Geopolitica stefanelli

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LA GEOPOLITICA DELLE LINGUE L’evoluzione linguistica dall’Impero Romano Maria Chiara Stefanelli 1012925 Nata una decina di anni fa, e tuttora soggetta a definizioni altalenanti, la geopolitica è quello che potremmo definire in modo semplice e conciso come il risultato dell'unione tra territorialità (spazio fisico), istituzioni e cittadini. In un contesto di forte riscontro come questo è inevitabile collocare i numerosi fenomeni linguistici che, in quanto risultato di una serie di confronti e contaminazioni anche territoriali, non godono più dell’esclusivo interesse da parte di una materia focalizzata come la glottologia, bensì assumono importanza sempre maggiore da un punto di vista, appunto, geopolitico. Tali fenomeni linguistici si sono diffusi seguendo una disposizione geografica tale da portare alla nascita di una vera e propria geopolitica delle lingue, vista in rapporto sia allo spazio fisico che a quello politico. 1

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LA GEOPOLITICA DELLE LINGUE

L’evoluzione linguistica dall’Impero Romano

Maria Chiara Stefanelli

1012925

Nata una decina di anni fa, e tuttora soggetta a definizioni altalenanti, la geopolitica è

quello che potremmo definire in modo semplice e conciso come il risultato dell'unione

tra territorialità (spazio fisico), istituzioni e cittadini.

In un contesto di forte riscontro come questo è inevitabile collocare i numerosi fenomeni

linguistici che, in quanto risultato di una serie di confronti e contaminazioni anche

territoriali, non godono più dell’esclusivo interesse da parte di una materia focalizzata

come la glottologia, bensì assumono importanza sempre maggiore da un punto di vista,

appunto, geopolitico.

Tali fenomeni linguistici si sono diffusi seguendo una disposizione geografica tale da

portare alla nascita di una vera e propria geopolitica delle lingue, vista in rapporto sia

allo spazio fisico che a quello politico.

A differenza di altri elementi, una lingua può espandersi e conquistare pur continuando

a mantenere la propria tradizione: è per questo che il generale Jordis von Lohausen,

geologo austriaco, sosteneva addirittura che "la diffusione d’una lingua è più importante

d’ogni altra espansione, poiché la spada può solo delimitare il territorio e l’economia

sfruttarlo, ma la lingua conserva e riempie il territorio conquistato”. Gli fa eco il

giornalista, anche lui austriaco, Anton Zischka, che si esprime con un sincero

“Preferiamo i professori di lingue ai militari”.

Il pensiero di von Lohausen trova piena conferma se si pensa alla storia della diffusione

linguistica a partire dall’Impero Romano, evolutasi al punto da creare vari altri generi di

lingue nel corso dei secoli ed a seconda delle regioni e dei continenti.

Iniziamo dalla lingua che, in primis, ha segnato radicalmente e profondamente la storia

dell’evoluzione linguistica: il latino. Questo, dall'essere una parlata contadina, diventò la

seconda lingua del mondo antico, paragonabile per diffusione ed importanza solo al

greco. I popoli di tutto l’Impero cominciarono a parlarlo per via del prestigio che Roma

emanava al culmine del suo periodo di splendore, dalle popolazioni assoggettate che

inizialmente se ne servivano per comunicare con soldati, funzionari e coloni, fino a tutto

il resto della comunità.

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Non dobbiamo dimenticare, però, che Roma giocò per molti anni il ruolo di unica patria

per le diversae gentes comprese tra l’Atlantico, la Mesopotamia, la Britannia e la Libia,

a contatto, quindi, con i territori in cui si parlava la lingua greca (considerata elitaria e

prestigiosa): per questo, il processo di latinizzazione fu piuttosto lento e difficile.

Non è ben chiara, inoltre, la linea di divisione tra domini latini e greci all’interno

dell’Impero stesso, ma essa può esser fatta corrispondere al confine linguistico che

tagliava a metà sia i territori europei sia quelli nordafricani.

Come conseguenza di queste condizioni nacque il bilinguismo dell’Impero Romano,

all’interno del quale latino e greco diventarono lingue della politica, della legge e

dell’esercito, delle lettere, della filosofia e delle religioni.

Ma la contaminazione territoriale cui le varie regioni furono sottoposte portarono alla

formazione dei cosiddetti “volgari”, un genere di lingua mista ed evoluta il cui termine

deriva da “vulgus”, che in latino significa popolo. Il volgare era, infatti, la lingua

popolare, diretta evoluzione dell’altrettanto volgare latino a seguito dell’espansione

dell’Impero Romano, parlata dai ceti inferiori, dagli aristocratici e dai chierici.

A questo punto, si può aprire una parentesi sullo sviluppo dei volgari nel territorio

dell’Impero: essi arrivarono in tutta l'area in cui si era parlato il latino, furono vari e

collocabili in regioni differenti. Quali sono stati i ceppi principali diffusi e quali risultati

hanno portato?

In primis troviamo le lingue neolatine (le attuali lingue romanze), diffuse in Italia,

Francia, Spagna, Portogallo e Romania, le quali hanno dato vita all'italiano, al francese,

al provenzale, allo spagnolo, al catalano, al portoghese e al rumeno. Da sottolineare è

che la lengua castellana, fra tutti gli idiomi neolatini, è stata quella di maggiore

espansione, imponendosi nelle colonie dal Messico fino alla Terra del Fuoco e

mantenuta come lingua nazionale anche dopo l’emancipazione dei singoli Stati sorti

sulle rovine dell’Impero delle Americhe; oppure che il francese, non particolarmente

diffuso come lingua nazionale ma ha avuto una certa importanza dal punto di vista della

comunicazione e della cultura, ed è l’unico, inoltre, ad essere presente come lingua

ufficiale in ciascun continente.

Poi, in Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra, Scandinavia ed Islanda incontriamo le

lingue del ceppo germanico, dalle quali derivano: il tedesco, l'inglese, il danese, il

norvegese e lo svedese.

Infine, troviamo le lingue del ceppo slavo, sviluppatesi nella Penisola Balcanica e

nell’Est europeo, che hanno dato origine al russo, al polacco e al bulgaro.

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Come è evidente, le lingue romanze sono cresciute, si sono evolute, e sono attualmente

ancora presenti nella parte occidentale dell’Europa, ma ne è stata cancellata ogni traccia

nel Nordafrica dopo l’invasione araba dell’VIII secolo.

Dal precedente quadro possiamo dedurre che effettivamente il latino, in qualit?di lingua

franca della cultura, della scienza e dei rapporti internazionali, influ?in modo notevole

sulle lingue successive, anche sulla odierna lingua franca, l’inglese, che nonostante la

sua provenienza germanica presenta, soprattutto nel lessico, un gran numero di termini

di origine latina.

Si può dire con certezza che, se fino ai primi anni del Novecento la lingua straniera più

conosciuta nell’Europa continentale era stato il francese, dalla seconda guerra mondiale

esso è stato sorpassato nettamente dalla lingua inglese a seguito della penetrazione in

tutta l’Europa della cultura anglo americana. Proprio a seguito del peso geopolitico

esercitato dall’inglese, i teorici hanno potuto elaborare il concetto di “anglosfera”,

definito dal giornalista Andrew Sullivan come “l’idea di un gruppo di Paesi in

espansione che condividono principi fondamentali: l’individualismo, la supremazia

della legge, il rispetto dei contratti e degli accordi e il riconoscimento della libertà come

valore politico e culturale primario”.

In conclusione, è doveroso sottolineare che le evoluzioni geopolitiche sono state, e sono

tuttora, direttamente correlate con quelle linguistiche, le quali dipendono spesso dalla

potenza politica, militare ed economica dei Paesi, e senza alcun dubbio possono

contribuire ad aumentarne il prestigio e l’influenza culturale e politica.

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