Francesco Bruno - Il fenomeno degli uomini-bomba
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Glocal BookGlocal University Network
http://www.glocaluniversitynetwork.eu/
IlfenomenodeglIuomInI-bomba:
elementIperunaprImaanalIsI
psIcologIca
Francesco Bruno
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Glocal Book
Gll Uivity Ntwkdit@gllivitytwk.
Ft Cpti:http://www.izitigti.it/2012/04/21/l-tii-
ml-h-iggi-i-kmikz--tv/
www.gllivitytwk.All ight vd
Ditibtd d li Ctiv CmmPim Edizi, Nvmb 2011
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Editoriale
D i plim dll mizi di it tit tt ll mizi.
In pochi vivono dentro la comunicazione.
Viv dt l mizi igi p p ii, imp di pblmi,vilpp mlizz il pi. Viv ll mizi igi v pgtt didli.
Nl dgli ltimi i l vilpp dllimti dll tlmti h pt v dimi ll mizi viiv ll izi di tti: qll dll itziibti mdit d ggtti gi.
Ttt mbi: mbi gli tii viivi, l itzi lzil; mbi i tmpi, glipzi, i pi di igizi, l ptipzi, l zii, l ifii; mbi lpliti, lmi, l pgttzi, l pgmmzi, i ligggi; mbi gli timli
pttivi, i dipitivi mitii, gli ggtti d; mbi i l itt i litt pvltmt di it gh, iih, d qd i plti htitit p lmi ppld mi il t pzi ptiv di v ziiTh S. Omi im ditivmt ll mizi, dt l fid it dimi dll ipmdilit.
M mbim i. Cmbi mlt pi ltmt l t pit gitiv ltli. Appdim l vhi mtdlgi, l l l ivit ti d
ig i pi di ppdimt vi dll it dll mizi. T l vitlti ititzil, pbbli pivt, i pi di ppdimt dll it dllmizi vt i i ll qi ttt l pii.
Il Gll Uivity Ntwk h l gd mbizi di pi ql vt, di tll mizi glbl i di ttt iviti lli, gizzt iiti l mltimdilit dll v didtti.
Lili Mtl
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Il criminologo Francesco Bruno
svolge unintensa attivit mediatica;
vive a Roma, Docente di Criminologia
e di Psicopatologia Forense in varie
sedi universitarie ed straordinario di
Pedagogia Sociale presso l'Universit di
Salerno. Oggi dirige la sua attenzione,
soprattutto su tematiche politiche,
sociali, morali e di formazione per
riproporre la centralit e la soggettivit
dell'uomo che la societ attuale delle nuove tecnologie dellinformazione
e comunicazione sembra ridurre. lessandro Politi un analista politico
e strategico.
Dal 1979 al 1987 funzionario, e poi di direttore di sezione presso
la presidenza del Consiglio dei Ministri, dal 1980 consulentescientico presso le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa e alla
Comunit Economica Europea. Inoltre collabora con vari ministeri
per lo studio delle droghe.
Nel 1987 diventa professore di criminologia e medicina forense a
La Sapienza, negli anni '90 collabora nuovamente con vari ministeri
contro la criminalit maosa e la lotta alla droga. Ha collaboratoinoltre a vari programmi televisivi dedicati a serial killer, tra cui
"Delitti", "Porta a Porta" e "Maurizio Costanzo Show".
profIlo bIografIco
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Quando una ragazza di 17 anni arriva
al punto di farsi saltare in aria e uccide
con s una coetanea israeliana, il futuro
stesso a morireGorge W. Bush parlando di Ayat al
Akras la ragazza palestinese che il 29 3
2002 si fatta saltare in aria uccidendo la
coetanea israeliana Rachel Levy.
Il fenomeno degli uomini bomba palestinesi assolutamente inquietante,
infatti anche se nella storia gi si conoscevano situazioni in cui delle persone,
in particolare soldati, si lasciavano morire, dando al loro suicidio un signicatodi aggressione al nemico e diventando essi stessi strumenti di morte, la
prima volta che questa condotta si esprime con tanta frequenza e soprattutto
Il fenomeno degli uomini-bomba:
Elementi per una prima analisipsicologica
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coinvolge anche donne, adolescenti ed addirittura bambini. Abbiamo voluto
approfondire lo studio di questo fenomeno per valutarne gli aspetti psicologici
e soprattutto per capire se esiste una possibilit di prevenzione.
I dati a nostra disposizione non sono molti, tuttavia da tutti quelli che abbiamo
potuto raccogliere e soprattutto dallanalisi delle valutazioni compiute da tutticoloro che se ne sono occupati, riteniamo di essere riusciti comunque a dare
al problema almeno unimpostazione teorica.
Innanzitutto riteniamo sia importante conoscere le dimensioni del fenomeno:
si tratta infatti di centinaia di persone che a cominciare dalla ne degli anni
80 (inizio Intifada) no ad oggi (seconda Intifada) si sono fatti saltare in aria
per portare lattacco omicida allinterno dello Stato di Israele.
Il fenomeno in rapida espansione e negli ultimi due anni ha coinvolto una
settantina di soggetti fra cui 5 donne e almeno 4 minorenni.
Graco n. 1
Frequenza dei casi
13
7 84 4
20
4
36
58
0
10
20
30
40
50
60
n
u
m
e
r
o
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
anni
Numero di uomini-bomba palestinesi nella prima e seconda intifada
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Tavola n. 1
Ragazze-bomba
WAFA IDRIS , assistente medica, 26 anni, si fatta esplodere il 27 gennaio nel
centro di Gerusalemme, uccidendo una persona e ferendone 140.
MURA SHALUB, 15 anni con un coltello il 25 febbraio aggredisce un gruppo di
soldati israeliani, ferendone alcuni e venendone uccisa.
AAYAT AL-AKHRAS, 17 anni, si fatta esplodere il 29 marzo in un supermercatodi Gerusalemme, uccidendo due persone. Io combatter al posto degli eserciti arabi
che dormono e stanno a guardare le ragazze palestinesi che combattono da sole
NIDAL DARAGHMA, apparteneva alle Al-AQSA, proveniva dal campo profughi
di Jenin ove lesercito Israeliano ha ucciso pi di 250 persone.
DARIN ABU AISHE, studentessa di 21 anni, si fatta saltare in aria il 27 febbraio
a un posto di blocco vicino Gerusalemme ferendo tre poliziotti israeliani.
La storia di Ayat esemplare perch dimostra un dato comune a quasi tutti
gli uomini e le donne boma, ovvero il loro passaggio in un campo profughi
e la sperimentazione diretta delle conseguenze pi atroci della Guerra nella
loro stessa famiglia e/o nelle loro amicizie.
Il fratello Samir fu imprigionato due volte per aver lanciato dei sassi contro
l esercito israeliano, durante la seconda intifada egli fu ferito dalle truppe di
Israele, tre cugini sono stati uccisi nella striscia di Gaza. Mahmud Mughrabi,
un caro amico di famiglia e membro di Fatah, fu ucciso preparava una
bomba da collocare in un insediamento israeliano la famiglia di Ayat appese
un suo poster in casa e la madre di Ayat si vantava di aver costruito essastessa la cornice.
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La sera dell 8 Marzo di questanno il loro vicino di casa Isa Zakari Faraj
stava giocando con sua glia con il Lego, quando fu ferito mortalmente
perch attinto da un colpo di pistola sparato attraverso la nestra; Ayat e suo
fratello Samir hanno provato a portarlo al pi vicino ospedale, ma l uomo
gli morto tra le mani. A parte tali eventi biograci Ayat era una ragazzanormale, innamorata, con progetti di studiare giornalismo e prossima alle
nozze.
Tra i minorenni che non avevano ancora 14 anni tre palestinesi sono stati
uccisi a Gaza dai soldati israeliani che presidiavano il perimetro della colonia
ebraica di Netzarim dove i tre ragazzini volevano penetrare. In un loro
resoconto hanno detto di aver aperto il fuoco dopo aver scorto tre sagome
strisciare sul terreno e cercare di superare la recinzione in lo spinato. Accantoai corpi sono stati trovati una carica di esplosivo di produzione artigianale,
una bomba a mano, quattro coltelli e una scure da boscaiolo.
Tavola n. 2
Minorenni-bomba
Ismail Ajash era il pi bravo del corso numero 9 della scuola Salah Eddin, da grande
voleva fare l'ingegnere, il piccolo martire, prima di farsi uccidere sotto il lo spinato
di Nezarim, ha lasciato una lettera ai genitori. Mi sacrifco in nome di Dio e del mio
popolo,
Youssef Zaqout, 14 anni uno degli aspiranti suicidi, aveva lasciato un biglietto
nascosto tra i libri: ''Mamma, prega per me afnch la mia azione di martirio abbia
successo''. II piccoli Youssef e Haithman erano amici: si incontravano spesso sotto
casa, in viale Aljala, parlavano di libri, di internet e ogni tanto della guerra. Dieci giorni
prima Haithman, 14 anni, non rientrato; I soldati israeliani lo hanno ucciso mentre
tentava di penetrare nella colonia ebraica di Dugit, al conne con la striscia di Gaza.
Anwar Anduna il terzo dei ragazzi uccisi.
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Le immagini della tragedia di Jenin li avevano sconvolti tutti e tre.
La polizia palestinese, pi recentemente avrebbe bloccato, nella striscia di
Gaza, una ventina di minorenni rispedendoli a casa prima che si gettassero
in braccio alla morte.
Gli uomini bomba hanno agito in quasi tutto il territorio di Israele ed in
particolare nelle grandi citt, a Gerusalemme e Tel Aviv. La maggior parte
dei soggetti sono giovani e non superano i trenta anni, tuttavia alcuni di loro
sono di et pi matura e nanche padri di famiglia.
I dirigenti di Hamas e della Jihad hanno costituito cellule supersegrete per il
reclutamento di giovani che potevano essere utilizzati come possibili candidati
per missioni suicide. Questi uomini per la maggior parte erano non sposatie disoccupati, molti avevano raggiunto il livello della scuola superiore ma
non avevano futuro. Per molti di loro veniva offerto un contributo di almeno
10.000 $ alle famiglie. Secondo Brian Jenkins il tipico kamikaze oggi un
giovane tra i 18 ed i 22 anni non particolarmente istruito, appartenente agli
strati economici pi disagiati della popolazione.
Secondo Hely Karmon un funzionario israeliano antiterrorismo una bomba
umana come un missile autoguidato molto sofsticato, ma nessun sistema
antimissile, anche al costo di miliardi di dollari pu fermarlo.
Ma che cosa succede nella mente di chi fa una scelta cos tragica come quella
di distruggere la propria vita e quella di decine, centinaia se non addirittura,
come nel caso degli attentati dell11 settembre a New York e Washington,
migliaia di persone innocenti?
Secondo lo psicologo inglese Andrew Silke dellUniversit di Leicester
Non si tratta di individui mentalmente anormali, non sono psicopatici o
psicotici, n stato fatto loro il lavaggio del cervello. N i kamikaze n i
terroristi islamici sono pazzi Sono semplicemente arrabbiati, disperati e
fermamente decisi.
Ai kamikaze giapponesi si diceva che le loro anime avrebbero trovato posto
nel tempio sacro di Yasukuni. Ai volontari islamici, oggi, si racconta che sirisveglieranno in paradiso, circondati da 72 vergini disposte a soddisfare ogni
loro desiderio.
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Negli ultimi tempi la Bbc ha riferito che la Jihad islamica avrebbe aperto
una scuola estiva per martiri, dove si insegna a ragazzi tra 12 e 15 anni non
solo che bene uccidere, ma anche che bene morire.
La disperazione, quasi sempre una delle cause di atti cos terribili.
I giapponesi, non a caso, decisero di ricorrere alla tattica dei kamikaze
solo quando divent chiaro che stavano perdendo la guerra. E la disperazione
creata dalle campagne militari contro popoli musulmani in Bosnia, Albania,
Cecenia, Iraq e in Palestina potrebbe spiegare perch in molti Paesi islamici
il terrorismo suicida possa essere considerato un sistema di difesa praticabile,
nonostante il Corano affermi che chi si toglie la vita nisce allinferno.
Secondo Massimo Polidoro, che ne parla in un recente articolo,(Focus, Nov.2001), analizzando tutti i casi storici in cui ha fatto la sua comparsa la gura
del guerriero suicida, si potrebbero identicare essenzialmente 3 tipologie di
kamikaze.
Tavola n.3
Tipologia dei Kamikaze (M. Polidoro)
1. In nome di una sopravvivenza superiore.
E il caso dei kamikaze giapponesi, ma anche quello espresso dal fanatismo islamico: il
guerriero disposto a morire per garantire la sopravvivenza alla sua nazione o alla sua fede
religiosa: un valore considerato pi alto della vita. Spesso c anche la promessa di una
ricompensa divina in una vita futura.
2. In nome di unautorit superiore.
Il suicida plagiato da una gura carismatica (per esempio il Vecchio della montagna):viene convinto che lobbedienza agli ordini un valore superiore alla vita stessa. Con lo
stesso meccanismo psicologico si possono spiegare anche alcune atrocit compiute dalle forze
armate di regimi dittatoriali. Spesso, per tacitare listinto di sopravvivenza, chi obbedisce
fa ricorso a droghe.
3. In nome di un principio morale superiore.
E il caso dei samurai che si suicidano per difendere lonore, o di chi si d fuoco per
protestare contro lautorit. Ma anche quello dei guerrieri, come i dog soldiers, che sivotano al combattimento estremo: non necessariamente vogliono morire, ma sono disposti a
farlo. E un atteggiamento che si pu sviluppare solo in presenza di un rigido codice morale.
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Abbiamo passato in rassegna le teorie e le ricerche eseguite sui terroristi,
nonch le scarse considerazioni svolte dai principali osservatori del fenomeno
per renderci conto che non esistono particolari patologie di mente in loro, a
parte, forse, una leggera tendenza alla paranoia che viene fortemente aumentata
dall educazione e dalle esperienze di vita (Brian Jenkins).Tra le principali teorie interpretative del terrorismo si possono citare:
La prima che potremmo denire di tipo psicologico-sociale stata
da noi chiamata della guerra fantastica e postula il vericarsi di una
trasformazione psicologica dellindividuo il quale, viene a trovarsi come un
soldato che combatte una guerra disperata e disperante, parziale e soltanto in
parte reale. In questo caso vi ladozione unilaterale da parte di un gruppo
pi o meno numeroso di individui, di valori, norme e comportamenti di
guerra nei confronti di un altro gruppo, allo scopo di risolvere con la forza
un conitto determinatosi tra i loro reciproci interessi. Tale guerra fantastica
non accettata, n riconosciuta da uno dei due gruppi, che tende viceversa a
negarla come tale.
Una seconda teoria, sempre di tipo psicologico, postula la necessit di una
identicazione negativa nel terrorista visto come eroe.
Tale identicazione in giovani particolarmente predisposti sarebbe l unica
opzione che si presenta e che si sceglie perch altrimenti non se ne potrebbe
realizzare alcuna diversa e il soggetto non riuscirebbe a realizzarsi come
adulto.
Una terza teoria di tipo socio-culturale ed a differenza delle altre, che
tentano di spiegare perch una singola persona diventa terrorista, tenta dicomprendere perch il terrorismo si diffonde a gruppi di individui.
Secondo tale concetto il fenomeno terroristico sarebbe parte della societ in
cui ha origine, tuttavia per ladozione della violenza come strumento di lotta
e per il capovolgimento dei principali valori, le relazioni intercorrenti tra la
societ ed il fenomeno non differirebbero di molto da quelli intercorrenti tra
una cultura domina ed una sottocultura violenta.
I Kamikaze appaiono come un fenomeno ancora pi complesso, quasi tutti
hanno subito traumi gravi riguardanti la morte o il ferimento di persone a
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loro care e sono poi vissuti in un clima mistico-ideologico che ha sviluppato
in loro, anche in considerazione di operazioni di controllo psicologico del loro
comportamento e di pratici beneci per l intera famiglia, un forte senso d
appartenenza e di dignit.
E proprio la perversione di tale sentimento che porta queste persone aidenticarsi in un arma mortale ed a dare un senso alla propria vita solo
attraverso la morte degli altri.
L oggetticazione in un arma diventa il modo di identicarsi e di riscattarsi
dalla soggezione sica e psicologica.
Molti considerano che la cultura del martirio ispirata dal nazionalismo e
sottesa dal fervore religioso.
Si pu pensare che la personalit del soggetto suicida che trasforma il suo
gesto in unazione di guerra indiscriminata sia in qualche modo segnata da
caratteristiche patologiche che ne fanno una personalit abnorme. Tra queste
caratteristiche possono esserci il tipo borderline, quello schizoide, quello
narcisistico, quello paranoide e no anche quello istrionico.
Gi per Lombroso la manifestazione del terrorismo da parte deglianarchici dell800 doveva essere considerata come una variante abnorme del
comportamento criminale. Per gli psicanalisti si pu parlare di prevalenza
dellistinto di morte, o di meccanismo di proiezione e di identicazione
paranoica del persecutore, causato spesso da un disturbato e conittuale
rapporto con la gura paterna.
Queste idee tuttavia non sembrano sufcienti a fornire una spiegazione
psichiatrica del terrorismo. Ci che invece ci sembra pi utile nel campo
della nosograa psichiatrica , oggi come oggi, studiare i meccanismi dello
stress e come gli eventi traumatici possono agire sulla personalit di base
dellindividuo, in determinati contesti socioculturali e sotto determinati
climi ambientali, per produrre risposte comportamentali abnormi no al
comportamento suicidiario degli uomini bomba.
Ci sembra evidente che il meccanismo dell identicazione personale siaimportante soprattutto nelle et della formazione quali la preadolescenza, l
adolescenza e la post adolescenza.
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Una dinamica interessata potrebbe essere la seguente:
Il soggetto sin dai primi mesi di vita sottoposto ad una spinta genetica,
interna, istintiva e forte verso la costruzione della propria identit intesa come
idem, ovvero se stesso, medesimo, quindi uguale, se possibile, ad un modello
esterno offerto prima dalla famiglia e poi dalla societ. Levoluzione avvienenon solo per imitazione, ma anche grazie ad un meccanismo sostenuto da un
sentimento forte che il senso dell appartenenza, ovvero ci che delimita e
protegge dall altro che pure si vuole imitare. Insieme a questo agiscono poi
meccanismi di punizione e graticazione, di attrazione e repulsione etc.
Ci che in denitiva consente il completamento del percorso verso il
raggiungimento e la stabilizzazione dell identit poi ci che possiamo
chiamare la Costruzione sociale della dignit intesa come qualit, condizione,
grado di persona meritevole di rispetto ( dallo scand. Tign, ovvero: merito,
decente, decoro. Dal lat. dicere, docere, ovvero: conveniente, eccellente
meritevole di..)
Identicazione primaria ( padre, madre, famiglia)
Identicazione secondaria (gruppo dei pari, eroi, miti)
Identicazione razionale (religiosa, ideologica, militare, politica,
lavorativa)
Identicazione personale (propria famiglia, proprio ambiente, produzione
sociale, successo)
Il terrorismo si serve di categorie normative che si riferiscono a modellidella realt nalizzati alla regolazione ed al controllo della vita socializzata,
mentre questo fenomeno sembra affondare le sue radici direttamente nella
realt naturale della vita delluomo.
In altri termini si potrebbe teoricamente sostenere che il terrorismo sia nato
ancor prima della criminalit. Mentre infatti perch esista un comportamento
criminale necessaria lesistenza di una norma che in qualche modo deniscaci che legale e ci che non lo , perch si manifesti il terrore non necessaria
lesistenza di alcuna norma, anzi proprio sulla capacit di incutere terrore
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che, secondo alcune correnti di pensiero (vedi per tutti H.M. Enzensberger),
si fonda il potere come una delle condizioni della sovranit da cui a sua volta
promana la legge
E evidente a questo punto che il problema denitorio del terrorismo pu
essere affrontato a due diversi livelli.
Ad un primo livello si pu dire che il terrorismo una modalit primitiva
di comportamento umano che produce potere attraverso la manifestazione
diretta o indiretta della capacit di violenza.
Ad un secondo livello si pu dire che il terrorismo uno strumento di
cui gli uomini possono servirsi per inuenzare, attraverso un uso economico
della violenza nella direzione prescelta e per effetti diversi, il comportamentodi altri uomini.
Mentre il terrorismo del primo livello sembra produrre la storia, il terrorismo
del secondo livello sembra prodotto da essa, nel senso che, esso si manifesta
in situazioni storiche determinate e con nalit che possono essere diverse
(ideologiche, religiose, nazionalistiche, criminali, politiche, sociali etc. etc.).
Secondo molti osservatori in nessuna cultura non c nulla di naturalenelluccidere se stessi.
In quelli che hanno compiuto suicidi di guerra la motivazione pi forte
sembra essere la protezione della patria, della casa e della terra. Ci appare
vero sia per i giapponesi che per i guerriglieri Tamil che negli ultimi 25 anni
hanno portato a termine pi di 170 attacchi suicidi.
Secondo A. Koestler (1969) Una delle caratteristiche principali dellacondizione umana questa suprema esigenza e bisogno di identifcarsi
con un gruppo sociale e/o con un sistema di credenze che indifferente
alla ragione, indifferente allinteresse dellindividuo ed anche allistinto
di autoconservazione siamo cos portati alla conclusione, che contrasta
con quella dominante, che il problema della nostra specie non deriva da
un eccesso di aggressivit per autodifesa, ma da un eccesso di devozione
trascendentale.
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Secondo Rita Levi Montalcini La disparit tra le facolt intellettuali
delluomo e la sua condotta irrazionale ed emotiva purtroppo dolorosamente
in continuo crescendo se si paragona da una parte, lesponenziale curva di
crescita delle capacit cognitive e distruttive, dallaltra quella statica della
condotta emotiva.
Per il premio Nobel il ventunesimo secolo, oltre allesplosione di gravi
epidemie letali come lAIDS, vede anche lespandersi di una nuova grave
sindrome che lei denisce martiriomania che si trasmette attraverso il
linguaggio.
La grande biologa si chiede come si possa bloccare nelluomo questocomportamento che deriverebbe a suo giudizio da un tratto umano perverso
profondamente radicato nelluomo sin dalle epoche pi remote e non
sufcientemente controllato da meccanismi inibitori efcienti.
Responsabili della degenerazione sarebbero i sistemi etico-sociali ai
quali lindividuo viene esposto sin dallinfanzia soprattutto quelli legati da
uninscindibile appartenenza etnica e credenza ideologica e/o deistica.I
messaggi recepiti negli anni non ancora caratterizzati dalla maturit cerebrale,dallinfanzia alladolescenza, assumono un ruolo importantissimo nel
plasmare il comportamento dellindividuo adulto.
Solo la conoscenza, il bene primario pi prezioso delluomo, pu servire
come antidoto e come prevenzione della martiriomania e, per far questo,
si pu e si deve anche approttare della globalizzazione che vede oggi
trasformarsi radicalmente il rapporto fra i singoli e gli Stati.Al contrario il fenomeno degli uomini-bomba gi divenuto un videogioco
reperibile su internet (Kaboom) che simula l'attacco di una bomba-umana
in un affollata strada cittadina. Nella pagina di apertura del gioco appare
l'immagine del presidente palestinese Yasser Arafat.
Con il cursore quindi possibile indirizzare il kamikaze verso le zone
maggiormente affollate della via. Premendo un tasto del mouse il terroristaapre la camicia e attiva il proprio corpetto esplosivo con gli effetti che si
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possono facilmente immaginare. Si tratta sicuramente di una conseguenza
del fenomeno e dimostra quanto si tenda ad esorcizzare la paura che esso
produce, tuttavia ci anche il segno di una tendenza ad assorbire nel normale
e nella consuetudine della realt ci che dovrebbe, invece, per educazione,
esserne espulso dalla ragione e ci ci preoccupa gravemente.
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REDAZIONE:
Coordinatore Scientifico: Liliana Montereale
Coordinatore di Redazione: Natalia Fiorini
Progetto Grafico ed Impaginazione: Valerio Nacci
Editor: M.D: Marina Dec
Segreteria di Redazione: Valentina Pagliaroli
SEGRETERIA:
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