GAVIN HARRISON · Gavin Harrison è un batterista molto po - polare, noto per il suo drumming...

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C iao a tutti, questo mese la rubrica presenta “The Sound of Muzak” dei Porcupine Tree, con alla batteria Gavin Harrison (tratto dall’album In Absentia del 2002), brano più contemporaneo rispetto a quelli analizzati finora, diverso anche nella sostanza: infatti il suo elemento ca- ratterizzante non è l’introduzione batteri- stica, ma un groove che gira insieme alla chitarra in 7/4. Gavin Harrison è un batterista molto po- polare, noto per il suo drumming ricono- scibile, originale e abbastanza anticonfor- mista sin dall’inizio della sua carriera (fine anni ’80, inizi ’90), quando ancora non godeva di tutto questo successo. Già negli anni ’90, nei dischi di Claudio Baglioni, Eugenio Finardi, Franco Battiato (e molti altri), si faceva notare per i suoi fill molto particolari, che sono stati degli esempi per la generazione batteristica di chi scrive. Ma anche e soprattutto per i suoi groove che, più che un accompagnamento rit- mico, sembravano un accompagnamen- to melodico. Harrison ha sempre amato giocare con le melodie sui tom (anche du- rante i groove), o con un set di splash che monta da sempre alla sua sinistra (splash che si crea da sé ritagliando dei crash rot- Overture GAVIN HARRISON DRUMSET MAG | NOVEMBRE 2015 di Lorenzo Petruzziello Batterista, compositore, arrangia- tore. Insegna batteria presso il suo studio “Groovin’ On” in provincia di Avellino. Ha pubblicato un metodo didattico: “Key to Groove” dedica- to all’approccio e allo sviluppo del groove. Ha collaborato in studio e dal vivo con: Pino Jodice, Orchestra Jazz del Conservatorio di Avellino, Musicateneo Big Band, Marirosa Fe- dele, Rocco Zifarelli, Pasquale Inna- rella, Antonella Bucci, Dialis e molti altri. Da svariati anni si occupa di trascrivere partiture per batteria per le principali riviste specializzate ita- liane (Percussioni, Batteria, Ritmi, Drumset Mag). 15 THE SOUND OF MUZAK 19929 www.drumsetmag.com

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Ciao a tutti, questo mese la rubrica presenta “The Sound of Muzak” dei

Porcupine Tree, con alla batteria Gavin Harrison (tratto dall’album In Absentia del 2002), brano più contemporaneo rispetto a quelli analizzati finora, diverso anche nella sostanza: infatti il suo elemento ca-ratterizzante non è l’introduzione batteri-stica, ma un groove che gira insieme alla chitarra in 7/4.

Gavin Harrison è un batterista molto po-polare, noto per il suo drumming ricono-scibile, originale e abbastanza anticonfor-mista sin dall’inizio della sua carriera (fine anni ’80, inizi ’90), quando ancora non godeva di tutto questo successo. Già negli

anni ’90, nei dischi di Claudio Baglioni, Eugenio Finardi, Franco Battiato (e molti altri), si faceva notare per i suoi fill molto particolari, che sono stati degli esempi per la generazione batteristica di chi scrive. Ma anche e soprattutto per i suoi groove che, più che un accompagnamento rit-mico, sembravano un accompagnamen-to melodico. Harrison ha sempre amato giocare con le melodie sui tom (anche du-rante i groove), o con un set di splash che monta da sempre alla sua sinistra (splash che si crea da sé ritagliando dei crash rot-

Overture

GAVIN HARRISON

DRUMSET MAG | NOVEMBRE 2015

di Lorenzo Petruzziello

Batterista, compositore, arrangia-tore. Insegna batteria presso il suo studio “Groovin’ On” in provincia di Avellino. Ha pubblicato un metodo didattico: “Key to Groove” dedica-to all’approccio e allo sviluppo del groove. Ha collaborato in studio e dal vivo con: Pino Jodice, Orchestra Jazz del Conservatorio di Avellino, Musicateneo Big Band, Marirosa Fe-dele, Rocco Zifarelli, Pasquale Inna-rella, Antonella Bucci, Dialis e molti altri. Da svariati anni si occupa di trascrivere partiture per batteria per le principali riviste specializzate ita-liane (Percussioni, Batteria, Ritmi, Drumset Mag).

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THE SOUND OF MUZAK

19929www.drumsetmag.com

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ti), o anche con i bordi, o i fusti dei tambu-ri, spesso con ritmiche sincopate. Queste peculiarità, che risultano molto singolari per un batterista pop-rock classi-co, provengono da una cultura jazzistica, dalla quale è stato influenzato il suo per-

corso musicale sin da piccolo, sicuramen-te grazie al padre, che era un trombetti-sta jazz. Gavin ha inoltre fatto tantissima esperienza un po’ in tutti i generi musi-cali, suonando in molti che resteranno dischi storici (di Level 42, Incognito, Iggy

Pop, per citarne alcuni). La sua specialità sta però nei tempi e nelle suddivisioni dispari, oltre che nelle ‘illu-sioni ritmiche’ (come suonare un tempo facendo credere che se ne stia suonando un altro), da cui il nome del suo primo

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metodo didattico.Tutte queste componenti sono maturate e sono emerse completamente da quando il batterista inglese ha iniziato la collabora-zione con i Porcupine Tree. Infatti è grazie a loro che ha iniziato ad avere una certa dimensione ‘artistica’ poiché la band gli ha dato tutto lo spazio che meritava, valo-rizzandone al massimo il drumming.

Tornando a “The Sound of Muzak”, è un brano caratterizzato da un pattern di chitarra in 7/4; Gavin Harrison sottoli-nea tutti i quarti con un accento ogni due crome; però, contemporaneamente, con cassa e rullante crea un patter in 7/16, che ripete quattro volte nella battuta, l’ul-tima però in modo leggermente diverso, perchè caratterizzato da variazioni, la più usata delle quali è un rullo a 5 (sul levare del sesto movimento) e un’apertura dell’hi hat sul settimo movimento in battere.Oltre al groove, che è una piccola illusione ritmica su tempo dispari, ci sono molti de-gli elementi caratteristici del drumming di Harrison che si fanno notare, tra cui l’uso degli splash solo come lui sa fare.Non è per niente un groove semplice, sia dal punto concettuale sia dal punto ese-cutivo, ma allo stesso tempo funzionale e molto musicale (vedi trascrizione Groo-ve).

Da notare nella “trascrizione con dettaglio dei 7/16” come essi si ripetano ciclica-mente nella battuta di 7/4, mentre l’hi-hat continua dritto segnando i suoi 7/4; ho messo degli accenti per sottolineare l’ini-zio di ogni semifrase.Comunicazione ‘di servizio’: gli esercizi trascritti dovrebbero servire a prendere confidenza con questo groove. Per la loro spiegazione vi rimando al video correlato all’articolo, per problemi di spazio.

Anche il groove del ritornello è da tene-re in considerazione. È in 4/4, ma Gavin sposta in levare il primo colpo di rullante, anticipandolo di un sedicesimo, creando un groove dal movimento un po’ funky, enfatizzato dal piatto ride che sembra confermare questo andamento. Quella dei Porcupine Tree però è una band che suona progressive-rock, ma della sua im-prevedibilità e originalità abbiamo già par-lato (vedi trascrizione Ritornello).

Per quanto riguarda i particolari fill di Ga-vin Harrison, vorrei segnalare quello di ri-entro nel ritornello dopo l’assolo di chitar-ra, eseguito nel live al Modern Drummer Festival del 2008 (che ha fatto poi in tutti i suoi altri live), facilmente reperibile su Youtube, costruito su una base di trenta-duesimi, con accenti sincopati, incastrati

tra cassa, rullante e tom (vedi trascrizione Fill).

Anche per questo mese è tutto, ma non dimenticatevi il video correlato con consi-gli ed esercizi per migliorare l’esecuzione di questo brano. Grazie ancora una volta per avermi seguito. Ci vediamo il prossi-mo mese con un nuovo brano.

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