Free Brindisi n.19 del 16.03.2012

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MAGAZINE SETTIMANALE FREE-PRESS anno 1 numero 19 • 16 mar 2012 ATTUALITÀ E PROMOZIONE DELLA TERRA DI BRINDISI www.freebrindisi.it SPECIALE CENTENARIO DEL CALCIO BRINDISINO OGNI VENERDÌ IN EDICOLA IN ABBINAMENTO GRATUITO CON "SENZACOLONNE", NEL CENTRO COMMERCIALE "LE COLONNE", NELLA "CASA DEL TURISTA" E NELL'AEROPORTO DEL SALENTO PUNTA IL TUO SMARTPHONE E VISITA IL NOSTRO SITO

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1) la prima formazione del Brindisi nel 19122) il Brindisi Batte il lecce 2 a 1 ed è campione regionale

3) Brindisi sport, stagione 1913-19144) l’ingresso monumentale del campo sportivo

5) il Brindisi che nel 1937 fu promosso in c6) il 13 dicemBre 1938, la prima maglia Biancazzurra

7) il portiere rino di donna 8) il calciatori degli anni quaranta portoghese e livera

9) i calciatori Brindisini di donna, d’adamo, livera e cris

10) serie B 1946-47, il Brindisi di mister migliorini

11) il Brindisi stagione 1959-6012) anno 1952, serie c, Bari 2- Brindisi 313) anno 1963 il Brindisi di mister landolfi

14) Brindisi 1965-6615) saluto a centrocampodi capitan Brugnerotto

16) il mitico portiere Bandini con la mascotte tonino nisi

17) il Brindisi che vinse il campionato nel 196718) il Brindisi che vinse il campionato nel 196819) allenamento a terra

20) un allenamento di altri tempi al Benedetto Brin

21) la polvere del Benedetto Brin

22) originariamente i pantaloncini del Brindisi erano neri

23) il Brindisi di campanini 1968-69 serie c,24) il commendatore fanuzzi in mezzo ai suoi ragazzi

25) anno 1970 i calciatori del Brindisi in aereoporto

26) Brindisi sport 1970-7127) anno 1970 domenico mennitti con fanuzzi e pierini

28) Brindisi sport 1971-7229) franco fanuzzi fra i suoi calciatori

30) fanuzzi e vinicio portati in trionfo per la promozione

31) il Brindisi di franco fanuzzi in serie B 1972-7332) 3 dicemBre 72 l’’ingresso in campo di foggia e Brindisi 33) Beppe papadopulo

34) reggiana Brindisi 72-7335) Brindisi sport 1973-7436) 9 dicemBre 1973, le 100 partite di la palma col Brindisi

37) Brindisi sport 1974-7538) 10.9.1974 Brindisi-inter i capitani mazzola e cantarelli

39) reggiana - Brindisi 1974-7540) Brindisi -ternana, tiro di ulivieri

41) ulivieri festeggiato dai compagni e dall’allenatore Bon

42) Brindisi-genoa, gol di ulivieri

43) il Brindisi 1975-7644) il Brindisi 1979-80 di capitan Boccolini

45) il Brindisi di pascali al derBy contro la gioventù

46) la squadra che nel 1985 approdò in c147) l’indimenticaBile massimino vitali

48) crafa in azione contro il Barletta

49) formazione Brindisi sport 1986-8750) Bergamaschi e giacomino palazzo

51) il Brindisi 1988-8952) Brindisi calcio nel 199353) il patron del Brindisi calcio salucci consegna un targa 54) 5 maggio 2002 taurino e cavallo festeggiano la promozi

55) Brindisi calcio 2002-0356) re giorgio corona

57) il presidente tisci consegna la coppa italia a capitan f58) iunco dopo il gol al Bologna in coppa italia tim

59) il footBall Brindisi 191260) asd calcio “città di Brindisi” 2011/12

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ATTUALITà E PROMOZIONE DELLA TERRA DI BRINDISI

www.freebrindisi.it speciale centenario del calcio brindisinoOgni venerdì in edicOla in abbinamentO gratuitO cOn "SenzacOlOnne", nel centrO cOmmerciale "le cOlOnne", nella "caSa del turiSta" e nell'aerOpOrtO del SalentO Punta il tuo smartPhonee visita il nostro sito

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“Il calcio è rito nel fondo, anche se è evasione - scri-veva Pasolini - Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci”. Jean-Paul Sartre si è spinto oltre: “Il calcio è una metafora della vita”, sentenziava. E aveva ragione. Ci sono partite esaltanti, di quelle rapide, piene di reti, così come esistono vite belle, emozionanti. Ma esisto-no anche vite grigie, anonime, come certe partite tri-sti, senza reti, quelle che servono solo a fare numero, ad arrivare alla fine della stagione. La vita calcistica della città di Brindisi, da quel 7 marzo 1912, quan-do tutto iniziò, ad oggi, è un susseguirsi di momenti esaltanti, fallimenti e nuovi inizi. Una lunga storia di personaggi e di vicende che vale la pena raccontare. Perché nonostante i momenti bui (tanti) il cuore bian-coazzurro non ha mai smesso di palpitare. Perché dopo un secolo intero con il suo strascico di trionfi e di amarezze, di risalite e di delusioni, tifosi e giocatori sono ancora insieme, pronti a scrivere un nuovo capi-tolo di un’avventura a suo modo unica.In questi giorni la Brindisi calcistica spegne le sue prime 100 candeline e noi abbiamo voluto celebrare l’importante ricorrenza dedicandole un numero spe-ciale. Abbiamo ripercorso le tappe dell’avventura calcistica di una piccola squadra di periferia, raccontato i prota-gonisti di ieri e di oggi, ricordato indimenticabili pa-gine di una storia che appartiene a noi tutti. Lo abbia-mo fatto con quella malinconia mista ad esaltazione che si prova sfogliando un vecchio album di figurine, ma anche con quella voglia di riscatto che proietta verso traguardi nuovi e ambiziosi.

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Un grazie particolare a: Fabrizio Caianiello, Alessandro Caiulo, Cristina Ca-vallo, Ferdinando Cocciolo, Andrea Contaldi, Davide Cucinelli, Giancarlo Errico, Gianluca Greco, Roberto Guadalupi, Mariella Lonoce, Tonino Pinto, Bruno Sta-si, Roberto Romeo per aver impreziosito questo nu-mero speciale di Free Brindisi con le loro firme.

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B R I N D I S I v i a p rov. l e s a n Vi to 6 4+ 3 9 0 8 3 1 4 5 1 3 0 2 - [email protected]

In qUEsTo nUmERo

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Direttore ResponsabileAlessandra Caputo

Responsabile commercialeAlessandro Perchinenna

EdizioneFree Salento srl

Grafica e impaginazione Letizia Taveri - Alessandro Perchinenna

Pubblicità e StampaPubblidea di Perchinenna Alessandro - Stampa Sud SpA

Hanno collaborato Francesco Marchionna_Simone Aretano

Michele Lamacchia

Si ringrazia per le fotografieDamiano Tasco_84° Centro CSAR Aeronautica Militare

Marco Falcone_Alfredo Perchinenna_Giovanni Membola Domenico Summa_Fototeca APT Brindisi_Brindisi Italia News

Copertina e spilla centraleSelezione fotografica

a cura di Alessandro Caiulo

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Registrazione Tribunale di Brindisi n. 8/11 Reg. Stampa del 04/11/2011

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FOCUS DEL VENERDìCENTO ANNI DI PASSIONE

MASSIMO VITALI“CHI MUORE GIOVANE

A DIO È CARO”

ANTONIO BENARRIVO IL NOSTRO

VICECAMPIONE DEL MONDO

VINICIO “O’ LIONE”GLI ANNI RUGGENTI

DEL CALCIO BIANCAZZURRO

fOCUS DEL VENERDì

100 ANNI DI PASSIONEPALLE DI PLASTICACRONOSTORIA: 100 ANNI DI CALCIOUGO ARGENTIERI: L’EROE DI CATANIARINO DI DONNA: PICCOLO GRANDE PORTIERE DEL PASSATODOMENICO LA FORGIA: IL FASCINO DEL VECCHIO “CAMPO SPORTIVO”MARIO BRUGNEROTTO: L’UOMO DELLE MILLE BATTAGLIEALDO BELLAN: DIECI ANNI CON LA V SUL PETTOVINICIO “O’ LIONE”: GLI ANNI RUGGENTI DEL CALCIO BIANCAZZURROMARIO CANTARELLI: L’AMORE PER IL BRINDISIMASSIMO VITALI: “CHI MUORE GIOVANE A DIO È CARO”ANTONIO BENARRIVO: IL NOSTRO VICECAMPIONE DEL MONDOMARCELLO PRIMA: IL GIGANTE BRINDISINOil poster del centenario (paginone centrale)

JOSÈ IGNACIO CASTILLO ALVAREZ: SEMPLICEMENTE NACHORICCARDO SARDELLI: BRINDISINO DOCUBRIACHI DI… CORONA: RE GIORGIOMINO FRANCIOSO: L’IMPERATOREADRIANO FIORE: BRINDISINO PER AMORENANDO GALETTI: IL GIGANTE BUONOROBERTO TAURINO: IL MURO DI BERLINOTOP TEN7 MARZO E LA FESTA DEL CENTENARIOBRINDISI A PEDATE: LA MEMORIA STORICA DELLA BRINDISI CALCISTICA

PEOPLE TONINO PINTO: STORICO COLLABORATORE

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palle di plastica«Papà, mi aiuti a fare i compiti di storia?» parametri anomali «Papà?»«Sì, scusa amore, dimmi» fuori controllo«Mi aiuti a fare i compiti di storia?» percentuali sospette«Sì, certo» ma guarda qua, che storia: aumento esponenziale«La maestra ha detto di chiedere ai nonni e ai papà come giocavano a palla tanti anni fa, quando erano bambini. Mi aiuti?» sfortunate coincidenze?«Ti aiuto? Vorrei aiutarti, sì… Ma non potete studiare gli assirobabilonesiegiziani?»«Papi, in quarta. Io faccio la prima, ancora» forse è necessario indagare a fondo«Va bene. Allora, proviamo a fare una sintesi veloce delle cose moderne, poi chiediamo al nonno le più preistoriche» «Ok!»«Cent’anni fa i bambini giocavano nei campi, nelle strade. E le strade non erano come sono oggi, no: erano squartate, senza asfalto, e bastava una pioggia sce-ma perché si riempissero di buche»«Come adesso, pà?»«E non esistevano i palloni. Cioè, esistevano ma erano duri, pesanti, costavano moltissimo perché c’era una persona che li costruiva cucendo uno a uno dei pezzi di cuoio spesso e puzzone. E li usavano solo i club di calcio»«Ma anche il nonno e il suo papà giocavano a pallone…»«Sì, anche loro»«E come nascevano i palloni del nonno e del suo papà?» bisogna saperle, le cose, però«Il nonno e il suo papà usavano degli stracci avvolti tra loro e annodati a forma di palla»«E tu, papà?»«Piano piano sono cambiate le cose: tutti i bambini potevano giocare a pallone. Si giocava per strada, mettendo le cartelle per terra per fare i pali. Non c’erano molte macchine e si poteva giocare per delle ore» «Ma tu non avevi una palla di stracci…»«Allora, no» nei primi anni sessanta fu realizzato il grande impianto del petrol-chimico «Quando giocavo con i miei fratelli usavamo il Super Tele, che era una specie di palla leggerissima, che con un calcio un po’ più forte o un po’ di vento se ne volava. E se finiva nel recinto di qualcuno o in casa, veniva tagliato con le forbici e la tristezza era infinita» prodotti del decadimento del PVC, cloruro di polivinile, potente cancerogeno «Quando giocavamo con i cuginetti usava-mo il Super Santos, una copia povera del pallone da basket, arancione e con le strisce nere. E la caratteristica di questo pallone era che si incastrava sotto le macchine» uno dei principali produttori di queste sostanze in Italia è proprio quell’impianto «Per le partite con gli amici dell’isolato usavamo il Tango, imi-tazione economica di un pallone dei mondiali, che ci sembrava una bella palla solida con cui potevi anche fare dei tiri rasoterra precisi, senza che se ne andasse in giro per la città» non ci posso credere, ci nascondono tutto, ci distraggono. «Quando invece dovevamo combattere contro i nemici, qualcuno portava il pal-lone di cuoio. E calciare un pallone di cuoio faceva la differenza tra un piede di gomma e uno da calciatore. Il pallone di cuoio era la certificazione ufficiale che esisteva un primo, un secondo tempo, il fallo di prima e il fallo di seconda, che la partita aveva una sua consistenza, una sua “verità”. Come ce l’aveva quel tipo di pallone. Che esistevano delle regole e che c’era una specie di giustizia nel rispettarle: tutti, anche i giocatori più scarsi, potevano vedere rispettati i propri ruoli, nel rispetto del regolamento del calcio, che solo in queste partite “vere” veniva applicato» malformazioni neonatali in percentuali nettamente superiori alla media europea, anomalie congenite al cuore «Il pallone di cuoio era cucito, sì. Come cent’anni fa. C’era una persona che li costruiva cucendo uno a uno dei pezzi di cuoio spesso, ma meno puzzone perché trattato chimicamente. E poi oggi sono molto meno costosi» cloruro di polivinile trovato nel sangue del cor-done ombelicale dei nascituri e nel latte materno?!«E come mai, papà?»«Non lo so e non lo voglio sapere» «E gli altri palloni, papà? Come nascevano gli altri palloni?»«Gli altri palloni?» hanno ragione, più ne sai e peggio stai. Devo smettere di leggere «Usciamo che ti faccio vedere»Gli presi la manina piccola, che sapeva di matite. Lo portai al limite del rione, dove finiva la fine degli isolati e c’era uno slargo aperto, da una parte i condo-mini anni ‘60, dall’altra la campagna. E prima di questa l’albero, enorme, unico sopravissuto alla costruzione del parcheggio dove giocavamo da piccoli.Alzammo gli occhi, indicai tra i rami decine di palloni dal colore sbiadito inca-strati negli anni.«Ecco come nascono, i palloni».

Michele Lamacchia

5freebrindisi.it16 marzo 2012

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cronostoria

ceNtO aNNi cORReNdO dietRO UN pallONe

DAI CALCI A UN PALLONE ALLA GRANDE GUERRAL’8 agosto 1910, nel corso di una riunione tenutasi presso il Grande Alber-go Internazionale, nacque la Polisportiva Brindisi Sport che, nei primis-simi anni di attività, si occupava di molti sport, allora assai in voga, ma non ancora di calcio, una disciplina che, specialmente al Sud, era ancora agli albori. A Brindisi, il football cominciò a farsi conoscere grazie agli inglesi e alla Valigia delle Indie, tant’è che le prime squadre di calcio brindisine erano in parte composte da militari italiani di stanza nella base navale o a bordo delle navi militari che sostavano a Brindisi per le manutenzioni. La più importante squadra di calcio cittadina dell’epoca era il Brindisi Foot-ball Team che si limitava a sfidare gli equipaggi delle navi militari italiane o inglesi. La svolta si ebbe il 7 marzo del 1912 quando Giovanni Zaccaro, neo presi-dente della Brindisi Sport, assorbì il Brindisi Football Team tesserando tutti i migliori calciatori brindisini sparsi nelle varie squadrette improvvisate. Fu così che la neonata Brindisi Sport divenne la prima vera squadra di calcio cittadina e il suo primo campo di gioco fu quello de La Pietà. Da quel gior-no, il Brindisi Sport divenne una vera e propria società calcistica e comin-ciò, dalla stagione 1912/13 a partecipare con continuità ai tornei regionali e da allora e, ininterrottamente, fino ai nostri giorni, nonostante i cambi di denominazione dovuti a tre fallimenti, è per tutti gli sportivi brindisini semplicemente il Brindisi, la squadra di calcio che rappresenta la città e la cui data di nascita è perciò fissata proprio in quel 7 marzo del 1912.I primi calciatori furono Vittorio Ravagli I, Ravagli II, Giuseppe Stifano, Marco Sciarra, Spinelli, Giuseppe Barbadori, Francesco De Totaro, il greco Oreste Papadatos, l’inglese Foster, Argante Barbadori e Cosimo Guadalupi. Vennero poi tesserati anche il portiere Desiderio Guadalupi e l’Ufficiale di Marina Eugenio Sessi, oltre ai tre fratelli Vescina, il più giovane dei quali, Salvatore, fu il primo brindisino ad approdare in serie A con la maglia del Bari, negli anni Venti. La prima maglia ufficiale era a bande verticali bian-che e rosse e risale a questo periodo, precisamente al giugno del 1913, la prima vittoria sul Lecce, l’allora odiato capoluogo di provincia, per 2-1. La successiva gara contro il Bari non venne disputata perché i baresi diserta-rono l’appuntamento e la Brindisi Sport conquistò così il titolo regionale pugliese di seconda categoria.Con l’imperversare della Grande Guerra, che devastò l’Europa fra il 1914 e il 1918, il calcio, come ogni attività frivola, andò in letargo per qualche anno.

GLI ANNI VENTI E TRENTAIl 1920 fu l’anno della rinascita del calcio brindisino: la Brindisi Sport, gui-data dal segretario tuttofare Carlo Casali, appoggiato dal sindaco Gian-nelli, partecipò alla costituzione a Bari del primo comitato regionale della FIGC. La formazione titolare che prese parte al campionato 1920/21 era composta da Di Giuseppe (detto Sciola), Summa, Cafiero, Parodi, Petroni, Velardi, Vescina, Maio, Raggio, Fontana, Rassio e, anche se non vi era an-cora un vero e proprio campo sportivo, la gente accorreva egualmente numerosa per assistere alle partite a bordo campo. Quello che era sempre stato considerato solamente un trastullo o un diletto cominciò a essere visto per i più dotati e i più abili come una possibile professione, anche se remunerata con una mercede di poche lire, riscuotibile solo in caso di vittoria. Nel 1927, Brindisi, per volere di Mussolini, fu elevata al rango di capoluogo di provincia. Nel giro di un paio di anni si giunse all'inaugura-zione del Campo Sportivo del Littorio (l’attuale Fanuzzi). Un bell’impian-to sportivo a disposizione e un’adeguata copertura politica e finanziaria furono di impulso per il movimento calcistico brindisino che si accingeva a muovere, prematuramente, i primi passi fuori dal contesto regionale, tant’è che il Brindisi, pur essendosi classificato solamente al quarto posto del girone C del Direttivo Meridionale di Seconda Divisione (la quarta se-rie, organizzata su base regionale) 1929/30, fu promosso d’ufficio in Prima Divisione, la terza serie nazionale dopo A e B.

Argentieri, Giampietro, Vescina, Zaccaria, Gigliesi, Ruggiero, Pennetta, Selicato, Bungaro, Palma, Iaia, Livera, Tedesco, Di Gioia, Quartulli. Tutta gente attaccata alla maglia e legata alla propria città, sebbene questo at-taccamento non si dimostrò sufficiente per vincere le partite. Al termine della stagione, il Brindisi non solo retrocedette, ma non fu in grado di ap-prontare una squadra per la successiva stagione. Nella seconda metà degli anni Trenta, si era ricreato uno zoccolo duro di buoni giocatori locali che vennero integrati con alcuni elementi dal Nord Est d’Italia per rinforzare il tasso tecnico. Ugo Argentieri, Antonio Portoghese, Mario Marino Gua-dalupi (il futuro parlamentare socialista), Mario Ciucci, Giuseppe Piliego, Giovanni Pennetta (il patriarca della famiglia Pennetta), i fratelli Gioia, il portiere Renna e l’allenatore Benincasa. La Brindisi Sport scalò nuovamen-te i campionati regionali e, per la stagione 1938/39, si ritrovò a disputare nuovamente la terza serie nazionale che, oramai, si chiamava serie C.Il 13 dicembre 1938, in occasione della partita interna contro il Lecce, si decise di cambiare i colori sociali, che fino ad allora erano stati il bianco e il rosso, optando per i colori del gonfalone della da poco istituita provincia di Brindisi. Per la prima volta si scese in campo con la maglia bianca con banda orizzontale azzurra. Era un Brindisi oramai maturo e consapevole della propria forza, che si era scrollato di dosso ogni complesso, quello che si accingeva a disputare il campionato di terza serie 1939/40. La squadra era formata come sempre da un'ossatura locale composta dai vari Colucci, Argentieri, Di Donna, Zongoli, Portoghese a cui si aggiungevano militari di stanza a Brindisi e pochi forestieri stipendiati per giocare a calcio, come il laziale Corbelli, il veneto Pollini e il friulano Ferruccio Rocco, uno dei più bravi portieri mai visti da queste parti. Il traguardo, deludendo le attese, fu un piazzamento a metà della classifica.

IL CALCIO DURANTE IL SECONDO CONfLITTO MONDIALENella campionato di serie C 1940/41, il Brindisi si classificò al quinto posto, ma fu quella una stagione particolare in cui gli eventi sportivi passarono decisamente in secondo piano dal momento che coincise con l’entrata in guerra dell’Italia. Dal momento che la squadra di calcio biancoazzurra era composta in parte proprio da marinai di stanza nella base navale o avieri presso l’aeroporto militare, questi a volte non venivano nemmeno autorizzati a recarsi in trasferta non potendo abbandonare le proprie po-stazioni per esigenze belliche, come nel caso della trasferta di Catania nel gennaio del 1941 dove il Brindisi si presentò con solo 9 calciatori, fra cui i brindisini Colucci e Argentieri, riuscendo incredibilmente a imporre agli avversari il pareggio per 1 a 1 grazie a una rete proprio di Ugo Argentieri. Il campionato 1941/42 si disputò fra ancora maggiori difficoltà dal mo-mento che Brindisi ebbe a subire il più pesante attacco della sua storia con gli aerei britannici che la bombardarono incessantemente per un'in-tera notte fra il 7 e l’8 novembre, devastando non solo obiettivi militari e strategici, ma anche case ed edifici pubblici. Pian piano la gente imparò a convivere con la paura e, anche durante la guerra, quello di recarsi al Campo Sportivo la domenica divenne un modo per esorcizzarla. Il cam-pionato si concluse con il Brindisi in undicesima posizione, salvo per un soffio. Anche il campionato successivo, quello 1942/43, si poté svolgere più o meno regolarmente e del Brindisi faceva ormai parte in pianta sta-bile il giovane Raffaele Pierini, che sarebbe stato il più forte calciatore brindisino dell’immediato dopoguerra. Presidente era don Ettore Guada-lupi. Il Brindisi si classificò, senza infamia e senza lode a metà classifica. I due campionati successivi, quello 1943/44 e quello 1944/45 non furono disputati perché l’Italia, dopo la proclamazione dell’armistizio di Badoglio era diventata un immenso campo di battaglia e Brindisi accolse a braccia aperte il re e potette assurgere per cinque mesi a Capitale del Regno. I campionati nazionali di calcio sarebbero ripresi nella stagione 1945/46, e il Brindisi, fatto quasi interamente di talenti locali, con l’eccezione del portiere Ferruccio Rocco e di qualche marinaio di stanza nel nostro por-to, allenato per hobby dal dirigente Renzo Pastore e con in campo i vari

Formazione Brindisi 1912-1913

I fratelli Barbadori, figli del nostromo della Peninsulare, fra i primi calciatori del Brindisi di 100 anni fa

13 dicembre 1938, la prima maglia biancoazzurra

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Alessandro Caiulo

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Colucci, Argentieri, Di Donna, Pierini, Jacobbe, D’Adamo, Giannesi, Gualtieri, Di Giulio, Montanile, Melone e Trabacca, si preparava a compiere il primo grande salto nel calcio che conta. LA PRIMA VOLTA IN BLa Federazione decise di riformare provvisoriamente il campionato di B sosti-tuendo il girone unico con tre gironi formati sulla base della vicinanza geogra-fica e furono effettuati numerosi ripescaggi per cui il Brindisi, arrivato quinto nel suo girone di serie C, fu promosso in serie B. L’eccitazione che si respirava negli ambienti sportivi cittadini in quella calda estate del 1946 era tangibile e gli sportivi brindisini non stavano più nella pelle pensando di essere a un pas-so dall’Olimpo del calcio nazionale e che all’ex Campo Sportivo del Littorio si sarebbe disputata niente meno che la serie B. Tempo per allestire una squadra competitiva ce n’era poco e di soldi ancora meno: venne in aiuto del presidente Roma un danaroso mecenate dell’epoca, il cavalier Antonio Rodio, che versò nella casse della società alcuni milioni dell’epoca per cui fu possibile tesserare una mezza dozzina di validi calciatori provenienti dal centro e dal nord Italia: il romagnolo Lasi, il padovano Maneo e il romano Giusti su tutti, oltre che un allenatore di grido come Remo Migliorini. La prima stagione in serie B, quella 1946/47, fu davvero esaltante. In porta fu confermato il mitico Rocco, il portiere che con le sue parate impossibili e con i suoi voli contrastanti la legge di gravità spesso strappava applausi e complimenti anche ai giocatori e ai tifosi avversari. Si racconta anche di un arbitro che, dopo aver assistito a un suo intervento strepitoso, ai limiti delle umane possibilità, fischiò per interrompere il gioco al solo fine di andare a stringergli la mano. A fine campionato, il Brindisi coi suoi 31 punti in classifica conquistò un più che onorevole ottavo posto al pari di Palermo e Taranto, finendo davanti a squadre che alla vigilia apparivano più quotate come Perugia, Cosenza e Siracusa. La stagione 1947/48 non poteva essere all’altezza di quella precedente, sia perché di soldi da spendere ce n’erano ancora meno sia perché la Federazio-ne, avendo deciso di tornare a una B a girone unico, aveva previsto ben 11 retrocessioni a girone. Cambia anche l’allenatore e al posto di Migliorini viene ingaggiato un tal Borgo che, da quel che affermavano i soliti ben informati, pare fosse attratto più dal buon vino sincero di Brindisi e dalle sue rinomate cantine che da altro. Va via, fra gli altri, anche il portiere saracinesca Rocco, che smette di parare per andare a fare il vigile urbano nel suo paesino friulano, ma vengono acquistati Zanier, Roscioli, Paruzza, Silli e rimangono al loro posto i brindisini Pierini, Colucci e Argentieri, e anche Lasi, Gullo, Maneo e Giusti, per cui la squadra non appariva indebolita. È di questa stagione, la famosa partita col Pisa che costò, a conti fatti, la retrocessione: l’arbitro Malingher di Roma, dopo aver diretto la gara a senso unico in favore del Pisa aveva annullato a 5 minuti dalla fine il gol del pareggio di Roscioli, assolutamente regolare. Il mal-capitato fu schiaffeggiato e preso a calci in campo da un gruppo di facino-rosi. Venne anche colpito al capo da un fiasco di vino lanciato dalla Tribuna e aggredito perfino negli spogliatoi. fu l’inizio della fine di un sogno: il campo di gioco fu squalificato per la restante parte della stagione e la squadra, già provata dalle difficoltà economiche, smise di credere nella salvezza e di lottare per il suo raggiungimento e il Brindisi tornò mestamente in serie C.

IL DECLINO DEGLI ANNI CINqUANTA Il campionato di serie C, edizione 48/49, per la prima volta gestito direttamente dalla Lega Calcio, si preannunciava avvincente. Le squadre iscritte furono 82, di cui 32, come il Brindisi, provenienti dalla B e 50 già appartenenti alla categoria. Gli spettatori, delusi dalla retrocessione dalla serie B, latitavano e quei pochi che frequentavano la tribuna dell’ex Littorio studiavano infiniti sotterfugi per entrare a sbafo. La crisi di liquidità che ne derivò rischiò di pregiudicare la sopravvivenza stessa del calcio in città. Per la stagione 1949/50 si cercò, innanzitutto, il consolidamento societario attraverso l’ingresso di numerosi altri imprenditori. In panchina fu chiamato il veneto Umberto Visentin e rimasero Argentieri e Colucci e sempre dal Ve-neto giunsero numerosi calciatori fra cui Padovan e Renato Visentin. A metà

stagione, un’altra crisi economica rischia nuovamente di far saltare tutto. Per la stagione 1950/51, il neo presidente, e salvatore della patria, il dott. Guglielmo Lascaro, riuscì a coinvolgere nel progetto ben 250 soci-sostenitori, conge-gnando un sistema di finanziamento che diede subito i suoi frutti: una sorta di questua continua fra commercianti e imprenditori cittadini che, ogni mese, versavano un contributo nelle casse sociali. Il Brindisi conquistò un dignitoso ottavo posto ma, al termine della stagione successiva, quella 1951/52, non fu più possibile salvare la serie C in quanto la Riforma Barassi aveva stabilito un cambiamento epocale per la Terza Serie che diveniva, come già la A e la B, un campionato a girone unico, nazionale e professionistico. La nuova categoria sarebbe stata però aperta a poche elette: solo 13 squadre delle 72 della vec-chia serie C furono ammesse, mentre le escluse parteciparono al campionato di Quarta Serie anch’esso riformato in senso elitario, per cui il Brindisi, pur classifi-catosi settimo, retrocesse in D. L’andamento dei biancoazzurri fu deludente e ci si dovette accontentare di una tranquilla salvezza. Nella stagione successiva, quella 1953/54 la crisi finanziaria cominciò a farsi sentire. Per andare avanti, i dirigenti del Brindisi furono costretti a vendere al Comune di Brindisi, che gliela lasciò in comodato gratuito, la sede di via Vanini al prezzo di sei milioni di lire, ma il Brindisi, composto in gran parte da vecchie glorie sulla via del tramonto e qualche giovane volenteroso, non riuscì a evitare la retrocessione nel Cam-pionato di Promozione, cui partecipò con un manipolo di ragazzi, si può dire, raccattati per strada. La stagione 1955/56 fu quella della storica e vergognosa sconfitta per 16 a 0 sul campo del Torremaggiore. Al termine del campiona-to, si retrocede ancora e si sprofonda nella Prima Divisione Regionale.

UNA LENTA RIPRESA NEI SESSANTADopo l’ennesima retrocessione, il Brindisi, grazie a un innegabile aiuto dall’al-to, fu ammesso d’ufficio, per la stagione 1959/60 in serie D. Presidente del sodalizio biancoazzurro era all’epoca un costruttore edile attivista della D.C., Franco Carletti, anche assessore allo sport. L’allenatore era Tofani e inizia a com-piere i primi passi al Benedetto Brin anche un giovane atleta che si accaserà a Brindisi e darà molto lustro alla causa biancoazzurra, il biondo difensore Mario Brugnerotto.La stagione del 1961/62 è ricca di soddisfazioni. La squadra comincia a giocare da favola e ritrova l’affetto e l’entusiasmo di un pubblico che ogni domenica è più numeroso, ma non si guadagna la serie C. In panchina viene chiamato il tecnico argentino Landolfi, il portiere è Maso, gli altri giocatori di spicco sono Brugnerotto, Laforgia, Trevisan, Bronzini, Sandrigo, Ferrari, Gianbruno, Di Bene-detto, Grolli, Tagliamento, Daccico, Fanizza e Trento. Il Brindisi viaggia in classi-fica spedito come un treno, ma alla penultima giornata di campionato incappa in un imprevisto pareggio per 1 a 1 a Bari contro il Liberty, davanti a circa tre-mila brindisini. La Maceratese mise la punta del naso avanti, un maledettissimo punto in più del Brindisi, ancora una volta, secondo.Nuovo cambio della guardia al vertice della società e per la stagione 1963/64 il presidente del comitato di reggenza è il costruttore edile Luigi Capeto. Si aggiunge al comitato, per la prima volta, anche il geometra Franco fanuzzi, imprenditore edile all’epoca quarantenne e che presto avrebbe scritto le più fulgidi pagine della storia del calcio biancoazzurro.Il campionato 1964/65 sembra quello buono per salire di categoria e l’avvio dei biancoazzurri è impressionante. Dieci partite consecutive senza incassare nemmeno un gol. Era il Brindisi di mister D’Addato e del super portiere Chirico, del suo secondo Filippuzzi e dei vari Montrone, Gasparotto, Pierdiluca, Brugne-rotto, Ermito, Biondo, Caradonna, Di Benedetto, Schmidt, Bronzini, Trevisan, Palmieri e Gualtieri. Ma in inverno la squadra comincia a calare e viene prima raggiunta e poi, in primavera, superata dal Nardò che taglierà il traguardo per primo lasciando ancora una volta all’asciutto i messapici. Ma quel che è peggio è che la rincorsa alla serie D aveva prosciugato le casse sociali e non c’era più una lira. Si fanno carte false e dopo le prime giornate il Brindisi è capolista. Dopo appena un mese però i soldi finiscono di nuovo e i calciatori comincia-no a rumoreggiare, pretendendo giustamente le proprie spettanze. qualcuno fa le valige e va via. La società rischia la bancarotta con un passivo di quasi

Il grande Raffaele Pierini

Saluto a centrocampo del capitano BrugnerottoDi Giulio colpisce di testa svettando fra un nugolo di avversari

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cento milioni di lire dell’epoca. Si fece avanti, nel silenzio generale, l’al-lora quarantacinquenne costruttore edile, con la passione per il calcio, franco fanuzzi, il quale rilevò l’intero pacchetto societario, accollandosi ogni debito, e diede subito il via alla ristrutturazione sia della sede della società, quella storica di via Vanini, che della squadra e anche della ma-glia, istituendo, lui per primo, la oramai mitica V sul petto, interpretata da tutti come simbolo di vittoria, e scatenando subito l’entusiasmo della gente di Brindisi che affollò l’impianto di via Benedetto Brin fin dalla pri-ma partita del campionato 1966/67.

L’EPOPEA fANUZZIL’epopea di Franco Fanuzzi vide il suo inizio nell’agosto del 1966. Fanuzzi promise subito l’immediato ritorno in serie C. In effetti, il campionato di serie D il Brindisi lo vinse due volte consecutive. Al termine della stagione 1966/67, la formazione biancoazzurra si classificò prima in classifica, ma dopo giorni e giorni di festeggiamenti dovette rimandare il salto nella categoria superiore dal momento che al termine di quella inarrestabi-le marcia trionfale il Brindisi si vide defraudato della promozione dopo aver vinto a mani basse il campionato. Fu penalizzato di 15 punti per illecito sportivo e venne privato della promozione conquistata sul campo e retrocesso al quarto posto in classifica, il che lasciava via libera alla immeritata promozione del Chieti in serie C. Il presidente del Chieti aveva presentato un dettagliato esposto al capo ufficio inchieste della Federcalcio, sostenendo che il portiere del Maglie gli aveva confessato personalmente che il Brindisi lo aveva corrotto con la somma di 300.000 lire. Nonostante la mancanza di prove, il verdetto fu irrevocabile. Il suc-cessivo campionato di serie D, quello1967/68, fu vinto di prepotenza. Fu una cavalcata trionfale: nessuno poté togliere ai brindisini la gioia del-la promozione e i festeggiamenti si ripetettero ancor più spettacolari e coinvolgenti rispetto all’anno precedente.Nel primo campionato di C dell’era fanuzzi, quello 1968/69, in panca fu confermato Castignani. L’inizio non fu dei migliori e a pagare furono quasi subito due dei protagonisti della promozione, vale a dire il portiere Bandini e l’attaccante Mattioli, che furono relegati in panchina e al loro posto giunsero il portiere Ferrero e il centravanti Campanini, rimasto un mito ancora ai nostri giorni. Il Brindisi si dovette accontentare di un lusin-ghiero ma inutile terzo posto.Nella stagione successiva, quella 1969/70, i brindisini si classificarono se-condi lottando fino all’ultima giornata per la promozione.Nel terzo campionato di C che, secondo i programmi di Fanuzzi, doveva essere quello della consacrazione definitiva nel gotha del calcio naziona-le, il Brindisi fu allenato nelle prime gare dal redivivo Castignani con risul-tati tanto scarsi da scatenare le ire del Commendatore che lo rimpiazzò, come si usava all’epoca, affidando la conduzione tecnica della squadra al calciatore più esperto e rappresentativo, cioè a Mimmo Renna che, gra-zie al recupero finale, colse un onorevole terzo posto.

DALLA GIOIA AL DOLORE E VICEVERSA: LA SERIE B, LA MORTE DEL COMMENDATORE E LA SALVEZZANell’estate del 1971, Fanuzzi rinforzò, senza smantellarla, la squadra. A fine novembre, giunse il centravanti che avrebbe segnato in positivo il campionato 1971/72, quel Giancarlo ferrari che nei sei mesi in cui gio-cò col Brindisi “sfondò” la rete avversaria per ben dodici volte, entrando di diritto nell’Olimpo del calcio brindisino. Quel che rese la vittoria del campionato ancor più dolce è che fu ottenuta ai danni dei cugini leccesi. Il Brindisi affrontava in casa il Potenza, mentre il Lecce a - 3 punti a tre giornate dalla fine giocava in trasferta. I biancoazzurri sconfissero i lucani per 4-1 e quando, pochi minuti dopo il triplice fischio, ai diecimila che af-follavano le tribune del Benedetto Brin, rimasti fermi e col fiato sospeso, lo speaker comunicò che il Lecce aveva perso, un boato prolungato e pri-mordiale squarciò i cieli di Brindisi: serie B. La festa poteva avere inizio.Furono immediatamente effettuati i lavori di ampliamento del Cam-po Sportivo Comunale di via Benedetto Brin e, nel volgere di appena tre mesi, la capienza fu portata a 18mila spettatori. Anche la squadra, senza essere sconvolta, fu adeguata al campionato superiore. In quella stagione furono tante le vittorie del Brindisi, contro Arezzo, Lecco, Peru-gia, intervallate da qualche pareggio e poche sconfitte, ma soprattutto c’è da ricordare la fantastica vittoria nella vigilia di Natale del 1972, quel leggendario 3 a 0 ai ai danni della Genoa, vittoria bissata nella gara di ri-

torno sotto la Lanterna, quando i biancoazzurri si imposero per 1 a 0 con rete di Gigi Boccolini. In quella stagione furono sconfitti anche Reggina, Varese, Brescia, Monza e Catania e si espugnò Lecco, bissando il successo casalingo della gara di andata. Il Brindisi chiuse il campionato di serie B al settimo posto.Per la stagione successiva il Brindisi dovrà rinunciare al tecnico e a qual-che giocatore. Il rinnovato Brindisi va forte anche in Coppa Italia batten-do due grosse squadre come il Vicenza e il Cagliari e in campionato viag-gia subito come un treno. Proprio nel giorno della centesima partita di Tonino La Palma con la maglia biancoazzurra, il Brindisi è primo in clas-sifica e la gente sogna la serie A. In panchina quel giorno sedeva Raffaele Pierini in quanto, alla vigilia del match, Gianni Di Marzio era rimasto ferito nel corso di un incidente automobilistico. Ma questo è niente rispetto alla notizia tragica che giunse da Roma all’alba dell’8 giugno 1974. Il Commendatore franco fanuzzi, nella Capitale per impegni di lavoro, era improvvisamente deceduto a seguito di un malore.Il figlio di Franco, all’epoca più giovane di molti suoi calciatori, si ritrova-va all’improvviso da solo al timone della Brindisi Sport. La città chiese ai calciatori un’impresa. 4 pareggi nelle successive 5 gare furono sufficienti a mantenere la serie B, ma quella salvezza fu festeggiata senza gioia.

IL BRINDISI DI MIMMO fANUZZILa stagione 1974/75 ebbe inizio con la partita di Coppa Italia contro l’Inter di Facchetti, Mazzola e Boninsegna disputata davanti a ben 18mila spettatori paganti. In estate si dovette cedere, anche per ragioni di bilancio, Tonino la Palma al Napoli allenato da Vinicio, il che consentì di avere quella liquidità necessaria per affrontare il campionato. Ma una bella parte la fece anche il faraonico incasso della gara contro l’Inter di ben 80 milioni di lire dell’epoca. L’inizio campionato invece non fu dei mi-gliori con due vittorie, un pareggio e quattro sconfitte e, dopo nemmeno due mesi, saltò la panchina di Renna e al suo posto giunse Gianni Inver-nizzi. I risultati tardavano a venire e, dopo cinque pareggi e sei sconfit-te in undici turni, saltava anche la panchina di Invernizzi. La squadra è ultima a quota 10 punti dopo ben 18 giornate di campionato. Si gioca tutto contro Arezzo, in trasferta. Anche un pareggio avrebbe voluto dire salvezza. Da qui la geniale idea di Mimmo Fanuzzi di prendere in fitto un convoglio ferroviario, cosa mai pensata da nessuno prima di allora, per portare ad Arezzo ben 2mila tifosi brindisini, tutti giovani e forti e annullare il fattore campo. Il resto lo fecero i calciatori con la V sul petto che recuperarono lo svantaggio iniziale con Marmo e confezionando un pareggio che regala la permanenza ai brindisini e la retrocessione agli aretini. Il ritorno in treno fu una festa e migliaia di brindisini aspettarono alla stazione il ritorno degli eroi per proseguire i festeggiamenti.L’anno successivo la benzina era oramai finita e la Brindisi sportiva co-minciò fin da subito ad abituarsi all’idea di dover vivere tempi grami. Furono tesserati una decina di nuovi calciatori per formare una rosa che non si dimostrò sufficientemente competitiva.L’unica nota positiva fu rappresentata dal sorteggio dei gironi di Cop-pa Italia che regalò al Brindisi la sfida casalinga contro il Milan di mi-ster Giagnoni e dei miti viventi Albertosi, Benetti, Scala, Bigon, Chiarugi e Rivera, quest’ultimo assente per infortunio. La ovvia sconfitta per 2 a 0, con reti di Chiarugi e Sabatini, fu assolutamente indolore in quanto, a differenza dell’anno precedente in cui si sfidò l’Inter con la speranza del colpaccio, nessuno quella volta dava per possibile un risultato di-verso dalla netta vittoria dei rossoneri. Il campionato iniziò e con esso iniziarono anche i dolori. Dopo tre mesi di risultati altalenanti tendenti al negativo, fu dato il benservito a Bonafin e al suo posto fu ingaggiato il sessantenne Ettore Puricelli da Montevideo, già calciatore di Bologna e Milan al tempo del Regno d’Italia e allenatore di lungo corso su panchine prestigiose, ma anche lui, dopo poche settimane di risultati deludenti (appena 4 punti in 8 partite), fu messo alla porta e al suo posto tornò Bonafin. La squadra perdeva perché non era adeguata al campionato di serie B. Il Brindisi riuscì a evitare l’onta dell’ultimo posto, lasciando la ma-glia nera alla Reggiana, ma con 27 punti, frutto di 7 vittorie, 13 pareggi e ben 18 sconfitte, retrocedette egualmente in C.Nel primo torneo di serie C, dopo la retrocessione, il Brindisi raggiunse una dignitosa salvezza, classificandosi al decimo posto ma, per la stagio-ne successiva, la FIGC stravolse tutto prevedendo la scissione della cate-goria su due livelli, per cui solo le squadre classificate entro la dodicesima

9 dicembre 1973,100 partite di La Palma col Brindisi che è primo in classifica in serie B

Franco Fanuzzi festeggiato per la promozione in serie C Il Brindisi di Boccolini 1986-87Il Brindisi festeggia la promozione in C

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posizione del campionato 1977/78 sarebbero entrate a far parte della C1, mentre quelle classificate fra la tredicesima e la ventesima posizione sarebbero state iscritte in C2 insieme a una miriade di formazioni prove-nienti dalla D. Questa fu una vera e propria mazzata per quei sodalizi che, come il Brindisi, stavano vivendo un periodo di notevole crisi economica e che avrebbero già faticato non poco per cercare di centrare la salvezza in un campionato con tre retrocessioni. Il Brindisi, infatti, terminò ultimo a quota 24, ben 14 punti sotto la quota salvezza. Ancora un anno con Mimmo Fanuzzi in sella e un campionato di C2 senza grossi scossoni e il primo lungo ciclo del Brindisi legato alla famiglia Fanuzzi volse al ter-mine. Alla fine del campionato di 1978/79, in cui il Brindisi conquistò un anonimo decimo posto in classifica, vi sarebbe stato il cambio della guar-dia e il 3 luglio 1979 ebbe inizio l’era Pascali.

IL PRESIDENTE PASCALI E LA PROMOZIONE IN SERIE C1Biagio Pascali, salentino ma con interessi imprenditoriali a Brindisi, nel luglio del 1979 acquistò le quote della Brindisi Sport da Mimmo Fanuzzi e ne diventò presidente. Cercò subito di imbastire una formazione in gra-do di ritornare nei fasti delle serie maggiori.Alla sua prima stagione, il Brindisi aveva sfiorato già la promozione in C1. In quel Brindisi giocavano fior di calciatori i cui nomi sono ancora oggi da molti ricordati. Fra tutti il ritorno di Gigi Boccolini, che fu capitano di quella squadra, i portieri Candussi e Lusuardi, i difensori Mordocco, Fe-roleto, Bisceglia, Smeraldi, i vari Colombini, Biscosi Tognaccini, Di Fruscia, Bonanni, Tito, Armeni e i prolifici Zaccaro, Venditelli e Di Mario. Nelle sta-gioni successive, Pascali allestì sempre squadre dignitose nel tentativo mai nascosto di ottenere il salto di categoria, ma i risultati non furono incoraggianti. Nella stagione 1980/81, il Brindisi chiuse al settimo posto, in quella 1981/82 si mancò il salto di categoria per appena due punti.Per la stagione 1982/83, dopo aver stazionato nella prima metà del gi-rone di andata nelle ultimissime posizioni della classifica, la squadra fu affidata prima a Lucio Vinci e, nelle ultime giornate, all’ex calciatore bian-cazzurro Sergio Minervini, che riuscì a raddrizzare la baracca e recupera-re parecchi posizioni giungendo al sesto posto, quasi a ridosso delle pri-me. Per la stagione 1983/84, Pascali promise di allestire finalmente una squadra schiacciasassi. L’annata fu invece disastrosa: la crisi che colpisce le aziende di Pascali si fa sentire anche sulla squadra di calcio e, non es-sendo in grado di garantire gli stipendi, c’è una fuga generale. Subentra in società, affiancando Pascali, l’imprenditore sardo Salvatore Pala, che regolarizza gli stipendi e fa da sponsor alla squadra. Il Brindisi, sia pure con qualche affanno, riesce a raggiungere la salvezza solo nelle ultime giornate, terminando il campionato a due punti sopra la soglia re-trocessione. L’ingresso di Pala in società ha effetti benefici. Per la stagione successiva, è finalmente allestita una formazione in grado di dire la sua e di riportare allo stadio il grande pubblico. La squadra era anche sulla car-ta, la migliore del girone: portieri erano Bacio e il giovanissimo ma molto promettente Spagnulo, i difensori erano gli esperti Bisceglia, Caligiuri e Borsani, e i giovani prodotti locali Argentieri, Rodia e Cipolla; a centro-campo, oltre agli esperti Bonanni e Morales, i giovani Crafa, Michelini e il brindisino Salerno. L’attacco era formato da Giorgio Tomba e Massimino Vitali, il compianto bomber brindisino prematuramente scomparso una decina di anni addietro, con l’aggiunta dell’ala destra Biscotto, il rincalzo era il “vecchietto” Delli Santi. Il campionato non inizia nel migliore dei modi e il Brindisi colleziona una serie interminabile di pareggi. Una serie di risultati altalenanti, corroborati però da un filotto di quattro vittorie consecutive, fanno sì che il Brindisi resti sempre a ridosso delle prime. Una squadra in condizioni perfette per il rush finale, che comincia a dare il meglio di sé proprio con i primi caldi, quando schianta di fila sei squa-dre, arrivando a battere la determinante Cattolica. Il Brindisi, dopo tanti tentativi, riuscì ad approdare finalmente nella terza serie nazionale.

I PRIMI ANNI DI C1 E IL RITORNO DI MIMMO fANUZZI Il girone B della serie C1 1985/86 era l’anticamera del grande calcio. Fu riconfermato mister Ansaloni e insieme a lui il giovane portiere Spagnu-lo, i difensori Borsani, Rodia, Caligiuri e Argentieri, i centrocampisti Cra-fa, Biscotto, Michelini e gli attaccanti Tomba, Vitali, Foscarini e Zaccaria; inoltre la squadra fu rinforzata con l’arrivo di un portiere esperto come Laveneziana, dal centrocampista Tavarilli, dallo stopper Colaprete, dal mediano Pesacane, dal centrocampista Palmisano, dal tornante Silvestri e dal difensore Pierini. Un periodo di crisi economica a cui seguì una cri-si di risultati fece sì che la squadra venisse risucchiata nella parte bassa della classifica e alcuni calciatori furono messi fuori rosa per scarso rendi-mento. Il Brindisi, dopo 19 partite, con 15 punti in classifica, si ritrovò in zona retrocessione. Grazie a un rush finale non indifferente, in cui vengo-no battute Campania e Casertana e si pareggia con Cavese e Sorrento, si raggiunge, chiudendo, il gruppone di metà classifica.

Nel campionato 1986/87, l’ottavo dell’era Pascali, Boccolini sostituisce Ansaloni in panchina.Al nuovo mister, ex grande calciatore del Brindisi, viene affidato il com-pito di testare i numerosi giovani del valido vivaio locale. Basta ricordare Antonio Benarrivo, stella di prima grandezza del panorama calcistico nazionale. La squadra non ha però un buon rendimento e, a metà del girone di ritorno, è terzultima in classifica. Dopo un cambio in panchina, si agguanta la sospirata salvezza grazie a undici vittorie e altrettanti pa-reggi. I soldi stavolta sono finiti per davvero e i venti di crisi si sarebbero abbattuti forti durante l’estate mettendo a rischio addirittura l’iscrizio-ne al campionato: con un grande sforzo si riuscì a mettere insieme una squadra di giovanissimi affidata alle cure di Pippi Leo. Molti di quei cal-ciatori erano addirittura minorenni. Pascali non ce la fa più e accorre in suo aiuto la Geocasa di Mimmo fanuzzi, inizialmente come sponsor ma che, di fatto, imporrà immediatamente le proprie decisioni. L’arrivo in biancazzurro di Roberto Bergamaschi, uno dei più forti e ta-lentuosi calciatori che si sia mai visto a Brindisi, fu il principale artefice della risurrezione del calcio biancoazzurro e della insperata salvezza rag-giunta solo all’ultima giornata di campionato. Per la stagione successiva, Mimmo Fanuzzi promise la serie B, scatenando l’eccitazione del popolo biancoazzurro che già pregustava la faraonica campagna acquisti del presidentissimo e che accolse con entusiasmo la notizia della riconferma di Giancarlo Ansaloni e Roberto Bergamaschi.

DALLE STELLE ALLE STALLE: IL SOGNO DELLA B E IL PRIMO fALLIMENTOLa stagione 1988/89 è stata una delle annate più emozionanti della sto-ria del calcio biancoazzurro, non solo perché il Brindisi sfiorò il merita-to ritorno in serie B, ma in quanto il gioco divertiva e faceva divertire il pubblico sia amico che avversario e non aveva eguali in terza serie. Mimmo Fanuzzi aveva rotto gli indugi e deciso di puntare in alto. La for-mazione tipo vedeva Laveneziana fra i pali, Puce e Benarrivo a destra e sinistra della coppia difensiva centrale formata da Ciracì e Serra; Rocca, Goretti e Bucciarelli, con il primo in mediana, componevano il centro-campo, Bergamaschi il fantasista dietro le punte Campilongo e Vitali o Insanguine; molto sfruttati Tavarilli, Quaranta, Saracino e Zaccaro. Che fosse una gran bella squadra lo si capì fin dalle prime gare di Coppa Italia e il passaggio del turno fu una formalità. Il 13 novembre, 5mila brindisini affollano gli spalti parzialmente ristrutturati dello stadio per assistere alla partita col Campobasso che  poteva significare il raggiungimento della vetta della classifica. I biancoazzurri si imposero per 2-0. L’urlo della folla “serie B serie B” torna dopo 12 anni a squarciare il cielo del rione Casale. Il Brindisi ci crede. La domenica successiva, l’apoteosi di Giarre dove il super Brindisi espugna un campo che era inviolato da sei anni.A sbancare il Benedetto Brin, colmo di 7mila brindisini è purtroppo il Foggia che spodesta i biancoazzurri dalla vetta grazie alle prodezze del portiere, l’ex brindisino Genovese e al gol di Orati. Un inspiegabile calo porta alla sconfitta per 3-1 nel derby di Monopoli e alla sconfitta interna nel match clou contro il Cagliari, contrassegnata da un arbitraggio scan-daloso e da gravi incidenti durante e dopo la partita. Dopo un’altalena di risultati, si arriva al punto per cui, in caso di doppia vittoria contro Franca-villa a Mare e Ischia, la promozione sarebbe stata pressoché certa. Oltre 3mila sostenitori biancoazzurri si recano a Francavilla a Mare. Si pareggia e poi si riesce anche a perdere l’ultima gara di campionato. Il Cagliari e il Foggia vengono promossi e il Brindisi termina al quarto posto. Nella stagione 1989/90, quella dell’ultima partita ufficiale giocata in Cop-pa Italia contro il Lecce, vinta dai salentini 2 a 0, il Brindisi cominciò a inanellare una serie di risultati che lo proiettarono alla fine del girone di andata ai vertici della classifica a contendersi la prima piazza con Taranto, Salernitana e Casertana, lasciando stupiti gli stessi addetti ai lavori che la inserirono, in corsa, fra le maggiori pretendenti alla vittoria finale.Ma quando fu chiaro che soldi per andare avanti non ce n’erano più, cominciarono i grossi problemi e i calciatori, dopo aver messo in mora la società, abbandonarono squadra e città. La restante parte del cam-pionato fu affrontata con un nugolo di ragazzini delle giovanili e senza allenatore in panca. Grazie ai tanti punti conquistati nel girone di andata, il Brindisi fu raggiunto dall’inseguitrice Campania solo all’ultima di cam-pionato. Lo spareggio salvezza si giocò a Cosenza, senza che i biancoaz-zurri avessero nemmeno l’allenatore in panchina e ad avere la meglio per 3 a 2 furono i campani. Dalla retrocessione alla radiazione, dopo 78 anni di vita, il passo fu breve in quanto nessuno fu in grado di iscrivere la squadra al campionato di C2 e Brindisi fu costretta, per la prima vol-ta nella sua storia a richiedere ai piani alti della Federazione di ottenere l’iscrizione di una nuova società in serie D. Qui finisce la storia della Brindisi Sport e inizia quella del Brindisi Calcio.

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IL TENTATIVO DI RINASCITA COL BRINDISI CALCIO 1920La notizia della partecipazione al campionato di serie D, della nuova società costituita da Roy Maglio, Antonio Mitrotta e Oronzo Pennetta, giunta nell’assolato agosto, fu accolta con sollievo dai tifosi biancoazzur-ri in quanto già si era pianto il morto e si pensava realmente di doversi trovare un altro hobby per passare le domeniche. Nel suo primo cam-pionato, il neonato Brindisi arrivò terzo, lasciando delusa la moltitudine dei tifosi che avevano sperato in un immediato ritorno in C. Per l’anno successivo, la squadra si classificò sesta. L’ansia da risultato rendeva mol-to turbolenti i rapporti tra società, che avvertiva la pressione della gente che pretendeva una pronta risalita, e tecnici. Nella stagione 1992/93, il pubblico deluso cominciò a disertare lo stadio e il Brindisi si classificò solamente nono. Per la stagione 1993/94, la società optò per la nomina di un A.D. nella persona di Fiore De Stradis che potesse seguire tempo pie-no le sorti della squadra. Non si andò oltre il quinto posto. A questo pun-to, i soci non ne vollero più sapere di contribuire al progetto calcistico e la conseguenza fu la clamorosa rinuncia all’iscrizione al campionato di serie D e la scelta volontaria di disputare l’assai più economico Campionato di Eccellenza. Ma anche nel campionato 1994/95 e in quello successivo si arrivò decimi. A metà della stagione successiva, vi fu avvicendamen-to societario e subentrò Laurino Rubino e per il Brindisi, allenato da De Virgilio, fu un altro campionato anonimo da decimo posto. La stagione 1997/98 fu la peggiore di sempre e il Brindisi di Rubino, dodicesimo, ri-schiò addirittura la retrocessione nel campionato di promozione. Il campionato 1999/00 fu invece quello della svolta. Cogliandro, patron della più valida Nuova Brindisi che disputava il campionato di promo-zione, operò una sorta di permuta in corso di campionato del suo titolo con quello del Brindisi Calcio, trasferendo nella principale squadra citta-dina lo staff e la rosa di calciatori, mantenendo della squadra originaria solo alcuni validi giovanotti, Taurino su tutti. Il Brindisi riesce ad agguan-tare la seconda piazza, utile per gli spareggi nazionali e, battuti Chieuti e Cephaledium, riapprodò in serie D. Vantaggiato, Taurisano, Cavaliere, Taurino, Cucurachi, Cursi, Marinosci, Morisco, Russo e Sardelli i protago-nisti dell’impresa. Nel corso del campionato successivo di serie D, al grup-po Cogliandro subentrò un gruppo formato dal campione Antonio Be-narrivo e dall’imprenditore toscano Mario Salucci e si gettarono le basi per disputare un grande campionato nella stagione 2001/02 in quanto la serie D non poteva essere considerata un punto di arrivo. Presto la so-cietà rimase in mano al solo Salucci e la squadra che si andava formando per la stagione 2001/02 lasciò sbalorditi tutti quanti. In panca Gigi Boc-colini. Giunsero in biancazzurro i vari Ancora, Latartara, Alessandrì e tanti altri campioni e, anche se l’avvio di campionato non fu dei migliori, Josè Ignacio Castillo da Buenos Aires, con i suoi 15 gol in 23 partite, diede un grosso contributo alla vittoria del campionato e al ritorno del Brindisi fra i professionisti. All’indomani della promozione in C2, furono mandati via quasi tutti i protagonisti della promozione, a eccezione di Taurino, D’Amblè e Sardelli, oltre che di mister Boccolini. Ma nessuno fece in tem-po a lamentarsi, storditi come si era dagli annunci degli arrivi di Mino francioso, brindisino doc e capocannoniere della serie B con la maglia del pluriscudettato Genoa di cui era capitano, Gigi Orlandini e Giorgio Corona. Brindisi però arriva seconda. Quello stesso anno i biancoazzur-ri si consolarono vincendo la Coppa Italia di Serie C. Brindisi non viene nemmeno ripescata e si inizia una nuova stagione, caratterizzata dall’e-pica vittoria contro il Bologna di Carletto Mazzone per 3-2 in Coppa Italia Tim, con doppietta di Mino Iunco e rete di capitan Francioso e la tra-sferta al D’Allara con 1500 tifosi al seguito. Una nuova crisi però era dietro l’angolo, crisi che coinvolse la politica cittadina e lasciò il Brindisi, primo in classifica, in balia delle onde. All’ultima di campionato, a Barcellona Pozzo di Gotto, una papera colossale di Max Adami fa perdere il primato al Brindisi che viene superato sul filo di lana dal Frosinone; cionondime-no l’undici di capitan Francioso arriva egualmente alla finale play off , ma a salire sarà l’outsider Vittoria. Il ripescaggio era certo, così come certi erano i debiti da dover coprire. Vengono portate le carte in Tribunale per il fallimento e, dopo 14 anni, termina anche la storia del Brindisi calcio e inizia quella del Football Brindisi 1912.

LA CORTA PARABOLA DEL fOOTBALL BRINDISI 1912I debiti non permettevano dunque di partecipare alla C2. Grazie ad alcu-ni imprenditori fra cui Massimo Ferrarese, Lino Giurgola, Aldo Cannone, Rosario Mazzarella, Gino Bagnato e i fratelli Barretta si riesce a costituire una nuova società che, in virtù del Lodo Petrucci, poté ripartire dal cam-pionato di Eccellenza ereditando il titolo sportivo che dalla Brindisi Sport era transitato al Brindisi Calcio 1920. Presidente fu nominato francesco Barretta e si decise di ripartire dal vecchio capitano Mino Francioso. Il Brindisi, per blasone, fu dato come favorito in campionato anche se do-vette fare i conti con il Monopoli. Il testa a testa proseguì fino al termine del campionato con una serie impressionante di vittorie per entrambe le squadre. Brindisi non stacca il biglietto per la promozione diretta, ma torna in serie D grazie ai playoff. Dal primo luglio 2005, la società passa interamente nelle mani dei fratelli Barretta, ma la squadra non brilla.Per la stagione 2006/07, la squadra fu affidata a Loreno Cassia. Una lun-ga serie di pareggi allontanò il Brindisi dalle zone alte della classifica e l’allenatore Cassia dal Brindisi. Alla fine furono, ancora una volta, playoff amari con eliminazione al primo turno per mano dell’Aversa. La stagione 2007/08 doveva essere quella del riscatto, i fratelli Barretta richiamano in panca Giugno e affidano a Benarrivo il compito di costruire una squadra vincente, ma alcuni dissapori per le scelte dei calciatori minano i rapporti e l’ex campione della Nazionale e del Parma esce di scena.Il malcontento della tifoseria fu evidente, ma la società si fece perdona-re allestendo per la stagione 2008/09 una squadra supercompetitiva, affidata a Silva che era subentrato a giugno nel campionato preceden-te. Confermati Corazzini e Fiore, tornano Taurino e Trinchera, arrivano i bomber Moscelli e Galetti, il fantasista Chiesa, i centrocampisti Kettlun e Cordiano e i giovani Idda, Lenti e Tidei: davvero una gran bella squadra. Fu una marcia trionfale che portò con notevole anticipo a staccare il biglietto per C2 . Il grande pubblico tornò al Fanuzzi e i tempi bui sem-bravano superati.Si torna a giocare fra i professionisti e si allestisce una formazione in gra-do di primeggiare. Confermati Taurino, Trinchera, Fiore, Moscelli, Galetti, vengono ingaggiati Battisti, Siclari, Minopoli, Suriano, Panarelli e, a cam-pionato appena iniziato, Pizzolla e il brasiliano Da Silva. In virtù del buon rendimento interno, si riescono egualmente ad agguantare i playoff per andare in Prima Divisione e la doppia sfida di semifinale è con la Cisco Roma. Il sogno della C1 conquistata sul campo sfuma ma vi è la certez-za matematica del ripescaggio. Purtroppo, non si era preso sufficiente-mente sul serio l’annuncio dato dai fratelli Barretta un paio di mesi prima della fine del campionato di voler fuoriuscire dal calcio, stanchi di essere lasciati soli. Quasi allo scadere del termine per presentare la do-manda di ripescaggio, il cui costo reale ammontava a circa 1.200.000 euro fra fideiussioni e pagamento a fondo perduto, il sindaco Mennit-ti presenta una cordata di imprenditori disposti a farsi carico di questo impegno, ma non del pagamento di un corrispettivo per l’acquisizione delle quote. Questo portò alla rottura delle trattative. Il resto è cronaca recente: la società è acquisita, tramite l’intestazione delle quote alle consorti, dai signori Vittorio Galigani e Antonio Pupino. Dopo un avvio incoraggiante, ma con un fardello ingestibile di oltre 50 calciatori tesserati, iniziano le figure barbine sui campi di mezza Italia, le penalizzazioni per mancati pagamenti di stipendi, tasse e contribu-ti, deferimenti vari, doppi contratti, lodi arbitrali, indagini della Procura Federale per presunte combine da calcio scommesse su denuncia della stessa società, insolvenza per il mancato pagamento di fornitori, protesti e sequestri di cambiali e assegni, fino ad affogare in un mare di debiti. Il tutto condito da voci di trattative con fantomatici gruppi imprenditoriali di diversi continenti e amenità di ogni tipo fino alla definitiva esclusione dal campionato. Qui finisce, dopo appena sette anni di vita, la storia del Football Brindisi 1912 e comincia quella ancora tutta da scrivere della Ssd Città di Brindisi.

La consegna della Coppa Italia a capitan Francioso

Re Giorgio Corona

Il Football Brindisi nella stagione 2009-10Daniele Vantaggiato esulta dopo un gol

10 freebrindisi.it16 marzo 2012

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focus

Nella stagione 1940/41 il Brindisi disputò il quarto campionato di serie C della sua storia, in un periodo davvero particolare in quanto coincise con l’entrata in guer-

ra dell’Italia. Dal momento che la squadra di calcio cittadina era composta in buona parte da militari, capitava spesso che qualcuno di essi non venisse autorizzato a recarsi in trasferta per esigenze di ser-vizio collegate all’emergenza bellica anche perché Brindisi, essendo sede della Base Navale della Regia Marina e di un importante Aeroporto Militare, era di importanza strategica fondamentale per l’intero ba-cino del Mediterraneo.Ma quel che accadde nel gennaio del 1941 fu davvero particolare e merita di essere ricordato con dovizia di particolari in quanto protagonisti furono due calciatori brin-disini doc. Il compianto Colucci, scomparso pochi anni addietro, e il grande Ugo Ar-gentieri, per l’impresa che stiamo per descrivere, sono entrati a pieno titolo non solo nella storia, ma anche nella leggenda del calcio biancoazzurro. Entrambi fecero parte del gruppo di nove eroi - impossibile definirli diversamente - insieme al mitico portiere Rocco, all’albanese Lambi, in procinto di passare al Bologna in serie A ed a Chiara, Co-stantino, Leonetti, D’Addato, e Gervasutti che, in pieno conflitto mondiale, sbarcarono in Sicilia e presero parte alla memorabile partita di Catania, in cui il Brindisi giocò fin dal primo minuto in doppia inferiorità numerica e senza allenatore, perché tutti gli altri cal-ciatori, essendo militari di stanza a Brindisi, non furono autorizzati a lasciare le caserme e partire per la lontana trasferta. Invero, l’allenatore Benincasa era riuscito in extremis a convincere il Comando Militare a lasciar partire nottetempo almeno i due avieri Feliciotti e Gasbarra, in modo da poter scendere in campo in undici, ma, stante la tragica situazione dei trasporti all’epoca e avendo perso l’ultimo traghetto utile per la Sicilia, non riuscirono ad arrivare in tempo. Fra l’altro uno dei nove, D’Addato, non avrebbe potuto nemmeno giocare in quanto in-fortunato, ma non se la sentì di lasciare i compagni in otto, per cui strinse i denti e scese egualmente in campo giocando, come si suol dire, con una gamba sola.Fu una gara veramente epica, dagli incredibili contenuti agonistici, iniziata in salita per il gol fulmineo del Catania già alla prima azione di gioco, dopo di che i siciliani si catapul-tarono furenti in avanti per segnare ancora e chiudere subito la partita. Ma fu il Brindisi, intorno alla mezz’ora, nel corso di un’azione di alleggerimento, a trovare il gol grazie a un provvidenziale colpo di testa proprio di Ugo Argentieri, su millimetrico traversone dalla destra del marinaio Gervasutti, l’unico militare che era stato autorizzato a partire al seguito della squadra.Seguì un’ora di autentico assedio alla porta difesa da Rocco e grazie alle sue parate mi-racolose, condite da voli in aperto contrasto con le leggi della fisica, e nonostante il Brindisi rimanesse rintanato nella propria area, l’incontro terminò 1 a 1 e gli atleti bian-coazzurri furono festeggiati e portati in trionfo non solo dagli sportivissimi tifosi etnei, ma anche dai numerosi soldati tedeschi presenti in tribuna che, letteralmente ammalia-ti dal coraggio, dall’agonismo, dallo spirito di sacrificio e dalla voglia di non soccombere dei biancoazzurri, tifarono per loro fin dal primo minuto della partita. Anche l’arbitro, a fine gara, dispensò pacche sulle spalle, diede la mano, ad uno ad uno, a tutti i calciatori brindisini e si congratulò in particolar modo con il portiere Rocco e con l’autore del gol Argentieri, affermando che in vita sua non aveva mai assistito a niente del genere e che avrebbe ricordato per sempre qulla partita. Ugo Argentieri è stato uno dei più grandi calciatori biancoazzurri degli anni Quaranta. A metà degli anni Cinquanta, nel periodo più nero del calcio cittadino, assunse anche l’onere della conduzione tecnica della squadra nel tentativo di tirarla fuori dal pantano del calcio regionale in cui era precipitata. Di lui, Raffaele Pierini, icona vivente di quel calcio primordiale, ricorda “formavamo una coppia d’attacco strepitosa e affiatatissima dal momento che quando batteva il calcio d’angolo lui, nove volte su dieci facevo gol schiacciando di testa in rete. Il suo unico limite era la lentezza, ma sui calci da fermo Argentieri era eccezionale”.Noi preferiamo ricordarlo soprattutto per quella partita a Catania per continuare a ren-dere onore, attraverso di lui, a quel manipolo di antichi eroi di cui Ugo Argentieri rap-presenta l’ultima bandiera.

UGO aRGeNtieRi l’eROe di cataNiaQUANDO IL CALCIO DIVENTA LEGGENDA

Alessandro Caiulo

12 freebrindisi.it16 marzo 2012

RaFFaele pieRiNiIL bOmbER DELLA pRImA SERIE b

Nelle parole di Raffele Pierini, uno dei più grandi giocatori e prolifici marcatori della storia cente-naria del calcio cittadino, il primo ricordo che ri-affiora, quando si affaccia dagli spalti del Fanuzzi,

riguarda un Brindisi-Pisa giocato nel dicembre del 1947 nell’ex Campo Sportivo del Littorio, in via Benedetto Brin. Raccontando la partita si infervora come se fosse sceso in campo ieri: “Giocavamo il secondo campionato consecuti-vo di serie B - ricorda - Nei primi minuti di gioco sembrava una partita come tante altre. Il clima cominciò improv-visamente a farsi rovente quando l’arbitro farabutto (tal Malingher di Roma) prese delle decisioni contestatissime dal pubblico. L’atmosfera si surriscaldò a tal punto che la partita si chiuse con una gigantesca invasione di campo. Alcuni tifosi riuscirono a circondare il direttore di gara ri-coprendolo di schiaffi e pugni. Credo rimase ricoverato per alcuni giorni in ospedale. Alcuni mi hanno anche ri-ferito che un tifoso preparò un cappio da stringere al col-lo della giacchetta nera per impiccarlo alla traversa della porta. Io non ho assistito personalmente a questa scena. Quel che è certo è che il campo di gioco venne squalifica-to per tutto il resto del campionato e siccome di soldi già ce n’erano pochi in giro e vennero a mancare sia gli incas-si che il sostegno del pubblico, fu la botta finale per farci retrocedere in serie C”. Raffaele Pierini, con Ugo Argen-tieri, Rino Di Donna ed Antonio Portoghese, rappresenta quei pochi superstiti che hanno giocato nella Brindisi Sport sia sotto il Regno d’Italia che nell’era repubblicana del postbellica. “Da prima della guerra e fino al campio-nato 1948/49 - continua l’ex bomber biancoazzurro - ho giocato con il Brindisi in C e in B, poi ho fatto due anni di serie B con il Catania, un anno ad Acireale, poi sono tornato a giocare nel Brindisi nel 1952, di nuovo in Sicilia per un paio di anni a Gela, per tornare di nuovo a Brindisi, poi ancora a Gela e, infine, ho terminato a Brindisi. Una volta appese le scarpette al chiodo mi sono occupato del settore giovanile. A un certo punto mi ritrovai ad allenare contemporaneamente 5 formazioni del Brindisi: il Nucleo Addestramento Giovani Calciatori, le Riserve, gli Juniores, che vinsero il campionato, gli Allievi, che vinsero il titolo provinciale e la prima squadra che arrivò seconda in cam-pionato. Ho poi allenato in provincia per una decina di anni, ma ogni volta che il Brindisi mi ha richiamato, magari per sostituire qualche allenatore mandato via, non ho mai saputo dir di no”. Ancora vivo nell'ex calciatore il ricordo, che provoca una punta di malinconia, delle ovazioni del pubblico. “Quei campionati in biancoazzurro - conclude Pierini - hanno segnato uno dei momenti più belli di tutta la mia vita. Il ricordo del comunale stracolmo di tifosi, al di là dell’importanza della partita, mi regala ancora oggi emozioni indescrivibili”.

Gianluca Greco

Ugo Argentieri è il secondo da destra, i portieri sono Di Donna e Rocco

Il bomber Raffaele Pierini

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il piccOlO GRaNde pORtieRe del passatOINTERVISTA A RINO DI DONNA

“Grandi maestri ne ho avuti tanti. Ricordo nel Bologna ‘Gipo’ Viani, l’inventore del ‘Vianema’ che non prevedeva il gioco con l’attaccante centrale. Grandi idee, tante innovative, un carattere deciso e spiccato. Ma un grande difetto, quello di

odiare i meridionali. E io, originario di Molfetta, che invece ne andavo fie-ro, non gliele mandavo a dire. Ma quando si ruppe una gamba durante i salti dagli scaloni del Littoriale fui io il primo ad avvicinarmi e soccorrerlo. Nonostante tutto non gli serbavo rancore”. Domenico La Forgia, classe 1928, gli anni Cinquanta li ha vissuti da protagonista. Quel calcio fissato nelle figurine sgualcite dal tempo, quello delle famiglie allo stadio mentre l’Italia viveva gli anni del miracolo economico. Gli altoparlanti negli angoli del recinto, la pubblicità di un vecchio digestivo, l’eco intramontabile di “Tutto il calcio minuto per minuto”, la schedina del Totocalcio in tasca e l’urlo all’ennesima corsa di Ezio Pascutti. Li ha vissuti così La Forgia quegli anni, lui con i petroniani “quattro matti dietro una palla”, lui che a distanza di oltre mezzo secolo sfata il mito del calcio più lento: “Era un calcio più si-stemato, meno caotico. Tutto qua. C’era corsa e i giocatori tecnici avevano lo spazio e il tempo per mettersi in mostra. Io, ad esempio, facevo i cento metri in dieci secondi e otto”. Il fenomeno calcio diventava sempre più emblema di un’Italia ritrovata dopo le ferite della guerra, la televisione cominciava ad affacciarsi e un pallone faceva correre i bambini molto più di oggi. Pasolini una volta disse che il calcio ha sostituito il teatro, ma il riferimento era evidentemente a un calcio che oggi non esiste più, quello in bianco e nero che ogni domenica si raccontava con i suoi personaggi e le sue storie. Come quella di “Mimì” La Forgia, ala che ha attraversato un decennio con le maglie di Salernitana, Bologna, Udinese, Cagliari e Fog-gia, una carriera coronata con l’azzurro della Nazionale B e tanti ricordi messi in fila: il campionato di A 1954-55, col secondo posto dell’Udinese alle spalle del Milan, la partita in azzurro con la Grecia o quella nel Bolo-gna, stagione 1952-53, contro il Milan del famoso trio svedese Gre-No-Li (Green, Nordhal, Liedholm) e del portiere della Nazionale Lorenzo Buffon.

Su un terreno di gioco ridotto a una lastra ghiacciata, il Bologna riuscì a imporsi per due a zero e La Forgia, che scese in campo febbricitante, mise a segno una doppietta conquistando le prime pagine dei giornali. “Grande prova del pugliese La Forgia, ra-gazzotto deciso e veloce. La Forgia non ha scherzato segnando due reti in bellezza ed è riuscito su un terreno impossibile a controllare in ogni modo il pallone ridotto a inelastica vescica!”. Scriveva così Gianni Brera di quel ragazzo che aveva messo in scacco i vicecampioni d’Italia.Agli inizi dei Sessanta La Forgia viene a Brindisi seguendo la sorella Teresa, preside alla scuola Salvemini, e il fratello Nicola, insegnante al I Circolo. E per tutti diventa “Mimino”. Il Brindisi fu riammesso in D dopo l’ennesima retrocessione: è la stagione 1960-61. In quella successiva la squadra, gui-data da Pierini, finisce la corsa a quattro punti dalla vetta ma ancora più clamoroso è il finale della stagione successiva: “Finimmo a un punto dalla Maceratese dopo un pareggio a Bari nel penultimo turno che di fatto ci condannò. La carriera di un calciatore è un film che raccoglie immagini e persone, quello vissuto a Brindisi mi riporta spesso a quella mancata promozione”.Le stagioni successive non fanno storia, compresa quella 1963-64 che gli consegna la veste inedita di giocatore-allenatore oltre al forte attaccante Piero Perdiluca. La Forgia rimane l’icona di un calcio che se n’è andato per sempre con le sue figurine e la nebbia di Superga, ma continua a confron-tarsi con quello di oggi che tutto brucia e, insieme, tutto vorrebbe con-servare. “Ai ragazzi dico di avere pazienza - conclude un ex che da Brindisi non è andato più via e ha fatto l’economo al Comune - di saper aspettare, di dare tempo al lavoro, di pensare ai campioni come modelli senza esser-ne mai all’altezza. Noi che pianavamo il campo in terra prima di giocare siamo arrivati in serie A”.

Alessandro Caiulo

Roberto Romeo

Nelle parole, Rino di Donna, classe 1924, è uno, anzi è un numero 1. La maglia del Brindisi, quando aveva la fascia orizzontale sul petto, l’ha cominciata ad indossare settant'anni fa. Ho la fortuna di conoscerlo grazie all’amicizia comune con lo scrittore Michele

Bombacigno. Gli ho rivolto alcune domande che aiutano a conoscere che grande personaggio è l’ex portiere biancazzurro.A quando risale la sua esperienza di calciatore con la maglia del Brin-disi?“Nel 1935-36 l’allenatore Mario De Palma volle visionare tutti i giovani cal-ciatori locali dividendoli in due fasce di età, quella 10-12 anni e quella 12-14. Fra oltre 300 bambini fui selezionato nella squadra della prima fascia di età e ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino a debuttare in prima squadra nel 1941, a 17 anni, a Siracusa contro la capolista del campionato di serie C. Anche negli anni successivi, quelli della guerra, ho continuato a giocare in serie C con la maglia del Brindisi. Ricordo che l’allenatore dell’e-poca era l’ungherese Otto Krappan”.Ricorda qualcuno in particolare fra i suoi ex compagni di squadra?“Ricordo con affetto tutti quanti e devo dire con tristezza che sono quasi tutti morti, ogni volta che sfoglio le vecchie foto mi rendo conto di quanti siamo rimasti in pochi. Poco tempo addietro è venuto a mancare anche Colucci, mio compagno di squadra nel Brindisi degli anni quaranta, in cui giocavano anche Argentieri, D’Adamo, De Lucia, Guerra, Bassi, Jacobbe, Brescia. Completavano la nostra formazione alcuni militari in servizio a Brindisi. Dopo la caduta del fascismo giocai per un anno con la forma-zione brindisina, dei comunisti, la Stella Rossa e insieme a me vennero a giocare Livera, Zongoli, Giannesi, Guadalupi e anche Giovanni Pennetta, il nonno della tennista Flavia. Quando nel 1945/46 il campionato di serie C riprese regolarmente, tornai a giocare con la Brindisi Sport e per me quello fu l’anno più bello.”qual è la partita da lei disputata che ricorda con maggior piacere?“La vittoria per 3 ad 1 sul Foggia nel 1946. Quell’anno riuscimmo ad arrivare quinti e fummo ripescasti in serie B per l’anno successivo, purtroppo non ri-

entravo nei piani del nuovo allenatore Migliorini, che si portò alcuni calciatori di sua fiducia e come portiere fu confermato solamente Rocco”.Cosa ha fatto da allora?“Ho girato prima la Puglia e poi l’Italia guada-gnandomi il pane giocando a calcio sempre in serie C, prima a San Pietro Vernotico dove fra i nostri tifosi più accesi c’era Domenico Modugno, poi tre anni a Monopoli, poi in Calabria nel Nica-stro, l’attuale Vigor Lamezia e in Sicilia nel Licata”.E con il Brindisi ha avuto più a che fare?Per amore del Brindisi tornai nel 1955, rinunciando agli ingaggi che per-cepivo dalle altre società, che erano di vitto, alloggio e 20.000 lire al mese, che all’epoca non erano poche. Il Brindisi aveva bisogno di fare la squadra e non c’erano soldi, per cui i dirigenti chiamarono a raccolta le vecchie glorie per partecipare al campionato e salvare il titolo. Rispondemmo di sì io, D’Adamo, Brescia ed il mio grande amico Pierini che fece anche da allenatore, oltre ai soliti marinai”.Chi è stato a suo avviso il miglior calciatore del Brindisi dei suoi tem-pi?“Uno che pochi ricordano, Antonio Mazzeo che alla fine degli anni Trenta esordì in prima squadra, ma poi dovette partire per la guerra e dopo il congedo, quando doveva riprendere a giocare, svenne in mezzo al cam-po e dopo pochi giorni morì. Era un ragazzo eccezionale, una mezzala sinistra saettante che se non avesse contratto durante il servizio militare qualche strana malattia sarebbe diventato sicuramente il più grande gio-catore brindisino di sempre.”Come era il pubblico brindisino di allora?“Caldo, appassionato, ma assolutamente non pagante. Non c’era verso che i nostri dirigenti dell’epoca riuscissero a impedire questo fenomeno, sembrava quasi una questione di principio quella di riuscire con tutti i mezzi a non pagare il biglietto!”

13freebrindisi.it16 marzo 2012

Il portiere Rino Di Donna

Il capitano Domenico La Forgia

dOMeNicO la FORGia IL FASCINO DEL VECCHIO “CAmpO SpORTIVO”

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MaRiO BRUGNeROttOL’UOmO DELLE mILLE bATTAGLIE

“Con la maglia del Brindisi ho tra-scorso gli anni più belli della mia carriera. L’affetto con cui i tifosi brindisini seguivano la

loro squadra - dichiara Brugnerotto - non l'ho riscontrato da nessun altra parte. Sei campionati di serie B sono troppo pochi per una piazza che avrebbe meritato la Serie A. Mi auguro di cuore che Brindisi possa trova-re le forze per dar vita a un progetto calcisti-co degno della sua storia e del suo blasone”.Mario Brugnerotto è stato uno dei migliori difensori nella storia del calcio brindisino e in questa storia è entrato di diritto con le sue 277 presenze, tutte relative a gare di campionato dal momento che negli anni in cui lui ha giocato, non esisteva ancora la Coppa Italia di serie C. Il suo carisma e il suo spirito di attaccamento alla maglia sono merce rara ai nostri giorni. “Ho giocato in un’epoca in cui si prediligeva la tecnica all’a-gonismo. Oggi vedo giocare in Serie A dei giocatori che, ai miei tempi, avrebbero fatto fatica a trovare spazio in Serie C. Non riesco più a iden-tificarmi in uno sport dominato dalla corsa e dall’atletismo esasperato”.Quando chiedi a Brugnerotto quale sia la partita che, più di altre, ha se-gnato la sua carriera in biancoazzurro, lui risponde senza mezzi termini: “un Lecce - Brindisi della seconda metà degli anni Sessanta. La rivalità con il Lecce era sentitissima. La settimana che precedeva il derby era ca-rica di tensione e i tifosi ci chiedevano sempre un sforzo in più rispetto alle altre partite. Non appena uscimmo dal sottopassaggio per entrare in campo vedemmo migliaia di brindisini sugli spalti. Il loro tifo caldo e incessante ci diede la spinta per conquistare una vittoria indimenticabile. È un vero peccato che adesso ci siano tante categorie di differenza fra le due squadre”.Brugnerotto lasciò il Brindisi dopo una decina di anni, nel 1972, proprio al termine del campionato che sancì la promozione in Serie B della compa-gine del commendatore Fanuzzi. “Avevo 33 anni - dichiara l’ex difensore - e ormai non c’erano più i presupposti perché potesse continuare la mia esperienza in biancoazzurro. Penso che non riuscirò mai a liberarmi del rimpianto di aver lasciato Brindisi, propria nell’anno della Serie B”. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Brugnerotto si è stabilito de-finitivamente a Brindisi, dove per tanti anni ha gestito un’attività com-merciale e, in tutti questi anni, ha continuato a coltivare un saldo lega-me di amicizia con Sensibile, Boccolini, Giannattasio, Cantarelli ed altri ex compagni di squadra. “Quell’esperienza in biancoazzurro credo abbia rappresentato qualcosa di magico non solo per me, ma anche per tutti i miei vecchi compagni di avventura”.

aldO BellaNDIECI ANNI CON LA V SUL pETTO

Aldo Bellan, classe 1946, media-no, è stato uno dei più fedeli calciatori biancoazzurri aven-do passato a Brindisi ben 10

stagioni, 9 da calciatore, con 202 pre-senze in partite ufficiali e una da tecni-co.Come è arrivato a Brindisi?“Arrivai in serie D non avevo il procu-ratore, in quegli anni ancora non esi-stevano. Fu la mia squadra dell’epoca, il Mestrina, a dirmi che ero stato ce-duto al Brindisi. Arrivai nella stagione 1967/68 quella dopo la retrocessione in D per illecito. Mi avevano detto che avrei giocato in C ma mi ritrovai in D. Vincemmo quel campionato, con 13 o 14 punti sulla seconda”.Come si è trovato a Brindisi?“Meravigliosamente bene, tanto che nel 1978 avevo anche deciso di re-stare a vivere a Brindisi, mio figlio è nato al “Di Summa”. Mi trovavo bene con la gente e i tifosi, ma alla fine fu il lavoro a decidere, i figli andavano a scuola, il mestiere dell’allenatore era complicato e decisi di tornare a Mestre. Fu per la sicurezza della famiglia che lasciai Brindisi,ma il cuore è sempre lì, non è mai andato via”.Il ricordo più bello?“Impossibile sceglierne uno soltanto, ne cito alcuni: le promozioni, le fe-ste organizzate dai tifosi, il primo gol che ho segnato (lo realizzai contro una selezione Jugoslava), così come fu bellissimo il primo gol in B. Ricor-do anche l’affetto della gente. Furono anni meravigliosi, dalla D andam-mo in C e ottenemmo un 5°, un 3° e un 1° posto con Vinicio. Ma ci sono stati anche momenti meno belli, come nel 73/74, con la morte di Fanuzzi ci fu un calo, non solo tecnico. Avevamo molte difficoltà”.Cosa ricorda del famoso 3-0 in Brindisi – Genoa?“Era la vigilia di Natale, fu una grande partita. Realizzai, dopo una discesa, il cross per il primo gol dell’incontro messo a segno da Tomy che segnò di destro in diagonale. Facemmo tutti una grande partita”.Non è più tornato a Brindisi?“A Brindisi vengo spesso, faccio sempre un periodo di vacanze a Lendi-nuso, vado a trovare spesso i vecchi amici”.Segue ancora il Brindisi?“Si certo, mi informo sempre sulla classifica e i risultati. Spero che possa essere promosso anche se in questa stagione mi sembra difficile”.

Forse è l’uomo più rappresentativo della storia del calcio biancoazzurro. Luís Vinícius de Menezes, meglio co-nosciuto con il nome di Luís Vinício, detto O‘ Lione, non ha mai dimenticato la sua Brindisi. È qui che si è consa-crato nell’olimpo del calcio. Prima del grande salto verso Napoli, la sua seconda casa: “Brindisi è stata una delle più belle esperienze della mia vita da allenatore, lì ho capito che avrei potuto fare il tecnico ad alto livello. Ho imparato moltissimo dal commendatore Fanuzzi, che era un grande personaggio e costruì una squadra molto forte”. Ha gli occhi lucidi mentre parla. Nella sua mente sono rimasti indelebili i ricordi di stagioni indimenticabili. “Vincere il campionato di C fu un momento splendido, una grande festa per tutta la città che si sentì coinvolta. Ricordo perfettamente che per la prima partita di serie B venne inaugurato il nuovo stadio, poiché i lavori tardavano a essere ultimati i tifosi si misero a disposizione per ultimare la costruzione dell’impianto. È un ricordo indelebile”. Era tornato a Brindisi per battezzare l’avvio dell’avventura della nuova società Città di Brindisi. Poi ha seguito la trasferta dei biancoazzurri in quel di Ischia. Dopo tanti anni quel filo di amore non si è ancora spezzato. Anzi. Parla anche del presente. Lo strappo di questa stagione tra la società e la tifose-ria è una ferita aperta anche nel suo cuore: “Non riesco proprio a capire cosa sia accaduto. Avevamo iniziato con tanto entusiasmo e poi…Ai miei tempi non era così. Auguri per i 100 anni, Brindisi merita molto di più della serie D”.

ViNiciO “O’ liONe”GLI ANNI RUGGENTI DEL CALCIO bIANCAZZURRO

Fabrizio Caianiello

Gianluca Greco Andrea Contaldi

Il capitano Mario Brugnerotto

Aldo Bellan

Luís Vinicio con Domenico Mennitti

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MaRiO caNtaRelli E L’AmORE pER IL bRINDISI

Mario Cantarelli, classe 1942, di ruolo libero, è il terzo biancoazzurro di sempre, dietro Taurino e

Brugnerotto, per numero di presen-ze: ben 246 partite ufficiali con la V sul petto fra il 1969 ed il 1976. È lo storico capitano della serie B.quali sono le sensazioni riguar-do al periodo che ha trascorso a Brindisi?“Ho vissuto il periodo più bello per la Brindisi calcistica. Quello con il più grande presidente, Fanuzzi, e il più grande allenatore, Vinicio. La mia esperienza è legata a loro e ha radici profonde”.Può raccontarci com’era franco fanuzzi?“Era una persona molto sicura di sé, disponibile, dotata di tatto e buon senso. Sapeva giudicare e si circondava di persone molto in gamba come Domenico Mennitti che era in effetti il suo portavoce”.E il ricordo più bello legato al Commendatore?“L’anno che vincemmo il campionato avevamo vinto a Salerno 1-0 con gol di Renna. Io e Fanuzzi avevamo litigato e quando, dopo la partita, entrò negli spogliatoi ancora non mi parlava. Prese degli asciugamani arrotolati e me li gettò in fronte, sorrise e disse: “Sei il più forte di tutti!”. Avevamo un rapporto come padre e figlio e tanta fiducia reciproca. Per tutta un’estate ebbi in mano un assegno in bianco che mi aveva consegnato, alla fine lo strappai e ci sedemmo insieme a discutere del futuro”.quando a Brindisi c’è stato un difensore forte o di prospettiva è sem-pre stato paragonato a lei, cosa ne pensa?“Fa piacere essere considerato un metro di giudizio positivo. Sono conten-to per chi fa bene e viene paragonato a me, ma bisogna poi dimostrare il tutto sul campo, adesso è più difficile farlo. Nell’amichevole del centenario con il Bari ho visto una squadra ben organizzata ma per giudicarla bisogne-rebbe vederla in B, sarebbe quello il metro di paragone. Noi siamo stati una grande squadra, abbiamo vinto su campi difficili come Genova, Cagliari e Bergamo non a caso. Poi il destino ci ha tolto Fanuzzi”.Ha ricevuto molto dalla gente brindisina?“Si, e non è vero che sono stato sfortunato perché non ho giocato in serie A. Avevo solo vent’anni quando ho avuto quella possibilità, probabilmen-te non sarei stato pronto, sono migliorato con il tempo. Sono comunque felice di essere stato importante per Brindisi piuttosto che essere nessuno ma aver giocato in A. Dopo quarant’anni, anche grazie al centenario, so di essere ancora importante per questa città e ne sono felice, mi fa capire che tanti anni fa ho fatto la scelta giusta”.Segue ancora il Brindisi e i risultati che consegue?“Per forza, come un padre che segue se il figlio va bene a scuola. È normale che lo faccia, è la mia vita, durante l’anno riesco anche a vedere qualche partita. Ho anche avuto modo di parlare con i presidenti e mi sembrano persone in gamba, vogliono andare avanti, hanno parlato di promozioni e vorrebbero rientrare nei professionisti, ma i tempi sono cambiati. Noi pren-devamo quattro lire, eri obbligato a diventare patrimonio della società e fare amicizie e conoscenze, era una cosa naturale. Oggi però è difficile ave-re il rapporto che avevamo noi con la gente. Mi reputo fortunato ad aver vissuto il momento più bello del calcio a Brindisi”.

Andrea Contaldi Alessandro Caiulo

Massimo Vitali, semplicemente Massimino per tutti quelli che gli volevano bene, è probabilmente il calciatore locale più ama-to della storia calcistica brindisina.

Era nato a Brindisi il primo di luglio del 1962, cresciu-to calcisticamente nella Cathedral, la formazione del mitico “Cillo delle bombole”, il simpatico rivenditore di bombole di gas che aveva il proprio punto vendita in via Tarantini, a pochi passi dalla Cattedrale, dove, nella stagione 1978-79, l’ancora giovanissimo Vitali gioca il suo primo campionato da titolare proprio con la maglia della Cathedral. Appena sedicenne, si fa conoscere a suon di gol e si cattura il rispetto e l’ammirazione di avversari e compagni. Nei due anni suc-cessivi sale di un paio di categorie e gioca in un campionato regionale decisamente più impegnativo, quale era la Promozione di quell’epo-ca, con la maglia dell’Ostuni dove militavano e facevano esperienza parecchi ragazzi brindisini.Nell’estate del 1981, a diciannove anni, arrivò finalmente la chiamata dal Brindisi di Pascali che quell’anno militava in C/2 e voleva compiere il gran salto in C1. L’allenatore quell’anno verrà sostituito tre volte in quanto a Ciannameo succedette Minervini e a questi l’ex calciatore dell’Inter Masiero. Tutti e tre mostrarono grande stima per le doti di Massimino che in quella squadra vestiva, con orgoglio, la casacca da titolare della squadra della sua città.Vitali si conquistò sempre la riconferma anche negli anni successivi e fu il pupillo di tutti gli allenatori che si avvicendarono sulla scomo-dissima panchina del Brindisi. Trovò sempre una perfetta intesa con i compagni di reparto, come nel caso di Renato Lo Masto, suo gemello del gol oltre che nel campionato 1981/82 in cui al Brindisi sfuggì la promozione in C1 per appena due punti, e in quello successivo in cui nella giornata di esordio si disputò lo storico derby con la Gioventù Brindisi di Mimmo Fanuzzi. Ma la consacrazione definitiva avvenne nel magico Brindisi dei presidenti Pala e Pascali, allenato dal grande Giancarlo Ansaloni che, al termine del campionato 1984-85 sbarcò trionfalmente in C1. La coppia formata da Massimino Vitali e Giorgio Tomba in quel campionato sarebbe andata a segno per ben 23 volte.L’anno successivo ci fu l’esordio in C1 con l’amata maglia del Brindisi e fu una stagione da incorniciare, condita da 8 reti realizzate in 27 partite. Dopo una parentesi di un paio di anni nel Martina in C2, Vitali è richia-mato a furor di popolo nel Brindisi di Mimmo Fanuzzi che nel campio-nato 1988/89 aveva allestito una supercorazzata per tentare, a tredici anni di distanza dall’ultima apparizione, il grande salto in serie B, ma che si ritrovò sulla propria strada due autentici macina sassi come il Cagliari e il Foggia che sarebbero approdati nel giro di due anni addi-rittura nella massima serie nazionale.L’anno successivo Vitali passò all’Atletico Catania, già Atletico Leon-zio, società di C2 trasferita nel capoluogo etneo per sostituire il fallito Catania Calcio (furono quelli gli anni dei primi grandi fallimenti nel mondo del calcio). Trentenne si ritirò dal calcio giocato per rilevare, con i suoi onesti guadagni di calciatore, una rivendita di tabacchi in Corso Garibaldi. Il 5 gennaio 2000, a soli 37 anni, stroncato nel sonno da un attacco di cuore, lui che aveva "un cuore grande quanto una casa", lasciò la vita terrena.Come calciatore Vitali era dotato di tecnica sopraffina, una perfetta ala sinistra, capace di rimanere con il pallone incollato al piede anche quando si lanciava nei più spericolati dribbling contro la difesa avver-saria, ma ricordiamo anche la sua generosità nel mettersi a disposi-zione della squadra e dei compagni di reparto pur sapendo brillare di luce propria, dotato come era di un micidiale sinistro che sapeva, con la stessa facilità, fare partire il pallone improvvisamente come un dardo scagliato da una balestra o accarezzarlo lievemente, come una piuma, per spostarlo di quel tanto che gli consentiva di beffare il por-tiere mentre gli franava addosso come una valanga.

MassiMO Vitali “CHI mUORE GIOVANE A DIO È CARO”

Il capitano Mario Cantarelli

Massimo vitali esulta dopo un gol

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aNtONiO BeNaRRiVO IL NOSTRO VICECAmpIONE DEL mONDO

Accade abbastanza spesso nel calcio che un ragazzo sia schierato da attaccante e poi... diventi un grande difensore. Magari di valore internazionale, come Antonio Benarrivo. “Proprio così - dice il vice campione del mondo con la Nazionale di Arrigo Sacchi nell’edi-

zione statunitense della rassegna nel 1994 - Dopo aver imparato a trattare e calciare un pallone, giocando con i miei amici, sul piazzale di largo San Benedetto, ho vestito la maglia del Santa Chiara e poi quella del Casale sport, dove Salvatore Rizzo mi ha insegnato i fondamentali e Roberto Pru-dentino mi prescrisse il ruolo di difensore, al posto di quello di attaccante e poi di centrocampista”. Pensava un giorno di vestire la maglia biancoazzurra del Brindisi?“Giocavo gioiosamente e non pensavo di fare il calciatore da grande”.E allora come lo è poi diventato?“Dal Casale sport sono finito nelle giovanili del Brindisi e poi nella forma-zione Berretti. Tutto diventò improvvisamente molto serio quando il pre-sidente del Brindisi, nel 1986, Biagio Pascali, per difficoltà economiche de-cise di far esordire in C/1 una... banda di ragazzi coadiuvati nell’avventura di conservare la categoria da Borsani, Pochesci, Ciracì e successivamente Bergamaschi. Riuscimmo a salvarci. Fu l’origine casuale della mio ingres-so nel calcio che conta, quello della serie B con il Padova e poi della serie A con il Parma e quindi nella Nazio-nale di Sacchi”. La storia del calcio brindisino ag-gancia i cento anni.“È un traguardo straordinario, ma debbo dire che mi lascia l’amaro in bocca”.Perchè?“Vorrei vedere giocare il Brindisi in un’altra categoria. Il potenziale indu-striale del nostro territorio dovrebbe partecipare alle sorti della nostra squadra ed evitare gli stop and go di fallimenti e ripartenze. Occorrono progetti seri, duraturi. È triste vedere i nostri giovanissimi giocare su campi assolutamente inidonei. Un progetto serio è favorire la crescita di radici solide che affondano in una vasta massa di ragazzi festosi e appassionati, guidati da allenatori-educatori preparati e competenti. I talenti sono sulla soglia di ogni esperienza simile e sono la linfa vitale per ogni società di calcio che abbia un progetto serio”.

Bruno Stasi Davide Cucinelli

Marcello Prima è uno dei calciatori brindisini mai dimenti-cato dai tifosi biancoazzurri. Nato a Carvigno nel 1957, ha vestito numerose maglie da professionista e per due volte ha indossato quella con la V, in C1 nella stagione 1989-1990

e nei dilettanti nella stagione 1992-1993. Prima ha anche incontrato in un paio di occasioni il Brindisi da avversario con le casacche di Mono-poli e Barletta ed è andato anche in rete contro i biancoazzurri. “Con il Brindisi ci sono tanti ricor-di, la prima volta che affrontai i brindisini da avversario fu nel mio primo campionato professionisti-co nel 1979-1980 con il Monopoli - racconta - All’andata perdemmo 6-0 mentre al ritorno a Monopoli finì 2-0 ed andai in rete”. Sono tanti gli aneddoti che ven-gono in mente all’ex calciatore di Messina, Siracusa, Mestre, Juve Stabia, Torres, Giarre, con cui fu capocannoniere in serie C, e Car-rarese, nella quale era sopranno-minato “il gigante brindisino”. “Sicuramente tra quelli più im-pressi c’è la rete con il Palermo in casa - afferma Prima - ma ricordo anche il gol a Taranto quando con Greco facemmo sei scambi di pri-ma intenzioni e tutto lo stadio si alzò in piedi ad applaudire”. Quella stagione però ha segnato anche un epilogo negativo. “Era-vamo partiti per vincere il campionato e lo abbiamo terminato con i ragazzini in campo. Io decisi di restare ugualmente fino alla fine. Retrocedemmo dopo aver perso per 3 a 2 lo spareggio di Cosenza contro il Campania, ma tutti sapevamo che il fallimento sarebbe stato inevitabile”.Marcello Prima tornò a indossare la maglia biancoazzurra non più della Brindisi Sport ma del Brindisi Calcio di Ronzino Pennetta nella stagione 1992-1993 e suo compagno di squadra era Mario Guadalupi, il padre di Mirko, attuale centrocampista del Città di Brindisi. In quella stessa stagione Marcello vinse il titolo di capocannoniere del girone G della serie D e raggiunse un record che ancora oggi detiene, essendo stato l’unico calciatore brindisino in un secolo di storia ad aver realiz-zato una cinquina in una partita di campionato, il 4 aprile 1993 contro il Pineto.

Marcello Prima - Brindisi calcio 1992-1993

Antonio Benarrivo con la maglia della nazionale

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BRiNdisi 7 MaRZO 2012LA FESTA DEL CENTENARIO

Menzione particolare spetta a Giovanni Gal-luzzo, Dirigente accompagnatore e a Maria Grazia Sigrisi, Responsabile della Segreteria. Nei giorni che hanno preceduto la festa, si sono prodigati affinché l'evento fosse un successo.

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Roberto Galluzzo Giuseppe Roma Annino De Finis

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1) la prima formazione del Brindisi nel 19122) il Brindisi batte il Lecce 2 a 1 ed è campione regionale3) Brindisi Sport, stagione 1913-19144) l’ingresso monumentale del Campo Sportivo5) il Brindisi che nel 1937 fu promosso in C6) il 13 dicembre 1938, la prima maglia biancazzurra7) il portiere Rino Di Donna 8) il calciatori degli anni quaranta Portoghese e Livera9) i calciatori Di Donna, D’Adamo, Livera e Cristofaro10) Serie B 1946-47, il Brindisi di mister Migliorini11) il Brindisi stagione 1959-60 ripescato in C12) anno 1952, serie C, Bari 2- Brindisi 313) anno 1963 il Brindisi di mister Landolfi14) Brindisi 1965-6615) saluto a centrocampo di capitan Brugnerotto

16) il mitico portiere Bandini con la mascotte Tonino Nisi17) il Brindisi che vinse il campionato nel 196718) il Brindisi che vinse il campionato nel 196819) allenamento a terra bei primi anni sessanta20) un allenamento di altri tempi al Benedetto Brin21) la polvere del Benedetto Brin22) originariamente i pantaloncini del Brindisi erano neri23) il Brindisi di Campanini 1968-69 Serie C,24) il Commendatore Fanuzzi in mezzo ai suoi ragazzi25) anno 1970 i calciatori del Brindisi in aereoporto26) Brindisi Sport 1971-72, vincitrice del campionato di serie C27) anno 1970 Domenico Mennitti con Fanuzzi e Pierini28) Brindisi Sport 1971-72 29) Franco Fanuzzi fra i suoi calciatori30) Fanuzzi e Vinicio portati in trionfo per la promozione

31) il Brindisi di Franco Fanuzzi in serie B 1972-7332) 3 dicembre 72 l’ingresso in campo di Foggia e Brindisi 33) lo stopper Beppe Papadopulo34) Reggiana Brindisi, serie B 72-7335) Brindisi Sport, campionato serie B 1973-7436) 9 dicembre 1973, le 100 partite di La Palma col Brindisi37) Brindisi Sport , serie B 1974-7538) 10.9.1974 Brindisi-Inter. I capitani Mazzola e Cantarelli39) Reggiana - Brindisi, serie B 1974-7540) Brindisi -Ternana,, serie B, tiro di Ulivieri41) Ulivieri festeggiato dai compagni e da mister Bonafin42) Brindisi-Genoa, serie B, gol di Ulivieri43) Brindisi Sport, serie B 1975-7644) il Brindisi 1979-80 di capitan Boccolini45) il Brindisi di Pascali al derby contro la Gioventù

46) la squadra che nel 1985 approdò in C147) l’indimenticabile Massimino Vitali48) Crafa in azione contro il Barletta49) formazione Brindisi Sport 1986-8750) Bergamaschi e Giacomino Palazzo51) il Brindisi 1988-89 che sfiorò la serie B52) Brindisi Calcio nel 1993 con il capitano Marcello Prima53) consegna della targa alla figlia di Franco Fanuzzi54) maggio 2002, Taurino e Cavallo festeggiano la promozione in C255) Brindisi Calcio 2002-0356) re Giorgio Corona, capocannoniere in C2 nel 2002-0357) il presidente Tisci consegna la Coppa Italia a Francioso58) Iunco dopo il gol al Bologna in Coppa Italia Tim59) il Football Brindisi 191260) Asd calcio “Città di Brindisi” 2011/12

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1) la prima formazione del Brindisi nel 19122) il Brindisi batte il Lecce 2 a 1 ed è campione regionale3) Brindisi Sport, stagione 1913-19144) l’ingresso monumentale del Campo Sportivo5) il Brindisi che nel 1937 fu promosso in C6) il 13 dicembre 1938, la prima maglia biancazzurra7) il portiere Rino Di Donna 8) il calciatori degli anni quaranta Portoghese e Livera9) i calciatori Di Donna, D’Adamo, Livera e Cristofaro10) Serie B 1946-47, il Brindisi di mister Migliorini11) il Brindisi stagione 1959-60 ripescato in C12) anno 1952, serie C, Bari 2- Brindisi 313) anno 1963 il Brindisi di mister Landolfi14) Brindisi 1965-6615) saluto a centrocampo di capitan Brugnerotto

16) il mitico portiere Bandini con la mascotte Tonino Nisi17) il Brindisi che vinse il campionato nel 196718) il Brindisi che vinse il campionato nel 196819) allenamento a terra bei primi anni sessanta20) un allenamento di altri tempi al Benedetto Brin21) la polvere del Benedetto Brin22) originariamente i pantaloncini del Brindisi erano neri23) il Brindisi di Campanini 1968-69 Serie C,24) il Commendatore Fanuzzi in mezzo ai suoi ragazzi25) anno 1970 i calciatori del Brindisi in aereoporto26) Brindisi Sport 1971-72, vincitrice del campionato di serie C27) anno 1970 Domenico Mennitti con Fanuzzi e Pierini28) Brindisi Sport 1971-72 29) Franco Fanuzzi fra i suoi calciatori30) Fanuzzi e Vinicio portati in trionfo per la promozione

31) il Brindisi di Franco Fanuzzi in serie B 1972-7332) 3 dicembre 72 l’ingresso in campo di Foggia e Brindisi 33) lo stopper Beppe Papadopulo34) Reggiana Brindisi, serie B 72-7335) Brindisi Sport, campionato serie B 1973-7436) 9 dicembre 1973, le 100 partite di La Palma col Brindisi37) Brindisi Sport , serie B 1974-7538) 10.9.1974 Brindisi-Inter. I capitani Mazzola e Cantarelli39) Reggiana - Brindisi, serie B 1974-7540) Brindisi -Ternana,, serie B, tiro di Ulivieri41) Ulivieri festeggiato dai compagni e da mister Bonafin42) Brindisi-Genoa, serie B, gol di Ulivieri43) Brindisi Sport, serie B 1975-7644) il Brindisi 1979-80 di capitan Boccolini45) il Brindisi di Pascali al derby contro la Gioventù

46) la squadra che nel 1985 approdò in C147) l’indimenticabile Massimino Vitali48) Crafa in azione contro il Barletta49) formazione Brindisi Sport 1986-8750) Bergamaschi e Giacomino Palazzo51) il Brindisi 1988-89 che sfiorò la serie B52) Brindisi Calcio nel 1993 con il capitano Marcello Prima53) consegna della targa alla figlia di Franco Fanuzzi54) maggio 2002, Taurino e Cavallo festeggiano la promozione in C255) Brindisi Calcio 2002-0356) re Giorgio Corona, capocannoniere in C2 nel 2002-0357) il presidente Tisci consegna la Coppa Italia a Francioso58) Iunco dopo il gol al Bologna in Coppa Italia Tim59) il Football Brindisi 191260) Asd calcio “Città di Brindisi” 2011/12

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JOsè iGNaciO castillO alVaReZSEmpLICEmENTE NACHO

Fabrizio Caianiello

Nonostante abbia vestito la maglia b i a n co a z z u r ra solo per una sta-

gione è rimasto nel cuore dei tifosi. Nacho Castillo merita di essere ricorda-to come uno dei bomber più forti del calcio no-strano. Brindisi fu la sua prima squadra italiana. L’allora direttore sportivo Aldo Sensibile, lo portò nel ‘Franco Fanuzzi’ tra la diffidenza di molti tifosi. Era luglio del 2001. Per problemi legati al tesse-ramento, tuttavia, esordì solo tre mesi dopo in un Matera - Brindisi che terminò 2-2. Un esordio amaro perché in quella gara venne anche espulso.“Brindisi per me rappresenta molto. Qui è iniziata la mia av-ventura in Italia. Devo tanto a questa città. Ricordo tutto come fosse ieri. Ho atteso quasi tre mesi per giocare e quando final-mente arrivò il transfer, era tanta la voglia di fare bene che mi feci espellere” - racconta l’attaccante - In pochi credevano in me. Tra l’altro la squadra iniziò maluccio il campionato. Fortu-natamente arrivarono subito i primi gol. L’intesa con Sardelli, Cavallo e D’Amblè era perfetta e vincemmo meritatamente il campionato”. Il suo allenatore era Gigi Boccolini. Con lui e Sensibile c’era molto di più di un semplice rapporto lavorativo. Lo hanno aiutato ad ambientarsi in un Paese completamente nuovo. Nacho è sempre stato un ragazzo molto semplice, timido, ri-servato. Non si staccava mai da Carolina, la sua fidanzata che dopo qualche mese prese in sposa. Ma qual è stata la più bella partita vissuta con la maglia a V? “Ce ne sono tante. Non ne ho una particolare - ci dice - cer-to non posso dimenticare il giorno della promozione contro l’Altamura. Lo stadio era stracolmo. Una città in festa. C’erano colori biancoazzurri ovunque”. Non è sbagliato dire che Brindisi avesse adottato Nacho e Ca-rolina. “Ci sentivamo a casa. In quel periodo la città viveva per il calcio. Per strada mi fermavano tutti, volevano una foto, un autografo o semplicemente stringermi la mano. Ancora mi emoziono a pensarci. Non finirò mai di ringraziare i brindisi-ni. Qui torno sempre molto volentieri. Ho tanti amici. Ormai è come se fossero persone di famiglia”. Purtroppo le strade di Castillo e del Brindisi si separarono alla fine di quella stagione. Il patron Mario Salucci non riuscì a trattenerlo. Castillo non poteva giocare nei professionisti a causa del suo status di extracomunitario che lo tenne impri-gionato in serie D per altre tre stagioni prima di prendere il volo e segnare gol a grappoli in C2, C1, B e A.

RiccaRdO saRdellibRINDISINO DOC

Ferdinando Cocciolo

Riccardo Sardelli è uno di quei gioca-tori che hanno fatto la storia del Brin-disi, con le sue magie da fantasista, i suoi comportamenti, dentro e fuori il

terreno di gioco, mai sopra le righe e la sua capacità, non proprio consueta nel calcio odierno, di rapportarsi con le situazioni e la tifoseria. Quella tifoseria che lo ha sempre amato, lui, brindisino doc, al posto giusto al momento giusto. Con Riccardo condivido un rapporto di amicizia duraturo e sincero.Riccardo Sardelli, 37 anni, un brindisino che ha avuto la fortuna, l’onore di gioca-re nella squadra della propria città e in due fasi diverse, 1997-1998 e dal 2000 al 2003. Hai vissuto l’epoca Laurino Ru-bino, quella del presidente Cogliandro, l’era Mario Salucci, in “chiaroscuro”, con il ben noto fallimento…“Sono ritornato nella mia città dopo vari giri nel Salento e per me ripropormi è stato un importante punto di partenza che mi ha permesso di vivere la storia recente del calcio brindisino. Gli anni difficilissimi della gestione del presidente Rubino, con i problemi di natura economica, orga-nizzativa, e non solo, che hanno messo a dura prova l’ambiente in un momento particolare e di transizione”.Riccardo ha avuto modo di conoscere Enzo Carbonella, il tecnico a cui sarà sem-pre grato per aver condiviso la cavalcata trionfale in Eccellenza nella stagione 1999-2000. “Non potrò mai dimenticare quell’annata - dichiara Riccardo - quella del passaggio di consegne da Laurino Rubino a Cogliandro - Torsello. La fusione tra la Nuova Brindisi Sport e il Brindisi Calcio ha praticamente rappresentato un passaggio fondamentale che nessuno dimenticherà. Personalmente mi rimarrà sempre in mente l’impresa che facemmo sul campo, la vittoria ai playoff per la se-rie D, pur essendo partiti con dieci punti di svantaggio dall’Ostuni. Nella stagione seguente abbiamo assistito alla “fase uno” dell’era Salucci, questo imprenditore che, anche con i suoi discorsi, aveva suscitato in me molto entusiasmo. L’anno di transizione, con vari allenatori, da Renna a Marchetti, e il trionfo nella stagione seguente con i vari Castillo, Chirico, Cavallo, La tartara.Negli occhi di Riccardo si legge il rammarico per tutto quello che, in seguito, po-teva essere e non è stato, nonostante una Coppa Italia vinta in cui è stato ca-pocannoniere, il grande calcio visto a Brindisi, una C/1 persa all’ultimo secondo. “Quella era una squadra che ha fatto la storia del Brindisi, che dava spettacolo in campo, Corona, Orlandini, Francioso, tutti protagonisti di un’avventura che poi avrebbe avuto un brutto epilogo che la città non meritava”.Nel calcio, il destino di un fantasista, come te, è sempre stato quello di es-sere amato e odiato, calcisticamente parlando, ma tra te e la tifoseria c’è sempre stato un feeling particolare.“Quando si vinceva, era tutto a posto nel senso che venivo osannato, nel caso contrario venivo attaccato e criticato. Ma per me i tifosi hanno sempre rappresen-tato la spinta in più, per andare avanti e rispettare la mia professione”.quali i momenti più belli che non dimenticherai mai? “Per un attaccante sono soprattutto i goal che si segnano. Per un brindisino come me vincere due campionati è stato un trionfo, un qualcosa che mi rimarrà sempre dentro. E non si può dimenticare la vittoria nella classifica dei cannonieri della Coppa Italia, l’approccio al grande calcio nella gestione Mario Salucci.Sei ottimista per il futuro del calcio brindisino?“È una domanda a cui non è facile rispondere, bisogna essere realisti e dire che stiamo vivendo un periodo in cui ci si deve sforzare tutti quanti per ricreare com-pattezza intorno alla squadra e alla società. Il rispetto del Brindisi deve essere al centro di tutto. La nostra città merita ben altre soddisfazioni e ben altre categorie”.

Riccardo Sardelli con i compagni d'attacco Francioso e Corona

Nacho Castillo col capitano Tiberio Ancora

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22 freebrindisi.it9 marzo 2012

UBRiacHi di… cORONaRE GIORGIO

È stato e rimane uno dei gio-catori più rappresentativi per la storia del Brindisi Calcio: per l’Italia si chiama

Giorgio Corona, a Brindisi è cono-sciuto come Re Giorgio. È inarre-stabile quando gli viene chiesto di raccontare la sua esperienza in riva all’Adriatico, gli argini ce-dono e i ricordi si trasformano in un fiume in piena che si trascina dietro un anno di goal, successi e passione. Parte da un colore il Re, per cominciare a fare ordine nel mosaico lungo una stagione. Par-te dall’azzurro che dal 2002 non riesce a non associare al mare di Brindisi, al suo cielo ma soprattutto alla sua maglia, quella che ha indossato con orgoglio e che ha dovuto abbandonare dopo la conquista di una Coppa Italia e dopo aver sfiorato una promozione in C1. Tanti i ricordi impressi nella memoria. Il primo è sicuramente legato alla tifoseria biancazzurra con cui strinse un rap-porto strettissimo sin dalle prime battute e che si è portato in giro per l’Italia, in una valigia, dove ha sempre conservato, e tuttora conserva, una maglia della Curva Sud con su scritto “Ubriachi di Corona” che gli venne consegnata, come un patto di stima, appena dopo le primissime uscite di campionato. “È difficile dire quale sia stato il momento più bello per me - commenta Re Giorgio - sono diversi, abbiamo vissuto tutti un anno bellissimo, eravamo un gruppo fantastico, compatto, unito, supportato da un movimento popolare incredibile che rendeva il Fanuzzi ogni domenica il nostro regno ed io avevo un compagno di reparto, Mino Francioso, che contribuì tantissimo alla posi-tività della mia personale stagione. Ricordo come se fossero ieri tutte le par-tite di quella indimenticabile stagione, tutti i goal, tutte le emozioni. Quando vincemmo la Coppa Italia in casa ad esempio, quell’incredibile 1 maggio del 2003, grazie al risultato di 1-1 contro la Pro Patria e grazie al mio goal. Lo stadio ospitava 10mila persone e non temo smentita dai miei compagni di allora se dico che i nostri e i loro cuori battevano all’unisono. È una giornata, quella, che non si può dimenticare, come non si può dimenticare la vittoria fuori casa ai danni del Foggia a cui rovinammo la festa promozione andando a vincere allo Zaccheria per 3 a 0, vittoria che a gran voce ci era stata chiesta dai nostri tifosi alla vigilia di quella gara. Di ricordi brutti ne ho solo uno: l’e-liminazione dai playoff in semifinale con l’Acireale che ci vide tutti insieme a fine gara in lacrime negli spogliatoi. È stato quello senza dubbio il terzo minuto di recupero peggiore della mia carriera”. Corona quell’anno fu consa-crato, dai suoi 20 goal, il migliore marcatore del torneo e quando gli si chie-de come mai non decise di rimanere a Brindisi svela un segreto che forse in pochissimi sanno: “L’estate del 2003 - racconta - fui acquistato dal Catanzaro e nonostante anche quella sia stata un’esperienza meravigliosa, non volevo rassegnarmi a lasciare Brindisi. Una caldissima sera di luglio ho incontrato nei pressi della città l’allora direttore sportivo Enzo Carbonella con cui ho tentato di trovare l’accordo per rimanere, ma non ci sono state le condizioni, il Brindisi si incamminava purtroppo verso un anno che sarebbe rimasto tra i peggio-ri ricordi per tutti”. Quell’anno, tra l’altro, il Brindisi visse probabilmente una delle ingiustizie più grosse della sua centenaria storia: in una discutibilissima riunione di Lega, infatti, alla società biancazzurra venne negato all’ultimo mo-mento il ripescaggio in C1 a cui aveva diritto, favorendo invece L’Aquila che aveva evidentemente importanti agganci in alto. Era quella tra l’altro la stessa riunione in cui la Lega, con un clamoroso sgambetto al Martina finalista play off di C1, consentì il doppio salto di categoria, dalla C2 alla B, alla Fiorentina. Giorgio Corona oggi, dopo aver calcato l’erbetta di diversi campi di serie A e serie B, è tornato a vestire la maglia del suo Messina, altra nobile decaduta nei campionati dilettantistici, e quando gli si chiede se ci potrebbero essere le possibilità per tornare a vederlo in biancoazzurro risponde con un misterioso ma accattivante: “Ho 38 anni, ma le vie del calcio sono infinite…”.

MiNO FRaNciOsOL’ImpERATORE

Sarebbe banale scri-vere di Mino Fran-cioso limitandosi a raccontarne l’in-

credibile carriera, i goal, le numerose promozioni di cui è stato dovunque assoluto protagonista. Molto più significativo, per quello che vogliamo raccontare, è cominciare la storia dal luogo in cui è nato e per cui, più di mol-ti di coloro che lo hanno preceduto e lo seguiran-no, ha significato. Se infatti per i tifosi del Genoa rimarrà impresso nella memoria come il “Corsaro nero”, per Brin-disi e per i brindisini Fran-cioso è “l’Imperatore”, un simbolo, quello che si definisce una bandiera. Arrivò a vestire la casacca biancazzurra a 35 anni, da capitano del pluriscudettato Genoa e capocannoniere della serie B, e, nonostante avesse ancora diversi club di serie B alle co-stole, era desideroso di vivere l’emozione e l’orgoglio di giocare per la sua città e provare a riportarla in C1. Per due anni quel sogno si infranse ai playoff, ma ha avuto e dato, comunque, la grande gioia di alzare la Coppa Italia di serie C, l’unico titolo nazionale mai vinto dal Brindisi in un secolo di storia (ma questa è cronaca per la maggior parte dei tifosi brindisini). Quello che forse qualcuno ha dimenticato nel tempo invece, è l’a-more che Mino Francioso mostrò nei confronti della maglia e della squadra a partire dalla seconda metà della stagione 2003/04, quan-do a seguito della fuga del corpulento patron toscano Mario Salucci e del suo fido scudiero, il tenebroso Luciano Morosi, il capitano riuscì, nonostante le tantissime difficoltà, a mantenere unito e compatto il gruppo, tenendolo addirittura fino alla fine in testa al campionato. Il carattere è sicuramente una dote che si coltiva nel tempo e che si deve all’esperienza, alla freddezza, alla lucidità. La generosità invece no, quella è una qualità che solo gli “uomini” hanno. L’Imperatore, nelle peggiori condizioni possibili, quando tutte le possibilità rema-vano contro la speranza di salvare squadra e titolo, la mise in campo e mentre la maggior parte dei compagni non intese rinunciare a nul-la, lui ci rimise di suo pur di non vedere capitolare anzitempo i colori biancoazzurri. Si fallì, nonostante Francioso e tutti coloro che si mo-bilitarono per provare a salvare il salvabile, ma l’anno dopo, quando si ripartì miseramente e a testa bassa dall’eccellenza, il Capitano era ancora in campo. Promise alla sua città l’immediata vittoria del cam-pionato e a fine anno mantenne la parola, il Brindisi era in serie D. L’era Barretta segnò anche l’addio di Francioso al Brindisi, per cause che ai più sono sconosciute e che niente hanno evidentemente a che fare con la riconoscenza. Credito che l’Imperatore vanta tutt’og-gi a pieno titolo, con la maglia e con la città.

Mariella Lonoce

Re Giorgio Corona

L'imperatore Mino Francioso

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NaNdO GalettiIL GIGANTE bUONO

adRiaNO FiORebRINDISINO pER AmORE

23freebrindisi.it9 marzo 2012

Per me è stato motivo di gioia intervistare Nando Galetti in occa-sione del centenario del calcio a Brindisi. Oltre al calciatore, i tifosi brindisini hanno sempre apprezzato l’uomo, con i suoi valori e il suo rigore da professionista scrupoloso. Personalmente poi, a Ga-

letti è legato un ricordo che serberò gelosamente: il gol realizzato contro la Nocerina, che segnò un passo importante verso la vittoria del campio-nato 2008/2009, e il piacere di essere stato il primo ad abbracciarlo per poi essere letteralmente sommerso da tutti i suoi compagni. È nota la sua avversione per le interviste, ma quando l’ho rassicurato dell’assenza di microfoni e telecamere, è stato ben felice d’incontrarmi per raccontarsi in piena libertà. Allora Nando, iniziamo dal principio, come decidesti di venire a Brin-disi?“Ero stato contattato dai dirigenti del Barletta, che mi volevano decisa-mente, allo stesso modo c’erano anche i Barretta che mi cercavano. Io ero molto incerto, mi sembrava che Barletta fosse la scelta migliore, ma non riuscivo a prendere una decisione. Ci fu un momento in cui, a causa di un’incomprensione con un dirigente brindisino, pensai di rompere la trattativa. A rafforzare quest’ipotesi poi c’erano le notizie, poco rassicuran-ti, riguardanti fatti spiacevoli accaduti l’anno prima tra gli ultras e alcuni giocatori biancoazzurri. Per alcuni giorni non risposi alle telefonate delle due società quando un pomeriggio, mentre ero fuori casa, ricevetti una chiamata da mia moglie che mi parlò di una sorpresa al mio ritorno. Ad aspettarmi c’erano il D.S. De Solda e un amico comune. Saliti a casa, il di-rettore mi parlò dei seri progetti dei Barretta, dell’entusiasmo che si stava creando in città e della squadra ambiziosa che si stava costruendo, men-tre l’amico volle rassicurarmi sulle questioni economiche, garantendo che avrei preso tutto quanto era previsto, non un euro di meno. A quel punto … ero tranquillo in casa mia, con persone che mi ispiravano fiducia, presi la decisione e considerando che oggi sono ancora qui a parlarne significa che feci la scelta giusta”.Tu sei uno di quei rari giocatori che a Brindisi non è mai stato conte-stato, come te lo spieghi?“Ricordo, non appena arrivato in città, che ci furono subito dei tifosi che

mal sopportavano la mia provenienza dal Monopoli. Spiegai loro che ero venuto per fare il mio dovere da professionista serio a favore del Brindisi. Fin da subito iniziammo a vincere e a convincere i tifosi. Io ebbi la fortu-na di segnare alcune reti e questo mi permi-se di essere presto amato e apprezzato non solo come giocatore ma anche come uomo. Comunque, mi sono spesso chiesto cosa sarebbe successo se nelle prime 4/5 partite non avessi fatto gol”.Il ricordo più bello e la delusione più cocente che hai vissuto con la maglia del Brindisi?“Non ho dubbi, i più belli sono legati alla promozione in Lega Pro, dal gol alla Nocerina alla festa promozione negli spogliatoi con gavettoni, dalla sfilata per i corsi con il pullman alla festa dei ragazzi della scuola calcio...non saprei scegliere. La delusione maggiore, il tiro all’ultimo minuto fini-to sulla faccia del portiere della Cisco Roma. Lo ricordo spesso con ram-marico, anche perché son sicuro che se quel pallone fosse finito in rete il destino del calcio a Brindisi sarebbe stato molto diverso … pazienza … questa è la vita”.In conclusione, quando smetterai di giocare come vedi il tuo futuro?“Il mio futuro è a Brindisi tant’è che ho comprato casa qui. Su cosa farò dopo il calcio giocato ci sto pensando da un po’. Ho vissuto per tanti anni grazie al calcio e il mio desiderio è continuare a farlo, magari allenando i ragazzini che mi hanno sempre seguito e amato molto. Vedremo. Certo è che se non dovesse essere possibile vorrà dire che vivrò e lavorerò sempli-cemente come la stragrande maggioranza degli uomini”.Grazie Puntero! Grazie per la tua genuinità, umiltà e disponibilità. Grazie per le 38 gioie che ci hai regalato (9° nella classifica dei goleador del Brin-disi di tutti i tempi) fino ad oggi. Resterà indelebile il ricordo del rito delle foto che scattavi alla Curva Sud dopo ogni gol, così come l’eco del coro “Galetti che fa gol, la curva esulta” che gli ultras dedicavano in tuo onore. Grande Galetti!

Nando Galetti con la maglia del centenario

Adriano Fiore in mezzo a due avversari

Cristina Cavallo

Saranno ricordati come gli anni della rinascita, della speranza, i sei anni dell’era Barretta. È il 2004 e la città sportiva ricomincia a sognare. Una delle famiglie più prestigiose ed economicamente solide di Brindisi prende in mano le redini del massimo sodalizio

adriatico. Dopo il fallimento del Brindisi Calcio, nasce il Football Brindisi 1912, e il futuro del calcio brindisino appare nuovamente roseo. Si ripar-te dal campionato regionale dell’Eccellenza. In sei anni il Brindisi vince 2 tornei. Torna in serie D dopo solo un anno e al termine di un entusiasman-te campionato con un testa a testa da record col Monopoli (200 punti in due). Quattro anni sono invece necessari per ritornare tra i professionisti. In questo periodo da Brindisi “passano” i giocatori all’epoca più ambiti per la categoria: da Mangiapane a Di Giulio, da Mitri a Prisciandaro, da Ga-letti a Fiore, solo per ricordarne alcuni. Per un paio d’anni i Barretta non sono riusciti a festeggiare il Centenario da presidenti. Ma che significato assumono questi 100 anni di vita del Brindisi per l’ex presidente Giuseppe Barretta? “I 100 anni del Brindisi sono una tappa importante per la città sportiva, ma fanno crescere purtroppo il rammarico. Un rammarico legato alla poca considerazione che il calcio ha avuto negli anni, da parte di isti-tuzioni locali e soggetti economici. Un motivo questo, se non il principale,

che - come è noto - ci ha indotti a porre fine alla nostra avventura alla guida del calcio brindisino”. Poi l’ex presidente del Brindisi rivolge il pen-siero al “Città di Brindisi” e conclude: “L’auspicio è che questa società possa centrare l’obiettivo che si è prefissato per questo campionato, vale a dire i play-off. E soprattutto che si riescano a ricompattare i tifosi e a superare la contestazione, perché alla squadra e alla società serve il massimo soste-gno dei suoi supporter”. C’è tanta nostalgia nelle parole di Adriano Fiore, una delle bandiere del Brindisi dell’era Barretta, il quale ha vestito la maglia biancazzurra per tre stagioni (dal 2007/08 al 2009/11), scendendo in campo per 76 volte (te-nendo conto solo delle gare di campionato), mettendo a segno 14 reti, tra i protagonisti del ritorno dei biancoazzurri fra i professionisti al termine della stagione 2008/09: “Mi sarebbe piaciuto tantissimo vivere i festeg-giamenti per il Centenario del Brindisi da suo giocatore. Purtroppo, come è noto, le infelici vicissitudini della scorsa stagione calcistica mi hanno portato a compiere altre scelte. Io al Brindisi devo tanto sia sotto il profilo professionale che personale. A Brindisi ho la mia compagna e il cuore è lì tra quella maglia e i miei affetti. Mi auguro di poter tornare presto a indos-sare la maglia con la V sul petto. Questo resta il mio sogno”.

Giancarlo Errico

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ROBeRtO taURiNO IL mURO DI bERLINO

Roberto Taurino è il capitano per eccellenza, il leader dentro e fuori dal campo, l’uomo che da anni è punto di riferimento per giocatori e diri-genti che si sono succeduti nella storia recente

del calcio brindisino: Brindisi Calcio, Football Brindisi e Città di Brindisi, per un totatale di 288 partite uffi-ciali fino ad ora disputate con la V sul petto, record assoluto di tutti i tempi.Roberto Taurino, 35 anni, nove stagioni con la maglia biancoazzurra, a partire dal 1999 con l’in-tervallo delle stagioni relative alle esperienze di Grosseto, Venezia e Perugia. Un sogno, una “vita calcistica” che continua ancora.“Sarò sempre grato a questa città che mi ha dato anche la possibilità di farmi una famiglia, avendo la moglie brindisina e due splendidi bimbi. Ho iniziato nel difficile periodo di Laurino Rubino, si giocava in Eccellenza in campetti di periferia, ma l’impegno di tutti era massimo”.Ne hai viste di tutti i colori a Brindisi, e ti sei espo-sto sempre, nelle situazioni più difficili, quando ce ne è stato bisogno. quali momenti, belli e brutti, ricordi maggior-mente?“Ho vissuto diversi momenti esaltanti, la vittoria nel campionato di serie D con Boccolini e con dei compagni eccezionali. Era il periodo di Salucci, che poi ci avrebbe fatto ricredere su delle sicurezze iniziali e sul modo di intendere il calcio. Ma un momento positivo fu anche il passaggio da Rubino a Cogliandro, con quella cavalcata continua di risultati che ci per-mise di ottenere la promozione.

Era una squadra caparbia, determinata, guidata da un tecnico come Car-bonella, accusato spesso di difensivismo, ma meritevole di complimenti per la cattiveria agonistica che trasmetteva alla squadra”.Roberto non vorrebbe parlare di tutte le vicende negative che han-no accompagnato la sua carriera di calciatore del Brindisi, proprio per l’immenso amore e rispetto che ha sempre portato per la maglia, ma

è costretto. “I tre playoff persi per me rappresentano una delusione che non passerà mai e il calcio brindi-sino avrebbe sicuramente preso una piega diversa. L’ultimo anno del Brindisi Calcio, con la promozione fallita a Barcellona Pozzo di Gotto, è stata devastante per una squadra eccezionale che scendeva in campo nonostante una situazione economica e ambientale che iniziava a diventare pesante. Altra grossa delusio-ne è stata quella dei due pareggi con la Cisco Roma e il rammarico è notevole se si considera l’enorme impe-gno dei fratelli Barretta per il calcio brindisino, di una società forte e solida”.Sei sempre stato considerato dai tifosi brindisini il capitano guerriero, il leader che non abbandona mai la nave, neanche nei momenti più drammatici come quelli, tanti, di questi ultimi anni. Ma cosa si-gnifica realmente indossare questa maglia?“Innanzitutto è una maglia storica per me che faccio parte ormai del tessuto sociale di questa città e ne vivo quotidianamente le ansie e i problemi. È una ma-

glia che ho sempre onorato, nel bene e nel male, e il ruolo di capitano, importante ma difficile, l’ho sempre condiviso con la società, i compagni e i tifosi. Non mi sono mai esentato dalle responsabilità mettendoci an-che la faccia. E infatti nella gestione disgraziata del duo Pupino-Galigani non ho più voluto indossare la fascia di capitano”.Ecco chi è Roberto Taurino, uomo di spessore oltre che grande professio-nista, che vuole far parte ancora del futuro del Brindisi e che si augura il raggiungimento dell’armonia tra la società e tifoseria.

Ferdinando Cocciolo

Roberto Taurino, durante i festeggiamenti per il ritorno in C2 nel 2009

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reti subite partite disputate media

Bandini 20 72 0,29De Rossi 9 25 0,36Chirico 25 53 0,47Maso 17 34 0,50Vantaggiato 21 40 0,52Ferrero 38 69 0,55Tortora 17 29 0,59Maschi 40 67 0,60Giglietti 20 32 0,62Bacio 15 22 0,68

allenatori partite

Ansaloni 114Vinicio 104Silva 98Castignani 95Boccolini 86Zurlini 72Renna 66Dellisanti 53Ciannameo 50Carbonella 43

reti realizzate

Vantaggiato 56Pierini 1° 49Francioso 47Pierdiluca 41Lomasto 40Trevisan 39Sardelli 36Vitali 36Mattioli 33Sandrigo 31

reti segnate partite disputate media

Vantaggiato 56 73 0,77Castillo 15 23 0,65Corona 21 33 0,64Francioso 47 78 0,60Alivernini 18 33 0,54Toscano 18 34 0,53Sandrigo 31 62 0,50De Palma 12 24 0,50Campanini 17 35 0,49Mattioli 33 72 0,46

presenze

Brugnerotto 277Taurino 254Cantarelli 230Bellan 192Boccolini 183Pierdiluca 179Sensibile 178Bisceglia 173Argentieri 166Vitali 165

In totale sono 27 i giocatori che hanno disputato almeno 100 gare con la maglia biancoazzurra. L’ultimo ad aver raggiunto questo traguardo è Stefano Trinchera, fermatosi a quota 115. L’unico ancora in attività è Roberto Taurino che potrebbe ancora diventare il più fedele alla maglia biancoazzurra contando solo le gare di campionato dopo che lo è diventato, durante questa stagione, ma considerando anche le presenze in Coppa Italia.

tOp teN Roberto Guadalupi

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27freebrindisi.it9 marzo 2012

Amichevole AS Bari - SSD Calcio Città di BrindisiSI APRONO LE CELEBRAZIONI PER I CENTO ANNI DEL BRINDISI CALCIO

I colori da indossare per l’occasione sono il bianco e l’azzurro. L’e-vento è di quelli da non perdere, di quelli che capitano... ogni cen-to anni. E la programmazione è ricca come non mai. Mercoledì 7 marzo al Franco Fanuzzi si è svolta la giornata iniziale

delle celebrazioni in programma per il centenario del Brindisi Calcio. Come ogni festa che si rispetti, palloncini e bandiere a rallegrare l’u-more dei tanti bambini accorsi per l’occasione. Cento anni di calcio, storie e uomini che hanno sfilato davanti alle gremite tribune, negli occhi e nel cuore degli appassionati e delle famiglie presenti. Le vecchie glorie del calcio brindisino passano in rassegna insieme ai giovani calciatori, grazie a un pallone che, oltre a dividere, riesce ancora a mettere tutti d’accordo quando c’è da divertirsi e emozio-narsi. Una sfera che, rotolando sull’erba, è in grado di sprigionare una ma-gia, di portare indietro il tempo di cento anni e narrare di vittorie e sconfitte, di urla strozzate in gola e di cuori rigonfi di passione, di

pali, traverse, rigori, arbitri, risse, trasferte, sciarpe e quant’altro rim-balza ancora nella memoria di un appassionato di calcio. Un rigido pomeriggio di marzo che accoglie con un caloroso ap-plauso la nuova maglia del Città di Brindisi, un omaggio a un lungo e incidentato cammino attraverso un secolo. Un numero, quel 100 impresso a caratteri dorati, a ricordare le gioie e i dolori sul sentiero. Un traguardo comunque non da tutti, da mo-strare e celebrare al meglio e con chi quei cento anni li ha vissuti da protagonista. Raffaele Pierini, Ugo Argentieri, Mario Brugnerotto, Mario Cantarelli e tanti altri campioni immortalati da tre cifre, 1-0-0, e ora destinati a vivere per sempre nelle memorie di grandi e piccini.Si festeggia il calcio e il pubblico che lo vive. Sul terreno di gioco del Franco Fanuzzi, cornice unica di cento foto-grafie, scendono anche il Bari e il Brindisi, con formazioni ‘leggere’ a dare spettacolo. La spunta il Bari per un gol, ma non conta. Sono i ricordi a vincere oggi.

Francesco Marchionna

Continuano gli eventi in programmazione per il centenario del Brindisi Calcio. Dopo l’incontro amichevole disputatosi mercoledì scorso tra l’AS Bari e la SSD Calcio Città di Brindisi e gli spettacoli che hanno accompa-gnato la gara, segnaliamo tre appuntamenti per continuare a fare festa e commemorare cento anni di passione calcistica in città. Sabato 17 mar-zo, alle ore 18, presso l’Hotel Internazionale di Brindisi, si terrà la mostra fotografica del centenario, occasione irripetibile per passare in rassegna un secolo di emozioni che hanno legato la nostra città al calcio.Lunedì 19 marzo, alle ore 14.30, prenderà invece il via il Memorial “Da-vide Cozzoli”, torneo del centenario che vedrà avvicendarsi sul terreno di gioco i bambini delle scuole calcio di Brindisi e provincia. I vincitori sa-ranno premiati durante l’ultimo evento della manifestazione, che si terrà domenica 25 marzo presso lo 0831 Advertising Space a partire dalle ore 19. Terminata la premiazione, serata cabaret e dance happening per chiudere in bellezza questo importantissimo traguardo conseguito dalla storia della nostra città.

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Finalmente anche la SSD Calcio Città di Brindisi ha il suo sito web ufficiale, raggiungibile all’indirizzo www.cittadibrindisi-calcio.it. Attraverso internet i sostenitori del club biancoaz-zurro potranno essere regolarmente informati sulle ultime

notizie a riguardo. L’obiettivo è quello di creare un canale di comu-nicazione diretto, senza alcuna mediazione, tra la società e i tifosi che renda questi ultimi partecipi in modo interattivo dell’attività agonistica e delle iniziative sociali della squadra del cuore. Il por-tale si presenta semplice e lineare nel suo aspetto grafico e ciò ne rende facili navigazione e lettura dei contenuti. Il layout impostato secondo i colori societari lascia intravedere sullo sfondo una foto d’epoca a testimonianza del ricorrente centenario della fondazione del team brindisino. La homepage si apre con una grande cornice in cui scorrono foto che ritraggono alcuni momenti sul campo di gioco e che rimandano agli ultimi articoli redatti dall’ufficio stam-pa. Subito sotto si trovano le notizie flash, le informazioni relative alla classifica del campionato, alle date e ai risultati degli incontri e le notizie in primo piano. Il menu di navigazione superiore invece contiene i collegamenti alle informazioni sul profilo societario con nome e foto del personale tecnico, organizzativo e medico. Poi an-cora calendario e classifica completa del campionato, foto di squa-dra e informazioni dettagliate sui giocatori e sul settore giovanile. Molto interessante è la sezione dedicata alla storia della società che viene narrata in dettaglio partendo dalla nascita del calcio brindi-sino ai tempi della gloriosa Brindisi Sport, toccando l’epico periodo del commendatore Fanuzzi fino ad arrivare alla breve vita del Foot-ball Brindisi 1912. Degna di nota è la sezione dedicata ai tifosi che possono divenire fotoreporter per un giorno inviando al portale tramite email, foto che li ritraggano in occasioni in cui attestano tutto l’amore e il sostegno per la loro squadra, magari in attesa del-la partita o durante i 90 minuti di gioco. Una galleria fotografica e i collegamenti ai profili Facebook e Twitter completano il sito che, afferma l’ufficio stampa, sarà migliorato nel tempo con i suggeri-menti e i contributi di tutti.

Simone Aretano

UN sitO WeB UFFicialeIN OCCASIONE DEL CENTENARIO.

29freebrindisi.it16 marzo 2012

Alessandra Caputo

Dario Amodio

Nella città di Brindisi la parola calcio è legata al nome di uomi-ni - tanti - che ne hanno scritto la storia, tacchetti ai piedi o urlanti davanti a una panchina. Ma è legata anche al nome di chi, per raccontare gioie e dolori di uno sport che tanto

appassiona i brindisini, ha usato la classica penna. Nel festeggiare il centenario della nascita del Football Brindisi 1912, non può non venire alla mente “Brindisi a pedate”, la prima e unica enciclope-dia della storia del calcio brindisino. Un’opera a suo modo unica per la struttura e per i sentimenti che l’hanno ispirata. Autore, Dario Amodio. Giornalista, cultore di storia brindisina, attivo sindacalista, appassio-nato sportivo, Amodio ha seguito, da giornalista pubblicista prima e storico poi, le vicende del calcio nella nostra città. Una passione viscerale quella per il pallone ovale, intrecciatasi all’amore profon-do per la città natale. Brindisi e il calcio: un connubio indissolubile, nonostante tutto, e filo rosso che lega le pagine di un lavoro tanto accurato quanto particolare. Perché sfogliare “Brindisi a Pedate”, è come compiere un viaggio indietro nel tempo.Il primo fascicolo fu pubblicato nel 1967 dall’editore Schena. In quattro volumi (poco meno di cento pagine ciascuno) Amodio rico-struisce, tappa dopo tappa, le vicissitudini della Brindisi sportiva. Da quel 7 marzo del 1912, quando Giovanni Zaccaro assorbì il Brindisi Football Team, all’era Fanuzzi nei difficili anni Sessanta, passando per trasformazioni societarie, grandi vittorie, retrocessioni, parti-

te memorabili. Un lavoro certosino condotto con la passione dello sportivo (e del tifoso), ma anche con piglio giornalistico e veri e pro-pri criteri di indagine storica. “Brindisi a pedate” è il frutto di anni di approfondite ricerche d’archivio, di interviste a chi aveva vissuto da protagonisti o anche da semplice spettatore gli anni pionieristici del calcio locale, il tutto corredato da una splendida carrellata di foto, alcune esclusive, come quella che ritrae la Brindisi Sport nell’annata sportiva 1912-1913, la prima foto ufficiale di una formazione di cal-cio brindisina. A far da sfondo alle vicissitudini della società sportiva, una città che cambiava volto. Gli anni d’oro della Valigia delle Indie, il dram-ma della guerra, il boom economico, le trasformazioni urbanistiche. Mentre il calcio si affermava e faceva conoscere nomi e volti, Brindisi cambiava aspetto. Un passato che Amodio racconta con dovizia di particolari dando voce ai documenti, facendo parlare i luoghi stes-si. Il risultato è una solida monografia che ripercorre quarant’anni di attività della Brindisi calcistica e insieme racconta capitoli importanti della storia di questa città. Il 18 aprile di un anno fa Dario Amodio ci ha lasciati. Lo ha fat-to senza clamore come ha vissuto tutta la sua vita, ma in un giorno particolare, quasi un segno del destino per chi nel destino ci crede. In contemporanea al suo funerale, dall’altra parte della città de-cine di tifosi scendevano in piazza per impedire che il calcio a Brindisi restasse solo un ricordo.

BRiNdisi a pedateLA MEMORIA STORICA DELLA BRINDISI CALCISTICA

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31freebrindisi.it9 marzo 2012

tONiNO piNtOSTORICO COLLAbORATORE DEL bRINDISI

Ho iniziato a frequentare lo stadio all’età di 10-11 anni. Ricordo che la domenica mio padre mi portava a vedere le partite. Nel-la stagione 1972-73, con il Brindisi in serie B, ho iniziato a fare il raccattapalle. Ero contentissimo di poter vedere la partita da

dentro il campo e ogni tanto poter fare qualche foto con i giocatori. Nel 1973-74 ho avuto la fortuna di entrare nello spogliatoio per dare una mano al magazziniere di allora, Cosimo De Castro, che era una persona favolosa e aveva un ottimo rapporto con i giocatori. Per me è stato bellis-simo frequentare lo spogliatoio e vedere i giocatori da vicino. È così che ho conosciuto Sensibile, Magherini, Novembre, Boccolini, con il quale ho istaurato un rapporto di fraterna amicizia. Frequentando lo spogliatoio ho avuto modo di imparare come sistemare la roba per l’allenamento e ho collaborato con De Castro per quasi dieci anni tra serie B e C. Nel campionato di C2 del 1982 partecipavano due squadre cittadine, una era la Brindisi Sport del presidente Biagio Pascali e l’altra era la Gioventù Brindisi del presidente Mimmo Fanuzzi. De Castro passò a fare il magaz-ziniere per la Gioventù e io mi trovai da solo a farlo per il Brindisi. Fu una grande gioia andare in ritiro con la squadra a Città della Pieve in Tosca-na e, contemporaneamente, una grande responsabilità e per questo ero contentissimo. Sono ancora in contatto con qualcuno di loro, l’allenatore era Alfredo Ciannameo, ex bandiera del Brindisi. Sono stato fuori dal cal-cio per un po’ di anni, poi sono stato avvicinato dai fratelli Barretta tramite Enzo Carbonella e sono tornato a fare il magazziniere con il Football Brin-disi. Mi sono trovato benissimo perché anche loro erano soddisfatti di me. Posso dire che per fare questo lavoro ci vuole molta passione perché ti porta via molte ore della giornata. In tutti questi anni ho conosciuto molti calciatori a cui sono rimasto lega-to come Catarci, Pizzonia, Salerno, Cucurnia, Naccarella, Angeli, Micheli-ni, Battisti, Chiesa, Corazzini, Bianconi. Tra gli allenatori De Canio, Giusto, Silva e Boccolini. Boccolini lo conosco dal 1973. Si può dire che mi ha cresciuto dandomi tanti consigli. Con lui c’è davvero un’amicizia fraterna. I ragazzi di quest’anno sono tutti fantastici, è un bel gruppo e l’allenatore è un ottimo tecnico, oltre che una persona con grandi doti umane. Ho un buon rapporto anche con i dirigenti, ai quali penso si debba essere riconoscenti per aver permesso al calcio di Brindisi di esistere e di vedere un futuro.

Tonino Pinto

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33freebrindisi.it9 marzo 2012

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L’INNOVAZIONEDELL’IMPLANTOPROTESI COMPUTER-ASSISTITA

Come avviene l’impianto della protesi fissaSi procede inizialmente con la presa delle impronte, delle registrazioni intermascellari, etc. Questi dati vengono inviato al laboratorio, che ese-gue una previsualizzazione del futuro lavoro protesico di cui il paziente necessita, attraverso una “dima radiologica” (Fig. 2). Costruita la dima radiologica la si consegna al paziente, che dopo averla posizionata nella cavità orale esegue una TC del mascellare corrispondente (Fig.3). I file della TC vengono inseriti nel computer che, grazie a un software specifico, effettua la pianificazione implantoprotesica trasformando i dati della TC in immagini tridimensionali dell’osso mascellare e della futuraprotesi. Terminato il lavoro, I file della pianificazione vengono inviati all’azienda ideatrice del programma la quale, dopo pochi giorni, invia al dentista una “dima chirurgica” (Fig.5) per mezzo della quale il clinico può trasferire la pianificazione effettuata al computer nel cavo orale del paziente. La terza fase del trattamento, quella chirurgica, consiste nel’estrazione dei denti originali ormai inservibili (qualora ancora presenti) e, in successione immediata, e nel posizionamento degli impianti (viti specifiche in titanio inclinate inserite nell’osso mascellare e/o mandibolare) che andranno ad ubicarsi precisamente nel punto dove sono stati posizionati durante la pianificazione al computer. A distanza di 18-24 ore dalle estrazioni dei denti e dal posizionamento degli impianti viene fissato il ponte, garantendone così il bloccaggio immediato sugli impianti appena posizionati e una guarigione ossea ottimale intorno agli stessi impianti (trattamento chiamato “carico immediato”).

Quali i vantaggi per i pazienti?Il primo, e il più importante, è il ridottissimo trauma che il paziente riceve rispetto al trattamento convenzionale. La tecnica trans-mucosa, la quale non necessita dell’incisione e dello scollamento delle gengive, permette infatti l’inserimento dell’impianto effettuando un piccolo foro sulla gengiva, il che riduce notevolmente le manifestazioni post-chirurgiche. Il secondo vanatggio è la possibilità di posizionare la protesi fissa subito dopo l’inserimento degli impianti. Terzo vantaggio è la riduzione del tempo globale del trattamento.

L’ implantoprotesi è dunque una metodica poco traumatica, precisa, affidabile e sicura, che in breve tempo permette al paziente di recupe-rare una corretta estetica e funzione e di non essere più schiavo delle protesi mobili.

DOTT. ANTONIO TONIETTI

ImpLAnToLogIAorTodonzIAChIrurgIA orALeproTeSIpArodonToLogIAendodonzIA

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L’edentulia (la perdita dei denti, parziale o totale) è una patologia molto frequente e avviene per diversi motivi (piorrea, carie, traumi, etc). La compromissione della stabilità dei denti naturali non garantisce la durata negli anni delle terapie protesiche tradizionali (ponti e corone) per cui l’unica alternativa per riavere i propri denti fissi stabili e duraturi è rivolta all’inserimento di impianti a vite su cui si innesta la protesi.L’implantoprotesi è quella branca dell’odontoiatria il cui obiettivo è appunto la terapia delle eden-tulie attraverso l’inserimento nelle ossa mascellari di radici dentarie artificiali chiamate impianti en-doossei, sui quali vengono poi posizionate protesi dentarie preferibilmente fisse. L’impiantologia computer-assistita si prefigge lo stesso scopo, con l’unica ed importante differenza che il clinico utilizza un programma computerizzato che lo aiuta nel posizionare gli impianti nelle ossa mascellari del paziente in maniera veloce, con pochissimo trauma, e precisa.

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