G. Brugnoni, D. Alpini - Medicina Fisica e Riabilitativa Nei Disturbi Di Equilibrio

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Medicina fisica e riabilitativa nei disturbi di equilibrio

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  • G. BRUGNONI, D. ALPINIMedicina fisica e riabilitativa nei disturbi di equilibrio

  • GUIDO BRUGNONI, DARIO ALPINI

    Medicina fisica e riabilitativanei disturbi di equilibrio

    123

  • GUIDO BRUGNONIServizio di Medicina Fisica e RiabilitativaCasa di Cura Privata "Capitanio"MilanoCoordinatore Master di II livello in Medicina Manuale, Metodiche Posturali e Tecniche Infiltrative in RiabilitazioneUniversit degli Studi di Roma La SapienzaRoma

    DARIO ALPINIServizio ORL-Otoneurologia IRCCS S. Maria NascenteFondazione Don Carlo GnocchiMilano

    ISBN 978-88-470-0576-1

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    Springer-Verlag Italia 2007

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  • Presentazione

    Un testo che tratti della riabilitazione dei disturbi dellequilibrio, scritto adue mani - un fisiatra e un audiologo- un evento culturale e scientificopi unico che raro.

    Nel mondo accademico si va facendo strada la consapevolezza che al-cuni ambiti patologici, come quello dei disturbi dellequilibrio, siano ap-pannaggio pi che di una disciplina specifica, di un pool multidisciplina-re e multiprofessionale.

    Il salto culturale che ci aspetta la trasmissione alle nuove generazio-ni di medici di un bagaglio formativo trasversale che prenda in conside-razione tutti gli aspetti diagnostici e terapeutici dei disturbi dellequilibrioe della postura.

    Il libro, di cui abbiamo lonore di scrivere la presentazione, sicuramen-te risponde proprio a questa esigenza. Entrambi gli Autori, di lunga espe-rienza professionale e didattica, hanno messo a disposizione dei lettori illoro bagaglio culturale preziosissimo, sia per gli aspetti diagnostici, sia te-rapeutici.

    In particolare, il Prof. Brugnoni che conosciamo da molti anni e di cuiabbiamo apprezzato limpegno clinico e didattico, garantisce la qualit neipercorsi riabilitativi descritti. Non un caso che abbiamo affidato a lui ilcoordinamento del Master di II livello da noi attivato allUniversit La Sa-pienza di Roma Medicina Manuale, Metodiche Posturali e Tecniche Infil-trative in Riabilitazione. Abbiamo apprezzato, proprio allinterno del-limpianto didattico del Master, limportante spazio dedicato ai disturbi po-sturali e agli interventi di medicina manuale per le patologie di riferi-mento.

    Non ho dubbi che il testo che gli autori ci propongono sar utilissimosia per i discenti del Master, sia per gli specializzandi della Scuola di Spe-cializzazione di Medicina Fisica e Riabilitativa da me diretta, nonch pergli allievi dei Corsi di Laurea per Fisioterapista.

  • Laugurio che questo volume sia uno stimolo per attivare nuovi filo-ni di ricerca congiunti, nella consapevolezza che ancora numerosi siano gliambiti da sviluppare e da definire in tema di disturbi dellequilibrio e del-la postura.

    Milano, febbraio 2007

    Prof. Valter SantilliProfessore Ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa

    Direttore della Cattedra e della Scuola di SpecializzazioneMedicina Fisica e Riabilitativa

    Universit degli Studi di Roma La SapienzaRoma

    PresentazioneVI

  • Prefazione

    Comunemente si pensa allequilibrio come al nostro sesto senso. In realt nonsi tratta di un senso, ma di una funzione complessa che richiede lefficienteintegrazione di efficaci informazioni sensoriali. Pertanto i disturbi dellequi-librio possono presentarsi in forme che riguardano sia laspetto psico-emo-tivo, quali la paura di cadere o la vertigine daltezza, sia laspetto pi stretta-mente neurologico, quali difficolt di coordinazione, sia laspetto motorio, co-me linstabilit. Cos frequente che i pazienti che lamentano vertigine oDisequilibrio passino da uno specialista allaltro (generalmente otorino, neu-rologo, ortopedico, oculista, dentista) prima di ottenere una diagnosi precisae una proposta terapeutica specifica. In tal modo per viene meno quella vi-sione di insieme del paziente e della sua sintomatologia, che invece indi-spensabile per affrontare una funzione complessa, ma unitaria.

    Un ulteriore problema nellapproccio ai pazienti con vertigine deriva dal-la difficolt di trasferire lesperienza del singolo in evidenza sperimentale. Inaltri termini, la funzione di equilibrio tanto complessa e i differenti aspettisono tanto embricati e integrati che approntare studi clinici che assolvano al-le necessit della medicina basata sullevidenza difficoltoso.

    Il medico che si trova ad affrontare un paziente affetto da vertigine da unlato deve possedere competenze plurispecialistiche, dallaltro, al momentodella programmazione della terapia, non trova conforto nei dati della lette-ratura. Ecco allora che proprio la vertigine pu divenire il campo per speri-mentare il passaggio concettuale dalla medicina basata sullevidenza alla me-dicina basata sullesperienza. In altri termini, per affrontare e risolvere i pro-blemi della vertigine, il medico deve utilizzare tutte le sue conoscenze spe-cialistiche specifiche, integrarle con aspetti interdisciplinari, confrontarsi condati della letteratura spesso contradditori e, sulla base della propria espe-rienza, costruire un percorso diagnostico che porti allevidenza del successoterapeutico.

  • PrefazioneVIII

    Proprio su questa base, alla fine degli anni 80, si sviluppata la collabo-razione tra un audiologo (il sottoscritto) e un fisiatra (Brugnoni). Il campo spe-rimentale fu una delle vertigini pi complesse da affrontare: la malattia di Me-nire.

    Visitando insieme i pazienti, confrontando differenti punti di vista, accu-mulando esperienze, giungemmo alla proposta di un trattamento manipola-tivo di uno specifico distretto del rachide (la cerniera cervico-dorsale).Veri-ficammo che questo approccio consentiva di ridurre la frequenza e lintensi-t degli attacchi. Corroborata dai risultati, la collaborazione interspecialisti-ca si progressivamente approfondita, arricchendosi di altre figure speciali-stiche, quali neurologi, geriatri, dietologi, cardiologi, allergologi, cercandosempre di ricomporre progressivamente quellunitariet di approccio ai dis-turbi dellequilibrio che corrisponde allunitariet della funzione.

    Questo libro il risultato del lavoro di confronto continuo e costante di an-ni, confronto che si indirizzato a trovare elementi complementari tra lau-diologia e la medicina riabilitativa, perch indubbio che la riabilitazione uno degli strumenti terapeutici pi potenti ed efficaci nel trattamento dei pa-zienti con vertigini.

    Sono certo che, oltre ad una funzione pratica nel risolvere i problemi cli-nici, il presente libro potr essere uno stimolo alla collaborazione tra diversispecialisti per lo sviluppo di nuove ricerche in questo difficile campo.

    Milano, febbraio 2007Prof. Antonio Cesarani

    Professore Ordinario di Audiologia Direttore della U.O. di Audiologia

    Fondazione Policlinico Mangiagalli - Regina Elena, Milano Direttore Scuola di Specializzazione

    Audiologia e Foniatria Universit degli Studi di Milano,

    Milano

  • Indice

    Introduzione ................................................................................................... XV

    PARTE PRIMA - BASI ANATOMO-FISIOLOGICHE

    Capitolo 1. Sistema vestibolare 3DARIO ALPINI1.1 Udito (coclea).............................................................. 41.2 Accelerazioni lineari (vestibolo) ............................... 51.3 Accelerazioni angolari (canali semicircolari) .......... 61.4 Riflessi vestibolari ...................................................... 91.5 Considerazioni funzionali ......................................... 11

    Capitolo 2. Rachide 15GUIDO BRUGNONI2.1 Vertebre ....................................................................... 162.2 Apparato disco-somatico........................................... 172.3 Articolazioni interapofisarie ..................................... 182.4 Legamenti .................................................................... 182.5 Canale vertebrale ........................................................ 182.6 Midollo spinale ........................................................... 192.7 Radici spinali............................................................... 192.8 Vascolarizzazione del rachide ................................... 212.9 Muscolatura del rachide............................................. 222.10 Suddivisione del rachide............................................ 232.10.1 Rachide cervicale superiore......................................... 232.10.2 Rachide cervicale inferiore.......................................... 242.10.3 Rachide toracico ........................................................... 252.10.4 Rachide lombare ........................................................... 262.10.5 Sacro............................................................................... 262.10.6 Coccige ........................................................................... 262.11 Considerazioni funzionali ......................................... 27

  • Capitolo 3. Controllo della postura e della stabilit dinamica della testa 33DARIO ALPINI, FEDERICO MARIN3.1 Controllo della postura................................................ 333.1.1 Gravit ............................................................................. 333.1.2 Appoggio sul terreno...................................................... 343.1.3 Geometria corporea........................................................ 353.1.4 Posizione del corpo rispetto allambiente.................... 363.1.5 Stato di tensione della muscolatura tonica ................

    antigravitaria (tono posturale) .................................... 413.1.6 Controllo dinamico della postura................................. 433.1.7 Controllo dinamico della stabilit della testa ............ 443.1.8 Considerazioni funzionali ........................................... 453.2 Occlusione e postura

    (di F. Marin) .................................................................. 46

    Capitolo 4. Controllo della postura e regolazione cardio-respiratoria 55DARIO ALPINI4.1 Controllo della regolazione

    cardio-respiratoria ....................................................... 554.2 Considerazioni funzionali ........................................... 59

    Capitolo 5. Modello funzionale del controllo dellequilibrio 61(di A. Cesarani)ANTONIO CESARANI

    5.1 Modello funzionale dellequilibrio ............................. 615.2 Considerazioni funzionali ........................................... 65

    PARTE SECONDA - DIAGNOSI

    Capitolo 6. Anamnesi 69DARIO ALPINI6.1 Introduzione ................................................................. 696.2 Anamnesi ...................................................................... 69

    Capitolo 7. Esame clinico vestibolare 75DARIO ALPINI7.1 Controllo della stazione eretta e della postura.......... 757.2 Controllo del cammino................................................ 797.3 Controllo della stabilit del campo visivo.................. 807.4 Controllo della stabilit della testa ............................. 847.5 Controllo dellorientamento........................................ 84

    IndiceX

  • Capitolo 8. Esame del rachide 89GUIDO BRUGNONI8.1 Esame statico .............................................................. 908.2 Esame dinamico.......................................................... 918.2.1 Studio della flessione.................................................... 928.2.2 Studio della estensione................................................. 928.2.3 Studio della lateroflessione.......................................... 938.2.4 Studio della rotazione .................................................. 938.3 Esame locale dei segmenti mobili............................. 938.4 Esame dei tessuti molli (o dei segni miofasciali) .... 968.5 Esame dei segni neurologici e della dura madre..... 99

    Capitolo 9. Esami strumentali 101DARIO ALPINI, PIETRO MARIA BAVERA, SIMIN LIVIAN9.1 Esami strumentali delle funzioni vestibolari........... 1019.1.1 Controllo dell'oculomozione........................................ 1019.1.2 Controllo della postura e della stabilit

    dinamica del capo......................................................... 1089.1.3 Controllo del cammino................................................. 1139.2 Studio diagnostico dei TSA e insufficienza

    vertebrobasilare (IVB)(di P.M. Bavera) ............................................................... 120

    9.2.1 Insufficienza vertebrobasilare..................................... 1219.2.2 Eziologia delle lesioni vertebrobasilari...................... 1249.2.3 Diagnosi di IVB............................................................. 1259.3 Imaging del temporale

    (di S. Livian & T. Kouri).............................................. 1309.3.1 Orecchio medio.............................................................. 1339.3.2 Labirinto membranoso ................................................ 1339.3.3 Deiscenza dei canali semicircolari ............................. 1349.3.4 Strutture nervose .......................................................... 1359.3.5 Conflitti neuro-vascolari.............................................. 135

    Capitolo 10. Bilancio funzionale e diagnosi di trattamento 137DARIO ALPINI10.1 Quantificazione dei disturbi dellequilibrio............. 139

    PARTE TERZA - TERAPIA

    Capitolo 11. Rieducazione vestibolare 147DARIO ALPINI11.1 Recupero funzionale .................................................. 14711.2 Rieducazione vestibolare ........................................... 15111.2.1 Riabilitazione vestibolare secondo il Metodo MCS .... 153

    Indice XI

  • Capitolo 12. Manipolazioni vertebrali e terapie manuali 157GUIDO BRUGNONI12.1 Meccanismo dazione delle manipolazioni vertebrali... 15812.2 Classificazione delle manipolazioni ......................... 16012.2.1 Localizzazione della manipolazione.......................... 16112.3 Regola del non dolore e del movimento contrario .... 16112.4 Tecniche manipolative di base .................................. 16212.4.1 Rachide cervicale (C2/C3C7/T1)............................... 16212.4.2 Cerniera cervico-toracica (C7T1)............................. 16312.4.3 Rachide toracico 1 (T2/3T8/9)................................. 16512.4.4 Rachide toracico 2 (T3/4T8/9)................................. 16612.4.5 Cerniera toraco-lombare (T8-L3) ............................... 16712.4.6 Rachide lombare (T9L5/S1)....................................... 16712.5 Rischi delle manipolazioni vertebrali....................... 17012.6 Terapia manuale ......................................................... 17012.6.1 Tecniche articolari ........................................................ 17112.6.2 Tecniche muscolari ....................................................... 17212.6.3 Tecniche per cute e sottocute ....................................... 172

    Capitolo 13. Rieducazione posturale 173GUIDO BRUGNONI13.1 Programma motorio .................................................. 17413.2 Riprogrammazione senso-motoria di Revel e Morin 17613.3 Presa di coscienza attraverso il movimento

    secondo Feldenkrais................................................... 17713.4 Metodo McKenzie....................................................... 17813.5 Metodo di rieducazione muscolare basato sui

    riflessi posturali di Bugnet van der Voort ................ 17913.6 Rieducazione posturale globale di Ph. E. Souchard 18013.7 Rieducazione mediante le superfici percettive

    di E. Spadini ................................................................ 18013.8 Kinesio taping........................................................... 18213.9 Rieducazione della vita sedentaria ........................... 18213.9.1 Desk-gym ....................................................................... 18213.9.2 Traffic-gym .................................................................... 183

    Capitolo 14. Terapia fisica strumentale 185GUIDO BRUGNONI14.1 Laser............................................................................. 18514.2 Elettrostimolazione transcutanea (TENS)............... 18614.3 Tappeto propriocettivo............................................... 18814.4 Lenti prismatiche........................................................ 18914.5 Pedana oscillante con labirinto ................................. 189

    IndiceXII

  • 14.6 Rieducazione del centro di gravit mediante feedback visivo (esercizi con pedana stabilometricacomputerizzata) .......................................................... 191

    14.7 Rieducazione e allenamento visuo-propriocettivo ad alta frequenza (sistema Delos) ............................. 192

    14.8 Biofeedback ................................................................... 19414.9 Autotrazione lombare: un metodo di

    riprogrammazione sensitivo-motoria ...................... 197

    Capitolo 15. Terapia farmacologica 203DARIO ALPINI15.1 Neurotrasmettitori e farmaci .................................... 20315.1.1 Acetilcolina.................................................................... 20315.1.2 Dopamina...................................................................... 20415.1.3 Catecolamine................................................................. 20515.1.4 Gaba ............................................................................... 20515.1.5 Istamina......................................................................... 20515.1.6 Serotonina (5HT).......................................................... 20615.2 Terapia sintomatica .................................................... 20715.2.1 Farmaci vestibolo-plegici............................................. 20715.2.2 Farmaci antiemetici ..................................................... 20815.3 Farmacoterapia specifica ........................................... 20915.3.1 Terapia eziologica......................................................... 21015.3.2 Terapia patogenetica .................................................... 21015.3.3 Terapia per il recupero funzionale ............................. 21115.3.4 Medicina naturale e omeopatica ................................ 21215.4 Medicina basata sullevidenza (EBM)

    e farmacoterapia delle vertigini ................................ 212

    PARTE QUARTA - CLINICA

    Capitolo 16. Vertigine acuta 215DARIO ALPINI16.1 Quadro clinico ............................................................ 21516.2 Terapia ......................................................................... 216

    Capitolo 17. Vertigine parossistica posizionale 225DARIO ALPINI17.1 Quadro clinico ............................................................ 22617.2 Terapia ......................................................................... 22617.2.1 Manovra di Semont ...................................................... 22817.2.2 Manovra di Epley ......................................................... 229

    Indice XIII

  • 17.2.3 Manovra di Lempert.................................................... 23117.2.4 Medicina manuale ....................................................... 231

    Capitolo 18. Malattia di Menire 233DARIO ALPINI18.1 Quadro clinico............................................................ 23318.2 Terapia......................................................................... 235

    Capitolo 19. Vertigine cervicale 237DARIO ALPINI19.1 Vertigine nel paziente anziano ................................. 23819.1.1 Vertigine acuta ............................................................. 23819.1.2 Vertigine parossistica posizionale benigna .............. 23919.1.3 Vertigine posizionale maligna ................................... 23919.1.4 Instabilit...................................................................... 24119.1.5 Terapia........................................................................... 24119.2 Vertigine nel paziente giovane.................................. 25319.2.1 Quadro clinico .............................................................. 25319.2.2 Terapia........................................................................... 255

    Capitolo 20. Instabilit da trauma distorsivo cervicale 257DARIO ALPINI20.1 Quadro clinico............................................................ 25820.2 Terapia......................................................................... 25920.2.1 Fase di esordio (abitualmente sino a 1

    mese dal trauma) ......................................................... 25920.2.2 Fase di recupero (1-6 mesi) ......................................... 26120.2.3 Fase di rimodellamento o cronica (> 6 mesi) ........... 263

    Letture consigliate.......................................................................................... 273

    IndiceXIV

  • Introduzione

    La vertigine e i disturbi dellequilibrio sono sintomi molto comuni nella po-polazione. In relazione allet, hanno prevalenza dal 5 al 10% e sono partico-larmente frequenti sopra i 40 anni, tanto da essere la prima motivazione diuna visita medica sopra i 65 anni.

    Entrambe sono i sintomi di una disfunzione (non sempre di una malattiao di una lesione) del sistema vestibolare, complesso sistema senso-motorio,filogeneticamente molto antico e molto precoce nello sviluppo embriologi-co.

    I compiti primordiali del sistema vestibolare sono rilevare laccelerazio-ne di gravit e attuare lattivit tonica antigravitaria per mantenere la stazio-ne eretta, tramite i riflessi vestibolo-spinali. In tal modo, si rendono possibi-li sia lorientamento del soggetto nello spazio, sia il movimento armonico,coordinato e finalistico nellambiente (cammino, salto, corsa). Un compitofilogeneticamente pi recente, ma indispensabile per la normalit della no-stra vita quotidiana, la stabilizzazione del campo visivo durante i movi-menti del capo o del corpo, tramite i riflessi vestibolo-oculomotori.

    Il sistema vestibolare umano rilevando, come gi detto, sia laccelerazio-ne di gravit (macule otolitiche), sia le accelerazioni angolari della testa (ca-nali semicircolari), fornisce lunit di misura sulla quale le informazioni sen-soriali visive, uditive, tattili e soprattutto propriocettive, vengono integrate, alivello delle strutture tronco-cerebellari, in modo da costruire lesperienzasenso-motoria, gi dalla vita fetale. Lancestralit delle informazioni vestibo-lari spiega il profondo impatto emotivo della vertigine che determina un rea-le disorientamento spazio-temporale del paziente, il quale non trova pi isuoi riferimenti nellambiente.

    Il sistema vestibolare controlla anche le funzioni neurovegetative che inqualche modo hanno rapporto con la stazione eretta e il movimento, come laregolazione della pressione arteriosa e della funzione respiratoria.

    La complessit delle informazioni sensoriali e delle regolazioni motorie e

  • neurovegetative in cui il sistema vestibolare coinvolto rende ragione dellafrequenza della vertigine e del disequilibrio, della complessit delle cause cheprovocano questi sintomi, nonch della difficolt di un approccio terapeuti-co unitario.

    Se il sistema vestibolare fornisce le informazioni primarie necessarie alcontrollo della stazione eretta, il rachide la realizza. La colonna vertebrale haanche il compito di allineare la testa rispetto alla verticale gravitaria. Non bi-sogna per dimenticare che la stabilit del rachide una stabilit dinamica:rigidit e mobilit si armonizzano in relazione a quanto lHomo Erectus de-sidera compiere (stare seduto davanti alla televisione, correre, saltare, nuota-re). Pertanto, le informazioni provenienti dai propriocettori vertebralisono indispensabili sia per stabilizzare la colonna in relazione alla gravit, siaper permettere i movimenti riflessi, automatici o volontari della testa e/o delcorpo.

    La propriocezione e la somatoestesi rappresentano dunque la pi ampiasuperficie di lavoro disponibile al terapeuta; di conseguenza, le metodichefisiche e riabilitative in senso generale e, in particolare, quelle della medicinamanuale hanno un elevato potenziale curativo della vertigine e del disequili-brio.

    La nostra esperienza, basata su molti anni di collaborazione, ci ha dimo-strato che la medicina fisica e riabilitativa in grado di attuare una correzio-ne delle strategie senso-motorie di equilibrio efficace ed efficiente.

    Tuttavia, la correzione delle strategie non sempre risolve la sintomatolo-gia. Ci testimonia la complessit della funzione equilibrio nelluomo, fun-zione psico-senso-motoria, in cui gli aspetti cognitivi ed emozionali sonoimportanti tanto quanto gli aspetti senso-motori nel delineare un compor-tamento normale o patologico.

    Le ricerche di Watzlawick e della Scuola di Palo Alto hanno evidenziatoche i cambiamenti del comportamento umano, in senso generale, indotti daspecifiche tecniche terapeutiche, possono avvenire a due livelli: la riorganiz-zazione e la ristrutturazione. Nel primo caso, la terapia riorganizza gli ele-menti di un sistema, ottimizzandone lefficienza. La ristrutturazione, invece,modifica strutturalmente, introducendo schemi comportamentali origina-li. Si tratta della stessa differenza esistente anche tra la terapia medica e la te-rapia chirurgica: la prima interviene generalmente valorizzando il potenzia-le di salute residuo del paziente, mentre la seconda invade il paziente, mo-dificando strutturalmente la parte malata.

    Anche nellambito della cura riabilitativa delle vertigini possiamo riscon-trare la stessa differenza tra riorganizzazione e ristrutturazione.Ad esempio,la rieducazione vestibolare basata sullassuefazione, cio sulla ripetizione di

    IntroduzioneXVI

  • esercizi che provocano vertigine, agisce riorganizzando gli elementi del si-stema dellequilibrio, in modo che il sistema nervoso centrale si adatti. Talemodalit di intervento pu funzionare quando il danno vestibolare sostan-zialmente un danno quantitativo, quando cio un elemento periferico del si-stema vestibolare mal funzionante, ma lorganizzazione centrale ancoraefficiente.

    Quando il danno anche qualitativo, nel senso di una inadeguata capaci-t del Sistema vestibolare di organizzare correttamente le componenti sen-soriali e motorie, questo approccio non pu essere risolutivo. In tal caso, letecniche di riprogrammazione senso-motoria, in generale, e della medicinamanuale, pi in particolare, possono invece realizzare una riabilitazione ve-stibolare basata sulla ristrutturazione.

    In questo volume abbiamo integrato 15 anni di confronto interspecialisti-co nella diagnosi e terapia dei pazienti affetti da vertigine e disequilibrio. Intal modo, intendiamo fornire la basi per una modalit di comunicazione ef-ficace ed efficiente tra differenti specialisti che spesso dello stesso pazienteconsiderano solo lambito di loro competenza.

    La nostra trattazione ha unimpostazione soprattutto pratica; infatti ridu-ce allessenziale sia i richiami di anatomia e fisiologia del sistema vestibola-re e dellapparato muscolo-scheletrico, sia lillustrazione dettagliata delle va-rie tecniche manuali e riabilitative, mentre descrive con maggior attenzionecome attuare una diagnosi ed un trattamento interspecialistico.

    Anche per quanto riguarda la bibliografia non abbiamo citato n tutte lepubblicazioni reperibili in letteratura relative agli argomenti trattati, n tut-te quelle consultate, ma abbiamo arbitrariamente selezionato quelle chehanno maggiormente inciso nella maturazione della nostra esperienza in-terspecialistica e nella preparazione di questo lavoro.

    Nel complesso si enfatizzata lesperienza rispetto allevidenza, perchanche la riabilitazione delle vertigini risente del problema complessivo dellavalidazione della medicina riabilitativa in generale.

    Siamo convinti, daltra parte, che solo continuando a integrare le cono-scenze sul sistema vestibolare, principale controllore, e sul rachide, principa-le effettore del movimento, si potr progredire sia nello studio di questi duegrandi sistemi, sia nella risoluzione di disturbi ad alto impatto sociale, qualila vertigine ed il disequilibrio, validando progressivamente le varie terapiesecondo le tecniche della medicina basata sullevidenza.

    Introduzione XVII

  • PARTE PRIMABasi anatomo-fisiologiche

  • Capitolo 1

    Lequilibrio umano una funzione complessa, controllata dal sistema ve-stibolare (SV), che consente linterazione dinamica del soggetto con lam-biente circostante, in armonia con la forza di gravit. Il SV esplica, nelcomplesso, differenti funzioni che si integrano dinamicamente nella no-stra vita quotidiana:- esplorazione;- orientamento;- coordinazione;- navigazione.

    Il sistema nervoso centrale (SNC) recepisce istante per istante, attra-verso la vista, ludito e lolfatto, riferimenti ambientali che vengono elabo-rati nelle strutture del SV (esplorazione), confrontati con i riferimenti gra-vitazionali (orientamento), in modo da elaborare strategie motorie checonsentono di muoverci armonicamente (coordinazione) e finalistica-mente nello spazio circostante (navigazione). I principali recettori senso-riali sono situati nellorecchio interno. Lorecchio interno una strutturamolto complessa costituita da cavit (labirinto) scavate in un blocco diosso compatto (rocca petrosa dellosso temporale). Il labirinto osseo vie-ne schematicamente suddiviso in una componente anteriore, coclea, eduna posteriore. Allinterno delle cavit ossee che costituiscono il labirintoosseo si trova il labirinto membranoso, che contiene le strutture recetto-riali delludito (coclea o labirinto anteriore) e dellequilibrio (vestibolo ecanali semicircolari, costituenti il labirinto posteriore).

    La coclea cos detta perch ha una forma a chiocciola, contiene le cel-lule uditive disposte lungo i suoi giri, a costituire lorgano recettoriale udi-tivo o organo del Corti. Le cellule acustiche, suddivise in relazione allaloro posizione lungo i giri cocleari, in cellule acustiche esterne ed interne,sono in contatto sinaptico con le fibre terminali del ramo cocleare del ner-vo cocleo-vestibolare, VIII paio dei nervi cranici.

    Il labirinto posteriore contiene lorgano dellequilibrio ed compostoda una parte centrale detta vestibolo, in comunicazione con tre canali se-micircolari disposti tra loro perpendicolarmente. Gli organi sensoriali del

    Sistema vestibolare

  • sistema vestibolare sono rappresentati dalle macule dellutricolo e del sac-culo, nel vestibolo, specificamente deputate a percepire il vettore gravit ele accelerazioni lineari della testa e dai recettori ampollari dei canali se-micircolari, sensibili alle accelerazioni angolari che il capo subisce duran-te il movimento. I recettori vestibolari sono in contatto sinaptico con le fi-bre terminali del ramo vestibolare del nervo cocleo-vestibolare, VIII paiodei nervi cranici.

    I recettori sensoriali dellorecchio interno sono le cellule ciliate, ele-menti epiteliali specializzati per la trasduzione sensoriale, situati in regio-ni specifiche dellepitelio che ricopre la superficie interna del labirintomembranoso, quali le macule dellutricolo e del sacculo, le creste ampol-lari dei canali semicircolari e lorgano di Corti della coclea.

    I nervi cocleare e vestibolare fuoriescono dallosso temporale attraver-so un canale osseo chiamato condotto uditivo interno, allinterno del qua-le si fondono in un unico nervo ed entrano nel tronco dellencefalo, a li-vello della giunzione bulbo-pontina.

    Le strutture sensoriali periferiche dellapparato vestibolare sono stret-tamente imparentate con quelle dellapparato uditivo. Gli organi recetto-riali dei due apparati condividono, infatti, lorigine embrionale dal placo-de otico. Il sistema uditivo , inoltre, anche funzionalmente connesso conil sistema motorio, controllato a sua volta dal SV: compito primordiale del-ludito infatti quello di localizzarci nello spazio circostante, superando ilimiti del campo visivo, e di consentire la ricezione dei segnali dallarmeper attuare la fuga dal pericolo.

    1.1 Udito (coclea)

    Il suono si propaga in un mezzo per onde di compressione e rarefazionedal padiglione uditivo, lungo il condotto uditivo esterno fino alla mem-brana timpanica, che chiude il condotto uditivo stesso. La catena ossicula-re (martello, incudine, staffa) consente di trasmettere le vibrazioni deltimpano fino alla finestra ovale e da questa allorgano del Corti. Le carat-teristiche dellorgano del Corti fanno s che le frequenze pi elevate (suo-ni acuti) stimolino soprattutto le zone poste alla base della coclea, mentrele frequenze pi basse (suoni gravi) stimolano le porzioni apicali. Solo unpiccolo gruppo di cellule ciliate, ma non altre, saranno sollecitate da quel-la particolare frequenza sonora. Questo permette di analizzare con gran-de precisione il segnale acustico e di percepire anche piccole variazioni di

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche4

  • frequenza e, quindi, del tono dello stimolo sonoro (tonotopismo cocleare).La distribuzione tonotopica dei segnali si ritrova poi anche nei nuclei co-cleari e lungo le vie acustiche fino alla corteccia uditiva.

    1.2 Accelerazioni lineari (vestibolo)

    Gli organi otolitici, contenuti nelle cavit labirintiche del sacculo e dellu-tricolo, sono sensibili alle accelerazioni lineari cui sottoposto il capo.Questi stimoli comprendono le accelerazioni generate nel corso di movi-menti di flessione o di traslazione lineare della testa e laccelerazione digravit, che esercita costantemente la sua azione sul corpo.

    La disposizione spaziale degli organi otolitici fa s che lutricolo siamaggiormente sensibile alle accelerazioni che avvengono nel piano oriz-zontale, mentre il sacculo a quelle che avvengono nel piano verticale.

    Allinterno delle cavit dellutricolo e del sacculo presente un ispes-simento dellepitelio, detto macula, che rappresenta la struttura recetto-riale vera e propria. I ciuffi di ciglia dei recettori sporgono dalla superficiedella macula e sono immersi in una sostanza gelatinosa al di sopra dellaquale posta un membrana fibrosa, la membrana otolitica, che contienenumerosi cristalli di carbonato di calcio, detti otoconi. Gli otoconi rendo-no la membrana otolitica notevolmente pi densa e pesante rispetto allestrutture e ai liquidi circostanti, di modo che, quando la testa si flette, laforza di gravit determina uno spostamento relativo della membrana oto-litica rispetto alla macula, il che si traduce in una deflessione dei ciuffi diciglia. Un simile spostamento relativo avviene quando la testa eretta sot-toposta a un movimento di traslazione lineare, come durante la deambu-lazione; la maggior massa relativa della membrana otolitica fa s che que-sta rimanga temporaneamente indietro rispetto al movimento della ma-cula, inducendo cos un transitorio spostamento delle ciglia. Nella nor-male posizione anatomica del capo, la macula dellutricolo posta sulpiano orizzontale, mentre quella del sacculo posta su quello verticale. Intal modo, lutricolo sensibile a movimenti della testa sul piano orizzon-tale, come flessioni laterali della testa o movimenti traslatori in senso la-terale, laddove il sacculo risponde a movimenti sul piano verticale, comemovimenti dal basso verso lalto oppure in direzione antero-posteriore sulpiano sagittale. Inoltre, le macule dellutricolo e del sacculo dei due latihanno una disposizione simmetrica e perci alleccitazione delle celluleciliate di un lato corrisponde linibizione dei recettori controlaterali cor-

    Capitolo 1 Sistema vestibolare 5

  • rispondenti. In questo modo, le informazioni relative ai movimenti delcapo nelle diverse direzioni che arrivano al sistema nervoso centrale sonoil risultato dallattivit combinata degli organi recettoriali dei due lati. Gliorgani otolitici rispondono alle accelerazioni lineari generate durante imovimenti traslatori del capo, ma sono anche in grado di rilevare, mo-mento per momento, la posizione della testa nello spazio. Quando il capo in posizione eretta, i neuroni sensoriali del ganglio di Scarpa, connessicon i recettori maculari, presentano unattivit basale piuttosto sostenuta.In risposta a movimenti del capo, si osservano variazioni fasiche di questaattivit, che trasmettono informazioni relative allaccelerazione linearedovuta al movimento, e variazioni toniche che codificano la posizione sta-tica della testa. Le informazioni relative ad ogni movimento o posizionedel capo non sono dovute allattivazione di specifici recettori, ma allatti-vit globale degli apparati sensoriali interessati.lo spazio.

    1.3 Accelerazioni angolari (canali semicircolari)

    Il labirinto membranoso fissato, mediante fibre connettivali, alle paretidel labirinto osseo. Lo spazio tra labirinto osseo e labirinto membranoso ripieno di una soluzione salina, la perilinfa, la cui composizione simi-le a quella dei liquidi extracellulari (ricca in Na+, povera in K+ e relativa-mente ricca in Ca++). Allinterno del labirinto membranoso, invece, pre-sente lendolinfa, la cui composizione simile a quella dei liquidi intracel-lulari (alta concentrazione di K+, bassa di Na+ e molto bassa di Ca++).Come gi esposto, i canali semicircolari sono disposti su tre piani appros-simativamente perpendicolari tra loro: il canale anteriore posto sul pia-no frontale, quello posteriore sul piano anteroposteriore o sagittale e il ca-nale orizzontale sul piano orizzontale o trasversale. I canali semicircolari,di forma circolare, si aprono nella cavit dellutricolo e sono disposti sutre piani perpendicolari tra di loro, con uninclinazione di circa 30 ri-spetto al piano orizzontale. In prossimit di uno degli sbocchi nellutrico-lo, ogni canale presenta una dilatazione detta ampolla, nella quale con-tenuto lepitelio sensoriale. Allinterno dellampolla, lepitelio forma un ri-lievo disposto ortogonalmente allasse del canale, detto cresta ampollare,sulla quale sono situati i recettori. I ciuffi di ciglia delle cellule recettricisono inglobati in una struttura gelatinosa, detta cupola, che oblitera com-pletamente il lume del condotto in corrispondenza della cresta. A diffe-renza della membrana otolitica, la cupola ha la stessa densit dellendo-

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche6

  • linfa. Di conseguenza, accelerazioni lineari non determinano alcuno spo-stamento relativo della cupola rispetto allendolinfa e, quindi, non stimo-lano i recettori. Per contro, la stimolazione di questi recettori sar prodot-ta da accelerazioni angolari, alle quali sottoposto il capo nel corso di mo-vimenti rotatori. Infatti, quando il capo ruota sul piano di uno dei canalisemicircolari, lendolinfa, a causa della sua inerzia, segue con ritardo ilmovimento del dotto membranoso in cui contenuta. Si genera cos unacorrente endolinfatica, diretta lungo lasse del canale in direzione oppostaa quella del movimento del capo, la quale induce una distorsione della cu-pola che si traduce nella deflessione dei ciuffi di ciglia in essa inglobati. Sela velocit di rotazione diventa costante, la corrente endolinfatica si an-nulla, la cupola riacquista la sua posizione abituale cessando cos la sti-molazione dei recettori. Per contro, alla fine della rotazione, lendolinfacontinua per un breve tempo il suo movimento, generando una nuova cor-rente endolinfatica e, quindi, uno stimolo per i recettori, con direzione op-posta a quella prodotta allinizio del movimento.

    Ogni canale semicircolare accoppiato anatomicamente e funzional-mente con il controlaterale. Infatti, entrambi i canali laterali si trovano sulpiano orizzontale, mentre i canali posteriori sono disposti sul medesimopiano dei canali superiori controlaterali. Le coppie di canali hanno unadisposizione speculare. Di conseguenza, la rotazione del capo sul piano diuna coppia di canali indurr lattivazione dei recettori ampollari di un latoe linibizione di quelli del canale controlaterale corrispondente. Come av-viene per i movimenti lineari rilevati dagli organi otolitici, anche linfor-mazione relativa ai movimenti di rotazione del capo il risultato della-zione combinata delle strutture recettoriali poste sui due lati. Movimentisemplici su un unico piano sono rilevati da una sola coppia di canali, men-tre movimenti rotatori con traiettorie pi complesse vengono rilevati dal-le tre coppie di canali contemporaneamente. I neuroni sensoriali del gan-glio di Scarpa, che trasmettono le informazioni sensoriali vestibolari,sono caratterizzati da unattivit sostenuta anche in condizioni di riposoderivate dallattivit maculare. In tal modo, il neurone vestibolare in gra-do di segnalare, attraverso laumento o la diminuzione della frequenza discarica, stimolazioni sensoriali di segno opposto.

    Ciascuna accelerazione angolare a cui sottoposto il capo , quindi, co-dificata da tre segnali di velocit angolare, ognuno derivato dallattivitreciproca di ogni coppia di canali semicircolari. Attraverso lintegrazionedei segnali derivati dalle diverse popolazioni di neuroni sensoriali vesti-bolari, il sistema nervoso centrale computa i parametri relativi al movi-mento della testa nelle tre dimensioni dello spazio.

    Capitolo 1 Sistema vestibolare 7

  • Le cellule ciliate vestibolari sono in contatto sinaptico con i prolunga-menti periferici dei neuroni del ganglio di Scarpa, la cui funzione quel-la di trasmettere linformazione sensoriale dalla periferia recettoriale ainuclei vestibolari.

    Il complesso nucleare vestibolare, che occupa una vasta porzione dellaregione dorsale del midollo allungato e del ponte, costituito da quattrosuddivisioni principali (i nuclei vestibolari laterale, mediale, superiore edinferiore, che si differenziano per la citoarchitettura, le connessioni affe-renti ed efferenti e le caratteristiche funzionali) e tre gruppi accessori (X,Y, Z).

    Il nucleo vestibolare laterale (nucleo di Deiters) riceve informazionisensoriali dai recettori vestibolari ed afferenze dal midollo spinale e dalcervelletto, dal quale proviene una proiezione inibitoria diretta dalle cel-lule di Purkinje della corteccia vermiana. I neuroni situati nella porzioneventrale del nucleo mandano i loro assoni nel tratto vestibolo-spinale la-terale, che proietta ipsilateralmente al corno anteriore del midollo spina-le, dove esercita una potente azione eccitatoria sui motoneuroni e , cheinnervano la muscolatura estensoria dellarto inferiore e flessoria del su-periore. Tale facilitazione tonica della muscolatura antigravitazionaria fondamentale per il mantenimento della postura e della stazione eretta.Lazione facilitatoria esercitata dai neuroni del nucleo vestibolare lateralesulla muscolatura antigravitazionale sottoposta ad un controllo tonicoinibitorio della corteccia cerebellare. Il nucleo vestibolare inferiore haconnessioni afferenti ed efferenti simili a quelle del nucleo vestibolare la-terale.

    I nuclei vestibolari mediale e superiore ricevono informazioni princi-palmente dai canali semicircolari. Dal nucleo vestibolare mediale prendeorigine il tratto vestibolo-spinale mediale, che termina bilateralmente neisegmenti cervicali del midollo spinale. Tale via contribuisce ai meccani-smi di controllo riflesso della muscolatura cervicale diretti a mantenere laposizione della testa e coordinarne il movimento con quello degli occhi.Inoltre, i neuroni di questi due nuclei inviano i loro assoni nel fascicololongitudinale mediale che ascende verso le regioni rostrali del tronco en-cefalico, per terminare nei nuclei oculomotori. Questa proiezione control-la la motilit oculare evocata dalla stimolazione vestibolare.

    I nuclei vestibolari hanno anche connessioni con la sostanza reticola-re, importanti per il controllo posturale, e con lipotalamo, coinvolte nel-linsorgenza dei disturbi associati alla chinetosi. Informazioni sensorialivestibolari sono inoltre inviate al complesso ventrale posteriore del tala-mo e di qui alla corteccia somatosensoriale primaria, in prossimit della-

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche8

  • rea di rappresentazione della faccia, e alla zona di transizione fra le areecorticali somoestesica e motoria. I neuroni localizzati in queste regionicorticali rispondono a stimoli propriocettivi e visivi, oltre che vestibolari,e probabilmente contribuiscono alla percezione della posizione del corponello spazio esterno.

    Occorre infine ricordare che dai nuclei vestibolari parte un contingen-te di fibre che, attraverso il nervo vestibolare, si dirige agli organi recetto-riali. Le fibre del sistema vestibolare efferente formano contatti sinapticicon le cellule ciliate o con i prolungamenti periferici delle fibre afferentidei neuroni del ganglio di Scarpa. La funzione di questo sistema, di natu-ra inibitoria, non del tutto chiara. Si ritiene che esso svolga un ruolo dicontrollo sullattivit recettoriale e sul flusso delle informazioni sensoria-li o, alternativamente, permetta linterazione funzionale fra gli organi sen-soriali dei due lati (interdipendenza vestibolare).

    1.4 Riflessi vestibolari

    Dai nuclei vestibolari sui cui convergono le informazioni labirintiche ori-ginano i controlli riflessi. In relazione alleffetto sui muscoli antigravitario su quelli oculomotori, i riflessi vestibolari vengono denominati, rispet-tivamente, riflessi vestibolo-spinali e riflessi vestibolo-oculomotori. Allagenesi di questi riflessi partecipano, seppure con alcune differenze fun-zionali, i recettori vestibolari nel loro complesso, otolitici e canalari.

    I riflessi otolitici dipendono dalla posizione statica del capo nello spa-zio e tendono a mantenere una postura. Hanno origine dagli organi otoli-tici e agiscono principalmente sulla muscolatura antigravitaria, al fine digarantire il mantenimento della stazione eretta (riflessi otolito-spinali).Quando il capo o il corpo nel suo insieme sono sottoposti a unaccelera-zione lineare, si osservano una serie di modificazioni posturali dirette amantenere lequilibrio, riportando il centro di gravit corporeo allinter-no del poligono dappoggio come, ad esempio, quando si viaggia in piedisu un autobus o su un treno al momento della partenza o dellarresto delveicolo. I riflessi otolitici consentono per anche il mantenimento dellanormale direzione dello sguardo rispetto al mondo circostante, quando siflette il capo (riflessi otolito-oculomotori).

    I riflessi canalari si manifestano in risposta a movimenti rotatori delcapo. Anche se questi riflessi agiscono comunque sul controllo posturale,la loro funzione fondamentale quella di mantenere la stabilit dello

    Capitolo 1 Sistema vestibolare 9

  • sguardo durante il movimento del capo. Infatti, se gli occhi seguissero pas-sivamente il movimento della testa, limmagine del mondo esterno scivo-lerebbe sulla retina rendendo impossibile la visione. Una tale condizionepatologica, nota come oscillopsia, presente in soggetti portatori di unadisfunzione dellapparato vestibolare, i quali non riescono a fissare losguardo su un oggetto durante il movimento della testa. Per contro, in con-dizioni normali la rotazione della testa, attraverso la stimolazione dei ca-nali semicircolari, evoca un movimento in direzione contraria dei bulbioculari, che permette di mantenere lo sguardo fisso nonostante il movi-mento del capo. Il riflesso vestibolo-oculare prende origine dai recettoriampollari che inviano le informazioni relative alla rotazione del capo ainuclei vestibolari, attraverso le fibre dei neuroni sensoriali del ganglio diScarpa. I nuclei vestibolari, a loro volta, proiettano direttamente ai moto-neuroni dei muscoli oculomotori estrinseci, attraverso il fascicolo longi-tudinale mediale. Un movimento rotatorio del capo sul piano dei canalisemicircolari orizzontali induce quindi la contrazione del muscolo rettolaterale controlaterale e del retto mediale ipsilaterale e il contemporaneorilasciamento dei relativi muscoli antagonisti, producendo cos un movi-mento coniugato degli occhi sul piano orizzontale in direzione contrariaal movimento della testa. Naturalmente, movimenti rotatori del capo neivari piani dello spazio, attraverso la stimolazione dei diversi canali semi-circolari, evocheranno movimenti compensatori degli occhi nelle diffe-renti direzioni appropriate

    Nel corso dei brevi movimenti rotatori fisiologici del capo, il riflesso siesaurisce nel semplice movimento compensatorio degli occhi. Per contro,nel caso di una rotazione protratta, i bulbi oculari raggiungono ben pre-sto il limite massimo della rotazione allinterno dellorbita e lo sguardoviene repentinamente ridirezionato su un nuovo punto di fissazione. Ab-biamo cos un movimento di nistagmo, caratterizzato dallalternarsi difasi lente, che rappresentano il riflesso vestibolo-oculare vero e proprio, efasi rapide, funzionalmente simili ai movimenti saccadici spontanei, cheriportano velocemente i globi oculari verso il centro dellorbita.

    Le informazioni labirintiche, per, interagiscono con le altre differentiinformazioni che intervengono nel controllo oculomotorio. Il primo livel-lo di interazione rappresentato dallinterazione visuo-vestibolare. Sonoinfatti dimostrate afferenze visive ai nuclei vestibolari. Queste passano dalcollicolo superiore e raggiungono la corteccia visiva. Le afferenze visiveraggiungono anche il vestibolo-cervelletto, specialmente il nodulus e ilflocculus, entrambe le aree corticali vestibolari e i nuclei vestibolari: i neu-roni vestibolari sono, quindi, attivati sia dallo spostamento del campo vi-

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche10

  • sivo in una direzione sia dallo spostamento della testa in direzione oppo-sta. La convergenza di informazioni visive sui nuclei vestibolari migliorala sensibilit e le risposte neurali durante la variazione contemporaneadelle stimolazioni visiva e vestibolare, specialmente quando queste nonsono congruenti. Tale convergenza consente sia una corretta risposta ocu-lomotoria durante il movimento della testa e/o del corpo, in circostanzenaturali, sia una corretta selezione delle informazioni sensoriali pi ap-propriate durante situazioni contrastanti. Le risposte oculomotorie pro-vocate dalla stimolazione simultanea e congruente, visiva e vestibolare co-stituiscono il cosiddetto riflesso visuo-vestibolare.

    Le informazioni visive risultano pi importanti durante movimentidella testa a bassa frequenza e con lente oscillazioni del corpo. Al contra-rio, con movimenti della testa a maggior frequenza (superiore a 0,25 Hz),linformazione proveniente dai labirinti diviene pi importante.

    Un altro ruolo della convergenza visuo-vestibolare riguarda linsegui-mento di una mira, combinando movimenti oculari e cefalici. In questocaso, necessario inibire il movimento oculare provocato dalla stimola-zione labirintica. La funzione della cosiddetta inibizione visiva, funzio-ne preminentemente esercitata dalla porzione flocculo-nodulare del cer-velletto, indispensabile per evitare movimenti oculari involontari, atti-vati dai riflessi labirintici, quando si muove la testa e si fissa un oggettoche ruota solidarmente, ad esempio quando si osserva il numero apparsosullo schermo del telefono cellulare e contemporaneamente ci si gira aparlare con il nostro vicino.

    Inoltre, in condizioni normali, quando nellinseguimento di una mirasi ruota anche il capo, la stimolazione dei recettori del collo, attraverso iriflessi cervico-oculari e cervico-collici, contribuisce alla stabilizzazionedel capo rispetto al tronco ed allottimizzazione del controllo visivo.

    1.5 Considerazioni funzionali

    Il SV costituisce un sistema polisensoriale che integra, soprattutto nei nu-clei vestibolari e nel cervelletto, informazioni sensoriali provenienti dallemacule otolitiche, dai cosiddetti gravicettori somatici, dai canali semicir-colari, dalla coclea, dalla retina, dai propriocettori della colonna vertebra-le, dai fusi neuro-muscolari, dai pressocettori plantari, dagli esterocettoricutanei (v. Capitolo 3). Le informazioni sensoriali subiscono poi, sia unainterpretazione emotiva (da parte del lobo limbico e dellippocampo), sia

    Capitolo 1 Sistema vestibolare 11

  • una elaborazione corticale (principalmente, ma non solo, da parte dellacorteccia temporo-parietale). Il controllo motorio si attua sui muscolioculomotori e su quelli antigravitari. Il SV, infine, interviene anche nellaregolazione della pressione arteriosa e della funzione respiratoria (v. Ca-pitolo 4).

    I recettori labirintici consentono di rilevare la posizione esatta della te-sta nello spazio rispetto al vettore gravitazionale, di mantenere la posturadesiderata del corpo e di controllare lambiente circostante tramite la vi-sta e ludito.

    La funzione di controllo della statica, svolta dagli organi otolitici, cipermette di conoscere in ogni momento la posizione della testa e del cor-po nello spazio ed fondamentale per il mantenimento degli atteggia-menti posturali. In realt, linformazione relativa alla posizione del corponello spazio non pu essere determinata in maniera univoca sulla basedelle sole afferenze vestibolari, in quanto la testa pu muoversi indipen-dentemente dal tronco sulle articolazioni del collo. Di conseguenza, la po-sizione del corpo nello spazio pu essere determinata solo conoscendo laposizione della testa rispetto al tronco. Per tale ragione, le strutture cen-trali dellapparato vestibolare ricevono anche informazioni propriocetti-ve dai muscoli e dalle articolazioni cervicali.

    I recettori vestibolari forniscono le informazioni sensoriali fondamen-tali per esplicare una funzione di controllo della dinamica del corpo, at-traverso la quale il sistema rileva informazioni sul movimento del caponello spazio. Tale funzione di controllo svolta dai canali semicircolari peri movimenti rotatori e dagli organi otolitici per le traslazioni lineari ed particolarmente importante per il mantenimento dellequilibrio, durante ilmovimento del corpo, e per la stabilizzazione dello sguardo, durante il mo-vimento della testa. Il controllo dinamico ottimale quando si ha lintera-zione con le informazioni propriocettive cervicali, uditive e soprattutto vi-sive.

    I nuclei vestibolari sono quindi dei complessi relais polisensoriali cheintegrano informazioni labirintiche, propriocettive e visive, rapportando-le alle informazioni relative alla gravit.

    Riassumendo, la funzione di equilibrio integra simultaneamente e/osequenzialmente, in funzione della situazione o del compito motorio, cin-que aspetti principali:1. capacit di regolare i movimenti degli occhi in relazione ai movimenti

    della testa, in modo da percepire distintamente limmagine visiva del-lambiente circostante anche durante il movimento;

    2. capacit di mantenere la postura eretta, cio di regolare il tono dei mu-

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche12

  • scoli antigravitari estensori, in modo da opporsi alla forza di gravit;3. capacit di proiettare il corpo nellambiente circostante (cammino,

    corsa, salto) passando, sequenzialmente, da una condizione di equili-brio statico (postura ortostatica) a una successiva condizione di equi-librio statico, attraverso una fase di disequilibrio controllato (passo);

    4. capacit di stabilizzare la testa durante il movimento del corpo inmodo da mantenere stabile la percezione dellorizzonte;

    5. capacit di ottimizzare le funzioni neurovegetative di respirazione ecircolazione, in relazione alla posizione del corpo nello spazio.

    Capitolo 1 Sistema vestibolare 13

  • Il rachide o colonna vertebrale un organo complesso, che assolve diver-si compiti:1. asse e sostegno meccanico del corpo, nello stesso tempo rigido e mo-

    bile, atto a supportare i movimenti del capo, del tronco e degli arti;2. mantenimento dellequilibrio nel campo gravitazionale terrestre, sia

    nella stazione eretta sia durante i movimenti. In particolare, la colonnaconsente il corretto allineamento del capo rispetto allorizzonte e, tra-mite i propriocettori, rappresenta oltre che un effettore, un importantesensore del sistema dellequilibrio;

    3. protezione del midollo spinale, delle radici dei nervi spinali e di tuttele strutture che le circondano, site nel canale vertebrale.La colonna costituita da 24 vertebre mobili, di cui 7 cervicali, 12 tora-

    ciche, 5 lombari, pi 5 fuse tra loro a costituire losso sacro e 4 rudimentidi vertebre, di cui rimangono solo i corpi, a formare il coccige.

    Il rachide sul piano sagittale presenta quattro curve fisiologiche: a con-vessit anteriore nel tratto cervicale (lordosi), posteriore (cifosi) in quel-lo toracico, anteriore (lordosi) in quello lombare, posteriore e fissa inquello sacrale. Il coccige pu avere diversi angoli di inserzione sul sacro,ma continua la curva sacrale a convessit posteriore (Fig. 2.1).

    Le vertebre sono articolate tra loro mediante i dischi e le articolazioniinterapofisarie ed attraverso un sistema legamentoso complesso, che com-prende i legamenti longitudinale anteriore e posteriore, i legamenti gialli,intertrasversari, interspinosi e sovraspinosi. Considerate nel loro insieme,queste articolazioni danno origine ad una struttura longitudinale orga-nizzata in tre colonne: una anteriore, formata dai corpi vertebrali e dai di-schi, e due posteriori, simmetriche, costituite dalle articolazioni interapo-fisarie.

    Un complesso sistema muscolare formato da vari strati inserito sulrachide: vi si possono distinguere muscoli assiali, ad azione prevalente-mente tonica, automatica, e muscoli trasversali, prevalentemente fasici, acomando volontario.

    Capitolo 2

    Rachide

  • 2.1 Vertebre

    La vertebra tipo (Fig. 2.2), con leccezione delle due prime vertebre cervi-cali, costituita da un corpo (su cui si inserisce larco posteriore, formatodai peduncoli che sostengono le apofisi articolari, cio le faccette articola-ri per la vertebra sopra e sottostante e le apofisi traverse), dalle lamine edal processo o apofisi spinosa. Queste caratteristiche variano notevol-mente nei diversi tratti del rachide. Le superfici articolari del corpo verte-brale sono ricoperte da cartilagine, atta a permettere lo scambio di liqui-do tra il disco ed il corpo vertebrale, sia a scopo nutritivo sia biomeccani-co in rapporto al comportamento del disco durante i carichi. Allinternodel corpo e degli archi, la spongiosa ossea strutturata seguendo le lineedi applicazione delle forze cui le vertebre sono sottoposte.

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche16

    Fig. 2.1 Rachide, vista laterale.Sono indicate dai tratti le cinquecerniere o zone transizionali: 1,occipito-atlo-epistrofea; 2, cervicotoracica; 3, toraco-lombare; 4,lombo-sacrale; 5, sacro-coccigea(Modificata da: Maigne R (1989)diagnostic et traitement desdouleurs communes doriginerachidienne. Expansion Scien-tifique, Paris, con autorizzazione)

    1

    2

    3

    45

  • 2.2 Apparato disco-somatico

    costituito dalle superfici inferiore e superiore, rispettivamente, di duecorpi vertebrali vicini. Il disco che le unisce formato da:- una parte centrale, il nucleo polposo, costituita da una sostanza gelati-

    nosa ricca in acqua (80-90%) e fortemente idrofila, per la presenza diuna sostanza fondamentale formata da proteoglicani, ha grossolana-mente la forma di una sfera;

    - una parte periferica, lanello fibroso o annulus, costituita da vari stra-ti (fino a 20) di fibre soprattutto elastiche con disposizione obliqua in-crociata negli strati centrali, verticale alla periferia, fissate solidamen-te ai piatti delle vertebre limitanti, al legamento longitudinale anterio-re in modo lasso ed a quello posteriore in modo pi solido.A causa della sua idrofilia, il nucleo polposo in uno stato di preten-

    sione, che gli permette di sopportare i carichi e di ridistribuirli sullanellofibroso, effettuando movimenti nei tre piani sotto lazione degli sposta-menti delle superfici vertebrali limitanti. Terminato il movimento, le fibre

    Capitolo 2 Rachide 17

    Fig. 2.2 Vertebra tipo con disco intervertebrale (Da: Kapandji IA (1974) Fisiologia ar-ticolare. Demi, Roma, con autorizzazione)

  • elastiche dellanello lo riportano alla condizione primitiva. Durante que-sto processo il nucleo polposo cede liquido al corpo vertebrale che lo re-stituisce a carico terminato. Carichi eccessivi o prolungati, nonch lavan-zare dellet, conducono ad una progressiva e permanente disidratazionedei dischi.

    2.3 Articolazioni interapofisarie

    Hanno un ruolo di guida nel movimento intervertebrale e, per questo mo-tivo, lorientamento e la forma delle faccette articolari variano nei diversitratti del rachide; possiedono una capsula articolare molto ricca di fibreelastiche che mantiene le superfici articolari a stretto contatto. Vi sareb-bero anche formazioni meniscoidi, peraltro incostanti.

    2.4 Legamenti

    - Longitudinale anteriore: si estende dalloccipite e dal tubercolo anterio-re dellatlante alla parte antero-superiore del sacro; si inserisce sullafaccia anteriore e laterale dei corpi vertebrali. composto da fibre pro-fonde, che uniscono due vertebre vicine, e da fibre pi lunghe, che uni-scono vertebre pi lontane. Aderisce in modo lasso ai dischi, cosicchdavanti a questi vi uno spazio virtuale ove il disco pu protrudere;

    - longitudinale posteriore: costituito anchesso da fibre corte e lunghe, siinserisce sulla faccia posteriore dei corpi vertebrali e dei dischi, cui molto aderente;

    - legamenti gialli: si inseriscono tra le lamine e delimitano la parete po-steriore del canale vertebrale;

    - legamenti intertrasversari: tesi tra le apofisi traverse;- legamenti interspinosi e sovraspinosi: posti tra e sopra le apofisi spi-

    nose.

    2.5 Canale vertebrale

    costituito dalla sovrapposizione dei corpi vertebrali, dei dischi, delle arti-colazioni intervertebrali, delle lamine coi legamenti gialli; tra il disco e lar-

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche18

  • ticolazione posto il forame intervertebrale, delimitato in alto ed in bassodai peduncoli e contenente le radici anteriore e posteriore con il ganglionervoso, un ramo dellarteria spinale, le vene radicolari e intervertebrali.

    2.6 Midollo spinale

    Il midollo spinale si estende dal forame occipitale alla 12a vertebra toraci-ca, al centro di un complesso sistema di strutture protettive:- la dura madre, che posteriormente lascia tra s e il periostio delle la-

    mine ed i legamenti gialli uno spazio ove sono poste le vene epidurali;- laracnoide che separata dalla prima da uno spazio capillare, lo spa-

    zio subaracnoideo, che contiene il liquor cerebri;- la pia madre, da cui si dipartono legamenti dentati che si inseriscono

    allaracnoide e mantengono il midollo sospeso nel liquor, onde am-mortizzarne i movimenti.

    2.7 Radici spinali

    Le radici dei nervi spinali sono formate dalla radice motoria ventrale e daquella sensitiva dorsale con il ganglio; entrano nel canale vertebrale sepa-rate in una estroflessione della dura, si uniscono alluscita da questa performare il nervo spinale che, superato il forame di coniugazione, si dividein un ramo ventrale ed in un ramo dorsale. Il primo, pi importante, in-nerva la parte anteriore del capo, del tronco e gli arti, mentre il secondo learticolazioni interapofisarie, la muscolatura erettoria ed una zona di cutesovrastante le vertebre (Fig. 2.3). I primi due nervi spinali non escono daiforami di coniugazione, ma C1 dalla membrana occipito-atloidea e C2 daun forame tra larco posteriore dellatlante e la lamina dellepistrofeo, oc-cupato in gran parte dal ganglio. Ogni radice formata da numerose radi-celle; anastomosi intratecali tra le radicelle possono modificare la distri-buzione metamerica della radice.

    Il sistema nervoso simpatico origina nel corno laterale della sostanzagrigia del midollo, dal primo metamero toracico al secondo lombare; le fi-bre seguono il ramo anteriore del nervo spinale che d origine al ramo co-municante bianco per il ganglio simpatico e da questo riceve il ramo co-municante grigio. Il nervo sinuvertebrale origina dal nervo spinale prima

    Capitolo 2 Rachide 19

  • della divisione in anteriore e posteriore, riceve un ramo comunicante gri-gio dal ganglio simpatico e rientra nel canale vertebrale, per provvedereallinnervazione sensitiva e simpatica del legamento longitudinale poste-riore, della superficie dellannulus, della parte anteriore della dura madre.Nel rachide cervicale i gangli del simpatico sono posti anteriormente aiprocessi traversi, in numero di tre: superiore, medio ed inferiore, il quale,quando fuso col 1 toracico, prende il nome di ganglio stellato. Questigangli non ricevono i rami comunicanti bianchi dai nervi cervicali, che nesono sprovvisti, ma dalle radici ventrali di T1-T5; quindi a livello T1-T2che origina il primo ramo del simpatico cervicale che, mediante le fibrepostgangliari, provvede allinnervazione degli organi di senso del capo,tra cui lorecchio medio e interno. Il ganglio T1-T2 risulta connesso, tra-mite il tratto interspinale, con le radici C1-C2 (Fig. 2.4).

    A seguito delle modalit di sviluppo embriologico, ogni radice spinale collegata ad una zona cutanea (dermatomo), connettivale (sclerotomo)e muscolare (miotomo), cui fornisce linnervazione sensitiva, motoria esimpatica: questo dato molto importante nella diagnosi e nel trattamen-to dei disturbi di origine vertebrale. Vi anche una innervazione segmen-taria viscerale (viscerotomo).

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche20

    Fig. 2.3 Ramo posteriore di un nervo spinale toracico, suoi rapporti con le articola-zioni interapofisarie e innervazione dei muscoli paravertebrali e cute soprastante(Da: Maigne R (1989) Diagnostic et traitement des douleurs communes dorigine ra-chidienne. Expansion Scientifique, Paris, con autorizzazione)

  • 2.8 Vascolarizzazione del rachide

    Dallarteria vertebrale proviene la maggior parte dellafflusso ematico alrachide cervicale, tramite il complesso sistema delle arterie spinali. Que-sta arteria origina in genere dalla succlavia, entra nel forame intertrasver-sario da C6 a C1, quindi circonda le masse laterali dellatlante e penetra nelcranio dal forame basilare, per formare larteria basilare.

    Il rachide toracico vascolarizzato dallaorta toracica, attraverso le ar-terie intercostali aortiche, dirette posteriormente, da cui derivano i ramidorsospinali ed i rami intercostali.

    A livello del rachide lombare il sistema arterioso origina direttamentedallaorta addominale, con quattro arterie a livello dei primi quattro cor-pi vertebrali: il quinto pu essere irrorato dalla sacrale media.

    Capitolo 2 Rachide 21

    IRIS

    SCG

    T2

    C2C1/2 FACET JOINT

    TRIGEMINAL GANGLION

    ET

    Fig. 2.4 Modello di connessione tra informazioni propriocettive cervico-dorsali e tri-geminali e la regolazione neurovegetativa oculare e labirintica. Il modello si basa sul-la dimostrazione anatomica della connessione intermidollare tra i metameri C2 e T2e il risultato degli esperimenti eseguiti da Franz. SCG: ganglio cervicale superiore (Da:Franz B,Altidis P,Altidis B, Collis-Brown G (1999) The cervicogenic otoocular syndro-me: a suspected forerunner of Menieres disease. Int Tinnitus J 5(2):125-130, con auto-rizzazione)

  • Il sistema venoso vertebrale ricalca quello arterioso e drena nelle venecave: tutto il sistema, dai seni cranici alle vene lombosacrali largamenteanastomotico e privo di valvole. Ci permette un continuo spostamento disangue dalle grandi alle piccole vene e viceversa: su questo meccanismoagiscono diversi fattori, come la pressione intra-addominale e la posizio-ne del corpo nello spazio.

    2.9 Muscolatura del rachide

    Il sistema muscolare o meglio muscolo-fasciale del rachide molto com-plesso e non questa la sede per una esaustiva descrizione.

    Possiamo distinguere un sistema muscolare intrinseco, ad azione di-retta, ed a vocazione prevalentemente tonica in cui prevalgono le fibre len-te, formato da muscoli pi o meno brevi, e muscoli lunghi, che agiscono adistanza sul rachide, a vocazione fasica, in cui prevalgono le fibre rapide.

    I muscoli intrinseci si possono dividere con Gillot in:- anteriori alle apofisi trasverse:

    a livello cervicale, il muscolo lungo del collo, il grande e piccolo mu-scolo retto anteriore;

    a livello lombare, lo psoas, che costituisce due colonne muscolariaddossate al rachide, che completano anteriormente lazione stabi-lizzatrice dei grandi muscoli posteriori.

    - laterali, situati tra le apofisi traverse: gli scaleni, il quadrato dei lombi e gli intertrasversari. Anche i mu-

    scoli intercostali entrerebbero in questo gruppo. Tutti questi mu-scoli sono innervati dai rami anteriori dei nervi spinali, tranne gliinterstrasversari che sono innervati dai rami posteriori.

    - posteriori, situati dietro le apofisi traverse, nelle docce paravertebrali: i piccoli muscoli profondi della nuca e cio il piccolo e grande retto

    posteriore, il piccolo e grande obliquo; i grandi muscoli che fannoparte della massa comune, cio il trasversario spinoso, costituitodal semispinale e dal multifido; lo spinale; liliocostale ed il lun-ghissimo del dorso, che costituiscono il m. sacro-spinale. A livellocervicale, si devono aggiungere il semispinale del capo e del collo elo splenio del capo e del collo. Tutti questi muscoli sono innervatidai rami posteriori dei nervi spinali.

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche22

  • Vi sono poi muscoli che agiscono indirettamente sul rachide come, a li-vello cervicale, il trapezio e lo sternocleidomastoideo, nei tratti toracico elombare i muscoli addominali, cio il retto delladdome, lobliquo esterno,lobliquo interno e il traverso delladdome, a cui recenti studi attribuisco-no grande importanza nella dinamica della colonna lombare.

    2.10 Suddivisione del rachide

    Consideriamo ora in modo sintetico la funzione dei vari tratti vertebrali ei principali sistemi muscolari che la realizzano.

    2.10.1 Rachide cervicale superiore

    composto dalle prime due vertebre cervicali, articolate tra di loro, conloccipite e con la terza vertebra cervicale; larticolazione occipito-atlo-epistrofea costituisce la cerniera occipito-cervicale.

    Come noto, queste due vertebre hanno una struttura del tutto parti-colare: latlante costituito da due archi uniti da due massicci per le fac-cette articolari, lepistrofeo simile alle vertebre sottostanti, ma il corpopresenta alla faccia superiore una apofisi odontoide, residuo del corpodellatlante, che si articola con larco anteriore dellatlante stesso.

    I muscoli del piano posteriore sono i piccoli e grandi retti del capo, gliobliqui superiori e inferiori e il retto laterale; questi muscoli rivestonogrande importanza nellespletamento delle funzioni dellequilibrio, poi-ch permettono piccoli aggiustamenti per compensare le componenti mo-torie provenienti dal rachide sottostante e ottimizzano la funzione oculo-motoria (convergenza e messa a fuoco) (Fig. 2.5). Sul piano anteriore tro-viamo i muscoli sovra- e sotto-ioidei, che divengono flessori del capo conla contrazione dei temporali e masseteri, unitamente al muscolo lungo delcollo e dei retti anteriori.

    Il compito motorio del rachide cervicale superiore quello di mante-nere lallineamento degli organi di senso situati nella testa (vista, udito) edi permettere loro lesplorazione dello spazio circostante. La rotazione as-sociata a modesta flessione anteriore il movimento principale del rachi-de cervicale superiore, mentre quasi nulla la lateroflessione.

    Capitolo 2 Rachide 23

  • 2.10.2 Rachide cervicale inferiore

    Costituisce un tratto funzionalmente omogeneo, stabilizzato anche dallearticolazioni unco-vertebrali. Il movimento principale la flesso-esten-sione, mentre la rotazione presente soprattutto nel tratto inferiore e la la-teroflessione in quello superiore: in realt i due movimenti sono sempreassociati nella stessa direzione.

    composto da cinque vertebre simili tra loro; caratteristica la pre-senza delle apofisi unciformi, site nella parte laterale della faccia superio-re e inferiore dei corpi vertebrali e articolate tra di loro mediante due fac-cette cartilaginee, a costituire le articolazioni unco-vertebrali.

    Le superfici articolari posteriori sono poste su un piano frontale, incli-nate di 45 e aperte indietro e in fuori di qualche grado.

    Le apofisi trasverse hanno un foro ove passano larteria e la vena ver-tebrale ed un ramo del simpatico. Le faccette delle apofisi articolari sono

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche24

    Fig. 2.5 a Muscoli sub-occipitali: 1 Splenio del capo, 2 Semispinoso del capo 3 Eleva-tore della scapola; b 1 Piccolo obliquo, 2 Piccolo retto posteriore, 3 Grande retto po-steriore, 4 Grande obliquo (Da: Maigne R (1989) Diagnostic et traitement des douleurscommunes dorigine rachidienne. Expansion Scientifique, Paris, con autorizzazione)

    a b

    1

    1

    43

    3

    2

    2

  • dirette in alto e indietro le superiori, in basso e in avanti le inferiori.I muscoli del piano posteriore sono i muscoli intrinseci: il trasversario

    spinoso o multifido, lintertrasversario e lepispinoso; al di sopra, trovia-mo lo splenio e il semispinale del capo e del collo, il trasversario del collo,langolare della scapola, il lungo dorsale, mentre il piano pi superficiale costituito dal trapezio. Anteriormente si trova il muscolo lungo del col-lo, il piccolo retto anteriore, il retto laterale del capo, pi lateralmente gliscaleni e lo sterno-cleido-mastoideo.

    2.10.3 Rachide toracico

    costituito da 12 vertebre, su cui si inseriscono le coste, mediante unarti-colazione con una faccetta per il corpo vertebrale e una per lapofisi tra-sversa. Le faccette articolari interpofisarie sono disposte sul piano fronta-le, inclinate di circa 60.

    Il rachide toracico nel suo insieme presenta una curva a convessit po-steriore, la cifosi toracica e, dal punto di vista biomeccanico, pu essere di-viso in tre settori, superiore, medio, inferiore.

    Il settore superiore, che arriva sino a T2, partecipa ai movimenti delleultime vertebre cervicali, soprattutto nei movimenti di rotazione e di late-roflessione, sia pure in modo molto limitato, per la presenza delle coste.Con le vertebre cervicali inferiori costituisce la cerniera cervico-toracica.

    Il settore medio condizionato nella sua mobilit dalla presenza dellagabbia toracica.

    Il settore inferiore strettamente integrato al tratto lombare, con ilquale viene a costituire la cerniera toraco-lombare. Per la disposizionedelle faccette articolari, tutto il rachide toracico si muove soprattutto inrotazione. Questo compito motorio appare pi evidente a livello delle dueultime vertebre toraciche, T11 e T12, che, articolate con le coste libere, han-no maggior libert di movimento in rotazione e in lateroflessione. La cer-niera toraco-lombare diviene quindi il punto in cui si verifica la massimarotazione del tronco. una cerniera anatomica oltrech funzionale, per-ch T12 presenta le faccette articolari superiori di tipo dorsale e quelle in-feriori di tipo lombare ed di grande importanza dal punto di vista bio-meccanico per i movimenti del tronco, specie per la deambulazione, non-ch per la patogenesi di alcune importanti sindromi dolorose della regio-ne lombare. utile ricordare quanto in seguito esposto relativamenteallimportanza che Gracovetski attribuisce a questa parte del rachide nel-la genesi del meccanismo deambulatorio.

    Capitolo 2 Rachide 25

  • I muscoli del tratto toracico fanno parte del complesso dei sistemi mu-scolari del rachide, che si estendono dal collo fino al sacro; peculiari diquesto tratto sono i muscoli spino-costali.

    2.10.4 Rachide lombare

    Il compito motorio principale del rachide lombare la flesso-estensione;al contrario, sono limitati i movimenti della latero-flessione e della rota-zione.

    Si compone di 5 vertebre, di cui lultima articolata con il sacro median-te il 5 disco lombare. Le superfici articolari sono poste sul piano sagittalea 90, leggermente aperte in fuori e indietro.

    La cerniera lombo-sacrale, inserzione del rachide nel bacino, mobilesolo in flesso-estensione, anche per la presenza del legamento ileo-lomba-re.

    2.10.5 Sacro

    costituito dalla fusione di 5 vertebre che proteggono le strutture nervo-se della cauda equina. articolato mediante le articolazioni sacro-iliachecon le ossa iliache. Queste articolazioni, molto complesse, ma con movi-menti molto limitati (tranne che in situazioni particolari, come al mo-mento del parto, o per gravi traumi), dotate di un poderoso sistema lega-mentoso e prive di muscoli propri, sono una seconda cerniera tra rachidee bacino, che comprende anche la sinfisi pubica. Secondo la teoria di Gra-covetsky, cui accenneremo in seguito, il sistema legamentoso delle sacro-iliache trasmetterebbe al tronco lenergia derivata dalla contrazione degliestensori dellanca durante la fase di sollevamento del passo. Infatti il bi-cipite femorale connesso direttamente al tronco superiore attraverso illegamento sacro-tuberoso e il muscolo ileo-costale toracico, mentre ilgrande gluteo collegato direttamente agli arti superiori attraverso lapo-neurosi lombare, il grande dorsale e il trasverso delladdome.

    2.10.6 Coccige

    Il coccige formato dai rudimenti dei corpi di quattro vertebre, residuodella coda. La prima vertebra coccigea possiede due piccole apofisi, rudi-

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche26

  • mento degli archi ed articolata col sacro mediante un normale disco; inqualche caso si tratta si una articolazione di tipo sinoviale, con due su-perfici cartilaginee, la sinovia e una capsula articolare. Le stesse caratteri-stiche ha larticolazione tra la 1a e la 2a vertebra coccigea. Nel maschioadulto le vertebre sottostanti possono essere fuse.

    Il coccige mobile in flessione di qualche grado, per lazione dei mu-scoli anteriori e, passivamente, nel sedersi, in flessione e in estensione, se-condo langolo con cui si inserisce sul sacro. Questo angolo di per s non mai patologico, ma pu essere patologica lipermobilit del coccige almomento della seduta.

    2.11 Considerazioni funzionali

    Il rachide un organo prevalentemente muscolare, poich tutte le sue fun-zioni (rigidit, stabilit, movimenti, equilibrio) dipendono esclusivamen-te dallazione di numerosi muscoli che relazionano le vertebre a varia di-stanza (anche tra pi segmenti). Questi muscoli sono a vocazione preva-lentemente tonica, gestiti in modo automatico dai riflessi posturali (prin-cipalmente riflessi vestibolo-spinali e riflessi di raddrizzamento) integratiin sede sottocorticale. Abbiamo accennato alle fondamentali funzioni chela colonna espleta nel suo insieme. Nonostante il grande numero di studisu questo argomento, non tutte le modalit della meccanica e delle fun-zioni del rachide sono conosciute: molte idee affermatesi sono nate picome ipotesi razionali che come risultato di osservazioni scientifiche.Esporremo in modo sintetico quanto attualmente noto e le ipotesi pi at-tuali.

    Per comprendere le modalit di funzionamento del rachide necessa-rio partire dalla singola articolazione intervertebrale definita da Jun-ghanns segmento mobile vertebrale (S.M.V.) (Fig. 2.6).

    Questo costituito dalla parte superiore e inferiore di due vertebrecontigue collegate dal disco, dalle articolazioni interapofisiarie, dai lega-menti che gi abbiamo descritto, nonch da tutte le altre strutture nervo-se, vascolari e linfatiche.

    Secondo Kapandji, il S.M.V. si pu assimilare ad una leva a tenaglia ilcui fulcro situato nelle articolazioni interapofisarie (Fig. 2.6); secondoquesta concezione, la maggior parte del carico si distribuirebbe prevalen-temente sui dischi, che avrebbero funzione statica di sostegno e di am-mortamento, e meno sulle strutture posteriori, che avrebbero una funzio-

    Capitolo 2 Rachide 27

  • ne soprattutto dinamica di direzione del movimento. Il disco espleta que-sto compito mediante lazione combinata del nucleo polposo e dellanellofibroso.

    Nei movimenti il nucleo, ricco di acqua e incomprimibile, si muove indirezione opposta ai movimenti vertebrali, mentre lanello, mediante lesue fibre elastiche si deforma, assecondando i movimenti del nucleo e ten-dendo a riportarlo nella sua posizione primitiva, grazie alla disposizionedelle sue fibre.

    noto che nella stazione seduta o per carichi dinamici, come la corsa eil salto, agiscono sui dischi a livello lombare forze rilevanti, fino a tre-quattro volte il peso del corpo.

    Le articolazioni interapofisarie, come abbiamo visto, hanno differenteaspetto e orientamento nei vari tratti del rachide, ci che permette unadifferente libert di movimento. Ogni tratto o parte del rachide dotato diparticolari caratteristiche statico-dinamiche, in relazione ai numerosicompiti motori che deve svolgere. Tra i vari tratti cervicale, toracico,lombare, sacrale, coccigeo vi sono delle zone cerniera dette anchezone transizionali. Queste sono particolarmente importanti dal puntodi vista diagnostico e terapeutico, perch condizionano in via riflessa il

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche28

    Fig. 2.6 Il segmento mobile vertebrale di Junghanns (Da: Kapandji IA (1974) Fisiolo-gia articolare. Demi, Roma, con autorizzazione)

  • controllo dellequilibrio dinamico reciproco dei differenti segmenti cor-porei. Le principali zone transizionali sono dunque:1) occipito-atlo-epistrofea;2) cervico-toracica;3) toraco-lombare;4) lombo-sacrale;5) sacro-coccigea.Kapandji ha suggerito unipotesi, seppure un poco ardita, sulla struttura earchitettura del rachide nel suo insieme, paragonandolo allalbero di unanave: il cingolo scapolo-omerale sarebbe la crocetta e i muscoli che si in-seriscono al rachide le sartie che lo ancorano alla tolda, il bacino.

    In realt i meccanismi che stabilizzano il rachide e gli permettono nel-lo stesso tempo di essere struttura rigida e mobile sono certamente pi so-fisticati. Secondo Panjabi, il sistema di stabilizzazione del rachide si com-pone di tre sottosistemi:- il sottosistema passivo costituito da vertebre, dischi, legamenti;- il sottosistema attivo: i muscoli che circondano la colonna e che le ap-

    plicano delle forze;- il comando neuromotorio, realizzato dal sistema nervoso centrale che,

    mediante patterns motori in gran parte automatici, dirige il sottosiste-ma attivo nel realizzare sia i movimenti globali volontari, sia tutti i li-mitati movimenti oppure il mantenimento di posture indispensa-bili per supportare i movimenti attivi, per mantenere la stabilit inter-vertebrale e, soprattutto, per espletare i compiti motori sotto lazionedella forza di gravit (quindi anche per mantenere lequilibrio).La disfunzione di un componente di ognuno dei tre sottosistemi pu

    condurre a una o pi di queste tre possibilit:- immediata risposta da parte di un altro sottosistema, con compensa-

    zione;- risposta di adattamento a lungo termine di uno o pi sottosistemi;- lesione di uno o pi componenti di ogni sottosistema, dovuta ad una

    totale disfunzione del sistema e possibile fonte di dolore.Questa ipotesi va integrata con i compiti delle re-afferenze propriocet-

    tive provenienti dal rachide stesso, dai muscoli del tronco, ma anche dagliarti e, soprattutto, con il controllo esercitato dal sistema vestibolare sul-lapparato muscolo scheletrico e sul rachide in particolare.

    Sempre secondo Panjabi, il movimento di unarticolazione interverte-brale, come dimostrato da numerosi studi su cadaveri, su animali in vivoe con simulazioni matematiche, avviene fisiologicamente in una zonaneutra che quella che offre la minor resistenza da parte del sottosiste-

    Capitolo 2 Rachide 29

  • ma passivo. Quando il movimento diviene pi ampio, vengono ipersolle-citate le strutture legamentose e pu verificarsi una instabilit delS.M.V. con movimenti eccessivi o anomali. Ci pu avvenire per lesionidellannulus o dei legamenti, o per disidratazione del disco o per deficitmuscolare; per ragionevole pensare che, anche in assenza di vere lesio-ni, il comando neuro-muscolare, se incapace di realizzare efficaci patternsmotori automatici, possa provocare alterazioni della zona neutra e, quin-di, della stabilit intervertebrale, frequente causa di dolore.

    a questo proposito che appare evidente limportanza delle re-affe-renze propriocettive nella realizzazione delle risposte motorie automati-che che, insieme al controllo vestibolare antigravitario, costituiscono il si-stema sensitivo-motorio del rachide: una scatola nera che riceve infor-mazioni ed elabora risposte in tempo reale. Lintegrazione tra informazio-ne vestibolare e propriocettiva alla base delle possibilit terapeutiche edelle tecniche della medicina manuale.

    Per concludere, accenniamo qui a una interessante teoria sul meccani-smo del cammino. Questa teoria, proposta da Gracovetsky e definita spi-nal engine, parte dalla dimostrazione sperimentale che i soggetti con am-putazione bilaterale alla radice della coscia camminano come quelli dota-ti di arti inferiori normali, seppure con unampiezza del movimento delbacino minore. Secondo gli studi di Gracovetsky, risulta che il tronco non trasportato passivamente dagli arti inferiori durante il cammino, ma allorigine del cammino stesso. Questa teoria permette di comprendere lastretta relazione tra anatomia del rachide, cammino e stabilizzazione delcampo visivo:- la contrazione unilaterale della muscolatura verticale della colonna

    lombare, in relazione alla fisiologica lordosi, induce una lateroflessio-ne-rotazione dei segmenti mobili lombari;

    - lanatomia delle vertebre lombari determina la trasformazione delleforze muscolari verticali in una coppia assiale in grado di generare larotazione del bacino;

    - larto inferiore segue il movimento di rotazione del bacino;- al momento dellimpatto del piede al suolo, quando il piede respinge

    il suolo, gli estensori dellanca si contraggono e in tal modo lenergiamuscolare generata dai muscoli dellarto inferiore viene restituita allacolonna attraverso i legamenti della sacroiliaca, che costituiscono il le-game bio-meccanico tra gli estensori dellanca (gluteo, bicipite femo-rale) e i muscoli erettori della colonna;

    - grazie a questo legame, lenergia del passo viene convertita in coppiaassiale a livello della colonna lombare e, attraverso la cerniera toraco-

    Parte 1 Basi anatomo-fisiologiche30

  • lombare, restituita alla muscolatura paravertebrale controlaterale, perrealizzare il secondo passo;

    - lenergia dellimpulso che ritorna dal passo e trasmessa verso laltonon n assorbita n trasformata in calore nei dischi intervertebrali,ma interamente convertita in una coppia capace di far ruotare larti-colazione intervertebrale;

    - lenergia si propaga anche in senso craniale, determinando una rota-zione della colonna toracica e cervicale;

    - lanatomia delle vertebre cervicali comporta per che lenergia propa-gata dalla colonna toracica inverta la direzione della coppia assiale:come effetto si controbilancia il movimento dellarto inferiore con ilmovimento controlaterale delle spalle e degli arti superiori (sincinesiependolari della marcia);

    - in questo modo la testa resta stabile durante il cammino e gli occhipossono percepire come immobile lambiente;

    - ogni modificazione di questa sequenza di rotazioni/controrotazionicomporta lattivazione dei riflessi vestibolari che, come gi detto, po-trebbero non essere sempre adeguati a compensare le oscillazioni del-la testa con conseguente oscillopsia e/o vertigine.La teoria di Gracovetsky implica anche una diversa interpretazione

    della funzione dei dischi (e delle articolazioni intervertebrali), che non sa-rebbero semplici ammortizzatori del carico, ma servirebbero soprattuttoa trasmettere lenergia verso lalto.

    Riprenderemo le teorie di Gracovetsky nel capitolo dedicato