G8 Ufficiale Massimiliano Caldarini

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OCP - G8 :: il vertice ufficiale 1 L’evento ufficiale Di Massimiliano Caldarini Il vertice e la sua storia politica Per G8 si intende il “ gruppo” che riunisce gli otto cosiddetti paesi più industrializzati del mondo: Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Ita- lia, Canada e Russia. L’abitudine ad incontrarsi regolarmente è nata a Rambouillet nel 1975 riunendo, a quei tempi, soltanto Fran- cia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Italia 1 . L’idea era di costruire dei momenti di confronto a cadenza regolare tra i paesi economicamente più importanti per concordare insieme deci- sioni e comportamenti in una fase finanziariamente molto difficile. Si era infatti all’indomani della prima crisi petrolifera in seguito alla quale il prezzo del greggio aumentò vertiginosamente con notevoli ripercussioni sul sistema finanziario internazionale. Da qualche an- no gli USA avevano definitivamente posto fine alla convertibilità del dollaro. Ciò aveva creato un’instabilità monetaria che, unita all’impennata dei prezzi provocata dal petrolio, originò una fase economica piena di interrogativi che nessuna nazione era in grado di fronteggiare da sola. Cominciava a farsi strada l’idea che gli strumenti a carattere nazionale non fossero più sufficienti, che le politiche delle nazioni più ricche del mondo dovessero essere con- 1 “ In realtà il G8 non è l’unica riunione di questo tipo. Sin dall’immediato dopoguer- ra diverse nazioni si autoconvocano per discutere di temi specifici, politici o econo- mici. I cosiddetti “ Quattro Grandi” ad esempio, cioè Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti si trovavano per discutere di Berlino divisa o dell'Austria non ancora in- dipendente. Negli anni settanta i “ Quattro” non si riuniscono più e Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone e USA danno vita al G5”. Cooperazione Missionaria tra le chiese. www.retelilliput.org/documenti; luglio 2002

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Progetto di ricerca dell'analisi dell'OCP sul G8 di Genova 2001 pubblicato nel volume "Violenza Mediata" (Editori Riuniti).

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L’evento ufficialeDi Massimiliano Caldarini

Il vertice e la sua storia politica

Per G8 si intende il “gruppo” che riunisce gli otto cosiddettipaesi più industrializzati del mondo:

Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Ita-lia, Canada e Russia. L’abitudine ad incontrarsi regolarmente ènata a Rambouillet nel 1975 riunendo, a quei tempi, soltanto Fran-cia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Italia1. L’ideaera di costruire dei momenti di confronto a cadenza regolare tra ipaesi economicamente più importanti per concordare insieme deci-sioni e comportamenti in una fase finanziariamente molto difficile. Siera infatti all’indomani della prima crisi petrolifera in seguito allaquale il prezzo del greggio aumentò vertiginosamente con notevoliripercussioni sul sistema finanziario internazionale. Da qualche an-no gli USA avevano definitivamente posto fine alla convertibilità deldollaro. Ciò aveva creato un’instabilità monetaria che, unitaall’impennata dei prezzi provocata dal petrolio, originò una faseeconomica piena di interrogativi che nessuna nazione era in gradodi fronteggiare da sola. Cominciava a farsi strada l’idea che glistrumenti a carattere nazionale non fossero più sufficienti, che lepolitiche delle nazioni più ricche del mondo dovessero essere con-

1 “ In realtà il G8 non è l’unica riunione di questo tipo. Sin dall’immediato dopoguer-ra diverse nazioni si autoconvocano per discutere di temi specifici, politici o econo-mici. I cosiddetti “Quattro Grandi” ad esempio, cioè Francia, Gran Bretagna, Russiae Stati Uniti si trovavano per discutere di Berlino divisa o dell'Austria non ancora in-dipendente. Negli anni settanta i “Quattro” non si riuniscono più e Gran Bretagna,Francia, Germania, Giappone e USA danno vita al G5” . Cooperazione Missionariatra le chiese. www.retelilliput.org/documenti; luglio 2002

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cordate e coordinate attraverso un’analisi collegiale dei limiti e dellepotenzialità di sviluppo, valutandone attentamente l’impatto suglialtri paesi. Nell’anno successivo, 1976, fece il suo ingresso il Cana-da e dal 1977 venne invitato agli incontri anche il Presidente dellaCommissione Europea.Durante i primi anni il vertice si caratterizzava prevalentemente perl’attenzione all’economia; la sua funzione prioritaria era la gestione delleeconomie dei sette grandi, estremamente sensibili agli improvvisi sbalzidel mercato economica e finanziario mondiale. Da qui la necessità diuna collaborazione solidale tra coloro che detenevano e detengono tut-tora un primato di sviluppo industriale. La progressiva complessità di unmondo che si appresta ad essere sempre più asimmetricamente inter-connesso porta ad adottare la logica del “burden-sharing” , ovvero laconcordata assunzione di responsabilità mediante un’equa ripartizionedei costi.

Con gli anni ‘80 si verifica un allargamento dei contenuti trattati. Nonpiù soltanto tematiche economiche in agenda, ma anche questioni dipolitica internazionale come l’invasione dell’Afganistan da partedell’allora Unione Sovietica e questioni sociali dai risvolti internazionali,quali il terrorismo, lo squilibrio tra Nord e Sud del mondo, l’ambiente.

Gli anni ‘90, all’indomani della fine della guerra fredda, hanno vistol’ingresso in questo gruppo della Russia, inizialmente come osservatoreed in un secondo momento come membro effettivo. La prospettiva delG8 va sempre più alla ricerca di una costante integrazione tra la sferapolitica e quella economica.

La ricerca di politiche comuni e del più largo consenso possibile allescelte su questioni d’interesse internazionale diventa l’obiettivo ultimo diquesti summit. La strategia adottata è quella di minimizzarel’eterogeneità esistente – e dovuta alle esigenze delle diverse realtà lo-cali – su quei temi che influiscono sulle attività dell’agenda internazio-nale.

È opportuno sottolineare che il vertice dei Capi di Stato e di Governodegli otto paesi più industrializzati non è una cattedrale nel deserto. Agi-sce in un contesto internazionale in cui già operano altri soggetti comela Banca Mondiale, il WTO, l’ONU, l’OCSE e il Fondo Monetario Inter-nazionale. Nel corso degli anni si è resa necessaria, inoltre, la collabo-razione con l’Agenzia Internazionale dell’Energia sulle questioni energe-tiche e con il GATT per quanto riguarda quelle commerciali. Il coinvolgi-mento di un crescente numero di organismi internazionali rende neces-sario evitare inutili sovrapposizioni e ripensare nuove strategie di colla-

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borazione che salvaguardino i relativi ruoli e ne favoriscano al contempola cooperazione.

Il G8, i suoi poteri, la sua autorevolezza e la spettacolarizzazione me-diatica

Il G8 si svolge abitualmente tra giugno e luglio ogni anno in un paesediverso. E’ presieduto dal paese ospitante che nei mesi precedenti prov-vede a convocare le riunioni di preparazione. Il cammino di avvicina-mento al vertice è svolto dagli sherpa che, come i portatori himalaiani, sifanno carico di tutta la preparazione delle discussioni e della stesura deidocumenti preliminari. L’iniziativa, e quindi l’agenda del vertice, è affi-data alla presidenza di turno che ne decide il taglio, ne organizza gli in-contri e si assume la responsabilità logistica dell’evento che vieneusualmente ospitato sul suo territorio.

I temi all’ordine del giorno sono in parte desunti dai precedenti verticie in parte introdotti su impulso dei leader. Difficile cogliere dall’esterno loscarto tra l’agenda nominale (di cui viene data notizia nei comunicati fi-nali) e quella reale (che contiene i temi discussi tra i leader). Il summit siconclude in due o tre giorni spesso durante il fine settimana, e nel corsodell’ultima giornata il presidente di turno del G8, di norma il capo del go-verno ospitante, presenta ai giornalisti il comunicato finale, che solita-mente prende il nome dalla città presso cui il vertice viene svolto.

L’aspetto inedito del G8 consiste principalmente nel suo carattere in-formale; non esiste un segretario, non esiste una “Carta del G8” , non èprevisto un archivio che possa fungere da memoria storicadell’organismo e manca perfino una chiara definizione dei criteri di sele-zione dei membri partecipanti. Si tratta di una riunione “quasi privata deicapi di governo che hanno titolo di trovarsi solo perché il loro ruolo in-fluenza la vita delle persone anche al di là dei confini delle loro nazioni”2.

Le scelte adottate non sono vincolanti per i paesi membri, almeno dalpunto di vista legale. I suoi documenti non hanno valore giuridico, masolo politico. Il vertice stesso non ha legittimità giuridica riconosciutadalle leggi internazionali. Questo però non limita in alcun modo il potererappresentato dal G8, il quale riunisce i governi dei paesi che, sommatiinsieme, raggiungono la maggioranza assoluta dei voti alla Banca Mon-diale e al FMI. Le decisioni e gli indirizzi presi nel corso del vertice si ri-flettono direttamente negli organismi principali dello scacchiere interna-zionale.

2 Cooperazione Missionaria tra le chiese. www.retelilliput.org/documenti; luglio2002

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Sembra vigere la cosiddetta “ teoria sull’azione collettiva in un contestodi cooperazione senza leadership” , per cui tramite una pressione colle-giale si inducono paesi, altrimenti reticenti, ad allinearsi su una determi-nata posizione. L’efficacia di questa teoria aumenta con il crescere dellafiducia reciproca tra i diversi paesi e con il consolidarsi di un numerosufficiente di protagonisti realmente intenzionati a far convergere le pro-prie finalità. E’ proprio per questo ruolo di guida e per il suo taglio nonistituzionale che il vertice si è sempre caratterizzato: alla base sembraesserci la precisa volontà di differenziare il G8 dagli altri consessi inter-nazionali e di farne uno strumento svincolato da procedure rigide. Ivantaggi che derivano da una prassi del genere, affrancata da controlli,slegata da qualsiasi tipo di regolamento, costituisce uno dei punti di for-za del vertice, che vede aumentare esponenzialmente la propria libertàdi azione.

A fronte di questo tipo di informalità ricercata dai Capi di Stato e diGoverno, i cosiddetti “Heads” nel gergo del summit, non si rinuncia allamagnificenza e alla grandiosità con cui viene presentato il verticeall’opinione pubblica locale e mondiale. Il cerimoniale, le foto di rito, lecene di gala diventano il veicolo che attribuisce autorevolezzaall’evento. D’altra parte, l’impatto che esercita questa inusuale concen-trazione di potere non può lasciare indifferente l’opinione pubblica.

La vastissima attenzione che a Genova è stata dedicata dai mediaall’evento, la partecipazione di oltre 5000 osservatori (indipendenti enon), confermano la portata di quest’occasione. Al tempo stesso, lastruttura del summit, l’altissima concentrazione di poteri che rappresen-ta, il suo stile apparentemente così “disinvolto” , unitamente alle politicheda esso portate avanti, sono stati oggetto di forte contestazione da partedel Genoa Social Forum e dei numerosi manifestanti convenuti a Geno-va nel luglio del 2001:

I G8 nei loro summit hanno adottato soluzioni ed interventi neoliberisti, in li-nea con le politiche degli organismi internazionali, ma che stanno creandoprofondi scompensi. E’ in atto un processo di globalizzazione, diretto daipaesi più potenti, che non ha precedenti nella storia umana e che determi-na l’affermazione di un modello dominante di convivenza tra e nelle nazioni,fondato sulla competitività. (tratto da: www.retelilliput.org)

Ricerca del consenso

Necessità primaria del G8 è quella di consolidare l’influenza che giàpossiede sugli altri organismi internazionali puntando ad espanderla ul-teriormente. Dal momento che l’esistenza stessa del vertice, ancor pri-ma della sua legittimazione popolare, è strettamente connessa alla co-municazione che riesce a costruire nei confronti dei cittadini dei paesi

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coinvolti, diventa traguardo irrinunciabile per gli otto grandil’allargamento del consenso da parte dei media e dell’opinione pubblica.Da qui l’esigenza di mostrare l’efficacia del summit nel raggiungimentodegli obiettivi prefissati. Attraverso la redazione di comunicati ufficialimessi a disposizione di tutti gli osservatori e la stesura di un messaggiofinale sintetico, chiaro e di immediata comprensione che pone l’accentosui risultati raggiunti, il vertice punta ad assicurarsi un’adeguata copertu-ra mediatica. La conferenza stampa finale (se ne susseguono anche al-tre tenute dai singoli leader) ha lo scopo di rendere pubblici i traguardiraggiunti facendo emergere l’accordo e la collegialità delle decisioni as-sunte e l’appianamento delle divergenze. Totalmente in ombra, ma benchiara agli addetti ai lavori, resta invece tutta la fase precedente alle ri-unioni e le difficoltà rilevate durante le negoziazioni.

Le conferenze stampa separate, invece, consentono al leader ospi-tante di capitalizzare la portata politica dell’evento: trovandosi di fronte aigiornalisti della propria nazione, indirettamente quindi ai suoi cittadini, illeader prova ad utilizzare il summit per accrescere la propria popolaritàe autorevolezza. A tal fine sottolinea l’importanza del ruolo personal-mente rivestito nella trattativa, lasciando intendere d’essere ancora unavolta degno della fiducia accordatagli dagli elettori. In questa sede lapresentazione dei risultati è estremamente parziale e volta a sottolinearel’efficacia della pressione esercitata dalla propria persona sulle decisioniglobali.

Stralci dal Comunicato finale, Genova 22 luglio 2001

Alcuni passaggi del comunicato finale, redatto a Genova il 22 luglio,esemplificano quanto sostenuto fino ad ora in merito all’importanza cheha per il vertice il modo in cui si presenta all’opinione pubblica.L’apertura recita:

1. Noi, i Capi di Stato e di Governo di otto delle principali democrazie indu-strializzate ed i rappresentanti dell'Unione Europea, ci siamo riuniti a Geno-va per il primo vertice del nuovo millennio. In uno spirito di collaborazioneabbiamo affrontato i problemi più pressanti dell'agenda internazionale.

2. Come Leader democratici, responsabili verso i nostri cittadini, crediamonell'importanza fondamentale di un dibattito pubblico ed aperto sulle princi-pali sfide che le nostre società devono affrontare. Promuoveremo soluzioniinnovative basate su di un'ampia partnership con la società civile ed il setto-re privato.

Si evidenzia chiaramente l’importanza per i Capi di Governo di mo-strare il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e lo spirito cheli anima a voler collaborare con la società civile.

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La povertà e la fame nel mondo sono stati tra i temi centrali del verticedi Genova, citati già a partire dal terzo punto del comunicato:

3. Siamo decisi a far sì che la globalizzazione lavori a favore di tutti i nostricittadini e specialmente per i poveri del mondo. Includere i paesi più poverinell'economia globale è il modo più sicuro per rispondere alle loro aspira-zioni fondamentali. Abbiamo concentrato le nostre discussioni sulla strate-gia per riuscire in questo intento.

4. La situazione in molti paesi in via di sviluppo - specialmente in Africa - ri-chiede una decisiva azione globale. La strategia più efficace per ridurre lapovertà è quella di mantenere un’economia globale forte, dinamica, apertaed in crescita. Questo è l'impegno che ci assumiamo.

La portata della “missione” di cui il vertice si sente investito è senzadubbio considerevole: “ includere i paesi più poveri nell’economia globa-le” vuole dire assumere un impegno tutt’altro che trascurabile, anche senon viene spiegato il significato di tale affermazione. Non è chiaro, infat-ti, quale sia l’obiettivo dietro tale “strategia” ; se questa “ inclusione” siadestinata a rendere i paesi poveri più forti, autosufficienti e con standarddi vita migliori o se, invece, essa non spinga a una maggiore dipenden-za di queste economie da quelle occidentali, che vedrebbero accresce-re ulteriormente il proprio peso sulle decisioni politiche di tali paesi. Acommento delle dichiarazioni di intenti dei Capi di Stato e di Governovale la pena leggere le riflessioni dell’economista Alberto Castagnola,presentate nel sito della Rete Lilliput:

Viene ancora una volta ribadito il valore tutto positivo dell’inserimento neiprocessi di globalizzazione dei paesi più poveri, senza nemmeno un ac-cenno all’aumento della divaricazione verificatosi negli ultimi 50 anni e allamancanza di alcuna garanzia che l’attuale economia in via di globalizzazio-ne possa una volta o l’altra in un futuro del tutto indefinito inglobare anche ipaesi del sottosviluppo.

Anche se proprio in Africa si constatano da tempo le maggiori divaricazionicon le zone industrializzate del Nord, nulla viene detto su eventuali modifi-che di strategie necessarie o su interventi specifici e urgenti per questoContinente.3

Castagnola mette in evidenza anche successivamentel’inadeguatezza delle politiche individuate dal vertice a risolvere le pia-ghe degli squilibri internazionali. A conclusione delle proprie osservazio-ni, l’economista evidenzia come l’organismo si collochi al centro di unacostellazione di poteri e organizzazioni della quale, senza dirlo, si senteil nucleo centrale, in termini politici e di potere.

Al punto 13 del comunicato del G8 si legge infatti:

3 Da www.retelilliput.org/documenti;

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Facciamo appello alla Banca Mondiale affinché fornisca un sostegno addi-zionale ai programmi che promuovano lo sviluppo del settore privato neipaesi più poveri[...] Per promuovere ulteriori investimenti nell'economia ba-sata sulla conoscenza ("knowledge-based"), chiediamo al WTO ed alla Or-ganizzazione Mondiale per i Diritti di Proprietà Intellettuale (WIPO), in colla-borazione con la Banca Mondiale, di aiutare i paesi più poveri a conformarsialle regole internazionali in materia di diritti di proprietà intellettuale.

Si osservi come gli otto capi di Stato e di Governo non assumano maiimpegni in prima persona, e come si tratti sempre di compiti la cui rea-lizzazione spetta ad altri organismi responsabili. Il ruolo degli otto di-venta quasi esclusivamente quello di stimolare e indirizzare le attività dialtre organizzazioni.

La comunicazione in rete del vertice

Anche gli organizzatori del vertice si sono affidati alla rete internet percomunicare l’evento. Il sito ufficiale http://www.genoa-G8.it è statol’organo principale per diffondere in rete le comunicazioni del G8.

Il sito sembrava essenzialmente rivolto agli addetti ai lavori, in parti-colare ai giornalisti che potevano attingervi dati utili. Le informazioni di-sponibili erano suddivise in tre aree principali: la logistica della città diGenova, con i servizi offerti e alcuni cenni storici; le informazioni sul ver-tice e sui suoi protagonisti, in cui era evidente il tentativo di legittimare lanecessità di svolgere il G8; e da ultimo una sezione inerente l’attualità,in cui veniva raccontato il tentato dialogo con il Genoa Social Forum.Alla fine del vertice il sito è stato aggiornato con il comunicato finale, unagalleria fotografica e una contente i video ufficiali.

Parallelamente, diverse pagine dedicate all’evento hanno avuto vitaall’interno dei siti istituzionali dei vari Ministeri coinvoltinell’organizzazione.

Ma se è vero che l’uso della rete non è monopolio dei manifestanti eche è lecito e normale che le istituzioni vi facciano ricorso, altrettantoevidente è la diversità dei risultati raggiunta. Le numerose opportunitàofferte dal web non vengono valorizzate dalle istituzioni; gli strumenti dicommunity e di feedback come le mailing list, le newsletter, i newsgroupnon vengono affatto utilizzati. Il web, nelle mani delle istituzioni, risultaun’arma spuntata.

I summit precedenti

20-22 luglio 2001 Genova, Italia21-23 luglio 2000 Okinawa, Giappone18-20 luglio 1999 Colonia, Germania

15-17 maggio 1998 Birmingham, Gran Breta-

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gna20-22 giugno 1997 Denver, USA27-29 giugno 1996 Lione, Francia

19-20 aprile 1996 Mosca, Russia15-17 giugno 1995 Halifax, Canada

8-10 luglio 1994 Napoli, Italia7-9-luglio 1993 Tokyo (III), Giappone6-8- luglio 1992 Monaco, Germania

15-17 luglio 1991 Londra (III), Gran Bretagna9-11 luglio 1990 Houston, Texas, USA

14-16 luglio 1989 Parigi, Francia19-21 giugno 1988 Toronto, Canada

8-10 giugno 1987 Venezia (II), Italia4-6 maggio 1986 Tokyo (II), Giappone2-4 maggio 1985 Bonn (II), Germania Ovest7-9 giugno 1984 Londra (II), Gran Bretagna

28-30 maggio 1983 Williamsburg, Virginia, USA4-6 giugno 1982 Versailles, Francia

20-21 luglio 1981 Ottawa, Canada (Monte-bello)

22-23 giugno 1980 Venezia (I), Italia8-29 giugno 1979 Tokyo (I), Giappone16-17 luglio 1978 Bonn (I), Germania Ovest7-8 maggio 1977 Londra (I), Gran Bretagna

27-28 giugno 1976 San Juan, Portorico, USA15-17 novembre 1975 Rambouillet, Francia