geochimica applicata ambientale RIFIUTI Il D.Lgs. 152/06 ... · I processi di trasformazione in...
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geochimica applicata ambientale
RIFIUTI
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Rif
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Nord 13.528 13.737 13.816 14.329 14.565 14.961
Centro 6.47 6.57 6.607 6.853 6.966 7.155
Sud 9.411 9.557 9.611 9.968 10.132 10.407
2001 2002 2003 2004 2005 2006
Rifiuti prodotti in Italia, periodo 2001-2006. Fonte: APAT. Link:
http://www.apat.gov.it/site/_files/RIFIUTI_2007_tab.pdf
Il D.Lgs. 152/06 definisce per rifiuto qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'Allegato A alla parte quarta del decreto e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o
abbia l'obbligo di disfarsi.
Composizione media rifiuti RSU
I rifiuti, classificati per classe merceologica, sono identificati dal Catalogo Europeo dei Rifiuti
(CER).Il Catalogo Europeo dei Rifiuti è un elenco armonizzato, non esaustivo, di rifiuti, oggetto di
periodica revisione. Il CER contiene tutte le tipologie di rifiuti, urbani, speciali pericolosi e speciali non pericolosi. Ogni rifiuto compreso nell’elenco è classificato con un codice numerico a 6 cifre
(codice C.E.R.): Le prime due cifre individuano le categorie industriali o i tipi di attività che hanno generato i rifiuti.
Le seconde due cifre individuano i singoli processi all’interno delle categorie industriali o attivitàche hanno generato il rifiuto. Le ultime due cifre individuano la singola tipologia del rifiuto
generato. Nel Catalogo europeo dei rifiuti entrato in vigore il 1°gennaio 2002, i rifiuti pericolosi sono
individuati da un asterisco*.
Esempio di tipologie di rifiuti non pericolosi
Determinazione della tipologia dei rifiuti
DISCARICHE
La discarica di rifiuti (Dlgs. 152/06) è un luogo dove vengono depositati in modo non selezionato i rifiuti
solidi urbani (RSU) e tutti i rifiuti provenienti dalle attività umane (detriti di costruzioni, scarti industriali,
eccetera) che non si è voluto o potuto riciclare, inviare al trattamento meccanico-biologico (TMB)
eventualmente per produrre energia tramite bio-ossidazione a freddo, gassificare o, bruciare ed
utilizzare come combustibile negli inceneritori(inceneritori con recupero energetico o
termovalorizzatori).La normativa italiana col Dlgs. 36/2003 recepisce la
direttiva europea 99/31/CE che prevede tre tipologie differenti di discarica:
1. discarica per rifiuti inerti 2. discarica per rifiuti non pericolosi (tra i
quali gli RSU, Rifiuti Solidi Urbani)
3. discarica per rifiuti pericolosi (tra cui ceneri e scarti degli inceneritori).
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STRUTTURA E TIPOLOGIA DI UNA DISCARICA
Le discariche devono essere costruite secondo una struttura a “barriera geologica” per isolare i
rifiuti dal terreno, in modo da rispettare gli standard igienici e la biosfera, captare i biogas prodotti. La struttura in genere è del tipo a "deposito sotterraneo", costituita dal basso verso l'alto nel
seguente modo:
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• un terreno di fondazione e sottofondo della discarica;
• una barriera di impermeabilizzazione sul fondo e sui fianchi costituita da
geomembrane per impedire la fuoriuscita del percolato;
• un sistema di drenaggio del percolato; • l'ammasso dei rifiuti in strati
compattati, suddivisi in celle; • le coperture tra i vari strati;
• un sistema per la captazione del biogas;
• la copertura finale provvista di piante.
Tipologie di discarica
PERCOLATO in DISCARICAIl percolato da discarica si forma a causa dell'infiltrazione dell'acqua meteorica all'interno dello strato di rifiuti e dalla
combinazione di processi fisici, chimici e biologici che trasferiscono inquinanti dal rifiuto all'acqua di percolazione
[Christensen e Kjeldsen, 1989]. La formazione del percolato è legata alla solubilizzazione e alla lisciviazione di prodotti
derivanti dalle reazioni chimiche e biologiche che avvengono in seno all’ammasso di rifiuti, congiuntamente al rilascio di
composti organici ed inorganici dal rifiuto stesso nelle acque di infiltrazione meteorica.
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CARATTERISTICHE QUALITATIVE DEL PERCOLATO
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Il percolato subisce variazioni composizionali con il tempo in funzione dei processi e reazioni chimiche che avvengono nel corpo della discarica. Le concentrazioni degli elementi e composti
nel percolato sono principalmente funzione del tempo, della tipologia di rifiuti stoccati in discarica della tipologia di discarica e del clima.
In una discarica sono attivi contemporaneamente diversi processi di trasformazione dei rifiuti:
1. Idrolisi della sostanza organica2. Degradazione biologica
3. Solubilizzazione dei sali contenuti nei rifiuti4. Altri processi (adsorbimento, complessazione, filtrazione del particolato, ecc.)
I processi di trasformazione in discarica di RSU sono fortemente influenzati e guidati da
microrganismi, principalmente batteri che operano principalmente sulla frazione organica dei rifiuti costituita da carboidrati (monosaccaridi, disaccaridi, polisaccaridi), grassi, proteine.
In funzione dell’età e struttura della discarica si avrà in generale prima decomposizioneAerobica (i batteri utilizzano l’ossigeno intrappolato tra e nei rifiuti detta anche degradazione
con metabolismo aerobico) seguita da decomposizione Anaerobica (i batteri si sviluppano in ambiente privo di ossigeno, detta anche degradazione con metabolismo anaerobico).
Fase I – degradazione aerobica
Fase II - non metanigena (o anche acidogenica e acetogenica)Fase III - metanigena instabileFase IV - metanigena stabile
Fase V – aerobica finale
Sequenza delle fasi di degradazioneSequenza teorica ma con buona
approssimazione vicina a quella osservabile sperimentalmente per una massa
sufficientemente omogenea di rifiuti de
gra
da
zio
ne
an
ae
rob
ica
Fase I DEGRADAZIOINE AEROBICA (durata
pochi giorni)• L’ossigeno intrappolato nei rifiuti viene
consumato completamente• Produzione di CO2
• Sostanza organica viene solubilizzata (aumento del COD) e produzione di azoto ammoniacale,
• Zn e Fe solubilizzati e formazione di solfati• Cloruri disciolti e progressivamente allontanati
dai flussi idrici
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Le reazioni aerobiche sono esotermiche, si raggiungono temperature elevate (60-70°C)
Durante la fase aerobica non c’è produzione netta di gas:
(reazione di degradazione del glucosio)
DEGRADAZIONE ANAEROBICA
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Fase II - non metanigena (o Fase acidogenica e acetogenica)
La sostanza organica complessa (carboidrati, grassi, proteine), in forma sia disciolta siaparticolata, viene idrolizzata a composti disciolti più semplici in grado di poter permeare le
membrane cellulari dei batteri della fermentazione, ad acidi grassi, volatili, alcoli, idrogeno e anidride carbonica
� Produzione netta di gas (CO2 e H2)
Durante questa fase si ha rapida formazione di anidride carbonica, idrogeno, acidi grassi volatili
e altra sostanza organica disciolta per idrolisi enzimatica e attività dei batteri fermentativi e acetogenici.
• Azoto organico ulteriormente idrolizzato ad azoto ammoniacale• Solfati ridotti a solfuri non appena si abbassa il potenziale redox
• Fe e Zn dilavati o precipitati dai solfuri• Azoto elementare nel gas ulteriormente allontanato dalla formazione di anidride carbonica e
idrogeno
Fase III - metanigena instabileI gruppi batterici acetogenici convertono ad acido acetico, idrogeno e anidride carbonica i prodotti
del precedente stadio di degradazione:
Successivamente i batteri producono quindi metano
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• Conseguente diminuzione di CO2 e degli acidi volatili; idrogeno tutto utilizzato
• Diminuzione dei solfati per ulteriore riduzione a solfuri• Azoto ammoniacale allontanato per dilavamento (impossibilità di trasformazione in ambiente
anaerobico)• Durata di qualche mese a 1-2 anni a seconda delle condizioni ambientali
Fase IV - metanigena stabileContinua la produzione di metano ed anidride carbonica da parte dei batteri metanigeni, utilizzano
come substrato sia l’acido acetico (batteri acetofili) sia l’idrogeno e l’anidride carbonica (batteri idrogenofili)
Una volta degradata tutta la sostanza organica biodegradabile, la produzione di metano cessa e rimangono sostanze organiche biorefrattarie (acidi umici, acidi fulvici, ecc.) che forniscono un
COD residuo.Nella fase metanogenica stabile si ha produzione stabile di gas la cui composizione è per il 50-60
% vol in CH4 e CO2 ~ componente complementare al 100 %vol.pH in campo debolmente alcalino
Progressiva diminuzione di acidi volatili e CODDurata di circa 15-20 anni
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Fase V – aerobica finale
Una volta degradata tutta la sostanza organica biodegradabile, la produzione di metano va azero insieme alla concentrazione di acidi volatili
• COD residuo dell’ordine di 100 mg/l (acidi umici, fulvici, ecc.)• Presenza di azoto e ossigeno nel gas a seguito di diffusione di aria dall’atmosfera
• Ulteriore dilavamento delle sostanze inorganiche
Fase I – degradazione aerobicaFase II - non metanigena
Fase III - metanigena instabileFase IV - metanigena stabile
Fase V – aerobica finale
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Sequenza ideale delle varie fasi di degradazione dei rifiuti in una discarica controllata e variazione nel tempo della composizione del gas.
Impianto di recupero biogas da discarica
Il percolato di discarica è una soluzione acquosa in cui sono presenti quattro gruppi fondamenta li di inquinanti:
1. Materia organica disciolta, espressa come domanda chimica di ossigeno (COD) o come Carbonio organico totale (TOC), incluso metano (CH4), acidi grassi volatili e altri composti
refrattari come acidi fulvici e umici. 2. Macrocomponenti inorganici, quali Ca2+, Mg2+, Na+, K+, NH4+, Fe, Mn, Cl-, SO4
2-, HCO3-.
3. Metalli pesanti, quali Cd, Cr, Cu, Pb, Ni e Zn. 4. Composti organici xenobiotici (XOC: Si definisce con il termine xenobiotico una molecola di
qualsiasi tipo, di origine naturale o sintetica, estranea ad un organismo. Esso può esplicare sia la funzione di farmaco sia di veleno tossico. Ad esempio gli antibiotici sono xenobiotici in quanto
non sono prodotti dall'organismo
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0.03 - 40.60.1 - 1205Zn mg/l
0.03 - 450.70.3 - 6525Mn mg/l
3 - 2801520 - 2.100780Fe mg/l
40 - 3501805 - 1.150470Mg mg/l
20 - 6006010 - 2.5001200Ca mg/l
10 - 4208070 - 1750500SO4 mg/l
0.10,6BOD5/COD
500 - 450030006.00 - 60.00022.000COD mg/l
20 - 5501804.000- 40.00013.000BOD5 mg/l
7.5 - 984,5 - 7,56,1pH
IntervalloValore medioIntervalloValore medio
Fase III- IV metanogenicaFase II acetica
Concentrazioni nel percolato dei principali parametri chimici e fisici e loro variazione
in relazione alla decomposizione della sostanza organica (Ehrig, 1989).
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Fase I – degradazione aerobica
Fase II - non metanigena (o anche acidogenica e acetogenica)Fase III - metanigena instabile
Fase IV - metanigena stabileFase V – aerobica finale
Sequenza ideale delle varie fasi di degradazione dei rifiuti in una discarica controllata e
variazione nel tempo della composizione del percolato.
La perdita di percolato dal fondo della discarica produce un area contaminata di forma di un
pennacchio (plume) più o meno allungato in direzione dei deflussi prevalenti di falda. Le caratteristiche del plume sono funzione delle caratteristiche idrogeologiche quali:
• tipo di acquifero, • spessore e permeabilità dei depositi, • coefficiente di immagazzinamento e • porosità efficace dei materiali saturi,
• gradienti idraulici, etc.
PERDITA DI PERCOLATO in DISCARICA
Esempio di distribuzione di una contaminazione,
su piano verticale, attraverso livelli a differente permeabilità. Le frecce indicano direzioni e valori
relativi della velocità dell'inquinante
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Zonazione redox in acquifero contaminato da materia organica (Chapelle, 2001)I - Matanogena
II – SO4- riducente
III – Fe(III) riducente
IV – NO3- e Mn(IV) riducente
ossidante
riducente ossidante
Available online at http://www.xvcongresso.societaitalianaecologia.org/articles/
Quando la contaminazione, con il suo carico di inquinanti organici, raggiunge la tavola d’acqua della falda
superficiale, che normalmente si trova in condizioni aerobiche, determina l’innesco di fenomeni quali
reazioni di ossido-riduzione, sia abiotiche che mediate enzimaticamente, dissoluzione/precipitazione di
minerali reattivi, scambio ionico ed adsorbimento.
VOCs