Free Brindisi n.21 del 30.03.2012

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MAGAZINE SETTIMANALE FREE-PRESS anno 1 numero 21 • 30 mar 2012 ATTUALITà E PROMOZIONE DELLA TERRA DI BRINDISI www.freebrindisi.it FOCUS DEL VENERDÌ PERSONAGGI BIZZARRI PEOPLE Lucia Tramonte OGNI VENERDÌ IN EDICOLA IN ABBINAMENTO GRATUITO CON "SENZACOLONNE", NEL CENTRO COMMERCIALE "LE COLONNE", NELLA "CASA DEL TURISTA" E NELL'AEROPORTO DEL SALENTO PUNTA IL TUO SMARTPHONE E VISITA IL NOSTRO SITO L'ALTRA BRINDISI

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ATTUALITà E PROMOZIONE DELLA TERRA DI BRINDISI

www.freebrindisi.it FOCUS del VeNeRdìPERSONAGGI BIZZARRI

peOpleLucia Tramonte

Ogni venerdì in edicOla in abbinamentO gratuitO cOn "SenzacOlOnne", nel centrO cOmmerciale "le cOlOnne", nella "caSa del turiSta" e nell'aerOpOrtO del SalentO Punta il tuo smartPhonee visita il nostro sito

l'altRa bRiNdiSi

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I loro nomi non compaiono sui libri di storia tra quelli dei ‘brindisini illustri’ che hanno reso grande la nostra città, eppure nella memoria e nel cuore di molti nostri concittadini occupano un posto parti-colare. Maria la brindisina, Trapulanella, Scuppittoni, la Castagnara, Giardino, Nino l’omu ti forza, Mimmo Show. Una carrellata di figure ‘minori’ che offre un punto di vista diverso e interessante sul nostro pas-sato. Perché la vita non comune di questi uomini e di queste donne può aiutarci a capire chi siamo. La millenaria storia di Brindisi è fatta di guerre, vitto-rie, sofferenze, povertà, momenti esaltanti, ma è an-che ricca di storie semplici che si snodano negli anni a tracciare un quadro avvincente della nostra iden-tità. Vite particolari che, a volte per un caso fortuito, raffiorano alla memoria a rendere omaggio a una brindisinità che attende ancora di essere scoperta. Noi quelle vite abbiam provato a raccontarle, scar-tabellando tra documenti d’archivio, ascoltando la testimonianza di chi questi ‘folkloristici personaggi’ li ha conosciuti di persona. Quel che è emerso, è un volto della nostra città che non tutti conoscono. Sto-rie inusuali, che lasciano stupefatti, divertiti e, forse, anche un po’ più ricchi dentro.

Un grazie particolare va a Pino Indini e Lionello Maci, autori del libro “Maria e gli altri”, indispensabile guida in questo affascinante viaggio. Un grazie anche a Lucia Tramonte per le "speciali" carte del Mercante in Fiera brindisino, preziosa deco-razione alle nostre pagine. Le illustrazioni sono opera di Danile Deidda.

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PER LA PUBBLICITàsU "FREE BRIndIsI"

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ATTUALITà - POLITICA - InCOnTRI - BEnEssERE - sPORT

focus DEL VEnERDì 8

L'ALTRA BRIndIsI COn I sUOI BIZZARRI PERsOnAGGI

pEopLE 19

LUCIA TRAMOnTE

DiaRio Di boRDo 21aRchEoLogia 22appuntamEnti 24fREE styLE 26La bachEca 28in EViDEnZa 29posta 34

In qUEsTO nUMERO

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Direttore ResponsabileAlessandra Caputo

Responsabile commercialeAlessandro Perchinenna

EdizioneFree Salento srl

Grafica e impaginazione Letizia Taveri - Alessandro Perchinenna

Pubblicità e StampaPubblidea di Perchinenna Alessandro - Stampa Sud SpA

Hanno collaborato Francesco Marchionna_Simone Aretano

Michele Lamacchia_Giuseppe Rollo_Vincenzo Maggiore

Copertinaa cura di Alessandro Perchinenna

illustrazioni di Danile Deidda

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www.freebrindisi.itRegistrazione Tribunale di Brindisi n. 8/11 Reg. Stampa del 04/11/2011

brindisi.itANNO 1 - NumerO 21del 30 mArzO 2012in abbinamento gratuito con il quotidiano Senzacolonne

free-press del venerdì

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brindisi

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‘NCERA NA VOTA... BRINDISI

TRAPULANELLA, CAPURUSSU E GLI ALTRI

MARIA LA BRINDISINA

IN GRECIA CON LA GRIMALDI

di Ennio Masiello

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RETTIFICHEFree Brindisi, numero 20

Pag. 14: Francesca Losito, vice presi-dente LE.P.A. Brindisi.

Pag. 8, 9, 18, 19: alcune foto sono di Alessandra Pepe.

5freebrindisi.it30 marzo 2012

NEWSWEEk

Li osservo, questi uomini, educati ad altra vita che la mia: frutti d’una storia tanto di-versa, e ritrovati, quasi fratelli. La bianche-ria, sotto, fine e sporca; nell’occhio, l’ironia che trapela il suo umido, rosso, indecente bruciore. La sera li espone quasi in romi-tori, in riserve fatte di vicoli, muretti, an-droni e finestrelle perse nel silenzio. Sono usciti dal ventre delle loro madri a ritro-varsi in marciapiedi o in prati preistorici, e iscritti in un’anagrafe che da ogni storia li vuole ignorati... La nostra speranza è ugualmente ossessa: estetizzante, in me, in essi anarchica. Al raffinato e al sotto-proletariato spetta la stessa ordinazione gerarchica dei sentimenti: entrambi fuori dalla storia, in un mondo che non ha altri varchi che verso il sesso e il cuore, altra profondità che nei sensi. In cui la gioia è gioia, il dolore dolore.

PIer PaOlO PasOlINI

Il PUNTO DI VISTA

sondaggiosu freebrindisi.it

si no

7 2 1 0 0 B R I N D I S Iv i a p rov. l e s a n Vi to 6 4+39 0831 [email protected] www.pubblidea.eu

Fai la raccolta diFFerenziata?

CoNfartigiaNato pEr rivalutarE la figura dEl “MaEStro artigiaNo”Sviluppo, promozione e tutela dell’artigianato pugliese e il sistema legislativo. Confartigianato Brindisi ha appro-fondito la proposta di Legge che vede come primo firmatario il consigliere regionale Mario Vadrucci, già segretario della Confartigianato di Lecce.Si parte da un dato di fatto e cioè che l’artigianato debba essere rivisto e rivisitato dal punto vista legislativo, ora più che mai, in quanto legato ad una legge quadro alquanto obsoleta del 1985 e che necessita di ammo-dernamento. L’importanza dello sviluppo di una “cultura dell’eccellenza” dell’artigianato, che funzioni come una opportunità di reazione alla crisi generale di mercato e può anche essere valorizzata mettendo le piccole imprese artigianali in grado di conoscere e confrontarsi con delle fasi strategiche legate al business anche attraverso si-stemi di formazione di giovani da inserire nel mondo dell’artigianato per favorire la qualificazione ed il rilancio del settore. A tale proposito Confartigianato Brindisi considera con favore, all’interno dello schema di disegno di legge, presentato dall’assessore regionale allo sviluppo economico, avente per oggetto “Norme per lo sviluppo, la promozione e tutela dell’artigianato pugliese”, l’inserimento e la rivalutazione della figura del “Maestro Artigiano”.Il ruolo di Maestro verrà ricoperto da una tipologia di imprenditori artigiani che abbiano maturato esperienza imprenditoriale e siano, con particolari indicazioni di legge, in possesso di un elevato grado di capacità tecnico–professionali ed imprenditoriali nonché di nozioni fondamentali per l’insegnamento del mestiere. Mentre la “Bot-tega - Scuola” diventa nello stesso tempo luogo di realizzazione delle lavorazioni artistiche, tradizionali e dell’ab-bigliamento su misura, che costituiscono la normale sede dell’attività artigianale e punto di formazione per tutti i giovani interessati all’apprendimento di nozioni e conoscenze spendibili in attività imprenditoriale nel proprio futuro. Parallelamente, la stessa attività, se intesa e riconosciuta come una formazione a 360° potrebbe favorire anche la diminuzione della dispersione scolastica oltre ad ostacolare la crisi occupazionale giovanile ed eventuale emigrazione, con la possibilità quindi di un inserimento diretto nel mondo del lavoro passando da una formazione mirata ed altamente qualificata gestita dallo stesso imprenditore artigiano che diventa il Maestro. L’idea di un Maestro artigiano titolato e qualificato alla formazione di nuove figure professionali non può che rappresentare un percorso positivo in grado di aiutare e favorire processi come la trasmissione d’impresa e, in alcuni casi, evitare che attività qualificate e fiorenti chiudano per mancanza di nuove leve interessate a rilevarle. Sono queste le motivazioni che hanno convinto Confartigianato Brindisi a mostrare interesse nei confronti di questo disegno di legge e della sua strutturazione affinchè, la veicolazione di messaggi, come quelli legati ad alcune scelte professionali, possano essere appaganti sia dal punto di vista economico che di quello della crescita professionale e culturale. Confartigianato Brindisi sarà attenta al percorso di questo disegno di legge che introduce importanti novità e che interessa tutta la categoria ed il mondo dell’artigianato pugliese.

viNitaly 2012: prESENti 26 aziENdE dElla proviNCia di BriNdiSiUna massiccia presenza di aziende e un ricco programma di eventi ha caratterizzto la partecipazione della Regio-ne Puglia al Vinitaly 2012, il Salone internazionale dei vini e dei distillati tenutosi alla Fiera di Verona dal 25 al 28 marzo. Incontri, degustazioni, workshop, laboratori e light lunch hanno animato gli spazi istituzionali della Regio-ne Puglia allestiti nel Padiglione 10. Numerose le iniziative a cura del Movimento Turismo del Vino Puglia destinate sia agli operatori del settore sia al pubblico degli appassionati. Per i professionisti, invece, “Taste, Press&Blog”, interviste con degustazioni tra produttori e opinion leader, blogger e giornalisti della stampa specializzata; “Taste & Buy”, workshop b2b tra produttori e buyers internazionali. Protagoniste di questa edizione, ben 26 aziende della propvincia brindisina che hanno avuto modo di incontrare 16 buyers provenienti da alcuni dei Paesi più interes-santi per le potenzialità legate all’export. Interessante la novità proposta da “Taste, Press&Blog”: per i produttori non solo l’opportunità di partecipere a incontri riservati con giornalisti e autori di guide selezionati fra i titoli più autorevoli del panorama nazionale, ma anche di riceve direttamente nel proprio stand la visita di alcuni dei blog-ger più seguiti del web. Nell’Area Enoteca dei Vini della Puglia, a cura dell’AIS Puglia, è stato possibile degustare le principali etichette pugliesi e, nella sezione “Orto di Puglia”, assaggiare deliziosi piatti freddi preparati con i prodot-ti tipici regionali rappresentativi dei diversi territori e realizzati dai cuochi delle Masserie Didattiche. L’Area Tasting, a cura dell’ONAV Puglia, è stata invece la sede di “Puglia Wine Bland Tasting”, degustazioni alla cieca al termine delle quali ognuno ha potuto esprimere liberamente il suo punteggio e di degustazioni di singole denominazioni.

comunicato stampa confartigianato brindisi

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iNaugurazioNE arEa SiEro dEi laBoratori di patologia Venerdì 23 marzo, all’interno dell’Ospedale A. Perrino di Brindisi, è stata inaugurata l’Area Siero presso i Laboratori di Patologia Clinica e di Urgenza, diretti dal Dr. Angelo Santoro. L’automazione nel laboratorio clinico esiste già da molti anni. L’innovazione sta nel fatto che si è constatato come i benefici dell’automazione dei diversi settori, visti come entità del tutto separate, siano minimi in confronto alle possibilità che possono derivare dal consolidamento, ossia dall’integrazione ed accentramento di più settori d’indagine su un unico sistema analitico, utilizzando strumentazioni che consentono l’esecuzione di esami ritenuti finora di pertinenza di discipline separate (chimica clinica, immunometria, proteine plasmatiche, monitoraggio terapeutico dei farmaci, ecc.). Con l’istituzione dell’ area siero nell’ambito del Laboratorio di Patologia Clinica e di Urgenza ci si propone, come obiettivi primari, il miglioramento del tempo di risposta, della qualità complessiva dell’informazione di laboratorio e, infine, del contributo di questa attività nella gestione del paziente e nel miglioramento degli esiti di salute. La realizzazione di questo progetto, complessa ed articolata, è stata possibile grazie alla partnership realizzatasi tra la Beckman Coulter e il presidio ospedaliero “A. Perrino”. Ad una prima fase di revisione delle aree produttive, ha fatto seguito una ristrutturazione muraria ed impiantistica complessa ed articolata dei locali destinati all’area siero dei due laboratori. Ciò ha consentito di creare le migliori condizioni per la installazione della nuova strumentazione e, contemporaneamente, di rinnovare gli ambienti di lavoro. A seguito di ciò, con l’attivazione dei nuovi sistemi analitici, si è proceduto con l’opportuna fase di istruzione in loco del personale interessato, e la successiva transizione dai vecchi sistemi ai nuovi, espletate le necessarie procedure di correlazione analitica. Il progetto, destinato a due laboratori con obiettivi e filosofie differenti, per l’utilizzo di analizzatori con la medesima tipologia di base, ha raggiunto una serie di obiettivi comuni quali l’utilizzo degli stessi reagenti e la standardizzazione dei risultati. Lo stesso software di area, Labitup Millenium, consente di monitorare ed agire funzionalmente sugli analizzatori da un’unica postazione di controllo, oltre che gestire le ripetizioni (rerun) ed i test aggiuntivi. Sia i sistemi integrati (chimica + immunometria) installati nel laboratorio di urgenza, sia il sistema ad alta automazione del laboratorio centrale, consentono di lavorare da un’unica provetta primaria, senza che sia necessario stapparla manualmente, a beneficio della sicurezza degli operatori e consolidando gli esami di chimica e immunometria in un’unica provetta, oltre che in un’unica stazione analitica. Questo comporta un indubbio vantaggio per il Paziente, al quale viene prelevato meno sangue, e per l’Azienda che deve acquistare meno provette. Se si considerano le evidenze delle distribuzione degli errori nel processo totale dell’attività di laboratorio, emerge chiaramente l’importanza di automatizzare prioritariamente le fasi che sono propedeutiche all’analisi in quanto in tali fasi si concentra il 68% dell’errore totale di laboratorio. Il sistema ad alta automazione del laboratorio centrale, tramite il sistema di trasporto PowerProcessor, consente la totale automazione della fase preanalitica (cioè il cosiddetto “front-end” che raggruppa tutte le attività di riconoscimento, centrifugazione, stappatura del campione primario), e quella analitica e postanalitica (i campioni vengono archiviati nello stockyard da 1.020 posizioni) senza interventi manuali da parte degli operatori.comunicato stampa a cura della struttura di informazione e comunica-zione istituzionale della asL bR.

SoroptiMiSt: fiSCo a SCuola Ed EduCazioNE alla lEgalitàPer il terzo anno consecutivo il Club Soroptimist invita gli studenti di un Istituto Scolastico di Brindisi a partecipare ad un corso di formazione sulla fiscalità e legalità. Lunedi 26 marzo presso l’Istituto Tecnico pluri comprensivo “L. Flacco” si è svolta la presentazione del corso e il primo incontro formativo tenuto dal Professore Fabio Aiello, docente presso l’Università degli Studi di Bari. Oltre agli incontri formativi frontali, seguiranno visite guidate ad alcuni fra i luoghi più significativi dove fiscalità e legalità vengono gestite: l’Ufficio delle Entrate, la Banca D’Italia, la Prefettura, la Caserma della Guardia di Finanza. Queste visite hanno suscitato un notevole interesse presso gli studenti nelle edizioni passate tanto da suggerirci di tornare. Il senso del corso è di far acquisire ai ragazzi una maggiore consapevolezza verso questi argomenti, a volte poco sottolineati, al fine di formare cittadini più consapevoli e preparati. Il Club Soroptimist crede in queste iniziative al punto da riproporle su più Scuole e per più edizioni, sperando di dare un servizio apprezzabile al fianco delle istituzioni e coinvolgendo fattivamente i ragazzi, cittadini di domani. comunicato stampa soroptimist club brindisi

Città di BriNdiSi – fraNCavilla iN SiNNi: 4-0Una vittoria importante, sonora, che permette al Città di Brindisi di giocarsi l’accesso ai playoff. Il pubblico, dopo la squalifica e una vittoria a porte chiuse, fa ritorno sugli spalti del ‘Fanuzzi’ per incitare i propri beniamini e sembra che la cosa funzioni. Il Brindisi parte bene e si mostra pericoloso già nei primi minuti di gioco. Dopo un blocco iniziale, anche il Francavilla si sblocca, regalando così una gara bella da vede-re per la prima mezz’ora. Al 33’, il Brindisi passa in vantaggio grazie al bomber Morello e, solo tre minuti dopo, Masullo raddoppia gonfiando la rete avversaria direttamente da fuori area. Sul 2-0 si va negli spogliatoi. Al ritorno in campo, il 3-0 non tarda ad arrivare, e porta la firma di Corvino. Il poker viene poi calato da Chianese al 26’ del secondo tempo. Partita chiusa, non ce n’è più per nessuno. La lotta per i playoff sembra essere dal-la parte biancoazzurra oggi e il cammino bisogna continuare a percorrerlo a testa bassa, concentrati sull’obiettivo. Il prossimo si decide fuori casa, domenica, contro l’Oppido Lucano.

NEWS WEEkNEWS WEEkbASkeT

CALCio

6 freebrindisi.it30 marzo 2012

ENEl BriNdiSi – tEzENiS vEroNaVeneRDì 30 MARzo oRe 20,45PALAPenTASSuGLiA – bRinDiSi

Addio primo posto. C’era chi sperava, chi se lo sentiva dopo la sorprendente sconfitta di Pistoia a Verona (tenete a mente quest’ultima). Brindisi a Brescia se la sarebbe giocata contro una squadra orgogliosa sì, ma per niente imbattibile. Affermare oggi che Brindisi a Brescia ‘se la sia giocata’ è, purtroppo, tutto dire... Perché? 29 palle perse, mancanza di concentrazione, assenza di incisività, il tutto condito (ma non può essere sempre una scusa) da un arbitraggio che ‘scandaloso’ è dire poco... Formenti e Maestrello sparavano a salve. Borovnjak imbambolato. Renfroe intermittente. L’unico in forma sembrava coach Piero Bucchi e, vista l’adrenalina e l’agonismo che scarseggiava in campo, sarebbe stato il caso di farlo entrare ogni tanto... Le tante, solite, questioni in sospeso, che lasciano l’amaro in bocca. La guardia tiratrice che manca, l’infortunio a Ndoja e il mercato come opzione lontana all’orizzonte, nonostante alcuni sporadici proclami. Un amaro che è quasi biancoazzurro ormai, considerata la nostra abitudine a simili defaillance agonistiche e delusioni annesse. Non dimentichiamo che, oltre a Pistoia, tra le altre pretendenti al trono di Legadue, anche Scafati perdeva contro Veroli. ReggioEmilia invece, pian pianino, vinceva contro la piccola Sant’Antimo e oggi va avanti per la sua strada. La situazione è cambiata. In che modo? Nuovo obiettivo: migliore qualificazione ai playoff. E si ricomincia. Con chi? Contro l’Ammazzagrandi, come si autodefiniscono i veronesi della Tezenis. Quella Tezenis Verona che l’Enel ha battuto nella Final Four di Legadue di Bari. Quella Tezenis Verona che, dopo la sconfitta a Sant’Antimo, è andata a vincere contro Barcellona, Scafati e Pistoia. Tre vittorie di fila, inframezzate da un turno di riposo, ottenute contro grandi squadre di questa Legadue. West e Waleskoski. Boscagin e Di GiulioMaria. Tanti Davide che a Brindisi proveranno stasera a buttare giù un’altro Golia di Legadue. Speriamo in un finale alternativo.

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la MolECola dEl Mal di SCHiENaColpo della strega, mal di schiena, dolore cervicale, lombalgia, dolori comuni che per molte persone diventano cronici e quindi molto fastidiosi e difficili da combattere. Tali disturbi, secondo un recente studio, dipendono da una mole-cola. La ricerca, pubblicata sulla Spine, è stata condotta dagli esperti dell’Uni-versità Cattolica-Policlinico universitario “Gemelli” di Roma. La molecola in questione, NF-kB, sarebbe responsabile dell’invecchiamento dei dischi intervertebrali, un processo che inizia intorno ai trent’anni e che aumenta in caso di vita sedentaria.Gli scienziati italiani hanno notato che quando la molecola diviene iperattiva, innesca un meccanismo che logora le cellule dei dischi intervertebrali. Secondo gli studiosi, tale processo, dannoso per la struttura della nostra colonna ver-tebrale, può essere rallentato spegnendo in maniera selettiva NF-kB. I risultati della ricerca saranno presentati il 31 maggio all’Auditorim dell’Amsterdam Rai Congress and Exhibition Venue e saranno premiati con l’ISSLA Award.

(Fonte: Vitadidonna.org)

prEvENirE l’iNfErtilità MaSCHilE a tavolaL’infertilità maschile migliora a tavola. Cereali, frutta, verdura, pesce, amminoa-cidi e antiossidanti migliorano la qualità del liquido seminale maschile, mentre il consumo di dolci e i chili di troppo alterano il potenziale riproduttivo degli uomini. A svelarlo è l’andrologo Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia alla Sapienza di Roma: “Dalle nostre analisi si evince come il consumo di frutta inci-da favorevolmente sulla concentrazione degli spermatozoi, mentre al contrario l’indice di massa corporea, il BMI, e il consumo di dolci sembrano influenzare negativamente sia la concentrazione sia la motilità spermatica. Gli uomini con problemi di fertilità consumano anche più frequentemente cibi che agiscono da vettori di sostanze deleterie per il sistema riproduttivo come gli xeno estro-geni. Il 10% delle coppie che ha problemi d’infertilità deve ricercare la causa nel partner maschio per un totale di circa 50-60.000 coppie”.

(Fonte: AGI)FM

Tra alcune aziende statunitensi si sta diffondendo in maniera notevole la pratica di rendere più veloci i colloqui di lavoro, richiedendo le credenziali Facebook (login e password) dei candidati. Pare infatti che i dirigenti non si accontentino di dare un’occhiata alle informazioni rese pubbliche sui pro-fili degli stessi, ma che esigano di poter accedere liberamente a tutte le no-tizie presenti all’interno del social network relative agli aspiranti lavoratori. Con molta probabilità l’idea è riconducibile ad alcuni studi recenti basati sull’assunto che i profili di Facebook possano essere utilizzati per prono-sticare il livello di rendimento sul lavoro di un individuo, con risultati più soddisfacenti di quelli ottenuti con i tradizionali test psicologici per la va-lutazione dei profili professionali. Così dietro motivazioni legate a questioni tecniche si celano veri e propri comportamenti lesivi alla sfera personale dell’individuo che mirano a ve-rificare la presenza di comportamenti illegali, le abitudini sessuali e se il candidato parla male dell’azienda. Ritenute giustificate perché tutte moti-vazioni che potrebbero compromettere la reputazione del brand azienda-le, in realtà sono spesso pretesti per giungere ad un “giusto” licenziamento o per evitare le assunzioni.Un deciso stop a queste violazioni arriva proprio dal social network che invita gli utenti a non cedere mai a terzi la propria password perché non è solo scorretto da un punto di vista etico, ma, compromettendo le regole sulla privacy, si configura come un atto illegale se non come un crimine federale. E proprio il Governo sta lavorando per emanare al più presto un decreto legge che impedisca ai datori di lavoro di pretendere con ogni metodo informazioni private sui lavoratori.Le aziende dovranno stare ben attente a non far di testa propria poiché essendo quasi tutte ormai presenti su Facebook con una propria pagina aziendale, potrebbero da un momento all’altro trovarsi tagliate fuori dai servizi e delle applicazioni del social network.

7freebrindisi.it30 marzo 2012

CybeRCiTTADino

benSSeRe

http://youtu.be/jTmKp-vWxdU

Simone Aretano

SE il Capo uffiCio CHiEdE…la paSSWord di faCEBook

JoyJoy ti mostra i denti quando ti avvicini al suo box, ma non è una minaccia. Sta semplicemente sorridendo. Già, ci sono cani che sanno sorridere e Joy è una di questi. Eppure non avrebbe molti motivi per farlo. Arrivò al cani-le di Brindisi due anni fa, piccolissima, probabilmente l’ultima rimasta di una cucciolata. Era impaurita quel giorno: niente più casa, ma un nuovo ambiente freddo e ostile. Aveva paura di tutto e di tutti. Le carezze, con-tinue e incessanti, la convinsero un giorno a farsi prendere in braccio per essere spostata in un box meno affollato, dove poter superare la paura che i suoi simili le incutevano. Un bel giorno Joy fu adottata, ma appena un mese dopo fu riportata in canile. Motivo? Non giocava con il bambino della famiglia adottante, per cui, non servendo allo scopo, fu rinnegata per la seconda volta. Ora Joy aspetta una famiglia che la ami per quello che è: una piccola cagnetta pronta a ricevere e a dare tanto amore per tanti anni ancora.

Foto di Alessandra Pepe

free adOziOni

Passeggiando per Brindisi tra presente e passato

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8 freebrindisi.it23 marzo 2012

‘NCERA NA VOTA... BRINDISI

Ncera na vota... nc’era nu paisi ...ma nu paisi fattu pi vìteri, na chicchira, nu culu ti bicchieri, pizzenti sì, ca no tinia turnisi,

però tinia nu mari ‘mprufumatu ca ti ‘ndurava t’alica e di scuegghiu e nu cielu ti stelli ‘mbrillantatu ca no nci ndè allu mundu n’atru megghiu.Allu Casali tuttu nu sciardinu t’arvuli vierdi e fiuri colorati, cu tre quattru casoddi e nu villunu a mienzu comu pecuri spatriati.

Vita senza pinzieri, scuscitata, pircè ndi cuntintammu ti lu nienti: la giacca ‘rrivutata ti lu tata, Sant’Antueni e la focra ti sarmienti, la Mellonata a Santa Pulinari, pettuli, purcidduzzi, ‘ncacciddati; la vindegna ‘ndurava pi li strati e Sanghiatoru nuestru scìa pi mari.

Genti senza malizia, alla ‘bbunata: Rutu Rutu, Pea Pea, Trapulanella, la Cicurara cu la rumanella, Roccu Piccioni cu la cremolata, carosi ca tuzzàunu cu li nuci, vecchi allu friscu cu li siggiteddi, vagnuni ca sciucaunu a “fuci fuci manueli” e ti pariunu rundineddi.

Ddi tiempi comu parunu luntani, lu cori mia nci penza e si ‘rrivota: atru mundu, atra vita, atri cristiani.Brindisi no nc’ è cchiù !. . . Nc’era na vota.

Ennio Masiello

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9freebrindisi.it30 marzo 2012

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Nella Marina

di LeNdiNuso, tra Brindisi e Lecce,

nuovi complessi residenziali per vacanza “VaLesio”.

Il complesso dista a circa 150 metri dalla spiaggia. La disposizione a schiera si sviluppa ad

angolo, terrazzi e loggie ne esaltano la varietà delle linee e degli spazi. Le sfumature gialle

del tufo salentino, il pergolato e i cancelli in legno, insieme all’intonaco bianco, giocano a più

livelli un equilibrio di colori e contrasti, con un risultato di sobrietà, accoglienza e luminosità

che ricreano lo stile architettonico e l’atmosfera delle masserie salentine.

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Alessandra CaputofoCuS

11freebrindisi.it30 marzo 2012

Nell’aria spessa di quelle estati assolate c’era un silenzio quasi denso. Neanche il ronzio di un insetto o il rumore di passi sul selciato. La calma stanca di una città sonnacchiosa. Ad un tratto, come da un’eco lontana, si sentiva uno strombettio stridulo e una voce gridare “Appresooo”. Si ripeteva un paio di volte, sempre più vicina. Ed eccolo arrivare, seduto di sbieco sul suo carrettino. Basso di

statura, tracagnotto, camice bianco sulla pelle scura, capelli a spazzola coperti da un cappello alla militare. Lo chiamavano giardino. Era l’uomo dei gelati.Lo si incontrava ovunque, d’estate anche sulla spiaggia di Sant’Apollinare. Puntualissimo nel suo tour per le vie della città, dalle parti di Sant’Aloy lo si aspettava ogni giorno per le prime ore del pomeriggio. La gelateria ambulante era un carretto di legno bianco e celeste, dalla forma di una mezza barca, con le ruote e l’attacco per la bicicletta. Sul piano di appoggio, accanto alle due ‘stufe’, ossia i cilindri che contenevano i gelati, il contenitore dei coni e quello delle “parigine”, ostie di pasta wafer rotonde, quadrate o rettangolari. I coperchi delle vaschette, a forma di cono rovesciato tutti cromati e lucidi, nascondevano dolci prelibatezze che una intercapedine piena di ghiaccio manteneva fresche. fermo a un angolo della via, lo sguardo allegro e la voce squillante, giardino urlava “gelatiii mantecata bellaaa”. Una volta era sufficiente. Come topini richiamati dal pifferaio magico, decine di bambini ansiosi uscivano dalle case vicine. Maschi e femmine, varie le età, circondavano il carrettino in attesa del proprio turno. Strette nella manina le due monetine, venti centesimi per un viaggio in paradiso.Quando il gruppo si era formato, Giardino metteva fine alle attese. Con gesto sicuro allungava la mano sollevando uno dei due coperchi dei bidoncini nascosti nel ventre del carrettino. Come un moschettiere la sua spada, alzava in alto la “cucchiara” di alluminio e ti guardava con aria interrogativa. “Panna e nocciola” - “Per me fragola e limone” - “Io tutto cioccolato”. L’esperto gelataio prendeva uno dei coni impilati con ordine, poi allungava tutto il braccio nel contenitore, rimestando con mestiere. Sul viso un sorrisetto sdentato. nel preparare il gelato era un artista davanti alla sua tela. Con gesti sicuri e veloci riempiva la cavità del cono, poi con palettate successive aggiustava la montagnola soda e gelida, prima di consegnarla al cliente e ritirare le monete che finivano in una cassettina in legno sul cui coperchio troneggiava la figurina di San Cosimo e Damiano. Soddisfatti tutti i clienti, Giardino si guardava attorno ancora un attimo, poi montava in sella, afferrava il manubrio, piedi sui pedali e lentamente andava via. Dietro di lui una scia di bambini felici, il cono in una mano l’altra alzata a salutare quell’omino portatore di bontà.

Imbiancare una parete alla buona non è difficile, diciamo pure che con un po’ di pittura e un pennello tutti si possono improvvisare imbianchini, ma se si è ubriachi anche fare l’imbianchino può diventare estremamente difficile. O un’arte.

“scuppittoni” aveva ereditato dal padre il mestiere. Erano anni difficili in cui, per tirare avanti, ci si improvvisava esperti un po’ di tutto. “Scuppittoni” veniva chiamato, quando lavorava, per imbiancare le facciate esterne e i muri interni delle abitazioni, in genere d’estate, quando l’aria era più calda, agevolando così l’asciugatura della calce. Lo si vedeva arrivare con secchi, tinozze e pennelli, gioviale, di buon umore, allegro. forse troppo. perché dal padre aveva ereditato non solo i segreti del mestiere, ma una vera e propria venerazione per il vino. Ogni mattina, che fosse inverno o estate, uscito di casa, si recava all’osteria della “Vedova” in via XX Settembre. L’oste, che conosceva il suo affezionato cliente, non aspettava l’ordinazione e allungava automaticamente sul bancone un bicchiere di buon vino rosso. Trangugiatolo con un sorso, “Scuppittoni” era pronto per il “duro lavoro”. Raggiunta la casa da imbiancare, posava a terra gli attrezzi, schiariva la voce e lo spettacolo aveva inizio. Intonava a squarciagola con voce da baritono “Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba” mentre con ampie pennellate ricopriva la parete. particolarissima la tecnica. Il pennello si muoveva a tempo di musica, su e giù, a destra e a sinistra, in maniera disordinata. Inizialmente le pennellate erano ampie, rese vigorose dallo scorrere del vino nelle vene, poi tono di voce e forza calavano man mano che l’effetto del nettare di Bacco si attenuava. Allora “Scuppittoni” posava pennelli e secchi e si prendeva una pausa. Dove? Ma all’osteria! Uno, due, tre bicchieri di vino ed era pronto a riprendere il lavoro. Terminatolo, raccoglieva secchi, tinozze e pennelli e andava via un po’ brillo. Non sempre lasciando soddisfatti i suoi clienti. ancora oggi che dell’allegro imbianchino è rimasto solo il ricordo, nel gergo popolare la frase “alla scuppittoni manera” indica un lavoro per così dire “alla buona”.

GIARDINO IL GELATAIOL’OMINO PORTATORE DI BONTà

‘SCUPPITTONI’L’IMBIANCHINO CHE AMAVA IL VINO

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Tra i personaggi del folklore, imprigionati tra le maglie dei ricordi di un passato che fu, non ci sono solo sommi poeti, uomini di scienza e di celebri conquiste. Ci sono anche i ‘dimenticati’ di quel tempo, ingiuriati da quel tempo, che paradossalmente oggi ricordiamo col sorriso di chi era affezionato alla presenza delle loro figure. Vagabondi, barboni, ubriaconi e pazzi. Quelli da cui i bambini dovevano stare lontani. Quelli che sistematicamente erano

offesi e ‘sfottuti’ dagli stessi bambini. “Capu Russu” gridavano in coro. Quelli, il cui solo nome, era monito e minaccia per la fantasia dei più piccoli. “Mo’ veni Trapulanella e ti ‘ndi porta!”Storie di vite cadute nell’oblio, ma che la memoria popolare porta sempre a galla con un vena di nostalgia mista a serenità, in un’al-chimia inintelligibile, ma ai più nota.

TRAPULANELLA, CAPURUSSU E GLI ALTRIBRINDIsINI ECCENTRICI

Di lei si diceva fosse un ex bracciante agricola. Altri sostenevano fosse originaria di Monopoli, per via dell’accento non esattamente brindisino. Quello che invece tutti ricordano è una bi-saccia a tracolla, un bastone e un barattolo arrugginito. Una donna ridotta all’accattonaggio, che vagava per la città. A piedi nudi d’estate, con un paio di scarponi scalcagnati d’inverno. Era trapulanella, sudicia e puzzolente, l’emblema della sciattoneria e dell’incuria, tanto che il suo nome divenne, nel linguaggio del popolo brindisino, sinonimo di donna trascurata e sporca. Sono molti i brindisini che si ricordano di lei. Tra loro anche molti bambini dell’epoca spaven-tati a morte da quella sinistra figura. A mezzogiorno, da quanto si racconta, Trapulanella si recava alla ‘Difesa’, meta all’epoca di tanti altri accattoni e disagiati, con l’intenzione di riempire quel suo barattolo di latta con gli avanzi del rancio militare. Altri la ricordano, leggermente disgustati, per un sua abilità, per così dire, controtendenza. Ovunque si trovasse, quando avvertiva lo stimolo, la donna non si faceva troppi scrupoli ad allargare le gambe e liberare la vescica, in piedi e senza alcun impedimento, dal momento che sotto la sudicia veste nera non portava alcun indumento. La condanna di simili compor-tamenti e stili di vita veniva utilizzato dai genitori come spauracchio per i bambini più irre-quieti. ‘Trapulanella’ era infatti il nome con cui farli stare buoni, meglio dei più classici ‘Lupu Sunariu’ o del ‘Nannuercu’. Un nome quello di Trapulanella che oltre a molestare il sonno di tanti bambini è stato anche l’etichetta con cui contraddistinguere tante donne cadute in disgrazia, oltre la soglia dell’indi-genza, costrette a vivere in tuguri, nell’indifferenza e nel continuo sberleffo di una comunità.

Trapulanella, da quanto si dice, nel suo infinito vagabondare, si accompagnava spesso ad un altro protagonista ‘negativo’ di quei tempi. “Capurussu, setti piccini tà mangiati sotto lu liettu!” gli gridavano i bambini. capurussu era il nome con cui era conosciuto un altro barbone dell’epoca. Capelli e barba bianchi, vedeva da un occhio solo e quello sano si prendeva un po’ troppe libertà di movi-mento. Un grande barattolo dal manico di ferro, al cui interno si trovavano avanzi di minestra, ‘schiuma di mare’, tozzi di pane e caramelle, senza troppa distinzione. Ma non immaginatevi un vecchietto buono e un po’ claudicante. Oltre al barattolo, Capurussu possedeva un coltellaccio che estraeva con la massima facilità. Insultarlo e apostrofarlo col quel soprannome comportava una certa dose di rischio e i ragazzini più insolenti dovevano studiare una strategia sicura per non finire infilzati dal barbone. Uno spasso continuo insultare quel vecchio. Un giorno però, all’ennesimo insulto, Capurussu non rispose più, restandosene sdraiato per sempre. Il barbone in vita si accompagnava di sovente ad un’anziana alcolizzata. Le solite voci raccon-tavano fosse di sangue nobile, proveniente da un’agiata famiglia di professionisti del Setten-trione. Nel sangue però c’era più vino che nobiltà e la vita di strada aveva sostituito il lusso e lo sfarzo di un tempo.

Panoramica del porto e scarico merci

Trapulanella

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Francesco Marchionna

Un’altra celebre alcolizzata dei tempi che furono era tale angiulina piscia l’acitu. Il nome era tutto un programma. Sgraziata e volgare, Angelina la si trovava solitamente su una panchina di Piazza Cairoli intenta a bere vino e chiedere l’elemosina. Ma era anche una ‘poetessa sui generis’. Al malcapitato che le dava qualche spicciolo, Angiulina chiedeva il nome e componeva e declamava, su due piedi, una rima baciata per l’occasione. Resta celebre nelle cronache brindisine l’endecasillabo “E giacché ti chiami Renatu, vaffanculu a ci t’è cacatu”. Il successo di Angiulina si doveva anche alla presenza di nomi, oggi desueti, quali ‘Gale-azzo’.

Ma non c’erano solo gli alcolizzati. C’erano anche i pazzi. E che pazzi!Due nomi su tutti: Diatoru e Culiermo. Diatoru lu scemu se lo ricordano in tanti. Un ragazzone tanto forte quanto ingenuo, sgraziato e scimmiesco, che riusciva a strap-pare sonore risate a chi con lui ci sapeva fare. Le sue pernacchie, o naskate, e i rutti su richiesta facevano tremare tutto e tutti, dalle vetrine del Cin Cin Bar ai signorotti impettiti. Diatoru spingeva il carretto con cui trasportava, dietro compenso, qualsiasi cosa, vista la mole e la forza che lo caratterizzavano. Quel suo modo di apostrofare il passaggio di una bella ragazza e l’irriverenza di tante sue gesta, quasi sempre su spinta di altri giovinastri, è rimasto nella memoria dei brindisini.Mai però quanto le gesta del mitico culiermo. Sono troppe le vicende di questo ‘Alvaro Vitali’ locale. Tutti gli volevano bene, così come tutti lo coinvolgevano in qualche scherzo o camuffamento. Sì, perché Culiermo aveva mille travestimenti. Mezzo vigile ur-bano e mezzo sacrestano. A volte militare, altre medico. Per farsi due risate, veniva sempre messo in mezzo. Un turpiloquio e una blasfemia senza limiti, né rivali. Dirigere il traffico, visitare pazienti all’ospedale, portare la croce in processione. Lui c’era sempre e, con lui, l’aneddoto della situazione. La croce lasciata per terra per giocare a ‘ramicchi’ con i ragazzini lì vicino, tanto per dirne una. E ‘papa Pizzigallo’ come spalla perenne.

Altra figura, per così dire, ‘particolare’ era tale Diatoru la umba. La umba, spettrale personaggio della fantasia popolare e degli incubi infantili, sem-bra avesse trovato in Teodoro Brescia il corpo adatto per spaventare gli abi-tanti, grandi e piccoli, della contrada Migghiori. Un vagabondo selvaggio, animalesco, eternamente scalzo anche in pieno inverno. Magro, ossuto, sulla settantina, con un’espressione torva e gli occhi assenti, allucinati. Si aggirava per le campagne indossando una gonna nera al posto dei pantaloni. Dormiva dove capitava e non si sa cosa mangiasse. Vagava spesso di notte, avvicinandosi alle case dei brindisini. Immaginate la sensazione nel trovarselo di fronte. Da qui il nome Diatoru la Umba. Alcuni ricordano che, ricoverato per un piede fratturato, si rifiutò di mangiare per una settimana il cibo dell’ospedale perché non era di suo gradimento...

Erano tanti, troppi i mendicanti a quell’epoca. Una vita di stenti e parsimonia a volte non bastava per non sprofondare nella mi-seria. I poveri, quelli veri, erano tanti. Molti di loro, mentre vagavano alla ricerca di qualcosa, raccoglievano da terra i mozziconi di sigaretta, infilzandoli con un punteruolo, fissato nella parte terminale di un bastone. Le cicche che raccoglievano, venivano messe nelle tasche della giacca e poi srotolate. Il tabacco che ne ricavavano veniva avvolto in una o più cartine, ricavandone così una o due sigarette. Qualcuno, per dormire, riusciva a permettersi il dormitorio comunale per trenta centesimi di lira a notte. Altri invece si facevano cogliere dal sonno dove capitava, negli adroni delle scale o nei bastioni. La gente comune, più fortunata di loro ma non tanto da potersi definire ‘ricca’ o ‘agiata’ si dimostrava sensibile e di buon cuore con questi ‘disgraziati’ perché sapeva che quella sorte poteva toccare a tutti prima o poi, anche a loro. C’è chi ricorda un tale settigiacchetti, un mendicante che indossava tutto ciò che gli veniva donato, a volte anche più giacche messe insieme.

Porta Lecce

Diatoru lu umba

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Un donnone vestito sempre in nero, con grandi grembiuloni, indossati uno sull’altro. Capelli grigiastri e scomposti, rica-denti sullo scialle o, alle volte, coperti da un grande e usu-rato fazzoletto. Il volto grinzoso, la pelle scura e una folta

peluria che corredava il labbro superiore. La mattina presto, Maria la ‘Castagnara’, come la conoscevano tutti, era seduta sotto la porta del suo antesignano ‘market’. Erano gli anni Quaranta e lo stanzone di Maria, due metri per due, era passaggio obbligato per tutti gli scolari delle ‘Scuole Maschili’ di Corso Roma.Quella della ‘castagnara’ non era una bottega vera e propria, ma una stanza della sua abitazione, a piano terra, arrangiata in una riven-dita di tutto quanto potesse servire agli scolaretti con grembiule nero, colletto bianco e fiocco azzurro. Dai quaderni con la copertina raffigurante ‘Cino e Franco’ alle matite, dai pennini alle asticciole. Maria era rifornita di tutto punto, soprattutto per la ricreazione e lo svago dei ragazzi. Tra gli articoli maggiormente richiesti dai bimbi, le ‘bidde’, le ‘ghiacciomente’, le bombette da sfregare sui muri e, su tutti, gli ‘zippi di nniculizia’. Erano questi rami secchi di liquirizia non ancora lavorati che, masticati lentamente, consentivano, con gran-de gioia dei ragazzini, di poter ‘sputare giallo’. Maria era lì, seduta sul ciglio della strada, sotto la porta di ingresso di questo ‘paese dei balocchi’. Alla sua destra, all’interno, la banca-rella con tutto in esposizione. Ma non c’erano solo gli scolari tra la sua clientela. Allungando lo sguardo all’interno della putèa si poteva scorgere, dietro un arran-giato paravento, una fornacetta a crauni, sulla quale c’era in cottura una pignata di favi bianchi o delle castagne. Si poteva acquistare la craunella per la brascèra e, di sera, una rincuorante francata di caldarroste fumanti. I bambini invece preferivano le castagne crude sgusciate e rinsecchite al sole, da sgranocchiare rumorosamente o, in alternativa, da tirare in testa ai compagni di classe. Pochissimi hanno avuto la fortuna di vedere Maria in piedi. Si dice che la ‘castagnara’ non si alzasse quasi mai dalla se-dia. La cassa era la sua larga gonna, profondo contenitore di monetine. Poi, un giorno di primavera, un gruppetto di scolari sostò a lungo davanti al por-toncino chiuso, che tale rimase. Trop-po a lungo. La ‘castagnara’ se ne era andata, in pensione e per sempre. Quasi nessuno conosceva il suo co-gnome, anche se alcuni sostengo-no si chiamasse Maria Fontana. Ma Maria era semplicemente la ‘castagnara’. Il figlio, che si dice fosse un bravo fisar-monicista richiesto per le feste degli studenti, veniva sempre e solo indicato come ‘lu figghiu ti la casta-gnara’.

Francesco Marchionna

La sumenta ti maria La CastagnaraMi ricuerdu, eru piccinnu, scia alle scole elementari però prima ti trasìri una cosa vulìa a fari:

cu li suerdi ‘ntra la manu (ca cuntati li tinìa) m’infilavu ntra ‘na porta e na nunna mi dicìa:

Tu cce vuei? Nu quadernettu? O ti servi ‘na matita? Niquirizia, la sumenta, o ‘na mendula candita?

Ma cce tieni ‘ntra li rrecchi? Na bombetta o nu penninu? Ghiacciomenta? O na pastiglia? non ci sienti o sì cretinu?

T’a spicciatu sini o noni? Mi vuè dici ce ti servi? Mi uardava din’all’uecchi, lli vinivanu li nniervi.

Tretu a mei ‘nc’era na fila ti vagnuni ca spingìa, ca vuliunu trasiri, e nisciunu si ndi scìa.

Iu, pigghiatu lu curaggiu, alla fine ddumandavu: “Na bustina ti sumenta”, e poi subbutu paiavu

e di corsa mi nd’assìa, la bustina ‘ntra la manu la cartella cu quidd’atra poi, nu picca cchiù luntanu

mi ssittavu a quarche vanda, e strazzavu la bustina, mi mangiavu la sumenta ca sapìa ti naftalina,

toi o tre semi tutt’anziemi, cu lu sali accompagnati, na sputazza pi lu restu, tre minuti e già spicciati.

Ci na fiata mi restava quarche seme ‘ntra la manu mi ‘ndi scia dentr’alla scola masticando chianu chianu;

‘ntra la classe li spicciavu ‘nnascundutu ‘ntra lli banchi, tott’an terra era nu lacu ti scaracchi gialli e bianchi.

E la mestra ca girava ‘ntra li banchi pi controllu ci vitìa ‘dda purcaria mi pigghiava pi lu collu,

mi cacciava ti la porta, e vinìa lu direttori, si ‘ncazzava e ‘ndi dicìa ma ti tutti i culori.

Quandu poi turnavu a casa, menchia papa ncè ‘nfurrata ti la mamma nu scaffoni, ‘na cinghiata ti lu tata.

Moi, ca l’anni sò passati, sacciu comu si chiama-va quedda nunna addoi na vota la sumenta si ccattava;

e Maria la Castagnara ca paura mi facìa m’è rumasta ‘ntra lu cori com’alla sumenta mia.

mario galasso

MARIA LA ‘CASTAGNARA’E IL MARkET sPECIALE

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Maria la brindisina, un nome che evoca profumo di Coty, stole di boa e calze a rete. bionda, occhi scuri, espressivi, forme morbide e aggraziate, una matrona sua-dente. per reggia una ‘casa chiusa’ in via porta Lecce.Erano quelli anni in cui la prostituzione non era un libero mestiere. Le “signorine”

pagavano regolarmente le tasse e, come lavoratrici, avevano il sabato libero. L’iconografia stes-sa della prostituta era diversa, non sulla strada ma nelle stanze di appartamenti più o meno lussuosi, o al contrario, più o meno stamberghe. Le maisons de tolérance erano nate in Fran-cia, si diceva. Cavour le portò in Italia insieme all’unificazione del paese. C’era chi, in termini pittoreschi, le indicava con i nomi di bordelli e lupanari. Per il volgo erano semplicemente “ca-sini”, per il ceto medio-alto “case di tolleranza”. grazie ai postriboli, soleva dire montanelli, gli italiani salvavano tre granitiche certezze: la fede, la patria e la famiglia. Frequentarli era infatti, per gli uomini, un peccato esente dalla confessione religiosa. I padri di famiglia vi tempravano i bollori senza doversi cercare l’amante, i militari al servizio della Patria godevano dello sconto, gli universitari preparavano gli esami nel chiacchiericcio dei salotti. brindisi a riguardo offriva ampia scelta. Vi erano ‘case’ di prima, seconda, terza e quarta categoria in ordine di importanza, con tutte le garanzie di riservatezza per chi esigeva certi riguardi, ma disponibi-li anche per chi non badava agli ‘agi’. La “Ernesta Ros-si”, ubicata al largo Palombo, era munita di numerosi comfort. Nella sala d’aspetto ben arredata, in un clima riservato e assai intrigante, avveniva la ‘scelta’ della ‘ragazza’ che lasciava intravedere con discrezione le proprie fattezze attraverso veli e vestiti trasparenti e che poi accompagnava il cliente nella camera al piano superiore. Nella “Carmela Monaco” in Via Ca-vour e nella “Mamma Santa”, ubicata tra Via Bastio-ni Carlo V e Via Porta Lecce, si poteva salire al riparo degli sguardi indiscreti e se ne poteva discendere senza esser visti. La differenza maggiore riguardava i prezzi e l’eleganza della struttura, oltre ovviamente alla ‘bravura’ e all’avvenenza delle signorine, ma un particolare le accomunava tutte: l’essere case chiuse. Esisteva una precisa legge sin dal 1888 che obbligava a tenere le persiane accostate e i vetri oscurati per motivi di tutela del comune senso del pudore e soprattutto per la privacy di chi le frequentava. Da fuori, per via di quelle persiane perennemente serrate, era facile individuarle e colo-rire con la fantasia il mondo che le animava: mariti frustrati, com-mendatori e politici con i “vizietti”, ragazzini che bruciavano l’inizia-zione in pochi secondi, i feticismi e le bassezze di ogni tempo. Perché le case ‘in cui si tollerava’ erano tappa quasi obbligata per il genere maschile senza distinzione di ceto e cultura. Tra gli habitué contadini, operai, insegnanti, avvocati, questori, intellettuali, noti giornalisti e qualche prete. in tanti frequentavano il “12” in via porta Lecce, chiedendo di “maria la dolce”.“C’è chi l’amore lo fa per noia chi se lo sceglie per professione bocca di rosa né l’uno né l’al-tro lei lo faceva per passione” cantava De Andrè. Maria la brindisina nel suo lavoro ci metteva corpo e anima. Amante, amica, confidente, a volte mamma, dei clienti spegneva non solo i bollori. Un occhio di riguardo lo aveva per chi, appena maggiorenne, si approcciava al sesso. con maria si andava sul sicuro. Con fare suadente, accoglieva lo spaurito ragazzo rassicuran-dolo: “È la prima volta eh? Non ti preoccupare, ci penso io”. Chiusa la porta dell’alcova, lo faceva accomodare sul misero lettino rivestito di tela cerata. Lei sprofondava in una vecchia e bassa poltroncina e si accendeva una sigaretta. Mentre lo sguardo del ragazzo vagava a esaminar la piccola stanza e poi la donna che gli sedeva di fronte, morbida, piena, bella, il “tirabaci”, il neo dipinto, il grande seno, Maria si concedeva dieci minuti di pausa. Trascorso un tempo ragione-vole, apriva la porta cantando “Firenze stanotte sei bella…” e uscendo sul corridoio rassicurava gli amici del cliente: “il ragazzo era stato un vero uomo”.maria resistette alla legge merlin continuando a lavorare fino a tarda età in una misera casetta in via filomeno consiglio che divideva con un calzolaio che mascherava la vera attività. alla ‘passione’, dopotutto, non si comanda.

MARIA LA BRINDISINAL’ARTE DEL FARE L’AMORE

PoesiaSignorina dolcissima Maria,di nome e non di fatto signorina,sia in centro che nella periferia,nota come Maria la brindisina,o mercenario amore mio carnale,io voglio dedicarti un madrigale.Che solo tu, sia detto in confidenza,

in ogni incontro, in ogni discussione,con gli argomenti a tua disposizione,

rappresenti l’indigena avvenenza.Lascia che te lo dica con rispetto:

lu tua no è nu piettu, è un doppiopetto.Schiva di onori e di pubblicità,le pubbliche funzioni hai esercitato, prima del tuo riflusso nel privato, dando lustro e decoro alla città.Per non parlar delle virtù patriottiche, di te che, sempre generosamente,

fino dai tempi dell’impresa libica, sollevasti il morale al combattente,

la tua virtù immolando a prezzi modici, eroina ammirevole del 12.

Pensandoti il ricordo torna vivo,a quand’ero studente e giovanotto,

della rivolta del ‘68 ma di quella dell’anno successivo, e tu, materna, col tuo grande cuore,m’iniziavi alla vita e all’amore.Il tempo passa e la beltà cancellasordo alla vetustà, alla grazie sordoma tu, Maria, rimani sempre bella,bella della bellezza del ricordoe nel mio sogno sempre più mi piaci,col neo dipinto e con il “tirabaci”.Cambia la vita, i tempi son diversi, altra è la gioventù., altra la gente.Che cosa resta del passato? Niente!Ed è perciò che a te questi miei versidedico con rimpianto e nostalgia, signorina dolcissima Maria.

Ennio masiello

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Alessandra Caputo

un saltimbanco che viaggia attraverso le realtà più sparute di una italia ancora contadina e ingenua, esibendosi in incredibili prove di forza. Non è la trama de “La strada”, film che fece uscire Fellini dai ristretti confini nazionali, incentrato sulle vicende del forzuto Zampanò. È la storia di

Giovanni Zaccaria, nato e cresciuto a Brindisi e a Brindisi morto nel 1964 lungo una via, intento a pedalare sulla sua bicicletta. Come nel capolavoro felliniano, è lungo la strada che si snoda la vicenda di questo uomo fuori dal comune. sulle locandine che pubblicizzavano i suoi spettacoli veniva definito uomo fenomeno, torero, atleta, ursus, ma a brindisi era semplicemente “nino l’omu ti forza”.Nato nel 1906, visse a lungo in una casetta sotto l’arco Sala nei pressi del Municipio. Non molto alto di statura, occhi vispi, capelli a spazzola neri e un paio di baffi squadrati con simmetria geometrica, sin da ragazzo dimostrò doti fisiche superiori alla norma e di quel “dono” fece la sua fortuna. Erano gli anni Cinquanta, anni sospesi tra i drammi della ricostruzione e la voglia di voltar pagina. In una Italia uscita piuttosto malconcia dalla guerra, con industrie e città a pezzi e il commercio alimentare ancora in mano alla borsa nera, politica e società avevano delicati e precari equilibri. Al sud l’economia stentava a riprendere. Giovanni decise di sfruttare la sua forza non comune per vivere. un paio di pantaloncini, un cinturone, bracciali metallici ai polsi, pochi, sem-plici accorgimenti per trasformarsi in attrazione. L’inverno vendeva segatura dentro casa mentre l’estate guadagnava facendo spettacoli in piazza. Con i soldi ra-cimolati manteneva moglie e sette figli. I suoi primi spettacoli ebbero come teatro alcune piazze brindisine, Cairoli, Vittoria, ma ben presto la sua popolarità travalicò i confini cittadini per raggiungere terre lontane. Iniziò a tenere spettacoli in tutta Italia e poi in Europa. Viaggiava abitualmente da solo, a volte si faceva accompagnare da uno dei suoi figli. I suoi numeri richiedevano spazi enormi e quasi sempre utilizzava i campi sportivi in cui potevano essere contenute migliaia di persone. Nelle diverse città si procura-va tutto l’occorrente per le esibizioni. Cavalli, auto, ferri, mazze di carte, tori, questi “gli attrezzi del mestiere”. piccolo di statura, la sua energia era equamente distribuita per tutta la persona. collo taurino, gambe e braccia muscolose, forte dentatura. Sdraiato su una tavola ricoperta di chiodi, si faceva frantumare, sul suo petto o sulla testa, una grande pietra con una spranga di ferro. Con la forza dei suoi pugni riusciva indifferentemente a conficcare i chiodi nel legno o a tramortire un toro. Con i denti spezzava barre di ferro molto spesse, sollevava pesi di due quintali o reg-geva una persona adagiata sulla sedia portandosela in giro per il campo. Il numero più applaudito consisteva però nel tenere a freno quattro cavalli scatenati con la sola forza delle braccia. Chiudendo gli occhi, si ha quasi l'impressione di vederlo, i muscoli tesi nello sforzo, il viso che si colora di rosso, gocce di sudore ad imperlare la fronte mentre tra il pubblico lo stupore cresce. Ed ecco la sbarra metallica piegarsi, il toro crollare, i cavalli cedere e l’applauso della folla avvolgere in un abbraccio il piccolo uomo diventato grande. giovanni amava vedere la gente in delirio, i tanti ragazzini sgranare gli occhi stupiti ed eccitati ad ogni suo numero, no-nostante gli esercizi gli procurassero enorme sofferenza fisica. Avrebbe continuato per anni, ma il destino decise altrimenti. Investito da un’auto militare tedesca, fu costretto, per i postumi dell’incidente, a ridurre il nu-mero e la difficoltà degli spettacoli. Si mise a vendere pomate per capelli di fronte al servizio pubblico gestito da Nino “latrina”. Era in sella all’amata bicicletta quando il suo forte cuore cessò di battere. Aveva cinquantotto anni. Lo ritrovarono esanime sulla strada dopo qualche ora.

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18 freebrindisi.it30 marzo 2012

MIMMO SHOWL’IsTRIONICO CABARETTIsTA

Vincenzo Maggiore

Difficile dimenticare chi ha fatto di una naturale indole gio-cosa la ragione del suo successo. cosimo Laritonda era per tutti “mimmo show”, l’artista della porta accanto, istrionico personaggio che tra canzoni, cabaret e strava-

ganti travestimenti ha lasciato un segno indelebile nel cuore di chi l’ha conosciuto e di chi ha assistito alle sue performance; non c’è brindisino che non ne abbia per lo meno sentito parlare. Il suo era un modo bizzarro di stare sul palco, sempre e comun-que in linea con il gusto del folto pubblico che prendeva parte ai suoi spettacoli, sempre e comunque nel rispetto di tutti. Ave-va iniziato a sfoggiare il suo estro negli anni ’70, procurandosi ben presto l’etichetta di “trasgressivo”, soprattutto rispetto a quella che era la mentalità chiusa dell’epoca. Per professione vendeva capi di abbigliamento nella famosa boutique “Lo strano mondo di Mimmo show”, nei pressi della Chiesa delle Anime. Ma il suo vero amore era la scena, la possibilità di catturare l’attenzione, di divertire e diver-tirsi insieme ai suoi fan. “La spettacolarità faceva parte di Mimmo, non era una scelta o una ricerca, ne aveva  dentro a quintali - racconta Gianfranco Vernai che, con Fabrizio Di Giorgio, gestisce “La locanda ti li spilusi”, tappa fissa degli ultimi show dell’artista - Il suo era un bluff continuo che non si svolgeva solo sul palco, ma anche nella normale quotidianità. Ricor-do i siparietti di cui si rendeva protagonista, situazioni paradossali e grottesche da cui usciva fuori sempre alla grande, tra l’ilarità ge-nerale. Era impossibile non affezionarsi a mimmo. Gli avevamo ritagliato un appuntamento settimanale, il “Martedì spiluso”: cena e show per il pubblico. Le prenotazioni arrivavano a fiume e a vol-te c’era anche qualche litigio tra i clienti perché lo stesso Mimmo “bloccava” tavoli a nostra insaputa, creando più di un disagio. Ma tutto, come sempre, si concludeva in un delirio di risate”. Al fianco dell’artista si esibiva Pino Show, compagno di avventura e di un intenso e duraturo sodalizio artistico: “La forza di Mimmo stava nella sua capacità di essere universale: piaceva ai suoi coe-tanei che lo seguivano quando, tanti anni fa, si esibiva all’Estoril, ai Girasoli, alla Calendula di Mitrano, ma piaceva anche alle nuove generazioni e ai bambini. Artisticamente parlando, non aveva età”. purtroppo, la storia di “mimmo show” si è interrotta improvvi-samente il 5 novembre 2007. Un infarto ha colto il cabarettista/cantante mentre faceva colazione al bar “Capannina” del quartiere Casale. ironia della sorte, i suoi funerali si sono tenuti proprio di martedì, il giorno dello show. Lo stesso show che, per chi ha visto mimmo all’opera, non finirà mai.

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19freebrindisi.it30 marzo 2012

Ho conosciuto personalmente Filu-mena Pea Pea e ne ho sentito rac-contare la vicenda umana dai miei genitori. La riporto così come mi è

stata narrata e con i particolari che io stessa rammento. Di questa storia, per tanti aspetti buffa, vorrei che si ricordassero gli elementi di solidarietà umana e di cura che permisero il recupero sociale di questa persona in un tempo in cui un disabile era solo oggetto di derisione e di emarginazione.Fino agli anni 50 e 60, facendo una passeg-giata al corso, non era difficile imbattersi in Filumena Pea Pea. Era piccola di statura, magra, con i piedi piatti che le conferivano una inconfondibile andatura strascicata e ondeggiante. Il volto era reso grottesco dallo strabismo e da una dentatura molto appros-simativa. Eppure Filumena era sempre petti-nata e agghindata con mollette, ferretti e fer-magli d’ogni genere che a stento tenevano a freno i suoi capelli che sembravano fatti di filo di ferro. Una balbuzie esasperata faceva sì che ingaggiasse estenuanti lotte con le parole fino a riuscire a pronunciare la fatidi-ca frase: “100 lire per il gelato!”. Solo allora si allontanava contenta col suo piccolo tesoro. Era sempre pulita e ordinata, con qualche punta di civetteria nell’indossare sgargianti collane di vetro colorato per le quali andava pazza. Mia madre ricordava che, per il suo matrimonio, indossò una collana di false perle prestatele proprio da Filumena Pea Pea la quale ricevette in cambio una collanina di vetro veneziano: unico oggetto che mia ma-dre poté acquistare in viaggio di nozze.Filumena Pea Pea aveva avuto un’infanzia e un’adolescenza non facili, vissute nella zona dell’arco di Sala, nel cuore di san Pietro degli Schiavoni, in una famiglia poverissima: il pa-dre alcolista, la madre demente e lei stessa affetta da epilessia e da un grave ritardo psi-co-fisico. Ma come se tutto ciò non bastasse, Filumena visse anche la tragica esperienza della violenza ad opera di un energumeno che si approfittò di lei. Quell’uomo, però, aveva certamente sottovalutato Filumena

che ebbe il coraggio o semplicemente l’istin-to, di denunciare la violenza ai Carabinieri. La ragazza riconobbe tra alcune persone il suo violentatore che fu sottoposto ad un processo ricevendo la conseguente pu-nizione (fatto veramente straordinario per quel tempo). Sovente, in preda ad un’agita-zione incontrollata, Filumena narrava l’acca-duto, riferendo che all’uscita dal Tribunale quell’uomo osò ancora una volta offenderla sputandola sul viso. E fu a questo punto che la vita di Filumena subì una svolta decisamente positiva per-ché incontrò don Augusto Pizzigallo, grande temperamento di uomo e di sacerdote, che la portò nella sua casa affidandola alle cure delle nipoti, ma questa era una situazione poco ortodossa per quei tempi e ben presto il buon prete cercò per lei un’altra sistema-zione altrettanto decorosa. Filumena fu accolta in casa di “zia Dora la vecchia” sorella del mio bisnonno paterno. Questa donna con pazienza e polso, riuscì a rendere Filomena un essere umano, giacché i suoi comportamenti fino ad allora erano stati più simili a quelli di una bestiola selva-tica. Le insegnò ad aver cura della propria persona, a lavarsi, pettinarsi e poi la abituò a svolgere semplici faccende domestiche. Fi-lomena diventò la beniamina di via Barletta, strada nella quale abitava anche la famiglia di mia madre. Nelle sere d’estate, seduta davanti alla porta di casa, era lei il giullare che manteneva allegro il vicinato con esila-ranti duetti con la sua benefattrice che ogni tanto, per tenerla buona, la minacciava bo-nariamente di riferire a “Papa Augusto” le sue marachelle. Allora lei si rinchiudeva nel gabinetto e, per esorcizzare la paura di qual-che punizione, urlava a squarciagola “Papa Augustu è muertu, Papa Augustu è muertu”. Negli anni successivi, la provvidenza conti-nuò a sorridere a Filomena. Don Augusto la riportò in casa sua continuando ad assicu-rarle, attraverso le sue nipoti, una serena e decorosa vecchiaia conclusasi in una casa di riposo curata ed amata da tutti.

FILUMENA PEA PEANEL RICORDO DI LuCIA TRAMONTE

Lucia tramonte, brindisina di nascita, insegnante in pensione, è da sempre ap-passionata cultrice della storia, delle tradizioni e del dialetto della nostra città. Lo scorso anno ha pubblicato un libro di poesie in vernacolo dal titolo “Picco-la raccolta di versi dialettali”. Sua anche l'idea di realizzare “Lu marcanti va alla fera”, carte per giocare al mercante in fiera con personaggi e luoghi brindisini, un modo per “ricreare nel gioco un mondo ‘locale’ in cui trovano posto oggetti d'altri tempi, animali dai nomi pittoreschi e soprattutto personaggi legati alla vita brindisina di qualche anno fa”.

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Michele Lamacchiadiario di Bordo

Oggi la luce sarà buona. Quando il sole è forte e il cielo velato si può girare senza quelle ombre marcate che ti tagliano la faccia e quei forti contrasti di chiaro-scuri. Spero che quell’incapace del direttore della fotografia si affacci, altrimenti facciamo come ieri e ieri l’altro quando, nonostante que-ste condizioni, non ci ha permesso di girare.

Il set è quasi pronto. Gigi del bar mi ha fatto arrivare il caffè lungo macchiato caldo, come tutte le mattine. Io aspetto e osservo: i fornitori svuotano i furgoni dalle casse, gli operai srotolano rotoli di cavi elettrici per terra, le vetrine dei locali con le loro curate scenografie si stanno aprendo, i vari capi-squadra danno le direttive, fischiano, qualcuno grida. Verso le 8.30 il primo CIACK! di prova ACTION! Si bene, sembra funzionare STOOOP!!! qualcosa si blocca «Mannaggia!» c’è quello che ha parcheggiato male ed è un casino, si blocca il flusso delle macchine, quella che si è rotta il tacco nella chianca e qualcuno lascia la sua posizione per aiutare, c’è quello che non sa con chi ha a che fare e mi viene addosso, mi butta una palla di carta, una cicca ancora accesa, mi grida di spostarmi. Un giorno un cafone mi ha buttato mezzo rustico appresso! Si è messo a ridere con un amico e se n’è andato.Il fatto è vecchio. A qualcuno sono riuscito a raccontarlo e mi ha preso per pazzo. Cioè. Avete presente Ben Hur? Sapete chi era quello che ha combattuto contro Messala nella corsa delle quadrighe e vinceva? Ero io. E chi è che incontrava Gesù Cristo e si faceva versare da bere? Ero io. E chi è che riuscì ad avvicinarsi a Gesù Cristo durante la via Crucis? Sempre io. È successo di tutto, all’epoca: William Wyler, il regista, prima mi fece girare tutto il film, mi feci un mazzo così, feci una caduta da cavallo su una cinepresa che costava milioni che a Roma ancora se la ricordano. Un capolavoro che valse undici oscar! Quando finimmo le riprese e tornai a Brindisi mi portarono in braccio in processione, e i passanti pensavano che fossi io, il Messia! Facemmo festa per tre giorni. Il terzo giorno, poi, se ne uscì la Metro Goldwin Mayer e decise di imporre un attore americano per i primi piani, perché altrimenti non avrebbe fatto uscire il film. Scelsero tra certe facce di bronzo tra cui Kirk Douglas, Marlon Brando, Paul Newman, Burt Lancaster e Rock Hudson, scegliendo alla fine la faccia di Charlton Heston. Guardatelo, il film! Maledetti a loro! Tanto fu l’amarezza che l’aiuto regista, Sergio Leone, mi consolò e mi chiese «Pasquale, vieni con me!» di interpretare Trinità. Ma tanto fu l’amarezza che rinunciai e decisi di lasciare i ruoli imposti, per buttarmi nel cinema neorealista alla Risi, Antonioni, De Sica, Visconti…Gigi mi ha fatto portare il solito rustico di metà mattina. Oggi la luce è buona, sì. Ma di questo passo questo film non comincerà mai perché sul palcoscenico del mondo, come diceva Wilde, le parti sono mal distribuite. E a me di fare la parte dello scemo, non mi piace più.

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21freebrindisi.it30 marzo 2012

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UN VIAGGIATORE INGLESE NELLA BRINDISI DI FINE ‘700

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Swinburne visita Brindisi nel 1777, ossia un anno dopo - lo dice lui stesso - l’inizio dei lavori di Pigonati, e non deve essere stato im-pressionato positivamente dall’aspetto architettonico della città. Vi trova le strade malmesse, gli edifici in rovina e nessuna chiesa e palazzo degni di nota. Si sofferma nella descrizione dell’impo-nente e decadente palazzo di Gualtieri VI di Brienne duca di Atene, peraltro non di suo gusto, le cui mura di pietra grigiastra interval-lata da regolari tratti in marmo nero sarebbero state di lì a poco utilizzate dal Pigonati per il banchinamento del nuovo canale. Come tutti i viaggiatori del Nord Europa, anche il nostro è alla ri-cerca della romanità, ma dell’antica Brundusium trova ben poco e tutto disseminato alla rinfusa: frammenti di mosaico pavimen-tale di antiche domus, numerosi pilastri e rocchi di colonne usati come paracarri (allora come oggi), un largo bacino di marmo in cui scorre l’acqua che fuoriesce da teste di cervo in bronzo (così descrive la fontana De Torres di piazza Vittoria), la colonna roma-na che un tempo fungeva da faro (sua l’interpretazione), ed ancora iscrizioni e rovine di acquedotti testimoni di un glorioso passato. L’episodio dell’assedio di Cesare a Pompeo del 49 a.C. è sicura-mente impresso nella mente di tutti i colti viaggiatori stranieri e lo Swinburne pone particolare attenzione agli operai che, pulendo il canale di accesso alle acque del porto interno, trovano soven-te medaglie, sigilli, monete e sono impegnati a divellere i pilastri piantati da Cesare, pesanti fondamenta in legno di quercia privato della corteccia, che, estratti i pilastri, appare agli occhi del nostro viaggiatore incredibilmente fresco come se fosse stato tagliato da un mese, invece che seppellito per 18 secoli sotto la sabbia. Da buon inglese, è alquanto sensibile ai paesaggi pittorici e de-scrive minuziosamente il panorama di struggente bellezza che si godeva nei pressi di fonte grande (Fontana Tancredi), dove la vista poteva spaziare sul porto, la colonna, le chiese, il castello e l’immancabile “grande palma” presente in ogni litografia, incisione e disegno dell’epoca. Il racconto dello Swinburne si fa avvincente quando comincia a parlare del bacino portuale.

Nativo di una città marinara come Bristol, ben comprende come le sorti di Brindisi dipendano dallo stato del porto. Egli è diretto nell’affermare che “non c’è nulla di più bello di questo porto inter-no e meglio adatto ad ogni scopo di commercio e di navigazione”, e che “l’intero regno di Napoli non potrebbe fare sfoggio di un più perfetto contesto favorevole al commercio come a Brindisi”. L’inglese rimane stupito dal fatto che condizioni naturali e geogra-fiche assolutamente favorevoli come la bontà della terra, la pro-fondità delle acque, la sicurezza dell’ancoraggio e la posizione al centro del Mediterraneo e di importanti vie di comunicazione, non abbiano aiutato né il commercio, né l’agricoltura, né la derelitta po-polazione. L’ostruzione del canale di accesso al porto interno è causa del gradua-le impaludamento dei seni e l’aria malsana decima la popolazione. Swinburne sembra bene informato: dal 1752 la situazione è peg-giorata tanto che non possono entrare neanche le onde del mare. Il porto è diventato un lago verde e fetido, pieno di infezioni ed insetti nocivi, navigabile solo con piccole canoe. Snocciola, così, alcuni impietosi dati: da 18.000 abitanti si è arrivati nel 1766 a 5.000 miserabili anime tormentate da febbri malariche, nel 1775 ben 1.500 persone sono morte nella stagione autunnale. Solo trent’anni prima l’aria di Brindisi era reputata salubre e bal-samica tanto che i conventi di Napoli solevano inviarvi i loro frati affinchè recuperassero salute.

arCHEologia

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Per i primi temerari e romantici viaggiatori del “Grand Tour” l’Italia, anzi, l’Europa, finiva a Napoli; oltre era “terra incognita”. A cambiare questa ten-denza furono, nel Settecento, la razionalità illumi-

nistica e la sensibilità romantica, oltre che la riscoperta della classicità. Così anche le nostre contrade entrarono nel circuito dei viaggiatori del Nord Europa. Di partico-lare interesse ci sono sembrate le memorie del viaggia-tore e scrittore inglese Henry Swinburne, raccolte nella sua opera “Viaggi nelle Due Sicilie negli anni 1777-1780”. Non si tratta del solito viaggio descrittivo di bellezze ar-tistiche e paesaggistiche o di stranezze etno-antropolo-giche. L’inglese, infatti, dotato di un solido senso pratico come tutti i suoi connazionali dell’epoca, si imbatte so-vente in riflessioni economiche e commerciali sulla no-stra città, ed è testimone oculare delle opere di bonifica del porto di Pigonati. Sembra proprio questo il caso in cui la letteratura di viaggio, il testo odeporico del ‘700 e ‘800, si elevi al ruolo di fonte storiografica, tanto puntua-li sono le considerazioni e descrittive le testimonianze.

23freebrindisi.it30 marzo 2012

Proprio nei giorni della sua permanenza, il viaggiatore è testimone di come le nuove opere di Pigonati abbiano permesso la riapertura del canale e il libero flusso delle acque. La relazione sul canale è mi-nuziosa: se ne descrive la lunghezza, la profondità, l’orientamento in linea retta con la colonna. Ragionando a posteriori con le analisi del Monticelli e dell’Ascoli alla mano, ritroviamo qui tutti gli errori di quel progetto. Swinburne viene ricevuto “con estrema gentilezza ed ospitalità” da Pigonati e attinge i dati tecnici dalla fonte prima-ria, ma, pur certo che l’ingegnere reale si prodigasse per il successo dell’intrapresa, dopo aver esaminato il progetto gli sembra piutto-sto dubbio che si vada avanti come programmato senza incidenti e senza l’ausilio di ulteriori finanziamenti per mantenere efficienti le opere realizzate. È facile profeta! A tale proposito, una nota a piè di pagina della seconda edizione del 1790 dell'opera di Swinburne dice che “ il canale si va soffocando […] l’aria è diventata malarica più che mai […] fallito il piano di Pigonati è stato nominato un altro ingegnere, ma c’è ragione per credere che gli ulteriori rimedi riusci-ranno vani e questa sfortunata città condannata a una rapida distru-zione”. E gli insuccessi del Pollio sono anche loro passati agli annali. Leggendo, quindi, questa testimonianza di Henry Swinburne, la ce-lebre rappresentazione pittorica della baia e del porto di Brindisi di Philipp Hackert che porta la data del 1789 e raffigura un porto in piena attività con numerose navi e mercanzie, appare un po’ trop-po oltre la realtà e forse ossequiosa nei confronti del reale commit-tente, dato che Ferdinando IV volle le 12 tele raffiguranti altrettanti porti del regno, ad abbellire le pareti del suo studio nella reggia di Caserta. Molto lo sfarzo... poca la sostanza!

Giuseppe Rollo

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Venerdì 30 marzo ostuniDIARIO DI…L’Associazione Culturale “Folletti e Folli” presenta nell’ambito della Prima Ras-segna Teatrale “Forme di Conoscenza”, “Diario di …”, idea ispirata dal romanzo di Lu Hsun riscritta adattata e diretta da Peter Speedwell, con Dario Lacitignola Onofrio Fortunato. È la storia di Pietro e la sua mania di persecuzione, lui ed i personaggi che gli ruotano intorno ci conducono con ironia in un breve viaggio esilarante sulla paura dell’uno verso gli altri, ed altre sorprendenti fo-bie. La compagnia “Folletti e Folli” è un idea di Dario Lacitignola Onofrio Fortu-nato e Peter Speedwell nata dalla comune passione per il teatro e la voglia di mettersi in discussione ognuno con il proprio bagaglio di esperienza ma con un unico obbiettivo sorprendersi e sorprendere. Teatro Madonna del Pozzo Via degli Emigranti ore 21,ingresso libero. Info. 347.5986360.

24 freebrindisi.it30 marzo 2012

SilENzi di SCENa32 scatti di domenico summa

Il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi si racconta attraverso le foto di Domenico Summa nella mostra «Silenzi di scena». L’inaugura-zione venerdì 30 marzo, alle ore 18, nel foyer del teatro, dove l’esposizione sarà visitabile a ingresso libero sino a venerdì 6 aprile durante gli orari di apertura mattutina del botteghino (dalle 10.30 alle 13) e di sera nei giorni di programmazione degli spettacoli sino alla fine della stagione, oppure su prenotazione (info 0831.22.92.30). La mostra raccoglie 32 scatti del giovane fo-tografo brindisino, che ha cercato l’istante quando il buio scen-de in sala, le luci si accendono in palcoscenico e l’artista lascia le quinte per rimettere al giudizio del pubblico i sentimenti che lo spettacolo gli ha affidato. In quel momento l’atmosfera si fa ma-gica, l’inquietudine tangibile, e non c’è maschera, non c’è trucco, che possa filtrare l’emozione che si espande oltre la quarta parete. Una performance è fatta di guizzi, e ogni istante comunica le sue profondità e le sue leggerezze. E mentre l’uomo e il personag-gio diventano un solo individuo, ogni confine vacilla, e il tempo si ferma. Sono queste le impressioni che Domenico Summa ha fissato nei suoi click, cogliendo il sottile diaframma tra interprete e personaggio. Perché, come ha scritto l’autorevole critico teatra-le Ugo Volli nei vagabondaggi teatrali intitolati «La quercia del Duca», per un fotografo che si occupa di teatro si tratta di «ritrarre la persona dentro il personaggio», di «cogliere quell’ambiguità, quella doppiezza di ruolo, quel punto di oscillazione in cui si deve mettere un attore per essere insieme se stesso e dare forza al suo personaggio». Così, nella sequenza di immagini colte da Summa, gli attimi prendono forma e si ripetono in frammenti di una nuova e silenziosa messa in scena, allestita con la sensibilità e gli occhi del reporter che ripercorre i momenti più esaltanti delle ultime due stagioni artistiche.

Venerdì 30 marzo s. michele salentinoMOSTRA D’ARTELa Biblioteca-Pinacoteca Comunale “Salvatore Cavallo” di S. Michele Salentino, riaperta al pubblico il 15 Marzo 2012 dopo l’ultimazione dei lavori di riqualificazione, ospita la 3^ Rassegna Nazionale d’Arte Sacra Contemporanea “La Forma Eletta”, rassegna a cura dell’Asso-ciazione Culturale “Eterogenea” di Mesagne nell’ambito del Progetto d’Arte “Le Ali di Mirna”. La manifestazione ha il Patrocinio della Diocesi di Brindisi, della Presidenza della Giunta Regionale Pugliese, dell’As-sessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia, dell’Amministrazione Provinciale di Brindisi e dell’Amministrazione Comunale -Assessorato alla Cultura di S. Michele Salentino. In mostra le opere di: Nicola Andreace di Massa-fra (Ta), Igli Arapi di Martina Franca (Ta), Giovanni Carpigna-no di Palagianello (Ta), Vincenzo De Filippis di Grottaglie (Ta), Maria Elena Diaco di Catanzaro, Vittorio Emanuele di Cusago (Mi), Ma-riano Filippetta di Frosinone, Giuseppe Giuffrida di Catania, Cosimo Giuliano di Latiano (Br), Corrado Grifa di S. Giovanni Rotondo (Fg) , Carlo Iacomucci di Macerata, Donato Bruno Leo di San Vito dei Nor-manni (Br), Nicola Liberatore di Foggia, Massimo Marangio di San Pie-tro Vernotico (Br), Oronzo Mastro di Novara, Enrico Meo di Cosenza, Maurizio Romani di Roteglia (Reggio Emilia), Filippo Rossi di Firenze, Vito Russo di Salve (Le), Dimitri Salonia di Messina, Luigi Spanò di Lec-ce, Tarshito di Bari, Vincenzo Vacca di Grottaglie (Ta), Alfonso e Nicola Vaccari di Forlì. La Rassegna potrà essere visitata dal 15 Marzo al 22 Aprile con ingresso libero con i seguenti orari di apertura: dal lune-dì al venerdì 16.30/19.00- martedì e giovedì 9.30/12.30. Per info tel. 0831.966026; 0831.771568 o [email protected]

sabato 31 marzo san Vito dei normanniPIPPO POLLINA IN CONCERTOIl cantautore siciliano, torna sul palco per approfondire e raccontar-ci un altro pezzetto della sua carriera, delle sue esperienze nel suo viaggio di musica e parole lungo 30 anni, inaugurato lo scorso gen-naio con l’uscita della sua biografia dal titolo di “Abitare il sogno: vita e musica di Pippo Pollina” edita da Stampa Alternativa. "La mia pa-

tria sono i ricordi": con i suoi racconti, la sua musica, la sua voce e la sua informalità, Pollina ci porta con sé in viag-gio, in giro per l'Europa, affrontando i temi da sempre a lui cari: la con-danna ad ogni forma di violenza, di guerra, la lotta per la legalità, l'impegno civile, l'amo-re per la Cultura, per

l'Arte, per la Storia, l'Amicizia universale, l'Amore, il tutto "servito" in un'atmosfera che sembra davvero un ritrovo attorno ad un tavolo tra vecchi amici. Pollina, il "guerriero" pacifista, armato della sua chitarra "che ha ragione e sentimento", sarà accompagnato sul palco dal sas-sofono soprano di Gaspare Palazzolo, per riproporre i brani che più rappresentano la sua carriera artistica, con il sapiente ausilio dell'elo-quenza dei suoi racconti, con la maestria di chi sa scegliere il mezzo espressivo più evocativo per descrivere certe sfumature, ora in italia-no, ora in spagnolo, ora in tedesco, ora in inglese e raggiungere così le corde di anima, cuore e testa di chi lo ascolta. S. Vito dei Normanni , ExFadda-Officina del sapere. Per informazioni: [email protected] / 339.8504684; www.pippopollina.com.

appuNtaMENti

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sabato 31 marzo brindisiDOMENICO LAPOLLA IN MOSTRA

Si è inaugurate il 17 Marzo - e andrà avanti fino al 17 Aprile - "Scappa, Nino!", la personale di pittura dell'artista brindisino Domenico Lapolla, al caffè li-breria "Camera a Sud", in Largo Otranto - Brindisi. Il titolo della personale fa riferimento a Nino, un pic-colo pappagallo giallo, che abita molte delle tele in esposizione, assieme a dei tipi umani semplici e de-licati. Dove non è Nino a farla da padrone, vi sono

altri animali ritratti in pose e azioni inconsuete, pesci che salutano naviganti, oche a lezione di greco antico o pianoforte, galline in testa o al seguito di omini in canottiera, gazze che si lasciano accarezzare su terrazzi assolati. L'originalità evidente delle tele di Domenico La-polla trova diverse ragioni: ogni opera è legata all'altra da tratti co-stanti, riconoscibili e tipici del suo stile; é come ritrovare in ogni tela un episodio di una storia, che ognuno, secondo la sua personalità, può inventare e raccontare. Non c'è virtuosismo nelle pennellate, non si ricerca la cura di tutti i particolari, ma solo di quelli che concorrono a creare la poesia dell'opera. I personaggi hanno tratti caricaturati - occhi minuscoli, nasi grossi, teste grandi, corpi esili - e tuttavia sono pregni di umanità. Sono delle tele che piacciono ai piccoli per evi-denti ragioni, ma che catturano l'osservatore adulto con altrettanta curiosità, perché ne solleticano il lato puro e "bambino".

domenica 1 aprile ostuniPARCO AVVENTURAIl Parco Avventura Ciuchino Birichino è un parco alberato, discipli-nato dalle recenti norme Uni 155670-1/2, attrezzato per consentire una nuova attività ecocompatibile e di grandissimo coinvolgimen-to ludico-sportivo, didattico ed emozionale. Le attività offrono una valida opportunità per una giornata all’insegna della natura ricca di aspetti formativi, in cui ambiente, attività motoria-sportiva e didattica si fondono in un contesto salubre, sicuro e innovativo. Effettuando i percorsi nel bosco ognuno potrà mettere alla prova le proprie abili-tà, scoprire attitudini e trovare in se stessi le soluzioni alle difficoltà stimolando la fantasia e l’ingegno attraverso un’esperienza nuova e coinvolgente. I percorsi sono adatti a bambini (a partire dai 3 anni), ragazzi ed adulti, essendo infatti articolati per differenti livelli di diffi-coltà consentono a chiunque di divertirsi ed emozionarsi in assoluta sicurezza.Il Parco è aperto su prenotazione a partire dal 1 Aprile 2012 e tutti i giorni a partire dal 1 Giugno 2012. Il Parco è situato sulla stra-da Ostuni-Cisternino, in prossimità di Cda Campanile. Ingresso con prenotazione. Info. 328.8485157.

le segnalazioni vanno inviate a [email protected]

martedì 3 aprile brindisiMOSTRA DEL RECICLOIl 24 Marzo è stata si inaugura al Bastione di Porta Mesagne, la mo-stra personale di Arte del Riciclato del Prof. Pasquale Rizzo nativo di Latiano, vissuto e operante a Mesagne. Rizzo ha studiato presso l'Isti-tuto d'Arte di Lecce ed ha completato gli studi a Firenze. Titolare della cattedra di educazione Artistica presso la Scuola Media "G. Marconi" della città di Mesagne ove risiede ed ha lo studio in Via F. Filzi, 6. Du-rante la sua lunga vita ha dipinto ed esposto un pò in tutta Italia. Le sue opere sono state rivolte alla cultura popolare della terra di Puglia, si è dedicato alla realizzazione di presepi tipici ed allegorici del Natale contadino. Da qualche tempo sta dedicando la sua attenzione all'arte del riciclo di materiale per realizzare, con fili elettrici, stoffe e rami di piante, piccole sculture di Cristo e personaggi colorati e disinibiti. La mostra Arte del Riciclato, promossa dal Comune di Brindisi, resterà aperta sino al 30 aprile, visitabile martedì e giovedì dalle ore 10 alle ore 12.30. È possibile, su prenotazione, visitarla guidati dallo stesso Prof. Rizzo. Per info 340.7732573; 0831.773884.

mercoledì 4 aprile brindisiCONCERTO“Stabat Mater – Musica per la Regina dei dolori”. Gemma Bertagnolli soprano, Sara Mingardo contralto; La Confraternita de’ Musici: Cosimo Prontera Direttore al cembalo e organo; primo violino Lorenzo Colit-to, violino secondo Giovanni Rota, viola Gabriele Spadino, violoncello Gaetano Simo. Il Programma: Lorenzo Gaetano Zavateri (1690-1764) Introducione in Sol magg. op.I, No; Leonardo Leo (1694 – 1744) Sal-ve Regina antifona in fa magg per soprano vvll e bc.; Antonio Vivaldi (1678-1741) Concerto VIII in Re min. per archi e bc RV 127; Giovanni Battista Pergolesi (1710 - 1736). Stabat Mater Sequenza per canto, alto, orchestra e bc. Ore 20.30, Basilica Cattedrale.

Venerdì 6 aprile FrancaVilla FontanaPELLEGRINSAGGIO DEI “PAPPAMUSCI”I confratelli del Carmine, scalzi ed incappucciati, si recano a visitare le chiese della città dov’è esposto il "Sepolcro”, alternandosi nella guar-dia all’Eucarestia con gesti tramandati da secoli. Chiesa del Carmine, chiese e vie della città ore 19, ingresso libero. Maggiori informazioni sul sito www.lasettimanasanta.it e all’Ufficio Informazione ed Acco-glienza Turistica, 0831.811262.

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Lucia De Vita

Rebecca, 2012Federica, 2012

Dublin, 2011

Mi chiamo Lucia De Vita, ho 26 anni e una passione, indescrivibile a parole, per la fotografia. Ho iniziato circa sei anni fa a fotografa-

re, a guardarmi intorno con occhi diversi, a cercare un certo “qualcosa” in quel che mi circonda, e alcu-ne volte sono certa di averlo trovato. Ero e sono tuttora un’autodidatta anche se ho da poco frequentato un corso avanzato di fotografia in studio della durata di sette lezioni.Amo ‘mettere’ nelle mie fotografie tutto ciò che imparo ogni giorno, in quanto credo che la cono-scenza sia tutto e che passerò la vita ad imparare una cosa dopo l’altra nella certezza che non saprò mai tutto e che quello che saprò non sarà mai ab-bastanza. Per il resto spero che le mie fotografie possano parlare per me.Adoro i ritratti e vorrei poter fotografare persone di ogni tipo perché sono convinta che si possa trovare negli occhi di ognuno una scintilla unica e irripetibile, come unici e irripetibili sono gli esseri umani nella loro fallacità.Per descrivermi potrei usare questa frase di Ma-rylin Silverstone: “La gente cominciava a vedermi come un tutt’uno con la mia macchina fotografi-ca. Ma se non fossi una fotografa, cosa mai potrei essere? Sono qualcosa di diverso? Non si può allo stesso tempo prendere parte e fotografare. In un certo modo, questo logora.”

FOTOGRAFA PER PASSIONE

26 freebrindisi.it30 marzo 2012

Lucia De Vitahttp://www.flickr.com/photos/luciadevita/

frEE StylE

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Si è conclusa il 22 marzo scorso la Fiera del Libro per Ragazzi, uno degli eventi internazionali più importanti nel mercato del copyright per ragazzi. Una manifestazione oggi che rivela l’importanza che i più giovani attribuiscono ai libri e alla lettura. Un multiverso di storie e colori per tutte le età.Free Brindisi ha incontrato giuseppe bordi, uno degli scrittori per l’infanzia più interessanti e di successo degli ultimi anni, in occasio-

ne di uno dei suoi ‘Incontri con l’Autore’, iniziativa organizzata da Danio Capoziello, tenutosi presso la Scuola Elementare ‘Giovanni Rodari’ di Brindisi (prima tappa del tour letterario, la scuola primaria ‘Collodi’)Romano, classe 1969, Giuseppe Bordi lavora da anni come esperto di scrittura creativa nelle scuole primarie di primo e di secondo grado, oltre a essere autore di testi narrativi e teatrali. Tra questi, Bordi ha pubblicato per la collana ‘I PiccoLetti’, di Fabbri Editori, “Abicio” (2010) e “Gli alberi di Pocafrutta” (2011), le fiabe “Puzzolo e la discarica abusiva” (2010) e “Fiabella”(2011), il romanzo per ragazzi “Gli Acchiappaguai” (2010) e “Sgonfiati Notorio” (2011). Contemporaneamente, per Fabbri ha pubblicato i sei testi teatrali “Abicio”, “Gli alberi di Pocafrutta”, “Puzzolo”, “Fiabella”, “Gli Acchiappaguai” e “Sgonfiati Notorio”, da far mettere in scena alle varie classi delle scuole primarie. È inoltre autore del romanzo per ragazzi “Mila e il cerchio magico”.Tra le tante attività che Giuseppe conduce, oltre ai laboratori di scrittura creativi, al teatro e ai cortometraggi, gli incontri con l’autore permet-tono di presentare i suoi romanzi agli alunni delle scuole elementari e di rispondere a tutte le curiosità dei più piccoli in merito al mestiere di scrittore.

INTERVISTANella sua ‘Biografia scritta da me medesimo’ sostiene che “scrittori non si nasce, scrittori si diventa”. Oggi a 42 anni, dopo diversi successi alle spalle, si ritiene uno scrittore?Sì, sono uno scrittore perché vivo di diritti d’autore. Ma la mia crescita non è ancora completa e non lo sarà mai… ogni persona che incontro, ogni libro che leggo, ogni esperienza mi insegnano e mi permettono di migliorare sempre.A trent’anni, hai scritto un libro per bambini che trattava di Guerra Fredda. È dunque falso che per scrivere libri per ragazzi, bisogna essere un po’ bambini?Quello fu il mio primo libro per bambini e fu un peccato di presunzione, perché scrissi qualcosa per un tipo di lettore che non conoscevo. Trattava un argomento che i bambini non conoscono ed era pieno di ironia, che i bambini non afferrano. Mi sono seduto tra i bambini e lavorando con loro ho imparato a conoscerli e solo dopo ho potuto scrivere per loro. Per scrivere per bambini puoi non essere bambino, ma devi conoscerli.Cosa consiglierebbe oggi a un bambino che vuole diventare uno scrittore?Consiglierei di studiare la grammatica e la logica, di leggere molto e di osservare la realtà, che è la più grande fonte di ispirazione.Qual è l’importanza data alla lettura nelle scuole di oggi?Varia da luogo a luogo, da maestra a maestra… ma non è bassa.Qual è, tra i suoi personaggi, quello che ti rappresenta di più?Nessuno! Una delle regole che mi son dato è quella di mettere una distanza tra me e i miei personaggi, per evitare che mi somiglino e che in qualche misura si somiglino tra loro.Quale libro ha, al momento, sul comodino?‘Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte’ e nell’e-book l’’‘Orlando furioso’.Oggi Giuseppe Bordi è diventato grande?Affronto la vita con una maggiore consapevolezza e con un forte senso della responsabilità nei confronti della mia famiglia e dei bambini a cui sono indi-rizzati i miei libri. Come scrittore non mi sentirò mai grande…

LIBRI PER RAGAZZI GIUSEPPE BORDI

27freebrindisi.it30 marzo 2012

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Sensibilizzare, promuovere, supportare. In una parola: par-tecipare. Solo così si può diventare genitori felici. È questa l’idea del Comitato Genitori del 2° Circolo di Brindisi. Asso-ciazione culturale senza fini di lucro, raccoglie, ad oggi, circa

quaranta genitori che intendono portare avanti idee e progetti in supporto all’attività della scuola.“Tutto è partito da un gruppo di genitori della scuola San Lorenzo accomunati dal fatto di aver i figli nello stesso istituto - spiega il presidente del Comitato, Guendalina Armenti - Abbiamo effettua-to una ricerca online per avere un’idea di come, nel resto d’Italia, i Comitati dei genitori fossero formati e organizzati. Anche dal punto di vista burocratico è stato seguito l’intero iter. Abbiamo portato l’argomento nel consiglio di istituto e dal consiglio di circolo è stata formata una sotto commissione composta da nove genitori (Chiara Caiulo, Guendalina Armenti, Maria Rosaria Mollicone, Maddalena Grasso, Elisa Indino, Nadia D’Ambrosio, Donato Villani, Cristiano Ruiu, Rosaria Leo) e una insegnante (nonché vice preside, Stella Montanaro). Lo statuto di cui ci siamo dotati ha finalità prettamen-te culturali, ossia svolgere iniziative che siano di supporto al pro-gramma scolastico”. Tra le priorità, “mantenere un atteggiamento di grande fiducia nella Scuola” e mettere a disposizione abilità, passioni, e conoscenze per organizzare iniziative “che permettano di crescere come Comunità Educante”.“Lo spirito del Comitato non è quello di agire sui bambini diretta-mente, ma attraverso la nostra formazione. I ritmi della vita quo-tidiana ci fanno spesso vivere il ruoto genitoriale con una certa grevità e questo si riflette sui nostri figli. Aggregando i genitori e realizzando iniziative in cui bambini e genitori vengono coinvolti e possono sviluppare interessi in comune, in qualche modo sania-mo questa “frattura”. Noi adulti ci riconciliamo con il nostro ruolo di genitori, siamo più sereni, il che porta i nostri figli a star bene e a rapportarsi anche in abito scolastico a insegnanti e compagni in maniera felice. Tutta questa felicità crea valore”.Operativo da Febbraio, il Comitato ha diverse idee e proposte in cantiere. Iniziativa-pilota, partita il 17 marzo, “Le letture del saba-to pomeriggio”, sei incontri dedicati a bambini dai sei ai dieci anni.

“Siamo partiti da una iniziativa semplice ma significativa, uno spa-zio dedicato non solo alla lettura, ma in senso più ampio, all’ascolto e dunque al dialogo che una lettura può stimolare. Sei gli incontri e sei gli ospiti che interverranno gratuitamente. Il primo, tenutosi presso “LaLibreria” di Corso Roma, ha visto non a caso come lettrice la Dirigente della scuola San Lorenzo, la dott.ssa Angela Citiolo, a testimoniare lo spirito di collaborazione e la volontà di scambi po-sitivi tra scuola e famiglia. Ad avvalorare il dialogo tra famiglia, Pub-blica Amministrazione ed Enti Locali il secondo incontro di lettura, tenutosi sabato 24, è stato affidato alla dottoressa Margherita Caro-li, pediatra, nutrizionista e scrittrice di “Favole in cucina”. Riteniamo quello dell’alimentazione corretta un tema sul quale confrontarsi con genitori ed insegnanti così come riteniamo la mensa scolastica un momento di aggregazione e spazio educativo. Protagonista del-la terza lettura, sabato 31 Marzo, sarà un’altra importante risorsa e volto della nostra città - l’attrice Stefania Savarese - mentre la quar-ta e la quinta lettura saranno curate da due mamme facenti parte dell’associazione. Oltre a questo primo progetto, ed entro la fine di questo anno scolastico, sono previsti l’attivazione di un breve corso di propedeutica all’apprendimento della lingua inglese nel-la scuola dell’infanzia, uno spettacolo teatrale che drammatizza la Sindrome di Asperger, difficilmente riconoscibile benché diffusa, la presentazione di un libro su alcune disfunzioni del linguaggio, per concludere con una grande festa che probabilmente vedrà coinvol-ta un’altra scuola. Quel che vogliamo è rapportarci ad altre realtà

del territorio e non solo scolastiche, confrontarci con istituzioni, enti, associazioni”.Per un dialogo e una sinergia che ci si auspica coinvolga sempre più. Perché ognuno può dare il proprio contri-buto al miglioramento della qualità della cittadinanza.“Le nostre iniziative nascono soprattutto dall’osserva-zione. I membri del Comitato sono quasi tutti rappre-sentanti di classe e durante le varie riunioni abbiamo notato atteggiamenti per così dire “discutibili” da par-te dei genitori, una sfiducia diffusa nei confronti della scuola che certo non aiuta l’opera educativa di inse-gnanti e dirigente scolastico. La nostra “risposta” è inci-tare a un maggiore impegno e a una presenza costan-te. Noi genitori possiamo essere una risorsa soprattutto in un momenti di crisi come l’attuale, in cui la scuola è vessata dai continui tagli imposti dal Governo. Ognuno di noi ha delle competenze, delle capacità, metterle a disposizione è sicuramente un valore aggiunto di cui la scuola può dotarsi. Semplicemente dobbiamo riap-propriarci del nostro ruolo di cittadini. Se vediamo che qualcosa non va non dobbiamo girarci dall’altra parte o peggio colpevolizzare o demandare all’altro, ma chie-derci cosa possiamo fare. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può fare la propria rivoluzione”.

Per Una scUola ‘felice

per ulteriori informazioni: [email protected] GENITORI 2 CIRCOLO DI BRINDISIo

Nadia Parisi, Margherita Caroli, Angela Citiolo, Maddalena Grasso, Maria Rosaria Mollicone, Guendalina Armenti, Chiara Caiulo

28 freebrindisi.it30 marzo 2012

la BaCHECa

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IN GRECIA CON LA GRIMALDI

http://youtu.be/MMltE4cVXPQ

A bordo della nave Sorrento con Grimaldi Lines

La Grimaldi ha scelto il porto di Brindisi per i collegamenti con la Grecia. Dall’11 aprile, la compagnia italiana leader nel trasporto rotabili, colleghe-rà Brindisi ai porti di Igoumenitsa e di Patrasso. E il colosso della navigazio-ne non si risparmia. L’inaugurazione della linea prevede come incentivo uno sconto del 30% sul viaggio di ritorno, e a supporto del flusso turistico, nella stagione estiva il servizio offrirà un ulteriore scalo settimanale a Cor-fù. Il nuovo collegamento marittimo dedicato al trasporto di merci rotabili e passeggeri vedrà sostare nel porto di Brindisi un gioiellino della compa-gnia, la Sorrento, una nave ro/pax di nuova concezione e costruzione (en-trata in servizio nel luglio 2003) in grado di trasportare 800 passeggeri e 170 auto, con a disposizione 2.250 metri lineari di carico rotabile. Velocità di crociera pari a 22,5 nodi. Ogni cabina (in tutto 93 suddivise tra interne ed esterne, tutte con servizi privati, di cui 2 speciali e due progettate per passeggeri con mobilità limi-tata) dispone di due letti bassi e due alti a scomparsa, un piano scrivania, un armadio a quattro ante, uno specchio ed una poltroncina, mentre le speciali sono costituite da una zona notte con letto matrimoniale e televi-sore e da un soggiorno con divano letto a due piazze. Per i pasti è dispo-nibile un grande ed elegante ambiente che funge da soggiorno/sala da pranzo, all’interno del quale si trova il ristorante self-service. Questo siste-ma permette ai clienti di scegliere tra diverse pietanze e di acquistare solo ciò che realmente desiderano. Altri luoghi dove intrattenersi in estremo relax sono il bar del ristorante, il bar Club Vesuvio, salottino con tavolini e poltroncine, ed il bar esterno aperto durante i mesi caldi ed attrezzato con sedie a sdraio per prendere il sole. Infine, all’altezza del ponte 5, davanti la reception, si trova un angolo con slot machine e video giochi ed un picco-lo negozio che vende souvenir ed articoli di prima necessità.Dopo il viaggio inaugurale previsto per l’11 aprile, la nave e la linea do-vrebbero essere presentate ufficialmente alla città il prossimo 13 aprile.Le prenotazioni, sia per il trasporto merci che per i passeggeri, sono inve-ce aperte dal 26 marzo.

iN EvidENza

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Tel. 329 70 44 836

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CINEMA

LIBROaMoRe,ZuCCHeRo e CaNNeLLadi Amy Bratley

MusICATHe CooLaid

Una casa da condividere con la persona amata, un caldo nido d’amore: è questo il sogno di Juliet. E finalmente lei e il suo fidanzato Simon riescono a realizzarlo. Ma proprio durante la prima notte nel loro nuovo appartamento, Juliet scopre che lui l’ha tradita con la sua migliore amica. Il suo cuore è infranto e la realtà è troppo dura da affrontare. Sola e disperata, Juliet trova conforto soltanto nel ricordo dell’amata nonna Violet, morta un anno prima, e nei suoi manuali anni Cinquanta per la casalinga perfetta. E mentre il passato riaffiora con i suoi torbidi segreti, sarà proprio in questo dolce mondo fatto di grembiuli, pentole, nastri, pizzi e ricami che Juliet ritroverà se stessa, e forse, chissà, anche un nuovo amore. Consigliato a chi abbia voglia di leggere una storia d’amore e di rinascita, godibile anche se non tanto da lasciare il segno. Adatto soprattutto a un pubblico femminile.

gli inizi - Tutto ha inizio alla fine del 2000 grazie a una chitarra acustica conservata per anni e quasi mai usata. La voglia di imparare a far musica fa incontrare due fratelli Ivan e Mattia (Ruggero) e Mauro (Daccico). I tre si riuniscono sempre più frequentemente per imparare a suonare la chitarra insieme. Dopo solo pochi mesi di pratica, e dopo aver scelto ognuno il proprio strumento (Mauro e Ivan chitarra elettrica e Mattia basso elettrico), metton su la prima band sperimentale, “Selter”. Genere punk-rock, repertorio cover. Mancano batteria e voce. Agli inizi dell’estate del 2003 al trio si unisce Dario (Gaballo) alla batteria e la band cambia nome. Nascono i “Coolaid”. Dopo un anno e mezzo di prove, la svolta. Nell’inverno del 2004 l’ultimo acquisto, Angelo. Sarà lui il batterista, mentre Dario diventa il tastierista e il cantante. Seconda voce quella di Mauro. L’esordio - Nel frattempo il gruppo consolida l’esperienza di scrivere canzoni proprie (For You, Planet Earth e Kid In The Dark risalgono al 2002), ma non disdegna di suonare cover. La musica, legata agli inizi soltanto al punk-rock, inizia ad avere sonorità più ampie e più originali, sempre restano nell’ambito Rock Alternativo. L’esordio davanti al pubblico avviene nel Maggio del 2005 in un locale della loro città, Brindisi. Un loro brano viene trasmesso in radio, (una versione natalizia del pezzo Don’t Worry Now, per Ciccio Riccio). Il nome The Coolaid inizia a girare. Difficoltà - Nella primavera del 2006 Angelo lascia la band, a causa di opinioni, stile e gusti musicali diversi dal resto del gruppo. Nel Febbraio del 2007 subentra ad Angelo Matteo e nei primi mesi del 2008 a Matteo Alessandro (Elia). La band è di nuovo completa. presente e futuro - Oltre ai due demo album registrati nel 2005 e nel 2006 è in progetto una terza raccolta di nuove canzoni, dal titolo “Our Last Chance”.

DRAMMATICO DRAMMATICO COMMEDIA THRILLERghost RiDER 3D

spiRito Di VEnDEttaNicolas Cage torna a vestire i panni di Johnny Blaze, lo stuntman motociclista dal teschio fiammeggiante caro alla Marvel. Johnny si è ormai allontanato dal resto del mondo per cercare di controllare lo spirito della vendetta, ma un giorno incontra il monaco Moreau che gli chiede di aiutarlo a trovare una donna di nome Nadya e di proteggere lei e il suo bambino.

thE RaVEnUna donna e sua figlia vengono ritrovate brutalmente assassinate. Emmerith Fields, il detective incaricato del caso, capisce immediatamente che l’omicidio è ispirato a un racconto di Edgar Allan Poe. Un giallo dalle atmosfere gotiche, che prova a svelare i misteri che avvolgono gli ultimi giorni della vita dello scrittore americano.

taKE mE homE tonightAmbientato durante il weekend del Labour Day del 1988, il film segue le disavventure del neo laureato Matt Franklin, di sua sorella gemella Wendy e del suo miglior amico Barry Nathan. I tre stanno cercando di capire cosa fare delle loro vite e Matt cerca disperatamente di conquistare la ragazza dei suoi sogni Tori facendole credere che è stato appena assunto alla prestigiosa banca d’affari Goldman Sachs.

È nata una staRTratto dall’omonimo romanzo dello scrittore inglese Nick Hornby. Luciana Littizzetto scopre del tutto casualmente, grazie alla soffiata di una vicina, che suo figlio è un pornodivo. Il problema della mamma non è soltanto affrontare la sorpresa di avere come figlio una star del porno, ma oltretutto doverlo comunicare al marito Rocco Papaleo.

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DI TSAI MING-LIANG

Un regista di Taiwan viene invitato a dirigere un film sulla storia di Salomé all’interno del Museo del Louvres. Nonostante la sua reputazione, il regista vuole assolutamente affidare la parte di Erode a Jean-Pierre Léaud. Per dare al film, dal budget modesto, qualche possibilità in più al botteghino, la produzione è determinata ad affidare la parte di Salomé ad un’attrice di fama internazionale. Ma fin dal primo giorno di riprese, i problemi vanno accumulandosi... Il film (uscito recentemente in DVD in Francia) dimostra quanto Tsai Ming Liang ami giocare con lo spettatore, distruggendo ogni presupposto. Il suo primo film su commissione si rivela la sua opera più coraggiosa, quella che osa di più. Storia risicata, dialoghi pressocchè assenti, ma tante, tantissime emozioni.

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33freebrindisi.it30 marzo 2012

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@ associaZionE cicLoamici fiabLe bici che girano per Brindisi sono poche e le amministrazioni comunali e provinciali che si sono susseguite non si sono certo distinte nel sostenere questa mobilità con una rete di piste ciclabili o di zone a traffico limitato o di corsie ciclabili riservate. C’era però una bella possibilità, sicuramente da migliorare, per andare dal Casale al centro della città in bici senza attraversare Via Provinciale San Vito, pericolosa e oltremodo trafficata: salire con la bici sulla motobarca. È capitato più di qualche volta di dover condurre un gruppo di ciclotu-risti dal Casale al centro e ci siamo sentiti orgo-gliosi di poter attraversare le acque del nostro bel porto godendo di una visione di Brindisi a 360 gradi, il tutto senza dover abbandonare la bici. C’era una volta, ma da qualche setti-mana il servizio è bloccato (sembra però che sia tornato attivo su una delle due motobar-che, quella omologata in quanto provvista di rastrelliera) per ragioni legate alla sicurezza. In un incontro avuto con il dirigente tecnico dell’STP ing. Muscogiuri e la dottoressa Carella responsabile Affari Generali e Legali sono sta-te rese chiare le ragioni di questa chiusura e nel contempo è stata resa esplicita la volon-tà dell’azienda a espletare le azioni necessa-rie per ripristinare l’uso della motobarca non omologata. L’STP si è dichiarata sensibile a incentivare questo servizio, ma non è più di-sposta a farlo per sua buona volontà. Ci hanno fatto notare che la bici viaggiava gratis chiu-dendo un occhio sul fatto che non fosse un

servizio a cui loro erano tenuti, non essendo commissionato da Comune. E questo richia-ma un gravoso problema di disattenzionedel-l’amministrazione verso la mobilità ciclistica. Non ci vuole molto a capire che l’intermoda-lità tra bici e mezzo di trasporto pubblico ha un effetto moltiplicatore sia sulle potenzialità turistiche, sia su quelle del trasporto quotidia-no (mobilità casa-lavoro, casa-scuola, casa-tempo libero) insite nella bicicletta. Se oggi i ciclisti urbani sono pochi, non è dovuto alla pigrizia dei Brindisini, ma all’assenza di una politica adeguata e attenta che incentivi l’uso della bici per gli spostamenti in città. Il nostro clima e il nostro territorio lo consentono, i no-stri amministratori no. Noi chiediamo che al più presto sia ripristinato il servizio di entram-be le motobarche, perché il pendolare ciclista che abitualmente si reca al lavoro in bici ha bi-sogno della certezza del servizio del trasporto bici e non può essere legato alla fortuna di tro-vare la motobarca omologata, noi auspichia-mo che i futuri amministratori della nostra città comprendano che il diritto alla mobilità costituisce una articolazione fondamentale dei diritti della persona. La nostra bici + barca era un piccolo esempio di integrazione moda-le che permetteva di razionalizzare le possibi-lità di spostamento sul territorio, dovremmo potenziarlo, migliorarlo e incentivarlo e farlo diventare un grande esempio virtuoso. Faccia-mo in modo che accada.

Per l’Associazione CicloamiciAnna Chiara Intini

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