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GABRIELE D'ANNUNZIO

Proff. Piccirilli - Baldassarre

ARTE e VITA

“Gabriele D'Annunzio fu forse la figura di maggiore spicco nell'Italia

letteraria fra Otto e Novecento, non tanto per le prerogative

strettamente artistiche quanto per l'esibizione del rapporto arte/vita.

Un'esistenza d'eccezione – gesti eroici, passioni trasgressive,

compiacimenti estetizzanti – per un'artista fuori dalla norma: così

D'Annunzio costruì la sua immagine, con una cura che rivela forse il

tratto più decisamente «moderno», la capacità di tener d'occhio i

meccanismi del mercato e le aspettative del pubblico”

R. Ceserani, L. De Federicis, Il materiale e l'immaginario

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GABRIELE D'ANNUNZIO

Proff. Piccirilli - Baldassarre

La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881)

Nasce a Pescara il 12 marzo 1863

1874-1881: Prato, città in cui frequenta il liceo presso il prestigioso Convitto Nazionale Cicognini

Registro degli esami del Liceo Classico “G.B. Vico” - Chieti

Esami di licenza ginnasiale - 23 ottobre 1878

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GABRIELE D'ANNUNZIO

Proff. Piccirilli - Baldassarre

La famiglia e gli anni di formazione (1863-1881)

La le�era a Giosuè Carducci (1879) “I�us�e signore, quando ne le passate sere d'inverno leggevo avidamente i suoi bei versi, e gli ammiravo dal profondo de�'animo, e sen&vo il cuore ba�ermi for' di a(e�i nuovi e liberi, mi venne mol' vol' il desiderio di scriverle una le�erina in cui si racchiudessero tu�i ques& sen&men& e ques& palpi& giovanili. Prendevo il foglie�o e la penna, ed ascoltando la voce gen&le de�'anima &ravo giù le prime righe con una -ria e un ardore indicibili; ma nel voltar pagina mi assalivano a un �a�o cento curiosi pensieri che mi cos�ingevano a sme�ere, ed a scuo're la 'sta come per dire: che gran sciocco son io!...Mi pareva infa�i una solenne sciocchezza che un giovine�o di sedici anni come me, oscuro alunno di liceo, scrivesse a un poeta come lei, già famoso in tu�a l'Italia, soltan4 per fargli sapere che l'ama, lo riverisce e l'ammira. […]Io le parlo co 'l cuore su le labbra, e sen4 den�o di me una commozione s�ana e vivissima, e mi �ema la mano nel vergar ques' righe. Io voglio seguire le sue orme: voglio anch'io comba�ere coraggiosamen' per questa scuola che chiamano nuova, e che è des&nata a vedere �ion9 ben diversi da que�i de�a chiesa e de�a scuola di Manzoni; anch'io mi sento nel cerve�o una scin&�a di genio ba�agliero, che mi scuo' tu�e le 9bre, e mi me�e ne�'anima una smania 4rmen4sa di gloria e di pugne; anch'io voglio consacrare a l'ar' vera i baleni più -lgidi del mio ingegno, le forze più po'n& de�a mia vita, i palpi& più santi del mio cuore, i miei sogni d'oro, le mie aspirazioni giovanili, le �emende amarezze, le gioie supreme... E voglio comba�ere al suo 9anco, o Poeta! Ma dove mi �asporta l'ardore?... Mi perdoni Signore, e pensi che io ho sedici anni e che son na4 so�o il sole degli Abruzzi."

1879: il padre finanzia la pubblicazione di Primo vere, edito dalla tipografia Ricci di Chieti

(nel 1880 la raccolta sarà pubblicata dalla casa editrice Carabba di Lanciano)

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Il periodo romano (1881-1891)

La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo intellettuale di cui D'Annunzio

(svolgendo attività giornalistica) entra a fare parte appariva al pubblico romano,

ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali

europee, una novità "barbarica", eccitante e trasgressiva.

1883: sposa con un matrimonio riparatore Maria Hardouin duchessa di Gallese, da

cui avrà tre figli (Mario, Gabriele Maria, Ugo Veniero). Il matrimonio finisce in una

separazione legale dopo pochi anni per le numerose relazioni extraconiugali del

poeta, tra cui quella con Maria Gravina (da cui nascerà la figlia Renata).

da aprile del 1887: relazione con Barbara Leoni, destinata a restare il più grande

amore della vita del Vate

1889: Il piacere, Milano, Treves

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Il periodo napoletano (1891-1894)

1892: Giovanni Episcopo, Napoli, Pierro

1892: L'innocente, Napoli, Bideri

1894: Il trionfo della morte, Milano, Treves

1893: Poema paradisiaco, Milano, Treves

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Il periodo fiorentino (1894-1904)

1892: relazione epistolare con l'attrice Eleonora Duse

1894: la conosce personalmente e con lei intesse una relazione

Per viverle accanto, D'Annunzio si trasferisce a Firenze, dove affitta la villa La

Capponcina (vicinissima alla villa Porziuncola dell'attrice), trasformandola in un

monumento del gusto estetico decadente, definita da lui "la vita del signore

rinascimentale".

1893-1897: D'Annunzio conduce un'esistenza movimentata che lo porta dapprima

nella sua terra d'origine, poi in Grecia.

1895: Le vergini delle rocce, I romanzi del giglio, Roma, De Bosis

1900: Il fuoco, Milano, Treves

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Il trasferimento in Francia (1904-1915)

La relazione con Eleonora Duse si incrina nel 1904, dopo il tradimento con

Alessandra di Rudiní e la pubblicazione de Il fuoco, in cui il poeta aveva descritto

impietosamente la relazione con l'attrice.

A Parigi D'Annunzio era un personaggio noto, cosa che gli permette di mantenere

inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane, tra cui

quelle con Marinetti e Debussy.

1914: Gabriele D'Annunzio rifiutò di diventare Accademico della Crusca, nemico

giurato com'era degli onori letterari e delle università. Ai bolognesi che gli offrivano

una cattedra scrisse infatti: amo più le aper' spiagge che le chiuse scuole da�e quali vi auguro di liberarvi.

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Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale

5 maggio 1915 Inaugurazione del monumento ai Mille a Genova

“D'Annunzio era allora un'autentica celebrità, qualcosa di simile alle

star televisive di oggi: la sua vita avventurosa, la sua prodigiosa

creatività intelletuale, le sue pose teatrali e le sue abitudini mondane

lo avevano portato alla ribalta facendolo conoscere a una cerchia di

pubblico ben più ampia dei cultori di lettere. D'Annunzio aveva

inaugurato, non solo nella sua poesia ma nella sua vita, una nuova

figura di intellettuale abituato a comparire sugli scenari della vita

pubblica, a dettare aspetti delle moda, a influire sui comportamenti

collettivi, a usare i mezzi di comunicazione di massa”.

A. Gibelli, LA GRANDE GUERRA DEGLI ITALIANI

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Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale

“Quando D'Annunzio scriveva o parlava, non erano molti quelli che capivano letteralmente il

senso delle sue parole. Il suo linguaggio era raffinato, pieno di allusioni dotte e di citazioni

classiche spesso oscure, ma anche di invenzioni audaci. […] Ma in definitiva a giocare erano il

fascino e la fama del personaggio che si esibiva, ormai divenuto un divo. Estetica della politica e

mitologia del capo carismatico erano in qualche modo collegate, lo stesso Mussolini avrebbe

imparato molto da D'Annunzio”.

“D'Annunzio diede forma suggestiva, elegante e teatrale agli umori dell'Italia nuova […] e lo

faceva utilizzando e riplasmando miti e linguaggi tratti dalle tradizioni più diverse. Questa fu la

sua grande capacità: combinare dinamicamente classicismo e modernità, servendosene per

esprimere la nuova vitalità del paese in fase di crescita e le sue ambizioni espansionistiche. […]

Nella sua oratoria i vecchi argini del linguaggio e dell'immaginario sembravano violati, la sua

estetica vitalistica interpretava inquietudini di generazioni che sentivano il vecchio mondo come

ormai troppo angusto”.

A. Gibelli, LA GRANDE GUERRA DEGLI ITALIANI

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Dalle “radiose giornate” di maggio alla Prima guerra mondiale

10 – 11 febbraio 1918 Beffa di Buccari

Raid militare nella Baia di Buccari (Croazia). Gli

incursori della Regia Marina su MAS invece di

siluri lanciano messaggi in bottiglia.

9 agosto 1918 Volo su Vienna

Nove aereoplani italiani sorvolano Vienna

lanciando 50.000 copie di un manifestino in

italiano.

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L'impresa di Fiume (1919-1920)

12 settembre 1919 Marcia di RonchiD'Annunzio alla guida di circa 2.500 volontari (in maggioranza reduci della Prima Guerra mondiale) occupa la città di Fiume e ne dichiara l'annessione all'Italia.

8 settembre 1920 Reggenza italiana del CarnaroD'Annunzio si autoproclama capo del governo (Duce) dell'autoproclamato Stato di Fiume.

12 novembre 1920 Trattato di Rapallo: Fiume viene proclamata città libera.

24 dicembre 1920 Natale di sangueL'esercito italiano unterviene per sgomberare Fiume da D'Annunzio e dai suoi legionari.

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L'impresa di Fiume (1919-1920)

Secondo lo storico tedesco G.L. Mosse, la liturgia

politica del fascismo non fu una creazione di

Mussolini, bensì di D'Annunzio.

La complessa liturgia dannunziana fu sperimentata

appunto durante l'occupazione di Fiume. Essa

prevedeva i “discorsi dal balcone”, gli “squilli” di

tromba, le “bandiere”, la “fiamma”, gli “slogans”, il

discorso scandito con “domande retoriche” cui la folla

rispondeva con risposte obbligate.

L'impresa di Fiume, pensata come

preludio alla rivoluzione italiana, si

concluderà con un fallimento, ma

essa sarà comunque una sorta di

prova generale di quello che il

fascismo realizzerà di lì a poco con

la Marcia su Roma.

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L'esilio (1921-1938)Hic manebimus optime

1921: Notturno, Milano, Treves

Reduce dall’impresa di Fiume, D’Annunzio è alla ricerca di una dimora defilata

Sono avido di silenzio dopo tan4 rumore, e di pace dopo tanta guerra (dalla lettera a De

Ambris, suo compagno nell’impresa fiumana)

La scelta cade dunque sulla villa di Cargnacco, sulla costa del lago di Garda:

immersa nel verde, su un colle terrazzato, tra un uliveto e una limonaia, è di

proprietà di Heinrich Thode, illustre tedesco studioso d’arte che, espropriato in base

al decreto del 1918 sui danni di guerra, è costretto ad abbandonare la sua

residenza italiana. Oltre alla villa, con i rustici annessi, d’Annunzio entra in

possesso anche dei circa seimila volumi della sua biblioteca, mobili, quadri e

suppellettili.

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L'esilio (1921-1938)Hic manebimus optime

febbraio del 1921: stipulato il contratto d’affitto, fa il suo ingresso nella villa, che

pochi mesi più tardi acquisterà.

Ribattezzata il “Vittoriale degli italiani” sarà ampliata da D'Annunzio, e

successivamente aperta al pubblico.

Qui lavora e vive fino alla morte (1938), curando con gusto teatrale un mausoleo di

ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di

attrazione centrale

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Le Novelle della Pescara

Terra vergine (1882) nove bozzetti, che diventeranno undici nella seconda edizione (1884)

● ispirazione provinciale, ambientazione rusticana

● del Verismo resta la teoria della ferinità dell'uomo e del determinismo che ne regola il

comportamento. La natura però viene ridotta all'esigenza sessuale

● del Verismo mancano l'impersonalità e l'analisi scientifica - a vantaggio del momento

istintuale e arazionale

Il libro delle vergini (1884)

San Pantaleone (1886)

Tutta la narrativa di ambientazione abruzzese confluisce nelle Novelle della Pescara (1902)

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LA FIGURA PIÙ MONUMENTALE DEL DECADENTISMO“Figlio d'una razza semibarbara”

“La figura più monumentale del decadentismo, quella in cui confluirono le varie correnti europee della seconda metà dell'Ottocento, non la dette la Francia, ma l'Italia, e una regione che più partecipava d'una vita istintiva e primordiale, una vera e propria «Italia barbara», il «remoto e inculto»* Abruzzo.Certe caratteristiche salienti del D'Annunzio posson farsi salire a peculiarità d'origine e di cultura; egli è, insomma, sempre e soprattutto il figlio d'una

razza semibarbara che, venuto a contatto con una civiltà più che matura, se l'è assimilata rapidamente e sommariamente, con le inevitabili dissonanze derivanti da questo processo d'adattazione imperfetta. Di sotto la vernice, lo «spirito crudo» di tanto in tanto traspare”.

M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica

* G. D'Annunzio, Le faville del maglio

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LA FIGURA PIÙ MONUMENTALE DEL DECADENTISMO“... senza umanità”

“Si vedrà un D'Annunzio alle poste dell'ultima novità, tutto teso verso l'esterno, pronto ad accogliere dall'esterno motivi, filosofie, gusti. Com'è da attendersi, egli

si fisserà sugli aspetti più speciosi, sugli artisti più vistosi.

[…]Quella mancanza di umanità che si suol notare in tanta parte dell'opera dannunziana, è da attribuirsi, io credo, a un ambiguo estremismo: il D'Annunzio

è un barbaro e, insieme, un decadente; manca in lui quella zona temperata che allo stadio attuale della cultura, rappresenta l'«umanità»[…]L'abito dannunziano di costruirsi tutto dall'esterno, cercando se stesso negli

altri, appropriandosi e riducendo a un comune denominatore le diverse fonti... ha fatto sì che l'opera complessiva del poeta presenti l'aspetto d'una monumentale enciclopedia del decadentismo europeo”.

M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica

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I TRATTI COMUNI DEI ROMANZI

● La centralità del tema dell'arte e del valore dell'artista;

● L'autobiografismo;

● La mancanza di una vera struttura narrativa;

● Lo sperimentalismo;

… E DEI LORO PROTAGONISTI

● Artisti o intellettuali con personalità d'eccezione (eccezione Giovanni Episcopo);

● Rifiuto della modernità e della quotidianità;

● Oscillazione tra tensione al dominio e isolamento;

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D'ANNUNZIO E IL MERCATOpersonaggi da vendere

I personaggi dannunziani si interessano all'arte da “dilettanti”, rimanendo volutamente estranei ai problemi della produzione per il mercato, anzi proponendosi proprio di sottrarre l'arte al processo di mercificazione in atto.Al contrario dei suoi personaggi D'Annunzio, invece, è un ottimo “professionista”, molto attento alle esigenze del mercato ed alle

caratteritiche del pubblico cui vuole destinare i suoi prodotti.

L'artista dannunziano incarna un'alternativa, una diversità, rispetto alla società borghese dell'utile e del cattivo gusto; ma, insieme, egli è proprio ciò che il

lettore borghese si aspetta che un artista debba essere.

Videolezione

Estetismo e mercato

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Il piacere (1889)ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità

È il 31 dicembre 1886. Andrea Sperelli, giovane aristocratico di origini abruzzesi, aspetta con ansia l'ex amante Elena Muti nella sua casa romana. Durante l'attesa la memoria torna al loro addio, avvenuto quasi due anni prima, nel marzo del 1885.

Di qui una rievocazione del passato: quando da poco amante della donna, conosciuta ad una festa mondana, viene a scontrarsi con il marito di lei.Ferito, Andrea viene ospitato dalla cugina in una villa a Francavilla al mare, per vivere la convalescenza, in un'unione mistica con la natura e l'arte.

Il 15 settembre 1886 arriva, ospite a villa Schifanoja, Maria Ferres con il marito, ministro plenipotenziario del Guatemala (che riparte subito), e con la figlia Delfina.

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Andrea, sedotto dalla donna «spirituale ed eletta», le dichiara il suo amore; lei però non risponde, facendosi schermo della presenza della figlia. Ma Maria tiene un diario di quei giorni, dove sono annotati i suoi sentimenti, le sue riflessioni, i turbamenti d'amore per Andrea, da cui non vuole lasciarsi vincere.Dal 26 settembre in poi, attraverso il diario, vengono narrate le successive fasi del corteggiamento, sempre più serrato, finché il 4 ottobre, durante una cavalcata in una pineta, la donna cede.Tornato il marito, avviene la separazione tra i due innamorati.

Andrea, guarito, torna a Roma, e si rituffa nella sua solita vita mondana, tra feste, passeggiate amorose e incontri con Elena, che lo lascia, comunicandogli di essere innamorata di un altro.

Presto Andrea viene a sapere di una crisi finanziaria del marito di Maria, e la ospita nel suo palazzo. Andrea e Maria possono finalmente vivere liberamente la loro relazione, ma Andrea, ancora troppo legato ad Elena, in poco tempo distrugge anche questo rapporto.

Il piacere (1889)ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità

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Andrea riesce a nascondere con sempre maggior difficoltà la doppia vita amorosa. Dopo aver visto Elena uscire di casa per andare dal nuovo amante, torna nel rifugio di Palazzo Zuccari, dove, nell'ultima notte d'amore con Maria, pronuncia inconsciamente il nome di Elena. Maria lo lascia.

Il 20 giugno Andrea partecipa all'asta dei mobili appartenuti ai Ferres. Il romanzo si conclude con Andrea che segue gli scaricatori che trasportano l'armadio da lui comprato all'asta, salendo le scale «di gradino in gradino, fin dentro la casa».

Mentre Maria vede distrutto il proprio patrimonio, dilapidato dai creditori, ad Andrea non resta che la solitudine e la consapevolezza di assistere al cambiamento di un'epoca storica, al passaggio del potere dalla nobiltà alla democrazia popolare.

Il piacere (1889)ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità

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arte è il valore assoluto

● la vita stessa viene concepita come arte

● dunque “l'arte per l'arte” non è solo un programma estetico ma anche uno stile di vita

● anche la morale è subordinata a una visione estetica della vita, i cui valori diventano la

raffinatezza, la bellezza, il languore del gusto e delle sensazioni.

● Stilisticamente si mescolano: tradizione naturalistica del romanzo d'ambiente e la nuova

tendenza decadente della narrativa lirico-evocativa

Il piacere (1889)ovvero l'estetizzazione della vita, e la sua aridità

Il piacere libro I cap. II

Videolezione “Andrea Sperelli”

“un'opera grande e infame” (Carlo Michelstaedter)

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Il trionfo della morte (1894)Giorgio Aurispa è un giovane abruzzese colto e raffinato di nobile discendenza che ha abbandonato il paese natìo per trasferirsi a Roma. Intesse una relazione con una donna sposata, Ippolita Sanzio, che deciderà poi di abbandonare il marito in favore del protagonista.

Roma per Giorgio e Ippolita non è più una città di pace eterna come lo era una volta. Dalla visione del cadavere di un suicida Giorgio comincia a sviluppare un senso di malessere. Nemmeno Ippolita con il suo amore riesce a consolarlo. Giorgio decide di partire con la fidanzata per l' Umbria.

Nel secondo libro si spostano in Abruzzo (Guardiagrele, Casalbordino, Santuario della Madonna dei Miracoli, Fossacesia, San Vito Chietino). Qui Giorgio ha tutto il tempo di riflettere su ciò che ha compiuto in vita sua fino a quel momento.

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Il trionfo della morte (1894)

Giorgio attraverso lo studio della filosofia di Nietzsche presume di potersi disfare di tutti i propri crucci, e arrivare ad essere padrone di tutti i sentimenti – pur riconoscendo di non essere mai stato sensibile all'attività speculativa cui tanto va anelando.

All'ennesimo episodio tragico, Giorgio si convince che la sua vita sia minata da una Nemica, un essere impalpabile, causa di tutti i suoi mali.E ne ha piena consapevolezza non appena subisce una mancanza di rispetto da parte della sua fidanzata: in una passeggiata presso il trabocco di Fossacesia, Giorgio vorrebbe tuffarsi a nuotare tra gli scogli, ma Ippolita è riluttante.Giorgio cerca di aiutarla, ma lei scioccamente cade in acqua e rischia di far affogare entrambi.L'uomo così incomincia a guardare con odio atroce la sua Ippolita e medita addirittura di ucciderla, riconoscendo in lei la Nemica.

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

● influenza del modello naturalistico (tara famigliare di violenza, dissipazione, nevrastenia)

● il protagonista possiede anche i tratti raffinati ed estetizzanti di Andrea Sperelli

● filosofia di Nietzsche (e citazioni dalle sue opere) ● realizzazione dell'io e sua inettitudine

Il trionfo della morte (1894)il superuomo e l'inetto

Videolezione “Il Trionfo della morte”

Testo 71 “Ippolita la Nemica”

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Il 25-26 settembre 1892 D’Annunzio pubblica su “Il Mattino” di Napol i “La bestia elettiva”. I due brevi articoli partono da considerazioni attorno a Nietzsche per avviare una violenta polemica contro il suffragio universale e, più in generale, contro la democrazia.

Le letture nietzscheane di D' Annunzio derivavano da un testo francese di Jean de Néthy intitolato “Nietzsche-Zarathustra” e pubblicato nella Revue Blanche nell' aprile del 1892.

Indipendentemente da quanto D'Annunzio avesse veramente recepito della filosofia nietzschiana e da quanto invece sovrapponesse la propria immagine e il proprio sentire decadente alla riflessione originale di Nietzsche, i suoi articoli rappresentarono lo strumento più efficace di penetrazione del pensiero del filosofo tedesco in Italia.

D'Annunzio e Nietzsche

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Negli stessi anni D’Annunzio comincia ad inserire richiami alla filsoofia di Nietzsche nelle sue opere.

Il Trionfo della Morte si apre con una citazione tratta da Al di là del bene e del male e si chiude con un richiamo al superuomo profetizzato da Nietzsche.

Vi sono libri che hanno per l'anima e la salute un valore opposto, a seconda che se ne serva un'anima ignobile, un'inferiore forza vitale, oppure invece quella più alta e più possente: nel primo caso sono libri pericolosi, frantumanti e dissolventi, nel secondo, sono appelli d'araldo, che invitano i più prodi alla "loro" prodezza. I libri per tutti sono sempre libri maleodoranti: l'odore della piccola gente resta loro attaccato addosso. Dove il popolo mangia e beve, perfino là dove esso tributa la sua venerazione, c'è di solito del fetore. Non si deve andare in chiesa se si vuol respirare aria “pura”.

D'Annunzio e Nietzsche

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Nel romanzo Le Vergini delle Rocce D'Annunzio utilizza Nietzsche per legittimare la sua ideologia politica antidemocratica:

Il mondo, quale oggi appare, è un dono magnifico largito dai pochi ai molti, dai liberi agli

schiavi: da coloro che pensano e sentono a coloro che debbono lavorare … Aspettate dunque e

preparate l’evento. Per fortuna lo Stato eretto sulle basi del suffragio popolare e dell’uguaglianza,

cementato dalla paura, non è soltanto una costruzione ignobile, ma è anche precaria. Lo Stato

non deve essere se non un istituto perfettamente adatto a favorire la

graduale elevazione di una classe privilegiata verso un’ideal forma di esistenza.

Sull’uguaglianza economicae politica, a cui aspira la democrazia, voi andrete dunque formando

una oligarchia nuova, un nuovo reame della forza; e riuscirete in pochi, o prima o poi, a

riprendere le redini per domar le moltitudini a vostro profitto. Non vi sarà troppo

difficile, invero, ricondurre il gregge all’obbedienza. Le plebi restano

sempre schiave, avendo un nativo bisogno di tendere i polsi ai vincoli. Esse non avranno

dentro di loro giammai, fino al termine dei secoli, il sentimento della libertà

D'Annunzio e Nietzsche

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Giovanni Episcopo è un impiegato che conduce una vita mediocre. Subisce il fascino di un suo

collega, Giulio Wanzer, persona risoluta e aggressiva.

Giovanni sposa Ginevra, una cameriera giovane e piacente, dalla discutibile fama. Passati pochi

giorni dal matrimonio, la donna muta carattere, diventa più crudele e scostante col marito e

comincia a tradirlo.

Giovanni pensa di poter ancora salvare il matrimonio in seguito alla nascita del figlio Ciro, ma la

speranza risulta vana. Per i problemi familiari, egli trascurerà i suoi doveri in ufficio fino al

licenziamento.

Così inizierà ad affogare le sue frustrazioni nel vino. Vinto dalla propria inettitudine, sarà

incapace di reagire quando Wanzer, divenuto amante abituale della moglie, si trasferirà

stabilmente a casa sua. Avrà un moto di ribellione quando Wanzer alzerà le mani sul figlio:

Giovanni lo pugnalerà a morte.

Giovanni Episcopo (1891)una lunga novella sul tema dell'inettitudine

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GABRIELE D'ANNUNZIO

Proff. Piccirilli - Baldassarre

Tullio Hermil, ex diplomatico e ricco proprietario terriero, è marito di Giuliana, dalla quale ha

avuto due figlie. Uomo dai gusti raffinati, e privo di moralità, ha un temperamento inquieto e

sensuale, e tradisce la moglie continuamente.

Quando, veramente pentito, Tullio torna da lei, deve apprendere che la donna lo ha tradito a sua

volta e aspetta un figlio dallo scrittore Filippo Arborio.

Il nascituro viene visto dai due come un elemento di disturbo del loro improbabile amore.

Venuto al mondo l'innocente, Giuliana si fa silenziosa complice del piano disumano del marito.

Tullio, approfittando della breve assenza della governante, espone il bambino al gelo di una

notte natalizia. Il piccolo ovviamente si ammala e muore poco dopo, fra la disperazione dei

parenti e dei servitori.

L'innocente (1892)

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Claudio Cantelmo è l'ultimo discendente di una nobile e antica famiglia. Concepisce l'idea di

generare un erede (l'«ideal tipo latino») degno di tali illustri antenati, mediante l'unione con una

nobildonna di pari rango.

Claudio si trasferisce in un'indefinita località dell'ex Regno delle due Sicilie, dove riallaccia i

rapporti con una nobile famiglia del posto: i principi Capece-Montaga, che vivono in un palazzo

in sfacelo, nel culto ossessivo del passato borbonico.

Attratto dalle tre figlie del principe, Violante, Massimilla, Anatolia, Claudio non sa decidersi.

Alla fine la scelta cade su Anatolia, che rifiuterà la proposta di matrimonio per poter continuare

ad assistere i propri familiari. Anatolia stessa, tuttavia, spinge Claudio a prendere in

considerazione come futura consorte sua sorella Violante, la più degna del suo amore.

Così finisce il libro delle vergini e incomincia il libro della Grazia, secondo di una trilogia mai

compiuta.

Le vergini delle rocce (1895)

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L'ultimo film diretto dal regista, presentato al Festival di

Cannes, due mesi dopo la morte di Visconti.

Il regista realizzò il film in carrozzella - morirà nella

primavera del 1976, colto da una forma grave di

trombosi pochi giorni dopo aver visionato insieme ai

suoi più stretti collaboratori il film nella prima forma del

montaggio.

Il film fu così presentato al pubblico, fatta eccezione per

alcune modifiche apportate dalla co-sceneggiatrice Suso

Cecchi D'Amico, sulla base di indicazioni dello stesso

regista.

L'innocente (1976) di L. Visconti

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Pur nel sostanziale rispetto dei tratti principali della personalità del protagonista

(il superomismo, l'ateismo fiero, lo spirito anticonformista), Visconti introdusse

nella sceneggiatura significative differenze rispetto al romanzo di D'Annunzio:

● non è Tullio a raccontare in prima persona, come avviene nel romanzo;

● maggiore presenza di personaggi femminili: nel film, Giuliana reagisce al

tradimento del marito e non rinuncia a costruirsi una propria esistenza

affettiva autonoma. Rivendica, poi, il controllo sul proprio corpo, rifiutandosi

di abortire, ed infine lascia il marito.

● nel romanzo Tullio sopravvive al suo crimine. Nel film è lui stesso a

giustiziarsi suicidandosi; quasi a sancire l'incapacità di un aristocratico di

venire a patti con la modernità.

L'innocente (1892)

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Claudio Cantelmo è l'ultimo discendente di una nobile e antica famiglia. Concepisce l'idea di

generare un erede (l'«ideal tipo latino») degno di tali illustri antenati, mediante l'unione con una

nobildonna di pari rango.

Claudio si trasferisce in un'indefinita località dell'ex Regno delle due Sicilie, dove riallaccia i

rapporti con una nobile famiglia del posto: i principi Capece-Montaga, che vivono in un palazzo

in sfacelo, nel culto ossessivo del passato borbonico.

Attratto dalle tre figlie del principe, Violante, Massimilla, Anatolia, Claudio non sa decidersi.

Alla fine la scelta cade su Anatolia, che rifiuterà la proposta di matrimonio per poter continuare

ad assistere i propri familiari. Anatolia stessa, tuttavia, spinge Claudio a prendere in

considerazione come futura consorte sua sorella Violante, la più degna del suo amore.

Così finisce il libro delle vergini e incomincia il libro della Grazia, secondo di una trilogia mai

compiuta.

Le vergini delle rocce (1895)

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Una serata in settembre. Stelio Effrena, poeta giovane e geniale, tiene un grande

discorso al Palazzo Ducale di Venezia, davanti a un pubblico entusiasta. Spiega tutta

la sua filosofia sull'arte antica.

Si accompagna da un'attrice celebre: la Foscarina, che nel primo capitolo viene

chiamata Perdita. È una bella donna, anche se non più giovane, e ama Stelio fino

all'abbandono della propria personalità. Pur sapendo che questo suo amore è in

pericolo, presenta una donna giovane e bellissima a Stelio, la cantante Donatella

Arvale. Foscarina è sicura che lei non resterà la sua unica amante.

Il fuoco (1900)

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GABRIELE D'ANNUNZIO

Proff. Piccirilli - Baldassarre

In un viaggio in nave con un amico, Stelio incontra Richard Wagner, per lui

incarnazione del genio artistico. Ma Wagner è vecchio e malato, e subisce un colpo

apoplettico. Stelio e il suo amico lo soccorrono e lo fanno scendere dalla nave.

Foscarina decide di lasciare Stelio per renderlo libero nelle sue creazioni poetiche.

Alla notizia della morte di Richard Wagner, Stelio e i suoi discepoli partecipano al

corteo funebre per il grande compositore.

La commovente descrizione del trasporto della salma di Wagner da palazzo

Vendramin alla stazione ferroviaria altro non sembra essere che semplice

trasposizione del reale da parte di un testimone - Gabriele d'Annunzio pretese di

esser stato nel 1883, non ancora ventenne, tra i sei portatori a spalla del feretro del

grande musicista.

Il fuoco (1900)

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Nietzsche, Il caso Wagner (1888) e Contra Wagner (1889-1895)

Presa di distanza del filosofo tedesco dal musicista:● Motivazioni biografiche:

Conversione al cristianesimo.● Motivazioni politiche:

Avvicinamento di Wagner al nazionalismo-populista tedesco(e idea di un teatro per le masse) e sue posizioni antisemite.

● Motivazioni artistiche:

Critica del principio wagneriano secondo cui la musica deve essere solo un mezzo per conseguire il fine: il dramma.

● Motivazioni filosofiche:

Rifiuto dell'idea della “redenzione” e quindi della possibilità di dare un senso al dolore.

D'Annunzio tra Nietzsche e Wagner

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23 luglio, 3 e 9 agosto 1893 articoli di D'Annunzio su “La Tribuna” dedicati al caso

Wagner

Il poeta prende le difese del grande compositore attaccato duramente da

Nietzsche

Per D'Annunzio Wagner è un genio moderno, l’artista completo capace di esprimere “la profondità della malinconia moderna, i pensieri indefiniti, i desiderii senza limiti, le ansie senza causa, tutti i turbamenti più oscuri e più angosciosi”. Wagner è l’interprete di un “bisogno metafisico”.

Innamorato del musicista tedesco, D'Annunzio perseguì costantemente l'idea wagneriana di creare una nuova grande arte in cui tutte le altre venissero fuse, la magnifica ambizione dell’opera totale.

D'Annunzio tra Nietzsche e Wagner

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Nietzsche e la musica mediterranea

Mentre ripudia Wagner Nietzsche esalta invece la “musica del Sud”, rappresentata ad esempio da Bizet e dalla sua Carmen, esempio di opera solare, mediterranea, con forti contrasti passionali e uno spiccato senso del destino da tragedia greca, quel che Wagner aveva appunto perduto.“Non concederò mai che un tedesco possa sapere che cos'è la musica. I cosiddetti musicisti tedeschi, soprattutto i grandissimi, sono stranieri, slavi, croati, italiani...”

D'Annunzio: “A vucchella”

Il testo della canzone nasce da una scommessa fra Gabriele D'Annunzio e Ferdinando Russo, autore di note canzoni napoletane, nel 1892, quando entrambi collaboravano con “Il Mattino”. Il poeta abruzzese scrisse "'A vucchella" che Russo conservò fino al 1904 quando la consegnò' a Francesco Paolo Tosti per farla musicare. La canzone fu pubblicata dalla Ricordi di Milano ed ebbe un enorme successo, anche grazie all'interpretazione del celebre tenore Enrico Caruso.

Nietzsche, D'Annunzio e la “canzone napoletana”

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Ambientato nel mondo dell'aviazione, il romanzo descrive lo sviluppo di passioni

che legano e dividono cinque personaggi borghesi.

La vicenda verte sulla nascita di una violenta passione amorosa tra Paolo Tarsis e

Isabella Inghirami. Nel retroscena si intrecciano le vicende di Vanina e Lunetta e

Aldo.

La dolorosa scoperta della storia d'amore tra Paolo e Isabella da parte di Aldo e

Vanina causa una precipitosa caduta verso tendenze suicide: Aldo e Vanina tentano

insieme il suicidio sporgendosi da una muraglia diroccata. Vanina è infatti

innamorata di Paolo. Emerge verso la fine del romanzo che Aldo intrattiene

relazioni sessuali con la sorella Isabella.

Vanina svela a Paolo questa relazione e poi si suicida. Isabella si ammala di una follia

inarrestabile.

Forse che sì forse che no (1910)

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Proff. Piccirilli - Baldassarre

Frammenti, ricordi, prevalentemente di guerra.

Tornato in Italia per partecipare alla prima guerra mondiale, D'Annunzio fu

costretto all'immobilità in seguito a un incidente aereo.

D'Annunzio scrisse il Notturno utilizzando circa diecimila cartigli, su ciascuno dei

quali era possibile una sola riga di testo. Il materiale così redatto fu poi messo in

ordine dalla figlia Renata che lo aiutava al capezzale.

La prima edizione del libro, considerato un vero capolavoro dalla critica, fu

pubblicato per la prima volta da Treves nel 1916, quando, tuttavia, non aveva ancora

ricevuto l'ultima mano dall'autore.

L'edizione definitiva, sotto il diretto controllo del poeta, apparve invece nel 1921.

Notturno (1921)un “commentario della tenebra”