GERICO Ritorno a Gerico...La collina su cui sorge Gerico è situata 8 km a nord del Mar Morto, a 250...

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24 ARCHEO Tell es-Sultan, la «collina del principe», è un luogo simbolo dell’archeologia vicino-orientale. Indagato a partire dal 1868, racchiude le rovine di quella che è stata definita la «città piú antica del mondo». Oggi, dopo un’interruzione di oltre dieci anni do- vuta alle vicende geopolitiche che hanno interes- sato la regione, sono ripresi gli scavi guidati dalla Missione dell’Università di Roma «La Sapienza». Essi gettano nuova luce su una storia complessa e avventurosa, iniziata 10 000 anni fa SCAVI GERICO U n profumo intenso: il gel- somino, la buganvillea, i li- moni; un’aria densa quasi inebriante, un caldo afoso, una luce accecante che solo all’alba e al tra- monto si stempera in mille colori riflessi dalla mole dolomitica del Monte delle Tentazioni;l’incessan- te canto e lo stormire degli uccelli; l’ombra netta e quasi gelida della sorgente di ‘Ain es-Sultan; le palme scosse dal vento; il miraggio della li- nea immota all’orizzonte meridio- nale del Mar Morto; il sole che sor- ge nel viola delle montagne dell’al- topiano della Giordania: questa, da diecimila anni, è Gerico. Uno dei luoghi del Vicino Oriente dove piú lunga e continua è stata l’occupa- zione umana, e dove sono stati compiuti passi fondamentali della storia dell’Uomo. Nella primavera di quest’anno, a Tell es-Sultan (è questo il nome arabo della colli- netta artificiale) sono riprese le in- dagini archeologiche da parte del- la missione dell’Università di Roma «La Sapienza» e del Dipartimento delle Antichità dell’Autorità Na- zionale Palestinese. ATell es-Sultan sono emersi i resti di una grande capitale dei Cananei, difesa da possenti terrapieni e cinta di mura per tutta l’età del Bronzo (mura crollate drammaticamente diverse volte); poi, nell’età del Fer- Ritorno a Gerico Scavare tra archeologia e leggenda Ritorno a Gerico Scavare tra archeologia e leggenda di Lorenzo Nigro

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Tell es-Sultan, la «collina del principe», è un luogosimbolo dell’archeologia vicino-orientale. Indagatoa partire dal 1868, racchiude le rovine di quella cheè stata definita la «città piú antica del mondo». Oggi, dopo un’interruzione di oltre dieci anni do-vuta alle vicende geopolitiche che hanno interes-sato la regione, sono ripresi gli scavi guidati dallaMissione dell’Università di Roma «La Sapienza».Essi gettano nuova luce su una storia complessa eavventurosa, iniziata 10 000 anni fa

SCAVIGERICO

Un profumo intenso: il gel-somino, la buganvillea, i li-moni; un’aria densa quasi

inebriante, un caldo afoso, una luceaccecante che solo all’alba e al tra-monto si stempera in mille coloririflessi dalla mole dolomitica delMonte delle Tentazioni; l’incessan-te canto e lo stormire degli uccelli;l’ombra netta e quasi gelida dellasorgente di ‘Ain es-Sultan; le palmescosse dal vento; il miraggio della li-

nea immota all’orizzonte meridio-nale del Mar Morto; il sole che sor-ge nel viola delle montagne dell’al-topiano della Giordania: questa, dadiecimila anni, è Gerico. Uno deiluoghi del Vicino Oriente dove piúlunga e continua è stata l’occupa-zione umana, e dove sono staticompiuti passi fondamentali dellastoria dell’Uomo. Nella primaveradi quest’anno, a Tell es-Sultan (èquesto il nome arabo della colli-

netta artificiale) sono riprese le in-dagini archeologiche da parte del-la missione dell’Università di Roma«La Sapienza» e del Dipartimentodelle Antichità dell’Autorità Na-zionale Palestinese.A Tell es-Sultan sono emersi i restidi una grande capitale dei Cananei,difesa da possenti terrapieni e cintadi mura per tutta l’età del Bronzo(mura crollate drammaticamentediverse volte); poi, nell’età del Fer-

Ritorno a GericoScavare tra archeologia e leggenda

Ritorno a GericoScavare tra archeologia e leggenda di Lorenzo Nigro

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Un gruppo di beduini sosta davanti alMonte delle Tentazioni (sullo sfondo,

al centro), visto dal sito di Gerico,in una foto dei primi del Novecento.

A sinistra, nel riquadro: vedutagenerale da ovest del sito

di Tell es-Sultan/antica Gerico,con l’oasi sullo sfondo.

ro, i resti di un centro ancora fon-damentale al confine tra i regni diMoab,Ammon e Giuda, inserito adhoc nel biblico racconto della con-quista della Terra Promessa da par-te del popolo ebraico (Giosuè 6, 1-27); infine, i resti dell’abitato roma-no, bizantino e quelli del vicinoQasr Hisham, il palazzo di uno deiprimi califfi omayyadi, completanouna traversata di culture e civiltàtutta racchiusa in un piccolo fazzo-

letto di terra accanto a una rigo-gliosa sorgente.Come hanno ancora una volta di-mostrato gli scavi conclusi nel me-se di aprile, l’archeologia di Gericoconsente di sfogliare il libro di unastoria lunga 10 000 anni, risalendonel tempo. Man mano che la pic-cozzina dell’archeologo affonda nelterreno e le sue mani raccolgonomille frammenti ceramici e selci,una lunga tela si dipana, lentamen-

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La collina su cui sorge Gerico è situata8 km a nord del Mar Morto, a 250 m circa sotto il livello del mare

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tizio, tipici del paesaggio vicino-orientale, n.d.r.) tra Betlemme eHebron – gruppi di cacciatori e rac-coglitori che percorrevano la Valledel Giordano impiantarono campistagionali. Sono proprio questicampi, con le loro piccole capannecircolari dal piano di calpestio in-terno seminterrato, a offrire le piúantiche testimonianze umane dal-l’area di Tell es-Sultan, consenten-doci di partire dall’ultima fase dellacaccia e della raccolta nel nostrocammino nella storia di Gerico.All’interno delle piccole capannesono stati rinvenuti vari strumenti,tra i quali spiccano ossa animali la-vorate con microliti inseriti in mo-do da ottenere strumenti da taglio

o lavorazione.L’assidua frequentazione dell’areaimmediatamente a ridosso dellasorgente si trasforma gradatamentenel X e IX millennio da presenzastagionale in occupazione stabile daparte di gruppi che r iescono asfruttare sempre meglio le risorsedifferenziate, ma complementari,offerte dall’oasi e dal territorio se-mi-desertico circostante, dove vi-vono animali selvatici, come le gaz-zelle, che costituiscono una fontedi sostentamento primaria per iprimi abitanti di Gerico.La prima comunità,dunque, si stan-zia definitivamente presso la sor-gente e si identifica attraverso unparticolare trattamento dei defunti.

Le terredell’anticaPalestina conindicate leprincipali localitàbibliche earcheologiche.

te, sempre piú all’indietro verso se-coli bui e lontani, fino alle epochein cui l’uomo non aveva ancora in-ventato la ceramica, sino a quandonon aveva ancora sperimentato ilprimo mattone di paglia e fango erealizzato, con l’erezione di unamonumentale torre di pietra (vedifoto alle pp. 36-37 ), la prima operad’architettura collettiva difensiva,sino a quando non aveva ancoracompiuto l’addomesticamento del-le piante e degli animali, riuscendocosí con l’agricoltura e l’alleva-mento a raggiungere una piena ca-pacità di sussistenza.Ripercorriamo questi passi straor-dinari dell’uomo attraverso le sco-perte di quattro diverse spedizioni,che dall’inizio del Novecento han-no esplorato Gerico.Situata sul fianco occidentale dellaValle del Giordano, a soli 8 km dal-la sponda settentrionale del MarMorto, l’oasi di Gerico è un ecosi-stema straordinariamente favorevo-le all’insediamento umano per viadel fiume sotterraneo che, dopoavere raccolto le acque della faldarocciosa delle montagne del Deser-to di Giuda, sgorga ai piedi della fa-lesia calcarea dominata dal Montedelle Tentazioni.La sorgente di ‘Aines-Sultan (la biblica fonte di Eli-seo), fu dunque il fulcro attorno alquale si sviluppò un longevissimoinsediamento umano.La grande va-sca ovale (vedi la foto a p. 28 e i dise-gni a p. 31) che raccoglie l’acquafresca è ancora oggi cristallina e daessa si dipartono quattro ruscelliche irrigano tutta l’oasi.

I primi frequentatori stabili(9500-8500 a.C.)A fianco della sorgente, sul grandeprato sempreverde che la circonda-va, dove si affollavano le specie avi-cole e spontaneamente crescevanonumerose piante, alberi da frutto ecereali selvatici, già alla fine dell’E-pipaleolitico o Natufiano – la de-nominazione assunta in Palestina daquesta fase della preistoria, cheprende il nome dalla facies scopertanello Wadi Natuf (wadi,o uadi, indi-ca i corsi d’acqua a regime torren-

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a Gerico sono emersi nella lunga eprofonda trincea scavata da Ka-thleen Kenyon sul fianco occiden-tale del tell (vedi box alle pp. 36-37):il villaggio neolitico raggiunge l’e-stensione eccezionale per l’epoca di3 ettari e viene munito di una pos-sente cinta di fortificazione co-struita in pietra fino a un’altezza ac-certata di 5,75 m. Proprio la pre-senza della cinta fortificata e le di-mensioni di Gerico neolitica, oltrea testimoniare il notevole grado dicomplessità sociale cosí precoce-mente raggiunto, sono alla base del-la sua fama universale di «città piúantica del mondo». La fertilità del-l’oasi e la disponibilità di impor-tanti materie prime estratte sulle ri-

Le piú antiche deposizioni rinve-nute sono contraddistinte dal fattodi raccogliere i cadaveri di diversiindividui, tutti acefali. Le teste, ta-gliate,erano sepolte in apposite fos-se al di sotto della pavimentazionedelle capanne. Il cranio diviene l’e-lemento identificativo del grupposociale, sia in vita (attraverso prati-che che prevedevano la deforma-zione di questo nei neonati, conl’applicazione di particolari fascia-ture), sia post mortem con la raccol-ta e sepoltura rituale dei teschi, untratto questo che diverrà distintivoper molti secoli della comunitàpreistorica di Gerico.

La nascita dell’agricoltura(8500-7500 a.C.)Il passaggio a un insediamento stan-ziale ha nel tempo effetti innovatividi grande portata. La coltivazionedei cereali selvatici e delle legumi-nacee diviene un’attività primariaper il sostentamento della comunità,che inizia a sviluppare strumenti li-tici e di altri materiali per le nuovenecessità della vita agricola sedenta-ria. Nella prima fase del PeriodoNeolitico (Neolitico Aceramico A,8500-7500 a.C.), quando l’argillanon è ancora stata scelta come ma-teria con cui dare forma ai conteni-tori e alle suppellettili, è proprio aGerico che ha luogo quella com-plessa trasformazione che è stata de-finita la rivoluzione neolitica, graziealla quale l’uomo divenne capace diprovvedere autonomamente allaproduzione di cibo necessario allapropria sussistenza. Il raggiungi-mento di tale obbiettivo, persegui-to per millenni, apre nuove pro-spettive alla comunità, che cresce esi struttura sempre di piú.I risultati piú appariscenti della fio-ritura della prima società neolitica

ve del Mar Morto, vale a dire il sa-le e il bitume, sono elementi cheper la prima volta concorrono allosviluppo della società, in grado didar vita a un sistema di scambi tracomunità di villaggio, che può es-sere considerato un predecessoredel commercio,con conchiglie, tur-chese e ossidiana.Il controllo e lo scambio di questematerie prime e status symbol di-vengono infatti parte integrantedell’economia di Gerico neolitica,insieme alla coltivazione di diversespecie di cereali.Allo stesso tempoinizia l’allevamento di alcune specieanimali, in particolare dei capro-ovini e, soprattutto, dei bovini finoad allora lasciati allo stato brado,an-

Veduta da est del fianco meridionaledi Tell es-Sultan/antica Gerico; sulladestra, in primo piano, le possentifortificazioni in pietra alla base delterrapieno del Bronzo Medio II(1800-1650 a.C.), fiancheggiate da unastrada; in secondo piano, un bastioneaggettante dalla stessa struttura.

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che se non si rinuncia alla caccia, fa-vorita dalla forte presenza di gaz-zelle nella Valle del Giordano e dal-la ricca avifauna dell’oasi.Nel momento di massima fiorituradel primo insediamento stabile, lalinea di fortificazione viene rinfor-zata all’esterno con l’aggiunta di unfossato largo 9 m e profondo piú di2,e all’interno con la costruzione diun torrione in pietra alto 8 m elargo altrettanto, con un alzatoche si rastrema leggermente ver-so l’alto. Si tratta di un’opera mo-numentale (vedi alle pp. 36-37),che testimonia un precocissimo svi-luppo organizzativo nella comunità,non solo per la concezione archi-tettonica, per il procacciamentodella pietra e la particolare tecnicadi messa in opera, ma anche per ladistribuzione delle mansioni lavo-rative connesse alla realizzazionedella struttura.Alla torre si accede-va da una piccola porta sul lato est,che introduceva a una ripida scala,costruita con maestria, che condu-ceva direttamente sulla sommità.

Diverse successive ricostruzioni delmonumento,vero simbolo della ci-viltà neolitica del Levante, dannotestimonianza dell’intensa attivitàedilizia del Neolitico Aceramico,periodo in cui Gerico anticipa inmolti aspetti quelle che saranno leconquiste del Neolitico pieno nelresto della Mezzaluna Fertile, circadue millenni dopo (l’unico sito cheabbia sinora rivelato opere parago-nabili in epoca cosí antica è Gö-bekli Tepe, in Anatolia orientale(vedi «Archeo» n. 279, maggio2008).Attorno al 7500 a.C. il gran-de villaggio conosce, tuttavia, unarepentina crisi, e viene abbandona-to per ragioni ancora imprecisate.I recenti scavi della nostra missionehanno portato ad alcune inaspetta-te scoperte relative alla fase delNeolitico Aceramico A. Addossataalla Torre circolare sul lato nord èstata trovata una struttura in matto-ni di paglia e fango, differenti daigrandi mattoni detti «a sigaro» del-la fase successiva e sinora conside-rati in assoluto i piú antichi matto-

ni. I mattoni del muro portato allaluce hanno forma di pagnottelle,con una base piana e una superficieconvessa, e sono disposti in opera ditaglio a corsi alterni. Nella malta difango che costituisce il muro si ri-conosce la presenza di cenere e car-boni, mentre i mattoni stessi sonomolto compatti e di colore mar-roncino giallastro.

Agricoltori e allevatori(7500-6000 a.C.)Il successivo stadio di sviluppo del-la prima società agricola di Gerico

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Un fiume di acqua potabileNel cuore di Gerico si trova la sorgente di ‘Ain es-Sultan, un vero eproprio fiume d’acqua potabile che sgorga dal Monte delleTentazioni e alimenta una grande vasca (70 x 20 m), costruita daisultani ottomani. Da qui l’acqua purissima e copiosissima venivaindirizzata, attraverso quattro canali principali, ad alimentare igiardini e i campi coltivati nell’oasi. Dalla sorgente di ‘Ain es-Sultan (la biblica Fonte di Eliseo), Gerico trasse vita per millenni,custodendola al centro di un complesso sistema di difese, resofamoso dalle descrizioni bibliche, per le quali l’oasi, rigogliosa,lucente e profumata era immagine del Paradiso sulla terra.

´Ain es-Sultan, la «Fontedel principe» è il nomedella sorgente chealimentava la comunità

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Veduta generale da ovest del sitodi Tell es-Sultan/antica Gerico,

con l’oasi sullo sfondo.

si ha nel Neolitico Aceramico B(7500-6000 a.C.),quando riprendein maniera sistematica la produzio-ne di cibo, questa volta in comple-ta sintonia con le altre aree di pun-ta della Mezzaluna Fertile(Çayönü, Giarmo, Ali Kosh, TellBuqras, ‘Ain Ghazal). I resti fauni-stici testimoniano l’avvenuto addo-mesticamento dei capro-ovini, an-che se resta ancora molto alta lapercentuale di attestazioni dellagazzella, testimoniando come lacaccia fosse ancora un’importantefonte di sussistenza.Anche in que-sta fase l’insediamento è difeso dauna cinta di mura, mentre la tipo-logia delle abitazioni cambia deci-samente per il prevalere della pian-ta quadrangolare, ampliabile permoduli, a fronte di quella circolaredel periodo precedente.Mattoni di paglia e fango essiccatial sole dalla caratteristica forma «asigaro», che si distinguono per lapresenza di profonde fessure pro-dotte dalla mano dell’operaio eadatte a facilitare la presa della mal-

ta di fango,vengono prodotti in se-rie e divengono di uso comunenell’architettura domestica. Lo svi-luppo della tecnica costruttiva è al-tresí testimoniato dall’uso di into-naci e rivestimenti dipinti o deco-rati plasticamente,oltre che dall’ar-ticolazione delle strutture abitative.Il culto dei defunti è ancora vi-vo. Essi vengono solitamente se-polti sotto il pavimento delle ca-se, ma – secondo la tradizionelocale – le teste sono staccate daicorpi per essere modellate congesso o argilla e decorate da con-chiglie e pittura, divenendo og-getto del culto domestico degliantenati. I crani modellati e di-pinti, con conchiglie al posto de-gli occhi, sono un simbolo di Ge-rico in questa particolare fase delNeolitico (vedi foto alla p. 39).Kathleen Kenyon attribuí alcunestrutture cultuali, tra cui una conun betilo (una pietra sacra, forsedall’ebraico bet’el, «casa del dio»,n.d.r.) e un teschio in un angolo, aquesta fase, dove la presenza dei

luoghi di culto è senz’altro un’ulte-riore acquisizione sociale.Negli ultimi scavi della «Sapienza»è stata effettuata una scoperta rela-tiva a questa fase. A breve distanzadalla torre circolare del NeoliticoAceramico A, è stata individuatauna cista in pietra celata sotto il pa-vimento di un’abitazione, conte-nente un teschio sepolto su un la-to, con un microlite sotto la man-dibola (vedi box a p. 34).Si tratta diuna ulteriore importante testi-monianza del culto degli antena-ti, come primo sentimento reli-gioso sviluppato dalla comunitàneolitica di Gerico.Le mura dell’insediamento vengo-no ricostruite anche in questa fase,a dimostrazione della continua cre-scita di Gerico neolitica, in questocaso determinata dall’avvenuta ca-nalizzazione dell’oasi e al rinnova-to impulso delle attività estrattive ecommerciali. Ma anche la fiorentecomunità del Neolitico AceramicoB non compie tuttavia il salto deci-sivo verso l’urbanizzazione: una

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Qui sopra e adestra: vedutagenerale da suddel sito di Telles-Sultan/anticaGerico; in primopiano, lapoderosa cintadifensiva inpietra delBronzo Medio II(1800-1650 a.C.)portata alla lucedurante lacampagna 2009.

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nuova crisi interviene, e nel perio-do detto Yarmukiano (6000-5500a.C.) Gerico torna a essere una col-lina semiabbandonata.

L’invenzione della ceramica(5500-4000 a.C.)L’orizzonte culturale gerichiotanel VI millennio a.C. (NeoliticoCeramico A) è il prodotto di diffe-renti condizioni di sviluppo e pre-senta caratteri di difficile interpre-tazione. L’invenzione, o, forse me-glio, la comparsa della ceramica,dapprima grezza, contraddistintada decorazioni incise atte anche amigliorarne le proprietà plastiche,segna un passaggio decisivo e,mol-to probabilmente, rappresenta uncambiamento anche del popola-mento del sito.Non è, quindi, scontato che si trat-ti di uno sviluppo in continuità conle fasi precedenti, tant’è vero chenello strumentario litico si riscon-tra una modificazione e riduzionedelle tipologie connesse alla produ-zione agricola. I resti paleoambien-tali e faunistici indicano una certaritrazione dell’agricoltura, mentrel’allevamento dei capro-ovini restauna fondamentale fonte di procac-ciamento di risorse alimentari.L’in-sediamento di quest’epoca non èricostruibile, ma sembra evidenteche si tratta nuovamente di un abi-tato aperto, in una prima fase concapanne erette su battuti pavimen-

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Pianta della cittàdi Gerico nelBronzo Antico III(2700-2300 a.C.).con la doppia cintamuraria e il quartieredi case private sulpianoro settentrionale.

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tali identificati dagli scavi, che ce-dono gradualmente il posto a unitàabitative costituite da fosse semin-terrate con alzato in muri di mat-toni crudi e probabile coperturastraminea.Negli anni Trenta, l’archeologo bri-tannico John Garstang rinvenne ol-tre ai noti crani modellati, anchedue statuine fittili di dea Madre eun possibile sacello di culto rettan-golare, con una stipe nella quale erauna statua in gesso con il voltomodellato, dipinto e decorato daconchiglie marine (vedi foto a p.39).Si tratta di un’opera che ha tro-vato diversi decenni dopo un pun-tuale confronto nella serie di statuein gesso scoperte ad ‘Ain Ghazal, inGiordania. Un netto cambiamentoè rappresentato dalla successiva facies

Torre e muraurbiche delNeolitico

Aceramico,8500-7500 a.C.

Mura urbiche dell’età delBronzo Antico II, 3000-

2700 a.C. (in giallo); dop-pia cinta muraria dell’età

del Bronzo Antico III,2650-2350 a.C.

Mura urbichedell’età delBronzo Antico III

Area A: torredell’età del

Bronzo Medio II,1800-1650 a.C.

Area A: case dell’età delBronzo Medio II,1800-1650 a.C.

Area E: mura in blocchi di pietra dell’età del BronzoMedio II,1800-1650a.C.

Area F: quartiereresidenziale dell’etàdel Bronzo Antico III,

2700-2350 a.C.

Area G: palazzodell’età delBronzo AnticoIIIB, 2450-2350a.C.

Area D: mura inmattoni crudi

dell’età delBronzo Medio I,1900-1800 a.C.

Unità abitativedi età bizantina

Torre nord-occi-dentale dell’età

del Bronzo AnticoIII, 2650-2350 a.C.

Torchi vinari ecapitello di etàromana, II-III sec.d.C.

ENTRATA

PUNTO PANORAMICO

Terrapieno dell’etàdel Bronzo MedioII, 1800-1550 a.C.

Area B: edificio dell’età del

Bronzo Antico IIIB, 2450-2350 a.C.

Mura ciclopichedell’età del

Bronzo Medio III,1650-1550 a.C.

Trincea III

Trincea II

Trincea I

Torre nord-occidentale

Doppia cinta muraria

‘Ain es-Sultan

Possibile porta Urbica

Edificio B1

N

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SCHEMA CRONOLOGICO DELL’OCCUPAZIONE DI GERICO

Natufiano (a Gerico anche 9500-8500 alcuni livelli sopra caccia e raccoltadetto Protoneolitico) la roccia vivaNeolitico Aceramico A 8500-7500 torre e mura in pietra, villaggio di ampia

primi mattoni crudi estensione, domesticazione e agricoltura incipiente

Neolitico Aceramico B 7500-6500/6000 vari livelli, crani rivestiti villaggio, domesticazione e in gesso e argilla agricoltura incipiente(culto degli antenati)

Neolitico Ceramico A-B 6500/6000-5000 A vari livelli villaggio, domesticazione – 5000-4300 B e agricoltura piena

Calcolitico 4300-3400 non attestato abbandonoBronzo Antico (BA) 3400-3000 necropoli, vari livelli formazione del primo I – periodo protourbano insediamento urbano; primi

contatti commerciali con l’Egitto

BA II-III – periodo urbano 3000-2300 tre livelli successivi di mura florida città fortificata; urbiche in mattoni; necropoli, nascita della cittàquartiere di abitazioni, in Siria-Palestinaedificio crollato con focolare

BA IV 2300-2000 necropoli, pochi livelli riduzione dell’insediamento a piccolo villaggio; crisi del sistema urbano

Bronzo Medio (BM) I 2000-1800 costruzione del primo città-stato; ripresa dei terrapieno con grande contatti con i faraoni muro sulla sommità, della XII dinastiadurato fino al 1700

BM II 1800-1650 grande edificio fuori delle città-stato; fioritura della mura, con cortile, forno e seconda urbanizzazione macine, ca. 1700; necropoli palestinese

BM III 1650-1550 grande muro in pietra città-statoalla base del secondo terrapieno; necropoli

Bronzo Tardo 1550-1200 scarsi resti campo di rovine con sparse case; Ahmose conquista la Palestina

Ferro II – Periodo Israelitico 1000-700 alcuni edifici domestici villaggionella parte nord del sito

Ellenistico-Romano dal 300 a.C. scarsi resti-Bizantino-Islamico

PERIODO ANNI A.C. MONUMENTI STORIA, ECONOMIA E SOCIETÀ

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culturale definita Neolitico Cera-mico B, altrove attestata in direttasuccessione con il Periodo Yar-mukiano e quindi solo di poco piútarda rispetto al Neolitico Cerami-co A. La ceramica presenta un’altaqualità di manifattura, contraddi-stinta dal largo impiego delle in-gubbiature (i vasi vengono immer-si in argilla liquida prima di esserecotti, in modo da ottenere un rive-stimento uniforme della superficie)

e di decorazioni dipinte di colorerosso. L’insediamento è di nuovocomposto da abitazioni rettangola-ri costruite con mattoni d’argillacruda, ed è delimitato da un murodi fortificazione spesso 2,5 m.Si riscontra, dunque, nel NeoliticoCeramico, un secondo processo dicrescita interna di un’esperienza in-sediativa di una comunità rurale.Tuttavia, nonostante la comparsadella ceramica fine, la comunità di

Gerico del V millennio raggiungeun’articolazione interna e una pro-pensione alla crescita minori diquella dei millenni precedenti, co-sicché, quando nel IV millennio siafferma in Palestina la cultura cal-colitica, caratterizzata dalla primadiffusione del rame, l’occupazioneumana nell’oasi di Gerico si coa-gula in siti altri che Tell es-Sultan,sulle sponde dello Wadi en-Nueima(Tell el-Mafjar) e dello Wadi Qelt,

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Qui sopra: vedutaaerea dellefortificazioni delBronzo Medio(1900-1550 a.C.)nelle Aree E(in primo piano)e A (sullo sfondo).A destra: una fasedi scavo nelquartiere diabitazionidel BronzoAntico II-III(3000-2300 a.C.)nell’Area F,sul pianorosettentrionaledel tell.

LA «CITTÀ PIÚ ANTICA DEL MONDO»

Le dimensioni e la monumentalità dell’insediamento di Gerico all’inizio dell’età neolitica nefanno un esempio eccezionale delle conquiste della prima società agricola palestinese e glihanno conferito la meritata fama di «città piú antica del mondo». In verità, dal punto di vistascientifico, si tratta di una definizione anacronistica, poiché è solo all’inizio dell’età del Bronzoche il modello urbano si afferma nella regione. La prima occupazione della zona attorno allasorgente di ‘Ain es-Sultan avviene nella seconda metà del X millennio a.C. (Epipaleolitico oNatufiano) a opera di gruppi di cacciatori e pescatori (sono stati ritrovati ami d’osso), chestabiliscono campi stagionali e sperimentano per la prima volta la coltivazione dei cerealiselvatici. Il successivo Neolitico Aceramico A (8500-7500 a.C.) vede lo stanziamento stabile di unacomunità che gradatamente raggiunge i 2000 abitanti. L’agricoltura e l’allevamento deicaprovini si affermano, accanto alla tradizionale caccia alla gazzella, come principali fonti disussistenza, conducendo la comunità di Gerico a un successo senza pari, rappresentato dallestraordinarie dimensioni raggiunte dall’insediamento (3 ettari), dalla durata della sua continuaoccupazione (tre millenni, dall’8500 al 6000 a.C.) e dalla monumentalità delle sue operedifensive, tra le quali spiccano le mura, alte piú di 6 m, e la grande torre interna in pietra conun diametro di 8,5 m e alta almeno 8. La presenza di una poderosa cinta di fortificazione è uncarattere sicuramente innovativo e unico per l’epoca e indica una complessa organizzazionesociale, in grado di realizzare opere pubbliche. Nel Neolitico Aceramico B (7500-6000 a.C.) la cinta di fortificazione viene rialzata, leabitazioni vengono per la prima volta costruite con mattoni di argilla prodotti in serie, chehanno una forma oblunga «a sigaro» e presentano l’impronta delle mani degli operai; e siafferma il culto domestico degli antenati, testimoniato dall’usanza di modellare con argilla ogesso i teschi e di seppellirli sotto i pavimenti delle case. Agricoltura, allevamento,fortificazioni, opere pubbliche, culto degli antenati, rituale funerario illustrano in modo unico leconquiste della comunità di Gerico nell’epoca in cui l’uomo ancora non utilizzava la ceramica.

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ovvero a Teleilat el-Ghassul sul ver-sante opposto della Valle del Gior-dano,e il sito resta semiabbandona-to fino all’avvento di nuove gentinel Bronzo Antico I.

Il villaggio e la necropoli(3300-3000 a.C.)I nuovi gruppi umani che si inse-diano su Tell es-Sultan nell’ultimoquarto del IV millennio a.C. ri-prendono il consueto impianto diuna comunità agricola, che, tutta-via, in questo caso, sarà in grado dicompiere, dopo secoli di costante eprogressivo sviluppo, il salto versouna piena urbanizzazione.Il nuovo villaggio rurale sorge sulversante settentrionale del sito concapanne circolari fondate su muriin pietra e con alzato in mattonicrudi (probabilmente con una co-

pertura a falsa volta). L’abitato è ra-do e non fortificato, essendo il tellgià elevato 6-8 m sul piano dellacampagna circostante, e si contrad-distingue per la presenza di nu-merose installazioni per la con-servazione dei prodotti agricoli ela produzione alimentare (silos,magazzini, lastre per la prepara-zione). Nel tempo la capanne fa-miliari crescono e vengono trasfor-mate in strutture rettangolari conangoli curvi, piú facilmente assem-blabili, mentre grandi capanne ab-sidate sorgono probabilmente co-me luoghi di riunione comunitaria.Verso la fine della prima fase strati-grafica riconosciuta, viene costrui-to un sacello rettangolare dotato dinicchia, forse per ospitare un beti-lo e di un bancone con incavi cir-colari per libagioni.Allo stesso tem-

po si diffonde una ceramica fine,contraddistinta dalla decorazione abande di linee scure parallele (det-ta appunto «Line Painted Ware»), chesarà l’indicatore guida della fase diurbanizzazione incipiente.Nella necropoli si assiste a un pro-cesso analogo. Inizialmente vengo-no utilizzate grotte sotterranee ria-dattate nel pianoro calcareo a nord-ovest del tell per ospitare i resti diclan familiari, come sembra indica-re l’usanza di disporre lungo i latidella tomba i teschi degli inumati,radunando al centro i corpi e i cor-redi (si è anche ipotizzato che alcu-ni teschi fossero stati traslati da al-tre località al momento dell’inse-diamento sul tell di una popolazio-ne precedentemente seminomade).Altre volte i teschi sono disposti incerchio attorno a un focolare dove

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UN TESCHIO DI 10 000 ANNI FA A 15 m di profondità, sul fianco norddella Trincea I della Kenyon, durantela campagna della primavera 2009 èstato individuato un piano pavimentaledel Neolitico Aceramico B, sotto alquale, in una cista di pietra, era statodeposto un cranio umano, antico dicirca diecimila anni (piú antico deiteschi modellati in gesso rinvenuti daJohn Garstang e Kathleen M. Kenyon).Il teschio, in ottimo stato diconservazione, era accompagnato da

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sono stati bruciati i resti dei relati-vi scheletri. I corredi ceramici del-le tombe di quest’epoca apparten-gono a tre produzioni distinte, atte-state piú o meno contemporanea-mente nella Palestina della primaetà del Bronzo. Si tratta della Cera-mica Rossa Lustrata, della Cerami-ca Dipinta con disegni geometricirossi e della Ceramica Grigia Lu-strata, quest’ultima diffusa preva-lentemente al Nord ed estrema-mente rara a Gerico. Gli archeolo-gi hanno correlato queste produ-zioni a differenti gruppi etnici, tut-tavia sembra piú probabile che que-ste riflettano piuttosto tre diversetradizioni culturali, che, assieme al-la produzione fine della Line Pain-ted Ware e ad alcuni vasi d’imita-zione egiziana, compongono unvariegato mosaico.

Gradualmente il villaggio cresce evengono realizzate opere di terraz-zamento del fianco orientale e sienuclea una strada, che diverrà laprincipale arteria della futura città.Nelle tombe si assiste al passaggioalla deposizione primaria, segnoinequivocabile della piena sedenta-rizzazione della comunità (allo stes-so tempo i corredi includono leforme aperte da mensa, contenito-ri di offerte alimentari che accom-pagnano il defunto). In alcuni casi èpossibile, inoltre, riconoscere unpersonaggio principale, dotato diuna mazza con testa piriforme incalcite o marmo, un’insegna di po-tere di origine egiziana, che diverràcomune a Gerico anche nel perio-do successivo.La fase del Bronzo Antico I vededunque una crescita progressivadella comunità rurale che, sia dalpunto di vista della ricchezza sia daquello delle dimensioni,dà forma aun insediamento articolato,con ter-razze, santuario, strada e settori se-parati per ciascun gruppo di abita-zioni rettangolari, palesemente le-gate dall’appartenenza a un’unicafamiglia; allo stesso tempo,nella ne-cropoli, diviene evidente la specia-lizzazione e la standardizzazioneprogressiva della produzione cera-

mica e la distinzione nei trattamen-ti dei personaggi piú importanti.Tutti questi elementi indicano l’ac-cumularsi di stimoli e di risorse, an-che grazie al proficuo contatto conil nascente regno faraonico, che sa-ranno decisivi per il sorgere dellaprima città.

La nascita della prima città(3000-2700 a.C.)Il villaggio rurale del Bronzo Anti-co I cresce sempre di piú finché, al-l’inizio del III millennio a.C.,un’o-pera edilizia complessiva ne ridise-gna il perimetro e l’organizzazioneinterna, dando forma, per la primavolta, a una vera città,difesa da pos-senti mura, accessibile attraversouna porta, e nella quale si trovano,oltre alle abitazioni, anche un edi-ficio pubblico e un’area sacra. Letestimonianze dal tell e dalla necro-poli consentono di iscrivere Geri-co nella lista dei piú antichi siti pa-lestinesi che mostrino le caratteri-stiche proprie delle società urbane(siti come Arad, Tell el-Areini, et-Tell/‘Ai, Megiddo, Khirbet Yar-muk,Tell el-Hesi, Bab edh-Dhra’,

Gerico, Area A: veduta generaledella Torre A1 del Bronzo Medio I-II(1900-1650 a.C.), da sud-est.

una punta di selce, un microlitedeposto sotto la mandibola(un molare, prelevato, è ora in corsodi analisi). Si tratta del nono craniorinvenuto a Gerico separato dalcorpo, probabilmente al fine dipreservare lo spirito dell’antenatodefunto, il capostipite delgruppo familiare.Nelle immagini, una sequenzaall’inizio del rinvenimento e unparticolare dell’interno del cranio.

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Khirbet al-Batrawy): esistenza diuna centralizzazione produttiva, ac-cumulo e redistribuzione control-lata dei beni, architettura monu-mentale, commercio a lunga di-stanza. I lavori di urbanizzazione te-stimoniano l’affermarsi di un’isti-tuzione centrale che seppe metterea frutto le vantaggiose risorse diGerico, dall’acqua, all’oasi, alle ma-terie prime del Mar Morto, alla po-sizione centrale dell’insediamentorispetto alla direttrice di comunica-zione nord-sud della Valle del Gior-dano e di quella est-ovest che dallaGiordania conduce verso Gerusa-lemme e viceversa.Come hanno dimostrato anche ipiú recenti scavi, l’intervento chepiú contraddistingue la nascitadella prima città nel sito di Telles-Sultan è l’edificazione di uncircuito di possenti mura in mat-toni crudi, secondo uno schemaurbanistico ben definito, che si po-trebbe definire a forma di valva diconchiglia con il vortice sulla sor-gente.Si tratta di una struttura spes-sa circa 3 m in mattoni di fango epaglia essiccati al sole di grandi di-mensioni (0,7 x 0,4 x 0,10-0,19 m)e colore giallo chiaro,eretta su fon-dazioni in scheggioni di calcare,chedescrive un perimetro rettangolareallungato sull’asse nord-sud. Il si-

stema difensivo è completato all’e-sterno da un piccolo terrapieno,ot-tenuto regolarizzando le pendicidel tell. Mentre a nord le mura gi-rano ad angolo retto, sul fianco sud-occidentale il limite difensivo haandamento curvilineo. All’internodella cinta fortificata si estende unfitto tessuto di abitazioni, tagliatoda una strada principale che risaledalla porta a sud-est il pendio dellacosiddetta «Spring Hill», e poi tra-versa la parte alta dell’abitato da

sud-ovest a nord-est. Circa al cen-tro del lato ovest è stata individua-ta una torre semicircolare, tipicadell’epoca, aggiunta alla cinta mu-raria forse con funzione anche dipunto d’avvistamento.A est, gli scavi di questa primavera(un sondaggio di salvataggio in untaglio moderno), hanno confer-mato la presenza di abitazionitutt’intorno alla sorgente di ‘Aines-Sultan; questo dato, corrobora-to anche da alcuni rinvenimenti di

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Il fascino di Gerico, sito biblico, luogo di importanti eventi evangelici,fece sí che l’interesse dei viaggiatori e degli esploratori fosse sempredesto sin dai primi secoli dell’era cristiana. Tuttavia, l’esplorazionearcheologica a Tell es-Sultan ebbe inizio solo nel 1868 a opera delcapitano del Genio britannico Charles Warren, che ritenne il sito «noninteressante», vista la pressoché completa assenza di repertimonumentali. Il primo a comprendere che si trattava di un vero tell fu JohnBliss (1894). Ma Tell es-Sultan divenne un sito di riferimentonell’archeologia orientale grazie ai primi scavi sistematici condotti dallamissione austro-tedesca diretta da Ernst Sellin e Carl Watzinger tra il 1907e il 1909. Ciononostante, l’ancora limitata conoscenza della ceramicaindusse ad alcuni errori di datazione, a cui Watzinger pose rimedio,pubblicando un articolo del 1926, che rivedeva la sequenza di Gerico sullabase delle scoperte effettuate da William Foxwell Albright a Tell BeitMirsim. L’esito principale della correzione cronologica di Watzinger fu laconclusione che al tempo in cui allora si collocava l’assedio di Giosuèdescritto dalla Bibbia, Gerico non era altro che un campo di rovine.Dopo la prima guerra mondiale e l’inizio del protettorato britannico sullaPalestina, l’inglese John Garstang riprese le ricerche a Tell es-Sultan,dal 1930 al 1936. Gli scavi rivelano due importanti novità: l’esistenza di unavasta necropoli a nord del tell e la presenza di significativi strati neoliticinel sito. Garstang, tuttavia, continuò ad avvalorare una sequenzacronologica completamente errata, pur scavando amplissimi settoridell’insediamento sia sulla «Spring Hill» che nella Trincea nord-orientale.Una impostazione completamente nuova alla ricerca fu data dallaseconda missione inglese, diretta da Dame Kathleen M. Kenyon dal 1952al 1958. Gli scavi della Kenyon rappresentano una pietra miliare nellosviluppo dell’archeologia moderna. Con un’équipe internazionale einterdisciplinare, la Kenyon sperimentò a Gerico in maniera sistematica ilmetodo dell’archeologia stratigrafica. Vennero cosí scavate tre profondetrincee, nelle pareti delle quali era possibile leggere nellasequenza degli strati l’intera storia del sito. Tuttavia,per la natura stessa di questo modo di procedere,nessuno dei monumenti incontrati nello scavo fulasciato in piedi, eccetto la grande torre dipietra del Neolitico Aceramico A (vedinell’immagine a sinistra). La missione dellaKenyon esplorò anche l’estesa necropoli che sitrova a nord del tell, scoprendo piú diquattrocento tombe con ricchi corredi di vasi eoggetti. Nel 1958 la Kenyon lasciò Gerico, perrivolgersi a Gerusalemme. Da allora il sito fu prima sotto la giurisdizione giordana,poi, dopo il 1967, sotto l’amministrazione israeliana,rimanendo pressoché abbandonato, se sieccettuano alcuni lavori di sistemazionedovuti allo sfruttamento per fini turistici,fino al 1994 quando fu istituito ilDipartimento delle Antichitàdell’Autorità Nazionale Palestinese.Dal 1997 vi opera una missionearcheologica dell’Università diRoma «La Sapienza» e dellostesso Dipartimento (MOTADACH) diretto da Hamdan Taha.

LE TRINCEE DI DAME KATHLEEN

In alto, a sinistra: Gerico, Trincea I: latorre circolare in pietra del NeoliticoAceramico A (8500-7500 a.C.).Qui sopra: veduta storica degli scavidella torre circolare neolitica neglianni Cinquanta del secolo scorso.A destra: l’archeologa britannicaKathleen M. Kenyon, che diresse gliscavi a Gerico dal 1925 al 1958.

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John Garstang del 1931, ha dimo-strato come la sorgente fosse giàinserita all’interno delle mura delBronzo Antico sin dalla fondazio-ne della città.Anche la necropoli vive significati-vi sviluppi, specialmente nell’areasubito a ovest e a nord-ovest deltell, dove sono in uso per genera-zioni successive grandi tombe gen-tilizie, che hanno restituito corredivascolari molti ricchi e anche alcu-ni status symbol: mazze piriformi,elementi di arredo costituiti da te-ste di torelli in marmo intarsiate dichiaro influsso mesopotamico (unesemplare è stato rinvenuto anche

in avorio, proprio nelle case pressola sorgente).A giudicare dai rinvenimenti sul si-to, l’industria litica costituisce an-cora la base dello strumentario d’u-so quotidiano, anche se nelle tom-be della classe dominante com-paiono importanti reperti in ramearsenicale, tra i quali spiccano spa-de e asce semilunate, a chiara testi-monianza dell’inserimento di Ge-rico nell’area di diffusione del me-tallo collegata direttamente con leminiere dello Wadi Feinan. Il ritro-vamento di numerose installazioniper l’immagazzinamento dei pro-dotti alimentari (orzo, altri cereali,legumi, olio, uva, fichi) spinge a ri-tenere questa fiorente produzioneagricola come una delle forze eco-nomiche che sostennero e lancia-rono la prima esperienza urbanapiena a Tell es-Sultan.La prima cittàdi Gerico venne distrutta da un im-provviso e violentissimo terremoto,che segnò la fine della fase delBronzo Antico II anche in molti al-tri centri della Valle del Giordano.

La fioritura della culturaurbana di Gerico (2700-2300 a.C.)La città venne prontamente rico-struita, a dimostrazione della ca-pacità economica e organizzativadella società gerichiota, nel Bron-zo Antico III (2400-2300 a.C.). Laricostruzione delle mura fu certa-mente l’impresa piú impegnativa.

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LA NECROPOLI DI GERICO

L’antichissima frequentazione della sorgente di ‘Aines-Sultan e la nascita di un insediamento subito a ovestdi essa sulle pendici calcaree emergenti dai depositialluvionali della Valle del Giordano hanno comeconseguenza l’utilizzazione dell’ampio pianoro calcareoche si estendeva a nord della sorgente stessa comenecropoli. Le prime tombe scavate nella roccia si datanoal Bronzo Antico I (3400-3000 a.C.) e appartengono agruppi familiari o tribali, che usano seppellire piúindividui nella stessa tomba, a volte raggruppando alcentro le ossa e distribuendo lungo le pareti i teschi,oggetto di una particolare venerazione. In un caso alcentro della tomba è stato trovato un focolare dove iresti di 113 individui erano stati combusti, mentre i

rispettivi crani erano disposti lungo le pareti. I corredi diqueste deposizioni comprendono vasi di diverseproduzioni. Le tombe del Bronzo Antico I hanno restituitomateriali molto simili a quelli della Necropoli di Babedh-Dhra’, sulle rive meridionali del Mar Morto.La crisi dell’urbanizzazione che interviene alla fine delXXIV secolo a.C. e che è seguita dalla riduzionedell’insediamento alle dimensioni di villaggio rurale,vede anche una larga utilizzazione dell’antica necropoli.Qui sono state rinvenute numerose tombe individuali(346), scavate nella roccia, contraddistinte dallacodificata composizione dei corredi. Le ceramiche, learmi e gli ornamenti personali testimoniano l’avvento diun nuovo orizzonte culturale, con il quale Kathleen M.

A destra: una fasedi scavo delbastione inseritonelle possentifortificazioni inpietra alla basedel terrapieno delBronzo Medio II(1800-1650 a.C.)sul latomeridionaledel tell.Qui sotto: vasocultuale conimmagine di unantenato (?),dalla necropoli.1800-1650 a.C.

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Le mura crollate vennero rasate esopra furono disposti due corsi diblocchi di pietra calcarea di fonda-zione; al di sopra fu eretto un alza-to in mattoni crudi di colore mar-rone-rossastro, con inserite tra-sversalmente e longitudinalmentetravi lignee con funzione di stabi-lizzatori del corpo murario.Comehanno mostrato i nostri scavi, cir-ca 1 m sopra la quota della fonda-zione nel corpo del muro eranoposte stuoie o incannucciate, alloscopo di drenare l’umidità e aera-re la struttura in crudo.Il muro maggiore cosí realizzatoraggiungeva lo spessore di 4 m e unalzato conservato a tratti fino a 3 m,

Kenyon volle identificare i nomadi amorrei, il gruppoetnico che penetra dalla Palestina in Siria e inMesopotamia a partire dalla fine del III millennio a.C.Sebbene questa interpretazione sia oggi in parte rivista,la fioritura di un’evoluta cultura nomadico-pastoralenella Palestina di quest’epoca è un fenomeno regionaledi estremo interesse, che le tombe di Gerico hannocontribuito ampiamente a far conoscere.Il riformarsi di una piena e fiorente cultura urbana neiprimi secoli del II millennio a.C. vede il ritorno a unosfruttamento diffuso dell’area cimiteriale con granditombe ipogee familiari utilizzate spesso in piú occasioni.Lo straordinario stato di conservazione dei corredi diqueste tombe, nelle quali si sono conservati

perfettamente anche oggetti in legno, come le lettighedove erano deposti i defunti, o i cesti intrecciati divimini, che servivano da contenitori di alimenti, e altrielementi di mobilio in legno, si deve al particolare climadi Gerico e al completo isolamento della necropoli,nonché, paradossalmente, alla relativa povertà degliinumati. Non sono infatti stati ritrovati oggetti diparticolare pregio, né gioielli, fatto che sembratestimoniare un’uso della necropoli limitato alla classemedia.Con l’abbandono del sito alla fine del Bronzo Medioanche la necropoli viene definitivamente abbandonata,a parte sporadiche sepolture del Bronzo Tardo (a volteanche in tombe del periodo precedente riutilizzate).

In alto: la statua in terracotta del Neolitico Ceramico(6000-4300 a.C.) rinvenuta da John Garstang negli anni

Trenta del Novecento.A sinistra: lo scarabeo cananaico con il nome in

scrittura geroglifica di Gerico (Ruha).

‘d-mr= amministratore(titolo egizio dell’Antico Regno)

Rw ha (Ruha) = leone accovacciato = in cananaico«profumo», il nome antico e moderno di Gerico: RUHA

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La conquista di Gerico per opera diGiosuè, in una incisione di JuliusSchnorr von Carolsfeld (1794-1872).

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mentre in origine doveva superarei 6 m (si deve considerare – comegià accennato – che le mura sorge-vano sul margine della collina for-mata dagli imponenti resti neoliti-ci).Circa 8 m all’esterno del mu-ro maggiore venne, inoltre, eret-ta una seconda linea di muraspessa 2 m, in modo da renderel’intero sistema di difesa unacomplessa struttura dotata di unospessore complessivo di circa 15

m.Lo spazio tra il muro esterno (si-tuato circa 1,5 piú in basso) e il mu-ro interno maggiore era occupatoda casematte, a volte colmate conscarichi di terreno di risulta o conterreno inerte, altre volte lasciate li-bere per servire da magazzini o ri-covero per i difensori. Nel trattomeridionale delle mura, scavatodalla missione della «Sapienza»,quest’ampia intercapedine era statacolmata con marna calcarea fine-mente sbriciolata di un denso coloravorio, che, già identificata dallaspedizione di Garstang,era stata er-roneamente scambiata per cenere

accumulatasi a seguito della biblicadistruzione di Giosuè (vedi box a p.41). Si tratta invece di un materia-le da costruzione, forse utilizzatoper fabbricare l’intonaco biancoche rivestiva le mura stesse proteg-gendo i mattoni crudi delle mura,come mostrato da un tratto ecce-zionalmente conservato degli into-naci originali, sempre nei recentiscavi della missione italo-palestine-se.Nell’angolo nord-occidentale e,probabilmente, anche in altri puntinevralgici della linea di fortifica-zione le doppie mura erano raffor-zate da torrioni rettangolari, il cui

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numero fu ulteriormente aumenta-to nella fase finale del periodo, a te-stimonianza delle incrementate ne-cessità difensive.Un ulteriore tratto di 20 m circa delmuro principale interno del Bron-zo Antico III è stato portato alla lu-ce dalla missione nell’Area Q, sullato occidentale del tell che guardail Monte delle Tentazioni (JebelQuruntul).Al centro è stata indivi-duata una posterula (una piccolaporta), che metteva in comunica-zione con i vani ricavati tra il Mu-ro Interno e il Muro Esterno deldoppio circuito di fortificazione.Laposterula fu murata nella parte oc-cidentale, probabilmente poco pri-ma della caduta e della distruzionedella città attorno al 2350 a.C.Gli scavi recenti sul versante occi-dentale della «Spring Hill» nell’A-rea Q hanno permesso inoltre diidentificare l’area sacra principaledella città dell’età del Bronzo, conun tempio a cella larga precedutoda una piattaforma circolare.Que-sta struttura, di tradizione setten-trionale, venne inizialmente esplo-rata dalla missione austro-tedescanel 1908.

Un quartiere abitativo di 4500 anni fa (3000-2350 a.C.)La ripresa degli scavi nell’Area F,sul plateau nord-orientale del tell,ha consentito l’esplorazione di unquartiere abitativo del Bronzo An-tico II-III (3000-2350 a.C.) cre-sciuto attorno alla via principaleche correva da nord-est a sud-ove-st, rimasta in uso per piú di otto se-coli (vedi box a p. 43). La crescitaprogressiva delle abitazioni, la so-vrapposizione dei muri e dei pavi-menti hanno restituito un quadrovivido della vita domestica a Geri-co tra il primo stanziamento diuna comunità di agricoltori e alle-vatori alla fine del IV millennioa.C. (nel Bronzo Antico I, 3300a.C.), fino alla formazione di unaclasse urbana dedita alla produzio-ne alimentare (sono stati ancherinvenuti resti di un osso di ippo-potamo, nonché numerosi mortaie silos), all’immagazzinamento eall’esportazione dei prodotti, maanche dotata di un sistema discambio evoluto, per il quale era-no utilizzati pesi da bilancia desti-nati ai metalli (oro, argento e rame)

GIOSUÈ, GERICO, LA BIBBIA E L’ARCHEOLOGIA

A Gerico è ambientato uno degli eventi centralidell’Antico Testamento: l’avvento, dopo quarant’anni diesodo nel deserto, del popolo di Israele in Palestina. Lapresa di Gerico, narrata nel Libro di Giosuè (6, 1-27), èun tipico racconto fondativo, inteso a dimostrare comeDio avesse concesso al popolo eletto la terra deiCananei, iniziando proprio da quella che eraconsiderata la loro capitale piú ricca e piú munita,Gerico appunto, a dimostrazione della sua potenza,attraverso una serie di eventi e istruzioni precisi (lacollaborazione di una prostituta che abitava sulle murae i sette giri intorno alla città da parte di sette sacerdotiche suonavano sette corni d’ariete). Si tratta, comehanno ampiamente dimostrato l’ermeneutica el’esegesi bibliche, di un racconto simbolico; tuttavia,era inevitabile che esso condizionasse la ricercaarcheologica (anzi che ne fosse il principale stimolo),tanto piú che il sito di Tell es-Sultan è caratterizzato dapossenti e sovrapposte cinte difensive. Le prime duespedizioni che scavarono a Tell es-Sultan, con metodi erisultati differenti, ritennero di avere identificato la cittàdistrutta da Giosuè e solamente gli scavi di Dame

Kathleen Kenyon, negli anni Cinquanta del Novecento,condotti con un rigore scientifico tale da divenire unapietra miliare nell’archeologia mondiale, dimostraronol’inesistenza di una Gerico fortificata nei secoli nei qualisi voleva collocare l’episodio biblico (XIV-XIII secoloa.C.). D’altra parte, gli stessi studi biblici avevanodimostrato che il brano in questione era stato scrittoalmeno sei secoli dopo l’epoca in cui si sarebbero svoltigli eventi narrati (VI secolo a.C.). I recenti scavidell’Università di Roma «La Sapienza» hanno resoancor piú evidente come l’ambientazione a Gerico delracconto della conquista della terra promessa si debbamolto piú probabilmente al fatto che, al momento in cuiscriveva, l’autore biblico avesse davanti gliimpressionanti resti di un grande e antichissimo centrourbano completamente in rovina, tale da convalidare estoricizzare il racconto che andava stendendo; rovineche ben potevano servire da esempio di quella che erastata una terribile e violentissima distruzione. Tuttavia,questi resti risalivano al III millennio a.C., un’epoca benpiú remota di quella in cui teoricamente si vorrebbecollocare l’impresa di Giosuè.

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e basati su un’unità di misura stan-dard: il siclo da 7,8 grammi. Le ca-se dell’Area F hanno anche resti-tuito numerosi reperti che testi-moniano la vita quotidiana, daipiccoli taglieri in pietra alle lame«cananee» in selce, alle ceramichespecializzate note come «KhirbetKerak Ware» e «Red Polished Wa-re», mostrando la crescita di unafiorente città, inserita nel sistemadi scambi del Levante meridiona-le, capace di sfruttare al meglio le

importanti risorse del Mar Morto(sale, zolfo, fanghi curativi) e di in-tessere contatti internazionali finoal Mar Rosso, al Mediterraneo eall’Egitto.La vita di questa rigogliosa città,che seppe valorizzare le risorseuniche dell’oasi e del Mar Mor-to, venne interrotta improvvisa-mente da una violentissima di-struzione attorno al 2350 a.C.Gli edifici e le doppie mura crolla-rono fragorosamente, avvolte da un

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La prima cittàVeduta ricostruttiva, da est, dellaprima città di Gerico, nel BronzoAntico II-III (3000-2300 a.C.).La linea tratteggiata indica lapossibile estensione orientaledell’abitato, che gli scavi dellacampagna 2009 hanno dimostratooccupare, già in quest’epoca, l’areaa est della sorgente, che erapertanto inserita all’internodell’insediamento.La strada principale entrava in cittàda sud-est, presso la sorgente,risaliva la collina che la sovrastavae poi scendeva gradualmente versonord-est, fino a raggiungere ilpianoro nord-orientale (Area F degliscavi italo-palestinesi).

Page 20: GERICO Ritorno a Gerico...La collina su cui sorge Gerico è situata 8 km a nord del Mar Morto, a 250 m circa sotto il livello del mare 26 ARCHEO tizio, tipici del paesaggio vicino-orientale,

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terribile incendio. L’evento fu tal-mente catastrofico da lasciare un se-gno sul terreno che nemmeno lesuccessive ricostruzioni riuscironoa cancellare e che, soprattutto, do-vette entrare nell’immaginario col-lettivo dei Cananei, per essere, infi-ne, recepito e trasformato dall’au-tore biblico (vedi box a p. 41).Questa volta la città non si ripre-se: troppo grande era stata eviden-temente la devastazione e troppocomplessi i fenomeni che si agita-

vano sullo scacchiere palestinese:l’aumentata conflittualità regiona-le, la scarsa capacità di crescita, l’i-naridimento e – come sempre nel-la storia vicino-orientale antica –l’affacciarsi di nuove genti noma-di produssero un collasso del pri-mo sistema urbano e, a Gerico,l’abbandono parziale dell’insedia-mento, finché, dopo qualche de-cennio, esso fu rioccupato da par-te di un nuovo gruppo, caratteriz-zato da tratti culturali ben distinti,rivelatici specialmente grazie alletestimonianze della necropoli (ve-di box alle pp. 38-39). La ceramicarealizzata a mano (solo gli orli ri-passati sulla ruota erano applicati aivasi prima di cuocerli nella forna-ce) con semplici decorazioni inci-se o pettinate, le abitazioni sempli-cissime con muretti di un solo fi-lare di mattoni, la scarsa differen-ziazione sociale delle tombe, tutteindividuali, hanno indotto a rico-noscere negli abitanti di Gericodegli ultimi secoli del III millennioa.C. una nuova popolazione. Tut-tavia, è forse piú corrispondentealla realtà archeologica un’inter-pretazione piú semplice, che regi-stra un ritorno al modello del vil-laggio rurale e all’allevamento se-mi-nomade, e non piú della cittàcome elemento di base della so-cietà palestinese.

La capitale dei Cananei (II millennio a.C.)Quando un secondo fiorente feno-meno di urbanizzazione interessa laPalestina, agli inizi del II millennioa.C., Gerico e la sua oasi sono dinuovo centro propulsore dello svi-luppo socio-economico e cultura-le della bassa Valle del Giordano, instretto rapporto con l’Egitto delleXII-XV dinastie faraoniche. Gliscavi della «Sapienza» hanno tra-sformato decisamente il quadroemerso dalle indagini precedenti,consentendo il r iconoscimentodelle tre principali fasi di sviluppodella città di questo periodo, cia-scuna con un proprio sistema di-fensivo (Bronzo Medio I, II e III),nelle due fasi finali costituito da unpossente terrapieno sorretto alla ba-se da giganteschi muri in pietra.Al-lo stesso tempo, la delimitazionedella città bassa attorno alla sorgen-te, l’individuazione dell’area del pa-lazzo dei signori locali e del tempioe l’identificazione, attraverso la let-tura di uno scarabeo con iscrizionegeroglifica rinvenuto in una tomba,dell’antico nome cananaico della

Gerico, Area F: veduta generaledell’abitato e della strada del BronzoAntico II-III (3000-2350 a.C.), scavatoe restaurato sul pianoro settentrionaledel sito.

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città, sono i principali risultati del-la missione romana.

La Torre meridionaleNell’Area A, nella città bassa meri-dionale, gli scavi appena conclusihanno ripreso l’esplorazione delmonumentale edificio della TorreA1 (1900-1750 a.C.), di cui è stataprecisata la struttura architettonica,la funzione, la stratigrafia e la cro-nologia (vedi foto a p. 35). La torremonumentale, costruita con murispessi 1,6 m in mattoni rossastri di

50 x 30 x 13 cm, era fondata sugrandi blocchi ortostatici.Nel vanocieco all’interno della torre, rimastoin parte inesplorato in precedenza,è stato raggiunto il pavimentoesponendo il corso superiore dellepietre della fondazione, dalla quale,sul lato ovest, sporge un basamen-to, considerato il piano di fissaggiodella scala lignea che consentival’accesso dall’alto, secondo una ti-pica consuetudine dell’architetturadifensiva levantina. I materiali cera-mici dallo strato di crollo nella cor-

te a ovest della Torre A1 hanno con-fermato una datazione verso la finedel Bronzo Medio I (nell’ultimoquarto del XIX secolo a.C.) per ladistruzione finale della prima fased’uso di questa struttura, moltoprobabilmente da ascrivere al fa-raone Sesostri III.In una seconda fase di vita dell’e-dificio, all’inizio del Bronzo Me-dio II (1800-1750 a.C.), un muroin pietra di tre o quattro corsi fuaggiunto a mo’ di rifascio alle fon-dazioni della torre, apparentemen-

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In alto: l’autore dell’articolo durante la visita ufficiale del sitoinsieme al direttore generale del Dipartimento delle Antichità

dell’Autorità Nazionale Palestinese, Hamdan Taha.A sinistra: restituzione ad acquerello del tell di Gerico, realizzata dall’autore dell’articolo.

Patrimonio universaleI lavori a Gerico hanno un valore che travalicaquello scientifico: la sistemazione del parcoarcheologico e le attività di ricerca condotte instretta e proficua collaborazione con le autoritàpalestinesi sono la base per la ripresa di una vitanormale nei Territori e permettono a tantivisitatori e pellegrini di ammirare un sitoarcheologico unico, dove sono stati compiutipassi decisivi nella storia dell’umanità.

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te allo scopo di proteggerle sui la-ti ovest, sud ed est, mentre a nordun muro di spina veniva addossatoalla struttura evidentemente perrinforzarla.A sud e a est della tor-re una serie di case private sorseroa ridosso del muro di rifascio. Unadi queste case, esplorata parzial-mente, ha restituito un ricco re-pertorio ceramico, mentre in unangolo è stato esposto un tannur ein un altro un piatto ligneo carbo-nizzato sul pavimento.Il sistema di protezione della cittàdel Bronzo Medio II verso ovest èstato invece esplorato nella vicinaArea E, dove questo era costituitoda un lungo muro in pietra co-struito con grossi blocchi irregola-ri disposti su almeno sei filari so-vrapposti. Il muro è costruito intratti separati di 4-6 m di lunghez-za, progressivamente devianti dasud-est a nord-ovest, seguendo lamorfologia del tell. Circa al centrodel tratto messo in luce un bastio-ne aggetta dal profilo del muro.Il tratto piú orientale di questa pos-sente struttura in pietra, che com-pariva sul lato sud-occidentale del-laTrincea III della Kenyon, è costi-tuito da un angolo in blocchi roz-zamente squadrati.Da quest’ultimastruttura verso sud fino al lato in-terno settentrionale del muro ci-clopico si estende uno strato di di-struzione ampio 7-10 m, con spes-si accumuli di cenere,carboni e tra-vi bruciate.Lo strato di distruzione è apparsodelimitato da un ulteriore muro ingrosse pietre con la faccia legger-mente obliqua, che sosteneva mat-toni crudi crollati a loro volta co-perti dalla massicciata del terrapie-no del Bronzo Medio III; tale mu-ro delimitava una strada che salivagradualmente da sud-est a nord-ovest, procedendo parallelamenterispetto alla imponente strutturain pietra curvilinea, nella fase fina-le del Bronzo Medio II (1700-1650 a.C.).

Il muro ciclopicoInfine, l’Area A è stata ampliata ver-so ovest portando alla luce un ulte-riore tratto del muro ciclopico chesosteneva il terrapieno del BronzoMedio III (1650-1550 a.C.), che èstato messo in luce per un tratto di30 m di lunghezza e di 7 m d’al-tezza. Lo scavo ha confermato chequesta massiccia struttura venneeretta progressivamente riempien-do di terra la trincea di fondazionedi modo da potervi calare i grandimassi che la costituivano, cosicchéessa non era destinata a essere vista,venendo completamente inglobatanel corpo del terrapieno del Bron-zo Medio III che sorreggeva.

La città bassa e la scopertadello scarabeoL’esistenza di una torre e di abita-zioni del Bronzo Medio ai piedidell’insediamento e all’esterno del-la monumentale linea dei terrapie-ni ha aperto nuove importanti pro-spettive per la comprensione dellastruttura urbana di Gerico. Un’ac-curata prospezione del settoreorientale del sito, estesa anche al-l’oasi, ha infatti anche permesso diriconoscere che quello che fino aoggi è stato considerato l’insedia-mento dell’antica Gerico altro nonè che l’acropoli eccentrica di que-sta città,ma che esiste una città bas-sa estesa anche a est della sorgentenell’oasi, dove le attività di coltiva-zione hanno fortemente eroso ilprofilo dell’antica collina, senzaperò cancellarlo del tutto. Grazie aun’accurata perlustrazione del set-tore orientale del sito è stato quin-di possibile identificare il reale pe-

rimetro della Gerico del II millen-nio a.C., riscontrando che, contra-riamente a quanto ritenuto sinora:1. la sorgente era situata all’in-

terno dell’insediamento, e nonimmediatamente fuori di esso;

2. la strada attuale molto presu-mibilmente ripercorre il trac-ciato dell’antica via che attra-versava Gerico passando per laFonte, situata nel cuore dellacittà e attorno alla quale lacittà stessa si era sviluppata;

3. l’estensione dell’insediamentonel II millennio a.C. avevaraggiunto oltre 7 ettari.

Ma la scoperta forse piú importan-te è stata la lettura dello scarabeorinvenuto nella tomba di una fan-ciulla nel 1999. Sul piccolo amule-to, sepolto sulla inumata con altrigioielli, era inciso in segni gero-glifici un titolo egizio, adjmer,«amministratore (di canali)» (chea Ger ico, città che governaun’oasi, si spiega bene), seguitoda un nome cananaico,Ruha, va-le a dire, con ogni probabilità, ilnome di Gerico nell’antichità, lostesso conservato poi nel terminebiblico e giunto fino a noi nel no-me arabo moderno di Ariha. Untermine che significa «profumo»,con palese riferimento a quei fioriiridescenti, che fanno dell’oasi unvero paradiso. I signori di Gericoavevano adottato un titolo egizio,mentre l’identificazione del nomeantico della città ha permesso dirintracciarla nei diversi testi egiziche nel II millennio a.C. elencanole imprese asiatiche dei faraoni, for-nendo importanti dati sulla storiadella città cananea.

La Missione archeologica della«Sapienza» attiva a Gerico nella

primavera 2009.