Gallio, alpine bellezze
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Transcript of Gallio, alpine bellezze
Benvenuti nei prati del cielo.Gallio, Altopiano dei Sette Comuni,
re dei boschi e delle selve.
Silenzi e grandi spazi, “des Himmelbiizaren”, i prati del cielo.
Un'isola verde sospesa tra cielo e terra, baricentro delle
terre Venete poco oltre i 1.000 metri di altezza, tra il
paradiso delle Dolomiti e l'operosa pianura. Un paese
tra i più nobili dell'antichissima comunità dell'Altopia-
no, presidio e campo base per le montagne sacrario delle
guerre più crudeli. Paesaggi che sono un autentico
mosaico, tra boschi, pascoli e montagne, un caleidosco-
pio di colori, flora e fauna, ecosistemi in continua evolu-
zione che invitano a entrare in punta di piedi, rispettosi
di un patrimonio che non appartiene solo alla comunità
locale, ma che è di tutti. Gallio è montagna per l'uomo,
terra abitabile prima ancora che visitabile, in cui è forte
il legame degli abitanti con una natura di cui ci si sente
custodi prima ancora che proprietari, sotto un cielo che
qui sembra dominare su tutto. Forte di una storia viva,
ricca e mai banale, Gallio offre al visitatore qualcosa di
più di un posto in cui sostare per riposare: qui ci si può
meravigliare, respirando a fondo ciò che i sensi sanno
registrare e la memoria rammentare. A 4 km da Asiago,
65 km a Trento, 68 km da Vicenza, 96 km da Padova,
128 km da Verona, 132 km da Venezia, 160 km al
Garda, Gallio è il centro della periferia, per chi ama
essere a portata di mano con le località più importanti,
facile da raggiungere e per certo più facile da vivere.
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GALLIO_LAB_2_testi.ai 1 10/09/12 11.35GALLIO_LAB_2_testi.ai 1 10/09/12 11.35
Benvenuti nei prati del cielo.Gallio, Altopiano dei Sette Comuni,
re dei boschi e delle selve.
Silenzi e grandi spazi, “des Himmelbiizaren”, i prati del cielo.
Un'isola verde sospesa tra cielo e terra, baricentro delle
terre Venete poco oltre i 1.000 metri di altezza, tra il
paradiso delle Dolomiti e l'operosa pianura. Un paese
tra i più nobili dell'antichissima comunità dell'Altopia-
no, presidio e campo base per le montagne sacrario delle
guerre più crudeli. Paesaggi che sono un autentico
mosaico, tra boschi, pascoli e montagne, un caleidosco-
pio di colori, flora e fauna, ecosistemi in continua evolu-
zione che invitano a entrare in punta di piedi, rispettosi
di un patrimonio che non appartiene solo alla comunità
locale, ma che è di tutti. Gallio è montagna per l'uomo,
terra abitabile prima ancora che visitabile, in cui è forte
il legame degli abitanti con una natura di cui ci si sente
custodi prima ancora che proprietari, sotto un cielo che
qui sembra dominare su tutto. Forte di una storia viva,
ricca e mai banale, Gallio offre al visitatore qualcosa di
più di un posto in cui sostare per riposare: qui ci si può
meravigliare, respirando a fondo ciò che i sensi sanno
registrare e la memoria rammentare. A 4 km da Asiago,
65 km a Trento, 68 km da Vicenza, 96 km da Padova,
128 km da Verona, 132 km da Venezia, 160 km al
Garda, Gallio è il centro della periferia, per chi ama
essere a portata di mano con le località più importanti,
facile da raggiungere e per certo più facile da vivere.
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GALLIO_LAB_2_testi.ai 1 10/09/12 11.35GALLIO_LAB_2_testi.ai 1 10/09/12 11.35
Non ci sono confini, sei nel mio territorio.L’accoglienza e il rispetto che abbiamo per te,
è lo stesso che abbiamo per noi.
Cielo e montagne sono gli unici confini. L'Altopiano
è protetto e protegge. La natura, che lo isola e al
contempo lo tutela, si manifesta in un ambiente
ricchissimo ed eterogeneo, in cui flora e fauna si
intrecciano in ecosistemi dai pesi diversi, ma dalle
caratteristiche dinamiche e spesso curiose. Abetaie
e faggete si alternano ad ampie zone di bosco misto
in cui dimorano presenze animali che l'uomo rispet-
ta anche quando va a caccia. Ma sono i suoni a
testimoniare la vitalità ambientale. Tanti i canti
degli uccelli e i versi degli animali da sottobosco,
fino al verso inconfondibile del gallo cedrone,
l'inquilino più prestigioso delle foreste altopianesi.
Nei prati i campanacci di animali al pascolo accom-
pagnano l'intenso brusio degli insetti sempre
all'opera. Ma appena si sale in quota il silenzio
prende possesso quietamente del panorama. E negli
anfratti più protetti dall'uomo compaiono caprioli,
le lepri comune ed alpina ed animali che, occhi ed
orecchi tesi in piena vista dei predatori, devono
trovare un equilibrio tra l'istinto per la propria
sicurezza ed il bisogno di nutrirsi. Da lontano,
silenziosi, aquila reale, gheppio e sparviere pazien-
temente sorvegliano.
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GALLIO_LAB_3_testi.ai 1 10/09/12 11.38GALLIO_LAB_3_testi.ai 1 10/09/12 11.38
Non ci sono confini, sei nel mio territorio.L’accoglienza e il rispetto che abbiamo per te,
è lo stesso che abbiamo per noi.
Cielo e montagne sono gli unici confini. L'Altopiano
è protetto e protegge. La natura, che lo isola e al
contempo lo tutela, si manifesta in un ambiente
ricchissimo ed eterogeneo, in cui flora e fauna si
intrecciano in ecosistemi dai pesi diversi, ma dalle
caratteristiche dinamiche e spesso curiose. Abetaie
e faggete si alternano ad ampie zone di bosco misto
in cui dimorano presenze animali che l'uomo rispet-
ta anche quando va a caccia. Ma sono i suoni a
testimoniare la vitalità ambientale. Tanti i canti
degli uccelli e i versi degli animali da sottobosco,
fino al verso inconfondibile del gallo cedrone,
l'inquilino più prestigioso delle foreste altopianesi.
Nei prati i campanacci di animali al pascolo accom-
pagnano l'intenso brusio degli insetti sempre
all'opera. Ma appena si sale in quota il silenzio
prende possesso quietamente del panorama. E negli
anfratti più protetti dall'uomo compaiono caprioli,
le lepri comune ed alpina ed animali che, occhi ed
orecchi tesi in piena vista dei predatori, devono
trovare un equilibrio tra l'istinto per la propria
sicurezza ed il bisogno di nutrirsi. Da lontano,
silenziosi, aquila reale, gheppio e sparviere pazien-
temente sorvegliano.
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GALLIO_LAB_3_testi.ai 1 10/09/12 11.38GALLIO_LAB_3_testi.ai 1 10/09/12 11.38
La terra dei padri ci guida.“Stoan Platten”, al loro posto da secoli,
segni, testimoni e conduttrici, per noi
e per quelli a venire.
Un ricamo in pietra. Chi lascia divagare lo sguardo sulla conca verde dell'Altopiano presto si lascia sedurre dalle sinuosità verticali delle tipiche pietre di confine, poetiche e in armonia con gli orizzonti ondu-lati. Le platten dai toni rosacei sono testimonianza di un'antica economia agro-pastorale, capillare e diffusa attorno alle contrade fin dai tempi dei Cimbri, antica popolazione germanica al cui idioma devono il proprio nome. Gallio, d'altra parte, ha un'origine precedente perfino a quella dell'antico popolo le cui testimonian-ze sono arrivate fino ad oggi. Il suo nome rappresenta infatti un adattamento di un antroponimo da indivi-
duare in Galatus, Gallicus, a testimonianza di passaggi e di popolazioni di origine mitteleuropea, che l'Alto-piano, patria piccola, ha prima accolto e poi preserva-to e trasmesso nel tempo. Nel territorio, infatti, sono tante e diverse le memorie e testimonianze che si possono individuare: dal villaggio preistorico del Bostel agli altari pagani, dalle terrazze agricole strap-pate al bosco ai resti più recenti delle Guerre del Novecento. L'Altopiano è spazio della memoria, capace di metabolizzare e fare propri gli eventi della natura e della storia, evitando che questi travolgano il microcosmo montanaro. Proprio come le platten che,
sintesi perfetta di artificiosa naturalità, secolare tradi-zione e valenza estetico-paesistica, tracciano nel panorama un segno, fissando confini e, al contempo, modulando spazi, in un continuo rimbalzo tra grandi scenari di storia collettiva e microcosmi individuali. L'Altopiano si presenta così come “una spalla per portare il Tempo” (Rigoni Stern, 2004). E, in questo senso, Gallio è un perfetto interprete dell'Heimat presente sull'Altopiano, balcone affacciato sul mondo, sempre alla ricerca di una difficile mediazione tra montagna e pianura, tradizione e modernità, cosmo e focolare.
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GALLIO_LAB_4_testi.ai 1 10/09/12 11.52GALLIO_LAB_4_testi.ai 1 10/09/12 11.52
La terra dei padri ci guida.“Stoan Platten”, al loro posto da secoli,
segni, testimoni e conduttrici, per noi
e per quelli a venire.
Un ricamo in pietra. Chi lascia divagare lo sguardo sulla conca verde dell'Altopiano presto si lascia sedurre dalle sinuosità verticali delle tipiche pietre di confine, poetiche e in armonia con gli orizzonti ondu-lati. Le platten dai toni rosacei sono testimonianza di un'antica economia agro-pastorale, capillare e diffusa attorno alle contrade fin dai tempi dei Cimbri, antica popolazione germanica al cui idioma devono il proprio nome. Gallio, d'altra parte, ha un'origine precedente perfino a quella dell'antico popolo le cui testimonian-ze sono arrivate fino ad oggi. Il suo nome rappresenta infatti un adattamento di un antroponimo da indivi-
duare in Galatus, Gallicus, a testimonianza di passaggi e di popolazioni di origine mitteleuropea, che l'Alto-piano, patria piccola, ha prima accolto e poi preserva-to e trasmesso nel tempo. Nel territorio, infatti, sono tante e diverse le memorie e testimonianze che si possono individuare: dal villaggio preistorico del Bostel agli altari pagani, dalle terrazze agricole strap-pate al bosco ai resti più recenti delle Guerre del Novecento. L'Altopiano è spazio della memoria, capace di metabolizzare e fare propri gli eventi della natura e della storia, evitando che questi travolgano il microcosmo montanaro. Proprio come le platten che,
sintesi perfetta di artificiosa naturalità, secolare tradi-zione e valenza estetico-paesistica, tracciano nel panorama un segno, fissando confini e, al contempo, modulando spazi, in un continuo rimbalzo tra grandi scenari di storia collettiva e microcosmi individuali. L'Altopiano si presenta così come “una spalla per portare il Tempo” (Rigoni Stern, 2004). E, in questo senso, Gallio è un perfetto interprete dell'Heimat presente sull'Altopiano, balcone affacciato sul mondo, sempre alla ricerca di una difficile mediazione tra montagna e pianura, tradizione e modernità, cosmo e focolare.
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GALLIO_LAB_4_testi.ai 1 10/09/12 11.52GALLIO_LAB_4_testi.ai 1 10/09/12 11.52
A volo d’uccello, attorno a Gallio è
la natura a dipingere con i suoi
colori ciò che lo sguardo coglie.
E la presenza e l’opera dell’uomo
asseconda e gode di un’armonia che
pacifica e ricarica l’animo.
Noi siamo all’opposto dell’isterico fervore.Qui sei sereno a casa nostra, e sei uno di noi.
Vuoi correre? Vai. Ma se vuoi riposare o prenderti tempo
da dedicare a te, qui puoi. Al naturale respiro e ritmo
della natura e delle stagioni. Questa “isola di monti” che è
l'Altopiano, secondo l'originaria definizione dell'abate
Dal Pozzo, è una conca circondata, e mai sovrastata, da
pendii e spalti rocciosi a nord e a sud, un'immensa cavea
teatrale dalla scenografica luminosità. Contemplare,
affascinati dallo spettacolo di una natura ancora rustica, è
affascinante. Salendo dalla pianura, la vegetazione
appare in tutta la sua varietà: boscaglie e boschi misti,
faggete e abetaie, prati e pascoli. Tutti ecosistemi autono-
mi che convivono l'uno a fianco dell'altro, con caratteri-
stiche di flora e fauna diverse, tutelate dalle pieghe del
terreno e dalle quote che morbidamente si alternano.
Sono i verdi diversi a colpire: piano ed uguale quello delle
praterie e dei pascoli, più carico e cupo quello dei boschi
di conifere, magari interrotti da qualche pozza d'alpeggio,
unica acqua in un ambiente carsico. Gallio, come tutto
l'Altopiano, è “casa”. Da qui, semplicemente scegliendo
direzioni diverse, si può dirigersi ed esplorare mondi,
anche molto diversi, che convivono in serenità. E conti-
nuare a sentirsi in una casa che ha il cielo come soffitto e
le montagne come pareti, compagni di chi, nato in quella
casa, ha imparato a respirarvi un ritmo mai affannoso.
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GALLIO_LAB_1_testi.ai 2 10/09/12 11.32GALLIO_LAB_1_testi.ai 2 10/09/12 11.32
A volo d’uccello, attorno a Gallio è
la natura a dipingere con i suoi
colori ciò che lo sguardo coglie.
E la presenza e l’opera dell’uomo
asseconda e gode di un’armonia che
pacifica e ricarica l’animo.
Noi siamo all’opposto dell’isterico fervore.Qui sei sereno a casa nostra, e sei uno di noi.
Vuoi correre? Vai. Ma se vuoi riposare o prenderti tempo
da dedicare a te, qui puoi. Al naturale respiro e ritmo
della natura e delle stagioni. Questa “isola di monti” che è
l'Altopiano, secondo l'originaria definizione dell'abate
Dal Pozzo, è una conca circondata, e mai sovrastata, da
pendii e spalti rocciosi a nord e a sud, un'immensa cavea
teatrale dalla scenografica luminosità. Contemplare,
affascinati dallo spettacolo di una natura ancora rustica, è
affascinante. Salendo dalla pianura, la vegetazione
appare in tutta la sua varietà: boscaglie e boschi misti,
faggete e abetaie, prati e pascoli. Tutti ecosistemi autono-
mi che convivono l'uno a fianco dell'altro, con caratteri-
stiche di flora e fauna diverse, tutelate dalle pieghe del
terreno e dalle quote che morbidamente si alternano.
Sono i verdi diversi a colpire: piano ed uguale quello delle
praterie e dei pascoli, più carico e cupo quello dei boschi
di conifere, magari interrotti da qualche pozza d'alpeggio,
unica acqua in un ambiente carsico. Gallio, come tutto
l'Altopiano, è “casa”. Da qui, semplicemente scegliendo
direzioni diverse, si può dirigersi ed esplorare mondi,
anche molto diversi, che convivono in serenità. E conti-
nuare a sentirsi in una casa che ha il cielo come soffitto e
le montagne come pareti, compagni di chi, nato in quella
casa, ha imparato a respirarvi un ritmo mai affannoso.
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GALLIO_LAB_1_testi.ai 2 10/09/12 11.32GALLIO_LAB_1_testi.ai 2 10/09/12 11.32
Il paradiso di chi ama esplorare a piedi: attorno a Gallio
infinite possibilità per chi ha voglia di seguire sentieri
che attraversano boschi e pascoli, che si perdono all'om-
bra degli alberi per sbucare vicino ad una malga o ad un
monumento. L'Altopiano è davvero ricco di opportunità
per la camminata nordica, uno sport per tutti e per tutto
l’anno, che offre agli appassionati di fitness un modo
facile, poco costoso e divertente per gustare uno stile di
vita sano e attivo all’aria aperta. Dai sentieri più facili, a
disposizione delle famiglie, a quelli più lunghi ed artico-
lati, magari in quota, capaci di dare soddisfazione anche
agli specialisti: attorno a Gallio ci sono opportunità
anche per chi vuole organizzare un trekking, magari a
tema, considerati i posti sacri della Grande Guerra e i
bivacchi messi a disposizione. Ma se è vero che è
soprattutto d’estate che si fanno le camminate, è pure
vero che in inverno il territorio attorno a Gallio, proprio
per la sua natura ondulata, offre opportunità davvero
ricche. Dalle ciaspole allo sci da fondo, dallo sci alpini-
smo con le pelli di foca alla discesa: tutto il comprenso-
rio che fa capo a Melette e Campomulo offre una scelta
che è già un tesoro.
Gambe in spalla.Un vasto reticolo di sentieri
per chi ama camminare, anche con la neve.
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GALLIO_LAB_1_testi.ai 4 10/09/12 11.33GALLIO_LAB_1_testi.ai 4 10/09/12 11.33
Il paradiso di chi ama esplorare a piedi: attorno a Gallio
infinite possibilità per chi ha voglia di seguire sentieri
che attraversano boschi e pascoli, che si perdono all'om-
bra degli alberi per sbucare vicino ad una malga o ad un
monumento. L'Altopiano è davvero ricco di opportunità
per la camminata nordica, uno sport per tutti e per tutto
l’anno, che offre agli appassionati di fitness un modo
facile, poco costoso e divertente per gustare uno stile di
vita sano e attivo all’aria aperta. Dai sentieri più facili, a
disposizione delle famiglie, a quelli più lunghi ed artico-
lati, magari in quota, capaci di dare soddisfazione anche
agli specialisti: attorno a Gallio ci sono opportunità
anche per chi vuole organizzare un trekking, magari a
tema, considerati i posti sacri della Grande Guerra e i
bivacchi messi a disposizione. Ma se è vero che è
soprattutto d’estate che si fanno le camminate, è pure
vero che in inverno il territorio attorno a Gallio, proprio
per la sua natura ondulata, offre opportunità davvero
ricche. Dalle ciaspole allo sci da fondo, dallo sci alpini-
smo con le pelli di foca alla discesa: tutto il comprenso-
rio che fa capo a Melette e Campomulo offre una scelta
che è già un tesoro.
Gambe in spalla.Un vasto reticolo di sentieri
per chi ama camminare, anche con la neve.
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Porte e sentieri, silenzi e memorie.L'Arte per costruire un futuro che non dimentichi il passato.
Attorno al rifugio Campomuletto, gli Alpini ed il Comune
di Gallio hanno recentemente allestito un percorso tra i
silenzi del bosco che vide il sacrificio di migliaia e miglia-
ia di giovanissimi soldati. Il “Sentiero del Silenzio, Porta
della Memoria” valorizza un’area di straordinario
interesse storico ed ambientale, ricca di estesi boschi di
abeti e larici, sentieri, radure e pascoli costellati di massi
bianchi levigati e modellati dall’acqua e dal vento. La
pace e la tranquillità di oggi rilassano e rincuorano. Ma
all’occhio attento del visitatore non sfuggono tra alberi e
piccole valli i segni della Guerra che tanti anni fa seminò
morte e distruzione in tutto l’Altopiano: postazioni,
caverne, ricoveri, trincee, ex cimiteri… Lungo il percorso
si trovano oggi 10 opere legate alla Ia Guerra Mondiale
che, con la capacità evocativa dell'arte contemporanea,
intendono stimolare a cercare un senso in quello che
ciascuno fa: riflettere sul passato per rendere migliore il
nostro Futuro, riconoscere la guerra per cercare la Pace.
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Porte e sentieri, silenzi e memorie.L'Arte per costruire un futuro che non dimentichi il passato.
Attorno al rifugio Campomuletto, gli Alpini ed il Comune
di Gallio hanno recentemente allestito un percorso tra i
silenzi del bosco che vide il sacrificio di migliaia e miglia-
ia di giovanissimi soldati. Il “Sentiero del Silenzio, Porta
della Memoria” valorizza un’area di straordinario
interesse storico ed ambientale, ricca di estesi boschi di
abeti e larici, sentieri, radure e pascoli costellati di massi
bianchi levigati e modellati dall’acqua e dal vento. La
pace e la tranquillità di oggi rilassano e rincuorano. Ma
all’occhio attento del visitatore non sfuggono tra alberi e
piccole valli i segni della Guerra che tanti anni fa seminò
morte e distruzione in tutto l’Altopiano: postazioni,
caverne, ricoveri, trincee, ex cimiteri… Lungo il percorso
si trovano oggi 10 opere legate alla Ia Guerra Mondiale
che, con la capacità evocativa dell'arte contemporanea,
intendono stimolare a cercare un senso in quello che
ciascuno fa: riflettere sul passato per rendere migliore il
nostro Futuro, riconoscere la guerra per cercare la Pace.
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GALLIO_LAB_2_testi.ai 3 10/09/12 11.35GALLIO_LAB_2_testi.ai 3 10/09/12 11.35
La forza del silenzio.I suoni dell’Altopiano.
Intendiamoci: l'Altopiano è vivo, vivissimo, e quindi
ricco di tutti quei rumori che della vitalità sono interpre-
ti. Ma è vero anche che, proprio per la sua conformazio-
ne e ricchezza, è anche terra in cui “pare che il mondo
non ti contenga soltanto, ma ti guardi”. Allora, facciamo-
ci guardare da pascoli verdissimi e da boschi solenni, da
montagne erte e scabre, da memorie difficili, da una
natura orgogliosa e, ancora oggi, ferita dalla guerra
dell'uomo: è in questa situazione che diventa naturale
smorzare, assopire i suoni che sono propri dell'uomo, e
lasciare spazio al silenzio, benevolo padrone di spazi e
territori. L'Altopiano è un grande teatro, che spinge ad
osservare ancora prima che ad agire, a gettare uno sguar-
do dall'alto al proprio vivere, ad essere spettatori in una
trasfigurazione narrativa che mescola di continuo le voci,
le storie. E sono i particolari che affascinano: un fiocco di
lana strappato dal filo spinato, l'argento degli abeti
innevati, le tinte calde del bosco d'autunno. Qui si è sia
interpreti che spettatori della propria esistenza,
specchiandosi in uno spettacolo grandioso perché vicino
all'essenza del quotidiano. La semplicità.
© Mirco Mendo
© Vittorio Poli
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GALLIO_LAB_3_testi.ai 2 10/09/12 11.38GALLIO_LAB_3_testi.ai 2 10/09/12 11.38
La forza del silenzio.I suoni dell’Altopiano.
Intendiamoci: l'Altopiano è vivo, vivissimo, e quindi
ricco di tutti quei rumori che della vitalità sono interpre-
ti. Ma è vero anche che, proprio per la sua conformazio-
ne e ricchezza, è anche terra in cui “pare che il mondo
non ti contenga soltanto, ma ti guardi”. Allora, facciamo-
ci guardare da pascoli verdissimi e da boschi solenni, da
montagne erte e scabre, da memorie difficili, da una
natura orgogliosa e, ancora oggi, ferita dalla guerra
dell'uomo: è in questa situazione che diventa naturale
smorzare, assopire i suoni che sono propri dell'uomo, e
lasciare spazio al silenzio, benevolo padrone di spazi e
territori. L'Altopiano è un grande teatro, che spinge ad
osservare ancora prima che ad agire, a gettare uno sguar-
do dall'alto al proprio vivere, ad essere spettatori in una
trasfigurazione narrativa che mescola di continuo le voci,
le storie. E sono i particolari che affascinano: un fiocco di
lana strappato dal filo spinato, l'argento degli abeti
innevati, le tinte calde del bosco d'autunno. Qui si è sia
interpreti che spettatori della propria esistenza,
specchiandosi in uno spettacolo grandioso perché vicino
all'essenza del quotidiano. La semplicità.
© Mirco Mendo
© Vittorio Poli
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GALLIO_LAB_3_testi.ai 2 10/09/12 11.38GALLIO_LAB_3_testi.ai 2 10/09/12 11.38
La fiamma nel focolare.Il calore e il benessere.
È la storia che disegna, in qualche modo, la cultura di
un popolo. E il microcosmo dell'Altopiano ha visto un
andirivieni incessante di genti, dai movimenti di coloni
legati al mondo germanico medioevale alla migrazione e
transumanza stagionale di età moderna, dalla diaspora
di una comunità che, tra XIX e XX secolo, ha varcato le
soglie dei cinque continenti all'apertura al turismo della
pianura. Punti fermi in tutto questo sono stati (e sono)
l'orgoglio di chi nasce Altopianese ed il senso di comu-
nità e forza di chi, insieme, riesce a resistere anche alla
fortuna avversa. Questi i presupposti, oggi, per una
cultura dell'accoglienza fondata proprio sulla fierezza
di sentirsi Cimbri e Antichi Abitatori. Chi nella propria
storia ha conosciuto isolamento, povertà e ristrettezze
sa quanto preziosa possa essere la casa e il calore
familiare. Anche e soprattutto quando le stagioni sono
ostili e le difficoltà preoccupano, è il senso di focolare
domestico a garantire una pausa e uno spazio in cui
sentirsi confortati e ricaricarsi. Oggi Gallio e l'Altopiano
vivono un tempo in cui, fortunatamente, “casa” e
accoglienza hanno preso una valenza diversa dal passa-
to: sono in tanti ad apprezzare ed a cercar rifugio dalla
routine quotidiana là dove si respira la montagna, pur
col conforto di morbidi panorami. Oggi, dopo sentieri
ed escursioni o una giornata su piste perfettamente
innevate, la fiamma nel focolare prende la forma di
ineccepibili servizi al turista, una cucina tradizionale e
ricca di personalità, una serie di proposte culturali che
sottolineano il senso di essere su un Altopiano rispetto-
so della propria storia.
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GALLIO_LAB_2_testi.ai 2 10/09/12 11.35GALLIO_LAB_2_testi.ai 2 10/09/12 11.35
La fiamma nel focolare.Il calore e il benessere.
È la storia che disegna, in qualche modo, la cultura di
un popolo. E il microcosmo dell'Altopiano ha visto un
andirivieni incessante di genti, dai movimenti di coloni
legati al mondo germanico medioevale alla migrazione e
transumanza stagionale di età moderna, dalla diaspora
di una comunità che, tra XIX e XX secolo, ha varcato le
soglie dei cinque continenti all'apertura al turismo della
pianura. Punti fermi in tutto questo sono stati (e sono)
l'orgoglio di chi nasce Altopianese ed il senso di comu-
nità e forza di chi, insieme, riesce a resistere anche alla
fortuna avversa. Questi i presupposti, oggi, per una
cultura dell'accoglienza fondata proprio sulla fierezza
di sentirsi Cimbri e Antichi Abitatori. Chi nella propria
storia ha conosciuto isolamento, povertà e ristrettezze
sa quanto preziosa possa essere la casa e il calore
familiare. Anche e soprattutto quando le stagioni sono
ostili e le difficoltà preoccupano, è il senso di focolare
domestico a garantire una pausa e uno spazio in cui
sentirsi confortati e ricaricarsi. Oggi Gallio e l'Altopiano
vivono un tempo in cui, fortunatamente, “casa” e
accoglienza hanno preso una valenza diversa dal passa-
to: sono in tanti ad apprezzare ed a cercar rifugio dalla
routine quotidiana là dove si respira la montagna, pur
col conforto di morbidi panorami. Oggi, dopo sentieri
ed escursioni o una giornata su piste perfettamente
innevate, la fiamma nel focolare prende la forma di
ineccepibili servizi al turista, una cucina tradizionale e
ricca di personalità, una serie di proposte culturali che
sottolineano il senso di essere su un Altopiano rispetto-
so della propria storia.
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GALLIO_LAB_2_testi.ai 2 10/09/12 11.35GALLIO_LAB_2_testi.ai 2 10/09/12 11.35
È la Storia a raccontare come l'Altopiano sia sempre
stato un mondo a sé, ma mai del tutto isolato. E come
la tradizione agro-pastorale per secoli si sia fondata
su una cultura di semplicità e scambio: offro ciò che
produco per garantirmi continuità e relazione con gli
altri. Non è un caso che la transumanza abbia fatto
per tanto tempo (e in parte ancora faccia) parte dei
rituali dell'anno agricolo altopianese: alla fine
dell'estate i malgari si spostavano con il bestiame in
cerca di pascoli e, lungo il cammino, offrivano in
pianura quanto poteva rendere più agevole la relazio-
ne e l'accesso ai pascoli. Latte, formaggi, verdure,
selvaggina, ma anche speck ed affettati, funghi, miele,
marmellate, liquori tipici e dolci tradizionali: la cucina
... tra i respiri dei monti e i rumori silenziosi.
dell'Altopiano ha sapori antichi, ma soprattutto
autentici, capaci di rinverdire memorie ed incuriosire.
Tanta cucina dell'Altopiano è infatti di origine germa-
nica: il Kraut (un misto di verdure selvatiche) ma
anche zuppe di funghi e funghi misti, dal sapore
inimitabile perché ogni volta diverso. La selvaggina, il
pane nero, i cavoli agri: tanti piatti dai sapori intensi
come, va ammesso, l'usuale cucina del precotto non
riesce più a riprodurre. Sembra ogni volta che, a
spiare in cucina, si potrebbe incrociare un sorriso con
la massaia compiaciuta del proprio lavoro: per questo
quei piatti oggi rappresentano una pausa di intensità
dalla fretta quotidiana. E riconciliano il palato con il
senso da dare al cibo.
La nostra terra ha gusti personali, da secoli.
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È la Storia a raccontare come l'Altopiano sia sempre
stato un mondo a sé, ma mai del tutto isolato. E come
la tradizione agro-pastorale per secoli si sia fondata
su una cultura di semplicità e scambio: offro ciò che
produco per garantirmi continuità e relazione con gli
altri. Non è un caso che la transumanza abbia fatto
per tanto tempo (e in parte ancora faccia) parte dei
rituali dell'anno agricolo altopianese: alla fine
dell'estate i malgari si spostavano con il bestiame in
cerca di pascoli e, lungo il cammino, offrivano in
pianura quanto poteva rendere più agevole la relazio-
ne e l'accesso ai pascoli. Latte, formaggi, verdure,
selvaggina, ma anche speck ed affettati, funghi, miele,
marmellate, liquori tipici e dolci tradizionali: la cucina
... tra i respiri dei monti e i rumori silenziosi.
dell'Altopiano ha sapori antichi, ma soprattutto
autentici, capaci di rinverdire memorie ed incuriosire.
Tanta cucina dell'Altopiano è infatti di origine germa-
nica: il Kraut (un misto di verdure selvatiche) ma
anche zuppe di funghi e funghi misti, dal sapore
inimitabile perché ogni volta diverso. La selvaggina, il
pane nero, i cavoli agri: tanti piatti dai sapori intensi
come, va ammesso, l'usuale cucina del precotto non
riesce più a riprodurre. Sembra ogni volta che, a
spiare in cucina, si potrebbe incrociare un sorriso con
la massaia compiaciuta del proprio lavoro: per questo
quei piatti oggi rappresentano una pausa di intensità
dalla fretta quotidiana. E riconciliano il palato con il
senso da dare al cibo.
La nostra terra ha gusti personali, da secoli.
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L’uomo si sente ed è parte
della natura, a cui chiede e
presso cui trova ciò che gli
serve. Né più né meno.
Trasformare, cucinare,
utilizzare diventano azioni
naturali che consentono di
integrarsi nel territorio
godendo dei suoi doni e
integrandosi in un’armonia
autentica.
Colori diversi, intensi, armoniosi: l’Altopiano attinge dalla tavolozza della natura quanto necessario per ricordarci che ciò che è saporito, ha anche l’aspetto accatti-vante e talora sorprenden-te di ciò che è espressione autentica: le forme di un porcino, le tinte delle patate, il colore doratodel miele.
Ci si siede a tavola ed è una festa per il palato e per gli
occhi. Perché l’Altopiano, anche grazie alle proprie
caratteristiche geografiche, ha preservato profumi e
colori, prima ancora dei sapori. Qui la terra è generosa
prima di tutto nei confronti di chi la abita, la vive in
continuità. Piante, animali ed insetti costruiscono un
ecosistema equilibrato, in cui non solo c’è posto per
tutti, ma, in qualche modo, si offre gli uni agli altri il
dono della propria presenza. E l’uomo vi si inserisce
con rispetto e creatività, celebrando a tavola
un’abbondanza di risorse che consente di godere di
gusti unici. Dalle erbe ai funghi, dalle carni alle patate,
fino a miele, composte di frutta, distillati pregiati. È il
gusto autentico del cibo a km. 0, sapori dai colori
stagionali che, portando a tavola il tempo dell’anno,
ancorano alle stagioni pietanze semplici, in cui, prima
ancora della mano sapiente dell’uomo, fanno da
protagonista i sapori della natura. Quando poi lo
sguardo si perde su pascoli vasti e verdissimi e sulle
tinte più scure del bosco, si comprende come
l’Altopiano sia un paradiso per tutti gli animali, che vi
trovano quello di cui hanno bisogno: tranquillità,
nutrimento e un ambiente in cui distillare il proprio
tempo. Non è un caso se qui, da un latte d’eccellenza,
nascono formaggi come l’Asiago DOP, oltre a infinite
versioni del formaggio di baita, tutte con l’autentico
profumo dell’alpeggio. Ma anche lo speck e gli insac-
cati testimoniano sapori semplici, ricchi e silenziosi.
Come un panorama spesso sontuoso, ma al contempo
pacificante, oltre che nutriente.
© Pieremilio Ceccon
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L’uomo si sente ed è parte
della natura, a cui chiede e
presso cui trova ciò che gli
serve. Né più né meno.
Trasformare, cucinare,
utilizzare diventano azioni
naturali che consentono di
integrarsi nel territorio
godendo dei suoi doni e
integrandosi in un’armonia
autentica.
Colori diversi, intensi, armoniosi: l’Altopiano attinge dalla tavolozza della natura quanto necessario per ricordarci che ciò che è saporito, ha anche l’aspetto accatti-vante e talora sorprenden-te di ciò che è espressione autentica: le forme di un porcino, le tinte delle patate, il colore doratodel miele.
Ci si siede a tavola ed è una festa per il palato e per gli
occhi. Perché l’Altopiano, anche grazie alle proprie
caratteristiche geografiche, ha preservato profumi e
colori, prima ancora dei sapori. Qui la terra è generosa
prima di tutto nei confronti di chi la abita, la vive in
continuità. Piante, animali ed insetti costruiscono un
ecosistema equilibrato, in cui non solo c’è posto per
tutti, ma, in qualche modo, si offre gli uni agli altri il
dono della propria presenza. E l’uomo vi si inserisce
con rispetto e creatività, celebrando a tavola
un’abbondanza di risorse che consente di godere di
gusti unici. Dalle erbe ai funghi, dalle carni alle patate,
fino a miele, composte di frutta, distillati pregiati. È il
gusto autentico del cibo a km. 0, sapori dai colori
stagionali che, portando a tavola il tempo dell’anno,
ancorano alle stagioni pietanze semplici, in cui, prima
ancora della mano sapiente dell’uomo, fanno da
protagonista i sapori della natura. Quando poi lo
sguardo si perde su pascoli vasti e verdissimi e sulle
tinte più scure del bosco, si comprende come
l’Altopiano sia un paradiso per tutti gli animali, che vi
trovano quello di cui hanno bisogno: tranquillità,
nutrimento e un ambiente in cui distillare il proprio
tempo. Non è un caso se qui, da un latte d’eccellenza,
nascono formaggi come l’Asiago DOP, oltre a infinite
versioni del formaggio di baita, tutte con l’autentico
profumo dell’alpeggio. Ma anche lo speck e gli insac-
cati testimoniano sapori semplici, ricchi e silenziosi.
Come un panorama spesso sontuoso, ma al contempo
pacificante, oltre che nutriente.
© Pieremilio Ceccon
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Acqua che scorre, mulino che gira.La valle dei “pestascorse”, lavoro, sopravvivenza e cibo.
In una zona carsica come l'Altopiano, pur ricco di verde
e pascoli, l'acqua è ricchezza da preservare ed usare con
attenzione. La Valle dei Mulini di Gallio è sempre stata
vissuta come una sorta di eccezione: ricchissima di
sorgenti e, di conseguenza, di vegetazione ed alberi, ha
reso possibile che a Gallio, nel corso dei secoli, si svilup-
passero attività artigianali o paleoindustriali, prima fra
tutte la concia delle pelli (a fine '800 1/3 delle concerie
della provincia di Vicenza erano di Gallio). Ma anche
macine, magli, seghe per il legno vi hanno trovato l'ener-
gia utile perché a Gallio si sviluppasse nel tempo una vita
economica e di relazioni con la pianura evoluta rispetto
al resto dell'Altopiano. Il recente progetto di recupero
della Valle della Covola, a 500 metri dal centro di Gallio,
ha portato alla luce resti che danno un’idea dell’intensa
attività che qui si svolgeva. La sorgente d’acqua e
l’edificio del mulino, ora ristrutturato e allestito come
piccolo centro informativo, ricostruiscono e danno
un'idea di come l'acqua potesse diventare fonte di lavoro
e ricchezza per il paese.
© Vittorio Poli
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Acqua che scorre, mulino che gira.La valle dei “pestascorse”, lavoro, sopravvivenza e cibo.
In una zona carsica come l'Altopiano, pur ricco di verde
e pascoli, l'acqua è ricchezza da preservare ed usare con
attenzione. La Valle dei Mulini di Gallio è sempre stata
vissuta come una sorta di eccezione: ricchissima di
sorgenti e, di conseguenza, di vegetazione ed alberi, ha
reso possibile che a Gallio, nel corso dei secoli, si svilup-
passero attività artigianali o paleoindustriali, prima fra
tutte la concia delle pelli (a fine '800 1/3 delle concerie
della provincia di Vicenza erano di Gallio). Ma anche
macine, magli, seghe per il legno vi hanno trovato l'ener-
gia utile perché a Gallio si sviluppasse nel tempo una vita
economica e di relazioni con la pianura evoluta rispetto
al resto dell'Altopiano. Il recente progetto di recupero
della Valle della Covola, a 500 metri dal centro di Gallio,
ha portato alla luce resti che danno un’idea dell’intensa
attività che qui si svolgeva. La sorgente d’acqua e
l’edificio del mulino, ora ristrutturato e allestito come
piccolo centro informativo, ricostruiscono e danno
un'idea di come l'acqua potesse diventare fonte di lavoro
e ricchezza per il paese.
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La Grande Guerra:l'altopiano come isola della memoria.
Quando l'isola è stata mare doloroso.
La Grande Guerra è sicuramente l'evento che più di ogni
altro ha segnato il territorio di Gallio e di tutto l'Alto-
piano. Qui la Storia ha chiesto un tributo altissimo alla
follia dell'uomo, che in 3 anni, dall'inizio delle ostilità
nel maggio del 1915 alla loro cessazione nel novembre
del 1918, trasformò conca e cime circostanti in “pae-
saggio storico”, parte integrante allora e per sempre di
quel drammatico evento. Sull'Altopiano, chiamati a
confrontarsi forse per la prima volta dal 1860 con il
concetto di Unità Nazionale, morirono migliaia di solda-
ti, in una guerra per molti incomprensibile e crudele
come mai prima nella storia. Furono devastati boschi,
pascoli, e distrutti quasi totalmente paesi e contrade.
Gli abitanti dell'Altopiano, resi profughi dalla guerra e
naufraghi nella propria terra, si trovarono nelle condi-
zioni di non riconoscere più le fondamenta delle proprie
case, i confini, a rassegnarsi a bonificare un terreno
scavato da bombe e granate e reso perciò inadatto a
agricoltura o pascolo, oppure, scelta tragica, diventare
emigranti, svuotando i già fragili microcosmi delle
contrade. Gallio, segnata dall’evento come gli altri
Comuni dell’Altopiano, rappresenta uno dei più
interessanti esempi di simbiosi tra natura e storia: il
monte Valbella, il Sisemol, il Hust, le Melette fino
all’Ortigara, il monte teatro di una tremenda battaglia
nel 1917 e per certi versi simbolo della guerra in
Altopiano, fanno parte del vasto territorio . Percorrerli
a piedi ancora oggi fa riflettere e guardare con rispetto
rinnovato alla terra martoriata dall’uomo.
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La Grande Guerra:l'altopiano come isola della memoria.
Quando l'isola è stata mare doloroso.
La Grande Guerra è sicuramente l'evento che più di ogni
altro ha segnato il territorio di Gallio e di tutto l'Alto-
piano. Qui la Storia ha chiesto un tributo altissimo alla
follia dell'uomo, che in 3 anni, dall'inizio delle ostilità
nel maggio del 1915 alla loro cessazione nel novembre
del 1918, trasformò conca e cime circostanti in “pae-
saggio storico”, parte integrante allora e per sempre di
quel drammatico evento. Sull'Altopiano, chiamati a
confrontarsi forse per la prima volta dal 1860 con il
concetto di Unità Nazionale, morirono migliaia di solda-
ti, in una guerra per molti incomprensibile e crudele
come mai prima nella storia. Furono devastati boschi,
pascoli, e distrutti quasi totalmente paesi e contrade.
Gli abitanti dell'Altopiano, resi profughi dalla guerra e
naufraghi nella propria terra, si trovarono nelle condi-
zioni di non riconoscere più le fondamenta delle proprie
case, i confini, a rassegnarsi a bonificare un terreno
scavato da bombe e granate e reso perciò inadatto a
agricoltura o pascolo, oppure, scelta tragica, diventare
emigranti, svuotando i già fragili microcosmi delle
contrade. Gallio, segnata dall’evento come gli altri
Comuni dell’Altopiano, rappresenta uno dei più
interessanti esempi di simbiosi tra natura e storia: il
monte Valbella, il Sisemol, il Hust, le Melette fino
all’Ortigara, il monte teatro di una tremenda battaglia
nel 1917 e per certi versi simbolo della guerra in
Altopiano, fanno parte del vasto territorio . Percorrerli
a piedi ancora oggi fa riflettere e guardare con rispetto
rinnovato alla terra martoriata dall’uomo.
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A caccia di storia, e di storie.Custodi di miti e misteri dalla notte dei tempi.
L'Altopiano, proprio per il suo relativo isolamento e per
le genti numerose che vi sono transitate, ha reso possibi-
le che storie, superstizioni e miti siano sopravvissuti fino
ad oggi e che il visitatore possa approfondirli per cono-
scere meglio la cultura del territorio. O, per meglio dire,
l'inconscio collettivo legato a leggende nordiche, streghe
e anguane, fate e spiritelli. Dopo tutto, toponimi, cogno-
mi e lingua autoctona stessa rimandano a radici che col
Veneto hanno poco a che fare. Pure, far risalire il tutto ai
Cimbri è forse frettoloso. Certo, i Cimbri sull'Altopiano
sono sempre stati un rebus. Definiti Todeschi nei primi
documenti che li riguardano, si stabilirono sull’Altopiano
d’Asiago verso la metà del X secolo o poco dopo. E
lasciarono insediamenti e luoghi magici, altari di pietra e
una lingua incomprensibile ancora coltivata in piccole
enclavi. Ma attorno a Gallio ci sono luoghi da visitare,
“loch” (voragini) e nascondigli dove sentire ancora oggi
suoni e strane grida... Il tutto ad accompagnare un vero e
proprio mondo di storie arcane e tradizioni, caverne e
villaggi preistorici, in uno spazio che, naturalmente
protetto, salvaguarda la conservazione e la trasmissione
di una cultura rispettosa delle proprie radici.
Da dove cominciare?
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A caccia di storia, e di storie.Custodi di miti e misteri dalla notte dei tempi.
L'Altopiano, proprio per il suo relativo isolamento e per
le genti numerose che vi sono transitate, ha reso possibi-
le che storie, superstizioni e miti siano sopravvissuti fino
ad oggi e che il visitatore possa approfondirli per cono-
scere meglio la cultura del territorio. O, per meglio dire,
l'inconscio collettivo legato a leggende nordiche, streghe
e anguane, fate e spiritelli. Dopo tutto, toponimi, cogno-
mi e lingua autoctona stessa rimandano a radici che col
Veneto hanno poco a che fare. Pure, far risalire il tutto ai
Cimbri è forse frettoloso. Certo, i Cimbri sull'Altopiano
sono sempre stati un rebus. Definiti Todeschi nei primi
documenti che li riguardano, si stabilirono sull’Altopiano
d’Asiago verso la metà del X secolo o poco dopo. E
lasciarono insediamenti e luoghi magici, altari di pietra e
una lingua incomprensibile ancora coltivata in piccole
enclavi. Ma attorno a Gallio ci sono luoghi da visitare,
“loch” (voragini) e nascondigli dove sentire ancora oggi
suoni e strane grida... Il tutto ad accompagnare un vero e
proprio mondo di storie arcane e tradizioni, caverne e
villaggi preistorici, in uno spazio che, naturalmente
protetto, salvaguarda la conservazione e la trasmissione
di una cultura rispettosa delle proprie radici.
Da dove cominciare?
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Sentieri dell’anima.Elevarsi.
Da questa cima dell'alpe, già funesto teatro di pugne
aspre e cruente, oggi oasi amena di bucolica quiete e di
verdi silenzi, il 16 Luglio 1988 in ora vespertina Papa
Giovanni Paolo II orante impartiva al borgo di Gallio e
alle montane genti del ridente altopiano la divina bene-
dizione, pace e bene a tutti auspicando.
© Mirco Mendo
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Sentieri dell’anima.Elevarsi.
Da questa cima dell'alpe, già funesto teatro di pugne
aspre e cruente, oggi oasi amena di bucolica quiete e di
verdi silenzi, il 16 Luglio 1988 in ora vespertina Papa
Giovanni Paolo II orante impartiva al borgo di Gallio e
alle montane genti del ridente altopiano la divina bene-
dizione, pace e bene a tutti auspicando.
© Mirco Mendo
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Trans-humus.Spostarsi da una terra all’altra.
Gallio è un invito, è transumanza, è uno spostarsi da
una terra all’altra. Solo il viaggiatore, chi si muove si
dà la possibilità di scoprire una nuova casa, sorpren-
dersi con piaceri semplici, vivere piccole avventure col
sorriso, ritrovare sapori e, magari, onorare il passato
da cui tutti veniamo. Gallio in questo è magnifica
sintesi. Spazio domestico capillarmente abitato e
vissuto, coi toponimi delle contrade che ricalcano
cognomi familiari, rimanda ad un concetto laico di
communitas che non si lascia chiudere dalle prove più
dure che la storia ha imposto. I suoi spazi aperti
confortano e rimandano in realtà ad una natura ibrida,
meticcia, plurilingue per il nomadismo che ha contrad-
distinto i suoi abitanti e per il suo essere terra di confi-
ne le cui valli si aprono alla pianura. Communitas
nonostante le spinte alla frammentazione privatistica
ed individualistica; villaggio in cui ancora vige una
gestione comunitativa di boschi e pascoli, in cui essere
“alti” e “piani”, un po' montagna e un po' pianura, si
fa disposizione mentale; tribù gelosa della propria
storia eppure aperta al condividerla. Per chi dal piano
ha voglia di guardare in alto, qui la porta è aperta.
© Vittorio Poli
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Trans-humus.Spostarsi da una terra all’altra.
Gallio è un invito, è transumanza, è uno spostarsi da
una terra all’altra. Solo il viaggiatore, chi si muove si
dà la possibilità di scoprire una nuova casa, sorpren-
dersi con piaceri semplici, vivere piccole avventure col
sorriso, ritrovare sapori e, magari, onorare il passato
da cui tutti veniamo. Gallio in questo è magnifica
sintesi. Spazio domestico capillarmente abitato e
vissuto, coi toponimi delle contrade che ricalcano
cognomi familiari, rimanda ad un concetto laico di
communitas che non si lascia chiudere dalle prove più
dure che la storia ha imposto. I suoi spazi aperti
confortano e rimandano in realtà ad una natura ibrida,
meticcia, plurilingue per il nomadismo che ha contrad-
distinto i suoi abitanti e per il suo essere terra di confi-
ne le cui valli si aprono alla pianura. Communitas
nonostante le spinte alla frammentazione privatistica
ed individualistica; villaggio in cui ancora vige una
gestione comunitativa di boschi e pascoli, in cui essere
“alti” e “piani”, un po' montagna e un po' pianura, si
fa disposizione mentale; tribù gelosa della propria
storia eppure aperta al condividerla. Per chi dal piano
ha voglia di guardare in alto, qui la porta è aperta.
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