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Anno XX F ONDAZIONI Periodico delle Fondazioni di origine bancaria Gennaio - Febbraio 2019 Tariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma SENTIERI DI INNOVAZIONE Frammenti di colore grandi e piccoli, pennellate cromatiche decise che poi diventano segni a coprire e quasi ad annullare l’immagine ben definita e riconoscibile. È il volto di Manuel Fangio, pilota automobilistico argentino, pluricampione del mondo di Formula 1, un’icona della nostra contemporaneità. Il volto si staglia evidente in primo piano, guarda fuori con la volontà di travalicare il limite della cornice, raggiungere uno spazio forse più mentale che reale. «Dopo un accurato disegno, segue la pittura “alla prima”, senza ritorno, a memoria, come in un percorso ad ostacoli. Il tutto avviene in contemporanea, costruzione e decostruzione. Non ci sono un sotto e un sopra. Il colore deve sempre essere fresco e liquido al punto giusto». Così l’artista spiega il rinnovato suo modo di fare pittura. Innovazione per Wainer Vaccari è scegliere un linguaggio che si inserisce fra il divisionismo di Seurat e il digitale attuale: l’opera subisce una scomposizione in piccole particelle (pixel?) dipinte a mano, quindi imperfette, fino alla ricomposizione di un’immagine apparentemente stabile, ma in realtà indeterminata e fugace. Nato a Modena nel 1949, Wainer Vaccari ha da sempre incarnato la continuità della tradizione figurativa, ma pur elaborando tale tradizione in una chiave di assoluta contemporaneità è riuscito a inventare un linguaggio innovativo, originale e autonomo. Le sue opere trovano ispirazione nelle diverse discipline, dalla letteratura al cinema, dal video clip alla musica rock, in ogni caso con l’uomo protagonista assoluto. Wainer Vaccari, “Ritratto di Juan Manuel Fangio”, 2005, di proprietà della Fondazione Cr Modena, presente nel catalogo multimediale R’accolte (http://raccolte.acri.it) Innovazione è il tema di questo numero della rivi- sta Fondazioni. Lo affrontiamo da diverse prospet- tive: dall’arte al welfare, dall’agricoltura alla tecnologia. Con interviste e approfondimenti che fanno il punto su qual è il ruolo che le Fondazioni di origine bancaria possono giocare quali attori e propulsori di innovazione. Innovazione è innanzitutto motore di sviluppo e le Fondazioni hanno il compito di fare in modo che questo avanzare vada a vantaggio di tutti, come spiega il direttore di Acri, Giorgio Righetti, nel suo editoriale a pagina 3. Innovazione sociale in agricoltura. Il 30 gennaio Acri ha dedicato l’annuale workshop per i segretari generali e i direttori delle Fondazioni associate pro- prio al tema dell’innovazione. Tra i tanti spunti di riflessione interessanti emersi è stata particolar- mente dirompente la testimonianza di Giuseppe Sa- vino, giovane foggiano, che sta sperimentando nella sua terra come fare innovazione sociale partendo dall’agricoltura. La sua esperienza sta riscontrando esiti imprevedibili che stanno attirando l’attenzione internazionale. Lo intervistiamo a pagina 2. Innovazione nelle strutture. Il 2019 si apre con una importantissima novità: il primo caso di fusione tra Fondazioni, nell’alveo delle possibilità previste dal Protocollo Acri-Mef: le Fondazioni di Cuneo e di Bra si fondono e danno vita a un soggetto più grande. A pagina 3 c’è un’intervista al presidente di Fondazione Crc, Giandomenico Genta, che spiega il senso dell’ini- ziativa e il percorso che ha portato a questo risultato. Innovazione nel contrasto alla povertà. In questo nu- mero iniziamo anche a raccontare i primi progetti del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Si tratta, come noto, di una grandissima innovazione in termini di governance (un partenariato pubblico-pri- vato sociale), quanto a dimensione (è il più grande pro- gramma mai sperimentato in questo campo), modalità operative e valutazione d’impatto. Stanno partendo le prime iniziative sui territori e iniziamo a darne conto. Sul tema, inoltre, intervistiamo (a pag.5) Vincenzo Smaldore, direttore editoriale di Openpolis, che sta ela- borando una capillare base dati a livello comunale per contribuire a far emergere in maniera chiara il dram- matico scenario della povertà educativa. Innovazione imprenditoriale. Il 5 aprile a Milano, presso Cariplo Factory, Acri organizza un convegno sul tema “Startup innovative: un sistema tra opportunità di sce- nario e problemi di crescita”. Oltre al presidente di Acri Giuseppe Guzzetti e all’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo, vi parteci- pano esponenti del mondo dell’università e rappresen- tanti delle startup (il programma è a pagina 16). A raccontare tutto questo c’è l’opera del pittore Wai- ner Vaccari, che riproduciamo in questa pagina (vedi scheda al lato). Un altro modo di fare innovazione.

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Frammenti di colore grandi e piccoli, pennellatecromatiche decise che poi diventano segni a copriree quasi ad annullare l’immagine ben definita ericonoscibile. È il volto di Manuel Fangio, pilotaautomobilistico argentino, pluricampione del mondodi Formula 1, un’icona della nostra contemporaneità.Il volto si staglia evidente in primo piano, guardafuori con la volontà di travalicare il limite dellacornice, raggiungere uno spazio forse più mentaleche reale. «Dopo un accurato disegno, segue lapittura “alla prima”, senza ritorno, a memoria,come in un percorso ad ostacoli. Il tutto avviene incontemporanea, costruzione e decostruzione. Nonci sono un sotto e un sopra. Il colore deve sempreessere fresco e liquido al punto giusto». Cosìl’artista spiega il rinnovato suo modo di fare pittura.Innovazione per Wainer Vaccari è scegliere unlinguaggio che si inserisce fra il divisionismo diSeurat e il digitale attuale: l’opera subisce unascomposizione in piccole particelle (pixel?) dipintea mano, quindi imperfette, fino alla ricomposizionedi un’immagine apparentemente stabile, ma in realtàindeterminata e fugace. Nato a Modena nel 1949,Wainer Vaccari ha da sempre incarnato la continuitàdella tradizione figurativa, ma pur elaborando taletradizione in una chiave di assoluta contemporaneitàè riuscito a inventare un linguaggio innovativo,originale e autonomo. Le sue opere trovanoispirazione nelle diverse discipline, dalla letteraturaal cinema, dal video clip alla musica rock, in ognicaso con l’uomo protagonista assoluto.Wainer Vaccari, “Ritratto di Juan ManuelFangio”, 2005, di proprietà della FondazioneCr Modena, presente nel catalogo multimedialeR’accolte (http://raccolte.acri.it)

Innovazione è il tema di questo numero della rivi-sta Fondazioni. Lo affrontiamo da diverse prospet-tive: dall’arte al welfare, dall’agricoltura allatecnologia. Con interviste e approfondimenti chefanno il punto su qual è il ruolo che le Fondazionidi origine bancaria possono giocare quali attori epropulsori di innovazione. Innovazione è innanzitutto motore di sviluppo e leFondazioni hanno il compito di fare in modo chequesto avanzare vada a vantaggio di tutti, comespiega il direttore di Acri, Giorgio Righetti, nel suoeditoriale a pagina 3.Innovazione sociale in agricoltura. Il 30 gennaioAcri ha dedicato l’annuale workshop per i segretarigenerali e i direttori delle Fondazioni associate pro-prio al tema dell’innovazione. Tra i tanti spunti diriflessione interessanti emersi è stata particolar-mente dirompente la testimonianza di Giuseppe Sa-vino, giovane foggiano, che sta sperimentando nellasua terra come fare innovazione sociale partendodall’agricoltura. La sua esperienza sta riscontrandoesiti imprevedibili che stanno attirando l’attenzioneinternazionale. Lo intervistiamo a pagina 2. Innovazione nelle strutture. Il 2019 si apre con unaimportantissima novità: il primo caso di fusione traFondazioni, nell’alveo delle possibilità previste dalProtocollo Acri-Mef: le Fondazioni di Cuneo e di Brasi fondono e danno vita a un soggetto più grande. A

pagina 3 c’è un’intervista al presidente di FondazioneCrc, Giandomenico Genta, che spiega il senso dell’ini-ziativa e il percorso che ha portato a questo risultato.Innovazione nel contrasto alla povertà. In questo nu-mero iniziamo anche a raccontare i primi progetti delFondo per il contrasto della povertà educativa minorile.Si tratta, come noto, di una grandissima innovazionein termini di governance (un partenariato pubblico-pri-vato sociale), quanto a dimensione (è il più grande pro-gramma mai sperimentato in questo campo), modalitàoperative e valutazione d’impatto. Stanno partendo leprime iniziative sui territori e iniziamo a darne conto.Sul tema, inoltre, intervistiamo (a pag.5) VincenzoSmaldore, direttore editoriale di Openpolis, che sta ela-borando una capillare base dati a livello comunale percontribuire a far emergere in maniera chiara il dram-matico scenario della povertà educativa.Innovazione imprenditoriale. Il 5 aprile a Milano, pressoCariplo Factory, Acri organizza un convegno sul tema“Startup innovative: un sistema tra opportunità di sce-nario e problemi di crescita”. Oltre al presidente di AcriGiuseppe Guzzetti e all’amministratore delegato diCassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo, vi parteci-pano esponenti del mondo dell’università e rappresen-tanti delle startup (il programma è a pagina 16).A raccontare tutto questo c’è l’opera del pittore Wai-ner Vaccari, che riproduciamo in questa pagina (vedischeda al lato). Un altro modo di fare innovazione.

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FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

FARE COMUNITà (RI)pARTENDO DALLA TERRA“Vai a zappare”: questa è la risposta che si sentivadare Giuseppe Savino quando proponeva di cam-biare qualcosa nel lavoro del padre agricoltore.Oggi è stato invitato in Francia a una delle più im-portanti fiere agricole del mondo per presentareil suo VàZapp’, un progetto che parte dall’ascoltodei contadini per contribuire a fare innovazionein agricoltura puntando su due concetti chiave:prossimità e comunità.Innanzitutto, perchè “VàZapp”?Significa “vai a zappare”. È quella frase che ti di-cono i genitori quando vuoi fare qualcosa dinuovo. Per esempio se dicevo: “Papà, vorrei inno-vare così…”. Lui rispondeva “Vai a zappare!”.Come a dire “Non capisci niente! Se non lo hafatto nessuno, perché dovresti farlo tu?”.Dal posto fisso alla terra, perché ha deciso distravolgere la sua vita con VàZapp’?Io sono figlio di contadini, nella prima parte dellamia vita ho aiutato molto mio padre. Per molteestati ho raccolto i pomodori insieme ai braccianti.Era un mondo di sacrificio costruito solo sul la-voro. Io vivendo questa esperienza mi sono ripro-messo un giorno di dare dignità a questo mondoperché questo sacrificio potesse trovare un riscatto. Quanto è importante in questo processo rag-giungere e insegnare alle nuove generazionil’importanza della terra?Fondamentale! Chi coltiva la terra è custode e crea-tore di una bellezza. Dietro a quella bellezza c’è lamano di un agricoltore, non solo uno che producesalsa e grano, perché il valore di quel prodotto haun interesse anche a livello culturale. Essere con-tadino significa anche portare avanti una cultura,un sapere. Noi abbiamo identificato questo scena-rio con una parola che è “kilometro vero”. Il “kilo-metro zero” ti dice da dove viene un prodotto, manon chi lo ha prodotto. Per noi viene prima la per-sona e le sue esperienza e poi viene il prodotto! Senon si valorizza la persona finiremo per avere i pro-dotti senza le persone, cosa che sta già accadendo.L’ascolto sembra essere fondamentale nei suoiprogetti, perché è così importante a suo avviso?

Come si concretizza nelle azioni VàZapp’?L’ascolto è una pratica. Ascoltare significa farsiprossimo, significa andare incontro. Io ricordol’esperienza di mio padre che partecipava a con-ferenze in un orario scomodo lontano dai campi.Diceva: “Parlano sempre loro, non capisco cosadicono, ma soprattutto hanno le mani pulite!Cosa possono spiegarmi?”. Noi abbiamo inver-tito questa tendenza, incontriamo i contadini lasera, unico momento libero, lo facciamo nelleloro case entriamo nell’intimità del contesto echiediamo di invitare i confinanti. Fare così per-mette a tutti di arrivare in orario senza fare 30 kmper andare in città. Queste sono le “Contadinner”:cene in cui ognuno è chiamato a portare qualcosada mangiare e durante le quali si instaurano rap-porti reali, si condivide la qualità non solo dei

prodotti ma soprattutto delle relazioni. Ci siamoaccorti che queste persone non si erano mai re-almente confrontate in passato. Come puoiquindi finanziare la cooperazione se non c’è unarete di relazioni?Ha portato VàZàpp’ in giro per l’Europa, cheaccoglienza ha avuto? Quello che stiamo facendo a Foggia è un labora-torio in un territorio difficile. Andare nelle casedei contadini crea fiducia, e questo genera unaserie di risultati che stiamo studiando scientifica-mente con l’Università di Foggia. A breve usci-ranno i primi report. Vogliamo capire come lavita di una persona cambia prima e dopo la Con-tadinner e vogliamo dimostrare che con questaesperienza non migliora solo la qualità delle re-lazioni, ma anche le condizioni economiche degliagricoltori. Noi vogliamo esportare modelli chevengono testati nel nostro territorio, renderli uti-lizzabili da giovani di altri territori. L’Ue ci stastudiando con un progetto che si chiama “Simra”:20 paesi studiano il modello Contadinner, i risul-tati li sapremo entro il 2019. Per questo ci hannoinvitati alla Fiera dell’agricoltura francese: il no-stro approccio risponde a un’esigenza sentita.A livello europeo cosa si può fare? Aumentare la consapevolezza dell’importanzadel mondo agricolo. Abbiamo lanciato una peti-zione perché le mani dei braccianti e dei conta-dini diventino patrimonio immateriale del-l’umanità. Questo per dare valore alle mani deicontadini e dei braccianti come risposta al pro-blema del caporalato. Il caporalato lo vinci solose valorizzi le mani di coloro che raccolgono.Queste mani trasferiscono sapere e tradizione,che è innovazione. Non sempre serve la tecno-logia perché ci sia l’innovazione: un contadinoti sa offrire soluzioni anche senza tecnologia macon conoscenza. Prima di rappresentare gli agri-coltori, però, bisogna presentarli, far capire chisono, noi facciamo questo. Li andiamo ad ascol-tare e speriamo che l’Ue voglia amplificare que-sto percorso.

Da Foggia, un modello per l’Ue

VàZapp’, che significa letteralmente “Vai azappare”, è il primo format di ascolto dal bassodel mondo agricolo nato nella provincia diFoggia. Il progetto unisce una comunità di pro-fessionisti, ricercatori, comunicatori, creativicon lo scopo di alimentare un percorso che fac-cia emergere il settore agricolo e agroalimen-tare per mezzo dei giovani, crei occupazione,promuova le relazioni sociali quale volano dicrescita dei territori. Ascolto e prossimità rap-presentano il cuore delle attività di VàZapp’.Fra queste spiccano le “Contadinner”: cene or-ganizzate nelle case degli agricoltori, dove sicondividono cibo e competenze, ma si creanosoprattutto relazioni di comunità. 20 persone acena per 20 cene, fino a oggi sono stati coin-volti 400 contadini in questo progetto, cheviene già studiato dall’Unione Europea e pre-sentato come caso da studiare alla Fiera del-l’agricoltura francese. Il sito è https://vazapp.it

Intervista a Giuseppe Savino

Giuseppe Savino, fondatore di VàZapp interviene a una Contadinner, l’evento che organizza per favorire l’aggregazione tra gli agricoltori

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FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

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“L’innovazione non è né un vezzo né unlusso: è un dovere che ci viene impostodalla nostra natura di soggetti privati eindipendenti”. Con queste parole ilPresidente Giuseppe Guzzetti, nelsuo discorso al XXIV CongressoAcri del giugno 2018 ricordavauno dei “doveri” delle Fondazionidi origine bancaria. L’innovazioneè la vera e unica fonte dellosviluppo, è il motore che conduce gli uomini acercare nuovi paradigmi per migliorare la propriaesistenza, per relazionarsi con gli altri in modonuovo, per esplorare l’ignoto. Ma l’innovazionenecessita di alcune cautele, tra le quali due meritanouna particolare attenzione. Ogni innovazione innescaun processo di “distruzione creatrice” che, mentrecostruisce il nuovo, inevitabilmente distruggel’esistente. La storia, non solo quella economica, èdisseminata di una infinità di esempi chetestimoniano questo fenomeno. Basti pensare allenumerose innovazioni che in pochi decenni hannocompletamente mutato il rapporto tra l’uomo el’ascolto della musica: vinile, nastro magnetico, CD,IPod, Youtube, Spotify… Ognuno di questistrumenti è stato, a suo tempo, causa ed effetto di unprocesso di distruzione creatrice, portando con sémutamento di abitudini, nuove opportunità, maanche perdita di posti di lavoro e di fortune. O,ancora più straordinariamente significativa,l’invenzione della stampa, che ha scardinatocompletamente il monopolio dei “detentori dellaverità”. La prima fondamentale cautela è, quindi,quella di gestire questo processo di sostituzione

facendo in modo che il costo umano e sociale di ogniinnovazione sia minimizzato e che la transizioneverso il nuovo non lasci dietro di sé difficoltà esofferenza. Occorre tenere ben a mente che dietro letecnologie, dietro i processi, dietro le grandezzeeconomiche vi sono solo e sempre uomini e donne.L’altro aspetto riguarda la valutazionedell’innovazione e degli effetti che essa genera.Spesso, ci si pone di fronte all’innovazione da unaprospettiva etica, valutando secondo le categorie delgiusto/sbagliato, del bene/male. Ritengo che questoapproccio non sia corretto e che sia molto piùopportuno indossare gli occhiali dei diritti individualie della società. Una innovazione è positiva seproduce più diritti, se aumenta la libertà di scelta, sefa crescere la consapevolezza, se migliora laconoscenza, se riduce la fatica del vivere, se migliorale condizioni dei più deboli, se, in una espressione, cifa vivere meglio. L’innovazione è inarrestabile, peròla si può indirizzare o gestire affinché il beneficionon sia di un singolo individuo o di pochi a discapitodi molti. Non sia, cioè, un gioco a somma zero, bensìun percorso che fa crescere tutti. Le Fondazionihanno il dovere dell’innovazione, si diceva. Possonofarlo sostenendo la creazione e lo sviluppo di queglieco-sistemi all’interno dei quali attecchiscono le ideee se ne implementano le applicazioni pratiche. E, piùdi altri, hanno anche il dovere di pensare a comelimitare gli effetti negativi della transizione verso ilnuovo e di prodigarsi affinché l’inevitabile spintaindividuale, che è motore di innovazione, tenga indebito conto l’effetto che essa produce sui dirittidegli altri individui e sull’intera società.

Giorgio RighettiDirettore generale Acri

INNOVAZIONE,INDIVIDUI ESOCIETà

Una innovazione è positiva seproduce più diritti, se aumenta

la libertà di scelta, se fa crescere laconoscenza, se migliora le condizionidei più deboli, se ci fa vivere meglio

«È stata scritta la prima pagina di una nuova sto-ria». Giandomenico Genta, presidente della Fon-dazione Cassa di Risparmio di Cuneo, raccontacosì la fusione per incorporazione della FondazioneCassa di Risparmio di Bra nella Fondazione Crc,conclusa formalmente l’11 marzo scorso, a quasiquattro anni dalla firma del Protocollo Acri-Mef,che auspicava forme di cooperazione e di aggrega-zione tra Fondazioni per potenziare l’efficienza el’efficacia dei loro interventi sui territori. presidente, perché la definisce una “nuova storia”?Perché è la prima volta in Italia che due enti, chehanno sempre operato su territori limitrofi, scel-gono di fondersi per rispondere alle tante sfide chele comunità si trovano ad affrontare. In Italia laframmentazione costituisce un retaggio storico eun ostacolo che ha pesantemente influenzato nelpassato – e continua ancora oggi a influenzare –la crescita in molti ambiti.Qual è l’obiettivo di questa fusione? L’obiettivo comune delle due Fondazioni è statoperseguire un’alleanza tra territori contigui, chepermetta di raggiungere la massa critica necessaria

a migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’azioneprogettuale ed erogativa finora portata avanti.Un'operazione che permetterà di consolidare lacoesione sociale delle comunità coinvolte e pro-muovere progetti che solo un grande soggetto puòrealizzare, garantendo al contempo il manteni-mento delle identità dei diversi territori. Come cambieranno gli equilibri sul territorio?Occorre fare una premessa: il territorio cuneese hauna particolare conformazione caratterizzata da 247Comuni, molti dei quali piccoli e in zone marginalidi montagna o collina. Un’evidenza che va poi calatanella fase storica odierna, in cui sempre più gli attorichiave per promuovere lo sviluppo non sono le na-zioni o le regioni, bensì i “distretti territoriali”, chia-mati a costruire le proprie strategie di innovazionein ambiti fondamentali come la formazione, la ri-cerca scientifica, lo sviluppo economico, le infra-strutture e il welfare. A fronte di queste evidenze,quotidianamente riscontrabili sul campo, appare

chiara la necessità di costruire iniziative e istitu-zioni in grado di superare steccati territoriali ecampanilismi oramai fissati solo sulle cartine geo-grafiche. Di fatto, con questa operazione incre-mentiamo il nostro patrimonio e allarghiamo inostri confini, includendo tra i territori principalid’intervento – storicamente erano quelli di Alba,Mondovì e appunto, Cuneo – anche quello di Bra.Il nome della Fondazione non è cambiato, è rima-sto Crc, ma è variata la governance: il ConsiglioGenerale si allargherà presto per ospitare un con-sigliere in rappresentanza dell’area braidese.Come si è giunti a questa fusione e quali gli attoriche hanno attivamente preso parte?Il percorso che ha condotto a questo risultato hacoinvolto un gruppo di lavoro congiunto compostodai rispettivi Direttori e dai rappresentanti degli or-gani delle due Fondazioni (Consiglio d’indirizzo,Consiglio di amministrazione, Collegio sindacale).Nel corso dell'ultimo anno sono stati analizzati e di-scussi i diversi aspetti toccati dall'operazione, fino atrovare insieme le intese sui temi patrimoniali, ero-gativi e relativi alla governance. Il ruolo di apripista

ha dovuto fare i conti con l'assenzadi una legislazione specifica che di-sciplini le fusioni tra Fondazioni:grazie al supporto continuo garantitoda Acri, dal Mef e dai consulenti le-gali e fiscali incaricati è stato possi-bile tracciare un iter e stabilire regoleche costituiscono la prassi adottabileda altri Enti in operazioni analoghesu scala nazionale.Secondo lei, altre Fondazioni segui-ranno l’esempio cuneese?

È di pochi giorni fa la notizia che è partito l’iter dellaseconda fusione, quella tra Fondazione Banco di Na-poli e Fondazione Chieti-Abruzzo e Molise. Dun-que, la prima pagina di questa nuova storia, scrittada Fondazione Crc e Fondazione Crb, inizia a darefrutti anche a livello nazionale. Per il buon esito dialtre operazioni come la nostra credo sarà necessariauna volontà condivisa tra gli enti coinvolti: da unlato, sul fronte delle “piccole” fondazioni, gli ammi-nistratori devono essere consapevoli delle necessitàdelle loro comunità e delle sfide future a cui sonochiamate le loro istituzioni, per garantire continuitàe stabilità all’azione erogativa; dall’altro, da partedelle Fondazioni “incorporanti”, è necessaria la di-sponibilità a un dialogo paritetico, rispettoso dellastoria delle istituzioni incorporate, e un’attenzionealle esigenze specifiche dei singoli territori. Lascelta di superare certe logiche di frammentazioneterritoriale è stata per noi vincente: siamo sicuriche insieme si potrà fare meglio e di più.

L’UNIONE FA LA FORZA

La scelta di superare logiche diframmentazione territoriale èvincente: siamo sicuri che insiemesi potrà fare meglio e di più perrispondere alle sfide che lecomunità si trovano ad affrontare

Si fondono le Fondazioni di Cuneo e di Bra

Donatella Vigna e Giandomenico Genta, presidenti delle Fondazioni di Cuneo e di Bra

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Oltre 10mila studenti a ri-schio abbandono scola-stico, più di 1.000famiglie coinvolte, 1.500insegnanti attivati: sonoquesti i numeri di “Oltre iConfini. Un modello discuola aperta al territo-rio”, uno dei progettimultiregionali finanziatoda Con i Bambini nel-l’ambito del Fondo per ilcontrasto della povertàeducativa minorile, chesta coinvolgendo in viasperimentale 45 scuole da Nord a Sud(Pavia, Milano, Varese, Novara, Impe-ria, Foggia, Trapani, Nuoro, Venezia,Napoli, Potenza le province coinvolte).L’obiettivo del progetto è contrastare lapovertà educativa e favorire la crescitainclusiva dei giovani in condizioni difragilità, come gli alunni stranieri o condisabilità, favorendone la realizzazionepersonale. Tramite la costituzione,presso le scuole, di 45 presidi “ad altaintensità educativa”, caratterizzati daspazi polifunzionali di aggregazione frascuola, operatori del territorio, famigliee studenti, il progetto intende sperimen-tare un nuovo modello di “scuolaaperta al territorio”, il cui obiettivo è“far star bene i ragazzi a scuola e con-trastare così l’abbandono scolastico”.Alla base di questo approccio c’è in-

fatti la consapevolezza che l’abban-dono scolastico sia sempre determi-nato da una pluralità di fattori diversi:innanzitutto il contesto sociale dellefamiglie di provenienza, che vivonoin condizioni di disagio economico,ma anche la differenza culturale do-vuta a diversa origine etnica e lascarsa conoscenza e comprensionedella lingua italiana. Ma ci sono anchealtre cause di disagio personale, comele difficoltà specifiche di apprendi-mento o le condizioni di disabilità. Per rispondere a queste diverse formedi disagio che possono compromettereil piacere della scuola e condurre al-l’abbandono, Oltre i Confini organizzaincontri e momenti di aggregazione,che possono facilitare i rapporti tra lefamiglie e le scuole, così da attivare ilsenso di comunità e di appartenenza alterritorio. Inoltre, prevede l’attivazionedi percorsi personalizzati di inclu-sione, recupero, sostegno e rimotiva-zione per adolescenti, corsi di italianoe di informatica. Nonchè corsi di for-mazione per docenti, operatori socialied enti locali per condividere compe-tenze e modelli operativi. Infine, è pre-vista un’azione a sostegno dellefamiglie che mira a renderle partecipidel percorso formativo dei propri figli ead accompagnarle nella gestione delleproblematiche della genitorialità.Il soggetto responsabile capofila del-l’iniziativa è il Centro Iniziativa De-mocratica degli Insegnanti, un’asso-ciazione di docenti e dirigenti scola-stici, attiva a Milano da quarant’anni.Insieme al Cidi ci sono altri 70 par-tner, tra associazioni, cooperative e laFacoltà di Economia dell’UniversitàStatale di Milano. Per approfondire: https://percorsico-nibambini.it/oltreiconfini

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FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

TOR BELL’INFANZIA

Il progetto Tor Bell’infanzia, sele-zionato da Con i Bambini nell’am-bito del Fondo per il contrasto dellapovertà educativa minorile, ha cometarget 650 bambini da 0 a 6 anni e leloro famiglie del quartiere di TorBella Monaca, periferia di Romanota per le condizioni di disagio edesclusione sociale. Qui, a fronte diuna popolazione in continuo au-mento, l’accesso ai servizi socio-educativi di qualità è resodifficoltoso da uno scenario caratte-rizzato da microcriminalità, tassimolto significativi di disoccupa-zione giovanile, lavoro nero, alto li-vello di disagio sociale, carenza dispazi verdi e luoghi di aggregazionesociale, fragilità economica delle fa-miglie. In questo contesto il quar-tiere vive una situazione diimmobilità sociale ed emargina-zione cronica. Il quartiere ha biso-gno di azioni che rafforzinol’accesso a servizi di educazione ingrado di potenziare il ruolo delle fa-miglie intese come risorse a livellosociale, promuovendo la loro presain carico del territorio e sostenendol’emancipazione socio-economicaattraverso opportunità che offranoun’alternativa alla criminalità localein un’ottica di welfare comunitario.Perché «L’infanzia – come ci rac-conta Ilaria Orlandi di ApurimacOnlus, responsabile del progetto –rappresenta una fase cruciale per losviluppo dell’individuo. È nei primimesi e anni di vita che si formano lecapacità cognitive e non cognitive esi costruiscono le basi di quello chesaremo e faremo nel nostro futuro.Frequentare la scuola d’infanzia fa-vorisce il sano sviluppo socio-edu-cativo del bambino, facilital’inserimento nella scuola primariae aumenta il rendimento scola-stico». Per questo il progetto TorBell’Infanzia, nell’arco di tre anni,punta a favorire l’incremento quan-titativo e qualitativo dei servizi perla prima infanzia, in una strategia diinvestimenti nella salute e nello svi-luppo cognitivo emotivo e socialenei primissimi anni di vita che ga-rantiscono il più alto ritorno econo-mico e sociale per gli individui e perla società. Si indirizza su tre principalilinee direttrici: bambini, genitori e co-

munità educante. Agisce attraversoazioni specifiche che concorrono, tragli altri aspetti, al rafforzamento delwelfare comunitario.Tor Bell’infanzia prevede l’attiva-zione di un polo socio educativomulti-servizio, a integrazione dei ser-vizi pubblici, a favore delle famigliein stato di bisogno, che fornisca ser-vizi flessibili, di qualità per la cura eil sano sviluppo dei bambini, sup-porto alla genitorialità, strumenti perla conciliazione famiglia-lavoro e ilpotenziamento delle reti informali.La scheda del progetto: https://per-corsiconibambini.it/torbellinfanzia

UNA SCUOLA APERTAAL TERRITORIO

Il 29 gennaio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rice-vuto al Quirinale una delegazione del Comitato di Indirizzo Strategicodel Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La delega-zione era composta da: on. Stefano Buffagni, sottosegretario alla presi-denza del Consiglio e presidente del Comitato; Giuseppe Guzzetti,presidente di Acri; Giorgio Righetti, direttore generale di Acri; ClaudiaFiaschi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore; Carlo Bor-gomeo, presidente dell’impresa sociale “Con i Bambini”.

Fondo per il contrasto della povertà educativa minorileRealizzato grazie a un accordo fra Acri e il Governo, con la collaborazione del Forum Nazionale del Terzo Settore,il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è uno dei più importanti progetti collettivi delle Fondazionidi origine bancaria. Nel loro insieme, esse hanno messo a disposizione 360 milioni di euro in tre anni (2016-2018),assistite da un apposito credito d’imposta. Viene realizzato tramite bandi, in un’ottica di trasparenza e di rendicon-tazione. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impe-discono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dallaFondazione Con il Sud, che ha pubblicato quattro bandi: Prima Infanzia 0-6 anni, Adolescenza 11-14, Nuove Ge-nerazioni 5-14 anni, Un passo avanti. Fuori dai bandi sono state attivati due interventi, uno dedicato alle regionidel Centro Italia interessate dal sisma del 2016, l’altro a progetti realizzati in partnership con altri enti finanziatori.Con le risorse stanziate dal Fondo finora sono stati avviati 272 grandi progetti in tutta Italia, che hanno raggiuntooltre 400mila bambini e ragazzi, insieme alle loro famiglie, che vivono in condizione di disagio: 6.500 sono le or-ganizzazioni coinvolte. Con la Legge di Bilancio 2019 il Fondo è stato rifinanziato per un altro triennio.

Welfare comunitario in periferia

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primo piano

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

Openpolis accende un faro sulla povertà educativa“Non è un Paese per giovani”, non si tratta del sequel del film dei fratelli Coen,ma della condizione dell’Italia che, purtroppo, oggi non sembra essere un habitataccogliente per le giovani generazioni. Un Paese dove i minori non riescono asvincolarsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunitàeducative e luoghi a disposizione che incentivino l’aggregazione sociale. Questala fotografia scattata da Vincenzo Smaldore, responsabile dei contenuti editorialidi Openpolis, la fondazione indipendente che promuove la trasparenza e la parte-cipazione democratica dei cittadini della rete. Openpolis, insieme all’impresa so-ciale Con i bambini - soggetto attuatore del Fondo per il contrasto della povertàeducativa minorile -, ha lanciato l’Osservatorio sulla povertà educativa minorilecon l’obiettivo di promuovere un dibattito sulla condizione dei minori in Italia, apartire dalle opportunità educative, culturali e sociali. partiamo dalle premesse: cos’è la povertà educa-tiva? Come è legata alla povertà economica?Quando si parla di povertà educativa s’intende la ca-renza di un insieme di servizi e opportunità che possonopermettere a un bambino di accrescere e formare la pro-pria personalità; parliamo di servizi legati all’inclusionesociale partendo dalla scuola, allo sport, ai servizi sociali,alla cultura, allo svago e all’aggregazione. Da un puntodi vista di contrasto alla povertà, si è passati oramai datempo a ragionare in un’ottica multidimensionale,quindi a considerare non solo la povertà “materiale”, maa guardare anche le sue cause scatenanti e le ripercus-sioni sulla società. Nazioni Unite, Ocse, Fondo Mone-tario Internazionale e Banca Mondiale identificano nellapovertà educativa la prima e principale causa della po-vertà materiale. Di contro riconoscono che ricerca, for-mazione ed educazione sono presupposti necessari perlo sviluppo di un paese. In Italia di povertà educativaminorile si parla purtroppo pochissimo, tuttavia il temaa livello internazionale ha assunto centralità e il nostro Paese rimane ancora fanalinodi coda e il dibattito su questo fronte non è presente. Proprio questa mancanza è statala spinta per noi a lavorare e creare presupposti che incentivino consapevolezza. perché in Italia non si parla di povertà educativa minorile?Il tema non è stato per lungo tempo nell’agenda pubblica del Paese in primis peruna ragione “anagrafica”: l’Italia è un Paese che sta invecchiando, dunque si parlamolto più di pensioni che di educazione. Va anche detto che questa fase politica siè molto concentrata su sussidi, incentivi, detassazione e l’aspetto dei servizi al mo-mento è fuori dal dibattito. Noi speriamo che il Fondo, insieme al nostro contributo,serva a portare l’attenzione su questo aspetto, perché politiche mirate a implemen-tare i servizi non danno riscontro immediato ma producono effetti a lungo raggio. Come è possibile monitorare il fenomeno della povertà educativa minorile?

Molto spesso gli indicatori per le analisi di questo tipo sono costruiti su scala na-zionale o al massimo su scala regionale. Secondo noi questo è un grandissimo li-mite perché la scala nazionale è una media di quello che succede all’interno dellaNazione. Una media è qualcosa che nasconde le specificità e le differenze. Stessacosa si può dire per un monitoraggio regionale. Allora, il proposito che ci siamodati con l’impresa sociale Con i bambini è costruire un Osservatorio su base co-munale, andando a realizzare due filoni di dati: il primo dato di contesto legato aicomuni (quindi dati geografici, economici, demografici), e l’altro un filone tema-tico basato su un censimento di presenza e qualità dei servizi rispetto agli ambitid’interesse. Questa combinazione ci permette di fare tutta una serie di analisi in-terna alle regioni, sui singoli comuni e ancor più nel dettaglio sul municipio stesso.

Uno dei primi risultati del monitoraggio su scalacomunale è stato il progetto sugli asili comunalidi Roma. In cosa consisteva e quali sono stati i ri-sultati ottenuti?L’obiettivo della raccolta dati relativa al servizio degliasili comunali a Roma e del confronto tra questi è statola volontà di far emergere la disomogeneità tra le diverserealtà urbane che compongono la Capitale. Infatti il ri-sultato dell’analisi ha evidenziato un’offerta piuttosto fra-stagliata: zone ben servite spesso sono circondate daterritori con poca offerta. Il tutto convivente nella stessarealtà metropolitana. Insomma, dal rapporto, fatto subase locale, è emersa una granularità territoriale che conun’analisi di tipo nazionale non sarebbe emersa. La do-manda che sorge spontanea è: in una città come Roma,qual è il centro è qual è la periferia? Molto spesso questoè un concetto affrontato in termini solo geografici, ed èopinione comune che si consideri centro di Roma PiazzaNavona e le zone intorno sempre più periferiche. Tutta-via, andando ad analizzare i dati economici e anagrafici

sui servizi, ci rendiamo conto che esistono tanti centri e tante periferie e in alcuni casisono elementi ribaltati rispetto ai concetti geografici. Questa è una complessità terri-toriale enorme con cui bisogna fare i conti dal punto di vista dell’analisi, per poterpoi fare delle valutazioni intelligenti in termini di amministrazione del territorio. Quale ritenete sia la chiave per contrastare la povertà educativa?È importante fare rete. Ovvero intervenire con un approccio che guardi la società“complessivamente”: in cui la scuola è al centro, ma un ruolo fondamentale lo ri-coprono anche cultura, sport e associazionismo. Vari studi scientifici dimostranoche l’unione è un elemento proficuo per combattere l’abbandono scolastico. Inau-gurare un campetto da calcio può sembrare una piccola cosa, ma permette di com-battere la disgregazione scolastica ed è inoltre un mezzo potentissimo percombattere le baby gang, forse più che mandare 300 agenti delle forze dell’ordine...

L’Italia è un paese che stainvecchiando, per questo si parla

molto più di pensioni che dieducazione. Dobbiamo ribaltare

i temi dell’agenda pubblica

Intervista a Vincenzo Smaldore

Ogni settimana su openpolis.it l’Osservatorio sulla povertà educativa minorile pubblica nuovi approfondimenti con dati, grafici e mappe

“”

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A Fano sta per sorgere un nuovo centro nata-torio pensato per accogliere i cittadini di tuttele età. L’area dove sorgerà l’impianto sportivoè stata acquistata dal Comune e, per la suarealizzazione, la Fondazione metterà a dispo-sizione 5 milioni di euro. Non solo sport maanche benessere e riabilitazione: nel nuovocentro saranno infatti incluse vasche e sale perterapie fisiche e strumentali, oltre alle vascheper uso sportivo pensate per adulti, ragazzi eanche bambini. Una volta ultimato, il Centroverrà affidato in usufrutto trentennale al Co-mune di Fano che si occuperà di gestirlo. Sonoprevisti anche una palestra e un ambulatorio.La Fondazione Cassa di Risparmio di Fanoprovvederà alla realizzazione del Centro Na-tatorio curando ogni suo aspetto: edilizio, im-piantistico, fino al completo allestimento earredamento degli ambienti. Il completamentodei lavori è previsto per l’autunno 2020.

Biella come Roma, Berlino e Bogotà? Daquest’anno sì, se la candidatura a Città CreativaUnesco andrà a buon fine. Il progetto, nato nel2004, ha l’obiettivo di unire una lista di città chehanno fatto della creatività il motore dello svi-luppo economico. I biellesi hanno aderito conentusiasmo a questa iniziativa. A partire dallaFondazione Cassa di Risparmio di Biella e dagliimprenditori del settore tessile, che si sono subitoattivati per raccogliere le lettere di sostegno ne-cessarie alla compilazione del dossier di candi-

datura. Anche dal mondo dell’arte è arrivatal’adesione entusiasta del Maestro MichelangeloPistoletto, che ha disegnato il logo dell’inizia-tiva (nella foto). Ma un successo già c’è stato:l’iter della candidatura ha svelato un territoriocapace di fare sistema, coeso nell’immaginareun futuro fatto di tessile ma anche di arte e crea-tività, unito nella determinazione di far cono-scere al mondo il patrimonio biellese. 6

territori

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

Città creativa UnescoBiella ci crede

In un mondo sempre più dinamico e veloce, la ca-pacità delle città di adattarsi e rinnovarsi sfruttandol’intelligenza e le competenze di tutti i suoi attoridiviene fondamentale. Si chiamano “Smart city”quelle città che mettono in campo politiche e azionistrategiche volte a ottimizzare e innovare i servizipubblici, ripensando ambiente, energia, mobilità,connettività. Nel 2018 la Fondazione Crc ha volutomisurare il livello di smartness della provincia diCuneo, ottenendo risultati incoraggianti inclusi nelrapporto “Premio Comune Smart 2018”. L’analisiha coinvolto i 250 comuni della provincia di Cuneoattraverso un questionario online che ha valutato levariazioni rispetto a un analogo monitoraggio ef-fettuato due anni prima. Analizzando i dati forniti,non solo è emersa l’evoluzione realizzata in questidue anni, ma sono stati anche evidenziati tre ingre-dienti fondamentali, che potrebbero ulteriormentefavorire l’evoluzione del territorio in chiave smart:promozione della cultura dell’innovazione e del di-gitale, diffusione di capacità e competenze proget-tuali, condivisione delle esperienze realizzate ereplicabilità delle buone pratiche. «La mappaturache oggi mettiamo a disposizione di tutti ha rac-colto tanti spunti su temi diversi e di grande inte-resse. Siamo sicuri che queste sollecitazionisapranno essere di stimolo per le amministrazionipubbliche, per far sì che la nostra provincia possadiventare un territorio smart riconosciuto a livellonazionale» ha commentato Giandomenico Genta,presidente della Fondazione Crc.

CUNEO è SMART

Turismo, enogastronomia, giovani, agroalimentare,visite guidate: sono le chiavi su cui Fondazione Ca-risap, in partnership con l’Università di Camerino,ha deciso di puntare per contribuire al rilancio delleMarche colpite dal sisma del 2016. Per farlo la Fon-dazione ha messo in campo complessivamente 6 mi-lioni di euro per un progetto chiamatoemblematicamente “Masterplan terremoto”.Oltre agli irreparabili danni umani, alle gravissimelesioni al patrimonio artistico e ai drammatici effettisull’economia del territorio, il terremoto sta met-tendo in pericolo anche la sopravvivenza del pecu-liare modello antropologico del paesaggiomarchigiano. «La Fondazione Carisap si è innanzi-tutto messa al lavoro per la difficile identificazionedegli interventi più adeguati da mettere in atto – di-chiara il presidente Angelo Galeati –. Abbiamo atti-

vato un canale diretto con la comunità, chiedendodi segnalarci le priorità di interesse collettivo; maabbiamo anche fatto partire un processo di verificadocumentale delle esigenze post sisma in partner-ship con l’Università di Camerino». Al termine dellaprocedura di ascolto e di ricerca, la Fondazione haelaborato e messo in atto un piano strategico di in-tervento per il rilancio del territorio articolato in seiobiettivi ben definiti: incentivare il turismo nellamedia stagione ad Ascoli e nell’entroterra, poten-ziando l’offerta di visite guidate; sviluppare l’offertadi produttori e coltivatori per creare un’offerta eno-gastronomica che diventi uno degli attrattori turisticidel Piceno; recuperare gli edifici storici legati al-l’identità e alla storia della comunità, quale veicolodi promozione turistica; evitare lo spopolamentodelle aree montane proponendo percorsi accademici

ed esperienziali, coinvolgendo giovani, università edeccellenze nazionali nella ricerca agroalimentare; fa-vorire l’ospitalità dei giovani e la loro integrazionenelle comunità, attraverso la valorizzazione deglispazi di incontro e di condivisione; potenziare l’at-trezzatura delle strutture che erogano servizi socio-sanitari nell’area montana. Fino oggi sono partiti 40progetti, la cui valutazione è stata gestita dall’Uni-versità Politecnica delle Marche; le risorse già ero-gate ammontano a 5 milioni di euro.Al fianco della Fondazione Carisap, tutte le Fonda-zioni italiane, attraverso Acri, si sono attivate per nonfar mancare il proprio contributo in favore delle po-polazioni colpite dal sisma nei territori delle regioni

Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo. Su proposta delleConsulte di Fondazioni delle regioni coinvolte, Acriha attivato un Fondo di garanzia per l’accesso al cre-dito delle micro, piccole e medie imprese con sedeoperativa ubicata in uno dei Comuni del cratere. Fon-dazione Carisap è capofila dell’iniziativa e si occupadi monitorare il corretto utilizzo dei fondi. Per dareattuazione all’iniziativa ha sottoscritto un’appositaconvenzione con Intesa Sanpaolo Spa, che eroga fi-nanziamenti destinati al ripristino o alla riconversionedell’attività aziendale, nonché a coprire esigenze diliquidità purché non destinate a consolidamento dipassività presso altre banche. Fino al 31 dicembre2018 sono arrivate 652 domande di finanziamento,di cui 649 deliberate, per un valore medio di quasi24mila euro. L’importo complessivo dei finanzia-menti deliberati ammonta a oltre 15,5 milioni di euro.

A Fano, sport ebenessere per tutti

MASTERpLAN TERREMOTO

5 milioni di euro hanno finorafinanziato 40 progetti che

puntano su giovani, turismo,enogastronomia e agroalimentare

per ridare slancio alle Marche

Le 6 chiavi di Fondazione Carisap per ripartire

Il Festival dell’Appenino è una delle iniziative finanziate all’interno di Masterplan Terremoto

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Con la recente apertura di due nuovi magnifici piani dovesi possono ammirare oltre duecento opere d’arte della pre-stigiosa collezione della Fondazione, il Museo di PalazzoBaldeschi si presenta come un polo museale che offre aivisitatori ben quattro piani espositivi, di cui tre dedicati allecollezioni permanenti e uno – lo splendido piano nobilecaratterizzato dalle sue ricche decorazioni ottocentesche –alle mostre temporanee organizzate dalla Fondazione Ca-riPerugia Arte. L’allesti-mento dei nuovissimiterzo e quarto piano,segue la precisa scelta dicontestualizzare le saledel palazzo con la Colle-zione di opere d’arte dellaFondazione, un patrimo-nio frutto di acquisizionie lasciti che si compone didipinti, sculture e disegnifino ad oggi esposti soloin modo parziale in occa-sioni di mostre tempora-nee. Dopo complessilavori curati nei minimiparticolari, negli ambienti hanno trovato posto opere di ar-tisti umbri, o che in Umbria hanno operato, raggruppateper nuclei tematici omogenei: la scuola perugina, di cuisono la massima espressione il Perugino e il Pinturic-chio; la scuola folignate, di cui Niccolò di Liberatore,detto l’Alunno, fu figura di spicco; il comprensoriogualdese con Matteo da Gualdo; il versante umbro-to-

scano con il grande Luca Signorelli e l’area della Valne-rina, rappresentata da Nicola di Ulisse da Siena. Questie molti altri artisti vanno a comporre un disegno esposi-tivo che oltre alla sala dedicata al Rinascimento Umbro,lo spazio che raccoglie i dipinti più preziosi della Fon-dazione realizzati dagli artisti sopra citati, si sviluppa at-traverso un nucleo che ha come protagonista il paesaggioin tutte le sue declinazioni sei-settecentesche, una sala de-

dicata alle Pale d’altare manieristi-che, una sezione monografica

riservata a Gian DomenicoCerrini, detto il Cavalier

Perugino, pittore a cavallotra classicismo e baroccoprotagonista del Sei-cento umbro e attivo siaa Firenze che a Roma.C’è poi la sezione dedi-cata all’arte contempora-

nea, di cui sono espressionei lasciti degli artisti Maria

Pistone, Giorgio Maddoli,Antonio Ranocchia e Gustavo

Benucci e le opere di Gerardo Dot-tori, il pittore perugino tra i massimi interpreti del Futurismoe maestro dell’aeropittura. Con un biglietto unico, insieme ai nuovi spazi di Palazzo Bal-dechi si possono visitare altri due importanti progetti espositivipermanenti allestiti al secondo piano: la Collezione AlessandroMarabottini e la Raccolta di maioliche Rinascimentali. www.fondazionecariperugiaarte.it/palazzi/palazzo-baldeschi

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territori

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

Quando si parla del Veneto, la prota-gonista indiscussa è sempre Venezia.Ma questa volta Mestre ha spode-stato il ruolo di prima attrice dellacittà lagunare più famosa al mondo eha acceso i riflettori su “M9”: ilmuseo multimediale del Novecento,voluto dalla Fondazione di Veneziaper rivalutare il territorio mestrino.Proiezioni multimediali, tavoli multi-touch, applicazioni multi-player coninterazioni multi-utente sono il cuoredi un format innovativo la cui ossa-tura architetturale è firmata dallo stu-dio berlinese Sauerbruch Hutton,vincitore del concorso di idee lan-ciato nel 2010 dalla Fondazione.Fil rouge della museo è il XX secoloche, nonostante venga definito comu-nemente un “secolo breve”, è stato un

periodo denso di eventi, scopertescientifiche, traguardi tecnologici e in-dustriali, nonché due devastanti con-flitti mondiali, grandi trasformazionisociali e culturali. Tutto questo è benespresso dall’anima multiforme diM9. Tre piani di edificio dedicati al-l’esposizione permanente di installa-zioni interattive e multimediali i cuimateriali provengono da 150 archiviche hanno contribuito al progetto –primo fra tutti l’Archivio Storico delTouring Club Italiano – e che dise-gnano uno scenario poliedrico chespazia dalla scienza alla tecnologia,dall’arte alla politica. Una veste strut-turale fatta di 20mila piastrelle multi-colore avvolge l’edificio in uninvolucro policromatico, figlio delladinamicità di una storia in continua

evoluzione, ma fissata in alcune im-magini e documenti simbolici e im-mortali. La storia a M9 è raccontataanche attraverso l’ecosostenibilità,grazie a 276 i pannelli solari che po-tenziano l’apporto energetico utile agliallestimenti multimediali del percorsoespositivo. Un animo green in uncorpo eclettico che trasforma le sortidi un distretto industriale all’interno diun agglomerato urbano in continua ri-generazione che, con questo tasselloulteriore, permette a Mestre di sederecon orgoglio accanto a Venezia.Per completare il quadro, ad affian-care l’esposizione permanente ci sa-ranno una serie di mostre temporaneeche, attraverso la fotografia, il designe l’arte, approfondiranno nel dettaglioalcuni focus tematici. Apripista è la

mostra temporanea “L’Italia dei foto-grafi. 24 storie d’autore”, aperta finoal 16 giugno e caratterizzata da 230immagini ad opera di grandi foto-grafi che, rigorosamente in bianco enero, hanno raccontato le trasforma-zioni dell’Italia nel corso del XX se-colo. Con un concept rivoluzionarioallineato alle mostre digitali-immer-sive che calcano le scene europeenegli ultimi anni, M9 cambia ilmodo di fare arte, coinvolgendo lospettatore in un’esperienza stimo-lante che lo trasforma da fruitorepassivo ad attivo, offrendogli unviaggio sorprendente che ripercorreil passato avvalendosi degli stru-menti del presente e del futuro.Per tutti i dettagli il sito del museo èwww.m9museum.it.

Palazzo De’ Rossi, Antico Palazzo DeiVescovi, San Salvatore, Palazzo Buon-talenti. Quattro diverse sedi situate nelcuore del centro storico danno vita alnuovo sistema museale Fondazione Pi-stoia Musei, promosso da FondazioneCaript e gestito dalla sua società stru-mentale Pistoia Eventi Culturali, perraccontare la città dalle sue origini finoalle vicende artistiche del Novecento,con un programma espositivo di ampiorespiro e un’attenzione particolare al-l’arte moderna e contemporanea. Unprogetto importante e impegnativo, che– anche tenuto conto degli effetti posi-tivi registrati dall’elezione nel 2017 aCapitale Italiana della Cultura – si ponel’obiettivo di offrire alla città, ai suoiabitanti e ai visitatori un programma diiniziative culturali e artistiche articolatoe attrattivo, affinché Pistoia si affermisempre di più come meta prediletta dalturismo culturale e possa valorizzare epromuovere il suo patrimonio. «Il no-stro ente – commenta Luca Iozzelli,presidente della Fondazione Caript –considera la cultura un faro nella rottaper lo sviluppo del territorio e ha inprogramma di investire importantirisorse in questo nuovo progetto».www.fondazionepistoiamusei.it

pALAZZO BALDESCHI

M9 è IL MUSEO MULTIMEDIALE DEL NOVECENTO

A PISTOIALA CULTURA È IL FAROQuattro piani ricchi d’arte

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caleidoscopio

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

Il caro collega e amico Sergio per-ruso ci ha lasciato il 4 febbraio. Ciseguirà il ricordo di un professio-nista sempre dedito e appassionatoal lavoro. Ma, soprattutto, quellodi una persona amabile, gentile esempre disponibile per tutti. Ungalantuomo di altri tempi.

Fondazione Caritro e Fondazione Cariverona pro-muovono congiuntamente il Bando “Ricerca e Svi-luppo” per favorire la creazione di sinergie tra il“mondo produttivo”, composto da imprese e centridi ricerca industriali, e il “mondo della ricerca”, co-stituito da ricercatori qualificati e piattaforme tec-nologiche. Il budget stanziato ammonta a 1,8milioni di euro. Ciascun progetto selezionato potràricevere fino a 100mila euro. Per la prima volta nelsettore scientifico, le due Fondazioni si trovano aunire gli intenti per la creazione di meccanismi vir-tuosi che consentano una crescita armoniosa dellaricerca applicata, volta a creare innovazione e com-petitività nelle imprese, in equilibrio con i bisogniespressi dai reciproci territori. Il bando scade il 30aprile 2019. Possono partecipare reti di soggetti cherispettino almeno una di queste condizioni: inclu-dere una realtà di ricerca con sede operativa nel Tri-

veneto o nelle province di Ancona e Mantova; in-cludere un’impresa con sede operativa nei territoridi riferimento delle due Fondazioni (Trento e Ro-vereto per Caritro, Verona, Vicenza, Belluno, An-

cona e Mantova per Cariverona); prevedere ilcoinvolgimento attivo di almeno un giovane ricer-catore di età inferiore a 40 anni in possesso del dot-torato. «In un contesto di cambiamento dei modelli

di business senza innovazione è difficile creare svi-luppo – afferma Michele Iori, presidente di Fonda-zione Caritro – occorre trovare un nuovo equilibrioche permetta un dialogo tra ricerca e impresa,dando la possibilità a ricercatori under 40, di spe-rimentare sul campo le proprie conoscenze, gene-rando nuove soluzioni a disposizione dellacollettività». Gli fa eco Alessandro Mazzucco, pre-sidente di Fondazione Cariverona: «La sfida cheoggi la ricerca scientifica è chiamata ad affrontareè generare conoscenza e innovazione per le im-prese. Questo è l’elemento cardine della competi-tività del nostro sistema produttivo, in grado di darecontinuità allo sviluppo economico e sociale delPaese, grazie ad un sempre più proficuo dialogotra mondo della ricerca e mondo delle imprese». Il bando si può scaricare dai siti www.fondazione-caritro.it e www.fondazionecariverona.org.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Fano prosegue il suo im-pegno per conservare e valorizzare il patrimo-nio artistico del suo territorio. L’ultimointervento in ordine di tempo è il restauroconservativo aperto al pubblico dello splen-dido Polittico di Monte San Pietrangeli“Madonna con il Bambino, Santi e Apo-stoli” di inizio XVI secolo. L’opera è statatratta in salvo dal sisma del 2016 e traspor-tata nella Pinacoteca San Domenico a Fano,dove nel 2017 è stata esposta. Il capolavorocinquecentesco illustra ventotto figure delladevozione cristiana e costituisce un’attra-zione anche per il mistero che l’avvolge, in-fatti la paternità dell’opera è rimasta incertaper secoli, sebbene oggi si attribuisca quasicertamente al pittore Giuliano Presutti (inarte Giuliano da Fano) di cui si hanno noti-zie dal 1499 al 1554. Il lavoro di restauro,sotto la sorveglianza della SoprintendenzaArcheologia, Belle Arti e Paesaggio delleMarche, è effettuato dalla Scuola di Con-servazione e Restauro dell’Universitàdegli Studi di Urbino. I lavori di restaurosi concluderanno entro l’estate.

FANO, RESTAUROA pORTE ApERTE

School 4 Job è un progetto a cura dellaCooperativa Sociale Arca di Noè, rea-lizzato con il sostegno della Fonda-zione Carisbo, che ha l’obiettivo difavorire lo scambio peer-to-peer dicompetenze utili alla ricerca attiva dellavoro tra giovani richiedenti asilo estudenti di due scuolesecondarie superioridi Bologna. School 4Job sperimenta unapproccio fortementeinnovativo: si rivolgea un doppio target digiovani in procinto diaffacciarsi sul mer-cato del lavoro, favo-rendone la crescita reciproca e ilcoinvolgimento in momenti formativivolti allo scambio di competenze perlo più linguistiche e informatiche. Leattività prevedono servizi di inseri-mento e di orientamento lavorativo at-traverso incontri di formazione (di

gruppo e individuali), nonché l’attiva-zione di tirocini formativi rivolti a 50richiedenti asilo e rifugiati utili all’ac-quisizione di competenze spendibilinel mercato del lavoro locale. Attra-verso il coinvolgimento diretto di 50studenti aderenti alle attività di alter-

nanza scuola-lavoro,i migranti sarannodunque aiutati nellaredazione dei curri-cula professionali enelle attività di ricercaattiva del lavoro, tra-mite web e simula-zioni di colloqui.Leit-motiv del pro-

getto è il dialogo interculturale tra gio-vani coetanei, ma con storie ebackground diversi, il cui incontro saràfavorito e facilitato dalla consulenzapsicologica fornita da Aicis. L’Univer-sità di Bologna si occupa del monito-raggio del progetto.

FORMAZIONE ATTIVApER STUDENTI E MIGRANTI

Fondazioni Caritro e Cariverona insieme per la ricerca

Favorire la diffusione di forme di mobilità sostenibile e contribuire alla pro-mozione turistica del territorio: sono due degli obiettivi che hanno spinto laFondazione Cariparo a sostenere, con un contributo complessivo di 3,9 milionidi euro, la valorizzazione di alcuni percorsi ciclabili attivi nel padovano e inPolesine, insieme alla realizzazione di due nuovi itinerari. L’intervento è fruttodel confronto tra la Fondazione e le Province di Padova e di Rovigo, che hannoelaborato alcune proposte per promuovere i percorsi ciclopedonali del territorio.La Fondazione Cariparo non è nuova a interventi in questo campo, anzi: “lafruizione positiva del territorio a la mobilità sostenibile” sono uno degli obiet-tivi strategici dell’ente. Dal 2003 al 2016 ha sostenuto la realizzazione di 17interventi a favore degli itinerari ciclabili nelle province di Padova e di Rovigo,mettendo a disposizione oltre 7,5 milioni di euro.

Cresce il cicloturismo in Veneto

E se il distributore automatico, simboloper eccellenza di un consumismo usa egetta, invece dei caffè distribuisse rac-conti? Fatto. Ci hanno pensato GuidoLaino de “Il Funambolo”, Mirko Zanonadi Aurora Edizioni e Sofia Adami, dot-toranda all’Università di Trento, grazieal bando “Vetrina delle idee” promossodalla Fondazione Caritro di Trento. Ilprogetto si chiama “Racconti a gettone”e consiste in un distributore che, a offertalibera, permette di “gustare” invece diuno snack un buon libro. Il distributoredi libri è collocato all’università di viaTommaso Gar a Trento e rappresenta siaun’istallazione artistica che un’opera-zione culturale, finalizzata a scuotere unaquotidianità monotona che non lasciaspazio alla creatività. I libri sono di scrit-tori esordienti trentini e trattano tutti lostesso tema: il viaggio. Nell’idea di viag-gio infatti si declina la società di oggi,convulsa e “mordi e fuggi” dove ci simuove a ritmi incalzanti e si dedica pocotempo alla meditazione.

E se il caffè avesseil sapore di un libro?Ciao, Sergio

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caleidoscopio

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

Il teatro è uno strumento formativo potentissimo.Sia vissuto dal palcoscenico che dalla platea, il tea-tro ha una valenza didattica che unisce l’utile al di-lettevole. Proprio per questa sua funzione educativae per le suggestioni che porta con sé, la FondazioneCassa di Risparmio di Biella ha deciso di promuo-vere il teatro fra le famiglie e fra i giovani con unocchio di riguardo a quella fascia di popolazionepiù fragile che, per motivi sia eco-nomici che sociali, di solito nonassiste a rappresentazioni e spet-tacoli. Con l’obiettivo di incenti-vare incontri, condivisione esocializzazione, la Fondazioneporta avanti una serie di iniziativecome “Famiglie a teatro”, appun-tamento fisso e sempre moltopartecipato per la comu-nità biellese grazie allavarietà dei temi trattatiche alternano e riadattano iclassici per l’infanzia rappresentandoli con sceno-grafie e costumi originali. “Scuole a Teatro” è l’altroprogetto promosso dalla Fondazione che consentel’accesso a cento abbonamenti per quattro spettacoli

indirizzati agli studenti di varie classi di età che pos-sono imparare divertendosi. Inoltre, “Teatro + So-ciale” è l’altro progetto rivolto alle fasce sociali piùdeboli che possono fruire di spettacoli gratuiti pas-sando del tempo in modo costruttivo e divertente.

«Leggere, partecipare a spettacoliteatrali, avere accesso a formedi stimolazione adeguata al-l’età fin da piccolissimi: sonoquesti gli elementi che concor-rono a formare bambini e gio-vani capaci di orientarsimeglio nel mondo e di otteneremigliori risultati scolastici –spiega il Presidente della Fon-dazione Cassa di Risparmio diBiella Franco Ferraris – perquesto le Fondazioni si stannoimpegnando in un grande pro-getto nazionale che porteràanche a Biella molte azioni

concrete; per parte sua inoltre la Fondazione giàda molti anni offre alle famiglie biellesi anche ilprogetto proprio “Famiglie a teatro” che rappre-senta un importante stimolo in questo senso».

Il bullismo è sempre più un fenomenoin crescita. Con la diffusione dei socialnetwork questo atteggiamento ha as-sunto anche connotazione “cyber” di-ventando ancor più imprevedibile edifficile da arginare. Proprio conl’obiettivo di insegnare ai giovani a di-fendersi, salvaguardandosi e contem-poraneamente a non diventare bulli, laFondazione Cassa di Risparmio di Lo-reto ha deciso di affiancare l’Istituto diIstruzione Superiore Einstein-Nebbianelle sue azioni di prevenzione e con-trasto a questo tipo di episodi. Un pro-getto sperimentale caratterizzato dauna serie di incontri formativi, desti-nati agli studenti delle classi prime, se-conde e terze, che vuole prevenire losviluppo di atteggiamenti violenti e nelcaso in cui già esistano, cercare di sra-dicarli creando consapevolezza sianella vittima che nel persecutore. «Ilnostro obiettivo è far sì che i ragazzipossano essere sensibilizzati il più

possibile sul bullismo in tutte le sueforme, avendo gli strumenti necessariper riconoscerlo in tempo e per difen-dersi – spiega la Presidente della Fon-dazione Carilo, Fulvia Marchiani –.Ma la nostra vuole essere soprattuttouna azione di prevenzione: siamo con-sapevoli che per contrastare la fre-quenza degli episodi di violenzaoccorre intervenire congiuntamente

con le scuole e le famiglie ed investirenella formazione delle nuove genera-zioni». Le iniziative di sensibilizza-zione proseguiranno nei confronti deidocenti, di tutto il personale dellascuola e anche verso le famiglie, conle quali sono previsti incontri specificivisto il ruolo fondamentale che rive-stono i genitori nella comprensione enella prevenzione di questi fenomeni.

BIELLA VA A TEATRO

Bullismo: prevenire è meglio che curare

Oltre 42 milioni in un decennio. A tantoammontano le risorse stanziate dallaFondazione Cassa di Risparmio diLucca per il miglioramento dell’ediliziascolastica della provincia di Lucca. Gliobiettivi? Una scuola di qualità, sicura econ una didattica aggiornata. La volontàd’intervenire strategicamente sull’archi-tettura scolastica del territorio prende

corpo nel 2013, quando si concretizza il primo Bando per l’Ediliziascolastica provinciale, a cui segue un secondo per gli interventi sultriennio 2019-2021. Attualmente sono oltre 180 i “cantieri” (alcunigià aperti altri a breve) che modernizzeranno e metteranno in si-curezza gli edifici scolastici del territorio. «Appariva indispensabile– ha dichiarato il presidente della Fondazione Crl Marcello Ber-tocchini – un intervento a favore delle strutture, per venire incontroalle emergenze e adeguarle sia dal punto di vista delle norme antisi-smiche che delle esigenze di apprendimento».

42 milioni per la scuola“Architetture per Foggia”, il concorso di idee nazio-nale organizzato e promosso dalla Fondazione deiMonti Uniti di Foggia, insieme al Rotary Club “Um-berto Giordano” del capoluogo, compie quattroanni. L’iniziativa, riservata ad architetti e ingegneriiscritti ai relativi Ordini professionali, ha l’obiettivodi proporre soluzioni architettoniche e urbanisticheper valorizzare le aree cittadine e riqualificare glispazi abbandonati o in disfacimento. Quest’anno lesezioni tematiche del concorso sono “Vuoti urbani”e “Agopunture urbane”. La prima sezione riguardala città da demolire, quella da riempire, tra riqualifi-cazione, recupero, costruzioni e ri-costruzioni.L’idea è eliminare slabbrature, ridefinire il tessutourbano, verificare le potenzialità e le criticità in ma-teria di servizi, spazi pubblici, aree verdi, luoghi diaggregazione, contenitori culturali, qualità delle re-sidenze urbane. “Agopunture urbane” si riferisce

invece alla sistemazione dizone del centro storico edelle aree adiacenti caratte-rizzate dalla presenza di sitistorici e artistici. L’inter-vento potrà spaziare dall’ar-redo urbano al verdepubblico, da un piano di il-luminazione-valorizzazionefino all’individuazione di unpiano del colore, premessaper il restauro di facciate,

cortili, strade e piazze. La proposta progettuale dovràprevedere una realizzazione contenuta nel costocomplessivo di 60mila euro. Per partecipare c’ètempo fino al 31 maggio. «Per la quarta edizionedel concorso, abbiamo voluto tener insieme vecchieistanze e nuovi orientamenti – spiega il presidentedella Fondazione, Aldo Ligustro –, penso all’Ago-puntura urbana, una nuova “scuola di pensiero”che a grandiosi progetti di rinnovamento urbanopreferisce piccoli interventi mirati, sostenibili e rea-lizzabili, immaginando il sistema complesso dellacittà come un organismo vivente. La generalizzatae frammentata espansione orizzontale delle aree ur-bane e periferiche delle città, rappresenta ormai unproblema nazionale assai dibattuto. Lo spazio, per-cepito in dimensioni non più umane, e l’inefficienzao la mancanza di collegamento fra centro e perife-ria, impediscono di riannodare questi nuovi vuotiurbani alle reti infrastrutturali, ostacolando l’ac-cesso pieno ai servizi».

RIDISEGNAMOFOGGIA

«L’impegno pro-fuso dalla Fonda-zione in questaduplice iniziativa èstato ampio e si-gnificativo, inquanto non si èconcentrato sol-tanto nella meraorganizzazione diuna rassegna arti-stica, ma ha allargato l’orizzontesullo studio e sulla valorizzazione diopere non conosciute perché confi-nate in magazzini o in chiese di cam-pagna». Sono le parole del presidentee del vicepresidente della FondazioneCassa di Risparmio di Terni e Narni,Luigi Carlini e Ulderico Dragoni, atracciare il senso della loro recente ini-ziativa. La Fondazione Carit infatti haaperto le porte della sua sede storicaPalazzo Montani Leoni in occasionedella mostra “Presenze artistiche inUmbria”, allestita con la collaborazionedella Galleria Nazionale dell’Umbria.Il Perugino e il Pinturicchio, BenozzoGozzoli e il Maestro della DormitioVirginis, ma anche Federico Barocci,Mattia Preti e Jean Baptiste Wicar.Sono solo alcuni dei nomi che spic-cano nell’elenco degli autori delleopere esposte, provenienti dalle pina-coteche comunali di Terni e di Ame-lia, dalla Fondazione consorella diPerugia, dalle Diocesi della Regionee da remote chiese di campagna, maanche da importanti istituzioni qualila Galleria Nazionale dell’Umbria edal prestigioso Museo Diocesano diMilano. Con questa iniziativa la Fon-dazione ha contribuito a riportarel’Umbria all’attenzione del pubblicodopo gli eventi sismici del 2016. Inoccasione della mostra la Fondazioneha pubblicato due cataloghi, riuniti inun unico cofanetto, a cui hanno colla-borato storici dell’arte di riconosciutaprofessionalità.

ARTE UMBRAIN MOSTRA

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Eugenio Montale lo definì “riconoscibile fra mille”per un approccio all’arte audace, indomabile e cometale in continua evoluzione. Si tratta di Sergio Romiti,artista figura di spicco dell’arte italiana dagli anni Cin-quanta del Novecento, protagonista della mostra“Una monografia e una donazione. Le essenzialitàpittoriche di Sergio Romiti”, promossa dalla Fonda-zione Cassa di Risparmio in Bologna a cura di AngeloMazza, conservatore delle raccolte d’arte della Fon-dazione. L’esposizione, inaugurata in occasione dellasettima edizione di Art City Bologna dello scorso feb-braio, rimarrà aperta al pubblico fino al 1°maggio2019 presso la Casa Saraceni. Una pittura quella diRomiti che attraversa un post-cubismo che ammor-bidisce le forme, fino a unastrattismo rarefatto che sfo-cia in una tormentata rap-presentazione degli oggettiin un rigido cromatismo.Un’arte che rompe glischemi fino all’ultima fasedella produzione segnata datensioni drammatiche chepreannunciano la tragicascelta dell’artista di togliersila vita dopo un periodo disolitudine estrema. Le Col-lezioni d’arte e di storia dellaFondazione Carisbo giàpossedevano diciassette suoi dipinti, ben distribuitinell’arco del secondo Novecento, acquisiti tra il 1994e il 2005; ma nel 2006, grazie alla sensibilità dellamoglie dell’artista, Giovanna Grassi Romiti, un nu-cleo foltissimo di oltre settanta opere – tra dipinti, di-segni e stampe – si è aggiunto quale donazione,rendendo possibile una documentazione ampia dellosviluppo della sua arte. La Fondazione Carisbo hapromosso e sostenuto la pubblicazione dell’opera indue volumi “Sergio Romiti. Catalogo ragionato deidipinti”, a cura di Guido Salvatori, con saggi diMaurizio Calvesi e Sandro Parmiggiani, edita aBologna da Bononia University Press nel 2019. Link: www.fondazionecarisbo.it

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in mostra

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

FRA VIAGGI E RITRATTI150 FOTO DI INGE MORATH

Inge Morath (1923-2002) è statala prima donna a divenire mem-bro della Magnum PhotosAgency, una delle più importantiagenzie di fotografia al mondo.Le opere della fotoreporter, diorigine austriaca, divenuta fa-mosa per aver immortalato tra ipiù grandi attori degli anni Cin-quanta e Sessanta, sono in mo-stra fino al 9 giugno 2019 pressola Casa dei Carraresi di Treviso.L’esposizione intitolata “IngeMorath la vita e la fotografia”,realizzata grazie alla collabora-zione di Fondazione Cassa-marca, offre la prima granderetrospettiva italiana di unadonna, impropriamente nota alle

cronache più per aver sostituitola mitica Marilyn Monroe nelcuore dello scrittore Arthur Mil-ler, che per le straordinarie dotiartistiche. La mostra valorizzal’attività di Inge Morath con unaselezione di 150 fotografie e de-cine di documenti riferiti al suolavoro, in un percorso che ana-lizza l’evoluzione dell’artista lacui sensibilità è stata fortementesegnata dell’esperienza tragicadella seconda guerra mondiale.Parallelamente, il percorso espo-sitivo dà spazio ai suoi celebri ri-tratti di scrittori, pittori, poeti, tracui lo stesso Arthur Miller, oltread Alberto Giacometti e PabloPicasso, per poi passare al

mondo del cinema a cui è dedi-cata un’ampia produzione.Altro spazio della mostra è de-dicato ai viaggi della fotografa,esperienze che preparava conuna precisione spasmodica eampiamente documentate davarie raccolte. Che si trattassedi raccontare paesaggi o per-sone, le foto della Morath sonodense di una sensibilità unica,frutto di una “percezione in-tima” del mondo che la circon-dava. Quando parlava difotografia, lei stessa era solitadire: «Ti fidi dei tuoi occhi enon puoi fare a meno di metterea nudo la tua anima».Link: www.casadeicarraresi.it

Come un medico si prende cura delproprio paziente curandone le ferite,così Tullio Pericoli nelle sue operesembra voler confortare le colline pi-cene, sua terra natia, colpite duramentedal terremoto del 2016. Opere, ben165, che la Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Ascoli ha deciso di esporredal 23 marzo 2019 al 3 maggio 2020,presso Palazzo dei Capitani nellaPiazza del Popolo diAscoli, come a voleromaggiare un territo-rio piegato dal dolore.Grazie all’arte di Peri-coli, pittore e disegna-tore contemporaneoanche noto per i suoiritratti e autoritratti, lacittà di Ascoli ripensae si riavvicina alla terra che, dopo lefratture causate da una catastrofe na-turale come quella del terremoto di treanni fa, recupera le sue forme fles-suose mostrandole nuovamente alpubblico. “Forme del paesaggio”,questo il nome dell’evento espositivocurato dal critico e storico dell’arteClaudio Cerritelli, si apre con le opere

più recenti di Pericoli e si articola inun viaggio a ritroso nei quasi cin-quanta anni di ricerca che l’artista hadedicato al tema del paesaggio. Lamostra accompagna il visitatore in unsusseguirsi di momenti analitici edemozionali che esplorano il volto mu-tevole della terra marchigiana a partiredalla sua natura più profonda. Il periodoiniziale si identifica nel ciclo delle “geo-

logie” (1970-1973),costituito da immaginistratificate, sezioni ma-teriche, strutture sismi-che. La fase succes-siva (1976-1983) ponein evidenza un di-verso trattamento deltema paesaggisticocon vedute luminose

e lievi che l’artista concepisce comeorizzonti immaginari, memorie dialfabeti, tracce di antiche scritture,per concludersi con la stagione piùrecente (2010-2018) in cui Pericoliindividua nuove profondità del pae-saggio, con continui rinnovamentidell’esperienza pittorica. Link: www.formedelpaesaggio.it

I pAESAGGI DELLE MARCHE NELLE OpERE DI TULLIO pERICOLI

Esposte ad Ascoli165 opere del

pittore marchigianodedicate alle

colline ferite dalsisma del 2016

Innovazione e tormentoSergio Romiti a Bologna

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in mostra

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

TUTTA L’ARTE ITALIANA DELL’OTTOCENTOLa Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì presentauna nuova emozionante mostra ai Musei di San Do-menico dal titolo “L’arte dell’Italia tra Hayez e Se-gantini”. Oggetto di un’indagine mai tentata prima,l’esposizione indaga gli anni che hanno visto gli in-tellettuali e gli artisti impegnarsi sul fronte comunedella nascita di una nuova coscienza unitaria:un’identità nazionale che rispecchiasse l’avvenutaunificazione politica del Paese. La mostra proponeun confronto tra le esperienze dei movimenti più spe-rimentali, come i Macchiaioli e i Divisionisti, e quelledella cosiddetta arte “ufficiale”, ricostruendo, attra-verso la pittura e la scultura, le vicende dell’arte ita-liana nel mezzo secolo che ha preceduto larivoluzione del Futurismo. Il percorso espositivo ac-compagna il visitatore nella scoperta di come l’artesia stata non solo un efficace strumento celebrativo emediatico per creare consenso, ma anche il mezzopiù popolare per far conoscere agli italiani i percorsiesaltanti e contraddittori di una storia antica e recente.Attraverso una selezione di opere diventate iconiche,le dieci sezioni della mostra ricostruiscono i percorsidei diversi generi, da quello storico alla rappresenta-zione della vita moderna, dall’arte di denuncia socialeal ritratto e al paesaggio. In un emozionante raccontoepico affidato soprattutto alle opere di grande for-mato, mai movimentate prima, vengono incontro alvisitatore temi di impatto popolare e dal significatouniversale. La varietà dei linguaggi con cui sono statirappresentati consente di ripercorrere un periodo digrandi trasformazioni della visione, dallo splendidotramonto del Romanticismo all’affermazione del Pu-rismo e del Realismo, dall’Eclettismo storicista alSimbolismo, dalla “rivoluzione” dei Macchiaiolialle sperimentazioni estreme dei Divisionisti.Emergono con i loro capolavori i protagonisti diquei tormentati decenni, pittori come Hayez, Fat-tori, Signorini, Lega, De Nittis, Boldini, Pellizzada Volpedo, Segantini, Sartorio, Balla, Boccioni.La mostra è un’occasione straordinaria per far cono-scere al grande pubblico anche tanti altri artisti sor-prendenti, oggi ingiustamente trascurati o dimenticati.Link: mostraottocento.eu

Raccolti i capolavori che hanno dato forma alla nuova coscienza nazionale

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“La musica aiuta a non sentire dentroil silenzio che c’è fuori” diceva JohannSebastian Bach. E proprio la volontà dicombattere l’emarginazione e ottenereun riscatto sociale è l’obiettivo di“GOSP”, la Giovane Orchestra Spez-zina nata nel 2013 su iniziativa e con ilcontributo della Fondazione Carispe-zia. Il progetto si avvale della musicacome strumento di crescita per donarea bambini e adolescenti un ambienteformativo che favorisca l’inclusionesociale all’interno di una comunitàdove sentirsi parte di un tutto. GOSP siispira all’esperienza di “El Sistema”creato dal musicista ed economista ve-nezuelano José Antonio Abreu, fonda-tore di un percorso innovativo dididattica musicale che vedeva nellamusica un linguaggio universale e unostrumento di integrazione. Le modalità operative e gli obiettivinon solo formativi sono alla base del-l’originalità e del successo dell’espe-rienza della Giovane OrchestraSpezzina. Innanzitutto stimolare neigiovani l’apprendimento di uno stru-mento musicale come pratica in gradodi creare inclusione, appartenenza e so-lidarietà. Inoltre, consentire la nascitadi legami di amicizia tra i ragazzi e tradocenti è un altro elemento cardine cheparte dal presupposto che l’aiuto reci-proco è fondamento di una sana comu-

nità. Ancora, favorire il lavoro digruppo come mezzo per superare le di-suguaglianze è fondamentale nellamission dell’orchestra, insieme alla vo-lontà di responsabilizzare i giovani e leloro famiglie attraverso la partecipa-zione alle attività e all’apprendimentodi una disciplina, arma utile per com-battere l’isolamento, l’emarginazionee la tentazione a cedere a soluzioni divita più semplici ma anche più perico-lose. Infine, imparare la teoria e la pra-tica musicale risulta essere un esercizioefficace per far fruttare le nozioni ap-prese anche al di fuori della pratica mu-

sicale applicandole in tutti gli aspettidella vita e della crescita di ciascun ra-gazzo. L’orchestra è formata da 70bambini e adolescenti dai 5 ai 18 anniprovenienti da tutto il territorio dellaprovincia della Spezia seguiti dai ser-vizi sociali, da case famiglia o che fre-quentano centri di aggregazionegiovanile del territorio. I ragazzi pos-sono usufruire delle lezioni e degli stru-menti musicali del tutto gratuitamentee la formazione si svolge presso l’Ora-torio del Canaletto della Spezia, il Cen-tro di Aggregazione Giovanile “DarioCapolicchio” a Fiumaretta e la Comu-

nità Educativo Assistenziale “La Casadi Gulliver” a Borghetto Vara. Gli in-contri sono suddivisi in lezioni collet-tive per sezioni di strumento e lezionidi perfezionamento in piccoli gruppi.Due volte al mese, il sabato, tutti i ra-gazzi si incontrano per la prova d’Or-chestra alla Spezia. La formazionemusicale dei bambini e dei ragazzidella GOSP è gestita dalla CooperativaBequadro, organizzazione non profitformata da un gruppo di giovani mu-sicisti diplomati al Conservatorio “Gia-como Puccini” della Spezia e ladirezione è affidata al pianista e diret-tore d’orchestra Dino Dinelli. Oggi lasfida su cui GOSP lavora quotidiana-mente è trovare i finanziamenti ne-cessari a garantire stabilità alprogetto nel tempo. Proprio con que-sto obiettivo è stata lanciata di re-cente una campagna crowdfunding(http://bit.ly/GOSP2019) che mira araccogliere i fondi necessari per acqui-stare alcuni strumenti, che verrannodati in comodato d’uso agli studenti,per responsabilizzarli nella custodia enella cura di un oggetto di valore. Perringraziare i sostenitori verrà inciso uncd musicale che vedrà la GOSP prota-gonista assieme a musicisti professio-nisti del territorio. Il sito della Giovane Orchestra Spez-zina è www.giovaneorchestraspezzina.it

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focus giovani

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LA GIOVANE ORCHESTRA SpEZZINA COMBATTEL’EMARGINAZIONE “A SUON” DI MUSICA

El Sistema di José Antonio AbreuNel 1975 il musicista ed economista venezuelano José AntonioAbreu ha creato “El Sistema”: un innovativo modello di didat-tica musicale che concepisce la musica come un linguaggio uni-versale e uno strumento di integrazione. per Abreu la musicaha come scopo primario la salvaguardia e la protezione dei gio-vani, perché li aiuta a prevenire e a correggere comportamentiasociali e criminali. per questo El Sistema ha strutturato un si-stema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, conaccesso gratuito e libero per bambini di tutti i ceti sociali. Oggiè gestito e promosso da un ente statale venezuelano (http://fun-damusical.org.ve), che si occupa della gestione e promozione dioltre 125 orchestre e cori giovanili, 30 orchestre sinfoniche, checoinvolgono complessivamente oltre 350mila studenti.

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welfare

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policlinico di Modena:nuovi spazi per la sanità emilianaIn un Paese dove la qualità del Servizio SanitarioNazionale è elevatissima, ma si scontra irrime-diabilmente con edifici fatiscenti e spazi inade-guati, i nuovi 10.200 metri quadrati delPoliclinico di Modena rappresentano un fioreall’occhiello del Belpaese. La ristrutturazione diuno dei più grandi poli sanitari dell’Emilia Ro-magna, è stata possibile grazie al contributo dellaFondazione Cassa diRisparmio di Modenache insieme all’univer-sità, al Comune e allaRegione, ha reso possi-bile la costituzione dimoderne aree di de-genza e tecnologicispazi ambulatoriali.Oltre a nuovi e funzio-nali studi medici, uf-fici, spogliatoi elaboratori, gli inter-venti hanno consentitodi raggiungere il mas-simo miglioramento si-smico previsto dalla normativa grazie a vere eproprie molle realizzate all’interno delle paretiche consentono di assorbire parte dell’onda si-smica e dissiparla, a vantaggio della struttura edi-lizia. Si tratta della seconda tranche di lavori,successivi a quelli terminati nel dicembre scorsoche hanno riguardato prevalentemente il semin-terrato fino al quinto piano della struttura. Tra lenuove aree anche quelle dedicate ai pazienti, aifamiliari e al relax degli assistiti e degli operatori

sanitari. Tra i reparti che più hanno beneficiatodella ristrutturazione, in particolare il reparto diDermatologia, già precedentemente unità al-l’avanguardia specialmente in termini oncolo-gici, oggi grazie alla nuova veste acquista ancorpiù fattezze avanzate e rispondenti ai bisogni deipazienti. Il rinnovamento degli spazi non finiscequi: infatti, la Fondazione Cassa di Risparmio di

Modena «coerentementecon precedenti iniziativea sostegno della ri-cerca medica e in lineacon la propria mission– ha dichiarato il Presi-dente Paolo Cavic-chioli –, vuole dare unarisposta positiva al-l’esigenza, espressadall’Università di Mo-dena e Reggio, di sup-portare la creazione elo sviluppo di labora-tori e attività di ricercaall’interno della Fa-

coltà di Medicina e Chirurgia. A questo scopo laFondazione darà il suo contributo concreto perla realizzazione di un’area funzionale, nel corpoG del Policlinico di Modena, nella quale svilup-pare attività di ricerca, diagnostica e clinica nelcampo delle malattie rare. Ricerca e innovazione– aggiunge Cavicchioli – rappresentano anchenel settore medico fattori strategici di sviluppoper la messa a punto di terapie più efficaci emeno invasive».

«Ogni volta che impariamo qualcosadi nuovo, noi stessi diventiamo qual-cosa di nuovo», scriveva Leo Busca-glia in “Vivere, amare, capirsi”.Questa massima può aiutare a capirela straordinaria portata di una piccolainiziativa come quella del “Polo Uni-versitario in carcere”, realizzata dal-l’associazione Gruppo OperatoriCarcerari Volontari e sostenuta dallaFondazione Cariparo. Dal 2003,quando è partito il progetto, sono 31 idetenuti che hannoconseguito la lau-rea e 45 sonoquelli oggi iscrittiall’università diPadova in diversicorsi di studi, daLettere e Filosofiaa Scienze Politi-che, da Scienzedella Formazionea Giurisprudenza aIngegneria. All’in-terno della Casa di Reclusione DuePalazzi è stata creata una sezionespecifica – “il polo universitario” –dedicata allo studio e dotata di stru-menti informatici e di una biblioteca.I detenuti che non vi possono acce-dere per motivi legati alla pena chestanno scontando, hanno la possibi-lità di studiare all’interno delle pro-prie celle. Inoltre gli studenti sonoseguiti direttamente da tutor che liaffiancano nel percorso formativo.

La Fondazione, riconoscendo l’im-portanza che gli studi universitaripossono ricoprire rispetto alle fina-lità rieducative e di reinserimento so-ciale, sostiene anche quest’anno ilprogetto con un contributo all’Uni-versità degli Studi di Padova per lespese relative alle tasse universitariee al materiale didattico necessarioagli studi. Il presidente della Fonda-zione, Gilberto Muraro, ha dichia-rato: «Portare l’Università in

carcere, permettendo ai detenuti distudiare e di laurearsi, significa of-frire alle persone che vivono in statodi detenzione una nuova opportunitàdi realizzare il loro potenziale e di ri-scattare il proprio futuro. Si tratta diun’occasione che permette loro diutilizzare in modo proficuo il propriotempo e di costruire un possibilepercorso di integrazione alla fine delperiodo di detenzione».In foto: Ciro, partecipante al progetto

LAUREARSI IN CARCEREE RISCATTARE IL FUTURO

Apre a Torino, con il contributo della Fondazione CRT,la prima scuola di comunicazione per i futuri pediatri.Si tratta del progetto Pediatra 2020, un percorso for-mativo che la Scuola di Specializzazione in Pediatriadell’Università di Torino propone agli specializzandiin collaborazione con l’Istituto Change di Torino, a cuiè affidato il coordinamento didattico del progetto, econ l’Associazione Piccoli Passi. Negli obiettivi deipromotori del progetto, il pediatra del nuovo millenniodovrà essere il personaggio centrale di una nuova cul-tura della salute e dellacura. Sono cambiate lefamiglie, è cambiata ladomanda di salute, sonocambiate le preferenze,le convinzioni, i valoridei genitori. L’accessoalle informazioni è di-ventato sempre più fa-cile e più ampio. Questorichiede ai nuovi pedia-tri competenze appro-fondite nella comunicazione informativa, educativa,motivazionale con genitori, con i bambini e con gliadolescenti, e competenze relazionali che permettanoloro di affiancarli e di facilitare scelte responsabili neipercorsi di crescita e di cura. Con questo obiettivo èstato progettato un percorso formativo triennale, cheaccompagnerà i futuri pediatri iscritti alla Scuola dispecializzazione in Pediatria di Torino dal terzo alquinto anno del loro percorso, con incontri mensili sucinque temi: comunicazione con i genitori e con i bam-bini, educazione sanitaria, sostegno motivazionale, af-fiancamento decisionale, etica della cura.

PEDIATRI A SCUOLADI COMUNICAZIONE

Servizi agli anziani, agli invalidi, a persone svantaggiate e a minori in diffi-coltà. Queste alcune delle attività previste dal “Bando Servizi di prossimità”voluto dalla Fondazione Cariverona per aiutare le fasce più fragili della po-polazione costruendo un tessuto di solidarietà e assistenza concreta. Con unadotazione di 1,6 milioni l’anno, con un importo massimo richiedibile di 20milaeuro, il bando incentiva iniziative nei territori di competenza della Fondazione(Verona, Vicenza, Belluno, Ancona e Mantova) da parte di organizzazioni delterzo settore che vogliano partecipare presentando progetti di dimensioni con-tenute, ma efficaci per offrire risposte ai bisogni sociali di prossimità. Le pro-gettualità dovranno essere finalizzate a prevenire e intercettare precocementepossibili situazioni di fragilità e di bisogno; intraprendere azioni di responsa-bilizzazione e di coinvolgimento attivo dei beneficiari; promuovere l’integra-zione dei diversi soggetti e contrastare situazioni di emarginazione eabbandono; rafforzando i legami di vicinanza e di supporto anche attraversoprocessi di mutuo aiuto; favorire forme diversificate di raccolta fondi conl’obiettivo di garantire una maggiore sostenibilità nel tempo delle azioni at-tuate anche promuovendo una maggiore visibilità e conoscenza delle iniziativeda parte della collettività. Le iniziative proposte alla Fondazione saranno va-lutate in base all’attinenza e aderenza all’obiettivo e alle finalità del bando, algrado di urgenza sociale a cui il progetto risponde, all’incidenza dell’iniziativasul territorio di riferimento in termini di ampiezza delle ricadute e dei soggetticoinvolti, all’esperienza pregressa dell’ente richiedente o della rete di partnernella gestione di attività sui temi proposti e infine alla completezza documen-tale. Per partecipare c’è tempo fino al 20 aprile 2019. Il bando si può scaricaredal sito www.fondazionecariverona.org/news/bandoserviziprossimita

OFFRIRE RISpOSTE AIBISOGNI DI pROSSIMITà

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welfare

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

EMpORI SOLIDALICONTRO LA pOVERTàUno strumento per contrastare la po-vertà che sta conoscendo negli ultimianni una crescita esponenziale. Si trattadegli “empori solidali”, una forma divolontariato nata negli anni ’90 cheoggi è arrivata a numeri importanti:circa 200 punti attivi in Italia e distri-buiti in 19 regioni. Come funziona ilservizio? Gli empori che dal 2008 sonostati organizzati in maniera più struttu-rata e capillare sul territorio, sono ser-vizi simili a negozi o supermercati cheoffrono la possibilità a famiglie o indi-vidui singoli, con situazioni economi-che disagiate (accertate da alcuni

parametri Isee e Irpef), di fare la spesagratuitamente. Il servizio è una formaavanzata di aiuto alle famiglie cheprende le mosse dalle tradizionali e an-cora molto diffuse “borse spesa”, atti-vità di volontariato che consentono apersone in difficoltà economiche di ri-cevere regolarmente beni di prima ne-cessità. Complessivamente fino al 30giugno 2018 tutti gli empori attivihanno servito più di 99mila famiglie e325mila persone, di cui il 44% stra-niere. La maggior parte degli empori ègestita da organizzazioni non profit,spesso in rete fra loro; dal recente rap-

porto realizzato da Cari-tas Italiana e CSVnet,l’associazione dei centridi servizio per il volonta-riato, si rileva che a coor-dinare questi servizi sonoper il 52% associazioni(in maggioranza di vo-lontariato), per il 10%cooperative sociali, per il35% enti ecclesiasticidiocesani o parrocchie eper il 3% enti pubblici.Gli empori inoltre sonoaperti per 1.860 ore allasettimana per un totale dioltre 100mila ore al-l’anno di cui, a essere pri-vilegiati, sono i giorniinfrasettimanali. Moltiempori sono sostenutidalle Fondazioni di ori-gine bancaria dei loroterritori.A collaborare a questomodello di volontariatoin espansione sono anchele imprese che, sempre

secondo il rapporto Caritas-CSVnet,sono circa 1.200. Queste realtà, chemettono a disposizione tempo e risorse,soprattutto supermercati e piccola distri-buzione alimentare, collaborano diret-tamente con gli empori. Da esseproviene il volume maggiore dei beniche vengono poi messi a disposizionenei negozi. A proposito di beni, notevolela varietà di cui possono usufruire i be-neficiari: si passa da alimenti non dete-riorabili a cibi freschi e ortofrutta,alimenti cotti e surgelati. Sono dispo-nibili anche prodotti per l’igiene e lacura della persona e della casa, indu-menti, prodotti farmaceutici, piccoliarredi e alimenti per gli animali. Gio-cattoli, articoli per la scuola e alimentiper neonati sono inoltre a disposizioneper le famiglie con figli. Gli empori sono gestiti prevalente-mente da volontari. Sono loro a occu-parsi di tutto: dall’approvvigionamentodegli scaffali alla distribuzione, dal-l’amministrazione all’organizzazionedei turni di lavoro, dalla governancealle relazioni con gli altri servizi sul ter-ritorio. È interessante anche la parteci-pazione di volontari stranieri: sono unterzo di tutti i volontari (erano quasi lametà fino a qualche anno fa).Il rapporto Caritas-CSVnet disegna unoscenario decisamente positivo: il servi-zio degli empori risulta non solo bene-fico ma anche rigoroso, competente eben organizzato. Caratteristiche che lidistinguono dai servizi “mordi e fuggi”di pura assistenza materiale, qualifican-doli come tessere di percorsi più stabilidi contrasto all’esclusione sociale. Il rapporto Caritas Italiana-CSVnetsugli empori solidali si può scaricare allink http://bit.ly/Csvnet_empori

CAMPANIA

7

FRIULI VENEZIA GIULIA

3

BASILICATA

1

GLI EMPORI SOLIDALI IN ITALIA

dicembre 2018

TOTALE: 178

ABRUZZO

8LAZIO

10

SARDEGNA

5

SICILIA

9

VALLE D’AOSTA

1

TRENTINO ALTO ADIGE

2

UMBRIA

10

LIGURIA

8PIEMONTE

18

PUGLIA

9

MARCHE

7

LOMBARDIA

24

VENETO

17EMILIA ROMAGNA

21

TOSCANA

11

CALABRIA

7

Nessuna banconota, né moneta ocarta di credito in circolazione: perfare la spesa a San Lazzaro, co-mune della città metropolitana diBologna: si paga con un sorriso etanta gratitudine. Succede all’Em-porio solidale di Amalio pressoCasa Bastelli, struttura rinnovataad hoc per aprire i battenti ai piùbisognosi. Come prevede il sistemadegli empori solidali, il servizio sibasa sulle donazioni di beni daparte di imprese, associazioni e cit-tadini di cui possono usufruire fa-miglie o individui che si trovano inuna temporanea situazione di dif-ficoltà economica. L’emporioAmalio, che deve il suo nome aAmalio Gruppioni, cittadino san-lazzarese che nei giorni precedentila sua scomparsa ha disposto la do-nazione di un castagneto a favoredel Comune, si configura come unesempio delle moderne politiche dicontrasto alla povertà mirate, oltreal sostegno, anche al preservare ladignità nel chiedere aiuto e alla di-screzione nell’offrirlo. Tra i soste-nitori dell’iniziativa ci sono anchela Fondazione Cassa di Risparmioin Bologna e la Fondazione delMonte di Bologna e Ravenna.

Il casodi Bologna

L’emporio solidale di parma - foto CSVnet

Immagine tratta da “Empori solidali in Italia - primoRapporto Caritas Italiana - CSVnet”

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FONDAZIONIComitato EditorialeMarco Cammelli, Giuseppe Ghisolfi,Antonio MiglioDirettoreGiorgio RighettiDirettore ResponsabileGiacomo Paiano

RedazioneArea Comunicazione Acri - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio SpaVia del Corso, 262/267 - 00186 RomaTel. 06 68184.236 - [email protected] Tribunale di Roman° 135 del 24/3/2000

SpedizioneTariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. Postale - 70% - DCB RomaStampaMengarelli Grafica Multiservices srlVia Cicerone, 28 - 00193 Roma Tel. 06 32111054 - Fax 06 32111059

CODICE ISSN 1720-2531

welfare

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2019

La rivista Fondazioni è disponibile in versione digitale sul sito www.acri.it. Tutti gli articoli compaiono anche su Fondazioni online (www.acri.it/PublicFondazioniOnline), la versionearricchita settimanalmente di ulteriori notizie. Ciascun articolo può essere richiamato attraverso varie chiavi di ricerca: nome fondazione, settore, area geografica, parola chiave.

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15

Sono sette i progetti di welfare comunitario fi-nanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio diPerugia con 2 milioni di euro, attraverso il bando“Iniziative per un Welfare di comunità. Idee eprogetti”. In riposta al bando sono arrivate 25idee progettuali. Tra queste la Fondazione ha se-lezionato 7 progetti, che sono stati poi accompa-gnati nella fase di elaborazione. Ora daranno vitaa iniziative concrete in diversi territori dell’Um-bria, coinvolgendo un’ampia rete di associazioni,istituzioni, istituti scolastici insieme a famiglie ecittadini. L’associazione Vi.Va vuole attivare undeposito bagagli con noleggio di biciclettepresso la Stazione ferroviaria di Assisi, per favo-rire l'inclusione socio-lavorativa di soggetti condisagio psichico. Il progetto Musae realizzeràpercorsi accessibili per persone con disabilitàall’interno dei principali musei umbri. La coo-perativa sociale Asad rigenererà spazi sotto-uti-lizzati per renderli strumenti di utilità collettiva,come laboratorio teatrale, sala di registrazione ocoworking. “Duc in altum!” intende trasformarel’Abbazia di Montemorcino in un “villaggioeducante per vivere la scuola da fuoriclasse”, ov-vero un centro educativo multifunzionale a ser-

vizio delle scuole, delle famiglie e dei ragazzi.La cooperativa sociale Frontiera lavoro societàrealizzerà attività pratiche per giovani con disa-gio psichico all’interno dei Musei demo etnoan-tropologici del Trasimeno. Il progetto Futuro nelverde intende strutturare una serie di azioni diaccoglienza e formazione nell’ambito della fi-liera delle erbe officinali per favorire l’inseri-mento delle persone fragili e degli stranieri. LaFondazione Comunità Marscianese realizzerà at-tività ricreativo-culturali e formative per gli an-ziani, tra cui un orto terapuetico. «Con “Iniziative per un Welfare di comunità. Ideee progetti” – ha affermato il presidente GiampieroBianconi – la Fondazione ha voluto lanciare unasfida: stimolare la nascita di idee e partecipareattivamente insieme al Terzo settore e al volonta-riato allo sviluppo di un modello innovativo diwelfare che partendo dal coinvolgimento dell’in-tera comunità dia risposte più efficaci ed equealle crescenti fragilità che colpiscono le fasce dipopolazione più vulnerabili come le famiglie indifficoltà economica, i giovani, le persone con di-sabilità gli anziani e gli stranieri».

SETTE GRANDIpROGETTI IN UMBRIA

Entra nel vivo QuBì, il pro-gramma contro la povertà infan-tile, promosso da FondazioneCariplo, con il sostegno di Fon-dazione Vismara, Intesa San-paolo, Fondazione Invernizzi eFondazione Fiera Milano e incollaborazione con il Comune diMilano. Sono stati appena pre-sentati i 23 progetti selezionatiper “Al Bando le Povertà!”: sitratta di 23 “ricette” – prove-nienti dai 25 quartieri milanesicoinvolti – per continuare lalotta contro la povertà infantile.Una questione che nella sola Mi-lano riguarda oltre 20mila bam-bini, costretti a vivere sotto lasoglia di povertà.Il programma QuBì risponde alproblema mettendo in campo ungrande progetto cittadino chevede coinvolti importanti attorieconomici e sociali, insieme amolte realtà del terzo settore,guidate da un’unica strategia diintervento: aumentare efficaciae impatto delle singole azioni dicontrasto alla povertà con l’in-tento non secondario di speri-mentare una modalità dirisposta replicabile in altri con-testi. Grazie ai 25 milioni dieuro previsti per il piano trien-nale – durante il 2018 – sonostati attivati diversi interventi fi-nalizzati sia a rafforzare i per-corsi di accompagnamento dellefamiglie, sia a contrastare la po-vertà alimentare.«Sono troppi i bambini e le fa-miglie che non hanno abba-

stanza per vivere dignitosa-mente a Milano – afferma Giu-seppe Guzzetti, presidente diFondazione Cariplo – e la situa-zione non è diversa nel resto delPaese. L’unico modo per affron-tare il problema è con un mo-dello di intervento che chieda atutte le forze in campo di lavo-rare insieme, contrastare il pro-blema e trovare le soluzioni per

risolverlo. Ecco perché i 23 pro-getti di QuBì sono importanti:perché puntano a mobilitarel’intero sistema – pubblico, pri-vato e privato sociale– con so-luzioni che partono dal basso,dalle necessità di chi vive la dif-ficoltà in prima persona». La prima azione di sistema lan-ciata dal Programma è “Al

Bando le Povertà!”, una callche ha permesso di coinvolgere557 organizzazioni in 23 reticittadine che gestiranno un bud-get di quasi 5 milioni di europer realizzare concretamente le“ricette” di quartiere, strutturategrazie all’aiuto di facilitatori.Un aiuto concreto di cui bene-ficeranno, si stima, quasi60mila abitanti della città, deiquali la metà sono bambini edadolescenti. Questa azione èstata realizzata in stretta colla-borazione con il Comune di Mi-lano che, grazie a QuBì,rafforzerà il comparto degli as-sistenti sociali dei servizi terri-toriali e potrà partecipareattivamente alla declinazionedelle ricette.Inoltre, sul versante povertà ali-mentare, nel 2018 il ProgrammaQuBì ha sostenuto l'attivazionedel primo Emporio della Solida-rietà di Caritas Ambrosiana aMilano, nel quartiere Barona.Nel 2019 ne verranno inauguratialtri tre in altri quartieri.Infine, in collaborazione con ilBanco Alimentare, QuBì ha av-viato due Hub di raccolta e redi-stribuzione delle eccedenzealimentari cittadine: nei primi 8mesi di attività degli Hub sonostati recuperati quasi 60mila kgdi eccedenze alimentari, redistri-buiti a 23 strutture caritative sulterritorio, grazie al coinvolgi-mento di 16 nuovi punti venditaalimentari aderenti all’iniziativa.Per approfondire: ricettaqubi.it

LA RICETTA DI MILANOCONTRO LA pOVERTà INFANTILE

Coinvolgiamol’intera comunità persviluppare insieme unmodello innovativo diwelfare che sappia dare risposte piùefficaci ed eque allecrescenti fragilità

21milaminori in povertà a Milano

9.433famiglie con minori beneficiariedi almeno una misura di sostegno

25 milioni €impegno triennale del

Programma QuBì

23ricette contro la povertàrealizzate in 25 quartieri

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Per partecipare, si deve contattare l’Area Comunicazione di Acri: [email protected] - 0668184330

STARTUP INNOVATIVEUN SISTEMA TRA OPPORTUNITA’DI SCENARIO E PROBLEMI DI CRESCITA

Le startup innovative sono linfa vitale per l’innovazione del sistema produttivo e, in quanto tali, leve strategiche per lo sviluppo economico e sociale del Paese. In un percorso che ne ha visto negli ultimi anni crescere il numero e gli ambiti d’azione, appare utile oggi riflettere sulle condizioni che ne possono favorire l’ulteriore rafforzamento. Le Fondazioni di origine bancaria, per missione vocate allo sviluppo sociale ed economico dei territori, sono parte dell’“ecosistema” che già oggi concorre attivamente al sostegno di queste importanti realtà del Paese, e che ancor meglio potrà promuoverle mettendo a fuoco i nodi e le criticità della sfida per la loro affermazione nei rispettivi mercati. Il convegno mette a tema questo approfondimento, presentando i dati di una ricerca promossa da Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria, raccogliendo le analisi di esperti e grandi player del sistema finanziario e chiamando a un confronto diretto alcune realtà imprenditoriali protagoniste nel settore.

5 aprile 2019 Milano, Cariplo Factory - Via Bergognone 34

Programma

9,00Registrazione dei partecipanti e welcome coffee

9,30Apertura dei lavori Giuseppe GuzzettiPresidente di Acri e di Fondazione Cariplo

9,40L’impegno di CDP per lo sviluppo delle startupFabrizio PalermoAmministratore Delegato di Cassa depositi e Prestiti

10,10 Canali di finanziamento delle Startup:gli esiti di una ricercaSilvia Marinella FontanaUniversità di Padova

10,30“Ecosistema delle startup”Marco Cantamessa Politecnico di TorinoAlessandro Grandi Università di Bologna

11,10 La leva del venture capitalAnna Gervasoni Direttore Generale di AIFI

11,30 L’intervento delle Fondazioni di origine bancariaFederico Delfino Presidente Commissione Ricerca scientifica di Acri

11,50 Tavola rotonda: Le Startup si raccontanoModera: Carlo Mango Fondazione CariploIntervengono: Alia Therapeutics, Enerbrain, Expert System, Greenbone Ortho, Travel Appeal

13,30Lunch