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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY DAL 6 AL 19 NOVEMBRE PAG.3 ANNOTAZIONI al sistema regolatorio europeo quello sfoderato da Perissich secondo il quale “serve una maggiore armonizzazione delle regole per favorire la concor- renza tra gli operatori TLC. Il regolatore del mer- cato e tutti i soggetti coinvolti devono cominciare a decidere che tipo di concorrenza si vuole. Si punta a favorire in sede di Commissione europea, ma anche a livello italiano, la concorrenza fra operatori infra- strutturati, ma resta una dichiarazione di principio”. Lo sviluppo degli operatori infrastrutturati “porta al consolidamento del mercato, cioè a meno operato- ri. Questo consolidamento diventerà transnazionale ed europeo. Tuttavia - ha sottolineato Perissich - per esempio in Germania, siamo il secondo operatore su banda larga e vogliamo aumentare la quota di mercato”. UE ARMONICA O DISARMONICA? “A livello regolatorio - dice Perissich - ci sono troppe differenze e come concorrenti sul digitale terrestre siamo molto meno protetti di quanto lo sia Fastweb in Italia. Sono differenze intollerabili e c’è quindi una assoluta necessità di armonizzazione a livello europeo per le reti di nuova generazione”. Replica a Perissich Bianca Maria Martinelli di Vodafone (responsabile per gli affari istituzionali), per la quale “l’armo- nizzazione europea c’è, ma situazioni differenti a livello nazionale devono essere implementate in maniera differente. L’Europa dà un framework uguale per tutti e poi demanda alle singole autorità l’analisi dei mercati nazionali e l’eventuale appli- cazione dei rimedi. Ma siamo entrati in un’arena competitiva comune: se si ha diritto a competere nella stessa arena, allora si devono avere le stesse regole”. RITARDO Calabrò (Agcom): «Siamo in fase di stasi La penetrazione della banda larga si sta assestando al 13% in Italia, al di sotto della media europea che è del 14% e con molti grandi Paesi che sono oltre il 15» si scaricano 100 mln di video da YouTube. Negli Usa la pubblicità su Internet ha eroso il 20% di inserzioni dalla tv generalista per portarla sul web. Il rischio è di rimanere tagliati fuori dai flussi globali di investimen- ti”. Ugo Govigli di BenQ Mobile Italy (amministratore delegato) ricorda che il rapporto inversamente propor- zionale fra penetrazione dei terminali e scarsi servizi è solo “un apparente paradosso. In Italia abbiamo un cel- lulare e mezzo a cittadino, ma non abbiamo servizi”. Se l’Umts è stato “un flop costoso” ora serve definire con chiarezza gli obiettivi della banda larga, “ma i contenu- ti non sono ancora stati identificati”. Di cambiamenti nell’offerta di contenuti parla Davide Bogi di Mediaset (responsabile nuovi progetti digitale terrestre) che ricorda come Mediaset abbia “investito molto sul dtt. La tv digitale va intesa come occasione di ampliamento del perimetro dell’offerta: consente l’evoluzione della catena classica di contenuti”. Ma i nuovi media hanno bisogno di nuovi formati, ricorda Avenia, “ci vuole una sorta di Endemol che proponga nuovi utilizzi e conte- nuti adatti per i New Media ai quali non si può pensare di approcciare in maniera tradizionale”. W i-Max. Tutto ancora da decidere. Si parla dell’Italia, ovviamente. Perché gli altri Paesi dell’Ue, Francia in testa, sull’assegnazione delle licenze hanno già fatto passi da gigante e tutto procede in direzione dei servizi. Da noi, invece, la partita è ancora da giocare. Sul piatto c’è sempre il rilascio delle frequenze da parte del mi- nistero della Difesa che pare proprio non ne voglia sapere di cederle al dicastero delle Comunicazioni a meno di un esborso, che ai più (ma anche ai meno) è già parso decisamente esagerato: 400 milioni di euro. Una cifra altissima, considerato che lo Stato sarebbe costretto, per recuperarla, a porla come base d’asta nella gara di assegnazione delle licenze con il rischio che l’asta vada deserta. Inutili, almeno fino ad oggi, gli sforzi del ministero delle Comunicazioni, che ha tentato di convincere, invano, i colleghi della Difesa a rivedere al ribasso il prezzo per cedere le frequenze. Il braccio di ferro, per il momento vede inamovibile il dicastero detenuto da Arturo Parisi. Ma altre ipo- tesi sarebbero allo studio da parte della squadra del ministro Gentiloni per venire a capo della vicenda e sbloccare la situazione già entro la fine di quest’anno per poi consentire all’Authority delle Comunicazioni di definire i criteri e le modalità per l’assegnazione delle licenze, ossia di decidere quali e quanti fra ope- LE ATTESE DI OPERATORI E PA Grande attesa da parte del mercato: le speri- mentazioni degli operatori si sono già concluse a giugno e la Pa è in attesa del Wi-Max per coprire i buchi di banda larga e servire i cittadini con nuovi e avanzati servizi di e-government ratori, ed eventualmente amministrazioni pubbliche (come nel caso della Francia dove la maggior parte delle licenze sono state assegnate alle municipalité) e a quale base d’asta sarà avviata la gara. Questo, alme- no, nelle intenzioni del ministro, perché la squadra di Calabrò potrebbe preferire stare in panchina. La patata è in effetti bollente e sondaggi ministe- ro-Authority, da quanto risulta al Corriere delle Co- municazioni, sono già in corso: “certificare” il valore delle licenze su prezzi realistici aiuterebbe il ministro a “contrattare” al meglio con la Difesa portando a termine una trattativa sinora inconcludente. L’Authority non pare però molto convinta ad as- sumersi la responsabilità della valutazione del valore delle frequenze né dei criteri per la loro assegnazione giudicando la materia più una questione politica che regolatoria. Nei corridoi di viale America si stanno valutando altre possibilità. Una, in particolare, è stata suggerita a Gentiloni, anche se non formalmente, dalla Fonda- zione Ugo Bordoni. Essa riguarda la condivisione delle risorse (le frequenze) fra i due dicasteri, in mo- dalità di “affitto”. Secondo questa ipotesi il ministero della Difesa potrebbe mantenere la proprietà delle frequenze e affittare quelle necessarie per il Wi-Max agli assegnatari delle licenze. In questo modo, i costi di assegnazione verrebbero spalmati nel tempo. Da parte sua la Difesa accederebbe, sia pur gradual- mente, alle risorse necessarie a riorganizzare i propri apparati di trasmissione dopo la perdita dei gigahertz del Wi-Max (il dicastero ha giustificato le sue pre- tese sostenendo che perderebbe risorse strategiche e che sarebbe costretta a spostare alcune attività di comunicazione su altre frequenze con non poche dif- ficoltà operative e costi da sostenere). L’ipotesi non ha però incontrato molti entusiasmi a viale America, confermando che fra Bordoni e ministero il clima si è raffreddato parecchio dopo il cambio di governo. Il ministero di Gentiloni, secondo indiscrezione, stareb- be invece optando per un’altra soluzione: soluzione transitoria che consisterebbe nell’utilizzo di parte delle frequenze della Difesa escludendo le aree dove potrebbero verificarsi incompatibilità con il funziona- mento dei radar militari. In ogni caso sia Gentiloni sia il suo vice Vimercati sembrano convinti o, almeno, hanno l’intenzione di chiudere la partita del Wi-Max entro fine anno. Per ora siamo allo stallo, ma non vanno esclusi imminenti colpi di scena: dicembre è dietro l’angolo e se è vero che saremmo prossimi alla soluzione, allora viene da pensare che il ministero abbia un asso nella manica. E che sia riuscito a celare alla stampa il segreto nonché a evitare le fughe di notizie dai corridoi di viale Ameri- ca. Non ci resta che attendere. Fiduciosi naturalmen- te. Sperando che la questione non si impantani con il rischio di deludere le aspettative degli operatori che stanno investendo nella tecnologia, delle amministra- zioni loicali che puntano sul Wi-Max per coprire i bu- chi della banda larga, e ovviamente quelle degli utenti ai quali è stato ripetutamente annunciato l’arrivo di questo deus ex machina in grado di risolvere tutti i problemi legati agli investimenti in infrastrutture per garantire connettività broadband e quelli relativi alla mancanza di servizi a causa proprio della carenza di banda. In una parola, di abbattere il digital divide e di allineare finalmente l’Italia al resto del mondo quello tecnologicamente evoluto e non solo, considerato che il Wimax sarà utilizzato in particolare nelle aree dove gli investimenti in cavi e fibra ottica sarebbero impossibili da sostenere economicamente. FREQUENZE IN AFFITTO? La Fondazione Bordoni lancia un’idea di mediazione, ma trova soprattutto gelo a viale America Mila Fiordalisi Braccio di ferro con la Difesa per il valore delle frequenze Gentiloni chiama in aiuto l’Authority ma Calabrò nicchia La «patata» del Wi-Max fra ministero e Agcom “Il Ministero della Difesa ha chiesto a quello delle Comunicazioni 400 milioni di euro per le frequenze. Una cifra assolutamente spro- porzionata, retaggio di altri tempi, quando c’erano aste miliardarie per l’Umts. Non ci si rende conto che adesso invece il settore è più prudente negli investimenti”. Questo il commento al Corriere delle Comunicazioni, di Luigi Vimercati, sottosegretario di Stato delle Comunicazioni. “La cifra è almeno il doppio più alta del valore delle frequenze registrato negli altri Paesi europei”. In effetti ad oggi l’asta WiMax più ricca è stata quella che si è conclusa in Francia a luglio e che ha portato 125 milioni di euro nelle casse dello Stato. Nonostante le difficoltà, c’è ottimismo: “Siamo fiduciosi di poter fare le aste entro dicembre. Non siamo scoraggiati dalla richiesta della Difesa, a volte è più facile raggiungere un accordo quando la controparte spara una cifra molto più alta di quella auspicata”. A.L. Vimercati:«Le aste entro il mese di dicembre» “Saranno spesi 156 milioni di dollari in apparati WiMax nel 2006, ma il boom ci sarà dal 2007, quando si toccherà il miliardo di dollari, grazie all’arrivo delle prime schede che permetteranno una connessione nomadica, semi-mobile”. Parola di Bettina Tratz-Ryan, research director Gartner. Gli utenti passe- ranno dai 3,6 milioni del 2007 agli 84,8 nel 2012. Sarà con l’arrivo del WiMax semimobile e, dal 2008, completamente mobile che il mercato conoscerà il boom. Secondo Juniper Research, gli utenti WiMax mobile saliranno dagli 1,7 milioni del 2007 ai 21 del 2012. Quelli del WiMax fisso passeranno invece dagli 1,3 del 2006 agli 8,5 milioni del 2011. Il mercato globale del WiMax passerà dai 597 milioni del 2006 agli 1,4 miliardi del 2011. Le spese degli operatori mobili che useranno il WiMax come backhauling al posto della fibra ottica cresceranno dai 323 milioni di dollari nel 2006 ai 2,6 miliardi nel 2011. A.L. Nel 2007 il mercato registerà un boom GLI ESPERTI C ambiamento inelu- dibile, bufera, salto in avanti. Due studiosi, Sandro Frova (docente di finanza aziendale, Bocconi) e Enzo Pontarollo (docente di economia industriale, Cattolica di Milano), l’af- frontano con due libri, pub- blicati entrambi da Anie. “La convergenza è perce- pita come un processo ineludibile - scrive Frova nel suo “Tlc e convergenza: il cammino accidentato della crescita -, cioè per gli operatori, anche quelli leader, non è più in discussione se tecnologie, prodotti e servizi Tlc nel futuro subiranno diverse traiettorie di integrazione”. Quando un percorso evolutivo “inizia ad essere considerato anche dalle imprese incumbent, è un segnale che la probabilità che tale percorso si realizzi in futuro è molto alta”. Secondo “la con- vergenza nelle Tlc potrà agire in misura pervasiva, coinvolgendo diversi segmenti dell’offerta. Allo stesso modo questo processo di convergenza sembra coinvolgere anche attività tradizionalmente esterne al comparto Tlc, quali ad esempio la creazione di con- tenuti audio e soprattutto video. Le forme attraverso cui si realizzeranno i processi di integrazione fra produzione e distribuzione di contenuti audio-video qualificheranno l’ampiezza e la profondità del pro- cesso di convergenza”. Convergenza che non è solo “evoluzione naturale di un ecostistema tecnologico sempre più intelligente, ma rappresenta un radicale cambiamento nel modo di pensare che comporterà profonde trasformazioni determinando la nascita, la scomparsa e la fusione di molte aziende nelle tlc e nei settori correlati” scrive invece Enzo Pontarollo nel suo “Reti e servizi per il XXI secolo: il ruolo dei fornitori di tecnologie”. Secondo il docente della Cattolica “è dal successo del protocollo IP e dallo sviluppo di Inter- net che potrebbero derivare clamorosi cambiamenti, tali da modificare la struttura e il funzionamento del mondo della comunicazioni”. Il vantaggio presentato da Internet rispetto al mondo delle Tlc “consiste nel pagare solo l’accesso mentre il traffico è praticamente gratuito o comunque costa molto meno di quanto non avvenga sulle reti dei ge- stori telefonici”. Attraverso Internet infatti è possibile “usufruire di servizi tradizionalmente appannaggio delle telco. Se a ciò aggiungiamo la novità rappresen- tata dai portali (Google, Yahoo! e altri) che consento- no sia di fare ricerche, sia di usufruire di servizi come il downloading di music, film e altro (contenuti) ci rendiamo conto di come il ruolo delle Tlc potrebbe essere radicalmente ridimensionato”. Le nuove reti cambieranno l’ecosistema delle aziende

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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGYDAL 6 AL 19 NOVEMBREPAG.3

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al sistema regolatorio europeo quello sfoderato da Perissich secondo il quale “serve una maggiore armonizzazione delle regole per favorire la concor-renza tra gli operatori TLC. Il regolatore del mer-cato e tutti i soggetti coinvolti devono cominciare a decidere che tipo di concorrenza si vuole. Si punta a favorire in sede di Commissione europea, ma anche a livello italiano, la concorrenza fra operatori infra-strutturati, ma resta una dichiarazione di principio”. Lo sviluppo degli operatori infrastrutturati “porta al consolidamento del mercato, cioè a meno operato-ri. Questo consolidamento diventerà transnazionale

ed europeo. Tuttavia - ha sottolineato Perissich - per esempio in Germania, siamo il secondo operatore su banda larga e vogliamo aumentare la quota di mercato”.

UE ARMONICA O DISARMONICA? “A livello regolatorio - dice Perissich - ci

sono troppe differenze e come concorrenti sul digitale terrestre siamo molto meno protetti di quanto lo sia Fastweb in Italia. Sono differenze intollerabili e c’è quindi una assoluta necessità di armonizzazione a livello europeo per le reti di

nuova generazione”. Replica a Perissich Bianca Maria Martinelli di Vodafone (responsabile per gli affari istituzionali), per la quale “l’armo-nizzazione europea c’è, ma situazioni differenti a livello nazionale devono essere implementate in maniera differente. L’Europa dà un framework uguale per tutti e poi demanda alle singole autorità l’analisi dei mercati nazionali e l’eventuale appli-cazione dei rimedi. Ma siamo entrati in un’arena competitiva comune: se si ha diritto a competere nella stessa arena, allora si devono avere le stesse regole”.

RITARDO Calabrò (Agcom): «Siamo in fase di stasi La penetrazione della banda larga si sta assestando al 13% in Italia, al di sotto della media europea che è del 14% e con molti grandi Paesi che sono oltre il 15»

si scaricano 100 mln di video da YouTube. Negli Usa la pubblicità su Internet ha eroso il 20% di inserzioni dalla tv generalista per portarla sul web. Il rischio è di rimanere tagliati fuori dai flussi globali di investimen-ti”. Ugo Govigli di BenQ Mobile Italy (amministratore delegato) ricorda che il rapporto inversamente propor-zionale fra penetrazione dei terminali e scarsi servizi è solo “un apparente paradosso. In Italia abbiamo un cel-lulare e mezzo a cittadino, ma non abbiamo servizi”. Se l’Umts è stato “un flop costoso” ora serve definire con chiarezza gli obiettivi della banda larga, “ma i contenu-ti non sono ancora stati identificati”. Di cambiamenti nell’offerta di contenuti parla Davide Bogi di Mediaset (responsabile nuovi progetti digitale terrestre) che ricorda come Mediaset abbia “investito molto sul dtt. La tv digitale va intesa come occasione di ampliamento del perimetro dell’offerta: consente l’evoluzione della catena classica di contenuti”. Ma i nuovi media hanno bisogno di nuovi formati, ricorda Avenia, “ci vuole una sorta di Endemol che proponga nuovi utilizzi e conte-nuti adatti per i New Media ai quali non si può pensare di approcciare in maniera tradizionale”.

Wi-Max. Tutto ancora da decidere. Si parla dell’Italia, ovviamente. Perché gli altri Paesi dell’Ue, Francia in testa,

sull’assegnazione delle licenze hanno già fatto passi da gigante e tutto procede in direzione dei servizi. Da noi, invece, la partita è ancora da giocare. Sul piatto c’è sempre il rilascio delle frequenze da parte del mi-nistero della Difesa che pare proprio non ne voglia sapere di cederle al dicastero delle Comunicazioni a meno di un esborso, che ai più (ma anche ai meno) è già parso decisamente esagerato: 400 milioni di euro. Una cifra altissima, considerato che lo Stato sarebbe costretto, per recuperarla, a porla come base d’asta nella gara di assegnazione delle licenze con il rischio che l’asta vada deserta. Inutili, almeno fino ad oggi, gli sforzi del ministero delle Comunicazioni, che ha tentato di convincere, invano, i colleghi della Difesa a rivedere al ribasso il prezzo per cedere le frequenze. Il braccio di ferro, per il momento vede inamovibile il dicastero detenuto da Arturo Parisi. Ma altre ipo-tesi sarebbero allo studio da parte della squadra del ministro Gentiloni per venire a capo della vicenda e sbloccare la situazione già entro la fine di quest’anno per poi consentire all’Authority delle Comunicazioni di definire i criteri e le modalità per l’assegnazione delle licenze, ossia di decidere quali e quanti fra ope-

LE ATTESE DI OPERATORI E PAGrande attesa da parte del mercato: le speri-mentazioni degli operatori si sono già concluse a giugno e la Pa è in attesa del Wi-Max per coprire i buchi di banda larga e servire i cittadini con nuovi e avanzati servizi di e-government

ratori, ed eventualmente amministrazioni pubbliche (come nel caso della Francia dove la maggior parte delle licenze sono state assegnate alle municipalité) e a quale base d’asta sarà avviata la gara. Questo, alme-no, nelle intenzioni del ministro, perché la squadra di Calabrò potrebbe preferire stare in panchina.

La patata è in effetti bollente e sondaggi ministe-ro-Authority, da quanto risulta al Corriere delle Co-municazioni, sono già in corso: “certificare” il valore delle licenze su prezzi realistici aiuterebbe il ministro a “contrattare” al meglio con la Difesa portando a termine una trattativa sinora inconcludente.

L’Authority non pare però molto convinta ad as-sumersi la responsabilità della valutazione del valore delle frequenze né dei criteri per la loro assegnazione giudicando la materia più una questione politica che regolatoria.

Nei corridoi di viale America si stanno valutando altre possibilità. Una, in particolare, è stata suggerita a Gentiloni, anche se non formalmente, dalla Fonda-

zione Ugo Bordoni. Essa riguarda la condivisione delle risorse (le frequenze) fra i due dicasteri, in mo-dalità di “affitto”. Secondo questa ipotesi il ministero della Difesa potrebbe mantenere la proprietà delle frequenze e affittare quelle necessarie per il Wi-Max agli assegnatari delle licenze. In questo modo, i costi di assegnazione verrebbero spalmati nel tempo. Da parte sua la Difesa accederebbe, sia pur gradual-mente, alle risorse necessarie a riorganizzare i propri apparati di trasmissione dopo la perdita dei gigahertz del Wi-Max (il dicastero ha giustificato le sue pre-tese sostenendo che perderebbe risorse strategiche e che sarebbe costretta a spostare alcune attività di comunicazione su altre frequenze con non poche dif-ficoltà operative e costi da sostenere). L’ipotesi non ha però incontrato molti entusiasmi a viale America, confermando che fra Bordoni e ministero il clima si è raffreddato parecchio dopo il cambio di governo. Il ministero di Gentiloni, secondo indiscrezione, stareb-be invece optando per un’altra soluzione: soluzione transitoria che consisterebbe nell’utilizzo di parte delle frequenze della Difesa escludendo le aree dove potrebbero verificarsi incompatibilità con il funziona-mento dei radar militari.

In ogni caso sia Gentiloni sia il suo vice Vimercati sembrano convinti o, almeno, hanno l’intenzione di chiudere la partita del Wi-Max entro fine anno. Per ora siamo allo stallo, ma non vanno esclusi imminenti colpi di scena: dicembre è dietro l’angolo e se è vero che saremmo prossimi alla soluzione, allora viene da pensare che il ministero abbia un asso nella manica. E che sia riuscito a celare alla stampa il segreto nonché a evitare le fughe di notizie dai corridoi di viale Ameri-ca. Non ci resta che attendere. Fiduciosi naturalmen-te. Sperando che la questione non si impantani con il rischio di deludere le aspettative degli operatori che stanno investendo nella tecnologia, delle amministra-zioni loicali che puntano sul Wi-Max per coprire i bu-chi della banda larga, e ovviamente quelle degli utenti ai quali è stato ripetutamente annunciato l’arrivo di questo deus ex machina in grado di risolvere tutti i problemi legati agli investimenti in infrastrutture per garantire connettività broadband e quelli relativi alla mancanza di servizi a causa proprio della carenza di banda. In una parola, di abbattere il digital divide e di allineare finalmente l’Italia al resto del mondo quello tecnologicamente evoluto e non solo, considerato che il Wimax sarà utilizzato in particolare nelle aree dove gli investimenti in cavi e fibra ottica sarebbero impossibili da sostenere economicamente.

FREQUENZE IN AFFITTO?La Fondazione Bordoni lancia un’idea di mediazione, ma trova soprattutto gelo a viale America

Mila Fiordalisi

Braccio di ferro con la Difesa per il valore delle frequenzeGentiloni chiama in aiuto l’Authority ma Calabrò nicchia

La «patata» del Wi-Maxfra ministero e Agcom

“Il Ministero della Difesa ha chiesto a quello delle Comunicazioni 400 milioni di euro per le frequenze. Una cifra assolutamente spro-porzionata, retaggio di altri tempi, quando c’erano aste miliardarie per l’Umts. Non ci si rende conto che adesso invece il settore è più prudente negli investimenti”. Questo il commento al Corriere delle Comunicazioni, di Luigi Vimercati, sottosegretario di Stato delle Comunicazioni. “La cifra è almeno il doppio più alta del valore delle frequenze registrato negli altri Paesi europei”. In effetti ad oggi l’asta WiMax più ricca è stata quella che si è conclusa in Francia a luglio e che ha portato 125 milioni di euro nelle casse dello Stato. Nonostante le difficoltà, c’è ottimismo: “Siamo fiduciosi di poter fare le aste entro dicembre. Non siamo scoraggiati dalla richiesta della Difesa, a volte è più facile raggiungere un accordo quando la controparte spara una cifra molto più alta di quella auspicata”. A.L.

Vimercati:«Le aste entroil mese di dicembre»

“Saranno spesi 156 milioni di dollari in apparati WiMax nel 2006, ma il boom ci sarà dal 2007, quando si toccherà il miliardo di dollari, grazie all’arrivo delle prime schede che permetteranno una connessione nomadica, semi-mobile”. Parola di Bettina Tratz-Ryan, research director Gartner. Gli utenti passe-ranno dai 3,6 milioni del 2007 agli 84,8 nel 2012. Sarà con l’arrivo del WiMax semimobile e, dal 2008, completamente mobile che il mercato conoscerà il boom. Secondo Juniper Research, gli utenti WiMax mobile saliranno dagli 1,7 milioni del 2007 ai 21 del 2012. Quelli del WiMax fisso passeranno invece dagli 1,3 del 2006 agli 8,5 milioni del 2011. Il mercato globale del WiMax passerà dai 597 milioni del 2006 agli 1,4 miliardi del 2011. Le spese degli operatori mobili che useranno il WiMax come backhauling al posto della fibra ottica cresceranno dai 323 milioni di dollari nel 2006 ai 2,6 miliardi nel 2011. A.L.

Nel 2007 il mercatoregisterà un boom

GLI ESPERTI

Cambiamento inelu-dibile, bufera, salto

in avanti. Due studiosi, Sandro Frova (docente di finanza aziendale, Bocconi) e Enzo Pontarollo (docente di economia industriale, Cattolica di Milano), l’af-frontano con due libri, pub-blicati entrambi da Anie. “La convergenza è perce-pita come un processo ineludibile - scrive Frova nel suo “Tlc e convergenza: il cammino accidentato della crescita -, cioè per gli operatori, anche quelli leader, non è più in discussione se tecnologie, prodotti e servizi Tlc nel futuro subiranno diverse traiettorie di integrazione”. Quando un percorso evolutivo “inizia ad essere considerato anche dalle imprese incumbent, è un segnale che la probabilità che tale percorso si realizzi in futuro è molto alta”. Secondo “la con-vergenza nelle Tlc potrà agire in misura pervasiva, coinvolgendo diversi segmenti dell’offerta. Allo stesso modo questo processo di convergenza sembra

coinvolgere anche attività tradizionalmente esterne al comparto Tlc, quali ad esempio la creazione di con-tenuti audio e soprattutto video. Le forme attraverso cui si realizzeranno i processi di integrazione fra produzione e distribuzione di contenuti audio-video qualificheranno l’ampiezza e la profondità del pro-cesso di convergenza”. Convergenza che non è solo “evoluzione naturale di un ecostistema tecnologico sempre più intelligente, ma rappresenta un radicale cambiamento nel modo di pensare che comporterà profonde trasformazioni determinando la nascita, la scomparsa e la fusione di molte aziende nelle tlc e nei settori correlati” scrive invece Enzo Pontarollo nel

suo “Reti e servizi per il XXI secolo: il ruolo dei fornitori di tecnologie”. Secondo il docente della Cattolica “è dal successo del protocollo IP e dallo sviluppo di Inter-net che potrebbero derivare clamorosi cambiamenti, tali da modificare la struttura e

il funzionamento del mondo della comunicazioni”. Il vantaggio presentato da Internet rispetto al mondo delle Tlc “consiste nel pagare solo l’accesso mentre il traffico è praticamente gratuito o comunque costa molto meno di quanto non avvenga sulle reti dei ge-stori telefonici”. Attraverso Internet infatti è possibile “usufruire di servizi tradizionalmente appannaggio delle telco. Se a ciò aggiungiamo la novità rappresen-tata dai portali (Google, Yahoo! e altri) che consento-no sia di fare ricerche, sia di usufruire di servizi come il downloading di music, film e altro (contenuti) ci rendiamo conto di come il ruolo delle Tlc potrebbe essere radicalmente ridimensionato”.

Le nuove reti cambieranno l’ecosistema delle aziende