Gallio, alpine bellezze

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La natura racconta la storia: il giornale turistico di Gallio

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Page 2: Gallio, alpine bellezze

Benvenuti nei prati del cielo.Gallio, Altopiano dei Sette Comuni,

re dei boschi e delle selve.

Silenzi e grandi spazi, “des Himmelbiizaren”, i prati del cielo.

Un'isola verde sospesa tra cielo e terra, baricentro delle

terre Venete poco oltre i 1.000 metri di altezza, tra il

paradiso delle Dolomiti e l'operosa pianura. Un paese

tra i più nobili dell'antichissima comunità dell'Altopia-

no, presidio e campo base per le montagne sacrario delle

guerre più crudeli. Paesaggi che sono un autentico

mosaico, tra boschi, pascoli e montagne, un caleidosco-

pio di colori, flora e fauna, ecosistemi in continua evolu-

zione che invitano a entrare in punta di piedi, rispettosi

di un patrimonio che non appartiene solo alla comunità

locale, ma che è di tutti. Gallio è montagna per l'uomo,

terra abitabile prima ancora che visitabile, in cui è forte

il legame degli abitanti con una natura di cui ci si sente

custodi prima ancora che proprietari, sotto un cielo che

qui sembra dominare su tutto. Forte di una storia viva,

ricca e mai banale, Gallio offre al visitatore qualcosa di

più di un posto in cui sostare per riposare: qui ci si può

meravigliare, respirando a fondo ciò che i sensi sanno

registrare e la memoria rammentare. A 4 km da Asiago,

65 km a Trento, 68 km da Vicenza, 96 km da Padova,

128 km da Verona, 132 km da Venezia, 160 km al

Garda, Gallio è il centro della periferia, per chi ama

essere a portata di mano con le località più importanti,

facile da raggiungere e per certo più facile da vivere.

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Benvenuti nei prati del cielo.Gallio, Altopiano dei Sette Comuni,

re dei boschi e delle selve.

Silenzi e grandi spazi, “des Himmelbiizaren”, i prati del cielo.

Un'isola verde sospesa tra cielo e terra, baricentro delle

terre Venete poco oltre i 1.000 metri di altezza, tra il

paradiso delle Dolomiti e l'operosa pianura. Un paese

tra i più nobili dell'antichissima comunità dell'Altopia-

no, presidio e campo base per le montagne sacrario delle

guerre più crudeli. Paesaggi che sono un autentico

mosaico, tra boschi, pascoli e montagne, un caleidosco-

pio di colori, flora e fauna, ecosistemi in continua evolu-

zione che invitano a entrare in punta di piedi, rispettosi

di un patrimonio che non appartiene solo alla comunità

locale, ma che è di tutti. Gallio è montagna per l'uomo,

terra abitabile prima ancora che visitabile, in cui è forte

il legame degli abitanti con una natura di cui ci si sente

custodi prima ancora che proprietari, sotto un cielo che

qui sembra dominare su tutto. Forte di una storia viva,

ricca e mai banale, Gallio offre al visitatore qualcosa di

più di un posto in cui sostare per riposare: qui ci si può

meravigliare, respirando a fondo ciò che i sensi sanno

registrare e la memoria rammentare. A 4 km da Asiago,

65 km a Trento, 68 km da Vicenza, 96 km da Padova,

128 km da Verona, 132 km da Venezia, 160 km al

Garda, Gallio è il centro della periferia, per chi ama

essere a portata di mano con le località più importanti,

facile da raggiungere e per certo più facile da vivere.

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Non ci sono confini, sei nel mio territorio.L’accoglienza e il rispetto che abbiamo per te,

è lo stesso che abbiamo per noi.

Cielo e montagne sono gli unici confini. L'Altopiano

è protetto e protegge. La natura, che lo isola e al

contempo lo tutela, si manifesta in un ambiente

ricchissimo ed eterogeneo, in cui flora e fauna si

intrecciano in ecosistemi dai pesi diversi, ma dalle

caratteristiche dinamiche e spesso curiose. Abetaie

e faggete si alternano ad ampie zone di bosco misto

in cui dimorano presenze animali che l'uomo rispet-

ta anche quando va a caccia. Ma sono i suoni a

testimoniare la vitalità ambientale. Tanti i canti

degli uccelli e i versi degli animali da sottobosco,

fino al verso inconfondibile del gallo cedrone,

l'inquilino più prestigioso delle foreste altopianesi.

Nei prati i campanacci di animali al pascolo accom-

pagnano l'intenso brusio degli insetti sempre

all'opera. Ma appena si sale in quota il silenzio

prende possesso quietamente del panorama. E negli

anfratti più protetti dall'uomo compaiono caprioli,

le lepri comune ed alpina ed animali che, occhi ed

orecchi tesi in piena vista dei predatori, devono

trovare un equilibrio tra l'istinto per la propria

sicurezza ed il bisogno di nutrirsi. Da lontano,

silenziosi, aquila reale, gheppio e sparviere pazien-

temente sorvegliano.

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Non ci sono confini, sei nel mio territorio.L’accoglienza e il rispetto che abbiamo per te,

è lo stesso che abbiamo per noi.

Cielo e montagne sono gli unici confini. L'Altopiano

è protetto e protegge. La natura, che lo isola e al

contempo lo tutela, si manifesta in un ambiente

ricchissimo ed eterogeneo, in cui flora e fauna si

intrecciano in ecosistemi dai pesi diversi, ma dalle

caratteristiche dinamiche e spesso curiose. Abetaie

e faggete si alternano ad ampie zone di bosco misto

in cui dimorano presenze animali che l'uomo rispet-

ta anche quando va a caccia. Ma sono i suoni a

testimoniare la vitalità ambientale. Tanti i canti

degli uccelli e i versi degli animali da sottobosco,

fino al verso inconfondibile del gallo cedrone,

l'inquilino più prestigioso delle foreste altopianesi.

Nei prati i campanacci di animali al pascolo accom-

pagnano l'intenso brusio degli insetti sempre

all'opera. Ma appena si sale in quota il silenzio

prende possesso quietamente del panorama. E negli

anfratti più protetti dall'uomo compaiono caprioli,

le lepri comune ed alpina ed animali che, occhi ed

orecchi tesi in piena vista dei predatori, devono

trovare un equilibrio tra l'istinto per la propria

sicurezza ed il bisogno di nutrirsi. Da lontano,

silenziosi, aquila reale, gheppio e sparviere pazien-

temente sorvegliano.

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La terra dei padri ci guida.“Stoan Platten”, al loro posto da secoli,

segni, testimoni e conduttrici, per noi

e per quelli a venire.

Un ricamo in pietra. Chi lascia divagare lo sguardo sulla conca verde dell'Altopiano presto si lascia sedurre dalle sinuosità verticali delle tipiche pietre di confine, poetiche e in armonia con gli orizzonti ondu-lati. Le platten dai toni rosacei sono testimonianza di un'antica economia agro-pastorale, capillare e diffusa attorno alle contrade fin dai tempi dei Cimbri, antica popolazione germanica al cui idioma devono il proprio nome. Gallio, d'altra parte, ha un'origine precedente perfino a quella dell'antico popolo le cui testimonian-ze sono arrivate fino ad oggi. Il suo nome rappresenta infatti un adattamento di un antroponimo da indivi-

duare in Galatus, Gallicus, a testimonianza di passaggi e di popolazioni di origine mitteleuropea, che l'Alto-piano, patria piccola, ha prima accolto e poi preserva-to e trasmesso nel tempo. Nel territorio, infatti, sono tante e diverse le memorie e testimonianze che si possono individuare: dal villaggio preistorico del Bostel agli altari pagani, dalle terrazze agricole strap-pate al bosco ai resti più recenti delle Guerre del Novecento. L'Altopiano è spazio della memoria, capace di metabolizzare e fare propri gli eventi della natura e della storia, evitando che questi travolgano il microcosmo montanaro. Proprio come le platten che,

sintesi perfetta di artificiosa naturalità, secolare tradi-zione e valenza estetico-paesistica, tracciano nel panorama un segno, fissando confini e, al contempo, modulando spazi, in un continuo rimbalzo tra grandi scenari di storia collettiva e microcosmi individuali. L'Altopiano si presenta così come “una spalla per portare il Tempo” (Rigoni Stern, 2004). E, in questo senso, Gallio è un perfetto interprete dell'Heimat presente sull'Altopiano, balcone affacciato sul mondo, sempre alla ricerca di una difficile mediazione tra montagna e pianura, tradizione e modernità, cosmo e focolare.

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La terra dei padri ci guida.“Stoan Platten”, al loro posto da secoli,

segni, testimoni e conduttrici, per noi

e per quelli a venire.

Un ricamo in pietra. Chi lascia divagare lo sguardo sulla conca verde dell'Altopiano presto si lascia sedurre dalle sinuosità verticali delle tipiche pietre di confine, poetiche e in armonia con gli orizzonti ondu-lati. Le platten dai toni rosacei sono testimonianza di un'antica economia agro-pastorale, capillare e diffusa attorno alle contrade fin dai tempi dei Cimbri, antica popolazione germanica al cui idioma devono il proprio nome. Gallio, d'altra parte, ha un'origine precedente perfino a quella dell'antico popolo le cui testimonian-ze sono arrivate fino ad oggi. Il suo nome rappresenta infatti un adattamento di un antroponimo da indivi-

duare in Galatus, Gallicus, a testimonianza di passaggi e di popolazioni di origine mitteleuropea, che l'Alto-piano, patria piccola, ha prima accolto e poi preserva-to e trasmesso nel tempo. Nel territorio, infatti, sono tante e diverse le memorie e testimonianze che si possono individuare: dal villaggio preistorico del Bostel agli altari pagani, dalle terrazze agricole strap-pate al bosco ai resti più recenti delle Guerre del Novecento. L'Altopiano è spazio della memoria, capace di metabolizzare e fare propri gli eventi della natura e della storia, evitando che questi travolgano il microcosmo montanaro. Proprio come le platten che,

sintesi perfetta di artificiosa naturalità, secolare tradi-zione e valenza estetico-paesistica, tracciano nel panorama un segno, fissando confini e, al contempo, modulando spazi, in un continuo rimbalzo tra grandi scenari di storia collettiva e microcosmi individuali. L'Altopiano si presenta così come “una spalla per portare il Tempo” (Rigoni Stern, 2004). E, in questo senso, Gallio è un perfetto interprete dell'Heimat presente sull'Altopiano, balcone affacciato sul mondo, sempre alla ricerca di una difficile mediazione tra montagna e pianura, tradizione e modernità, cosmo e focolare.

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A volo d’uccello, attorno a Gallio è

la natura a dipingere con i suoi

colori ciò che lo sguardo coglie.

E la presenza e l’opera dell’uomo

asseconda e gode di un’armonia che

pacifica e ricarica l’animo.

Noi siamo all’opposto dell’isterico fervore.Qui sei sereno a casa nostra, e sei uno di noi.

Vuoi correre? Vai. Ma se vuoi riposare o prenderti tempo

da dedicare a te, qui puoi. Al naturale respiro e ritmo

della natura e delle stagioni. Questa “isola di monti” che è

l'Altopiano, secondo l'originaria definizione dell'abate

Dal Pozzo, è una conca circondata, e mai sovrastata, da

pendii e spalti rocciosi a nord e a sud, un'immensa cavea

teatrale dalla scenografica luminosità. Contemplare,

affascinati dallo spettacolo di una natura ancora rustica, è

affascinante. Salendo dalla pianura, la vegetazione

appare in tutta la sua varietà: boscaglie e boschi misti,

faggete e abetaie, prati e pascoli. Tutti ecosistemi autono-

mi che convivono l'uno a fianco dell'altro, con caratteri-

stiche di flora e fauna diverse, tutelate dalle pieghe del

terreno e dalle quote che morbidamente si alternano.

Sono i verdi diversi a colpire: piano ed uguale quello delle

praterie e dei pascoli, più carico e cupo quello dei boschi

di conifere, magari interrotti da qualche pozza d'alpeggio,

unica acqua in un ambiente carsico. Gallio, come tutto

l'Altopiano, è “casa”. Da qui, semplicemente scegliendo

direzioni diverse, si può dirigersi ed esplorare mondi,

anche molto diversi, che convivono in serenità. E conti-

nuare a sentirsi in una casa che ha il cielo come soffitto e

le montagne come pareti, compagni di chi, nato in quella

casa, ha imparato a respirarvi un ritmo mai affannoso.

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A volo d’uccello, attorno a Gallio è

la natura a dipingere con i suoi

colori ciò che lo sguardo coglie.

E la presenza e l’opera dell’uomo

asseconda e gode di un’armonia che

pacifica e ricarica l’animo.

Noi siamo all’opposto dell’isterico fervore.Qui sei sereno a casa nostra, e sei uno di noi.

Vuoi correre? Vai. Ma se vuoi riposare o prenderti tempo

da dedicare a te, qui puoi. Al naturale respiro e ritmo

della natura e delle stagioni. Questa “isola di monti” che è

l'Altopiano, secondo l'originaria definizione dell'abate

Dal Pozzo, è una conca circondata, e mai sovrastata, da

pendii e spalti rocciosi a nord e a sud, un'immensa cavea

teatrale dalla scenografica luminosità. Contemplare,

affascinati dallo spettacolo di una natura ancora rustica, è

affascinante. Salendo dalla pianura, la vegetazione

appare in tutta la sua varietà: boscaglie e boschi misti,

faggete e abetaie, prati e pascoli. Tutti ecosistemi autono-

mi che convivono l'uno a fianco dell'altro, con caratteri-

stiche di flora e fauna diverse, tutelate dalle pieghe del

terreno e dalle quote che morbidamente si alternano.

Sono i verdi diversi a colpire: piano ed uguale quello delle

praterie e dei pascoli, più carico e cupo quello dei boschi

di conifere, magari interrotti da qualche pozza d'alpeggio,

unica acqua in un ambiente carsico. Gallio, come tutto

l'Altopiano, è “casa”. Da qui, semplicemente scegliendo

direzioni diverse, si può dirigersi ed esplorare mondi,

anche molto diversi, che convivono in serenità. E conti-

nuare a sentirsi in una casa che ha il cielo come soffitto e

le montagne come pareti, compagni di chi, nato in quella

casa, ha imparato a respirarvi un ritmo mai affannoso.

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Page 10: Gallio, alpine bellezze

Il paradiso di chi ama esplorare a piedi: attorno a Gallio

infinite possibilità per chi ha voglia di seguire sentieri

che attraversano boschi e pascoli, che si perdono all'om-

bra degli alberi per sbucare vicino ad una malga o ad un

monumento. L'Altopiano è davvero ricco di opportunità

per la camminata nordica, uno sport per tutti e per tutto

l’anno, che offre agli appassionati di fitness un modo

facile, poco costoso e divertente per gustare uno stile di

vita sano e attivo all’aria aperta. Dai sentieri più facili, a

disposizione delle famiglie, a quelli più lunghi ed artico-

lati, magari in quota, capaci di dare soddisfazione anche

agli specialisti: attorno a Gallio ci sono opportunità

anche per chi vuole organizzare un trekking, magari a

tema, considerati i posti sacri della Grande Guerra e i

bivacchi messi a disposizione. Ma se è vero che è

soprattutto d’estate che si fanno le camminate, è pure

vero che in inverno il territorio attorno a Gallio, proprio

per la sua natura ondulata, offre opportunità davvero

ricche. Dalle ciaspole allo sci da fondo, dallo sci alpini-

smo con le pelli di foca alla discesa: tutto il comprenso-

rio che fa capo a Melette e Campomulo offre una scelta

che è già un tesoro.

Gambe in spalla.Un vasto reticolo di sentieri

per chi ama camminare, anche con la neve.

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Il paradiso di chi ama esplorare a piedi: attorno a Gallio

infinite possibilità per chi ha voglia di seguire sentieri

che attraversano boschi e pascoli, che si perdono all'om-

bra degli alberi per sbucare vicino ad una malga o ad un

monumento. L'Altopiano è davvero ricco di opportunità

per la camminata nordica, uno sport per tutti e per tutto

l’anno, che offre agli appassionati di fitness un modo

facile, poco costoso e divertente per gustare uno stile di

vita sano e attivo all’aria aperta. Dai sentieri più facili, a

disposizione delle famiglie, a quelli più lunghi ed artico-

lati, magari in quota, capaci di dare soddisfazione anche

agli specialisti: attorno a Gallio ci sono opportunità

anche per chi vuole organizzare un trekking, magari a

tema, considerati i posti sacri della Grande Guerra e i

bivacchi messi a disposizione. Ma se è vero che è

soprattutto d’estate che si fanno le camminate, è pure

vero che in inverno il territorio attorno a Gallio, proprio

per la sua natura ondulata, offre opportunità davvero

ricche. Dalle ciaspole allo sci da fondo, dallo sci alpini-

smo con le pelli di foca alla discesa: tutto il comprenso-

rio che fa capo a Melette e Campomulo offre una scelta

che è già un tesoro.

Gambe in spalla.Un vasto reticolo di sentieri

per chi ama camminare, anche con la neve.

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Page 12: Gallio, alpine bellezze

Porte e sentieri, silenzi e memorie.L'Arte per costruire un futuro che non dimentichi il passato.

Attorno al rifugio Campomuletto, gli Alpini ed il Comune

di Gallio hanno recentemente allestito un percorso tra i

silenzi del bosco che vide il sacrificio di migliaia e miglia-

ia di giovanissimi soldati. Il “Sentiero del Silenzio, Porta

della Memoria” valorizza un’area di straordinario

interesse storico ed ambientale, ricca di estesi boschi di

abeti e larici, sentieri, radure e pascoli costellati di massi

bianchi levigati e modellati dall’acqua e dal vento. La

pace e la tranquillità di oggi rilassano e rincuorano. Ma

all’occhio attento del visitatore non sfuggono tra alberi e

piccole valli i segni della Guerra che tanti anni fa seminò

morte e distruzione in tutto l’Altopiano: postazioni,

caverne, ricoveri, trincee, ex cimiteri… Lungo il percorso

si trovano oggi 10 opere legate alla Ia Guerra Mondiale

che, con la capacità evocativa dell'arte contemporanea,

intendono stimolare a cercare un senso in quello che

ciascuno fa: riflettere sul passato per rendere migliore il

nostro Futuro, riconoscere la guerra per cercare la Pace.

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Porte e sentieri, silenzi e memorie.L'Arte per costruire un futuro che non dimentichi il passato.

Attorno al rifugio Campomuletto, gli Alpini ed il Comune

di Gallio hanno recentemente allestito un percorso tra i

silenzi del bosco che vide il sacrificio di migliaia e miglia-

ia di giovanissimi soldati. Il “Sentiero del Silenzio, Porta

della Memoria” valorizza un’area di straordinario

interesse storico ed ambientale, ricca di estesi boschi di

abeti e larici, sentieri, radure e pascoli costellati di massi

bianchi levigati e modellati dall’acqua e dal vento. La

pace e la tranquillità di oggi rilassano e rincuorano. Ma

all’occhio attento del visitatore non sfuggono tra alberi e

piccole valli i segni della Guerra che tanti anni fa seminò

morte e distruzione in tutto l’Altopiano: postazioni,

caverne, ricoveri, trincee, ex cimiteri… Lungo il percorso

si trovano oggi 10 opere legate alla Ia Guerra Mondiale

che, con la capacità evocativa dell'arte contemporanea,

intendono stimolare a cercare un senso in quello che

ciascuno fa: riflettere sul passato per rendere migliore il

nostro Futuro, riconoscere la guerra per cercare la Pace.

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La forza del silenzio.I suoni dell’Altopiano.

Intendiamoci: l'Altopiano è vivo, vivissimo, e quindi

ricco di tutti quei rumori che della vitalità sono interpre-

ti. Ma è vero anche che, proprio per la sua conformazio-

ne e ricchezza, è anche terra in cui “pare che il mondo

non ti contenga soltanto, ma ti guardi”. Allora, facciamo-

ci guardare da pascoli verdissimi e da boschi solenni, da

montagne erte e scabre, da memorie difficili, da una

natura orgogliosa e, ancora oggi, ferita dalla guerra

dell'uomo: è in questa situazione che diventa naturale

smorzare, assopire i suoni che sono propri dell'uomo, e

lasciare spazio al silenzio, benevolo padrone di spazi e

territori. L'Altopiano è un grande teatro, che spinge ad

osservare ancora prima che ad agire, a gettare uno sguar-

do dall'alto al proprio vivere, ad essere spettatori in una

trasfigurazione narrativa che mescola di continuo le voci,

le storie. E sono i particolari che affascinano: un fiocco di

lana strappato dal filo spinato, l'argento degli abeti

innevati, le tinte calde del bosco d'autunno. Qui si è sia

interpreti che spettatori della propria esistenza,

specchiandosi in uno spettacolo grandioso perché vicino

all'essenza del quotidiano. La semplicità.

© Mirco Mendo

© Vittorio Poli

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La forza del silenzio.I suoni dell’Altopiano.

Intendiamoci: l'Altopiano è vivo, vivissimo, e quindi

ricco di tutti quei rumori che della vitalità sono interpre-

ti. Ma è vero anche che, proprio per la sua conformazio-

ne e ricchezza, è anche terra in cui “pare che il mondo

non ti contenga soltanto, ma ti guardi”. Allora, facciamo-

ci guardare da pascoli verdissimi e da boschi solenni, da

montagne erte e scabre, da memorie difficili, da una

natura orgogliosa e, ancora oggi, ferita dalla guerra

dell'uomo: è in questa situazione che diventa naturale

smorzare, assopire i suoni che sono propri dell'uomo, e

lasciare spazio al silenzio, benevolo padrone di spazi e

territori. L'Altopiano è un grande teatro, che spinge ad

osservare ancora prima che ad agire, a gettare uno sguar-

do dall'alto al proprio vivere, ad essere spettatori in una

trasfigurazione narrativa che mescola di continuo le voci,

le storie. E sono i particolari che affascinano: un fiocco di

lana strappato dal filo spinato, l'argento degli abeti

innevati, le tinte calde del bosco d'autunno. Qui si è sia

interpreti che spettatori della propria esistenza,

specchiandosi in uno spettacolo grandioso perché vicino

all'essenza del quotidiano. La semplicità.

© Mirco Mendo

© Vittorio Poli

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La fiamma nel focolare.Il calore e il benessere.

È la storia che disegna, in qualche modo, la cultura di

un popolo. E il microcosmo dell'Altopiano ha visto un

andirivieni incessante di genti, dai movimenti di coloni

legati al mondo germanico medioevale alla migrazione e

transumanza stagionale di età moderna, dalla diaspora

di una comunità che, tra XIX e XX secolo, ha varcato le

soglie dei cinque continenti all'apertura al turismo della

pianura. Punti fermi in tutto questo sono stati (e sono)

l'orgoglio di chi nasce Altopianese ed il senso di comu-

nità e forza di chi, insieme, riesce a resistere anche alla

fortuna avversa. Questi i presupposti, oggi, per una

cultura dell'accoglienza fondata proprio sulla fierezza

di sentirsi Cimbri e Antichi Abitatori. Chi nella propria

storia ha conosciuto isolamento, povertà e ristrettezze

sa quanto preziosa possa essere la casa e il calore

familiare. Anche e soprattutto quando le stagioni sono

ostili e le difficoltà preoccupano, è il senso di focolare

domestico a garantire una pausa e uno spazio in cui

sentirsi confortati e ricaricarsi. Oggi Gallio e l'Altopiano

vivono un tempo in cui, fortunatamente, “casa” e

accoglienza hanno preso una valenza diversa dal passa-

to: sono in tanti ad apprezzare ed a cercar rifugio dalla

routine quotidiana là dove si respira la montagna, pur

col conforto di morbidi panorami. Oggi, dopo sentieri

ed escursioni o una giornata su piste perfettamente

innevate, la fiamma nel focolare prende la forma di

ineccepibili servizi al turista, una cucina tradizionale e

ricca di personalità, una serie di proposte culturali che

sottolineano il senso di essere su un Altopiano rispetto-

so della propria storia.

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La fiamma nel focolare.Il calore e il benessere.

È la storia che disegna, in qualche modo, la cultura di

un popolo. E il microcosmo dell'Altopiano ha visto un

andirivieni incessante di genti, dai movimenti di coloni

legati al mondo germanico medioevale alla migrazione e

transumanza stagionale di età moderna, dalla diaspora

di una comunità che, tra XIX e XX secolo, ha varcato le

soglie dei cinque continenti all'apertura al turismo della

pianura. Punti fermi in tutto questo sono stati (e sono)

l'orgoglio di chi nasce Altopianese ed il senso di comu-

nità e forza di chi, insieme, riesce a resistere anche alla

fortuna avversa. Questi i presupposti, oggi, per una

cultura dell'accoglienza fondata proprio sulla fierezza

di sentirsi Cimbri e Antichi Abitatori. Chi nella propria

storia ha conosciuto isolamento, povertà e ristrettezze

sa quanto preziosa possa essere la casa e il calore

familiare. Anche e soprattutto quando le stagioni sono

ostili e le difficoltà preoccupano, è il senso di focolare

domestico a garantire una pausa e uno spazio in cui

sentirsi confortati e ricaricarsi. Oggi Gallio e l'Altopiano

vivono un tempo in cui, fortunatamente, “casa” e

accoglienza hanno preso una valenza diversa dal passa-

to: sono in tanti ad apprezzare ed a cercar rifugio dalla

routine quotidiana là dove si respira la montagna, pur

col conforto di morbidi panorami. Oggi, dopo sentieri

ed escursioni o una giornata su piste perfettamente

innevate, la fiamma nel focolare prende la forma di

ineccepibili servizi al turista, una cucina tradizionale e

ricca di personalità, una serie di proposte culturali che

sottolineano il senso di essere su un Altopiano rispetto-

so della propria storia.

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Page 18: Gallio, alpine bellezze

È la Storia a raccontare come l'Altopiano sia sempre

stato un mondo a sé, ma mai del tutto isolato. E come

la tradizione agro-pastorale per secoli si sia fondata

su una cultura di semplicità e scambio: offro ciò che

produco per garantirmi continuità e relazione con gli

altri. Non è un caso che la transumanza abbia fatto

per tanto tempo (e in parte ancora faccia) parte dei

rituali dell'anno agricolo altopianese: alla fine

dell'estate i malgari si spostavano con il bestiame in

cerca di pascoli e, lungo il cammino, offrivano in

pianura quanto poteva rendere più agevole la relazio-

ne e l'accesso ai pascoli. Latte, formaggi, verdure,

selvaggina, ma anche speck ed affettati, funghi, miele,

marmellate, liquori tipici e dolci tradizionali: la cucina

... tra i respiri dei monti e i rumori silenziosi.

dell'Altopiano ha sapori antichi, ma soprattutto

autentici, capaci di rinverdire memorie ed incuriosire.

Tanta cucina dell'Altopiano è infatti di origine germa-

nica: il Kraut (un misto di verdure selvatiche) ma

anche zuppe di funghi e funghi misti, dal sapore

inimitabile perché ogni volta diverso. La selvaggina, il

pane nero, i cavoli agri: tanti piatti dai sapori intensi

come, va ammesso, l'usuale cucina del precotto non

riesce più a riprodurre. Sembra ogni volta che, a

spiare in cucina, si potrebbe incrociare un sorriso con

la massaia compiaciuta del proprio lavoro: per questo

quei piatti oggi rappresentano una pausa di intensità

dalla fretta quotidiana. E riconciliano il palato con il

senso da dare al cibo.

La nostra terra ha gusti personali, da secoli.

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È la Storia a raccontare come l'Altopiano sia sempre

stato un mondo a sé, ma mai del tutto isolato. E come

la tradizione agro-pastorale per secoli si sia fondata

su una cultura di semplicità e scambio: offro ciò che

produco per garantirmi continuità e relazione con gli

altri. Non è un caso che la transumanza abbia fatto

per tanto tempo (e in parte ancora faccia) parte dei

rituali dell'anno agricolo altopianese: alla fine

dell'estate i malgari si spostavano con il bestiame in

cerca di pascoli e, lungo il cammino, offrivano in

pianura quanto poteva rendere più agevole la relazio-

ne e l'accesso ai pascoli. Latte, formaggi, verdure,

selvaggina, ma anche speck ed affettati, funghi, miele,

marmellate, liquori tipici e dolci tradizionali: la cucina

... tra i respiri dei monti e i rumori silenziosi.

dell'Altopiano ha sapori antichi, ma soprattutto

autentici, capaci di rinverdire memorie ed incuriosire.

Tanta cucina dell'Altopiano è infatti di origine germa-

nica: il Kraut (un misto di verdure selvatiche) ma

anche zuppe di funghi e funghi misti, dal sapore

inimitabile perché ogni volta diverso. La selvaggina, il

pane nero, i cavoli agri: tanti piatti dai sapori intensi

come, va ammesso, l'usuale cucina del precotto non

riesce più a riprodurre. Sembra ogni volta che, a

spiare in cucina, si potrebbe incrociare un sorriso con

la massaia compiaciuta del proprio lavoro: per questo

quei piatti oggi rappresentano una pausa di intensità

dalla fretta quotidiana. E riconciliano il palato con il

senso da dare al cibo.

La nostra terra ha gusti personali, da secoli.

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Page 20: Gallio, alpine bellezze

L’uomo si sente ed è parte

della natura, a cui chiede e

presso cui trova ciò che gli

serve. Né più né meno.

Trasformare, cucinare,

utilizzare diventano azioni

naturali che consentono di

integrarsi nel territorio

godendo dei suoi doni e

integrandosi in un’armonia

autentica.

Colori diversi, intensi, armoniosi: l’Altopiano attinge dalla tavolozza della natura quanto necessario per ricordarci che ciò che è saporito, ha anche l’aspetto accatti-vante e talora sorprenden-te di ciò che è espressione autentica: le forme di un porcino, le tinte delle patate, il colore doratodel miele.

Ci si siede a tavola ed è una festa per il palato e per gli

occhi. Perché l’Altopiano, anche grazie alle proprie

caratteristiche geografiche, ha preservato profumi e

colori, prima ancora dei sapori. Qui la terra è generosa

prima di tutto nei confronti di chi la abita, la vive in

continuità. Piante, animali ed insetti costruiscono un

ecosistema equilibrato, in cui non solo c’è posto per

tutti, ma, in qualche modo, si offre gli uni agli altri il

dono della propria presenza. E l’uomo vi si inserisce

con rispetto e creatività, celebrando a tavola

un’abbondanza di risorse che consente di godere di

gusti unici. Dalle erbe ai funghi, dalle carni alle patate,

fino a miele, composte di frutta, distillati pregiati. È il

gusto autentico del cibo a km. 0, sapori dai colori

stagionali che, portando a tavola il tempo dell’anno,

ancorano alle stagioni pietanze semplici, in cui, prima

ancora della mano sapiente dell’uomo, fanno da

protagonista i sapori della natura. Quando poi lo

sguardo si perde su pascoli vasti e verdissimi e sulle

tinte più scure del bosco, si comprende come

l’Altopiano sia un paradiso per tutti gli animali, che vi

trovano quello di cui hanno bisogno: tranquillità,

nutrimento e un ambiente in cui distillare il proprio

tempo. Non è un caso se qui, da un latte d’eccellenza,

nascono formaggi come l’Asiago DOP, oltre a infinite

versioni del formaggio di baita, tutte con l’autentico

profumo dell’alpeggio. Ma anche lo speck e gli insac-

cati testimoniano sapori semplici, ricchi e silenziosi.

Come un panorama spesso sontuoso, ma al contempo

pacificante, oltre che nutriente.

© Pieremilio Ceccon

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L’uomo si sente ed è parte

della natura, a cui chiede e

presso cui trova ciò che gli

serve. Né più né meno.

Trasformare, cucinare,

utilizzare diventano azioni

naturali che consentono di

integrarsi nel territorio

godendo dei suoi doni e

integrandosi in un’armonia

autentica.

Colori diversi, intensi, armoniosi: l’Altopiano attinge dalla tavolozza della natura quanto necessario per ricordarci che ciò che è saporito, ha anche l’aspetto accatti-vante e talora sorprenden-te di ciò che è espressione autentica: le forme di un porcino, le tinte delle patate, il colore doratodel miele.

Ci si siede a tavola ed è una festa per il palato e per gli

occhi. Perché l’Altopiano, anche grazie alle proprie

caratteristiche geografiche, ha preservato profumi e

colori, prima ancora dei sapori. Qui la terra è generosa

prima di tutto nei confronti di chi la abita, la vive in

continuità. Piante, animali ed insetti costruiscono un

ecosistema equilibrato, in cui non solo c’è posto per

tutti, ma, in qualche modo, si offre gli uni agli altri il

dono della propria presenza. E l’uomo vi si inserisce

con rispetto e creatività, celebrando a tavola

un’abbondanza di risorse che consente di godere di

gusti unici. Dalle erbe ai funghi, dalle carni alle patate,

fino a miele, composte di frutta, distillati pregiati. È il

gusto autentico del cibo a km. 0, sapori dai colori

stagionali che, portando a tavola il tempo dell’anno,

ancorano alle stagioni pietanze semplici, in cui, prima

ancora della mano sapiente dell’uomo, fanno da

protagonista i sapori della natura. Quando poi lo

sguardo si perde su pascoli vasti e verdissimi e sulle

tinte più scure del bosco, si comprende come

l’Altopiano sia un paradiso per tutti gli animali, che vi

trovano quello di cui hanno bisogno: tranquillità,

nutrimento e un ambiente in cui distillare il proprio

tempo. Non è un caso se qui, da un latte d’eccellenza,

nascono formaggi come l’Asiago DOP, oltre a infinite

versioni del formaggio di baita, tutte con l’autentico

profumo dell’alpeggio. Ma anche lo speck e gli insac-

cati testimoniano sapori semplici, ricchi e silenziosi.

Come un panorama spesso sontuoso, ma al contempo

pacificante, oltre che nutriente.

© Pieremilio Ceccon

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Page 22: Gallio, alpine bellezze

Acqua che scorre, mulino che gira.La valle dei “pestascorse”, lavoro, sopravvivenza e cibo.

In una zona carsica come l'Altopiano, pur ricco di verde

e pascoli, l'acqua è ricchezza da preservare ed usare con

attenzione. La Valle dei Mulini di Gallio è sempre stata

vissuta come una sorta di eccezione: ricchissima di

sorgenti e, di conseguenza, di vegetazione ed alberi, ha

reso possibile che a Gallio, nel corso dei secoli, si svilup-

passero attività artigianali o paleoindustriali, prima fra

tutte la concia delle pelli (a fine '800 1/3 delle concerie

della provincia di Vicenza erano di Gallio). Ma anche

macine, magli, seghe per il legno vi hanno trovato l'ener-

gia utile perché a Gallio si sviluppasse nel tempo una vita

economica e di relazioni con la pianura evoluta rispetto

al resto dell'Altopiano. Il recente progetto di recupero

della Valle della Covola, a 500 metri dal centro di Gallio,

ha portato alla luce resti che danno un’idea dell’intensa

attività che qui si svolgeva. La sorgente d’acqua e

l’edificio del mulino, ora ristrutturato e allestito come

piccolo centro informativo, ricostruiscono e danno

un'idea di come l'acqua potesse diventare fonte di lavoro

e ricchezza per il paese.

© Vittorio Poli

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Acqua che scorre, mulino che gira.La valle dei “pestascorse”, lavoro, sopravvivenza e cibo.

In una zona carsica come l'Altopiano, pur ricco di verde

e pascoli, l'acqua è ricchezza da preservare ed usare con

attenzione. La Valle dei Mulini di Gallio è sempre stata

vissuta come una sorta di eccezione: ricchissima di

sorgenti e, di conseguenza, di vegetazione ed alberi, ha

reso possibile che a Gallio, nel corso dei secoli, si svilup-

passero attività artigianali o paleoindustriali, prima fra

tutte la concia delle pelli (a fine '800 1/3 delle concerie

della provincia di Vicenza erano di Gallio). Ma anche

macine, magli, seghe per il legno vi hanno trovato l'ener-

gia utile perché a Gallio si sviluppasse nel tempo una vita

economica e di relazioni con la pianura evoluta rispetto

al resto dell'Altopiano. Il recente progetto di recupero

della Valle della Covola, a 500 metri dal centro di Gallio,

ha portato alla luce resti che danno un’idea dell’intensa

attività che qui si svolgeva. La sorgente d’acqua e

l’edificio del mulino, ora ristrutturato e allestito come

piccolo centro informativo, ricostruiscono e danno

un'idea di come l'acqua potesse diventare fonte di lavoro

e ricchezza per il paese.

© Vittorio Poli

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Page 24: Gallio, alpine bellezze

La Grande Guerra:l'altopiano come isola della memoria.

Quando l'isola è stata mare doloroso.

La Grande Guerra è sicuramente l'evento che più di ogni

altro ha segnato il territorio di Gallio e di tutto l'Alto-

piano. Qui la Storia ha chiesto un tributo altissimo alla

follia dell'uomo, che in 3 anni, dall'inizio delle ostilità

nel maggio del 1915 alla loro cessazione nel novembre

del 1918, trasformò conca e cime circostanti in “pae-

saggio storico”, parte integrante allora e per sempre di

quel drammatico evento. Sull'Altopiano, chiamati a

confrontarsi forse per la prima volta dal 1860 con il

concetto di Unità Nazionale, morirono migliaia di solda-

ti, in una guerra per molti incomprensibile e crudele

come mai prima nella storia. Furono devastati boschi,

pascoli, e distrutti quasi totalmente paesi e contrade.

Gli abitanti dell'Altopiano, resi profughi dalla guerra e

naufraghi nella propria terra, si trovarono nelle condi-

zioni di non riconoscere più le fondamenta delle proprie

case, i confini, a rassegnarsi a bonificare un terreno

scavato da bombe e granate e reso perciò inadatto a

agricoltura o pascolo, oppure, scelta tragica, diventare

emigranti, svuotando i già fragili microcosmi delle

contrade. Gallio, segnata dall’evento come gli altri

Comuni dell’Altopiano, rappresenta uno dei più

interessanti esempi di simbiosi tra natura e storia: il

monte Valbella, il Sisemol, il Hust, le Melette fino

all’Ortigara, il monte teatro di una tremenda battaglia

nel 1917 e per certi versi simbolo della guerra in

Altopiano, fanno parte del vasto territorio . Percorrerli

a piedi ancora oggi fa riflettere e guardare con rispetto

rinnovato alla terra martoriata dall’uomo.

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La Grande Guerra:l'altopiano come isola della memoria.

Quando l'isola è stata mare doloroso.

La Grande Guerra è sicuramente l'evento che più di ogni

altro ha segnato il territorio di Gallio e di tutto l'Alto-

piano. Qui la Storia ha chiesto un tributo altissimo alla

follia dell'uomo, che in 3 anni, dall'inizio delle ostilità

nel maggio del 1915 alla loro cessazione nel novembre

del 1918, trasformò conca e cime circostanti in “pae-

saggio storico”, parte integrante allora e per sempre di

quel drammatico evento. Sull'Altopiano, chiamati a

confrontarsi forse per la prima volta dal 1860 con il

concetto di Unità Nazionale, morirono migliaia di solda-

ti, in una guerra per molti incomprensibile e crudele

come mai prima nella storia. Furono devastati boschi,

pascoli, e distrutti quasi totalmente paesi e contrade.

Gli abitanti dell'Altopiano, resi profughi dalla guerra e

naufraghi nella propria terra, si trovarono nelle condi-

zioni di non riconoscere più le fondamenta delle proprie

case, i confini, a rassegnarsi a bonificare un terreno

scavato da bombe e granate e reso perciò inadatto a

agricoltura o pascolo, oppure, scelta tragica, diventare

emigranti, svuotando i già fragili microcosmi delle

contrade. Gallio, segnata dall’evento come gli altri

Comuni dell’Altopiano, rappresenta uno dei più

interessanti esempi di simbiosi tra natura e storia: il

monte Valbella, il Sisemol, il Hust, le Melette fino

all’Ortigara, il monte teatro di una tremenda battaglia

nel 1917 e per certi versi simbolo della guerra in

Altopiano, fanno parte del vasto territorio . Percorrerli

a piedi ancora oggi fa riflettere e guardare con rispetto

rinnovato alla terra martoriata dall’uomo.

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Page 26: Gallio, alpine bellezze

A caccia di storia, e di storie.Custodi di miti e misteri dalla notte dei tempi.

L'Altopiano, proprio per il suo relativo isolamento e per

le genti numerose che vi sono transitate, ha reso possibi-

le che storie, superstizioni e miti siano sopravvissuti fino

ad oggi e che il visitatore possa approfondirli per cono-

scere meglio la cultura del territorio. O, per meglio dire,

l'inconscio collettivo legato a leggende nordiche, streghe

e anguane, fate e spiritelli. Dopo tutto, toponimi, cogno-

mi e lingua autoctona stessa rimandano a radici che col

Veneto hanno poco a che fare. Pure, far risalire il tutto ai

Cimbri è forse frettoloso. Certo, i Cimbri sull'Altopiano

sono sempre stati un rebus. Definiti Todeschi nei primi

documenti che li riguardano, si stabilirono sull’Altopiano

d’Asiago verso la metà del X secolo o poco dopo. E

lasciarono insediamenti e luoghi magici, altari di pietra e

una lingua incomprensibile ancora coltivata in piccole

enclavi. Ma attorno a Gallio ci sono luoghi da visitare,

“loch” (voragini) e nascondigli dove sentire ancora oggi

suoni e strane grida... Il tutto ad accompagnare un vero e

proprio mondo di storie arcane e tradizioni, caverne e

villaggi preistorici, in uno spazio che, naturalmente

protetto, salvaguarda la conservazione e la trasmissione

di una cultura rispettosa delle proprie radici.

Da dove cominciare?

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A caccia di storia, e di storie.Custodi di miti e misteri dalla notte dei tempi.

L'Altopiano, proprio per il suo relativo isolamento e per

le genti numerose che vi sono transitate, ha reso possibi-

le che storie, superstizioni e miti siano sopravvissuti fino

ad oggi e che il visitatore possa approfondirli per cono-

scere meglio la cultura del territorio. O, per meglio dire,

l'inconscio collettivo legato a leggende nordiche, streghe

e anguane, fate e spiritelli. Dopo tutto, toponimi, cogno-

mi e lingua autoctona stessa rimandano a radici che col

Veneto hanno poco a che fare. Pure, far risalire il tutto ai

Cimbri è forse frettoloso. Certo, i Cimbri sull'Altopiano

sono sempre stati un rebus. Definiti Todeschi nei primi

documenti che li riguardano, si stabilirono sull’Altopiano

d’Asiago verso la metà del X secolo o poco dopo. E

lasciarono insediamenti e luoghi magici, altari di pietra e

una lingua incomprensibile ancora coltivata in piccole

enclavi. Ma attorno a Gallio ci sono luoghi da visitare,

“loch” (voragini) e nascondigli dove sentire ancora oggi

suoni e strane grida... Il tutto ad accompagnare un vero e

proprio mondo di storie arcane e tradizioni, caverne e

villaggi preistorici, in uno spazio che, naturalmente

protetto, salvaguarda la conservazione e la trasmissione

di una cultura rispettosa delle proprie radici.

Da dove cominciare?

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Page 28: Gallio, alpine bellezze

Sentieri dell’anima.Elevarsi.

Da questa cima dell'alpe, già funesto teatro di pugne

aspre e cruente, oggi oasi amena di bucolica quiete e di

verdi silenzi, il 16 Luglio 1988 in ora vespertina Papa

Giovanni Paolo II orante impartiva al borgo di Gallio e

alle montane genti del ridente altopiano la divina bene-

dizione, pace e bene a tutti auspicando.

© Mirco Mendo

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Sentieri dell’anima.Elevarsi.

Da questa cima dell'alpe, già funesto teatro di pugne

aspre e cruente, oggi oasi amena di bucolica quiete e di

verdi silenzi, il 16 Luglio 1988 in ora vespertina Papa

Giovanni Paolo II orante impartiva al borgo di Gallio e

alle montane genti del ridente altopiano la divina bene-

dizione, pace e bene a tutti auspicando.

© Mirco Mendo

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Page 30: Gallio, alpine bellezze

Trans-humus.Spostarsi da una terra all’altra.

Gallio è un invito, è transumanza, è uno spostarsi da

una terra all’altra. Solo il viaggiatore, chi si muove si

dà la possibilità di scoprire una nuova casa, sorpren-

dersi con piaceri semplici, vivere piccole avventure col

sorriso, ritrovare sapori e, magari, onorare il passato

da cui tutti veniamo. Gallio in questo è magnifica

sintesi. Spazio domestico capillarmente abitato e

vissuto, coi toponimi delle contrade che ricalcano

cognomi familiari, rimanda ad un concetto laico di

communitas che non si lascia chiudere dalle prove più

dure che la storia ha imposto. I suoi spazi aperti

confortano e rimandano in realtà ad una natura ibrida,

meticcia, plurilingue per il nomadismo che ha contrad-

distinto i suoi abitanti e per il suo essere terra di confi-

ne le cui valli si aprono alla pianura. Communitas

nonostante le spinte alla frammentazione privatistica

ed individualistica; villaggio in cui ancora vige una

gestione comunitativa di boschi e pascoli, in cui essere

“alti” e “piani”, un po' montagna e un po' pianura, si

fa disposizione mentale; tribù gelosa della propria

storia eppure aperta al condividerla. Per chi dal piano

ha voglia di guardare in alto, qui la porta è aperta.

© Vittorio Poli

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Trans-humus.Spostarsi da una terra all’altra.

Gallio è un invito, è transumanza, è uno spostarsi da

una terra all’altra. Solo il viaggiatore, chi si muove si

dà la possibilità di scoprire una nuova casa, sorpren-

dersi con piaceri semplici, vivere piccole avventure col

sorriso, ritrovare sapori e, magari, onorare il passato

da cui tutti veniamo. Gallio in questo è magnifica

sintesi. Spazio domestico capillarmente abitato e

vissuto, coi toponimi delle contrade che ricalcano

cognomi familiari, rimanda ad un concetto laico di

communitas che non si lascia chiudere dalle prove più

dure che la storia ha imposto. I suoi spazi aperti

confortano e rimandano in realtà ad una natura ibrida,

meticcia, plurilingue per il nomadismo che ha contrad-

distinto i suoi abitanti e per il suo essere terra di confi-

ne le cui valli si aprono alla pianura. Communitas

nonostante le spinte alla frammentazione privatistica

ed individualistica; villaggio in cui ancora vige una

gestione comunitativa di boschi e pascoli, in cui essere

“alti” e “piani”, un po' montagna e un po' pianura, si

fa disposizione mentale; tribù gelosa della propria

storia eppure aperta al condividerla. Per chi dal piano

ha voglia di guardare in alto, qui la porta è aperta.

© Vittorio Poli

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