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In questo numero: Verbum Domini - Giovanni Paolo II Beato - Errico Mattei Periodico della parrocchia San Bernardino Realino in Lecce 16 24 Aprile 2011 “NON TEMETE, “NON TEMETE, ANDATE AD ANNUNCIARE” ANDATE AD ANNUNCIARE” Carissimi, oggi celebriamo la Pasqua del Signore Nostro Gesù Cristo. Tale festa, cuore della vita liturgica cristiana, porta a compimento il lungo periodo di quaresima, tempo penitenziale, di digiuno, di astinenza. Oggi il Cristo Risorto ci mostra il suo volto glorioso e ci invita, insieme a “Maria di Magdala e l’altra Maria”, che andarono al sepolcro “all’alba del primo giorno della settimana”, a visitare la tomba e riceverne il Suo saluto: “Salute a voi” e l’invito: “non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli”. Una grande esortazione e un incoraggiamento per tutti noi cristiani, un invito ad andare ad annunciare a tutti la gioia del Risorto. Un programma di vita che anche la Chiesa Italiana si è data per il prossimo decennio 2010-2020, chiamando ognuno di noi ad un impellente impegno di annuncio e testimonianza credibile per far fronte a questa “emergenza educativa” dei nostri tempi, da non sottovalutare, vista la contingenza di una forte scristianizzazione da un lato e della pressione islamica dall’altro. Carissimi, per questo non possiamo sottrarci all’invito del Risorto: “non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli”. Con l’esortazione “non temete” Egli ci incoraggia a superare tutte le reticenze, gli scoraggiamenti, i fallimenti, le derisioni, lo scherno, le paure, che si incontrano nel testimoniare la propria fede. Anche perché Lui, in prima persona, ha subito tutto ciò fino a dare la sua vita, ma sopportando tutto con dignità e fede, e lasciandoci un esempio. Con l’esortazione “andate” Egli ci incoraggia a non vivere una religiosità scontata, abitudinaria, stantia, ma ci sprona a muoverci verso l’uomo per divenire pellegrini instancabili, cercatori di nuovi volti e relazioni. Lui non si è stancato di andare in lungo e in largo incontrando uomini e donne che si sono sentiti amare. Questa testimonianza è stata sposata da tutti gli evangelizzatori nella storia della Chiesa, da San Paolo ai Papi dei nostri giorni. Con l’esortazione “ai miei fratelli” Egli ci incoraggia ad annunciare il Vangelo a tutti. Tale annuncio ci chiama ad essere Chiesa universale, nella quale vengono meno le differenze di cultura, etnia, colore della pelle, dialogando con tutto il mondo per incontrare il volto del Cristo come sosteneva il monaco Epifanio. Si narra infatti che il monaco Epifanio, quando decise di comporre una tavola con il volto del Cristo che potesse esprimere la Divinità e l’umanità, il Mistero e la sua manifestazione, non trovava un modello adatto. Solo dopo lunghi anni ed un’estenuante ricerca si convinse che l’unica soluzione era nel cercare in tanti volti diversi le parti che avrebbero composto il suo Cristo. Lo compose con i particolari di tanti uomini e donne, un Vescovo, una prostituta, un mendicante, un lebbroso, un immigrato ed altri. Terminata l’opera riportò i modelli davanti alla tavola del Cristo e tutti, vedendo qualcosa di sé, pensarono di essere Cristo poiché vi si riconoscevano. Ma il monaco Epifanio li ammonì: “figlioli…. nessuno di voi è uguale a Cristo… non cercate mai nel Cristo il volto di un solo uomo, ma cercate in ogni uomo il volto di Cristo”. Carissimi, è questo volto di Cristo Risorto che oggi si presenta a noi e ci chiede di diventare suoi testimoni e discepoli. Questo è il mio augurio per questa Santa Pasqua 2011, che ognuno di noi possa “cercare in ogni uomo il volto di Cristo.” Don Michele

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24 Aprile 2011 N° 16 Periodico della parrocchia San Bernardino Realino in Lecce In questo numero: VERBUM DOMINI Fuecu nesciu 16 pg 2 BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II Fuecu nesciu 16 pg 3 * * * Fuecu nesciu 16 pg 4 Le sue ultime parole sulla croce: * * * Salvatore Perfetto Fuecu nesciu 166 pg 5 LA GAVETTA Fuecu nesciu 16 pg 6 Fuecu nesciu 16 pg 7 Pino e Salvatore

Transcript of Fuecu Nesciu 16 00

In questo numero:

Verbum Domini-

Giovanni Paolo IIBeato

-Errico Mattei

Periodicodella parrocchia SanBernardinoRealino in Lecce

N° 1624

Aprile2011

“NON TEMETE, “NON TEMETE, ANDATE AD ANNUNCIARE”ANDATE AD ANNUNCIARE”

Carissimi, oggi celebriamo la Pasqua del Signore Nostro Gesù Cristo. Tale festa, cuore della vita liturgica cristiana, porta a compimento il lungo periodo di quaresima, tempo penitenziale, di digiuno, di astinenza. Oggi il Cristo Risorto ci mostra il suo volto glorioso e ci invita, insieme a “Maria di Magdala e l’altra Maria”, che andarono al sepolcro “all’alba del primo giorno della settimana”, a visitare la tomba e riceverne il Suo saluto: “Salute a voi” e l’invito: “non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli”. Una grande esortazione e un incoraggiamento per tutti noi cristiani, un invito ad andare ad annunciare a tutti la gioia del Risorto. Un programma di vita che anche la Chiesa Italiana si è data per il prossimo decennio 2010-2020, chiamando ognuno di noi ad un impellente impegno di annuncio e testimonianza credibile per far fronte a questa “emergenza educativa” dei nostri tempi, da non sottovalutare, vista la contingenza di una forte scristianizzazione da un lato e della pressione islamica dall’altro. Carissimi, per questo non possiamo sottrarci all’invito del Risorto: “non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli”. Con l’esortazione “non temete” Egli ci incoraggia a superare tutte le reticenze, gli scoraggiamenti, i fallimenti, le derisioni, lo scherno, le paure, che si incontrano nel testimoniare la propria fede. Anche perché Lui, in prima persona, ha subito tutto ciò fi no a dare la sua vita, ma sopportando tutto con dignità e fede, e lasciandoci un esempio. Con l’esortazione “andate” Egli ci incoraggia a non vivere una religiosità scontata, abitudinaria, stantia, ma ci sprona a muoverci verso l’uomo per divenire pellegrini instancabili, cercatori di nuovi volti e relazioni. Lui non si è stancato di andare in lungo e in largo incontrando uomini e donne che si sono sentiti amare. Questa testimonianza è stata sposata da tutti gli evangelizzatori nella storia della Chiesa, da San Paolo ai Papi dei nostri giorni. Con l’esortazione “ai miei fratelli” Egli ci incoraggia ad annunciare il Vangelo a tutti. Tale annuncio ci chiama ad essere Chiesa universale, nella quale vengono meno le differenze di cultura, etnia, colore della pelle, dialogando con tutto il mondo per incontrare il volto del Cristo come sosteneva il monaco Epifanio. Si narra infatti che il monaco Epifanio, quando decise di comporre una tavola con il volto del Cristo che potesse esprimere la Divinità e l’umanità, il Mistero e la sua manifestazione, non trovava un modello adatto. Solo dopo lunghi anni ed un’estenuante ricerca si convinse che l’unica soluzione era nel cercare in tanti volti diversi le parti che avrebbero composto il suo Cristo. Lo compose con i particolari di tanti uomini e donne, un Vescovo, una prostituta, un mendicante, un lebbroso, un immigrato ed altri. Terminata l’opera riportò i modelli davanti alla tavola del Cristo e tutti, vedendo qualcosa di sé, pensarono di essere Cristo poiché vi si riconoscevano. Ma il monaco Epifanio li ammonì: “fi glioli…. nessuno di voi è uguale a Cristo… non cercate mai nel Cristo il volto di un solo uomo, ma cercate in ogni uomo il volto di Cristo”. Carissimi, è questo volto di Cristo Risorto che oggi si presenta a noi e ci chiede di diventare suoi testimoni e discepoli. Questo è il mio augurio per questa Santa Pasqua 2011, che ognuno di noi possa “cercare in ogni uomo il volto di Cristo.” Don Michele

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VERBUM DOMINI

L’11 novembre 2010, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa d i p r e s e n t a z i o n e d e l l ’ E s o r t a z i o n e Apostolica Postsinodale di Sua Santità Benedetto XVI, Verbum Domini, c h e r a c c o g l i e l e rifl essioni e le proposte e m e r s e d a l l a X I I Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi svoltasi in Vaticano nell’ottobre del 2008 sul tema: La

Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Il documento si apre con una Introduzione e si articola in tre parti, seguendo la struttura del tema dell’Assemblea sinodale. La prima parte, intitolata Verbum Dei, sottolinea il ruolo fondamentale di Dio Padre, fonte e origine della Parola, come pure la dimensione trinitaria della rivelazione.La seconda parte, Verbum in Ecclesia, mette in risalto che, per la divina Provvidenza, la Chiesa è la casa della Parola di Dio che accoglie il Verbo fatto carne e che ha posto la sua tenda tra noi.La terza parte, Verbum mundo, sottolinea il dovere dei cristiani di annunciare la Parola di Dio nel mondo in cui vivono ed operano. Nella Conclusione della Verbum Domini vengono poi riprese e sintetizzate le idee portanti di tutto il documento. “Riscoprire la centralità della Parola di Dio” nella vita personale e della Chiesa e “l’urgenza e la bellezza” di annunciarla per la salvezza dell’umanità come “testimoni convinti e credibili del Risorto”: è questo, in sintesi, il messaggio di Benedetto XVI. Il documento, lungo quasi 200 pagine, è un appassionato appello rivolto dal Papa ai pastori, ai membri della vita consacrata e ai laici a “diventare sempre più familiari con le Sacre Scritture”, non dimenticando mai “che a fondamento di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa”. Benedetto XVI sviluppa la sua rifl essione a partire dal Prologo del Vangelo di Giovanni che ci pone di fronte “al mistero di Dio che comunica se stesso mediante il dono della sua Parola”. “In un mondo che spesso sente Dio come superfl uo o estraneo,” - afferma - “non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in abbondanza”. Ricordando “il grande impulso” dato dal Concilio Vaticano II per la

riscoperta della Parola di Dio nella vita della Chiesa, nel documento si ribadisce la grande venerazione per le sacre Scritture, pur non essendo la fede cristiana una ‘religione del Libro’: il cristianesimo è la ‘religione della Parola di Dio’, non di una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente alla cui luce si chiarisce defi nitivamente l’enigma della condizione umana. Il documento affronta poi il rapporto tra Parola di Dio e liturgia: “è questo l’ambito privilegiato – si afferma – in cui Dio parla oggi al suo popolo, che ascolta e risponde”; quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura è Cristo stesso che parla. Occorre tuttavia educare i fedeli a comprendere l’unità tra Parola e Sacramento nel ministero della Chiesa. Infatti, “nella relazione tra Parola e gesto sacramentale si mostra in forma liturgica l’agire proprio di Dio nella storia mediante il carattere performativo della Parola stessa. Nella storia della salvezza infatti non c’è separazione tra ciò che Dio dice e opera. Al medesimo modo, nell’azione liturgica siamo posti di fronte alla sua Parola che realizza ciò che dice. Il Papa sottolinea con forza l’appello del Sinodo a “rinvigorire nella Chiesa la coscienza missionaria”, nella consapevolezza “che quanto è rivelato in Cristo è realmente la salvezza di tutte le genti”: “l’uomo ha bisogno della ‘grande Speranza’ per poter vivere il proprio presente, la grande speranza che è ‘quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fi ne’ (Gv 13,1). Per questo la Chiesa è missionaria nella sua essenza. Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna che ci sono date nell’incontro con Gesù Cristo: esse sono per tutti, per ogni uomo. Ogni persona del nostro tempo, lo sappia oppure no, ha bisogno di questo annuncio. A noi la responsabilità di trasmettere quello che a nostra volta, per grazia, abbiamo ricevuto. “In nessun modo, si legge nel documento, la Chiesa può limitarsi ad una pastorale di ‘mantenimento’, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Il documento affronta poi la questione dell’annuncio ai giovani, ai migranti, ai sofferenti e ai poveri. L’attenzione al mondo giovanile implica il coraggio di un annuncio chiaro, essi hanno bisogno di testimoni e di maestri, che camminino con loro e li guidino ad amare e a comunicare a loro volta il Vangelo soprattutto ai loro coetanei, diventando essi stessi autentici e credibili annunciatori. La nostra epoca, conclude il Papa, “dev’essere sempre più il tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio e di una nuova evangelizzazione”, perché ancora oggi Gesù risorto ci dice ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura’ (Mc 16,15). “Annunciando la Parola di Dio nella forza dello Spirito Santo, desideriamo comunicare anche la fonte della vera gioia, non di una gioia superfi ciale ed effi mera, ma di quella che scaturisce dalla consapevolezza che solo il Signore Gesù ha parole di vita eterna (Gv 6,68)”. Gabriella Licheri

La redazione di fuecu nesciu augura a tuttiBuona Pasqua!

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BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II Il 1° maggio prossimo sarà proclamato beato Papa Giovanni Paolo II. La sua beatifi cazione coinciderà con la Domenica in Albis, cioè la prima successiva alla Pasqua, nella quale lo stesso Karol Wojtyla istituì la Festa della Divina Misericordia. L’annuncio della beatifi cazione di Papa Wojtyla è stato dato con la promulgazione del decreto che attribuisce un miracolo all’intercessione di Giovanni Paolo II. Il rito di beatifi cazione sarà presieduto dal Papa Benedetto XVI, che dunque ha apposto la sua fi rma sul fascicolo della beatifi cazione di Giovanni Paolo II, ricevuto dal prefetto della congregazione per le Cause dei Santi il card. Angelo Amato. Quando ci furono i funerali di Karol Wojtyla, nell’aprile del 2005, uno striscione tra la folla di fedeli si fece notare più degli altri.Era quello con su scritto ‘Santo Subito’ ed è il primo messaggio che il nuovo Papa, Benedetto XVI, ha voluto ascoltare e realizzare. La beatifi cazione di Papa Wojtyla avverrà dopo sei anni dalla sua morte, il 2 aprile del 2005. Benedetto XVI infatti ha derogato alle norme canoniche che prevedono si aspettino cinque anni dalla morte per aprire il processo canonico per la beatifi cazione. Il 13 maggio 2005, a poche settimane dalla sua elezione, papa Ratzinger, nella cattedrale di San Giovanni, davanti al clero romano, annunciò in latino la propria decisione di consentire l’apertura immediata della causa canonica per Giovanni Paolo II. Era stato proprio il papa polacco a derogare per la prima volta a questa norma, consentendo l’immediato avvio del processo canonico per madre Teresa di Calcutta, morta nel 1997 e beatifi cata nel 2003. La conclusione nel 2011 del processo di beatifi cazione per Wojtyla indica che si è lavorato molto, esaminando una mole immensa di documenti e ascoltando tantissimi testimoni, per analizzare un pontifi cato di quasi 27 anni e l’intera vita di un personaggio che ha segnato la storia ecclesiale. Tanti sono stati i miracoli a lui attribuiti, ma quello più importante è la guarigione dal morbo di Parkinson di suor Marie Simon Pierre Normand, che lo scorso ottobre i medici della consulta della Congregazione hanno dichiarato inspiegabile. Per la guarigione dal Parkinson di questa suora francese le consorelle avevano pregato Giovanni Paolo II da poco defunto. La promulgazione di Papa Ratziger del decreto che attribuisce tale miracolo all’intercessione di Giovanni Paolo II, ha avviato la pratica fi nale per celebrare in terra la fi gura di Woityla. Erano più di mille anni che un Papa non elevava all’onore degli altari il suo immediato predecessore. Nel dicembre 2009 il Papa aveva dichiarato Wojtyla “venerabile” approvandone le “virtù eroiche”. Con la sua decisione Benedetto XVI, che non ha mai mostrato dubbi sulla santità del predecessore, del quale fu per oltre un ventennio fedele e prezioso collaboratore, ratifi ca quello slogan che gruppi ben organizzati di fedeli lanciarono il giorno dei funerali di Wojtyla: “Santo subito”. In effetti la grande impressione che fece la morte del Pontefi ce, e l’ininterrotto pellegrinaggio alla sua tomba, mostrano come esista e sia diffusa la sua fama di santità, una delle premesse decisive per elevare qualcuno all’onore degli altari. Concetta Baglivo

PER RIFLETTERE Il timore della morte affl igge da sempre l’uomo. La morte è inaccettabile. Nascere per morire è l’assurdo.Da quando è comparso sulla terra, l’uomo contende il passo alla morte, ma resta sempre sconfi tto. Anche i più potenti e sapienti sono caduti e cadono in ginocchio dinanzi a questa rivale. Tutti tranne uno, Cristo, che la storia riconosce come unico vincitore. Anche Cristo morì e fu sepolto, ma il suo sepolcro non fu la sua fi ne, ma la sua seconda culla. Quello che è avvenuto per Cristo avverrà anche per noi, se avremo fede. Cristo risorto è la prova che Dio non ha cambiato idea sulla sorte dell’uomo: la conclusione della morte è la vita, l’uomo non è fatto per la morte, ma per la vita. Credere signifi ca fare esperienza del potere creatore di Dio che rende possibile l’impossibile. Credere signifi ca amare sempre e comunque, anche se si sente il peso della tentazione e del dubbio e si conosce la fragilità della libertà. Credere nella resurrezione signifi ca diventare “segno” vivente di Dio. La resurrezione però è strettamente legata alla croce. Se Dio ha risuscitato Cristo, il Cristo crocefi sso, vuol dire che l’unica verità è amare in quella dimensione, che la vera vita è lì e che solo accettando la debolezza dell’amore si può essere risuscitati e avere la vera vita, la “vita eterna”. La resurrezione dunque per il Cristiano è un “compito” da realizzare ogni giorno. E’ importante, perciò, maturare una seria coscienza morale e agire sempre conformemente ad essa. E’ opportuno puntare sulla riscoperta delle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. La prudenza è la sapienza di Dio: “Siate prudenti come i serpenti e semplici come la colomba” (Mt.10,16). Conoscere dov’è il bene e dov’è il male, al di là delle apparenze, e porsi sempre dalla paret delbene con coraggio e sincerità. La giustizia è rispettare tutti nella loro dignità personale e porsi sempre dalla parte dei più bisognosi, dei deboli, dei piccoli. La fortezza è coerenza delle scelte in ogni situazione; è rifi utare sempre la violenza, preferendo il perdono; è affermare la verità. La temperanza è rispettare tutte le cose, fare retto uso di esse, conservare libertà interiore davanti ai beni terreni. Rita Serafi no

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Tra le fi gure più prestigiose del cattolicesimo italiano del Novecento deve essere annoverato Enrico Mattei, al cui nome sono legati passaggi fondamentali per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese nel secondo dopoguerra. Questa singolare fi gura di uomo politico e imprenditore è ancora oggi oggetto di acceso dibattito tra ammiratori e detrattori, segno inequivocabile del ruolo insostituibile da lui svolto per oltre un quindicennio nella storia d’Italia ed interrotto bruscamente e prematuramente dalla sua tragica scomparsa, avvenuta in circostanze mai del tutto chiarite la sera del 27 ottobre 1962 in un incidente aereo. Enrico Mattei, fi glio di un sottuffi ciale dell’Arma dei Carabinieri (che aveva arrestato il famoso brigante Musolino), nacque ad Acqualagna (Pesaro) nel 1906. Dopo alcune umili esperienze lavorative giovanili, anche come emigrante all’estero, negli anni trenta avviò una fortunata attività imprenditoriale a Milano. Fervente cattolico di orientamento progressista, particolarmente sensibile ai principi della dottrina sociale della Chiesa, dopo 1’8 settembre 1943 si impegnò direttamente nella Resistenza quale esponente della nuova Democrazia Cristiana, affermandosi come uno dei più coraggiosi e attivi capi partigiani dell’Italia settentrionale e. assumendo un ruolo decisivo nel Comitato di Liberazione Nazionale nella lotta al nazifascismo. Dopo la Liberazione e il ritorno del paese alla democrazia, iniziò la vera e propria attività politica nel partito cattolico ed interessandosi soprattutto alle problematiche del rilancio economico nazionale. Contemporaneamente all’attività parlamentare (fu deputato della D.C. nella prima legislatura repubblicana dal 1948 al 1953), ricevuto l’incarico di liquidare l’A.G.I.P. (Agenzia Generale Italiana Petroli), un ente fondato durante il regime fascista ed osteggiato da ampi settori politici e capitalistici, Mattei di sua iniziativa lo trasformò invece in un effi ciente e produttivo organismo per consentire il perseguimento di una politica energetica nazionale, tesa ad affrancare l’Italia dalla soffocante dipendenza dalle materie prime straniere. Nel mettere così a disposizione dello Stato le sue non comuni capacità imprenditoriali e manageriali, Mattei intendeva dare attuazione ai suoi principi ideologici, perfettamente coerenti con il programma del suo partito, tesi a promuovere un più ampio intervento dello Stato nell’attività economica per assicurare un equo sviluppo globale soprattutto per le classi e le aree più svantaggiate e sostenere la rinascita dell’industria italiana con il supporto di fonti energetiche gestite nell’interesse collettivo. Nell’elaborazione di tale illuminata visione programmatica Mattei si era ispirato in particolare al pensiero di Ezio Vanoni, l’economista e politico lombardo, che fu sempre suo amico e sostenitore, assicurandogli anche l’incondizionato appoggio di Alcide De Gasperi, il Presidente del Consiglio della ricostruzione post-bellica. Con tali prestigiosi referenti, Mattei potè così avviare l’attività pubblica di ricerca di

materie prime in diverse aree del sottosuolo italiano, a discapito

ENRICO MATTEI E LA FEDE OPEROSA

degli interessi privatistici di numerose società italiane e straniere, sostenute da potenti lobby politico-fi nanziarie (che gli furono sempre acerrime nemiche). La scoperta di importanti giacimenti di metano nella Valle Padana e di petrolio in Basilicata e Sicilia fu il primo passo per la creazione di una autonoma politica energetica nazionale, che fu alla base del successivo miracolo economico italiano. Il consolidamento della posizione politica di Mattei, favorito dagli indubbi successi tecnici, dovuti anche alla sua abilità manageriale e alla sua irreprensibile caratura morale (mai intaccata dai duri attacchi personali rivoltigli dagli avversari), portarono all’ampliamento dell’importanza dell’A.G.I.P. e alla sua articolazione in numerosi altri enti pubblici di settore, per C’ulminare infi ne, nel 1953, sempre con il decisivo avallo di De Gasperi e Vanoni, nella fondazione dell’Ente Nazionale Idrocarburi (E.N.I.), avvenuta con legge dello Stato, a testimonianza del ruolo fondamentale che la politica energetica aveva

assunto anche nell’ordinamento politico e giuridico della Nazione. Sotto la guida di Mattei, che ne fu il primo presidente, l’E.N.I. divenne uno dei protagonisti della vita economica e sociale italiana, attivo anche all’estero, ove intraprese estese campagne di ricerca e gestione di risorse naturali, soprattutto nel Terzo Mondo, secondo un modello di compartecipazione paritaria con le realtà locali, quindi del tutto differente dalle politiche d i prepotente s f ru t tamento tradizionalmente condotte dalle compagnie private internazionali. Q u e s t a c o n c e z i o n e b a s a t a

sull’attenzione alle legittime esigenze di sviluppo dei Paesi produttori. di materie prime costituì uno dei principali motivi di affi nità alla base della profonda amicizia che legò Mattei a Giorgio La Pira, anch’egli sostenitore della necessità di promuovere la pace attraverso equi rapporti economici con le nazioni povere. L’azione comune di questi due grandi uomini politici cattolici originò numerosi progetti di intervento e di cooperazione italiana nel Terzo Mondo e consentì anche il famoso salvataggio della Società Pignone di Firenze, che evitò la perdita. di numerosi posti di lavoro e una conseguente gravissima crisi sociale. Altrettanto intenso fu l’impegno di Mattei per promuovere, attraverso le risorse naturali e il relativo indotto industriale, il decollo economico del nostro Mezzogiorno, nel quale assicurò una diffusa attività dell’Eni e delle società collegate, che in alcune aree realizzarono insediamenti produttivi d’avanguardia tutt’ora operanti, con la creazione di numerosi posti di lavoro. L’attività di Mattei suscitò sempre forti ostilità anche all’estero, ove i successi dell’ENI intaccarono il monopolio delle compagnie petrolifere multinazionali, le cosiddette Sette sorelle, e fu avversata, spesso esplicitamente, dai governi di quei paesi occidentali che avevano interesse a mantenere l’Italia in una posizione di dipendenza energetica.

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L’ARTE POETICA

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Mattei seppe sempre affrontare queste diffi coltà, così come gli avversari interni, con abile spregiudicatezza, muovendosi con accorta autorevolezza anche in ambito internazionale, al punto che gli fu spesso attribuito polemicamente il ruolo di effettivo ministro degli esteri del nostro paese. Il complesso di potenti forze a lui ostili e il timore che la sua politica rivoluzionaria di rapporto paritario con i paesi produttori potesse compromettere i dominanti interessi economici internazionali sono certamente all’origine della morte di Mattei, precipitato con il suo aereo di rappresentanza nelle campagne

di Pavia al ritorno da un viaggio in Sicilia.E’ oramai convinzione comune e prevalente che l’incidente sia stato causato dal sabotaggio del velivolo, anche se la circostanza non potrà mai essere pienamente provata. E’ però certo che tale tragico evento ha privato prematuramente l’Italia di una fi gura unica e fondamentale nella sua crescita civile ed economica, un altro signifi cativo tassello dell’insostituibile contributo che i cattolici hanno generosamente dato alla nostra storia patria. Giorgio Serafi no

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Le sue ultime parole sulla croce:

“Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 24)Riecheggiano anche oggiparole di perdonoogni qualvolta ignarilo rimettiamo in croce. “In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso” (Lc 23, 43)Per tutti quei solertipentiti dell’ultima orauno solo il salariocome ai vignaioli:il Paradiso. “Donna, ecco tuo fi glio” “Ecco la tua Madre” Gv 19, 26–27)Per questa Donna affrantaecco il gran dono:un altro come fi glio;ma il suo desiderio è di affi darel’intera umanità a questa Madre. “Ho sete” (Gv 19, 28)E’ antica la sua sete di perdono,poche volte attinge,poche volte chiedecome al pozzo di Samaria. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15, 34)Quando giunge l’ultimo assaltosembra lo spirito soccombereal peso di un’immane solitudine: perché, mio Dio, perché? “Tutto è compiuto” (Gv 19, 30)E quando l’acqua ha sapore dell’aceto, a denti stretti,nell’ultimo respirotutto si compie secondo il Suo volere. “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46)Anche oggi il creato sussultanell’impeto dell’ora che giunge,ma quel gesto diviene preghieradi chi affi da lo spirito al Padre. “forte grido” (Mc 15, 37) (Gv 19, 30)E riecheggia per sempre un forte grido di perdonoche tutti attraelungo le strade della nuova vita.

Salvatore Perfetto

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PUDDHICHE E OE TE GIUCCULATA

Sta tornu a retu cu l’anni, quandu nde tenia sei e rriava la Semana Santa, cu tutte le iniziative parrucchiali e cu tutte le tradizioni semplici. Intru dha semana le mamme se tianu te fare cu fannu le “Puddhiche” pe li strei. Ce beranu bone le puddhiche te la mamma mia fatte te farina te fi ore, cu l’eu lessato intru e poi nfurnate. Tante famiglie, le cchiù ricche, preparànu puru le pastarelle e li nfocacatti bianchi e niuri. A mie la mamma mia solamente le puddhiche me putìa fare, fatte cu tantu amore, e dopu

ca l’ia fatte le purtava allu furnu te la Piscia surda addunca se pacà cchiù picca. Eh si... a casa noscia a stientu a stientu teniamu la cucina cu li tre fornelli! Me sta recordu quandu la ccattammu, ce festa ca fi cemu, nvitammu a casa noscia, cu festeggiamu la cucina a gas, tutte le escine te casa e la festa la fi cemu cu nu cafè te uergiu e nu biccherinu te rusoli fattu a casa. Quanti recuerdi... mo m’aggiu fattu rande e le “Puddhiche” su’ ormai passate te mota, nisciunu se le recorda cchiui; alli tiempi te osce nc’è autru te scegliere: alli cchiù piccicchi l’eu te giucculata cu la sorpresa, alli randi l’eu cu lu pelusciu, alle zite e alle muggheri l’eu te giucculata cu la sorpresa ricca intru: lu nieddhu, la collana, lu rulogiu e ci cchiù tene cchiù minte. E de la Semana Santa ci parla cchiui? Se parla, invece, a du s’à fare Pascareddha: a mare, in montagna, allu ristorante, alla facce te la crisi!! Quandu eru striu ieu se facìa lu “Riu”: tutta la famiglia a campagna cu nu stanatu te risu e carcioffule, la bottiglia te mieru russu o biancu e tanta felicità te nui vagnuni ca cu lu pallone ni putìamu scatenare quantu ulìamu. Se me recordu la Semana Santa te li tiempi mei me recordu le tante sceneggiature ca se facìanu alla chiesa. La Sciuetìa Santa subbra all’altare lu celebrante llavà li pieti a certi te lu paise, e ntra lla chiesa se sentìa nna ndore te fi uri ca te trasìa intru allu nasu e ritta ritta ntra llu core; tutti dhi fi uri ddobbànu n’altare a du nc’era Cristu muertu e la gente recitava la preghera annanzi allu Seburcu, ca osce se chiama Reposizione. La Ernatia Santa n’cera la prucessione te Gesù muertu, paria vera intru all’urna, me lu recordu quantu me rezzecanu li carni mentre me passà te nanti. Cinca spengìa lu carrettu scia squasatu cu nu fazzulettu an capu, propriu comu li Giutei. La Matonna Ndulurata te retu a Cristu muertu, la purtànu tante caruse estute a luttu, mentre le trombe mise annanti alla prucessione avvisavant la gente ca sta passà Gesù muertu. Quandu rrià lu Sabatu Santu, le campane enianu ttaccate e nu sunànu, percè Cristu ia muertu, la Chiesa stia chiusa in segnu te lluttu, e la gente stia attenta pe quandu aprìa cu se pozza cunfessare e cu se prenota na seggia (macari puru cu n’obulu) cu se senta la missa te la notte te Pasca. Quanta fede, quanta felicità, quantu era bella dha missa te Pasca, allu mumenti te lu Gloria, te retu nu pannu russu ca se aprìa, essia Cristu Risortu, le campane enianu stote e lautisciavanu Gloria pe’ Gesù Risortu. Randi e piccinni cuntenti a battere le manu intru alla chiesa, na festa, na festa rande, lu Risortu ia intu sulla morte!!! Suntu recuerdi, rifl essioni te tradizioni e de fede, recuerdi indelebili ca stanu scritti intru allu core te nu cristianu rande, ma piccinnu intru, recuerdi ca nu morenu mai e cu sti recuerdi chiutu cu na speranza ca quandu sarà ca rria lu giurnu miu c’aggiu lassare tuttu, la fede me tice: nu giurnu risorgerai propriu comu a IDDHU!!! Geraldo Aprile

LA GAVETTA Spesso mi fermo a pensare su quale sarà il futuro professionale dei miei fi gli in funzione delle loro propensioni e lo immagino non dico eccellente ma almeno dignitoso, sempre sperando che loro portino a termine un iter di studio ben defi nito, qualunque esso sia. Ma, guardandomi intorno, mi rendo conto che non basta studiare o avere un ottimo voto per essere inseriti in un percorso professionale, bisogna essere “ al posto giusto nel momento giusto” oppure “avere un santo in paradiso”. Purtroppo la meritocrazia è una logica poco utilizzata tanto negli enti statali quanto in quelli privati e sicuramente le piccole e medie città non offrono le stesse opportunità di inserimento nel mondodel lavoro rispetto alle grandi città come Milano, Torino, Bologna ecc. Pertanto provo ad immedesimarmi nei ragazzi appena laureati che sognano di ottenere un posto sicuro, ambizioso e gratifi cante e mi chiedo quanti di loro esaudiranno realmente il loro sogno? Molti, dopo anni di ricerca, rinunciano e accettano di svolgere mansioni diverse da quelle per cui hanno studiato. Io sono dell’ avviso che lo studio è importante, che avere un diploma o una laurea è molto importante, ma bisogna rimanere sempre coi piedi per terra e capire che i sogni si avverano solo facendo tanti sacrifi ci; la famosa gavetta rappresenta un solido investimento per il futuro, ogni esperienza lavorativa è un arricchimentoprofessionale e sociale per la persona e noi genitori dovremmo sostenere i nostri fi gli nella comprensione che bisogna sempre prendere tutto ciò che la vita ci offre, con correttezza e onestà, soprattutto adesso che viviamo

in una società debole, corrotta, comoda e viziata. Giacomo Giannotta

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IL SAN BERNARDINO SUPERA

LA PNEUMA MARTANO E ACCEDE ALLA FASE FINALE PROVINCIALE DI CALCIO A CINQUE

UNDER 14 Sabato 16 aprile, sul proprio terreno di giuoco, sotto una pioggia inclemente, il San Bernardino Realino batte la Pneuma Martano per 5 a 4 e approda alla fase fi nale del campionato Provinciale di Calcio a 5, categoria Under 14, organizzato dal Comitato Provinciale di Lecce del Centro Sportivo Italiano, cui l’A.S.D. San Bernardino è affi liata. E’ la prima volta, dalla sua fondazione - correva l’anno 2007 - che la squadra ariasanese supera la fase preliminare e approda alle fi nali. Una cavalcata lunga e faticosa, iniziata già a settembre 2010, quando tutti gli

5 Aprile 2011 Incontro dei ragazzi del gruppo sportivo con Jeda, il forte attaccante del Lecce

atleti tesserati (n.d.r.: 30), sotto la guida dei responsabili del settore tecnico, si sono ritrovati sul campetto di via Oropellai, ritornando ad allenarsi e a prepararsi per l’importante appuntamento provinciale. Tutti gli atleti, profondendo impegno e sudore, hanno fatto si che quello che sembrava irrangiungibile diventasse realtà. Ma, come dicevamo, non è stata una semplice passeggiata. L’esordio, in casa con il Sinite Parvulos Vernole, facilmente battuto per 6 a 1, ci aveva illuso. Infatti, già alla seconda gara nuovamente giocata in casa, i ragazzi del San Bernardino avevano assaporato un’amara sconfi tta per 9 a 1 ad opera del Circolo Parrocchiale San Pio IX Lecce (gli eterni rivali): una gara giocata con ardore, ma con scarsa lucidità tattica, che, insieme ad alcune prestazioni individuali negative e all’imprecisione nelle conclusioni, avevano sancito la prima sconfi tta. Archiviata la gara con il San Pio, ci si concentra sulla gara successiva. A causa dell’indisponibilità dell’impianto sportivo ospite, la gara viene giocata nuovamente in casa con l’I.T.C.A. Luigi Amigo di Galatone. Il San Bernardino scende in campo con la voglia di riscattare la sconfi tta della settimana precedente e con una prestazione positiva e concreta batte facilmente gli ospiti per 13 a 3. La sosta per turno, però gioca un brutto scherzo e il 7 marzo c.a. sul campo della Pneuma Martano, complice anche il freddo polare (n.d.r.: nevicava), i ragazzi del san Bernardino incappano in una cocente sconfi tta per 11 a 1, mitigata solo da una calda cioccolata offerta da uno dei numerosi papà-supporter al seguito. Poco male: la settimana successiva, il San Bernardino rende visita al Vernole e come all’andata, si impone vittoriosamente per 5 a 3: la strigliata infrasettimanale del presidente (n.d.r: Don Michele Marino) che ha minacciato di esonerare i mister Salvatore e Pino, è servita. La settimana successiva il San Bernardino rende visita ai cugini del San Pio IX Lecce e conoscono una nuova sconfi tta per 13 a 1 a cui segue la settimana successiva la gara con il Galatone, ove i ragazzi del San Bernardino, pur non demeritando, a causa del terreno di giuoco infame a cui non sono abituati, perdono per 4 a 0. Arriva l’ultima gara della fase preliminare: bisogna vincere per passare il turno e quando la buona sorte sembra aver ormai abbandonato la Squadra, ecco il riscatto. Sabato 16 aprile, ore 15.30. Il Martano si presenta sul campo di via Oropellai e sicuro del risultato dell’andata, forse pensa di avere già in tasca la vittoria: errore. I ragazzi del San Bernardino scendono in campo carichi come non mai e dal primo minuto iniziano a produrre giuoco e a bombardare letteralmente la porta avversaria di tiri, che però non cede. Anzi, quando meno te lo aspetti, su

uno dei pochi rovesciamenti di fronte, il Martano va in vantaggio con un tiro reso insidioso dalla pioggia che cade a catinelle e che beffa RICCARDO (Ottima la sua prestazione). La Squadra di casa, però, non si scompone più di tanto e continua a macinare giuoco e conclusioni verso la porta avversaria chiamando ad un super-lavoro il portiere ospite. E direttamente su calcio d’angolo il baby Gabriele (cl. 2000), schierato a sorpresa capitano, beffa gli ospiti e pareggia. Si va al riposo in parità. Alla ripresa la musica non cambia: è sempre la Squadra di casa a menare le danze, ma, ancora, ad andare in goal sono gli ospiti: 2 a 1. Tutto da rifare. Palla a centro e si riprende, ma nulla cambia, sebbene pali e traverse non manchino (alla fi ne saranno cinque i legni colpiti dalla Squadra di casa). Si và al riposo. Alla ripresa del terzo tempo, la Squadra di casa non demorde e raggiunge il pareggio con Ismaele che dalla trequarti lascia partire un destro violentissimo che la difesa avversaria può solo vedere insaccarsi: 2 a 2. Ma è poco il tempo per gioire e, complice una dormita generale, gli ospiti sono nuovamente in vantaggio: nulla da dire un bel goal. Strigliata a dovere, la squadra di casa riprende a far giuoco e raggiunge il meritato pari con PAOLO (bellissima la girata di testa su appoggio di CRISTINA): 3 a 3. Si riprende a giocare: mancano meno di dieci minuti e il MARTANO, sornione, sembra accontentarsi del pari (e’ già qualifi cato), ma con una improvvisa accelerazione si porta nuovamente in vantaggio: 4 a 3. E’ una beffa: il San Bernardino crea giuoco e conclusioni, ma gli ospiti sono sempre in vantaggio. Contrariamente alle precedenti esibizioni, calato fi sicamente nella fase fi nale della partita, il San Bernardino ostinatamente riprende a macinare giuoco e con un tiro dal limite di CRISTINA perviene al pareggio a cinque minuti dalla fi ne e continua a cercare la vittoria. Così, quando mancano due minuti, CHRISTOPHER (impeccabile oggi), avanza verso la porta avversaria sulla fascia destra e lascia partire un tiro forte e velenoso che si insacca alle spalle di un incredulo portiere avversario: 5a4. Gli ultimi due minuti sembra che scorrano molto lentamente, ma di fatto senza che gli avversari si rendano mai pericolosi, anzi è la squadra di casa che sfi ora il sesto goal. Poi, fi nalmente giunge il triplice fi schio: è festa, i ragazzi del San Bernardino conquistano tre punti d’oro e approdano al girone fi nale. E siccome sognare non costa nulla…: l’eventuale vittoria nella fase fi nale aprirebbe le porte alla fase regionale… e a quella nazionale!!!!!!!Bravi ragazzi!!!!! L’occasione ci è gradita per augurare alla comunità intera di San Bernardino Realino, una serena e santa Pasqua. Pino e Salvatore

Numeri utili

Parrocchia San Bernardino RealinoVia degli Oropellai,10

73100 Leccetel 0832/359014

cellulare 3389769293

email [email protected]

Sito internet parrocchialewww.sanbernardinorealino.com

Composizione Giovanni ContinoFuecu nesciu 16 pg 8

Domenica ore 8,30 - 10,30 - 18,30giorni feriali ore 18,30dal 1 Maggio la messa Vespertina viene spostata alle ore 19,30

Adorazione Eucaristica Ogni Giovedi ore 19,00 Disponibilità per le confessioni Ogni Venerdi (escluso il 1° Venerdì di ogni mese) dalle ore 9,00 alle 12,00 dalle ore 16,30 alle 18,30

Prove di Canto Ogni Martedi (dopo la messa) dalle ore 19,00 alle 20,00

Orario delle Sante Messe

Si cercano persone per il coro Si cercano persone per il coro

e per altre attività parrocchialie per altre attività parrocchiali

PASQUA IN ... RecitalPASQUA IN ... Recital

Collaboriamo

Il giorno 17 Aprile alle ore 20,00 nella nostra parrocchia è stato presentato il recital dal titolo

“Resurrexit!... risorgi con Cristo!”

realizzato dalla redazione di

fuecu nesciu

I GIOVANI E LA CHIESA Uno dei problemi di cui oggigiorno è protagonista la chiesa è l’allontanamento dei giovani. Noi siamo due ragazze quasi coetanee che frequentano quasi regolarmente la chiesa e ci accorgiamo di questo problema che cresce sempre di più. Stando a contatto con i nostri compagni abbiamo percepito molto in loro questa freddezza verso la chiesa. Secondo molti di loro (ma non solo i ragazzi), in questi ultimi anni la chiesa è cambiata in quanto si è resa più noiosa e insistente nei confronti dei ragazzi perché chiede troppo e... SONO TROPPO SEVERI!!! Forse, secondo noi, è questa la causa dell’allontanamento: i ragazzi non vedono più la chiesa come un modo per staccarsi dai problemi e dagli impegni quotidiani e per confrontarsi (anche perché a quello ci pensano già gli amici, le uscite serali e gli altri divertimenti tipici dell’adolescenza), ma vedono la chiesa come una cosa obbligatoria dalla quale vogliono allontanarsi al più presto; infatti dopo la Cresima la maggior parte di loro non è più disponibile per la chiesa, perché hanno altro a cui pensare ... come dicono... Anche noi la pensavamo come questi ragazzi ma, attraverso le iniziative della nostra parrocchia (i recital) abbiamo scoperto che la chiesa non è solo un luogo noioso, come molti pensano, ma è anche un luogo dove si possono conoscere persone con le quali ci si diverte e si sta bene, con loro noi ci sentiamo davvero parte di un meraviglioso gruppo. Nel nostro caso, le persone che ci hanno aiutato ad integrarci bene nell’associazione “fuecu nesciu” sono state Alessandra Contino e Gabriella Licheri, che non ci hanno mai trascurate e sono state molto disponibili. Ecco, secondo noi, sono proprio queste iniziative che, se curate meglio e ingrandite, potrebbero diventare una delle soluzioni per questo problema che non è del tutto insormontabile; basta solo un po’ di volontà e fantasia. Un’altra soluzione per coinvolgere i ragazzi sarebbe quella di organizzare delle uscite per approfondire meglio gli argomenti trattati durante il corso catechistico anche perché ciò che insegnano i libri non è uguale a ciò che insegna l’esperienza. Ovviamente, per far sì che il problema si risolva davvero deve esserci anche l’aiuto da parte di tutto il resto dei parrocchiani. Insomma, tutti i problemi possono essere affrontati; basta volerlo sul serio. Erika Contino e Jurika Nuzzo