risultanti dal bilancio certifi cato».

Ad Equitalia dunque il compi-to di attivare scelte di gestione

virtuose per quanto riguarda la riduzione die costi di funziona-mento del gruppo. Questo infatti sarà un elemento, unito a una maggiore effi cienza della riscos-sione dei ruoli e alle eventuali

maggiori risorse rispetto ai conti pubblici, che dovrà concorrere per rendere possibile l’alleggerimento dei costi della cartella per i contribuenti. Al momen-to Equitalia spa arriva da una riorganizzazione ed è già pronta ad affrontarne un’altra. Il 31 dicembre 2011 infatti si è concluso il traghettamento nella sud-divisione delle società del gruppo all’interno di tre macro società Equitalia

Nord, Centro e Sud che sono nella pancia di Equitalia spa, accanto a queste realtà ci sono poi Equita-lia giustizia ed Equitalia servizi, un traghettamento che però già guarda a ulteriori modifi che nella direzione della creazione di una sola realtà della riscossione su base unica e nazionale. La strada per effettuare il contenimento dei costi non è priva di ostacoli. Un esempio è il costo del personale.

Quest’anno erano attesi 1.500 pensionamenti, poi con la rifor-ma delle pensioni il numero si è drasticamente ridotto a 400 e i dipendenti rimasti in pancia alla società sono 1.100. Equitalia poi quest’anno ha chiuso i bilanci con dei risultati, per la riscossione, in calo rispetto agli anni precedenti, anche se sui risultati della socie-tà hanno pesato la crisi e i mesi di tensione tra i contribuenti e i dipendenti della società, sottoli-neati da minacce giornaliere.

Riduzione dell’Iva. Il rinvio dell’aumento dell’Iva a luglio 2013 (si veda ItaliaOggi del 6/7/2012) dà un colpo di acceleratore al re-styling delle agevolazioni fi scali. Nella nota del consiglio dei mini-stri è stato infatti annunciato un decreto legge per la prossima set-timana: un terzo provvedimento di spending review. L’intervento riguarderà le agevolazioni fi sca-li, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici. Il decreto legge 94 subordina infat-ti l’aumento dell’Iva all’adozione di misure di contenimento delle agevolazioni e di risparmi dagli enti pubblici.

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Per il 2012 è previsto un aumento dello sconto obbligatorio che le farmacie e le aziende farmaceutiche praticano nei confronti del Ssn, che passa per

le farmacie da 1,82 a 3,85% per il 2012, 2013 e 2014 e per le aziende farmaceutiche da 1,83 a 6,5% per il solo anno 2012, a partire dall’entrata in vigore del decreto. Per gli anni successivi la revisione della spesa viene ope-rata tramite una ridefi nizione delle regole che prevedono un tetto di spesa sia per la farma-ceutica convenzionata territoriale che per la farmaceutica ospedaliera. Per la farmaceutica territoriale viene individuato un nuovo tetto di spesa pari all’11,5% rispetto al preceden-te 13,3%. Per la farmaceutica ospedaliera il nuovo tetto è del 3,2% rispetto al precedente 2,4%. Queste alcune delle misure in materia di sanità contenute nel decreto sulla spending review, sintetizzate ieri dal dicastero guidato da Renato Balduzzi.

Nel caso di sfondamento del tetto della farmaceutica territoriale viene confermato il meccanismo di ripiano totalmente a carico della fi liera farmaceutica (aziende, grossisti, farmacisti); per lo sfondamento della spesa far-maceutica ospedaliera, che fi no ad oggi è stato tutto a carico delle Regioni, viene introdotto un meccanismo di ripiano che pone a carico delle aziende farmaceutiche il 50% di tale sfonda-mento. Il risparmio stimato per effetto degli interventi è di 1 miliardo di euro per il secondo semestre del 2012, 2 miliardi per il 2013 e 2 miliardi per il 2014.

CONDIZIONI DI ACQUISTO E FORNITU-RA DI BENI E SERVIZI. La misura adottata, spiega la nota del ministero, prevede la ride-terminazione degli importi e delle prestazioni previsti nei singoli contratti di fornitura nella misura in riduzione del 5% a decorrere dall’en-trata in vigore del decreto legge e per tutta la

durata del contratto. Tale misura straordina-ria è fi nalizzata ad anticipare già nel 2012 la manovra sui beni e servizi prevista dal decreto legge 98/2011 la quale esplicherà pienamente i suoi effetti a decorrere dal 2013 e sarà ba-sata sull’obbligo per le centrali di acquisto di tenere conto dei nuovi contratti dei prezzi di riferimento che via via l’Autorità di controllo sui contratti pubblici renderà noti e disponibili. Per i contratti già stipulati è prevista invece una rinegoziazione tra Azienda sanitaria e for-nitori, ovvero la possibilità di recesso da parte della struttura pubblica, nel caso di signifi cativi scostamenti (20%) tra i prezzi in vigore e quello di riferimento, e ciò in deroga all’articolo 1171 del codice civile. Un ulteriore contributo alla revisione della spesa verrà dall’accelerazione dei processi di razionalizzazione delle reti ospe-daliere che le regioni sono chiamate a realizza-re, in modo da evitare duplicazione di funzioni e mantenimento di presidi sottoutilizzati, nei quali comunque oggi si regista oggi un eccesso di consumi per beni e servizi. In tal senso il decreto legge prevede una riduzione dello stan-dard di posti letto portandolo a 3,7 per 1.000 abitanti, di cui però lo 0,7 resta vincolato alla lungodegenza e alla riabilitazione.

SPESA PER DISPOSITIVI MEDICI. Per il solo secondo semestre 2012 viene previsto un abbattimento del 5% degli importi e dei volumi di fornitura, mentre nel 2013 la revisione della spesa viene realizzata tramite la fi ssazione di un tetto di spesa pari al 4,8% per tali dispo-sitivi.

ACQUISTO DI PRESTAZIONI SANITARIE DA SOGGETTI PRIVATI ACCREDITATI. La misura prevista consiste in una riduzione del budget assegnato alle singole strutture pari all’1% per il 2012 e del 2% per il 2013 rispetto al budget 2011.

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INNALZAMENTO DAL 2012

Farmaci meno cari per la sanitàAumento obbligatorio dello sconto a favore del SsnRaffi ca di soppressione di enti. L’articolo 12 del dl 94 pre-

vede la cancellazione di alcuni enti. In soffi tta la Fonda-zione centro sperimentale di cinematografi a. Le funzioni del Fondo sono assegnate al nuovo Centro sperimentale di cinematografi a che diventa l’istituto centrale per il settore cinematografi co. Sarà il direttore generale del cinema a garantire la continuità della gestione ammi-nistrativa e didattica. I dipendenti a tempo indetermi-nato della cessata fondazione sono inquadrati nei ruoli del ministero per i beni e le attività culturali ma prima dovranno superare una procedura selettiva di verifi ca dell’idoneità. Addio anche all’ente nazionale per il microcredito. In questo caso sarà il ministero per lo sviluppo economico a nominare un dirigente delegato che eserciterà le funzioni di vertice per provvedere alla liquidazione. Da oggi sono risolte le convenzioni in essere tra l’ente e le amministra-zioni e gli enti pubblici e privati. I dipendenti a tempo indeterminato dell’ente sono trasferiti nella dotazione organica del ministero dello sviluppo economico.Salta la Associazione italiana di studi cooperativi «Luigi Luzzatti». Anche in questo caso sarà necessario un de-creto del ministro dello sviluppo economico è nominato un dirigente delegato che esercita i poteri attribuiti al presidente e al consiglio di amministrazione dell’asso-ciazione e provvede alla gestione delle operazioni di li-quidazione delle attività ed estinzione delle passività e alla defi nizione delle pendenze dell’ente soppresso. Il ministero dello sviluppo economico incorporerà anche la struttura e le funzioni della Fondazione Valore Italia. In questo caso il commissario dovrà valutare l’interessi di terzi a subentrare per l’organizzazione dell’esposizione permanente del design italiano. E sarà sempre il mini-stero guidato da Corrado Passera a gestire il programma delle agevolazioni per le micro e piccole imprese per la valorizzazione del design. Promuovi Italia poi diventa a tutti gli effetti e a titolo gratuito, parte di Invitalia: entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, Invitalia stipula con Promuovi Italia apposito accordo per l’individuazio-ne della società conferitaria e delle attività, dei beni e del personale oggetto di trasferimento, nel quale sono individuate le modalità e i criteri per la regolazione dei rispettivi rapporti economici

Soppressione enti subito operativa

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37Sabato 7 Luglio 2012SabGIUSTIZIA E SOCIETÀ

Il consiglio dei ministri approva il dlgs sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie

Salta un tribunale su quattroCon la sforbiciata chiudono anche tutte le sezioni distaccate

DI MATTEO RIGAMONTI

Uffici giudiziari a dieta: taglio e accorpamento per 37 tribunali e 38 procure; saltano tutte

le 220 sezioni distaccate di tri-bunale; e presto toccherà ai 674 uffici di giudici di pace già indi-viduati per la soppressione. Il consiglio dei ministri di ieri ha approvato il decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie in attuazione della delega al governo attribuita dalla legge per la stabilizza-zione fi nanziaria n. 148/2011 approvata dal precedente ese-cutivo. La cura dimagrante per gli uffi ci giudiziari porterà a un risparmio di 50 miliardi di euro nei prossimi due anni. I rispar-mi di spesa, infatti, secondo le previsioni del governo, saranno pari a circa 2.889.597 euro per il 2012, 17.337.581 per il 2013 e 31.358.999 per il 2014.

La riduzione e l’accorpamento coinvolge 37 tribunali (su un to-tale di 165) e 38 procure poiché per il tribunale di Napoli Nord non è previsto l’uffi cio di procu-ra, la cui competenza è attribu-ita alla procura di Napoli Sud. Tra i collegi che saltano ci sono Camerino, Chiavari, Lucera e Montevì. Ma anche Rossano, Saluzzo, Urbino e Vigevano. I tribunali che subiscono più ac-corpamenti (due a testa) sono Alessandria, Chieti, Cosenza, Cuneo, L’Aquila e Pavia. La ri-duzione del numero di tribuali avrebbe potuto anche essere più ingente se non fosse stato per l’obbligo di permanenza del tri-bunale ordinario nei circondari capoluogo di provincia e per la cosiddetta «regola del tre» (non meno di tre tribunali e procure per ciascun distretto di Corte d’appello).

Quanto ai dipendenti dei

collegi, il decreto prevede la ridistribuzione sul territorio per il personale amministrati-vo e dei magistrati restanti, la cui pianta organica, spiega il comunicato fi nale «non subirà alcun ridimensionamento». Per quanto riguarda, invece, l’edi-lizia giudiziaria, nei soli casi in cui la sede accorpante non sarà in grado di ospitare gli uffi ci ivi trasferiti, lo schema di dlgs prevede che possano es-sere utilizzati, per un periodo fi no a cinque anni, gli immobili adibiti a servizio dei tribunali e delle sezioni distaccate sop-pressi.

Negativo il parere sul testo del Consiglio nazionale forense che, in una nota, ha sottolinea-to come «un intervento di tale portata, che incide in un servi-

zio essenziale per lo stato come quello della giustizia», avrebbe necessitato di una «istruttoria ben più approfondita, verifi-cando i costi standard di ogni sede giudiziaria, il fabbisogno standard e anche l’efficienza delle singole sedi giudiziarie in termini di sopravvenienze/capacità di smaltimento». La stessa legge delega d’altronde, ad avviso del Cnf, «richiedeva di procedere con criteri di va-lutazione di effi cienza e produt-tività». Il Consiglio fa notare inoltre che i risparmi previsti dal governo (50 milioni di euro) «si confermano inferiori a quelli annunciati nel corso di questi mesi dallo stesso esecutivo (80 milioni) e ancora sovrastimati rispetto ai calcoli effettuati dal-lo stesso Cnf».

Terremoto in Abruzzo. Ap-provato inoltre un emendamen-to nella legge di conversione del dl n. 83/2012 (decreto crescita), ora all’esame della Camera, che introduce la cessazione dello stato di emergenza in Abruzzo e il recupero della gestione ordi-naria, determinando un rispar-mio di spesa corrente pari a 21 milioni di euro l’anno.

Norme Ue. Nella riunione di ieri è stato esaminato in via preliminare lo schema di dlgs attuativo della direttiva 2010/73/UE, che modifica la normativa comunitaria relativa al prospetto da pubblicare per l’offerta pubblica (cd. direttiva prospetto) e l’ammissione alla negoziazione di strumenti fi-nanziari e sull’armonizzazione

degli obblighi di trasparenza ri-guardanti le informazioni sugli emittenti i cui valori mobiliari sono ammessi alla negoziazio-ne in un mercato regolamentato (cd. direttiva transparency).

Nomine. Luigi Magistro è stato nominato direttore ge-nerale dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di stato. Domenico Minervini, generale di divisione in s.p.e. della Guardia di finanza, è stato promosso a generale di Corpo d’armata. Antonio Gul-lo e Sabato Malinconino sono stati nominati sottosegretari di stato alla Giustizia; Pietro Rescigno e Alberto De Rober-to componenti del Consiglio dell’ordine al merito della Re-pubblica italiana. A Caterina Chinnici è stato conferito l’in-carico di capo dipartimento per la giustizia minorile. Il Consiglio ha inoltre promosso a generale di Squadra aerea il generale di divisione aerea r.n.n. dell’Arma aeronautica in s.p. Mirco Zuliani; ha promos-so ad ammiraglio di squadra l’ammiraglio di divisione r.n. del Corso di stato maggiore della Marina militare in s.p. Filippo Maria Foffi; ha pro-mosso ad ammiraglio ispetto-re capo l’ammiraglio ispettore r.n. del Corpo del genio navale della Marina militare in s.p. Stefano Tortora; ha promosso a generale di corpo d’armata il generale di divisione r.n. del-le Armi di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, trasmissioni dell’Esercito in s.p. Corrado Dalzini.

Antimafi a. Il consiglio comu-nale di Mongiana (Vibo Valen-tia) è stato sciolto ai sensi della normativa antimafi a.

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collegi il decreto prevede la zio essenziale per lo stato come Terremoto in Abruzzo Ap

L'ELENCO DEI TRIBUNALI SOPPRESSI

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Torna la sanatoria per gli stranieri ir-regolari. I datori di lavoro che occupano alle proprie dipendenze lavoratori extra-comunitari clandestini potranno infatti emergere dalla situazione di irregolarità, autodenunciandosi e pagando un contri-buto forfetario. Una procedura analoga, dunque, a quella introdotta nel 2009 per colf e badanti dal governo Berlusconi (de-creto legge n. 78/2009, convertito nella legge n. 102/2009). A offrire una nuova chance agli stranieri irregolari è lo sche-ma di decreto legislativo approvato ieri in via defi nitiva dal consiglio dei mini-stri con il quale si recepisce la direttiva europea n. 52 del 2009 che a sua volta prevede un inasprimento delle sanzioni a carico del datore di lavoro che sfrut-ta lavoratori clandestini. Accanto alle disposizioni di matrice europea, è però spuntata anche una cosiddetta «norma transitoria», per consentire ai datori di lavoro di adeguarsi alle nuove prescrizio-ni, attraverso quello che viene defi nito

un ravvedimento operoso. In sostanza, si potrà dichiarare la sussistenza del rap-porto di lavoro allo Sportello unico per l’immigrazione entro un arco temporale (presumibilmente nel mese di settem-bre), contestualmente al pagamento di una somma una tantum di mille euro per ogni lavoratore irregolare e previa regolarizzazione delle somme dovute a titolo contributivo per un periodo di la-voro presunto di tre mesi.

Era stato il ministro Riccardi qualche mese fa a esprimere la necessità di ac-compagnare l’applicazione delle nuove norme con una breve fase transitoria che prevedesse appunto la possibilità di un «ravvedimento operoso» per il datore di lavoro, permettendogli di adeguarsi in tempi congrui alla nuova disciplina, pre-vio pagamento di una somma. Così come anche le Commissioni parlamentari del-la Camera (24 maggio 2012) e del Senato (4 e 5 giugno 2012) nel loro parere sullo schema di decreto legislativo. E in par-

ticolare i senatori avevano chiesto «una fase transitoria entro la quale i soggetti interessati, possono volontariamente adeguarsi alle norme di legge ed evita-re così le sanzioni più gravi, dichiarando entro un termine certo il rapporto di la-voro irregolare, con l’onere per il dato-re di lavoro dei pagamenti retributivi, contributivi e fi scali pari ad almeno tre mesi e con il pagamento di un contribu-to di 1.000 euro per ciascun lavoratore». Un suggerimento che il governo sembra avere accolto in pieno.

Saranno ora i tecnici dei ministeri dell’interno, del lavoro e della coopera-zione a fi ssare tutti i dettagli dell’ope-razione. Ma ne saranno esclusi i datori di lavoro che risultino condannati negli ultimi 5 anni con sentenza anche non defi nitiva per favoreggiamento dell’im-migrazione clandestina, intermediazio-ne illecita e sfruttamento del lavoro, così come i lavoratori colpiti da provvedimen-ti di espulsione, condannati o segnalati,

anche in base ad accordi o convenzioni internazionali, ai fi ni della non ammis-sione nel territorio dello Stato.

Il provvedimento, come detto, ina-sprisce le sanzioni già previste per chi impiega stranieri irregolari (oggi da tre mesi a un anno e multa di 5 mila euro). Il decreto aggiunge ora un’aggravante per i casi di particolare sfruttamento. Le pene per i datori aumentano infatti da un terzo alla metà se i lavoratori sono più di tre, se sono minori con meno di sedici anni, o se sono sotto-posti a «condizioni di grave pericolo», tenendo conto delle «caratteristiche delle prestazioni da svolgere e delle condizioni di lavoro». In questi casi, se il lavoratore denuncia il datore e colla-bora durante il processo, può ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari di sei mesi, rinnovabile per un anno o più fi nché si arriva alla fi ne del procedimento penale.

Anna Linda Giglio

RAVVEDIMENTO OPEROSO PER I DATORI DI LAVORO

Torna la sanatoria per gli stranieri irregolari

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38 Sabato 7 Luglio 2012 GIUSTIZIA E SOCIETÀ

La Consulta: sufi ciente accertare la non pericolosità

Colf, reati venialiNiente stop alla regolarizzazione

DI DEBORA ALBERICI

Da Palazzo della Consulta arrivano nuove chance per la regolarizzazione di colf e badanti. Infatti

d’ora in avanti questa potrà esse-re concessa anche a un immigrato condannato per un reato minore a patto che l’autorità amministrati-va abbia accertato che il soggetto non sia un pericolo per la società. Lo ha sancito la Corte costituzio-nale che, con la sentenza n. 172 del 6 luglio 2012, ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 1-ter, comma 13, lettera c), del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 (Provve-dimenti anticrisi, nonché proroga di termini), introdotto dalla legge di conversione 3 agosto 2009, n. 102, nella parte in cui fa derivare automaticamente il rigetto della istanza di regolarizzazione del la-voratore extracomunitario dalla pronuncia nei suoi confronti di una sentenza di condanna per uno dei reati previsti dall’art. 381 del codice di procedura penale, senza prevedere che la pubblica ammi-nistrazione provveda ad accertare che il medesimo rappresenti una minaccia per l’ordine pubblico o la

sicurezza dello Stato. A sollevare la questione di fronte ai giudici della legge sono stati il Tar delle Marche e della Calabria, denun-ciando una violazione, da parte delle norme classe 2009, dell’ar-ticolo 3 della Costituzione. Ossia, secondo i giudici amministrativi, così disponendo la norma calpe-stava il principio di uguaglianza escludendo la regolarizzazione agli immigrati puniti per gravi reati e a quelli, magari disperati e in condizioni di indigenza, che ne hanno commessi di minori. «La specifi cità della fattispecie», si leg-ge nel passaggio conclusivo della sentenza, «rende, quindi, manife-sta l’irragionevolezza del diniego di regolarizzazione automatica-mente correlato alla pronuncia di una sentenza di condanna per uno dei reati di cui all’art. 381 cod. proc. pen., senza che sia permesso alla pubblica amministrazione di apprezzare al giusto gli interessi coinvolti e di accertare se il la-voratore extracomunitario sia o meno pericoloso per l’ordine pub-blico o la sicurezza dello Stato». In altri termini, «l’arbitrarietà di tale disciplina risulta ancora più palese in relazione al caso, oggetto

dell’ordinanza del Tar per la Cala-bria, di pronuncia di una senten-za non defi nitiva di condanna per uno dei reati contemplati da detta norma». Infatti, dalla sentenza non definitiva sono desumibili elementi in grado di orientare la formulazione del giudizio di pe-ricolosità». Urta, invece, in modo manifesto con il principio di ragio-nevolezza che siano collegate alla stessa, in difetto del giudicato ed in modo automatico, conseguenze molto gravi, spesso irreversibili, per il lavoratore extracomunita-rio, nonostante la stessa commis-sione del reato potrebbe non esse-re sicuramente sintomatica della pericolosità sociale del medesimo. Ora i due Tar dovranno ripristi-nare il procedimento che avevano sospeso in attesa della decisione della Consulta valutando se gli immigrati, che hanno proposto istanza di regolarizzazione, e con-dannati per piccoli reati siano o meno pericolosi.

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DI MATTEO RIGAMONTI

Finanziamenti in saldo per le grandi imprese danneggiate dal ter-remoto dell’Emilia. È

dello 0,5% il tasso a carico delle grandi aziende le cui sedi operative sono state dan-neggiate dal sisma del 20 e 29 maggio scorsi. Lo prevede il decreto legge n. 74 recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite da-gli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Mode-na, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, approvato in commissione alla Camera. Le grandi imprese colpite possono accedere a un finan-ziamento con capitale di cre-dito di importo massimo pari a quello delle spese annesse alle agevolazioni, composto, si legge all’articolo 11-bis del decreto, «per il 70% da un fi-nanziamento a tasso partico-larmente vantaggioso e per il 30% da un finanziamento ban-cario concesso da un soggetto autorizzato all’esercizio». Il tasso fisso di interesse ap-

plicabile ai finanziamenti a tasso «particolarmente van-taggioso» è pari allo 0,5%. La copertura è garantita da una quota di 25 milioni di euro della autorizzazione di spesa di cui al comma 361 dell’articolo 1 della legge n. 311/2004. La durata massi-ma dei finanziamenti è di 15 anni.

Le grandi imprese interes-sate dalla disposizione sono quelle che hanno avuto le loro sedi operative danneggiate nei territori delle regioni colpite, in relazione a spese di inve-stimento connesse, tra l’altro, alla ricostruzione, ristruttu-razione e ripristino degli im-mobili, il trasferimento anche temporaneo dell’attività in al-tro sito idoneo, l’acquisizione e il ripristino di impianti, at-trezzature, beni strumentali e altri beni mobili, il ripristino del magazzino.

Lo stanziamento totale per i danni del sisma ammon-ta almeno a 2,5 miliardi di euro. Fino a un massimo di 500 milioni proviene dall’au-mento del 2% delle accise sulla benzina; 2 miliardi, uno per anno a partire dal 2013, proverranno dalla riduzione degli sprechi della p.a. Senza contare gli stanziamenti del Fondo di solidarietà dell’Ue e i proventi della riduzione dei contributi ai partiti.

Le risorse per il 2012 sono così ripartite: il 95% in favore dell’Emilia Romagna, il 4% in favore della Lombardia e l’1% per il Veneto.

Nel 2013 e 2014, invece, la ripartizione dei fondi sarà ri-determinata dopo la definitiva valutazione dei danni anche eventualmente con congua-glio della quota per il 2012. Ai proprietari degli immobili in cui era presente l’abitazio-ne principale è riconosciuto un contributo per la ricostru-zione o ristrutturazione fino all’80% del costo sostenuto e riconosciuto per effettuare i lavori. E ai titolari di attività produttive è concesso un con-tributo per la ricostruzione o ristrutturazione degli im-mobili destinati ad uso pro-duttivo e degli impianti fino all’80% del costo sostenuto e riconosciuto.

I contributi saranno erogati per un periodo di quattro anni dal momento del riconosci-mento del contributo stesso.

Gli emendamenti approva-ti mettono inoltre in primo piano quanto a importanza e tempistica degli interventi le strutture e le funzionalità scolastiche e quelle dei servizi socio-sanitari.

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Decreto approvato in commissione

Ditte terremotate, finanziamenti soft

Segnali di fi ducia nel futuro per le imprese italiane. Non solo al 30 giugno, il saldo dell’ultimo trimestre di imprese iscritte nei registri delle Camere di Commercio segna un +31.565 (+0,52%), ma dalle camere di commercio arrivano obiettivi e proposte concrete per sostenere gli imprenditori. Come ad esempio la creazione, proposta al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, di una dotazione ad hoc all’interno del fondo centrale di garanzia, alimentata da risorse proprie delle camere di commercio per portare in tre anni almeno 20 mila pmi sui mercati globali grazie anche ad una serie di sportelli per l’internazionalizzazione che, entro quest’anno, saranno operativi in tutte le camere. O la possibilità di consentire alle imprese di ammortizzare in soli tre anni gli investimenti aggiuntivi di macchinari e attrezzature facendoli ricadere sotto il profi lo dell’innova-zione, dell’effi cienza energetica e della sostenibilità, per contrastare l’ulteriore calo degli investimenti previsto nel 2012. Senza dimenticare però una rivisitazione, nel segno dell’effi cienza e di una maggiore rispondenza alle richieste delle imprese, delle Camere stesse. Passa attraverso queste misure il futuro dell’imprenditoria italiana secondo il presi-dente di UnionCamere Ferruccio Dardanello che, nella sua relazione alla 135° Assemblea dei presidenti delle camere di commercio, svoltasi a Roma, in occasione dei 150 anni della costituzione delle prime camere di commercio, ha fatto il punto sullo stato di salute del settore. Che, nonostante il pe-riodo di diffi coltà economica, ha saputo reagire. La fotografi a scattata da Movimprese rileva che da Aprile a Giugno 2012 sono state aperte 103.875 mila imprese, a fronte della chiusu-ra di oltre 72mila, riportando le imprese italiane a quota 6,1 milioni di unità. «In molti si chiedono se la crisi in atto non investa anche il nostro modello di sviluppo, fondato su una imprenditorialità diffusa», ha detto Dardanello, «la nostra risposta è “no”. Il modello è ancora valido e può assicurare un futuro al Paese. È però altrettanto vero che c’è bisogno di una «manutenzione straordinaria» della nostra struttura produttiva, promuovendo la modernizzazione delle imprese nei settori tradizionali». Sei gli obiettivi proposti dal presi-dente per le prossime iniziative: più internazionalizzazione; migliore accesso al credito; un contesto più favorevole per gli operatori economici; sostenere l’occupazione e l’inno-vazione; tutelare la qualità e la tracciabilità dei prodotti; valorizzare le eccellenze del territorio.

Giusy Pascucci

Le camere di commercio: più gas al fondo di garanzia

La sentenzasul sito www.italia-oggi.it/documenti

Il testo del decreto sul sito www.italia-oggi.it/documenti

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40 Sabato 7 Luglio 2012 I M P O S T E E TA S S E

Risoluzione chiarisce la corretta applicazione del decreto salva-Italia

Imu, interpreta il comuneAgenzia entrate non competente sugli interpelli

DI SERGIO TROVATO

L’Agenzia delle entrate non è competente a fornire risposte alle istanze di interpel-

lo presentate dai contribuenti sulla corretta applicazione della disciplina Imu, in quanto il pote-re di accertamento e riscossione del tributo spetta ai comuni. È il parere che ha dato l’Agenzia del-le entrate, con la risoluzione n. 73/E diffusa ieri, all’interpello di un contribuente che ha chiesto dei chiarimenti sul trattamento agevolato come abitazione prin-cipale di un immobile dove non ha la residenza anagrafi ca.

Nella risoluzione viene ri-chiamato l’articolo 13 del dl «salva-Italia» (201/2011) che, nonostante via sia una quota di compartecipazione dello stato al gettito della nuova imposta loca-le (50%), attribuisce ai comuni il potere di accertamento e riscos-sione del tributo e riconosce agli enti anche le maggiori somme derivanti dallo svolgimento di queste attività a titolo d’impo-sta, interessi e sanzioni. Al ri-guardo l’Agenzia richiama una

vecchia risoluzione (1/2002) del Dipartimento delle fi nanze, con la quale è stato già precisato che se l’istanza di interpello si riferi-sce a disposizioni normative sui tributi locali, la competenza a decidere è attribuita esclusiva-mente all’ente impositore.

Del resto, l’articolo 11 dello Statuto del contribuente (legge 212/2000) consente al contri-buente di vincolare l’attività dell’amministrazione all’inter-pretazione fornita sull’istanza

di interpello in ordine all’appli-cazione delle disposizioni tribu-tarie a casi concreti e personali. Quindi, solo l’ente locale può co-municare all’interessato la linea interpretativa che è tenuto poi a osservare nella fase di accerta-mento del tributo. L’amministra-zione è infatti obbligata giuridi-camente a uniformarsi a quanto affermato in una risposta scritta o a quanto accettato attraverso il silenzio, qualora si sia protratto per 120 giorni dalla presentazio-

ne dell’istanza. In effetti, in base all’articolo 11, l’ente titolare del potere di accertamento non può emettere atti impositivi in modo difforme dalla risposta fornita o dall’interpretazione sulla quale si è formato il silenzio assenso, a pena di nullità.

Tuttavia, nel merito, si ritie-ne che la tesi prospettata dal contribuente sia infondata per quanto concerne il diritto a fru-ire del trattamento agevolato come abitazione principale, poi-ché l’immobile che ha formato oggetto dell’interpello è abitato solo dai fratelli (comproprieta-ri) che vi hanno fi ssato anche la residenza. Quindi, sulla propria quota di comproprietà (33%) è escluso che possa pagare l’Imu come abitazione principale con-siderato che, come specificato nell’istanza, non ha la residen-za anagrafica nello stesso co-mune dove è ubicato l’immobi-le. L’articolo 13 richiede che per avere diritto ai benefi ci fi scali sulla prima casa occorre che il contribuente fi ssi la residenza nell’immobile e lo destini a pro-pria dimora abituale.

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DI DEBORA ALBERICI

Donare un terreno ai figli per agevolarli nell’acquisto della prima casa o in generale per facilitare il loro avvenire, anticipando, fra l’altro, gli effetti della successione non è elusione, nonostante l’ope-razione comporti un vantag-gio fi scale. Lo ha stabilito la Cassazione che, con sentenza 11357 del 6 luglio 2012, ha re-spinto il ricorso delle Entrate. La vicenda riguarda la dona-zione di un terreno da parte di un padre ai suoi due fi gli. L’immobile era stato appena frazionato. I ragazzi avevano comprato con il ricavato una casa ciascuno. Il fi sco aveva notifi cato un accertamento per il recupero dell’imposta sulla plusvalenza realizzata, bollan-do l’operazione come elusiva. Contro l’atto impositivo i due avevano fatto ricorso con suc-cesso alla ctp. La decisione era stata poi confermata dalla Ctr di Trento. Ora la Cassazione, respingendo il gravame pre-sentato dall’amministrazione fi nanziaria, ha reso defi nitivo il verdetto pro-contribuenti. In poche parole aiutare i fi gli per l’avvenire, anche se questo ha come diretta conseguenza in risparmio fi scale, non può essere bollato come un’opera-zione elusiva in quanto non sussiste in questi casi quell’uso distorto della norma che rende il risparmio di imposta indebi-to. Manca cioè il requisito es-senziale dell’abuso del diritto. Sul punto la sezione tributaria ha condiviso in pieno le moti-vazioni della ctr, spiegando che nella sentenza di secondo grado «si è dato atto che non vi erano motivi per dubitare della concreta volontà del donante di benefi ciare i propri fi gli per aiutarli a inserirsi e a compie-re scelte, quale l’acquisto della prima casa, determinanti per il loro avvenire, anticipando così gli effetti della successio-ne, e che i motivi prospettati dall’Uffi cio non presentavano le caratteristiche della gravi-tà, precisione e concordanza necessari per configurare la presunzione sulla base della quale l’Ufficio stesso aveva effettuato la ripresa a tassa-zione, fermo restando che in materia tributaria, il divieto di abuso del diritto si traduce in un principio generale an-tielusivo, il quale preclude al contribuente il conseguimen-to di vantaggi fi scali ottenuti mediante l’uso distorto, pur se non contrastante con al-cuna specifi ca disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un’agevolazione o un risparmio d’imposta, in difetto di ragioni econo-micamente apprezzabili che giustifi chino l’operazione, di-verse dalla mera aspettativa di quei benefi ci».

SENTENZA

Successione anticipata non elusiva

DI DEBORA ALBERICI

Da Piazza Cavour linea dura sulle norme an-tielusive. La società che resta in vita non

per svolgere attività commerciale ma per un unico e diverso scopo, in questo caso vincere il ricorso contro il fi sco, non ha diritto al rimborso dell’Iva.

Dunque le norme contro l’elu-sione fi scale in caso di indebita richiesta di rimborso dell’imposta sul valore aggiunto – ha sancito la Corte di cassazione con la sen-tenza numero 11368 del 6 luglio 2012 – si applicano non solo alle società di comodo o a quelle messe formalmente in liquidazione ma anche a quelle che restano in pie-di per scopi limitati e diversi da quelli commerciali.

Così motivando la Corte di cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate e, de-cidendo nel merito, ha bocciato quello presentato dal contri-buente che si era opposto, nei vari gradi di giudizio, al diniego di rimborso Iva.

In particolare la srl aveva pa-gato un’aliquota del 19% sugli ac-quisti e si era detratta un’aliquota del 10% sulle vendite.

Su questa differenza aveva chiesto il rimborso del tributo. Ma sull’istanza si era formato il silenzio-rifi uto dell’amministra-

zione fi nanziaria. Contro questa decisione la srl

aveva presentato ricorso alla Commissione tributaria provin-ciale di Milano e lo aveva vinto. La ctr aveva confermato il verdetto.

A questo punto il fi sco ha fatto, con successo, ricorso alla Supre-ma corte di cassazione.

Il Collegio di legittimità lo ha accolto facendo una serie di im-portanti precisazioni. «In tema di Iva», hanno motivato i giudici con l’Ermellino, «e con riferimento alle istanze di rimborso dell’impo-sta versata in eccedenza - le di-sposizioni antielusive che fanno divieto di effettuare rimborsi a so-cietà non operative (cd. società di comodo) non si applicano, secondo quanto dispone l’art. 30, comma 1, legge 724/94, ai soggetti che non si trovano in un periodo di normale svolgimento dell’attività».

Dunque, ad avviso del Collegio di legittimità questi soggetti, come si evince dalla generica previsio-ne contenuta nella norma, devono essere individuati, «non soltanto nelle società che si trovano in for-male liquidazione - non essendo giustifi cata tale più ristretta acce-zione dall’ampio tenore letterale della norma - ma anche in quelle, come l’odierna resistente, che, pur non svolgendo l’ordinaria attivi-tà commerciale, siano nondimeno operative anche a fi ni più limitati, e ristretti ad una sola operazione

da compiere».Fra l’altro le norme sui rim-

borsi Iva prevedono che il credi-to dell’imposta per il quale non è stato accordato dall’Ufficio il rimborso, per difetto dei presup-posti di cui all’art. 30 del dpr n. 633/72, è portato in detrazione, successivamente alla notifica del provvedimento di diniego, in sede di liquidazione periodica, ov-vero nella dichiarazione annuale. Tuttavia, «siffatto diritto alla de-trazione presuppone pur sempre che, contestualmente al diniego del rimborso, l’amministrazione provveda all’indicazione del cre-dito spettante al contribuente che provvederà, poi, a portarlo in detrazione negli anni di imposta successivi, secondo le modalità suindicate».

Ora la sezione tributaria del Palazzaccio ha chiuso definiti-vamente il sipario sulla vicenda,

accogliendo il quarto motivo del ricorso presentato dall’ammini-strazione finanziaria contro la doppia conforme di merito, e, non essendo necessari altri accerta-mento su come si sono svolti i fatti, ha respinto defi nitivamen-te il ricorso della società contro il diniego del rimborso dell’Iva.

La vicenda rischia di sollevare delle polemiche. Già all’interno del Palazzaccio esiste una disparità di opinioni fra la Procura generale che aveva chiesto di bocciare tutti i motivi del fi sco e il Collegio che ha poi deciso in senso favorevole alle Entrate.

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Dalla Cassazione un altro tassello nella giurisprudenza sulle normative antielusive

Niente rimborsi Iva alla società che resta in piedi per scopi diversi

Il testodelle sentenze sul sito www.italiaoggi.it/documenti

ONLINE 15 ANNI DELL’ESPERTO RISPONDE

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41Sabato 7 Luglio 2012SabatI M P O S T E E TA S S E

La Corte di giustizia europea dà la corretta interpretazione della negoziazione di titoli

Scambio di azioni esente dall’IvaEccezione solo se lo stato assimila diritti immobiliari a beni

DI FRANCO RICCA

La negoziazione di azioni o quote di società immobilia-ri, se lo stato membro non si è avvalso della facoltà di

assimilare i diritti sugli immobili ai beni materiali, è un’operazio-ne esente dall’Iva. Lo ha stabi-lito la corte di giustizia Ue con la sentenza 5 luglio 2012, causa C-259/11, definendo il procedi-mento pregiudiziale promosso dalla cassazione olandese al fi ne di chiarire la corretta interpreta-zione delle disposizioni degli artt. 5, par. 3, lett. c) e 13, parte B, lett. d), punto 5 della sesta direttiva Iva (ora trasfuse nella direttiva 112 del 2006). La prima di dette disposizioni prevede che gli stati membri possono considerare beni materiali le quote d’interessi e le azioni il cui possesso assicura, di diritto o di fatto, l’attribuzione in proprietà o in godimento di un bene immobile o di una sua parte; la seconda, invece, prevede l’esenzione dall’Iva delle opera-zioni, compresa la negoziazione, eccettuate la custodia e la gestio-ne, relative ad azioni, quote parti di società a associazioni, obbliga-

zioni, altri titoli, ad esclusione dei diritti o titoli per i quali lo stato membro si sia avvalso della pri-ma disposizione. La controversia nazionale riguardava l’accerta-mento con il quale l’amministra-zione fi nanziaria olandese aveva preteso l’Iva sulle fatture emesse in esenzione d’imposta da un’im-presa che aveva intermediato la vendita di azioni di una società il cui patrimonio era costituito essenzialmente da beni immo-bili. Secondo l’amministrazione, tale operazione, avendo indiret-tamente ad oggetto gli immobili della società, non poteva rien-trare nell’esenzione, anche se l’Olanda non si è avvalsa della facoltà di considerare beni ma-teriali i diritti immobiliari. La tesi veniva accolta dai giudici di prima e seconda istanza, ma la cassazione decideva di sottopor-re la questione interpretativa alla corte di giustizia Ue. Nella sentenza, la corte ricorda anzi-tutto di avere già precisato, in merito alla portata della norma di esenzione di cui sopra, che la negoziazione dei titoli comporta atti che modifi cano la situazione giuridica e fi nanziaria delle parti,

per cui l’espressione «operazioni relative ai titoli» si riferisce alle operazioni che possono creare, modifi care o estinguere i diritti e gli obblighi delle parti relativi ai titoli stessi. Nella fattispecie, è incontestato che l’impresa sia intervenuta nella negoziazio-ne di titoli, indipendentemente dal fatto che lo scopo perseguito dalle parti fosse il trasferimento indiretto del patrimonio immobi-liare. Il termine «negoziazione», poi, contempla l’attività fornita da un intermediario che non è parte contraente nel contratto di trasferimento del prodotto fi -nanziario, ossia una prestazione di servizi resa ad una delle parti e da questa remunerata come di-stinta attività di mediazione.

Tale attività, conclude quindi la corte, rientra nella previsione di esenzione, mentre non può rien-trare nell’eccezione alla previsio-ne stessa qualora lo stato mem-bro non si sia avvalso della facoltà di considerare beni materiali le quote d’interessi e le azioni il cui possesso assicura, di diritto o di fatto, l’attribuzione in proprietà o in godimento di un bene immobi-le o di una sua parte.

Quando ci saranno le risorse il governo valuterà l’elimina-zione dei costi per le transazioni riguardanti la prima casa. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera in un’audizione alla Camera. «Tra non far pagare l’Imu a chi ha l’invenduto o ridurre i costi a zero sulle transazioni magari sotto una certa cifra o sulla prima casa ci è sembrato più logico trovare solu-zioni sul fronte della domanda», ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, in audizione alla Camera, spiegando che questa «non è ancora una proposta ma se riusciamo a mettere da parte qualche risorsa questa è una delle cose che ci siamo messi in testa di fare». «Bene la proposta del ministro Passera di un sostegno all’acquisto della prima casa, come chiesto più volte dall’Ance per aiutare le fasce deboli e i giovani, allegge-rendo il carico fiscale sulle compravendite. Ma non sia un’alternativa all’esenzione dell’Imu sull’invenduto», commenta il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti. «Per sostenere la crescita e dare fiato alle famiglie e alle imprese sono necessarie entrambe le misure», conti-nua Buzzetti, che sottolinea come l’edilizia sia l’unico settore industriale penalizzato dal pagamento di una tassa sull’invenduto. «Siamo fiduciosi che il governo si stia impegnando per trovare le risorse per entrambi i provvedimenti, che darebbero una spinta importante al mercato e all’economia».

Transazioni prima casa, Passera vuole zero costi

Controlli più stretti in materia di antiriciclag-gio anche per le Vide-olotteries: i Monopoli di Stato, come riporta Agipronews, hanno fornito ai concessio-nari le indicazioni su quali movimenti di gio-co segnalare all’Unita di Informazione Fi-nanziaria della Banca d’Italia nel rapporto semestrale. Per le Videolotteries dovrà essere registrata ogni partita che inizi con somme supe-riori a mille euro. Inoltre i concessionari, per comunicare alla Uif le operazioni sospette, dovranno tenere conto del comportamento del giocatore, della congruenza tra somme inserite nelle macchine e somme effettivamente giocate, del taglio delle banconote utilizzate e della frequenza delle giocate nella stessa sala ma su diverse macchine. Indizi si-mili andranno valutati anche per i titolari delle sale Bingo: vincite elevate ottenute in orari troppo vicini all’apertura o chiusura delle sale o vincite troppo frequenti relative a premi speciali. Non mancano le indicazioni per i conti di gioco online, relative a poker cash, poker a torneo e casinò online: il campanello d’allarme - che deve spingere il con-cessionario a segnalare operazioni sospette - scatta con l’apertura o chiusura troppo frequente di conti di gioco, somme elevate lasciate in giacenza e non utilizzate, l’aper-tura di più conti, un passaggio anomalo di denaro tramite il sistema delle ricariche movimentazioni anomale o sospette in base alla condizione economica del giocatore. In ogni caso, oltre alla soglia da mille euro per singola giocata, i concessionari devono tenere conto di movimenti di gioco, anche frazionati, superiori a 15 mila euro nell’arco di una settimana. Intanto le scommesse sportive a giugno hanno raccolto 260,5 milioni di euro. È il dato uffi ciale comunicato dai Monopoli di Stato. Rispetto al giugno dello scorso pe-riodo si fa sentire positivamente la presenza degli Europei di calcio: in assoluto la crescita rispetto a giugno 2011 è di circa 100 milioni di euro, un incremento del 58,23%. Rimane comunque il segno negativo per la raccolta complessiva del semestre; che con 772,5 milioni è in calo del 4,37% rispetto al primo semestre 2011.

Segnalate all’antiriciclaggio le giocate sopra i mille euro

La disciplina sull’abuso del diritto ed il raddoppio dei ter-mini di accertamento, in caso di comunicazioni di carattere penale sono le norme, contenute nel disegno di legge delega per la riforma fi scale (trasmesso dal governo alla Camera lo scorso 15 giugno, AC 5291), che il Pdl intende stralciare e calare nel decreto per lo sviluppo (83/2012), attualmente all’esame dei deputati. «Presenterò gli emendamenti già lunedì, e sono convinto che anche con il Pd si possa trovare un accordo», riferisce a ItaliaOggi Maurizio Leo, presidente della bicamerale di vigilanza sull’anagrafe tributaria. Se-condo il parlamentare di centrodestra, infatti, «mentre il dl sviluppo avrà tempi di approvazione rapidi, la legge delega in materia fi scale dovrà attendere alcune settimane prima che la commissione Finanze, occupata con altri provvedi-menti urgenti, possa iniziare a lavorarci. La doppia lettura, inoltre, non consentirà che il via libera arrivi prima di fi ne anno, o a gennaio 2013». Ecco, quindi, la decisione di «ac-celerare l’iter almeno di due parti del testo, che considero particolarmente importanti», spiega Leo. A fargli eco, nel corso di un convegno promosso ieri a Roma dal Consiglio nazionale forense, Fabrizia Lapecorella, direttore generale del dipartimento delle Finanze del ministero dell’Econo-mia: «È fortissimo il potenziale della disciplina sull’abuso del diritto sul nostro sistema economico. L’imprenditore in condizioni di incertezza, infatti, corre il rischio di non fare delle scelte, bloccando risorse o addirittura» aggiunge, «si sente incentivato a delocalizzare i propri investimenti». Non mancano, però, i punti oscuri della norma. Il Cnf chiede all’esecutivo di escludere dallo schema defi nitivo «la rile-vanza penale della condotta abusiva, che sarebbe irragione-vole, posta la netta distinzione fra conseguenze tributarie e penali di un comportamento economico», e invoca una sistemazione organica delle nuove disposizioni con quelle già esistenti (elusione, frode fi scale ecc.) al fi ne di «evitare dannose sovrapposizioni». E se l’avvocatura vorrebbe che la terzietà del giudice tributario venisse «marcata» con il passaggio delle commissioni dal dicastero dell’Economia a quello della Giustizia, Daniela Gobbi, al vertice del consi-glio di presidenza della magistratura tributaria, ribadisce la necessità di una «professionalizzazione» della categoria, ossia «una funzione a tempo pieno, perché lo studio e l’im-pegno richiesti sono sempre maggiori».

Simona D’Alessio© Riproduzione riservata

Abuso diritto e accertamenti Norme indiziate di stralcio L’Assemblea degli azio-

nisti dell’Acquedotto Pu-gliese ha approvato il bilan-cio consolidato al 31 dicem-bre 2011, che presenta un sensibile miglioramento di tutti i principali indicatori economici. Il fatturato con-solidato ha raggiunto i 452 milioni di euro, in crescita di circa 22 milioni (+5,3%) rispetto al 2010. Il margine operativo lordo consolidato è cresciuto fi no a 153 milioni di euro rispetto ai circa 132 milioni del 2010 (+15,9%).

Il sindaco di Torino, Piero Fassino, e il consigliere co-munale di Brindisi, Mauro D’Attis, sono i due nuovi membri effettivi della dele-gazione italiana al Comi-tato delle Regioni, l’assem-blea consultiva dell’Unione europea che garantisce la consultazione dei poteri pubblici più vicini ai citta-dini – sindaci, consiglieri comunali e provinciali, pre-sidenti delle Regioni – sulle proposte dell’Unione euro-pea che li interessano diret-tamente, sia perché devono partecipare all’attuazione dei relativi programmi, sia perché saranno proprio loro a dover applicare le nuove leggi. La nomina effettuata dall’Anci si è resa necessaria in quanto, a seguito dell’ulti-ma tornata amministrativa, alcuni membri del Cdr designati dall’Associazione avevano perso i requisiti necessari.

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43Sabato 7 Luglio 2012SLAVORO E PREVIDENZA

Una circolare del ministero introduce un regime di presunzioni nei controlli sui cantieri

Edilizia, stretta sui finti autonomiAssenza di mezzi e monocommittenza: è lavoro subordinato

DI DANIELE CIRIOLI

Non è artigiano il mu-ratore che, non posse-dendo ponteggi o pale meccaniche, presti at-

tività a favore di un unico com-mittente. In tal caso pertanto, disconosciuta l’autonomia, il rapporto di lavoro andrà qua-lifi cato come subordinato, alle dipendenze di chi realmente beneficia delle prestazioni di lavoro. Lo stabilisce il ministe-ro del lavoro nella circolare n. 16/2012, con cui detta istruzioni operative al personale ispettivo in materia di vigilanza nei can-tieri edili.

Istruzioni, non princìpi. Le indicazioni ministeriali, precisa la circolare, assumono rilevanza esclusivamente come istruzioni operative legate alla metodologia ispettiva; non pre-tendono, invece, di rappresenta-re (né potrebbero farlo) princìpi di carattere generale sui criteri per distinguere le attività auto-nome dalle subordinate. In altre parole, la circolare istruisce gli organi di vigilanza (ispettori) sulla condotta da seguire negli

accertamenti nei cantieri edili. E lo fa, nello specifi co, indivi-duando un «regime di presun-zioni», da applicare ai lavoratori autonomi impegnati in partico-lari attività (per certi aspetti, sembra un anticipo delle novi-tà della riforma Fornero sulla stretta delle partite Iva).

Le attività a rischio. Le at-tività critiche sono indicate in tabella (manovalanza, mura-tura ecc.). Quando una di esse viene svolta da un lavoratore autonomo, iscritto nel registro delle imprese (non artigiano) o

all’albo delle imprese artigiane, per il ministero si tratta di pos-sibile «falso lavoratore autono-mo». Il sospetto si fa certezza se ricorrono entrambe queste due condizioni (presunzioni):

a) mancanza di conclamata sussistenza di un’effettiva or-ganizzazione aziendale, rappre-sentata da signifi cativi capitali investiti in attrezzature e dota-zioni strumentali;

b) mancanza di un’inequivo-cabile situazione di pluricom-mittenza.

In tal caso, escludendo ogni

altra possibile valutazione, il ministero impone al personale ispettivo di ricondurre le pre-stazioni nell’ambito della su-bordinazione. In altre parole, il lavoratore autonomo è rico-nosciuto dipendente del com-mittente, ossia del reale bene-fi ciario delle false prestazioni di lavoro autonomo.

Organizzazione aziendale. La prima condizione/presun-zione di falsità della natura autonoma delle prestazioni in cantiere edile è rappresentata dalla «disponibilità di consi-stente dotazione strumentale» rappresentata da macchine e attrezzature, da cui sia possi-bile evincere un’effettiva, piena e autonoma capacità organizza-tiva e realizzativa delle intere opere da eseguire. La verifi ca, spiega la circolare, potrà es-sere condotta sul registro dei beni ammortizzabili (peraltro non più obbligatorio per la con-tabilità), dal quale appurare la proprietà, la disponibilità giu-ridica o comunque il possesso dell’attrezzatura necessaria ai lavori. Per il ministero non ri-leva, invece, la mera proprietà

o il possesso di minuta attrez-zatura (secchi, pale, picconi, martelli, carriole, funi).

Monocommittenza. La se-conda condizione/presunzione di falsità della natura auto-noma delle prestazioni rese in cantieri edili è rappresentata dal «riscontro di un’eventuale monocommittenza» (in tal caso la circolare parla di «elemento sintomatico, anche se non de-cisivo»).

Sanzioni a 360 gradi. In caso di disconoscimento della natura autonoma delle presta-zioni, il rapporto di lavoro viene qualifi cato come subordinato, alle dipendenze di chi real-mente benefi cia dell’attività di lavoro. A tale benefi ciario, pre-cisa il ministero, va addebitata ogni conseguenza sanzionatoria legata non solo alle violazioni di natura lavoristica e contribu-tiva, ma anche sulla sicurezza sul lavoro in materia di sorve-glianza sanitaria e di mancata formazione ed informazione dei lavoratori, adottando un appo-sito provvedimento di prescri-zione obbligatoria.

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Visite fi scali sospese, fi no al 31 luglio, nelle zone colpite dal terremoto. Le obiettive diffi coltà nella effettuazione dei predetti controlli, per via della residenza temporanea dei cittadini in tendopoli o in alloggi diversi dal proprio domicilio, hanno spinto l’Inps a decidere di non eseguire fi no a fi ne mese gli accertamenti d’uffi cio di natura medico legale nei confronti di lavoratori che si assentino dal lavoro per malattia. Lo rende noto il messaggio n. 11448/2012.

La decisione, spiega il messaggio, è scaturita in seguito agli eventi sismici che hanno colpito le popolazioni dei territori delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, nonché in considerazione dei quanto stabilito dal dl n. 74/2012 (interventi immediati per il superamento dell’emergenza). Il provvedimento, infatti, all’articolo 8, com-ma 6, qualifi ca la grave situazione emergenziale come una «causa di forza maggiore», in merito agli adempimenti cui sono tenuti i contribuenti. I lavoratori costretti a risiedere temporaneamente in tendopoli o in alloggi comunque diver-si dal proprio domicilio che si assentino dal lavoro a causa di malattia dovranno fornire al medico curante per la reda-zione del certifi cato ogni informazione ritenuta utile ai fi ni della reperibilità. Tuttavia, proprio in considerazione della situazione di precarietà logistica dei soggetti residenti nei comuni interessati dagli eventi sismici, l’Inps ha deciso di non eseguire, fi no al 31 luglio 2012, gli accertamenti d’uffi cio di natura medico legale nei confronti di lavoratori in malattia. Il messaggio aggiunge che, nel caso in cui la visita di accerta-mento medico legale debba comunque essere espletata, perché richiesta dal datore di lavoro, l’Inps farà necessariamente riferimento alle indicazioni fornite dal lavoratore nel certifi -cato medico in merito alla provvisoria reperibilità. Infi ne, il messaggio precisa che, qualora il lavoratore abbia necessità di cambiare indirizzo di reperibilità dopo l’invio del certifi cato, deve darne comunicazione con le consuete modalità (lettera raccomandata, fax, Pec), alla sede territoriale di residenza. Nel caso in cui il lavoratore risieda nel territorio di riferi-mento dell’agenzia di Miran-dola, stante la situazione di diffi coltà logistica della citata agenzia, dovrà rivolgersi alla sede provinciale di Modena.

Carla De Lellis

Terremoto, fi no al 31 lugliosospese le visite fi scali

Un testo insoddisfacente che non ha rispetto le esigenze dei liberi professionisti e non ha tenu-to conto del necessario confronto con la politica. Il risultato? Se non è tutto da buttare, poco ci manca. Dunque per Mariagrazia Siliquini (Pdl) relatrice di quello schema di riforma delle pro-fessioni (decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modifiche dalla legge 14 settembre 2011, n.148) as-segnato in commissione giustizia lo scorso 27 giugno, si prospettano un paio di settimane tutt’altro che facili. Alla ricerca di un delicato equilibrio tra proposte di modifica «indispensa-bili» ma da far digerire al governo e richieste «legittime» delle categorie professionali. Il tutto sul filo di lana giacché i termini per il parere scadono il prossimo 27 luglio. Domanda. Onorevole da dove e quando si parte?Risposta. I lavori in commissione partiranno probabilmente martedì 10 luglio con la mia relazione introduttiva dove illustrerò tutti i punti critici.D. Il tirocinio e il disciplinare per esempio. Che testo è?R. Un testo insoddisfacente che ha affrontano in maniera superficiale temi chiariti e illustrati con puntualità dagli stessi ordini professionali. Ecco perché chiederemo le opportune modifiche proprio a partire dalla norma sul tirocinio che così impostata non piace a nessuno, così come il

disciplinare che ha tradito parte delle intenzioni iniziali. Senza considerare, poi, i punti in cui si può ravvisare un eccesso di delega.D. Ci sono modi e tempi per svolgere au-dizioni?R. Come relatrice le ho già proposte, le mie in-

tenzioni sono quelle di chiamare una rappresentanza di alcune aree pro-fessionali. Saranno audizioni ristret-te ma è necessario che le categorie esprimano il loro pensiero.D. In realtà lo avevano fatto, ma poi nessuno li ha ascoltati o me-glio ha tenuto conto delle richie-ste, o no? R. Questo è un altro dei punti per me paradossali: sono a conoscenza dei molteplici tavoli di lavoro organizza-ti proprio per dar voce alle categorie professionali. E poi? Il dpr è stato scritto senza tenerne minimamente conto. Ora, invece, è opportuno che

gli ordini ne parlino davanti ai rappresentanti della commissione. D. Che margini ci sono per le modifiche?R. È difficile dirlo perché appunto non siamo mai stati coinvolti. E ora ci troviamo con un di-battito aperto sia nei confronti del ministero che con i colleghi della commissione. Tutto in tem-pi ristrettissimi. Rimango comunque fiduciosa che alla fine si arrivi a una proposta condivisa e accolta.

Benedetta Pacelli

IL PARERE DEL RELATORE SILIQUINI

Professioni, riforma insoddisfacente

Maria Grazia Siliquini

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AVVISO

Si segnala che in data 6 luglio 2012, Ladurner Finance S.p.A., La Finanziaria TrentinaS.p.A., Iniziativa Gestione Investimenti SGR S.p.A., Ladurner Group S.p.A., LadurnerPartners S.r.l., Ab Invest S.r.l. ed Eco Partner S.r.l. (le “Parti”), come previsto nell’ambitodell’accordo di investimento sottoscritto dalle Parti in data 19 giugno 2012 e pubblicatonel Registro delle Imprese di Bolzano in data 22 giugno 2012, hanno sottoscritto ilpatto parasociale relativo alle azioni ordinarie di Greenvision ambiente S.p.A., rilevanteai sensi dell’art 122 del D.Lgs. 58/98 (come modificato), il cui estratto è stato giàpubblicato in data 23 giugno 2012 su “Italia Oggi”.

Bolzano, 7 luglio 2012

BILANCIO DI ESERCIZIO EBILANCIO CONSOLIDATO 2011

Ai sensi della delibera Consob n. 11971 del 14 maggio 1999 e successive modifiche e integrazioni, si rende noto che il bilancio dell’esercizio 2011, approvato dall’Assemblea degli Azionisti del 6 luglio 2012, corredato della documentazione prevista dalle vigenti disposizioni di legge, nonché il bilancio consolidato del Gruppo dell’esercizio 2011 sono depositati presso la sede legale e sono altresì disponibili sul sito web della Società all’indirizzo www.ciccolella.eu.

Il verbale dell’Assemblea degli Azionisti di approvazione del bilancio 2011 sarà messo a disposizione del pubblico nei termini di legge presso la sede legale e sul sito web della Società all’indirizzo www.ciccolella.eu, come prescritto dall’art. 77 della citata delibera Consob n. 11971.

accertamenti nei cantieri edili all’albo delle imprese artigiane

TROPPI AUTONOMI,

POCHIDIPENDENTI

Per il ministero del lavoro, la presenza di 1.039.000 lavoratori autonomi a fronte di 986.000 lavoratori subordinati de-nuncia l’utilizzo improprio di “sedicenti” lavoratori autonomi in edilizia

LE ATTIVITÀ CRITICHE

Manovalanza; muratura; carpenteria; ri-mozione amianto; posizionamento di ferri e ponti; addetti a macchine edili fornite dall’impresa committente o appaltatore

P il i i d l l l di

IL BLITZ NEI CANTIERI EDILI

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44 Sabato 7 Luglio 2012 TRIBUTARISTI - LAPET

I contenuti delle audizioni in senato sul ddl sulle attività non regolamentate

Professioni in concorrenzaCon il riconoscimento più garanzie e qualità

DI LUCIA BASILE

Perfettamente in linea con le dichiarazioni rese dal presidente dell’Antitrust Giovanni

Pitruzzella (vedi altro articolo nella pagina) sulla necessità di rimuovere barriere e ostacoli an-ticompetitivi che frenano la con-correnza e lo sviluppo, si pone il ddl «Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi». Il disegno di leg-ge, infatti, si inserisce nel solco delle liberalizzazioni e delle mi-sure di ammodernamento di cui il paese ha bisogno per ritornare a crescere. Pertanto, riteniamo utile analizzare i documenti sul-le professioni non regolamentate depositati da Rete Imprese Ita-lia, Accredia e Uni in audizione al Senato.

Entriamo ora nel dettaglio. In particolare, Cna Professioni in rappresentanza di Rete Im-prese Italia, nella presentazione del documento depositato il 20 giugno, ha ribadito con fermez-za la necessità di pervenire, nel più breve tempo possibile, all’ap-provazione di disposizioni, quali

quelle contenute nell’A.S. 3270, in grado di defi nire il perimetro entro cui, in modo libero e at-traverso la certifi cazione di enti terzi, professionisti, loro associa-zioni e utenti possano interagire elevando la garanzia delle tute-le, della qualità, delle competen-ze e delle professionalità delle prestazioni rese. «A fronte della crescita delle nuove professioni, cui non ha fatto seguito alcun intervento di regolamentazione da parte del legislatore, abbiamo oggi una stratifi cazione di sog-getti, comportamenti e percorsi professionali tali da determinare una profonda asimmetria infor-mativa tra il professionista e l’utente che deve essere colmata ristabilendo un corretto equili-brio di mercato, funzionale a por-re il committente delle prestazio-ni professionali nella condizione di poter scegliere a chi rivolgersi, valutando attentamente gli ele-menti che volontariamente qua-lifi cano i professionisti», ha detto Roberto Falcone, presidente na-zionale tributaristi Lapet nonché vicepresidente Cna Professioni, che ha aggiunto: «Per consentire il libero esercizio di un’attività

economica è necessario ricono-scere un sistema che garantisca al consumatore, indipendenza di giudizio e assenza di auto-referenzialità. Occorre quindi rendere merito alla scelta del legislatore di voler riconoscere le professioni e non le associazio-ni, in quanto una scelta diversa sarebbe stata contraria ai prin-cipi di defi nizione della qualità, che richiedono lo svolgimento di un processo su base consen-suale che non sia frutto della sola discussione interna alle associazioni di professionisti». La promozione dell’autoregola-mentazione volontaria e della qualificazione dell’attività dei soggetti che esercitano le pro-fessioni non regolamentate, così come previsto dall’art. 6 del ddl in esame, prescinde dall’adesio-ne degli stessi a una associazio-ne. Per tale motivo, la normativa tecnica Uni fornisce i principi e i criteri generali che disciplinano l’esercizio auto-regolamentato della singola attività professio-nale e ne assicura la qualifi cazio-ne. Peraltro, il successivo art. 9 prevede il rilascio del certifi cato di conformità alla norma tecnica

Uni, a garanzia del consumatore da parte di enti di certifi cazione accreditati dall’organismo unico di accreditamento Accredia.

A tal proposito, anche Accre-dia, l’ente designato dal gover-no quale organismo unico per l’accreditamento, ha depositato una sua documentazione, in cui sottolinea che il testo in materia di professioni non regolamen-tate rappresenta un migliora-mento verso la qualificazione del mercato delle professioni. Tra le categorie professionali già certifi cate, fi gura quella del tributarista. Tale certifi cazione costituisce un valore aggiunto per l’attività professionale dei soggetti certifi cati da poter spen-dere anche al di fuori dei confi ni nazionali.

A chiusura del ciclo di lavori, il 27 giugno, il comitato ristretto ha poi proceduto all’acquisizione della documentazione presenta-ta anche dall’Uni, incentrata sul ruolo della normazione tecnica volontaria per la defi nizione dei requisiti di qualità delle attività professionali, all’interno del rap-porto tra cittadini, professionisti e istituzioni.

Alla luce di questi interventi, il presidente Falcone, rendendo plauso al legislatore per aver dato alle maggiori organizzazioni rappresentative del mondo delle professioni non regolamentate l’opportunità di offrire un pro-prio contributo all’interno delle audizioni relative all’esame del disegno di legge, ha ribadito che «l’approvazione di questo prov-vedimento contribuirà senz’al-tro a una maggiore apertura dei mercati alla concorrenza, miglio-rando l’intero sistema economico nazionale, rimarcando la libertà di esercizio per quelle attività non riservate per legge».

© Riproduzione riservata

«Dal tunnel si può uscire, ma occorre il coraggio di innovare per ricostruire, su basi e regole nuove, l’equilibrio tra democrazia, mercato e coesione sociale, oggi in pericolo». Sulla scia tracciata dal suo predecessore Antonio Catri-calà (attualmente sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri), il neopresidente dell’Autorità garante per il mercato e la concorrenza, Gio-vanni Pitruzzella, ha così introdotto la relazione annuale pronunciata al Parlamento la scorsa settimana: «La concorrenza è il motore della crescita, basta corporativismi». Concorrenza e liberalizzazioni sono la ricetta suggeri-ta al governo per raggiungere prima e più facilmente l’obiettivo della crescita economica dell’Italia. «In questa dire-zione», spiega il presidente Falcone,

«spingiamo ormai da anni. Sosteniamo peraltro la necessità di ulteriori inter-venti quali per esempio la valorizzazio-ne del capitale umano». Dalla relazione è altresì emerso che, sebbene nell’ulti-mo anno siano stati fatti grandi passi in avanti con interventi che contengono importanti misure volte a stimolare i servizi professionali, occorre interve-nire anche con riforme strutturali. «Le limitazioni all’apertura dei mercati e alla concorrenza nel settore dei servizi professionali potranno avvenire esclu-sivamente nella misura strettamente necessaria alla tutela di altri interessi pubblici», ha aggiunto Pitruzzella.

«Proseguire sulla strada verso il rico-noscimento delle nuove professioni può contribuire a dare un apporto concreto in tal senso», dichiara Falcone. «Diamo

atto al governo del prezioso lavoro si-nora svolto per dare legittimità e digni-tà a milioni di professionisti senz’albo. Non ultima l’approvazione, dall’aula della camera dei deputati e ora all’esa-me in Senato, del ddl sulle professioni non regolamentate (vedi altro articolo nella pagina)». I tributaristi della Lapet sono infatti d’accordo con il presidente Pitruzzella sul fatto che debbano essere rimossi vincoli normativi e culturali che costituiscono un ostacolo alla crescita, oltre a evitare che il prevalere di inte-ressi corporativi possano di fatto impe-dire il processo delle liberalizzazioni e l’apertura dei mercati.

A questo punto, la Lapet non può che tornare a sottolineare la strategica importanza di eliminare quelle riserve inutili e illegittime frutto solo di con-

vinzioni alimentate da una parte del mondo delle professioni regolamentate. Insiste il presidente Falcone: «Ci augu-riamo che si possa arrivare speditamen-te all’approvazione del disegno di legge AS 3270, in quanto il riconoscimento delle nuove professioni rappresenta senz’altro uno dei pilastri nel proces-so delle liberalizzazioni». Liberalizzare, tuttavia, nel pieno rispetto dell’etica, per cui, signifi cativo appare il richiamo di Papa Benedetto XVI: «Il mercato non è e non deve diventare il luogo della sopraffazione del forte sul debole». L’appello è alla coscienza e alla mora-le di coloro che assumo responsabilità pubbliche ma anche dei principali attori economici, quale condizione necessaria per uscire dal tunnel della crisi e co-struire il futuro del nostro paese.

Pitruzzella (Antitrust): liberalizzazioni per tornare a crescere

A curadell’Uffi cio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE

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46 Sabato 7 Luglio 2012 L’EDITORIALE DI PAOLO PANERAI

di speranza, dalla Germania arriva implacabile come la morte la dichiarazione della cancelliera Angela Merkel che si rimangia o corregge quanto di positivo aveva appena detto (ci ha provato anche nella conferenza stampa dopo il vertice di Bruxelles, quando ha azzardato che l’intervento del Fondo salva-Stati per i titoli del debito avrebbe avuto il controllo della troika, rimangiandosi questa provocazione solo per l’intervento duro di Monti), o del durissimo ministro dell’economia Wolfgang Schaeuble, o, appunto, del presi-dente della banca centrale tedesca. Un film che avve-lenerà la vita ai cittadini europei (e italiani in par-ticolare) ancora per molti mesi, almeno fino al set-t e m b r e 2 0 1 3 , quando ci saranno le elezioni nazio-nali in Germania. «Fino ad allora la Merkel sarà di fatto indisponibile a fare il proprio dovere e gli Stati periferici soffri-ranno maledetta-m e n t e » , d i c e G i a n n i D e Michelis, uno dei politici più intelligenti, anche se più discussi, della Prima repubbli-ca. «Solo con le elezioni tedesche il panorama europeo cambierà, per-ché inevitabilmente la Merkel dovrà accettare di formare un governo di grande coalizione con i socialdemocratici e quindi la politi-ca tedesca si avvicinerà molto a quella del presidente francese François Hollande».Secondo De Michelis, il modo per garantire la convergenza europea dell’Italia dovrebbe essere la for-mazione anche a Roma di un gover-no di grande coalizione, in pratica la replica della maggioranza che sostiene Monti. «Il governo di gran-de coalizione è in Italia teorica-mente possibile, ma difficilissimo da replicare. E invece l’allineamen-to politico dei tre maggiori Paesi dell’Unione e dell’euro è l’unica via per sconfiggere davvero la crisi, con un grande rilancio del conti-nente», annota lo stesso De Michelis.Ma l’Italia e gli italiani possono aspettare l’autunno 2013 per vede-re uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, che il presidente Monti dopo il vertice di Bruxelles ha pen-sato di intravedere e che invece l’evoluzione, lenta, contraddittoria, un passo avanti e mezzo indietro, della Germania fa solo apparire e scomparire? Signor presidente Monti, non è possibile. Lei che sta facendo molto, con moltissimi sacrifici anche sul piano personale, deve prendere atto che sarà più facile salvare l’Europa se Lei contribuisce a che l’Italia si salvi da sola. E l’unico modo che l’Italia si salvi è che non

si pensi solo ai flussi (cioè al saldo dei bilanci) ma allo stock, cioè a quella montagna di debiti che da anni ci affligge. Ecco come ragiona il mercato attraverso l’opinione, una per mille, 10 mila, 100 mila…, degli operatori dei mercati. È l’opi-nione espressa pochi giorni fa su Class Cnbc da Andrea Dolsa di Symphonia Sgr, una delle mag-giori società di gestione del denaro in Italia: «L’Italia è un po’ più for-tunata della Spagna e degli altri Paesi in difficoltà, perché ha un deficit strutturale molto più basso

di tutti. È anche vero però che l’Ita-lia ha questa cappa degli interessi, questo enorme debito che sta sostanzialmente frenando lo svi-luppo dell ’economia da anni. Chiaramente, nel continuare a fare manovre di tagli, di aumenti di tasse in un ambiente recessivo, c’è il rischio poi di uccidere il paziente, quindi sono manovre molto perico-lose. Si vede che anche in Grecia queste imposizioni alla fine non stanno funzionando, in Spagna non molto. Sono manovre che vanno bene nel breve, per soddisfare alcu-ni vincoli che la Germania chiede, più che per aiutare i Paesi a rilan-ciarsi. Infatti, se non c’è una ripre-sa economica, tutte queste mano-vre diventano difficili da sostenere nel lungo periodo, anche perché dopo viene meno il consenso dell’elettorato, a cui bisogna sem-pre fare attenzione. C’è il rischio che un domani dicano: ok, l’Europa ci ha chiesto tanti sacrifici e alla fine l’economia italiana, quella degli altri Paesi, non sta miglioran-do più di tanto, i benefici stanno andando tutti solo in una direzio-ne, cioè alla Germania e ad altri Paesi che si stanno finanziando a tassi vicino alla zero e possono aiu-tare così le loro imprese.Qui insomma c’è un trade-off molto sottile, chiaramente tutto quello che noi gestori di risparmio aspettiamo è un ritorno della crescita, mentre gli ultimi dati manifatturieri un po’ in tutto il mondo non stanno andan-do in questa direzione».Tutte le persone per bene apprez-zano l’opera del governo, nonostan-te l’incompetenza di non pochi ministri, nonostante le sbavature

che l’inesperienza nel mestiere di governare fa nascere. La ferma posizione assunta da Monti a Bruxelles ha fatto capire che l’Ita-lia oltre che un bravissimo econo-mista ha al vertice del governo un uomo, forse l’unico in Europa, che sa dire di no alla Merkel. È anche comprensibile che per recuperare credibilità in Europa, per elimina-re la componente spaghetti e man-dolino (se non mafia) dalle giustifi-cazioni con cui la Germania ha rifiutato da sempre di svolgere il proprio ruolo, Monti abbia scelto di

seguire ed eseguire le richie-ste della Merkel in termini di rigore. Gli è riuscito bene, anche perché non è una filo-sofia a lui estranea, anzi. Tutto si può capire, ma ora si è a una svolta, come testi-moniano le analisi di tutti i maggiori economisti italiani, di tutti i grand commis dello Stato, di tutti i manager e gli imprenditori: occorre aggredire il debito, come ha sostenuto davanti alle tele-camere di Class Cnbc il money manager Dolsa. È forse l’unica manovra su cui concordano tutte le catego-rie, anche i sindacati, come ha testimoniato il segretario d e l l a C i s l , R a f f a e l e

Bonanni, anche in Omnibus di La7 di venerdì 6 luglio.Dispiace dover annoiare i lettori di questo giornale con argomenti e informazioni che leggono fin dall’agosto scorso, ma via via sulle proposte di questo giornale e degli altri media di Class Editori e dei 10 mila imprenditori, economisti, manager pro fess i on i s t i che nell’agosto di un anno fa sottoscris-sero l’appello L’Italia c’è, si sono portati davvero anche coloro (come Giuliano Amato) che sostenevano altre cure per la crisi. Per esempio, Amato era per una patrimoniale forte, lui che era stato costretto a mettere le mani nelle tasche degli italiani con il famoso prelievo sui conti bancari del 1992. Ora, essen-do anche commissario nominato dal governo, il Dottor Sottile sostiene che dopo le tosature, con la recessione in atto, non c’è che una via per liberare le risorse utili alla ripresa, sia nei conti dello Stato che dei privati: appunto tagliare drasticamente il debito. Amato condivide la ricetta fatta elaborare da questo giornale all’ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, e dall’ex diri-gente della Commissione bilancio del Senato, Guido Salerno Aletta. La ricetta è stata discussa e condi-visa anche in sede di Cnel (Consiglio nazionale economia e lavoro), che dovrebbe essere, sotto la pres idenza de l pro fessor Antonio Marzano, il think-tank più ascoltato dal governo. Ma come i lettori sanno, le ricette sono molte, tutte però con lo stesso comun denominatore: vendere gli asset pubblici ai cittadini e alle

imprese italiane per almeno 300-400 miliardi di euro. Pur avendo un ruolo di controllo, si è giustamente spinto a presentare una sua proposta anche un econo-mista raffinato e con lunga espe-rienza prima come dirigente del Parlamento e poi come sottosegre-tario e viceministro con delega per il bilancio dello Stato, il presidente della Consob Giuseppe Vegas. La sua proposta è forse la più raffi-nata di tutte, e prevede che un Fondo con asset dello Stato sia messo a garanzia di titoli destinati a essere scambiati con titoli del debito pubblico che, una volta tor-nati in mano allo Stato, vengano annullati, tagliando così una parte consistente della parte alta dello stock di debito.Se anche il presidente della Consob, in passato molto vicino al ministro Giulio Tremonti (fra i più refrattari alla ricetta della ven-dita degli asset), si è spinto a fare una proposta, sia pure a titolo per-sonale, quale altro consiglio aspet-tano il presidente Monti e il vice-ministro Vittorio Grilli per rea-lizzare prima di settembre, e con il rischio di agosto, una manovra tanto semplice quanto efficace secondo il giudizio di moltissimi? Pensano, forse, che possa bastare quell’iniziativa di vendere asset degli enti locali per un importo di 8 miliardi a far mettere al sicuro l’Italia? Tutti sanno che quell’ini-ziativa è stata sollecitata soprat-tutto dai Comuni e che serve al governo come manovra di bilancio per raggiungere nel 2013 il pareg-gio dei conti annuali. Siamo sem-pre sulle stesse onde, quelle della gestione dei flussi e non dello stock. Ma è lo stock che pesa come un macigno sull’Italia.

* * *

La decisione di Consob di dare il via libera agli aumenti di capitale del fu gruppo Ligresti senza obbligo di opa da parte di Unipol, il futuro controllore, non è una sconfitta del mercato ma una valutazione di buon senso in questo contesto di crisi. A spingere perché la Consob imponesse l’opa era la strana cop-p ia Matteo Arpe-Roberto Meneguzzo, che ambiva a prende-re il controllo del grande gruppo assicurativo FonSai, in quanto, in caso di opa, Unipol avrebbe rinun-ciato all’operazione. È la seconda volta, dopo lo stop all’ingresso in Banca popolare di Milano, che ad Arpe viene interdetto il passo. Sicuramente, su chi ha posto l’alt pesa il ricordo della vicenda Capitalia, la banca di cui Arpe era diventato amministratore delegato e nella quale intendeva seguire una strada contraria a quella scelta dal resto del consiglio d’amministrazio-ne. Ma la vicenda Capitalia è anche quella che ha consentito ad Arpe di mettere insieme la ricchissima liquidazione grazie alla quale ha potuto costruire un fondo, Sator, ricco di capitale e quindi di ambi-zioni. Come dire che la sua fortuna finisce per essere la sua sfortuna. (riproduzione riservata)

Paolo Panerai

ORSI & TORISegue dalla prima pagina

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47Sabato 7 Luglio 2012

Giù le borse (Ftse Mib -2,53%), su lo spread Btp-Bund (471 pb). L’euro crolla sotto 1,23

Vince la paura per l’EurozonaDopo l’allarme lanciato da Christine Lagarde (Fmi)

È stata un’altra giornata negative per i listini eu-ropei e americani. Dopo i timori, manifestati

giovedì dal presidente della Bce, Mario Draghi, ieri sono state le parole del direttore del Fondo monetario interna-zionale, Christine Lagarde, a far precipitare i listini, con l’af-fermazione che l’Europa deve fare di più per la crescita e che la crisi economica mondiale ne-gli ultimi mesi è diventata più preoccupante.

Fin dall’avvio, i listini hanno dimostrato tutta la loro debo-lezza e hanno chiuso in pesan-te rosso. Il Ftse Mib, tornato sotto quota 14 mila punti, a 13.732, ha chiuso a -2,53%, il Ftse All share a -2,44%, il Ftse Mid cap a -2,29%, il Ftse Star a -0,81%.

Male anche le altre princi-pali borse europee: Ftse-100 a -0,53%, Dax a -1,92%, Cac-40 a -1,88%, Ibex a -3,14%. Debo-li anche gli indici americani, che hanno perso terreno non solo per le rinnovate paure nell’Eurozona, ma anche per i dati macro poco incoraggian-ti: da quello sui nuovi posti di lavoro, nei settori non agrico-li, in giugno, cresciuti di 60 mila unità, ma sotto le stima di 70 mila, a quello sul tasso di disoccupazione, attestatosi in giugno all’8,2%, come da previsioni.

A metà seduta, a New York, il Dow Jones segnava -1,39%, l’S&P 500 -1,28%, il Nasdaq Composite -1,7%.Non è andato meglio lo spre-ad Btp-Bund: partito dal 463 punti base, è sceso al minimo di 456, ma poi ha chiuso a 471 pb, con un tasso oltre il 6%.

A Milano in deciso calo Fiat (-5,33%), Finmeccani-ca (-5,24%), Stm (-4,16%) tra gli industriali, mentre, tra le banche, Unicredit ha perso il 5,41%, Banca Mps il 4,23%, Ubi banca il 4,33%. Intesa Sanpaolo, su cui Cheuvreux ha alzato la raccomandazione ad outperform, si è mossa comun-que in linea con il settore e ha ceduto il 3,07%. Positivi i titoli difensivi come Terna (+1,44%) e Snam r.g. (+0,29%). Invariata a 1,16 euro Enel g.p.

Sono state sospese per buo-na parte della seduta Unipol (-10,58%) e FonSai (-17,17%). L’aumento di capitale di Fon-Sai non potrà avere inizio lu-nedì, dal momento che non è stato ancora ultimato l’iter au-

torizzativo per la pubblicazio-ne del prospetto informativo.

Quanto all’euro, ha chiuso ancora in deciso calo sul dol-laro, poco sopra quota 1,23 dol-lari dopo aver toccato i minimi di seduta a 1,2298.

La moneta unica è stata scambiata a 1,2305 dollari, ma nel pomeriggio si è indebolito ulteriormente ed è sceso sotto quota 1,227, ai minimi da lu-glio 2010; ha perso anche nei confronti della valuta giappo-nese a 97,90 yen. Poco mosso il cambio dollaro-yen a 79,54.

Infine il petrolio: a metà seduta, a New York, il Wti se-gnava 84,68 dollari al barile, contro i 98,28 dollari del Brent a Londra.

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I ministri delle fi nanze dell’Eurozona si riuniranno lunedì a Bruxelles, per dare se-guito alle decisioni prese all’ultimo consiglio Ue, ma, con tutta probabilità, sulla Spagna si raggiungerà solo un accordo politico, men-tre per avere un supervisore unico delle ban-che bisognerà aspettare la seconda metà del 2013. Una settimana fa, i leader dell’Unio-ne europea avevano preso decisioni impor-tanti, dalla supervisione delle banche con il coinvolgimento della Bce al meccanismo anti-spread, alla ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito da parte del Fondo salva stati permanente (Esm). Tuttavia, in breve tempo sono sorti dubbi sulla posizio-ne di alcuni paesi dell’area e sui rischi di attuazione, anche alla luce della mancanza di dettagli.

Un funzionario europeo ha poi avvertito che non c’è alcuna possibilità che il piano di aiuti per la Spagna sia finanziato dall’Esm e che lunedì i ministri

delle fi nanze dell’Eurozona raggiungeran-no solo un «accordo politico» in merito agli aiuti a Madrid, con il memorandum fi nale atteso solo a fi ne mese.

Durante il consiglio Ue, i leader avevano deciso che, una volta stabilita una supervisio-ne europea sulle banche, l’Esm potrà ricapi-talizzare direttamente gli istituti di credito. La Banca centrale europea dovrebbe avere il ruolo di monitorare gli istituti di credito.I leader porteranno poi al tavolo dei negozia-ti le varie istanze nazionali. Se Finlandia e Olanda hanno dato voce alla loro contrarietà ad alcune decisioni prese dall’ultimo Con-siglio Ue, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha criticato ieri la mancan-

za di dettagli e chiarezza sulle scelte fatte la scorsa settimana, in particolare sulla su-pervisione bancaria.

Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha comunque annuncia-to che sul tavolo ci sarà anche la nomina del suo successore. Il suo mandato scade il 17 luglio. Il primo ministro lussembur-ghese ha fatto sapere di essere disposto a restare in carica fi no al termine del 2012, a patto che l’Eurogruppo lunedì scelga Yves Mersch, presidente della Banca centrale lussemburghese, per il posto nell’esecuti-vo dell’Eurotower. Inoltre, l’Eurogruppo dovrebbe approvare una raccomandazio-ne per il capo del Fondo salva stati perma-

nente (Esm). La sua entrata in funzione era stabilita entro il 9 luglio, ma l’obiettivo appare ora fuori portata a causa di ritardi nel processo di ratifi ca in diver-si paesi dell’Eurozona.

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Aiuti alla Spagna, si allungano i tempi

CambiDivisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Tassi EuroE.O.N.I.A. E.O.N.I.A. Scadenza Scadenza

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

EuriborEuribor Euribor Scadenza Scad. Euro $ Usa Sterl. Fr. sviz. Yen

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera

Il primo quotidianoi nanziario italiano

Corona Ceca 25,7 25,457 0,2430 20,7643

Corona Danese 7,4413 7,4367 0,0046 6,0122

Corona Norvegese 7,519 7,476 0,0430 6,0750

Corona Svedese 8,6576 8,6177 0,0399 6,9949

Dollaro Australiano 1,2058 1,2071 -0,0013 0,9742

Dollaro Canadese 1,2559 1,258 -0,0021 1,0147

Dollaro N Zelanda 1,5443 1,5448 -0,0005 1,2477

Dollaro USA 1,2377 1,2426 -0,0049 -

Fiorino Ungherese 287,6 285,95 1,6500 232,3665

Franco Svizzero 1,2011 1,2012 -0,0001 0,9704

Rand Sudafricano 10,1756 10,0836 0,0920 8,2214

Sterlina 0,7965 0,7984 -0,0019 0,6435

Yen 98,87 99,14 -0,2700 79,8820

Zloty Polacco 4,2139 4,206 0,0079 3,4046

Tasso uffi ciale di riferimento 0,75 1,00 -0,25

Rendistato Bankitalia(lordi) 5,24 #N/A N/A

#VALORE!

Tasso Infl azione ITA 3,30 3,20 0,10

Tasso Infl azione EU 2,30 2,50 -0,20

Indice HICP EU-12 118,50 118,30 0,20

HICP area EURO ex tobacco 115,38 115,56 -0,18

Tasso annuo crescita PIL ITA -1,40 -0,50 -0,90

Tasso di disoccupazione ITA 10,90 9,60 1,30

1 sett 0,158

1 mese 0,134

2 mesi 0,128

3 mesi 0,126

4 mesi 0,123

5 mesi 0,122

6 mesi 0,121

7 mesi 0,120

8 mesi 0,121

9 mesi 0,122

10 mesi 0,123

12 mesi 0,124

Preziosi ($ per oncia)Oro 1576,96 1577,08Argento 27,01 27,06Palladio 574,83 580,83Platino 1441,53 1451,53Metalli ($ per tonn.)Alluminio 1887 1888Rame 7595 7600Piombo 1856 1858Nichel 16455 16460

Stagno 18900 18905Zinco 1855 1855Monete e Preziosi (quote in €)Sterlina (v.c.) 297,48 340,87Sterlina (n.c.) 305,22 345,77Sterlina (post 74) 305,22 345,77Marengo Italiano 226,16 252,03Marengo Svizzero 225,23 250,99Marengo Francese 225,23 250,57Marengo Belga 225,23 250,57

1 Sett. 0,208

2 Sett. 0,214

3 Sett. 0,226

1 M 0,255

2 M 0,364

3 M 0,549

4 M 0,649

5 M 0,737

6 M 0,831

7 M 0,880

8 M 0,930

9 M 0,980

10 M 1,027

11 M 1,077

12 M 1,118

S/N - O/N 0,238 0,171 0,538 0,010 0,102

1 sett 0,153 0,201 0,554 0,017 0,116

2 sett 0,167 0,221 0,563 0,025 0,124

1 mese 0,202 0,246 0,600 0,035 0,143

2 mesi 0,281 0,341 0,691 0,055 0,159

3 mesi 0,445 0,458 0,868 0,080 0,196

4 mesi 0,549 0,560 0,959 0,119 0,241

5 mesi 0,643 0,647 1,064 0,147 0,296

6 mesi 0,745 0,736 1,154 0,182 0,336

7 mesi 0,808 0,803 1,242 0,202 0,387

8 mesi 0,866 0,853 1,320 0,230 0,432

9 mesi 0,924 0,908 1,403 0,262 0,474

10 mesi 0,975 0,961 1,489 0,300 0,504

11 mesi 1,028 1,012 1,560 0,340 0,529

12 mesi 1,085 1,070 1,647 0,381 0,554

1 anno 0,744 0,784

2 anni 0,721 0,761

3 anni 0,784 0,824

4 anni 0,912 0,952

5 anni 1,084 1,124

6 anni 1,266 1,306

7 anni 1,427 1,467

8 anni 1,567 1,607

9 anni 1,688 1,728

10 anni 1,798 1,838

12 anni 1,976 2,016

15 anni 2,136 2,176

20 anni 2,191 2,231

25 anni 2,208 2,248

30 anni 2,225 2,265

Fonte: Icap

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48 Sabato 7 Luglio 2012 MERCATI E FINANZA

Intanto Paolo Ligresti torna all’attacco e lancia pesanti accuse a Mediobanca e a Unicredit

L’aumento? Per adesso non si faNon sono arrivate le ultime autorizzazioni dalla Consob

Tutto rinviato a data da destinarsi. Quando l’avvio degli aumenti di capitale, propedeutici

alla fusione a quattro Unipol-Premafin-Fonsai-Milano, sem-brava pronto a partire lunedì, a sorpresa è stato rinviato a data da destinarsi. Questa volta, a ri-tardare l’operazione, non è stata una delle parti, ma la Consob, che, entro ieri mattina, doveva concedere le ultime autorizza-zioni: l’approvazione del docu-mento di registrazione, della nota informativa e della nota di sintesi relativi all’offerta; la stipula del contratto di garanzia con le banche aderenti al con-sorzio di garanzia entro il giorno antecedente l’avvio dell’offerta. Le due autorizzazioni non sono arrivate.

La motivazione, per via infor-male, è giunta nel pomeriggio: una fonte interna alla Consob ha infatti precisato che, «a fron-te di un’operazione complessa, come di prassi, sono necessari maggiori approfondimenti».La notte scorsa, il cda di Uni-pol aveva determinato le condi-zioni dell’aumento di capitale.

Esso riguarderà un massimo di 1.099.648.083,50 (dei quali 666.225.378,00 per l’aumento del capitale sociale e 433.422.705,50 per la riserva sovrapprezzo azioni), mediante emissione di 422.851.420 nuove azio-ni ordinarie, offerte in opzione agli azionisti titolari di azioni or-dinarie al prezzo di 2 euro, nel rapporto di 20 nuove azioni ordinarie ogni una già posseduta; di 260.456.660 nuove azioni privilegiate, offerte in opzione agli azionisti titolari di azio-ni privilegiate al prezzo di 0,975 euro, nel rapporto di

20 nuove azioni privilegiate ogni una privilegiata già posseduta. Il prezzo è stato determinato con uno sconto del 27,20% rispetto al prezzo teorico per le ordinarie e del 27,57% per le privilegiate.

Stessa operazione aveva varato il cda di Fonsai,

in vista dell’aumento da 1,1 mld, con la decisione di emet-tere 916.895.448

azioni ordinarie al prezzo di un euro per azio-ne, di cui 0,435

euro a titolo di sovrapprezzo, nel

rapporto di 252 azio-ni di nuova emissione per ogni azione ordi-

naria posseduta, per un con-

trovalore massimo di 916,895 milioni. Il prezzo di emissione comporta uno sconto di circa il 24,7% sul prezzo teorico del-le azioni ordinarie. Era stata prevista anche l’emissione di 321.762.672 azioni di rispar-mio di categoria B, da offrire in opzione ai soci titolari di azioni di risparmio di categoria A al prezzo di 0,565 euro per azio-ne, nel rapporto di 252 azioni di nuova emissione per ogni azione di risparmio posseduta, per un controvalore massimo di 181,795 milioni.

L’inattesa empasse non aiuta una rapida soluzione dell’intri-cata fusione, che si sta consu-mando da mesi. E i fi gli di Sal-vatore Ligresti, ormai in rotta con i cda societari, non mancano occasione per contestarne le de-cisioni e ribadire il loro favore per la soluzione Sator-Palladio.Dopo la bocciatura, giovedì, dell’aumento di capitale di Fon-sai, da parte di Jonella e Pao-lo Ligresti, ieri lo stesso Paolo, attraverso la sua finanziaria Limbo invest, che detiene il 10% della holding Premafi n, ha fatto sapere di ritenere che il cda della

holding «abbia, in primo luogo, stipulato senza suffi ciente pon-derazione un contratto (l’accordo UgF) contemplante un’operazio-ne complessa, irta di ostacoli, dai contenuti già in origine dubbi in merito all’effettiva realizzazio-ne degli interessi della società e dei suoi azionisti». In secon-do luogo, Limbo «osserva che il cda, lungi dal porre rimedio all’errore, ha poi caparbiamente insistito nel dare attuazione al predetto accordo senza valuta-re e considerare le varie offerte formulate da Sator-Palladio».Limbo invest ha poi attaccato frontalmente le banche, garanti dell’operazione, Mediobanca e Unicredit, accusandole di aver pilotato, fi n dall’inizio, l’intera operazione.

Ieri, infi ne, si è tenuto il cda di Premafi n. Sul tavolo le richieste di convocazione dell’assemblea, avanzate sia da Paolo Ligresti (ordinaria, con revoca del cda), sia dal custode giudiziario, Ales-sandro Della Chà (straordinaria per esaminare il piano Sator-Palladio). Le richieste sono state accolte.

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SISTEMI FS

Commesseaustralianeper Ansaldo

Attraverso la controllata lo-cale, Ansaldo Sts si è aggiudi-cata due contratti in Australia per 289 milioni di euro. Il pri-mo vale 253 milioni e riguar-da lo sviluppo e la fornitura di un sistema automatizzato di gestione dei treni per la rete ferroviaria, lunga 1.500 km, destinata al trasporto pesan-te del minerale di ferro di Rio Tinto iron ore, nell’Australia occidentale.

La ferrovia automatizzata per il trasporto pesante, che sarà completata nel 2015, sarà la prima del suo genere al mondo e accrescerà fl essibilità e capacità della rete ferroviaria mineraria di Rio Tinto iron ore.

Il secondo contratto, da 36 milioni, prevede interventi di miglioria sui sistemi di control-lo delle locomotive di Rio Tinto che riguardano un aggiorna-mento ai sistemi di controllo delle locomotive in modo che la rete sia in grado di suppor-tare l’introduzione del sistema di frenata Ecp.

Questi contratti sono gli ul-timi di una serie di progetti di trasporto pesante minerario di Rio Tinto iron ore assegna-ti ad Ansaldo Australia dalla stipula, nel novembre 2010, dell’accordo quadro tra le due aziende.

© Riproduzione riservata

Psa Peugeot-Citroën ha re-gistrato nel primo semestre un calo delle vendite di auto e kit di assemblaggio del 13% a 1,619 mln di unità, di cui 1,476 mln di veicoli (-10,7%) e 143 mila di kit (-31,1%).

La casa transalpina ha for-nito anche una panoramica del settore auto a livello globale. Esso è cresciuto del 7% nel se-mestre grazie al +14,4% di Rus-sia e paesi asiatici e al +6,8% della Cina, mentre in Europa la domanda è scesa del 7,2%.«In un mercato automobilisti-co in Europa molto diffi cile, la nostra strategia di muover-ci verso l’alto di gamma e di rendere più globali le nostre attività si sta rivelando più attuale che mai.

Con i nostri modelli di recen-te introduzione (Peugeot 208, Citroën DS5 e le versioni diesel ibrido delle Peugeot 508 e 3008 e della Citroën DS5; i lanci pro-grammati per il resto dell’anno, Peugeot 301, Citroën C-Elysee e C4L) abbiamo i mezzi per difen-dere le nostre posizioni in Eu-ropa e perseguire l’espansione nei mercati emergenti», ha com-mentato il vice presidente ese-cutivo, Frederic Saint-Geours.

Le vendite al di fuori dell’Euro-pa hanno raggiunto nei primi sei mesi dell’anno il 39% del totale.

© Riproduzione riservata

Nel primo semestre vendite scese del 13%

Peugeot-Citroënin deciso calo

Bmw group ha registra-to a giugno un incremento delle vendite globali del 4% a 172.516 autovettu-re, che mantiene il gruppo automobilistico tedesco sulla buona strada per un nuovo record nel 2012, grazie alla persistente solidità della domanda in Asia e Nord America.Nel primo semestre la casa bavarese ha venduto 900.539 vetture a brand Bmw, Mini e Rolls-Royce, segnando una cresci-ta dell’8,1% rispetto al corrispondente periodo 2011. I primi sei mesi hanno visto le vendite in Asia aumentare del 26%, In Usa del 10,5% e cala-re in Europa dello 0,1%.Nei singoli brand, Bmw ha registrato un+4% di vendi-te a 139.869 in giugno e un +8,3% a 747.064 nei primi sei mesi, Mini ha avuto un +3,9% mensile a 32.337 unità e +7% semestrale a 151.875. Rolls-Royce ha chiuso il semestre a +0,5% e a 1.600 auto.

Mentre Bmwsale del 4%

Paolo Ligresti

IN EDICOLA

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49Sabato 7 Luglio 2012SabaMERCATI E FINANZA

Impregilo. Nuovo capitolo nella battaglia tra Astm e Salini per il controllo di Im-pregilo. Ieri, su richiesta della Consob, il presidente di Astm, Gian Maria Gros-Pietro, ha emesso una dura nota nei confronti della controparte, che ha pubblicato una terza integrazione al suo prospetto in vista dell’assemblea del 12. Secondo Astm, la compara-zione fatta da Salini è «gra-vemente fuorviante e discorsi-va» e ne spiega le ragioni. Per questo, Astm, «nel riservarsi ogni iniziativa giudizia-ria nelle competenti sedi, diffi da sin d’ora il gruppo Salini a divulgare o diffon-dere, in modo ingannevole, notizie idonee a distorcere il corretto funzionamento del mercato».

Telecom Italia lancia un’offerta di riacquisto su 4 bond della società. Lo spread-prezzo di riacquisto delle Notes con scadenza gennaio 2014 è di 161 pb, di quelle con scadenza luglio 2013 al 99,5%, di quelle con scadenza marzo 2013 a 82 punti base e quelle con sca-denza maggio 2014 a 229 punti base. L’ammontare massimo del riacquisto è di 500 mln. L’offerta scadrà il 12 luglio.

Enel ha dato il via ieri, con la posa della prima pietra, ai lavori per la realizzazione dei carbonili coperti presso la centrale termoelettrica Fe-derico II di Brindisi. L’opera comporta un investimento di circa 120 milioni di euro. La conclusione è prevista in circa 39 mesi.

Sofi del. Il gruppo italiano, uno dei leader europei nella produzione di carta per uso igienico e domestico (carta Regina), con 25 impianti in 12 paesi, sbarca negli Stati Uniti: ieri ha fi rma-to l’accordo con Cellynne corporation per la cessione di Cellynne paper manu-facturer con gli impianti di Haines city (Florida), Green bay (Winsconsin) e Henderson (Nevada). Non è stato indicato l’ammontare dell’acquisizione.

Intesa Sanpaolo. Il gruppo è stato premiato da Euromoney come «Best bank in Italy», durante la cerimonia di assegna-zione, tenuta a Londra.

Mps. In questo momen-to non ci sono contatti fra Mps ed eventuali investitori stranieri. Lo ha puntualiz-zato il presidente, Alessan-dro Profumo, a Padova per un incontro con i dirigenti di Antonveneta. «In questo momento, non c’è nessun in-teresse per investire in una banca esclusivamente italia-na», ha detto e ha auspicato che «prima dell’orizzonte del piano» industriale al 2015 presentato a fi ne giugno, le circostanze possano cambia-

re. Profumo ha anche ribadito che l’istituto non intende usare la mannaia sul personale, ma vuole comunque realizzare un’operazione fondamentale per incidere sui costi a fronte di ricavi che non crescono. Ha confermato il taglio del 5% di stipendio per un anno ai diri-genti. Intanto i sindacati han-no ribadito il loro secco no al progetto di 4.600 esuberi pre-visto dal piano industriale di Mps e ai tentativi di esterna-lizzazione di alcuni servizi.

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UNIDESIO 760071 11,405 29/06/2012

UNIDESIO 760072 10,338 29/06/2012

UNIDESIO 760073 10,343 29/06/2012

UNIDESIO760074 9,771 29/06/2012

UNIDESIO 760075 12,222 29/06/2012

UNIDESIO 760077 10,815 29/06/2012

UNIDESIO 760078 10,417 29/06/2012

UNIDESIO 760079 10,747 29/06/2012

UNIDESIO 760080 10,506 29/06/2012

UNIDESIO 760082 9,591 29/06/2012

UNIDESIO 760085 10,412 29/06/2012

UNIDESIO 760087 11,594 29/06/2012

UNIDESIO 760088 8,871 29/06/2012

UNIDESIO 760090 6,810 29/06/2012

UNIDESIO 760091 10,695 29/06/2012

UNIDESIO 760092 10,661 29/06/2012

UNIDESIO 760095 10,263 29/06/2012

UNIDESIO 760096 10,346 29/06/2012

UNIDESIO 760097 10,772 29/06/2012

UNIDESIO 760098 11,083 29/06/2012

UNIDESIO 760099 10,890 29/06/2012

UNIDESIO 760100 10,450 29/06/2012

UNIDESIO 760101 10,723 29/06/2012

UNIDESIO 760102 10,533 29/06/2012

UNIDESIO 760104 10,089 29/06/2012

UNIDESIO 760105 10,620 29/06/2012

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,0920 29/06/2012

AZZOAGLIO DINAMICO 4,5040 29/06/2012

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 5,6470 29/06/2012

UNIDESIO PRUDENTE 10,8450 29/06/2012

UNIDESIO MODERATO 10,2740 29/06/2012

UNIDESIO ATTIVO 9,7340 29/06/2012

UNIDESIO VIVACE 8,8250 29/06/2012

OBBLIGAZIONARIO MISTO 9,7940 29/06/2012

AZIONARIO EURO 6,7830 29/06/2012

AZIONARIO GLOBALE 8,6210 29/06/2012

TOP SIX ITALY 99,8800 30/05/2012 AA-/S&P

E.W.MEMORY INDEX 96,1840 30/05/2012 A/S&P

INDEX TOP 22 100,7860 30/05/2012 A+/S&P

THREE 2009 102,9000 30/05/2012 AA-/S&P

INDEX SIX 2009 95,2300 30/05/2012 AA-/S&P

FTSE MIB 88,3210 04/07/2012

FTSE MIB 2010 86,8260 04/07/2012

EUROSTOXX 50 - 2010 87,7300 04/07/2012

INDEX TRENTA 2011 89,3260 04/07/2012

INDEX FOUR E 50 - 2011 89,0670 04/07/2012

INDEX STOXX EUROPE - 2011 89,8260 04/07/2012

EUROSTOXX 50 - 2012 83,9250 04/07/2012

PREVIMISURATO 12,1740 28/06/2012

PREVIBRIOSO 10,0080 28/06/2012

PREVIDINAMICO 11,4960 28/06/2012

LINEA 1 11,6780 30/06/2012

LINEA 1 - FASCIA A 12,0560 30/06/2012

LINEA 1 - FASCIA B 11,7350 30/06/2012

LINEA 2 11,2800 30/06/2012

LINEA 2 - FASCIA A 11,4740 30/06/2012

LINEA 2 - FASCIA B 11,4840 30/06/2012

LINEA 3 10,9780 30/06/2012

LINEA 3 - FASCIA A 11,0920 30/06/2012

LINEA 3 - FASCIA B 11,8380 30/06/2012

UNIDESIO 760106 10,509 29/06/2012

UNIDESIO 760109 10,791 29/06/2012

UNIDESIO 760110 10,568 29/06/2012

UNIDESIO 760124 11,185 29/06/2012

UNIDESIO 760125 10,652 29/06/2012

UNIDESIO 760126 10,451 29/06/2012

UNIDESIO 760129 11,338 29/06/2012

UNIDESIO 760130 10,592 29/06/2012

UNIDESIO 760133 10,682 29/06/2012

UNIDESIO 760137 10,488 29/06/2012

UNIDESIO 760138 10,813 29/06/2012

UNIDESIO 760139 11,236 29/06/2012

UNIDESIO 760140 11,132 29/06/2012

UNIDESIO 760141 10,191 29/06/2012

UNIDESIO 760143 10,022 29/06/2012

UNIDESIO 760145 10,441 29/06/2012

UNIDESIO 760147 10,732 29/06/2012

UNIDESIO 760149 10,724 29/06/2012

UNIDESIO 760150 10,796 29/06/2012

UNIDESIO 760156 10,017 29/06/2012

UNIDESIO 760157 10,685 29/06/2012

UNIDESIO 760158 10,017 29/06/2012

UNIDESIO 760159 10,407 29/06/2012

UNIDESIO 760160 10,066 29/06/2012

UNIDESIO 760163 10,051 29/06/2012

UNIDESIO 760167 10,314 29/06/2012

UNIDESIO 760168 10,458 13/04/2012

UNIDESIO 760169 10,559 29/06/2012

UNIDESIO 760170 10,213 29/06/2012

UNIDESIO 760171 10,291 29/06/2012

UNIDESIO 760173 10,142 29/06/2012

UNIDESIO 760174 10,428 29/06/2012

UNIDESIO 760179 10,089 29/06/2012

UNIDESIO 760180 10,210 29/06/2012

UNIDESIO 760181 10,068 29/06/2012

UNIDESIO 760182 9,742 29/06/2012

UNIDESIO 760183 10,493 29/06/2012

UNIDESIO 760184 10,480 29/06/2012

UNIDESIO 760185 10,485 29/06/2012

UNIDESIO 760186 10,410 29/06/2012

UNIDESIO 760187 10,447 29/06/2012

UNIDESIO 760188 10,381 29/06/2012

UNIDESIO 760189 10,464 29/06/2012

UNIDESIO 760191 10,103 29/06/2012

UNIDESIO 760192 10,442 29/06/2012

UNIDESIO 760193 10,476 29/06/2012

UNIDESIO 760198 9,360 29/06/2012

UNIDESIO 760201 10,420 29/06/2012

UNIDESIO 760202 10,358 29/06/2012

UNIDESIO 760203 10,765 29/06/2012

UNIDESIO 760205 10,047 29/06/2012

UNIDESIO 760206 10,251 29/06/2012

UNIDESIO 760207 10,408 29/06/2012

BILANCIATO 9,6320 29/06/2012

CONSERVATIVE 10,1310 29/06/2012

BOND MIX 10,1060 29/06/2012

BALANCED 10,2970 29/06/2012

GLOBAL EQUITY 10,6620 29/06/2012

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,0490 29/06/2012

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 10,3820 29/06/2012

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 8,3290 29/06/2012

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 10,2880 29/06/2012

HI EUROCHINA 99,93 29/06/2012 A+/S&P

5,5Y CHINA KOREA&SWISS GRO. NOTE 99,77 29/06/2012 A+/S&P

S&BRIC 8-40 103,60 29/06/2012 A2/S&P

S&BRIC LOOK BACK 8 - 40 115,28 29/06/2012 A2/S&P

IES - ITALIAN EQUITY SELECTION 100,25 29/06/2012 A+/S&P

HELVETIA 4-30 89,33 04/07/2012

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 9,3700 03/07/2012

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 9,3700 03/07/2012

HELVETIA WORLD EQUITY 103,9500 03/07/2012

HELVETIA EUROPE BALANCED 170,1200 03/07/2012

HELVETIA WORLD BOND 213,9300 03/07/2012

HELVETIA GLOBAL BALANCED 143,8900 03/07/2012

HELVETIA GLOBAL EQUITY 89,3200 03/07/2012

LINEA GARANTITA 11,0140 30/06/2012

LINEA BILANCIATO 11,3330 30/06/2012

LINEA OBBLIGAZIONARIO 11,7880 30/06/2012

LINEA AZIONARIO 7,4670 30/06/2012

Valori al 06/07/2012

Ivy Asset Strategy A1 EUR 1117,55

POLAR CAPITAL FUNDS

www.polarcapital.co.uk

Comparto Classe NAV Valori aldi Azioni

Global Technology EUR 13,38 05/07/2012 GBP 10,66 05/07/2012 USD 16,55 05/07/2012

Healthcare Opportunities EUR 9,27 05/07/2012 GBP 7,39 05/07/2012 USD 10,88 29/05/2012

Polar Japan Fund USD 17,51 06/07/2012 GBP 11,27 06/07/2012 JPY 1398,24 06/07/2012

UK Absolute Return EUR 11,69 06/07/2012 GBP 9,31 06/07/2012 USD 14,47 06/07/2012 EUR 11,90 06/07/2012 GBP 9,48 06/07/2012 USD 14,73 06/07/2012

Class AClass AClass AClass IClass IClass I

Valori al 05/07/2012

www.reyl.com

Reyl (Lux) Global SicavElite France-Europe B EUR 85,98Em Mkts Eq B($) USD 133,35Em Mkts Eq F($) USD 132,23Em Mkts Eq J(Chf) CHF 122,22Em Mkts Eq L EUR 139,84Em Mkts Eq O EUR 141,65European Equities B EUR 212,61European Equities C(Chf) CHF 193,35European Equities D($) USD 211,18European Equities F EUR 207,02European Equities H EUR 200,88Long/Short Em.Mkts Eq B ($) USD 102,60Long/Short Em.Mkts Eq E EUR 102,25Long/Short European Eq B EUR 101,85Long/Short European Eq D ($) USD 102,17North American Eq. B($) USD 159,06North American Eq. E EUR 150,13North American Eq. F($) USD 155,85North American Eq. G EUR 146,06North American Eq. H($) USD 146,67

Reyl (Lux) Tactical AllocationsDiv Income D USD 115,38Div Income E EUR 117,38Div Income F EUR 116,08Div Income H USD 114,44Quality Bond Fund D USD 126,17Quality Bond Fund E EUR 127,29Quality Bond Fund F EUR 124,83Quality Bond Fund H USD 123,83

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I fatti separatidalle opinioni

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PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/06/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

4,30% International Index Serie XV Settembre 2007 100,140 HBOS TREASURY SERVICES PLC A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

4,30% International Serie X Giugno 2007 99,381 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

AUSTRALIAN & SWISS INDEX SERIE VIII GIUGNO 2006 99,990 MORGAN STANLEY A2 | A- | A UBS Ltd Aa3 | A | A

Convergence Serie XII 2007 99,381 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

Convergence serie XIV 2007 100,140 HBOS TREASURY SERVICES PLC A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE VI 2006 100,809 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A-

CRESCITA SICURA SERIE I 2007 100,170 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE II 2007 96,690 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Crescita Sicura Serie III 2007 91,920 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Crescita Sicura Serie IV 2007 94,251 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

CRESCITA SICURA SERIE IX 2006 100,090 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

CRESCITA SICURA SERIE V 2006 99,870 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A3 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A- | A

Crescita Sicura Serie VI 2007 99,381 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

CRESCITA SICURA SERIE VII 2006 100,150 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Crescita Sicura Serie VII 2007 100,140 HBOS TREASURY SERVICES PLC A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE VIII 2006 100,530 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Crescita Sicura Serie VIII 2007 95,620 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

CRESCITA SICURA SERIE X 2006 99,730 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

CRESCITA SICURA SERIE XI 2006 99,490 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% PIU’ INDEX LINKED SERIE XII AGOSTO 2006 100,150 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

EUROSTOXX 4% PIU’ SERIE XIV OTTOBRE 2006 100,090 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% PIU’ SERIE XV NOVEMBRE 2006 99,730 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

EUROSTOXX 4% PIU’ SERIE XVI DICEMBRE 2006 99,490 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% PIU’SERIE XIII SETTEMBRE 2006 100,530 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE I GENNAIO 2007 100,170 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

EUROSTOXX 4% SERIE IX GIUGNO 2006 99,870 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A3 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A- | A

EUROSTOXX 4% SERIE XI LUGLIO 2006 100,809 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A-

EUROSTOXX 4,20% SERIE III FEBBRAIO 2007 96,690 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 92,760 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | - | A CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE IX 100,809 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A-

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE VI 99,870 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A3 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A- | A

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE X 100,150 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE XI 100,530 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE XII 100,090 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE XIII 99,730 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2006/2012 SERIE XIV 99,490 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

INDEX “DJ EUROSTOXX 6Y” BSG 2007/2013 SERIE V 96,690 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

INDEX “EUROSTOXX50 - SWING 6Y” BSG-2007/2013 SERIE II 100,170 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Index “Alternative Basket 5Y” BSG 2007/2012 Serie XI 95,620 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie IX 99,381 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie X 100,140 HBOS TREASURY SERVICES PLC A1 | - | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VI 91,920 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VII 94,251 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

PROSPETTO DEI VALORI CORRENTI DELLE

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/06/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Adesso Index Aprile ‘07 95,800 MERRILL LYNCH & CO. INC. Baa1 | A- | A BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Adesso Index Febbraio ‘07 99,388 B.CA POPOLARE DI VERONA NOVARA Scarl Baa3 | BBB- | BBB * BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Alba Carim Index 08/07 99,907 CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI S.p.A. - ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Alti Percorsi Index 1 – 2007 99,977 BANCA POPOLARE DI CIVIDALE SCPA Ba2 | - | - UBS Ltd Aa3 | A | A

Carichieti Index Linked 2007 99,201 INTESA SANPAOLO S.p.A. A3 | BBB+ | A- BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

Creberg altiplano marzo 07 99,350 CREDITO BERGAMASCO S.p.A. - | BBB- | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Altiplano Aprile ‘07 94,670 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Creberg Polar Aprile ‘07 94,450 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Derby Index Linked Dicembre 2006 96,620 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB UNICREDIT S.p.A. A3 | BBB+ | A- **

Derby Index Linked Ottobre 2006 97,860 BANCA POPOLARE DI BARI Scrl - | (1) | - BANCA ALETTI & C. S.p.A. - | BBB- | BBB

Duomo Index Nuove Frontiere IV serie 99,850 INTESA SANPAOLO S.p.A. A3 | BBB+ | A- DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

Index Scatto piu’ Persona Life 99,500 SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Index Up 1-2008 90,060 MORGAN STANLEY A2 | A- | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Scelgo Index 11 99,924 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - CITIBANK N.A. A1 | A | A

Scelgo Index 13 99,601 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - BARCLAYS BANK PLC Aa3 | A+ | A

Scelgo Index 14 99,249 CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA S.p.A. Ba3 | - | - JP MORGAN CHASE BANK Aa3 | A | A+

Treviso Index 2007 99,977 BANCA POPOLARE DI CIVIDALE SCPA Ba2 | - | - UBS Ltd Aa3 | A | A

Carismi Più Certezza 10 100,183 C. DI RISP. DI SAN MINIATO S.p.A. - | (1) | - SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Carismi Più Certezza 11 102,680 BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A- BANCO BILBAO SA Aa3 | BBB+ | A

Carismi Più Certezza 3 99,583 C. DI RISP. DI SAN MINIATO S.p.A. - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Carismi Più Certezza 5 101,301 BEAR STEARNS COMPANIES INC. A2 | A | A+ DEUTSCHE BANK AG Aa3 | A+ | A+

CARISMI Più Certezza 8 90,790 UNICREDIT S.p.A. A3 | BBB+ | A- ** SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Carismi Più Certezza 9 91,490 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

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(1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl

** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A.

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/06/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Lombarda vita 6&6 97,350 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Lombarda vita 6&6 New 98,070 MORGAN STANLEY A2 | A- | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 103,060 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Lombarda Vita BRIC 40 “5 + 5” 96,180 NIBC Bank NV - | (1) | - CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

LOMBARDA VITA BRIC 40 “5,10 + 5,10” 93,530 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Lombarda Vita Classic Markets 99,959 CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Lombarda Vita Classic Markets New 96,040 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - BANCO BILBAO SA Aa3 | BBB+ | A

Lombarda Vita Euro Sector 95,990 MEDIOBANCA S.p.A. - | BBB+ | - FORTIS BANK SA A1 | AA- | A

Lombarda Vita Euro Sector New 93,940 BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A- BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Presente e Futuro 2007-2012 Serie XIV settembre 2007 95,620 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Presente e Futuro Serie XVI 2007 95,620 NIBC Bank NV Baa3 | BBB- | BBB CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie II 2007 100,170 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie V 2007 96,690 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A COMMERZBANK AG A2 | A | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie VI 2007 91,920 C.SSE CENTR.DU CREDIT IMM. DE FRANCE A1 | - | A ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie X 2007 94,251 BANK AUSTRIA CREDITANSTALT AG A2 | A | A BANCO SANTANDER S.A. A3 | A- | BBB+

SWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVI 2006 100,530 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XVII 2006 100,160 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

SWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVIII 2006 100,090 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XX 2006 99,730 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

Swing DJ Eurostoxx50 Serie XXII 2006 99,490 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Tortona Borse Piu’ Index Serie LI 2006 99,870 GOLDMAN SACHS GROUP, INC. A3 | A- | A ROYAL BANK OF SCOTLAND PLC A3 | A- | A

Tortona Borse Piu’ Index Serie LIII 2006 100,809 MORGAN STANLEY A2 | A- | A BANCA IMI S.p.A. A3 | BBB+ | A-

Tortona Borse Piu’ Index Serie LV 2006 100,530 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Tortona Borse Piu’ Index Serie LVI 2006 100,090 ABN AMRO BANK NV A2 | A | A

Tortona Borse Piu’ Index Serie LVIi 2006 99,730 BNP PARIBAS Aa3 | AA- | A+

POLIZZE INDEX LINKEDDATA ULTIMA QUOTAZIONE AL 15 GIUGNO 2012

Index Linked Bull Dividend 98,070 BARCLAYS BANK PLC Aa3 | A+ | A SOCIETÉ GENERALE A1 | A | A+

Nikkei Avenue 99,510 BANCA ITALEASE S.p.A. Ba1 | - | BBB INTESA SANPAOLO S.p.A. A3 | BBB+ | A-

SOLO FRUTTI - SERIE VI 2003 150,830 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie I 151,820 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie II 150,830 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie III 149,830 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie IV 148,830 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

SoloFrutti serie V 150,970 SOLUZIONE FUTURO S.r.l. - | - | AA CREDIT SUISSE INTERNATIONAL Aa1 | A+ | A

PRODOTTO INDEX VALORE AL EMITTENTE TITOLO MOODY EMITTENTE OPZIONE MOODY 15/06/2012 OBBLIGAZIONARIO S&P | FITCH S&P | FITCH

Previsioni nelle città d’Italia

min max S D L

PIEMONTE Alessandria 19 27 Asti 20 28 Cuneo 18 27 Novara 18 28 Torino 20 28 Verbania 19 27 Vercelli 19 29 VALLE D’AOSTA

Aosta 13 23 LOMBARDIA

Bergamo 18 29 Brescia 17 28 Como 18 26 Cremona 20 31 Lecco 18 28 Lodi 19 30 Mantova 20 32 Milano 20 30 Pavia 18 28 Sondrio 18 29 Varese 17 27 TRENTINO-ALTO ADIGE

Bolzano 18 30 Trento 22 30 VENETO

Belluno 18 28 Padova 20 31 Rovigo 20 32 Treviso 21 31 Venezia 21 30 Verona 20 31 Vicenza 20 32 FRIULI-VENEZIA GIULIA

Gorizia 20 30 Pordenone 18 31 Trieste 22 29 Udine 19 31 LIGURIA

Genova 21 27 Imperia 20 25 La Spezia 21 29 Savona 20 28 EMILIA-ROMAGNA

Bologna 20 34 Ferrara 20 32 Forlì 19 32 Modena 21 32 Parma 20 31 Piacenza 18 31 Ravenna 20 32 Reggio Emilia 21 31 Rimini 21 31 TOSCANA

Arezzo 16 32 Firenze 18 33 Grosseto 18 32 Livorno 18 31 Lucca 19 31 Massa Carrara 20 30 Pisa 16 29 Pistoia 20 31 Prato 20 32

min max S D L

Siena 17 31 UMBRIA

Perugia 16 33 Terni 21 33 MARCHE

Ancona 20 31 Ascoli Piceno 20 32 Macerata 19 32 Pesaro 20 32 Urbino 18 31 LAZIO

Frosinone 19 31 Latina 19 30 Rieti 21 31 Roma 20 32 Viterbo 18 30 ABRUZZO

Chieti 20 31 L’Aquila 16 29 Pescara 21 30 Teramo 19 32 MOLISE

Campobasso 20 27 Isernia 20 30 CAMPANIA

Avellino 21 31 Benevento 23 32 Caserta 22 32 Napoli 21 31 Salerno 22 32 PUGLIA

Bari 22 31 Brindisi 23 29 Foggia 22 32 Lecce 23 30 Taranto 23 31 BASILICATA

Matera 21 28 Potenza 18 28 CALABRIA

Catanzaro 21 30 Cosenza 23 31 Crotone 22 32 Lamezia Terme 21 29 Reggio Calabria 23 31 Vibo Valentia 18 27 SICILIA

Agrigento 22 30 Caltanissetta 21 28 Catania 19 31 Enna 21 32 Messina 24 29 Palermo 24 33 Ragusa 18 28 Siracusa 21 33 Trapani 21 32 SARDEGNA

Cagliari 22 32 Nuoro 20 27 Olbia 21 31 Oristano 22 31 Sassari 20 29

Canale 27 digitale terrestre

• Aosta

• Torino • Milano

• Trieste

• Venezia

• Genova

• Bologna

• Firenze

• Ancona

• Perugia

• ROMA

• L’Aquila

• Campobasso

• Napoli

• Bari

• Potenza

• Catanzaro

Palermo•

• Cagliari

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AGLI ESTREMI

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Domani

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mosso

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Forte

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